StampaPeriodica ,
Le
poesie
che
ora
studieremo
sono
da
paragonarsi
,
per
significazione
ideale
,
e
per
il
grado
di
bellezza
che
colgono
intero
,
a
quelle
esaminate
nel
capitolo
che
intitolammo
"
lirismo
colore
"
,
e
rappresentano
forse
il
supremo
vertice
della
lirica
digiacomiana
.
Sta
nel
bel
principio
,
a
mo
'
d
'
intonazione
,
il
sentimento
del
poeta
:
il
più
complicato
,
e
capace
di
reggere
e
collegare
tutte
le
strofe
dell
'
arietta
;
qui
fuggito
,
appena
emerso
dal
cuore
,
per
dar
posto
alla
rappresentazione
che
è
già
piena
,
e
vuole
erompere
;
lì
colto
a
uno
stato
di
maggiore
vibrazione
e
concitazione
,
e
con
un
senso
d
'
umanità
profondo
,
sebbene
non
vasto
,
nel
suo
limite
breve
e
senza
mistero
,
serio
eppur
senza
lacrima
,
smanioso
eppur
fuori
di
tormento
;
qui
più
concreto
,
e
cioè
con
una
particolare
situazione
e
determinazione
,
capace
d
'
imprimere
un
movimento
,
e
di
riapparire
ogni
tanto
,
per
fermare
certi
aspetti
,
per
creare
certe
pause
,
per
fissare
un
accordo
.
C
'
è
insomma
,
dentro
,
tutto
quello
che
impedisce
a
queste
poesie
di
diventare
dei
semplici
quadretti
di
genere
,
frammenti
di
un
mondo
ideale
inespresso
,
e
sospeso
solo
su
alcuni
punti
dispersi
e
lontani
:
il
gesto
,
più
che
descritto
realisticamente
,
o
fatto
sottintendere
come
tale
,
è
colto
,
immerso
nell
'
anima
,
e
poi
colorito
,
semplicemente
:
l
'
immagine
sta
per
suggerire
,
anzi
per
far
"
vedere
"
-
,
perché
nulla
è
solo
abbozzato
,
e
capolavori
di
tal
fatta
non
chiedono
l
'
ausilio
del
lettore
se
non
per
interpretare
,
al
pari
d
'
ogni
altra
poesia
:
cioè
guardare
con
occhio
lungiveggente
nelle
creazioni
dell
'
arte
.
La
prima
delle
tre
"
ariette
"
da
esaminare
è
"
Marzo
"
,
d
'
un
naturalismo
così
vivo
e
immediato
che
solo
è
da
cercare
altri
esempi
ne
"
l
'
Alcione
"
dannunziano
e
in
qualche
pausa
della
poesia
carducciana
,
sebbene
qui
ci
sia
tanta
più
semplicità
ed
essenzialità
,
sì
che
ogni
parola
si
fa
intensa
di
vibrazioni
,
e
la
linea
è
d
'
una
purezza
estrema
.
Le
pause
ci
sono
,
e
le
spezzature
di
ritmo
;
eppure
non
si
avvértono
,
tanto
ciascuna
parte
del
verso
è
piena
di
una
sua
intima
armonia
,
che
suscitando
quasi
un
murmure
infinito
crea
l
'
illusione
di
innumerevoli
accordi
insieme
fusi
da
una
capacità
inaspettata
.
Vi
son
variazioni
come
non
è
possibile
nemmeno
immaginare
,
e
con
una
,
necessità
profonda
,
che
l
'
impressione
è
tra
le
più
nuove
che
la
poesia
possa
offrire
.
Marzo
:
nu
poco
chiove
e
n
'
ato
ppoco
stracqua
:
torna
a
chiòvere
,
schiove
,
ride
o
'
sole
cu
ll
'
acqua
.
Mo
nu
cielo
celeste
,
no
n
'
aria
cupa
e
nera
:
mo
d
'
'
o
vierno
'
e
tempeste
,
oro
n
'
aria
'
e
primmavera
.
N
'
auciello
freddigliuso
aspetta
ch
'
esce
'
o
sole
:
ncopp
'
'
o
tturreno
nfuso
suspìreno
'
e
vviole
....
Non
so
come
il
Di
Giacomo
abbia
osato
aggiungere
a
queste
tre
divine
strofette
un
'
altra
,
a
mo
'
di
conclusione
,
che
se
non
sciupa
la
poesia
urta
per
il
semplice
contatto
,
ed
è
cosa
di
cattivissimo
gusto
:
Catarì
!
...
Che
buo
'
cchiù
?
Ntiènneme
,
core
mio
!
Marzo
,
tu
'
o
ssaie
,
si
'
tu
,
e
st
'
auciello
songo
io
.
È
una
spiritosaggine
degna
di
Maldacea
;
e
non
ne
dico
di
più
.
Ma
l
'
arietta
nei
suoi
primi
dodici
versi
,
cioè
nella
sua
parte
essenzialissima
,
è
un
miracolo
.
Incomincia
con
un
accordo
improvviso
e
staccato
,
come
per
isolare
la
parola
"
marzo
"
e
ingrandirla
all
'
immaginazione
;
poi
il
tono
si
fa
più
lieve
,
e
quel
"
nu
poco
"
(
più
facile
a
pronunciarsi
di
"
un
poco
"
,
perché
"
un
"
richiede
un
'
elevazione
di
accento
,
e
"
nu
"
è
assai
più
riposante
)
,
che
quasi
si
ammorza
in
"
chiove
"
(
l
'
"
o
"
di
"
poco
"
si
fonde
nel
ritmo
col
"
c
"
di
"
chiove
"
)
dà
come
il
senso
della
pioggerellina
di
marzo
leggera
e
breve
.
Breve
,
perché
subito
spiove
;
e
l
'
impressione
è
resa
vivamente
dal
secondo
verso
:
e
n
'
ato
ppoco
stracqua
dove
il
verbo
esprime
,
davvero
,
e
con
evidenza
musicale
,
quegl
'
intervalli
pieni
di
silenzio
che
succedono
dopo
un
'
acquata
.
Pure
quella
"
e
"
a
principio
del
settenario
lo
distanzia
un
poco
dal
verso
precedente
,
ma
nello
stesso
tempo
fa
precipitare
il
ritmo
verso
l
'
ultima
parola
stracca
,
sì
che
s
'
ha
l
'
idea
di
qualcosa
d
'
improvviso
che
insieme
dura
.
Poi
ci
si
abitua
,
e
non
si
avvertono
quasi
più
le
differenze
tra
il
piovere
e
lo
spiovere
:
donde
una
maggiore
rapidità
di
passaggi
:
torna
a
chiòvere
,
schiove
,
con
quella
parola
sdrucciola
,
"
chiòvere
"
,
che
cerca
l
'
altra
piana
,
"
schiove
"
.
Tutto
è
ora
sullo
stesso
piano
,
e
la
elementarità
dell
'
espressione
e
della
sintassi
rende
pienamente
questo
naturalismo
semplice
e
immediato
.
-
Ma
finora
non
s
'
è
avuto
che
una
serie
di
ritmi
musicali
,
con
una
successione
di
pause
atte
a
moltiplicare
le
impressioni
armoniche
.
-
Ecco
improvvisamente
delle
immagini
pittoriche
:
ride
'
o
sole
cu
ll
'
acqua
.
Qui
c
'
è
più
lineatura
,
come
un
tratto
di
colore
,
una
pennellata
.
Dopo
tre
versi
,
vibranti
come
accordi
,
quel
"
ride
"
,
in
sé
,
è
cosa
squillante
,
ma
,
riferito
al
sole
,
che
brilla
nella
pioggia
che
cade
,
e
,
si
specchia
e
si
rinfrange
nell
'
acqua
che
bagna
la
terra
;
e
si
raccoglie
nelle
pozze
;
crea
un
'
emozione
nuova
,
e
prepara
l
'
anima
a
godere
in
tutta
la
sua
bellezza
la
strofe
seguente
:
Mo
nu
cielo
celeste
,
mo
n
'
aria
cupa
e
nera
:
mo
d
'
'
o
vierno
'
e
tempeste
,
mo
n
'
aria
'
e
primmavera
.
Quei
quattro
"
mo
"
,
a
principio
dei
quattro
versi
,
hanno
virtù
di
isolare
le
impressioni
,
di
staccarle
,
e
farle
risaltare
ciascuna
in
sé
,
oltre
a
creare
insieme
luci
e
ombre
.
Tra
il
piovere
e
lo
spiovere
c
'
è
meno
distacco
che
tra
questo
gioco
vivo
di
colori
;
e
la
precisione
con
cui
ogni
immagine
è
espressa
dà
il
senso
del
definitivo
.
Nessuna
parola
è
forzata
,
anzi
ognuna
è
semplice
,
chiara
,
donde
la
sua
potenza
.
Son
di
fronte
"
celeste
"
e
"
nera
"
;
eppure
non
offendono
per
un
contrasto
troppo
vivo
e
voluto
.
C
'
è
forse
in
tutta
la
strofe
un
solo
residuo
letterario
,
nel
terzo
verso
,
con
una
inversione
del
resto
giustificata
dal
bisogno
di
accentuare
maggiormente
la
parola
"
tempeste
"
che
è
difatti
la
più
essenziale
.
I
primi
due
tratti
sono
più
propriamente
pittorici
,
gli
altri
due
"
emozionali
"
.
Ma
la
strofe
si
scinde
:
da
una
parte
quell
'
impressione
che
dà
il
marzo
piovoso
,
cupo
e
nero
,
come
forse
nemmeno
d
'
inverno
,
insieme
con
un
'
immagine
non
visiva
ma
grandiosa
:
"
mo
d
'
'
o
vierno
'
e
tempeste
"
;
dall
'
altra
una
serenità
di
cielo
vista
semplicemente
e
fortemente
,
col
sentimento
che
se
ne
genera
:
"
mo
n
'
aria
'
e
primmavera
"
.
E
come
i
due
versi
combacianti
(
"
mo
n
'
aria
cupa
e
nera
"
e
"
mo
d
'
'
o
vierno
'
e
tempeste
"
)
formano
il
centro
della
strofe
,
e
quasi
un
punto
nero
,
così
gli
altri
due
la
cingono
.
di
luce
e
d
'
aria
,
con
un
abbraccio
immateriale
.
La
conclusione
potrebbe
sembrare
convenzionale
,
e
non
è
;
-
e
se
la
visione
s
'
è
tanto
ridotta
,
la
poesia
guadagna
in
determinatezza
e
precisione
.
Perché
c
'
è
un
intimo
legame
tra
questo
marzo
ineguale
e
"
l
'
auciello
freddigliuso
"
,
e
le
violette
,
desiderose
di
sole
.
Hanno
sentito
la
primavera
ventare
improvvisamente
,
poi
di
nuovo
la
pioggia
,
e
il
freddo
,
e
l
'
inverno
.
A
noi
questa
instabilità
non
è
causa
di
così
forti
squilibri
,
o
forse
produce
effetti
più
strani
e
complicati
;
-
le
povere
piante
ne
patiscono
;
anche
gli
uccelli
;
che
hanno
aspettato
per
lunghi
mesi
il
sole
,
e
dopo
un
breve
e
tepido
raggio
se
ne
veggono
privi
ancora
.
Appunto
questa
immediatezza
,
questa
semplicità
ed
elementarità
di
modi
fa
la
bellezza
del
"
Marzo
"
digiacomiano
.
E
oltre
che
idealmente
,
la
fa
poeticamente
,
con
due
linee
più
vaste
e
ondulate
che
culminano
su
"
aspetta
"
e
"
suspireno
"
verso
cui
due
dei
settenari
salgono
ritmicamente
,
e
da
cui
gli
altri
discendono
.
-
Si
badi
un
poco
agli
accenti
rotti
di
"
aspetta
ch
'
ésce
'
o
sóle
"
,
e
si
sentirà
,
non
so
come
,
l
'
ansia
trepida
del
povero
uccellino
;
si
ponga
mente
al
"
suspìreno
"
,
che
fa
quasi
vaporare
l
'
altra
parte
del
verso
"
'
e
vviole
"
,
e
vedrete
le
violette
tremare
nell
'
attesa
,
e
perdersi
come
un
sospiro
.
-
Se
poi
si
vogliono
apprezzare
chiaramente
,
e
valutare
,
tutte
le
novità
ritmiche
,
bisognerà
trascrivere
i
versi
secondo
un
diverso
ordine
,
in
modo
che
si
veda
un
primo
accordo
"
puntuale
"
distendersi
ampiamente
e
pacificarsi
.
Marzo
:
nu
poco
chiove
e
n
'
ato
ppoco
stracqua
torna
a
chiòvere
,
schiove
,
ride
'
o
sole
cu
ll
'
acqua
.
Mo
nu
cielo
celeste
,
mo
n
'
aria.cupa
e
nera
;
mo
d
'
'
o
vierno
'
e
tempeste
,
mo
n
'
aria
'
e
primmavera
.
N
'.auciello
freddigliuso
aspetta
ch
'
esce
'
o
sole
:
ncopp
'
'
o
tturreno
nfuso
suspìreno
'
e
vviole
....
Questi
tratti
realistici
,
visti
ed
espressi
con
rudezza
,
certificano
nel
Di
Giacomo
una
forza
nuova
.
Ma
il
suo
temperamento
lirico
non
poteva
a
lungo
rimanere
in
questa
quasi
obbiettività
ferma
;
e
se
l
'
ultima
strofe
,
che
a
priori
escludemmo
dalla
poesia
e
che
per
buona
fortuna
non
aveva
turbato
la
parte
migliore
,
non
era
di
tale
capacità
espansiva
,
e
,
prima
di
tutto
,
non
aveva
in
sé
tanta
vibrazione
da
investire
quei
frammenti
di
realtà
miracolosi
,
in
"
Na
tavernella
"
corre
un
ricambio
tra
lirismo
e
realtà
,
e
c
'
è
un
progresso
di
ritmi
che
par
davvero
di
assistere
all
'
estrinsecazione
graduale
di
uno
stato
sentimentale
ricco
di
suggerimenti
.
Leggiamo
.
Maggio
.
Na
tavernella
ncopp
'
'
Antignano
:
'
addore
d
'
'
anèpeta
nuvella
;
'
o
cane
d
'
'
o
trattore
c
'
abbaia
:
'
o
fusto
'
e
vino
nnanz
'
'
a
porta
:
'
a
gallina
ca
strilla
'
o
pulicino
:
e
n
'
aria
fresca
e
ffina
ca
vene
'
a
copp
'
'
e
monte
,
ca
se
mmesca
c
'
'
o
viento
,
e
a
sti
capille
nfronte
nun
fa
truvà
cchiù
abbiento
....
Stammo
a
na
tavulella
tutte
e
dduie
.
Chiano
chiano
s
'
allonga
sta
manella
e
mm
'
accarezza
'
a
mano
....
Ma
'
o
bbì
ca
dint
'
'
o
piatto
se
fa
fredda
'
a
frettata
?
...
Comme
me
so
'
distratto
!
Comme
te
si
'
ncantata
!
...
Può
sembrare
che
il
primo
accordo
,
in
questa
poesia
,
non
sia
se
non
una
ripetizione
di
quel
"
marzo
"
,
posto
a
principio
dell
'
arietta
esaminata
innanzi
;
e
non
è
.
Lo
stato
d
'
animo
è
invece
assai
diverso
;
anzi
si
può
,
dire
che
uno
stato
d
'
animo
vero
e
proprio
non
si
verifichi
nelle
strofette
di
"
Marzo
"
,
che
paiono
create
da
una
forza
vergine
dimenticata
nell
'
atto
dell
'
espressione
.
Qui
al
contrario
esiste
:
musicale
,
cioè
indefinito
,
distratto
,
fuori
quasi
della
realtà
,
pur
fra
tante
determinazioni
realistiche
.
Chi
canta
è
felice
;
semplicemente
;
beato
del
maggio
,
della
dolce
stagione
,
e
dell
'
amore
.
Sopra
Antignano
i
rumori
della
vita
noi
,
giungono
:
c
'
è
un
'
aria
di
cose
campestri
e
rusticane
:
donde
la
rozzezza
di
certe
espressioni
.
-
"
Maggio
"
:
a
questa
semplice
parola
si
prova
come
una
carezza
lieve
.
Noi
assistiamo
quasi
al
formarsi
di
uno
stato
d
'
animo
:
fuori
d
'
ogni
contingenza
.
La
realtà
prima
non
esisteva
:
ora
si
affaccia
a
poco
a
poco
a
questo
spirito
meravigliato
e
stupefatto
.
Nessuna
inquietudine
,
nessun
turbamento
.
Son
saliti
sul
colle
,
questi
due
amanti
,
dicendosi
chi
sa
mai
quante
cose
,
tra
un
turbine
di
sogni
:
ora
sono
un
po
'
stanchi
,
forse
,
per
la
corsa
e
per
il
fantasticare
;
e
riposano
.
È
maggio
:
ma
per
essi
il
bel
mese
resulta
di
due
sole
determinazioni
:
una
realistica
,
l
'
altra
musicale
;
ma
tutte
e
due
ancora
piene
di
poesia
,
e
di
parole
essenziali
e
dolci
.
Na
tavernella
ncopp
'
Antignano
:
È
un
decasillabo
soavissimo
,
fatto
di
due
quinarii
,
che
paiono
formati
di
sostanza
impalpabile
.
"
Ncoppa
"
ha
virtù
di
isolare
questa
"
tavernella
"
su
su
,
sopra
Antignano
,
una
verde
collina
,
di
cui
il
poeta
non
dice
altro
se
non
che
odora
"
d
'
anèpeta
nuvella
"
.
Un
particolare
assai
comune
;
ma
nella
sua
posizione
è
d
'
un
effetto
grande
.
Addore
d
'
'
anèpeta
novella
.
Lo
spirito
comincia
a
distrarsi
nella
gioia
,
donde
quella
breve
pausa
dopo
"
addore
"
,
che
lo
distacca
dal
verso
seguente
,
e
,
nella
sospensione
,
fa
pensare
a
uno
che
sogni
,
e
goda
del
suo
stato
.
Tutto
è
fresco
e
quasi
rorido
nel
settenario
che
segue
:
lo
sdrucciolo
dà
il
senso
di
qualcosa
d
'
inafferrabile
e
tenero
,
accresciuto
dall
'
aggettivo
ricco
di
suoni
dolci
;
direi
,
liquidi
.
Pure
il
verso
pare
detto
in
dimenticanza
.
,
sotto
l
'
impulso
della
parola
"
addore
"
,
piena
di
capacità
espansiva
.
Si
pensi
a
"
nuvella
"
col
suo
accento
su
"
e
"
lungo
,
protratto
,
come
di
chi
s
'
indugi
,
senz
'
avvedersene
,
su
cose
care
;
e
s
'
intenderà
tutta
la
bellezza
di
questa
situazione
.
Ma
quella
spezzatura
di
ritmo
,
avvertita
già
al
terzo
verso
della
strofe
,
si
farà
più
evidente
nei
quattro
versi
seguenti
,
con
tre
determinazioni
prosaiche
,
senz
'
armonia
,
quasi
ad
accentuare
la
distrazione
del
poeta
incapace
oramai
più
di
vedere
e
comprendere
,
che
accoglie
i
suoni
e
le
impressioni
passivamente
,
senza
badare
:
donde
la
rozzezza
urtante
delle
espressioni
che
oltre
a
rendere
con
aderenza
piena
alcuni
particolari
,
sono.psicologicamente
espressivi
.
Pensate
un
poco
a
questi
quattro
versi
;
che
sono
poi
settenari
per
sé
armoniosissimi
:
'
o
cane
d
'
'
o
trattore
c
'
abbaia
:
'
o
fusto
'
e
vino
nnanz
'
'
a
porta
:
'
a
gallina
ca
strilla
'
o
pulcino
....
e
riduceteli
e
divideteli
secondo
il
significato
delle
proposizioni
:
'
o
cane
d
'
'
o
trattore
c
'
abbaia
;
'
o
fusto
'
e
vino
nnanz
'
'
a
porta
;
'
a
gallina
ca
'
strilla
'
o
pulicino
;
non
hanno
più
ritmo
,
e
così
bisogna
leggerli
;
ma
sono
eminentemente
pittorici
;
sicché
va
guardato
alla
posizione
di
certe
parole
essenziali
come
"
e
'
abbaia
"
,
"
nnanz
'
'
a
porta
"
,
"
strilla
"
.
Le
espressioni
sono
violente
,
come
"
abbaiare
"
e
"
strillare
"
,
ma
s
'
impongono
per
una
loro
virtù
comunicativa
.
"
Nnanz
'
'
a
porta
"
,
sebbene
determinazione
di
altro
genere
,
è
anch
'
essa
rozza
,
per
quell
'
improvvisa
idea
d
'
ingombro
che
crea
.
-
Se
poi
considerate
un
poco
più
addentro
,
v
'
accorgete
che
nelle
prime
dite
proposizioni
i
termini
essenziali
si
trovano
in
fine
;
nell
'
ultima
,
in
mezzo
.
E
c
'
è
la
sua
ragione
.
"
'
O
cane
d
'
'
o
trattore
c
'
abbaia
"
,
"
'
o
fusto
'
e
vino
nnanz
'
'
a
porta
"
sono
,
per
così
dire
,
aritmiche
;
donde
quel
situare
in
posizione
di
per
sé
più
evidente
i
termini
su
cui
più
si
vuole
insistere
;
mentre
"
'
a
gallina
ca
strilla
'
o
pulicino
"
è
un
vero
e
proprio
endecasillabo
;
e
"
strilla
"
coincide
con
l
'
accento
sulla
sesta
;
sì
che
tutto
il
verso
è
pieno
di
stridi
.
-
Ora
la
violenza
di
queste
espressioni
,
che
è
poi
tutta
di
particolari
realistici
,
è
valsa
un
poco
a
correggere
la
distrazione
dell
'
amante
,
e
la
poesia
riprende
il
suo
corso
con
un
impeto
impensato
.
e
n
'
aria
fresca
e
ffina
ca
vene
'
a
copp
'
'
e
monte
,
ca
se
mmesca
c
'
'
o
viento
,
e
a
sti
capille
nfronte
nun
fa
truvà
cchiù
abbiento
....
Qui
il
ritmo
è
ristabilito
,
e
si
ricollega
a
quell
'
"
addore
d
'
'
anèpeta
nuvella
"
della
prima
strofe
,
troncata
così
bruscamente
dal
sopravvenire
di
nuove
impressioni
.
Il
motivo
iniziale
ritorna
,
e
voi
sentite
al
primo
accento
,
che
si
prolunga
in
vibrazioni
infinite
,
questa
viva
gioia
.
E
n
'
aria
fresca
e
ffina
ca
vene
'
a
copp
'
'
e
monte
.
Due
settenari
formano
un
verso
solo
,
e
danno
il
senso
della
lontananza
e
dell
'
altezza
della
montagna
,
da
cui
scende
quest
'
aria
penetrata
di
un
'
essenza
di
verginità
intatta
.
"
Fresca
e
ffina
"
:
cioè
dolce
e
leggera
,
purificata
da
tanto
spazio
,
e
tanta
verzura
,
e
tanto
cielo
.
Si
badi
a
questo
verso
felicissimo
"
ca
vene
'
a
copp
'
'
e
monte
"
,
con
quell
'
"
a
e
quell
'
"
e
"
che
gli
danno
un
ritmo
affannoso
come
per
un
lungo
viaggio
;
e
al
senso
voluttuoso
che
dà
l
'
altro
:
"
ca
se
mmesca
c
'
'
o
viento
"
,
e
tanto
delicato
,
che
nel
giro
armonioso
della
strofe
produce
una
breve
pausa
,
come
una
interruzione
spasmodica
.
L
'
aria
e
il
vento
sono
distinti
per
una
sensibilità
acuita
,
e
quasi
per
uno
sforzo
di
piacere
:
e
l
'
aria
sarebbe
una
lieve
carezza
se
non
fosse
il
vento
che
scompiglia
i
capelli
a
questa
donna
,
che
prima
non
avevamo
nemmeno
veduta
.
Il
particolare
con
cui
il
poeta
l
'
introduce
,
e
l
'
entusiasmo
e
il
tono
delle
parole
ne
danno
un
'
immagine
immateriale
,
come
d
'
una
divina
creatura
incantata
.
-
Ma
il
vento
è
come
l
'
amore
,
e
non
dà
requie
.
Stammo
a
na
tavulella
tutte
e
dduie
.
Chiano
chiano
s
'
allonga
sta
manella
e
mm
'
accarezza
'
a
mano
....
L
'
espressione
è
leggera
,
aerata
;
v
'
è
nella
frase
un
tocco
piano
come
di
chi
non
voglia
turbare
una
dolce
contemplazione
;
il
settenario
perde
i
suoi
accenti
monotoni
e
cede
il
posto
a
versi
di
più
largo
respiro
,
e
più
lineari
.
Si
hanno
così
due
endecasillabi
,
accentuati
sulla
sesta
e
decima
,
e
cioè
armoniosi
,
senza
ostentazione
:
Stammo
a
na
tavulella
tutte
e
dduie
.
Chiano
chiano
s
'
allonga
sta
manella
e
mm
'
accarezza
'
a
mano
....
Pure
il
primo
,
con
quella
determinazione
obbiettiva
,
è
più
rigido
;
ma
il
secondo
è
d
'
una
mobilità
grande
,
e
fa
quasi
vedere
l
'
allungarsi
della
mano
.
Certo
che
l
'
endecasillabo
rende
l
'
atto
con
più
evidenza
e
riposo
che
non
un
settenario
;
e
sentite
in
quel
"
chiano
chiano
"
,
che
sono
suoni
tanto
dolci
,
la
delicatezza
amorosa
di
questa
creatura
,
e
in
"
manella
"
qualcosa
di
morbido
,
e
di
soave
.
L
'
accento
ritmico
che
coincide
con
"
s
'
allonga
"
quasi
distende
il
verso
.
"
E
mm
'
accarezza
'
a
mano
"
è
cosa
tanto
leggera
;
come
una
lieve
pennellata
al
quadro
;
e
il
settenario
riesce
adattissimo
,
mentre
,
d
'
altra
parte
,
non
c
'
è
forte
distacco
dal
verso
precedente
;
pare
anzi
una
continuazione
,
sebbene
con
tono
tanto
più
mobile
.
Ma
'
o
bbì
ca
dint
'
'
o
piatto
se
fa
fredda
'
a
frittata
?
...
Comme
me
so
'
distratto
!
Comme
te
si
'
ncantata
!
...
Ho
riunito
in
un
solo
verso
i
primi
due
settenari
a
bella
posta
,
perché
,
ritmicamente
,
così
vanno
considerati
:
oltre
che
per
la
interrogazione
che
unifica
i
due
membri
,
facendo
precipitare
il
primo
e
appoggiandolo
sul
secondo
,
anche
per
quel
"
ma
'
o
bbì
"
,
che
salta
a
piè
pari
"
ca
dint
'
'
o
piatto
"
e
si
ricongiunge
grammaticalmente
a
"
se
fa
fredda
"
.
Il
particolare
realistico
richiamato
così
bruscamente
ironizza
questo
stato
di
oblio
,
e
nello
stesso
tempo
riesce
a
rappresentare
al
vivo
la
scena
.
Le
due
esclamazioni
che
seguono
forse
sono
un
po
'
commento
,
e
possono
urtare
per
un
certo
parallelismo
;
ma
nel
tono
sono
perfettamente
libere
,
e
non
vi
insiste
tanto
sopra
la
volontà
del
poeta
:
sembrano
un
accordo
musicale
.
Ma
è
evidente
come
qui
lirismo
e
realismo
si
trovano
in
una
completa
fusione
,
e
come
l
'
uno
sottolinei
l
'
altro
senza
parere
.
Certo
che
le
cose
,
a
quel
contatto
,
acquistano
una
risonanza
grande
,
e
si
giustificano
per
una
necessità
profonda
.
Non
c
'
è
più
squilibrio
,
e
le
situazioni
sono
colte
nel
momento
più
essenziale
,
e
più
ricco
.
Un
intuito
quasi
divino
fa
sì
che
queste
creazioni
dal
respiro
breve
siano
lasciate
nella
loro
umanità
casta
,
e
nella
loro
sentimentalità
parca
.
Questa
volta
il
Di
Giacomo
ha
inteso
,
acutamente
inteso
la
sua
natura
,
e
misurato
il
giro
della
sua
ispirazione
..
Riconoscemmo
in
"
Marzo
"
un
'
obbiettività
di
specie
naturalistica
,
e
in
"
Na
tavernella
"
quasi
il
formarsi
d
'
uno
stato
d
'
animo
,
nell
'
atto
che
si
concretizza
in
posizioni
liriche
,
lasciate
cioè
sospese
.
C
'
è
più
il
senso
umano
,
ma
nella
rapina
di
piccole
strofe
che
abbiamo
visto
a
volta
distendersi
sotto
l
'
impeto
del
canto
,
a
volta
raccorciarsi
prese
dalla
realtà
.
Il
discorso
è
interno
,
e
le
parole
veramente
dette
son
poche
,
appena
le
ultime
:
un
miracolo
d
'
arte
.
Ora
appunto
a
queste
:
al
tratto
conclusivo
,
realistico
,
che
ferma
un
istante
il
vanire
del
sogno
,
bisogna
pensare
per
intendere
pienamente
"
Dint
'
'
o
ciardino
"
.
Le
strofe
che
in
"
Na
tavernella
"
erano
mormorate
,
qui
sono
narrate
,
e
costituiscono
come
lo
sfondo
della
breve
scena
che
si
svolgerà
,
questa
volta
,
intera
.
E
non
sono
già
una
didascalia
vana
,
ma
si
collegano
intrinsecamente
al
centro
della
situazione
,
che
,
nella
parte
dialogica
,
isolata
a
sé
,
potrebbe
richiamare
alla
mente
qualche
sonetto
di
"
O
fùnneco
verde
"
,
ma
oltre
che
per
una
maggiore
spigliatezza
interna
ed
esterna
(
all
'
endecasillabo
s
'
è
sostituito
l
'
ottonario
)
,
se
ne
distacca
per
quella
rappresentazione
più
larga
e
viva
che
la
circuisce
e
la
giustifica
,
psicologicamente
e
poeticamente
_
Ma
meglio
è
forse
non
prevenire
il
lettore
con
osservazioni
anticipate
.
'
A
vi
'
llà
;
vestuta
rosa
e
assettata
a
nu
sedile
,
risciatanno
st
'
addurosa
e
liggiera
aria
d
'
abbrile
,
cu
nu
libbro
apierto
nzino
,
cu
nu
vraccio
abbandunato
,
sott
'
'
o
pede
'
e
mandarino
,
sola
sola
Emilia
sta
.
C
'
aggia
fà
?
M
'
accosto
?
(
E
quase
arrivato
Ile
so
'
ncuollo
....
)
Core
mio
!
Cu
quanta
vase
tu
vulesse
salutà
!
Nun
me
vede
,
nu
me
sente
,
legge
,
legge
,
e
nun
se
move
;
e
io
ncantato
'
a
tengo
mente
cammenanno
ncopp
'
a
ll
'
ove
....
Ah
!
...
s
'
avòta
!
...
-
Emì
....
che
liegge
?
-
Tu
cca
stive
?
...
E
'
a
do
'
si
'
asciuto
?
-
M
'
accustavo
liegge
liegge
....
-
Pe
fa
'
che
?
...
-
Pe
t
'
abbraccià
!
-
Statte
!
...
-
Siente
....
(
E
'
o
libbro
nterra
cade
apierto
....
)
Essa
se
scanza
,
se
vo
'
sòsere
,
mm
'
afferra
,
rire
e
strilla
:
Uh
!
no
!
no
!
no
!
...
Na
lacerta
s
'
è
fermata
e
ce
guarda
a
tutte
e
dduie
....
Se
sarà
scandalizzata
;
sbatte
'
a
coda
e
se
ne
fuie
....
"
Rappresentazioni
liriche
"
abbiamo
pensato
di
chiamare
queste
brevi
poesie
;
nel
qual
giudizio
è
implicita
oltre
che
la
,
gioia
di
rappresentare
,
che
è
comune
a
tutte
le
vere
opere
d
'
arte
,
quel
piacere
vivo
non
solo
di
esprimere
un
determinato
stato
d
'
animo
,
ma
di
obbiettivarlo
,
e
cioè
di
porlo
fuori
di
sé
,
arricchendolo
di
particolari
che
meglio
lo
realizzino
alla
fantasia
.
Ora
,
ricreando
il
poeta
,
o
chi
altro
in
sua
vece
,
avvenimenti
suoi
particolari
,
intimi
,
del
suo
spirito
,
e
della
sua
vita
,
è
chiaro
che
il
contenuto
ideale
dev
'
essere
profondamente
allegro
,
sì
che
la
"
gioia
di
rappresentare
"
coincide
con
una
gioia
reale
,
con
un
atteggiamento
dell
'
animo
,
soddisfatto
.
Da
un
dolore
tragico
,
tragicamente
patito
,
può
derivare
una
lirica
altissima
,
non
una
rappresentazione
;
nel
senso
che
chi
soffre
,
ed
è
poeta
,
ed
è
capace
di
dare
espressione
alla
sua
sofferenza
,
non
può
nel
tempo
stesso
esserle
estraneo
,
e
cioè
realizzarla
fuori
di
sé
.
Così
s
'
intenderà
meglio
il
progresso
della
poesia
digiacomiana
,
quando
salendo
d
'
intensità
e
di
dolore
,
e
d
'
altra
parte
per
una
necessità
imprescindibile
,
dovendosi
sempre
obbiettivare
,
toccar
piede
a
terra
e
pacificarsi
,
dovrà
spersonalizzarsi
,
e
il
poeta
sarà
non
più
il
cantore
di
sé
,
ma
il
narratore
,
il
ricreatore
delle
altrui
vicende
.
Inteso
a
questo
modo
il
dramma
del
mondo
digiacomiano
,
ogni
sua
faccia
s
'
illumina
:
al
contatto
della
poesia
stessa
siamo
riusciti
finalmente
a
segnare
una
parola
definitiva
.
Ma
noi
vogliamo
ora
,
fuori
d
'
ogni
costruzione
ideale
,
godere
queste
sette
strofette
luminose
e
vive
.
E
in
verità
il
primo
tratto
è
tale
da
imporsi
alla
nostra
immaginazione
e
soggiogarla
.
Il
verso
ottonario
precipita
le
impressioni
,
e
oltre
che
aggiungere
spigliatezza
alla
rappresentazione
,
quasi
dà
il
senso
della
rapidità
come
realmente
le
cose
si
presentano
alla
fantasia
del
poeta
.
'
A
vi
'
llà
.
;
vestuta
rosa
e
assettata
a
nu
sedile
,
risciatanno
st
'
addurosa
e
liggiera
aria
d
'
abbrile
,
cu
nu
libbro
apierto
nzino
,
cu
nu
vraccio
abbandunato
,
sott
'
'
o
pede
'
e
mandarino
,
sola
sola
Emilia
sta
.
Chi
è
questa
donna
?
Emilia
.
E
al
modo
famigliare
come
la
chiama
voi
v
'
accorgete
che
si
tratta
d
'
una
persona
amata
.
Tanto
più
che
questo
nome
giunge
a
noi
dopo
una
felice
rappresentazione
,
e
dopo
immagini
quanto
mai
fresche
.
Anche
se
non
volete
,
il
poeta
vi
sforza
a
porvi
nel
suo
stesso
stato
d
'
animo
improvviso
con
la
violenza
di
quel
semplice
"
'
a
vi
'
llà
"
.
Voi
siete
costretti
a
fermare
la
vostra
attenzione
,
ma
,
d
'
altra
parte
,
un
primo
tratto
vivo
subito
vi
compensa
e
vi
orienta
.
'
A
vi
'
llà
;
vestuta
rosa
e
assettata
a
nu
sedile
;
quel
color
rosa
,
e
quella
posizione
semplice
,
nella
sua
realtà
,
s
'
impongono
con
un
loro
modo
preciso
.
Ma
qui
la
gioia
dell
'
amante
si
comunica
.
a
ogni
parola
,
a
ogni
tratto
,
a
ogni
immagine
,
situandole
al
giusto
posto
,
e
con
una
tal
civetteria
.
Così
quando
,
inebriandosi
,
dice
,
o
,
meglio
,
aggiunge
:
risciatanno
st
'
addurosa
e
liggiera
aria
d
'
abbrile
,
voi
non
sapete
se
voglia
piuttosto
colorire
e
quasi
areare
il
realismo
crudo
di
quella
prima
posizione
,
o
esprimere
la
sua
intima
contentezza
:
forse
è
l
'
una
e
l
'
altra
cosa
insieme
.
Certo
che
quei
due
versi
sono
una
pausa
impercettibile
,
e
danno
un
senso
di
leggerezza
agli
ottonari
seguenti
,
scanditi
ognuno
a
sé
,
che
rendono
con
tanta
evidenza
quel
piacere
che
si
prova
,
in
certe
ore
,
a
star
sdraiati
e
leggere
e
fantasticare
.
E
probabilmente
si
fantastica
più
che
non
si
legga
,
come
mostrano
alcune
immagini
che
messe
insieme
potrebbero
anche
suggerire
il
contrario
.
Il
libro
,
sì
,
sta
"
apierto
nzino
"
,
ma
quel
particolare
:
"
cu
nu
vraccio
abbandunato
"
esprime
troppo
la
gioia
dello
star
seduti
a
godersi
la
mattina
e
l
'
aprile
,
perché
si
debba
essere
attenti
a
leggere
.
Il
libro
è
qui
un
semplice
tratto
coloristico
,
come
quel
"
mandarino
"
,
che
aggiunge
tanta
grazia
.
A
ogni
modo
questa
fanciulla
è
stata
abbastanza
vivamente
rappresentata
,
'
perché
non
dobbiamo
intendere
tutta
la
passione
dell
'
amante
:
passione
,
se
volete
,
di
un
minuto
,
senza
travaglio
,
che
se
mancasse
di
una
ricreazione
così
potente
diverrebbe
leziosa
,
ma
qui
profonda
,
e
piena
.
Anche
lo
sfondo
del
quadro
prepara
a
questa
grazia
,
e
i
colori
sono
tenui
,
le
linee
riposanti
,
le
piante
anch
'
esse
piccine
;
un
mandarino
;
tanto
grande
,
da
coprire
,
come
un
ombrello
,
Emilia
.
Anche
le
espressioni
d
'
amore
sono
quasi
infantili
,
proprio
come
quando
uno
è
preso
da
una
gioia
improvvisa
e
si
rifà
bambino
,
e
sente
al
cuore
un
tremore
come
davanti
a
un
giocattolino
bello
,
o
a
un
dolce
ghiotto
.
C
'
aggia
fa
'
?
La
domanda
non
implica
un
grave
dubbio
,
ma
esprime
l
'
impaccio
ingenuo
di
un
fanciullo
.
M
'
accosto
?
Esita
ancora
un
poco
,
non
sa
;
ma
così
dicendo
avrà
camminato
.
Che
volete
?
il
giardino
è
così
piccolo
,
e
basta
fare
un
passo
che
s
'
è
percorso
tutto
.
Donde
quella
miracolosa
parentesi
:
(
"
e
quase
arrivato
lle
so
'
ncuollo
"
)
.
Non
s
'
è
nemmeno
mosso
che
le
è
già
addosso
;
la
qual
cosa
esprime
tutto
l
'
ardore
,
e
l
'
atteggiamento
buffo
di
lui
che
fa
improvvisamente
un
passo
e
si
ferma
:
"
c
'
aggia
fa
'
?
"
;
un
altro
passo
,
e
si
ferma
ancora
:
"
m
'
accosto
?
"
e
,
dopo
due
passi
,
si
trova
a
destinazione
.
Apriti
cielo
!
A
vedersela
davanti
agli
occhi
trema
di
commozione
:
vorrebbe
baciarla
,
ma
non
osa
,
e
si
contenta
di
darle
tanti
,
tanti
baci
in
immaginazione
.
Core
mio
!
Cu
quanta
vase
te
vulesse
salutà
!
Il
tremore
fa
le
parole
brevi
:
"
core
mio
"
;
poi
,
come
per
soffocazione
,
con
accento
rotto
,
un
desiderio
mormorato
:
"
cu
quanta
vase
te
vulesse
salutà
"
.
L
'
empito
della
passione
s
'
abbatte
in
quel
verbo
tronco
"
salutà
"
:
pare
uno
sfogo
.
Nun
me
vede
,
nu
me
sente
,
legge
,
legge
,
e
nun
se
move
:
e
io
ncantato
'
a
tengo
mente
cammenanno
ncopp
'
a
ll
'
ove
....
Aveva
incominciato
a
far
passi
da
gigante
;
ora
bisogna
che
si
freni
:
un
po
'
per
non
far
chiasso
,
un
po
'
per
esitazione
.
"
Cammina
sulle
uova
"
equilibrandosi
a
stento
,
piegando
di
qua
e
di
là
,
remeggiando
con
le
braccia
.
L
'
immagine
è
scultorea
,
e
rende
l
'
atto
con
una
vivacità
intensa
:
non
che
non
sappia
realmente
camminare
,
ma
un
pensiero
gli
dice
:
"
corri
"
,
anzi
:
"
baciala
"
,
un
altro
:
"
aspetta
"
,
anzi
:
"
sta
attento
"
;
e
siccome
basta
stendere
appena
una
mano
per
toccarla
,
a
ogni
movimento
azzardato
e
audace
bisogna
che
corrisponda
uno
sforzo
contrario
:
di
qui
quei
divincolamenti
pittoreschi
.
E
le
parole
che
pronuncia
non
hanno
quasi
significato
,
o
s
'
inseguono
come
a
stordire
chi
le
dice
.
-
La
scena
non
poteva
esser
condotta
oltre
questo
termine
.
D
'
un
tratto
ogni
cosa
muta
,
improvvisamente
:
Ah
!
...
s
'
avòta
!
...
È
come
una
stilettata
:
voi
non
sapete
se
n
'
abbia
piacere
oppur
no
;
ma
si
sa
dominare
a
tempo
:
"
Emì
...
che
liegge
?
n
.
Veramente
,
altra
doveva
essere
la
domanda
;
ma
questa
è
fatta
tanto
per
introdurre
il
discorso
.
Emilia
intende
,
o
,
meglio
,
non
bada
a
rispondere
a
una
interrogazione
oziosa
.
"
Tu
ccà
stive
?
...
E
'
a
do
'
si
'
asciuto
?
"
:
piuttosto
cerca
di
spiegarsi
la
sorpresa
.
"
E
'
a
do
'
si
'
asciuto
?
"
.
Si
vede
che
l
'
amante
ha
fatto
proprio
a
modo
,
senza
lasciarsi
scoprire
.
Infatti
risponde
:
"
M
'
accustavo
liegge
liegge
....
"
.
Ma
la
risposta
nasconde
un
proposito
criminoso
,
donde
le
parole
brevi
,
quasi
d
'
intimazione
,
di
Emilia
:
"
Pe
fa
'
che
?
...
"
.
Il
poveretto
non
ne
può
più
;
meglio
confessarsi
:
"
Pe
t
'
abbraccià
!
"
.
E
non
ha
pronunciato
la
risposta
che
comincia
già
a
menar
le
mani
.
-
Statte
!
...
-
Siente
....
(
E
'
o
libbro
nterra
cade
apierto
....
)
Essa
se
scanza
,
se
vo
'
sòsere
,
mm
'
afferra
,
rire
e
strilla
:
Uh
!
no
!
no
!
no
!
...
Proprio
così
:
incomincia
a
menar
le
mani
.
Quel
:
"
Statte
"
è
assai
significativo
,
come
significantissimo
è
il
"
Siente
"
.
Emilia
cerca
di
sfuggire
alle
"
argomentazioni
"
dell
'
amico
,
che
poco
parla
,
e
più
agisce
;
donde
quella
mirabile
parentesi
(
"
E
'
o
libbro
nterra
cade
apierto
....
"
)
,
che
è
conseguenza
materiale
e
immediata
dell
'
invadenza
mascolina
,
ed
è
,
artisticamente
,
una
pausa
realistica
fra
tutto
questo
turbinio
di
parole
,
una
nota
beffarda
e
ironica
.
Nella
colluttazione
oramai
senza
più
voci
,
il
libro
che
cade
a
terra
produce
un
suono
strano
.
Ora
i
due
non
parlano
più
.
"
Statte
"
e
"
Siente
"
sono
state
le
ultime
botte
e
risposte
.
Adesso
è
tempo
di
lotta
.
"
Essa
se
scanza
"
:
invano
;
"
se
vo
'
sòsere
"
:
lui
l
'
ha
inchiodata
sul
sedile
;
-
e
lei
che
cerca
di
schermirsi
;
ma
come
si
fa
....
;
d
'
altra
parte
è
così
dolce
lasciarsi
andare
:
infatti
non
resiste
oramai
più
che
a
parole
:
strilla
sì
,
ma
ride
anche
,
e
quei
tre
"
no
!
"
fanno
pensare
a
mille
possibilità
allegre
.
-
Ma
basta
:
la
scena
si
chiude
,
come
s
'
era
aperta
,
con
un
grido
:
si
potrebbe
dire
,
con
una
serie
di
gridi
:
"
no
,
no
,
no
"
,
scanditi
,
divisi
,
interrotti
da
pause
eloquenti
.
E
c
'
è
una
stasi
,
così
ricca
di
humour
:
Na
lacerta
s
'
è
fermata
e
ce
guarda
a
tutte
e
dduie
....
Se
sarà
,
scandalizzata
;
sbatte
'
a
.
coda
e
se
ne
fuie
....
Un
particolare
realistico
,
casuale
,
fatto
servire
da
ironia
:
e
non
senza
ragione
.
Un
accento
di
maggior
portata
sarebbe
riuscito
inopportuno
:
qui
si
fonde
mirabilmente
;
e
la
poesia
produce
un
'
impressione
netta
,
intera
,
senza
nei
.
Quel
"
s
'
è
fermata
"
,
all
'
improvviso
,
quel
"
scandalizzata
"
,
reso
più
forte
dalla
rima
,
quante
mai
cose
suggeriscono
che
il
poeta
non
dice
!
L
'
ultimo
verso
rimasto
come
sospeso
raddoppia
l
'
effetto
e
dà
un
senso
di
leggerezza
alla
strofe
.
Nessun
commento
:
e
ce
n
'
era
forse
bisogno
?
Ogni
punto
o
grado
è
valso
da
sé
a
prepararlo
.
Ma
a
preparare
questa
scena
breve
,
rapida
,
spigliata
,
ricca
di
vita
,
pur
con
tanta
apparenza
di
leggerezza
,
non
sarebbero
bastate
quelle
poesie
d
'
indole
narrativa
,
che
esaminammo
altrove
.
Chi
non
ricorda
le
ariette
di
"
Lirismo
colore
"
?
"
'
E
trezze
'
e
Carulina
"
?
"
Da
'
o
quarto
piano
"
?
Esse
costituiscono
il
presupposto
necessario
per
giungere
a
delle
rappresentazioni
tanto
vivaci
,
e
tra
i
due
gradi
c
'
è
scambio
:
solo
che
prima
era
fissato
un
momento
solo
,
e
,
più
precisamente
,
un
'
immagine
;
ora
quell
'
immagine
è
messa
in
moto
e
mostra
le
sue
facce
.
Si
badi
,
son
sempre
sviluppi
di
figure
elementari
,
non
ricche
d
'
interiorità
;
e
perciò
,
nell
'
esame
che
abbiamo
tentato
di
queste
poesie
,
non
abbiamo
già
cercato
la
risoluzione
,
per
via
di
dramma
,
di
problemi
eterni
.
Anzi
nemmeno
il
dramma
esiste
;
ma
son
semplici
posizioni
liriche
,
a
cui
il
poeta
vi
conduce
con
una
delicatezza
estrema
,
e
che
non
vivono
se
non
in
embrione
,
e
come
desiderose
di
sciogliersi
in
canto
.