StampaQuotidiana ,
Dopo
avere
detto
dei
redditi
che
occorre
denunciare
ai
fini
della
imposta
complementare
sul
reddito
,
è
più
simpatico
,
per
il
contribuente
,
dire
delle
detrazioni
che
si
possono
fare
dal
totale
dei
redditi
.
Bisogna
innanzi
tutto
distinguere
due
specie
differenti
di
detrazioni
:
quelle
che
si
possono
sintetizzare
nelle
parole
detrazioni
per
spese
e
annualità
passive
e
quelle
che
si
dicono
per
carichi
di
famiglia
.
Il
contribuente
,
il
quale
tenga
sotto
gli
occhi
il
modulo
di
dichiarazione
,
scriverà
le
prime
a
pagina
4
,
le
seconde
a
pagina
5
.
Importa
tener
ben
separate
le
due
specie
di
detrazione
;
ed
il
perché
cercherò
di
spiegarlo
con
un
esempio
:
Tizio
Caio
9000
7000
Totale
dei
redditi
Detrazioni
della
prima
specie
(
spese
ed
annualità
3100
1000
passive
)
Reddito
netto
5900
6000
Detrazioni
della
seconda
specie
(
carichi
di
famiglia
)
3300
Reddito
imponibile
5900
2700
Ambo
i
contribuenti
sono
esenti
,
ma
per
ragioni
diverse
.
Tizio
è
scapolo
od
ammogliato
senza
prole
;
non
ha
persone
a
carico
e
non
ha
quindi
diritto
ad
alcuna
detrazione
della
seconda
specie
.
Però
,
pur
avendo
9000
lire
di
reddito
,
ha
debiti
e
paga
imposte
diverse
per
3100
lire
all
'
anno
(
detrazioni
della
prima
specie
)
.
Il
suo
reddito
netto
,
risultando
di
sole
lire
5900
,
non
è
tassabile
.
Chiamasi
reddito
netto
quello
che
risulta
dalla
somma
dei
vari
redditi
detratte
le
spese
ed
annualità
passive
.
Se
il
reddito
netto
non
raggiunge
almeno
le
6000
lire
(
per
esempio
è
di
sole
5999
lire
)
,
il
contribuente
è
esente
.
Può
darsi
che
il
netto
raggiunga
le
6000
lire
e
tuttavia
il
contribuente
sia
ugualmente
esente
.
È
il
caso
di
Caio
,
il
quale
,
fortuna
o
disgrazia
volle
fosse
fornito
di
numerosa
figliuolanza
ed
avesse
genitori
e
sorelle
a
carico
.
In
totale
egli
può
dimostrare
di
avere
undici
persone
a
carico
.
Ha
quindi
diritto
a
detrarre
dal
netto
un
ventesimo
di
questo
per
ogni
persona
a
carico
;
epperciò
,
undici
ventesimi
di
6000
ossia
3300
lire
.
Detraendo
questa
,
si
ottiene
in
lire
2700
il
reddito
imponibile
.
Il
reddito
"
imponibile
"
sarebbe
quasi
un
reddito
"
ultra
netto
"
,
ottenuto
deducendo
dal
reddito
già
netto
le
detrazioni
per
carichi
di
famiglia
.
Perché
,
dirà
il
lettore
,
fare
queste
detrazioni
una
dopo
l
'
altra
e
non
insieme
?
Perché
in
tal
modo
il
contribuente
ha
maggiori
probabilità
di
essere
esente
.
Gode
dell
'
esenzione
senz
'
altro
se
,
come
nel
caso
di
Tizio
,
il
reddito
semplicemente
netto
non
raggiunge
le
lire
6000
.
In
tal
caso
non
è
più
necessario
di
preoccuparsi
se
vi
siano
o
non
vi
siano
carichi
di
famiglia
.
Se
poi
il
netto
raggiunge
o
supera
le
6000
lire
,
c
'
è
caso
di
poter
godere
ugualmente
dell
'
esenzione
,
se
le
persone
a
carico
sono
molte
.
Caio
,
ad
esempio
,
che
ne
ha
undici
,
è
esente
,
perché
sono
immuni
coloro
il
cui
reddito
ultranetto
od
imponibile
non
raggiunge
le
lire
3000
.
Due
sono
adunque
le
ragioni
dell
'
esenzione
:
non
avere
un
reddito
netto
di
lire
6000
,
o
non
avere
un
reddito
imponibile
di
lire
3000
.
Basta
una
sola
di
queste
due
condizioni
per
essere
esente
.
Spiegato
così
il
meccanismo
generale
delle
detrazioni
,
comincio
a
dire
delle
detrazioni
della
prima
specie
dette
per
spese
ed
annualità
passive
.
"
Spesa
"
è
una
parola
che
tutti
capiscono
e
che
si
capirà
meglio
aggiungendo
che
essa
comprende
anche
le
imposte
e
tasse
.
Si
può
cominciare
a
dire
che
il
contribuente
,
dovendo
essere
tassato
sul
suo
reddito
netto
,
ha
diritto
di
detrarre
tutte
le
"
spese
"
che
riducano
il
reddito
medesimo
:
quando
si
dice
tutte
si
vuol
dire
davvero
tutte
,
nessuna
esclusa
.
Per
ciò
,
ad
esempio
,
si
porteranno
in
deduzione
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
già
pagate
dal
contribuente
.
L
'
imposta
"
complementare
"
sul
reddito
,
come
dice
la
parola
stessa
"
complementare
"
,
è
un
'
imposta
aggiunta
a
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
esistenti
e
vuole
colpire
il
reddito
già
depurato
da
esse
.
Altrimenti
sarebbe
un
'
imposta
sull
'
imposta
.
Dopo
aver
detto
che
si
detraggono
tutte
le
spese
ed
imposte
,
bisogna
subito
fare
alcune
avvertenze
:
1
)
Fa
d
'
uopo
che
si
tratti
di
una
spesa
vera
e
propria
.
È
spesa
quella
somma
che
si
è
dovuto
erogare
per
ottenere
il
reddito
.
Il
negoziante
che
deve
spendere
10000
lire
per
l
'
affitto
del
negozio
sopporta
una
vera
spesa
perché
,
senza
di
essa
,
non
avrebbe
potuto
ottenere
il
reddito
;
ma
se
lo
stesso
negoziante
paga
poi
10000
lire
per
l
'
affitto
del
suo
appartamento
privato
,
questa
non
è
più
una
spesa
nel
senso
finanziario
.
È
una
erogazione
del
reddito
già
ottenuto
.
Se
potesse
dedursi
,
come
spesa
,
la
pigione
,
perché
non
il
vitto
e
i
vestiti
e
il
teatro
e
i
viaggi
,
ecc
.
ecc
.
?
Tutti
i
redditi
si
ridurrebbero
a
zero
;
o
almeno
al
fisco
rimarrebbe
solo
da
tassare
il
risparmio
.
Ma
chi
confesserebbe
ancora
di
aver
fatto
un
risparmio
,
se
bastasse
dire
di
avere
speso
il
reddito
per
non
pagare
l
'
imposta
?
Sia
dunque
ben
chiaro
che
le
spese
sono
tutte
e
sole
quelle
sostenute
allo
scopo
di
ottenere
il
reddito
,
escluse
quelle
che
si
fanno
per
spenderlo
,
quando
lo
si
sia
già
ottenuto
.
Nove
decimi
di
contribuenti
,
quando
per
la
prima
volta
sono
chiamati
all
'
ufficio
delle
imposte
,
cadono
a
questo
proposito
in
equivoco
.
All
'
agente
-
chiamiamolo
ancora
così
,
sebbene
oggi
il
suo
vero
nome
sia
"
procuratore
alle
imposte
"
-
il
quale
gli
afferma
che
il
suo
reddito
è
,
ad
esempio
,
di
6000
lire
,
il
contribuente
replica
,
indignato
,
che
si
tratta
di
un
'
enormità
,
che
egli
non
si
è
mai
sognato
di
avere
un
tal
reddito
;
ed
eccolo
a
snocciolare
la
filza
delle
sue
"
spese
"
:
5000
lire
per
l
'
alloggio
,
l000
lire
al
mese
alla
moglie
per
la
casa
,
totale
12000
lire
all
'
anno
;
e
poi
medici
e
medicine
,
vestiti
,
carbone
,
qualche
piccola
scampagnata
.
Egli
non
se
la
può
cavare
con
meno
di
20
000
lire
all
'
anno
di
spesa
,
a
farla
stretta
stretta
.
Come
può
l
'
agente
asseverare
che
gli
restino
6000
lire
all
'
anno
di
reddito
?
L
'
agente
,
che
lo
aspettava
al
solito
notissimo
varco
,
non
ha
più
che
da
prendere
atto
della
confessione
spontanea
del
contribuente
:
se
questi
confessa
di
spendere
20000
lire
,
ciò
vuol
dire
che
le
aveva
guadagnate
.
Guardi
,
il
contribuente
,
come
egli
era
stato
prudente
e
onesto
nel
fissargli
un
reddito
di
sole
6000
lire
!
Complimenti
per
il
successo
del
negozio
,
che
gli
dà
20000
lire
all
'
anno
.
È
probabile
che
,
chi
è
cascato
una
volta
nell
'
equivoco
del
significato
della
parola
"
spesa
"
non
ci
caschi
una
seconda
.
Ma
è
un
equivoco
frequentissimo
per
i
principianti
.
2
)
Fa
d
'
uopo
che
la
spesa
non
sia
già
stata
detratta
.
Nelle
detrazioni
,
come
nei
redditi
,
non
bisogna
fare
il
bis
in
idem
.
Se
il
contribuente
,
negoziante
,
ha
già
detratto
il
fitto
del
negozio
quando
ha
concordato
il
reddito
commerciale
da
tassarsi
con
l
'
imposta
di
ricchezza
mobile
,
ed
ha
fissato
in
lire
30000
il
reddito
netto
del
negozio
,
non
potrà
dalle
30000
lire
dedurne
nuovamente
il
fitto
,
quando
compila
la
denuncia
per
la
complementare
.
Giova
osservare
che
i
redditi
singoli
già
tassati
dall
'
imposta
terreni
,
fabbricati
e
ricchezza
mobile
sono
già
netti
dalle
proprie
spese
di
produzione
;
ed
essendo
già
netti
,
bisogna
denunciarli
tali
e
quali
,
senza
purificarli
ulteriormente
.
Si
devono
e
possono
invece
detrarre
le
imposte
,
per
esempio
quella
di
ricchezza
mobile
,
pagate
su
quel
reddito
.
3
)
Finalmente
è
necessario
che
le
spese
ed
imposte
si
riferiscano
ai
redditi
denunciati
.
Riferendomi
all
'
articolo
precedente
,
dirò
che
nei
casi
in
cui
si
deve
denunciare
il
reddito
per
il
1925
,
bisognerà
detrarre
altresì
le
spese
e
tasse
pagabili
nello
stesso
anno
1925
,
e
non
quelle
pagate
nel
1924
.
Se
si
devono
invece
denunciare
i
redditi
del
1924
,
bisognerà
detrarre
le
imposte
pagate
nello
stesso
1924
.
Se
non
si
conoscono
ancora
tutte
le
imposte
pagabili
nel
1925
,
Si
faccia
riserva
di
rettifica
od
aggiunta
.
Alla
regola
dell
'
anno
,
fa
eccezione
soltanto
l
'
imposta
sul
patrimonio
.
In
via
di
legalità
pura
,
questa
non
si
sarebbe
dovuta
detrarre
affatto
,
perché
essa
non
si
riferisce
né
ai
redditi
del
1924
né
a
quelli
del
1925;
ma
al
patrimonio
esistente
al
1°
gennaio
1920
,
di
cui
avrebbe
dovuto
costituire
una
amputazione
per
una
volta
tanto
,
sia
pure
ripartibile
,
per
comodità
di
pagamento
,
in
dieci
o
venti
annualità
.
Altro
è
,
però
,
la
legalità
stretta
ed
altro
è
l
'
equità
.
Il
legislatore
volle
,
riflettendo
che
in
realtà
l
'
imposta
patrimoniale
è
pagata
sul
reddito
,
equamente
riconoscere
il
diritto
alla
detrazione
anche
di
essa
.
Il
contribuente
detragga
quindi
l
'
imposta
patrimoniale
,
la
quale
essendo
costante
,
non
importa
sia
quella
del
1924
o
del
1925
.
Se
la
tassazione
è
ancora
provvisoria
,
detraggasi
la
cifra
provvisoria
,
salvo
a
chiedere
un
supplemento
di
detrazione
quando
si
conosca
la
valutazione
definitiva
.
Il
contribuente
,
il
quale
abbia
effettuato
il
riscatto
della
patrimoniale
,
conserva
il
diritto
di
detrarre
per
tutto
il
resto
del
ventennio
o
del
decennio
l
'
importo
di
essa
,
che
avrebbe
dovuto
pagare
,
se
non
avesse
effettuato
il
riscatto
.
Badisi
,
non
l
'
importo
pagato
a
titolo
di
riscatto
,
ma
quello
che
avrebbe
pagato
se
il
riscatto
non
fosse
avvenuto
.
Chi
abbia
effettuato
(
non
semplicemente
richiesto
)
il
riscatto
entro
il
31
dicembre
1925
ha
inoltre
un
secondo
vantaggio
:
di
potere
detrarre
per
i
tre
anni
1925
,
1926
e
1927
dal
suo
reddito
complessivo
una
somma
corrispondente
al
2%
del
patrimonio
riscattato
.
Sono
due
vantaggi
cospicui
(
detrazione
dell
'
imposta
che
si
sarebbe
pagata
e
detrazione
del
2%
)
,
i
quali
dovrebbero
indurre
molti
contribuenti
ad
effettuare
il
riscatto
.
StampaQuotidiana ,
Quanto
più
la
guerra
procede
,
tanto
più
cresce
l
'
importanza
della
campagna
a
favore
dell
'
economia
iniziata
dai
più
autorevoli
giornali
inglesi
,
fatta
propria
dal
governo
di
quel
paese
,
ed
a
cui
anche
in
Italia
si
rivolge
oggi
il
consenso
crescente
dell
'
opinione
pubblica
.
Dall
'
osservanza
della
più
rigida
economia
ha
finora
tratto
gran
giovamento
sovratutto
la
Germania
,
la
quale
deve
ad
essa
se
ha
sentito
scarsamente
gli
effetti
del
blocco
alimentare
ordinato
ai
suoi
danni
dall
'
Inghilterra
;
il
pane
kappa
,
il
razionamento
della
popolazione
,
la
campagna
per
utilizzare
i
rifiuti
della
cucina
e
della
casa
recarono
notevole
vantaggio
alla
resistenza
economica
tedesca
contro
gli
alleati
.
E
poiché
le
risorse
economiche
non
sono
inesauribili
in
nessun
paese
,
neppure
in
Inghilterra
,
è
naturale
che
anche
lì
si
sia
ripetuto
il
grido
:
fate
economia
!
Dal
successo
di
questa
campagna
dipende
,
più
che
non
si
creda
,
la
capacità
di
resistenza
bellica
delle
nazioni
alleate
.
Se
l
'
Inghilterra
deve
mantenersi
in
grado
di
aiutare
finanziariamente
i
suoi
alleati
,
uopo
è
che
essa
riduca
al
minimo
i
suoi
acquisti
all
'
estero
a
scopo
di
consumo
ed
il
consumo
medesimo
delle
cose
prodotte
all
'
interno
;
così
da
diminuire
il
formidabile
e
crescente
sbilancio
commerciale
,
e
da
frenare
l
'
ascesa
del
cambio
,
che
anche
là
comincia
a
farsi
sentire
.
Da
un
calcolo
istituito
dal
signor
Hobson
nell
'
ultimo
numero
dell
'
«
Economic
Journal
»
risulta
che
nei
primi
nove
mesi
di
guerra
l
'
Inghilterra
dovette
vendere
circa
125
milioni
di
lire
sterline
(
3
miliardi
e
350
milioni
di
lire
nostre
)
di
titoli
stranieri
da
essa
posseduti
per
provvedere
allo
sbilancio
economico
causato
dalla
guerra
.
Se
non
si
pone
riparo
con
l
'
economia
agli
eccessivi
dispendi
,
arriverà
il
giorno
in
cui
le
vendite
dovranno
essere
aumentate
molto
al
di
là
di
questa
cifra
ed
il
mercato
nordamericano
sarà
incapace
di
assorbire
le
enormi
partite
di
titoli
venduti
.
Di
qui
il
fervore
con
cui
uomini
di
governo
,
giornalisti
,
propagandisti
vanno
inculcando
agli
inglesi
la
necessità
di
porre
un
freno
alle
loro
abitudini
spenderecce
.
È
un
appello
,
il
quale
deve
,
anche
fra
noi
,
essere
rivolto
a
tutte
le
classi
sociali
.
Alle
classi
alte
,
ricche
ed
agiate
in
primo
luogo
.
Non
si
lascino
esse
trarre
in
inganno
dal
pregiudizio
comunemente
diffuso
che
sia
loro
dovere
di
spendere
molto
per
dare
lavoro
alle
masse
operaie
.
Questo
dello
«
spendere
per
dare
lavoro
»
è
un
pregiudizio
erroneo
sempre
,
e
massimamente
in
tempo
di
guerra
.
Gli
economisti
non
affermano
che
gli
uomini
siano
meritevoli
di
lode
solo
quando
risparmiamo
e
siano
biasimevoli
sempre
quando
spendono
il
loro
reddito
.
Ognuno
impiega
i
propri
redditi
nel
modo
che
ritiene
più
opportuno
;
e
dal
punto
di
vista
economico
è
fuor
di
luogo
affermare
che
l
'
atto
del
risparmiare
sia
più
virtuoso
dell
'
atto
del
consumare
.
Per
raggiungere
il
fine
di
un
progresso
economico
generale
,
di
un
miglioramento
costante
nella
produzione
della
ricchezza
e
nel
tenor
di
vita
degli
uomini
,
è
necessario
che
sia
serbato
un
certo
equilibrio
fra
il
consumo
ed
il
risparmio
;
fa
d
'
uopo
che
,
per
risparmiare
denaro
,
non
si
riducano
gli
uomini
alla
macilenza
fisica
ed
alla
sordidezza
intellettuale
e
morale
;
e
d
'
altro
canto
non
si
consumi
tutto
il
reddito
in
godimenti
presenti
,
occorrendo
provvedere
all
'
avvenire
.
Queste
sono
verità
ovvie
;
ma
non
è
inutile
insistere
sul
punto
che
il
ricco
,
il
quale
spende
tutto
il
suo
reddito
e
forse
parte
del
suo
patrimonio
,
non
acquista
perciò
alcuna
maggiore
benemerenza
,
verso
i
poveri
,
di
colui
che
risparmia
.
Apparentemente
il
ricco
spendaccione
sembra
meritevole
di
maggiore
lode
dell
'
avaro
parsimonioso
;
ed
invero
egli
è
lodato
da
servitori
,
camerieri
,
cocchieri
,
negozianti
,
parassiti
,
come
colui
che
sa
spendere
i
propri
denari
a
beneficio
altrui
.
Costoro
guardano
con
disprezzo
al
ricco
avaro
che
tesaurizza
e
pone
in
serbo
i
suoi
denari
,
rifiutando
di
farne
partecipe
altrui
.
In
realtà
,
tutti
sanno
che
questa
è
solo
l
'
apparenza
delle
cose
.
Nel
mondo
moderno
,
in
cui
nessuno
tesaurizza
in
realtà
chi
usa
ancora
riporre
sottoterra
i
denari
messi
in
serbo
?
ma
tutti
risparmiano
,
risparmiare
vuoi
dire
portare
i
propri
denari
alla
banca
o
cassa
di
risparmio
o
comprare
titoli
o
fare
mutui
altrui
o
comprare
terre
o
case
.
E
poiché
banche
e
casse
di
risparmio
non
tengono
inutilizzati
i
depositi
,
ma
li
dànno
a
mutuo
ad
industriali
,
commercianti
,
comuni
bisognosi
di
compiere
opere
pubbliche
ecc
.
ecc
.
;
risparmiare
vuol
dire
fare
«
domanda
di
lavoro
»
altrettanto
e
forse
più
di
quanto
non
accada
consumando
.
Le
l000
lire
consumate
impiegano
gli
operai
che
tessono
panni
o
macinano
il
grano
:
ma
,
senza
le
l000
lire
risparmiate
,
industriali
tessitori
e
mugnai
non
avrebbero
potuto
fare
le
provviste
di
lana
o
di
frumento
,
o
comprare
le
macchine
senza
di
cui
il
lavoro
sarebbe
stato
impossibile
.
La
quale
verità
acquista
maggior
forza
in
tempo
di
guerra
.
Supponiamo
vi
sia
taluno
in
dubbio
se
gli
convenga
acquistare
un
'
automobile
ovvero
mettere
in
serbo
i
denari
per
la
sottoscrizione
di
cartelle
del
futuro
prestito
nazionale
.
Quali
sono
le
conseguenze
delle
due
diverse
maniere
di
agire
?
Dannose
alla
generalità
nel
primo
caso
,
utili
nel
secondo
.
Se
egli
acquista
l
'
automobile
,
avrà
la
scelta
fra
una
marca
nazionale
od
una
marca
estera
.
È
quasi
certo
che
egli
non
potrà
comperare
un
'
automobile
nazionale
,
tutta
la
produzione
interna
essendo
accaparrata
per
le
necessità
militari
.
Quando
vi
riescisse
,
sarebbe
a
danno
del
paese
;
il
quale
ha
interesse
che
tutti
gli
operai
ed
i
capitali
dell
'
industria
automobilistica
siano
impiegati
a
crescere
la
resistenza
contro
il
nemico
.
Egli
,
aumentando
la
domanda
di
maestranze
e
di
materiali
così
necessari
,
ne
aumenterebbe
il
prezzo
e
crescerebbe
quindi
il
costo
della
guerra
per
lo
stato
.
Né
meno
dannoso
all
'
interesse
nazionale
sarebbe
l
'
acquisto
dell
'
automobile
all
'
estero
.
Egli
dovrebbe
pagare
all
'
estero
10
o
20.000
lire
e
crescerebbe
d
'
altrettanto
il
debito
commerciale
dell
'
Italia
verso
l
'
estero
.
Colla
sua
azione
egli
:
1
)
impedirebbe
all
'
Italia
di
acquistare
frumento
o
munizioni
da
guerra
per
altrettante
somme
;
ovvero
2
)
provocando
una
nuova
domanda
di
divisa
estera
,
farebbe
crescere
l
'
aggio
dell
'
oro
sulla
cartamoneta
e
contribuirebbe
al
crescere
del
prezzo
dei
cereali
,
delle
carni
,
delle
lane
,
delle
munizioni
e
di
tutte
le
cose
le
quali
noi
dobbiamo
comperare
all
'
estero
.
L
'
azione
di
chi
compra
un
'
automobile
all
'
estero
,
come
di
chi
acquista
gemme
,
brillanti
,
pizzi
,
vestiti
,
stoffe
di
lusso
,
libri
,
di
cui
la
lettura
è
prorogabile
,
deve
dunque
essere
reputata
nociva
alla
patria
.
Osservazioni
simili
si
possono
fare
per
i
nuovi
impianti
industriali
,
edilizi
,
per
i
lavori
pubblici
prorogabili
e
non
ancora
iniziati
.
Crescono
,
per
queste
richieste
facilmente
prorogabili
,
i
prezzi
del
legname
,
del
ferro
,
del
cemento
e
di
molti
altri
materiali
,
di
cui
il
governo
ha
gran
bisogno
per
le
sue
occorrenze
militari
;
si
distolgono
gli
operai
dall
'
accorrere
a
quelle
fabbricazioni
di
panni
,
di
materiali
bellici
ed
a
quelle
colture
dei
campi
che
sono
necessarie
ed
urgenti
nel
momento
attuale
.
Colui
,
il
quale
rinuncia
all
'
acquisto
dell
'
automobile
od
a
qualunque
altra
spesa
,
anche
di
cibo
o
di
vestito
,
prorogabile
od
evitabile
,
compie
invece
opera
utile
al
paese
.
Il
suo
risparmio
,
consegnato
allo
stato
in
cambio
di
cartelle
del
prestito
nazionale
,
è
dallo
stato
impiegato
forse
ugualmente
nell
'
acquisto
di
automobili
o
nel
riattamento
di
strade
,
nell
'
ampliamento
di
stazioni
ferroviarie
o
nella
costruzione
di
ponti
o
di
tronchi
di
ferrovie
e
quindi
è
rivolto
a
richiesta
di
lavoro
nella
stessa
misura
che
s
'
egli
consumasse
quella
somma
.
Ma
le
automobili
,
le
stazioni
,
le
opere
pubbliche
compiute
o
comprate
dal
governo
servono
al
fine
pubblico
della
difesa
nazionale
e
non
al
fine
privato
di
un
godimento
personale
,
che
nel
momento
presente
è
dissolvitore
.
Né
è
minore
il
dovere
di
fare
economia
per
le
classi
più
numerose
.
Purtroppo
,
la
utilizzazione
delle
varie
sostanze
alimentari
è
imperfettissima
nelle
masse
operaie
.
Nelle
campagne
si
utilizzano
discretamente
i
rifiuti
con
l
'
allevamento
di
porci
,
di
conigli
,
di
volatili
da
cortile
;
ma
nelle
città
si
comincia
appena
adesso
a
comprendere
quali
vantaggi
si
potrebbero
ricavare
dall
'
allevamento
,
anche
in
piccole
proporzioni
,
di
conigli
per
la
produzione
della
carne
e
delle
pelli
.
Molta
strada
potrebbe
farsi
nelle
città
altresì
con
la
utilizzazione
orticola
di
tutti
gli
spazi
vacanti
,
delle
aree
fabbricabili
,
che
ora
non
dànno
alcun
frutto
a
nessuno
.
Del
pari
la
diffusione
di
opportune
regole
di
cucina
gioverebbe
ad
insegnare
alle
madri
di
famiglia
operaie
la
possibilità
di
trarre
partito
da
molte
sostanze
alimentari
ora
malamente
cucinate
e
di
utilizzare
gran
parte
di
quelli
che
sono
considerati
rifiuti
.
Si
pensi
che
ogni
chilogrammo
di
farina
o
di
carne
consumato
in
meno
o
meglio
utilizzato
è
un
minor
debito
del
paese
,
è
un
prolungamento
della
nostra
capacità
di
resistenza
militare
!
Anche
nelle
file
dell
'
esercito
combattente
la
campagna
per
l
'
economia
potrebbe
essere
feconda
di
utili
risultati
.
Da
lettere
ricevute
ho
ricavato
l
'
impressione
che
la
razione
di
pane
e
di
carne
assegnata
ai
soldati
nella
zona
di
guerra
sia
in
molti
casi
individuali
esuberante
.
Da
un
punto
di
vista
generale
è
bene
far
così
:
ma
ad
evitare
sprechi
costosi
,
sarebbe
saggio
consiglio
promuovere
tra
i
soldati
l
'
economia
,
incoraggiando
con
opportuni
riacquisti
l
'
utilizzazione
delle
razioni
rimaste
da
consumare
.
Il
ritorno
della
pace
sarà
accompagnato
da
uno
stato
di
prosperità
economica
solo
se
durante
la
guerra
si
sarà
diffusa
ed
accentuata
l
'
abitudine
della
economia
e
del
risparmio
.
Ho
già
altra
volta
notato
come
,
in
tutti
i
paesi
belligeranti
,
la
guerra
abbia
dato
luogo
a
fenomeni
di
apparente
prosperità
economica
,
dai
quali
importa
non
lasciarsi
suggestionare
.
Una
parte
invero
del
capitale
già
risparmiato
viene
ora
mutuata
allo
stato
,
il
quale
la
spende
di
giorno
in
giorno
per
la
condotta
della
guerra
e
la
converte
così
in
reddito
dei
suoi
ufficiali
,
dei
suoi
soldati
,
dei
suoi
fornitori
,
dei
suoi
creditori
.
Ciò
che
era
capitale
si
trasforma
in
reddito
;
e
cresce
così
la
quantità
delle
cose
che
gli
uomini
ritengono
di
potere
spendere
.
Guai
a
ritenere
che
sul
serio
i
redditi
sieno
aumentati
permanentemente
e
sia
aumentata
la
spesa
che
gli
uomini
possono
fare
senza
pregiudizio
del
loro
patrimonio
!
Finita
la
guerra
e
finite
le
spese
straordinarie
dello
stato
,
i
redditi
torneranno
ad
essere
quelli
di
prima
.
Anzi
saranno
minori
,
perché
fu
consumata
una
parte
del
capitale
che
era
stato
precedentemente
risparmiato
e
questa
parte
non
può
più
essere
impiegata
alla
produzione
di
nuove
ricchezze
.
Fa
d
'
uopo
perciò
,
se
non
si
vuole
che
il
benessere
generale
scemi
al
ritorno
della
pace
,
che
durante
la
guerra
si
cerchi
di
fare
la
maggiore
economia
possibile
,
in
guisa
da
ricostituire
i
risparmi
distrutti
per
la
condotta
della
guerra
.
Supponiamo
che
la
guerra
costi
all
'
Italia
6
miliardi
di
lire
.
Una
parte
di
questi
6
miliardi
sarà
coperta
con
i
redditi
dell
'
anno
,
i
quali
,
invece
di
alimentare
operai
,
contadini
,
redditieri
,
alimenteranno
soldati
,
ufficiali
,
lavoratori
nelle
fabbriche
di
munizioni
.
Una
parte
sarà
prelevata
però
sul
capitale
già
esistente
;
ed
è
questa
parte
che
occorre
ricostituire
con
nuovo
risparmio
,
affinché
alla
fine
della
guerra
le
banche
e
le
casse
di
risparmio
non
si
trovino
nella
impossibilità
di
soddisfare
le
richieste
degli
industriali
,
commercianti
,
agricoltori
bisognosi
di
capitale
circolante
.
Per
fortuna
,
il
rialzo
nel
saggio
dell
'
interesse
,
cagionato
dalle
fortissime
richieste
di
somme
a
mutuo
da
parte
degli
stati
belligeranti
,
incoraggia
a
risparmiare
di
più
.
Non
forse
tutti
i
risparmiatori
,
ma
certamente
parecchi
di
essi
sono
maggiormente
spinti
a
risparmiare
quando
sperano
di
ottenere
un
interesse
del
5%
,
piuttostoché
solo
del
3,50%
.
È
questa
una
delle
principali
ragioni
per
cui
i
mali
cagionati
dalle
guerre
del
passato
si
sono
curati
più
rapidamente
di
quanto
non
prevedessero
i
pessimisti
.
Nel
mondo
economico
molte
malattie
provocano
il
proprio
rimedio
.
Grazie
al
rialzo
del
saggio
dell
'
interesse
,
il
risparmio
,
invece
di
limitarsi
ad
un
miliardo
all
'
anno
,
cresce
ad
uno
e
mezzo
e
forse
due
;
sicché
in
breve
volgere
di
anni
le
ferite
della
guerra
sono
rimarginate
.
Gli
uomini
si
sono
stretti
un
po
'
la
cintola
,
hanno
cambiato
meno
frequentemente
vestiti
e
calzari
,
si
sono
divertiti
di
meno
ed
hanno
risparmiato
di
più
.
Il
ritorno
ad
abitudini
più
frugali
di
vita
non
deve
però
essere
considerato
soltanto
una
«
dolorosa
»
necessità
.
Sotto
molti
rispetti
esso
è
un
beneficio
economico
e
morale
.
Importa
persuaderci
che
,
risparmiando
,
noi
non
compiamo
solo
un
atto
necessario
ed
economicamente
vantaggioso
.
Così
operando
,
noi
adempiamo
ad
un
dovere
verso
la
patria
e
contribuiamo
al
perfezionamento
morale
delle
future
generazioni
.
StampaQuotidiana ,
Ora
che
la
guerra
è
cominciata
,
diventa
concreto
il
problema
,
che
,
già
presente
agli
italiani
,
non
ancora
doveva
essere
risoluto
senza
indugio
:
come
ci
dobbiamo
comportare
nelle
faccende
ordinarie
della
nostra
vita
materiale
ed
economica
?
Una
formula
ebbe
grande
voga
in
Inghilterra
nei
primi
otto
o
nove
mesi
della
guerra
:
operate
e
vivete
come
se
la
guerra
non
fosse
;
attendete
tranquillamente
ai
lavori
vostri
e
continuate
serenamente
nel
vostro
genere
ordinario
di
vita
e
di
spese
,
senza
preoccuparvi
della
guerra
.
In
tal
modo
voi
servirete
il
vostro
paese
;
il
quale
ha
d
'
uopo
che
il
meccanismo
della
vita
economica
funzioni
regolarmente
e
senza
scosse
,
che
la
terra
seguiti
a
fruttificare
,
che
le
industrie
lavorino
in
pieno
,
che
il
traffico
segua
le
sue
vie
,
e
che
il
popolo
non
sia
malcontento
per
la
disoccupazione
.
L
'
esperienza
dei
primi
nove
mesi
di
guerra
ha
dimostrato
che
la
formula
,
sebbene
contenesse
una
parte
di
verità
,
non
era
compiuta
e
poteva
diventare
pericolosa
.
Nell
'
Inghilterra
stessa
,
l
'
opinione
pubblica
ha
dovuto
persuadersi
che
la
vita
ordinaria
della
popolazione
doveva
mutare
per
adattarsi
alle
necessità
urgenti
e
pressanti
della
guerra
;
e
che
un
non
piccolo
coefficiente
di
vittoria
stava
appunto
nella
capacità
del
popolo
di
adattarsi
alle
mutate
condizioni
ed
esigenze
della
vita
in
tempo
di
guerra
.
Sì
,
fa
d
'
uopo
che
ognuno
,
il
quale
non
sia
chiamato
sotto
le
armi
,
continui
a
lavorare
nel
suo
mestiere
e
nella
sua
professione
;
e
questo
è
certo
il
miglior
modo
per
servire
il
paese
.
Gli
industriali
,
i
commercianti
,
i
professionisti
,
gli
agricoltori
che
attenderanno
con
la
consueta
cura
ai
propri
lavori
e
negozi
,
contribuiranno
a
far
funzionare
senza
scosse
il
meccanismo
della
vita
del
paese
;
e
daranno
opera
alla
vittoria
;
meglio
che
non
abbandonando
il
proprio
mestiere
ed
offrendo
la
propria
collaborazione
a
servizi
bellici
,
od
ausiliari
,
a
cui
possono
essere
disadatti
.
Lavorare
come
prima
tanto
meglio
si
può
,
in
quanto
il
governo
,
fin
dal
primo
momento
,
ha
veduto
che
importava
dare
opera
a
promuovere
il
proseguimento
regolare
della
vita
economica
.
Niente
moratoria
,
la
quale
avrebbe
perturbato
grandemente
gli
affari
e
gettato
il
seme
del
dubbio
e
dell
'
incertezza
;
bensì
larghe
anticipazioni
a
banche
ed
a
consorzi
per
consentire
loro
di
effettuare
rimborsi
e
di
concedere
prestiti
su
titoli
e
su
merci
.
Rassicurati
e
fiduciosi
,
gli
industriali
,
i
commercianti
e
gli
agricoltori
,
non
debbono
sostare
neppure
un
giorno
dalle
consuete
faccende
e
dai
lavori
ordinari
.
Ma
lavorare
come
prima
non
basta
.
Bisogna
lavorare
meglio
e
più
di
prima
.
In
un
momento
in
cui
milioni
di
uomini
robusti
e
giovani
sono
chiamati
a
difendere
il
paese
,
occorre
che
il
vuoto
lasciato
dalla
loro
chiamata
sotto
le
bandiere
non
sia
avvertito
.
I
comitati
di
preparazione
che
sono
sorti
in
tante
città
e
si
stanno
costituendo
nelle
campagne
fanno
e
faranno
opera
benemerita
se
contribuiranno
a
far
penetrare
nella
mente
e
nel
cuore
di
tutti
gli
italiani
il
convincimento
che
ognuno
deve
lavorare
meglio
e
più
di
prima
.
Ognuno
stia
al
suo
posto
;
ma
dia
opera
con
raddoppiato
zelo
al
lavoro
di
tutti
i
giorni
.
Il
contadino
sappia
che
se
,
coll
'
aiuto
delle
donne
,
dei
ragazzi
,
dei
vecchi
di
casa
sua
,
riuscirà
,
in
assenza
del
figlio
soldato
,
a
portare
in
salvo
il
fieno
e
le
messi
,
a
curare
le
viti
,
ad
allevare
il
bestiame
,
egli
si
sarà
reso
benemerito
della
patria
.
L
'
impiegato
pensi
che
le
pratiche
d
'
ufficio
debbono
ora
essere
definite
ancor
più
rapidamente
di
prima
,
sebbene
parecchi
suoi
colleghi
siano
stati
richiamati
.
Volendo
,
è
sempre
possibile
far
in
modo
che
il
lavoro
sia
sbrigato
:
si
viene
più
presto
in
ufficio
,
si
va
via
più
tardi
e
non
si
pensa
ad
altro
che
al
lavoro
che
deve
essere
fatto
.
Né
si
chiedano
compensi
per
ore
straordinarie
.
L
'
operaio
sappia
che
il
successo
della
nobile
e
dura
impresa
nazionale
dipende
anche
dalla
diligenza
del
suo
lavoro
,
dall
'
essere
egli
pronto
a
sacrificare
ogni
svago
,
e
talvolta
a
rinunciare
alla
domenica
,
pur
che
il
lavoro
si
faccia
.
Lavorare
come
prima
non
sempre
però
è
possibile
.
Vi
sono
industrie
,
di
cui
lo
smercio
diminuisce
o
cessa
in
tempo
di
guerra
.
Sono
le
industrie
di
lusso
,
quelle
le
quali
lavorano
per
le
cose
non
indispensabili
all
'
esistenza
.
Sarebbe
strano
che
lo
stato
,
mentre
deve
rivolgere
i
suoi
sforzi
più
intensi
alla
condotta
della
guerra
,
disperdesse
i
suoi
mezzi
finanziari
nella
medesima
quantità
,
ad
esempio
,
di
lavori
pubblici
di
prima
.
Gli
operai
e
gli
industriali
addetti
a
questi
lavori
chieggano
che
sia
fatto
ogni
sforzo
affinché
sia
impedita
la
loro
disoccupazione
;
ma
si
rassegnino
a
mutare
genere
e
località
di
lavoro
.
I
servizi
ausiliari
della
guerra
,
le
officine
di
armamento
e
di
riparazione
,
le
fabbriche
di
forniture
militari
avranno
tali
urgenze
di
lavoro
che
i
disoccupati
potranno
facilmente
trovar
lavoro
.
Occorre
che
essi
si
adattino
a
compiere
quei
lavori
che
sono
necessari
e
non
si
agitino
per
ottenere
la
prosecuzione
di
opere
utilissime
in
tempo
di
pace
,
ma
prorogabili
in
tempo
di
guerra
.
La
guerra
ha
messo
forzatamente
in
vacanze
molti
professori
e
ridurrà
molto
il
lavoro
dei
professionisti
.
Già
si
sono
costituiti
comitati
di
questi
«
intellettuali
»
per
avvisare
ai
mezzi
di
scrivere
opuscoli
,
fogli
volanti
,
di
tenere
letture
e
fare
propaganda
per
innalzare
il
tono
e
lo
spirito
di
sacrificio
del
paese
.
Molte
cose
utili
si
possono
fare
in
questo
campo
,
purché
non
si
faccia
della
rettorica
:
spiegare
ai
soldati
perché
essi
sono
chiamati
a
combattere
,
quali
sono
le
regole
igieniche
che
devono
osservare
per
non
cadere
vittime
di
malattie
evitabili
,
organizzare
invii
di
giornali
e
di
libri
ai
soldati
nelle
trincee
.
L
'
esperienza
fatta
da
ambe
le
parti
nelle
trincee
di
Francia
e
del
Belgio
ha
dimostrato
che
i
soldati
sono
avidissimi
di
letture
e
di
quanto
possa
ricordare
loro
i
parenti
,
gli
amici
ed
i
cittadini
della
patria
per
cui
combattono
.
Sì
,
fa
d
'
uopo
che
ognuno
continui
a
spendere
quanto
spendeva
prima
.
Ma
non
come
prima
.
Sarebbe
un
delitto
verso
la
patria
.
Non
forse
la
guerra
ha
dimostrato
la
necessità
di
sopprimere
o
di
ridurre
al
minimo
il
consumo
di
bevande
alcooliche
?
A
tacer
della
Russia
,
che
ha
dato
al
mondo
il
magnifico
esempio
di
un
governo
il
quale
rinuncia
ad
un
'
entrata
netta
di
forse
1
miliardo
e
800
milioni
di
lire
,
pur
di
sopprimere
il
flagello
dell
'
alcoolismo
;
dappertutto
,
in
Germania
,
in
Francia
,
in
Inghilterra
i
governi
hanno
fatto
sforzi
perseveranti
per
ridurre
il
consumo
delle
bevande
alcooliche
.
E
come
delle
bevande
,
così
sarebbe
necessario
ridurre
il
consumo
di
tutto
ciò
che
non
è
necessario
per
l
'
esistenza
.
Ognuno
giudichi
e
valuti
per
conto
suo
le
necessità
della
vita
.
Ma
chi
spendeva
100
,
rifletta
che
egli
ha
il
dovere
di
ridurre
la
spesa
,
quando
lo
possa
fare
senza
detrimento
della
sua
salute
fisica
,
a
90
ad
80
a
70
per
consacrare
il
risparmio
a
spese
pubbliche
.
La
spesa
più
urgente
che
oggi
ogni
cittadino
consapevole
deve
fare
è
quella
dell
'
imposta
.
Pagare
puntualmente
le
imposte
dovute
vuol
dire
soddisfare
oggi
ad
una
spesa
altrettanto
urgente
come
quella
del
pane
o
della
minestra
e
certamente
più
urgente
di
quella
da
farsi
per
un
vestito
nuovo
,
od
una
scampagnata
domenicale
o
per
la
villeggiatura
.
Chi
può
,
rinunci
quest
'
anno
alla
villeggiatura
;
e
si
dia
dattorno
per
fare
qualche
cosa
lungo
i
mesi
estivi
.
Talvolta
,
il
modo
migliore
di
rendersi
utile
sarà
di
attendere
alla
sorveglianza
dei
lavori
di
campagna
,
quando
fattori
e
contadini
siano
sotto
le
armi
.
In
tal
caso
,
quando
la
collaborazione
agricola
sia
una
cosa
seria
,
anche
la
villeggiatura
potrà
moralmente
essere
spiegata
.
Altrimenti
sarebbe
una
spesa
deplorevole
e
dannosa
.
Tutto
il
margine
di
risparmio
ottenuto
sulle
spese
sia
dato
allo
stato
.
Le
guerre
costano
;
e
costerà
gravi
sacrifici
di
uomini
e
di
denari
anche
questa
nostra
guerra
per
la
liberazione
d
'
Italia
.
Un
prestito
sarà
necessario
per
somma
grandiosa
.
Tutti
devono
sottoscrivere
,
anche
con
piccole
quote
;
e
tutti
devono
fare
ogni
sforzo
affinché
nella
spesa
dell
'
anno
entri
l
'
acquisto
di
qualche
cartella
del
nuovo
prestito
nazionale
.
Nel
suo
ultimo
discorso
sul
bilancio
,
il
signor
Lloyd
George
disse
che
quest
'
anno
gli
inglesi
devono
risparmiare
il
doppio
degli
anni
scorsi
:
800
milioni
di
lire
sterline
invece
di
400;
20
miliardi
invece
di
10
miliardi
di
lire
italiane
.
Così
dovrà
avvenire
,
mutate
le
cifre
,
anche
in
Italia
.
Resecate
le
altre
spese
;
ma
tenetevi
pronti
a
dare
allo
stato
quanto
più
potrete
!
È
in
gioco
la
ragione
più
alta
della
nostra
vita
,
e
della
vita
dei
nostri
figli
e
nepoti
;
ed
in
confronto
a
ciò
,
appaiono
ben
piccola
cosa
le
rinunce
a
qualche
godimento
materiale
od
intellettuale
!
Né
si
tema
,
così
operando
,
di
favorire
la
disoccupazione
.
Senza
volere
fare
discussioni
troppo
precise
e
minute
,
è
chiaro
che
tutto
ciò
che
noi
forniremo
allo
stato
a
titolo
di
imposta
o
di
prestito
si
convertirà
immediatamente
in
domanda
di
merci
e
di
prodotti
utili
all
'
esercito
e
quindi
in
domanda
di
lavoro
.
Dopo
,
ritorneremo
ad
impiegare
i
nostri
mezzi
,
gli
uni
nello
spendere
,
gli
altri
nel
migliorare
terre
o
fabbricare
case
.
Per
ora
,
tutti
gli
italiani
debbono
rinunciare
a
qualunque
altra
meta
che
non
sia
la
difesa
della
patria
comune
.
Così
hanno
fatto
,
è
d
'
uopo
dirlo
anche
ora
,
i
tedeschi
;
e
ciò
ridonda
a
loro
grande
onore
.
Così
dobbiamo
fare
pure
noi
,
se
vogliamo
dimostrare
al
mondo
che
la
nostra
causa
è
giusta
.
Una
meta
così
alta
,
come
il
compimento
della
unità
d
'
Italia
,
non
si
tocca
senza
dolore
e
sacrificio
.
Affrontiamoli
con
cuore
saldo
e
coi
nervi
tranquilli
;
e
la
meta
sarà
raggiunta
.
Se
avremo
fiducia
in
noi
stessi
,
la
battaglia
sarà
vinta
;
e
sia
fiducia
senza
jattanza
,
austera
e
piena
.
StampaQuotidiana ,
Gli
ultimi
,
come
i
precedenti
,
provvedimenti
finanziari
hanno
avuto
in
generale
una
buona
stampa
e
soltanto
qua
e
là
si
sono
elevate
alcune
voci
contro
l
'
errore
che
avrebbe
commesso
il
governo
,
tassando
con
eccessiva
mitezza
gli
extraprofitti
degli
industriali
e
con
grande
durezza
il
sale
del
povero
.
A
questo
punto
conviene
che
si
metta
ben
chiaro
il
problema
.
Premetto
che
faccio
astrazione
dalle
imposte
che
si
dovrebbero
mettere
per
motivi
«
morali
»
,
per
ossequio
alle
«
nuove
»
idee
«
sociali
»
e
via
dicendo
.
Tutte
queste
,
finanziariamente
,
sono
pure
«
parole
»
gettate
al
vento
.
Da
esse
non
si
cava
fuori
una
lira
e
neppure
un
soldo
.
Il
problema
finanziario
che
si
deve
risolvere
dai
paesi
belligeranti
è
il
seguente
:
come
ottenere
nuove
entrate
per
somme
variabili
,
nell
'
ipotesi
che
la
guerra
finisca
entro
il
1916
,
da
forse
700
milioni
di
lire
(
ed
è
probabilmente
il
caso
dell
'
Italia
,
compresi
i
maggiori
tributi
già
stabiliti
,
il
cui
reddito
complessivamente
si
può
valutare
in
260
milioni
)
a
34
miliardi
di
lire
all
'
anno
,
come
è
il
caso
dei
maggiori
tra
i
paesi
in
lotta
?
E
,
badisi
,
devono
essere
centinaia
di
milioni
e
miliardi
di
lire
effettive
,
non
di
«
parole
»
.
Non
deve
trattarsi
di
imposte
del
genere
di
quelle
«
morali
»
,
«
democratiche
»
,
«
sociali
»
,
che
il
signor
Lloyd
George
fece
approvare
col
famoso
bilancio
del
1909
,
che
fu
l
'
origine
della
rovina
della
Camera
dei
lordi
,
ed
il
cui
unico
costrutto
sino
al
31
marzo
1914
fu
di
aver
costato
circa
55
milioni
di
lire
italiane
e
di
aver
reso
poco
più
di
15
milioni
di
lire
.
No
;
da
questo
genere
di
imposte
nessun
aiuto
sostanziale
può
venire
ai
tesori
affamati
.
Né
si
può
sperare
somme
sostanzialmente
apprezzabili
dalle
imposte
sui
profitti
di
guerra
che
a
gara
vanno
sorgendo
in
Inghilterra
,
Francia
,
Italia
,
Germania
.
Ho
già
spiegato
come
il
frutto
più
sostanziale
che
si
può
sperare
da
questa
imposta
in
Italia
non
sia
un
suo
provento
reale
vero
e
proprio
,
ma
la
possibilità
di
benefici
duraturi
derivanti
da
alcune
apparentemente
piccole
riforme
,
che
accortamente
l
'
on
.
Daneo
colse
l
'
occasione
presente
di
introdurre
nell
'
organismo
della
ordinaria
imposta
di
ricchezza
mobile
.
L
'
imposta
sui
profitti
di
guerra
la
possiamo
concepire
costrutta
in
tre
sole
maniere
:
I
)
Quella
proposta
dal
comm
.
Bocca
,
presidente
della
Camera
di
commercio
di
Torino
,
di
una
percentuale
ad
esempio
del
5%
,
sull
'
ammontare
lordo
delle
forniture
fatte
allo
stato
.
Ignoro
se
il
metodo
possa
andar
bene
per
l
'
industria
del
cuoio
,
di
cui
il
Bocca
è
cospicuo
rappresentante
.
Ma
è
cosa
certissima
che
il
metodo
da
lui
proposto
è
:
sperequato
perché
vi
sono
forniture
su
cui
si
guadagna
il
10
,
il
15
od
il
20%
e
su
cui
l
'
imposta
del
5%
potrebbe
essere
pagata
,
e
vi
sono
forniture
in
cui
il
margine
di
guadagno
è
inferiore
al
5%
,
e
può
ridursi
pur
con
molto
lucro
del
fornitore
al
0,50%
.
Come
pagare
in
tal
caso
un
balzello
del
5%
?
Ed
è
metodo
altresì
di
impossibile
applicazione
ai
guadagni
non
derivanti
da
forniture
fatte
allo
stato
;
e
quindi
è
metodo
che
imbroglierebbe
stranamente
i
conti
,
perché
imporrebbe
,
per
ogni
azienda
,
la
tenuta
di
due
contabilità
,
una
per
le
forniture
e
l
'
altra
per
gli
altri
guadagni
.
Cosa
impossibile
e
che
metterebbe
la
finanza
di
fronte
a
problemi
inesplicabili
ed
insormontabili
.
Finalmente
,
fa
d
'
uopo
notare
che
una
imposta
di
questo
genere
esisteva
già
,
sotto
il
nome
di
diritto
di
registro
dell'1,35%
sul
valore
dei
contratti
conchiusi
dallo
stato
.
Fu
abolita
,
in
seguito
alle
lagnanze
dei
fornitori
,
con
la
legge
°
aprile
1915;
ma
è
stata
ripristinata
con
l
'
allegato
5°
agli
ultimissimi
provvedimenti
finanziari
.
Questa
tassa
era
e
rimane
dell'I,35%
del
valore
della
fornitura
.
Che
non
è
piccola
cosa
e
va
in
aggiunta
all
'
imposta
sugli
extraprofitti
di
guerra
.
Mi
sia
lecito
però
osservare
che
il
solo
effetto
suo
era
prima
di
indurre
gli
industriali
ad
aumentare
,
arrotondando
la
cifra
,
del
2%
i
preventivi
delle
forniture
.
Auguriamoci
,
pur
con
molto
scetticismo
,
come
farebbero
a
pagare
quelli
che
guadagnano
meno
dell'1,35%
?
che
ciò
non
abbia
più
ad
accadere
in
avvenire
,
e
che
non
si
tratti
di
una
pura
partita
di
giro
.
2
)
Quella
proposta
da
taluni
i
quali
vorrebbero
che
l
'
imposta
assorbisse
il
100%
dei
profitti
di
guerra
,
in
guisa
che
,
dopo
la
guerra
,
nessun
italiano
dovesse
essere
più
ricco
di
prima
.
Io
non
giudico
il
concetto
dal
punto
di
vista
politico
-
sociale
.
Ed
ammetto
volentieri
che
questa
imposta
del
100%
sarebbe
efficace
e
reale
.
I
contribuenti
,
salvo
la
frode
,
non
avrebbero
alcun
mezzo
per
sfuggirvi
.
Ma
a
che
prezzo
?
Finché
gli
uomini
sono
fatti
nel
modo
che
tutti
conosciamo
,
e
che
non
è
in
potere
di
alcuno
di
mutare
,
un
'
imposta
siffatta
avrebbe
un
unico
effetto
:
di
togliere
ogni
stimolo
agli
industriali
di
produrre
un
paio
di
scarpe
,
un
metro
di
stoffa
,
un
pacco
di
munizioni
di
più
di
quello
che
producevano
prima
della
guerra
.
Ottenuto
il
guadagno
di
prima
,
nessuno
avrebbe
interesse
ad
andare
più
in
là
.
Nessuna
imposta
sarebbe
,
più
di
questa
,
utile
al
nemico
.
Chi
avanzò
una
tesi
simile
certamente
non
pose
mente
a
questa
logica
conseguenza
della
sua
proposta
.
Ma
sarebbe
conseguenza
certa
,
ineluttabile
.
3
)
Quella
attuata
dal
ministro
Daneo
;
forse
con
qualche
maggiore
gravezza
di
aliquote
.
Di
essa
questo
si
può
dire
di
probabilmente
sicuro
:
che
quanto
più
cresce
la
gravezza
delle
aliquote
,
tanto
minore
è
il
provento
netto
ottenuto
dal
tesoro
.
Una
imposta
tenue
può
darsi
cada
solo
sulla
porzione
dei
profitti
aventi
carattere
di
monopolio
e
quindi
può
darsi
rimanga
sui
colpiti
e
da
essi
non
possa
essere
trasferita
sul
cliente
,
che
nel
caso
nostro
è
il
ministero
della
guerra
.
Quanto
più
invece
cresce
l
'
aliquota
,
tanto
più
è
probabile
che
essa
cada
anche
sulla
quota
normale
dei
profitti
(
di
guerra
bensì
,
ma
normali
,
dato
l
'
aumentato
saggio
di
interesse
e
di
rischio
)
e
che
li
colpisca
in
modo
speciale
di
fronte
agli
altri
profitti
.
Qui
non
è
il
luogo
di
ripetere
i
lunghi
discorsi
che
in
proposito
si
possono
leggere
nei
libri
degli
economisti
;
basti
dire
che
i
due
caratteri
,
della
gravezza
su
profitti
non
di
monopolio
,
e
delle
specialità
sono
,
tra
tutti
,
i
caratteri
che
maggiormente
facilitano
la
traslazione
dell
'
imposta
sul
cliente
,
ossia
sullo
stato
.
Se
il
ministro
Daneo
non
voleva
creare
una
imposta
-
comparsa
,
se
voleva
evitare
di
istituire
una
partita
di
giro
,
doveva
necessariamente
tenersi
moderato
nelle
aliquote
.
Le
quali
del
resto
,
giungendo
al
41,50%
paiono
alte
;
ed
in
quanto
sono
alte
poco
renderanno
sul
serio
al
fisco
.
Il
reddito
vero
,
netto
,
sostanziale
si
avrà
sovratutto
dalla
revisione
straordinaria
dell
'
imposta
di
ricchezza
mobile
e
dall
'
applicazione
dell
'
aliquota
ordinaria
dell'11,50%
.
Affermano
ancora
i
critici
che
il
governo
ha
fatto
male
ad
aumentare
di
10
centesimi
al
chilogrammo
il
prezzo
del
sale
.
Ciò
è
anti
-
democratico
.
Io
non
so
che
cosa
significhi
questa
parola
in
materia
di
imposte
;
ma
posso
andare
d
'
accordo
con
i
critici
nel
ritenere
che
trattasi
di
imposta
condannabile
,
perché
grava
in
modo
sperequato
sui
contribuenti
,
a
parità
di
reddito
.
Dopo
aver
fatto
questa
dichiarazione
,
debbo
subito
aggiungere
che
la
colpa
dell
'
aumento
del
prezzo
del
sale
non
è
del
governo
;
ma
di
quei
numerosissimi
quasi
tutti
industriali
,
commercianti
,
proprietari
agricoli
,
fittavoli
che
trascurano
di
denunciare
nome
e
cognome
e
salario
di
quei
loro
dipendenti
impiegati
,
operai
,
lavoratori
in
genere
che
guadagnano
almeno
lire
3,50
al
giorno
;
è
di
quei
lavoratori
che
,
avendone
essi
direttamente
in
altri
casi
per
legge
l
'
obbligo
,
non
fanno
la
dichiarazione
dovuta
.
È
di
quei
contribuenti
in
genere
che
,
trovandosi
più
in
su
della
scala
sociale
,
imitano
col
silenzio
o
col
parziale
occultamento
l
'
esempio
di
coloro
che
si
trovano
più
in
giù
.
Non
giova
declamare
contro
i
ricchi
ed
invocare
il
30
,
11
40
,
il
50%
e
più
contro
i
loro
redditi
.
Nessuno
stato
è
mai
vissuto
contro
le
sole
imposte
sui
ricchi
.
È
utile
che
i
ricchi
paghino
di
persona
e
di
denaro
:
e
paghino
più
degli
altri
.
Ma
non
bisogna
farsi
illusioni
.
Le
imposte
sui
ricchi
possono
rendere
,
anche
se
seriamente
e
correttamente
accertate
e
pagate
,
le
unità
e
le
decine
di
milioni
.
Ora
occorrono
invece
le
centinaia
di
milioni
.
E
,
come
dice
il
signor
T
.
Gibson
Bowles
,
forse
il
migliore
conoscitore
e
critico
del
bilancio
inglese
,
nell
'
ultimo
numero
della
«
Candid
Quarterly
Review
»
:
«
Ogni
cancelliere
dello
scacchiere
,
il
quale
abbia
saputo
qualche
cosa
del
suo
mestiere
,
seppe
bene
che
,
se
egli
doveva
riempire
la
rete
della
sua
imposta
sul
reddito
,
doveva
fare
la
maglia
abbastanza
piccola
da
poter
pescare
i
molto
piccoli
,
al
pari
dei
pochi
grossi
pesci
»
.
Finché
in
Italia
i
pesci
grossi
cercheranno
,
quando
vi
riescono
,
di
sottrarre
agli
accertamenti
parte
dei
loro
redditi
;
fino
a
quando
i
pesci
medi
imiteranno
,
con
discreto
successo
,
il
loro
esempio
;
e
fino
a
quando
i
pesci
piccoli
rimarranno
quasi
completamente
fuori
delle
maglie
della
rete
dell
'
imposta
di
ricchezza
mobile
;
fino
a
che
tutto
ciò
non
sarà
cambiato
,
il
ministro
del
tesoro
,
che
ha
bisogno
di
denari
contanti
e
non
di
parole
,
dovrà
raccomandarsi
al
ministro
delle
finanze
affinché
questi
applichi
o
cresca
imposte
produttive
.
Abbiamo
avuto
ora
l
'
imposta
sul
sale
:
ma
,
se
i
contribuenti
non
si
emendano
necessariamente
vedremo
imposte
anche
peggiori
.
La
salute
sta
in
noi
,
non
nei
governi
.
Se
i
contribuenti
chiedessero
:
1
)
l
'
obbligatorietà
della
dichiarazione
giurata
di
tutto
il
complesso
e
delle
singole
partite
del
proprio
reddito
:
con
penalità
di
multe
e
reclusione
comminate
ed
eseguite
a
carico
degli
spergiuri
;
e
con
la
maggiore
pena
del
disprezzo
dell
'
opinione
pubblica
verso
i
frodatori
;
2
)
l
'
obbligatorietà
per
tutti
i
contribuenti
non
analfabeti
della
tenuta
dei
libri
di
entrata
ed
uscita
;
ed
inoltre
dei
libri
-
giornale
per
tutti
i
commercianti
,
industriali
e
professionisti
;
con
severe
penalità
per
i
contravventori
,
e
con
opportune
garanzie
di
segreto
per
coloro
a
cui
recasse
danno
far
conoscere
al
pubblico
i
fatti
ed
i
redditi
propri
;
3
)
la
abolizione
delle
attuali
commissioni
delle
imposte
dirette
,
presiedute
e
composte
di
delegati
dei
prefetti
,
dei
consigli
provinciali
e
comunali
,
ossia
composte
di
persone
soggette
ad
ogni
influenza
politica
e
controllate
da
poverelli
agenti
delle
imposte
,
mobili
quali
frasche
al
vento
,
trasferibili
da
luogo
a
luogo
,
promovibili
senza
regole
fisse
;
4
)
la
sostituzione
ad
esse
di
nuove
commissioni
,
di
cui
la
figura
centrale
e
dominante
fosse
il
presidente
,
funzionario
finanziario
,
arrivato
al
più
alto
grado
della
sua
carriera
,
nominato
per
un
periodo
fisso
di
tempo
,
inamovibile
ed
impromovibile
,
salvoché
per
cooptazione
in
una
suprema
magistratura
finanziaria
centrale
;
ed
incaricato
,
con
alto
stipendio
,
della
unica
e
stabile
mansione
di
controllare
gli
accertamenti
e
decidere
sulle
controversie
relative
.
Se
i
contribuenti
comprendessero
tutto
questo
ed
altro
,
che
per
brevità
per
ora
tralascio
,
non
farebbe
d
'
uopo
,
per
pigliare
nella
rete
i
piccoli
,
alzare
il
prezzo
del
sale
e
per
colpire
gli
agiati
ed
i
ricchi
,
istituire
i
centesimi
di
guerra
e
le
imposte
sugli
extraprofitti
?
Basterebbero
le
tre
«
vecchie
»
come
in
Francia
chiamano
le
imposte
affini
alle
tre
nostre
sui
terreni
,
sui
fabbricati
e
sulla
ricchezza
mobile
a
procurare
all
'
erario
somme
cospicue
e
crescenti
.
E
si
potrebbero
istituire
quelle
due
imposte
,
complementari
alle
già
esistenti
imposte
sul
reddito
,
la
progressiva
sul
reddito
globale
e
la
patrimoniale
,
che
oggi
,
allo
stato
attuale
degli
accertamenti
,
sarebbero
ben
poco
interessanti
dal
punto
di
vista
finanziario
;
ma
domani
potrebbero
diventare
il
perno
di
una
feconda
trasformazione
dei
nostri
ordini
tributari
.
StampaQuotidiana ,
Il
ministro
Crespi
è
stato
nominato
membro
del
Consiglio
supremo
degli
approvvigionamenti
che
risiede
a
Parigi
per
regolare
la
distribuzione
delle
derrate
alimentari
e
delle
materie
prime
tra
le
nazioni
alleate
,
neutre
e
nemiche
.
A
lui
è
stato
affidato
pure
il
compito
di
dirigere
la
preparazione
e
il
coordinamento
degli
studi
e
degli
interessi
d
'
ordine
economico
per
la
conferenza
della
pace
.
Accanto
ai
delegati
politici
era
necessario
ci
fosse
il
delegato
economico
,
essendo
necessario
che
l
'
opinione
pubblica
cominci
ad
interessarsi
seriamente
alla
discussione
dei
problemi
economici
,
i
quali
dovranno
esser
risoluti
alla
conferenza
di
Parigi
.
Molto
si
scrive
e
più
si
discorre
delle
rivendicazioni
politiche
che
l
'
Italia
dovrà
far
sue
attorno
al
tavolo
della
conferenza
;
e
si
è
in
ansia
sul
meno
e
sul
più
che
l
'
on
.
Sonnino
ed
i
suoi
colleghi
chiederanno
ed
insisteranno
per
ottenere
.
Ma
chi
parla
delle
rivendicazioni
economiche
o
finanziarie
che
l
'
Italia
dovrà
presentare
a
Parigi
?
Chi
si
interessa
di
sapere
in
qual
senso
e
in
qual
misura
i
destini
materiali
del
nostro
paese
saranno
determinati
dalle
decisioni
parigine
?
Eppure
di
sei
punti
,
che
sui
quattordici
del
celebre
discorso
di
Wilson
dell'8
gennaio
1918
avevano
carattere
generale
diplomazia
pubblica
,
libertà
dei
mari
,
uguaglianza
di
trattamento
nelle
convenzioni
commerciali
,
riduzione
degli
armamenti
,
governo
e
ripartizione
delle
colonie
,
società
delle
nazioni
parecchi
hanno
un
carattere
nettamente
economico
;
il
che
fa
vedere
il
gran
peso
che
alla
soluzione
di
questi
problemi
dà
il
presidente
degli
Stati
uniti
.
I
nostri
uomini
di
governo
dànno
ad
essi
un
ugual
peso
?
Quale
è
la
preparazione
di
studi
,
di
dati
,
di
documenti
probanti
e
seri
con
cui
i
delegati
italiani
si
sono
avviati
alla
conferenza
,
sì
da
affidare
il
paese
che
le
sue
ragioni
saranno
efficacemente
sostenute
?
Confidiamo
che
quegli
studi
siano
stati
intrapresi
e
condotti
a
termine
per
tempo
.
Il
ministro
Stringher
,
che
è
stato
fino
a
ieri
a
capo
del
maggior
osservatorio
economico
esistente
nel
nostro
paese
,
la
Banca
d
'
Italia
,
che
ha
scritto
relazioni
,
le
quali
sono
fra
le
cose
più
informative
che
si
abbiano
sull
'
economia
di
guerra
in
Italia
,
ed
è
studioso
serio
,
osservatore
sagace
,
non
facile
a
lasciarsi
trascinare
,
e
cauto
nell
'
assumere
impegni
od
avanzare
pretese
,
ha
le
qualità
e
i
mezzi
necessari
per
sostenere
le
ragioni
dell
'
Italia
in
merito
alla
pace
economica
,
con
competenza
,
moderazione
e
fermezza
.
Sono
le
qualità
,
le
quali
giovano
maggiormente
quando
si
ha
da
fare
con
uomini
,
che
non
si
lasciano
fuorviare
dalle
esagerazioni
,
ma
hanno
il
dovere
di
consentire
alle
richieste
seriamente
documentate
e
fermamente
sostenute
.
L
'
Italia
ha
parecchie
richieste
da
presentare
,
serie
,
anzi
di
una
grande
gravità
e
urgenza
per
il
nostro
assestamento
economico
e
finanziario
.
Dal
loro
esito
dipendono
in
gran
parte
la
ripresa
economica
del
paese
,
la
sua
pace
sociale
,
la
sua
capacità
a
partecipare
con
frutto
alla
risorta
vita
internazionale
.
L
'
Italia
ha
diritto
di
partecipare
agl
'
indennizzi
che
dovranno
esser
pagati
dagli
imperi
centrali
.
Anche
se
calcolati
entro
i
limiti
della
risposta
dell
'
intesa
al
presidente
Wilson
,
la
quale
servì
di
base
all
'
armistizio
con
la
Germania
,
si
tratterà
pur
sempre
di
decine
di
miliardi
d
'
indennizzo
per
danni
arrecati
dal
nemico
alle
cose
e
alle
persone
.
L
'
Italia
,
che
ebbe
alcune
sue
belle
provincie
soggette
ai
danni
dell
'
invasione
e
molti
danni
subì
a
causa
delle
operazioni
di
guerra
,
ha
diritto
di
partecipare
a
questi
indennizzi
.
Ma
chi
ce
li
pagherà
?
I
nuovi
stati
che
hanno
preso
la
successione
dell
'
Impero
austro
-
ungarico
,
di
cui
alcuni
sono
divenuti
nostri
amici
ed
altri
saranno
probabilmente
insolventi
?
La
guerra
fu
condotta
per
causa
comune
.
Unico
fu
lo
sforzo
,
e
unica
deve
essere
la
responsabilità
dei
nemici
verso
di
noi
.
Ecco
un
gravissimo
problema
che
importa
sia
bene
impostato
e
la
cui
soluzione
più
giusta
,
che
è
anche
quella
più
favorevole
a
noi
,
deve
essere
vigorosamente
sostenuta
dal
nostro
delegato
economico
.
Le
spese
di
guerra
non
sono
giunte
alle
cifre
fantastiche
,
superiori
all
'
ammontare
della
ricchezza
nazionale
,
che
alcuni
farneticano
;
ma
è
pur
certo
che
i
debiti
da
cui
l
'
Italia
è
gravata
in
conseguenza
della
guerra
,
giungono
ad
altezze
quali
proporzionalmente
non
si
hanno
in
nessun
altro
dei
grandi
paesi
belligeranti
dell
'
intesa
.
Se
altri
trova
duro
di
dover
sottostare
a
debiti
bellici
uguali
al
quinto
o
al
quarto
o
al
terzo
della
ricchezza
privata
dell
'
anteguerra
,
che
dire
di
noi
che
,
senza
contare
i
vecchi
debiti
,
già
ora
dobbiamo
guardare
ad
un
debito
nuovo
indubbiamente
molto
alto
in
confronto
alla
ricchezza
nostra
,
quale
poteva
essere
con
larghezza
calcolata
nel
1914
?
Non
si
impone
una
perequazione
?
La
fronte
unica
finanziaria
,
rimarrà
una
frase
priva
di
contenuto
?
La
proposta
del
deputato
francese
Stern
,
od
altra
simile
,
di
creazione
di
un
debito
internazionale
il
cui
servizio
sia
poi
ripartito
in
ragione
della
ricchezza
dei
vari
stati
alleati
e
associati
,
entrerà
nella
realtà
?
Cadranno
nel
vuoto
le
proposte
di
passar
la
spugna
sui
prestiti
di
guerra
fatti
agli
alleati
,
che
ci
vengono
da
autorevoli
voci
inglesi
e
nordamericane
?
Tutto
dipende
dalla
vigoria
con
cui
se
ne
faranno
propugnatori
i
delegati
italiani
e
francesi
.
Né
gli
italiani
debbono
farsi
trascinare
a
rimorchio
dai
francesi
;
ma
porre
essi
il
problema
,
come
ce
ne
dà
diritto
la
grandezza
dei
sacrifici
finanziari
sostenuti
.
Per
la
ripresa
economica
l
'
Italia
ha
bisogno
urgente
di
approvvigionamenti
cospicui
,
ed
occorre
che
i
privati
possano
comperare
largamente
,
senza
le
pastoie
dei
vincoli
governativi
;
ma
occorre
altresì
che
il
governo
s
'
intenda
con
gli
Stati
uniti
e
con
l
'
Inghilterra
affinché
gli
acquisti
,
che
debbono
essere
copiosi
e
rapidi
,
non
disorganizzino
i
cambi
,
perturbando
per
un
altro
verso
la
vita
del
paese
.
Non
si
dice
che
l
'
acquisto
venga
fatto
dai
privati
e
il
pagamento
dallo
stato
;
ma
che
i
delegati
italiani
sappiano
ottenere
facilitazioni
per
i
pagamenti
,
sicché
il
livello
attuale
dei
cambi
,
mantenuto
artificiosamente
basso
dalla
politica
suicida
di
non
lasciar
comprar
nulla
,
non
sia
mutato
in
peggio
.
Tutti
gli
stati
avranno
il
proprio
fardello
di
imposte
da
sopportare
.
Anche
noi
.
E
siamo
disposti
a
pagare
.
Ma
si
è
a
sufficienza
ponderato
il
problema
di
coloro
che
non
vorranno
pagare
e
andranno
alla
ricerca
dei
paesi
a
tassazione
minima
?
Non
urge
che
i
nostri
delegati
pongano
le
fondamenta
di
accordi
internazionali
per
l
'
accertamento
dei
redditi
,
per
le
denuncie
in
caso
di
successione
,
per
i
titoli
al
portatore
,
i
quali
giovino
a
diminuire
i
pericoli
di
evasione
?
Su
nessuno
di
questi
punti
noi
incontreremo
ostacoli
insormontabili
;
bene
spesso
avremo
il
consenso
di
altri
stati
che
hanno
i
medesimi
nostri
interessi
,
e
sempre
la
benevolenza
di
quelli
che
debbono
riconoscere
il
nostro
diritto
ad
un
aiuto
.
Ma
nulla
si
fa
senza
sforzo
,
senza
interessamento
vivo
,
senza
solerte
preparazione
.
StampaQuotidiana ,
Le
sedute
del
congresso
di
Parigi
presentano
ai
nostri
occhi
uno
spettacolo
non
si
sa
se
più
appassionante
o
più
grandioso
.
Ardui
problemi
coloniali
e
territoriali
,
questioni
di
confini
,
creazioni
di
repubbliche
e
di
regni
nuovi
vengono
dibattuti
dinanzi
ad
un
areopago
mondiale
,
in
cui
seggono
,
arbitre
definitive
,
due
potenze
delle
quali
una
non
è
affatto
interessata
nella
ripartizione
delle
spoglie
della
guerra
;
e
l
'
altra
lo
è
mediocremente
.
Non
vi
sono
interessati
gli
Stati
uniti
,
i
quali
nulla
chieggono
per
sé
e
vogliono
giustizia
per
tutti
;
ed
i
fatti
provano
come
sia
giunto
oramai
al
culmine
quel
movimento
di
idee
,
il
quale
iniziatosi
col
celebre
rapporto
indirizzato
il
31
gennaio
1839
da
Lord
Durham
alla
giovinetta
regina
Vittoria
sugli
affari
del
Canada
,
ha
condotto
alla
indipendenza
praticamente
assoluta
delle
grandi
colonie
inglesi
dalla
madrepatria
.
Talché
si
può
contemplare
senza
meraviglia
,
perché
logica
conseguenza
di
uno
sviluppo
storico
unico
forse
al
mondo
,
ma
effettivo
e
stupendo
,
il
fatto
di
stati
facenti
parte
della
costellazione
delle
comunità
anglo
-
sassoni
,
i
quali
vorrebbero
annettersi
colonie
tedesche
,
ma
ne
sono
impediti
dalla
madrepatria
,
associata
agli
Stati
uniti
nel
proclamare
invece
spassionatamente
l
'
appartenenza
alla
Società
delle
nazioni
.
Un
nuovo
mondo
si
crea
,
un
nuovo
ordine
di
cose
nasce
.
Per
iniziativa
dei
popoli
anglo
-
sassoni
,
nei
cui
domini
si
sono
compiute
esperienze
fecondissime
di
creazione
di
stati
nuovi
,
di
trasformazione
di
territori
abitati
da
barbari
e
da
sparsi
coloni
in
stati
sovrani
,
si
tenta
la
estensione
a
tutto
il
globo
del
medesimo
principio
,
il
quale
informa
di
sé
la
confederazione
americana
e
la
comunità
britannica
delle
nazioni
.
Noi
siamo
pronti
ad
accogliere
con
fede
,
con
speranza
viva
il
nuovo
ordine
di
cose
.
Anche
quando
esso
,
instaurandosi
,
necessariamente
viene
a
toccare
interessi
nostri
gelosissimi
;
anche
quando
fa
d
'
uopo
rassegnarci
a
lasciar
discutere
dei
confini
nostri
,
dei
nostri
monti
,
dei
nostri
fiumi
,
del
sangue
nostro
da
potenze
marittime
ed
extraeuropee
,
la
cui
politica
tradizionale
è
stata
ed
è
ancora
quella
delle
mani
nette
da
ogni
impegno
nel
torbido
groviglio
delle
lotte
nazionali
della
martoriata
Europa
continentale
.
Si
sono
,
alfine
,
questi
isolani
e
questi
trasmarini
decisi
ad
intervenire
nelle
nostre
contese
,
a
segnare
il
confine
giusto
tra
romeni
e
serbi
,
tra
polacchi
e
czecoslovacchi
;
partecipano
alle
commissioni
d
'
inchiesta
sulle
faccende
più
gelose
dei
vecchi
e
nuovi
stati
;
si
apparecchiano
forse
a
dire
una
parola
decisiva
sulle
aspirazioni
della
Francia
sul
Reno
,
sulle
rivendicazioni
sacrosante
dell
'
Italia
a
riunire
in
un
corpo
solo
le
sparse
membra
della
sua
famiglia
?
Noi
siamo
pronti
a
riconoscere
che
il
loro
intervento
è
promettitore
d
'
un
più
felice
avvenire
all
'
umanità
.
Non
solo
è
giusto
perché
la
flotta
inglese
serbò
intatto
,
durante
la
guerra
,
il
dominio
dei
mari
come
ai
tempi
di
Nelson
,
costringendo
le
navi
corsare
nemiche
a
rintanarsi
nei
loro
porti
,
combattendo
pertinacemente
la
minaccia
sottomarina
,
consentendo
il
vettovagliamento
degli
eserciti
e
delle
popolazioni
;
perché
l
'
esercito
inglese
,
trasformato
da
«
piccolo
spregevole
»
manipolo
in
un
colossale
organismo
modernissimo
,
sostenne
la
sua
parte
tremenda
dell
'
urto
germanico
;
perché
gli
Stati
uniti
ci
fornirono
armi
,
munizioni
,
ferro
,
carbone
,
viveri
e
mandarono
in
Europa
quegli
ultimi
milioni
di
uomini
,
la
cui
presenza
ed
il
cui
timore
crescente
diede
il
tracollo
alle
ultime
speranze
del
nemico
.
È
necessario
,
come
auspicio
e
come
garanzia
.
È
giusto
,
è
necessario
,
perché
solo
la
contemplazione
di
un
vecchio
stato
come
quello
britannico
,
retto
un
tempo
a
forma
di
governo
centrale
dominatore
su
popoli
soggetti
,
il
quale
,
persuaso
del
pericolo
mortale
delle
vecchie
forme
politiche
,
ne
fa
gitto
e
da
ottant
'
anni
in
qua
ogni
giorno
meglio
scopre
ed
attua
nuove
forme
di
governo
ed
ha
già
saputo
far
sorgere
,
attorno
alla
madrepatria
,
tre
grandi
federazioni
e
due
stati
indipendenti
,
liberi
da
ogni
vincolo
di
tributo
o
di
servizio
personale
,
eppure
accorrenti
volonterosamente
alla
difesa
della
causa
comune
nell
'
ora
del
pericolo
;
perché
solo
la
visione
meravigliosa
delle
tredici
antiche
colonie
nordamericane
,
le
quali
si
estendono
,
per
filiazione
,
su
un
intiero
continente
e
dal
deserto
fanno
sorgere
46
stati
sovrani
e
4
territori
,
autonomi
eppure
uniti
,
in
cui
vivono
concordi
bianchi
e
negri
,
discendenti
dei
primi
coloni
olandesi
e
successivi
immigranti
anglo
-
sassoni
,
da
cui
vennero
in
Europa
per
combattere
soldati
italiani
e
slavi
,
tedeschi
e
russi
,
inspirati
tutti
dall
'
uguale
desiderio
di
lotta
contro
il
male
e
la
prepotenza
ci
possono
far
sperare
che
un
uguale
ordine
di
cose
politiche
possa
instaurarsi
in
Europa
.
Perciò
noi
accettiamo
che
gli
anglo
-
sassoni
delle
due
famiglie
britannica
e
nordamericana
intervengano
nelle
cose
nostre
.
Ne
ascolteremo
con
riconoscenza
i
consigli
,
ben
sapendo
che
saranno
consigli
di
bene
.
Non
dimentichino
però
essi
che
il
loro
intervento
fu
anche
determinato
dall
'
interesse
proprio
e
mira
a
fini
comuni
.
L
'
Inghilterra
,
accorrendo
in
difesa
del
Belgio
e
della
Francia
,
difese
le
coste
della
Manica
,
salvò
la
propria
esistenza
come
nazione
libera
,
tutelò
le
sue
venture
generazioni
dal
tremare
sotto
i
colpi
del
cannone
tedesco
.
Gli
Stati
uniti
videro
che
se
non
schiacciavano
sin
dall
'
inizio
il
sorgente
impero
militare
medio
-
europeo
,
questo
avrebbe
in
un
momento
successivo
preteso
al
dominio
universale
.
Oggi
essi
mirano
a
costruire
la
nuova
città
.
Se
si
arrogano
il
diritto
di
decidere
dell
'
assegnazione
di
colonie
e
di
territori
poco
inciviliti
,
se
dànno
opera
a
sbrogliare
la
matassa
dell
'
Europa
media
e
dei
Balcani
,
se
subordinano
al
proprio
consenso
la
determinazione
dei
confini
francesi
ed
italiani
,
tutto
ciò
fanno
perché
è
nell
'
interesse
loro
che
si
formi
un
'
Europa
pacificata
,
in
cui
le
nazioni
tutte
libere
ed
indipendenti
,
quanto
più
è
praticamente
possibile
nei
loro
chiusi
territori
,
possano
,
senza
ricordi
di
odio
ed
aspirazioni
di
rivincita
,
collaborare
all
'
opera
comune
della
civiltà
.
Vogliono
i
due
rami
della
famiglia
anglo
-
sassone
assicurarsi
contro
il
rischio
ricorrente
di
un
impero
militare
,
il
quale
minacci
la
loro
esistenza
e
li
distolga
dalle
opere
di
pace
.
Ed
han
ragione
;
e
nessuno
più
degli
italiani
,
soggetti
al
medesimo
rischio
mortale
,
ha
interesse
di
plaudire
all
'
opera
sapiente
e
provvida
.
Ma
nessun
edificio
sorge
saldo
,
il
quale
non
sia
costruito
sul
granitico
fondamento
della
giustizia
distributiva
.
Contro
ai
vantaggi
incommensurabili
della
distruzione
dell
'
impero
militare
tedesco
e
della
costruzione
della
Società
delle
nazioni
libere
ed
uguali
,
stanno
costi
terribili
,
in
uomini
e
in
denaro
.
Comune
è
l
'
onore
ed
il
vantaggio
.
Si
è
pensato
abbastanza
che
comuni
debbono
essere
i
costi
?
Purtroppo
Francia
ed
Italia
non
potranno
mai
ricevere
un
compenso
per
i
milioni
di
uomini
giovani
e
fiorenti
che
esse
hanno
offerto
in
olocausto
alla
causa
comune
.
Esse
si
sono
dissanguate
a
dismisura
più
degli
altri
grandi
stati
che
ora
dirigono
l
'
areopago
delle
nazioni
.
Di
ciò
Francia
ed
Italia
non
si
lagnano
.
Era
la
loro
sorte
fatale
di
sentinelle
avanzate
della
volontà
di
vivere
o
morir
liberi
contro
chi
pretendeva
al
dominio
universale
.
Vi
sono
però
i
costi
valutabili
in
denaro
,
di
ricchezze
sperdute
,
di
terre
e
case
distrutte
,
di
sacrifici
eroicamente
sopportati
,
di
centinaia
di
miliardi
di
debito
incontrato
per
la
causa
comune
.
La
perequazione
,
il
conguaglio
dei
costi
si
impongono
come
un
preliminare
necessario
innanzi
di
raccogliere
i
frutti
che
solo
da
quel
sacrificio
sono
stati
resi
possibili
.
Nelle
sedute
del
congresso
di
Parigi
si
è
parlato
di
molte
cose
;
ma
finora
non
abbiamo
visto
,
con
stupore
grande
,
che
sia
stato
affrontato
il
problema
della
ripartizione
fra
gli
alleati
del
costo
della
guerra
.
Eppure
questo
è
il
punto
preliminare
che
deve
essere
risoluto
.
I
particolari
delle
applicazioni
potranno
essere
rinviati
alle
commissioni
tecniche
,
È
un
particolare
tecnico
anche
la
ripartizione
delle
indennità
da
pagarsi
dal
nemico
.
Un
particolare
incerto
ed
aleatorio
,
su
cui
non
è
possibile
prudentemente
fare
a
fidanza
.
Il
punto
essenziale
è
di
affermare
il
principio
che
,
poiché
comune
è
la
causa
,
poiché
comuni
sono
i
benefici
che
si
ritrarranno
dalla
distruzione
del
sogno
tedesco
di
egemonia
e
dalla
ricostruzione
del
mondo
,
così
comuni
debbono
essere
i
costi
,
le
fort
portant
le
faible
.
Chi
ha
speso
molto
,
ma
,
per
la
sua
ricchezza
,
è
di
gran
lunga
più
capace
di
sopportare
i
pesi
dei
suoi
debiti
;
chi
ha
speso
poco
ed
è
dovizioso
,
come
può
dar
consigli
e
richiedere
rinuncie
a
chi
ha
speso
,
in
proporzione
ai
suoi
mezzi
,
smisuratamente
di
più
?
Il
costo
della
guerra
,
qualunque
siano
le
modalità
tecniche
di
attuazione
,
deve
idealmente
essere
assunto
dalla
Società
delle
nazioni
.
È
l
'
apporto
che
i
vari
paesi
fanno
al
sodalizio
che
li
unisce
;
né
sarebbe
una
società
equa
quella
in
cui
alcuni
soci
potessero
camminare
spediti
e
liberi
,
mentre
gli
altri
dovrebbero
andar
curvi
sotto
il
peso
immane
.
Fermato
il
principio
della
società
dei
costi
,
si
potrà
procedere
innanzi
nella
ripartizione
degli
uffici
a
cui
nella
società
rinnovata
delle
nazioni
ogni
stato
dovrà
provvedere
e
dei
territori
a
cui
dovranno
estendersi
i
suoi
compiti
.
Come
fermare
tal
punto
,
se
gli
stati
contraenti
non
sanno
di
qual
forza
economica
potranno
disporre
,
di
qual
margine
di
bilancio
potranno
avvantaggiarsi
per
la
ricostruzione
delle
terre
invase
o
redente
e
per
la
civilizzazione
dei
territori
coloniali
ricevuti
in
custodia
dall
'
ente
superiore
?
Si
vuole
che
gli
stati
amministrino
le
colonie
nell
'
interesse
dei
popoli
ivi
abitanti
.
Così
deve
essere
.
Non
Wilson
ha
inventato
questo
principio
,
ché
egli
lo
trasse
dallo
spirito
della
rivoluzione
americana
e
dalla
pratica
costante
dell
'
Inghilterra
dopo
il
rapporto
di
Lord
Durham
.
Ma
se
si
vuole
applicare
quel
principio
,
bisogna
essere
preparati
a
sopportare
sacrifici
a
pro
delle
colonie
,
senza
alcun
utile
diretto
compensativo
.
Anche
la
conseguenza
è
logica
ed
è
giusta
.
Ma
come
potrebbero
Francia
ed
Italia
,
sovraccariche
di
debiti
incontrati
per
la
salvezza
propria
ed
altrui
,
sobbarcarsi
ad
un
'
opera
di
civiltà
magnifica
,
l
'
unica
possibile
e
veramente
a
lungo
andare
remuneratrice
,
ma
negli
inizi
costosissima
?
Moralmente
,
politicamente
ed
economicamente
è
dovere
degli
uomini
i
quali
dirigono
i
lavori
della
conferenza
di
Parigi
di
affrontare
subito
il
problema
preliminare
della
ripartizione
solidaria
dei
costi
della
guerra
.
Occorre
una
pronta
affermazione
di
principio
.
Fatta
questa
,
la
conferenza
potrà
procedere
senza
che
dubbi
angoscianti
turbino
la
mente
di
alcuno
degli
statisti
in
essa
convenuti
.
E
potranno
essere
prese
,
intorno
ai
singoli
problemi
della
ricostruzione
,
deliberazioni
più
serene
e
più
umane
.
StampaQuotidiana ,
Il
professore
L
.
M
.
Billia
mi
comunica
alcune
sue
osservazioni
intorno
alla
tesi
dell
'
«
Economist
»
,
secondo
la
quale
l
'
Inghilterra
dovrebbe
passare
la
spugna
sui
crediti
di
guerra
verso
gli
alleati
.
Siccome
gli
appunti
son
degni
di
nota
,
giova
sunteggiando
,
riferirli
,
nella
loro
interezza
.
I
doni
son
doni
,
i
crediti
ed
i
debiti
sono
debiti
e
crediti
.
La
prima
regola
non
solo
morale
,
ma
anche
e
principalmente
economica
di
qualunque
amministrazione
è
pagare
i
debiti
,
e
a
tempo
;
chi
non
paga
non
produce
,
spende
:
è
un
giocatore
,
non
un
lavoratore
.
La
funzione
del
credito
si
regge
sulla
fiducia
,
e
quindi
condonare
un
debito
si
può
,
si
deve
per
carità
a
questo
o
a
quell
'
individuo
;
ma
è
uno
schiaffo
a
una
ditta
,
è
un
tagliarla
via
dalla
piazza
.
La
obiezione
si
afforza
,
riflettendo
che
la
guerra
odierna
potrà
non
essere
l
'
ultima
e
l
'
Italia
potrà
ancora
avere
bisogno
di
credito
dagli
alleati
.
Or
chi
non
vede
che
perdonare
un
debito
è
togliere
il
credito
e
chiudere
lo
sportello
per
qualunque
prestito
ulteriore
?
Il
miglior
modo
per
evitare
la
seconda
e
la
terza
e
decima
richiesta
di
cento
lire
dal
giovinetto
studente
figlio
dell
'
amico
è
di
non
consentirgli
di
restituire
le
prime
cinquanta
.
E
siccome
in
politica
,
diciam
pure
negli
affari
,
c
'
è
gente
molto
meno
delicata
dello
studente
,
chi
vi
assicura
che
il
non
avere
pagato
una
volta
non
diventi
invece
stimolo
a
lanciarsi
nelle
avventure
?
Doppio
pericolo
in
questa
non
desiderabile
larghezza
dell
'
«
Economist
»
;
non
trovare
più
credito
nelle
necessità
,
trovare
l
'
incentivo
alla
temerarietà
.
L
'
osservazione
,
bisogna
riconoscerlo
,
è
sostanziosa
.
Ma
parmi
non
sia
pertinente
.
Il
«
condono
dei
debiti
»
è
la
pura
forma
assunta
da
un
altro
fatto
,
che
è
il
vero
e
fondamentale
:
il
regolamento
dei
conti
di
dare
e
di
avere
dell
'
impresa
comune
.
Francia
ed
Italia
,
che
sono
i
due
paesi
che
han
perduto
più
uomini
e
consumato
maggiori
ricchezze
,
non
dicono
già
:
«
condonateci
i
crediti
,
che
noi
ci
eravamo
obbligati
a
rimborsare
»
.
Se
questo
soltanto
fosse
il
discorso
nostro
sarebbe
invero
,
come
teme
il
Billia
,
distruttivo
del
credito
ed
a
lungo
andare
pernicioso
alla
nazione
.
Perciò
,
sia
lecito
confessarlo
,
ho
veduto
anch
'
io
con
repugnanza
le
domande
di
conversione
dei
prestiti
inglesi
in
sussidi
a
fondo
perduto
che
in
Italia
si
erano
elevate
fin
dal
1915
ed
è
doveroso
ricordare
in
proposito
la
campagna
del
«
Momento
economico
»
di
Milano
perché
mi
pareva
che
quelle
domande
fossero
,
allora
,
moralmente
insostenibili
.
Eravamo
allora
dei
semplici
debitori
,
ed
avevamo
chiesto
credito
,
all
'
interno
ed
all
'
estero
,
in
una
misura
non
superiore
alle
nostre
forze
.
Mi
pareva
e
mi
pare
ancora
adesso
che
in
una
società
conclusa
per
fini
nazionali
ed
ideali
,
come
fu
la
società
dell
'
intesa
,
ogni
socio
ha
il
dovere
di
bastare
a
se
stesso
,
finché
ciò
non
distrugga
le
sue
fonti
di
vita
,
finché
i
sacrifici
attuali
non
rendano
troppo
difficile
alle
generazioni
venture
la
consecuzione
di
quei
più
alti
fini
,
a
cui
la
guerra
fu
indirizzata
.
Fino
all
'
anno
scorso
parve
a
me
che
fosse
un
punto
d
'
onore
ed
insieme
un
buon
affare
per
l
'
Italia
astenersi
nel
regolamento
definitivo
dei
conti
da
ogni
domanda
di
aiuto
finanziario
a
fondo
perduto
.
L
'
essere
capaci
,
come
saremmo
stati
indubbiamente
se
i
debiti
nuovi
di
guerra
,
interni
ed
esteri
,
si
fossero
aggirati
su
una
cifra
più
adatta
alla
nostra
fortuna
,
a
bastare
a
noi
stessi
ci
avrebbe
dato
in
confronto
ad
altri
paesi
meno
gravati
e
più
ricchi
,
un
tale
prestigio
,
che
il
vantaggio
futuro
di
credito
e
di
produttività
avrebbe
superato
di
gran
lunga
il
sacrificio
del
pagamento
degli
interessi
.
Il
prolungarsi
della
guerra
,
il
violento
crescere
delle
spese
nell
'
ultimo
periodo
,
la
situazione
torbida
dell
'
Europa
orientale
e
centrale
,
che
richiederanno
la
prosecuzione
di
notevoli
spese
post
-
belliche
ben
oltre
il
previsto
hanno
messo
in
evidenza
che
accanto
alla
figura
del
debitore
vi
è
quella
del
socio
.
Eravamo
soci
fin
dall
'
inizio
;
ma
non
esisteva
ancora
la
necessità
dell
'
accomunare
le
risorse
;
ed
in
affari
pubblici
di
questo
genere
è
solo
la
necessità
non
la
convenienza
quella
che
può
legittimare
la
richiesta
del
socio
povero
di
essere
aiutato
dal
socio
ricco
.
Ora
che
tutto
fa
prevedere
che
la
Francia
non
uscirà
dalla
guerra
con
meno
di
15o
miliardi
di
debito
nuovo
e
l
'
Italia
con
non
meno
di
60-65
,
ossia
con
somme
che
inseguono
da
vicino
i
due
terzi
od
i
quattro
quinti
della
ricchezza
totale
nazionale
prebellica
,
la
necessità
costringe
noi
a
chiedere
ai
soci
più
ricchi
un
regolamento
di
conti
,
o
meglio
ci
costringe
a
dare
il
nostro
consenso
ed
il
nostro
appoggio
alle
voci
più
generose
e
lungiveggenti
che
in
Inghilterra
e
negli
Stati
uniti
si
elevano
per
dire
che
è
nell
'
interesse
loro
di
impedire
il
nostro
disfacimento
finanziario
.
Questo
non
è
un
condono
di
debiti
;
è
una
compensazione
fra
il
debito
di
una
ventina
di
miliardi
che
l
'
Italia
potrà
avere
alla
fine
della
guerra
verso
gli
alleati
e
le
spese
che
l
'
Italia
sostenne
,
alla
pari
della
Francia
,
come
sentinella
avanzata
della
civiltà
oltre
l
'
apporto
massimo
che
le
sue
condizioni
economiche
le
permettevano
di
conferire
nella
cassa
comune
.
È
interesse
degli
Stati
uniti
in
primo
luogo
e
dell
'
Inghilterra
secondariamente
la
spesa
di
questa
poco
si
allontana
dal
carico
medio
far
sì
che
Francia
ed
Italia
possano
persistere
nella
missione
di
tutrici
della
pace
europea
.
Sarebbe
immorale
chiedere
che
tutta
la
spesa
in
denaro
sia
sostenuta
dagli
alleati
,
considerati
quasi
come
soci
di
capitale
;
ma
è
morale
ed
è
giusto
che
i
soci
più
doviziosi
ripartano
le
spese
comuni
in
maniera
tale
che
Francia
ed
Italia
serbino
almeno
quel
minimo
di
capitale
senza
di
cui
sarebbe
troppo
ardua
la
ripresa
del
cammino
in
avanti
.
Sì
,
come
dice
il
Billia
,
proseguendo
,
«
al
lavoro
,
al
risparmio
,
al
costume
,
al
carattere
domanderemo
le
fortune
»
e
non
alla
rimessione
dei
debiti
.
Ma
non
sarebbe
incentivo
al
lavoro
,
sibbene
al
malcontento
ed
a
rimpianti
verso
le
antiche
funeste
alleanze
,
il
dubbio
che
gli
alleati
ci
abbiano
abbandonati
col
carico
di
spese
non
nostre
ma
loro
.
Col
lavoro
provvederemo
al
servizio
di
tutto
il
debito
e
di
qualcosa
di
più
del
debito
che
in
una
equa
liquidazione
apparirà
come
nostra
quota
;
ma
non
pare
né
equo
né
durevole
sobbarcarci
a
gravami
che
indubbiamente
risultassero
spettare
altrui
.
Qui
non
si
vuole
pregiudicare
la
cifra
,
la
quale
dovrà
essere
determinata
,
con
attento
studio
,
da
tecnici
competenti
.
Si
vuole
affermare
il
principio
che
non
si
tratta
,
salvo
che
per
la
modalità
accidentale
di
attuazione
,
di
condono
di
debiti
,
sì
di
compensazione
fra
debiti
e
crediti
nei
rapporti
fra
associati
in
un
'
impresa
comune
.
Né
tema
il
Billia
che
le
partite
compensate
siano
così
grandi
da
stimolare
noi
allo
spreco
:
Pensiamo
un
momento
la
ripercussione
che
lo
svegliare
tale
speranza
e
peggio
ottenere
tanta
fortuna
avrebbe
all
'
interno
.
Il
furore
degli
appetiti
sarebbe
più
che
il
vantaggio
e
lo
sperderebbe
.
Che
incentivo
alle
pretese
,
al
disordine
,
alle
più
vergognose
inversioni
economiche
!
Giustissime
riflessioni
,
nelle
quali
è
degno
di
meditazione
il
vedere
il
Billia
d
'
accordo
col
pensiero
di
un
sapiente
economista
inglese
,
lo
Scott
,
professore
a
Glasgow
.
Anche
lo
Scott
teme
che
poco
frutto
godrebbero
i
contribuenti
dalla
scomparsa
del
debito
di
guerra
.
Le
spese
inutili
e
pazze
assorbirebbero
parte
notevole
degli
interessi
risparmiati
.
Ma
lo
Scott
parla
di
«
scomparsa
»
del
debito
;
e
le
sue
conclusioni
contrarie
ai
metodi
imposta
straordinaria
sul
capitale
con
cui
da
taluno
si
vorrebbe
estinguere
il
debito
di
guerra
,
non
si
applicano
ad
una
situazione
,
come
la
nostra
,
in
cui
malgrado
la
compensazione
dei
debiti
e
crediti
rimarranno
in
essere
ancora
parecchie
decine
di
miliardi
di
nuovo
debito
di
guerra
.
La
«
pressione
salutare
»
,
di
cui
parla
lo
Scott
,
del
debito
di
guerra
continuerà
dunque
per
molti
anni
.
Non
che
alleggerimenti
,
nuove
gravi
imposte
saranno
in
ogni
modo
necessarie
;
e
,
se
gli
uomini
serberanno
un
po
'
di
ragione
,
nessuna
gazzarra
di
spese
inutili
potrà
disfrenarsi
assumendo
a
pretesto
la
giustizia
resaci
dagli
alleati
.
StampaQuotidiana ,
Chi
segue
i
lavori
della
conferenza
di
Parigi
ha
l
'
impressione
di
qualcosa
di
scucito
,
di
non
ordinato
,
di
errate
concezioni
intorno
all
'
importanza
relativa
ai
problemi
posti
in
discussione
.
I
giornali
recano
ora
nel
tempo
stesso
,
ad
esempio
,
due
notizie
diverse
;
secondo
la
prima
,
la
commissione
presieduta
da
Wilson
per
la
redazione
del
progetto
della
Società
delle
nazioni
sta
per
presentare
le
sue
conclusioni
ai
capi
di
governo
.
In
base
alla
seconda
,
un
'
altra
commissione
interalleata
si
sarebbe
pronunziata
in
favore
del
metodo
britannico
,
a
preferenza
dei
metodi
francese
e
americano
,
di
calcolo
e
ripartizione
delle
indennità
dovute
dal
nemico
.
D
'
altra
parte
si
sente
dire
che
comincerebbe
a
porsi
allo
studio
il
problema
della
ripartizione
delle
spese
di
guerra
fra
tutte
le
nazioni
alleate
ed
associate
in
ragione
della
capacità
rispettiva
di
sostenere
i
gravissimi
sacrifici
economici
imposti
dalla
guerra
.
Nel
frattempo
la
commissione
francese
del
bilancio
si
trova
dinanzi
un
problema
quasi
insolubile
:
provvedere
ad
una
spesa
annua
ordinaria
di
18
miliardi
di
franchi
invece
di
5
antebellici
,
e
trovare
50
miliardi
di
proventi
straordinari
con
cui
pagare
l
'
indennità
agli
smobilitati
(
6
miliardi
)
,
ritirare
le
monete
tedesche
ed
i
buoni
di
cassa
municipali
nelle
provincie
invase
e
nell
'
Alsazia
-
Lorena
(
4
miliardi
)
e
indennizzare
coloro
che
soffersero
danni
di
guerra
(
da
30
a
40
miliardi
)
.
In
Italia
la
commissione
del
bilancio
non
si
è
ancora
posto
un
consimile
problema
,
probabilmente
perché
il
cessato
ministro
del
tesoro
ha
preferito
nella
sua
ultima
esposizione
finanziaria
limitarsi
a
cifre
del
passato
,
astenendosi
da
una
compiuta
,
chiara
e
persuasiva
disamina
dell
'
avvenire
,
ed
il
nuovo
non
ha
ancora
avuto
modo
di
presentare
alla
camera
questo
necessario
calcolo
preventivo
che
sarebbe
salutarissimo
in
tanto
disfrenarsi
di
richieste
solo
in
parte
giustificate
e
solo
in
parte
provenienti
da
coloro
che
realmente
soffersero
in
causa
della
guerra
.
Quando
il
conto
verrà
,
non
sarà
per
l
'
Italia
meno
preoccupante
che
per
la
Francia
.
Mentre
così
i
problemi
finanziari
battono
alle
porte
,
i
capi
dei
governi
sembrano
disinteressarsene
,
facendoli
discutere
da
commissioni
secondarie
o
abbandonandoli
addirittura
,
come
quello
della
ripartizione
delle
spese
belliche
tra
gli
alleati
,
nel
limbo
delle
questioni
interessanti
,
le
quali
potranno
essere
messe
avanti
quando
i
«
maggiori
»
problemi
,
quelli
territoriali
,
saranno
stati
risoluti
.
Essi
non
hanno
torto
se
per
problemi
territoriali
si
intendono
quelli
dei
confini
della
Francia
e
dell
'
Italia
.
L
'
Alsazia
-
Lorena
e
l
'
Italia
irredenta
hanno
per
noi
un
così
grande
valore
politico
e
sentimentale
che
li
possiamo
,
li
dobbiamo
considerare
incommensurabili
con
qualsiasi
altro
valore
,
pure
rilevantissimo
.
Stanno
quei
valori
nazionali
troppo
in
alto
,
perché
qualsiasi
interesse
possa
da
lungi
esservi
paragonato
.
Ma
vi
sono
altri
valori
,
altri
problemi
i
quali
pure
sono
oggetto
di
attento
esame
da
parte
dei
capi
di
governo
,
che
occupano
anzi
il
loro
tempo
e
le
loro
cure
in
maniera
assorbente
,
eppure
potrebbero
,
anzi
dovrebbero
essere
trattati
congiuntamente
al
problema
preminente
e
preliminare
dell
'
equa
ripartizione
delle
spese
tra
gli
alleati
:
vogliamo
accennare
allo
schema
della
Società
delle
nazioni
ed
alla
sorte
delle
colonie
e
dei
territori
appartenenti
all
'
antico
impero
turco
.
Noi
non
vogliamo
negare
l
'
importanza
somma
né
dell
'
uno
né
dell
'
altro
problema
.
Ma
diciamo
che
solo
una
mentalità
antiquata
,
strettamente
politica
,
può
far
consistere
il
successo
,
la
vittoria
soltanto
nella
soluzione
più
o
meno
favorevole
di
problemi
coloniali
extraeuropei
;
solo
una
concezione
diplomatica
da
santa
alleanza
può
far
consistere
la
Società
delle
nazioni
in
un
progetto
più
o
meno
elegante
di
consigli
,
conferenze
,
corti
arbitrali
e
simili
congegni
.
Purtroppo
la
mentalità
degli
uomini
politici
è
in
generale
conformata
in
maniera
da
vedere
solo
l
'
aspetto
formale
o
esteriore
dei
problemi
.
Nelle
colonie
vedono
un
territorio
da
sottoporre
alla
bandiera
nazionale
;
nel
progetto
di
Società
delle
nazioni
un
formulario
per
risolvere
grandi
litigi
,
ma
sempre
litigi
,
come
li
concepisce
un
giurista
o
un
politico
parlamentare
.
In
realtà
si
tratta
di
ben
altro
.
Per
le
colonie
e
per
i
territori
dell
'
impero
turco
sembra
prevalere
l
'
idea
di
Wilson
che
il
governo
delle
colonie
è
una
missione
,
un
dovere
verso
le
popolazioni
incapaci
a
reggersi
da
se
medesime
;
un
dovere
della
cui
esecuzione
fa
d
'
uopo
rendere
conto
,
che
può
richiedere
,
in
molti
casi
,
notevoli
sacrifici
.
Ora
chi
non
vede
che
una
missione
cosiffatta
non
può
essere
assunta
da
stati
finanziariamente
esausti
,
incapaci
di
adempiere
innanzi
tutto
alla
missione
interna
di
elevare
i
propri
nazionali
a
una
più
alta
meta
materiale
e
morale
?
Come
può
un
popolo
dissanguato
e
povero
assumersi
l
'
ufficio
di
cavaliere
dell
'
umanità
nei
paesi
non
ancora
partecipanti
alla
civiltà
moderna
?
Se
questa
verità
essenziale
fosse
fatta
presente
dai
nostri
capi
di
governo
a
Wilson
,
questi
non
potrebbe
chiudere
gli
occhi
dinanzi
ad
essa
.
Non
potrebbe
dire
:
«
Assumetevi
l
'
onere
di
governare
l
'
Asia
minore
,
la
Siria
,
grandi
zone
dell
'
Africa
,
obbligandovi
a
non
imporre
tributi
a
vostro
favore
,
a
mantenere
il
regime
della
porta
aperta
,
mentre
gli
Stati
uniti
che
della
guerra
pochissimo
sentirono
l
'
onere
finanziario
,
verranno
coi
loro
commerci
a
godere
i
frutti
della
vostra
opera
di
pionieri
della
civiltà
»
.
Noi
siamo
persuasi
che
Wilson
non
farebbe
questo
discorso
;
anzi
farebbe
quello
contrario
.
Ma
occorre
che
la
questione
dell
'
equa
partecipazione
di
tutti
alle
spese
della
guerra
sia
posta
dai
capi
di
governo
nostri
.
Occorre
che
essi
si
spoglino
della
mentalità
politica
prettamente
territoriale
e
formale
,
e
guardino
alla
sostanza
delle
cose
:
essere
la
politica
coloniale
,
così
altamente
concepita
,
una
missione
,
la
quale
non
si
può
adempiere
senza
mezzi
adeguati
.
Così
per
la
Società
delle
nazioni
.
Non
trattasi
di
istituire
conferenze
,
consigli
e
corti
di
arbitrato
.
Quello
che
si
deve
costruire
è
un
governo
:
il
governo
degli
interessi
essenziali
dell
'
umanità
.
Gli
stati
sovrani
si
devono
spogliare
di
una
parte
della
loro
sovranità
;
riconoscere
che
vi
sono
rapporti
interstatali
,
soprannazionali
,
umani
,
che
non
possono
essere
regolati
dai
singoli
stati
e
neppure
da
conferenze
occasionali
di
ambasciatori
e
di
ministri
degli
esteri
con
compromessi
variabili
e
caduchi
.
Devono
essere
regolati
da
un
governo
unitario
,
che
inizialmente
proceda
forse
per
tentativi
e
timidamente
,
ma
sia
destinato
nel
suo
campo
proprio
e
senza
invadere
la
sovranità
delle
singole
nazioni
ad
acquistare
sempre
maggior
forza
ed
efficacia
.
Ora
quale
compito
immediato
più
alto
,
più
cementante
potrebbe
essere
affidato
al
nuovo
ente
soprannazionale
,
di
quello
di
liquidare
il
peso
dei
debiti
di
guerra
che
furono
appunto
incontrati
per
rendere
possibile
la
sua
creazione
,
per
garantire
l
'
umanità
contro
lo
spirito
di
dominazione
e
di
sopraffazione
?
Nessuno
stato
,
nessun
ente
pubblico
e
perciò
nessuna
Società
delle
nazioni
può
ritenersi
vitale
se
non
sorge
con
mezzi
finanziari
adeguati
a
raggiungere
i
suoi
fini
;
e
qual
fine
più
urgente
di
quello
di
pagare
le
spese
che
furono
sostenute
per
mettere
il
nuovo
ente
alla
luce
,
di
rinsaldare
l
'
armonia
fra
gli
stati
associati
,
la
quale
sarebbe
irrimediabilmente
guasta
se
gli
uni
uscissero
dall
'
impresa
comune
persuasi
di
essersi
impoveriti
,
mentre
gli
altri
serbavano
intatta
o
crescevano
la
loro
gagliardia
economica
?
Cieco
chi
non
vede
che
la
nuova
umanità
non
può
fondarsi
se
non
sul
granitico
fondamento
della
giustizia
;
cieco
ancor
più
chi
chiude
gli
occhi
alla
verità
fondandosi
solo
sulla
speranza
degli
indennizzi
che
i
nemici
dovranno
pagare
.
Le
indennità
verranno
in
un
volgere
più
o
meno
lungo
di
anni
,
in
misura
più
o
meno
ampia
,
se
e
quando
le
nazioni
sconfitte
riusciranno
a
riorganizzarsi
e
a
produrre
ricchezze
.
Ma
il
problema
delle
spese
di
guerra
è
un
problema
immediato
che
batte
alle
porte
,
che
non
tollera
indugi
;
che
deve
essere
discusso
tra
noi
associati
nell
'
impresa
comune
,
astrazione
fatta
dai
rimborsi
futuri
che
potranno
da
parte
nemica
essere
ottenuti
a
pro
della
cassa
comune
.
È
un
problema
di
giustizia
che
deve
essere
posto
preliminarmente
alla
discussione
dei
piani
di
ricostruzione
mondiale
,
destinati
altrimenti
alla
più
sconfortante
caducità
.
StampaQuotidiana ,
Molti
,
leggendo
le
narrazioni
delle
gesta
degli
eserciti
rivoluzionari
russi
ed
assistendo
allo
scatenarsi
dell
'
imperialismo
comunista
,
ritengono
che
i
comunisti
contradicano
così
ai
principii
della
loro
dottrina
umanitaria
e
pacifista
e
si
riducano
al
livello
degli
altri
partiti
,
che
si
sogliono
chiamare
individualistici
o
capitalistici
.
Si
riconosce
cioè
che
«
idealmente
»
il
socialismo
sarebbe
di
fronte
al
fatto
della
guerra
,
come
a
tanti
altri
fatti
della
vita
sociale
,
qualcosa
di
più
perfetto
delle
altre
dottrine
;
e
che
soltanto
le
deviazioni
della
dottrina
,
la
caparbietà
e
l
'
ostilità
dei
nemici
hanno
potuto
indurre
i
socialisti
russi
ad
usare
le
armi
,
per
respingere
colla
forza
le
violente
aggressioni
altrui
.
Tutt
'
al
più
,
si
giunge
ad
affermare
che
gli
uomini
sono
impari
alla
bellezza
della
loro
dottrina
;
che
tutto
il
mondo
è
paese
;
che
la
teoria
socialista
ha
per
ufficio
di
conquidere
all
'
interno
le
anime
semplici
,
ed
è
un
articolo
di
esportazione
destinato
ad
affievolire
la
resistenza
delle
nazioni
occidentali
,
facendovi
nascere
alleati
del
comunismo
e
rinnegatori
della
patria
,
pronti
a
render
facile
la
via
della
conquista
universale
ai
nuovi
tiranni
chiamati
Lenin
o
Trotzki
,
invece
che
Guglielmo
o
Nicola
.
Certamente
,
questa
spiegazione
,
fondata
sulla
debolezza
della
natura
umana
e
sulla
fragilità
delle
dottrine
ideali
,
quando
sono
in
contrasto
con
le
tendenze
fondamentali
dell
'
uomo
,
con
lo
spirito
di
violenza
,
di
dominazione
,
di
concupiscenza
della
roba
altrui
,
ha
un
certo
valore
.
Ma
è
un
valore
limitato
,
perché
,
riconoscendo
che
tutti
gli
uomini
sono
uguali
e
che
i
«
comunisti
»
russi
sono
rissosi
e
violenti
e
desiderosi
di
ricchezza
alla
pari
dei
«
capitalisti
»
occidentali
,
lascia
in
piedi
l
'
acclamata
eccellenza
del
comunismo
sull
'
individualismo
.
È
ben
noto
che
non
è
lecito
condannare
la
chiesa
cattolica
o
anglicana
o
luterana
o
calvinista
traendo
argomento
dalla
corruzione
e
dai
vizi
del
relativo
clero
.
Le
chiese
accusate
hanno
trionfalmente
risposto
che
i
vizi
dei
sacerdoti
non
distruggono
la
verità
della
fede
;
e
che
questa
anzi
rifulge
vieppiù
e
dura
eterna
,
nonostante
gli
occasionali
peccati
dei
suoi
indegni
sacerdoti
.
È
una
prova
attraverso
alla
quale
la
verità
deve
passare
,
per
dimostrare
meglio
la
sua
vigoria
immarcescibile
.
Così
è
del
verbo
comunistico
,
destinato
a
trionfare
malgrado
i
delitti
di
cui
si
è
macchiato
,
la
fame
che
lo
caratterizza
,
la
miseria
che
esso
diffonde
in
breve
ora
tra
le
popolazioni
,
le
guerre
imperialistiche
che
esso
scatena
.
Esso
è
la
verità
eterna
,
è
il
regno
della
felicità
avvenire
.
Pestilenze
,
carestie
,
guerre
sono
prove
passeggere
a
cui
il
proletariato
deve
assoggettarsi
,
per
instaurare
per
sempre
sulla
terra
il
regno
della
uguaglianza
e
della
felicità
diffusa
fra
tutti
gli
uomini
.
In
verità
,
invece
,
guerra
e
comunismo
sono
due
termini
logicamente
uniti
in
modo
strettissimo
.
La
guerra
è
un
fatto
connaturato
all
'
idea
comunistica
di
gran
lunga
più
che
all
'
idea
individualistica
.
L
'
individualismo
ripugna
all
'
idea
della
guerra
;
mentre
il
comunismo
quasi
spontaneamente
vi
si
adatta
.
La
guerra
deve
superare
gravi
ostacoli
per
essere
condotta
in
regime
individualistico
;
mentre
tali
ostacoli
non
esistono
in
una
società
comunistica
.
Una
prima
ragione
,
comune
ad
altre
tendenze
o
credenze
,
si
può
trovare
in
ciò
che
il
comunismo
è
una
fede
.
Un
popolo
,
il
quale
crede
di
avere
scoperta
ed
attuata
un
'
idea
nuova
,
tende
a
propagarla
,
a
diffonderla
tra
gli
altri
popoli
.
Maometto
ed
i
suoi
successori
inondarono
coi
loro
eserciti
l
'
Asia
minore
,
l
'
Africa
,
la
Spagna
,
minacciarono
l
'
intiera
Europa
,
giunsero
alle
porte
di
Vienna
,
perché
volevano
diffondere
un
'
idea
religiosa
nel
mondo
.
I
Cristiani
risposero
con
le
crociate
.
Nel
cinquecento
e
nel
seicento
gli
uomini
si
massacrarono
per
diffondere
o
difendere
credi
religiosi
.
La
Francia
conquistò
l
'
Europa
con
le
armi
di
Napoleone
,
ma
in
nome
degli
«
immortali
»
principii
della
rivoluzione
;
e
l
'
Europa
riuscì
a
debellare
Napoleone
solo
quando
poté
combatterlo
in
nome
del
principio
di
nazionalità
.
Il
comunismo
russo
è
una
fede
,
e
,
come
tutte
le
fedi
,
tende
ad
evangelizzare
i
popoli
,
con
la
persuasione
e
con
la
propaganda
,
e
,
se
occorre
,
anche
con
la
forza
.
Ma
v
'
è
di
più
.
Il
comunismo
non
è
solo
una
fede
legata
al
proselitismo
.
Esso
organizza
la
società
in
modo
adatto
,
mentre
l
'
individualismo
tende
ad
organizzarla
in
modo
disadatto
alla
guerra
.
È
questa
una
verità
la
quale
dottrinalmente
è
nota
e
pacifica
;
ma
la
quale
non
ha
ricevuto
nel
pubblico
tutta
l
'
attenzione
di
cui
è
meritevole
.
In
un
tipo
di
società
,
come
erano
quelle
esistenti
in
Europa
prima
del
1914
,
la
guerra
era
un
fatto
ripugnante
,
difficile
e
costoso
.
La
grande
massa
degli
uomini
viveva
di
lavoro
prestato
in
imprese
indipendenti
dallo
stato
,
ricavava
redditi
di
lavoro
o
di
possesso
di
terreni
o
di
esercizio
di
professioni
,
industrie
e
commerci
condotti
fuori
dall
'
ingerenza
dello
stato
.
In
una
società
siffatta
,
la
decisione
e
la
condotta
della
guerra
producono
un
trambusto
ragguardevole
e
debbono
superare
difficoltà
ed
opposizioni
vivissime
.
Bisogna
distogliere
gli
uomini
dalle
loro
occupazioni
solite
,
togliere
ad
essi
il
pane
di
bocca
,
mettere
sul
lastrico
le
loro
famiglie
e
quindi
concedere
loro
sussidi
alimentari
;
fa
d
'
uopo
strappare
professionisti
,
commercianti
ed
industriali
ai
loro
uffici
,
negozi
,
ed
imprese
;
dislocando
e
spesso
disorganizzando
e
rovinando
le
organizzazioni
le
quali
fin
allora
davano
da
vivere
alla
grande
massa
.
Per
ottenere
il
risultato
importa
istituire
imposte
gravi
e
contrarre
prestiti
onerosi
;
ossia
portare
via
ai
cittadini
una
parte
sul
reddito
o
persuaderli
a
dare
a
prestito
allo
stato
risparmi
che
avrebbero
preferito
spendere
od
impiegare
nelle
loro
aziende
private
.
La
guerra
perciò
non
può
essere
condotta
in
una
società
individualistica
senza
violentare
fortemente
le
abitudini
,
le
occupazioni
ed
i
guadagni
della
grandissima
massa
della
popolazione
.
Con
ciò
non
si
vuole
condannare
tutte
le
guerre
;
ma
solo
mettere
in
chiaro
come
l
'
ordinamento
individualistico
della
società
implichi
l
'
esistenza
di
ostacoli
molteplici
allo
scatenarsi
di
guerre
dovute
al
capriccio
degli
uomini
di
governo
.
Guardisi
invece
ad
una
società
comunistica
.
Attraverso
a
tutte
le
varie
definizioni
che
se
ne
possono
dare
,
a
tutti
i
tipi
svariatissimi
che
furono
immaginati
o
tentati
nelle
varie
epoche
storiche
,
una
caratteristica
tendenziale
è
innegabile
ed
è
dominatrice
:
al
posto
delle
professioni
,
imprese
e
commerci
liberamente
esercitati
dagli
individui
senza
ingerenza
dello
stato
,
il
comunismo
mette
imprese
statali
o
comunali
o
corporative
,
esercitate
secondo
criteri
di
presunto
interesse
comune
,
da
uomini
i
quali
non
lavorano
in
vista
di
un
profitto
o
di
un
onorario
liberi
,
ma
di
uno
stipendio
pagato
dalla
pubblica
organizzazione
.
Ci
sono
ministeri
o
commissariati
centrali
i
quali
ordinano
ai
commissariati
o
consigli
(
soviet
)
od
organizzazioni
locali
che
cosa
si
deve
produrre
o
coltivare
;
come
e
che
cosa
si
deve
trasformare
.
Lo
stato
ha
esso
,
normalmente
,
in
mano
la
vita
economica
dei
cittadini
;
esso
li
indirizza
al
fine
che
il
governo
od
i
consigli
ritengono
necessario
.
In
una
società
di
questo
tipo
,
la
guerra
è
una
operazione
infinitamente
meno
difficile
a
deliberare
ed
a
condurre
che
in
una
società
capitalistica
.
Non
si
tratta
più
di
dislocare
nulla
,
di
sopprimere
,
con
perdite
per
gli
uni
e
vantaggi
per
gli
altri
,
aziende
floride
per
crearne
altre
destinate
alla
guerra
.
Non
si
toglie
il
pane
di
bocca
a
nessuno
e
non
si
devono
mettere
imposte
e
far
debiti
.
Gli
uomini
sono
già
impiegati
dello
stato
.
Che
cosa
importa
ad
essi
di
lavorare
a
produrre
cereali
ovvero
munizioni
?
La
paga
corre
lo
stesso
.
Invece
di
mettere
imposte
,
il
commissario
degli
approvvigionamenti
ha
solo
da
dare
una
razione
di
cibi
e
di
vestiti
minore
ai
civili
ed
una
alquanto
più
abbondante
ai
soldati
.
La
macchina
bellica
funziona
con
un
attrito
infinitamente
minore
che
in
una
società
individualistica
.
La
guerra
ultima
è
la
prova
delle
verità
ora
accennate
.
L
'
Inghilterra
e
gli
Stati
uniti
furono
i
due
paesi
in
cui
più
si
stentò
a
costruire
il
meccanismo
di
guerra
ed
a
persuadere
gli
uomini
che
bisognava
imbracciare
le
armi
,
perché
erano
i
due
paesi
in
cui
il
tipo
individualistico
della
società
era
più
sviluppato
ed
in
cui
l
'
ingerenza
dello
stato
nella
vita
economica
era
minima
.
Germania
ed
Austria
-
Ungheria
erano
già
stati
a
tipo
tendenzialmente
socialistico
,
con
una
burocrazia
forte
e
con
ingerenze
diffuse
dello
stato
negli
affari
privati
,
sicché
l
'
apparecchio
bellico
poté
entrare
in
azione
istantaneamente
.
Oggi
,
per
fortuna
,
la
Russia
è
comunistica
solo
alla
superficie
ed
a
chiazze
:
nelle
grandi
città
ed
in
alcune
zone
industriali
.
Le
campagne
resistono
o
si
trasformano
in
senso
individualistico
.
Tuttavia
,
l
'
esercito
,
in
mezzo
al
dissolvimento
universale
,
funziona
,
perché
esso
è
un
organo
connaturato
ad
una
società
in
cui
l
'
impulso
a
fare
viene
dal
governo
e
non
dai
privati
.
A
torto
,
dunque
,
coloro
i
quali
amano
la
pace
guardano
al
comunismo
.
È
questa
una
di
quelle
tante
illusioni
di
cui
vivono
gli
uomini
.
Il
comunismo
è
assai
più
adatto
a
fare
la
guerra
dell
'
individualismo
.
Garanzie
assolute
contro
le
guerre
non
esistono
;
ma
è
certamente
tanto
più
difficile
che
una
guerra
scoppi
quanto
meno
il
governo
domina
la
vita
dei
cittadini
,
quanto
meno
esso
ha
normalmente
il
diritto
di
regolarne
le
occupazioni
;
quanto
più
grande
è
il
numero
degli
uomini
i
quali
vivono
di
una
vita
indipendente
da
quella
dello
stato
,
epperciò
atti
ad
opporre
resistenza
alle
voglie
dei
governi
.
StampaQuotidiana ,
Divertenti
,
questi
comunisti
russi
,
i
quali
si
servono
delle
note
diplomatiche
per
fare
la
polemica
contro
la
società
capitalistica
.
Non
hanno
ancora
finito
di
mistificare
l
'
Europa
con
la
leggenda
del
blocco
,
il
quale
sarebbe
la
causa
della
miseria
e
delle
sofferenze
del
popolo
russo
,
che
già
ripetono
il
volgare
sofisma
di
Carlo
Marx
per
dimostrare
che
il
loro
è
il
solo
governo
democratico
,
pacifista
,
sincero
ed
umanitario
.
A
sentire
essi
ed
i
loro
ripetitori
italiani
,
l
'
Europa
si
troverebbe
divisa
economicamente
in
due
campi
:
rigurgitante
l
'
occidente
di
prodotti
industriali
,
che
non
sa
come
collocare
,
mentre
le
popolazioni
operaie
languono
per
mancanza
di
pane
e
di
alimenti
;
pane
ed
alimenti
i
quali
abbondano
invece
nella
Russia
,
assetata
di
tessuti
,
di
macchine
,
di
locomotive
.
In
mezzo
,
ad
impedire
lo
scambio
vicendevole
,
il
blocco
anglo
-
francese
,
il
quale
costringe
i
russi
a
mancar
di
vestiti
e
gli
occidentali
a
pagare
il
pane
caro
agli
alleati
d
'
America
.
Sarebbe
certamente
utile
,
a
dimostrare
la
fatuità
di
questa
leggenda
,
che
il
blocco
fosse
abolito
,
senza
compensi
e
senza
condizioni
.
Salvo
una
:
che
gli
scambi
fra
Russia
sovietista
e
l
'
Europa
occidentale
dovessero
farsi
sulla
base
di
merce
contro
merce
,
grano
contro
macchine
,
canape
contro
tessuti
,
petrolio
contro
locomotive
.
L
'
ultima
mistificazione
che
si
apparecchia
dai
comunisti
russi
contro
le
nazioni
produttrici
di
cose
veramente
utili
è
quella
di
offrirci
in
cambio
i
resti
di
quelle
riserve
di
oro
e
di
platino
che
i
comunisti
hanno
ereditato
dal
regime
czarista
.
Dopo
aver
distrutta
la
vecchia
organizzazione
dei
trasporti
,
del
commercio
e
dell
'
industria
,
i
comunisti
vogliono
riattrezzarsi
a
buon
mercato
dandoci
qualche
miliardo
di
rubli
d
'
oro
e
qualche
quintale
di
platino
.
Se
i
governi
d
'
Europa
hanno
ancora
una
certa
consapevolezza
delle
conseguenze
dannose
che
in
un
paese
produce
l
'
abbondanza
della
moneta
,
essi
debbono
imitare
,
sebbene
in
ritardo
,
il
saggio
bando
che
la
Svezia
inflisse
all
'
oro
durante
la
guerra
.
Che
la
circolazione
aumenti
per
la
soverchia
emissione
di
cartamoneta
,
come
nei
paesi
belligeranti
o
per
l
'
improvviso
afflusso
di
oro
,
come
nei
paesi
neutrali
,
Stati
uniti
,
Olanda
,
Scandinavia
,
gli
effetti
sono
gli
stessi
:
aumento
dei
prezzi
,
malcontento
delle
masse
,
convulsioni
rivoluzionarie
.
Forse
i
comunisti
russi
non
hanno
riflettuto
al
carattere
diabolico
dei
loro
piani
di
scambio
di
oro
contro
merci
;
ma
è
certo
che
l
'
Europa
occidentale
non
ha
nessun
interesse
a
scambiare
le
sue
buone
merci
contro
una
massa
inutile
di
oro
,
la
quale
,
dannosa
per
se
stessa
,
parrebbe
inoltre
giustificare
l
'
ulteriore
danno
di
nuove
emissioni
cartacee
,
in
apparenza
garantite
da
una
maggiore
riserva
metallica
.
Se
i
russi
vogliono
i
tessuti
,
le
macchine
,
le
locomotive
,
i
medicinali
,
il
sapone
dell
'
occidente
,
li
abbiano
pure
,
senza
difficoltà
e
senza
restrizioni
.
Ma
li
paghino
in
buone
merci
,
in
grano
,
in
petrolio
,
in
nafta
,
in
canapa
,
di
cui
essi
affermano
di
avere
tanta
abbondanza
;
non
mai
in
strumenti
di
nuovi
rialzi
di
prezzi
e
di
malcontento
delle
masse
.
Vedremo
che
cosa
e
quanto
essi
sapranno
darci
per
fare
i
loro
acquisti
.
Speriamo
che
ci
diano
qualche
cosa
di
più
delle
famigerate
4000
tonnellate
di
grano
,
non
si
sa
con
quanta
fatica
messe
insieme
nei
magazzini
di
Odessa
e
delle
provincie
vicine
e
neppure
bastevoli
per
coprire
il
fabbisogno
per
l
'
Italia
di
12
ore
di
importazione
di
frumento
dall
'
estero
!
La
esperienza
dei
fatti
ci
dirà
se
il
blocco
dell
'
intesa
o
la
incapacità
propria
a
produrre
sia
la
causa
della
carestia
e
della
miseria
in
cui
si
dibatte
il
popolo
russo
rovinato
dalla
oligarchia
che
si
è
impadronita
del
potere
sotto
la
bandiera
del
comunismo
.
I
commissari
di
Mosca
si
offendono
a
sentirsi
accusare
di
oligarchia
.
Le
loro
note
diplomatiche
ritorcono
l
'
accusa
contro
l
'
intesa
e
specialmente
contro
l
'
Inghilterra
.
Oligarchia
noi
,
che
siamo
tutti
uguali
,
noi
che
,
se
patiamo
la
fame
,
la
patiamo
tutti
insieme
,
d
'
accordo
e
felici
nella
nostra
povertà
,
condizione
necessaria
alla
creazione
di
una
società
più
alta
e
più
santa
nell
'
avvenire
!
No
.
Oligarchici
sono
i
governi
dell
'
occidente
,
dove
,
secondo
Cicerin
,
1.250.000
persone
si
spartiscono
585
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
all
'
anno
(
alla
pari
dei
cambi
11.700
lire
italiane
a
testa
in
media
)
,
altre
3.750.000
se
ne
spartiscono
245
milioni
(
1630
lire
a
testa
)
e
infine
i
restanti
30
milioni
di
poveri
hanno
solo
un
reddito
di
880
milioni
di
lire
-
sterline
(
750
lire
italiane
a
testa
all
'
anno
in
media
)
.
Non
è
un
'
ingiustizia
che
mentre
ogni
membro
di
famiglia
ricca
ha
a
sua
disposizione
11.700
lire
,
i
componenti
il
medio
ceto
abbiano
solo
1630
lire
e
quelli
delle
famiglie
povere
appena
750
lire
?
Non
è
più
bello
lo
spettacolo
di
una
società
dove
,
mettendo
tutte
le
ricchezze
ed
i
redditi
in
monte
,
ogni
uomo
riceve
la
sua
giusta
quota
parte
di
1
miliardo
e
710
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
annuo
totale
divisi
per
135
milioni
di
persone
ossia
il
quoziente
medio
di
lire
italiane
1220
all
'
anno
di
reddito
?
Alla
giustizia
della
divisione
del
reddito
in
parti
uguali
non
credono
ora
nemmeno
più
i
comunisti
russi
.
Ben
lungi
dall
'
ostinarsi
a
volere
assegnare
a
tutti
gli
uomini
l
'
identico
salario
a
reddito
medio
lire
1220
invece
dei
tre
diversi
quozienti
da
essi
rimproverati
all
'
Inghilterra
in
lire
11700
,
lire
1630
e
750
rispettivamente
per
le
tre
classi
dei
ricchi
,
mediocri
e
poveri
essi
hanno
cominciato
ad
assegnare
razioni
diverse
di
cibo
e
di
altre
cose
necessarie
ai
lavoratori
manovali
,
a
quelli
intellettuali
ed
ai
borghesi
(
e
che
altro
sono
le
razioni
diverse
fuorché
espressioni
gregge
,
in
natura
,
di
cifre
diverse
di
reddito
?
)
;
e
quindi
,
sorpassato
il
periodo
transitorio
di
sterminio
della
borghesia
per
mezzo
della
fame
,
hanno
adottato
il
metodo
permanente
dei
salari
a
trattamenti
diversi
per
i
tecnici
o
dirigenti
e
per
i
semplici
lavoratori
normali
.
Che
cosa
sono
le
promesse
senza
fine
e
gli
inviti
pressanti
e
le
offerte
di
salari
vistosi
ai
tecnici
superstiti
della
Russia
ed
a
quelli
europei
di
buona
bocca
se
non
il
riconoscimento
lampante
che
a
merito
diverso
,
a
qualità
diverse
debbono
corrispondere
compensi
e
salari
differenti
?
Le
critiche
rivolte
alla
sperequazione
fra
i
redditi
inglesi
di
11.700
,
1630
e
750
lire
suonano
falso
in
bocca
di
gente
che
ha
riconosciuto
la
giustizia
e
la
necessità
di
differenze
ben
più
profonde
nelle
rimunerazioni
dei
collaboratori
della
produzione
.
Ma
rispondono
i
comunisti
nelle
loro
note
diplomatiche
di
propaganda
noi
paghiamo
i
salari
alti
a
chi
dirige
,
al
tecnico
esperto
,
non
al
capitalista
ozioso
che
sfrutta
il
lavoro
altrui
.
Anche
ciò
non
è
vero
.
Che
cosa
sono
le
concessioni
di
boschi
,
di
miniere
,
di
ferrovie
che
essi
sono
disposti
a
fare
,
sia
pure
sotto
il
manto
di
sorveglianze
governative
,
ai
capitali
europei
ed
americani
,
se
non
il
riconoscimento
che
non
bastano
i
lavoratori
ed
i
tecnici
a
produrre
,
ma
occorre
anche
il
capitale
;
e
che
il
capitale
non
si
ottiene
senza
un
risparmio
precedente
e
il
risparmio
non
si
fa
o
almeno
non
si
fa
nella
quantità
voluta
,
senza
la
promessa
di
un
interesse
?
Un
interesse
,
i
bolscevichi
sono
disposti
a
pagarlo
al
capitale
che
li
aiuti
a
salvarli
dalle
distrette
presenti
.
Imitatori
dei
vecchi
canonisti
medievali
,
i
quali
volevano
salvare
insieme
il
precetto
di
Cristo
:
mutuum
date
nihil
inde
sperantes
e
la
necessità
di
consentire
l
'
interesse
,
se
si
voleva
far
venir
fuori
il
capitale
,
i
bolscevichi
,
sofisti
abilissimi
,
inventeranno
qualche
nuovo
nome
da
dare
all
'
interesse
.
Ma
si
può
star
sicuri
che
,
nome
a
parte
,
accetteranno
ed
hanno
anzi
già
accettato
il
fatto
indeprecabile
e
benefico
.
Chi
invero
si
lamenta
e
si
scandalizza
nel
vedere
che
vi
sono
tre
classi
sociali
le
quali
hanno
,
a
detta
di
Cicerin
e
compagni
,
rispettivamente
11700
,
1630
e
750
lire
italiane
di
reddito
a
testa
all
'
anno
fa
all
'
incirca
lo
stesso
ragionamento
di
colui
il
quale
stupisce
nel
vedere
che
una
lettera
paga
ugualmente
25
centesimi
ad
essere
spedita
da
Milano
a
Monza
come
da
Milano
a
Girgenti
.
Pochi
chilometri
in
un
caso
e
1600
nell
'
altro
!
Dove
è
la
giustizia
comparativa
?
Quando
verso
il
1830
in
Inghilterra
fu
sostituito
il
diritto
fisso
di
lo
centesimi
agli
svariatissimi
prezzi
di
trasporto
delle
lettere
a
seconda
della
distanza
,
vi
furono
molti
che
gridarono
all
'
ingiustizia
.
Fu
risposto
trionfalmente
che
,
a
voler
far
pagare
tariffe
diverse
,
si
perdeva
tanto
tempo
per
controllare
e
pesare
ogni
singola
lettera
e
misurare
le
distanze
,
che
lo
speditore
da
Milano
a
Monza
avrebbe
bensì
ora
la
soddisfazione
di
veder
pagare
5
lire
al
compaesano
speditore
della
lettera
a
Girgenti
,
ma
a
costo
di
pagar
lui
stesso
50
centesimi
e
di
sapere
che
la
lettera
sarebbe
ricevuta
a
destinazione
con
tre
o
quattro
giorni
di
ritardo
.
Così
è
:
il
buon
mercato
dei
25
centesimi
si
ottiene
solo
a
prezzo
dell
'
apparente
ingiustizia
di
pagare
tutti
la
medesima
somma
.
Parimenti
,
chi
ha
un
reddito
solo
di
750
lire
all
'
anno
può
impazientirsi
nel
vedere
i
redditi
altrui
più
alti
di
1630
ed
11700
lire
.
Ma
la
sua
è
una
impazienza
infondata
.
Se
questa
sperequazione
non
esistesse
,
il
suo
reddito
non
sarebbe
di
750
lire
.
No
.
Questo
è
un
semplice
risultato
aritmetico
di
una
divisione
,
in
cui
si
suppone
il
fattore
dividendo
immutato
.
Nella
realtà
,
se
si
facesse
la
divisione
in
parti
uguali
,
il
dividendo
non
rimarrebbe
immutato
.
Se
ne
sono
accorti
i
comunisti
russi
quando
hanno
veduto
che
la
produzione
andava
a
rotta
di
collo
se
non
si
provvedeva
a
dare
stipendi
e
poteri
adeguati
ai
tecnici
ed
ai
dirigenti
.
Se
si
tolgono
le
remunerazioni
maggiori
ai
più
abili
e
ai
più
volonterosi
,
il
quoziente
comune
non
sarebbe
,
non
che
di
1220
lire
,
neppure
l
'
altro
di
750
lire
.
Probabilmente
si
ridurrebbe
alla
metà
,
al
terzo
,
al
quarto
.
La
scelta
non
è
fra
l
'
avere
750
ovvero
1220
lire
;
ma
tra
il
riconoscere
la
necessità
e
la
giustizia
delle
cifre
differenti
di
11700
,
1630
e
750
lire
ovvero
l
'
adattarsi
alle
300
od
alle
200
lire
e
forse
meno
per
tutti
.
Ciò
non
solo
rispetto
ai
salari
differenti
per
diversi
lavori
,
ma
ai
compensi
per
il
capitale
.
Le
11
700
lire
di
reddito
individuale
di
cui
,
secondo
Cicerin
,
la
classe
ricca
gode
in
Inghilterra
,
si
hanno
e
durano
solo
finché
ed
a
condizione
che
la
medesima
classe
ricca
non
consumi
e
non
goda
le
sue
11700
lire
,
ma
ne
dedichi
una
parte
ed
una
parte
notevole
al
risparmio
.
Questo
è
il
segreto
della
prosperità
inaudita
a
cui
l
'
economia
mondiale
era
giunta
prima
della
guerra
:
l
'
esistenza
di
una
classe
,
la
cui
forza
e
la
cui
potenza
era
condizionata
assolutamente
al
servigio
che
essa
rendeva
alla
società
intiera
col
rinunciare
al
godimento
di
una
parte
dei
propri
redditi
.
Cicerin
nel
suo
grottesco
linguaggio
di
rimasticatore
del
famigerato
primo
capitolo
del
Capitale
di
Carlo
Marx
descrive
la
società
occidentale
composta
di
moltitudini
lavoranti
a
beneficio
di
una
oligarchia
di
capitalisti
.
È
necessario
dire
che
tutto
ciò
è
un
frusto
sofisma
;
che
il
capitale
non
vive
affatto
a
spese
d
'
altri
;
che
è
altrettanto
legittima
la
remunerazione
data
al
risparmio
come
quella
data
al
lavoro
;
che
il
voler
negare
il
4
od
il
5%
od
altro
saggio
corrente
al
capitale
equivale
a
negare
l
'
attuale
compenso
al
lavoro
;
che
il
voler
togliere
le
11700
lire
di
reddito
al
ricco
,
significa
ridurre
la
porzione
del
povero
da
750
a
300
o
200
lire
.
Come
è
accaduto
in
Russia
e
come
accadrà
sempre
ineluttabilmente
,
ovunque
si
voglia
ripetere
il
medesimo
esperimento
.
Il
vero
pericolo
non
è
nella
differenza
dei
redditi
e
nel
compenso
al
capitale
;
è
nella
differenza
che
in
talune
società
si
incontra
tra
pochi
esorbitatamente
ricchi
e
moltitudini
di
poveri
privi
di
ogni
fortuna
.
Questa
era
in
parte
la
situazione
socialmente
pericolosa
della
Russia
,
dove
mancava
una
diffusa
classe
media
e
dove
ad
una
classe
latifondista
ed
industriale
strapotente
si
contrapponeva
un
contadiname
collettivista
ignorante
ed
un
proletariato
cittadino
facile
alle
esaltazioni
.
Se
la
crisi
sociale
cominciata
nel
1917
in
Russia
rimedierà
a
questa
situazione
instabile
,
creando
una
nazione
di
piccoli
proprietari
a
decine
di
milioni
,
di
ex
bolscevichi
divenuti
borghesi
e
di
tecnici
trasformati
in
industriali
intraprendenti
,
ossia
se
essa
creerà
una
società
simile
a
quella
occidentale
,
essa
finirà
per
essere
socialmente
benefica
.
In
occidente
,
in
Germania
,
in
Italia
,
in
Francia
ed
in
Inghilterra
non
abbiamo
bisogno
di
passare
attraverso
a
questa
crisi
.
La
trasformazione
sociale
è
già
avvenuta
.
I
poveri
sono
meno
poveri
che
in
Russia
;
i
ricchi
sono
meno
isolati
e
meno
emergenti
ed
in
mezzo
esiste
un
vastissimo
e
profondo
strato
medio
,
di
cui
in
Russia
non
si
aveva
alcuna
traccia
.
In
occidente
occorre
e
basta
che
la
evoluzione
economica
naturale
ed
una
saggia
legislazione
continuino
a
smussare
gli
angoli
,
a
temperare
le
punte
estreme
e
ad
accentuare
il
carattere
di
democrazia
varia
,
progressiva
,
intraprendente
per
capitali
nuovi
e
produttiva
per
lavoro
esperto
che
innanzi
alla
guerra
essa
stava
assumendo
in
maniera
ognora
più
accentuata
.