StampaPeriodica ,
Nulla
autorizza
a
credere
che
la
rivoluzione
sociale
in
occidente
abbia
a
cominciare
dall
'
Italia
.
La
rivoluzione
sociale
secondo
la
concezione
tradizionale
dovrebbe
consistere
nella
distruzione
della
società
capitalista
e
nazionale
e
nella
instaurazione
della
società
comunistica
e
internazionale
.
L
'
affare
,
quindi
,
non
riguarda
un
solo
paese
,
ma
tutti
i
paesi
o
almeno
tutti
quei
paesi
che
,
pure
essendo
perfettamente
autonomi
,
sono
tuttavia
legati
fra
di
loro
da
rapporti
politici
ed
economici
così
profondi
da
costituire
,
rispetto
ad
altri
gruppi
di
paesi
,
una
superiore
unità
economica
e
politica
.
Questo
è
appunto
il
caso
dei
paesi
dell
'
occidente
europeo
,
cioè
delle
vere
Nazioni
europee
,
il
cui
particolarismo
politico
ed
economico
è
per
l
'
appunto
un
riflesso
del
loro
comune
tipo
di
civiltà
,
vale
a
dire
della
civiltà
a
tipo
nazionale
,
che
tutti
hanno
adottata
.
La
maggiore
frequenza
di
conflitti
in
Europa
,
lungi
dall
'
attestare
una
minore
solidarietà
d
'
interessi
fra
Nazioni
in
confronto
di
altri
gruppi
di
Nazioni
,
attesta
invece
la
maggiore
somma
d
'
interessi
comuni
da
regolare
e
soprattutto
il
maggiore
dinamismo
politico
ed
economico
di
tutto
il
sistema
internazionale
,
che
esse
hanno
creato
.
Sono
parecchie
migliaia
d
'
anni
che
l
'
Europa
è
lacerata
da
guerre
,
eppure
essa
da
almeno
duemila
anni
rimane
alla
testa
della
civiltà
,
né
i
sentimenti
di
solidarietà
umana
e
di
simpatia
internazionale
hanno
fatto
qui
minori
progressi
che
negli
altri
continenti
dove
i
popoli
si
sono
composti
e
quasi
sepolti
in
perpetua
pace
.
Malgrado
le
guerre
,
o
,
forse
meglio
,
proprio
attraverso
le
guerre
,
i
popoli
d
'
Europa
hanno
creato
una
comune
civiltà
,
un
comune
sistema
politico
,
del
quale
sono
capisaldi
l
'
autonomia
nazionale
e
la
costituzione
capitalistica
,
che
tutti
sono
egualmente
interessati
a
difendere
e
a
conservare
.
La
trasformazione
di
tale
sistema
non
può
,
quindi
,
essere
affare
di
uno
soltanto
di
essi
,
ma
di
tutti
.
Che
poi
questo
paese
debba
essere
proprio
l
'
Italia
è
cosa
che
si
capisce
ancora
meno
.
Le
rivoluzioni
sociali
,
sul
tipo
di
quella
preconizzata
dai
socialisti
,
possono
essere
tentate
e
realizzate
,
senza
correre
un
grave
rischio
internazionale
,
soltanto
in
quei
grandi
paesi
che
costituiscono
un
sistema
economico
chiuso
,
una
società
che
basta
a
se
stessa
;
ma
una
iniziativa
rivoluzionaria
per
parte
di
paesi
che
non
bastano
a
se
stessi
,
ma
che
sono
fra
loro
legati
da
infiniti
rapporti
di
mutua
dipendenza
,
è
necessariamente
esposta
non
soltanto
a
gravi
rischi
nazionali
,
ma
anche
a
più
gravi
rischi
internazionali
.
Senonché
il
rischio
internazionale
non
lo
corre
il
solo
partito
rivoluzionario
disposto
a
trasformare
l
'
ordine
politico
e
sociale
ma
tutto
il
paese
,
nel
quale
quel
partito
abbia
preso
il
sopravvento
.
Ora
,
è
appunto
una
tale
possibilità
che
ci
spiega
il
perché
il
partito
socialista
italiano
,
almeno
nelle
apparenze
,
si
mostra
il
più
deciso
di
tutti
nel
proposito
di
prendere
l
'
iniziativa
di
una
rivoluzione
,
che
dovrebbe
sconvolgere
il
sistema
politico
ed
economico
di
tutta
l
'
Europa
.
I
suoi
precedenti
non
dimostrano
affatto
che
esso
sia
il
più
ardito
o
il
più
rivoluzionario
fra
tutti
i
partiti
socialisti
d
'
Europa
,
tuttavia
esso
è
oggi
il
più
convinto
e
il
più
temerario
assertore
della
rivoluzione
sociale
,
perché
,
facendo
ciò
,
esso
segue
il
suo
istinto
antinazionale
.
In
verità
,
ciò
che
esso
veramente
persegue
non
è
tanto
la
trasformazione
reale
della
società
capitalistica
,
quanto
il
proposito
di
vedere
esposta
l
'
Italia
alle
maggiori
complicazioni
internazionali
con
relativi
danni
politici
ed
economici
.
In
un
momento
di
estrema
sensibilità
politica
e
di
facili
ripercussioni
internazionali
,
per
cui
si
può
dire
che
il
principio
del
non
intervento
è
di
fatto
continuamente
violato
,
tanto
si
sono
fatti
frequenti
e
delicati
i
rapporti
fra
gli
Stati
,
i
partiti
socialisti
degli
altri
paesi
hanno
compreso
che
ogni
manifestazione
di
volontà
rivoluzionaria
da
parte
loro
non
poteva
raggiungere
altro
risultato
positivo
se
non
quello
di
creare
imbarazzi
al
proprio
paese
,
di
diminuirne
il
credito
e
d
'
incoraggiarne
i
nemici
;
in
una
parola
,
di
limitarne
l
'
efficienza
internazionale
;
epperò
essi
o
si
sono
apertamente
schierati
con
le
forze
nazionali
o
si
sono
frenati
nei
loro
impulsi
.
Nessuna
seria
manifestazione
di
volontà
rivoluzionaria
è
infatti
da
segnalare
negli
altri
grandi
Stati
d
'
Europa
,
compresa
la
vinta
Germania
;
si
può
anzi
dire
che
in
tutti
i
grandi
Stati
la
stessa
attività
ordinaria
del
movimento
socialista
abbia
subito
un
arresto
.
La
condotta
diversa
tenuta
dal
partito
socialista
italiano
dimostra
o
un
sentimento
affatto
opposto
o
la
più
assoluta
incomprensione
nei
suoi
capi
della
particolare
delicatezza
dell
'
attuale
momento
politico
internazionale
:
quindi
,
deliberata
volontà
di
nuocere
alla
Nazione
,
nel
primo
caso
;
perfetta
insensibilità
nazionale
,
nel
secondo
caso
.
Se
lo
spirito
rivoluzionario
dei
socialisti
italiani
non
fosse
inquinato
da
antipatriottismo
,
anzi
non
consistesse
tutto
nel
loro
antipatriottismo
,
essi
si
sarebbero
facilmente
accorti
che
non
esistono
ancora
le
condizioni
del
successo
per
un
moto
rivoluzionario
d
'
origine
italiana
e
che
pertanto
tutte
le
loro
buone
intenzioni
al
riguardo
non
possono
che
risolversi
in
semplici
atteggiamenti
di
spavalderia
rivoluzionaria
,
impotenti
a
trasformare
il
mondo
,
ma
efficacissimi
a
rovinare
l
'
Italia
.
Si
sarebbero
cioè
accorti
come
se
ne
sono
accorti
i
loro
compagni
negli
altri
paesi
che
il
voler
far
passare
l
'
Italia
per
un
paese
rivoluzionario
non
giova
alla
società
comunista
,
loro
patria
futura
,
ma
nuoce
infinitamente
all
'
Italia
,
loro
patria
presente
;
e
che
,
infine
,
se
anche
l
'
Italia
dovesse
partorire
,
per
strane
incidenze
di
circostanze
,
una
società
comunista
,
il
suo
sarebbe
un
parto
prematuro
e
non
vitale
,
accompagnato
da
un
puerperio
pericolosissimo
,
dal
quale
difficilmente
essa
si
rileverebbe
o
ne
resterebbe
debilitata
per
sempre
.
Questa
strana
ottusità
di
spirito
rivoluzionario
non
si
spiega
che
con
una
perfetta
lucidezza
di
spirito
antinazionale
.
Ma
oltre
a
questa
anomalia
generale
che
si
riscontra
nella
posizione
fondamentale
del
socialismo
italiano
,
vi
sono
altri
fatti
che
stanno
a
dimostrare
come
gli
atteggiamenti
rivoluzionari
dei
socialisti
italiani
non
sono
l
'
espressione
genuina
del
loro
antipatriottismo
.
Fatto
tipico
in
proposito
è
l
'
attitudine
da
essi
assunta
verso
la
Repubblica
dei
Soviety
.
I
socialisti
italiani
,
come
è
noto
,
sono
in
guerra
con
Lenin
.
Chiamati
a
compiere
il
loro
dovere
rivoluzionario
,
essi
vi
si
sono
rifiutati
.
In
fondo
hanno
disertato
ancora
una
volta
.
Dopo
la
guerra
,
hanno
disertato
anche
la
rivoluzione
,
dando
al
mondo
la
prova
definitiva
della
loro
incoercibile
vigliaccheria
.
Sono
stati
quindi
espulsi
dalla
terza
Internazionale
.
Che
cosa
non
abbiano
allora
scritto
e
detto
contro
Lenin
e
la
Russia
bolscevica
è
facile
immaginarselo
,
quando
si
pensi
alla
loquacità
dell
'
immortale
Tersite
,
in
cui
la
lingua
tiene
luogo
di
fegato
.
Ma
lo
straordinario
è
questo
:
che
mentre
essi
sono
nemici
di
Lenin
e
ne
dicono
corna
,
pretendono
che
l
'
Italia
gli
abbia
ad
essere
alleata
e
che
tutti
gli
italiani
si
inchinino
a
lui
.
In
tutti
gli
altri
paesi
,
dove
i
socialisti
non
litigano
con
Lenin
,
nessuno
s
'
è
mai
sognato
di
pretendere
dal
proprio
governo
il
riconoscimento
della
Repubblica
dei
Soviety
.
Solo
da
noi
la
situazione
si
capovolge
:
il
riconoscimento
della
Repubblica
dei
Soviety
da
parte
dell
'
Italia
,
anche
a
costo
di
metterle
contro
mezzo
mondo
,
viene
richiesto
proprio
da
coloro
che
si
sono
ribellati
a
Lenin
e
ne
sono
stati
ignominiosamente
frustati
e
sconfessati
.
Questo
contegno
,
che
sarebbe
semplicemente
assurdo
anche
se
si
volesse
spiegarlo
come
un
episodio
di
tattica
rivoluzionaria
,
diventa
perfettamente
logico
,
se
si
ammette
che
i
socialisti
vogliono
non
tanto
giovare
alla
Russia
o
compiere
un
semplice
atto
rivoluzionario
,
quanto
nuocere
all
'
Italia
e
compiere
comunque
un
atto
di
politica
antinazionale
.
La
prova
del
loro
antipatriottismo
è
questa
volta
irrefragabile
.
Ora
si
domanda
:
come
è
che
l
'
ottimismo
delle
sfere
ufficiali
della
politica
italiana
non
si
arrende
dinnanzi
a
prove
così
palmari
,
e
coltiva
invece
ancora
l
'
illusione
di
addomesticare
i
socialisti
e
cerca
di
propiziarseli
offrendo
loro
di
collaborare
nel
governo
dello
Stato
?
Sono
ancora
numerosi
coloro
che
saluterebbero
come
una
data
fausta
per
la
patria
il
giorno
in
cui
Turati
e
Modigliani
diventassero
ministri
.
In
verità
,
se
grande
è
la
protervia
antinazionale
dei
socialisti
,
incomparabilmente
più
grande
è
la
cecità
e
l
'
incoscienza
di
quasi
tutti
i
partiti
costituzionali
,
che
si
dicono
e
si
considerano
anche
partiti
nazionali
.
Il
fenomeno
merita
di
essere
studiato
.
In
Italia
esistono
due
miti
,
che
sono
nello
stesso
tempo
espressione
e
«
alibi
»
alla
nostra
debolezza
di
carattere
.
Il
mito
del
buon
senso
italiano
e
il
mito
dell
'
indefinita
capacità
di
assimilazione
delle
nostre
istituzioni
.
Quanto
più
un
uomo
od
un
partito
si
manifesta
avverso
all
'
ordine
costituito
,
tanto
più
si
ha
il
dovere
di
non
disturbarlo
e
di
blandirlo
,
perché
bisogna
aver
fiducia
nel
buon
senso
italiano
e
nel
potere
di
attrazione
delle
nostre
istituzioni
.
Il
sistema
,
non
neghiamo
,
poteva
anche
apparire
giusto
,
quando
la
lotta
politica
si
svolgeva
nell
'
ambito
di
una
ristretta
cerchia
di
elementi
nazionali
e
gli
uomini
e
i
partiti
,
per
quanto
profondamente
divisi
intorno
alle
forme
ed
ai
mezzi
da
adoperare
,
erano
tuttavia
concordi
circa
i
fini
da
raggiungere
.
Finché
il
denominatore
comune
dei
partiti
rimaneva
l
'
Italia
,
finché
il
buon
senso
italiano
non
escludeva
il
senso
nazionale
,
si
poteva
benissimo
dare
alla
condotta
politica
dei
partiti
di
governo
un
tono
meno
intransigente
e
augurarsi
che
le
istituzioni
assimilassero
elementi
sempre
nuovi
e
assicurassero
al
governo
energie
sempre
più
fresche
.
Ma
quando
la
realtà
politica
è
totalmente
mutata
,
quando
la
lotta
politica
ha
preso
il
carattere
di
un
duello
a
morte
fra
l
'
elemento
nazionale
e
l
'
elemento
antinazionale
,
ostinarsi
nella
politica
del
figliuol
prodigo
,
non
è
più
calcolo
politico
,
ma
aberrazione
suicida
.
L
'
errore
politico
fondamentale
delle
nostre
classi
dirigenti
e
dei
nostri
partiti
di
governo
,
che
si
traduce
in
un
difetto
cronico
dello
Stato
italiano
,
consiste
appunto
in
questo
:
nel
volere
perpetuare
una
credenza
e
un
sistema
di
governo
,
che
sono
in
assoluto
contrasto
con
la
realtà
attuale
della
vita
italiana
.
La
realtà
politica
attuale
del
nostro
paese
è
inutile
dissimularselo
è
caratterizzata
dalla
presenza
di
una
poderosa
forza
antinazionale
,
che
si
chiama
socialismo
.
Se
altrove
il
socialismo
ha
avuto
prevalentemente
caratteri
sindacali
,
in
Italia
,
per
la
particolarità
della
sua
evoluzione
storica
,
ha
preso
carattere
prevalentemente
antinazionale
.
La
comparsa
del
socialismo
in
Italia
segna
la
resurrezione
dell
'
elemento
antinazionale
della
vecchia
Italia
,
che
sembrava
completamente
disperso
e
annientato
durante
il
processo
della
sua
ricostituzione
politica
.
Questo
elemento
meno
attivo
prima
della
guerra
è
diventato
attivissimo
dopo
la
guerra
.
La
guerra
ha
potenziato
tutte
le
energie
italiane
:
così
le
nazionali
come
le
antinazionali
:
quelle
hanno
acquistato
nella
guerra
la
coscienza
della
loro
forza
,
queste
del
loro
numero
.
Ora
il
numero
può
anche
diventare
forza
quando
non
trova
resistenza
nello
Stato
e
nelle
classi
che
devono
spalleggiare
lo
Stato
.
E
quale
resistenza
si
può
sperare
in
chi
ritiene
non
solo
possibile
,
ma
utile
una
collaborazione
di
questo
elemento
nel
governo
dello
stesso
Stato
,
che
dovrebbe
annientarlo
;
che
stima
anzi
essere
questo
il
solo
modo
di
utilizzare
una
forza
che
altrimenti
sarebbe
pericolosa
;
in
chi
in
una
parola
considera
l
'
attuale
partito
socialista
come
l
'
antico
partito
d
'
azione
?
Ma
il
credere
che
lo
stesso
rimedio
adoperato
per
ridurre
l
'
indisciplina
dell
'
antico
partito
d
'
azione
possa
essere
ancora
efficace
per
domare
e
trasformare
la
coscienza
e
l
'
azione
antinazionali
del
socialismo
italiano
è
ingenuità
massima
e
pericolosissimo
errore
.
Ora
i
socialisti
pretendono
andare
al
potere
mantenendo
integra
la
loro
pregiudiziale
formalmente
internazionale
,
sostanzialmente
antinazionale
.
Per
essi
l
'
entrata
al
governo
è
un
fatto
semplicemente
politico
,
anzi
puramente
amministrativo
,
niente
affatto
morale
.
La
conquista
del
governo
dello
Stato
,
mentre
ancora
dura
l
'
ordinamento
capitalistico
e
nazionale
della
società
,
non
deve
affatto
significare
adesione
a
questo
ordinamento
,
ma
equivalere
alla
conquista
di
un
municipio
;
deve
esser
fatta
nell
'
esclusivo
interesse
del
partito
,
per
dotare
il
partito
di
un
nuovo
strumento
di
forza
da
impiegare
precisamente
contro
l
'
ordinamento
sociale
e
giuridico
,
che
lo
Stato
dovrebbe
rappresentare
e
difendere
.
Lo
Stato
,
al
cui
governo
i
socialisti
intendono
e
desiderano
collaborare
,
non
è
lo
Stato
nazionale
ma
lo
Stato
anazionale
;
lo
Stato
realmente
,
cioè
non
soltanto
giuridicamente
ma
anche
politicamente
,
superiore
a
tutti
i
partiti
,
anche
a
quelli
nazionali
;
indifferente
a
tutte
le
idealità
,
vuoto
di
qualsiasi
contenuto
politico
,
che
può
,
quindi
,
diventare
preda
di
qualsiasi
partito
,
esser
diretto
verso
qualsiasi
mèta
politica
.
Anche
verso
una
politica
antinazionale
,
perché
la
Nazione
non
è
un
valore
assoluto
per
tutti
i
cittadini
,
né
un
imperativo
categorico
per
lo
Stato
:
la
Nazione
è
semplicemente
un
'
idealità
di
partito
e
un
mito
politico
sfruttato
dalla
classe
borghese
per
dare
alla
sua
dominazione
una
base
più
stabile
.
E
verso
questa
idealità
lo
Stato
deve
mantenere
la
stessa
posizione
di
superiore
indifferenza
come
verso
qualsiasi
altra
idealità
di
partito
.
Il
socialismo
spinge
agli
estremi
la
concezione
agnostica
e
relativistica
dell
'
ideologia
liberale
e
ne
trae
conseguenze
politiche
insospettate
alla
coscienza
liberale
.
Inquadra
il
suo
antinazionalismo
nel
sistema
dialettico
del
liberalismo
e
afferma
il
suo
diritto
a
distruggere
ciò
che
storicamente
è
stato
edificato
dal
partito
liberale
,
in
nome
degli
stessi
principi
liberali
.
Orbene
,
i
partiti
borghesi
e
nazionali
,
anche
quando
non
possono
più
negare
l
'
esistenza
di
un
tale
spirito
nei
loro
tanto
attesi
collaboratori
,
non
sanno
risolversi
ad
abbandonare
l
'
impresa
,
a
cui
si
sono
messi
,
di
attrarre
i
socialisti
al
potere
;
perché
lo
straordinario
è
questo
:
che
mentre
i
socialisti
,
consci
della
propria
forza
,
credono
di
poter
conquistare
il
potere
,
i
vecchi
borghesi
,
consci
delle
loro
debolezze
,
credono
di
potere
col
potere
conquistare
i
socialisti
.
I
borghesi
ritengono
che
,
una
volta
cascati
nel
potere
,
i
socialisti
hanno
finito
di
essere
tali
e
devono
per
necessità
incanalarsi
nella
tradizione
nazionale
e
nella
politica
dell
'
ordine
,
perché
secondo
il
loro
fiducioso
scetticismo
la
politica
nazionale
e
dell
'
ordine
non
ha
bisogno
di
alcuna
attiva
partecipazione
morale
e
di
alcuna
adesione
spirituale
,
ma
è
un
fatto
meramente
passivo
,
che
l
'
esercizio
del
potere
porta
con
sé
,
meccanicamente
.
Così
alla
frode
palese
dei
socialisti
si
contrappone
la
frode
sottintesa
dei
vecchi
partiti
borghesi
.
I
socialisti
concepiscono
la
loro
collaborazione
al
governo
borghese
come
un
cavallo
di
Troia
da
introdurre
nella
roccaforte
della
dominazione
capitalistica
,
i
borghesi
concepiscono
il
governo
collaborazionista
come
una
trappola
per
i
socialisti
.
Ora
quale
giudizio
si
deve
dare
,
quale
fiducia
si
può
avere
in
un
governo
simile
,
che
dovrebbe
sorgere
sulla
base
di
una
duplice
frode
?
L
'
avere
concepita
e
accarezzata
l
'
idea
di
una
simile
mostruosità
dimostra
quanto
sia
grande
la
deficienza
del
sentimento
morale
nelle
classi
politiche
della
vecchia
Italia
.
Ma
vi
è
un
altro
lato
della
questione
che
non
può
essere
trascurato
,
un
lato
veramente
decisivo
per
la
possibilità
d
'
una
politica
collaborazionista
:
quello
parlamentare
.
Contro
l
'
interesse
nazionale
sta
la
necessità
parlamentare
di
non
tenere
eternamente
all
'
opposizione
un
partito
forte
di
ben
cento
venti
o
cento
quaranta
deputati
,
opposizione
che
renderebbe
precaria
e
tribolata
la
vita
di
qualsiasi
governo
.
Secondo
la
logica
e
l
'
esempio
di
tutti
gli
altri
paesi
a
regime
parlamentare
,
sarebbero
le
necessità
parlamentari
ad
adattarsi
e
subordinarsi
agli
interessi
nazionali
;
in
Italia
,
invece
,
è
l
'
interesse
nazionale
che
viene
ad
essere
risoluto
nell
'
interesse
ad
una
quieta
vita
parlamentare
e
si
vede
ostacolo
insormontabile
a
raggiungere
questa
quiete
nell
'
esistenza
di
un
'
opposizione
di
centoventi
deputati
.
Dunque
l
'
interesse
a
non
veder
compromessa
la
vita
economica
e
sabotata
la
vita
nazionale
dell
'
Italia
è
nulla
,
di
fronte
all
'
interesse
di
rendere
tranquilla
l
'
esistenza
di
un
ministero
e
di
stabilire
una
perfetta
cordialità
di
rapporti
fra
gl
'
inquilini
di
Montecitorio
,
e
la
presenza
di
un
centinaio
di
energumeni
nell
'
aula
non
offre
altra
via
di
scampo
se
non
quella
di
dare
loro
in
pascolo
l
'
Italia
?
Le
vecchie
caste
dominanti
non
potrebbero
offrire
un
documento
maggiore
della
loro
perfetta
insensibilità
nazionale
e
della
loro
insanabile
accidia
politica
.
Quando
si
è
giunti
a
tali
estremi
,
non
si
può
parlare
di
conflitto
fra
politica
nazionale
e
regime
,
ma
si
deve
parlare
di
un
conflitto
ben
più
profondo
:
fra
lo
spirito
nazionale
e
il
nostro
temperamento
politico
o
meglio
il
temperamento
delle
caste
parlamentari
dominanti
nella
nostra
vita
politica
.