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> anno_i:[1910 TO 1940}
IL PIEMONTE E LE PROVINCIE ( SAPEGNO NATALINO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Par che , se non altro , la lettera di Prezzolini abbia indotto alcuni di noi a ragionare esplicitamente i loro dubbi , e mettere innanzi le loro difficoltà , così da porre in discussione le ragioni stesse più remote e segrete della nostra esistenza . E questo sarebbe già risultato abbastanza importante , anche a prescindere da quella tal Società di Apoti che pare stia miseramente naufragando , come si dice , nel mare dei sogni . Vero è che a questo processo di chiarimento han contribuito d ' altra parte , a modo loro e dolorosamente , le vicende politiche di questi giorno in Italia . Le quali non possono non indurci a raccoglimento , e nel raccoglimento offrirci mezzo e stimolo ad philosophandum , vale a dire costringerci ad un solitario esame della nostra coscienza , che ritrovi argomenti metafisici o storici , atti a giustificare la nostra posizione pericolante e precaria . Vogliamo esser sicuri della nostra salute eterna : la questione è , a parer nostro , interessante e fondamentale ( s ' intende , in un ambiente strettamente famigliare ) , e merita che gli amici di questa rivista se ne occupino , offrendo , per una discussione proficua , prove od obiezioni , secondo il loro special temperamento . Le qualità , ataviche ed ereditarie , del cosidetto popolo italiano ( superiore indifferenza , sdegno dei programmi e delle ideologie , saggezza nell ' apatia , ironia e gioconda sopportazione ) , che han trovato di recente molte e facili apologie tra i letterati più o meno politicanti ; è certo tuttavia che riescono insufficienti e infeconde , almeno nelle ore più significative e più tragiche . Accadono allora i trionfi gaudiosi della smodata retorica , le violente - se pur brevi - dominazioni della faziosità sentimentale , le truci e delittuose vendette reazionarie : in simili congiunture quel proverbiale buon senso del popolo italiano svela caratteri di grettezza , d ' ignavia e , diciamo pure , di viltà , che gli furono spesso rimproverati dagli ideologi rivoluzionari - mazziniani socialisti missiroliani . Non vorremmo dire che il giudizio di costoro sia proprio esatto e definitivo , mentre è certamente unilaterale e qualche po ' fanatico ; d ' altra parte proclamarlo senz ' altro falso e privo di sostegni , è certamente troppo semplice ed arbitrario . Per esempio , nei giorni passati , l ' Italia dannunziana , accademica , patriottarda ha potuto imporre senza fatica la sua violenza mercenaria e caotica contro gli interessi dei ceti produttori , delle borghesie conservatrici , degli elementi industriali più solidi ed equilibrati . L ' impresa è stata accompagnata da un così turpe sfoggio di vigliaccheria , d ' impudenza , di tradimenti , che si sarebbe potuto credere da taluno persino a una totale ignoranza delle norme morali più elementari e diffuse ; e in certi momenti s ' ebbe anche la sensazione di scoprire nel fondo della nostra razza un ' immaturità e una debolezza incurabili e l ' assoluta mancanza di quelle virtù di coesione , resistenza passiva , tenacia legalitaria , che spiegano la forza e l ' antichità di popoli come il francese e l ' inglese . Sopratutto l ' Intellighenzia parassitaria si è mostrata così moralmente scaduta , e intellettualmente povera , che rifiorivan spontanei sulle nostre labbra , con le apostrofi di Marx , Veuillot , Nietzsche , Sorel , gli anatemi di Proudhon : " Montrez - moi quelque part des consciences plus venales des esprits plus indifferents , des âmes plus pourries que dans la caste lettrée ! " . Con troppa passione tuttavia noi giudichiamo gli avvenimenti ultimi d ' Italia , perché possiamo indurci ad adoperarli come argomento definitivo a sostegno della nostra tesi . L ' infinita tristezza che è negli animi , ci impedisce di credere anche alle immediate rivelazioni dei nostri occhi . D ' altra parte non v ' è dubbio che la nostra istintiva fiducia nelle virtù più o meno segrete e durature della stirpe abbia subito una scossa e non possa più accontentarsi di certe facilissime dimostrazioni , come un tempo . Ci han ricantato finora e su tutti i toni che il popolo d ' Italia è saggio , moderato , prudente ; ci han quasi vantato , come qualità venerabili e tradizionali , quelli che ci parevano i difetti profondi della nazione ( la mancanza della serietà , della disciplina , dell ' organizzazione note in Francia e in Inghilterra ) : ed ecco che queste qualità , nelle ore difficili , hanno avuto veramente carattere , più che di pregi , di colpe ; e quella prudenza ha assunto aspetti troppo stranamente simili a quelli della paura . Doveva bastare l ' insofferenza spensierata e sorridente del popolo a tener lontane le ombre paurose della dittatura e della reazione : ciononostante un ' instaurazione reazionaria ed assolutista ( non senza l ' abolizione delle libertà fondamentali e statutarie ) ha potuto erigersi contro non dico gli ideali vani d ' una moralità politica austera , ma gli interessi delle classi e delle regioni più progredite . La monarchia , indissolubilmente legata alla tradizione liberale cavouriana e giolittiana , doveva costituire un punto fermo nel tumulto delle fazioni e assicurare , oltre le vicende della cronaca parlamentare e governativa , la conservazione della legge . E non abbiamo noi visto , in questi giorni , scindersi il binomio presunto Vittorio Emanuele - Giolitti , e il Re accettare senza rammarico le responsabilità di duce della reazione ed erede del colpo di stato ? Ecco che certe notissime diagnosi ( nelle quali s ' eran volute denunziare le colpe e l ' immaturità della nazione giovanissima , e dedurre la necessità di costruire un ceto dirigente solido e stabile ) escon dall ' ultima prova in qualche modo riabilitate e giustificate . L ' unificazione d ' Italia , se non fu ciò che molti credettero impresa arbitraria e violenta ; si può ben definire , senza tema di cader in errore , operazione arditissima e quasi temeraria ; come prova anche la struttura del regno , che ne fu il resultato , estremamente delicata sensibile difficile . Contro gli egoismi regionali , gli interessi paesani , gli ordinamenti locali e feudali , le consuetudini native , che Cattaneo descriveva e rispettava : proporsi una politica unitaria poteva parere , e fu realmente - nel sogno mazziniano , utopia mescolata di fermenti retorici ed eroici ; ma realizzarla fu , anche più di quel che non apparve , ardimento mirabile e paradossale . E proposito e sforzo furono essenzialmente e profondamente piemontesi . Nella stanchezza comune d ' Italia , le tradizioni repubblicane e separatiste , le tirannidi forestiere , la scarsezza delle lotte civili , avevan foggiato quello spirito generale della nazione , troppo adatto a giustificare il giudizio severo degli stranieri , che ci consideravano , secondo la testimonianza di Treitschke , " quasi un popolo di schiavi , ricco d ' intelligenza e d ' astuzia , ma inetto al vivere libero " . La diffusa immaturità degli Italiani alla lotta politica si sfogò , come è noto , nelle misteriose leggende e nelle paurose cerimonie delle cospirazioni , rivoluzionarie o reazionarie che fossero , tutte ugualmente miserevoli ed infauste . Nel Piemonte , l ' esistenza d ' una casta militare gagliarda e d ' una dinastia nazionale o popolare fornì le basi al sorgere di una coscienza civile aperta e positiva ; ne aiutarono l ' incremento , prestando formule o sistemi gli esempi introdotti d ' oltralpe : le vicine istituzioni francesi , gli ordini governativi e l ' economia liberista degli Inglesi . Così il Piemonte , nell ' ora del Risorgimento , si trovò di fronte alle provincie schiave , ignoranti , faziose ; stato solidamente costituito , eretto da un ' aristocrazia antica e leale , con una forza militare e uno sviluppo economico e industriale ignoti negli altri stati d ' Italia . Maturando , per fatali e segreti impulsi , il proposito unitario , con caratteri italianamente settari e retorici , gli aristocratici piemontesi lo trasformarono in una virile volontà pratica . E furono i soli che seppero , con lavoro silenzioso e tenace , diventare Italiani , da sudditi sardi che erano , prendendo famigliarità con quegli elementi della coltura nazionale , da cui eran rimasti per lungo tempo lontani . Questo sforzo meraviglioso non trova , tra i politicanti provinciali del nostro paese , la corrispondenza pronta ed efficace che sarebbe stata necessaria : gli schiavi ed i retori indocili non potevan d ' un tratto acconciarsi alla disciplina severa e allo spregiudicato realismo dei politici settentrionali . Le prime spontanee diffidenze , scomparendo , lasciarono il posto ad un ' ostilità sorda e sotterranea . E l ' unità fu compiuta sotto la dinastia di Savoia , per virtù unicamente della prodigiosa attività di Cavour . Morto il grande ministro e sorti , mentre ancor si terminava l ' opera dell ' unificazione nazionale , i primi inconvenienti e le prime difficoltà ; contro la nobiltà piemontese anticamente e metodicamente preparata al governo , gli interessi e i sentimenti delle provincie , naturali e brutali , insorsero . Cominciò la guerra dell ' Italia contro il Piemonte . In questo senso la soluzione cavouriana e sabauda meritò veramente in qualche modo l ' epiteto di " approssimativa " ; e fu tale non per colpa della monarchia e di Cavour , ma delle circostanze e della materia riluttante e fervida , ch ' essi ebbero a maneggiare . Così un ' impresa che , se si tien conto dei tempi positivi e plebei e delle abitudini moderate e casalinghe delle popolazioni settentrionali , ebbe caratteri ed aspetti altamente grandiosi ed eroici , fu in qualche modo un ' avventura troppo ardita , uscendo fuori dalla tradizione politica del Regno Sardo e rompendo un equilibrio faticosamente mantenuto per secoli e segnò la prima tappa di una storia dolorosa e difficile . E ' chiaro d ' altronde che le circostanze non permettevano soluzioni meschine e guardinghe , o comunque diverse . C ' è dunque , in Italia , un ' élite di origine schiettamente piemontese e di mentalità largamente italiana : dal luogo di nascita toglie le virtù di saggezza politica e di resistenza guerriera , dalle popolazioni settentrionali confinanti l ' abitudine alle relazioni diplomatiche e cosmopolite , dall ' Italia l ' educazione letteraria e in parte i fondamenti teorici della sua missione . Accanto e contro quest ' aristocrazia , le provincie suscitano le rivolte faziose , le camorre locali , le ideologie intemperanti , le insurrezioni sentimentali , la generale immaturità . La continuità governativa , un punto stabile nella confusione delle contese regionali , un organismo moderatore dei tumulti , degli odi , delle vendette che forman tutta la vita politica del nostro paese , furono assicurate dalla volontà persistente e disperata di questo piccolo gruppo estremamente progredito , e educato alle istituzioni civili dell ' età moderna , posto dalla Provvidenza a reggere popolazioni ancor barbare o per troppi vizi decadenti . Ma fu impresa continuamente pericolante , affidata al genio individuale dei ministri ( Cavour , Sella , Giolitti ) ; non senza caotici interregni , che ne rovinavano appena fondati , ogni risultato e ogni conquista . Repubblicanismo , politica dinastica , interventismo del maggio , legionarismo , nazionalismo , fascismo : reazioni sentimentali ignote alla nostra gente del settentrione , seria , tranquilla , attaccata a ' suoi traffici , intenta ai pacifici interessi dei mercati agricoli , delle borse , delle aziende industriali . Dal principio dell ' Unità , il Piemonte s ' è sentito profondamente isolato nella nazione : anche quando dominava e guidava le sorti di tutta Italia . Perché esso , di contro alla politica provinciale e insubordinata delle regioni , ostenta l ' organizzazione e la serietà europee della sua vita civile : qui da noi liberalismo e comunismo vantano un fondo dottrinale e una attività pratica assai lontani dalle superficiali metafisiche e dalle fragorose ostentazioni di operosità delle fazioni italiche . Perché in questa nostra terra , abbiamo un ' industria solida organica , prosperosa , e non , come nelle altre parti , tentativi sproporzionati , parassitari , anarchici : qui le fabbriche tessili , la Fiat , Agnelli ; altrove l ' Abenteuer - Kapitatismus , che ha analizzato Ansaldo , su queste stesse colonne . Perché presso i nostri capitani d ' industria , i nostri operai organizzati , i nostri piccoli proprietari di campagna , l ' unità degli interessi privati e del benessere generale , il sentimento dello Stato insomma , è nozione immediata e istintiva ; anche se ripugni a queste menti fredde positive , e magari grette , ragionare troppo a lungo di Patria , doveri nazionali , virtù civiche : cose sacre e venerabili soltanto quando si arriva a considerarle , non più come un fine , come un presupposto ; prima , pure divagazioni accademiche , o peggio , spiriti demagogici . Perciò il Piemonte mantenne , per tutta la nostra storia breve , una fondamentale politica d ' opposizione : l ' unica aristocrazia seria e fattiva che esista in Italia , la storia veramente unitaria , veramente italiana , non può ancora reggere stabilmente il paese . Le parentesi governative , forse troppo premature , riuscirono sterili , e talora rappresentarono persino dei compromessi . Dove si vede il difetto della politica di Giolitti , che fu costretto ad allargare la nobiltà originaria , ed appoggiarsi sopra un ceto borghese incerto e mal definito , che oggi è passato al fascismo . Mentre a Cavour il suo genio e le circostanze crearono un meraviglioso se pur momentaneo consenso di voleri intorno al mito unitario . La feconda e tenace attività dell ' élite si manifestò piuttosto nella capacità di raccogliere intorno a sè le forze più serie e vive della nazione , altrove isolate e costrette a isterilire . Continuando così il processo , che dura da Alfieri in poi , e per il quale , stabilito un commercio d ' interessi e d ' idee fra le regioni , il proposito solitario dei Piemontesi perde la sua rigidezza e si fa italiano ; si creò quell ' ambiente d ' opposizione dove , meglio che ad ogni altra scuola , si foggia e si educa la classe dirigente che mancò finora all ' Italia . Perché non è certamente nostra intenzione creare , fra gli altri mille , un nuovo regionalismo . Il mito piemontese può servire non solo a noi , ma a tutti gli Italiani aristocratici , di raccolta e d ' insegna : oggi più che mai . Antifascismo : vale a dire volontà d ' inimicizia contro l ' " altra Italia " . E ci diranno romantici , protestanti , pedagoghi . Noi non accettiamo senz ' altro e neppure rifiutiamo a priori queste definizioni : ci sforzeremo piuttosto di determinare dei limiti , di fissare dei criteri chiari e distinti , di opporre , agli epiteti vani , concetti precisi e punti di partenza stabili . A coloro che ci consigliano d ' attenerci alle forze che oggi " riescono " e ci rimproverano la volontà di creare opposizioni inutili , ricordandoci che la vera politica non procede per via d ' antitesi , ma di conciliazioni ; vorremmo rispondere che la loro dottrina , spiegabile come posizione polemica contro lo sfoggio insipiente e variopinto delle ideologie , è in tesi assoluta insufficiente : risultando la lotta politica di antitesi che son nel tempo stesso conciliazioni , di opposizioni che diventan contatti . E lasciando questi discorsi generali , perché a noi - che non siam metafisici - ripugna indossar troppo a lungo l ' abito di maestro di dialettica ; e passando a un ragionamento più umano e psicologico , diremo che il loro punto di vista , in apparenza agile , può diventar perfino , quando sia preso alla lettera , terribilmente rigido : in quanto è incapace a dimostrarci l ' utilità e il valore dei partiti estremi e delle disperate coerenze ; e si riduce a una sterile negazione ; quando non si trasformi addirittura in una giustificazione della mentalità italica scherzevole e accomodante . Ma la virtù governativa di Cavour non si spiega , senza la maturazione solitaria e difficile della sua fede in un ambiente d ' opposizione . Noi siamo dunque dei protestanti e dei romantici che conoscon tutti i difetti del romanticismo e della riforma . Perciò la nostra solitudine non ci conduce a fondare una setta , la nostra opposizione non assomiglia a nessuna pedanteria puritana . Da Machiavelli , Guicciardini , Sarpi , fino a Croce , l ' Italia vanta una serie nobilissima di riformatori disperatamente fedeli a una serietà morale e religiosa , che manca a ' loro contemporanei , ma troppo disillusi e cauti per voler creare nuove forme artificiose di culto . Del resto , tralasciando di mentovare esempi troppo alti , o piuttosto responsabilità troppo grandi ; l ' austerità e la durezza dei nostri costumi son qualità regionali alle quali siam troppo attaccati per volercene disfare ; e crediam d ' altra parte che non sian affatto inutili nel paese delle farse e dei carnovali . Entro questi limiti , ci ostiniamo ad essere degli oppositori , e magari , se ci obbligano , dei pedagoghi . Perché abbiamo dietro di noi una tradizione di pensiero e d ' attività ; la quale può ben darsi che sia la nostra debolezza ; ma è anche certamente il titolo più grande della nostra nobiltà . E continueremo a credere , fin che le circostanze non ci disilludano , che soltanto dal Piemonte , che ha fatto l ' Italia , possano derivare i germi d ' uno stato futuro più solido e più potente . Intanto oggi questa fede ci serva di simbolo : " che ove speme di gloria agli animosi Intelletti rifulga ed all ' Italia , Quindi trarrem gli auspici " . E può ben darsi che non si tratti soltanto d ' una citazione retorica .