StampaPeriodica ,
Le
corporazioni
fascisti
,
organizzazioni
della
guerra
e
della
dominazione
del
grande
capitalismo
.
Il
discorso
pronunciato
da
Mussolini
il
23
marzo
scorso
,
all
'
Assemblea
nazionale
delle
corporazioni
,
ha
evitato
scrupolosamente
di
fare
il
bilancio
riassuntivo
del
primo
anno
di
esistenza
del
regime
corporativo
.
Costituite
con
la
legge
del
6
febbraio
1934
,
le
22
corporazioni
,
che
abbracciano
l
'
insieme
dell
'
economia
del
paese
,
cominciarono
a
funzionare
verso
la
fine
del
1934
e
il
principio
del
1935
.
Ciascuna
di
esse
ha
discusso
le
questioni
giudicate
più
importanti
nella
rispettiva
sfera
d
'
azione
,
ed
ha
presentato
le
proprie
conclusioni
al
governo
,
al
quale
sono
riservate
tutte
le
decisioni
definitive
.
Era
legittimo
attendersi
e
la
stampa
fascista
lo
aveva
annunciato
che
Mussolini
,
alla
prima
Assemblea
generale
delle
corporazioni
,
avesse
tirato
le
somme
della
esperienza
del
primo
anno
di
vita
corporativa
.
La
ragione
della
volontaria
omissione
è
comprensibile
.
Avendo
esaltato
per
anni
il
futuro
regime
corporativo
come
un
evento
rivoluzionario
,
il
quale
avrebbe
iniziata
l
'
era
della
«
più
alta
giustizia
sociale
»
,
Mussolini
ha
sentito
che
gli
sarebbe
stato
estremamente
difficile
dire
che
cosa
si
sia
veramente
realizzato
sul
cammino
della
nuova
era
promessa
.
Al
contrario
.
Le
questioni
brucianti
delle
masse
lavoratrici
non
sono
mai
state
nemmeno
messe
all
'
ordine
del
giorno
delle
corporazioni
.
Tutta
l
'
attività
-
di
tutte
le
corporazioni
è
stata
diretta
verso
un
duplice
obbiettivo
fondamentale
:
rafforzare
il
monopolio
economico
e
politico
degli
strati
più
potenti
e
reazionari
del
grande
capitalismo
(
a
danno
del
popolo
,
delle
piccole
e
medie
aziende
e
anche
degli
strati
inferiori
della
borghesia
)
,
monopolizzare
e
asservire
tutta
l
'
economia
del
paese
ai
fini
della
guerra
e
del
soprapprofitto
del
grande
capitalismo
.
Il
nostro
partito
non
ha
atteso
né
il
recente
discorso
di
Mussolini
né
il
primo
anno
di
esistenza
del
regime
corporativo
,
per
dare
un
giudizio
esatto
delle
corporazioni
,
che
l
'
esperienza
ha
confermato
in
pieno
.
Già
nel
1933
in
un
appello
lanciato
al
popolo
italiano
,
in
risposta
all
'
ondata
di
demagogia
scatenata
dal
fascismo
sul
tema
del
corporativismo
,
il
nostro
partito
affermava
:
«
...
l
'
annuncio
delle
corporazioni
è
un
annuncio
di
guerra
.
La
corporazione
è
la
forma
organizzata
della
mobilitazione
industriale
e
della
organizzazione
dell
'
economia
in
vista
della
guerra
...
La
corporazione
è
l
'
organizzazione
di
un
più
grande
sfruttamento
del
proletariato
e
dei
lavoratori
da
parte
del
grande
capitale
,
di
una
più
grande
schiavitù
delle
masse
;
essa
è
una
preparazione
immediata
della
guerra
»
.
Se
potesse
sussistere
il
minimo
dubbio
sulla
scrupolosa
esattezza
dell
'
apprezzamento
dato
dal
nostro
partito
(
in
un
momento
in
cui
la
demagogia
di
Mussolini
aveva
assunto
una
tale
ampiezza
da
far
dire
persino
a
qualche
compagno
socialista
,
sulle
colonne
del
Nuovo
Avanti
,
che
nel
corporativismo
ci
poteva
essere
«
qualche
cosa
di
buono
!
»
)
,
il
piano
corporativo
annunciato
dallo
stesso
Mussolini
,
nel
suo
discorso
del
23
marzo
,
basterebbe
a
dissiparlo
.
In
che
cosa
consiste
realmente
questo
piano
corporativo
?
La
presentazione
che
ne
ha
fatto
il
suo
autore
non
lascia
alcun
dubbio
.
«
Questo
piano
ha
detto
Mussolini
è
dominato
da
una
premessa
:
la
ineluttabilità
che
la
nazione
sia
chiamata
al
cimento
bellico
.
Quando
?
Come
?
Nessuno
può
dirlo
,
ma
la
ruota
del
destino
corre
veloce
...
Questa
drammatica
eventualità
deve
guidare
tutta
la
nostra
azione
.
»
Si
tratta
,
dunque
,
in
primo
luogo
,
di
un
piano
di
guerra
,
di
un
piano
per
«
l
'
organizzazione
dell
'
economia
in
vista
della
guerra
»
.
Mussolini
non
ha
neppure
parlato
della
guerra
attuale
contro
l
'
Abissinia
,
che
viene
considerata
una
semplice
spedizione
coloniale
!
...
La
guerra
che
Mussolini
annuncia
come
prossima
è
la
guerra
europea
e
mondiale
,
la
guerra
per
una
nuova
divisione
del
mondo
,
la
cui
punta
principale
è
diretta
contro
l
'
URSS
e
di
cui
Hitler
e
Mussolini
sono
i
più
accaniti
fautori
.
E
per
sottolineare
,
a
un
tempo
,
l
'
ampiezza
della
subordinazione
alle
esigenze
della
guerra
,
dei
bisogni
economici
più
elementari
del
popolo
e
l
'
imminenza
della
nuova
carneficina
mondiale
,
Mussolini
ha
soggiunto
:
«
Andiamo
verso
un
periodo
durante
il
quale
le
grandi
industrie
non
avranno
né
tempo
né
possibilità
di
lavorare
per
il
consumo
privato
,
ma
dovranno
lavorare
esclusivamente
o
quasi
per
le
forze
armate
della
nazione
»
.
Tutta
l
'
economia
del
paese
,
tutte
le
magre
risorse
ricavate
dal
lavoro
del
popolo
italiano
vengono
monopolizzate
e
assorbite
per
la
guerra
e
...
per
i
soprapprofitti
del
grande
capitale
.
Uno
degli
aspetti
essenziali
del
«
piano
regolatore
e
enunciato
da
Mussolini
è
il
modo
con
il
quale
verrebbe
realizzata
l
'
organizzazione
dell
'
economia
del
paese
ai
fini
della
guerra
,
cioè
la
particolare
organizzazione
che
verrebbe
data
alla
grande
industria
,
e
più
specialmente
all
'
industria
di
guerra
.
Naturalmente
Mussolini
non
dimentica
mai
che
uno
degli
strumenti
più
efficaci
di
dominazione
della
dittatura
fascista
è
la
demagogia
.
Perciò
,
nel
presentare
il
suo
piano
corporativo
,
egli
si
è
preoccupato
di
dargli
un
'
apparenza
di
«
nazionalizzazione
»
delle
grandi
industrie
,
per
dare
una
soddisfazione
esteriore
alle
aspirazioni
anticapitalistiche
delle
masse
operaie
e
di
una
parte
importante
della
piccola
borghesia
,
illudendole
che
le
misure
ch
'
egli
vuole
adottare
siano
un
colpo
di
mazza
assestato
al
grande
capitalismo
,
a
quello
che
Mussolini
chiama
«
supercapitalismo
»
.
È
precisamente
del
contrario
che
si
tratta
,
come
possiamo
dimostrare
seguendo
con
senso
critico
lo
stesso
ragionamento
del
supremo
demagogo
.
«
Quanto
alla
grande
industria
che
lavora
direttamente
o
indirettamente
per
la
difesa
della
nazione
...
e
l
'
altra
industria
sviluppatasi
sino
a
diventare
capitalistica
o
supercapitalistica
ha
detto
Mussolini
-
essa
sarà
costituita
in
grandi
unità
corrispondenti
a
quelle
che
si
chiamano
le
industrie
-
chiavi
ed
assumerà
un
carattere
speciale
nell
'
orbita
dello
Stato
.
»
Alcuni
rami
di
queste
industrie
verrebbero
gestiti
direttamente
dallo
Stato
,
altre
sottoposte
a
«
efficiente
controllo
»
,
altre
formerebbero
delle
«
imprese
miste
»
,
nelle
quali
lo
Stato
e
i
privati
formano
il
capitale
e
organizzano
la
gestione
in
comune
.
Si
tratta
,
quindi
,
di
una
maggiore
concentrazione
delle
grandi
industrie
nelle
mani
di
gruppi
sempre
più
ristretti
di
grandi
capitalisti
,
che
sono
poi
coloro
stessi
che
determinano
la
politica
dello
Stato
fascista
.
Gli
strati
più
potenti
e
più
fascisti
del
capitale
finanziario
accentrano
nelle
proprie
mani
,
in
associazione
con
lo
Stato
che
è
pure
nelle
loro
mani
le
industrie
-
chiave
del
paese
,
per
assicurarsi
il
dominio
assoluto
dell
'
economia
nazionale
,
e
asservirla
ai
propri
fini
.
I
termini
giuridici
,
sui
quali
sarà
fondata
l
'
associazione
di
questi
gruppi
di
grandi
capitalisti
e
dello
Stato
,
hanno
importanza
nella
misura
in
cui
sanzionano
i
nuovi
mostruosi
privilegi
.
Una
pratica
corrente
da
parecchi
anni
nella
politica
del
governo
fascista
è
consistita
nell
'
addossare
allo
Stato
(
cioè
al
popolo
)
le
perdite
delle
principali
società
bancarie
e
industriali
.
Questa
pratica
avrà
,
ora
,
la
forza
di
legge
,
per
assicurare
ai
grandi
capitalisti
cointeressati
nelle
e
unità
industriali
un
profitto
sicuro
e
tranquillo
.
Le
industrie
alle
quali
si
riferisce
il
piano
Mussolini
,
infatti
,
sono
in
gran
parte
le
industrie
già
fortemente
sovvenzionate
dal
governo
fascista
,
e
per
somme
che
ammontano
a
parecchi
miliardi
,
come
lo
stesso
Mussolini
dichiarò
(
senz
'
altre
precisioni
)
nel
suo
discorso
del
maggio
1934
.
L
'
essenza
del
piano
Mussolini
consiste
nel
porre
ufficialmente
e
definitivamente
a
carico
dello
Stato
tutte
le
passività
delle
industrie
comprese
nel
piano
,
perpetuando
,
sotto
una
forma
più
diretta
e
più
spicciativa
,
il
saccheggio
del
popolo
da
parte
dei
grandi
pescicani
capitalisti
.
La
riforma
bancaria
che
il
governo
fascista
aveva
già
precedentemente
annunciata
costituisce
una
delle
premesse
essenziali
per
la
realizzazione
del
piano
corporativo
di
guerra
.
Le
piccole
e
medie
industrie
vengono
escluse
,
nel
piano
corporativo
,
da
ogni
forma
di
sovvenzione
e
anche
dai
vantaggi
che
sono
rappresentati
dalle
sempre
profittevoli
ordinazioni
dello
Stato
(
interamente
assorbite
dal
gigantesco
monopolio
capitalistico
creato
col
piano
corporativo
)
;
e
sono
chiamate
,
insieme
al
popolo
lavoratore
,
a
pagare
le
spese
del
festino
che
la
dittatura
fascista
offre
ai
gruppi
più
rapaci
del
capitale
finanziario
.
Col
piano
corporativo
,
l
'
obbiettivo
del
grande
capitale
di
assorbire
o
annientare
la
media
e
piccola
industria
diventa
più
concreto
e
più
immediato
.
La
politica
detta
di
«
autarchia
economica
»
che
pratica
il
governo
fascista
,
e
di
cui
le
corporazioni
sono
lo
strumento
,
viene
presentata
,
nel
discorso
recente
di
Mussolini
,
come
una
necessità
per
realizzare
il
massimo
di
indipendenza
economica
soprattutto
in
tempo
di
guerra
presupposto
della
indipendenza
politica
del
paese
.
Questa
utopia
soddisfa
le
illusioni
della
piccola
borghesia
fascista
.
Ma
il
capitale
monopolistico
,
che
non
insegue
delle
chimere
,
si
preoccupa
di
controllare
le
importazioni
allo
scopo
di
monopolizzare
il
mercato
interno
,
anche
con
dei
prodotti
scadenti
o
con
dei
surrogati
,
a
prezzi
d
'
imperio
,
onde
realizzare
altissimi
profitti
,
sfruttando
il
mercato
interno
e
riducendo
il
popolo
italiano
ad
una
colonia
.
D
'
altra
parte
,
il
piano
corporativo
di
Mussolini
,
che
assicura
un
più
stretto
regime
di
monopolio
e
di
soprapprofitti
agli
strati
più
privilegiati
del
grande
capitalismo
,
accentua
i
contrasti
interni
tra
i
gruppi
capitalisti
:
contrasti
fra
gli
strati
privilegiati
e
quelli
meno
favoriti
,
fra
la
grande
industria
monopolistica
e
la
piccola
e
media
industria
,
e
,
soprattutto
,
fra
il
gigantesco
monopolio
corporativo
della
grande
industria
e
l
'
agricoltura
.
Quest
'
ultima
è
chiamata
ad
accollarsi
una
larga
parte
delle
spese
dei
privilegi
che
si
assicurano
nel
piano
Mussolini
gli
strati
dominanti
del
capitale
finanziario
.
Mussolini
lo
ha
annunciato
nel
suo
discorso
,
in
una
forma
velata
,
ma
pure
abbastanza
chiara
.
«
Nessuna
innovazione
alle
forme
tradizionali
della
economia
agricola
italiana
.
Esse
rispondono
bene
allo
scopo
,
che
è
quello
di
assicurare
il
fabbisogno
alimentare
del
popolo
italiano
e
di
fornire
talune
materie
prime
all
'
industria
»
.
Nulla
di
nuovo
per
l
'
agricoltura
,
quindi
.
Tutti
i
privilegi
sono
riservati
al
capitale
finanziario
e
...
ai
grandi
capitalisti
terrieri
che
si
sono
inseriti
nella
banca
e
partecipano
al
monopolio
corporativo
.
I
maggiori
sforzi
della
dittatura
fascista
saranno
volti
a
far
ricadere
sui
piccoli
contadini
e
sui
ceti
medi
della
campagna
i
nuovi
carichi
che
Mussolini
addossa
all
'
agricoltura
.
L
'
affermazione
di
Mussolini
concernente
l
'
agricoltura
ci
interessa
sotto
l
'
aspetto
più
propriamente
sociale
.
Secondo
Mussolini
,
non
v
'
è
nulla
da
innovare
«
alle
forme
tradizionali
dell
'
economia
agricola
»
.
Si
potrebbe
pensare
che
tutto
vada
bene
alla
campagna
!
Ma
quale
è
la
situazione
nella
campagna
italiana
?
Essa
si
può
sintetizzare
press
'
a
poco
così
.
Qualche
migliaio
di
grandi
agrari
e
di
latifondisti
,
posseggono
più
della
metà
delle
terre
coltivabili
d
'
Italia
.
Per
contro
,
almeno
5
milioni
di
lavoratori
agricoli
(
fra
salariati
e
braccianti
,
mezzadri
e
piccoli
fittavoli
)
non
posseggono
neppure
un
metro
quadrato
di
terra
.
La
miseria
di
questa
massa
è
spaventosa
.
Milioni
di
braccianti
sono
disoccupati
semipermanenti
e
senza
sussidio
che
soffrono
letteralmente
la
fame
.
Centinaia
di
migliaia
di
mezzadri
e
di
piccoli
fittavoli
sono
indebitati
e
rovinati
.
Altrettanti
piccoli
proprietari
,
presi
alla
morsa
delle
imposte
schiaccianti
del
fascismo
e
dello
sfruttamento
spietato
dei
monopoli
industriali
,
della
banca
e
degli
usurai
,
sono
espropriati
e
ricacciati
nella
massa
dei
braccianti
affamati
.
A
questa
situazione
spaventosa
e
insopportabile
,
Mussolini
dice
che
non
vi
è
nulla
da
modificare
!
Anche
i
proprietari
fondiari
della
vecchia
Russia
erano
dello
stesso
parere
,
nei
riguardi
dei
mugik
.
Ma
i
mugik
trovarono
che
vi
era
«
qualcosa
»
da
modificare
...
e
trovarono
anche
il
partito
di
Lenin
che
indicò
loro
la
strada
per
realizzare
le
aspirazioni
che
vibravano
più
forte
nei
loro
cuori
:
la
terra
ai
contadini
che
la
lavorano
!
Questa
parola
d
'
ordine
è
divenuta
ormai
la
bandiera
dei
contadini
poveri
e
dei
braccianti
del
mondo
intero
.
È
compito
nostro
di
farla
riecheggiare
nelle
campagne
italiane
,
per
affrettare
il
momento
in
cui
dai
tetri
casolari
e
dai
villaggi
resi
squallidi
e
tristi
dalla
miseria
,
la
fiumana
dei
lavoratori
agricoli
affamati
irromperà
e
farà
sentire
ai
padroni
attuali
della
terra
che
anche
nelle
campagne
italiane
vi
è
«
qualcosa
»
da
innovare
!
Per
comprendere
meglio
l
'
essenza
del
regime
corporativo
,
è
necessario
dare
uno
sguardo
all
'
attività
pratica
svolta
dalle
singole
corporazioni
nel
primo
anno
di
esistenza
,
per
vedere
quali
questioni
sono
state
discusse
,
quali
soluzioni
sono
state
proposte
e
nell
'
interesse
di
quali
classi
.
Troveremo
,
nell
'
esame
,
la
conferma
documentata
dell
'
apprezzamento
che
il
nostro
partito
ha
dato
del
corporativismo
.
Non
possiamo
esaminare
qui
l
'
attività
di
tutte
le
22
corporazioni
,
non
solamente
per
ragioni
di
spazio
,
ma
anche
per
evitare
una
eccessiva
monotonia
,
giacché
le
decisioni
delle
22
corporazioni
si
rassomigliano
tutte
,
ispirate
come
sono
ad
una
sola
direttiva
:
quella
di
realizzare
il
monopolio
degli
strati
più
ricchi
e
fascisti
del
capitalismo
nelle
diverse
branche
economiche
;
di
eliminare
ogni
possibilità
di
libera
concorrenza
per
imporre
prezzi
briganteschi
;
di
diminuire
le
imposte
ai
capitalisti
;
di
assicurare
le
migliori
condizioni
possibili
alla
«
produzione
»
,
cioè
ai
padroni
.
Nessuna
delle
22
corporazioni
ha
discusso
una
sola
questione
che
interessi
la
classe
operaia
ed
i
lavoratori
in
genere
(
rapporto
tra
i
salari
e
l
'
aumento
del
costo
della
vita
,
intensità
del
lavoro
,
sistemi
di
cottimi
,
durata
del
lavoro
e
disoccupazione
,
indebitamento
crescente
dei
piccoli
contadini
)
.
Secondo
la
stampa
fascista
vi
sarebbero
due
eccezioni
a
questa
regola
generale
:
l
'
estensione
ai
mezzadri
del
beneficio
dell
'
assicurazione
contro
la
...
tubercolosi
(
che
si
risolve
soprattutto
nell
'
imporre
ai
poveri
mezzadri
un
nuovo
contributo
)
,
ed
il
voto
espresso
da
alcune
corporazioni
a
favore
dell
'
apprendistato
(
non
già
beninteso
nel
senso
di
migliorare
le
condizioni
degli
apprendisti
,
ma
nel
senso
di
facilitare
la
formazione
di
nuove
maestranze
specializzate
,
di
cui
l
'
industria
di
guerra
ha
particolarmente
bisogno
)
.
La
Rivista
del
Lavoro
,
diretta
dal
gerarca
Cianetti
,
in
un
articolo
che
vorrebbe
essere
un
«
esame
dell
'
azione
svolta
dalle
corporazioni
»
dal
punto
di
vista
degli
interessi
dei
lavoratori
,
oltre
all
'
accennato
«
beneficio
»
concesso
ai
mezzadri
,
non
ha
potuto
indicare
nessun
'
altra
misura
presa
dalle
corporazioni
a
favore
dei
lavoratori
,
all
'
infuori
del
famigerato
accordo
interconfederale
del
novembre
1934
,
che
scaccia
dal
lavoro
il
maggior
numero
possibile
di
donne
e
di
giovani
,
per
occuparvi
un
certo
numero
di
disoccupati
adulti
,
con
dei
salari
dimezzati
...
Il
sottosegretario
di
Stato
alle
Corporazioni
,
parlando
alla
Camera
sul
bilancio
del
suo
dicastero
,
ha
saputo
scoprire
un
'
altra
misura
corporativa
a
favore
degli
operai
:
il
libretto
del
lavoro
.
Libretto
d
'
infamia
,
che
mira
a
stabilire
la
sorveglianza
speciale
sugli
operai
da
parte
dei
padroni
,
i
quali
avranno
una
nuova
arma
per
ricattare
i
propri
dipendenti
:
la
minaccia
di
una
cattiva
annotazione
sul
libretto
che
influenzerebbe
negativamente
su
tutta
la
vita
degli
operai
!
Come
si
vede
,
in
mancanza
di
misure
realmente
o
anche
solo
apparentemente
favorevoli
ai
lavoratori
,
i
gerarchi
fascisti
presentano
come
«
concessioni
»
del
regime
corporativo
delle
misure
che
sono
dirette
chiarissimamente
contro
i
lavoratori
!
Il
gerarca
Cianetti
,
in
un
articolo
pubblicato
nella
citata
Rivista
del
Lavoro
(
anno
V
,
n
.
1
,
gennaio
1936
)
,
è
costretto
a
riconoscere
a
denti
stretti
il
nulla
del
regime
corporativo
in
favore
del
lavoro
;
è
costretto
ad
ammettere
la
forte
delusione
che
il
primo
anno
di
vita
delle
corporazioni
suscita
tra
quei
lavoratori
che
avevano
creduto
alla
demagogia
corporativa
,
ma
se
la
prende
coi
«
critici
»
;
protesta
contro
gli
«
irresponsabili
della
strada
»
,
contro
gli
«
stati
d
'
animo
fondati
sul
pessimismo
»
e
se
ne
viene
fuori
con
questo
pietoso
lamento
:
«
Organizzare
una
società
(
quella
corporativa
)
in
un
mondo
di
egoismi
e
in
un
momento
in
cui
i
rapporti
tra
gli
uomini
e
la
morale
(
sic
!
)
subiscono
una
dura
prova
,
non
è
certo
facile
impresa
»
.
Ecco
,
secondo
gli
stessi
gerarchi
,
a
che
cosa
si
riduce
il
consuntivo
del
primo
anno
di
corporativismo
,
per
quanto
riguarda
il
lavoro
.
È
interessante
rilevare
l
'
urto
che
si
è
manifestato
in
seno
a
quasi
tutte
le
corporazioni
,
fra
la
preoccupazione
di
alcuni
gerarchi
i
quali
vorrebbero
delle
misure
illusorie
sulle
quali
appoggiare
la
propria
demagogia
,
mediante
l
'
apparenza
di
un
«
controllo
»
corporativo
sui
monopoli
industriali
ed
i
capitalisti
i
quali
vogliono
ben
coprire
i
monopoli
sotto
il
manto
della
corporazione
,
ma
sono
gelosissimi
della
loro
indipendenza
e
non
ammettono
neppure
l
'
apparenza
di
ingerenze
«
estranee
»
.
Questo
è
,
in
sostanza
,
il
senso
della
polemica
molto
istruttiva
che
si
è
svolta
fra
la
stampa
dei
gerarchi
e
quella
che
esprime
più
direttamente
gli
interessi
padronali
,
a
proposito
dei
consorzi
e
dei
comitati
corporativi
.
I
grandi
industriali
,
coscienti
che
la
corporazione
è
lo
strumento
per
rafforzare
i
propri
monopoli
,
si
sono
affrettati
a
costituire
in
ogni
branca
importante
dell
'
economia
il
proprio
consorzio
,
nel
quale
essi
decidono
i
prezzi
da
imporre
in
nome
della
corporazione
e
le
misure
più
severe
contro
i
possibili
concorrenti
,
esigono
leggi
speciali
per
impedire
il
sorgere
di
nuove
aziende
similari
e
per
stritolare
i
piccoli
e
medi
industriali
,
chiedono
che
sia
obbligatorio
il
consumo
dei
propri
prodotti
e
sottoprodotti
,
ecc
.
I
gerarchi
fascisti
ribattono
che
tutto
questo
è
legittimo
,
ma
che
le
decisioni
debbono
essere
prese
in
seno
a
un
comitato
corporativo
di
cui
essi
pure
facciano
parte
,
se
no
sarà
molto
difficile
far
passare
le
decisioni
prese
esclusivamente
da
consorzi
padronali
come
misure
corporative
prese
nel
nome
del
famosissimo
a
«
interesse
nazionale
»
.
Mussolini
ha
posto
fine
alla
polemica
,
con
una
decisione
tipicamente
fascista
,
che
serba
l
'
arrosto
agli
industriali
e
dà
un
po
'
di
fumo
ai
gerarchi
e
all
'
anticapitalismo
delle
masse
:
ha
deciso
che
i
comitati
corporativi
saranno
costituiti
in
tutte
le
branche
in
cui
«
risulteranno
necessari
»
,
ma
le
loro
conclusioni
non
avranno
valore
deliberativo
,
ma
semplicemente
di
«
voti
»
presentati
alle
rispettive
corporazioni
e
al
governo
.
I
consorzi
padronali
,
naturalmente
,
restano
e
continueranno
,
come
prima
,
ad
assolvere
alla
loro
funzione
di
saccheggiatori
del
popolo
.
Vediamo
,
ora
,
a
titolo
di
esempio
,
le
misure
prese
da
due
corporazioni
e
,
prima
di
tutto
da
quella
dello
zucchero
e
delle
bietole
,
nella
quale
il
«
regime
corporativo
»
,
cioè
il
più
perfetto
monopolio
,
vige
da
lunghi
anni
.
Esiste
un
consorzio
nazionale
che
comprende
le
24
fabbriche
di
zucchero
.
Questo
consorzio
impone
il
prezzo
di
vendita
del
prezioso
prodotto
,
la
quantità
e
la
qualità
di
barbabietole
da
coltivare
e
insieme
all
'
alleato
consorzio
dei
bieticultori
,
che
sono
degli
agrari
e
degli
stessi
zuccherieri
fissa
il
prezzo
da
pagare
ai
contadini
che
producono
le
barbabietole
.
I
profitti
che
realizzano
gli
zuccherieri
sono
assolutamente
scandalosi
.
Nel
1934
,
le
24
fabbriche
realizzarono
un
utile
netto
di
300
milioni
,
distribuendo
un
dividendo
di
L
.
11
per
ogni
azione
di
25
Lire
,
cioè
,
il
44
%
del
capitale
azionario
!
E
perché
questi
profitti
briganteschi
siano
possibili
,
il
prezzo
dello
zucchero
in
Italia
è
più
caro
che
in
tutta
l
'
Europa
,
il
doppio
di
quello
della
Francia
.
E
anche
per
questo
l
'
Italia
è
il
paese
che
consuma
meno
zucchero
in
Europa
.
Cosa
importa
agli
zuccherieri
se
milioni
di
bambini
poveri
d
'
Italia
si
può
dire
che
ignorano
lo
zucchero
?
Ebbene
,
anche
in
questa
branca
si
è
costituita
la
brava
corporazione
,
la
quale
dovrebbe
tutelare
i
famosi
«
interessi
generali
del
paese
»
e
preoccuparsi
della
sanità
della
«
razza
»
e
,
quindi
,
della
sua
alimentazione
,
ecc
.
Dopo
un
anno
di
esistenza
della
corporazione
,
non
solamente
non
si
è
discussa
la
possibilità
di
diminuire
gli
scandalosi
profitti
degli
industriali
,
per
far
diminuire
il
prezzo
proibitivo
dello
zucchero
,
non
solamente
non
si
è
nemmeno
accennato
alla
possibilità
di
spezzare
questo
consorzio
di
briganti
associati
contro
la
salute
del
popolo
italiano
e
,
in
particolare
,
dei
bambini
,
ma
si
è
stabilito
,
invece
,
di
regolamentare
per
legge
la
limitazione
della
coltura
delle
barbabietole
,
di
esigere
l
'
autorizzazione
per
tale
coltivazione
e
per
l
'
apertura
di
eventuali
nuove
fabbriche
,
di
rendere
obbligatorio
il
consumo
dell
'
alcool
derivante
dalle
barbabietole
in
miscela
con
altri
combustibili
,
ecc
.
Cioè
,
tutte
le
misure
che
il
monopolio
degli
zuccherieri
imponeva
prima
con
la
forza
e
coi
mezzi
propri
,
oggi
la
corporazione
le
fa
imporre
dalla
legge
!
La
corporazione
,
quindi
,
rafforza
il
monopolio
dei
più
odiosi
pescicani
italiani
e
pone
ufficialmente
lo
Stato
al
loro
servizio
!
Il
solo
provvedimento
proposto
in
favore
dei
consumatori
è
stato
quello
di
chiedere
al
governo
di
diminuire
di
due
Lire
al
chilogrammo
l
'
imposta
,
per
diminuire
di
due
Lire
e
non
di
più
il
prezzo
dello
zucchero
.
Si
chiede
,
dunque
,
di
far
pagare
al
popolo
stesso
,
sotto
forma
di
altre
imposte
,
la
riduzione
eventuale
del
prezzo
dello
zucchero
,
ma
senza
toccare
i
favolosi
profitti
degli
industriali
.
Anzi
,
nella
misura
in
cui
la
riduzione
dell
'
imposta
e
del
prezzo
di
vendita
determinasse
un
aumento
del
consumo
dello
zucchero
,
i
profitti
degli
zuccherieri
aumenterebbero
proporzionalmente
.
Quale
miglior
prova
che
la
corporazione
è
la
cuccagna
dei
grandi
capitalisti
?
Altro
esempio
caratteristico
è
stato
dato
dalla
corporazione
dell
'
elettricità
.
Alcuni
industriali
consumatori
di
energia
elettrica
hanno
condotto
una
campagna
contro
il
trust
dell
'
elettricità
,
esigendo
una
forte
riduzione
del
prezzo
dell
'
energia
.
L
'
ing
.
Pizzarda
,
su
La
Sera
di
Milano
,
ha
dimostrato
con
cifre
inconfutabili
che
il
grande
trust
dell
'
elettricità
poteva
diminuire
fortemente
il
prezzo
dell
'
energia
e
del
nolo
dei
contatori
,
assicurandosi
sempre
dei
«
ragionevoli
benefici
»
.
Particolarmente
suggestivo
è
il
confronto
fra
Milano
e
Torino
.
In
quest
'
ultima
città
,
l
'
Azienda
elettrica
comunale
distribuisce
energia
ad
un
prezzo
inferiore
della
metà
a
quello
che
il
trust
dell
'
elettricità
fa
pagare
ai
milanesi
.
Nella
corporazione
della
elettricità
,
il
deputato
Giarratana
ha
ripetuto
la
stessa
dimostrazione
ed
ha
rilevato
che
«
le
grandi
società
elettriche
mirano
ad
eliminare
le
concorrenze
che
si
manifestano
e
quei
controlli
che
,
pur
non
disturbando
...
le
iniziative
idroelettriche
,
possono
dare
garanzie
ad
alcune
categorie
di
utenti
»
.
Il
rappresentante
del
trust
dell
'
elettricità
non
è
riuscito
a
dimostrare
che
il
prezzo
dell
'
energia
e
dei
noli
non
si
poteva
diminuire
.
Sembrava
evidente
a
tutti
che
la
conclusione
della
corporazione
sarebbe
stata
quella
di
proporre
una
riduzione
,
anche
minima
.
No
.
Mussolini
in
persona
è
intervenuto
per
tagliar
corto
agli
attacchi
fondati
su
cifre
di
cui
erano
oggetto
i
magnati
della
elettricità
e
,
da
buon
prestigiatore
,
ha
annunciato
solennemente
:
«
Il
prezzo
dell
'
energia
elettrica
non
verrà
aumentato
!
»
.
L
'
indomani
tutti
i
giornali
della
penisola
annunciavano
questa
notizia
come
una
grande
«
concessione
»
fatta
agli
utenti
.
Tutti
hanno
finto
di
dimenticare
che
non
l
'
aumento
del
prezzo
era
in
discussione
,
poiché
gli
stessi
magnati
dell
'
elettricità
non
avevano
osato
neppure
chiederlo
,
ma
bensì
la
riduzione
!
...
Questa
è
stata
la
conclusione
dei
lavori
della
corporazione
,
insieme
ad
altre
misure
dirette
a
rafforzare
il
monopolio
del
grande
trust
(
obbligo
alle
piccole
aziende
di
sviluppare
i
propri
impianti
,
per
entrare
nella
categoria
trustificabile
,
o
di
scomparire
...
;
applicazione
di
tariffe
differenziate
,
ma
sempre
d
'
imperio
,
perché
non
vi
sia
alcuna
concorrenza
,
ecc
.
)
.
Una
delle
decisioni
ha
un
particolare
interesse
.
Rifiutando
la
diminuzione
del
prezzo
dell
'
energia
per
il
popolo
,
la
corporazione
ha
deciso
che
«
fra
le
Federazione
dei
produttori
di
energia
elettrica
e
i
rappresentanti
di
categorie
speciali
di
utenti
...
saranno
presi
accordi
,
nel
comune
interesse
»
.
Comprendete
?
La
riduzione
di
tariffa
ci
sarà
soltanto
per
i
grandi
industriali
consumatori
di
energia
,
mediante
Accordi
speciali
...
Quelli
che
hanno
condotto
la
campagna
contro
il
trust
dell
'
elettricità
vengono
tacitati
,
a
spese
del
popolo
che
non
può
parlare
e
deve
pagare
!
I
lavori
di
questa
corporazione
dimostrano
due
cose
interessanti
:
la
prima
è
la
manifestazione
aperta
dei
contrasti
fra
i
monopoli
capitalistici
delle
varie
branche
,
specialmente
fra
quelle
indipendenti
(
in
questo
caso
fra
metallurgici
e
produttori
elettrici
)
;
la
seconda
è
la
manifestazione
della
tendenza
dominante
di
cercare
di
risolvere
o
di
attenuare
questi
contrasti
fra
gruppi
di
capitalisti
monopolisti
,
a
spese
del
popolo
.
La
«
giustificazione
»
morale
che
il
fascismo
cerca
di
dare
dei
vani
aggi
incommensurabili
che
il
corporativismo
assicura
al
grande
capitalismo
è
quella
di
mantenere
nella
massima
efficienza
l
'
industria
per
i
bisogni
della
guerra
«
ineluttabile
»
!
L
'
esperienza
di
questo
primo
anno
di
esistenza
del
corporativismo
-
che
non
per
caso
è
anche
l
'
anno
in
cui
Mussolini
ha
scatenato
una
guerra
criminale
e
disastrosa
per
il
nostro
paese
costituisce
la
più
eloquente
prefazione
al
piano
corporativo
che
Mussolini
ha
esposto
nel
suo
discorso
del
23
marzo
,
il
quale
,
per
la
classe
operaia
e
per
la
grande
massa
del
popolo
che
lavora
e
che
pensa
,
si
riassume
in
poche
e
tragiche
espressioni
:
maggiore
sfruttamento
,
più
grande
miseria
,
più
soffocante
schiavitù
,
guerra
!
Tuttavia
,
nell
'
annunciare
un
piano
che
è
di
fame
e
di
guerra
,
Mussolini
non
ha
potuto
esimersi
dal
legare
a
questo
piano
le
false
promesse
che
,
imperturbabile
,
egli
ripete
sfacciatamente
al
popolo
italiano
da
14
anni
!
«
Il
triste
fenomeno
del
pescecanismo
ha
detto
Mussolini
non
si
verificherà
più
nell
'
Italia
fascista
»
,
mentre
tutte
le
società
anonime
,
bancarie
e
industriali
,
hanno
fortemente
aumentato
i
loro
profitti
,
a
causa
della
guerra
fascista
contro
l
'
Abissinia
,
nello
stesso
tempo
che
le
miserabili
condizioni
di
vita
dei
lavoratori
peggiorano
continuamente
!
«
Si
realizzerà
nell
'
economia
fascista
quella
più
alta
giustizia
sociale
che
,
dal
tempo
dei
tempi
,
è
l
'
anelito
delle
moltitudini
...
»
E
il
gerarca
Cianetti
traduce
alla
radio
:
«
Sapete
perché
Mussolini
ha
tanti
nemici
?
Perché
costoro
hanno
compreso
che
Mussolini
vuol
fare
la
rivoluzione
sul
serio
!
...
»
.
Queste
promesse
vengono
,
stavolta
,
subordinate
alla
realizzazione
degli
obbiettivi
militari
e
politici
dell
'
imperialismo
italiano
.
«
Noi
sentiamo
che
l
'
impresa
abissina
accelera
i
tempi
...
della
rivoluzione
sociale
...
Noi
sentiamo
che
la
più
alta
giustizia
sociale
,
promessa
dal
duce
agli
operai
di
Milano
,
si
realizzerà
domani
,
se
nel
segno
di
questa
guerra
,
punto
cruciale
della
rivoluzione
,
il
lavoro
inizia
il
ciclo
della
sua
potenza
...
»
(
Lavoro
Fascista
del
29
novembre
1935
)
.
La
rivista
Gerarchia
(
febbraio
1936
)
è
ancora
più
esplicita
:
«
Il
fascismo
...
per
un
complesso
di
cause
dipendenti
dalla
necessità
di
ambientare
numerosi
abitanti
nel
poco
e
non
tutto
fertile
suolo
,
non
ha
potuto
adattare
la
sua
dottrina
alla
pratica
ed
è
per
questo
mal
compreso
...
Fino
a
quando
non
ci
saranno
terre
da
colonizzare
,
materie
prime
da
lavorare
,
il
vero
compito
delle
corporazioni
non
può
cominciare
...
»
.
Il
miraggio
dell
'
«
alta
giustizia
sociale
»
era
dunque
riportato
nel
mese
di
febbraio
a
...
dopo
la
conquista
dell
'
Abissinia
!
Ma
Mussolini
non
parla
ormai
più
della
guerra
abissina
,
ma
della
«
vera
»
,
della
grande
guerra
europea
e
mondiale
.
Le
realizzazioni
delle
promesse
vengono
rinviate
all
'
«
altra
»
guerra
!
E
così
Mussolini
porta
il
nostro
paese
alla
catastrofe
.
Le
delusioni
sofferte
cominciano
a
rendere
le
masse
incredule
delle
promesse
mai
realizzate
di
Mussolini
.
Noi
dobbiamo
legarci
con
spirito
largo
con
queste
masse
e
unire
tutto
il
popolo
italiano
nella
lotta
contro
i
piani
corporativi
dei
magnati
del
capitale
,
contrapponendo
a
questi
piani
la
lotta
per
il
soddisfacimento
immediato
delle
rivendicazioni
brucianti
dei
lavoratori
.
Dobbiamo
ravvivare
e
sviluppare
la
lotta
per
il
pane
;
per
dei
salari
adeguati
al
crescente
costo
della
vita
;
per
il
sussidio
ai
disoccupati
;
per
il
diritto
al
lavoro
pei
giovani
e
per
le
donne
;
per
un
forte
sgravio
fiscale
ai
contadini
,
agli
artigiani
,
ai
piccoli
commercianti
rovinati
;
per
far
pagare
ai
capitalisti
le
spese
della
guerra
disastrosa
d
'
Abissinia
.
Dobbiamo
estendere
la
lotta
per
la
libertà
,
perché
il
popolo
possa
decidere
liberamente
dei
propri
destini
,
che
sono
quelli
del
nostro
paese
!
Dobbiamo
rendere
popolare
la
lotta
contro
la
guerra
e
per
la
pace
;
smentire
e
combattere
la
menzogna
di
Mussolini
sulla
«
ineluttabilità
»
della
guerra
.
Al
piano
corporativo
del
grande
capitale
che
saccheggia
il
popolo
italiano
e
rovina
il
paese
,
dobbiamo
contrapporre
la
volontà
di
pace
e
di
libertà
del
popolo
,
facendo
della
classe
operaia
l
'
avanguardia
e
la
guida
del
vasto
fronte
popolare
italiano
che
salverà
il
nostro
paese
dalla
dittatura
dei
pescicani
,
dalla
fame
e
dalla
guerra
!