StampaPeriodica ,
Regione
del
Tonale
,
16
agosto
1915
.
Siamo
in
alta
montagna
a
2300
metri
,
in
una
delle
zone
di
guerra
più
aspre
.
Il
paesaggio
è
magnifico
e
terribile
.
Una
moltitudine
solenne
di
picchi
,
di
rocce
,
dì
montagne
fasciate
di
nebbia
che
sfumano
nel
cielo
,
che
confondono
il
candore
delle
,
loro
nevi
nel
grigiore
lattiginoso
delle
nubi
.
Siamo
alla
metà
di
agosto
:
a
Brescia
di
dove
siamo
partiti
stanotte
si
bruciava
,
qui
si
gela
.
La
visita
dei
giornalisti
al
fronte
comincia
da
questa
zona
alpina
.
La
carovana
si
è
riunita
l
'
altro
giorno
a
Brescia
.
Il
sottocapo
di
Stato
Maggiore
,
il
generale
Porro
,
è
venuto
a
portarci
il
saluto
dell
'
Esercito
:
è
stato
un
piccolo
discorso
,
e
un
grande
successo
.
Cosa
non
facile
a
ottenersi
quando
si
tratta
di
un
pubblico
di
giornalisti
,
gente
notevolmente
smaliziata
.
Siamo
in
una
cinquantina
;
trentasei
italiani
e
quattordici
fra
inglesi
e
francesi
.
Ci
sono
anche
due
svizzeri
:
uno
svizzero
tedesco
e
uno
svizzero
italiano
.
La
croce
bianca
della
neutralità
elvetica
li
avvolge
.
Ci
sono
anche
due
signore
:
una
del
Canadà
e
una
che
rappresenta
una
rivista
inglese
.
I
colleghi
bene
informati
assicurano
che
sono
due
giornaliste
.
Può
anche
darsi
.
Questa
escursione
di
giornalisti
è
guidata
da
un
colonnello
di
Stato
Maggiore
il
quale
è
assistito
da
un
gruppo
di
eccellenti
ufficiali
.
È
un
piccolo
quartiere
della
stampa
ben
organizzato
,
non
appesantito
da
molta
burocrazia
.
Le
visite
al
fronte
vengono
fatte
individualmente
,
senza
grida
di
ufficiali
.
Viene
fissata
per
ogni
due
giorni
una
nuova
zona
da
visitare
,
e
in
questa
zona
ci
moviamo
liberamente
,
ciascuno
nella
propria
automobile
.
Coloro
che
amano
la
compagnia
si
son
riuniti
in
gruppi
di
tre
o
quattro
,
si
dividono
il
posto
e
la
spesa
dell
'
automobile
,
e
via
.
Cosi
siamo
partiti
questa
notte
da
Brescia
,
a
ore
diverse
.
E
pareva
che
per
le
strade
dell
'
alto
Bresciano
e
del
Bergamasco
rombasse
una
corsa
d
'
automobili
.
Fino
a
Edolo
,
su
per
il
lago
d
'
Iseo
e
la
vallata
dell
'
Oglio
,
strade
quasi
deserte
.
Poi
,
gran
fragore
di
pesanti
vetture
automobili
,
di
carri
,
un
lento
sfilare
di
colonne
di
munizioni
e
di
rifornimenti
,
reparti
di
truppa
in
movimento
.
Eravamo
entrati
nei
corridoi
della
guerra
.
Ora
qua
su
a
2300
metri
,
siamo
sulla
linea
estrema
.
Un
largo
spiazzo
,
qualche
ingegnoso
baraccamento
per
i
soldati
,
un
paio
di
capanne
per
gli
ufficiali
,
appostamenti
di
artiglierie
,
ciglioni
di
trincee
.
Sono
salito
fin
qua
su
in
automobile
,
e
due
mesi
addietro
non
ci
si
poteva
venire
che
stentatamente
a
piedi
.
I
nostri
soldati
hanno
trasformato
la
disagevole
mulattiera
in
una
magnifica
strada
alpina
larga
e
comoda
che
scala
la
montagna
.
In
così
breve
tempo
è
stato
compiuto
il
lavoro
colossale
,
e
si
tratta
di
una
cinquantina
di
chilometri
in
salita
.
Un
prodigio
!
Trovo
quassù
un
piccolo
reparto
e
un
gruppo
dì
ufficiali
gentilissimi
.
Ufficiali
e
soldati
si
trattano
fraternamente
,
con
una
cordialità
deliziosa
che
non
guasta
affatto
la
disciplina
,
ma
la
ammorbidisce
,
la
rende
spontanea
.
Sentono
che
ubbidiscono
tutti
a
una
autorità
altissima
e
cara
:
la
Patria
.
In
questa
zona
alpina
del
Tonale
e
dello
Stelvio
come
più
avanti
in
tutto
il
fronte
meridionale
e
orientale
del
Trentino
,
fino
al
Cadore
e
fino
in
Carnia
la
guerra
non
può
muoversi
in
grandi
azioni
.
E
guerra
lenta
di
agguati
e
di
sorprese
:
guerra
di
eroismi
pazienti
e
ignoti
,
fra
la
maestà
formidabile
delle
montagne
,
nel
freddo
,
sulla
neve
.
Prima
di
vincere
il
nemico
bisogna
vincere
la
montagna
.
Di
quando
in
quando
il
silenzio
è
lacerato
da
rombi
cupi
che
le
valli
profonde
si
rimandano
sbigottite
.
Sono
le
artiglierie
che
si
cercano
e
che
si
battono
.
Le
montagne
si
destano
.
Sibili
vertiginosi
flagellano
l
'
aria
,
poi
giunge
un
rintronar
lontano
di
colpi
;
le
esplosioni
.
Qualche
volta
la
musica
continua
per
giornate
intere
,
qualche
volta
tace
dopo
i
primi
colpi
.
Si
passano
giorni
di
lavoro
indicibile
,
e
lunghe
ore
di
attesa
paziente
.
Il
tempo
qui
ha
un
solo
valore
:
quello
che
vogliono
dargli
gli
uomini
.
In
questa
zona
alpina
,
l
'
importanza
consiste
nello
strappare
al
nemico
le
posizioni
dominanti
che
fino
al
24
maggio
gli
davano
in
mano
le
chiavi
di
casa
nostra
.
Il
confine
austriaco
penetrava
in
terra
nostra
come
una
lama
.
Ora
la
situazione
è
assai
cambiata
.
Con
l
'
immediato
balzo
in
avanti
,
venne
sensibilmente
modificata
la
linea
di
confine
,
fino
dall
'
inizio
della
guerra
.
Diceva
il
primo
bollettino
del
Comando
Supremo
:
«
Le
nostre
truppe
,
prendendo
ovunque
l
'
offensiva
,
occuparono
i
seguenti
punti
:
Forcellina
di
Montozzo
,
Tonale
,
Ponte
Caffaro
in
Val
Giudicaria
,
terreno
a
nord
di
Ferrara
di
Monte
Baldo
,
Monte
Corno
,
Malga
di
Foppiano
sul
versante
nord
dei
Monti
Lèssini
,
Monte
Pasubio
,
Monte
Baffelan
alla
testata
delle
valli
d
'
Agno
e
di
Leògra
e
altri
paesi
della
Valle
del
Brenta
»
.
Ora
si
continua
,
per
allargare
il
confine
.
E
le
chiavi
di
casa
nostra
sono
in
mano
nostra
.
Sopra
il
Passo
del
Tonale
,
17
agosto
.
Un
'
alba
gelida
.
Si
vede
Edolo
giù
nella
Val
Camonica
striata
dalla
linea
scintillante
dell
'
Oglio
.
Intorno
,
un
tempestoso
panorama
di
cime
nevate
.
L
'
Adamello
è
quasi
completamente
mascherato
dalla
candida
parete
maestosa
del
Baitone
.
Il
Tonale
a
2694
metri
è
occupato
dai
nostri
.
Più
giù
,
al
passo
del
Tonale
che
si
in
sella
fra
i
due
monti
,
un
nastro
di
strada
segna
il
vecchio
confine
:
è
la
grande
strada
che
da
Edolo
per
Ponte
di
Legno
conduce
a
Bolzano
.
Oltre
il
passo
,
sul
crestone
di
un
monte
nero
d
'
ombre
,
gli
austriaci
hanno
stabilito
un
loro
posto
di
osservazione
:
l
'
osservatorio
di
Monticello
,
a
2800
metri
.
Il
capitano
me
ne
sta
indicando
la
posizione
esatta
:
una
nuvoletta
bianca
si
sfiocca
proprio
in
questo
momento
sul
crestone
,
poi
un
'
altra
,
poi
altre
ancora
.
Le
nostre
batterie
lo
stanno
battendo
a
shrapnels
.
Ma
son
duri
a
pigliarsi
mi
dice
l
'
ufficiale
.
Certamente
dall
'
osservatorio
gli
austriaci
vedono
la
vampa
,
e
si
riparano
in
tempo
.
Bisogna
demolire
l
'
osservatorio
.
Vuol
dire
che
lo
demoliremo
,
o
lo
prenderemo
d
'
assalto
!
Gli
austriaci
han
tirato
qualche
volta
in
direzione
di
Ponte
di
Legno
,
ma
il
paese
era
stato
sgomberato
.
Un
giorno
,
in
luglio
,
le
nostre
pattuglie
in
ricognizione
avevano
scovato
in
fondo
alla
Val
Camonica
due
austriaci
:
interrogati
,
annunziarono
per
il
giorno
dopo
il
bombardamento
di
Ponte
di
Legno
.
Infatti
il
giorno
dopo
le
granate
vennero
,
ma
il
paese
era
deserto
.
E
adesso
le
batterie
austriache
sono
state
sloggiate
.
Un
fragor
di
colpi
fondi
arriva
dal
Baitone
.
Cannonate
?
No
.
Son
mine
.
Il
Baitone
è
in
nostra
mano
,
e
i
nostri
soldati
gli
stanno
cambiando
fisionomia
.
Però
dalla
spalla
d
'
un
monte
partono
rombi
terribili
.
Sono
le
nostre
artiglierie
grossissime
che
tempestano
sul
forte
dl
Saccarana
,
a
oriente
del
passo
.
La
voce
di
queste
artiglierie
è
tremenda
,
e
pare
che
più
tremendo
ne
sia
l
'
effetto
,
perché
il
forte
austriaco
abbaiava
ferocemente
fino
a
qualche
giorno
addietro
,
contro
di
noi
:
ora
tace
.
Ogni
giorno
è
così
mi
dice
un
ufficiale
d
'
artiglieria
Dobbiamo
fare
un
lavoro
di
trapanazione
.
Lavoro
lungo
e
paziente
.
Ma
ogni
giorno
è
un
passo
avanti
.
Piccolo
,
ma
continuo
.
Andare
in
fretta
,
qui
,
non
si
può
.
Ma
arriveremo
.
Gli
austriaci
son
duri
,
la
montagna
è
dura
,
ma
noi
siamo
più
elastici
...
Regione
dello
Stelvio
,
18
agosto
.
Nevica
.
Una
tormenta
di
neve
flagella
l
'
aria
,
Per
la
stradina
mulattiera
che
si
stacca
dalla
strada
cantoniera
dello
Stelvio
e
che
sale
ripida
sui
fianchi
della
montagna
,
incontro
qualche
pattuglia
di
alpini
che
vanno
in
ricognizione
,
qualche
colonna
di
muli
che
va
a
rifornire
i
distaccamenti
:
ombre
che
si
muovono
nel
frusciar
grigio
del
nevischio
.
I
due
alpini
che
mi
fanno
guida
mostrano
di
non
occuparsi
affatto
della
neve
.
E
una
vecchia
amica
,
che
non
riposa
neppure
in
estate
.
Lungo
il
sentiero
troviamo
dei
gruppi
di
alpini
che
lavorano
tranquillamente
sotto
il
nevischio
a
costruire
reticolati
.
Siamo
certi
che
non
li
adopereremo
mai
mi
dice
un
ufficiale
ma
bisogna
farli
.
Tutti
gli
osservatoti
e
le
posizioni
di
artiglieria
devono
essere
difesi
.
Qui
ci
sono
delle
artiglierie
?
E
guardo
intorno
sorpreso
,
cercando
.
Niente
.
Roccia
e
neve
.
Non
una
sporgenza
,
non
una
feritoia
;
il
terreno
appare
uniforme
e
intatto
.
L
'
ufficiale
mi
guida
per
un
breve
sentiero
che
gira
una
roccia
e
mi
indica
in
silenzio
l
'
entrata
di
una
galleria
.
È
una
porta
aperta
nel
buio
.
Entro
.
Ed
ecco
in
fondo
a
questo
corridoio
scavato
nella
montagna
filtrare
della
luce
.
È
il
finestrino
,
introvabile
dall
'
esterno
,
che
guarda
le
posizioni
nemiche
nelle
montagne
di
fronte
.
Fa
l
'
effetto
di
guardare
per
il
cerchio
della
lente
in
uno
di
quei
baracconi
da
fiera
i
«
panorami
»
ingranditi
.
Sì
vede
splendidamente
,
e
non
si
è
visti
affatto
.
Le
batterie
sono
rintanate
in
altre
gallerie
ugualmente
profonde
,
scavate
nella
roccia
:
il
foro
della
cannoniera
lascia
appena
lo
spazio
alla
bocca
da
fuoco
di
prendere
i
movimenti
di
mira
.
Dentro
gli
artiglieri
sono
più
sicuri
che
in
una
fortezza
.
La
roccia
di
cinque
sei
metri
che
sovrasta
alla
galleria
è
una
tal
cupola
corazzata
che
non
può
temere
violenza
di
proiettili
.
Questi
lavori
sono
anche
più
sorprendenti
più
in
alto
,
a
tremila
metri
,
dove
la
posizione
permette
di
dominare
il
passo
dello
Stelvio
e
le
montagne
ancora
austriache
che
gli
stanno
di
fronte
.
Dietro
alla
roccia
che
serve
da
muraglia
è
tutto
un
sistema
di
gallerie
,
di
passaggi
coperti
,
di
fosse
di
comunicazione
.
Dall
'
osservatorio
si
distinguono
al
canocchiale
i
trinceramenti
degli
austriaci
,
si
vede
al
passo
dello
Stelvio
l
'
albergo
Ferdinandshöhe
mezzo
rovinato
dai
nostri
tiri
-
l
'
albergo
è
effettivamente
una
caserma
austriaca
-
e
si
vedono
i
posti
avanzati
degli
alpini
aggrappati
alla
montagna
alla
quale
stanno
dando
lentamente
l
'
assalto
.
Gli
austriaci
stanno
in
alto
;
gli
alpini
si
arrampicano
sui
fianchi
.
Dalle
alture
,
gli
austriaci
sparano
fucilate
,
rotolano
massi
,
tentano
discese
notturne
.
Niente
!
Gli
alpini
salgono
,
fanno
balzi
da
un
macigno
all
'
altro
,
vi
si
riparano
dietro
,
vi
si
trincerano
,
resistono
,
contrattaccano
,
continuano
a
salire
:
ostinati
meravigliosi
,
invincibili
.
Quando
la
molestia
nemica
si
fa
più
aspra
,
intervengono
da
queste
altre
montagne
le
nostre
artiglierie
.
Il
capitano
che
comanda
la
batteria
viene
all
osservatorio
,
scruta
la
montagna
di
fronte
dalla
quale
partono
le
fucilate
contro
i
nostri
soldati
più
sotto
,
e
ordina
il
fuoco
.
La
montagna
rugge
.
Nuvolette
bianche
sbocciano
in
fila
sopra
i
trinceroni
nemici
,
con
la
regolarità
con
cui
si
accendono
le
candele
sugli
altari
.
La
fucileria
austriaca
cessa
:
gli
austriaci
che
vi
stanno
trincerati
hanno
dovuto
pensare
a
ripararsi
.
E
gli
alpini
,
più
sotto
,
lasciati
tranquilli
,
ricominciano
a
lavorare
,
ricominciano
a
salire
.
Le
montagne
si
conquistano
così
,
fino
all
impeto
finale
dell
'
assalto
alla
baionetta
E
questa
è
la
vita
d
'
ogni
giorno
e
d
'
ogni
notte
delle
nostre
truppe
alpine
.
Condino
nel
Trentino
,
20
agosto
La
mattina
del
24
maggio
,
appena
dichiarata
la
guerra
,
le
nostre
truppe
si
precipitarono
innanzi
subito
,
su
tutto
il
fronte
.
Qui
nella
Va
]
Giudicaria
il
confine
era
a
Ponte
Caffaro
.
Dinanzi
alla
irruzione
dei
bersaglieri
e
della
cavalleria
il
piccolo
presidio
austriaco
fuggì
,
e
nella
fuga
cercò
di
allarmare
gli
abitanti
della
vallata
.
-
-
Arrivano
gli
Italiani
:
Salvatevi
!
Arrivano
gli
Italiani
?
Tanto
meglio
-
E
gli
abitanti
rimasero
,
quei
pochi
abitanti
che
l
'
Austria
vi
aveva
lasciati
,
dopo
aver
reclutati
o
internati
quanti
poteva
.
Una
famiglia
fuggì
in
quella
notte
:
la
famiglia
dei
conti
Ladrone
,
fedelissima
agli
Absburgo
.
Fuggì
in
gran
furia
dal
Castello
di
Lodrone
,
abbandonando
ogni
cosa
:
argenteria
,
valori
,
quadri
,
abiti
,
biancheria
,
tutto
.
In
cucina
i
nostri
soldati
trovarono
i
preparativi
per
la
colazione
.
I
letti
disfatti
erano
ancora
tepidi
.
Ora
Lodrone
è
italiana
,
e
il
battesimo
è
stato
consacrato
sul
muro
della
prima
casa
con
una
grande
scritta
:
Regno
d
'
Italia
Comune
di
Lodrone
.
Comincia
da
qui
la
vera
invasione
del
Trentino
,
l
'
avanzata
su
Trento
che
si
sviluppa
poi
da
tutte
le
altre
vie
:
da
Ala
verso
Rovereto
,
dalla
Vallarsa
verso
Rovereto
,
dalla
Valsugana
per
Borgo
e
per
la
valle
del
Brenta
,
dal
Cadore
e
dall
'
Ampezzano
per
la
strada
delle
Dolomiti
.
L
'
avanzata
in
Val
Giudicaria
non
ha
incontrato
troppa
resistenza
:
piccoli
scontri
,
ostacoli
di
ponti
e
di
strade
fatti
saltare
e
prontamente
riparati
,
tentativi
di
artiglierie
nemiche
sollecitamente
smontati
.
Ora
il
vecchio
confine
non
segna
più
che
un
ricordo
,
e
le
indicazioni
stradali
hanno
conservato
le
stesse
scritte
di
prima
,
ma
i
pali
han
mutato
colori
e
sono
guardati
da
sentinelle
italiane
.
Lodrone
coi
suoi
due
vecchi
castelli
,
uno
dei
quali
fu
bruciato
nel
1848
dai
volontari
italiani
,
Darzo
,
Cà
Rossa
,
Storo
che
nel
'66
accolse
il
quartier
generale
di
Garibaldi
,
la
Val
d
'
Ampola
per
la
quale
si
arriva
a
Bezzecca
,
Condino
,
capoluogo
della
Giudicaria
,
sono
tutti
italiani
.
E
pure
trovandosi
in
mezzo
alla
guerra
vivono
la
loro
vita
tranquilla
,
sotto
la
protezione
dei
nostri
soldati
.
Solo
da
Condino
in
avanti
fu
necessario
lo
sgombero
degli
abitanti
perché
il
terreno
è
ancora
battuto
dalle
due
artiglierie
,
e
quella
austriaca
ha
la
malvagia
abitudine
di
inferocire
contro
i
,
villaggi
e
le
città
che
fu
costretta
ad
abbandonare
.
Inferocisce
probabilmente
perché
capisce
che
l
'
Austria
non
li
potrà
più
riprendere
.
Ala
,
23
agosto
.
Fra
le
cittadine
conquistate
nel
basso
Trentino
,
Ala
è
la
sola
dove
l
'
avanzata
italiana
fu
combattuta
proprio
in
città
.
La
piazzetta
del
Mosè
porta
ancora
sui
muri
i
morsi
delle
mille
pallottole
di
fucile
che
da
oltre
torrente
gli
austriaci
trincerati
alla
Villa
Brazil
spararono
contro
il
primo
reparto
delle
nostre
truppe
.
E
non
si
chiama
più
la
piazzetta
del
Mosè
,
da
allora
:
ha
preso
il
nome
del
generale
che
guidava
i
nostri
soldati
,
il
generale
portentoso
che
una
fucilata
doveva
poi
uccidere
due
mesi
più
tardi
fra
le
Dolomiti
:
Antonio
Cantore
.
Ala
s
'
è
fatta
italiana
il
27
maggio
.
E
il
primo
a
entrarvi
solo
in
automobile
col
suo
capo
di
Stato
Maggiore
,
fu
appunto
il
generale
Cantore
.
Gli
austriaci
avevano
fatto
saltare
la
linea
ferroviaria
sull
'
Adige
,
avevano
tentato
di
far
franare
la
strada
,
avevano
distrutto
un
molino
,
e
devastata
la
stazione
.
I
soldati
nostri
entrarono
dalla
piazza
dei
Cappuccini
.
La
strada
era
sbarrata
da
una
barricata
di
travi
e
di
alberi
abbattuti
.
Un
capitano
obbligò
i
primi
cittadini
incontrati
a
levarla
:
Ala
italiana
non
doveva
soffrire
l
'
umiliazione
di
aver
lasciato
sbarrare
la
strada
ai
fratelli
che
venivano
a
liberarla
.
Arrivati
all
'
altro
capo
della
cittadina
,
i
soldati
nostri
furono
accolti
dalla
raffica
di
fucilate
.
Gli
austriaci
ottimamente
riparati
dietro
alle
trincee
di
Villa
Brazil
li
aspettavano
lì
.
E
fu
allora
che
una
giovanetta
ardita
,
la
signorina
Maria
Abriani
,
si
offerse
di
guidare
gli
italiani
a
una
collina
dalla
quale
si
sarebbe
potuto
controbattere
il
nemico
,
e
li
precedette
intrepida
sotto
il
fuoco
furibondo
degli
austriaci
:
sorridente
ed
entusiasta
.
Delizioso
di
significazione
simbolica
questo
eroismo
della
fanciulla
che
guida
verso
la
vittoria
i
liberatori
della
sua
terra
.
Quella
sera
stessa
,
dopo
cinque
ore
di
fuoco
,
Ala
era
italiana
.
Poi
l
'
avanzata
procedette
,
lungo
la
Val
d
'
Adige
rudemente
tagliata
nella
roccia
:
Marani
,
Pilcante
,
Santa
Lucia
,
Santa
Margherita
,
Serravalle
,
Chizzola
...
Dalle
nostre
posizioni
avanzate
si
vede
biancheggiar
lontano
pochi
chilometri
,
allo
svolto
della
valle
,
dietro
allo
sperone
di
Zugna
Torta
,
la
prima
borgata
di
Rovereto
.
Dal
lago
di
Garda
fino
alla
Vallarsa
la
marcia
su
Rovereto
procede
concorde
:
dall
'
Altissimo
giù
per
i
monti
fino
alla
Val
d
'
Adige
,
e
poi
nel
gruppo
dei
Lèssini
è
tutta
una
fascia
che
si
allarga
per
stringere
la
bella
città
della
Valle
Lagarina
.
Rovereto
è
deserta
;
e
alla
notte
è
buia
come
Riva
,
la
cittadina
graziosa
annidata
all
estremo
limite
del
lago
di
Garda
,
e
che
appare
desolata
,
da
Malcèsine
.
La
fantastica
impresa
dei
sei
alpini
che
in
una
notte
di
bufera
si
calarono
in
territorio
nemico
a
distruggere
l
'
impianto
idroelettrico
del
Ponale
ha
tolto
la
luce
a
tutta
questa
zona
.
E
alla
notte
il
lago
magnifico
non
è
illuminato
a
sprazzi
che
dalle
lame
di
luce
dei
nostri
proiettori
.
Forte
austriaco
del
Pozzacchio
,
24
agosto
.
L
'
Austria
ha
gridato
al
tradimento
dell
'
Italia
.
Povera
buona
ingenua
Austria
!
Voleva
che
l
'
Italia
aspettasse
fino
al
momento
in
cui
l
'
Austria
terminati
tutti
i
suoi
preparativi
contro
di
noi
le
dicesse
:
«
Ora
che
sono
pronta
e
sicura
,
la
guerra
te
la
faccio
io
!
»
.
L
'
Italia
ha
avuto
il
gravissimo
torto
di
prevenirla
,
ed
ecco
che
nel
terreno
conquistato
troviamo
ad
ogni
passo
le
prove
della
guerra
che
la
buona
alleata
ci
preparava
.
Questo
forte
del
Pozzacchio
in
Vallarsa
,
conquistato
di
sorpresa
dai
nostri
il
mattino
del
3
giugno
,
è
un
'
opera
colossale
.
Non
è
costruito
:
è
scavato
nella
roccia
,
a
980
metri
d
'
altezza
.
Gli
austriaci
vi
lavoravano
attorno
ansiosamente
:
faceva
parte
del
vasto
sistema
di
opere
militari
che
doveva
rendere
sicura
quella
invasione
in
Italia
,
della
quale
si
parlava
e
si
scriveva
apertamente
in
Austria
.
Fra
due
anni
,
il
Pozzacchio
sarebbe
stato
un
forte
formidabile
.
Gli
austriaci
vi
hanno
profuso
milioni
.
La
montagna
è
stata
scavata
fino
a
profondità
incredibili
:
è
tutto
un
intrico
di
corridoi
sotterranei
,
di
sale
,
di
depositi
di
munizioni
,
di
piazzole
per
i
pezzi
:
gallerie
buie
in
fondo
alle
quali
occhieggia
qualche
feritoia
malamente
interrata
.
Il
cupolone
di
roccia
ha
una
base
di
due
chilometri
quadrati
.
Arrivandovi
di
sorpresa
,
i
nostri
soldati
vi
han
trovato
le
cupole
corazzate
in
acciaio
fuso
:
blocchi
enormi
di
uno
spessore
di
120
millimetri
,
ancora
montati
sui
carri
coi
quali
erano
stati
portati
fin
quassù
.
E
macchinari
non
irreparabilmente
infranti
dagli
austriaci
prima
di
fuggire
,
e
automobili
rovesciate
giù
nel
burrone
,
e
carrelli
,
e
perforatrici
.
Tutto
un
arsenale
.
Prima
di
fuggire
gli
austriaci
hanno
anche
dato
fuoco
alla
caserma
e
alla
palazzina
degli
ufficiali
,
ma
molte
cose
son
rimaste
.
Così
vediamo
che
per
il
presidio
v
'
erano
termosifoni
,
bagni
,
vasche
,
docce
,
un
impianto
elettrico
con
fili
di
fulminazione
applicati
alle
finestre
.
E
abbiamo
anche
trovato
una
bella
strada
di
quattro
chilometri
che
si
allaccia
alla
strada
di
Rovereto
.
Mancava
naturalmente
la
strada
dal
lato
italiano
:
e
gli
italiani
hanno
riparato
subito
alla
deficienza
.
L
'
Austria
stava
facendo
il
forte
di
Pozzacchio
per
l
'
Italia
,
ma
non
avrebbbe
certo
pensato
mai
di
farlo
per
l
'
Italia
in
questo
modo
!
Fiera
di
Primiero
,
settembre
Le
intenzioni
dell
'
Austria
verso
l
'
Italia
vogliono
altre
documentazioni
?
Ecco
qui
la
strada
militare
del
Broccon
che
attraversa
la
Val
Corteila
e
la
Val
Tolva
fino
alla
Val
del
Brenta
:
quarantaquattro
chilometri
di
magnifica
strada
sui
fianchi
delle
montagne
fra
i
mille
e
i
duemila
metri
d
'
altezza
,
da
Imer
presso
Fiera
di
Primiero
fino
a
Borgo
,
che
ho
fatto
stamattina
in
automobile
.
Strada
esclusivamente
militare
,
come
esclusivamente
militari
sono
i
forni
elettrici
di
Fiera
e
d
'
altri
paesi
della
zona
,
capaci
di
preparare
pane
per
interi
corpi
d
'
armata
.
Era
la
grande
campagna
contro
di
noi
che
si
organizzava
,
con
una
precisione
meticolosa
.
Guai
se
ci
fossimo
lasciati
cogliere
!
L
'
Austria
,
malgrado
le
impazienze
degli
ambienti
militari
e
dell
'
ucciso
arciduca
,
non
ci
aveva
ancora
attaccato
perché
non
era
ancora
perfettamente
pronta
.
Aspettava
.
Per
fortuna
nostra
,
l
'
Italia
non
le
ne
ha
lasciato
il
tempo
.
E
giù
dalla
vecchia
frontiera
sono
traboccati
i
soldati
italiani
,
e
hanno
invaso
questa
terra
che
si
mantenne
italiana
sempre
,
e
dove
si
parla
con
commovente
dolcezza
il
dialetto
di
Venezia
dapertutto
.
È
tutta
una
festa
d
'
armi
:
d
'
armi
italiane
.
Bersaglieri
,
alpini
,
fucilieri
,
artiglieri
,
cavalleggeri
,
carabinieri
:
sono
dapertutto
,
nei
paesi
in
fondo
alle
valli
e
sulle
cime
delle
montagne
,
dove
si
combatte
e
dove
si
prepara
l
'
altra
vittoria
che
seguirà
.
Nel
fuggire
,
gli
austriaci
hanno
incendiato
San
Martino
di
Castrozza
ch
'
era
deliziosa
di
alberghi
tra
il
verde
e
adesso
è
nera
di
rovine
bruciacchiate
,
volevano
incendiare
Fiera
di
Primiero
,
hanno
bombardato
Borgo
e
Pieve
di
Livinallongo
dopo
essere
stati
costretti
ad
abbandonarli
.
E
il
saluto
di
congedo
.
Altre
città
,
altri
paesi
dovranno
purtroppo
sopportarlo
.
Ma
bisogna
rassegnarsi
:
sarà
l
'
ultimo
saluto
degli
austriaci
.