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rubrica
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Almanacco
»
,
il
nuovo
volume
della
contessa
de
Noailles
:
L
'
honneur
de
souffrir
(
Bernard
Grasset
,
Paris
1927
)
è
forse
quello
che
nel
suo
genere
più
ha
fatto
le
spese
delle
conversazioni
e
delle
recensioni
,
negli
ultimi
mesi
,
in
Francia
.
S
'
è
mormorato
che
cotesto
breviario
di
un
'
anima
ferita
che
s
'
attarda
in
una
lunga
meditazione
sulla
tomba
dell
'
uomo
amato
,
sia
stato
ispirato
alla
poetessa
dalla
morte
di
Maurice
Barrès
;
ed
è
forse
vero
.
Comunque
,
a
noi
interessa
,
più
che
alzare
il
velo
dalla
vita
privata
della
celebre
scrittrice
francese
,
constatare
come
anche
nel
recente
volume
,
pur
in
mezzo
alle
ineguaglianze
e
agli
atteggiamenti
non
sempre
felici
che
da
varie
parti
le
sono
rimproverati
,
Anne
de
Noailles
abbia
confermato
ancora
una
volta
quel
suo
ricco
temperamento
fatto
di
cruccio
e
di
abbandono
,
di
éblouissements
e
di
irrequieti
ripiegamenti
interiori
,
al
quale
ella
deve
meritatamente
la
sua
fama
.
Nulla
perciò
di
assolutamente
nuovo
nelle
centotredici
brevissime
liriche
de
L
'
honneur
de
souffrir
,
se
non
forse
l
'
accrescersi
,
al
contatto
della
morte
vicina
,
del
vuoto
interiore
della
poetessa
e
del
sapore
di
cenere
che
la
vita
lascia
in
lei
ad
ogni
istante
.
Non
che
manchino
le
antiche
estasi
pagane
:
Dans
cette
infinité
,
dans
certe
plénitude
Qui
composent
le
corps
courageux
et
maudit
,
Malgré
les
maux
mortels
,
malgré
la
servitude
,
On
sent
toujours
latent
un
secret
paradis
...
Ma
sono
le
tregue
di
un
doloroso
ricordo
che
la
tortura
:
Vous
eûtes
le
sommeil
.
Moi
,
je
peine
et
je
tombe
,
Et
la
plus
morte
mort
est
d
'
avoir
survécu
...
[...]
Pureté
,
opulente
,
emblème
,
Tant
de
rêve
compose
un
lis
!
Je
n
'
aurais
jamais
cru
,
jadis
,
Que
l
'
on
était
si
peu
soi
-
méme
...
Così
da
tutto
il
libro
s
'
esprime
un
senso
di
vuoto
e
di
solitudine
,
rotto
soltanto
dalle
modulazioni
di
quell
'
amaro
marivaudage
interiore
nel
quale
la
signora
de
Noailles
sa
trovare
accenti
che
ricordano
,
senza
pastiches
,
il
secolo
d
'
oro
della
sua
letteratura
:
Hélas
!
t
'
ai
-
je
fait
de
la
peine
,
à
toi
qui
fus
si
simplement
Ma
loi
et
mon
contentement
?
Tu
semblais
plus
que
moi
durable
:
Un
vivant
n
'
est
pas
vénérable
.
La
tendresse
a
ses
jours
d
'
ennuis
.
Parfois
un
autre
oeil
nous
séduit
.
Nous
étions
mélangés
,
instables
,
Humainement
,
sans
rien
qui
nuit
.
Mais
sur
ton
incessante
nuit
Ma
vie
a
replié
ses
ailes
.
C
'
est
ta
mort
qui
me
rend
fidèle
.
E
talora
,
traendo
efficace
partito
persino
dall
'
aggettivazione
sbandata
che
è
la
propria
:
J
'
ai
,
ce
soir
,
entendu
les
appels
du
hautbois
.
C
'
est
un
chant
fier
,
aigu
,
amer
et
provocant
,
Il
surgit
du
Destin
,
assuré
,
triste
et
droit
,
Il
ne
dit
pas
pour
quoi
,
il
ne
dit
pas
pour
quand
...
Un
libro
vivo
,
dunque
,
per
quanto
rechi
,
se
è
possibile
inaspriti
,
i
vizi
propri
all
'
arte
della
de
Noailles
.
E
in
fatto
di
poesia
,
di
poesia
femminile
almeno
,
poco
altro
potremmo
citare
accanto
a
L
'
honneur
de
souffrir
.
Tuttavia
un
volume
meno
recente
(
apparso
senza
rumore
due
anni
or
sono
)
Dilection
di
Henriette
Hervé
(
Montagne
,
Paris
1925
)
merita
ricordo
qui
.
Anche
in
questo
diario
di
una
passione
inesaudita
,
presentato
al
pubblico
da
Georges
de
Portoriche
,
sono
qualità
degne
di
attenzione
,
per
quanto
la
Hervé
,
più
sobria
nel
segno
della
de
Noailles
,
non
si
dimostri
altrettanto
libera
da
impacci
letterari
e
da
amplificazioni
.
Ma
i
difetti
della
Hervé
non
sono
mai
vol
gari
,
e
sarebbe
facile
,
se
lo
spazio
lo
permettesse
,
indicare
al
lettore
tre
o
quattro
liriche
personali
,
nelle
quali
pare
sia
passato
un
poco
dello
spirito
di
Marceline
Desbordes
-
Valmore
:
Je
n
'
ai
parlé
d
'
amour
qu
'
à
l
'
appel
de
ta
voix
,
Je
n
'
ai
dit
ma
douleur
qu
'
afin
qu
'
il
t
'
en
souvienne
Et
ces
vers
sont
ton
oeuvre
encor
plus
que
la
mienne
!
Qu
'
ont
-
ils
besoin
de
dédicace
?
...
Il
sont
à
toi
...
Tra
i
romanzi
recenti
della
letteratura
femminile
francese
A
l
'
enseigne
du
Griffon
di
Camille
Marbo
(
Albin
Michel
,
Paris
)
merita
senza
dubbio
una
menzione
particolare
.
È
la
piccola
storia
d
'
amore
di
due
modernissime
jeunes
filles
en
fleurs
di
condizione
un
poco
diversa
:
d
'
antica
famiglia
borghese
l
'
una
,
Cécile
Brincourt
,
figlia
l
'
altra
,
Juliette
Colin
,
d
'
una
spostata
Patoche
,
stravagante
proprietaria
d
'
una
pensione
per
ragazze
americane
.
Accanto
al
mondo
mummificato
e
convenzionale
dei
Brincourt
e
a
quello
eteroclito
e
risonante
di
grammofoni
e
di
slang
di
Patoche
,
un
terzo
ambiente
è
descritto
,
nel
quale
si
svolge
la
giornata
delle
due
fanciulle
:
la
libreria
à
l
'
enseigne
du
Griffon
,
alla
quale
fanno
capo
un
gruppo
di
artisti
,
di
bas
-
bleus
e
il
letterato
e
vieux
marcheur
sentimentale
Robert
Feutrier
.
Non
si
può
riassumer
qui
l
'
intricata
rete
di
sottili
complicità
che
lega
le
due
fanciulle
a
Feutrier
in
un
bizzarro
idillio
a
tre
che
termina
col
matrimonio
di
Cécile
col
giovane
Frallois
Maitret
e
con
l
'
unione
abbastanza
irregolare
e
non
troppo
avventurata
di
Juliette
e
di
Feutrier
.
Le
azioni
e
le
reazioni
di
cotesto
pericoloso
gioco
d
'
amore
;
lo
schiudersi
alla
vita
delle
due
fanciulle
e
la
complessità
dei
loro
ingenui
e
pur
tortuosi
moti
sentimentali
;
e
più
ancora
i
quadri
staccati
della
loro
piccola
vita
quotidiana
,
borghese
,
ma
gonfia
di
oscure
promesse
e
di
desideri
;
tutto
ciò
è
reso
dalla
Marbo
con
abilità
poco
comune
,
se
anche
talora
con
qualche
trucco
ed
eccesso
di
disinvoltura
in
iscorci
e
passaggi
di
maggiore
difficoltà
.
Anche
Camille
Mayran
,
che
è
al
suo
terzo
romanzo
,
dimostra
con
Hiver
(
Grasset
)
qualità
che
in
un
futuro
non
troppo
lontano
le
permetteranno
di
darci
un
'
opera
pienamente
concreta
e
individuale
.
Intanto
Hiver
,
boreale
romanzo
di
vita
elementare
,
solenne
,
contiene
pagine
che
si
sollevano
molto
al
disopra
di
gran
parte
delle
prose
narrative
femminili
,
e
talora
anche
maschili
,
che
si
pubblicano
numerosissime
in
Francia
.
E
la
vita
del
fermier
alsaziano
Jacob
Vogler
e
del
suo
doppio
sventurato
matrimonio
,
se
non
si
salva
,
talora
,
dagli
espedienti
di
un
romanticismo
un
poco
convenzionale
,
è
inquadrata
in
una
cornice
di
descrizioni
naturali
che
rendono
efficacemente
il
transito
delle
stagioni
e
la
folta
-
sognante
atmosfera
dell
'
inverno
nordico
,
rotta
soltanto
dalla
voce
sotterranea
e
incrinata
della
dimoia
.
Aggiungiamo
,
per
il
pubblico
femminile
,
che
Hiver
,
in
confronto
degli
altri
di
cui
ci
stiamo
occupando
,
è
li
bro
di
uno
spirito
religioso
e
meditativo
,
e
che
la
sua
cristiana
ispirazione
lo
raccomanda
ad
ogni
sorta
di
lettori
.
Non
ha
pretese
di
questo
genere
l
'
amabile
romanziera
fantaisiste
Nicole
Stiébel
,
che
col
suo
Le
coeur
en
peine
(
Grasset
)
ci
dipinge
la
curiosa
avventura
di
due
sposi
giunti
al
matrimonio
in
assai
diverse
condizioni
spirituali
:
desiderosa
di
quiete
Denise
,
che
ha
passata
una
adolescenza
randagia
e
dolorosa
;
ossessionato
,
Jacques
,
da
un
crescente
desiderio
di
evasione
dopo
anni
di
vita
sedentaria
e
borghese
.
Il
contrasto
,
dopo
varie
vicende
,
è
sciolto
dalla
fuga
di
Jacques
che
abbandona
la
vita
coniugale
per
seguire
al
Messico
un
bizzarro
cacciatore
di
farfalle
...
La
Stiébel
,
già
favorevolmente
affermatasi
col
precedente
libro
Jacqueline
,
ou
le
paradis
deux
fois
perdu
,
dimostra
anche
nel
romanzetto
d
'
oggi
le
sue
qualità
di
scrittrice
decisa
a
non
lavorare
di
ricalco
:
chiederle
di
trarre
dallo
spunto
che
le
dette
argomento
al
Coeur
en
peine
,
qualcosa
di
più
di
uno
sviluppo
ingegnoso
(
e
l
'
opera
non
poteva
sollevarsi
se
non
a
questo
patto
)
,
sarebbe
pretendere
evidentemente
troppo
,
almeno
fino
ad
oggi
.
Preferisco
,
del
resto
,
quest
'
arte
ancora
secca
e
limitata
,
alle
macchinazioni
romanzesco
-
sentimentali
di
M.me
Jane
Catulle
Mendès
e
di
Christiane
Aimery
che
,
con
Ton
amour
n
'
est
pas
à
toi
(
Albin
Michel
)
e
Ceux
qui
se
taisent
(
Perrin
)
,
ci
hanno
dato
due
volumi
assai
leggibili
,
non
scevri
di
pretese
moralistiche
e
polemiche
,
ma
scarsi
d
'
arte
e
di
originalità
.
Si
potrebbero
fare
altri
nomi
.
Ma
forse
val
meglio
passare
a
un
ordine
di
libri
più
preziosamente
femmini
li
;
quale
,
per
esempio
,
l
'
ultimo
romanzo
della
principessa
Bibesco
,
Catherine
-
Paris
(
Grasset
)
,
vita
e
avventure
di
una
fanciulla
franco
-
rumena
di
nobile
lignaggio
,
ed
efficace
rappresentazione
di
ambienti
d
'
alto
bordo
,
con
lusso
di
«
esperienze
»
personali
,
indiscrezioni
di
coulisses
e
bizzarri
punti
di
vista
sulla
vistosa
commedia
umana
mondano
-
balcanico
-
europea
degli
ultimi
anni
.
Una
materia
notevolissima
,
insomma
,
di
per
sé
,
ma
che
attendeva
di
essere
vivificata
dall
'
arte
.
La
Bibesco
ha
invece
scarse
attitudini
alla
composizione
ed
è
scrittrice
ancora
opaca
,
senza
frizzo
.
Così
com
'
è
oggi
,
vale
per
la
curiosità
sempre
desta
ch
'
ella
dimostra
,
e
per
la
freddezza
sapiente
di
certe
sue
notazioni
psicologiche
.
Fra
i
libri
di
memorie
,
autobiografie
ecc
.
,
saltando
il
volume
di
una
autentica
gentildonna
,
la
contessa
d
'
Orsay
(
Francesca
Notarbartolo
di
Villarosa
)
:
Ce
que
je
peux
écrire
(
Paris
,
Excelsior
)
,
che
riassumeranno
,
in
altra
sede
,
gli
scrittori
di
storia
e
i
cronisti
del
costume
,
meritano
un
cenno
particolare
i
ricordi
di
una
grande
artista
che
ha
saputo
portare
il
«
numero
»
di
café
-
chantant
a
dignità
di
originale
e
talora
profonda
creazione
poetica
:
Yvette
Guilbert
.
Non
sono
tra
quelli
che
hanno
avuta
la
fortuna
di
ascoltare
la
Guilbert
,
se
non
nella
prosa
squisita
di
un
suo
ammiratore
italiano
,
Silvio
Benco
,
particolarmente
vocato
a
intenderne
l
'
arte
nata
sotto
la
stella
dell
'
impressionismo
francese
e
della
grande
letteratura
ottocentesca
;
ma
mi
riesce
facile
da
questa
Chanson
de
ma
vie
(
Grasset
)
che
contiene
le
memorie
della
Guilbert
e
le
testimonianze
recate
intorno
all
'
arte
sua
dai
maggiori
scrittori
francesi
,
trarre
gli
elementi
che
bastano
per
ricomporre
in
me
un
poco
del
fascino
di
questa
divette
,
che
ha
creato
un
brivido
veramente
degno
della
pittura
del
Degas
.
Libro
vivo
,
La
chanson
de
ma
vie
,
riboccante
di
episodi
,
e
meritevole
di
largo
successo
.
Possiamo
ricordargli
accanto
,
per
riunire
insieme
alla
meglio
alcuni
libri
che
senza
essere
romanzi
destano
un
interesse
non
minore
di
quello
di
troppi
romanzi
,
La
vie
amoureuse
de
la
Grande
Catherine
de
Russie
della
principessa
Lucien
Murat
(
Flammarion
,
collection
«
Leurs
amours
»
)
,
che
racconta
con
sveltezza
e
abilità
di
toccare
certi
argomenti
scabrosi
mantenendosi
in
fil
di
rasoio
,
senza
eccessi
,
la
vita
di
quel
«
Louis
XV
femme
»
che
richiedeva
una
ritrattista
ricca
di
intuito
e
di
verve
.
La
Murat
,
che
è
una
principessa
autentica
e
ha
passati
anni
nella
Russia
imperiale
,
ha
avuto
modo
di
metter
mano
su
documenti
finora
poco
o
punto
conosciuti
,
intorno
alla
vita
e
agli
incredibili
amori
della
celebre
sovrana
.
Dal
libro
della
recente
biografia
,
Caterina
emerge
in
tutta
la
sua
abiezione
,
non
solo
,
ma
in
tutta
la
sagace
abilità
di
amministratrice
e
di
conduttrice
di
uomini
che
le
fu
propria
.
La
Murat
ha
avuto
mano
felice
nel
difficile
compito
;
e
per
una
volta
tanto
si
può
ben
dare
ragione
al
prière
d
'
insérer
editoriale
che
afferma
:
«
Un
homme
n
'
eût
pas
osé
,
peut
-
être
,
se
pencher
d
'
aussi
près
sur
la
couche
d
'
une
Majesté
Impériale
...
»
.
Se
dall
'
amor
profano
le
nostre
lettrici
vogliono
salire
infine
,
com
'
è
giusto
,
all
'
amore
sacro
,
anche
costì
l
'
annata
letteraria
ci
permette
d
'
indicar
loro
qualche
cosa
;
e
meglio
d
'
ogni
altra
,
nella
collezione
«
Les
grands
coeurs
»
dell
'
editore
Flammarion
,
il
Saint
Pierre
di
una
scrittrice
di
ricco
ingegno
:
Colette
Yver
.
Un
san
Pietro
leggermente
romancé
,
forse
,
ma
senza
eccessi
,
anzi
con
parsimonia
di
effetti
e
con
un
gusto
sempre
vigile
e
un
dono
d
'
evocazione
assai
raro
.
La
vita
di
Simone
-
Pietra
offriva
certo
possibilità
(
e
insieme
difficoltà
)
notevoli
a
uno
scrittore
:
si
pensi
alla
tempra
di
Pietro
,
quale
ci
appare
dai
libri
sacri
,
di
uomo
quadrato
,
ben
saldo
al
suolo
,
apparentemente
chiuso
ad
ogni
annunzio
superiore
e
ad
ogni
preoccupazione
non
contingente
.
Come
saprà
la
luce
divina
fondere
cotesta
natura
rocciosa
?
E
quello
che
vedrà
presto
il
lettore
di
Saint
Pierre
;
perché
si
tratta
di
un
libro
che
merita
lettori
.
Ne
avrà
senza
dubbio
parecchi
un
volume
dedicato
a
un
formidabile
argomento
:
Sainte
Thérèse
di
Jeanne
Galzy
(
Rieder
)
ch
'
esce
troppo
tardi
per
poter
trovare
più
di
una
menzione
in
questa
rassegna
;
e
ne
avranno
più
d
'
uno
Quel
est
donc
cet
homme
?
di
M
.
Marnas
(
Perrin
)
nel
quale
la
vita
di
Cristo
è
rinarrata
con
pietà
di
credente
e
qualità
non
volgari
in
un
volume
divulgativo
stampato
con
ogni
cura
e
corredato
da
una
cartina
della
Palestina
;
e
Grandes
figures
de
l
'
Eglise
Contemporaine
(
Perrin
)
di
Claude
d
'
Habloville
,
diligenti
studi
intorno
ai
monsignori
Duchesne
,
Baudrillart
e
Ireland
.
L
'
editore
Perrin
ha
sempre
dato
,
in
questo
campo
,
opere
pregevoli
;
ciò
che
non
gli
impedisce
talora
di
variare
le
sue
pubblicazioni
con
argomenti
ben
diversi
:
e
forse
è
il
caso
di
rammentare
,
benché
il
libro
sia
del
1925
,
un
volume
Perrin
dedicato
a
un
tema
assai
meno
sacro
:
il
Gabriele
d
'
Annunzio
di
Jean
Dornis
,
omaggio
reso
al
nostro
poeta
da
una
sua
ammiratrice
francese
che
si
dimostra
ricca
,
se
non
sempre
di
acume
critico
,
di
un
fervore
e
di
una
generosità
intellettuale
poco
comuni
.