StampaPeriodica ,
Come
si
sa
,
la
parola
fu
data
all
'
uomo
affinché
egli
potesse
comunicare
coi
suoi
simili
nell
'
attesa
che
,
a
quanto
assicurano
promettenti
testimonianze
,
divenuto
angelo
non
avesse
più
bisogno
di
parlare
per
farsi
intendere
,
essendo
ogni
idea
meravigliosamente
già
scritta
nel
chiaro
aspetto
angelico
.
In
attesa
dunque
di
tali
tempi
felici
,
la
parola
è
dono
celeste
che
permette
all
'
uomo
di
rendere
manifesto
il
suo
libero
e
geniale
spirito
e
di
farne
parte
ai
fratelli
.
Ora
,
una
delle
prime
parole
usate
fu
certamente
il
"
tu
,
"
brevissimo
e
semplice
,
e
che
pure
esprime
da
solo
quella
felice
proprietà
dell
'
uomo
,
e
lo
mette
di
fronte
al
suo
simile
appunto
come
un
simile
,
lo
sguardo
fisso
nell
'
altro
sguardo
,
la
mano
tesa
all
'
altra
mano
.
Nella
preghiera
come
nell
'
invettiva
,
nell
'
amore
come
nell
'
amicizia
,
niente
è
più
naturale
,
umano
e
chiaro
di
questo
"tu."
Naturale
,
ed
anche
rispettoso
direi
,
essendo
implicito
in
esso
il
riconoscimento
della
personalità
d
'
uomo
nel
nostro
interlocutore
;
riconoscimento
che
,
inteso
nel
suo
senso
più
pieno
,
ha
il
massimo
valore
in
se
stesso
e
non
ha
alcun
bisogno
dell
'
aggiunta
di
titoli
cosiddetti
onorifici
.
Questo
valeva
in
principio
.
Ma
col
successivo
complicarsi
e
intorbidarsi
delle
società
,
gli
uomini
sentirono
il
bisogno
,
forse
per
un
reale
rimpicciolimento
progressivo
,
di
ingrandire
la
loro
persona
con
mezzi
artificiosi
,
di
renderla
quanto
più
misteriosa
e
distante
.
E
si
arrivò
dunque
all
'
abitudine
incredibile
di
non
rivolgersi
più
parlando
ad
un
uomo
,
direttamente
a
lui
,
ma
"
alla
sua
signoria
,
"
entità
ambigua
e
nebbiosa
,
quanto
mai
astratta
;
credendo
con
questo
di
rispettare
squisitamente
l
'
uomo
non
toccandolo
nel
vivo
della
carne
con
quel
tu
sommario
e
confidenziale
.
Accadde
dunque
che
,
rivolgendoci
ad
un
signore
di
sesso
maschile
,
e
guardandolo
in
faccia
,
noi
tutti
fossimo
costretti
a
dire
per
non
offenderlo
:
"
Ella
è
molto
buona
,
in
verità
;
Dio
la
rimeriti
.
"
Quest
'
abitudine
,
da
giudicarsi
soltanto
risibile
se
non
fosse
tanto
radicata
in
noi
che
ancora
talvolta
vi
ricadiamo
per
educazione
,
portava
a
complicazioni
stranissime
nella
scrittura
,
per
esempio
,
di
una
lettera
;
dove
quella
famosa
signoria
veniva
laboriosamente
onorata
da
maiuscole
anche
nel
mezzo
della
parola
,
e
ci
costringeva
a
faticosi
rigiri
e
a
buffe
contorsioni
per
dire
la
cosa
più
semplice
del
mondo
.
Non
c
'
è
,
credo
bene
,
persona
,
che
,
pensandoci
attentamente
due
minuti
,
non
debba
concludere
in
questo
senso
riguardo
all
'
uso
del
"Lei."
Salvo
forse
quell
'
uno
il
quale
avendo
scritto
ad
un
altro
,
con
ragione
:
"
Col
malanno
che
dia
Nostro
Signore
alla
Vostra
Signoria
Illustrissima
,
"
si
difese
asserendo
che
non
al
suo
destinatario
aveva
augurato
il
malanno
,
ma
ala
signoria
di
lui
,
che
era
tutta
un
'
altra
cosa
.
Insomma
,
siamo
sinceri
,
chi
di
noi
può
affermare
in
coscienza
di
possedere
una
propria
signoria
?
Il
più
bello
sarebbe
dunque
trattarsi
col
tu
.
Ma
siccome
la
società
ha
camminato
,
e
vana
ipocrisia
sarebbe
il
fingere
di
esser
tornati
indietro
(
né
ci
teniamo
del
resto
)
;
siccome
inoltre
esiste
il
grazioso
e
caro
costume
di
rivolgersi
con
una
diversa
e
più
rispettosa
formula
ad
una
signora
o
ad
una
persona
con
cui
non
siamo
in
confidenza
;
allora
la
migliore
soluzione
sta
nel
voi
.
Pronome
che
pur
rispettando
nell
'
interlocutore
la
sua
proprietà
di
seconda
persona
nei
nostri
riguardi
,
e
non
di
terza
e
remotissima
,
gli
testimonia
riverenza
,
in
quanto
implicitamente
riconosce
in
lui
tanta
grandezza
da
stimarlo
non
un
sol
uomo
,
bensì
un
plurale
;
un
uomo
insomma
,
che
ne
vale
due
o
tre
,
o
quanti
si
voglia
,
secondo
il
numero
che
lui
stesso
intimamente
presume
o
vagheggia
.
Appare
chiaramente
che
tale
questione
è
oramai
risolta
;
e
sia
pace
all
'
anima
di
Lei
.