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> anno_i:[1910 TO 1940}
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Leone XIII nella sua celebre enciclica del 15 maggio 1891 ( Rerum novarum ) con gesto per il suo tempo ardito e coraggioso , quasi a conclusione dell ' ampia disamina dottrinale compiuta intorno ai vari aspetti della questione operaia « quella che oggi maggiormente interessa il mondo » com ' egli stesso diceva , risollevava dalla polvere secolare un istituto o dimenticato o ricordato solo da pochi , quasi sempre con poca lode , se non con qualche infamia : la corporazione . Già nell ' introduzione della enciclica , prima di additare come causa del disagio degli operai l ' usura vorax e il monopolio della produzione e degli scambi onde un piccolo numero di ricchissimi « hanno imposto alla infinita moltitudine dei proletari un gioco poco men che servile » , egli aveva scritto : « Soppresse nel passato secolo le corporazioni di arti e mestieri , senza nulla sostituire in loro vece , nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano , avvenne che a poco a poco gli operai rimanessero soli ed indifesi , e in balia alla cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza » . E nell ' ultima parte dell ' Enciclica ritornava sul terna : segnalati i rimedii del male , prima nel ritorno alla religione e nella sommissione agli insegnamenti della Chiesa , poi nell ' intervento dello Stato a regolare la protezione del lavoro , vi aggiungeva poi quelli delle associazioni di assistenza e di collaborazione fra le classi , che additava tutte riassunte nella corporazione . « Tengono però il primo luogo sono le parole di Leone XIII e quasi tutte le altre contengono , le corporazioni di arti e mestieri ; manifestissimi furono presso i nostri maggiori i vantaggi di tali corporazioni ; e non solo a pro degli artieri , ma , come attestano monumenti in gran numero , ad onore e perfezionamento delle arti medesime : bensì , i progressi della coltura , le nuove costumanze e i cresciuti bisogni della vita esigono che queste corporazioni si adattino alle condizioni presenti : vediamo con piacere formarsi ovunque associazioni siffatte , sia di soli operai , sia miste di operai e padroni ; ed è desiderabile che crescano di numero e di operosità : dal passato possiamo non senza ragione preveder l ' avvenire : imperocché le umane generazioni si succedono ; ma le pagine della storia si rassomigliano grandemente , perché gli avvenimenti sono governati da quella Provvidenza superna , la quale volge e indirizza tutte le umane vicende a quel fine che ella si prefisse nella creazione dell ' umana famiglia » . Ma per comprendere bene che cosa la pontificia solenne riabilitazione del corporativismo significasse , gioverà rapidamente vedere attraverso le diverse fasi che esso ha avuto nel medio evo , nella età moderna e nel mondo nostro contemporaneo la evoluzione di un istituto già vagheggiato dai primi pionieri di una restaurazione sociale cattolica , come essenziale alla compagine della società in ogni suo grado di sviluppo economico ; gioverà cioè ricordare che cosa fu in passato quella corporazione che , avversata così aspramente dai socialisti , Leone XIII con autorità di maestro trentadue anni fa additava al mondo come meritevole di essere risollevata e rimessa in onore . Molto hanno disputato gli storici per sapere se le corporazioni medioevali di arti e mestieri siano sorte come trasformazione ultima di un istituto romano , come un prodotto spontaneo delle nuove condizioni politiche ed economiche in cui le città dello impero , alla sua decadenza e rovina , si trovarono : certo è che la corporazione si presenta come una associazione intimamente legata alla vita dei municipi , anzi indispensabile al retto funzionamento degli ordini nuovi : più che rivestita di quel doppio ufficio , politico ed economico , che gli scrittori sogliono attribuirle , essa si potrebbe definire un vero potere dello Stato , diretto al conseguimento di quell ' unico bene cittadino , nel quale si assommano gli interessi che male allora si sarebbero potuti distinguere , con linguaggio troppo moderno , in interessi politici , religiosi , economici , commerciali . Il Comune medioevale esaminato soprattutto nel suo tipo italiano era un organismo semplice e completo , nel quale ogni parte si è formata quasi da sé , non tanto per deliberazioni di maggioranze , quanto per consenso unanime e quasi per la necessità delle cose . Così è naturale che un istituto politico , dove i nobili ed il clero rappresentavano , perché organizzati , dei veri corpi capaci di rispondere alla parte loro spettante nella vita cittadina , il resto del popolo , che potremmo dire il popolo minuto , sentisse il bisogno di dare a sé stesso un ordinamento per cui esso pure fosse posto in grado di adempiere la parte sua nella economia pubblica , e che in pari tempo , dove fosse necessario , lo rendesse atto a difendere la propria influenza quando altri tentasse menomarla . Il bisogno della difesa è a credere però sia stato piuttosto un elemento di conservazione e di sviluppo delle associazioni popolari , che non la causa della loro origine : e se noi le troviamo nella forma di corporazioni d ' arti e mestieri , si è perché il genere di lavoro è l ' unica legittima distinzione nelle classi del popolo . Che a tutti gli esercitanti un ' arte fosse nel medioevo fatto obbligo di appartenere alla corrispondente corporazione , non risulta da nessun dato certo ; ma che tutti i cittadini vi appartenessero , non solo per vantaggio professionale , ma specialmente per la necessità che portava in quel tempo ogni uomo a dovere prendere un posto qualsiasi nella vita pubblica intimamente fusa con la privata , non è dubbio ; meno sicuro è invece il fatto che fosse uso dei nobili ( come si sa di Firenze ) di iscriversi in alcune corporazioni per partecipare a quelle funzioni politiche che le corporazioni stesse gradatamente poi assunsero . Benché accolta anche da storici autorevoli , deve dirsi pregiudizio infondato l ' opinione che le corporazioni medioevali avessero scopi gretti e quasi pericolosi alla società , scopi che il Cibrario , per esempio , riassumeva nei seguenti : 1 ) far nominare agli uffici il maggior numero di soci ; 2 ) far prevalere nei consigli la sentenza della società ; 3 ) vendicarsi d ' ogni benché lievissima offesa ricevuta nelle persone e negli averi dei proprii membri ; 4 ) sottrarre i ministri di quelle vendette alla punizione meritata . Questi non furono che difetti accidentali nel medioevo , e si accentuarono poi nelle corporazioni dell ' età successiva quand ' esse , col cadere dei regimi popolari , vennero a mancare di una funzione propria ed integrante nella vita del comune , e rimasero come semplici rappresentanze professionali . L ' evoluzione si operò logicamente e quasi insensibilmente : si cominciò col togliere loro il diritto di crearsi le proprie leggi , subordinandole a quelle che prima invece risultavano appunto dal complesso e dall ' attrito delle particolari ; poi si privarono virtualmente del diritto d ' esistere , facendo dipendere la loro personalità dal consenso del principe , il quale non è già che le volesse sopprimere , cosa impossibile date le condizioni del lavoro , dell ' industria e del commercio ; ma le voleva legate a sé interamente , perché non esercitassero altro ufficio che quello economico , e non se ne arrogassero più uno politico . Il principio che l ' ente intermedio tra lo Stato e l ' individuo non acquisti vita se non dal riconoscimento dello Stato stesso , questo principio , assolutamente sconosciuto nel medioevo e negli ordinamenti comunali , fu rassodato nel formarsi delle monarchie e delle signorie , e rimase come vera differenza specifica tra la corporazione medioevale e quella della età moderna . Dalla negata libertà a chiunque di associarsi per tutelare i propri diritti professionali , venne così l ' assolutismo che caratterizza le corporazioni dei seicento e del settecento ; gli esclusi dalla corporazione ufficiale non possono costituirsi in corpo e gareggiare coi corpi precedenti , sia pure se di loro più forti , perché lo Stato a cui non giova , lo impedisce : la legittima concorrenza nel lavoro vien meno , perché viene meno la libertà del lavoro ; la quale non è violata per sé dalle corporazioni , bensì dalle intromissioni dello Stato a riconoscerle o meno , ed a guastarne lo spirito . Per tale modo i loro statuti , man mano che ci avviciniamo alla fine del secolo XVIII , vanno moltiplicandosi con troppe riforme funzionali , e con una complicata giurisprudenza sulle frequentissime controversie ; e leggendoli si riporta l ' impressione che quanto più le corporazioni si chiudono nell ' ambito dei privilegi , tanto più si allontanano da quell ' ideale di associazione libera , forte , importante nella vita cittadina , che tutti intravvediamo nella corporazione medioevale . I privilegi , che costituiscono l ' essenza del diritto corporativo nel secolo XVIII , sono noti : basti il ricordare che , mentre nei secoli precedenti , e specie nei primi tre del secondo millennio , le corporazioni ebbero a ragione del loro essere la protezione del lavoro mediante l ' associazione di tutti i lavoratori , esse finirono coll ' assumere carattere di casta chiusa : molti dei loro benefici effetti , quali l ' infranamento della concorrenza , l ' equa determinazione dei salari e dei rapporti tra lavoranti e maestri , durarono , ma neutralizzati dallo spirito monopolizzatore che pareva avessero ereditato dallo Stato , dopo che questo si era attribuito il diritto di vita e di morte su di loro , ed aveva mostrato d ' altra parte di non apprezzarle se non come strumento fiscale , che accollandosi tutto l ' estimo fissato a carico di ciascuna professione , gli rendeva più semplice e più sicura l ' esazione dei tributi : di qui l ' impiego della corporazione ad esercitare una vigilanza rigorosa , perché nessuno elemento imponibile sfuggisse alla propria giurisdizione , e non potesse produrre e vendere se non chi pagasse ; di qui ancora l ' impegno dello Stato nel garantire alle sue agenzie esattrici i privilegi necessari a render possibile l ' adempimento dei loro obblighi . Nessuna meraviglia quindi se le corporazioni sulla fine del secolo XVIII , non furono in grado di resistere al movimento liberista della nuova scienza economica , e che i governi le poterono abolire senza contrasto , anzi in mezzo al plauso che pareva generale . Senonché a neppure un secolo di distanza per parte degli economisti che cominciavano a ribellarsi contro il liberalismo , venne la critica la quale si può riassumere nei termini seguenti . Coloro che operarono la soppressione radicale delle corporazioni dissero di voler togliere di mezzo il monopolio , per instaurare il regno della concorrenza e della libertà del lavoro ; ma essi non si accorsero che l ' istituto che abbattevano non era per sé la causa del monopolio , ma lo era soltanto perché degenerato dalla sua natura ; e che il correggerlo e il migliorarlo col togliergli le superfetazioni assolutiste , sarebbe stato il modo migliore per garantire e la concorrenza e la libertà del lavoro stesso ; le quali invece , affidate alla tutela di un sistema prettamente individualista , hanno concorso a creare una dolorosa situazione di conflitto fra capitale e lavoro , culminante nell ' abuso del diritto di coalizione , cioè di sciopero e di serrata . Infatti la stessa concorrenza sfrenata ha prodotto la speculazione disonesta e lo sfruttamento della mano d ' opera , ed ha resa irrisoria proprio la libertà di lavoro ; ha fatto sorgere il grande industrialismo , che è un monopolio più feroce dell ' antico , ha separato in due classi nemiche quegli ordini di cittadini che le corporazioni tenevano affratellati , cioè i detentori degli strumenti di lavoro e coloro che li usano , ed ha scritto , si può dire , la prima riga del programma del socialismo scientifico : socializzazione degli strumenti di lavoro . Inoltre , disgregando le rappresentanze professionali , ha tolto efficacia politica al lavoro , ed ha da una parte reso sempre più forte il potere centrale , dall ' altra sempre più deboli gli individui . Infine è questo un punto di vista speciale alla scuola sociale cattolica , che Leone XIII non poteva a meno di ammettere in luce particolare quando si pensi al carattere eminentemente religioso che il regime corporativo rivestiva , colle regole che imponevano il riposo festivo e i convegni periodici di tutti gli iscritti e speciali solennità religiose , si capisce quale potente elemento di moralità e di ordine sociale e quindi quale freno e quale regola all ' esuberanza dei desideri , all ' avidità dei guadagni , alla disonestà dei contratti e dei lavori , allo sfruttamento degli operai , sia stato tolto colla soppressione delle corporazioni . Dalla critica al programma il passo è breve ; onde è naturale che dai primi saggi di una ricostruzione sistematica di sociologia cristiana sia uscita formulata una tesi , che fu poi quasi universalmente accettata dagli studiosi cattolici , che trovò la sua definitiva sanzione nella parola pontificia ; che cioè il sistema corporativo sano sia pure colle modificazioni anche istituzionali reclamate dallo sviluppo moderno delle dottrine e dei fatti economici deve ritornare ad essere lo strumento di un migliore e più stabile assetto dell ' organismo sociale fondato sulla armonia degli interessi e sulla collaborazione dei ceti produttori . Una tale affermazione di massima messa innanzi primamente dai cattolici sociali di Germania , ha costituito poi per molti anni la base principale dell ' azione dei sociali cristiani francesi , e la Corporation appunto si intitolò l ' organo dell ' Oeuvre des cercles oeuvriers fondata dal De Mun e dal La Tour du Pin poco dopo il 1870; e fu ben presto accettata anche dalla scuola belga ; ma l ' impresa di ridare vita vera alla organizzazione corporativa era delle più ardue , e per certi rispetti appariva impossibile : vi ostavano il regime della grande industria colla applicazione sempre maggiore delle macchine e colla divisione del lavoro ; lo spirito liberale , anzi liberista , delle leggi e la tradizione giuridica formatasi dopo la rivoluzione francese e penetrata più o meno in tutte le legislazioni moderne ; il principio della laicità introdotto come postulato essenziale in tutti gli ordini civili , e per il quale sarebbe venuto a mancare quel cemento religioso che era stato fattore così poderoso di coesione e di disciplina nel regime corporativo antico ; e infine l ' opposizione del socialismo orientato definitivamente verso la lotta di classe , e nella concezione del quale le categorie non dovevano essere che i battaglioni d ' un grande esercito , il proletariato , movente alla conquista dei poteri pubblici , e quindi alla creazione di uno Stato che fosse espressione politica della collettività lavoratrice , e sopprimesse ogni gerarchia sociale ; solo più tardi sarebbe maturato in seno al socialismo il sindacalismo vero e proprio , il quale concepisce la ricostruzione politica non più secondo un tipo unitario ed egualitario , ma secondo un tipo di organismi professionali associati , e indipendenti da un potere politico vero e proprio . D ' altra parte i propugnatori della restaurazione corporativa a tipo cristiano non sempre erano concordi nel modo di arrivarvi o almeno di tendervi ; e furono vive le dispute fra quelli che volevano la corporazione obbligatoria , cioè imposta con legge e regolata da leggi , e quelli che la volevano libera , sebbene dallo Stato riconosciuta come persona giuridica e quindi dotata della facoltà di possedere ; così molto si scrisse dagli uni in favore della corporazione mista , cioè costituita da padroni e da operai insieme , come l ' unica che potesse realizzare l ' ideale della armonia fra capitale e lavoro , dagli altri in favore della corporazione pura o semplice , cioè composta o di soli padroni o di soli operai , in considerazione della evidente necessità che l ' ente non fosse minato nella sua funzione da opposizioni d ' interessi , ma ciascun gruppo d ' interessi curasse separatamente la propria difesa , e l ' armonia sorgesse così non da una fusione , ma da una collaborazione . Tutto questo movimento di idee , parallelo e per un certo riguardo concorrente con quello degli scrittori e degli organizzatori socialisti , mise capo in Francia alla legge del 21 marzo 1884 , la quale abrogando il decreto della costituente del 1791 autorizzava la istituzione dei sindacati semplici ; essa divenne il punto di partenza per coloro che dalla teoria fossero voluti passare alla pratica ; all ' infuori di qualche buon risultato nei Cercles oeuvriers di De Mun e in alcune iniziative belghe e del saggio mirabile offerto da Leone Harmel e Val de Bois , non si sarebbe nel vero dicendo che il successo abbia coronato l ' opera dei volenterosi ; e nella Francia stessa durava ancora nel 1891 , come durava in Italia , una corrente ostile al corporativismo , il quale non veniva ammesso neppur come lecito nella sua forma pura che è l ' unica possibile modernamente . La parola di Leone XIII non valse certo a rimuovere le enormi difficoltà pratiche che ostavano alla realizzazione dell ' ideale , ma essa , in questa come in altre controversie , ebbe un grande vantaggio di por termine alle discussioni , alle incertezze , ai dubbi , e di legittimare una ispirazione ed un indirizzo che avrebbero poi operato efficacemente orientando i cattolici verso un programma di democrazia sociale aperta e schietta . Se ben si guarda , sta qui la indiscutibile importanza storica della Rerum Novarum ; non chiedetene i frutti immediati ; come nella questione del corporativismo , così in tutte le altre da essa trattate e risolte , valse la certezza acquistata dai cattolici che nella dottrina e nella disciplina della Chiesa lungi dal trovare ostacoli alla loro espansione , avrebbero attinto invece da allora in avanti , incoraggiamento ed appoggio . Tale è del resto l ' ufficio dell ' autorità docente ben intesa ; quello cioè di intervenire in un momento opportuno , a discriminare la verità dall ' errore , il giusto dall ' ingiusto , e regolare con precise definizioni il materiale di studi e di esperienze accumulato dalla libera discussione e dall ' azione dei migliori , e fissare così una tappa nel cammino della civiltà , traducendo definitivamente in tesi la ipotesi che ne sia degna e concedendo la pienezza del diritto nella città e Dio alle opere degli uomini di buona volontà .