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> anno_i:[1910 TO 1940}
ANTICO E MODERNO ( TINTI MARIO , 1932 )
StampaPeriodica ,
Analogamente all ' aforisma di Wilde " è l ' arte che crea la natura " , si potrebbe affermare che , in un particolarissimo senso , è stata la critica moderna a creare l ' arte antica . E per noi moderni il modo con il quale taluni capolavori erano considerati dai loro contemporanei , anche se uomini di genio , è dei più estranei e talora , paragonato al nostro , è addirittura volgare e goffo fino all ' incredibile . In questi ultimi tempi , sotto il cattivo ascendente di superficialissime ideologie e di vane retoriche , si è verificato nell ' arte moderna italiana il fenomeno , tutto opposto , di un gusto pseudoclassico e pseudotradizionale alludente alla lettera dell ' arte antica . L ' intenzione , si capisce , sarebbe stata invece quella d ' operare l ' inverosimile innesto dello spirito di epoche Passate sulla realtà del presente . Cotesto per Ugo Ojetti , si chiama non aver paura dell ' antico . E gli esempi che egli cita di un così formidabile coraggio estetico sono costituiti o da ibride e cervellotiche contaminazioni fra antico e moderno , sul genere delle tempere neo - pompeiane del pittore Funi e delle gelide variazioni dell ' architetto Muzio su motivi secenteschi , ovvero da trasposizioni , pari pari , in altra materia di forme antiche , come i vetri , traducenti forme di vasi greci di terracotta e di bronzo , del Cappellin il quale , per fortuna sua e dell ' arte italiana , ha al suo attivo ben altre manifestazioni . Cotesto è il tradizionalismo dell ' Ojetti e tale è la " modernità " di cui egli si appaga ; ciò che d ' altronde è coerentissimo con l ' aver egli decretato Ettore Tito decoratore degno del Tiepolo , Galileo Chini restauratore della tradizione aurea della pittura italiana , Amos Nattini illustratore michelangiolesco , Ferrazzi istoriatore degno dei nuovi tempi , eccetera . Come si vede , nel pensiero e nel gusto del mentore estetico della mediocrazia italiana la continuità è ineccepibile . C ' è un proverbio toscano che dice : " Acqua fina e buon mercato ingannano il villano " . Da vent ' anni e più a questa parte , ne ' paraggi dell ' arte italiana , vi è sempre stato qualcosa che ha ingannato ed illuso le nostalgie greco - romane e rinascimentizie di Ugo Ojetti . Ojetti , ad esempio , crede ancora fermamente che le colonne siano fra gli elementi di un ' eloquenza civico - architettonica atti ad esprimere , in ogni tempo , solennità , magnanimità , eroismo e via dicendo ; e mostra di non sapere , o di non ricordarsi , che la colonna fu in origine un essenziale elemento tettonico razionale , il quale attraverso i secoli e presso i diversi popoli subì un ' evoluzione decorativa . Cotesta evoluzione ha trovato ormai , dopo il Barocco , il suo punto morto ; donde la necessità , sentita dagli architetti moderni - e non c ' è bisogno di chiamarli razionalisti - di ricondurre le colonne alla loro primitiva funzionalità , secondo un gusto di semplicità e di semplificazione che si esprime in ogni campo dell ' arte contemporanea e che è quindi una realtà storico - estetica inoppugnabile . Chi oggi , nell ' epoca dell ' abito di foggia " inglese " , dell ' automobile - non camuffabile in cocchio o in berlina - dell ' areoplano , continua ad impiegare la colonna col capitello ionico o corinzio e col suo bravo plinto alla base , in modo tettonicamente pleonastico , nell ' intento di trarne effetti " oratorii " e scenografici , non può essere che un marcio rètore e forse anche un disonesto cittadino . Ed è , appunto , un sintomo di quella retorica neo - classica - falsa - eroica e falsa - civica - che da cent ' anni affligge e deforma bugiardamente la vita italiana , la fioritura di timpani , colonne , nicchie , edicole , ecc . , verificatasi in questi ultimi anni , specialmente a Milano .