StampaPeriodica ,
Chiamo
Solitudine
l
'
abbandono
dell
'
anima
mia
e
la
vulnerabilità
del
mio
corpo
:
il
lor
rapporto
instabile
e
periglioso
,
di
cui
l
'
Infinito
è
la
risultante
,
anzi
il
comun
denominatore
.
Chiamo
Solitudine
la
mia
sensibilità
.
La
facilità
a
sentire
simpaticamente
(
o
antipaticamente
)
il
mondo
,
di
consentire
(
o
dissentire
)
con
le
cose
,
onde
mi
so
allacciato
in
segreto
,
per
infinite
vie
di
piacere
o
di
dolore
,
a
tutte
le
forme
della
vita
,
è
causa
che
l
'
anima
mia
sia
continuamente
desiderosa
e
delusa
di
continuo
.
E
questo
,
che
non
è
che
un
miraggio
della
coscienza
,
un
riverbero
spirituale
ed
organico
a
vicenda
,
si
chiama
anche
facoltà
di
sognare
,
ossia
,
da
ultimo
,
di
sentire
con
accompagnamento
molteplice
d
'
imagini
.
L
'
associazione
(
e
la
dissociazione
)
delle
idee
,
altro
non
è
che
il
frutto
,
maturato
,
di
una
vivace
sensibilità
.
Ogni
teoria
,
ogni
dottrina
è
,
nell
'
uomo
di
sensibilità
,
figlia
del
suo
sviscerato
amore
,
del
suo
odio
più
tenace
.
E
la
vita
intellettuale
di
costui
è
,
a
traverso
un
tribolo
di
passioni
,
il
perenne
sforzo
verso
un
'
ascesi
,
che
non
si
può
giungere
che
con
la
morte
.
Questa
io
dico
essere
veramente
la
Solitudine
;
per
ciò
che
la
comunione
misteriosa
dell
'
individuo
col
Tutto
,
nell
'
attimo
dell
'
alchimistica
formazione
dell
'
Idea
,
la
quale
nasce
da
una
reazione
oscura
,
a
un
'
alta
temperatura
di
coscienza
,
della
Sensibilità
su
la
Memoria
,
come
non
è
essa
stessa
che
un
alto
e
intenso
atto
d
'
individualità
,
così
non
manca
di
ricondurre
nell
'
animo
il
senso
dei
limiti
di
questa
.
Il
che
non
avviene
senz
'
istantanea
vertigine
.