StampaPeriodica ,
Quando
si
dice
pittura
greca
si
pensa
subito
a
certe
forme
asciutte
e
fredde
,
a
certe
apparizioni
piatte
e
"
fantasmiche
"
,
ed
allo
stile
geroglifico
che
orna
le
patere
e
i
vasi
.
Noi
non
possiamo
conoscere
bene
tale
pittura
.
Né
possiamo
sapere
con
esattezza
quali
furono
i
diversi
suoi
aspetti
secondo
i
secoli
ne
'
quali
fiorì
,
conoscere
bene
il
suo
primitivismo
e
la
sua
decadenza
.
Possiamo
tuttavia
intuirne
il
demone
osservando
gli
affreschi
di
Pompei
,
quei
pochi
frammenti
di
pitture
murali
che
si
conservano
a
Roma
,
e
poi
anche
i
disegni
e
le
pitture
dei
vasi
greci
di
cui
fortunatamente
si
conserva
gran
copia
nei
musei
d
'
Europa
.
Il
demone
della
pittura
greca
è
anzitutto
demone
lineare
;
egli
si
rivela
ancora
nella
pittura
italiana
del
quattrocento
e
poi
fa
qualche
rara
apparizione
in
tutte
l
'
epoche
e
in
diversi
paesi
.
Anche
in
questi
ultimi
tempi
potremmo
osservare
alcune
rapide
apparizioni
di
esso
.
Poiché
,
dopo
i
tempi
durante
i
quali
il
demone
lineare
influì
maggiormente
sull
'
arte
degli
uomini
,
seguirono
epoche
di
decadenza
più
o
meno
grande
e
di
più
o
meno
grande
confusione
,
dobbiamo
conchiudere
che
pure
il
demone
del
classicismo
è
demone
lineare
,
di
"
segno
"
o
di
"
stile
"
.
Nella
pittura
greca
è
dalla
linea
e
dal
segno
che
si
rivela
l
'
emozione
d
'
un
che
d
'
inspiegabile
che
va
dritto
alla
meta
,
oppure
si
spezza
per
via
,
tracciando
nei
punti
fatalmente
prefissi
,
gli
angoli
necessari
e
le
necessarie
curve
.
Pertanto
possiamo
dire
che
come
Ingres
e
i
quattrocentisti
italiani
,
così
i
pittori
della
Grecia
antica
vedevano
solo
nel
disegno
il
fondo
d
'
ogni
grande
arte
.
In
questa
specie
di
misticismo
della
linea
,
che
caratterizza
un
'
arte
veramente
classica
,
si
può
scorgere
l
'
avversione
per
l
'
insieme
delle
masse
inutili
,
per
la
soda
polposità
,
estranea
a
ogni
sottigliezza
spirituale
,
e
la
tendenza
a
ridursi
solo
all
'
alfabeto
religioso
dei
segni
che
formano
il
contorno
d
'
una
figura
,
o
d
'
un
oggetto
.
Il
profilo
d
'
un
piede
,
tracciato
da
Douris
o
da
Botticelli
,
non
è
il
profilo
d
'
un
piede
come
lo
possiamo
vedere
nella
natura
;
è
lo
spettro
d
'
un
piede
;
è
la
parte
demoniaca
di
quest
'
arto
che
l
'
artista
classico
ci
rivela
,
segnandola
per
l
'
eternità
sulla
terracotta
d
'
un
vaso
,
sulla
superficie
d
'
una
parete
,
o
sulla
tavola
ingessata
.
Diremmo
quasi
che
ogni
aspetto
della
natura
,
ingannevolmente
cangiante
e
passeggero
,
possiede
,
riguardo
al
mondo
delle
cose
eterne
,
il
suo
particolare
segno
o
simbolo
,
ed
è
appunto
tale
segno
o
simbolo
,
o
perlomeno
,
parte
d
'
esso
,
che
l
'
artista
classico
scopre
.
Meravigliosamente
sentirono
i
greci
la
magia
della
linea
,
Nel
paradiso
dell
'
arte
il
loro
spirito
chiedeva
alla
linea
perfettamente
diritta
o
dolcemente
curva
,
o
ancora
rivolta
esattamente
a
spirale
come
il
ricciolo
d
'
una
dea
,
quell
'
ineffabile
frescura
ch
'
è
refrigerio
dolcissimo
alle
torride
ventate
ond
'
è
riscaldata
questa
vita
faticosa
e
macchiata
dal
peccato
.
Non
si
preoccupavano
d
'
altro
;
non
in
altre
forme
cercavano
gioia
e
ristoro
.
Perciò
il
pittore
greco
attribuiva
importanza
alla
finezza
del
suo
pennello
,
che
per
lui
assumeva
il
valore
d
'
uno
strumento
magico
.
Avere
il
pennello
più
perfetto
era
per
l
'
artista
greco
la
somma
felicità
.
Lo
amava
e
lo
curava
,
come
il
guerriero
amava
e
curava
la
sua
spada
;
era
il
suo
stile
,
il
suo
arco
di
Filottete
.
Fatti
con
piume
di
beccaccia
attaccate
a
una
lunga
cannuccia
,
oppure
con
un
solo
crine
di
seta
,
i
pennelli
dei
pittori
greci
esigevano
un
'
abilità
particolare
per
essere
maneggiati
,
ma
permettevano
altresì
di
tracciare
linee
finissime
e
aventi
per
tutta
la
loro
lunghezza
uguale
spessore
.
Tali
linee
sono
per
l
'
occhio
del
riguardante
gioia
e
sorpresa
.
Ciò
dunque
che
caratterizza
ogni
classicismo
pittorico
,
è
la
sottigliezza
e
la
purezza
della
sensazione
lineare
,
è
l
'
assenza
completa
d
'
ogni
aspetto
del
gigantesco
e
del
voluminoso
.
Si
giunge
così
a
una
misteriosa
interpretazione
della
natura
,
che
pigliando
come
prima
e
ultima
lettera
del
suo
alfabeto
quella
forma
enigmatica
e
simbolica
ch
'
è
l
'
uomo
,
sviluppa
e
moltiplica
all
'
infinito
gli
aspetti
di
tale
forma
.
In
tal
guisa
trovansi
gli
uomini
allo
stesso
livello
degli
dei
,
e
viceversa
.
Le
statue
stanno
su
piedistalli
bassi
;
Hermes
stanco
,
;
poggiato
sull
'
anca
,
insegna
la
grazia
della
curva
e
della
linea
spezzata
.
Questi
strani
e
commoventi
aspetti
del
classicismo
greco
li
,
vediamo
anche
nella
architettura
.
I
templi
dedicati
a
Pallade
vergine
o
a
Giove
Olimpico
,
stanno
al
livello
dei
mortali
.
Sotto
le
loro
colonne
non
si
ha
mai
l
'
impressione
del
mostruoso
,
dell
'
inafferrabile
e
dell
'
infinito
,
come
accade
presso
altri
popoli
meno
astuti
e
in
altre
epoche
più
confuse
;
ad
esempio
:
nell
'
arte
egizia
e
nella
gotica
.
Il
tempio
greco
è
a
portata
di
mano
;
sembra
che
lo
si
possa
pigliare
e
portar
via
,
come
un
giocattolo
posato
sopra
un
tavolo
.
Senso
mirabile
che
doveva
riapparire
tanti
secoli
dopo
nell
'
architettura
toscana
.
A
questo
si
pensa
,
a
Firenze
,
guardando
il
Battistero
e
il
Duomo
col
suo
campanile
.
E
ripetiamo
ancora
essere
il
demone
del
classicismo
demone
di
segno
e
di
linea
.
Diceva
Federico
Nietzsche
che
la
potenza
intellettiva
di
un
uomo
si
misura
dalla
dose
di
spirito
(
ironia
)
ch
'
egli
può
usare
.
Parimenti
possiamo
dire
che
la
potenza
classica
d
'
un
pittore
si
misura
dall
'
intelligenza
e
dalla
commozione
della
sua
linea
.
Vi
sono
emozioni
primigenie
che
non
si
possono
smarrire
senza
correre
il
grave
rischio
di
uscire
da
ogni
via
di
classicismo
.
Così
l
'
emozione
del
troglodita
che
traccia
sulle
pareti
della
caverna
il
profilo
del
bisonte
,
è
classica
,
come
classica
è
l
'
emozione
d
'
un
Douris
,
d
'
un
Apelle
o
d
'
un
Polignoto
,
e
più
vicino
a
noi
quella
d
'
un
Botticelli
o
d
'
un
Ghirlandaio
,
d
'
un
Holbein
e
d
'
un
Dürer
.
Per
un
fenomeno
strano
il
demone
lineare
del
classicismo
ellenico
riapparve
nell
'
opera
dei
nostri
grandi
quattrocentisti
.
Questi
infatti
rivissero
le
medesime
emozioni
di
linea
e
di
segno
che
i
.
Greci
.
Giotto
che
traccia
il
circolo
perfetto
,
Cimabue
che
traccia
la
retta
perfetta
,
Apelle
e
Protogene
che
,
simili
a
due
atleti
.
nello
stadio
,
vanno
gareggiando
né
loro
affreschi
e
ne
'
loro
quadri
a
chi
traccerà
la
linea
più
perfetta
e
più
sostenuta
,
Holbein
,
che
eseguisce
il
semplice
disegno
lineare
d
'
una
testa
,
e
fiducioso
in
quel
disegno
come
un
navigatore
nella
sua
bussola
,
elabora
in
base
ad
esso
pitture
perfette
,
senza
più
riguardare
la
natura
,
più
che
aneddoti
e
leggende
di
discutibile
verità
storica
,
più
che
luoghi
comuni
,
sono
simboli
della
commozione
spirituale
d
'
un
artista
e
d
'
un
periodo
d
'
arte
.
L
'
uomo
veramente
grande
non
si
perde
mai
nell
'
inutilità
.
Tra
la
massa
di
forme
e
volumi
che
ingombrano
il
nostro
pianeta
,
egli
fa
una
scelta
minuziosa
e
un
'
accurata
selezione
.
Riguardando
con
occhio
di
classica
astuzia
alla
passata
arte
italiana
,
dove
poseremo
noi
lo
sguardo
?
Già
sappiamo
che
tutti
i
panneggiamenti
e
i
gonfaloni
sbattuti
dal
vento
e
le
nubi
e
le
stoffe
straripanti
dell
'
arte
veneziana
,
che
tutto
quel
rigoglio
non
farà
mai
passare
sul
nostro
spirito
l
'
alito
d
'
astuzia
e
di
profonda
finezza
che
sanno
darci
certe
curve
e
certi
geroglifici
contorni
screzianti
la
veste
della
donna
che
regge
il
drappo
nella
Nascita
di
Venere
di
Sandro
Botticelli
.
Più
che
un
problema
d
'
aggiunta
,
il
fatto
del
classicismo
è
un
problema
di
sfrondatura
e
potatura
.
Ridurre
il
fenomeno
,
la
prima
apparizione
,
al
suo
scheletro
,
al
suo
segno
,
al
simbolo
della
sua
inspiegabile
esistenza
.
Se
un
pittore
greco
o
uno
italiano
del
quattrocento
avesse
potuto
avere
tra
le
mani
una
pittura
d
'
un
'
epoca
decadente
in
cui
è
svanito
ogni
senso
di
segno
e
di
linea
,
ogni
sottigliezza
d
'
emozione
artistica
,
col
compito
di
correggerla
e
classicizzarla
,
la
prima
cosa
che
avrebbe
fatto
sarebbe
stato
di
pulire
,
chiarificare
,
sopprimere
masse
e
forme
inutili
,
per
rendere
appariscente
il
contorno
dello
spettro
.
L
'
ultimo
grande
italiano
nel
quale
visse
il
classicismo
con
tutti
i
suoi
segni
e
i
suoi
misteriosi
simboli
è
stato
Michelangelo
.
Non
per
nulla
è
chiamato
"
demoniaco
"
,
solo
che
in
coloro
che
gli
conferirono
tale
appellativo
vi
fu
errore
profondo
e
profondo
malinteso
.
Demoniaco
sì
,
ma
in
"
altro
senso
"
.
Ciò
si
vede
più
che
nei
suoi
affreschi
e
tavole
,
nei
disegni
,
alcuni
dei
quali
giungono
a
una
profondità
e
sottigliezza
di
segno
cui
solo
poteva
giungere
un
greco
nato
nell
'
ombra
del
Partenone
.
Gli
uomini
distratti
,
miopi
e
arruffoni
non
scorsero
questo
sottile
fenomeno
;
impressionati
della
mole
dei
suoi
affreschi
e
di
alcune
sue
sculture
,
come
il
Mosè
e
il
Davide
,
lo
chiamarono
"
il
titanico
"
,
mentre
altri
,
ancor
meno
furbi
,
(
esteti
d
'
origine
nordica
)
vollero
scoprire
il
Michelangelo
dolorante
,
che
rivela
l
'
affanno
della
vita
,
il
dilemma
dell
'
esistenza
ecc
.
Nessuno
pensò
al
vero
Michelangelo
,
al
Michelangelo
"
anacreontico
"
.
Raffaello
,
spirito
spaventosamente
assimilatore
,
intuì
anch
'
egli
il
classicismo
e
il
mistero
della
linea
.
Meno
di
Michelangelo
,
però
,
che
infatti
ove
egli
è
più
demoniacamente
classico
è
nelle
prime
opere
,
in
quelle
del
periodo
peruginesco
;
verso
la
fine
della
sua
brava
esistenza
sembra
avere
smarrito
tale
senso
.
Le
ultime
sue
pitture
preludiano
già
a
quel
crepuscolo
che
doveva
poi
scendere
sull
'
arte
e
che
perdura
ancora
.
Ma
il
demone
del
classicismo
non
è
sparito
.
Ancor
oggi
,
nella
grande
confusione
dell
'
arte
contemporanea
,
appare
qua
e
là
.
Vorremmo
citare
dei
nomi
,
a
rischio
di
sembrare
paradossali
.
Vorremmo
dire
che
un
barlume
di
classicismo
si
può
vedere
perfino
in
certi
disegni
di
Gaetano
Previati
.
Perfino
in
Segantini
che
,
malgrado
la
sua
pittura
mancata
,
la
sua
natura
ibrida
e
la
sua
mentalità
d
'
alpinista
,
in
alcuni
ultimi
disegni
,
in
certe
figure
di
donna
,
volanti
nella
notte
dei
cieli
,
fu
oscuratamente
tentato
dal
dèmone
del
classicismo
.
E
frugando
ancora
se
ne
potrebbe
trovare
altri
,
tanto
nel
nostro
che
negli
altri
paesi
.
Ma
trattasi
sempre
di
apparizioni
talmente
fugaci
e
confuse
che
non
mette
conto
di
parlarne
.
Una
forte
corrente
di
misticismo
è
indispensabile
alla
formazione
d
'
artisti
classici
.
I
pittori
greci
e
i
grandi
artisti
italiani
l
'
ebbero
dalla
religione
.
Non
dimentichiamo
che
i
"
misteri
"
fiorivano
ai
tempi
di
Polignoto
e
non
saranno
stati
estranei
all
'
essenza
del
suo
disegno
severo
e
colmo
d
'
emozione
,
a
quell
'
ethos
che
avvolgeva
le
sue
figure
,
a
quella
idealità
tanto
elogiata
da
Aristotile
.
Oggi
noi
speriamo
d
'
essere
ancora
abbastanza
mistici
per
una
rinascita
del
classicismo
.
Al
nostro
misticismo
hanno
contribuito
fattori
diversi
,
ma
non
importa
.
Troppo
abbiamo
aspettato
,
troppa
scontentezza
,
oscurità
e
confusione
hanno
coperto
il
mondo
,
premendo
con
particolare
insistenza
sull
'
Italia
.
Ma
ecco
che
,
in
compenso
,
sulla
nostra
terra
,
prima
ancora
che
su
altre
,
il
demone
del
classicismo
torna
a
tentare
gli
uomini
,
ad
adescarli
con
la
promessa
di
nuovi
segni
e
di
scheletri
più
perfetti
.
Noi
,
senza
scompiglio
né
orgasmo
,
seguiremo
il
richiamo
,
insistendo
nell
'
opera
con
sempre
maggior
chiaroveggenza
e
amore
.