StampaQuotidiana ,
Tra
le
cose
che
più
mi
offendono
in
questi
tempi
non
leggiadri
è
l
'
arroganza
pietosa
e
ridevole
arroganza
,
ma
arroganza
di
coloro
che
hanno
scelto
per
sé
l
'
ufficio
di
eccitatori
e
promotori
del
pensiero
,
della
letteratura
e
dell
'
arte
italiana
,
e
di
curatori
dell
'
esportazione
di
cotesti
prodotti
all
'
estero
,
e
della
loro
(
come
dicono
)
«
valorizzazione
»
per
fondare
l
'
«
Impero
spirituale
italiano
»
in
aggiunta
a
quello
economico
e
politico
,
o
nella
mancanza
provvisoria
di
quello
.
E
può
esservi
niente
di
più
offensivo
che
veder
considerati
e
trattati
come
merci
che
si
fabbrichino
i
nostri
più
delicati
e
gelosi
moti
interiori
,
le
opere
che
rispondono
ai
più
profondi
bisogni
dell
'
anima
nostra
,
quelle
opere
che
si
compiono
anzitutto
e
direttamente
per
noi
stessi
,
e
sono
come
le
religiose
preghiere
con
le
quali
ci
mettiamo
di
continuo
in
unità
col
passato
,
con
l
'
universo
,
con
Dio
?
Certo
,
quelle
opere
sono
insieme
opere
sociali
,
perché
la
vita
umana
è
comunione
;
ma
in
qual
modo
la
società
può
aiutarle
?
Solo
con
l
'
accompagnarle
simpaticamente
,
col
rispondere
alla
trepidazione
morale
con
la
trepidazione
morale
,
alla
finezza
intellettuale
con
la
finezza
intellettuale
,
all
'
ansia
della
ricerca
e
dell
'
attesa
con
l
'
ansia
e
l
'
attesa
;
e
questo
avviene
in
modo
eminente
in
certi
periodi
o
momenti
felici
,
nelle
«
età
d
'
oro
»
(
come
furono
denominate
)
delle
lettere
e
delle
arti
,
quando
pensatori
ed
artisti
ebbero
il
consenso
e
il
favore
di
principi
e
di
popoli
,
la
sveglia
curiosità
e
l
'
interessamento
generale
,
il
freno
e
il
pungolo
dell
'
acuita
sensibilità
estetica
,
perfino
i
palpiti
del
cuore
e
dell
'
intelligenza
femminile
.
E
,
certo
,
in
quelle
opere
è
una
forza
espansiva
,
e
,
se
esse
non
hanno
bisogno
del
mondo
,
il
mondo
ha
bisogno
di
esse
,
e
perciò
non
solo
si
allargano
a
tutto
il
popolo
in
mezzo
a
cui
sono
nate
,
ma
si
spargono
fuori
di
quel
popolo
,
nella
cultura
mondiale
;
e
,
quando
questo
non
accade
,
o
non
accade
con
la
rapidità
che
piacerebbe
e
nella
misura
che
gioverebbe
,
colpa
è
dei
popoli
e
delle
culture
pigre
e
chiuse
da
pregiudizi
,
ed
è
danno
di
questi
popoli
e
di
queste
culture
e
non
di
quelle
opere
,
che
,
come
si
è
detto
,
non
hanno
bisogno
di
loro
.
Se
io
godo
di
una
verità
di
cui
altri
non
gode
,
se
l
'
Italia
gode
di
un
vantaggio
mentale
a
cui
altri
popoli
non
partecipano
o
riluttano
a
partecipare
,
si
dica
un
po
'
:
chi
dovrebbe
darsi
maggior
sollecitudine
del
rimedio
,
io
o
gli
altri
,
l
'
Italia
o
gli
altri
popoli
?
L
'
affetto
per
le
idee
che
ci
sono
care
,
lo
zelo
per
le
sorti
della
verità
,
ci
potranno
muovere
ad
un
certo
apostolato
,
da
esercitare
tuttavia
con
modi
assai
diversi
e
con
ritenutezza
e
dignità
alquanto
maggiori
di
quelli
che
si
sogliono
adoperare
pel
collocamento
dei
prodotti
commerciali
dai
commessi
viaggiatori
.
Ma
l
'
apostolato
ha
i
suoi
limiti
,
non
solo
nel
predetto
decoro
da
osservare
,
ma
anche
nella
riflessione
che
ci
ammonisce
circa
la
difficoltà
e
la
scarsa
fecondità
di
inculcare
modi
di
pensiero
e
di
arte
,
dei
quali
non
sia
sorto
negli
altri
spontaneo
il
bisogno
o
almeno
un
qualche
desiderio
.
Non
si
può
fare
ingollare
a
forza
agli
altri
popoli
le
dottrine
che
giudichiamo
vere
,
le
poesie
che
sentiamo
belle
,
come
ai
bimbi
malati
e
restii
i
farmachi
e
i
cibi
.
Che
cosa
,
dunque
,
il
pensiero
e
la
letteratura
e
l
'
arte
italiana
potrebbero
chiedere
di
presente
?
Proprio
il
contrario
di
quello
che
a
loro
oggi
si
offre
;
perché
ogni
giorno
,
con
violenze
,
fattacci
,
parolacce
,
sghignazzamenti
,
parate
e
chiassate
,
con
l
'
esaltare
le
prodezze
ciclistiche
e
automobilistiche
e
aeroplanistiche
sopra
le
opere
del
cuore
,
della
fantasia
e
dell
'
intelletto
,
e
con
l
'
indurre
nei
giovani
il
disprezzo
per
queste
,
si
contrasta
la
formazione
dell
'
ambiente
a
loro
favorevole
o
si
viene
distruggendo
quell
'
ambiente
che
prima
c
'
era
in
Italia
.
Non
si
riuscirà
,
è
vero
,
a
distruggere
con
ciò
il
tenace
lavoro
degli
uomini
ben
disposti
,
degli
animi
gentili
,
delle
menti
alacri
e
critiche
e
caute
;
e
,
forse
,
rendendo
loro
«
difficile
»
la
vita
come
,
secondo
il
detto
che
corre
,
bisogna
fare
nei
riguardi
degli
avversari
,
lo
renderà
più
concentrato
e
fervido
,
e
più
eletto
;
e
questa
sarà
,
dunque
,
un
'
efficacia
benefica
,
se
pure
non
cercata
.
E
,
quanto
ai
servigi
che
gl
'
intellettuali
del
regime
promettono
e
si
apprestano
a
fornire
circa
la
propaganda
all
'
estero
e
il
collocamento
dei
prodotti
spirituali
italiani
,
è
il
caso
di
supplicare
queste
egregie
persone
,
che
non
ci
facciano
irridere
dagli
stranieri
come
goffi
provinciali
,
inviando
prodotti
intellettuali
e
artistici
col
lasciapassare
governativo
;
o
,
ammesse
in
loro
le
migliori
e
più
larghe
intenzioni
,
pregarle
di
astenersi
dalla
loro
fatica
,
la
quale
,
in
ogni
caso
,
sarà
superflua
.
Si
ridia
un
po
'
di
calma
interiore
all
'
Italia
;
si
consenta
che
alla
dissipazione
troppo
a
lungo
perdurante
succeda
il
raccoglimento
necessario
;
si
lasci
che
la
gente
,
costretta
ora
dall
'
urgente
dovere
a
occuparsi
di
politica
o
malamente
da
varie
seduzioni
distratta
,
torni
agli
studi
geniali
;
si
lasci
fare
agli
editori
di
libri
e
ai
mercanti
di
opere
d
'
arte
;
e
quella
divulgazione
e
collocamento
all
'
estero
si
otterrà
nel
miglior
modo
,
o
nel
solo
possibile
.
Che
i
predetti
«
valorizzatori
»
ed
«
esportatori
»
,
ignari
della
natura
e
del
modo
di
operare
delle
cose
spirituali
,
siano
parimenti
imperiti
di
quelle
più
particolarmente
italiane
,
e
quasi
estranei
alle
nostre
tradizioni
di
cultura
,
è
pur
troppo
vero
.
Anche
l
'
articolista
,
che
mi
ha
dato
accidentale
occasione
a
questa
protesta
,
dovrebbe
,
mi
sembra
,
imparare
un
po
'
più
di
quanto
egli
sa
della
storia
e
della
letteratura
italiana
;
e
,
per
esempio
,
non
chiamare
«
Risorgimento
»
il
«
Rinascimento
»
;
e
non
parlare
di
una
«
egemonia
»
culturale
italiana
nel
settecento
,
quando
l
'
egemonia
fu
inglese
e
francese
e
l
'
Italia
si
mise
a
quelle
scuole
forestiere
;
e
non
affermare
poi
,
contradicendosi
,
che
l
'
Italia
«
nel
settecento
esportò
più
canzonette
che
Principi
di
scienza
nuova
»
,
perché
allora
l
'
Italia
«
esportò
»
i
pensieri
di
Giannone
e
di
Filangieri
e
di
Verri
e
di
Beccaria
,
e
altre
cose
che
non
erano
canzonette
,
ma
degni
prodotti
italiani
del
movimento
impresso
da
francesi
e
inglesi
alla
nuova
cultura
europea
;
e
,
infine
,
non
dovrebbe
colpire
in
pieno
volto
la
verità
,
asserendo
che
«
la
guerra
ha
modificato
radicalmente
la
situazione
e
possiamo
constatare
come
una
vasta
ripresa
italiana
nel
campo
delle
arti
,
delle
lettere
e
delle
scienze
s
'
imponga
alla
considerazione
di
ogni
paese
»
,
perché
,
invece
,
l
'
Italia
ora
é
in
una
vera
condizione
di
miseria
:
miseria
che
è
da
temere
che
peggiorerà
,
quando
saranno
via
via
spariti
gli
uomini
elle
avevano
imparato
a
lavorare
nel
campo
intellettuale
e
artistico
in
tempi
men
vicini
e
più
propizi
.