StampaQuotidiana ,
Entrando
il
Regime
nel
suo
sesto
annuale
,
la
«
Gazzetta
del
Popolo
»
saluta
il
proprio
ottantesimo
anno
di
vita
.
Il
rilievo
di
questa
coincidenza
non
sembri
immodesto
ai
cittadini
di
Torino
,
ai
lettori
,
agli
amici
,
ai
commilitoni
di
tutto
il
Piemonte
.
Se
è
oggi
per
noi
motivo
di
fierezza
e
di
orgoglio
,
ne
sentiamo
anche
il
peso
dell
'
accresciuta
responsabilità
;
ne
comprendiamo
il
più
rigido
dovere
.
Se
è
ai
nostri
occhi
un
titolo
di
nobiltà
,
è
anche
un
impegno
d
'
onore
di
fronte
alla
Nazione
.
Questo
ottantennio
di
gloria
richiede
al
nostro
lavoro
più
lavoro
;
esige
dalla
severità
della
nostra
coscienza
maggiore
severità
.
Ha
diritto
di
ordinare
al
nostro
tradizionale
patriottismo
un
di
più
di
sacrifici
.
Per
questo
,
e
non
per
vanità
esibizionistiche
,
accomuniamo
le
due
ricorrenze
in
una
stessa
parola
:
Fascismo
.
Abbiamo
il
28
ottobre
riassunto
,
sia
pure
nei
limiti
troppo
brevi
consentiti
ad
un
quotidiano
,
la
mole
immensa
di
riforme
e
di
opere
condotta
a
termine
,
con
un
crescendo
miracoloso
di
volontà
e
di
ardimenti
,
di
genialità
e
di
pazienza
,
di
fede
e
di
sforzi
,
dal
Governo
fascista
e
dal
popolo
italiano
,
sotto
la
direzione
l
'
esempio
la
guida
di
Benito
Mussolini
.
Oggi
che
il
Duce
dà
alla
Nazione
la
parola
d
'
ordine
per
il
sicuro
domani
:
DURARE
,
non
è
possibile
che
noi
dimentichiamo
quanto
il
Capo
stesso
aggiunge
per
chiodare
nella
nostra
testa
e
nell
'
anima
nostra
la
ferrea
bellezza
dell
'
austero
comandamento
:
«
Come
per
il
passato
,
durare
è
il
motto
dell
'
avvenire
.
Durare
con
disciplina
perfetta
,
con
dedizione
assoluta
.
Perfezionare
gli
strumenti
della
Rivoluzione
,
moltiplicarne
le
nostre
forze
,
temprare
gli
spiriti
per
tutte
le
battaglie
»
.
Come
per
il
passato
.
Soli
in
Italia
,
gli
uomini
che
per
80
anni
ebbero
l
'
onore
di
dirigere
questo
vecchio
e
sempre
rinnovantesi
giornale
subalpino
,
trasmettendosi
il
sacro
retaggio
come
nelle
lampadoforie
elleniche
i
portatori
di
fiaccole
si
passavano
in
corsa
l
'
un
l
'
altro
le
fiamme
da
tenere
perennemente
accese
,
tutti
,
i
morti
ed
i
vivi
,
gli
illustri
e
gli
oscuri
,
possono
oggi
presentarsi
in
serena
coscienza
dinanzi
al
Ricostruttore
dell
'
Italia
nuova
e
dirgli
:
«
Duce
,
tenemmo
fede
al
tuo
comandamento
»
.
E
possono
ricordargli
:
«
La
volontà
rettilinea
che
dal
1848
al
sesto
annuale
del
Fascismo
impresse
a
questo
strumento
d
'
idee
e
di
battaglia
una
continuità
d
'
azione
che
non
ha
forse
riscontro
in
altri
organismi
viventi
della
Penisola
,
ci
sia
presso
di
te
arra
e
garanzia
,
malleveria
e
testimonianza
che
dureremo
in
avvenire
come
durammo
in
passato
,
superando
tutte
le
tempeste
,
compresa
la
momentanea
sconfitta
,
resistendo
a
tutte
le
lusinghe
,
comprese
quelle
della
popolarità
.
«
Dall
'
indomani
di
Novara
all
'
indomani
di
Lissa
,
da
qui
partì
,
prima
che
ancora
nascessi
alle
fortune
d
'
Italia
,
la
tua
grande
parola
:
«
Durare
»
.
Dalla
triste
primavera
di
Adua
all
'
ottobre
di
Caporetto
,
primavera
anch
'
esso
della
riscossa
della
Patria
da
qui
venne
lanciato
il
tuo
grido
di
moltiplicare
le
forze
e
preparar
gli
spiriti
a
tutte
le
battaglie
.
«
E
quando
il
Paese
si
smarrì
,
dimentico
della
Vittoria
,
dietro
gli
stracci
rossi
d
'
avvelenate
illusioni
straniere
,
da
qui
mosse
la
voce
che
sembrò
a
molti
quella
del
deserto
:
Dio
salvi
l
'
Italia
.
E
fummo
esauditi
con
la
miracolosa
rapidità
delle
preghiere
giuste
,
delle
invocazioni
fidenti
,
della
speranza
certa
.
Il
Destino
già
ti
aveva
inviato
fra
noi
.
«
E
quando
l
'
Adriatico
parve
perduto
ed
i
frutti
stessi
della
Vittoria
compromessi
,
mentre
un
pugno
d
'
uomini
guidati
da
un
poeta
soldato
osava
contrastare
la
volontà
del
mondo
,
da
qui
gli
vennero
l
'
aiuto
e
la
solidarietà
che
fin
d
'
allora
tu
indicasti
necessari
.
«
E
quando
la
struttura
stessa
della
Nazione
scricchiolò
nelle
sue
vertebre
annunziando
imminente
il
disordinato
immeritato
sfacelo
di
un
popolo
che
aveva
fatto
volger
le
spalle
ad
uno
degli
eserciti
più
potenti
d
'
Europa
;
e
tu
convocavi
a
Napoli
l
'
adunata
degli
uomini
nuovi
capaci
di
risuscitare
dal
crollo
e
dai
pantani
l
'
immagine
giovanile
dell
'
Italia
e
il
volto
eterno
di
Roma
,
da
qui
parti
l
'
invocazione
che
scosse
il
Piemonte
da
Superga
a
Santena
:
«
Mussolini
»
.
Il
30
ottobre
1922
Benito
Mussolini
,
già
designato
dal
Re
Primo
Ministro
,
giungeva
a
Roma
,
entrava
al
Quirinale
in
camicia
nera
e
portava
al
Sovrano
la
devozione
dell
'
Italia
di
Vittorio
Veneto
.
Sia
consentito
a
questo
ottuagenario
giornale
subalpino
,
nell
'
anniversario
dell
'
evento
memorabile
,
ripetere
al
Duce
la
parola
dell
'
intatta
fedeltà
piemontese
;
sia
concesso
di
rievocare
ora
la
continuità
della
sua
missione
non
mai
interrotta
:
quella
di
saper
ridestare
,
nei
momenti
decisivi
per
la
vita
del
Paese
,
le
tradizioni
del
tempo
eroico
delle
sue
origini
,
.
«
ricongiungendo
com
'
ebbe
a
scrivere
Giovanni
Gentile
nella
sua
propria
storia
la
fine
col
principio
del
Risorgimento
italiano
»
.
È
la
vecchia
bandiera
dei
nostri
patrioti
che
sanno
donare
e
tacere
.
La
sua
espressione
dichiarò
all
'
indomani
della
Marcia
su
Roma
il
quadrumviro
di
questa
terra
è
sempre
un
atto
di
pura
fede
.
«
I
Piemontesi
l
'
amano
come
i
loro
monti
,
come
i
loro
fiumi
,
come
le
loro
vecchie
case
»
.
Possiamo
dunque
levare
con
mano
non
indegna
e
con
serena
coscienza
la
gloriosa
bandiera
,
in
mezzo
alla
selva
dei
gagliardetti
e
dire
alle
prodi
Camicie
nere
che
per
giovinezza
lo
ignorano
:
all
'
indomani
di
Novara
,
Bottero
,
mentre
da
queste
colonne
incitava
fascisticamente
gl
'
italiani
ad
armarsi
per
la
riscossa
contro
i
vili
di
dentro
ed
i
nemici
di
fuori
,
inseriva
nel
rettangolo
bianco
del
tricolore
il
Fascio
littorio
.
Ecco
perché
,
compiendosi
il
quinquennio
del
Regime
,
siamo
lieti
e
fieri
di
sentirci
un
ponte
di
passaggio
,
un
anello
di
concatenazione
,
un
punto
di
congiungimento
fra
il
passato
e
l
'
avvenire
.
Ogni
qualvolta
l
'
Italia
ha
chiamato
,
qui
si
è
risposto
:
«
presente
»
.
Il
Duce
squillante
voce
della
Patria
comanda
un
più
energico
:
«
A
noi
»
.
Come
da
otto
decennii
ce
ne
hanno
dato
l
'
esempio
gli
artefici
della
prima
rivoluzione
italiana
,
fondatori
di
questa
nostra
casa
;
come
hanno
fatto
sempre
i
loro
continuatori
con
fedeltà
di
giuramento
non
mai
ritrattata
né
smentita
,
al
nuovo
comando
di
durare
,
ripetiamo
:
Presenti
!