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> anno_i:[1910 TO 1940}
StampaQuotidiana ,
L ' importanza politica del riavvicinamento italo - francese trascende lo stesso valore obiettivo degli accordi firmati i quali hanno spezzato un diaframma che impediva una schietta intesa fra due popoli aventi un grande e comune destino nello sviluppo della nostra storia . La lettera degli accordi è già nota attraverso i comunicati ufficiali e le chiare precisazioni dei negoziatori : anche la stampa ha già ampiamente rilevato i molteplici aspetti del fortunato negoziato . Ciò che oggi interessa è la considerazione del modo nel quale l ' opinione pubblica dei vari paesi va orientandosi in rapporto agli accordi di Roma i quali , avendo soprattutto un carattere programmatico , sono destinati a risentire le influenze della politica non solo delle cancellerie , ma anche delle vaste sfere della pubblica opinione che pure sono sensibili di fronte a problemi che toccano lo stesso destino dei popoli . Gli accordi romani hanno infatti un duplice aspetto : liquidano un passato e preparano un avvenire . La liquidazione del passato è avvenuta con una intesa che , come disse Mussolini , è « una transazione reciproca soddisfacente » . Il modo con il quale sono state risolte le questioni del retro - terra libico , del confine fra l ' Eritrea e la Somalia francese , dello statuto degli italiani di Tunisi indica come non tanto in Africa quanto in Europa si dovevano cercare le ragioni di quei dissensi i quali impedivano « la consacrazione di quei valori ideali che vengono dalla comunanza delle origini » fra i due popoli . Questi dissensi potevano prendere motivo dalle rivendicazioni coloniali ma non avevano la loro radice in esse . La ragione era più vasta e bisogna risalire fino ai trattati di pace ed alle amarezze che hanno lasciato in vincitori e vinti per rendersi conto come ancora oggi , sotto la pressione di eventi che minacciano di far ripiombare l ' Europa nella barbarie , si stiano liquidando le tristi eredità del passato . « Ascoltiamo le lezioni della storia ha detto Laval . È sempre nella guerra che sono sommerse le civiltà » . Di fronte a questo pericolo i responsabili della politica di due grandi nazioni hanno saputo ritrovare la via di quegli accordi che , come felicemente disse il capo del governo , « servono non a restringere ma ad allargare l ' orizzonte della vita europea » . « I popoli non vogliono più attendere aveva affermato Laval poiché essi sono nell ' incertezza e troppo spesso nella miseria » . A risollevare l ' opinione pubblica dalla depressione morale e dalla stanchezza della sfiducia mirano soprattutto gli accordi romani . Si può dire che essi prevedono una nuova organizzazione dell ' Europa , una risoluzione dei più spinosi problemi europei che vanno dall ' indipendenza dell ' Austria al riavvicinamento italo - piccolointesista , dall ' affermazione del principio della non ingerenza alla ripresa della Conferenza del disarmo con la collaborazione della Germania . Non solo prevedono , ma vogliono ; cioè gli accordi non si esauriscono in una unità di vedute ma sono anche un impegno di volontà : non dottrina , ma politica , non intellettualismo ma volontarismo . Per questo va sottolineato l ' aspetto psicologico della visita di Laval in quanto esso significa comprensione , possibilità di discutere e di comprendersi , eliminazioni di apriorismi e di prevenzioni che nella politica portano quegli elementi imponderabili il cui gioco è spesso decisivo . Dal Patto a quattro ai colloqui di Stra , e dai colloqui di Stra a Roma sono stati fatti grandi passi . Gli avvenimenti del secondo semestre 1934 hanno spostato quel sistema di equilibri che un anno fa regolavano gli orientamenti della politica europea . Oggi Roma e Parigi , con l ' adesione di Londra che non potrà non essere resa esplicita nei prossimi incontri , hanno un programma comune sull ' indipendenza dell ' Austria , e sul principio della « non ingerenza » che è destinato ad essere un principio capace di conciliare i contrastanti interessi del revisionismo e dell ' antirevisionismo . Le sfere ufficiali ungheresi hanno infatti chiarito come l ' accettazione del principio della « non ingerenza » non significhi rinuncia al principio revisionistico , poiché per revisione non s ' intende intromissione negli affari di un paese straniero , né tanto meno conflitto per il regolamento di questioni territoriali , ma procedura pacifica prevista dall ' art . 19 del Patto delle Nazioni . Sulla questione del disarmo Mussolini e Laval hanno convenuto di riconoscere che nessun paese può modificare per atto unilaterale le sue obbligazioni in materia di armamenti e che , nel caso in cui questa eventualità dovesse verificarsi , essi si consulterebbero . L ' interpretazione di questo accordo è stata varia : alcuni giornali francesi hanno visto in questo impegno il riconoscimento da parte dell ' Italia dell ' illegalità del riarmo tedesco ; altri invece , notando che l ' accordo si richiama esplicitamente « alla dichiarazione sull ' eguaglianza dei diritti dell'11 dicembre 1931 » che costituisce la premessa dell ' accordo stesso , si sono preoccupati di insistere sulla tesi della necessità degli armamenti francesi in previsione di una legalizzazione del riarmo germanico . In sostanza il testo dell ' accordo afferma l ' inammissibilità di una modificazione unilaterale degli impegni internazionali e quindi si risolve in una affermazione societaria della solidarietà . La questione degli armamenti si deve risolvere non con arbitrarie prese di posizioni , ma per via di intese : questo dicono gli accordi romani che perciò si possono considerare come un efficace stimolo alla ripresa delle discussioni ginevrine . La stampa internazionale infatti ha già incominciato a prospettare i possibili termini di una ripresa delle discussioni a Ginevra in materia di disarmo e con l ' intervento della Germania . Evidentemente , dalla risoluzione del plebiscito della Sarre e dall ' accettazione da parte di tutti gli Stati invitati del principio di non ingerenza dipendono le possibilità di successo di una ripresa della conferenza per la limitazione degli armamenti . Per questo « non bisogna credere che tutto sia fatto » e bisogna quindi coltivare un ' amicizia che ha avuto un ritorno così spontaneo , cordiale e promettente . Non rinunciare alle rispettive amicizie , come ha detto Mussolini , ma armonizzarle secondo le esigenze generali : tale può essere un programma capace di far superare le difficoltà degli ultimi mesi , in quanto parte dalla realistica premessa dell ' esistenza di amicizie , mira al realizzabile fine di eliminare i contrasti in nome di quelle « esigenze generali » che non sono altro che l ' interesse della comunità europea sulla quale grava l ' ipoteca posta dalle rivalità e dalle incomprensioni .