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> anno_i:[1910 TO 1940}
UOMINI IN CARNE E OSSA ( GRAMSCI ANTONIO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Gli operai della Fiat sono ritornati al lavoro . Tradimento ? Rinnegamento delle idealità rivoluzionarie ? Gli operai della Fiat sono uomini in carne e ossa . Hanno resistito per un mese . Sapevano di lottare e resistere non solo per sé , non solo per la restante massa operaia torinese , ma per tutta la classe operaia italiana . Hanno resistito per un mese . Erano estenuati fisicamente perché da molte settimane e da molti mesi i loro salari erano ridotti e non erano più sufficienti al sostentamento familiare , eppure hanno resistito per un mese . Erano completamente isolati dalla nazione , immersi in un ambiente generale di stanchezza , di indifferenza , di ostilità , eppure hanno resistito per un mese . Sapevano di non poter sperare aiuto alcuno dal di fuori : sapevano che ormai alla classe operaia italiana erano stati recisi i tendini , sapevano di essere condannati alla sconfitta , eppure hanno resistito per un mese . Non c ' è vergogna nella sconfitta degli operai della Fiat . Non si può domandare a una massa di uomini che è aggredita dalle più dure necessità dell ' esistenza , che ha la responsabilità dell ' esistenza di una popolazione di 40.000 persone , non si può domandare più di quanto hanno dato questi compagni che sono ritornati al lavoro , tristemente , accoratamente , consapevoli della immediata impossibilità di resistere più oltre o di reagire . Specialmente noi comunisti , che viviamo gomito a gomito con gli operai , che ne conosciamo i bisogni , che della situazione abbiamo una concezione realistica , dobbiamo comprendere il perché di questa conclusione della lotta torinese . Da troppi anni le masse lottano , da troppi anni esse si esauriscono in azioni di dettaglio , sperperando i loro mezzi e le loro energie . E ' stato questo il rimprovero che fin dal maggio 1919 noi dell ' " Ordine Nuovo " abbiamo incessantemente mosso alle centrali del movimento operaio e socialista : non abusate troppo della resistenza e della virtù di sacrificio del proletariato ; si tratta di uomini comuni , uomini reali , sottoposti alle stesse debolezze di tutti gli uomini comuni che si vedono passare nelle strade , bere nelle taverne , discorrere a crocchi sulle piazze , che hanno frame e freddo , che si commuovono a sentir piangere i loro bambini e lamentarsi acremente le loro donne . Il nostro ottimismo rivoluzionario è stato sempre sostanziato da questa visione crudamente pessimistica della realtà umana , con cui inesorabilmente bisogna fare i conti . Già un anno fa noi avevamo previsto quale sbocco fatalmente avrebbe avuto la situazione italiana , se i dirigenti responsabili avessero continuato nella loro tattica di schiamazzo rivoluzionario e di pratica opportunistica . E abbiamo lottato disperatamente per richiamare questi responsabili a una visione più reale , a una pratica più congrua e più adeguata allo svolgersi degli avvenimenti . Oggi scontiamo il fio , anche noi , dell ' inettitudine e della cecità altrui ; oggi anche il proletariato torinese deve sostenere l ' urto dell ' avversario , rafforzato dalla non resistenza degli altri . Non c ' è nessuna vergogna nella resa degli operai della Fiat . Ciò che doveva avvenire è avvenuto implacabilmente . La classe operaia italiana è livellata sotto il rullo compressore della reazione capitalistica . Per quanto tempo ? Nulla è perduto se rimane intatta la coscienza e la fede , se i corpi si arrendono ma non gli animi . Gli operai della Fiat per anni e anni hanno lottato strenuamente , hanno bagnato del loro sangue le strade , hanno sofferto la fame e il freddo ; essi rimangono , per questo loro passato glorioso , all ' avanguardia del proletariato italiano , essi rimangono militi fedeli e devoti della rivoluzione . Hanno fatto quanto è dato fare a uomini di carne ed ossa ; togliamoci il cappello dinanzi alla loro umiliazione , perché anche in essa è qualcosa di grande che si impone ai sinceri e agli onesti .