StampaQuotidiana ,
Morto
di
questi
giorni
,
benché
non
in
guerra
,
merita
una
commemorazione
il
poeta
Ludwig
Hansteken
.
In
guerra
il
poeta
Hansteken
non
poteva
morire
.
I
poeti
come
lui
sono
per
natura
neutrali
.
E
hanno
quasi
sempre
la
ventura
di
nascere
in
paesi
neutrali
.
In
Olanda
per
esempio
,
in
Isvezia
.
Ma
se
pur
nascono
in
più
vulcaniche
terre
,
ove
sciaguratamente
la
coltura
e
le
discipline
spirituali
non
siano
riuscite
a
mortificare
il
selvaggio
istinto
,
costretti
anch
'
essi
a
indossare
la
divisa
militare
,
non
c
'
è
pericolo
che
muojano
di
piombo
o
di
ferro
o
di
strapazzo
.
Così
vestiti
vanno
a
combattere
idealmente
o
negli
uffici
di
maggiorità
o
a
servizio
d
'
organizzazioni
civili
,
con
una
penna
in
mano
.
E
qua
nelle
tregue
assaporano
a
occhi
semichiusi
,
rosicchiando
in
punta
il
cannello
della
penna
,
l
'
angosciosa
dolcezza
di
visioni
lontane
nella
manica
della
loro
giubba
grigio
-
verde
.
Visioni
,
o
d
'
una
scolorita
campagna
settembrina
,
o
d
'
un
malinconico
lago
,
ove
Dio
solo
sa
che
strani
galleggiamenti
può
loro
suggerire
la
tenue
riccia
peluria
dell
'
inoffeso
e
inoffensivo
panno
militare
.
È
vero
,
che
,
per
fortuna
dell
'
umanità
,
se
non
di
piombo
,
di
ferro
o
di
strapazzo
,
possono
ben
morire
di
questi
strani
,
ambigui
galleggiamenti
i
poeti
come
Ludwig
Hansteken
.
Il
quale
,
difatti
,
è
morto
,
come
vedremo
,
affogato
in
uno
dei
tanti
canali
che
scorrono
per
i
paesi
d
'
Olanda
,
spintovi
,
a
quanto
pare
,
appena
appena
,
da
una
smaniosa
mano
femminile
vendicatrice
,
mentr
'
egli
sospirava
a
notte
,
non
propriamente
alle
purissime
stelle
,
ma
ai
loro
riflessi
che
appunto
galleggiavano
con
smorfiosi
serpeggiamenti
,
fra
altri
ben
nobili
relitti
,
in
quel
canale
.
Per
fortuna
dell
'
umanità
,
ho
detto
;
potrei
aggiungere
:
per
fortuna
di
loro
stessi
.
Perché
i
poeti
come
Ludwig
Hansteken
non
sono
tanto
per
gli
altri
,
quanto
per
loro
stessi
un
tormento
.
Gli
altri
,
possono
anche
riderne
;
io
per
me
confesso
che
soglio
farmene
le
più
matte
risate
,
perché
in
verità
,
mi
sembra
che
nulla
si
possa
dare
di
più
goffo
e
di
più
buffo
di
quel
loro
tormento
.
Tormento
d
'
una
disperata
impotenza
che
,
pur
tenendoli
perennemente
con
le
lagrime
in
pelle
,
li
rende
innocuamente
e
pazzescamente
cattivi
.
Vedo
che
avrebbero
tutti
una
gran
sete
di
soffrire
;
piangono
di
questa
sete
;
ma
la
grigia
angolosa
rabbia
della
loro
aridità
sassosa
impedisce
ad
essi
di
cavare
un
qualche
refrigerio
finanche
da
quelle
stesse
lagrime
amare
.
Vogliono
esser
poeti
;
vogliono
,
lo
ripetono
con
esasperata
ostinazione
:
Noi
siamo
poeti
!
noi
siamo
poeti
!
noi
siamo
poeti
!
;
cercano
di
spremerla
in
tutti
i
modi
una
gocciolina
di
poesia
;
ahimè
;
è
come
spremere
un
sasso
.
Ma
questo
appunto
essi
vogliono
:
spremere
i
sassi
,
perché
non
c
'
è
gusto
per
loro
a
trar
sugo
vivo
sostanzioso
dai
saporiti
frutti
che
maturano
nei
fertili
assolati
giardini
della
fantasia
.
Credono
che
ciò
che
gli
altri
fanno
non
valga
la
pena
d
'
esser
fatto
.
Bisogna
fare
l
'
impossibile
,
perché
soltanto
nell
'
impossibile
possono
trovar
la
scusa
della
loro
impotenza
.
E
condannati
da
questa
impotenza
a
star
fuori
per
sempre
da
quei
giardini
,
stringono
rabbiosamente
nel
pugno
sudato
,
i
loro
sassi
,
e
dopo
averli
spremuti
e
spremuti
e
spremuti
,
vedendo
che
,
se
ne
cavan
qualche
stilla
,
non
è
dal
sasso
,
ma
dalle
loro
mani
spellate
,
stilla
di
sudicio
sudore
,
li
avventano
contro
quei
frutti
succosi
,
non
si
capisce
bene
se
per
disdegno
,
per
ira
,
per
dispetto
o
per
vendetta
,
giacché
nessuno
veramente
riesce
a
comprender
nulla
delle
smorfie
,
delle
boccacce
,
dei
borbottamenti
con
cui
accompagnano
il
lancio
di
quei
sassi
insudiciati
.
Se
li
intendono
tra
loro
,
quei
borbottamenti
intelligibili
!
Ma
spesso
avviene
per
certi
rumori
,
se
non
risponde
in
noi
l
'
immagine
di
ciò
che
li
abbia
prodotti
,
che
si
rimanga
incerti
,
sospesi
,
storditi
,
anche
angosciati
,
a
chiedere
intorno
:
che
è
stato
?
com
'
è
?
che
significa
?
Ed
ecco
allora
tanti
poveri
allocchi
,
con
angustiosa
perplessità
di
pollastri
che
muovano
a
scatto
lo
stupido
capo
crestuto
a
guardare
di
qua
e
di
là
,
e
non
sappiano
posar
la
zampa
sul
tappeto
del
salotto
in
cui
per
caso
si
sono
introdotti
,
scappando
dalla
stia
;
ecco
,
dico
,
tanti
poveri
allocchi
giovinetti
andar
loro
appresso
cercando
di
cavar
il
senno
astruso
da
quei
borbottamenti
e
d
'
interpretar
quelle
smorfie
e
quelle
boccacce
;
ed
essi
attirarseli
attorno
facendone
di
sempre
più
complicate
e
difficili
.
Uno
stormo
di
fiere
donnette
esasperate
anche
li
attornia
,
che
han
bisogno
di
credere
che
qualcuno
possa
dare
a
intendere
come
nobili
aspirazioni
ideali
le
loro
torbide
smanie
interne
.
E
tutti
costoro
,
allocchi
e
donnette
,
si
struggono
di
sapere
come
debbano
parlare
,
come
atteggiarsi
per
piacer
loro
:
si
fanno
dare
in
mano
quei
sassi
sudati
,
li
voltano
e
rivoltano
per
scoprirvi
preziosità
di
novissime
gemme
;
provano
anche
a
metterseli
in
bocca
per
succhiarli
come
caramelle
.
Alla
fine
,
non
hanno
il
coraggio
di
dirselo
,
ma
sentono
d
'
esser
sotto
un
incubo
che
paralizza
ogni
loro
spontaneità
,
lega
i
loro
passi
,
opprime
loro
il
respiro
.
Orbene
,
quest
'
incubo
troviamo
con
perfetta
evidenza
descritto
e
rappresentato
in
un
recentissimo
libro
di
Rosso
di
San
Secondo
,
che
mostra
d
'
averlo
per
alcun
tempo
sofferto
,
d
'
essersene
alla
fine
giocondamente
liberato
(
Rosso
di
San
Secondo
,
Ponentino
,
novelle
.
Milano
,
Fratelli
Treves
,
1916
.
Vedi
parte
seconda
:
Il
poeta
Ludwig
Hansteken
)
.
Il
San
Secondo
conobbe
in
Olanda
il
prototipo
di
questi
poeti
,
Ludwig
Hansteken
,
e
ne
narra
in
cento
pagine
la
vita
e
la
morte
.
Punto
per
punto
,
con
sottilissima
analisi
armata
di
fosforiche
arguzie
,
investiga
e
scopre
il
dramma
di
quest
'
uomo
,
dramma
sordo
,
angoscioso
,
disgustato
;
e
le
ragioni
per
cui
quest
'
uomo
,
questo
impotente
,
con
la
sua
pesante
tristezza
fosse
riuscito
a
preoccupare
gli
altri
della
sua
esistenza
.
Il
sentimento
che
spingeva
Hansteken
verso
gli
uomini
,
dice
il
San
Secondo
,
non
era
pietà
né
amore
,
«
ché
,
pesante
com
'
era
,
il
suo
istinto
lo
avrebbe
piuttosto
indotto
a
vivere
leggiucchiando
e
appisolandosi
:
per
varcar
la
soglia
di
casa
egli
infatti
doveva
forzare
la
sua
natura
;
per
avvicinare
un
suo
simile
,
poi
,
doveva
addirittura
vincere
la
repulsione
che
hanno
tutti
i
pigri
,
gl
'
indifferenti
,
i
nati
sordi
di
spirito
,
per
quelli
che
invece
hanno
nel
sangue
la
solerzia
,
la
brama
di
vedere
,
conoscere
,
godere
,
vivere
in
una
parola
.
Pure
un
tale
sforzo
sarebbe
potuto
essere
nobile
,
come
tutto
ciò
che
tende
a
modificare
la
propria
natura
con
il
dominio
della
volontà
;
ma
Hansteken
,
se
ben
credesse
appunto
così
,
in
realtà
,
presentandosi
ai
consimili
,
in
quella
veste
di
ammonitrice
gravità
,
non
obbediva
che
a
un
segreto
senso
d
'
invidia
,
acre
,
biliosa
,
per
quelli
che
la
vitalità
piena
e
un
po
'
anche
spensierata
induceva
,
non
solo
ad
assaporare
con
voluttà
il
piacere
d
'
esistere
,
ma
,
oltrepassando
i
limiti
del
giusto
,
a
commettere
peccato
»
.
Hansteken
,
insomma
,
non
ha
quell
'
ebete
sobrietà
che
potrebbe
farlo
pago
:
l
'
odio
per
il
peccato
attivo
sorgeva
in
lui
«
dal
non
potere
egli
stesso
commetterlo
:
i
peccati
per
soverchio
di
vitalità
erano
,
infatti
,
per
lui
,
un
rimprovero
sordo
,
una
umiliazione
continua
per
la
sua
fiacca
gravezza
.
Le
sue
stesse
lagrime
non
erano
,
perciò
,
come
egli
credeva
,
la
naturale
espressione
della
sua
pietà
per
i
fratelli
,
bensì
della
sua
amarezza
,
della
sua
insoddisfazione
,
del
fastidio
sterile
che
lo
spiritello
interno
gli
comunicava
,
lottando
invano
contro
il
torpore
invincibile
della
sua
stanca
natura
.
Sincero
era
dunque
in
lui
soltanto
questo
stato
penoso
di
disagio
che
,
vestito
dalla
illusione
d
'
essere
invece
altra
cosa
,
si
rappresentava
agli
uomini
normali
come
una
forma
superiore
o
per
lo
meno
strana
d
'
esistenza
»
.
Ed
ecco
il
segreto
del
fascino
e
la
ragione
dell
'
incubo
:
rappresentare
agli
altri
questa
impotenza
chiusa
,
ansiosa
,
travagliosa
,
come
una
forma
superiore
di
esistenza
.
«
Se
il
poeta
Hansteken
avesse
potuto
cantare
,
dice
altrove
il
San
Secondo
,
non
sarebbe
stato
così
molesto
al
suo
prossimo
,
né
avrebbe
avuto
bisogno
di
quelle
sue
enormi
costruzioni
teoriche
,
simili
a
cattedrali
di
cartapesta
,
per
giustificare
la
sua
esistenza
.
Perché
era
questo
il
dubbio
assillante
che
rodeva
l
'
animo
dello
sventurato
:
che
egli
non
avesse
,
in
fondo
,
nessuna
ragione
d
'
esistere
.
Aveva
creduto
di
dovere
,
per
un
bene
supremo
,
rinunziare
alla
vita
,
per
votarsi
tutt
'
intero
alla
sua
dea
,
l
'
arte
.
Aveva
creduto
che
tale
altissima
finalità
gli
desse
il
diritto
di
sacrificare
non
solo
la
sua
,
ma
anche
l
'
esistenza
degli
altri
;
d
'
imporre
,
con
violenza
testarda
,
a
tutta
la
cittadinanza
la
sua
personalità
,
prim
'
ancora
che
si
fosse
espressa
;
aveva
voluto
che
tutti
sapessero
che
egli
esisteva
,
lui
,
Ludwig
Hansteken
;
che
tutti
con
un
sacro
sgomento
attendessero
la
grande
parola
che
avrebbe
detto
.
Ma
Hansteken
continuava
a
torcersi
nel
suo
disperato
monologo
,
ripeteva
,
in
ogni
verso
,
quello
che
aveva
sempre
detto
:
era
come
se
girasse
intorno
a
un
nucleo
chiuso
che
non
riusciva
a
fendere
,
ad
espugnare
.
E
nei
momenti
più
acuti
di
esasperazione
,
ecco
che
con
sguardi
freddi
e
taglienti
insultava
quelli
stessi
che
,
deferenti
e
mansueti
,
avevano
ancora
fiducia
in
lui
,
e
gliela
mostravano
con
una
sottomissione
ansiosa
e
piena
di
bontà
»
.
Bisognava
che
qualcuno
,
per
toglierlo
da
quel
tormento
,
dichiarasse
apertamente
innanzi
a
tutti
ciò
che
lui
,
Hansteken
,
voleva
che
gli
altri
alla
fine
comprendessero
:
che
la
poesia
,
cioè
,
non
era
tanto
nella
parola
,
quanto
nella
pausa
,
che
la
più
alta
cima
della
poesia
era
il
silenzio
.
Perché
umiliarlo
ancora
con
quell
'
aria
di
attesa
deferente
?
Che
attendevano
ancora
da
lui
?
Egli
aveva
detto
quello
che
doveva
dire
.
Ora
il
sublime
stava
nel
silenzio
.
Zitto
lui
,
zitti
tutti
.
Se
questo
veramente
si
fosse
chiarito
agli
altri
,
Hansteken
,
pago
,
non
più
costretto
a
violentare
con
disumani
sforzi
la
tetra
sordità
del
suo
spirito
infecondo
,
immediatamente
non
sarebbe
stato
più
un
essere
torbido
e
falso
;
tutta
la
sua
complessità
si
sarebbe
sciolta
e
sarebbe
apparsa
così
puerile
da
rasentare
la
più
umile
elementarità
.
Perché
i
poeti
come
lui
sono
in
fondo
orgogliosi
come
fanciulli
che
si
vantano
d
'
esser
soldati
perché
si
sono
messi
in
capo
un
kepì
di
cartone
o
che
piangono
per
avere
gli
zuccherini
e
vogliono
esser
carezzati
e
giocare
a
far
da
papà
.
Così
appunto
conclude
il
San
Secondo
,
nell
'
estrosa
commemorazione
del
poeta
,
commemorazione
che
è
come
il
farnetico
d
'
un
rimorso
per
la
violenta
liberazione
dall
'
incubo
di
lui
perpetrata
da
una
delle
donnette
più
esasperate
,
proseliti
del
poeta
,
una
certa
Berta
Tausen
,
la
quale
,
passeggiando
una
notte
con
lui
lungo
un
canale
,
lo
aveva
con
una
lieve
spinta
consegnato
all
'
immortalità
e
ai
pesciolini
di
quel
canale
.
Fa
veramente
piacere
che
questa
liberazione
da
un
incubo
che
opprime
ancora
parecchi
giovani
sia
opera
d
'
un
giovane
scrittore
come
Rosso
di
San
Secondo
,
d
'
uno
cioè
che
davvicino
ha
potuto
studiare
il
complicato
meccanismo
di
questi
poeti
che
han
per
prototipo
Ludwig
Hansteken
.
La
rappresentazione
della
vita
e
della
morte
di
costui
ha
tutta
l
'
aria
,
ripeto
,
d
'
una
giocondissima
satirica
vendetta
.
Le
sei
novelle
della
prima
parte
del
volume
,
fresche
,
ariose
,
e
pur
così
impresse
di
solchi
profondamente
scavati
nella
tragica
vita
,
le
quattro
elegie
dell
'
intermezzo
a
Maryke
con
quel
riso
indimenticabile
degli
occhi
della
Signora
Liesbeth
,
sembrano
veramente
le
foglie
brillanti
al
soffio
del
ponentino
nei
giardini
di
cui
ho
parlato
più
su
:
quelli
della
fantasia
,
in
cui
il
San
Secondo
è
entrato
da
padrone
per
andare
a
rovesciare
in
fondo
ad
essi
quel
buffo
e
triste
rospo
abbottato
,
simbolo
dell
'
impotenza
:
il
poeta
Ludwig
Hansteken
.