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> anno_i:[1910 TO 1940}
Forse cercavi lunare?
IL NECROFORO PAZZO ( - , 1924 )
StampaQuotidiana ,
cani delle chiare notti lunari . In verità non v ' è nulla di più stupido delle minacce e delle
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La casa era semplice , ma comoda : due camere per piano , grandi , un po ' basse , coi pianciti e i soffitti di legno ; imbiancate con la calce ; l ' ingresso diviso in mezzo da una parete : a destra la scala , la prima rampata di scalini di granito , il resto di ardesia ; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina . Il portoncino solido , fermato con un grosso gancio di ferro , aveva un battente che picchiava come un martello , e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello . La stanza a sinistra dell ' ingresso era adibita a molti usi , con un letto alto e duro , uno scrittoio , un armadio ampio , di noce , sedie quasi rustiche , impagliate , verniciate allegramente di azzurro : quella a destra era la sala da pranzo , con un tavolo di castagno , sedie come le altre , un camino col pavimento battuto . Null ' altro . Un uscio solido pur esso e fermato da ganci e catenacci , metteva nella cucina . E la cucina era , come in tutte le case ancora patriarcali , l ' ambiente più abitato , più tiepido di vita e d ' intimità . C ' era il camino , ma anche un focolare centrale , segnato da quattro liste di pietra : e sopra , ad altezza d ' uomo , attaccato con quattro corde di pelo , alle grosse travi del soffitto di canne annerite dal fumo , un graticcio di un metro quadrato circa , sul quale stavano quasi sempre , esposte al fumo che le induriva , piccole forme di cacio pecorino , delle quali l ' odore si spandeva tutto intorno . E attaccata a sua volta a uno spigolo del graticcio , pendeva una lucerna primitiva , di ferro nero , a quattro becchi ; una specie di padellina quadrata , nel cui olio allo scoperto nuotava il lucignolo che si affacciava a uno dei becchi . Del resto tutto era semplice e antico nella cucina abbastanza grande , alta , bene illuminata da una finestra che dava sull ' orto e da uno sportello mobile dell ' uscio sul cortile . Nell ' angolo vicino alla finestra sorgeva il forno monumentale , col tubo in muratura e tre fornelli sull ' orlo : in un braciere accanto a questi si conservava , giorno e notte accesa e coperta di cenere , un po ' di brace , e sotto l ' acquaio di pietra , presso la finestra , non mancava mai , in una piccola conca di sughero , un po ' di carbone ; ma per lo più le vivande si cucinavano con la fiamma del camino o del focolare , su grossi treppiedi di ferro che potevano servire da sedili . Tutto era grande e solido , nelle masserizie della cucina ; la padella di rame accuratamente stagnate , le sedie basse intorno al camino , le panche , la scansia per le stoviglie , il mortaio di marmo per pestare il sale , la tavola e la mensola sulla quale , oltre alle pentole , stava un recipiente di legno sempre pieno di formaggio grattato , e un canestro di asfodelo col pane d ' orzo e il companatico per i servi . Gli oggetti più caratteristici erano sulla scansia ; ecco una fila di lumi di ottone , e accanto l ' oliera per riempirli , col lungo becco e simile a un arnese di alchimista : e il piccolo orcio di terra con l ' olio buono , e un armamento di caffettiere , e le antiche tazze rosse e gialle , e i piatti di stagno che parevano anch ' essi venuti da qualche scavo delle età preistoriche : e infine il tagliere pastorale , cioè un vassoio di legno , con l ' incavo , in un angolo , per il sale . Altri oggetti paesani davano all ' ambiente un colore inconfondibile : ecco una sella attaccata alla parete accanto alla porta , e accanto un lungo sacco di tessuto grezzo di lana , che serviva da mantello e da coperta al servo : e la bisaccia anch ' essa di lana , sulla quale alla notte dormiva , quando era in paese , lo stesso servo , pastore o contadino che fosse . Sull ' acquaio non mancava mai un paiolino di rame pieno d ' acqua attinta al pozzo del cortile , e su una panca l ' anfora di creta con l ' acqua potabile , faticosamente portata dalla fontana distante dall ' abitato . L ' acqua era allora un problema , e se ne misurava , d ' estate , ogni stilla ; a meno che non sopraggiungesse un buon acquazzone a riempire la tinozza collocata sotto il tubo di scolo dei tetti : eppure la pulizia più diligente , praticata a secco , rendeva piacevole tutta la casa . Dalla finestra , munita d ' inferriata , come tutte le altre del piano terreno , si vedeva il verde dell ' orto ; e fra questo verde il grigio e l ' azzurro dei monti . La porta invece , come si è detto , dava sul cortile triangolare , piuttosto lungo e occupata quasi a metà da una rustica tettoia dalla quale , per un usciolino , si andava nell ' orto . In fondo c ' era il pozzo , e , sotto il muro alto di cinta , una catasta di legna da ardere , rifugio di numerosi gatti e delle galline che vi nascondevano il nido delle uova . Un ' asse appoggiata su due ceppi , accanto al muro laterale della casa , ancora grezzo e sul quale , al primo piano , si apriva una sola finestra ( le finestre erano tutte senza persiane ) , serviva da sedile . E un grande portone fermato anch ' esso da ganci e stanghe , tinto di un color marrone scuro , dava sulla strada . Di giorno era quasi socchiuso , e , più che il portoncino della facciata , serviva per il passaggio degli abitanti e degli amici della casa . A questo portone , una mattina di maggio , si affaccia una bambina bruna , seria , con gli occhi castanei , limpidi e grandi , le mani e i piedi minuscoli , vestita di un grembiale grigiastro con le tasche , con le calze di grosso cotone grezzo e le scarpe rustiche a lacci , più paesana che borghese , e aspetta , dondolandosi , che passi qualcuno o qualcuno si affacci a una finestra di fronte , per comunicare una notizia importante . Ma la strada , stretta e sterrata , in quell ' ora fresca del mattino è ancora deserta come un sentiero di campagna , e nella vecchia casa di contro , anch ' essa con l ' alto muro di un cortile a fianco e un portone rossastro , non si vede nessuno . Questa casa è abitata da un canonico , un lungo e nero asceta taciturno , e da una sua giovane nipote intelligente , che avrebbe voluto farsi suora , ma dopo qualche mese di noviziato è stata rimandata a casa per la sua cagionevole salute . Gente per bene , semplice e austera . Il canonico si lamenta che nessuno , per la strada , lo saluti : è lui , invece , che cammina sempre ad occhi bassi e assorto nelle sue speculazioni religiose : la nipote , visto che Dio non l ' ha voluta in sposa , si compiace della corte discreta di un bel giovane ebanista , decisa però a non sposarlo perché non è un proprietario o un funzionario come converrebbe a lei . La bambina sul portone , sa queste cose , e considera i suoi vicini di casa come personaggi straordinari . Tutto , del resto , è straordinario per lei : pare venuta da un mondo diverso da quello dove vive , e la sua fantasia è piena di ricordi confusi di quel mondo di sogno , mentre la realtà di questo non le dispiace , se la guarda a modo suo , cioè anch ' esso copi colori della sua fantasia . Odori di campagna vengono dal fondo della strada ; il silenzio è profondo , e solo il rintocco delle ore e dei quarti suonati dall ' orologio della cattedrale , lo interrompono . Passano le rondini a volo , sul cielo azzurro denso , un po ' basso come nei paesaggi dei pittori spagnoli , ma anche le rondini sono silenziose . Finalmente una finestra si apre nella casa di fronte , e un viso bruno , coi grandi occhi velati dei miopi , si sporge a guardare qua e là negli sfondi della strada . È la signorina Peppina , la nipote del canonico . La bambina si solleva tutta , afferrandosi allo spigolo del portone per allungarsi meglio , e grida la notizia per lei importantissima : - Signora Peppina , abbiamo un bambino nuovo : un Sebastianino . Risultò poi che era una femmina : ma la bambina desiderava un fratellino ; e se lo era inventato , col nome e tutto . Soddisfatta , rientrò nella cucina e aspettò che la serva finisse di cuocere il latte per la colazione . Bisogna dire due parole di questa serva , che , a ricordarla , sembra anch ' essa una invenzione fuori della realtà . Si chiamava Nanna ; e adesso siede certamente alla destra di Dio , fedele ancora ai suoi padroni , nella schiera dei Patriarchi . Da venti anni era al servizio della casa , altri venti ne doveva trascorrere . Aveva allora trent ' anni ; era venuta bambina , da un tugurio di santi poveri , per badare al primo bambino dei padroni , che era morto dopo pochi mesi dalla nascita , ma lasciando il posto nella culla ad un altro . Primitiva era anche questa culla , come scavata nel tronco d ' un noce , senza veli né ornamenti , e non rimaneva mai vuota . Nanna era ancora una bella donna , con gli occhi castanei di cane buono , un mazzetto di peli all ' angolo destro della bocca , i seni lunghi e bassi delle razze schiave . Schiava non era certo , in quella casa , e tutto le veniva affidato , compresi i bambini , che dormivano con lei , e che lei si trascinava appresso quando andava per le commissioni . Se lavorava giorno e notte lo faceva volontariamente : andava a prendere l ' acqua alla fontana , a lavare i panni lontano , dove si trovasse qualche rigagnolo , puliva la farina e faceva , con la padrona , il pane di frumento e quello di orzo : andava a battere gli olivi nel podere , a cogliere ghiande per il maiale , nel bosco della montagna ; spaccava la legna , dava da mangiare al cavallo ; le toccava anche di spazzare il tratto di strada davanti alla casa , poiché il Comune non se ne incaricava ; e al tempo della vendemmia pigiava l ' uva coi suoi forti piedi nudi rivestiti d ' una pelle che sembrava conciata . E lo stipendio glielo serbava il padrone , che lo metteva a frutto : quando ella aveva avuto venti anni ed era bella e quasi bionda i maligni dicevano che il padrone aveva un debole per lei ; ma erano chiacchiere e il tempo le dissipò . Ecco adesso ella cuoce attenta il latte sul fornello sopra il forno grande : per l ' occasione del parto della padrona si è messa le scarpe , senza calze s ' intende , pronta a tutti gli ordini : una ruga le solca la fronte e le sue orecchie sono tese come quelle delle lepri . La responsabilità della casa è adesso tutta sua , ed ella profitta della sua padronanza solo per sorbirsi qualche tazzina di caffè in più , sola sua passione . I ragazzi vengono uno ad uno a prendere il caffè e latte , che ella versa nelle rotonde tazze di creta gialla e rossa : anche i più grandi , che sono maschi e frequentano già il ginnasio della piccola città . Il maggiore , Santus , è un bel ragazzo col profilo e gli occhi grandi , d ' un grigio celeste , dalla sclerotica azzurra : ha un ' aria pensosa e leale , veste già con qualche ricercatezza , e mentre beve il suo caffè e latte finisce di ripassare la lezione di latino . L ' avvenimento della casa non lo sorprende né lo turba : ne conosce il mistero e lo accetta come una cosa naturale . I suoi sensi sono calmi , quasi freddi : la fantasia misurata . Non ama le donne , non pensa che a studiare , approfondire le cose della vita , ma attraverso i libri . No , non ho fantasia , ma forse anche lui è un po ' visionario , come la sorella piccola , e viene da un mondo lontano dalla cruda realtà . Ha fretta di andare a scuola , coi libri ben legati con una cinghia , e non si preoccupa se l ' altro fratello invece ritarda e forse dorme ancora nella loro camera all ' ultimo piano che ha due finestre , una sulla facciata , l ' altra sui tetti sottostanti della dispensa e della rimessa e di altri ripostigli . E infatti prima di lui scendono le due sorelle maggiori , Enza e Giovanna , che vanno anch ' esse a scuola , piccole di statura , quasi eguali come due gemelle , con gli occhi celesti e i capelli neri stretti stretti in una treccia che finisce con un ricciolo . I loro vestiti sono davvero buffi , con la sottana larga e lunga allacciata alla vita intorno alla camicetta a sprone con le maniche abbondanti : il tutto di un tessuto a striscie colorate : della stessa stoffa è la borsa per i libri : hanno anch ' esse le calze bianche e gli scarponcini coi chiodi ; e in testa fazzoletti di seta che già però esse annodano con civetteria sulla guancia sinistra , lasciando scoperti i capelli fino a metà testa . La piccola , Cosima , che ancora non ha l ' età di andare a scuola , le guarda con ammirazione e invidia , ma anche con un certo timore , poiché esse , specialmente Enza , non solo non giocano volentieri con lei , ma le prodigano pugni , spintoni e bòtte e parolacce : tutta roba imparata dalle compagne di scuola . Più buono , con lei , è il fratello Andrea . Ecco che , quando le due sorelle sono già anch ' esse avviate a scuola , il ragazzo scende , ma disdegna di prendere il caffè e latte ; roba di donnicciuole , dice . Lui mangerebbe già una fetta di carne rossa mezzo cruda , e non essendoci questa si contenta di tirar giù il canestro dei servi e rosicchia coi suoi forti denti il pane duro e una crosta di formaggio . Nanna gli va appresso supplichevole , con la tazza colma in mano : poiché questo Andrea è il suo idolo maggiore , il suo affanno e la sua preoccupazione . - Mi sembri un pastore , - dice , mettendogli davanti la tazza . - Prendi questo ; prendi , agnello ; il maestro ti sentirà l ' odore di formaggio . - E lui , chi è ? Io sono un pastore ricco , ma lui è un povero accattone , un ubriacone pidocchioso . Così parla Andrea del suo professore di latino ; e lo dice con convinzione poiché tutta la gente che vive di lavoro intellettuale è per lui più povera dei mandriani e dei manovali . La sua mentalità è davvero da ricco pastore , che fa una vita rude ma ha bestiame , terre e denaro ; e sopra tutto libertà di azione , tanto per il bene come per il male . Anche la sua persona è tozza , squadrata , le vesti trasandate ; ma la testa è caratteristica , possente , tutta capelli nerissimi ; il profilo è camuso , con le labbra sensuali ; gli occhi d ' un grigio dorato , corruscanti come quelli del falco . Non ama lo studio , ed è felice solo quando può scappare di casa , a cavallo , come un centauro adolescente . Nessuno gli ha insegnato a cavalcare : eppure egli monta anche senza sella sui puledri indomiti , e i suoi urli per aizzarli gareggiano coi loro nitriti . Nell ' accorgersi di Cosima , che se ne stava quieta seduta su una seggiolina bassa , con la scodella in grembo , le sorrise e prima di uscire le si avvicinò dicendole sottovoce , con un accento sommesso di complicità : - Domenica ti porterò , a cavallo , al Monte : ma zitta , eh ! I grandi occhi di lei si aprirono , lucenti di gioia e di speranza : e questa promessa del fratello , piena di lusinghe e di visioni straordinarie , si mischiò alle sue fantasticherie , intorno al mistero della creatura nata quella notte in casa , venuta non si sa di dove , come , né perché . Questa nascita , inoltre , portava un certo cambiamento di vita . Le due sorelle maggiori dovevano sistemarsi nella camera alta , per lasciare posto , nel letto di Nanna , a lei Cosima , e alla piccola Beppa che ancora dormiva nella culla in camera dei genitori . Beppa aveva circa tre anni , ma ne dimostrava di meno e ancora non parlava bene perché aveva la cartilagine sotto la lingua più corta del solito : e si parlava di fare un piccolo taglio per sciogliere la lingua dal suo impaccio . Ecco che anche lei fa comparsa in cucina , portata a mano dalla nonna . La nonna non viveva con loro ma aveva passato la notte in casa per assistere , lei , col solo aiuto di Nanna , la figlia partoriente . E tutto era andato bene , senza strepiti , senza disordine . Adesso la puerpera e la bambina riposavano , e anche il padre , che aveva vegliato tutta la notte leggendo o passeggiando silenzioso nella camera attigua a quella della moglie , s ' era addormentato su un vecchio sofà . La nonna invece non sentiva il bisogno di dormire , sebbene fosse una piccolissima donna fragile , quasi nana , con mani e piedi da bambina ; e anche gli occhi color nocciola , con lunghe ciglia nere , erano pieni d ' innocenza , come mai avessero veduto l ' ombra del male . Una cuffietta di panno nero le raccoglieva i capelli già bianchi , ma qualche ricciolo scappava sulla nuca e sulle orecchie , e le dava un ' aria sbarazzina . Le nipotine la consideravano come una loro eguale , mentre avevano suggezione della madre , e Cosima provava uno strano senso di sogno quando la vedeva comparire d ' improvviso . Ma più che di sogno era un senso fisico di ricordo inafferrabile , una lieve vertigine , come un baleno sanguigno , che più tardi ella si spiegò col crederlo un affiorare e subito di nuovo sommergersi di vita anteriore rimasta o rinata nel subcosciente . La nonna , poi , le ricordava , - ma questo un po ' volontariamente , - certe donnine favolose , o piccole fate , buone o cattive secondo l ' occasione , che la leggenda popolare affermava abitassero un tempo in piccole case di pietra , scavate nella roccia , specialmente negli altipiani granitici del luogo . E queste minuscole abitazioni preistoriche esistevano ed esistono ancora , monumenti megalitici che risalgono a epoche remote , chiamati appunto le Case delle piccole Fate . La nonnina prese il caffè , fece mangiare e poi lavò la piccola , e infine mandò la serva a fare la spesa : spesa presto fatta , poiché in casa c ' erano tutte le provviste , compreso il pane , e non si trattava che di comprare la carne per il brodo , o un po ' di pesce , se per caso raro venuto dalla spiaggia orientale dell ' isola . Cosima , con la sua scodella vuota , era incerta se seguire la serva nella breve uscita mattutina , o eseguire un suo progetto . Voleva penetrare nella camera della mamma e vedere la bambina ; profittò quindi del momento in cui la nonna attingeva l ' acqua dal pozzo , per infilarsi nelle scale silenziose . Dopo la prima rampata , tutta di scalini di granito , su un piccolo pianerottolo si apriva l ' uscio di una specie di dispensa , col pavimento di legno e il soffitto , come quello della cucina , di canne che formavano un graticcio solido e fresco . Di solito l ' uscio era chiuso a chiave : questa volta , nella confusione della notte , era stato lasciato aperto . E prima di proseguire verso la sua mèta , Cosima non esitò ad esplorare la grande stanza , che anch ' essa rappresentava per lei un ripostiglio di misteri . E ce n ' era ragione : poiché le cose e gli oggetti più disparati stavano raccolti là dentro , in una vaga luce che penetrava dallo sportello di una finestra tutta d ' un pezzo , aperto su un lontano sfondo di orizzonte montuoso . Mucchi di frumento , di orzo , di mandorle , di patate , occupavano gli angoli , mentre una tavola lunga era sovraccarica di lardo e di salumi , e intorno i cestini di asfodelo pieni di fave , fagiuoli , lenticchie e ceci , facevano corte agli orci di strutto , di conserve , di pomidori secchi e salati . Ma quello che più attirava la bramosia di Cosima erano alcuni grappoli d ' uva e di pere raggrinzite che ancora pendevano da una delle travi di sostegno del soffitto : un ' ape , o una vespa che fosse , vi ronzava intorno beata , mentre a lei non era permesso di toccare un acino : sapeva però che c ' era una canna , spaccata in cima , per staccare il giunco che legava i grappolo e tirarli giù in salvamento : la trovò , dietro l ' uscio , la sollevò come lo scaccino quando accende in alto le candele : l ' ape volò via , un grappolo fu afferrato , ma a metà discesa scappò dei denti della canna , cadde , si sciolse sul pavimento come una collana rotta . Sulle prime ella si sbigottì ; poi pensò che la mamma , la più severa della casa , non poteva accorgersi del piccolo disastro ; e con una pazienza di volontà che lei sola possedeva , raccolse uno per uno gli acini , li mise dentro il suo fazzoletto , fece sparire i raspi e il giunco , ripose la canna , e quando ogni traccia del danno scomparve , pensò che sarebbe anche lei stata buona , come sentiva raccontare dai servi quando ritornavano di campagna , a commettere un furto , un abigeato , e farne sparire le traccie in modo che nessuno avrebbe mai sospettato il vero colpevole . Queste fantasie barbariche non le mancavano nella mente ; ma erano gli stessi servi e gli altri paesani che frequentavano la casa , e spesso anche i borghesi , i parenti , gli amici del babbo , gli ospiti che venivano dai paesi dei monti e delle valli , a seminarle nei fanciulli curiosi e sensibili coi racconti delle avventure brigantesche che allora fiorivano come un residuo di imprese e di guerriglie medioevali , in un raggio di chilometri e chilometri intorno . Con questi fermenti , i ragazzi però venivano su anche coraggiosi , pronti a combattere coi malviventi , e le ragazza , anche se piccole , come Cosima , avevano già istinti di amazzoni . La educazione materna , tutta religione e austerità , smorzava fin che poteva la vivezza interiore dei figli ; e più ancora avrebbe fatto quella paterna , poiché il capo della famiglia , il signor Antonio , era l ' uomo più mite e giusto della regione : ma egli era troppo occupato nei suoi affari , spinto dal bisogno di assicurare una solida agiatezza ai figli , per potersi dedicare anche alla loro ricchezza spirituale . Li mandava a scuola , è vero , e in sua presenza essi , sia per rispetto e affetto naturali verso di lui , sia per ipocrisia , si mostravano buoni e beneducati . Cosima , poi , sentiva per lui un senso sconfinato di confidenza e qualche volta anche di ammirazione . Non si preoccupò , quindi , nel vederlo apparire in alto , sul pianerottolo del primo piano , mentre ella saliva il secondo rampante delle scale . Adesso gli scalini erano di lavagna , bene illuminati dalla finestra del pianerottolo : e questo era grande come una camera , con un armadio a muro ricoperto da una tendina di percalle , la macchina da cucire e alcune sedie ; e vi si aprivano gli usci della camera matrimoniale e di un ' altra che serviva anch ' essa per gli ospiti , quando erano più di uno , il che avveniva spesso . Da questa camera , che era la meglio arredata della casa , con due finestre , una sulla strada l ' altra sul cortile , il sofà e un tavolino rotondo intarsiato di legno bianco , usciva appunto in quel momento il signor Antonio , fermandosi ad origliare all ' uscio della moglie . Nell ' accorgersi della piccola Cosima le accennò di non far rumore : ed ella si fermò appoggiata alla parte della scala , intimidita ma non troppo . Il babbo era sopra di lei ; le sembrava alto , quasi gigantesco , mentre invece era piccolo e un po ' grasso . Ma se le gambe erano corte , il busto era forte , grande , e la testa grossa , calva , con una ghirlandina di ricciolo già grigi che dalle orecchie rosee pendeva intorno alla nuca possente . E anche il viso sembrava a Cosima il più straordinario di tutti quelli che conosceva : un viso in realtà pieno di carattere , con la fronte alta , il naso corto a scarpa , la bocca piccola e stretta fra il grande labbro superiore e il mento quadrato . Glabro ma sempre con un po ' di prepotente peluria sulle guancie larghe , aveva , quel viso semplice di paesano diventato borghese , i segni e i solchi di una intelligenza e di una saggezza non comuni ; e gli occhi grigi o azzurri o verdastri secondo la luce del momento , potevano essere quelli di un santo ma anche quelli di un guerriero . In quel momento erano azzurri , quasi riflettendo il colore del cielo sopra la finestra , e ammiccavano infantilmente verso la bambina appoggiata alla parete ; ma subito si fecero grigi , poiché nella camera si udiva un vagito . Allora accennò a Cosima di salire e aprì l ' uscio . La bambina si sentì battere il cuore . Come faceva il padre a indovinare il suo desiderio ? Si trovò nella camera , dietro di lui , e rivide le note cose : il letto grande con una sopracoperta di percalle a fiori , la consolle di noce , che era il mobile più elegante della casa , i quadri , il caminetto bianco : ma tutto le parve mutato , come se una luce di miracolo avesse dato alle cose un aspetto diverso , d ' incantamento , come quando si vedono riflesse nell ' acqua od anche sui vetro spalancati di una finestra ; e quel riverbero si spandeva da una fonte straordinaria : da un canestro di asfodelo , deposto sulla pietra del camino , e dove , fra cuscini e pannolini , era la neonata . Fasciata con le manine dentro , come allora si usava , aveva la testina coperta da una cuffietta di trina rosa ; e da questa cuffietta il viso rosso , gonfio , con la bocca già spalancata al pianto , dava l ' idea di un boccio che si spacca per fiorire . Per Cosima fu una delusione : poiché ella si era immaginata la nuova sorellina già tutta ricciuta , bionda e levigata come il bambino che nel quadro sopra il letto era tenuto in braccio da un bonario e rossastri san Giuseppe , e da qualunque parte lo si guardasse volgeva gli occhioni celesti come un pargolo vivo . La madre sonnecchiava : lei sola non era cambiata , col suo pallido viso dal naso un po ' aquilino , la bocca già appassita e i capelli già grigi : né giovane né vecchia , come la bambina l ' aveva sempre conosciuta ; né allegra né triste , quasi impassibile e quasi enigmatica . Quando al padre parve che Cosima avesse soddisfatto la sua curiosità , le accennò di andarsene ; ed ella se ne andò , ma profittando sempre dell ' occasione continuò ad esplorare la casa . Visitò la camera dall ' altro lato del pianerottolo ; passò il dito sugli intarsi del vecchio sofà le cui molle si erano abbassate . Le piacevano i mobili diversi dai soliti di casa ; e invero anche le sedie imbottite , di noce e di stoffa verdastra , che completavano l ' arredamento di quella camera quasi signorile , erano interessanti ; poiché il sedile era mobile e si poteva toglierlo dal fondo della sedia per spazzolarlo con comodo . Ecco che ella ne solleva uno piano piano , osservandone l ' imbottitura interna sostenuta da striscie di grossa tela ; e pensa che se avesse qualche cosa da nascondere , quello sarebbe il posto migliore . Nascondere ! Questa , anche , era una delle sue più segrete e forti aspirazioni , e questa , anche , si spiegò più tardi , collegandola all ' istinto degli avi che vivevano sulle montagne e nascondevano le loro cose per sottrarle alla rapina dei nemici . Poi ritornò sulla scala ; altre cose interessanti , per lei , erano una finestrina vuota aperta sulla parete interna fra una rampata e l ' altra , e , affaciandovisi , ella fantasticava un precipizio , una cascata di lava soffermatasi con quei gradini azzurrognolo ; e sopra tutto una finestra più grande , segnata ma non aperta sull ' alto della parere che finiva sul soffitto . Chi aveva segnato quell ' apertura che non si apriva , quel rettangolo scavato sul muro che , se sfondato , avrebbe lasciato vedere un grande orizzonte di cielo e di lontananza ? Forse era stato un capriccio del muratore , forse si pensava a una sopraelevazione della casa , cui sarebbe stata poi utile quell ' apertura : ad ogni modo , Cosima si incantava ogni volta a guardarla ; l ' apriva con la sua fantasia , e mai in vita sua vide un orizzonte più ampio e favoloso di quello che si immaginava nello sfondo di quel segno polveroso e pieno di ragnatele . Però , anche l ' armadio a muro del pianerottolo , era della stessa famiglia ; e poiché nella camera della madre s ' era di nuovo fatto silenzio , ella ridiscese cauta , e sollevò la tendina di percalle a fiori rossi e gialli . Tante cose straordinarie arricchivano le due mensole trasversali : a quella più alta Cosima non poteva arrivarci , e doveva allontanarsi di due passi per vederci bene ; ed era giusto che le cose lassù non dovessero toccarsi , come non si toccano i sacri oggetti dell ' altare . Con l ' altare la mensola aveva qualche rassomiglianza , coi quattro candelabri in fila , due di ottone , due di rame ; e in mezzo un vaso di vetro ; ma l ' oggetto più meraviglioso era un grande piatto di cristallo , finemente inciso come nel diamante appoggiato alla parete di fondo ; Cosima non ricordava di averlo mai veduto adoperare , e neppure aveva un ' idea dell ' uso che poteva farsene ; questo lo rendeva più raro , quasi misterioso : le pareva , vagamente , un simbolo , un piatto sacro , proveniente da antichi tesori , e magari una immagine del sole , della luna , dell ' ostensorio quando il sacerdote lo innalza e lo fa vedere alle folle adoranti . E lei lo adorava davvero quel piatto , alto , intoccabile ; lo adorava , - e questo anche lo capì molto più tardi , - perché rappresentava l ' arte e la bellezza . Nella mensola di sotto c ' erano stoviglie , ampolle , e alcune tazze per caffè , bellissime anch ' esse , dipinte di rose pallide e dorature delicate ; e i relativi cucchiaini di ottone , col manico lavorato ; fin qui il dito di Cosima poteva arrivare , ma solo il dito , per sfiorare una rosellina sul candore della porcellana , come si sfiora una rosa vera che è proibito di cogliere ; poi la tenda ricade , come un sipario , su quell ' altare , su quel giardino ; ed ella ritorna sulla scala , conta i gradini , è sull ' ultimo pianerottolo , quasi eguale a quello di sotto ; ma invece dell ' armadio a muro c ' è qui un ' altra comodità : due fornelli , caso mai si dovesse un giorno servirsi di quell ' ambiente per uso di cucina . E la piccola sognatrice pensa che un giorno dovrà anche lei sposarsi , come la madre , come le zie , e abitare lassù . E in quei fornelli manipolare i cibi per sé e la famiglia . Per adesso le due camere , a destra e a sinistra , coi pavimenti di legno quasi ancora grezzo , sono le più povere della casa ; con lettini di ferro , i paglierecci pieni di foglie crepitanti di granone , una tavola , alcune sedie . Ma in quella dei ragazzi esiste pure una grande ricchezza ; uno scaffale pieno di libri : libri vecchi e libri nuovi , alcuni di scuola , altri comprati da Santus nell ' unica libreria della piccola città . Cosima non sa ancora leggere , ma capisce le figure , e sebbene anche qui sia proibito di toccare , apre piano piano un grande libro di fogli grossi , anzi di cartoni color cilestrino , tutti segnati di punti gialli , ch ' ella sa che cosa sono : sono le stelle , nell ' atlante celeste . Dopo di che non le rimane che guardare dalle finestre aperte ; una sulla strada , l ' altra sullo spazio dell ' orto e poi su degli orti attigui , fin dove questi scendono alla valle invisibile , dalla quale si sollevano i monti : monti grigi vicini , con macchie di boschi , con profili marcati di roccie , con torri di granito : monti più lontani , di calcare azzurrognolo , quasi luminosi al sole di maggio ; e altri monti ancora , più alti , più azzurri , evanescenti , monti di leggenda e di sogno . La finestra che guarda è meno pittoresca , ma anch ' essa interessante e viva . Solo un breve marciapiede corre davanti la casa : il resto della strada è selciato di ciottoli , con una cunetta centrale per lo scolo dell ' acqua piovana . Le case sono abbastanza civili ; appartengono quasi tutte ai parenti del signor Antonio . Quella in fondo è del fratello prete , don Ignazio tabaccone e trasandato ; poi viene quella di zia Paolina , vedova benestante con figli pastori e agricoltore ; poi anche quella di zia Tonia , anche lei benestante , con un figlio che studia per droghiere . Il padre di questo ragazzo è morto , tuttavia zia Tonia non è vedova ; poiché ha preso un secondo marito , ma dopo un mese di matrimonio lo ha cacciato via di casa , e infine si è separata legalmente da lui ; è una donna simpatica , energica , intelligente , e le persone più gioviali del quartiere la visitano giornalmente nelle ore di riposo ; giocano a carte , discutono , combinano burle , mascherate di carnevale , tengono allegro tutto il vicinato . La casa più importante è però quella abitata dal canonico , di fronte : un vero fortilizio , con cortili e giardini interni , uno dei quali , quasi pensile , pieno di rose , di melograni , con un gelso alto carico di piccolo frutti violetti . Di là si stende un panorama di case e casupole che formano il quartiere più caratteristico e popolare della piccola città , e il campanile bianco della chiesa del Rosario emerge sopra i tetti bassi e scuri come un faro tra gli scogli . Adesso il signor Antonio è nella stanza al pianterreno , seduto allo scrittoio , e sbriga la sua corrispondenza , adoperando certi grandi fogli a quadretti che , scritta con la sua nitida e sobria calligrafia la lettera , egli piega in modo da formare una busta e questa ferma e sigilla con certe piccole ostie colorate che sono una delle altre attrazioni di Cosima . La corrispondenza riguarda quasi tutta affari abbastanza ingenti ; una delle lettere è indirizzata a uno spedizioniere della costa , che si occupa di caricare su un battello mercantile partite di carbone vegetale e di cenere spedite dal signor Antonio ; un ' altra per un proprietario che vuol vendere un bosco , appunto per il taglio da ridurre a carbone e cenere ; un ' altra ad un capomacchia dell ' Appennino pistoiese , che deve arrivare con un nucleo di operai sul posto , specializzati per la lavorazione delle carbonaie . Ma c ' è anche una lettera di amicizia , per il signor Francesco , possidente , di un paese distante cinque ore di viaggio a cavallo dalla piccola città . Da tanti anni il signor Antonio e il signor Francesco sono amici , anzi compari , poiché il secondo ha tenuto a battesimo la piccola Cosima ; adesso l ' amico gli scrive per annunziargli la nascita dell ' ultima bambina , e lo invita per la nuova festa battesimale . Poi cominciarono ad arrivare le visite . Dapprima fu don Sebastiano , il fratello della puerpera . In quel tempo i preti sceglievano la loro carriera per non saper che altro fare ; ma lo zio Sebastiano , sebbene di famiglia povera , aveva scelta la sua per vocazione sincera . Era un uomo intelligente e anche colto , che sapeva di lettere e di latino , tanto che una volta , essendo stato a Roma , con un sacerdote polacco che non conosceva l ' italiano si erano perfettamente intesi nella lingua di Cicerone . Al contrario dell ' altro prete di famiglia , don Ignazio , fratello del signor Antonio , egli amava la povertà , era di umore allegro , e l ' unica sua debolezza era di mandar giù , fin dalla mattina , bicchierini di acquavite e di vino buono . Fu Cosima a riceverlo , poiché il padre finiva le sue lettere : egli sedette a gambe aperte , nella stanza da pranzo , tirando su la sottana sui pantaloni neri sui quali pendevano due larghe tasche colme di carte , di libri e di altre cose ; mise il cappello sulla sedia accanto e il suo viso roseo e sodo , col naso corto , s ' illuminò di gioia quando la serva gli portò un calice di vino bianco . Anche la manina piccola gli si era avvicinata con confidenza , e tirava una di quelle tasche misteriose che attiravano a lui i fanciulli come comandava Gesù : anzi , la manina di lei s ' introdusse nella spaccatura di quella specie di bisaccia , e ne trasse un piccolo dolce schiacciato nel suo involucro di carta velina . Cosima volle sgridarla ; le diede un colpettino sulla mano , ma avrebbe voluto frugare anche lei , e più a fondo , nelle tasche dello zio . Egli lasciava fare , ridendo ; poi prese entrambe le bambine fra le sue gambe e le strinse piuttosto forte , mentre traeva dolci , frutta secche e giuggiole dalla profondità delle saccocce . Ne trasse anche due numeri della Unità cattolica , il giornale listato a nero per il lutto del perduto potere temporale del pontefice , e li porse al signor Antonio , entrato in qual momento . Era il solo giornale che essi leggevano , passandoselo uno con l ' altro ; e anche quella mattina discussero l ' articolo di fondo di don Margotti , e poi la critica acerba che si faceva alla moglie di un ministro del Governo usurpatore ; poiché la signora era intervenuta ad una festa da ballo con un vestito che si diceva costasse la favolosa somma di venti mila lire . Poi andarono tutti , comprese le bambine che si attaccavano alla sottana dello zio come a quella di una donna , a vedere la puerpera . Fu , quello , un inverno lungo e crudelissimo , quale mai non s ' era conosciuto . Prima venne una gran neve che seppellì i monti e i paesi ; davanti alla casa si alzò , in una notte , oltre un metro e si dovette praticare una scia , in mezzo , per poter passare senza affondarsi . I ragazzi , sulle prime , erano felici , specialmente quelli che avevano la scusa di non andare a scuola . Andrea fece nell ' orto una grande statua monumentale , con due castagne per pupille e un berretto di pelo in testa : Santus invece tentò di andare a scuola , ma dovette tornare indietro perché le Scuole erano in un antico Convento al limite estremo della cittadina e la neve era così alta che non ci si poteva arrivare . Allora lo studente si chiuse nella camera alta , con un freddo siberiano , e si mise a studiare . Quella che più si divertiva era Cosima . Per la prima volta vedeva la neve in tutta la sua terribile bellezza , e le cose le sembravano infinitamente grandi , trasformate in nuvole . Un altro spettacolo per lei meraviglioso era il fuoco . Tutti i camini erano accesi e anche il focolare centrale della cucina ; pareva che la fiamma scaturisse naturale dal pavimento , piegandosi di qua e di là curiosa e quasi desiderosa di staccarsi e correre intorno ; il fumo saliva verso il soffitto e verso ogni apertura , ma tornava indietro come respinto dal freddo di fuori , e allora si faceva dispettoso e annoiava la gente . Per fortuna un servo era tornato il giorno prima dal seminerio , cioè dai campi ove seminava il grano , e adesso , bloccato dalla neve , restava in casa e si rendeva utile in cento modi : spezzava la legna sotto la tettoia , badava al cavallo confinato nella stalla , al maiale e alle galline rattrappite dal freddo , attizzava il fuoco , attingeva l ' acqua dal pozzo , e infine andò anche in cerca di un po ' di carne per fare il brodo ai padroni . Le altre provviste erano tutte in casa , e non c ' era da aver paura anche se la neve durava per settimane intere . Verso sera infatti ricominciò a cadere , fitta e incessante ; furono chiuse e sprangate porte e finestre , quasi contro un nemico , e nel silenzio profondo le voci della casa vibrarono come in un rifugio di montagna . Nella stanza da pranzo , c ' era anche un braciere intorno al quale sedevano la madre e le bambine : Cosima cercò di prender posto fra le sorelle , ma le due , al solito , la respinsero e la punzecchiarono , nonostante i rimproveri della madre : paziente e silenziosa ella si ritrasse e se ne andò in cucina . Lì si stava forse meglio , sebbene il fumo continuasse a velare l ' ambiente . La serva sedeva davanti al camino e già sonnecchiava , mentre il servo stava lontano dal fuoco , poiché un uomo forte non ha e non deve avere freddo , e , per spirito d ' imitazione , Andrea gli sedeva accanto , entrambi su due seggioline basse . Cosima a sua volta sedette a fianco della serva e le posò la testa sul grembo un po ' grasso e tiepido . Il servo era un uomo dei paesi : si chiamava Proto ; basso e tozzo , con una gran barba rossiccia quadrata e gli occhi verdognoli , aveva un aspetto quasi fratesco ; e infatti era molto religioso e semplice , di una innata bontà francescana ; raccontava sempre storie di Santi , sebbene Andrea e la stessa Cosima preferissero leggende o racconti briganteschi : ma questi egli li lasciava all ' altro servo , che era amico dei latitanti ed anche dei banditi : per contentare i padroncini Proto sceglieva una via di mezzo e narrava certe lunghe favole che sembravano romanzi . - Questa , - diceva quella sera , - non è inventata : è proprio vera , ed è accaduta quando io ero bambino . Al mio paese l ' inverno è più lungo e rigido di questo , perché stiamo sui monti , e i pastori devono scendere con le greggie a svernare in pianura , le donne non escono mai di casa , i mufloni scendono dalle cime in cerca di cibo . - Anche i lupi ? - domanda Andrea . - No , lupi non ce ne sono . Siamo gente buona , noi , e anche le bestie sono buone . Non c ' è animale più dolce del muflone , che è una specie di capra selvatica , ma più bello e agile della capra ; e assolutamente innocuo . I cacciatori che lo prendono , e vengono anche molto di lontano per questo , sono più crudeli del più selvatico di essi . Una volta , dunque , uno di questi buoni animali , spinto dalla fame , scese fino all ' ultima casa del paese e vi si aggirò intorno tutta la notte . Ora dovete sapere che in quella casa viveva una fanciulla il cui fidanzato , ricco pastore di pecore , era un mese avanti partito per i pascoli del sud : ma durante il viaggio si era ammalato , di polmonite , e adesso giaceva in un paese lontano , mentre i suoi servi continuavano il viaggio col gregge . Il dolore più grave opprimeva la ragazza : avrebbe voluto raggiungere il fidanzato , ma i genitori non lo permettevano . Quindi piangeva sempre e alla notte non dormiva . Sentì dunque il lieve fruscìo che il muflone destava intorno alla casa . Sulle prime si spaventò , credendo fossero i ladri ; poi pensò che forse il fidanzato era morto e il suo spirito , ritornato nei luoghi della loro felicità , la cercasse . Allora si alzò e aprì la finestra . La notte era fredda , ma serena e senza neve . La luna illuminava la china del monte , che scendeva fino alla casa : e in quel chiarore la ragazza vide il muflone , che frugava qua e là in cerca di cibo : era una graziosa bestia , col pelo color rame lucidato dal freddo , gli occhi grandi e dolci scintillanti alla luna . Ella pensò : è certamente il suo spirito , che ha preso questa forma e viene a salutarmi prima di andarsene all ' altro mondo . Scese al pian terreno e socchiuse la porta : la bestia , però , fuggì . Allora lei si mise il cappuccio e andò verso una muriccia sotto la china del monte : il muflone non tornava , ed ella si persuase che non era lo spirito . Rientrò in casa , e mise fuori della porta un canestro con fieno ed orzo : e poco dopo sentì il ruminare del muflone affamato . La notte dopo fu la stessa cosa . La terza notte ella lasciò la porta aperta e mise il canestro sulla soglia . Seduta accanto al focolare , vide la bestia avanzarsi , tornare indietro , avanzarsi ancora e mangiare . Alla quarta notte mise il canestro nell ' interno della cucina , accanto alla porta spalancata : e la bestia si fece coraggio ed entrò . Così , un po ' alla volta , divennero amici ; ed ella si affezionò talmente al suo protetto , che provò quasi sollievo alla sua pena . Lo aspettava tutte le notti , come un innamorato , e se esso tardava s ' inquietava per lui . Non raccontava a nessuno l ' avventura , per timore che qualcuno molestasse la bestia : la raccontò solo al fidanzato , quando tornò , guarito , in primavera ; e Alessio , così si chiamava il giovine , divenne stranamente geloso . Ma il muflone , adesso , non scendeva più dai monti : non aveva più fame ; inoltre , nel tempo bello la gente stava fuori e poteva dargli la caccia . La fanciulla credette di non rivederlo più : si sposò in autunno ; e ai primi d ' inverno lo sposo dovette ripartire con la greggia , i servi , i cani . Ed ecco , la notte stessa , freddissima notte di gelo , il muflone ritornò : ella lo sentì battere le corna alla porta e scese ad aprire col cuore che le pulsava come per un appuntamento clandestino . La storia ricominciò : il muflone si aggirava famigliarmente nella cucina , come un cane , si avvicinava al fuoco ; e la sposa gli raccontava sottovoce tutte le sue vicende . Ella non era superstiziosa ; non credeva , come altre donne del paese , che gli spiriti e spesso anche gli uomini vivi si trasformino in bestie , specialmente di notte : ci aveva creduto un momento , al primo apparire del muflone , quando si sentiva infelice per la malattia del fidanzato ; ma adesso che era felice pensava che la bestia per sé stessa era una creatura straordinaria , sì , ma semplicemente bestia , che le voleva bene . E anche lei gliene voleva ; avrebbe voluto tenerselo in casa ; le dispiaceva però tenerlo prigioniero e così , dopo la solita visita , gli riapriva la porta . E adesso viene la cosa importante . Per Natale tornò lo sposo . Ella fu incerta se raccontargli o no la sua avventura : però non nascose una certa inquietudine , e , come nelle prime notti , mise il canestro col fieno e l ' orzo fuori della porta . Il mattino dopo lo trovò intatto : segno che la bestia non era venuta . E non tornò , per tutte le notti che lo sposo restò in paese . Allora un senso di superstizione riprese la giovine donna . Si , certo , il muflone doveva avere qualche cosa di umano : dimostrava troppa intelligenza per essere solamente un animale selvatico . D ' altra parte ella pensava che potevano averlo ucciso , e ne provava un vago dolore . Lo sposo se ne accorgeva , e non sapeva se riderne o irritarsi : poiché qualcuno gli aveva riferito che una voce correva in paese : cioè che la sposa , sebbene da così poche settimane maritata , apriva la notte la porta a un uomo misterioso , venuto di lontano , che correva in modo da non lasciarsi distinguere . Ed ecco il giovane marito riparte ; la casetta rimane di nuovo triste senza di lui ; il paese è coperto di neve . La sposa veglia ; aspetta il suo amico , ma senza troppa speranza di rivederlo . Invece il muflone , come avvertito da un istinto sovrannaturale , ritorna : ella lo accoglie tremante , lo nutre , lo accarezza , lo sente palpitare e ansare , quasi aspetta di sentirlo parlare . E osserva che la bestia , questa volta , non ha fretta di andarsene . E ancora ella è tentata di tenerselo in casa ; che male ci sarebbe ! Finalmente si decide a riaprire la porta , e l ' amico riparte : un minuto , e di dietro dalla muriccia bianca di neve parte un colpo di fucile : la bestia cade ; nel silenzio grande si sentono i cani abbaiare e qualche finestrina si apre : la sposa ha un presentimento ; aspetta che tutto sia di nuovo quieto ; esce ; al chiarore della neve si avanza fino alla muriccia e trova il muflone ucciso , con gli occhioni spalancati che brillano ancora di dolore . Ella lo coprì di neve , con le sue mani ; poi tutta la notte pianse . Non si accennò all ' avventura ; e quando le nevi si sciolsero e fu ritrovata la spoglia del muflone lo si credette morto di fame e di assideramento . Non se ne parlò più ; neppure col marito , quando egli fu di ritorno ; ma una cosa terribile accadde . In settembre nacque alla giovane sposa un bambino : era bello , coi capelli color rame e gli occhi grandi e dolci come quelli del muflone : ma era sordomuto . La storia piacque a Cosima . Col capo appoggiato al grembo della serva , credeva di sognare : vedeva il paese di Proto , con le case coperte di assi annerite dal tempo , e i monti scintillanti di neve e di luna ; ma sopra tutto le destava una impressione profonda , quasi fisica , il mistero della favola , quel silenzio finale , grave di cose davvero grandiose e terribili , il mito di una giustizia sovrannaturale , l ' eterna storia dell ' errore , del castigo , del dolore umano . La neve durò parecchi giorni ; più disastroso fu un periodo di pioggie torrenziali che per quattordici giorni diluviarono ininterrottamente , accompagnate da raffiche di scirocco quasi calde . Adesso il fumo non tentava neppure di uscire dalla cucina ; la pioggia penetrava dalle finestre , sgocciolava dai tetti ; una vera sorgente scaturì dalla cantina e il signor Antonio dovette in fretta far costruire dal fabbro - stagnaio un tubo di ferro e prendere due uomini per scaricare l ' acqua della cantina nella strada . Anche la strada era diventata un torrente ; l ' orto uno stagno : si aveva l ' impressione di essere in una barca che faceva acqua da tutte le parti . Poi le ragazze si ammalarono : anche Cosima si sentì stringere la gola , fu assalita da una febbre altissima e cominciò a sognare le cose più strane e spaventose . Giaceva nel letto della camera a pian terreno , e nei momenti di lucidità vedeva il viso pallido della madre piegarsi sul suo e ne provava un senso di frescura come se una ninfea umida la sfiorasse : ma un giorno , il giorno di Sant ' Antonio , grosse gocce di rugiada parvero cadere da quel fiore : era ardente , però , quella rugiada ; e Cosima ne sentì anche il sapore salato : il sapore del più grande dolore che possa colpire una donna . Venne una parente , per domandare come stavano le ragazze ; entrando , per non dimostrare inquietudine , domandò con voce allegra : - Oggi è la festa del padrone di casa : farete banchetto : dov ' è il porcellino di latte ? - Il porcellino per la festa è su , in camera delle bambine , - disse la madre , con voce rauca . E la parente andò a vedere : era morta Giovanna , la più bella di tutte le cinque sorelline . Dopo la morte di Giovanna , l ' umore della mamma cambiò . Era stata sempre seria ; adesso diveniva melanconica , taciturna , chiusa in un mondo tutto suo ; badava ai figli e alle cose domestiche , ma con una freddezza quasi meccanica , con scrupoli di un dovere dal quale non si aspetta nessun premio . Era giovane ancora , bella , ben fatta , sebbene di piccola statura ; ma a volte sembrava vecchia , piegata , stanca . Forse il mistero della sua tristezza derivava dal fatto ch ' ella si era sposata senza amore , ad un uomo di venti anni più vecchio di lei , che la circondava di cure , che viveva solo per lei e la famiglia , ma non poteva darle la soddisfazione e il piacere dei quali tutte le donne giovani hanno bisogno . Ed ella non poteva procurarseli fuori del recinto domestico : non poteva , per dovere innato . Aveva una volta amato ? Si diceva che , sì , prima di sposarsi , avesse corrisposto ad un giovine povero : nessuno sapeva però chi era , e forse neppure esisteva . Ci sono mole donne che vivono del ricordo di un amore fantastico ; e l ' amore vero è per esse un mistero grande e inafferrabile come quello della divinità . Inoltre la famiglia della mamma era tutta un po ' strana . Il padre , d ' origine straniera , chi diceva genovese , chi addirittura spagnuolo , aveva fatto un po ' tutti i mestieri : in ultimo , proprietario di una casa e di un piccolo podere nella valle , si era ritirato in questo , in una capanna , e viveva da eremita , coltivando la poca terra e allevando uccelli e gatti selvatici . Eppure i figli erano venuti su bene , perché la loro piccola madre li educava santamente : uno era prete , l ' altro segretario comunale in un paese del circondario : le figlie sposate : ma tutti avevano un carattere diverso da quello degli abitanti del luogo ; mattoidi , li chiamavano , questi altri abitanti beffardi e scrutatori , mentre i figli dell ' eremita erano distratti e sognatori e quando parlavano dicevano sempre parole di tagliente verità . Fra questa gente e in questo ambiente è cresciuta dunque la piccola Cosima : adesso ha sette anni e va anche lei a scuola , con la sorella maggiore che ripete la quarta elementare . Il viaggio , per arrivare al Convento che serve da scuola , è tutto avventuroso per lei : bisogna scendere per strade anguste male selciate , attraverso casette di povera gente , fino alla piazza , dove è il quartiere aristocratico , con case alte , balconi , tende inamidate alle finestre . Siedono per terra , in un lato della piazza , le erbivendole coi loro cestini di verdura : per lo più sono serve , che vendono i prodotti degli orti dei loro padroni , e raccontano i fatti di questi ; a volte c ' è anche un carro che viene dai paesi della costa , carico di pesce , o di cocomeri e di melloni ; allora è un accorrere di compratori golosi , e lo stesso signor Antonio , se gli capita , acquista un chilogramma di cefali o un popone fragrante e lo porta a casa dentro il fazzolettone a scacchi . Dalla piazza lo stradone provinciale , che attraversa il paese , prende il nome di Via Maggiore : c ' è un lungo palazzo signorile , che con le sue logge e i suoi cornicioni forma la meraviglia di Cosima ; c ' è , più giù , il caffè con le porte vetrate e , dentro , gli specchi e i divani , altra meraviglia di Cosima : e qua e là negozi e mercerie , botteghe di panno e botteghe di commestibili : ma quella che più interessa la nostra scolaretta è la libreria del signor Carlino , dove si vendono i quaderni , l ' inchiostro , i pennini ; tutte quelle cose magiche , insomma , con le quali si può tradurre in segni la parola , e più che la parola il pensiero dell ' uomo . Qualcuno di questi segni straordinarii Cosima lo sa già tracciare , perché lo zio Sebastiano glielo ha insegnato ; in modo che ella non va alla prima , ma addirittura alla seconda elementare . Il Convento ha due ingressi , uno per i maschi e l ' altro per le femmine : a questo si sale per una breve scaletta esterna , e si entra in un lungo corridoio chiaro e pulito sul quale si aprono le aule : piccole aule che sanno ancora di odore claustrale , con le finestre munite d ' inferriata , dalle quali però si vede il verde degli orti e si sente il fruscìo dei pioppi e delle canne della valle sottostante . Uccellini verdognoli si posano sui davanzali , le nuvole color di rame dei primi giorni di ottobre passano sul ciclo basso di un azzurro intenso eppure luminoso , e la voce della maestra risona nel silenzio come quella del mandriano che su una china alpestre richiama le caprette sbandate . E delle caprette dai grandi occhi liquidi di un colore azzurrognolo , le ragazzine , una quindicina in tutto , hanno la voglia di evadere dal recinto , ove si pascola l ' erba del sapere , per precipitarsi nei meandri della valle e arrampicarsi sui pioppi lungo il torrentello ancora asciutto . Sono quasi tutte ragazzine un po ' selvatiche , sebbene alcune , come Cosima , di famiglie benestanti e quasi signorili : le sue compagne di banco sono però figlie una di pastori , l ' altra di un fabbro che venuto da un paese lontano sulle prime dovette , per la sua grande povertà , prendere alloggio in una grotta poco distante dal paese , poi a poco a poco fece fortuna e adesso ha una bella casa e un ' officina che lavora giorno e notte . Anche la maestra non è del luogo ; anzi viene di molto lontano , d ' oltre mare , e la chiamano appunto la Continentale : è una donna ancora bella , coi capelli biondi crespi , ma irascibile e nervosa . Cosima sola ha da lei una accoglienza buona e gentile : la bambina però , istintiva , prova subito un senso di diffidenza per quella signora dalla voce grossa e gli occhi vuoti , e rimane ferma , rigida , al suo posto accanto alla finestra . Per nove mesi dell ' anno ella occupò quel posto , profittando delle lezioni più di ogni altra scolaretta ; era una delle più piccole , ma la più brava , e quando veniva l ' ispettore era sempre lei l ' interrogata . E faceva bella figura , sebbene l ' uomo , con una grossa testa carducciana , scuro il viso , le destasse un brivido di spavento : ma anche di ammirazione : poiché egli era l ' arca santa del sapere , colui che davvero poteva interpretare le carte scritte e le pagine stampate come i sacerdoti i libri sacri . E Cosima aveva una gran voglia di sapere : più che i giocattoli l ' attiravano i quaderni ; e la lavagna della classe , con quei segni bianchi che la maestra vi tracciava , e che aveva per lei il fascino di una finestra aperta sull ' azzurro scuro di una notte stellata . Fu promossa senza esame : la maestra le consegno una letterina per il signor Antonio , con la fausta notizia ; ed ella la portò a casa sventolandola ogni tanto come una bandiera di trionfo ; tanto che la sorella maggiore le dava , per il dispetto , pizzicotti e spintoni ; ma quando il padre aprì il messaggio rimase piuttosto freddo , ed anzi un sorriso sarcastico gli strinse le labbra sottili : poiché la signora maestra , il cui marito era un noto ubriacone , e anche lei , si diceva , non sdegnava qualche bicchierotto di vino buono , gli chiedeva denari in prestito . Questa fu una delle prime commediole tragiche della realtà che diede a Cosima una lezione pratica della vita . Gli altri anni di scuola passarono presto : tre in tutto , poiché la quarta classe fu ripetuta , ed ella ebbe facilmente il primo premio , consistente in un libro del Tommaseo con la copertina bianca fregiata di oro . Adesso aveva dieci anni , e la sua precocità gliene accresceva qualcun altro . Due bizzarre famiglie , disordinate e forestiere tutte e due , erano intanto venute ad abitare nel piccolo quartiere ; una era quella di un armaiolo , cacciatore infaticato , che quando era in casa faceva rintronare i dintorni con gli urli contro la moglie e le figlie giovinette . Da queste ragazze , che già avevano girato un bel po ' di mondo , Cosima apprese i misteri che fanno della donna e dell ' uomo un essere solo : non ne fu molto turbata , perché i suoi sensi erano chiusi ancora in un boccio che la vita castissima della sua famiglia non tendeva certo a far fiorire . Ma le cose , specialmente della natura , le apparvero già in un barlume nuovo , come di aurora che segue l ' incerto biancore dell ' alba . Ecco , più che le confidenze a bassa voce delle sue amichette straniere , la colpiscono i diversi profumi del piccolo orto ; quello dei gigli , sopra tutto , e delle rose ; ella chiude gli occhi nel piegare il viso sui fiori appena sbocciati , e quel misterioso senso subcosciente di una vita anteriore , che prova nel vedere la nonnina , la riprende più forte . Già ella ne capiva qualche cosa , e tentava di spiegarsela , vagamente , come si cerca d ' interpretare i sogni . Anche leggendo già di nascosto i libri del fratello maggiore , e quelli che esistevano in casa , pensava a una vita lontana , diversa dalla sua , e che pure le sembrava di aver un giorno conosciuto . Così , a quell ' età , lesse i primi romanzi : uno dei quali era I Martiri di Chateaubriand , che lasciò nella sua fantasia una traccia profonda . Non è detto però che anche nel suo ambiente la vita non cominciasse a mostrarle la faccia della realtà , e gli avvenimenti non prendessero , a volte , colori e movimenti insoliti . Uno dei fatti più impressionanti e dolorosi fu la scoperta fatta un giorno dal padre , di denari che mancavano dal suo cassetto chiuso a chiave . Egli non si ingannò un attimo solo : chiamò il figlio Andrea , che allora aveva sedici anni , e lo interrogò a lungo . Andrea era rimasto un ragazzo basso e robusto , senza voglia di studiare , e frequentava altri ragazzi di famiglie paesane , benestanti e prepotenti . Alcune donne di malaffare , appollaiate in certe casupole del quartiere di San Pietro , il più schiettamente popolare della cittadina , attiravano questi giovanetti esuberanti di vita e abbandonati a se stessi . Il signor Antonio , un po ' tardi , si avvedeva di aver dato anche lui troppa libertà al ragazzo , buono e generoso in fondo , ma con tutti gli istinti di una razza ancora primitiva . Un furore muto , alimentato di rimorso , di paura per l ' avvenire , di propositi di fermezza e di repressione ad ogni costo , lo sostenne nel lungo interrogatorio che fece ad Andrea . Il giovane negava di aver preso i denari : allora il padre lo perquisì ; gli trovò alcune monete e la chiave che apriva il cassetto . Andrea continuava a negare . Allora il signor Antonio prese una corda e la lanciò ad una trave della cucina : chiuse le porte e le finestre , mandò fuori le donne . Disse con calma : - Vedi , Andrea : io stesso farò giustizia immediatamente , se tu non riconosci la tua colpa . Ti impiccherò con le mie mani . E l ' altro confessò . Tutto parve cancellato : eppure un ' ombra rimase sopra la famiglia : poiché padre e figlio erano d ' improvviso apparsi in una luce di terrore e di morte . La madre si fece ancora più triste : Cosima si piegò come uno dei suoi gigli sciupati dal vento . Ma il giovane parve immediatamente emendarsi . Dichiarò che non voleva proseguire inutilmente gli studi , e desiderava lavorare . Allora il padre pensò di associarlo ai suoi affari : lo mandò a sorvegliare le lavorazioni di carbone e di cenere che aveva sui boschi della montagna , non solo , ma lo fece partire per un viaggio d ' istruzione commerciale , con lettere di presentazione e raccomandazioni ai suoi corrispondenti di Napoli e di Livorno . Anche Santus era fuori : già da due anni frequentava il liceo di Cagliari , e prometteva di diventare un bravo dottore in lettere o in medicina . Preferì quest ' ultima , pure non abbandonando i suoi studi e i suoi gusti letterari . Quando tornava per le vacanze era un ampio respiro di nuova vita che animava la casa . Portava libri e regali , ed era vestito con modesta ma accurata eleganza . Ed era bello , col viso fine che sembrava quello di una razza diversa dalla sua , i grandi occhi chiari , trasparenti di intelligenza e di bontà . Non parlava molto , ma parlava bene , e aveva già una cultura larga e profonda , aiutata da una memoria straordinaria . E quello che più stupiva in lui era la serietà , quasi l ' austerità dei costumi : non fumava , non beveva , non guardava le donne : studiava sempre , anche durante le vacanze . Qualche volta veniva a cercarlo un suo compagno di studi ; Antonino , si chiamava , un bellissimo giovane bruno dall ' aria un po ' beffarda , vestito inappuntabilmente alla moda di allora , - cappellino di paglia con nastro di tulle e veletta all ' estate , mantello azzurro d ' inverno , drappeggiato con eleganza dannunziana , - ( almeno così Antonino dava ad intendere , chiamando fraternamente col solo nome di Gabriele il giovanissimo poeta che aveva degnato di una sua visita il paese di Cosima ) . Anche lui , Antonino , apparteneva ad una famiglia mista , fra borghese e paesana : la madre e le sorelle vestivano in costume , mentre lui e i fratelli , tutti studenti , avevano quasi un ' aria aristocratica . Il padre , veramente , era esattore d ' imposte , un uomo rude , taciturno , poco pratico della lingua italiana ( come i maggiori signori del resto ) , di mirabile animo e nobiltà . Ben caratteristica era la loro abitazione , l ' ultima del paese , costituita da fabbricati bassi che davano su un cortile chiuso , e dove , oltre la loro famiglia , vivevano altri parenti , con numerosi ragazzi : una specie di clan , ma di gente incivilita , anzi , intelligentissima . I ragazzi studiavano tutti , ed erano caustici , osservatori , beffardi . Una bella vigna che guardava sulla valle e verso i monti a nord , in dolce pendìo , era attigua alla casa : più tardi il padre di Antonino costruì in un angolo di questa vigna una casina alta , dove lo studente , nelle poche settimane che rimaneva in paese , viveva come in una torre d ' avorio , studiando , o fingendo di studiare . Fu il primo , il lungo amore di Cosima . Quando egli veniva a cercare Santus , ella si nascondeva , presa dal terrore che egli potesse rivolgerle un semplice sguardo . Ma non c ' era pericolo : egli passava accanto a lei e alle altre ragazze anche maggiori e più belle ed esperte di lei , senza neppure vederle ; e se veniva a cercare Santus era perché con lui poteva parlare delle cose e delle persone conosciute nella città dei loro studi ; e perché Santus , poi , lo attirava con la sua singolare intelligenza e la sua originalità . Adesso , poi , il futuro medico , si dedica insolitamente ad altre cose all ' infuori dei suoi studi . Costruisce , per esempio , un pallone volante , come li chiamavano allora , e riesce a meraviglia : nessuno conosce il segreto del suo apparecchio ; ma è certo che il pallone , di carta - seta , per il cui finanziamento Santus è riuscito a farsi dare qualche sussidio dalla madre , un bel giorno sale dal cortile della casa , leggero e colorato come una grande bolla di sapone ; vola sopra il paese , richiamando l ' attenzione e l ' ammirazione di tutti , sparisce , non ritorna . Qualche giorno dopo si seppe che era sceso , senza incendiarsi , in un angolo della montagna . Alcuni piccoli pastori di capre lo avevano veduto librarsi sopra le roccie , illuminato dal tramonto , credendolo una cosa sovrannaturale , e , nel vederlo scendere , si erano inginocchiati presi da terrore superstizioso , gridando : “ È lo Spirito Santo , è lo Spirito Santo ” . Lusingato da questo successo , lo studente ne tentò un altro . Costruì una ruota pirotecnica , che doveva innalzarsi come il pallone e accendersi con fuochi artificiali di sorprendente effetto . Alcuni razzi di prova riuscirono bene : guizzarono in alto , una sera di agosto , si aprirono in meravigliosi getti di fiori incandescenti : ma quando si trattò di issare e far funzionare la ruota , questa s ' incendiò , con grande spavento della famiglia , e il giovine inventore ne ebbe una mano e un braccio gravemente ustionati . L ' insuccesso e il male lo avvilirono : dovette mettersi a letto , e per placargli le sofferenze e farlo dormire , il dottore gli ordinò una miscela alla quale era mescolato del cognac . Egli si addormentò ; ma come se gli avessero propinato una bevanda magica , si svegliò stordito , e quando le sofferenze della sua scottatura lo tormentavano , si preparava la bevanda e ricadeva in sopore . Il suo umore cambiò : divenne irascibile e pigro , trascurò i suoi libri , si assentò per intere giornate da casa senza dire dove andava . Solo la compagnia di Antonino pareva piacergli : si chiudevano per lunghe ore nella camera alta della casa , e se Cosima , con la forza della curiosità e della passione , riusciva a mettersi in ascolto nel pianerottolo li sentiva leggere ad alta voce e commentare e discutere di cose letterarie . Antonino recitava i versi ultimi del suo diletto poeta : una mattina la sua voce risonò più alta del solito , e nell ' umile sereno silenzio della piccola casa patriarcale , si diffuse come una musica che raccontava di città lontane , luminose di fontane , di statue , di giardini , popolate solo di amanti , di donne bellissime , di gente felice . Quante volte , in su ' mattini chiari e tiepidi io l ' aspetto ! Ella ancora ne ' l suo letto ride ai sogni mattutini . Su la piazza Barberini s ' apre il ciel , zaffiro schietto . Il Tritone del Bernini leva il candido suo getto . Intorno a quel tempo morì la nonnina . L ' estate era certamente stagione più felice . C ' erano giornate caldissime , ma era un caldo fermo , quasi lucido , e l ' azzurro del cielo , un po ' basso , sembrava quello dei quadri di Zuloaga . Qualche servo tornava dalla mietitura , abbrustolito come da un incendio , e si buttava , febbricitante di malaria , su una stuoia nell ' angolo della tettoia : in cambio le donne che , all ' ombra del cortile , spezzavano mucchi di mandorle che un incettatore veniva tutti gli anni a comprare , ridevano e cantavano stornelli paesani che facevano un contrasto ben curioso coi rondò preziosissimi recitati da Antonino nella camera di Santus . Erano gridi di passione , profonda e ardente come quel cielo sopra la terra bruciata dal sole : e chi , di quelle donne giovani e brune che non pensavano ad altro che all ' amore , si lamentava di “ vivere in mezzo alle spine , per un solo innamorato ” : chi diceva all ' amante : a cara bellu ja ses , traitore che a Zudas : “ bello di viso , traditore come Giuda ” ; chi invitava un altro a succhiarle il sangue vivo dal cuore ; qualche volta la voce di una donna disillusa si alzava però ad ammonire le appassionate , e allora il coro femminile taceva , con una pausa quasi spaventata . L ' ammonimento diceva : Su sordadu in sa gherra nan chi s ' est , olvidadu ; no s ' ammentat , de Deus . Torrat , su corpus meu , pustis chi es , sepultadu , a sett ' unzas de terra . Il soldato , nella guerra , - dicono che si è dimenticato , - non si ricorda di Dio . - Ritorna il corpo mio , - dopo che è seppellito , - a sette oncie di terra . Verso sera , andate via le donne , raccolte entro sacchi puliti le mandorle sgusciate , la serva , le ragazze , qualche volta la madre , sedevano al fresco del cortile , sotto le grandi stelle dell ' Orsa le cui ruote viaggiavano verso un paese di sogno . Il servo malarico , riavutosi alquanto , si sollevava e prendeva parte alle chiacchiere famigliari . Era un bel giovine , lontano parente del signor Antonio , olivastro e coi denti bianchissimi : pareva un etiope , ed anche il suo modo di pensare aveva un colore barbarico . Parlava sempre di banditi e delle loro imprese brigantesche . Bisogna dire che , in quel tempo , il banditismo locale aveva ancora un carattere quasi epico . Odî di famiglia , sete di vendetta , pregiudizî di onore erano per lo più l ' origine di questi episodî di sangue che funestavano la vita del paese e di intere contrade . Il giovane servo , poi , abbelliva le avventure dei banditi con la sua fantasia , e lui stesso si lasciava travolgere da una suggestione malefica che lo spingeva a farneticare sogni di libertà , di imprese ove , più che altro , il ribelle alle leggi sociali , ha modo di spiegare il suo coraggio , la sua abilità , la sua forza d ' animo , il disprezzo per il pericolo e la morte . Era , infine , una specie di anarchico , che non potendo eguagliare la sorte degli uomini liberi e svincolarsi dal suo destino di servo , intendeva distruggere il bene degli altri e crearsi una potenza , una regola di vita diversa da quella usuale . In quel tempo , specialmente una banda di uomini armati di tutto punto , decisi a tutto , protetti anche , o per amicizia , o per complicità , o per paura , da una vasta rete di favoreggiatori , infieriva nel Circondario . I capi erano due fratelli , giovanissimi , terribili , si diceva anche feroci : la radice del loro odio contro la società era una ingiustizia da loro subita , una condanna per un reato del quale erano innocenti : condanna alla quale d ' altronde sfuggivano con la loro latitanza . Bisogna dire però che , o per istinto , o esasperati dalla loro mala sorte , non rispettavano la roba altrui ; così che in pochi anni s ' erano fatti un patrimonio : possedevano terre , case , bestiame , servi e pastori . Un giorno , durante quell ' ultima estate , una giovane donna , quasi fanciulla , si presentò di mattina nella casa del signor Antonio e chiese di parlargli . Egli la ricevette nella stanza dove sbrigava i suoi affari , e le domandò benevolmente che cosa desiderava . Ella era vestita in costume : aveva un viso pallido e fine , con due grandi ; occhi neri sormontati da sopracciglia foltissime , rivelatrici di un carattere forte . Disse , con una certa umiltà : - Lei possiede , sul Monte Orthobene , un bosco di lecci , che tutti gli anni affitta per il pascolo delle ghiande ai porci . Si vorrebbe averlo noi in affitto , questa prossima stagione . - È già affittato - dice il signor Antonio ; - per tre anni lo ha esclusivamente il proprietario di bestiame Elias Porcu . - Elias lo cederà volentieri , se vossignoria lo permette . - Non credo possa cederlo volentieri : ne ha bisogno assoluto . - Se vossignoria glielo impone , Elias lo cederà immediatamente . Calmo e fermo , col piccolo pugno bianco sul tavolo , l ' uomo replica : - Io non ho mai imposto a nessuno cosa che non fosse giusta . - Ma anche adesso sarebbe una cosa giusta . Poiché i miei fratelli hanno bisogno , per il loro branco di suini , di un pascolo di ghiande ; e tutti i proprietari dicono di averli già affittati , mentre non è vero . - Io non so quello che possono dire gli altri proprietari ; ciò che so è che il mio bosco è già affittato : e basta ! - concluse , sollevando il pugno ; ma subito lo riposò sul tavolo senza picchiarvi sopra : i suoi occhi però avevano preso la luce argentea e lucente dell ' acciaio affilato . La ragazza non cedeva : anche i suoi occhi brillarono , tuttavia cupi sotto le tempestose sopracciglia . - Vossignoria sa chi sono i miei fratelli ? - E poiché l ' altro non dimostrava curiosità , aggiunse con fierezza , quasi vantasse una parentela di eroi : - Sono i fratelli ... - e pronunziò un nome . - I banditi . Allora il signor Antonio sorrise . - Fossero pure i sette fratelli della favola , i banditi che diedero il loro nome ai monti sui quali si nascondevano , io non manco di impegno con Elias Porcu . E basta ! - ripeté ; e questa volta batté il pugno , come quando sigillava una lettera con le ostie colorate . La ragazza si alzò : non proferì una minaccia , ma se ne andò senza salutare . Il signor Antonio non disse nulla in famiglia , sebbene tutti si fossero accorti della visita e ne provassero inquietudine . E un fatto strano accadde la sera stessa , a ora tarda , quando tutti erano già a letto , e solo il padrone vegliava ancora nella stanza da pranzo , leggendo un numero arretrato della sua prediletta nerolistata Unità cattolica . D ' un tratto qualcuno bussò lievemente alla porta . Il signor Antonio aprì , e neppure per un attimo si illuse sullo scopo di quella visita insolita . La strada era buia , ma al chiarore che , per il corridoio d ' ingresso , arrivava alla porta , egli vide , nel vano di questa , come in un quadro a fondo scuro , una figura gigantesca , con un ruvido costume nero dalle brache giallastre , che aveva qualche cosa di demoniaco . Il viso color bronzo era circondato da una barba a collare , di un nero corvino , che lasciava scoperte le grosse labbra sanguigne : gli occhi , con le sopracciglia come quelle della sorella dei banditi , ma esageratamente più abbondanti , avevano la pupilla grande e la sclerotica azzurra . “ Sono perduto ” , pensò il signor Antonio , ma non finse neppure di sorridere per nascondere la sua forza . Fece entrare l ' uomo , e notò che costui , nonostante la mole massiccia della sua persona , camminava silenzioso e leggero come un daino : aveva ai grandi piedi calzari di pelle grezza , allacciati sotto le uose di orbace : calzari da uomo che usa correre furtivo e allontanarsi in poche ore dal luogo del suo misfatto , in modo da procurarsi un infallibile alibi . “ Questo , stanotte mi strozza ” , pensa il signor Antonio ; tuttavia lo fa entrare nella stanza ospitale , gli assegna il posto d ' onore davanti alla tavola , ma non si affretta a offrirgli da bere per dimostrargli la sua sicurezza . Anche prima di essere interrogato , l ' uomo comincia a parlare : la sua voce e bassa e quieta ; la parola lenta , prudente . E subito il signor Antonio respira : poiché tutto nell ' uomo , anche l ' occhio , può mentire : mai la voce , anche se egli cerchi di mascherarla . E la voce di quell ' uomo che pareva un ciclope venuto giù dai monti pietrosi per abbattere qualche cosa che non gli andava a genio , era quella di un saggio . L ' argomento era quello : l ' affitto del bosco ghiandifero ai banditi . Egli non disse che era un loro favoreggiatore , anzi un loro complice , ancora a piede libero perché troppo furbo e prudente per lasciarsi scoprire ; narrò che era un loro amico , perché i disgraziati erano pur degni di avere amici , fra tanti nemici che li perseguitavano come i cacciatori i cinghiali , colpevoli solo della loro fiera indipendenza : questi nemici arrivavano al punto di impedire ai due fratelli di far pascolare le loro greggie e i loro branchi di porci in terre di cristiani : onde il signor Antonio era pregato di aver compassione delle bestie e dei loro padroni . - Questo è il denaro : due , trecento scudi ; quello che vuole , signor Antonio . Trasse dal petto un portafogli legato con una correggia , e fece atto di toglierne il denaro : la mano bianca dell ' altro fermò la sua , e non se ne staccò , mentre gli occhi chiari del galantuomo cercavano di penetrare in quelli scuri del colosso come un fanciullo fiducioso che si avanza in un bosco spinoso certo di trovarci un sentiero . Disse : - Amico , voi sapete che la cosa è impossibile . Quel contatto , quello sguardo , sopra tutto la parola “ amico ” pronunziata in quel modo e in quel momento , operarono , come l ' uomo ebbe a dire più tardi , un vero miracolo . Egli rimise il portafogli , ma insisté nella sua richiesta , calcando , forse con sincerità da parte sua , sul bisogno assoluto che i fratelli S . avevano di protezione e di soccorso da parte delle buone persone che conoscevano le loro disavventure . - L ' unico soccorso che io posso suggerire ai due sviati , è che si costituiscano subito alle autorità , - disse il signor Antonio : - prima che sia tardi per loro , ed anche per i loro amici . L ' uomo ha un sogghigno : il suo viso rassomiglia proprio , in quel momento , a quello del diavolo . Ma l ' altro continua : - Noi un giorno ci rivedremo ; e allora mi darete ragione . Quei due giovani sono come due pietruzze staccatesi dalla cima di una roccia : cadono , ne travolgono altre , precipitano sulla china , diventano una valanga , finiscono nell ' abisso . - Certo , se nessuno li aiuta , - brontola il gigante . - È facile parlare così , seduti davanti a una tavola tranquilla , col foglio in mano . Bisogna però trovarsi nel loro covo , nelle loro difficoltà , per pensare in altro modo . E bisognerebbe parlare con loro , non coi loro ambasciatori . - Io sono disposto a parlare con loro , e convincerli a cambiare strada . Procuratemi un abboccamento , dove e quando essi vogliono ; parlerò ai due disgraziati ragazzi come fossi il padre loro . Pensando forse che essi invece , noti anche per la loro loquela impetuosa e appassionata , avrebbero convinto lui , procurandosi in tal modo un nuovo amico e “ protettore ” potente per la sua sola bontà e la fama della sua rettitudine , l ' uomo della montagna si animò insolitamente . Accettò il bicchiere di vino che l ' ospite gli offriva , e sene andò silenzioso , dopo aver promesso di tornare . Tornò , infatti , ma per il colloquio coi S . non si poté concludere nulla . I banditi erano diffidenti , e i discorsi romantici del signor Antonio li facevano ridere . Costituirsi ? Può un guerriero barbaro , che difende la sua libertà e la sua sanguigna fame di vivere , darsi prigioniero al nemico ? Eppure la profezia del signor Antonio si avverò . Di delitto in delitto , di rapina in rapina , essi e la loro banda precipitarono in un abisso . Fra gli illusi da loro travolti , vi fu anche , con dolore del signor Antonio , e di tutta la famiglia , anche il giovane servo , malarico e visionario , Juanniccu , che , senza aver commesso la più lieve colpa , solo per spirito di avventura , si unì negli ultimi tempi alla banda e fu con loro preso . In compenso l ' uomo della montagna tornò spesso dal signor Antonio , e diventò il suo “ pastore porcaro ” . Per lunghi anni fu uno dei dipendenti più fedeli e affezionati al signor Antonio . E confessò che quella notte era venuto con la sinistra intenzione di sopprimerlo , se non si piegava ai voleri dei malvagi . Giusto e buono era il signor Antonio , e tutti lo amavano . Esercitava , senza volerlo , senza accorgersene , un fascino benefico su tutti quelli che lo avvicinavano . Eppure la sua parola era semplice , disadorna ; ma il suono della sua voce che saliva profondo dall ' anima tutta fatta di verità e d ' indulgenza , era come una musica che esprimeva l ' inesprimibile . Del resto egli aveva una certa cultura , ed era , in fondo , un poeta . Aveva studiato a Cagliari , quando ancora si viaggiava da una città all ' altra a cavallo , e aveva portato i suoi libri e le sue provviste entro le bisaccie , come un pastore o un contadino che va a seminare il grano in luoghi lontani . Aveva studiato ciò che in quel tempo si chiamava Rettorica , o preso il diploma di procuratore . A dire il vero non esercitava questa nobile professione , ma molti ricorrevano a lui per consigli e consultazioni legali , profondamente persuasi della sua saggezza e sopra tutto della sua rettitudine . Il commercio lo aveva quasi arricchito . Ma , come un umanista primitivo , egli coltivava anche gli studi poetici : le sue poesie erano dialettali , tuttavia in una forma che si avvicinava alla lingua italiana . Bravo anche come poeta estemporaneo , raccoglieva a volte intorno a sé altri campioni famosi in quelle gare , e competeva coi più bravi e inspirati . E aveva iniziative geniali , anche come proprietario e come agricoltore . Tentò piantagioni di agrumi , di sommaco , di barbabietole : l ' aridità della terra rocciosa , bruciata da lunghe siccità , frustrò i suoi tentativi . Impiantò anche una piccola tipografia e stampò a sue spese un giornaletto , e le poesie sue e dei suoi amici : fallimento completo anche questo . Nelle ore di riposo , alla bella stagione , sedeva all ' ombra della casa , davanti alla porta , leggendo i giornali . Tutti quelli che passavano lo salutavano o si fermavano addirittura a conversare con lui . E se passava una donna bisognosa , egli traeva in silenzio dal taschino una moneta e gliela porgeva , accennandole , col dito sulla bocca , di non fiatare . Così , tutti si allontanavano consolati . Oltre ad Antonino , frequentava la casa un altro giovanissimo studente , già compagno di scuola di Andrea . Era un ragazzo smilzo , dal profilo rapace , gli occhi inquieti e diffidenti , orgoglioso e ambizioso , e di una serietà insolita alla sua età . Ma anche lui apparteneva ad una famiglia mista , che non era borghese ma neppure esclusivamente paesana , che anzi vantava essere di pura e antica razza locale : abitavano in una casa buia , in fondo a un cortile chiuso , quasi murato come una prigione ; e tutti della famiglia , il padre alto e già quasi vecchio , i fratelli , le sorelle , delle quali una bellissima e con rari occhi celesti , erano di una rigidità quasi tragica . Scarso il patrimonio , tanto che quando si trattò di mandare il ragazzo a studiare a Cagliari , si dovette fare sacrifici . Ma Gioanmario , lo studente , dava buone promesse . Durante quelle ultime vacanze , mentre si preparava a partire , le sue visite diventarono più frequenti . Tutte le sere cercava di Andrea , pur sapendo che l ' amico non era in casa , e coglieva tutte le scuse per attardarsi con le ragazze . I suoi discorsi le interessavano : per lo più egli riportava le notizie del paese , i pettegolezzi , le storielle di innocenti amori fra studenti e fanciulle del luogo : Cosima e sopra tutto Enza lo ascoltavano incantate . Enza era già quasi una signorina , un po ' strana , a volte taciturna a volte di una allegria insolente e isterica . Non si tardò ad accorgersi che lei e Gioanmario si erano stretti con un legame d ' amore ; trovarono il modo di vedersi in segreto e l ' opposizione della famiglia di lei , che sperava in un matrimonio più sollecito e solido , aumentò la loro passione . Fu una vera passione , alimentata dal carattere quasi violento dei due ragazzi . Gioanmario si mise a studiare con dura tenacia , e in soli due anni superò gli esami del liceo , inscrivendosi poi alla facoltà di legge . Ma lo studio , le privazioni , l ' orgoglio punto dalla persistente ostilità della famiglia di Enza , lo rendevano cupo e nervoso . A volte i suoi occhi erano venati di rosso , e la voce aspra , le parole amare . Vennero però tristi giorni anche per la famiglia di Cosima : Andrea non andava bene : si diceva che già avesse un figlio , da una bella ragazza del popolo , e che giocasse coi suoi amici scapestrati . Invano il signor Antonio cercava di richiamarlo sulla buona strada : lo mandava a sorvegliare i lavori delle carbonaie , a vigilare i poderi . Andrea obbediva ; era , come si disse , buono e molto generoso , ma anche lui trascinato da istinti di razza , sensuale e impulsivo . E anche l ' altro , il maggiore , si era , dopo la disgrazia dei fuochi artificiali , come incrinato . Incrinato : come s ' incrina ad un urto una tazza di cristallo , un vaso di porcellana . Continuava i suoi studi , all ' Università di Cagliari , mentre Antonino aveva ottenuto , poiché la sua famiglia ne aveva a sufficienza i mezzi , di andare a Roma . Forse anche la lontananza dell ' amico fu per Santus dannosa : egli cominciò a frequentare compagni meno intelligenti e fini , e a domandare denari più del necessario . Anche di lui si seppe che studiava sempre meno , e che beveva . Questo fu un grave dispiacere per tutti . Il signor Antonio divenne pensieroso ; la madre sempre più taciturna e melanconica . Che fare ? La vita segue il suo corso fluviale , inesorabile : vi sono tempi di calma e tempi torbidi , a cui nulla può mettere riparo : e invano si tenta di arginarla , di opporsi anche di traverso nella corrente per impedire che altri venga travolto . Forze occulte . Fatali , spingono l ' uomo al bene o al male ; la natura stessa , che sembra perfetta , è sconvolta dalle violenze di una sorte ineluttabile . Il signor Antonio , e più di lui la signora Francesca , si piegavano sulla china che pareva franasse sotto i piedi dei loro figliuoli : si rimproveravano , ciascuno però per conto proprio , di non aver saputo creare , con l ' educazione , l ' energia , la costanza , il sacrificio di tutte le ore , un terreno più solido e sicuro per il cammino dei loro figli : il signor Antonio aveva loro comprato terreni e greggi , la signora Francesca aveva per loro risparmiato anche il centesimo : che valeva ? Anzi valeva forse dannosamente , perché , senza il benessere e l ' avvenire assicurato , i ragazzi sarebbero stati costretti a lavorare e crearsi da loro una posizione . Fantasie , forse , anche queste : poiché c ' erano intorno esempi di gente povera , o mediocre , che tuttavia era spinta da un destino di dolore e di colpa , molto più triste di quello dei fratelli di Cosima . Se n ' era avuto un caso nel disgraziato Juanniccu . E un altro caso anche più doloroso colpì un cugino , figlio di una sorella del signor Antonio , severa e intelligentissima donna , rimasta vedova in giovine età con parecchi figli da allevare : possedeva , è vero , una certa sostanza , e non le mancava l ' aiuto dell ' altro fratello sacerdote che conviveva con lei ; ma era una donna litigiosa , che per motivi da nulla intentava causa ai suoi vicini e confinanti di terra e di domicilio , e si faceva mangiare buona parte delle sue entrate dagli avvocati e dalle spese di giustizia . Da piccoli proprietari che erano , i figli custodivano personalmente il loro patrimonio ; ma il cugino era sanguigno , ambizioso e violento , e cominciò con l ' appropriarsi di qualche capo di bestiame per aumentare il suo gregge . Scoperto , fu punito . Aveva venticinque anni : era bello , alto , robusto ; in guerra sarebbe stato un ottimo condottiero . Ma la vita , l ' ambiente , il destino , erano così . E anche nella casa di Cosima s ' era introdotto il male , subdolo , velenoso , forse inevitabile , come tutti i mali del mondo . Anche Andrea fu trascinato , una notte , ad una impresa di quelle che certi giovani facevano più per spacconeria che per malvagità . Rubarono galline : ma furono anch ' essi presi . Un lutto più che mortale ottenebrò la famiglia del signor Antonio : egli si accorò talmente che , fatto ogni più grave sforzo per salvare il figliuolo , si accasciò e si ammalò . Furono mesi e mesi di dolore rodente , quasi di disperazione . Finché l ' uomo buono , l ' uomo saggio e giusto , cadde , e la famiglia rimase come l ' umile erba tremante all ' ombra della quercia fulminata . E poiché la famiglia era in questo cerchio d ' ombra , restava rassegnata , in attesa di vederla un giorno diradare . Con la morte del padre , Andrea parve metter giudizio ; prese lui ad amministrare il patrimonio rimasto ancora in comune ; ma ne profittava largamente , in modo che rimaneva appena il tanto per aiutare negli studi l ' altro fratello , e per pagare le tasse . La madre si lamentava sempre , per queste tasse , e se ne preoccupava tanto da non dormire la notte . Per fortuna nella casa c ' era ogni provvista , e le ragazze si contentavano di nulla . Il lutto per il padre fu lungo : per mesi interi le finestre rimasero chiuse e nessuna delle donne , tranne la serva , metteva il piede fuori della porta : ma Enza si consolava scrivendo lettere interminabili al suo Gioanmario e le tre piccole , intelligentissime , leggevano sempre , chiacchierando e anche discutendo fra di loro , in perfetto accordo . Chi non andava bene era Santus . La morte del padre , invece di richiamarlo in sé , parve sprofondarlo di più nella china abissale dove di giorno in giorno precipitava . Studiò fino ad arrivare al quarto anno di medicina : ma beveva . Durante le ultime vacanze fu trascurato anche da Antonino , che non andò più a cercarlo : né lui parve preoccuparsene , chiuso sempre in una sua indifferenza da animale malato . Se ne stava nella sua camera , chiuso a chiave , - poiché Andrea s ' era stabilito in quella che doveva funzionare da salotto , - e non usciva se non per andare a cercare da bere . Del resto era innocuo ; non molestava nessuno ; nelle ore buone scendeva in cortile e fabbricava giocattoli con la ferula , per i bambini del vicinato ; tutti gli volevano bene , ma la sua ombra gravava intorno e accresceva il lutto della madre e delle sorelle . Dopo quelle ultime vacanze , verso ottobre , parve svegliarsi dal suo malefico incantesimo ; preparò i suoi libri , disse che avrebbe fatto ogni sforzo per compiere entro l ' anno scolastico il resto degli studi e laurearsi . L ' arcobaleno della speranza illuminò il grigio orizzonte della famiglia : fu raccolto il gruzzolo necessario per fa sua partenza , e la madre , anzi , gli diede i pochi risparmi che teneva nascosti per riserva , in caso di bisogni impreveduti . Fu una festa , la partenza di lui , e anche un senso di liberazione per la casa ; alla sua camera fu data aria , come a quella di uno che è morto o guarito dopo lunga malattia , e finalmente fu vista la madre sorridere e prender parte alle conversazioni animate delle ragazze . Sei notti dopo la partenza di Santus , fu sentito , sul tardi , qualcuno bussare replicatamente alla porta . Dopo mezzo secolo di vita , Cosima ricorda ancora quel picchiare come di tamburo che annunzia una disgrazia : lo sente ancora rimbombare dentro il suo cuore ; è il suono più terribile che abbia mai udito , più funebre di quello che annunzia la morte , più del suono della campana che chiama a spegnere un incendio . La buona serva si alza ; ma prima di aprire ascolta , con ansia paurosa . Chi può essere ? Un bandito , un ladro , un uomo della giustizia ? Anche un fantasma può essere , un morto che passa nella strada e bussa alle porte per avvertire i viventi che l ' inferno li aspetta . Era qualche cosa di peggio ancora : un morto vivente che annunziava l ' inferno , sì , ma prima della morte , nella vita stessa . Era Santus , con gli occhi azzurri velati , la lingua legata . Per misurare la gravità di queste disgrazie bisogna considerare anche l ' intransigenza malevola dell ' ambiente dove si svolgevano . Tutti si conoscevano , nella piccola città , tutti si giudicavano severamente , e quelli che meno avrebbero dovuto scagliare la prima pietra erano i più inesorabili . Quando si seppe del ritorno e della perdizione di Santus , fu un lungo compiacersi e sogghignare , fra i conoscenti della famiglia ; e i più cattivi erano i parenti . C ' erano due cugine della signora Francesca , due vecchie zitelle che facevano pensione a un canonico , - questo veramente santo , - e stavano sempre in chiesa . Ogni tanto si presentavano nella casa di Cosima , rigide e composte , dure come due mummie ; non parlavano molto , ma ogni loro parola era una frecciata : e di tutto , anche quando le cose andavano egregiamente , trovavano da ridire , persino se le ragazze avevano un abituccio nuovo , o si ornavano di un nastro economico ritagliato magari da un fazzoletto di seta logoro . Piombarono in casa il giorno dopo del ritorno di Santus , e fecero piangere la signora Francesca , addossandole tutta la colpa del disordine famigliare . Tutto , intorno , per loro , era una tragedia ; e lo era , sì , ma forse , almeno per le ragazze , non irreparabile . Irreparabile lo era per le due vecchie zitelle , che , istintivamente , senza precisa cattiveria , riversavano sul destino degli altri il proprio squilibrio . Una carica particolare , quasi non bastasse la prima , fu fatta contro Enza , della quale si conoscevano gli amori segreti e palesi con Gioanmario : per le due acri e sterili zie , che mai avevano conosciuto l ' amore , il romanzo innocente e in fondo melanconico dei due giovani innamorati era tragico e terribile quasi come quello di Isotta la bionda e Tristano , o di Paolo e Francesca . Predissero le cose più sinistre per l ' immorale e sfrontata ragazza , mormorarono che per causa di lei la famiglia e l ' intero parentado erano scherniti e disprezzati da tutta la gente benpensante , e che il disonore ricadeva anche sulle sorelle che mai avrebbero trovato marito . La madre piangeva : che altro poteva fare ? E , certo , neppure lei era contenta per la storia di Enza , sebbene , dopo le ultime disgrazie famigliari , la sua ostilità verso Gioanmario fosse diminuita , e pensasse che un uomo ordinato ed energico , in casa , sarebbe stato di grande aiuto : ma non rispondeva alle insinuazioni vituperose delle cugine , e tale sua quasi accondiscendenza fu quella che più esasperò Enza , la quale naturalmente origliava all ' uscio . D ' un tratto si sentirono alte grida ululanti , e il tonfo d ' un corpo che cade . Era lei , l ' infelice ragazza , presa da un attacco isterico , quasi epilettico . Allora la madre si sollevò , come la cerbiatta alla quale vien ferito il figlio , e trovò l ' energia di cacciar via le donne e di sollevare e confortare la sua bambina . Poiché tutti i figli , per lei , compreso il più traviato , anzi lui forse più degli altri , erano ancora deboli creature che il Signore avrebbe fatto crescere e rinsavire . Il risultato fu che Gioanmario fu riconosciuto come fidanzato di Enza , e si fissarono le nozze per l ' estate seguente , appena egli si fosse laureato . Nozze umili e quasi tristi ; non quali il padre aveva sognate e preparate per le sue figliuole . Ai due giovani sposi fu assegnata una modesta rendita , e concessa per abitazione una vecchia casa che la famiglia possedeva in un quartiere eccentrico della cittadina . Ma era una casa troppo grande , con una scala erta , le camere vaste dai pavimenti di legno , le finestre piccole , le pareti imbiancate con la calce ; Enza ci si immelanconì e si strapazzò a pulirla e renderla abitabile , aiutata solo da una donna a mezzo servizio . Presto cominciarono i guai . Gioanmario , entrato nello studio di un avvocato , vi rimaneva tutto il giorno , e ancora senza compenso . Il dover vivere con la piccola rendita della moglie lo umiliava e lo esasperava . Provocato dal malumore di lei cominciò a rinfacciarle la fretta di essersi voluta sposare : ella rispondeva aspra : litigi violenti scoppiavano fra di loro , seguiti da riconciliazioni che duravano poco , da fughe di lui che rimaneva assente il più possibile . Una triste mattina , la donna che andava da loro per i servizi , corse spaventata a casa dei parenti , dicendo che aveva trovato la piccola padrona stesa a letto senza sensi , fredda come una morta . L ' aveva fatta rinvenire ; ma temeva che la cosa fosse grave . La signora Francesca era sofferente anch ' essa , per un male alle reni , e le ragazze giudicarono di non spaventarla con le notizie di Enza . Cosima , che spesso andava dai giovani sposi ed era al corrente della loro disordinata e dolorosa vita , corse lei con la speranza che si trattasse di uno dei soliti disturbi nervosi della sorella . La trovò insolitamente calma , troppo calma , abbandonata sul letto pallidissima , coi grandi occhi spauriti . Non parlava , non si moveva ; ma un odore sgradevole e caldo esalava dal letto , e quando Cosima , con un coraggio superiore alla sua età , cercò di scoprire il mistero si accorse che l ' infelice Enza giaceva in una pozza di sangue nero . Arrivò il medico e disse che si trattava di un aborto . Alla meglio tentarono di riparare : ma era tardi : prima che il marito tornasse da una seduta al Tribunale , Enza era morta . Morta , senza dolore , senza coscienza , vuota di tutto il suo sangue malato e turbolento : adesso era bianca , bella , purificata , come una statua di marmo scolpita sul suo modello . Prima di avvertire la madre e le sorelle , prima ancora che Gioanmario rientrasse , Cosima , da sola , chiuse i grandi occhi vitrei di Enza , ne lavo il corpo , trasportato in un lettuccio della camera attigua a quella matrimoniale ; lo profumò ; compose i bei capelli castani intorno al viso diafano , e infine la rivestì del modesto abito bianco di sposa e le calzò anche le scarpette di raso . Agiva sotto l ' impulso di una forza quasi sovrannaturale , come in uno stato di ebbrezza . Ebbrezza di dolore , di disinganno , di spavento della vita , che , come tutte le ubriachezze violente , le lasciò un fondo di amarezza , anzi di terrore ; un terrore che non l ' abbandonò mai più , sebbene accuratamente sepolto da lei in fondo al cuore come il segreto di una colpa misteriosa e involontaria : l ' antica colpa dei primi padri , quella che attirò sul mondo il dolore e ricade indistintamente su tutti gli uomini . Adesso Cosima aveva quattordici anni , e conosceva dunque la vita nelle sue più fatali manifestazioni . Ma nonostante quella paura misteriosa della fatalità che si era annidata nel suo cuore , poiché questo cuore era poi fisicamente e moralmente forte , ella aveva ereditato dal padre e dagli avi paterni , quasi tutti agricoltori e pastori , quindi patriarcalmente unici alla terra e alla natura , un fondo di bontà , d ' intelligenza , di filosofia , e sentiva profonda la gioia di vivere . Durante l ' infanzia aveva avuto le malattie comuni a tutti i bambini , ma adesso era , sebbene gracile e magra , sana e relativamente agile e forte . Piccola di statura , con la testa piuttosto grossa , mani e piedi minuscoli , con tutte le caratteristiche fisiche sedentarie delle donne della sua razza , forse d ' origine libica , con lo stesso profilo un po ' camuso , i denti selvaggi e il labbro superiore molto allungato ; aveva però una carnagione chiara e vellutata , bellissimi capelli neri lievemente ondulati e gli occhi grandi , a mandorla , di un nero dorato e a volte verdognolo , con la grande pupilla appunto delle donne di razza camitica , che un poeta latino chiamò “ doppia pupilla ” , di un fascino passionale , irresistibile . Per la morte di Enza fu ripreso il lutto , chiuse ancora le finestre , ripresa una vita veramente claustrale . Ma un lievito di vita , un germogliare di passioni e una fioritura freschissima d ' intelligenza simile a quella dei prati cosparsi di fiori selvatici a volte più belli di quelli dei giardini , univa le tre sorelle in una specie di danza silenziosa piena di grazia e di poesia . Le due piccole , Pina e Coletta , leggevano già anch ' esse avidamente tutto quello che loro capitava in mano , e , quando erano sole con Cosima , si abbandonavano insieme a commenti e discussioni che uscivano dal loro ambiente e dalle ristrettezze della loro vita quotidiana . E Cosima , come costretta da una forza sotterranea , scriveva versi e novelle . Da sua parte Andrea aveva molti difetti , ma era anche generoso e gioviale . Forse troppo : e la sua generosità era alimentata da un po ' di amor proprio , di vanità , di boria : ma spesso era schietta e istintiva : aveva , poi , impeti di vero entusiasmo per cose che agli altri sembravano degne di poco aiuto , se non proprio di essere contrariate ; e allora gli sembrava di fare atto di giustizia mettendosi dalla parte del debole . Così , quando si venne a sapere che la sua sorellina Cosima , quella ragazzina di quattordici anni che ne dimostrava meno e sembrava selvaggia e timida come una piccola cerbiatta , era invece una specie di ribelle a tutte le abitudini , le tradizioni , gli usi della famiglia e anzi della razza , poiché s ' era messa a scrivere versi e novelle , e tutti cominciarono a guardarla con una certa stupita diffidenza , se non pure a sbeffeggiarla e prevedere per lei un quasi losco avvenire , Andrea prese a proteggerla e tentò , in modo invero molto intelligente ed efficace , ad aiutarla . Egli aveva fatto solo il ginnasio , e sebbene avesse appena ventidue anni si occupava adesso dell ' amministrazione dei beni lasciati dal padre , traendone , è vero , molto profitto per sé e per i suoi divertimenti ; ma leggeva , anche , e in certo modo era al corrente degli avvenimenti letterarî . L ' eco di questi era sempre portata alla piccola città da Antonino , lo studente di lettere del più intimo amico di Andrea . Questo fratello si chiamava Salvatore , e aveva anche lui preferito allo studio la vita beata del piccolo proprietario sempre a cavallo per i suoi campi ad aizzare il lavoro dei servi e a divertirsi poi con le belle e ardenti ragazze del paese : e si beffava , pur ammirandolo in segreto , di Antonino , che aveva le mani bianche e affusolate di donna e gli occhi pieni di sogni ; e non era buono neppure a montare sulla giumenta sulla quale balzavano d ' un salto le servette di casa per andare a prender l ' acqua alla fontana : come nei suoi eterni studi , nelle Università più celebri del Continente , spendendo tutti i risparmi della famiglia , non riusciva o non voleva riuscire a prendere la laurea . Ad ogni modo questo bellissimo , questo elegante e quasi principesco studente ( e in quei tempi e in quel luogo la parola studente significava ancora un essere superiore : un uomo al quale potevano essere assegnati i più alti e potenti destini della terra ) portava davvero nella cerchia familiare , primitiva , isolata , quasi condannata a un esilio dal mondo grande , un soffio di quella grandezza tanto più luminosa quanto più lontana . Egli parlava di Re , di Regine , di alti personaggi politici , di artisti e di letterati , come fossero tutti suoi intimi amici . Sulla figura di Gabriele d ' Annunzio , allora in tutto il suo più radioso splendore , circonfusa inoltre dall ' aureola di notizie leggendarie , egli si appoggiava sopra tutto , come il credente si appoggia alla colonna del tempio per riceverne forza e maestà . Le cose raccontate dal buono , dall ' epico Antonino , infiammavano di folli sogni il cuore del rude , ma anche lui a suo modo epico Andrea . Egli cominciò a fantasticare sulla piccola Cosima . Bisognava pertanto aiutarla . La mandò a prendere lezioni d ' italiano , poiché a dire il vero ella scriveva più in dialetto che in lingua , da un professore di ginnasio . Queste lezioni accrebbero il senso di ostilità istintiva che la piccola scrittrice provava per ogni genere di studi libreschi , a meno che non fossero romanzi o poesie . Più efficaci furono le lezioni pratiche che il fratello volonteroso le procurò facendole conoscere tipi di vecchi pastori che raccontavano storie più mirabili di quelle scritte sui libri , e portandola in giro , nei villaggi più caratteristici della contrada , alle feste campestri , agli ovili sparsi nei pascoli solitari e nascosti come nidi nelle conche boscose della montagna . Una di queste gite fu meravigliosa , anche perché fatta in buona compagnia . Oltre al fratello di Antonino , c ' erano altri amici di Andrea , quasi tutti studenti mancati , che ai tormentosi fasti del vocabolario preferivano quelli della fisarmonica e la Odissea , se la creavano da sé prendendosi a pugni per qualche bella giovane paesana e poi riconciliandosi in banchetti ove le ossa degli agnelli arrostiti alla viva fiamma si ammucchiavano ai loro piedi come sotto le mense degli eroi e conti di Re Carlo . Uno di questi banchetti fu apprestato quel giorno , nell ' ovile delle tancas paterne di Andrea e di Cosima . Ai pastori porcari , che avevano finito la loro stagione , erano seguiti quelli di pecore e di capre . Le pecore brucavano l ' asfodelo secco , i cui lunghi steli dorati scrocchiavano fra i denti delle bestie come grissini , e le capre nere , dalle teste diaboliche , si profilavano sulla madreperla delle cime rocciose . Quel giorno Cosima imparò più cose che in dieci lezioni del professore di belle lettere . Imparò a distinguere la foglia dentellata della quercia da quella lanceolata del leccio , e il fiore aromatico del tasso barbasso da quello del vilucchio . E da un castello di macigni sopra i quali volteggiavano i falchi che parevano attirati dal sole come le farfalle notturne dalle lampade , vide una grande spada luccicante messa ai piedi di una scogliera come in segno che l ' isola era stata tagliata dal continente e tale doveva restare per l ' eternità . Era il mare che Cosima vedeva per la prima volta . Certo , fu una giornata indimenticabile , come quella della cresima , quando un fanciullo che crede fermamente in Dio si sente più vicino a lui , lavato del tutto dal peccato originale . Tutto pareva straordinario a Cosima , persino il grido rapace delle ghiandaie e i cardi spinosi fra le pietre arse : ma invece di esaltarsi si sentiva piccola e umile accanto alle rocce che scintillavano come rivestite di scaglie , e ai lecci millenari che sembravano più antichi delle stesse rocce . L ' ombra era fitta , e se qualche nuvoletta solcava il cielo sembrava si afferrasse alle cime più alte , in certi piccoli squarci del bosco , come i fanciulli che guardano in fondo a un pozzo . Ma il banchetto fu servito in una radura , per terra s ' intende , tutta circondata da un colonnato di tronchi come un salone regale : per Cosima Andrea preparò con una sella e una bisaccia una comoda poltrona ; e i migliori bocconi furono per lei : per lei il rognone dell ' agnello , tenero e dolce come una sorba matura ; per lei il cocuzzolo del formaggello arrostito allo spiedo , per lei il più bel grappolo d ' uva primaticcia portata appositamente dal fratello premuroso . Si accorsero , i convitati , di queste gentilezze quasi galanti , e cominciarono a urtarsi coi gomiti ; e come se una parola d ' ordine si trasmettesse fra loro con questo gesto , un bel momento tutti sporsero verso Cosima le loro curiose forchette di stecchi di legno , e ad esse infilati pezzetti di carne , di pane , di cacio , di tutte le vivande che si trovavano sulla mensa . Ella arrossì , ma non pronunziò una parola : non aveva mai aperto bocca , del resto , durante tutto il tempo del banchetto , e pareva una estranea , sulla sua sella ricoperta dal drappo arcaico della bisaccia , coi suoi grandi occhi silenziosi , oscuri del cupo verde dell ' ombra del bosco : come una delle piccole fate ambigue , non sai se buone o cattive , che popolano le grotte del monte e da millennii vi tessono , dentro , nei loro telai d ' oro reti per imprigionare i falchi , i venti , le nuvole , i sogni degli uomini . Era un po ' stizzita , però , che il fratello l ' avesse esposta alla beffa , per quanto rispettosa , dei compagni ; e non toccò più cibo , e , appena sfuggita all ' attenzione dei convitati , si volse di fianco e parve balzare dalla sella come da un cavallo in corsa . Si allontanò rapida tra le felci della radura , sfiorandole con le braccia aperte , come una rondine che vola basso all ' avvicinarsi del temporale , e tornò poi in cima al dirupo donde si vedeva il mare . Il mare : il grande mistero , la landa di cespugli azzurri , con a riva una siepe di biancospini fioriti ; il deserto che la rondine sognava di trasvolare verso le meravigliose regioni del Continente . Se non altro ella avrebbe voluto restare lì sullo spalto dei macigni , come la castellana nel solitario maniero , a guardare l ' orizzonte in attesa che una vela vi apparisse con i segni della speranza , o sulla riva balzasse , vestito dei colori del mare , il Principe dell ' amore . Le grida dei giovani nella radura la richiamavano alla realtà : si udivano anche i fischi dei pastori che radunavano il gregge , e ogni voce , ogni suono vibrava nel grande silenzio con un ' eco limpida come in una casa di cristallo . Il sole calava dalla parte opposta , sopra le montagne di là della pianura , e già le capre , ancora arrampicate sulle vette , avevano gli occhi rossi come quelli dei falchi . Era tempo di ritornare a casa ; e ricordando le sue giornate ancora fanciullesche , rallegrate solo dalle storielle ch ' ella raccontava a sé stessa , ella si sentiva al cospetto del mare e sopra i grandi precipizi rossi di tramonto , come la capretta sulla vetta merlata della roccia , che vorrebbe imitare il volo del falco e invece , al fischio del pastore , deve ritornare allo stabbio . E , invece , un fischio , più acuto e diverso dagli altri , le arrivò come una freccia , seguito da altri che lo imitavano beffardi . Era Andrea che la chiamava , avvertendola che non bisognava abusare della sua indulgenza di guardiano : e l ' irrisione dei compagni le ricordava meglio ancora che le sue scorribande non erano sopportate che una volta sola dalle leggi della comunità dov ' ella era destinata a vivere . Allora ella si alzò , ma scosse di nuovo le braccia , verso il mare , sembrandole di sfiorare le onde come poco prima aveva sfiorato le felci della radura , quale rondine che migra , dopo l ' inverno caldo , sì , ma sterile , degli altipiani libici , verso le terre del sole , i rossi crepuscoli estivi , l ' amore che solo concede il dono dell ' eternità . Questo sogno , da allora , non l ' abbandonò mai più . Quando nelle sere d ' inverno , accanto al braciere e alla luce di due lampadine ad olio ( qualche volta ne accendeva anche tre ) , o nei mattini di primavera , nell ' orticello fiorito di rose e ronzante di mosconi , e poi d ' estate nella camera su in alto col paesaggio sonnolento dei monti alla finestra , poteva aver fra le mani una rivista illustrata , ne studiava a lungo le figure , specialmente le riproduzioni fotografiche di strade , monumenti , palazzi di grandi città . Roma era la sua mèta : lo sentiva . Non sapeva ancora come sarebbe riuscita ad andarci : non c ' era nessuna speranza , nessuna probabilità : non l ' illusione di un matrimonio che l ' avrebbe condotta laggiù : eppure sentiva che ci sarebbe arrivata . Ma non era ambizione mondana , la sua , non pensava a Roma per i suoi splendori : era una specie di città santa , Gerusalemme dell ' arte , il luogo dove si è più vicini a Dio , e alla gloria . Come giungessero fino a lei i giornali illustrati non si sa : forse era Santus , o lo stesso Andrea a procurarli : il fatto è che allora , nella capitale , dopo l ' aristocratico editore Sommaruga , era venuto su , da operaio di tipografia , un editore popolare che fra molte pubblicazioni di cattivo gusto ne aveva buone , quasi fini , e sapeva divulgarle anche nei paesi più lontani della penisola . Arrivavano anche nella casa di Cosima ; erano giornali per ragazzi , riviste agili e bene figurate , giornali di varietà e di moda . Sicuro , l ' Ultima Moda , coi suoi figurini di donna dall ' alta pettinatura imbottita , la vita sottile e il paniere prominente , l ' ombrellino grande a merletti come quello del Santissimo Sacramento , e i ventagli di piume simili a quelli del Sultano , era la gioia , il tormento , la corruzione delle ragazze . Nelle ultime pagine c ' era sempre una novella , scritta bene , spesso con una grande firma : non solo , ma il direttore del giornale era un uomo di gusto , un poeta , un letterato a quei tempi notissimo , della schiera scampata al naufragio del Sommaruga e rifugiatasi in parte nella barcaccia dell ' editore Perino . E dunque alla nostra Cosima salta nella testa chiusa ma ardita di mandare una novella al giornale di mode , con una letterina piena di graziose esibizioni , come , per esempio , la sommaria pittura della sua vita , del suo ambiente , delle sue aspirazioni , e sopra tutto con forti e prodi promesse per il suo avvenire letterario . E forse , più che la composizione letteraria , dove del resto si raccontava di una fanciulla quasi simile a lei , fu questa prima epistola ad aprirle il cuore del buon poeta che presiedeva al mondo femminile artificiosetto del giornale di mode , e con il cuore di lui le porte della fama . Fama che come una bella medaglia aveva il suo rovescio segnato da una croce dolorosa : poiché se il direttore dell ' Ultima Moda , nel pubblicare la novella presentò al mondo dell ' arte , con nobile slancio , la piccola scrittrice , e subito la invitò a mandare altri lavori , in paese la notizia che il nome di lei era apparso stampato sotto due colonne di prosa ingenuamente dialettale , e che , per maggiore scandalo , parlavano di avventure arrischiate , destò una esecrazione unanime e implacabile . Ed ecco le zie , le due vecchie zitelle , che non sapevano leggere e bruciavano i fogli con le figure di peccatori e di donne maledette , precipitarsi nella casa malaugurata , spargendovi il terrore delle loro critiche e delle peggiori profezie . Ne fu scosso persino Andrea : i suoi sogni sull ' avvenire di Cosima si velarono di vaghe paure : ad ogni modo consigliò la sorella di non scrivere più storie d ' amore , tanto più che alla sua età , con la sua poca esperienza in materia , oltre a farla passare per una ragazza precoce e già corrotta , non potevano essere del tutto verosimili . L ' estate era certamente la stagione più bella , per Cosima sopra tutto . Grande era il caldo , a giorni , ma un caldo secco , che alla notte si placava in un senso di straordinaria dolcezza . Arrivavano allora , dalla valle e dai campi mietuti , odori di stoppia , di cespugli aromatici ; e le voci delle donne accoccolate nella strada a godere il fresco risonavano con bassi accordi musicali . Lunghi erano i vesperi , rossi , glauchi , violetti sopra la montagna , e se la luna spuntava sopra le roccie il suo chiarore si fondeva con quello dell ' ultimo giorno in un crepuscolo quasi orientale . E poi era la stagione in cui Antonino tornava per le vacanze . Cosima aspettava questo ritorno come altri aspettano la primavera o il fare del giorno . Quell ' anno , poi , alla sua attesa si mischiava una vaga paura : paura che Antonino avesse saputo la grande novità , che anche lei era diventata una scrittrice , una candidata alla gloria , e che sorridesse di lei , con quel suo ironico sorriso di famiglia , velato però , in lui , da una finissima melanconia , come quella dei grandi , dei veramente grandi e forti , per i piccoli e deboli . In fondo non le importava gran che , ferma nella sua ambiziosa sicurezza di non aver bisogno di forze diverse dalle sue per andar diritta nella strada che Dio stesso le aveva tracciata : e da Antonino non sperava niente , non solo , ma non voleva niente , neppure che egli sospettasse del suo amore per lui . Amore . La parola era finalmente sbocciata , nel cuore e sopra tutto nella coscienza di lei , da quel giorno sulle rocce : come sboccia la rosa rossa e fragrante che basta a illuminare un giardino desolato . Eppure il corpo di Antonino non esisteva per lei ; e neppure il lontano desiderio , neppure per istinto , di un solo bacio di lui , le vibrava nel sangue . Di lui non conosceva che la linea , una linea quasi azzurra , poiché egli vestiva quasi sempre di colore turchino chiaro , quasi soffusa del chiarore della lontananza in cui egli le appariva , anche se in realtà la sua figura spuntava in fondo alla strada solitaria . Egli doveva attraversare per forza quella strada , per scendere dalla sua casa al centro del paese : ella lo sapeva , e lo aspettava alla finestra , ma appena la figura di lui appariva ella si nascondeva . Ma questa volta ella lo vede sotto una luce diversa , su uno sfondo che ha del fantastico . Era andata , con la sorella Pina , a trovare le loro amiche , cugine di Antonino . La serva le ha accompagnate , consegnandole alla signora Lucia , con la promessa che sarebbe andata a riprenderle verso sera . È poco , eppure è una festa per Cosima , che può respirare l ' aria del cortile e della vigna di Antonino . Come si è detto , le case delle quattro famiglie si aprono tutte su questo grande cortile arioso , lastricato bene , con panchine di granito poggiate al muro , accanto alle porte . Quella della signora Lucia è a un solo pianterreno , ma le stanze sono comode , e c ' è anche il salotto , col tavolino rotondo in mezzo , e il sofà con la spalliera ricoperta da una trina all ' uncinetto . Le ragazze vi si raccolgono e cominciano a pigolare : anche l ' amica di Cosima e quella di Pina , della stessa età , sono piccoline , brune , intelligenti e lingue lunghe . Finito di parlar male delle comuni conoscenze , cominciano a punzecchiarsi scambievolmente , con istintive malignità e derisioni . Le due ragazze M . vestono bene , perché il padre è impiegato al Tribunale ed ha una sorella a Sassari , dove spesso le ragazze passano qualche settimana e apprendono le eleganze cittadine . Oggetto della loro beffa sono quindi i goffi vestitini delle altre due , fatti dalla sarta paesana . Giallo , con guarnizioni rosse , quello di Cosima , che parrebbe ridicolo e pure dà risalto al suo viso pallido e ai folti capelli neri . - Sembri una ciliegia che comincia a maturare , - le dice l ' amica Lenedda , e Cosima arrossisce e tace , ma la sorella Pina , squadrando il vestito verde e nero dell ' altra , ribatte : - E tu sembri una vipera . L ' altra ride ; dice : - Non mi ricordavo che ti hanno tagliato il filo della lingua . Infatti era vero : da piccola Pina balbutiva poiché lo scilinguagnolo sotto la sua lingua era eccessivamente corto : e le fu tagliato ; cosa che tutti , per il resto della vita , le rinfacciarono . - A te non occorreva tagliartelo , il filo della lingua : anzi bisognerebbe ricucirlo . Risero , le ragazze , perché in fondo erano allegre e si divertivano delle loro stesse malizie : fu portato il caffè , e si riprese a parlar male delle altre cugine , le sorelle di Antonino , che spiavano dalle finestre di faccia , ma non si degnavano di venire a salutare le piccole borghesi . Poiché esse vestivano in costume , sì , ma in modo sfarzoso , ed erano più ricche delle altre , in modo che la loro madre diceva convinta : - Per le mie figlie occorrono uomini in alto , fieri e potenti . Invece la maggiore , molti anni più tardi , sposò un possidente paesano , e la minore un ricco commerciante . Quel giorno , esse non si unirono alla compagnia delle nostre ragazze neppure quando , verso il tramonto , le quattro amiche uscirono nella vigna attigua alla casa . Bellissimo era il luogo in pendìo sopra la valle , in faccia ai monti arrossati dal sole calante : un muricciuolo lo separava dal sentiero che andava a perdersi verso i pendii di un ' altra valle , a nord , e su questo muricciuolo , di contro uno sfondo di cielo abbagliante come una lamina d ' oro , sedeva , con un giornale in mano , l ' agile Antonino . Quando dal fondo del vialetto della vigna Cosima lo vide , si piegò in avanti come dovesse cadere , chiudendo gli occhi quasi con angoscia . Ella non sapeva che era tornato , come del resto non lo sapevano neppure le cugine di lui , che lo guardarono con curiosità insolente e gli corsero incontro senza salutarlo battendogli i pugni sulle ginocchia . Egli le respinse , preoccupato solo per la piega dei suoi pantaloni , e non avrebbe neppure smesso di leggere senza la presenza delle altre due ragazze . Stentò un po ' a ricordarsi chi erano , ma quando ebbe riconosciuto bene Cosima balzò in piedi e la salutò , con quel suo sorriso dolce , stanco e beffardo che gli sollevava il labbro sopra i denti luminosi . Tutto era luminoso , in lui , in quel momento , e la luce d ' oro del tramonto pareva scaturisse dai suoi occhi , dal suo viso bruno , dai capelli raggianti . Per tutta la sua vita Cosima lo ricordò così : e basta ancora che pensi a lui per sentire una gioia misteriosa , fatta di luce e di angoscia , come si prova soltanto al primo rivelarsi della vita cosciente , anche se l ' immagine della vita sorrida come in quell ' attimo sorrideva Antonino . Eppure , in fondo al suo pensiero rimaneva il ricordo delle sue prime esperienze d ' arte , e aspettava con orgoglio che il giovane accennasse alla sua novella , pronta a difendersi se gliela derideva . Ma pareva ch ' egli non sapesse nulla : o almeno non accennò nulla . Domandò solo di Santus , e disse che sarebbe andato a trovarlo . Cosima arrossì ; egli se ne accorse e non insisté . Poi le due ragazze minori essendosi allontanate , rimasero accanto al muricciuolo le due maggiori , e Lenedda cominciò a stuzzicare Antonino , permettendosi di pigliarlo in giro , per il modo con cui vestiva , e perché i capelli gli lucevano troppo . - Ti sei messo l ' olio di lentischio , come le donne di Oliena . A chi vuoi piacere , in questo paese di selvaggi ? Qui , dame non ce ne sono . Cosima abbassava gli occhi . La speranza ch ' egli volesse rispondere alla cugina , sull ' argomento scottante , le faceva battere il cuore : ma egli non badava a Lenedda più che alle pietre del muro sul quale si appoggiava : però si passava la mano bianca , con le unghie che riflettevano l ' oro del tramonto , sui capelli divisi da un lato da una sottile scriminatura candida , e se li tormentava come per dimostrare che non erano lucidi per artifizio . - E poi , perché non hai il corpetto ? L ' hai perduto ? La tua camicia sembra la camicetta di una donna . Cosima taceva , mortificata e offesa per lui , e provò una gioia cattiva quando egli allungò il giornale e lo sbatté più volte sulla testa della cuginetta insolente : ma non fu tutto : allorché Lenedda , con un piccolo salto felino tentò di tirargli i capelli , egli l ' afferrò per un braccio , la fece girare intorno a sé come una trottola , la spinse costringendola a scendere di precipizio nel vialetto in declino . Ella strillava come una ghiandaia , e lui non rideva , tutt ' altro , anzi stringeva un po ' crudelmente i denti , e continuava ad agitare il giornale , come avesse un gran caldo . Cosima stava lì quasi tramortita , e avrebbe voluto non assistere a quella scena . Poiché il suo idolo si scomponeva alquanto ; eppure se egli avesse fatto su di lei lo scempio toccato alla cugina , ne sarebbe stata paurosamente felice . Egli però le mostrava , pur con la sua indifferenza , il massimo rispetto ; non solo , ma ella aveva l ' impressione che la lezione data a Lenedda fosse in suo omaggio , per non essere diminuito agli occhi di lei . Ad ogni modo ella respirò quando egli , dopo averla salutata con un lieve cenno del capo se ne andò senza far più caso degli strilli della cugina . Ma ella doveva incontrarlo ancora in condizioni più felici , insperate e quasi favolose . Sopra la piccola città , che era già a seicento metri sul livello del mare , sulla cima dell ' Orthobene , sovrastante fra boschi di lecci e rocce di granito , poco distante dalla proprietà della famiglia di Cosima e da dove per la prima volta ella aveva veduto il mare lontano , sorgeva una piccola chiesa detta appunto Madonna del Monte , su uno spiazzo sollevato e recinto di massi . Piccole stanzette erano addossate alla chiesa , sotto lo stesso tetto , e una specie di portichetto si apriva davanti alle due porte , una a mezzodì l ' altra a ponente , con sedili in muratura tutto intorno . Nelle stanzette dimoravano i fedeli , durante il periodo della novena e della festa della piccola Madonna . La leggenda raccontava che un vescovo , forse di Pisa , nel viaggiare per la sua visita pastorale nell ' isola , colto da tempesta , aveva promesso , se il naviglio si salvava , di erigere un santuario sulla prima cima di montagna apparsa all ' orizzonte . E immediatamente il mare si era calmato , e una cima rocciosa era emersa fra le nuvole sopra l ' isola . Lo zio di Cosima , il tabaccoso prete Ignazio , che aveva una parrucca rossa con la chierica , fungeva da cappellano della chiesetta . La sorella Paola lo accompagnava : avevano per loro uso , oltre la piccola sagrestia , nel cui armadietto zia Paola nascondeva i dolci per sottrarli all ' avidità dei ragazzi , una stanzetta pulita per il prete , con una branda e il materasso , e una vasta grezza stanza col pavimento sterrato e tanti piuoli fissi al muro per attaccarvi le robe . In questo primitivo ambiente , che aveva della capanna e della caverna , e riceveva luce solo dalla porticina aperta sul bosco , Cosima quell ' anno , poiché la zia Paola l ' aveva invitata con le sorelle a trascorrere con lei il tempo della novena , passò i giorni più belli della sua vita . Fu proprio un sogno , bello , completo , pieno di cose misteriose , come i veri sogni . Il viaggio , circa due ore di salita per un sentiero appena tracciato fra i dirupi , gli avvallamenti , il basco , fu attraversato a piedi dalle ragazze pazzamente felici ed ebbre di quella meravigliosa mattina di agosto , mentre un carro tirato da buoi e carico di masserizie e provviste , le seguiva traballando sui sassi e gli sterpi . La prima sosta , breve , fatta non per stanchezza ma per divertimento , fu al cominciare del bosco fitto , sotto una strana pietra poggiata su altre e detta la tomba del gigante . Sembrava una grande bara , di granito , coperta da un drappo di musco , solenne nella vasta solitudine del luogo . Un tempo , diceva la leggenda , i giganti abitavano la montagna , e uno di essi , a turno , vigilava l ' ingresso della foresta : l ' ultimo , si stese per morire sulla pietra di confine , che si richiuse su di lui e ancora custodisce il suo corpo . Era davvero , quello , l ' ingresso al mondo degli eroi , dei forti , di quelli che non possono concepire pensieri meschini ; e Cosima toccò il masso , come in altri luoghi , abbelliti di leggende sacre , si tocca la pietra dove si sia riposato qualche santo . Il sogno confuso della fanciulla era già illuminato da un desiderio , oltre che di purezza , di cose grandi , al di sopra delle difficoltà quotidiane : e le sembrava davvero , riprendendo a salire il sentiero tra le felci e le chine già morbide di capelvenere e di sottilissime erbe di montagna , all ' ombra dei grandi elci patriarcali , di evadere dal suo piccolo mondo e ritrovarsi fra i giganti che vivono alti sino quasi al cielo , compagni dei venti , del sole e degli astri . Una seconda tappa fu alla sorgente d ' acqua pura e luminosa come il diamante , che scaturiva in una piccola conca di pietre e si spandeva modesta e quasi furtiva fra l ' erba calpestata e fangosa , in un cerchio di lecci qua e là arrampicati sulle cime azzurre . Già si sentiva il grido delle ghiandaie , e l ' aria sembrava un liquore profumato di menta . Le ragazze s ' inginocchiarono sulla pietra e si protesero a bere nella fontana : e nel piccolo specchio d ' onice dell ' acqua in ombra Cosima vide i suoi occhi che le parvero della stessa miracolosa luce : luce che scaturiva dalla profondità della sua terra e aveva un giorno riflesso davvero l ' anima assetata di divinità dei suoi avi pastori e poeti . La realtà doveva consistere nell ' abitazione che , simile alla capanna scavata fra le rocce dai medesimi avi , aspettava questa nuova tribù di fanciulle che anelavano allo spazio del mondo lontano , alle città affollate e rumorose . E le sorelle di Cosima si rivoltarono , sul principio , nel vedere che il giaciglio , in comune con la zia Paola , era steso per terra , fatto di uno strato di felci , di coperte , cuscini e grosse lenzuola ; che gli armadii erano i piuoli e , per lavarsi , c ' era in un angolo , su una panchina di pietra , accanto alla brocca per bere , un vaso di creta ; e per ribellarsi , ma anche divertirsi , cominciarono a rotolarsi sul giaciglio , scovarono la parrucca dello zio Ignazio , che viveva nella stanzetta accanto , e ne fecero scempio . Ma poi uscirono nel bosco e si confortarono con lo sfarzo del meraviglioso luogo pieno di recessi , di divani coperti di musco , di quadri e broccati mai visti così belli , dei quali erano ricchi gli sfondi . Solo Cosima non era disillusa : anzi l ' interno dell ' abitazione , col suo odore di umido e di felci , coi suoi arnesi trogloditici , con quella porticina coperta dalla tenda sul verdone del bosco , quei sedili di pietra grezza , quell ' anfora di creta e i recipienti pastorali fatti di sughero e di corno , le diedero uno strano senso di ricordanze remote , come quello che provava da bambina incosciente nel veder apparire la piccola nonna materna , - la nonnina che partecipava della natura delle fate nane della tradizione locale , che abitavano nelle casette di granito in mezzo ai monti e sugli altipiani rocciosi : - e prima di raggiungere le sorelle si diede da fare per rendere più abitabile la primordiale dimora . Cominciò con l ' appendere i pochi vestiti suoi e delle sorelle ai piuoli , coprendoli con uno scialle per preservarli dalla polvere e dalla curiosità degli estranei ; stese davanti al giaciglio , dalla parte dove avrebbero dormito loro , a mo ' di tappeto , un lungo sacco di lana che invero ne aveva lo spessore ; nascose le scarpe in un cestino , e infine , con un piccolo specchio e una mensoletta che aveva previdentemente portato da casa sua , preparò la toeletta . Intanto , fuori , il servo di zia Paola costruiva una capanna di frasche , abbastanza alta e larga , che doveva servire da cucina . Avevano portato un fornello a mano e un sacco di carbone ; ma la serva volle dietro la capanna , in un angolo riparato , una specie di focolare di pietre e dichiarò che avrebbe cucinato col fuoco di legna . E queste non mancavano davvero a portata di mano , quali erano e pronte ad accendersi come torcie . Anche alcune sedie e un tavolo erano stati portati sul carro ; e il tavolo avrebbe dovuto servire per i pasti e per scrittoio a prete Ignazio , ma egli non intendeva perdere neppure un minuto per impugnare la penna ; e così il tavolo fu collocato nella stanza grande , accanto alla luce della porta e servi , sì , per i pasti , ma anche da scrittoio a Cosima . Oh , e ben il calamaio ella aveva portato , avvolto in uno straccio nero e ficcato dentro una scarpa perché nel transito non si rovesciasse ; e trovò anche , nella primordiale dimora , una specie di nicchia , che avrebbe dovuto servire per qualche lumino e qualche immagine sacra , e della quale , invece , ella si servì per deporvi il calamaio , la penna , il suo scartafaccio e alcuni libri , formandone così un altarino per i suoi misteri d ' arte . Poi raggiunse le sorelle nel bosco ; e furono ore e poi giorni di appassionata gioia . Non fu tutto un sogno ? Uno di quei sogni che bastano a illuminare una vita , anche negli angoli più ombrosi , come il sole e la luna illuminavano , in quei favolosi giorni di agosto , la boscaglia di elci intorno alla miracolosa chiesetta . Che importava l ' umiltà e la rozza accoglienza della capanna ? Serviva di rifugio solo nella notte , e a Cosima nelle ore delle sue scritture ; il rumorio del bosco la copriva col suo suono di organo , e la luna col suo drappo d ' argento . E le ragazze dormivano cullate da quella musica che non aveva l ' eguale poiché era la musica della fanciullezza che risuona una sola volta nella vita . Ma per Cosima era qualche cosa di più grande e trepido : era tutta una rete di mistero , uno svolgersi di cose sorprendenti , come se ella galleggiasse in un fondo oceanico , circondata , non dal selvaggio bosco di elci e dalle roccie fantastiche , ma da tutte le meraviglie delle foreste sottomarine . E tutto questo , oltre la reale dolcezza del soggiorno , allietato dalla libertà e dallo spazio del luogo , dalla bellezza del paesaggio e delle lontananze e dai semplici svaghi della poca gente che dimorava intorno alla chiesetta , dipendeva dalla presenza , in una delle stanze verso la parte opposta di quella del cappellano , della famiglia di Antonino . Egli non c ' era , ma doveva pure qualche giorno venirci , come tutti gli altri giovani della città , che anche se i loro parenti non erano lassù , combinavano gite e passavano anche la notte nel luogo incantevole , accendendo grandi fuochi , combinando cene e balli , bivaccando sotto gli alberi e facendo la corte alle ragazze ; doveva arrivare ; e la sola speranza di vederlo , anche alla sfuggita , in quello sfondo che era lo sfondo stesso della Poesia , riempiva l ' animo di Cosima di una gioia senza limiti . Ma ella non andava mai dalla parte ove la famiglia di lui abitava , e ne sfuggiva le sorelle come per paura che indovinassero il suo segreto e la sbeffeggiassero , o semplicemente perché il suo segreto era per lei grande e sacro come un tabernacolo che nessuno doveva profanare . Ed ecco egli arriva davvero , un giorno : è solo , a piedi , con una fronda in una mano e il cappello di paglia nell ' altra . Cosima , che vigilava sempre sul sentiero dall ' alto di una roccia , lo vede salire un po ' stanco , frustando le felci con la sua fronda : le sembra scontento e disincantato , e pensa che , certo , il luogo , per quanto pittoresco , non è degno di lui : per lui occorrono i parchi coi viali lisci come il velluto , le scalee e le terrazze delle ville principesche , le fontane e le grotte artificiali dei giardini settecenteschi , come ella li ammirava nelle riviste illustrate . E sentì quasi pietà di lui , decisa a nascondersi per non aumentargli il malumore che doveva provare . Eppure la sola idea che egli era lì , nell ' umile portico dove le sorelle gli servivano il caffè , illuminava ancora di più , se era possibile , il paesaggio intorno : e le felci toccate da lui scintillavano come palme dorate , e il cielo era più vasto e azzurro . Incantesimi della fanciullezza , che nel ricordo dànno un ' idea di quello che debba essere un giorno , per l ' anima che ci crede e lo aspetta in ricompensa degli innumerevoli disinganni della vita , il regno di Dio sulla terra . Adesso Cosima è di nuovo nella sua casa melanconica , dove ogni cosa , dopo il ritorno dalla montagna , ha preso un aspetto più triste , quasi di decadenza , o meglio di appassimento , un colore umido di autunno , un odore funebre di crisantemi . Ella ha freddo , nell ' alta stanza dalla cui finestra si vede il Monte , già anch ' esso coperto di nebbia : il grido dei corvi annunzia l ' inverno . Ma ancora ci sono , per lei , momenti nei quali il cielo torna a spalancarsi , e un tepore primaverile le scalda il sangue . Ella scrive : piegata sul suo scartafaccio , quando le sorelle tengono a bada la madre , e Andrea è fuori in campagna , e Santus dorme uno dei suoi soliti terribili sonni , ella si slancia nel mondo delle sue fantasie , e scrive , scrive , per un bisogno fisico , come altre adolescenti corrono per i viali dei giardini , o vanno a un luogo loro proibito ; se possono , a un convegno d ' amore . Anche lei , nelle sue scritture , combina convegni di amore : è una storia , la sua , dove la protagonista è lei , il mondo è il suo , il sangue dei personaggi , la loro ingenuità , le loro innocenti follie sono le sue . Il titolo del libro non può essere che quello che è : Rosa di macchia . E un giorno , quando è finito , ella lo sente palpitare vivo fra le sue mani fredde , come un uccello che le sguscia fremente fra le dita e vola a batter le ali contro i vetri chiusi della finestra . Ella non esita a cercare il modo di liberarlo , lasciarlo andar via per gli spazi infiniti . Scrive all ' editore della rivista di mode , e l ' uomo , che ha l ' intelligenza istintiva e il cuore grande del lavoratore sbocciato dal popolo , capisce con chi ha da fare . Risponde che gli mandi il manoscritto . Cosima si stacca con dolore ed orgoglio dalla famiglia dei suoi personaggi , e la manda per il vasto mondo . Il plico del manoscritto è accuratamente involto in tela e carta , con una rete di spaghi che deve resistere al lungo viaggio di terra e di mare : ed è anche raccomandato : tutte spese che Cosima non può sopportare col suo scarno bilancio personale composto dai pochi centesimi che la madre le dà ogni domenica . Ma poiché è necessario andare avanti a tutti i costi , ecco che la scrittrice , la poetessa , la creatura delle nuvole , scende in cantina e ruba un litro d ' olio : è facile , questa ladroneria , perché lei e le sorelle , quando la madre e la serva sono occupate in cucina , e qualche donna viene a comprare olio o vino , non sdegnano di servirla . Arriva dunque la donna di servizio della famiglia del cancelliere del Tribunale , che abita da pochi giorni la casa della zia Paola , in fondo alla strada , e compra un fiasco d ' olio : Cosima riceve la somma , in piccole monete di argento da mezza lira l ' una : a lungo , andata via la donna , ella tiene quei semi bianchi entro il pugno , fino a scaldarli ; ha scrupolo , ha paura , anche un po ' di vergogna ; ma poi pensa che un familiare non esita a intascare metà del fitto del bosco e del provento delle mandorle , per sprecarlo col gioco e con le donne , e divide anche lei le monete : metà alla casa , metà alla gloria . È vero che poi rivelò il peccato al confessore , dicendo di aver rubato , senza però riferirne il motivo : e per penitenza digiunò il venerdì e il sabato . Presto arrivarono le bozze di stampa del romanzo . Cosima non sapeva con precisione di che si trattasse : credette che l ' editore le mandasse un campione , e si meravigliò che le pagine fossero lunghe come le colonne di stampa dei giornali . Le tenne lì , trovando buffo e quasi allucinante quel trasformarsi del suo lavoro . Il suo nome , in cima , sovrastante al titolo , le dava quasi soggezione : le pareva fosse troppo esposto alla curiosità del lettore . Non vedendo ritornare le bozze l ' editore scrisse quasi seccato , richiedendole corrette . Allora Cosima si decise a correggere i molti errori di stampa , e sentì la prima tortura di ricercare le doppie lettere sul frusto vocabolario che era appartenuto a suo padre e ancora aveva odore e macchie di tabacco da naso : ma le correzioni ella le fece in un modo nuovo , mai veduto , cioè non sul margine del foglio , sibbene sul corpo stesso delle parole errate ; talché ne germogliò una fioritura selvatica di sgorbi , un groviglio che terrorizzò il tipografo destinato a sbrogliarlo . L ' editore decise di non mandare le ulteriori bozze alla scrittrice , ma le richiese una fotografia da mettere sulla porta del romanzo . Di fotografie Cosima ne possedeva solo una , che era stata anch ' essa una delle prime sue disillusioni personali . S ' era voluta fotografare coi capelli sciolti , col vestito nuovo color viola di mezzo lutto e il fermaglio d ' argento al collo : ne era venuta una immagine torva , corrucciata , con gli occhi selvaggi , la bocca sdegnosa , il petto legnoso ; la prima deformazione della sua personalità spirituale , che sotto le asprezze fisiche dell ' adolescenza ella sentiva invece bella e fina . Era abbastanza vanitosa per non pensar neppure di mandare quel cupo ritratto di sé stessa ad affacciarsi all ' apertura del suo libro di sogni : ma farne un altro era un po ' difficile , ed anche dispendioso . Forza e coraggio , e sopra tutto astuzia : altri mezzi litri di olio e di vino furono sottratti al bilancio domestico : fu combinata una gita ad un orto di proprietà della famiglia , vicino alla casa del fotografo , e tutto , questa volta , riuscì bene : la testa di Cosima emergeva da un grande ventaglio di piume di struzzo nere , ch ' ella aveva con arte aperto sul suo scarno petto : emergeva come da un ' ala , che poteva anche avere un simbolo ; e gli occhi avevano il loro languore orientale , un po ' esagerato , il viso tutto dolce , sornione , un po ' per volontà di lei , un po ' per abilità del fotografo intelligente , che aveva capito a modo suo di che si trattava . Aveva capito che quell ' immagine era destinata a un amatore , a qualcuno che Cosima voleva attirare per passione , ma anche per arte : e questo primo innamorato lontano , ricco come un re e forse anche più potente , era il pubblico dei lettori , specialmente giovani , intelligenti e affini all ' anima e alle fantasie di lei . Il libro invece ebbe un successo femminile : lo lessero le fanciulle , e vi si ritrovarono , coi loro amori più libreschi che reali , coi loro convegni notturni immaginari , con le loro finte ali di struzzo che non possono volare . L ' editore mandò cento copie del volume , per tutto compenso dell ' opera : il valore non superava quello dell ' olio e del vino rubati in cantina ; e il grosso pacco piombò in casa come un bolide sconquassatore . La madre ne fu atterrita , la sera gli girò attorno con la diffidenza spaventata di un cane che vede un animale sconosciuto : per fortuna Cosima ricordò che un suo cugino in terzo grado aveva una bottega di barbiere e spacciava giornali e riviste . Era un intellettuale anche lui , a modo suo , perché mandava la corrispondenza locale al giornale del capoluogo : e la proposta di Cosima , di spacciare qualche copia del romanzo , fu da lui accolta con disinteresse assoluto . Ma per la scrittrice fu un disastro morale completo : non solo le zie inacidite , ma i ben pensanti del paese , e le donne che non sapevano leggere ma consideravano i romanzi come libri proibiti , tutti si rivoltarono contro la fanciulla : fu un rogo di malignità , di supposizioni scandalose , di profezie libertine : la voce del Battista che dalla prigione opaca della sua selvaggia castità urlava contro Erodiade era meno inesorabile . Lo stesso Andrea era scontento : non così aveva sognato la gloria della sorella : della sorella che si vedeva minacciata dal pericolo di non trovare marito . Ma a consolare l ' umiliazione sdegnosa di Cosima arrivarono le prime lettere delle sue ammiratrici , ed anche di qualche giovanissimo ammiratore , cosa che maggiormente la confortò . Uno le mandò , da Roma , - da Roma ! - una piccola poesia d ' amore , musicata , dedicata a lei . Ella aveva già un certo spirito critico per giudicare puerili e sgrammaticati i versi , - non più dei suoi , ma incoraggiò la propria vanità col credere che la musica fosse migliore ; per conto suo non conosceva una nota , e di musica aveva finora sentito quella della chitarra e della fisarmonica e quella dell ' organo della cattedrale : ma quello che più la lusingava e la cullava in una risonanza immaginaria , era il fatto che l ' omaggio veniva da un giovane , forse un ragazzo , un ragazzo che se sapeva comporre musica , oltre a poesia , doveva essere di condizione civile , di gente educata ; forse era un Antonino ancora acerbo , forse anzi in via d ' evoluzione più raffinata di quella dell ' esteta locale ; e aveva su di questi il vantaggio di essere meno indifferente , e di pensare dunque a lei , di essere all ' altra riva del solitario oceano di sogni dov ' ella viveva . Fu il suo primo amore lontano , tutto suo , poiché dell ' ignoto musicista non seppe mai l ' indirizzo , neppure il nome , - e se ne sapeva l ' età e il sesso era perché i versi li svelavano : - ed egli non scrisse , non parlò , non cantò più . Fu come un grido d ' uccello nella notte , un richiamo passeggero di usignuolo , illuso anche lui dal chiarore delle lontananze ; la serenata di un fantasma di trovatore sceso dalla foresta lunare delle pagine di un libro romantico . Questo fatto cominciò a staccarla da Antonino , tanto più che egli non diede il minimo segno di essersi accorto di quello che per lei , certo , era un avvenimento straordinario . Un filo di dispetto si intrecciò ai ricordo di lui , anzi fu come una trama che si rompe , in un tessuto prezioso , e a poco a poco tira le altre , irrimediabilmente . Poi un ' altra cosa accadde : un altro poeta si accorse di lei : e questo era vicino e accostabile : oh , anche troppo , accostabile , poiché egli faceva di tutto per esserlo . Ma , ahimè ! era un ben piccolo e triste e meschino poeta , in tutto . Era zoppo , fin dalla nascita ; non poteva studiare per mancanza di mezzi , non riusciva a trovare un posto decoroso per mancanza di studio : era il figlio illegittimo del cancelliere , quello venuto ad abitare in fondo alla strada , e , si diceva , del cancelliere stesso , che non lo riconosceva ma se lo tirava appresso , lo manteneva , gli faceva fare il copista , e gli permetteva di scrivere versi . Il cancelliere era vedovo : aveva due figlie già anziane , una tutta riccioli neri , tinti e grassi , l ' altra di un biondo di stoppia bruciata , con una guancia pelosa come quella di un gatto . Si volevano tutti bene : le ragazze sognavano un ricco matrimonio per il presunto fratello . Fortunio , si chiamava , ed esse speravano che il nome gli portasse fortuna : ed era anche bello di viso , con due grandi occhi castanei , femminei , i capelli lisci , dello stesso colore , quasi della stessa lucentezza , un non so che di carezzevole e languido in tutta la persona , anche nel modo di trascinare la gamba storta con la scarpa che pareva di ferro . Le sorelle riuscirono a fare amicizia con Cosima ; un ' amicizia un po ' sostenuta e cerimoniosa , però ; mandavano la serva a domandare quando potevano , senza disturbo , far visita , e arrivavano puntuali , coi vestiti nuovi , i cappellini che sembravano spoglie di pappagalli ; e trovavano sempre il modo di parlare di Fortunio : sì , anche Fortunio aveva pubblicato un volumetto di versi ; anche Fortunio scriveva un romanzo ; anche Fortunio riceveva e spediva tante lettere . Ne mandò una anche a lei , con la serva , e istintivamente Cosima la nascose : ma quando l ' aprì rise , un po ' delusa , poiché il collega la pregava di tradurgli in italiano una parola dialettale molto usata nella città , ma della quale egli non sapeva con precisione il significato . Ella rispose : egli scrisse ancora , ringraziando . Le loro lettere avevano le impronte oleose delle dita della serva . Poi l ' amicizia si strinse : Cosima andò con le sorelle a visitare le nuove amiche e osservò che la loro casa era povera , disordinata , quasi sudicia : e quei riccioli neri unti , quella frangia di stoppia che ricadeva fin sugli occhi bianchi della più vecchia delle zitelle , le destarono un senso di diffidenza , quasi di ripugnanza . Che si ingrandì questo senso , quando , non seppe come , le due streghe trovarono il modo di condurre le ragazze più piccole a vedere un vaso di gerani nella loggetta della casa , e nella stanzetta che serviva da pranzo e da ricevere entrò come per caso lo zoppo . Ella che s ' era piegata a guardare sul tavolo coperto da un tappeto fatto con orribili ritagli di scatole di fiammiferi , alcune di quelle immagini con paesaggi , sentì la scarpa di lui come la zampata di un cavallo che si ferma davanti ad un ostacolo : e balzò in piedi rossa e spaventata . A dire il vero anche lui arrossì e le sue labbra tremarono : ma ciò valse a far notare a Cosima che egli aveva una bella bocca , carnosa ma non sensuale , o , se mai , di una sensualità sana e attraente come quella di un frutto maturo . Per la prima volta ella ebbe la sensazione di ciò che doveva essere un bacio , la sensazione fisica ; un bacio carnale , fra due che si desiderano e sono spinti ad attaccarsi l ' uno all ' altro da una terribile forza di natura : e anche la sua bocca tremò , ma come quella di un bambino che sta per piangere e neppur lui sa perché . Fortunio fu certo , almeno in apparenza , fortunato con Cosima . Ma lo fu perché era audace e spinto , in fondo , da un misterioso senso di odio verso di lei e verso tutta la classe boriosa e orgogliosa senza motivo alla quale ella apparteneva . Ella era quasi ricca , quasi nobile , e nonostante le gravi pecche dei fratelli , considerata una ragazza di rango superiore . La sua stessa ambigua qualità di scrittrice le attirava , dopo tutto , l ' attenzione di un intero paese , e di gente più lontana ancora : e Fortunio era abbastanza intelligente per capire ch ' ella giocava una carta : poteva perdere ma poteva anche vincere . Lui sapeva benissimo , meglio di quelli del paese , che un vero artista non manca mai al suo avvenire . E in Cosima egli sentiva l ' artista ; mentre lui era diseredato in tutto , anche nelle sue velleità di intellettuale . La passione che egli cominciò a provare sul serio per lei era in parte sincera , in parte avida e interessata . Le lettere che cominciò arditamente a scriverle , facendogliele pervenire incollate nelle copertine dei libri che si scambiavano apertamente , erano belle , poetiche , sensuali ; forse le cose migliori che egli scrisse in tutta la sua , d ' altronde breve , carriera di scrittore : Cosima se le sorbiva con avidità , e le nascondeva ben bene per il terrore che venissero scoperte da Andrea : se Andrea le avesse scoperte sarebbero successi certamente dei guai . Poiché Fortunio era per lui un essere assolutamente inferiore , socialmente e fisicamente : era peggio di un servo , peggio di un suonatore ambulante , e come tale gli perdonava , anche perché nulla ancora di sospetto gli passava nella mente , le serenate che , con chitarra e relative appassionate canzoni dialettali , il giovane zoppo , con altri suoi amici , si permetteva di eseguire sotto le finestre di casa . Era un uso locale , abbastanza antico sebbene del tutto diverso da quello delle vere serenate popolari composte di cori vocali e di canzoni arcaiche , quello delle serenate diremo borghesi , combinate da studenti e giovanotti della classe non esclusivamente paesana . Canzoni semi - dotte accompagnate dalla musica della chitarra , del mandolino , anche della fisarmonica , facevano sollevare la testa dai loro guanciali quasi monastici , alle fanciulle sognanti : ma era un po ' difficile identificare a chi la voce appassionata che rompeva il silenzio notturno coi suoi richiami d ' amore , era diretta : poiché l ' amatore , per lo più ostacolato nelle sue aspirazioni amorose , per crearsi una specie di impunità non si fermava , con la sua compagnia solo sotto le finestre dell ' amata , ma sotto molte altre dove c ' erano fanciulle : così che il suo sfogo poteva passare per quello di un dilettante di serenate , di uno spirito innamorato del suo universale sogno d ' amore : o anche di un artista in esercizio di canto e di notturne melodie . Cosima non si ingannò un istante quando una notte sentì , dapprima lontana , poi sempre più vicina e quasi tempestosa e tiepida , quasi palpabile , come appunto il levarsi del vento dalle lontananze del mare e poi dalla valle , nelle notti di marzo , il vento che porta dalle terre d ' Oriente l ' annunzio della primavera , la voce di Fortunio . Bisogna dirlo , era una voce potente , calda , un po ' raffreddata come quella di un vero tenore , - e anche su questa le sorelle di Fortunio contavano , sperando di far di lui un cantante ; - ed egli sapeva scegliere , aggiustandole con anelli di sua invenzione , le poesie più adatte a penetrare come in sogno nel letto delle fanciulle , ad avvolgerle con ali d ' angelo sempre più calde , sempre più strette , fino a tramutarsi in un abbraccio umano appassionato . Cosima tenta di reagire : in fondo non è romantica e già , per tante prove crudeli , conosce la vita ; ma la monotonia dei giorni senza speranza di notevole mutamento le gravava intorno come una ingiusta condanna , - antica condanna delle donne della sua stirpe , - e lei ardeva tutta di desideri di volo , di più vasti orizzonti , di vita movimentata . Così diede ascolto alla voce lusingatrice , sebbene Fortunio le destasse diffidenza e quasi disprezzo . Un giorno , in maggio , quando le prime ebbrezze della sua avventura letteraria erano dileguate , per lasciar posto , in lei , ad uno scoraggiamento pesante , per colmo di disdetta , le arriva una lunga critica , manoscritta , della sua povera ma sincera fatica : il romanzo , la novella , persino un timido racconto per bambini pubblicato in una rivistina per ragazzi , tutto e stroncato , e non con debole malizia , ma a vigorosi colpi di accetta : tutto , con logica , con coscienza : tutto ridotto a scheggie , buone , - conclude il critico , - per accendere il fuoco del forno ove la madre di Cosima cuoce il pane . Torni , torni , la piccola grafomane , nel limite dell ' orticello paterno , a coltivare i garofani e la madreselva ; torni a fare la calza , a crescere , ad aspettare un buon marito , a prepararsi ad un avvenire sano di affetti famigliari e di maternità . Cosima piange ; di rabbia , di umiliazione : piange , ma in fondo si sente tutta scossa , ha coscienza di aver sbagliato strada , decide di ritornare davvero al chiuso esilio del suo vero destino . Strappa il foglio di condanna , e riprende i suoi lavori di ricamo , di cucina , le passeggiate con le sorelle , le gite confortevoli nelle belle campagne rallegrate dalla fastosa primavera . Ad una di queste gite presero parte anche le sorelle di Fortunio : anzi furono loro che portarono le provviste per fare una merenda sull ' erba , accanto alla sorgente dell ' acqua che scaturiva da una roccia alle falde del monte . E furono ore di schietta , innocente allegria ; e Cosima poté anche , contemplando il tramonto sulle cime opposte della valle , sopra gli oliveti sognanti , mettere da parte i tenebrosi propositi di abbandonare i suoi sogni di poesia ; la ferita si chiudeva , ed ella provava come una gioia di convalescenza , quando , a stendere un ' ombra sulla luce del suo cuore , - la sola luce ch ' ella sentiva di essere vera , limpida e dissetante come la sorgente della roccia , - apparve , sulla strada sovrastante , la figura di Fortunio . Al solito , pareva che egli fosse sopraggiunto per caso . Dall ' alto del paracarri si affacciò e parlamentò con le sorelle , che lo invitavano ad avvicinarsi , a prender parte alla merenda , con un certo diritto , poiché la roba l ' avevano portata loro : ma egli rifiutò , severo e triste , conscio , anche lui , del posto che gli spettava : affacciato al parapetto dello stradone in modo che la sua gamba storta non si vedesse , e risaltasse la bella testa con gli occhi e le vivide fresche labbra lucenti al riflesso del tramonto , guardava con tristezza lontano , e appoggiava la guancia alla mano fina , dalle unghie che parevano di alabastro rosa . A Cosima pareva una di quelle figure romantiche che le piacevano nelle vignette di qualche antica edizione di Chateaubriand , possedute da Santus ; così , un giovine sventurato , preso da una segreta passione , che si smarrisce nella solitudine di un tramonto campestre e appoggiato al riparo di un precipizio , o seduto sul tronco abbattuto di una quercia , fra tralci d ' edera e rupi coperte dal fiore del muschio , medita sulla sua triste sorte . Triste , certo , era la sorte del giovine Fortunio , e il cuore di Cosima non poteva non accoglierne l ' eco , fra le voci poetiche che le raccontavano l ' eterna poesia del dolore umano : e così , quando la comitiva prese la via del ritorno , lasciando lo sventurato poeta solo appoggiato alla roccia della sorgente , intento a sentirne anche lui il mormorio melanconico , fra le ombre già dorate del crepuscolo , ella si sbandava , a capo chino , mentre le compagne si ricorrevano nello stradone e cantavano e ridevano come figlie di contadini , al ritorno dal lavoro dei campi . Sorge la luna , fra i denti del monte , sopra i macigni che dànno l ' illusione delle rovine di un castello : il suo chiarore lilla si fonde con quello arancione dell ' orizzonte ; l ' odore della vegetazione inumidisce l ' aria tiepida ; canti lontani rispondono a quelli delle fanciulle che accompagnano e trasportano sull ' ala del loro coro la tristezza indistinta di Cosima . Che cosa vuole , Cosima ? Non lo sa bene neppure lei : vorrebbe fermarsi , non tornare nella sua casa soffocante , appoggiarsi anche lei al parapetto dello stradone , sopra la valle piena di mistero , seguire il corso della luna sul cielo sempre più chiaro e luminoso . Le compagne non badavano a lei : le sorelle , stordite dall ' allegria delle amiche , si lasciavano trascinare avanti , e lei rimaneva sola , sperduta , come dimenticata nella strada e nel mondo . Sopraggiungeva qualche carro di contadini , trainato dai buoi sonnolenti , qualche uomo a cavallo , qualche tarda donnicciuola che ritornava dall ' aver lavato i panni al torrente : le ombre si allungavano di traverso sulla strada bianca , le voci e i passi risonavano dolci nell ' aria molle e profumata . Ed ecco un passo diverso dagli altri , con qualche cosa di ambiguo , come il passo di un essere fantastico , uno gnomo , un gigante che tenta di non far rumore , o un Belfagor fatale , o un arcangelo che con un batter d ' ali può trasportarti fra le torri d ' argento e gli spalti lunari della montagna . È Fortunio : sarebbe stato più in carattere con la chitarra a tracolla , come un trovatore sceso appunto dai boschi d ' elci che circondavano gli illusorii castelli dell ' orizzonte : ad ogni buon fine aveva ancora un libro in mano : un libro che biancheggiava alla luna , con le parole magiche che aprono la porta dei sogni . Versi ; versi d ' amore . Raggiunse Cosima e le si mise a fianco , silenzioso . Ella non si stupì : tutto doveva procedere così ; e quando egli le cinse lievemente le spalle col braccio che tremava ella non protestò , non cercò di liberarsi . Tutto doveva procedere così : era una cosa ordita dalle sorelle maliziose di Fortunio , ma pareva anche un incantesimo prodotto dall ' ora , dal luogo , dalla sorte che protegge gl ' innamorati . Anche l ' ombra folta che si stendeva al margine dello stradone , in una svolta ove le rocce scendevano fino al paracarri , parve una tenda di velluto , che avvolse i due giovani poeti e permise ai loro freschi volti di formarne uno solo : il volto dell ' amore . Tutto sembrava proteggerli : il modo facile di scambiarsi le lettere , la strada in comune , la vicinanza dei loro orti . E dell ' orto di Cosima , di notte , quando si sapeva che la madre e le sorelle riposavano , la prima avvolta anche nel sonno dal suo velo di sofferenza e di preghiere , le seconde nei loro sogni ancora bianchi di innocenza , Fortunio riusciva , nonostante la sua infermità , a scavalcare il muricciuolo , e ritrovare , sinceramente ansante e appassionato , all ' ombra di un angolo protettore , la sua piccola amica che sembrava , così sbalordita e silenziosa , il fantasma di sé stessa . Ella si lasciava baciare da lui , ne sentiva il calore della persona , i fremiti e gli ànsiti di eroe incatenato , la violenza impotente con la quale egli avrebbe voluto portarsela via ; ma una fredda , quasi malvagia potenza di analisi la sosteneva in quella specie di lotta dei sensi contro sé stessa e contro l ' altro ; e ne usciva stanca , disgustata , amara di umiliazione e di rimorso . Anche di rimorso : poiché credeva , fra le altre cose , di commettere peccato : ella non avrebbe mai sposato Fortunio . Finché la vicenda non trapelò , destando una nuova ondata di scandalo fra la gente per bene del luogo . Eh ! si capiva ; Cosima sola era capace di quelle avventure , con uno storpio , un bastardo , un rinnegato dalla sorte . E un giorno Andrea disse , in pubblica piazza , che avrebbe fracassato col bastone l ' altra gamba del “ suonatore di chitarra ” ; e a Cosima somministrò una dose di schiaffi e pugni che oltre le membra le pestarono l ' anima come il sale nel mortaio . Anche questa lezione le servì per la scuola della vita ; sentì che ella davvero non rassomigliava e non doveva rassomigliare alle ragazze di “ buona famiglia ” , che commettono incoscienti ma astute i loro peccatucci d ' amore ; che Dio le aveva dato una intelligenza superiore alla comune e sopra tutto una coscienza limpida e profonda come un ' acqua nella quale si vede ogni filo di luce e di ombra , per guidarsi da sola nella strada della verità . Il castigo per il suo capriccio con Fortunio , capriccio di curiosità sentimentale , ma anche sensuale , le parve giusto ; e decise di sorvegliarsi , di vivere con una sua certa religione . Anche il pensiero per Antonino le si svelò , ad un tratto , quasi morboso . Perché perseguire una chimera inutile e , in fondo , per lei , umiliante ? Non si mise più alla finestra , per aspettare il passaggio della meteora : non andò più , con le sorelle , a far visite alle amiche ; si chiuse in un cerchio di silenzio , di rassegnazione , di lavoro . E poi la vita quotidiana incalzava , i giorni si facevano scuri e arcigni come per un inverno che doveva durare a lungo . Una notte si sentì , nella casa uno strano lamento , poi la voce di Andrea che cercava di convincere il fratello Santus a mettersi a letto e calmarsi ; ma il disgraziato si dibatteva , gridando che sotto il suo letto c ' era un uomo nero che voleva strangolarlo ; poi toccava le pareti urlando che erano piene di tarantole e di scolopendre . In un attimo la madre , la serva e le ragazze furono in piedi , circondarono i due fratelli , si avvidero che Santus , pallido , tutto preso da un tremito convulso e con gli occhi grandi , metallici , allucinati , delirava . Ma era un delirio terribile il suo ; peggiore del delirio di un moribondo o di un idrofobo : Andrea lo capiva . Un terrore mai prima conosciuto invase Cosima , come se davvero la casa fosse piena di uomini neri e abbominevoli nascosti e pronti ad ogni crudeltà , e , le pareti brulicassero di rettili velenosi . La madre credette che Santus fosse invaso dallo spirito maligno , e pensò di mandare a chiamare uno dei preti di casa per esorcizzarlo . Ma Andrea sogghignava ; riuscì a far ritornare a letto il fratello , e lo vegliò tutta la notte . Notte di angoscia indimenticabile , durante la quale Cosima conobbe un ' altra pagina del libro terribile della vita . Invece del prete venne il dottore , il quale consigliò che Santus e Andrea , il quale si offrì di sorvegliare il fratello , andassero ad abitare in una casupola che la famiglia possedeva in un orto non molto distante dalla casa . Furono riattate e ammobiliate alla meglio , le povere stanzette terrene , che di buono avevano solo alcune finestrine dalle quali si vedevano i monti lontani : e Santus vi si lasciò condurre docilmente : era buono e mite , in fondo , e il primo ad essere mortalmente triste del suo vizio , che il dottore aveva dichiarato essere null ' altro che una malattia dalla quale il paziente non può , anche con tutta la sua volontà , mai guarire , era lui . Un dolore profondo gli si leggeva negli occhi chiari : di tanto in tanto pareva sollevarsi , smetteva , e tentava di lavorare : ma poi ricadeva , come un virgulto stroncato , non ancora morto nelle radici ma irrimediabilmente inutile a se stesso e dannoso agli altri . Nella casa delle fanciulle ci fu una relativa tranquillità : ma l ' ombra del dolore la velava ; e la madre si fece ancora più silenziosa , pallida , e qualche volta inquieta , di quell ' inquietudine di uno che ha smarrito qualche cosa di prezioso . Cominciò anche a diventare un po ' strana : a volte usciva di casa furtiva , con qualche oggetto o qualche pacco nascosto sotto lo scialle : andava nella casetta dei figli ; a portar loro da mangiare e da vestirsi . Non che ad essi nulla mancasse , anzi , quando l ' altro era tranquillo , Andrea tornava a mangiare con la famiglia , ed entrambi frequentavano giornalmente la casa : ma la madre aveva paura che essi mancassero del necessario : pensava a loro come a bambini smarriti nel bosco , e andava a cercarli , e si smarriva anche lei nelle ombre di una selva pericolosa : quella della disperazione . Attiguo alla casetta dei fratelli , c ' era , anch ' esso di proprietà della famiglia , un frantoio per olive : era un lungo stanzone irregolare , scuro eppure lucido , come scavato in una montagna di schisto : nero , come unto anch ' esso , era il forte cavallo paziente che faceva girare la ruota dentro la vasca rotonda dove venivano pestate le olive : la pasta violacea di queste , versata entro sporte rotonde , la spremeva il torchio di ferro ; ma il torchio , collocato in una specie di nicchia scavata nella parete , erano gli uomini che lo manovravano , con una stanga : il mugnaio o un suo aiutante . L ' olio cadeva nero e grasso entro un grande paiuolo , e le sanse , finita di spremere la pasta , venivano buttate da una larga finestra giù nell ' orto , formando un monticello odoroso che a suo tempo veniva acquistato dallo stesso negoziante che in estate comprava le mandorle della famiglia : ed era una discreta rendita , assieme con quella dell ' olio , che i proprietari delle olive lasciavano in compenso per la manipolazione . Ma bisognava stare molto attenti , perché il mugnaio , un piccolo uomo religioso con due occhi di vero santo , che serviva da anni e anni la famiglia , e le era sinceramente affezionato , rubava a man salva , tanto ai clienti quanto ai padroni . Il luogo era sempre pieno di gente , anche perché in un angolo , tra la finestra e il torchio , ardeva sempre un grande fuoco con su un paiuolo d ' acqua bollente , dove venivano immerse e lavate le sporte : e intorno a questo fuoco si riuniva un gruppo d ' individui che , verso sera specialmente , formavano un quadro degno di Rembrandt . Erano tutti disoccupati e poveri , ma di una strana povertà dovuta più a loro stessi che alla sorte : e venivano lì a riscaldarsi , a confortarsi l ' uno col contatto dell ' altro . Capo fila era un uomo rossiccio , che era stato ricco e aveva dilapidato la sua sostanza con le donne e il vino : poi un vecchione con la barba di patriarca , anche lui decaduto , che faceva il giardiniere a tempo perso e viveva con la caccia dei gatti , dei quali si nutriva ; e altri reietti , che non sdegnavano di unirsi con i bravi contadini e i piccoli proprietari che portavano a macinare le loro olive , e lo stesso padrone del frantoio , Andrea , che capitava ogni tanto per sorvegliare il mugnaio . Santus , poi , non mancava mai , e quando appariva lui tutti si scostavano per fargli posto ; camminava anche lui nella fatale scia dei miserabili compagnoni raccolti intorno al fuoco , ma tutti ancora lo rispettavano , perché ancora la sua famiglia lo sostentava ed egli aveva un rifugio e la protezione del fratello ; anzi , sapendolo generoso , cercavano la sua amicizia per potergli spillare un po ' di quattrini ; ma egli , nonostante la torbida incoscienza in cui spesso affondava , capiva il suo stato , conosceva il cuore del prossimo , e amava solo la compagnia dei rinnegati del frantoio perché appunto si sentiva già loro compagno di fatalità . Non si creda che queste riunioni fossero melanconiche . Tutt ' altro . Quando il fuoco aveva seccato addosso i poveri vestiti , spesso bagnati dalla pioggia , di questa specie di vagabondi , e , per benignità della sorte , essi erano riusciti a bere vino , o meglio ancora acquavite , l ' allegria più infantile regnava fra loro : uno di essi arrivava a cantare pezzi d ' opera , un altro tirava fuori un pane , lo spaccava , si faceva facilmente versare sulla mollica un filo d ' olio , e lo abbrustoliva sulla brace , dividendolo poi fraternamente coi compagni . E Santus mandava a comprare un fiasco di vino , che bevevano alla salute di tutti . Salute e lunghi anni : la vita è di chi si contenta di viverla . Le giornate erano quasi sempre grigie , nel freddo mattino del tardo autunno : ma a poco a poco il cielo si schiariva e si sollevava sopra i monti che prendevano una lucentezza opaca di stagno , e sull ' alto si apriva l ' occhio , bianco prima , poi perlato del sole , come di un dormiente che dopo aver lottato con un triste sogno si sveglia ridente alla dolce realtà . Allora tutto prendeva colore ; il cielo sembrava un mare sparso d ' isolette rocciose , sui rami degli alberi le ultime foglie palpitavano come farfalle d ' oro e i monti riprendevano le loro tinte azzurre e rosee . Quando il tempo era bello capitavano nell ' orto la padrona che non sdegnava di coltivare i cavoli e i carciofi , e le “ bambine ” . Cosima aveva già venti anni ; ma a volte ne dimostrava di meno , a volte di più . Il viso bianco , corrucciato , gli occhi che sembravano selvaggi , la fronte coi capelli tirati su e stretti con la noncuranza delle donne vecchie , si aprivano e illuminavano come il cielo in quelle ambigue mattine , quando il riso schietto le sgorgava dai denti stretti con la violenza d ' un ' acqua sorgiva dalla roccia . Ora , nelle assenze di Andrea , spesso costretto a recarsi in campagna per sorvegliare chi lavorava , sapendo che di Santus il mugnaio poteva , con l ' aiuto diabolico dell ' acquavite , farne quello che voleva , ella penetrava con coraggio nel frantoio , e faceva le sue brave ispezioni . C ' era , anche nella cameruccia di Andrea , un registro dove venivano segnate le “ macinate ” delle olive ; ogni macinata sette quarti di ettolitro di olive ; compenso due litri d ' olio grezzo lasciato nel paiuolo apposito o , se il proprietario preferiva , due lire in contanti . Molti lasciavano correre il tempo , prima di pagare , e allora il conto rimaneva aperto . Ed ecco Cosima , seduta al tavolo dove c ' erano gli avanzi del pane e dei cibi dei fratelli , sfogliare l ' unto registro e segnare in fila i nomi e il numero delle macinate ; era una poesia anche quella , e il sole , che sbaragliava le ultime rocciose nuvolette e splendeva alto sui monti , dorava il foglio dove lei scriveva e lucidava i suoi capelli severi . Così ella veniva a contatto col popolo , col vero popolo , laborioso e mite , che se pure poteva , come il mugnaio , mettere le grinfie sulla piccola roba del prossimo , lo faceva con parsimonia e poi andava a confessarsene . Magari anche la confessione era un po ' fraudolenta , come quella del famoso contadino che tentò d ' ingannare il confessore dicendogli di aver rubato una corda , e alle insistenti inquisizioni dell ' uomo di Dio , finì col dire che alla corda c ' era attaccato un bue : ad ogni modo tutta gente buona : donnine rispettose e sornione , uomini che dovevano combattere con la terra ingrata e solitaria e i venti e gli uccelli e le volpi per strappare il grano e il vino , dei quali si nutrivano come il sacerdote nella Messa . Cosima li osservava , li studiava , ne imparava il linguaggio , le superstizioni , le maledizioni e le preghiere : e dal suo posto di osservazione vedeva anche il quadro e le figure del frantoio : sentiva le storielle che vi si raccontavano , le canzoni dell ' ubriaco , e se le doleva il cuore o piegava la testa umiliata nel vedere Santus , il fratello nato per grandi destini , intagliare carrettini di ferula per i bambini del mugnaio , o spolpare le ossa di un arrosto di gatto con gli altri compagnoni , pensava che solo la pietà può sollevare l ' anima piegata dal male degli altri , e portarla sulle sue ali fino alle altissime soglie di un mondo ove un giorno tutti saremo eguali nella gioia di Dio . Fra un segno e l ' altro del registro i clienti del frantoio le raccontavano i loro guai , i loro drammi : qualcuno la pregava di scrivergli una lettera o una supplica : così le venne lo spunto per un nuovo romanzo ; attinto dal vero : attinto come la pasta nera delle olive dalla vasca del frantoio , che si mutava in olio , in balsamo , in luce : e mise un titolo grigio , che sotto però nascondeva anch ' esso il seme del fuoco : lo intitolò Rami caduti . Questa volta la fortuna le arrise compiuta . Ella tentò presso un editore di una certa notorietà , che non solo accettò e pubblicò il romanzo , ma lo fece accompagnare dalla prefazione di uno scrittore illustre : ed ecco d ' un tratto la figura di Cosima balzò sull ' orizzonte letterario , circonfusa d ' un ' aureola quasi di mistero . Mistero creato dalla lontananza di lei e della sua terra , dalle vaghe notizie sulla sua vita quasi selvatica , ma sopra tutto dalla forza ingenua e nello stesso tempo vigorosa del suo racconto , dalla sua prosa scorretta e primitiva eppure efficace , e dall ' evidenza dei suoi personaggi . D ' un colpo ella diventa celebre : giornali e riviste le domandano novelle : e l ' editore manda denari . Non molti , ma tanti quanti a lei bastano per non frodare più la cantina , e comprarsi un bel vestito di setina nera a puntini d ' oro e un boa di piume di struzzo nere e bianche che ha del serpente e dell ' uccello . Quando apparve , con le sorelle alle quali aveva regalato per confortarle eleganti sciarpe di velo , alla Messa celebrata dal Vescovo , in una brillante mattina di autunno , una schiera di giovanotti , i più intellettuali e spregiudicati del luogo , che andavano in chiesa solo per sbirciare le donne , si allineò fra una navata e l ' altra della bella Cattedrale , e i loro occhi la serrarono in un nutrito fuoco di fila . Anche le donne la guardavano , alle spalle , affascinate , più che altro , dal suo vestito e dal suo boa dai colori di notte stellata , piegata sul suo libro di preghiere . Ella volava : le pareva di essere una rondine ; sentiva voglia di piangere ; era un rigurgito di gioia , di trionfo , ma anche di dolore profondo ; e se sollevava gli occhi umidi e vedeva i finestroni alti sotto la volta della chiesa , azzurri di miraggi quasi marini , pensava allo sfondo della finestra del frantoio e alle povere donne unte di olio nuovo che le raccontavano le loro pene . Allora una lieve vertigine le saliva dalle radici dell ' anima , come quando bambina l ' immagine della nonna le rimescolava nel subcosciente un mondo atavico avventuroso e fiabesco . La cerimonia e la musica accrescevano l ' incanto . Il Vescovo era alto , aristocratico ; ricordava i prelati pittoreschi dei grandi romanzi francesi dell ' Ottocento ; solo la sua voce era un po ' aspra , ma si sperdeva , col fumo dell ' incenso , nel rombare nostalgico dell ' organo , che suonava il coro del Nabucco : “ Va pensiero su l ' ali dorate ” … E tutto , luce , suoni , colori , accresceva la luminosa illusione di Cosima , che si vedeva trasportata in un mondo fantastico . Fu proprio da quei tempo che la sua vita prese un ritmo fiabesco . I giornali parlavano di lei . Arrivò persino , fino alla casa di lei , da una città lontana , un alto , grasso , biondo giornalista , la cui presenza mise in subbuglio tutto il vicinato . In Cosima quella visita suscitò il più alto orgoglio e la più cocente umiliazione . Umiliazione di doverlo ricevere in quella stanza terrena quasi povera , dove nella vecchia libreria si vedevano ancora le carte d ' affari del padre morto ; però , le sorelle avevano steso un ' antica tovaglietta di pizzo sul tavolino dove fu servito il caffè : ella aveva indossato il suo vestito di seta stellata , ma non sapeva che dire , mentre l ' uomo biondo la scrutava coi piccoli occhi verdognoli che , a guardarli di sfuggita , quasi con spavento , a lei ricordavano quelli dei gatti selvatici in agguato contro gli uccellini di primo volo . Egli però fu gentile , e nel suo giornale scrisse che la scrittrice “ pallida , piccola , nervosa , ( nervosa ? non sapeva che cosa questa parola significasse : tuttavia la lusingò ) questa fragile creatura che , senza mai essere uscita dal suo quieto nido , conosce tuttavia , in modo che fa quasi sbalordire , i misteri del cuore umano ” eccetera . ( Oh , grande uomo biondo che vivi nella metropoli , a contatto col mondo più tumultuoso , tu non saprai mai per tua esperienza quello che Cosima conosce attraverso la propria ) . L ' intervista fu commentata , riprodotta , colorita . Il libro di Cosima si vendeva ; altri articoli lo resero quasi di moda . Ella , al solito , nonostante appunto le sue esperienze e i suoi saggi propositi , ricominciò a fantasticare : perché non avrebbe potuto sposare il biondo gigante ? : l ' avrebbe portata nel turbine della vita . Gli scrisse per ringraziarlo ; egli rispose : la chiamava “ piccola grande amica ” parve farle la corte : tanto che un giorno Andrea intercettò una lettera , ma ne fu contento . Ecco uno che finalmente andava bene per la sorellina . E lei passeggiava intorno all ' orticello , come un ' aquiletta catturata , pronta a spiccare il lungo volo appena avesse potuto . L ' orticello era tutto in fiore : rose paesane , gigli e garofani vi spandevano un profumo di altare quando si celebra il mese di Maria . Anche per lei era arrivato il mese della sua gloria . Scrisse finalmente anche quel superbone di Antonino , che continuava a studiare per poter vivere in città : faceva i complimenti e gli auguri a Cosima , e le domandava anche notizie di Santus . Ella non rispose , ma conservò il biglietto di lui fra i ricordi che la seguirono nelle strade della vita . Adesso pensava all ' altro , al grande biondo dagli occhi tigreschi : e dopo una lunga ambigua corrispondenza , egli un giorno le mandò , una lettera strana , dove , fra le altre cose spiacevoli , le diceva che ella gli era sembrata quasi una nana . Pertanto le esperienze di Cosima continuavano . Vi furono giorni di nuovo fulgore . Arrivarono contemporaneamente due lettere : e una veniva di molto lontano , dal castello di un principe tedesco , col sigillo d ' argento e su impressa appunto una corona di principe . Forse era il suo segretario , che aveva letto il romanzo di Cosima e le scriveva ancora turbato , dicendole chiaramente , in ultimo “ fi amo , signorina , fi amo ” . Lo credette il segretario , poiché il nome era comune , e Cosima era corazzata di inguaribile diffidenza : ma perché non poteva esser lui , il principe ? Ella rispose , ringraziando ; ma poi , immaginandoselo anche lui biondo e alto e con gli occhi felini come il crudele giornalista , e per di più principe o granduca , non mandò la lettera . All ' altra invece rispose . Ed era anche questa di un principe di diversa specie ; era di un giovine di ventidue anni , che doveva essere molto ricco perché le scriveva che stava per partire , con mezzi suoi , per una spedizione nell ' America ancora inesplorata ; e le chiedeva il permesso di mettere il suo nome alla regione che egli avrebbe attraversata per il primo : e le dava l ' indirizzo della estrema città dell ' America del Sud ove si sarebbe fermato per formare la carovana . Ah , sì , Cosima adesso risponde , con lettera raccomandata , e non si proibisce di abbandonarsi con la fantasia , come un angelo viaggiante , al seguito dell ' avventuroso suo cavaliere . Le pare di vivere al tempo delle Crociate : egli va , col nome di lei nel cuore , a combattere contro i pagani , i pellirosse , i serpenti , le foreste vergini , le erbe che uccidono . Furono i giorni più belli della vita di Cosima , più belli ancora di quelli passati sul Monte , a respirare l ' aria che respirava Antonino . Era il sogno vivo , adesso , l ' avventura epica , alla quale ella prendeva parte cavalcando sulle nuvole rosse dell ' orizzonte , sui glauchi mari delle sere di luna . Tutto le sembrava grande e luminoso . Nella casa di faccia alla sua , essendo morto il nero canonico medioevale e sposata a un vecchio cugino la nipote , era venuto ad abitare un ricco attempato , ma ancora sanguigno e forte negoziante di scorze d ' albero e di sugheri . Era anche un cacciatore famoso e ogni tanto radunava gli amici per una partita di caccia grossa . Scalpitavano i cavalli , nella strada stupita da tanta animazione quasi guerresca , e i cavalieri , armati di tutto punto , alcuni smilzi e dritti in sella , altri , già anziani , barbuti , grassi e un po ' cascanti , ma col viso duro e deciso come di vetusti razziatori abituati a far preda , aspettavano che il gruppo fosse al completo , mentre i cani s ' incontravano e facevano , fra le zampe dei cavalli , una schermaglia rintronante di guaiti e latrati ; e appena usciva dal portone spalancato il cacciatore rosso dalle coscie possenti e dagli occhi verdi brillanti di gioia beffarda e feroce , sul suo balzano quasi ancora indomito , la comitiva si slanciava al galoppo inondando la strada come un ' orda diretta alla conquista di un luogo nemico : i passi dei cavalli risonavano a lungo , anche quando la strada ritornava deserta , e pareva uno scalpitio di treno che s ' allontanava : Cosima , alla finestra , mentre ritirava , dopo averlo sgrullato , il piccolo soppedaneo del suo lettuccio , s ' incontrava a seguire nell ' aria l ' eco della cavalcata : e pensava al suo esploratore , alla caccia dei selvaggi ; e si sentiva anche lei in corpo una smania di amazzone , un ardore di eroina da avventure audaci ; ma poi le toccava rifare i letti e pulire le camere , e , per risalire a galla da questo stagno di realtà , aspettare almeno il passaggio del portalettere . Era un uomo rude , il portalettere , anche lui rosso di pelo e di pelle ; e quando passava , con le sue grosse scarpe , battendo alle porte dei cittadini e gridando forte : “ posta , posta ” , tutti gli echi intorno si risvegliavano , persino i cani abbaiavano , l ' aria prendeva un colore di inquietudine . Per Cosima rappresentava un personaggio quasi mitologico , apportatore di bene e di male , e quando ne sentiva la voce di lontano tremava come se il destino fosse in cammino verso di lei . Era stato lui , in fatti , a portarle le lettere di gloria e di amore , di umiliazione e di speranza , e il vaglia , e i giornali col suo nome scritto come su lapidi che le parevano eterne . Adesso ella aspettava notizie da un mondo misterioso , lontano , quasi di là dai confini del mondo reale : lettere dell ' esploratore , che a quel suo mondo nuovo voleva mettere il nome di lei . Ma il portalettere passava con la borsa , che faceva un rumorino speciale , sulla cinghia di cuoio , come quello dei carnieri dei cacciatori , e picchiava con violenza il battente della porta del negoziante di scorze , traendo dalla borsa un pacco di lettere e di giornali . E a lei nulla : e la voce aspra dell ' uomo della sorte che si andava affievolendo le pareva si burlasse crudelmente di lei . Così passò la bella stagione : ella non si curava più neppure di Antonino . Di nessuno si curava , tranne che delle sue scritture , illuminate dalla luce di quel sogno che era il più bello dei romanzi che ella avrebbe mai potuto scrivere . In ottobre ci fu , come al solito , la vendemmia . No , non come al solito , poiché la madre , d ' accordo con Andrea , aveva fatto costruire una piccola casa di pietra nella vigna , sotto un pino che vigilava solitario la grande distesa quasi tutta selvaggia come una landa , e dichiarò che la voleva abitare per qualche settimana . Solo la vigna rallegrava coi suoi quadrati verdi e gialli , con qualche filare di grandi fichi bassi , la dolce triste solitudine del luogo : i monti lontani innalzavano una muraglia azzurra intorno all ' orizzonte . Un colono del Continente coltivava , fin dal tempo in cui era vivo il padre di Cosima , la vigna da lui piantata , e un grande orto che godeva di un rivolo d ' acqua raccolto in una vasca ampia come un laghetto , circondata di giunchi , canne e salici selvaggi . Il luogo era bello : una specie di oasi nella desolazione della pianura incolta e pietrosa , saettata , nell ' estate , da un sole implacabile . Ed ecco , adesso , la casetta di pietra lo rendeva più pittoresco ed ospitale : erano appena due stanze , addossate ad un ' altra , piccola , che fino a quel tempo era stata l ' abitazione del solitario colono , il quale non si moveva mai dal posto , rifornito ogni tanto di pane e altri viveri da Andrea , che di ritorno portava a casa i prodotti dell ' orto . Erano per lo più patate , legumi , verze , zucche e insalate , e qualche volta anche poponi e cocomeri . E nella stagione l ' uva , quasi tutta da vino , quel vino leggero ma saporoso che aveva aiutato Cosima a comprar francobolli e spedir manoscritti . Fu dunque mandato un carro di mobili , come si usava per andare al Monte : e Cosima si offrì ad accompagnare la madre , mentre le sorelle , che non volevano neanche sentir parlare di un luogo sperduto come quello , sarebbero rimaste a casa sotto la sorveglianza della serva fedele . Il servo che accompagnava il carro sarebbe rimasto nella vigna , e anche Andrea vi avrebbe passato la notte per maggior sicurezza delle donne . Ma il luogo era tranquillo ; non si era mai sentito parlare di vicende spiacevoli : l ' aperta e nuda pianura non permetteva neppure il passaggio di malviventi , tanto che il colono non aveva un arma , un cane . Ad ogni modo una pattuglia dl carabinieri a cavallo adibita alla sicurezza stradale , percorreva ogni giorno lo stradone comunale che attraversava quella specie di altipiano selvaggio . Cosima e la madre s ' incamminarono , a piedi , lungo lo stradone , dopo aver oltrepassato le ultime case del paese . La giornata era limpida , tiepida : un acquazzone aveva rinfrescato i campi , e gli stessi cespugli e le erbe già inariditi della distesa intorno alla vigna avevano ripreso il verde : le ginestre fiorivano ancora , ancora qualche sambuco nano , dove il terreno era umido , apriva le sue ombrella d ' argento filigranato . Il pino , sopra la casetta che ancora odorava di calce , vibrava tutto di canti d ' uccelli : ce n ' erano di ogni specie , sopra tutto di passeracei , poiché era l ' unico rifugio del luogo , e il loro chiassoso concerto strideva anche di voci di battaglia : tutti però , d ' accordo nello scavare i fichi nella vigna e a piluccare l ' uva , nonostante gli spauracchi drizzati qua e là dall ' ingegnoso colono . Del resto anche lui aveva l ' aspetto di uno spaventapasseri , alto , scarno , dinoccolato , con gli enormi piedi scalzi nodosi , i calzoni logori di fustagno rimboccati sulle caviglie rosse , e altrettanto le maniche sulle braccia che , se egli stringeva i grossi pugni , sembravano clave . Tutto il suo aspetto tra , più che di contadino , di vecchio marinaio , di “ lupo di mare ” , per il viso arso , di terracotta , i capelli irsuti di colore del sale , e come scarmigliati dal vento : ma specialmente per gli occhi piccoli , stretti , dei quali si vedeva quasi solo la pupilla verdognola . Quando arrivarono le padrone egli aiutava il servo a scaricare la roba dal carro , e non rispondeva alle domande e agli scherzi dell ' altro : pareva sordo , anzi anche muto , perché salutò solo con un cenno del capo , e non aprì la lunga bocca rientrante , quasi invisibile . In cambio parlava molto il servo , un giovinotto bruno tutto occhi e denti , che ogni tanto si aggiustava la cintura e rideva per nulla : la sua presenza metteva allegria , e quasi egli piaceva alla signorina : lo trovava per lo meno della sua razza , uno schietto contadino , figlio della stessa terra , mentre il colono , - già per il nome stesso , che gli era stato consacrato dal vecchio padrone , - rappresentava uno straniero , un lavoratore di terre lontane , d ' origine ignota se non quasi misteriosa . Infatti nessuno aveva mai saputo la sua provenienza , anche perché nessuno , dopo il tempo in cui , finita la sorveglianza della polizia , era stato assunto in servizio dal signor Antonio e confinato lì nella vigna solitaria , nessuno se ne era più curato : neppure Andrea , che come il corvo ad Elia , gli portava il pane . E infatti l ' uomo si chiamava Elia . Dopo che ebbero messo a posto , nelle due stanzette , i lettucci , due tavolini , alcune sedie , un attaccapanni e qualche arnese di cucina , i due uomini se ne andarono a lavorare , a togliere i pampini superflui alle viti , perché l ' uva finisse di maturare ; il giovine servo si mise a cantare , e la sua voce sonora ma monodica si sperdeva come nella vastità di una chiesa deserta . Allora Cosima , come già aveva fatto sul Monte , cominciò a riordinare e abbellire quella che , per far sorridere la madre , chiamava la villa . La madre non sorrideva : come sempre era taciturna e chiusa in una tutta sua segreta preoccupazione : ma gli occhi le si erano un po ' illuminati , e il da fare che si diede , per preparare un po ' di cibo nel camino della prima stanzetta , adibita a cucina , sala da pranzo e da ricevere , la distrasse . Si sarebbe potuto usufruire , per gli usi più comuni , della cameretta del colono , dove c ' era un vecchio e grande camino che tirava molto bene ; ma la padrona intendeva rispettare gli antichi privilegi del dipendente , che con la sua sola opera si era costruito quel rifugio da quando aveva assunto servizio nella vigna , e vi teneva i suoi stracci e il suo giaciglio . Cosima d ' altronde ci sentiva odore di selvatico e non le sarebbe piaciuto neppure di guardare dentro se il vecchio non avesse attirato la sua curiosa attenzione , interessata , di osservatrice di tipi fuori del comune , con la nebulosità del suo passato e la sagoma della sua figura . Egli avrebbe forse potuto , ad esplorarlo , a farlo diventare docile e confidente , raccontarle qualche cosa d ' interessante , con un colore diverso dal locale , qualche cosa da mettersi sulla carta e trasformarlo in materia d ' arte . Appena dunque l ' abitazione fu in ordine , ella andò nella vigna , dove i due uomini lavoravano , e diede ascolto ai discorsi del servo paesano , poiché l ' altro conservava il suo assoluto e impassibile mutismo . - Speriamo , - diceva il giovinotto , - che la vostra mutria si cambi in buon umore fra una settimana , quando verranno le ragazze a vendemmiare . Verranno due mie cugine : ma quelle dovete contentarvi di guardarle da lontano e di non toccarle neppure con una canna : le altre , che la padrona sceglierà di suo gusto , ve le lascio liberamente , vecchio cinghiale . Il vecchio cinghiale pareva non lo sentisse neppure : solo , all ' accenno di una donna , una vedova già anziana , che un tempo si diceva avesse avuto relazioni con l ' esiliato , i suoi occhi si allargarono un poco , ed egli scosse il mazzo di foglie di viti che teneva in mano : ma non aprì bocca , non si volse a guardare Cosima che era arrivata in mezzo al filare e lo osservava silenziosa . Né più fruttuosi furono gli altri approcci durante quella prima giornata , sebbene ai due uomini fosse servito un pasto certo per loro insolito , preparato dalla padrona , e anche lei tentasse di attaccare discorso col vecchio taciturno . Egli rispondeva sì e no alle domande di lei , riguardanti l ' orto e la vigna ; nel vederla si alzava e si piegava con segni di un rispetto quasi esagerato : null ' altro . - È un idiota , - disse il servo , quando l ' altro non poteva sentirlo . - Ma è anche malizioso , e la sa lunga . E raccontò della vedova , che un tempo veniva a trovarlo nella vigna , e accennò al lontano passato di lui . Pare che avesse tentato di derubare un suo ricchissimo parente , nelle cui terre lavorava : sebbene il parente avesse rimesso la querela , Elia era stato condannato . Poi la voce cambiava ; il parente diventava un banchiere , o addirittura una banca , che era stata svaligiata da un gruppo di ladri , dopo narcotizzato il custode , e fra i manigoldi era Elia . Disse la padrona : - Se fosse stato così , il mio povero marito non l ' avrebbe assunto al suo servizio . - Oh , il signor Antonio era buono : era un santo , di quelli che non ne nascono più , - disse il servo . Nel pomeriggio arrivò , a cavallo , Andrea . Fra le altre cose portava un giornale e una lettera per Cosima . Una lettera ! Ella la prese , come faceva sempre , trepidando : le pareva , ogni volta , di afferrare un uccello a volo , l ' uccello favoloso della fortuna e della felicità . Ma questa era una semplice lettera d ' invito a mandare i suoi libri a un giornaletto , che prometteva di parlarne ai suoi lettori . Ed ella la lasciò andare , come appunto si lascia andare un uccellino che non serve a niente . Ad ogni modo la giornata finì bene : il tramonto arrossava la vigna , la vasca e i salici scintillavano ; le distese della pianura avevano la calma e melanconica poesia della steppa , come Cosima l ' aveva intraveduta in qualche racconto russo : ma il punto centrale del paesaggio , il più bello , era il pino solitario entro il quale vibravano le fiamme del sole che pareva vi si annidasse come un grande uccello di porpora . E Cosima se ne andò per un sentiero della brughiera dove avrebbe potuto camminare finché voleva , poiché non c ' era pericolo di sperdersi , e dalla vigna potevano sorvegliarla con un solo sguardo . Le erbe sembravano colore di rosa , ogni seme , ogni fiorellino , ogni bacca , aveva come un occhio d ' oro che rispondeva al suo sguardo : e i monti lontani , color d ' acquamarina , svaporavano nel cielo arancione e verde e rosso che a poco a poco trascolorava e cambiava tinta . Una coccinella salì , da un cespuglio , sulla veste di Cosima , come su un cespuglio più alto : andò su , su , tranquilla , fino al braccio di lei , fino alla sua mano . Era un essere meraviglioso e quasi terribile : sul piccolo dorso piatto , d ' un rosso scuro di lacca , era disegnato in nero un viso umano perfetto , con gli occhi , il naso , la bocca , tutti un po ' obliqui come nelle maschere giapponesi : parve a Cosima che quegli occhi la guardassero , con la stessa meraviglia misteriosa con cui lei li guardava . Arrivata all ' estremità del dito medio , sull ' unghia rosea di tramonto , la coccinella aprì due piccole ali iridate e volò via . Cosima avrebbe voluto imitarla , ma i suoi piedi erano legati alla terra , ed ella avrebbe dovuto camminare fino all ' estremità del mondo per potersi slanciare così . Quando il sole sparì , uno stupore quasi infantile parve incantare ogni cosa : il cielo si fece trasparente come l ' acqua , e la stella che apparve sull ' orizzonte vi tremolò come appunto riflessa dal mare . Mai Cosima , neppure sul limite dei boschi e delle roccie del Monte , davanti ai sontuosi tramonti visti dall ' alto , aveva provato una malia simile a questa che l ' avvolgeva in mezzo alla terra incolta , guardata solo da Dio . Invece di sentirsi piccola , e poiché era impotente a volare , le parve di essere alta , alta fino a toccare con la fronte la stella della sera : eppure in quel momento dimenticava tutte le sue ambizioni , i suoi vani sogni , la sua attesa di avvenimenti straordinari . La vita era bella così , anche fra gli umili steli nati da sé , fra le cose create da Dio per la gioia del cuore che è vicino a lui come il cuore del bambino e quello della madre : ed ella ne ebbe quasi la prima rivelazione , e si sentì uno scalino ancora più in alto , nella scala di Giacobbe che doveva essere la sua vita . Così , per nulla : solo perché vedeva la stella della sera brillare sopra i monti non meno e non più meravigliosa della coccinella , e le erbe selvatiche odoravano al suo passaggio . Decise di non aspettare più nulla che le arrivasse dall ' esterno , dal mondo agitato degli uomini ; ma tutto da sé stessa , dal mistero della sua vita interiore . Così , ebbe fine l ' attesa delle notizie dell ' esploratore : e anche lui , del resto , non scrisse più Eppure un fatto che aveva dell ' inverosimile , le avvenne : un fatto che superò tutte le altre vicende accadute fino a quel tempo , che a lei parevano , ma forse non erano , straordinarie . Erano passati tre giorni da che si trovavano nella vigna , tutti e tre eguali , limpidi , sereni . Ella s ' era rimessa a scrivere , sul tavolinetto della camera da letto , davanti alla piccola finestra nel cui vano ronzavano le vespe senza però venire dentro . Inutile , fino a quel momento , intervistare Elia : pareva un uomo meccanico , Elia : si piegava , si sollevava , lavorando , senza muovere un muscolo del viso . E lingua in bocca , - come diceva il servo che chiacchierava per tutti e due , ma per dir frasi , proverbi , canzonette e scempiaggini che non interessavano Cosima . Solo le mani di Elia avevano , a osservarle quando egli non se ne accorgeva , una strana sensibilità : mani scure e nodose , con le falangi coperte di peli , ma piccole , per un uomo così alto e lavoratore , a volte adunche come artigli , a volte aperte e quasi molli , come snodate . Con quelle mani egli era capace ancora di fare qualsiasi lavoro che gli venisse richiesto o che gli fosse necessario . Infatti si cuciva da sé le vesti , lavava , si faceva le scarpe , gli occhiali , gli arnesi di lavoro , preparava la conserva dei pomidori e seccava i fichi , fabbricava , con una certa creta da lui scovata fra i giunchi , vasi e pentole : e lavorava anche da stagnaio e da falegname . La sua stanzetta sembrava un museo archeologico , con una raccolta persino di pietre cercate nella brughiera , che sembravano tartarughe , conchiglie , ossa fossilizzate . E stava zitto , rispondendo solo sì e no alle domande della padrona , che anche lei , del resto , cavava fuori le parole con diffidenza sospettosa , come gemme da uno scrigno . Or dunque , quale non fu la meraviglia di Cosima , quando la sera del terzo giorno , ritornando dalla solita passeggiata , sentì che i due taciturni parlavano fra di loro . Stavano nella prima delle stanzette e la madre cucinava qualche cosa nel camino . La porta era aperta , ed essi non si accorsero della presenza di Cosima , che , ferma fuori , ascoltava . Del resto il discorso era semplice : ma il suo tono amichevole , nella voce di quei due , un po ' lamentoso nella padrona , confortante in quella del servo , sorprese la fanciulla . La madre non le aveva mai parlato in quel modo : e d ' altronde era proprio di lei che si lagnava . Diceva : - Andrea tarda , stasera : speriamo non sia accaduto nulla , laggiù : ho sempre paura . E anche quella stordita che se ne va in giro come una capra . - Non abbia timore , - rispose l ' uomo , con una voce fra roca e dolce , ma anche quasi canora , che la padroncina non gli conosceva ; - c ' è Ippolito che è andato a raccogliere sterpi per il fuoco , e la sorveglia . Poi non si è quasi mai sentito niente , in questi posti . Chi vuole che veda la signorina ? E poi è tanto savia , quella : non c ' è pericolo che abbia dato appuntamento all ' innamorato . - Non si sa mai , insisteva la madre : e Cosima pensò in sua coscienza che realmente , su questo punto , si potevano elevare dubbi . - Le ragazze sono tutte stordite : quella , poi , ha certe idee in testa . Tutte quelle scritture , quei cattivi libri , quelle lettere che riceve . E non è venuto anche , a trovarla , un omaccione rosso come la volpe ? e da lontano , è venuto , e poi ha scritto di lei sui giornali ? La gente mormora . Cosima non troverà mai da sposarsi cristianamente : e anche le sorelle ne risentiranno , perché in famiglia tutto sta a sposar bene la primogenita . È vero che … - giunse con ancora più lamentosa , - ci sono anche i fratelli , che non ci fanno troppo da sostegno : oh , tu lo sai bene , Elia . Egli lo sapeva : eppure aveva una fede cieca , un attaccamento appassionato per il signorino Andrea : ed anche la sua voce tremolò quasi di pianto quando ne parlò . - No , padrona , non si lamenti troppo del signorino Andrea . È buono , posso dire , quasi quanto lo era il signor Antonio : solo , è troppo generoso ; è troppo amico di cattivi amici . Ma del resto bada alla roba , e ama le sorelle in modo particolare . - Bada alla roba ? Sì , ma per pigliarsi lui quasi tutta la rendita : e gioca , e va con le male donne . Questa la chiami bontà ? Lo chiami amore per la famiglia ? Andrea ci lascia appena il tanto per pagare i servi e le tasse . Io non dormo , un giorno o l ' altro l ' esattore verrà in casa a sequestrare : lo vedo in sogno , ne ho paura come del demonio . Oh , oh : Elia ; e tutto questo perché i miei figlioli hanno abbandonato le vie del Signore . - Lei esagera , padrona : ci sono figli peggiori : tutte le famiglie hanno la loro croce . Il signorino Andrea , dopo tutto , bada alla roba e la fa fruttare : è , dirò così , come un fattore , che si piglia la porzione maggiore . Ma poi metterà giudizio . - No , Elia , non lo spero . D ' altronde , che si fa ? Siamo povere donne sole , con quel castigo terribile di Santus : e bisogna pure appoggiarsi ad Andrea . Tante volte penso di dividere il patrimonio : a ciascun figlio il suo : ma sarebbe peggio , poiché il disgraziato Santus in pochi mesi cadrebbe nella miseria , e anche il tuo signorino Andrea si giocherebbe la sua parte . Non c ' è via di uscita : bisogna soffrire . E poi io voglio bene ai miei figli : troppo bene gli voglio ; più sono disgraziati più li amo e li compatisco . Ma quella Cosima ! È quella che più mi dà pensiero . - E invece sarà quella che più le darà consolazioni : vedrà . Ma la madre , mentre rimuginava nella padella le patate che lentamente si arrossavano e spandevano un buon odore , continuava a sospirare . - Non è questo , Elia , io non ho bisogno di consolazione : la mia strada è finita , e nulla esiste più per me tranne il bene dei miei figli . Ma essi non seguono la via giusta , quella che abbiamo percorsa io e il padre loro , benedetto sia . Sarà mia la colpa : sono una donna senza forza e senza volontà ; ma loro dovrebbero capirlo . E se parlo così con te , questa sera , Elia , è perché so che tu solo puoi compatirmi . - Oh , padrona ! - egli esclamò : e una commozione sincera , piena di sorpresa e di gratitudine , gli vibrava nella voce : probabilmente nessuno , da molto tempo , gli aveva parlato così . E intese forse quello che la padrona voleva dirgli , che anche lui aveva peccato e sofferto , ma era rientrato nella giusta via , perché aggiunse : - Le strade del Signore sono tante , ed Egli aiuta sempre i buoni cristiani . - Tu , dunque , credi in Dio ? Io , vedi , a volte , non ci credo più . - Non so : anche io non vado a messa da venti anni . Non so : non so : ma so che ad essere buoni e pazienti ci si guadagna sempre . E , dunque , padrona , coraggio . Tacquero un momento : si sentiva il friggere sommesso della padella sulla fiamma : un odore di gente umile ma rassegnata usciva da quella stanzetta solitaria . Il pino vibrava ancora di fruscii , di pigolii , di vaghi lamenti , e dallo stradone arrivava il rumore di un passo di cavallo : Andrea . Cosima sentiva voglia di appoggiarsi al muro e piangere : in quel momento avrebbe rinunziato a tutti i suoi sogni , pur di consolare la madre : pensò che bisognava almeno darle il conforto della speranza di un buon matrimonio , fra lei e un qualche bravo giovane del luogo , e passò in rassegna tutti i proprietari , i professionisti , gli impiegati di sua conoscenza . Ma essi erano tutti imbevuti del pregiudizio che ella non potesse , con quella sua passione dei libri , diventare una buona moglie : né , d ' altronde , ella voleva più umiliarsi con nessuno . E fu in quel momento che le venne l ' idea di muoversi , di uscire dal ristretto ambiente della piccola città , e andare in cerca di fortuna . Per dare consolazione alla madre . Intanto continuava a scrivere , davanti alla piccola finestra ronzante di vespe . Ma era un po ' disorientata , per le parole della madre e perché non trovava un vivo argomento ai suoi nuovi racconti . La vita le sembrava piatta , incolore , sebbene invece dentro di lei sentisse muoversi un dramma di incertezze , di scrupoli , di melanconia . Le pareva di esser già vecchia , piena di esperienza e col fiore della speranza già appassito fra le dita . Pensava fosse effetto della solitudine , della povertà del luogo e della sua stessa vita : e disperava di poter ritrovare una occasione di guardare la vita altrui , ricca di dolori , di miserie , di esaltazioni e di umanità umile e grande nello stesso tempo , come nel cerchio nero del molino di olive . Non contava più in Elia , e neppure nel movimento della vicina vendemmia , della quale aveva già conosciuto i colori d ' idillio , e li aveva anche già riversati in qualche sua novella . Invece un piccolo accidente accadde , mentre le donne venute apposta per la faccenda , spinte e pizzicate da Ippolito , coglievano l ' uva deponendola in cestini a doppia ansa , che poi trasportavano in due , dondolandoli come culle , versandone i grappoli in un carro apposito , foderato di stuoie , che appena colmo veniva portato in città per la manipolazione del vino . Una di queste donne aveva portato un bambino , che per un po ' s ' era trastullato tra i filari delle viti , poi , scomparso , s ' era ad un tratto sentito piangere e gridare . Tutti si slanciarono a cercarlo , con urli di richiamo e di spavento : solo Elia non aprì bocca , ma andò dritto alla vasca e vi si gettò , vestito , traendo il bambino che scosse e fece sgocciolare come uno straccio bagnato . Fu solo un po ' di paura : ma alla sera il vecchio ebbe qualche brivido di febbre , e si fece più rigido del solito . All ' alba però già era all ' opera nella vigna : finita la vendemmia le donne se ne andarono , ed anche la padrona dichiarò che voleva tornare a casa per presiedere alla pigiatura dell ' uva : senonché Elia s ' era d ' improvviso buttato giù sul suo giaciglio e pareva un cadavere . Non si poteva abbandonarlo così ; anzi si pensò di far venire un dottore , e se il servo si aggravava di portarlo in paese . Queste premure parvero scuoterlo e ravvivarlo . Cosima gli offrì una tazza di caffè , gli aggiustò il giaciglio , rimise in ordine la stanzetta . E ogni tanto lo guardava con occhi pietosi , senza dimostrare ripugnanza per quel lungo corpo ricoperto di stracci maleodoranti come quello di un mendicante , coi grossi piedi scalzi terrosi e tutti tagliuzzati per cicatrici di sterpi e spine , che pareva avessero camminato attraverso interminabili lande per arrivare a quel piccolo rifugio ospitale . Egli stava ad occhi chiusi ; ma d ' improvviso li aprì , un po ' febbrili e lucidi , e la guardò come un cane malato . Uno sguardo , solo , ma Cosima vide un misterioso balenìo in fondo alle pupille che non erano quelle del duro e freddo Elia , ma di un uomo disperato , che aveva paura di morire solo , abbandonato , come un vecchio cane . Gli si avvicinò e disse : - Come vi sentite ? Faremo venire il dottore , o vi porteremo a casa . Egli accennò di no , di no : per quanto solo e malato , non voleva il dottore e non voleva muoversi dalla sua tana : ma l ' occhio gli si era rischiarato , pieno di una dolcezza , quasi di un sorriso infantile . - Andate , andate pure , - disse , - Vadano pure a casa , signorina , lei e la signora padrona : bisogna pigiare l ' uva e metterla nel tino . - Eh , non la pigiamo noi , coi nostri piedi , - disse Cosima , tentando di scherzare . - C ' è poi Andrea , che ci bada : non pensateci . E poi il tempo si cambia : minaccia di piovere . Non vogliamo lasciarti così , zio Elia . Ella lo chiamava così , come si usava con tutti i vecchi servi ; ma era la prima volta che egli si sentiva accomunato agli altri , come fosse nato nella stessa terra e tutto il suo passato sprofondasse quasi in una vita anteriore . Tuttavia non parlò , non dimostrò la sua gratitudine : anzi fece un po ' indispettire la padroncina col rispondere sempre con un cenno negativo del capo a tutte le sue domande premurose . No , egli non voleva il dottore , non voleva muoversi , non voleva che nessuno si disturbasse per lui . Vecchio testardo . Pareva volesse morire solo , come solo era vissuto . Ma le padrone restarono , finché arrivò Andrea che portò del chinino : si discusse però se si doveva o no somministrarlo al malato : e del resto la discussione fu vana , perché egli dichiarò che non avrebbe preso nessuna medicina . Durante la notte si scatenò una forte bufera : la grandine mitragliava la piccola casa , e il pino urlava come un mostro . Dietro gli scurini mal connessi i vetri della finestra parvero spaccarsi e spargersi in frammenti d ' oro e d ' ametista , con un rombo spaventoso . Lampi e tuoni . Non c ' è da nascondere che Cosima aveva paura e la madre tremava come una fronda sbattuta dal vento . Storie spaventose di banditi e malfattori , che in notti simili sbucano come demoni dalla tempesta e assalgono le dimore solitarie , tornavano in mente alle donne : e il fatto che il servo e Andrea erano rimasti sul posto , non le rassicurava . Il vento gridava e piangeva nella pianura come nel mare , e solo il pino pareva potesse combattere con l ' uragano come un eroe inferocito contro un intero esercito . Nel suo giaciglio Elia , con la febbre alta , ricordava come il signor Antonio lo aveva accolto benevolmente quando lui si era presentato in cerca di lavoro , mentre nessun altro dei diffidenti proprietari del luogo aveva accettato la sua offerta ; e il padrone gli aveva affidato la vigna nuova , l ' orto , fa terra intorno . Adesso il vecchio amava questa terra con una passione tenace ; era diventata la sua nuova patria , la sua famiglia ; e il solo pensiero che i padroni giovani avrebbero potuto mandarlo via , come una vecchia bestia che non può più lavorare , lo colmava di tristezza ; non per la probabile ventura povertà , ma per l ' amore alla terra che oramai faceva parte della sua carne e del suo sangue . Ed ecco , invece , la padrona e la signorina , e lo stesso Andrea , si mostravano benevoli , fino al punto di restare vicino a lui in quella notte tempestosa mentre avrebbero potuto già essere nella loro casa tranquilla . E non lo avrebbero cacciato , no : lo sentiva ; lo aveva sentito nella voce di Cosima , e gli sembrava che questa voce fosse l ' unica medicina che potesse guarirlo . E la certezza che un giorno forse avrebbe potuto dimostrarle la sua riconoscenza , già lo alleviava dal male . All ' alba il tempo si calmò , d ' un tratto , dopo un tuono formidabile che parve un ordine militare : la battaglia doveva cessare . Solo il pino continuò in un suo lieve brontolio , quasi pensieroso . Cosima lo sentiva nel sonno lieve del mattino : e le pareva che il pino mormorasse : “ Perché tutto questo ? Si combatte , si soffre , ci si tormenta per nulla : la forza del vento è vana ; tutto è vano e vuoto ; eppure bisogna combattere perché così vuole Dio ” . Poi tacque anche l ' albero ; ma quando Cosima aprì la finestruola vide uno spettacolo indimenticabile : centinaia di uccelli svolazzavano sui rami battuti dal sole , e parevano d ' oro e d ' argento : ogni loro battere d ' ali faceva cadere goccie simili a scintille : e ad ogni ago delle foglie era infilata una perla dai colori dell ' iride . Pareva un albero magico , fatto di uccelli , di rubini , smeraldi e diamanti . E fu certo una giornata di miracolo quella . Tutto sembrava trasformato ; tutto , nell ' orto , nella vigna sebbene spoglia , nella brughiera riarsa , tutto riluceva e sorrideva . Dio era passato con un corteo di tuoni e fulmini , ma trovando gli uomini di buona volontà si placava e ritornava paterno . Andrea ripartì la mattina presto , con la promessa di tornare nel pomeriggio e passare la notte nella casetta , per sorvegliare il malato , mentre la madre e Cosima col servo sarebbero tornati in città . Cosima portò il caffè ad Elia , che si mise a sedere sul giaciglio , e prese la tazza con le mani tremanti . - Che , avete freddo ? - domandò la signorina . - Buon segno : vuol dire che la febbre passa : fatemi sentire . E gli toccò la grande orecchia destra , scura e dura come la facciata di una grotta . Al contatto della piccola mano , egli rabbrividì , come per il solletico : i suoi occhi ebbero di nuovo un balenìo d ' occhi di cane accarezzato . - Siete fresco come rosa , zio Elia : camperete ancora cento anni , quando anche la nostra memoria sarà dispersa . Egli sorbiva il caffè , versò nella tazzina quello che s ' era versato nel piattino e raschiò il residuo dello zucchero , come fanno i bambini : ma anche dopo rimase col viso piegato , guardando il fondo della chicchera come ci vedesse qualche immagine . - Dov ' è la padrona ? - domandò sottovoce . E Cosima ebbe l ' impressione che egli volesse dirle qualche cosa , ma senza pericolo di essere ascoltati . La padrona era affacendata nelle stanzette attigue : ed egli disse : - Si sarà spaventata , stanotte , povera padrona . Per colpa mia : e anche lei . - Ma no , zio Elia : anzi ho avuto quasi piacere : non avevo mai sentito un diavolìo così , e in piena campagna poi . Oh , io non sono paurosa : se in casa sento un rumore , di notte , mi alzo e scendo anche in cantina esplorando se ci sono i ladri . Ma adesso rimettetevi giù e state quieto : vi copro io , perché oggi fa freschetto . Egli si rimise giù , ma sembrava meno quieto e duro del giorno avanti : anche perché si sentiva meglio . Avrebbe voluto alzarsi e tornare al lavoro , ma Ippolito , che gli voleva bene a modo suo , minacciò di negarlo se si moveva . E la padroncina gli servì il brodo , con l ' uovo sbattuto dentro , e anche un bicchiere di vino . Egli però lasciò il bicchiere intatto , con una vespa che vi ronzava attorno incantata . Il sole era caldo ; dal finestrino si vedeva l ' orizzonte , coi monti lontani di un azzurro liquido d ' acquamarina . Una quiete profonda regnava dappertutto e dalla brughiera veniva un odore tiepido di erbe come nei meriggi di primavera . Il servo lavorava nell ' orto e la padrona era andata fino alla vasca a lavare i panni . Cosima pensò di raggiungerla e pregarla di smettere e di portare la roba sporca in paese ; nel passare davanti al finestrino di Elia guardò dentro ; e vide che il vecchio , seduto sul giaciglio , le accennava di entrare , Entrò : si accorse che egli aveva bevuto il vino e aveva il viso lievemente colorito e gli occhi insolitamente bene aperti . - Dov ' è la padrona ? - tornò nuovamente a domandare . Saputo che lavava i panni , parve indispettirsi . - Ecco , è venuta a prendere la mia camicia e la lava lei , non è bene . - Ma sì che è bene , zio Elia : la mamma si diverte : non può restare un momento in ozio , povera mamma . - Povera padrona ; con tutti quei pensieri , - egli disse , piegando la testa come aveva fatto la mattina : e si fece pensieroso . - La mamma esagera , - disse Cosima , quasi per rassicurarlo : - vede sempre nero . Invece la provvidenza non manca mai . - Lei crede alla provvidenza di Dio ? - Io sì , e come ! Allora accadde una cosa strana : egli si alzò , lungo , coi grossi piedi nudi che sembravano ceppi , e andò a chiudere il finestrino . Disse : - Queste vespe ! Via , via . Senta , io le voglio far vedere una cosa : lei però non deve dire nulla a nessuno : me lo promette ? Nulla , mai a nessuno . Ella stette incerta ; poi , più per curiosità che per altro , disse : - Ve lo prometto . Fu tutto . Il vecchio si avvicinò al camino , si piegò , raschiò con la paletta , accumulandoli nell ' angolo , la cenere e gli avanzi dei ceppi , poi con la stessa paletta sollevò il mattone centrale . Apparve , sotto il mattone , una lastra di ferro , una specie di sportellino , chiuso con un lucchetto ; ed egli si trasse dal seno una chiavetta pendente da una catenella nera , e apri il ripostiglio : la lastra si sollevò , in due piccoli battenti , ed egli introdusse la mano nel vuoto , molto in fondo , parve come slegare un sacchetto o un involto che fosse in quel fondo e ne trasse un pugno di monete : le guardò , nel cavo della mano , come si guardano le sementi per assicurarsi che sono buone , poi le fece vedere a Cosima . La sua mano concava ricordò alla fanciulla la mestola con la quale il diavolo trae dalla pentola dei tesori maledetti le monete tentatrici delle anime : si scostò d ' un passo , quasi impaurita , e guardò in viso il vecchio . E invero quel viso scuro , con gli occhi che sembravano due fessure con in fondo un ' acqua verde opaca , e quella bocca chiusa , ermetica , aveva qualche cosa di diabolico : i pensieri più cattivi e paurosi passarono in mente a Cosima : ebbe paura , guardò verso la porticina : la porticina era aperta , ed ella avrebbe potuto subito salvarsi se il vecchio tentasse farle del male . Egli dovette sentire tutte queste cose perché il suo viso cambiò maschera : si fece triste . Mai Cosima aveva veduto un viso così nobilmente triste , accigliato e severo . - Sono buone , - egli disse , tirando su con le dita dell ' altra mano le monete , e lasciandole ricadere nel pugno . Cosima lo vedeva bene : erano monete che sembravano nuove , alcune col profilo melanconico e rapace di Napoleone III , altre col grande gallo piumato della Repubblica francese : monete d ' oro , schiette , moderne , da spendersi , se si voleva , senza difficoltà . Ma non le toccò e il solo pensiero che Elia avrebbe potuto offrirgliele , sia pure per generosità o affetto , le faceva spavento : poiché ricordava le voci misteriose che correvano sul conto di lui , ed era sicura che il tesoro provenisse da una rapina . Ma egli richiuse il pugno , tornò a piegarsi sul vuoto del camino , rimise a posto ogni cosa , riaprì la finestrina , andò a sedersi sul giaciglio , piegò la testa pensieroso . La vespa da lui cacciata tornò a volteggiare e ronzare sullo sfondo d ' acquamarina dei monti lontani . Tutto s ' era svolto in pochi minuti , come in un passaggio di nuvole ; e Cosima si avvicinava alla porticina per andarsene sicura in cuor suo di saper tutto e non volersi immischiare nella pericolosa faccenda , quando il vecchio la richiamò : - Signorina , volevo dirle questo ; quando sarò morto , o anche prima se le occorre , quella roba è sua . Ella avrebbe voluto protestare , dirgli che non voleva una sola di quelle monete , gridargli che sarebbe stato meglio restituirle a chi erano appartenute ; ma vedeva la madre che risaliva dall ' orto con la camicia di Elia attorcigliata fra le mani ancora bagnate , e saltò nello spiazzo con l ' impressione di risvegliarsi da un sogno . La madre stese la camicia su una cordicella attaccata fra due pali , che appunto serviva al vecchio per asciugare i suoi stracci , poi rientrò nella casetta e cominciò a preparare le cose per la partenza . Cosima andò verso il pino e appoggiò la testa alle scaglie rossastre del tronco , come per ascoltare una voce nascosta dentro l ' albero amico , che la consigliasse , la salvasse . Poiché le sembrava di essere coinvolta in un dramma colpevole , di essere complice di un furto , forse anche di un delitto . Che doveva fare ? Accusare il vecchio ? D ' altra parte egli era da più di trent ' anni in paese , e , se reato avesse commesso , esisteva la prescrizione . E delitto di sangue non doveva esservi , se la condanna di lui fra stata solo quella del domicilio coatto . E non poteva aver rinvenuto senza colpa il tesoro ? Giusto in quei giorni i giornali parlavano dei tesoro di oltre un milione , di monete d ' oro , trovato in casa di un antiquario , e di un altro rinvenuto nello scaffale di un medico stravagante e solitario che aveva attirato gente da tutte le parti del mondo con un suo specifico che guariva i dolori reumatici . Durante l ' infanzia , e anche dopo , dai servi , dai contadini , dai pastori , Cosima aveva continuamente assorbito racconti di tesori , trovati nelle rovine dei vecchi castelli , dentro tronchi d ' alberi , in piena terra . Uno pare venisse fuori anche dal vecchio cimitero , dalla tomba scoperta di una giovine dama sepolta dal marito con tutti i suoi gioielli e un ' anfora piena di monete d ' oro . Forse si poteva sapere qualche cosa di più preciso da Elia : ma il solo pensiero di riparlare con lui le destava ripugnanza e quasi terrore . D ' altronde aveva promesso di non parlare con nessuno del segreto : e fermamente decise di non occuparsene più . Potevano anche crederla visionaria , come del resto appariva a molti ; e lei stessa non era sicura di non aver intravveduto una delle sue tante fantasie romanzesche . Ad ogni modo non ebbe occasione di trovarsi più sola , per quel giorno , col vecchio stregone ; il quale era ricaduto nel suo mutismo . Quella notte , nel letto ben riparato della sua camera alta , Cosima sognò la nonnina . La nonnina era viva , tale quale s ' era lasciata vedere l ' ultima volta , col suo bei visino di santa , tutta agghindata piccola come una nana . Come una nana . Anche nel sonno Cosima ricordava l ' offesa ; e ricordava insieme , nitidamente , l ' avventura di quel giorno e i suoi propositi eroici di non profittare mai del tesoro equivoco di Elia . Si vedrebbe se era una nana o una gigantessa . Verso la nonnina Cosima aveva un rimorso . L ' ultima volta che era venuta a far visita in casa , ella non le aveva dato il caffè , non l ' aveva quasi neppure salutata : adesso , nel sogno , si affaccendava a preparare la bevanda prediletta dalla cara vecchina , ma l ' acqua bollente rigurgitava dal cuccuma e spegneva il fuoco . “ Lascia , bambina ” , diceva la nonna , con le manine intrecciate sul grembo , i grandi occhi color nocciola e la piccola bocca circondati da raggiere di rughe ; “ oramai non ho più bisogno di nulla ” . E d ' un tratto , voltandosi , Cosima vide che la nonnina era vestita da sposa con un costume di orbace , scarlatto e broccato : il grembiale era ricamato a vivi colori , sulle punte davanti del corsetto verdeggiavano due foglie di palma . La benda che avvolgeva la piccola testa , bianca e un po ' inamidata , pareva di antico bisso . “ Come sei bella , nonnina ; adesso , sì , sembri davvero una fata ” . Ma perché la vecchina era vestita così ? “ Ho ritrovato il nonno Andrea , e adesso siamo contenti , in Paradiso , sposi in eterno ” . Il nonno Andrea , Cosima non lo aveva conosciuto , ma sapeva che anche lui era un giorno arrivato di lontano , chi diceva da Genova , chi diceva dalla Spagna , e s ' era messo a lavorare la terra ; e , anche dopo sposato , stava sempre in campagna , a lavorare i campi , in una valle aspra piena di macchie e di bestie selvatiche . Anche lui era selvatico , ma tanto buono che gli uccelli gli si posavano sul braccio , le serpi accorrevano al suo fischiare , quando alla sera si riposava davanti alla sua capanna e guardava le stelle , Anche i gatti selvatici gli facevano compagnia . La gente diceva che era un po ' matto ; ma con questo nome la gente spiega il mistero degli uomini diversi dalla normalità . Chissà che cosa vedeva il nonno Andrea , che conosceva altre terre e altri mari , negli occhi dei gatti selvatici , nelle piume iridate delle cornacchie , nella pelle argentata delle biscie che si sollevavano incantate dal suo fischio . Forse gli stessi fantastici riflessi che anche lei vedeva negli occhi degli animali , nelle foglie , nelle pietre . Adesso , nel sogno , si spiegava d ' un tratto molte cose ; lo stesso senso di vertigine , dello spalancarsi e richiudersi rapidissimo di un mondo anteriore , subcosciente , che la vista della nonnina viva le destava , adesso le appariva chiaro : era l ' apparizione dello spirito sognatore del nonno , di cui la vecchina ancora innamorata portava l ' immagine nella pupilla , e che era anche l ' immagine di lei , di Cosima sognatrice . Ma nessuno le aveva mai raccontato chiaramente donde egli era venuto ; pareva che neppure la madre lo sapesse con precisione . E nel sogno confondeva il passato del nonno con quello del vecchie Elia , provandone un ' angoscia paurosa : ma il nonno , questo ella lo sapeva benissimo , era morto povero in canna , lasciando nella sua capanna una famiglia di leprotti addomesticati ; e questo la confortava . Tuttavia volle domandare alla nonnina notizie di lui . “ Tutte fandonie ” , disse la vecchina , senza scomporsi : “ egli non è venuto né da Genova né dalla Spagna : ci saranno venuti i suoi avi , forse , ma lui no . Egli arrivava da un paese di mare , sì , dove la gente è buona , e suo padre era pescatore : Andrea però non amava il mare , perché troppo sovente si cambia in mostro e divora gli uomini vivi : e aveva anche pietà dei pesci che vengono venduti e divorati anch ' essi quasi vivi : certo , era un po ' sempliciotto , ma buono , cristiano e dolce . Giunse dunque qui , in cerca di lavoro , perché amava la terra che non tradisce e dà all ' uomo le erbe e i frutti innocenti . Persino dei fiori egli aveva compassione ; e gli uccelli e tutte le bestioline della valle , persino le bisce , persino gli scorpioni , gli diventavano amici . Questa è la sua vera storia ” . E questa storia , sebbene così semplice e raccontata in sogno , fece a Cosima un ' impressione profonda , quasi come quella che le aveva lasciato il passaggio della coccinella sulla sua persona : più che tutte le storie di tesori , di passioni e di guerre fra i popoli . Spesso si domandava se era religiosa , o superstiziosa , o visionaria e d ' animo debole : ma sentiva in fondo che la sua rettitudine era una cosa superiore a tutte le forze sovrapposte dall ' educazione e dalla crudeltà della vita . Si nasce , con questo dono di Dio , come gli uccelli nascono con la loro potenza di volo : e se ne rallegrava , pur senza leggere gli Evangeli e le laudi al Signore . Quell ' inverno , rigidissimo inverno , la fortuna parve un po ' sorridere alla famiglia così serena in apparenza , così travagliata in realtà . Beppa era allora assai fanciulla : era intelligentissima anche lei spregiudicata , allegra e lingua lunga . Trovava il lato ridicolo di tutti , cominciando da Cosima , e i suoi giudizi sul prossimo erano spietati . La madre le rinfacciava di averle tagliato il filo della lingua . Ma era bella , bianca , i capelli d ' un castaneo dorato e gli occhi azzurri . Dava l ' impressione di un fascio di fiori : rose e gigli , fioralisi e narcisi . E aveva spasimanti più che Cosima : tutti però alla larga , sempre per la triste ragione dei fratelli . Quell ' inverno però le capitò un adoratore più serio degli altri . Era niente meno che il direttore della Scuola Normale , pezzo grosso per la piccola città ; un bell ' uomo alto , roseo , già un po ' calvo ma ancora possente , con una parlantina che incantava anche i più imperterriti attaccabottoni del luogo . Organizzava poi feste da ballo , rappresentazioni , concerti e conferenze , per divertire e istruire i suoi giovani allievi , che lo adoravano . In una di queste riunioni vide Beppa , che vi era andata per un caso straordinario con la madre di uno degli studenti , e ne rimase colpito . Era un tipo diverso dalle altre ragazze del luogo : quasi sembrava della razza di lui , e forse fu questa specie di affinità che lo attiro . D ' un colpo , con una facilità che rasentava la leggerezza , strana in un personaggio che rappresentava l ' educatore , il guidatore dei futuri maestri di scuola , dichiarò a Beppa il suo amore e le chiese se voleva sposarlo . Ella rimase stordita : l ' uomo non le piaceva , anzi le destava quasi ripugnanza così massiccio e carnale com ' era , emanante dal viso , dal petto , dal ventre , già un po ' prominente , un calore animalesco : ma d ' altronde l ' occasione era ottima ; il grande sogno di poter lasciare un giorno la piccola città per una più grande e la vanità di vendicarsi dei malevoli concittadini ; e sopra tutto il pensiero di dare un conforto alla madre sempre melanconica e preoccupata . D ' altronde la fanciulla considerava anche lei la cosa con leggerezza , e senza troppo consultare i parenti accettò la proposta . L ' uomo venne in casa a far visita : portò libri , mandò regali . Lo ricevevano le ragazze , e ridevano quando egli raccontava storie allegre , non troppo adatte per loro . Andrea avrebbe desiderato una domanda ufficiale fatta con regola , magari per mezzo di un autorevole paraninfo , come d ' uso nel luogo ; ma non osava opporsi alla progettata vicenda , e in fondo sperava che tutto andasse bene . Solo minacciava di bastonare le sorelle se per un attimo avessero lasciati soli i curiosi fidanzati . Neppure Cosima era contenta : ma anche lei provava un certo piacere per gli acri commenti delle famiglie del paese , per le invidie , i pettegolezzi , le maldicenze , che la fortuna di Beppa destava nell ' intera contrada . Si cominciò a dir peste del signor Direttore : che era un libertino , che teneva in casa una bella ragazza mora , che la faceva camminare carponi sui pavimenti e l ' aizzava come una bestia : e , infine , che si burlava delle povere signorine che non avevano altra difesa che quella del selvatico fratello . L ' uomo invece pareva innamorato sul serio : faceva regali , complimentava la futura suocera , congedò la cameriera mora per far cessare le chiacchiere , fissò lui stesso la data delle nozze . In ottobre , al ritorno dalle vacanze . E tutta la rendita di quell ' anno , dai pascoli sul Monte all ' olio del frantoio , dalle mandorle al sughero , fu , con volontario sacrifizio di Andrea , dedicata al corredo . Cucivano e ricucivano , le tre sorelle , tessendo sogni candidi come i fiori delle tovaglie e delle lenzuola . Ma un giorno il grosso fidanzato , che passava le vacanze nel suo lontano paese alpino , scrisse che era stato traslocato , che in ottobre non sarebbe tornato , sibbene più tardi , per le nozze . Poi le sue lettere si fecero rade : infine un giorno si presentò alla signora Francesca un avvocato , che era stato in relazione con lui per certi affari della scuola , e domandò a quanto ascendesse la dote di Beppa . Fu un colpo : ma questo era l ' uso dei paesi del fidanzato . E , dopo tutto , la piccola dote che per l ' eredità paterna spettava alla fanciulla , se la sarebbe goduta lei con la sua futura famiglia , Risposta : sarà assegnata a Beppa la sesta , mettiamo pure la quinta parte del patrimonio : circa venticinquemila lire in terreni poco redditizi . Torna , dopo otto giorni di grigiore e d ' attesa , il messaggero flemmatico : il fidanzato si lamenta , dice che la vita è difficile , che non vuol fare cattive figure , né provocare privazioni alla futura sposina : bisogna che la dote sia almeno di cinquantamila lire , non solo , ma che ventimila siano in titoli garantiti . Andrea fu preso da un furore sanguigno . Quel bestione , dunque , quel porco grasso e vile , non era entrato in casa delle sorelle per amore , ma per interesse , e adesso tentava quasi un ricatto , poiché sapeva che il matrimonio andato a monte avrebbe maggiormente screditato le povere ragazze . Parlò di andare a scovarlo , di ammazzarlo con la lesina come un maiale vero ; ma la madre piangeva , e Cosima dichiarò che avrebbe ceduto alla sorella la sua parte di eredità . Si cercò di vendere qualche cosa , ma le offerte erano irrisorie , e d ' altronde non poteva spogliare l ' intera famiglia , già tanto impoverita e quasi bisognosa . Fu allora che Cosima , visto l ' avvilimento della madre e della stessa Beppa che deperiva per l ' umiliazione e la delusione , fu raggirata dal demonio . Pensò al tesoro di Elia , all ' offerta di lui , alla possibilità di accettarla : ma poi il solo pensiero l ' atterrì . Mai , mai : avrebbe voluto flagellarsi per scacciare anche il semplice ricordo del maledetto tesoro . Eppure la tentazione , in fondo , non l ' abbandonava : le diceva : “ Sei una stupida , una che nella vita non avrà mai bene , e mai potrà procurarlo a chi ama . E chi dice , del resto , che i denari del vecchio non siano suoi ? Va , cerca di saper meglio , indaga , cerca , cerca ... ” . Le sembrava di essere aizzata come un cane alla caccia della selvaggina : ma non si moveva , più che mai ferma nel proposito di tener la promessa fatta al vecchio , di non rivelare a nessuno il segreto di lui . Se egli era colpevole , lo era davanti a Dio , e potevano intendersela fra di loro . Per sfuggire meglio alla tentazione , rinunziò anche di andare quell ' anno alla vendemmia : persino la madre , tormentata dai pensieri della triste faccenda , stette appena tre giorni nella vigna . Il fidanzato non scriveva più , l ' avvocato non si faceva vedere : il corredo già pronto venne chiuso in una cassa , come un morto . Andrea era cupo , preoccupato , più che per il dispiacere , per il discredito della famiglia : quando veniva in casa , le sorelle si nascondevano quasi con paura , come colpevoli delle cose accadute . Ai primi di novembre Cosima rivide in sogno la piccola nonna : era sempre vestita da sposa , col rosario di madreperla fra le mani di bambina . E Cosima aveva sempre il rimorso di non averle dato il caffè , l ' ultima volta che era venuta , e si affaccendava a prepararlo : ma la bevanda rigurgitava dalla caffettiera e spegneva il fuoco “ Lascia stare ” , disse la nonnina : “ noi , di lassù non abbiamo bisogno di nulla . Sono venuta solo per un salutino , e ti porto anche i saluti di Francesco ” . Francesco era il nome del fidanzato di Beppa : pareva che la nonnina scherzasse crudelmente ; ma poi si seppe che proprio quella notte , poco prima dell ' ora del sogno di Cosima , il commendator Francesco era morto , dopo appena tre giorni di polmonite . Così secondo la misericordia divina , prendeva anche lui parte alla famiglia : e le cose questo mondo erano appianate . E fu proprio in quei giorni che Dio parve compensare Cosima in altro modo più consolante . Una grande rivista straniera domandava la traduzione del romanzo Rami caduti e offriva una discreta somma . Inoltre desiderava notizie biografiche della scrittrice , perché la traduzione doveva essere preceduta da una nota critica . Ad occhi chiusi sempre con l ' impressione di sognare , Cosima accettò . Aveva persino paura della sua fortuna : non avrebbe dovuto scontarla con altri guai ? Ed ecco arrivare la somma , e alla posta le viene pagata in monete d ' oro , simili e quelle del tesoro di Elia . Ella le guardava quasi spaventata e non osava toccarle ; fece cambiare in biglietti di banca , e parte le depositò in un libretto postale : ma quando la madre vide il denaro lo guardò quasi torva : le sembrava frutto di un peccato mortale . - Ebbene , - disse Cosima , - lo spenderò non voglio mettere più da parte niente ; e i miei guadagni se ne vadano come foglie al vento . Ed ecco l ' occasione presentarsi : una sua ammiratrice , che dirigeva una rivistina letteraria nella città di * * * , sul mare , la invitò ad andare ospite in casa sua : ed ella vi andò , nonostante i terrori della madre ed i brontolii di Andrea , che volle almeno accompagnarla per un tratto del viaggio , in ferrovia , e quando la lasciò gli parve di averla imbarcata sull ' Atlantico . In fondo anche lei si sentiva smarrita . Dove andava ? Che voleva ? Come Cappuccetto Rosso in mezzo al bosco aveva l ' impressione d ' incontrare il lupo ; ma in fondo sperava di cavarsela bene , poiché aveva la coscienza tranquilla , e l ' ombra del male era simile a quelle grandi ombre di nuvole già invernali che salivano dai monti scuri e lambivano le valli solitarie lungo le cui coste correva il trenino che sembrava un giocattolo . Il cielo era grande , di un azzurro carico , e le nuvole correnti , spinte da un caldo vento di scirocco , lo facevano apparire più alto , più turchino A Cosima , affacciata al famigliare ballatoio del treno , sembrava un cielo straniero , inospitale , mentre la terra , sotto di lei , aveva ancora l ' aspetto ma terno , ch ' ella ben conosceva : le stesse chine coperte di erba tremula , le macchie , le pietre , le quercie indurite dal dolore dei secoli e dalla loro resistenza al tempo e agli elementi . I piccoli villaggi neri , accovacciati come cornacchie sui loro nidi di roccie apparivano e sparivano nella luce cangiante della lontananza : qualche pastore con la sua greggia si profilava sull ' orlo verde di un ciglione , e le pecore si spostavano come l ' ombra delle nuvole al passare del treno : e Cosima aveva l ' impressione che tutto il paesaggio si movesse per la sorpresa di veder lei a muoversi ad andare verso una nuova vita . A misura che si scendeva verso le pianure marine il clima mutava completamente : si era ancora ai primi di autunno , laggiù ; il cielo , sgombro di nuvole , si faceva chiaro , verdognolo , e d ' un tratto Cosima lo vide riflesso in uno specchio d ' acqua che le ricordò la vasca della vigna : era uno stagno . Uccelli mai veduti , grandi , con le ali iridate , si sollevarono dallo stagno , come sgorgassero dall ' acqua e disegnarono sul cielo una specie di arcobaleno : forse un miraggio : a lei parve lieto auspicio . E la prima persona che vide , quando il treno si fermò in una stazione che pareva , col suo giardino di palme e in fondo un arco di quel luminoso cielo smeraldino , un ' oasi civilizzata , fu un giovine vestito di un color marrone dorato , con due meravigliosi baffi dello stesso colore e gli occhi lunghi orientali . La guardò come se la conoscesse , e anche a lei parve di averlo già veduto in qualche posto : dove ? non sapeva ; e dopo tanti anni provò ancora quel misterioso senso di vertigine che nell ' infanzia e meno spesso nell ' adolescenza le destava la presenza della nonna . Ma una piccola folla invadeva il marciapiede , e l ' uomo scomparve . Una signora vestita in modo quasi buffo , tutta volanti e frangie , con un cappellino a sghimbescio sui radi capelli gialli , balzò verso la fanciulla , la prese quasi a volo sul predellino del vagone , la strinse al suo petto scarno , le coprì il viso di baci : i suoi occhi di un azzurro di porcellana erano stillanti di lagrime che le colavano sul naso aquilino e si confondevano con la saliva che le schizzava dalla bocca . E con un singhiozzo convulso chiamava a voce alta la fanciulla col suo nome e cognome , tanto che Cosima si vergognò : la gente la guardava , qualcuno doveva già conoscere quel nome e quel cognome , e salutava , fra il rispetto per lei e la beffa per la sua chiassosa ospite . Avrebbe voluto risalire sul treno e tornarsene a casa : ma era destino che quel giorno ella dovesse cominciare a conoscere le tribolazioni della celebrità , perché all ' arrivo nella casa dell ' ospite , - un grazioso palazzo tutto balconi , di fronte a un giardino e a una chiesa , - lungo la scala di marmo con la ringhiera ornata di tralci verdi , vide con mite terrore una fila di bambine e giovinette , quasi tutte vestite di bianco , con mazzolini di fiori in mano . Sembrava la scala del Paradiso , vigilata da angeli senza ali , e mentre il facchino scaricava dalla carrozzella la modesta vecchia valigia di Cosima , reliquia di famiglia , e la stessa donna Maria , l ' ospite palpitante , s ' incaricava di portarla di sopra come un prezioso tesoro , le ragazzine intonarono un coro che pareva insegnato loro da un ' abile maestra . La maestra era stata donna Maria , e gli angioletti erano tutte le fanciulle che abitavano nel palazzo . A questo punto bisognava assolutamente mostrarsi commossa , e , potendolo , fare , dall ' alto della rampata della scala , un discorso di ringraziamento , Cosima si coprì il viso col fazzoletto , ma non poté piangere né parlare . E del coro , composto in suo onore , non le rimase in mente che il motivo monotono e quasi triste , che si confondeva con un rumore lontano , da lei non ancora mai bene inteso , che le pareva quello del pino nella vigna . Era il rumore del mare . Era lì , il mare , in fondo alla larga strada , che costeggiava una fila di case nuove bianche abbaglianti . Cosima aveva sempre più l ' impressione di trovarsi in una città orientale : palmizii , cactus ed altri alberi esotici si movevano pesanti su quel cielo caldo , sullo sfondo turchino del lido . Sui balconi fiorivano i garofani ; un odore di erbe aromatiche scendeva dalla collinetta coperta di pini che chiudeva l ' orizzonte di fronte alla strada . E la gente era tutta fuori , come nelle sere d ' estate ; e canti e suoni di mandolino continuavano , di fuori , il coro in onore di Cosima : così a lei sembrava , ma invece di orgoglio ne provava quasi paura . Dopo averla rimpinzata di dolci e bevande , la sua ospite , che continuava a baciarla e quasi a leccarla come un cane che ha ritrovato il padrone , la lasciò sola nell ' appartamento ov ' ella abitava col paziente marito che era impiegato in un ' azienda privata . Aveva destinato a Cosima la camera più bella , col balcone , quella appunto donde si vedeva il mare : e le lasciava libero anche il salotto , pieno di fiori di carta , di vasi incrinati , di tovagliette , di oggetti di cattivo gusto . - Qui potrai ricevere i tuoi amici , i tuoi ammiratori . Ma Cosima non aveva amici , e si atterriva al solo pensiero di averne uno solo . Di ammiratori , poi , non ne voleva : le pareva di esser già , per lunga esperienza , scottata da loro . Eppure d ' un tratto sentì suonare alla porta dell ' ingresso , e senza pensarci su tanto aprì . Era il garzone di un fioraio , che portava un grande mazzo di rose rosse , avvolte nella carta velina . Per lei ? Proprio per lei : ma non si sapeva da parte di chi . Ella stette a guardarle quasi con la sorpresa paurosa con cui aveva guardato nel pugno di Elia le monete d ' oro : e il profumo quasi violento delle rose , e il loro colore , le parvero vivi , caldi , sanguinanti : più che dal coro delle fanciulle e dal ronzio delle musiche della strada , sentì da quell ' alito quasi carnale venirle incontro la vita : ma quando si decise a prendere il mazzo dalle mani del garzone che la guardava con occhi maliziosi , si sentì pungere da una spina acuminata : e pensò che la vita anche sotto l ' illusione delle cose più belle e ricche , nasconde le unghie inesorabili . Mise le rose in uno dei vasi del salotto , e tornò al balcone : sì , era come d ' estate ; una grande luna rosea saliva dai pini dell ' altura , e il cielo e il mare , fra due palmizi che luccicavano come le palme dorate dalla stagnola , usate per la Pasqua nel paese di Cosima , si confondevano in un colore di smeraldo azzurro . I bambini , nella strada ancora bianca , giocavano al gioco dell ' ambasciatore venuto a domandare una sposa : ed ella si sentiva trasportata nel loro cerchio , come la piccola sposa richiesta dall ' ambasciatore per un misterioso grande personaggio .
IL PAESE DEL MELODRAMMA ( BARILLI BRUNO , 1930 )
Saggistica ,
I Il paese del melodramma A In quella enorme zanzariera che è la valle del Po fra Parma e Mantova doveva nascere il genio di Giuseppe Verdi , e Parma diventare la roccaforte dei verdiani . Da quelle terre arate e grasse tu vedi le torri e i monumenti e le mura di questa antica capitale dove ebbe sede anche la corte di Maria Luisa d ' Austria , moglie del grande Imperatore . Per toccare il fondo dell ' anima di Verdi non nuoce l ' aver vissuto a lungo là dentro , quarant ' anni fa , fra un popolo facile ad accalorarsi , travagliato e pieno di una sinistra inclinazione musicale . Quella era l ' epoca delle sedizioni fulminee , dei grossi adulterii , dei preti e dei mangiapreti , l ' epoca del gaz , dei ladri di gatti , e dei lampionari che vanno con l ' asta nell ' Ave Maria fuligginosa e accendono dei lampioni rotti : la plebe porta il tabarro alla spagnuola , il cappelluccio calcato sugli occhi , e sputa fuori dei denti con tracotanza parlando a grumi quel dialetto mescolato e gagliardo che ancora dura . Il cosidetto vino della bassa , mistura schiumosa e spropositata che faceva bum nello stomaco , dava fuoco ai loro discorsi e aggiungeva risonanza all ' umore fondo di questi odiatori del genere umano . Parma chiudeva entro i suoi bastioni umidi un dedalo di straducole , porticati , tane e borghetti carichi di passione , di violenza e di generosità . Covi di anarchici e di bombardieri ratés , le sue osterie erano sempre piene di vociferazioni e di canti . Quando vedevi sbucar fuori dal buio delle porte certe fosche , scarne e spiritate figure di popolani , dagli occhi assonnati e biechi , facevi presto ad accorgerti che in quel clima infuriava ancora il microbo dell ' ottantanove . Immersa nel fiato torbido dei suoi cieli di novembre , questa città logora e illustre rassomigliava molto a un quartiere del vecchio Parigi . Anche sulla sua piazza della Rocchetta avrebbe potuto degnamente figurare il palco della prima ghigliottina . Popolo turbolento e temibile , popolo che disprezza il villano , odia lo sbirro e massacra la spia dove la trova , quello di Parma . Tutta la città era un teatro continuo : contumelie , gazzarre e tumulti finivano la giornata di questi cittadini pericolosi e fierissimi . Quante volte non abbiamo veduto scoppiare da un nonnulla la ribellione , torme di gente rabbiosa accorrere e fra botte e legnate volare all ' aria qualche kepí di questurino . Le cagnare , nella luce verde dell ' inverno si trasformavano in sommosse e in un baleno , fra mille urli e sbatacchiamenti di imposte , la situazione diventava grave . Gli arresti , gli strilli forsennati delle donne , le sassate , gli spari , le fughe e gli inseguimenti allargavano il campo della lotta che si protraeva poi nell ' oscurità , circospetta , accanita , feroce e micidiale . O , lunghe notti d ' ansia passate ad ascoltare il crepitare dei moschetti , il passo di corsa delle pattuglie di rinforzo , le cariche dei cavalleggeri , le maledizioni strazianti dei caduti e l ' acciottolio delle barricate distrutte ! All ' agitazione tragica e sospesa di quelle tenebre facevano allora riscontro , come in uno specchio calmo , i lucori silenziosi e sepolti di qualche palazzo , le vampate dei forni del pane , la fabbrica infuocata del vetro e le finestre dell ' interminabile ospedale che duravano accese fino all ' alba , quando , coi nervi distesi , udivi finalmente morire sotto la neve alta il grido dello spazzacamino . B Ma il mondo gira , girano le stagioni e poiché l ' afa d ' agosto ci spinge fuori , usciamo un poco dalle mura di questa città dal clima troppo continentale - - incontro ci viene l ' odore del fieno , e il fiato bricco e pesante della canapa messa a macerare . Lí , a due passi , Parma stracca e mezzo sepolta nella cerchia dei suoi terrapieni nicchia assopita nella siesta pomeridiana . Un breve orizzonte si apre dinanzi a noi regolare monotono e triste . Verdi nacque qui , né si volle più muovere da questi luoghi . Il suo respiro fu tutt ' uno con l ' aria carica e violenta di questa pianura lavorata a fondo dai più grami contadini . Ostinatamente rivolto verso le memorie d ' una età passata , egli lasciava che il sole lo folgorasse alle spalle ­ grande figura adusta che rimane lungamente ferma sul tramontare del secolo scorso . Non si ha un ' idea del suo ordine , della sua atavica semplicità e della sua profonda fatica . Se gli avessero portato per le briglie Pegaso , il cavallo dalle ali , egli lo avrebbe attaccato a un aratro o a un qualunque carrettino rurale . Vuole la terra sotto i suoi piedi quest ' uomo tetragono come il toro nel buio della stalla , e il suo occhio cerca nell ' ombra la scintilla e la vampa . Dunque con lui niente teorie , esperimenti , avvenirismi . Egli sa che quando l ' arte progredisce rapidamente è segno che precipita e che dall ' infuriare delle mode e delle novità non si avranno che tegole e rottami sul capo . Tuttavia ciò non lo trattiene dal fare , sul tardi , quel che i critici chiamano con ammirazione « seguire i tempi » - - ma i tempi un artista li precede o li ripudia ­ ; per concludere , egli che dopo la prova amava ancora su ogni altra sua opera il Trovatore , lasciò detto : torniamo all ' antico . E tutto il suo teatro s ' identifica con il suo paese d ' origine . Sul volto crucciato e stanco di Parma Verdi fa come il macchinista della luce che conosce l ' arte di rubare gli effetti ai vecchi teloni del melodramma . La sua voce querula e tellurica scoppia e fa cadere l ' uno su l ' altro i colpi di scena ; e mentre affondano e risorgono là dentro il fasto rugginoso , gli aspetti sordidi , i colori , i riflessi , l ' architettura , gli sfondi di questa antica capitale , ti par di vedere Verdi , come un enorme stregone di campagna incombere fra il fumo dei comignoli sulla città faziosa . C Durante la recita il nostro cuore di credenti palpita appeso all ' icone dei padri . Gli occhi aperti nell ' oscurità , vigiliamo come dei macchinisti ipnotizzati dal riverbero violento della fornace , mentre la nave fila a tutto vapore sugli abissi dell ' oceano : e fissiamo febbrilmente i lumi dell ' orchestra . Quel pubblico verdiano cupo e fedele che è capace nella sua passione sacrosanta di inviare lettere anonime fregiate di teschio e di pugnali incrociati a chi osasse esprimere dubbi o riserve sull ' idoleggiato bussetano , è con noi , dietro di noi , mentre canta la voce dolorosa di Ernani , o squilla la musica vermiglia del Trovatore . E pensiamo nell ' ascoltare il sacro respiro de ' suoi corali e la veemenza de ' suoi concertati tradotti in disegni larghi esatti , al realismo e alla concretezza di questo grande uomo . Gl ' insegnanti del Conservatorio di Milano dissero che egli non aveva attitudini per la musica e ch ' egli non possedeva nessuna abilità ; e non aveva che del genio : troppo poco per dei professori e dei critici . Non siamo noi di quelli che propongono il Falstaff come il capolavoro , e lo pongono a culminare innanzi a tutte le altre opere di Giuseppe Verdi . Intorno a questo grande capolavoro , sollievo ed edificazione di tutti i kapellmeister , i contatti e gli attriti violenti si placano ragionevolmente , la lava si intiepidisce , il fuoco non è più che cenere calda . Qui fra le scorie appare e si allarga una topografia disegnata e tranquillizzante , e qui vengono a piantare le tende i competenti , gli elaboratori , gli alchimisti , mentre il pubblico si allontana rispettosamente per far posto al loro proficuo e amoroso lavoro d ' inventario . Nel Falstagg , che va considerato a parte , tutto è obbiettivamente realizzato con quella mentalità calma e prevenuta che dà soltanto la cultura agli uomini di tarda età . Là dentro Verdi s ' è fatto , per quel che poteva , protestante , e ha versato con circospezione gli ultimi spiccioli del suo genio e le melanconiche tenerezze della sua verve discreta e senile : ma la sua antica voce è indebolita , i suoi atteggiamenti non sono più i frutti meravigliosi , spaccati e strabocchevoli dell ' intuito , e le sue decisioni sono attraversate da un elemento nuovo e preoccupante . Una bruna ombra di tristezza si allunga per pagine e pagine su questa partitura , e alla luce solforosa della ribalta , la commedia musicale del vecchio misantropo appare spesso fredda , prudente , indiretta ed evasiva . Egli era incappato per la seconda volta in un poeta certamente autorevole , ma pieno di ideologie e di scombiccherature dilettantesche ; costretto a sottolineare un dialogo molto fitto e complicato , tutto seminato di arguzie arzigogolate e di accorgimenti letterari , il vecchio Verdi , che era costruito alla maniera semplice e sdegnosa dei grandi , sentí forse il dissidio , ma non ebbe la forza di dominare , di distruggere e di ricostruire a linee larghe , sommarie e potenti la materia del libretto . D ' altronde si trattava finalmente di mostrar la faccia ai contrappuntisti e agli intellettuali accantonati e ostili , e allora , nel silenzio sterile e superbo del tramonto , egli si volse lentamente a quelli e diede loro l ' opera riflettuta , riposata , ed esemplare come un gran quadro placido ed educativo . A parer nostro egli raggiunse con una immediatezza tutta meridionale il culmine più eccelso della bellezza proprio nel Trovatore . Senza dubbio , dinanzi a quest ' opera impareggiabile i commentatori rimangono sconcertati e senza compenso . Ecco dove l ' arte di Verdi , che è tutta sovvertimento , deformazione , caricatura sublime , mette a fuoco i quattro canti della terra . Il suo ritmo prodigioso e veemente , scagliato con la fionda , durevole come il bagliore di una scarica cosmica , arrossa allora tutto il cielo vibrante dell ' arte . Lí ribolle , entro schemi rozzi ma larghi e solidi , il suo temperamento facinoroso e straordinario , sussulta la sua natura copiosa , scoppiano i suoi canti capovolti , ripresi e innalzati clamorosamente . Chi è abituato per una certa dimestichezza a ficcare le dita fra gli ingranaggi dei componimenti musicali , le ritrae improvvisamente , fa un salto indietro e rimane trasecolato al prorompere della sua foga folgorante e irreparabile . Con l ' isteria che dà l ' esuberanza , tumultuante e cieca , con una stravaganza e una convulsione tutta italiana , fulminea e positiva , lasciando impraticate le strade maestre , egli divora , senza por tempo in mezzo , come un bolide radente , le scorciatoie più impensate , sempre fugace e irraggiungibile per colmo di forza e di impeto . Irritato , imperioso e gigantesco , egli lambisce felinamente il sangue caldo dalle proprie ferite ; e la preghiera e l ' invettiva sembrano uscire dalla sua gola come una minaccia inarticolata dalle fauci di un ciclope tetro e appassionato . D Le sue straordinarie creazioni hanno spesso origine dai motivi più frusti e popolari . Egli può rivedere tutto un Oriente nell ' interno di un frutto nostrano come il cocomero . Verdi , quando vuole , fa ballare le rovine ; con un colpo eccentrico egli sa rialzare , come nell ' Aida , i valori scaduti e antichissimi . Entro l ' atmosfera equinoziale di quest ' opera , con un certo caldo , profumato e svenevole che sa acutamente di belle donne , Verdi , il colosso che non conosce distanze , muove a passi di gigante da un pozzo desertico all ' altro per attingere melodie africane e rovesciarle sull ' assemblea ardente e prostrata in un languore gonfio di sospiri . In questa opera tipica , piena di caldura e di freschezza saturnina , la musa nera di Verdi , ci si para dinanzi per la prima volta , come la Sibilla , e dietro lei si spalancano le meraviglie templari e i tesori massicci delle Mille e una notte . Le mescolanze di gregoriano secolare , di moresco e di italiano del ceppo più focoso , sulle quali il genio letargico e temporalesco del bussetano scarica saette e fulmini silenziosi dai bagliori abbronzati e torridi , fanno uno spettacolo unito e portentoso di geroglifici subitanei , di forme piramidali dai colori atri , che affondano , man mano , nelle cupe oscurità azzurrine del quadro , rintuonando interminabilmente . Ci sembra che tutta una miracolosa razza teatrale si sia spenta con lui sul finire del secolo scorso . Nelle generazioni successive , rimescolate e confuse frettolosamente dalla politica , dalla guerra e dalla così detta cultura economica , non ritroviamo più traccia di quel che fu l ' affanno lirico , l ' idolatria romanzesca e musicale degli italiani dell ' ottocento ; si direbbe che i legami di sangue , le affinità di temperamento e di sentimento che dovrebbero unirci al passato sieno scaduti e dimenticati per sempre . Dove sono oggi gli artisti che han voce , anima e carattere da regalare agli eroi stravaganti ché Verdi ci pone innanzi come problemi ? È avvenuto , a noi , udendo l ' Aida tirata via con brutale routine , di pensare che il teatro lirico italiano si avviasse di corsa verso la più assordante e babelica confusione . Su una piattaforma cruda e volgare i trasporti castissimi , gli scorci , e il volo vago dell ' ispirazione possono diventare giuochi pesanti e imprese da circo . In tal caso scene d ' insieme e finali gravidi di coreografia rischiano di sembrarci troppo panciuti e carichi di mostarda esplodente . A vedere l ' orchestra e i cori nel loro colmo rinculare d ' improvviso e rimpiattarsi sotto i colpi infaticabili che la grancassa tira giú a due mani , c ' è da credere di esser capitati mentre è in corso l ' espugnazione d ' un fortilizio . E Dopo Verdi il teatro lirico italiano decaduto , tradito e vilipeso ogni giorno di dentro e di fuori , va alla deriva e scompare umilmente come un annegato . La clientela aggressiva e demagogica dei politicanti ha guastato il chiuso e storico giardino italiano , ha tratto in rovina anche questo istituto nativo e carico di carattere , che , coronato di gloria , una volta , e investito di un vero potere temporale , par divenuto oggi un terrapieno sconvolto per costruzioni edilizie . Oggi la molla magica è spezzata , gli spiriti sono fuggiti dalle nostre terre , e con essi , il genio , l ' ispirazione . Sui paesi gelati del Settentrione , anche quando fa bello , la luce vien giú così debole e fioca che la gente della città è costretta ad accendere tutti i lampioni per vedere se davvero c ' è o non c ' è il sole : allo stesso modo , noi , di questi tempi , diamo fuoco ai nostri innumerevoli becchi a gaz e incendiamo tutto il combustibile rimasto pur d ' illuminare da vicino un mondo caliginoso , ridotto e basso , nel quale non si muovono più intenzioni né disegni plausibili . Dove è finito lo splendore brioso del nostro teatro ? Ci sono ancora fra i giovani delle creature eteree , gazzose , satinate e leggere che salgono nell ' atmosfera lietamente sino a toccare il cielo con un dito . Poeti , musicisti , così , quasi incollati al firmamento , rimangono muti e sospesi in quelle altitudini inaccessibili , deserte e luminose , e attendono in conserva per mesi e anche per anni il giorno del loro giudizio quasi universale . Sotto i loro piedi si apre tumultuoso e informe il baratro , essi scivolano aggrappati pericolosamente e volteggiano con dei raccapriccianti capovolgimenti astrali come dei jongleurs fra i raggi oscillanti e sottili del loro proprio sistema celeste . Corifei meteorici volanti negli spazi dell ' immaginazione , essi naturalmente si nutrono non più di carne e di sangue come prima , ma di aria , d ' incenso , di mosche e di speranze . Ma giunge la Notte del giudizio : essi possono cadere , e , se cadono , cadono e bruciano , traversando tutto il cielo , come le stelle filanti . Un solo fischio , un fischio soprannaturale nel silenzio della mezzanotte , il guaito funereo d ' un cane , il lamento sinistro di un neonato , la stecca recisa e micidiale d ' un cantante può staccarli di colpo dalla cupola degli spazi e farli precipitare , fantocci lontani in combustione che s ' inabissano e si consumano in una dispersione silenziosa e quasi totale . I pantani tenebrosi dove guazzano i coccodrilli , accolgono i loro resti miserevoli . Ormai chi ha più la forza di vestire , di portare le antiche e preziose armature battute a fuoco e cesellate d ' oro ? Tutte le più belle voci stanno consumandosi e spegnendosi l ' una dopo l ' altra come ceri sull ' altare . Con un coraggio metodico ciascuno s ' industria di sgorbiare a casaccio le opere immortali . Il suggeritore propone e il cantante dispone . Si dànno le opere senza provarle , anzi si provano senza darle . Gli esecutori vengono scelti fra i più apatici e mansueti , come si scelgono i cavalli bianchi per le fanfare di cavalleria , perché non s ' imbizzarriscano e non tirino calci al suono e allo strepito degli strumenti . Costoro , infatti , entrano esitanti e s ' avvicinano al pubblico con il fare sbalordito e diffidente che hanno le bestie dentro i macelli . Le prime donne in scena hanno l ' aria di voler allattare fino all ' ultimo respiro il tenore mingherlino e tremante il quale annusa inquietamente sul palcoscenico la polvere , tutto invaso dal terrore del si bemolle che sta per essergli presentato come un effetto scaduto . Il nostro melodramma oggi è in uno stato d ' atrofia moribonda . Ogni tanto un Golia molle , sfasciato , senza volto , si presenta al pubblico : ebbene , al solo fischio della fionda , guarda , questo colosso crolla come un masso , e si muove in pochi istanti lasciando distesa a traverso la strada la sua corpulenza esanime . L ' ingombro enorme è difficile da rimuovere ; e allora guai « a chi deve procedere oltre : ci vuole forza di braccia , e pali , badili e accetta non bastano per dar libera via alla nostra vena che forse c ' è ancora , ma intristisce , per mancanza di sfogo , in pozzanghere malsane » . Se lo ricorda l ' immaginazione il nostro teatro d ' opera , piccolo , odoroso , stagionato , sonoro , dorato e pieno tutto di genio fino al soffitto : reggia di acchito e di fantasia , sulle cui scene i cantanti si presentavano con il sorriso sulle labbra e la morte nel cuore a un pubblico gerarchico che mostrava d ' ascoltare a seconda del rango con un aristocratico attaccamento , con una squisita bigotteria musicale o con un infiammato e incontenibile furore . Gli apparati della ribalta e gli arnesi convenienti all ' illusione creavano ai sensi delle dimensioni imprevedute e sbalorditive : quando poi nella foga della recita capitava in vista , fra gli spettatori , la presenza sorprendente di qualche eunuco celebre , agghindato e nonchalant , un nuovo prestigio sembrava aggiungersi alla voce dolce e spietata di Eros che risuonava , invadendo la sala con una indolenza folle e spirante . E allora il fuoco indomabile incendiava i cuori delle dame seminude , le faceva anelare mortalmente e dava le traveggole ai cavalieri dal sorriso incantato e vacillante . F Ohimè , ché caduto è il lirico furore , e gli applausi di un popolo famoso si estinguono lontano . Anche il prestigio della scenografia è scomparso per sempre dal teatro italiano . Si architetta , si costruisce , ma si dimentica che soltanto l ' illuminazione può dar corpo alle immagini . Fra le coulisses non circola come un elisire la musica , il focolare della tradizione sembra spento . La luce elettrica , igienica e pallida ispettrice , imbianca tutto col suo squallore , pone in fuga le ombre , spazza via dalla scena ogni residuo fantastico e mette in evidenza un ceppo annerito e freddo . La luce , elemento prezioso , vuol essere propinata avaramente come un filtro . Il palcoscenico non è che un pozzo nero e profondo da esplorare prudentemente con la lanterna cieca , e se il macchinista apre tutte le valvole dell ' elettricità , diventa un buco enorme e deserto , uno spogliatoio miserabile ; il fondale appare lí innanzi pencolante e scolorito , le quinte si reggono male ai suoi lati livide e servili . Non si devono mai colpire , per intero , né di faccia né di striscio , gli scenarii che sono superfici piatte , con una luce folgorante . In un palcoscenico pieno d ' ombra e di mistero i personaggi , questi prigionieri del melodramma che tentano di liberarsi contorcendosi michelangiolescamente , passeranno a traverso tutte le fasi della illuminazione come la luna nel corso del suo viaggio notturno . La luce li cercherà allora nella semioscurità , li sceglierà , e colpirà con la sua mira i loro corpi mobili e plastici . Mentre cantano ornerà viva e granulosa i loro gesti di argento . Brucierà sui loro contorni come pepe di Caienna che arde ; farà nascere riflessi e balzare lampeggiamenti di gelatina dalla seta cangiante dei loro costumi , investirà con un riverbero pieno di fermento le loro faccie stravolte . I raggi sfuggiti a una lanterna magica picchieranno e si frantumeranno come una bottiglia di vetriolo , contro i seni turgidi di Eleonora che sta delirando . A volte il caso ci ha procurato spettacoli di questa qualità nei teatri di provincia . In una piccola città durante una recita di Otello verso la fine del primo atto sul cominciare del duetto la luna piena frusciando rotolò giú d ' improvviso e finí per impigliarsi come un volatile di fuoco fra le aste di una palma bassa rovesciando aggressivamente alcuni grossi raggi sgarbati e crudi di magnesio sulla coppia degli sposi male assortiti che si fiutavano rifugiati lí sotto ; ci parve di vedere allora Desdemona , gigantessa coperta di veli perlacei , perdersi come neve che si scioglie fra le braccia di un enorme pezzo di cioccolata lucente che digrignava i denti con un umorismo feroce da negro . Questo effetto esagerato e fulmineo provocò una grandinata di applausi . Ecco come s ' incaricò l ' imprevisto di fare dell ' arte a dispetto del metteur ­ en ­ scène . G Giuseppe Verdi , sembra l ' uomo nato apposta per spazzare via col suo pugno sterminatore ogni parassitismo intellettualistico , per mettere in fuga la musicologia ragionante , per scomporre le tele di ragno dei sistemi metafisici . Allorché si presenta la sua faccia ardente e corrugata , e risuona la sua musica litigiosa e violenta , teatrale e spaziosa , sono vane le spiegazioni e le proteste capziose , le obiezioni filosofiche e il gesuitismo letterario ; è perfettamente inutile allora , il parlare di suggestione e di sensibilità , di modernità e di cultura . Egli non è per buona sorte un missionario , ma un contadino eroe . Il suo alito ha un sano odor di cipolla e la sua voce è imperiosa , i suoi istinti pieni di veemenza primitiva . Egli ignora le parafrasi , s ' intromette furiosamente , taglia i nodi colla roncola , e fa scorrere lacrime e sangue esilaranti , piomba sul pubblico , lo mette tutto in un sacco , se lo carica sulle spalle e lo porta a gran passi entro i rossi , vulcanici dominii della sua arte . H Un giorno un vecchio mentore , persona conosciuta e famigliare che sosteneva in città la parte di Matusalemme , ci toccò una spalla . Eravamo sotto i portici del palazzo del Governatore . Trentadue gradi all ' ombra . In quell ' estasi canicolare udivi salire fino al cielo il ritornello querulo di un venditore di terraglie . - - Ragazzo mio , - - fece il nostro autorevole amico indicandoci una delle arcate che si aprivano in piena luce sulla piazza Grande , - - proprio di là ho visto venir su Verdi appoggiato al braccio della Stolz . Nel fermo stupore solare questi due pellegrini sorsero dinanzi a me improvvisamente . Lo stesso grido noioso e solitario che tu odi ripetersi in questo momento echeggiava anche allora qui sotto le volte . Verdi ne parve sorpreso . Si sciolse dalla sua compagna , cavò fuori un libriccino e segnò una sull ' altra quelle quattro note approssimative . La cantilena del merciaio ambulante era andata a incastrarsi dritta nella sua fantasia . Ferro tira ferro , ragazzo mio . Il cervello umano quando lavora diventa una calamita . Qualche volta un accessorio rimette in movimento la macchina , poi l ' opera si stacca come un frutto maturo e rotola sull ' erba . Vedi come procede di sorpresa e per indicazioni il lavoro creativo ? Non si potrebbe forse pensare che in un pomeriggio arido e sonnolento come questo da una costola di Adamo venne fuori Eva e si addormentò vicino a lui ? Basta , se lo vuoi sapere il grido ozioso di poco fa ha trovato la sua nicchia nella Aida . Vent ' anni or sono , nell ' udire quest ' opera , riconobbi , durante l ' atto del Nilo , nell ' invocazione rituale dei sacerdoti nascosti nel tempio , la voce del nostro venditore di terraglie che da cinquant ' anni trascina il suo piato e la sua merce per le strade di Parma . ­ Questa fu la nostra prima lezione di composizione . Di lí a poco il vecchio mentore messo a giacere spari divorato dagli anni . Accade qualche volta d ' incrociare sulla strada una sconosciuta che ci fa rimanere lí smemorati e perplessi . Carica di evidenza essa cammina isolata e immersa in quel fluido pittorico che gli artisti chiamano « il vero » . Qualunque sia il genere e il grado della sua bellezza , eccone una che ha le fisique du rôle . Pienezza , fragilità , fascino di provenienza portentosa , costei è là , fuori del tempo , fugace , improvvisa , come un ' assente rientrata di soppiatto tra le file . La grande razza risplende sui suoi tratti , mentre corre verso un profondo destino , il suo passaggio tocca una corda , e la tua marcia , i tuoi pensieri si arrestano netto sotto il colpo della sorpresa . Sei colto al varco ; curvo , sospeso sul mistero della sua origine poco t ' importa di sapere dove vada ; è al suo atto di nascita che tu miri , è la sua carta d ' identità che vorresti vedere . Di quale amorosa combinazione è il frutto questa creatura straordinaria ? In fondo a una perplessità di questa sorta ci gettano i tratti più crudi e felici delle opere di Verdi . Noi che scrivendo di lui vorremmo essere il vento nel fuoco , ci fermiamo a certi passaggi e dimentichiamo di seguirlo per gustare meglio nel fiore l ' amaro della radice . Un amaro che penetra e affonda nella nostra memoria ; e il ricordo fatuo inafferrabile entra in giuoco . L ' attenzione stimolata si concentra , circoscrive il suo raggio e preme appassionatamente su quel punto torbido e remoto . Guardiamo la vita trascorsa dietro una lente d ' ingrandimento : sgranata , formicolante , vivida visione . In questo stato di lucidità ansiosa il problema del più pesante dell ' aria sembra risolversi . I fatti si alterano , la realtà travisata si sposta , si solleva e comincia la mise en route dell ' immaginazione . Ci accade allora di cogliere d ' un tratto i rapporti e le aderenze che uniscono Verdi al pittoresco scheletrico della vecchia Parma , e di scoprire su quale vacillante e provvisorio piede di casa s ' innalzi l ' arte clamorosa e grande di quest ' uomo universale . La nostra città è rotta in due , e si dà l ' aria di essere traversata da un famoso corso d ' acqua . Il torrente scende ogni tanto dalla montagna e le fa una visita improvvisa e minacciosa . I parmigiani gli hanno preparato per ogni evenienza un gran letto che non basta ai suoi trasporti . A primavera vien giú in piena , impennato e tuonante come se fosse preceduto da una fila di tamburi , s ' ingrossa , monta , supera i livelli e sale con la rapidità di un aerostato fomentato da un falò . La folla nera protesa sui parapetti grida e gongola , mentre sotto i suoi piedi i ponti tremano , e guarda passare nei gorghi e roteare intorno ai pilastri tronchi d ' albero , stie galleggianti , asini e cani affogati e gonfi come sacchi di zampogne . Già l ' acqua sta per lambire il segno dell ' ultima inondazione e chiudere gli occhi dei ponti : schiuma e tempesta contro gli ostacoli velocissima . Le ali dei muraglioni e le case dai camini che fumano sembrano filare in senso inverso come una flotta pigiata e fuggente . Allo stesso modo impetuoso si abbatte sul popolo radunato nel teatro di Parma la melodia corale di Verdi , poi decresce , si ritira e lascia allo scoperto il greto ampio ardente , impervio e abbagliante . Ci sono individui che hanno molto in più e qualcosa in meno del normale , per cui quando non possono far meglio degli altri cadono al disotto di tutti . Come gli ordigni di invenzione empirica così anche gli spiriti veramente primitivi e originali subiscono delle pannes impreviste e irreparabili . Verdi è uno di questi . Alti e bassi , annientamenti , lacune , risurrezioni miracolose , tutto concorre a rendere variabile e avventuroso il suo ritmo , e fin che il suo genio traversa il cielo come un aquilone che soltanto la corsa può sostenere egli trascura di essere intelligente , finge d ' ignorare che i corpi subiscono l ' attrazione della terra e che là dove la vita si spegne la spoglia precipita . Insomma a vederlo rinunciare ai salvataggi artificiosi , meccanici , all ' ortopedia della tecnica , lo diresti l ' uomo che non crede alla morte . La sua opera rimane sospesa come una nube carica di elettricità sui luoghi e sull ' epoca immobile della nostra giovinezza . Noi sentiamo agitarsi là dentro e insorgere il tramestio turbolento d ' un anniversario . Come per il rifluire di una vita anteriore quel mondo di suoni diventa vorticoso , scialbo , teatrale , pieno di escamotages silenziosi , di crolli . Tutto un passato ancora caldo e recente sembra risalire pigramente il suo corso . Dobbiamo dichiarare che le nostre preferenze vanno a quell ' arte mutevole , rudimentale e caduca , che porta nella sua fisionomia terrestre il segno forte della sua stagione . Tutto quel che dovrà subire la legge fatale del ritorno offre , quando si stacca e s ' innalza , uno spettacolo pieno di somiglianza umana , di emozione e di interesse . Il profilo grottesco e rivoluzionario della prima locomotiva a vapore , questo grosso bébé del Progresso , e l ' aspetto rurale di tutti i meccanismi e apparecchi di una scienza ancora incerta che lavora colle proprie mani servendosi di alberi abbattuti e di pietre sepolte suscitano insieme al piacere e alla curiosità la venerazione più viva . Ma appena si giunge agli sviluppi , alla pienezza tecnica , alla fabbricazione anonima , ai piani elevati e praticabili , al lusso e alla chiaroveggenza della matematica , al calcolo sublime , il nostro interesse si perde nel vuoto della eccellenza professionale . Il moto perpetuo della perfezione che vuol dire immobilità ci fa morire di noia e colare a picco . Nella gran luce assoluta la perfezione sta , senza oscillare , in una fissità implacabile . Intorno ad essa cadono le possibilità , si esauriscono i pericoli , si spezza ogni rapporto , ogni stimolo , ogni speranza : le carriere si chiudono , cessano gli aumenti di stipendio . Là comincia un vitalizio eterno e immutabile . Nel melodramma di Verdi c ' è musica per tutte le borse . I suoi difetti e le sue qualità han radici profonde nella nostra terra . Estirpare i primi vuol dire distruggere anche le seconde . « Non bisogna esagerare - - egli scriveva - - nella smania di voler ogni cosa perfetta , perché si corre il pericolo di compiere ben poco , o di non compiere nulla . La natura , la sincerità di un maestro si rivela mantenendo pressoché intatto ciò che gli è uscito spontaneamente dal cervello , molto meglio che tormentando instancabilmente ciò che egli ha fatto . Anzi nell ' alternativa di cose un po ' basse con altre elevate queste s ' avvantaggiano di più nel contrasto . Io non istento a credere che alcuni poeti abbiano calcolato su simili effetti » . - - Così serenamente Giuseppe Verdi riconosceva che la sua opera resterà per sempre incompiuta . Nelle opere di Verdi ci sono dei quadri di un romanticismo così morto e caloroso che quasi ti sembra di vedere come in un sogno astronomico , la jena passar ratta su terreni sbiancati , ondeggianti , e tutto un cimitero che succhia il latte alle poppe della luna . Nel secondo atto del Ballo in maschera , per esempio , la scena rappresenta un paesaggio che sprofonda e affoga nella marea lunare . Fremono le chiome basse dei salici e la loro ombra va e viene lentamente sui marmi sepolcrali . Il Tempo brucia in qualche lumicino votivo con l ' intermittenza di un polso malato . O Valle piena di avventuroso silenzio , Tribunale supremo della galanteria , intorno al tuo recinto funebre che brulica di fatui lucori s ' aggirano come grandi farfalle notturne i tenebrosi porte manteaux del teatro melodrammatico , personaggi speronati e illustrissimi che al cospetto dei tuoi monumenti lapidari si strappano l ' anima a lembi ; li chiama dall ' orchestra con una lunga cantilena di malaugurio la voce esangue del corno inglese ; ed eccoli , i colpevoli , dal fondo della scena , muovere verso di noi i passi incerti . Fra l ' intrico di gramigne che inceppano il loro cammino , afforano le assi di qualche bara sfasciata . Una spada , delle lacrime luccicano ; bacche d ' argento spuntano fra le gramaglie d ' una vesta , e il suono d ' una voce istrumentale echeggia . Udite come brilla in quella voce il quid della celebrità ! Udite gli accenti sbigottiti che fluttuano nebbiosamente sulle due bocche confuse nell ' amore ! Son essi , gli adulteri fuggitivi , che il cimitero stringe e assale da ogni lato con tutte le sue croci ed i suoi mausolei : rinculano i meschini e s ' innalza la disperazione del tenore sull ' arco dei violoncelli . Ma con l ' invasione dei cori lo spettacolo assume un portamento da grande opera , la melodia s ' allarga , e quando la scena nereggia lugubremente di cospiratori sghignazzanti e un ' onda di feroce derisione sollevata e sospinta dal ritmo musicale si abbatte sui malcapitati amanti , come non riconoscere in quei volti numerosi e contorti , in quella crudeltà , gli stessi partigiani , impalliditi cogli anni , che nei giorni lontani infestavano la vita pubblica della nostra città ? Opere di Verdi , vicenda burrascosa e mortale , inedia , agonie e risurrezioni miracolose ! Un punto forte , anzi fortissimo , quello della riscossa , c ' è sempre là dentro , quando la faccia stessa del melodramma ottocentesco emerge sfolgorante e intrisa di sangue come quella di un terremotato che scappa fuori vivo da un avello crollato . La cabaletta esce allora dalla più abusata e nera routine con un rilievo bellissimo . Una freccia vien dritta a piantarsi nel nostro cuore e dobbiamo gridare : toccato . Col piede leggero e il cranio pieno di una esultanza scarlatta entriamo in argomento . Chi se l ' aspettava ? Finalmente il tenore mostra i denti . In teatro nasce il disordine e la rivoluzione si propaga . La lingua batte do ­ ve il dente duole ! Trasecolati si apostrofano l ' un l ' altro gli spettatori trionfanti : Evviva , abbasso ! Fuori di casa Strauss , Debussy e Stravinski ! Intanto un ritmo di ben altra stagione , un ritmo portentoso e schietto , rotola in orchestra sotto il sole campagnolo . La caricatura entra in un clima ampio tutto meridionale . Al diavolo il contrappunto e le fughe ; il barometro sale . L ' udite correre infuriata sul fondo della scena la vecchia tradizione , risorta fra i rimorsi , che ammonisce e invoca implacabile come la canzone d ' un amore che fu ? « Ma non vedi che l ' albero pende , e la foglia la va , la va , la va . - - Se mi volevi bene non mi dovevi abbandonà ... » Appena fuori della porta di Parma ci veniva fatto , da ragazzi , di capitare a ridosso dei bastioni in certe località disperate e propizie alle infantili paure , fra casematte , cisterne putride , dove le male erbe sembrano nascondere pietrame di tombe . - - Nell ' ora fallace del giorno che cade la luce traspare , s ' annida , lotta per districarsi fra le masse del fogliame e rompere là dentro lacerante , stanca , velata , mobile . A due passi la vita ferveva , e il suon dell ' opre raggiungendoci nel nostro labirinto , pigliava un tono canoro ; irreale come d ' un grido che fa vòrtice in un pozzo : eco continua che si volgeva in minore con una scordatura soave . Quello era il tempo del nostro tirocinio in faccia alla natura . Piaceva a noi rimanere lí e guardare accasciarsi e scemare la giornata . Sollevato a intervalli , come un velario in grembo al vento , il cielo ricadeva in repentini squallori , colmo di una lucida e smemorata vacuità . Tremule irradiazioni spaziali attraversavano il mondo , fin che , arrestato lo spento rimescolio , l ' occhio poteva fermarsi su uno spettacolo di silente e immobile riposo . Sull ' incudine cadeva abbandonato il martello del fabbro , cessava l ' indistinto strepito dei lavori quotidiani e il fossato s ' andava riempiendo di fantasmi . Simili a forme animalesche e buie le cose intorno affondavano , vacillanti , nell ' ombra ' . Ultime e nuove affioravano le lucciole e s ' allontanavano come portate via sulle acque notturne . Respirando a pieni polmoni la freschezza di quel clima mortuario sentivamo quasi , in preda a un sublime sgomento , frusciare sul nostro capo il cielo e le sue stelle . Col primo raggio di luna sorgevano titubanti , a spiarci , ad una ad una , fra le fronde e i rami , le facce d ' argento dei congiurati del « Ballo in maschera , che una nuvoletta a poco a poco » spegneva . Allora lentamente il sonno della terra ci prese in grembo , mentre ancora pareva a noi di udire un gramo motivo d ' orchestra allungarsi , accorciarsi e accordare il suo timbro al grido della civetta . Su quel verso romito e ferale , antica e paurosa cadenza , l ' anima trovava a occhi chiusi il modo di passare sui precipizi con una leggerezza sonnambolica . O , il vaporoso risveglio quando nell ' altissima notte , con un vento che trascina e fa stormire i vecchi ippocastani dei bastioni , mutevole , fra l ' uragano e una tristezza di pioggia echeggiò , molto lontano , nel canto sgranato e lunatico d ' un viandante la cabaletta di Verdi . II Migliavacca Trent ' anni fa viveva a Parma un vecchio violinista lacero e randagio chiamato Migliavacca , cieco , obeso e sbarbato come un diacono . Acidità , patema e sarcasmo sfogava masticando ingiurie con la voce vinosa . Era tenuto in gran conto e rispettato da tutti . Con quella sua testa maestosa chinata sul petto , inchiodata nel buio , incuteva timore , e un codazzo di ammiratori lo seguiva a debita distanza durante le sue peregrinazioni e i suoi concerti serali . Migliavacca vagava da un ' osteria all ' altra stringendo sempre sotto l ' ascella un violinuccio mingherlino e unto come un osso di prosciutto . Amò sino all ' ultimo dei suoi giorni la musica d ' opera , il vino di bottiglia e le donne calde da trivio . Per amore di queste ultime si lasciava condurre docilmente verso le case di malaffare . Saliva brancolando quelle scale piene di lezzo e di canzoni avariate , poi su nel salotto , quando lo sfiorava il braccio nudo e morbido di qualche rauca baldracca , allungava il broncio come un vizioso e la sua grossa e pesante maschera impassibile , che chiudeva una sciagura di fuoco , sembrava volersi spezzare e sciogliere in una lascivia muta . Subito tutte quelle femmine gli si facevano sopra a pregarlo : Migliavacca , nonno mio , una sonata carina ! Egli trasaliva a quei fiati postribolari ; con un sorriso lubrico sulle umide labbra andava tastando il violino , l ' imbracciava e raccoglieva il volto congestionato sulla cassa dell ' istrumento . Le dita aggrappate alla tastiera come a scavare con le unghie in un petto , egli arrivava allora sino a toccarci il cuore . Poi , il pezzo , fra sospiri e armonie , finiva , e Migliavacca , spinto rotoloni sopra un divano , colava gloriosamente a picco sotto gli amplessi e le carezze di quelle prostitute . Il giorno dopo di primo mattino lo ritrovavi già al lavoro fermo e soletto sul marciapiedi , all ' ombra , dinanzi all ' Albergo della Fontana . Guadagnava così , umilmente , il suo pane , suonando per i clienti che in maniche di camicia si facevano alla finestra , mentre intorno ai capricci del suo archetto tumultuavano con una famigliarità pittoresca i piccioni del palazzo comunale . La sera stessa lo rivedevi poi all ' ultimo atto dell ' opera , seduto sul loggione del Teatro Regio . Come siede in chiesa , abbandonato su uno stallo della cantoria il più vecchio canonico del capitolo , eccoti Migliavacca che ascolta nel buio la Traviata , biascicando non si sa quale gioia concentrata . Gli era guida e compagno fedele un chitarrista mezzo orbo anche lui , bruciato dal vino , sbrindellato e beceresco come un mulatto andaluso di Gustavo Doré . La faccia di costui era una spugna d ' alcool . Mentre strappava sonnecchiando il mazzo delle corde , una ruota di mosche e di sogni ronzava di continuo intorno a quella sua gemebonda chitarra . Di tanto in tanto Migliavacca , con un grugnito represso , era costretto a scuoterlo , perché s ' addormentava su un accordo . Suonavano insieme dinanzi al caffè Marchesi per un pubblico seduto all ' aria aperta . Vanitosa esposizione di piccole famiglie , società provinciale , ragazze da marito , esasperazione , indolenza e noia immortale della vita cittadina facevano durante quelle portentose serate commemorative un quadro colorito e vivace . Fra gli strilli e le eccentriche piroette dei camerieri , tra il luccicore di caraffe , di scodelle e di bicchieri , anime lasse vibrano sospese alle corde d ' un cagionevole violino . O , quante bocche di rosa socchiuse come per un bacio dinanzi a una granita di limone . Sono le signorine di buona condizione , piantonate dai cari genitori , che si dànno anch ' esse a inseguire di soppiatto , sul tema musicale , l ' idea unica e fissa d ' un matrimonio eventuale . Dormiveglia , candore , allibimento di quell ' architettura arciducale . Quasi emersa da una storica oscurità la gente squattrinata si addensava dietro i due sonatori . Odii , rivalità , ira , rancori covava in seno tutta quella plebe assaporando la musica cupamente in pose rapite e meditabonde . Intanto sui vecchi edifici circostanti sembrava allungarsi man mano rigida e coricata l ' ombra di Napoleone . Quei concerti , duravano l ' estate oltre la mezzanotte a languire così . La adunanza popolare , chiusa e nera ammutoliva come un firmamento intorno al cieco . Simili a stelle cadenti , nel chimerico silenzio creato dal violino , arcane cupídigie e ipotesi lanciate sprofondavano negli universi misteriosi . Quando Migliavacca suonava , il traffco era bloccato ; lui vivo non si sarebbe potuto pensare di posare sulla strada principale le rotaie del tram . Egli mori ; e fu in quel vuoto improvviso che la più balorda e intraprendente genía prese piede in città . Lo spettro del progresso s ' infiltrò fra quei vicoli quasi verdi di erba . Asfaltisti , ingegneri , vagneriani , socialisti , entrarono e sorsero a sconvolgere ogni angolo . Fu la rivoluzione nei costumi , nelle abitudini , in tutto , ma i veri rivoluzionari rimasero tuttavia i verdiani pallidi e feroci di Parma . Musicisti sciupati e giú di moda , coi loro baffi fradici di nebbia , chiusi nelle loro fruste pelliccie , spente figure di nottambuli che lasciano penzolare la testa e hanno delle austere borse sotto gli occhi , costoro se ne andavano lungo i muri come dei vecchi topi spelacchiati e pieni di acciacchi salivano e scendevano solinghi sul tardi , i ponti a schiena d ' asino . Con certi cappelli neri , larghi e pioventi come ombrelli , questi peripatetici pitocchi in preda a un acerbo rovello , cercavano , capitando sotto il lume smorto d ' un lampione , di nascondere quella cera magra , gonfiata da una tosse che tien le loro bocche in continua emozione . O eroi affranti che avete bevuto nel calice sino alla feccia , guardiani laidi e dignitosi d ' un passato incantevole , voi che oggi riposate trafelati sugli ultimi lembi di silenzio , sappiate che la gloria non esiste più . Guardate la vostra città . Han demolito le mura , hanno abbattuto anche le centenarie alberate dei bastioni . Al suono dei claroni il villano traversa in automobile le vostre strade . Polvere che il vento solleva , polvere che ricade sulla polvere , in quel deserto di memorie che è diventata la vita . Altro che arte ! È la velocità che conta oggi , i pugilati , le truffe e poi , di nuovo , la velocità . Masticate dunque l ' amaro veleno , voi che avete ancora nel petto il ritmo lento , nodoso e ostile dei congiurati e dei creatori . III Il ponte verde Era un ponte a schiena d ' asino , fatto di legname . Più pittoresco che non si creda , edificante come la doppia scala allegorica della vignetta che rappresenta « Le età dell ' uomo » . Andava su ripido , s ' impennava , e poi giú dall ' altra parte , scavalcando il corso d ' acqua nel luogo più antico , monumentale e solitario della città . Parma e il suo cielo facevano sfondo . Qualche raro passante arrivato sulla gobba del ponte , sostava appoggiato al bastone , imitando egregiamente il gramo omino della parabola che dopo la balda giovinezza affronta la china della vecchiaia . In quei tempi ero un ragazzino che dall ' orto d ' una casa affacciata e sospesa sul torrente , spiava , verso l ' ora di cena , il ritorno del suo papà . Lo vedevo scendere , mio padre , stanco e a capo chino , il ponte , e sprofondare tra le spallette - - era ancora lí , tanto vicino a me : lo chiamavo con una subitanea angoscia prima che scomparisse del tutto . Più di vent ' anni fa questo ponte venne distrutto e sostituito da un piatto canalone , in cemento armato , al quale la coalizione degli ingegneri e dei socialisti che amministrava insolentemente la città diede il nome di « ponte Verdi » . Omaggio di quei che proclamavano l ' arte « spesa improduttiva » fatto a un originale musicista che essendo sul punto di morire perdeva proprio allora una bella occasione di protestare . Ma l ' antico ponte scomparso , da non confondere con quello attuale , si chiamava verde perché di verde era stato dipinto da oltre un secolo . E di esso restarono fermi nella limpida corrente i piloni spezzati e i massi dispersi qua e là . Quand ' era in piedi , il ponte verde , univa la Pilotta , colossale edificio costruito dai Farnese che distende la sua facciata sulla destra del torrente , alla riva opposta , difesa da un muraglione altissimo e decrepito , che un immenso tappeto sventolante di erbe , di fioracci , e di bocche di leone copriva a perdita d ' occhio . Nella stagione di magra le lucertole , le donnole , le biscie strisciavano fitte entro quella gramigna abbarbicata al mattone ; i topi d ' acqua , a schiere , girellavano lungo la muraglia , fra i ciuffi verdi s ' inseguivano e si lasciavan cadere come dei sacchetti scotendo e facendo tremare le cascate d ' edera . Raggiunta quella riva così popolata di animalacci immondi , la strada del ponte passava sotto l ' arco d ' un torrione merlato e sboccava nel profondo parco ducale . Sul torrazzo dalla sagoma tozza e guerresca lavorava un fabbro ­ ferraio . Tutto il giorno s ' udiva il martello e la lima cantare . Specialista di grosse serrature , di catenacci e di chiavi governamentali , quest ' uomo viveva solo là dentro . Usciva solo , non seppi mai da qual porta . Sbucava dal voltone , sempre un po ' nero di fumo e lucente di polvere di ferro . Salutava mio padre con un rispetto simpatico e civile . Ci si sentiva onorati e contenti del suo « buongiorno » . E ogni volta avevo una gran curiosità di avvicinarlo , di conoscerlo , di dargli la mano . La domenica usciva con un cappello duro . Era un artigiano all ' antica ; abbottonato , individualista , senza tracotanza . Il giorno del riposo lo passava nelle vicinanze della sua fucina , senza altra occupazione che di guardare il colore dell ' acqua sotto il ponte , e il colore del cielo . Ma quando udivi il picchiettio del suo lavoro , che per lo più durava fino a notte , allora ti sembrava che un mistero armonioso si diffondesse dalla torre chiusa , il più gran mistero della mia fanciullezza . Ascoltavo , tendevo le orecchie a quel suono domestico e remoto . Là dentro non c ' era metallurgia , non c ' era il terremoto meccanico , né le pulegge , né i torni , né i rocchetti d ' un opificio . Egli forse , soletto , col cappello in testa , accomodava in quel momento delle vecchie suppellettili , degli ordigni casalinghi , rifaceva il fondo di qualche fornello , il manico d ' un girarrosto , o il coperchio d ' una pentola . Intanto quel suo martellino faceva una musica tenera , dettagliata , amorosa . Saltando sull ' incudine , i colpi cominciavano forte , continuavano più rapidi , e finivano in una pioggia argentina . Il fuoco della fucina volteggiava azzurro dietro i vetri della sua finestra medioevale . E quella finestra a vetri piombati non s ' apriva mai . Il mio fabbro ­ ferraio non mostrò mai la sua faccia lassú . Quando il torrente era in piena , il governo della città dava l ' allarme , ma il vecchio ponte non aveva paura che la furia delle acque lo portasse via : con quella sua solida gabbia ' di travi , simile a un leggendario battello , il ponte Verde avrebbe potuto galleggiare sino al Po ' . Tuttavia il malumore contro di lui cresceva col crescer del torrente . Le autorità non dormivano più . Quella balaustra verde col suo salto da gobbo irrideva al pericolo , e la sua mossa allegra , precisa , scheletrica cantava sopra i flutti per i poeti invece di ragionare per i geometri . In quell ' ambiente pieno di balorde investiture politiche e di declamazioni victorhughiane , là dove c ' era un padre del popolo e alcune decine di democratici massoni a costituire il Consiglio comunale , si demolivan le chiese , si abbattevan le torri , si atterravan gli alberi , si scavava la fossa ai secoli passati , si distruggeva tutto per dar lavoro al popolo . Più un lavoro era inutile e più ce n ' era urgenza . Il padre del popolo aveva pronti dei piani formidabili di lavori inutili : ce n ' era da lavorare inutilmente per cinquant ' anni almeno . E il ponte fu condannato . Chi poteva salvare questo piroscafo che da cent ' anni stava in quarantena fra due file di case , dall ' odio di tanti filantropi ? Due santi , due patroni , due difensori , li aveva il ponte Verde , ma l ' uno era cieco , l ' altro sordo , laceri ambedue e in uno stato avanzato d ' inedia . Da tempo immemorabile stavan li di fazione ai due accessi chiedendo l ' elemosina . La rovina del ponte li travolse ambedue , e scomparvero insieme . Il primo , un vegliardo dai lunghi capelli d ' argento , sedeva tutto il giorno , dal lato della Pilotta , su uno sgabello basso , col bastone fra le gambe , e tendeva il cappello . Una barba veneranda gli incorniciava la faccia imponente e tranquilla . Sulle spalle larghe portava una gran casacca scolorita . La sua voce grave e profonda , come l ' ultima canna d ' un organo , l ' udivi di lontano , prima di vederlo . Era sempre la stessa salmodia sonnolenta : fate la carità al povero cieco . L ' altro , un vecchio mummificato , seduto nel cantone più buio della volta che conduce al parco ducale , vendeva dei dolci speciali , alti quattro dita , e composti d ' ogni sorta d ' avanzi . Questi pezzi di torta , tagliati a losanga , che a noi discoli sembravano cosa ghiottissima , venivano chiamati , non saprei perché , paste greche - - c ' era dentro di tutto : mandorle , pasta frolla in briciole , ossi di ciliege , cioccolato , biscotti avariati , avanzi di marzapane , pan pepato e qualche volta , bottoni di soldato - - un tritume nero , impastato e poi cotto al forno . Intorno a quei dolci di dubbio colore , che una fitta polvere di zucchero copriva , ronzavano le mosche e la ragazzaglia della strada . Bisognava vedere gli occhi avidissimi e le pose languenti di tutta quella marmaglia che protraeva accanitamente l ' assedio . Il vecchio cisposo vendeva i suoi dolci un soldo l ' uno , ma aveva la vista corta e incassava i palanconi falsi . I monelli cocciuti aspettavano che gli si chiudessero gli occhi , che la testa cadesse sul petto , per dargli un urtone e rubargli all ' improvviso qualche pasta greca . Poi erano strilli e fughe nel greto del torrente . Tutta la gente , tutto il bel mondo dei pomeriggi festivi , e gli amanti della sera , passavano sotto l ' arco oscuro della torre , dove il mio fabbro invisibile faceva suonar le chiavi . Passavano le belle donne sfiorando con i loro volans di seta quell ' ombra di mendicante accucciato sulla terra , quell ' esoso venditore di sudici dolciumi , che rimaneva là , immobile , abbandonato nelle tenebre , fin che il fanale verde s ' accendeva in groppa al ponte a illuminare debolmente i due versanti . I pipistrelli volteggiavano leggeri e silenziosi intorno a quel faro smorto e stralunato . IV Teatro Fra la babilonia sempiterna del cartone dipinto , in una stroppiatura feroce della realtà , sotto l ' azzurro disperato dei cieli , fra i lampi del magnesio che fanno trasecolare i volti imbiancati e anneriscono gli occhi come olive ardenti , si desta di soprassalto l ' oro rimoto delle attrezzature e risplendono i laghi nei regni bruciacchiati e secolari di Solimano . Là regna , come un principio , la Spagnola con la sua vena strana di delirio canoro , intorno a lei nella gran luce e nel vuoto piove la polvere di un mondo in consunzione . Dalla fabbriceria degli ori armonici sale un ronzio sonoro di violini appisolati , uno zufolo flebile e un fiatare roco di legni musicali ; i violoncelli vanno gorgogliando giú fino al fondo delle iridescenze , il fagotto borbotta fra l ' afa smaniando e gli ottoni accaldati sembrano digerire , sopra una nota lunga , un sonnifero denso nella gran siesta cocente del fossato orchestrale : la Spagnola attacca con la voce indolenzita una boutade lunatica appresa al sillabario puerile d ' un usignolo , che sente molto il genere « crepuscolo » , e la sua voce sempre più esitante scompare in un indistinto naufragio di malinconia . D ' un tratto un acutissimo fischio , un fischio simile a quello che avvisa gli equipaggi delle navi in manovra , fa cambiare rotta e quadro alla prova : un ' oscurità caotica precipita rombando sulla scena ; i fondali rovinano dall ' alto fra i richiami concitati di una folla anonima . Cieli nuovi escono dalle spaccature della ribalta e vanno su a occupare il posto di quelli già sfruttati . Le quinte da ogni parte vacillano e navigano tra un diradare di nebbia rossastra . Poi , a poco a poco , come da un antro vulcanico , emerge il palcoscenico con le sue fumose muraglie bruciacchiate e qualche lembo di scenario che dalle bilancie pende fino a terra . Allora un fiato da caverna e una oscura , misteriosa tristezza venne giú da quell ' inerte laboratorio lirico . Guardiamo , contriti , intorno e in alto le file replicate dei palchi rossi e riboccanti dove stanno in comunanza gli sparati immacolati , le decolletées pallide e ambigue , i crani lucidi e le lunghe braccia guantate . L ' alto ceto siede , fra la seta e le gemme , affacciato ai davanzali dei balconi innumerevoli , in pose d ' eleganza e d ' abbandono musicale , come vegliando sotto i piccoli lampadari di cristallo veneziano , mentre sul fondo indistinto vigila , eretta e ossequiente , la nera galanteria dei cavalieri serventi . Tutta la grande sala fin su agli estremi capitelli carica di volti protesi e accesi , sembra voler roteare in un parossismo d ' insania e di concitazione , fra grida di ebbrezza e di fanatica passione delirante . Rosina Storchio , silfide milanese , sentimentale di alto lignaggio , in una veste gonfia di trine legg [ i ] ere e appena tinte di colore , abbandonata vaporosa nel gran salone rococò , solitaria fra i mobili fastosi e i candelabri viventi , delicata e leggera sui piedi di gran dama , versa nella sua bella voce , trasparente cristallo di Murano , lacrime , angoscia , e il fragile ridere tremante di un ' anima che naufraga in ricordi deliziosi . I suoi accenti sono quelli sincera d ' una passione mille volte provata e non mai esaurita . Ella sembra invocare con pena graziosa la concordia , l ' amore , e la pietà , perché l ' arte italiana e celebrata non abbia a decadere e a morire , sembra invocare con una abnegazione cosi viva da tener in catena la supina platea e il proteso loggione . V Bottesini Fu uno dei più geniali fra gli artisti del secolo verdiano , e fra i virtuosi il più fantastico . Egli riuscí a spiritualizzare la grottesca meccanica del suo istrumento , soffiando su tutti gli ostacoli col fiato di un mistificatore prodigioso . All ' apogeo , questo artista sommo traduceva vivamente Paganini sul contrabbasso . Figlio d ' un ' epoca nella quale i padroni della terra non erano degli ingegneri , ma dei signori magnifici che una gerarchia intellettuale innalzava e illuminava , incontro a lui si mosse graziosamente il favore di quel tempo generoso e romantico . Fino all ' ultimo giorno egli mangiò il pane della gloria , poi fu dimenticato . Con Giovanni Bottesini scomparve l ' ultimo esemplare del contrabbassista virtuoso . Non lasciò eredi . La sua superba arte istrumentale gli mori a lato come una sposa che non vuol sopravvivere . Là dove egli era giunto , per un colpo mancino del genio e con la più stravagante complicità della natura , nessuno potrà arrivare mai più , né farsi da presso per capirne e spiegarne il miracolo . Il suo posto solitario sta distrattamente al di là di ogni limite . Ai suoi tempi il Gusto aveva una funzione , il Genio un carattere e l ' Arte una tradizione . La politica , questa scienza divenuta flagello , taceva subordinata e sottomessa . I grossi affari di Stato lasciavano appena un ' ombra di fastidio sul volto dei ministri e qualche granulosa traccia di tabacco sui loro panciotti . Del resto , le palle di cannone si contavano sulle dita , ed erano così pigre che , contrariate da un vento forte , cambiavano direzione e finivano qualche volta per tornare indietro . In quel mondo spiritoso e volubile come la fiamma aggressiva e vacillante del gaz , l ' astrazione esatta non era preveduta : il baratro spettrale della luce elettrica non s ' era ancora spalancato dinanzi agli uomini . In teatro si leggeva il libretto al fumo di una candela e , sulla scena , la pece greca poteva rappresentare , senza opposizione , la collera degli elementi . Anche la matematica soffriva allora l ' umidità ; e la meccanica , che viveva in buona lega con il legname , scricchiolava faticosamente e si schiantava ai primi geli rimanendo ostruita e ferma sotto le stagioni . Allora eran permesse soltanto le invenzioni buffe ; le burle che facevan crepare dal ridere eran di moda ; c ' era per la musica e per la danza del fanatismo e del furore ; l ' Italia da Venezia a Napoli era un solo carnevale , del tutto innocente . Dunque , non per caso , un bel giorno il nostro pubblico si trovò fra i piedi anche Giovanni Bottesini con il suo contrabbasso . Quest ' uomo che viaggiò il mondo tutta la vita e lasciò dovunque tracce profonde di costernazione e di stupore , era grande di statura e aveva un aspetto lunare e corroso , sciupato e assonnato , insomma un artista dal sangue guasto e dalle abitudini dissolute . Entrava in fretta all ' ultimo minuto sul palcoscenico fradicio e semibuio del teatro ducale , sbirciando , col collo torto , di tra le coulisses , il loggione stipato di gente , mentre il servo di scena gli levava l ' immensa pelliccia . Allorquando , dinoccolato , si presentava tirandosi dietro , bonariamente , quell ' enorme topaia , tutti , del pubblico , ridevano e lui con tutti , a crepapelle . Faceva volentieri della parodia ; cominciavano prima i grugniti del contrabbasso ; dopo si passava nel regno dei calabroni e ti preva che tutta l ' aria e la luce brulicassero di pungiglioni . Allora quasi intontito tra il ronzare , nel torpore e nell ' afa sovraccarica di idrofobia , egli , il suonatore , rotolava , a poco a poco addormentato , giú per la tastiera attaccandosi , per miracolo , alla quarta corda . Oh , quel russare profondo , voluminoso , inaccessibile , sembrava confondersi con i trasalimenti assonnati dell ' asse terrestre o con il lamentoso e artritico scricchiolio di una stiva tappata e troppo carica ! Adagio , adagio , pigliava poi via , serpeggiando , con un tramestio obliquo , cieco e dilungato , come rettile mostruoso che s ' inselva . Fin che si buttava , piegato in due , a suonare con voglia , sferzando l ' istrumento come per rompere una crosta dura . Dal credenzone spiritato uscivano , allora , i suoni più volubili , scivolando via stretti in successioni di accordi e in glissandi veloci , leggeri e lucenti come i raggi che trafiggono le nubi . Gli arpeggi , le corde doppie e i pizzicati azzeccati saltavano all ' aria in una prodigiosa mescolanza , formando una grandiosa e barocca architettura che crollava precipitosamente , circondata e distrutta con furia da una sequela di tonfi mistificatori . Il suo era un cantare tutto invaghito e pieno di spasimo che somigliava , sulla prima corda , a quello del violoncello , solo che il suono intonato era reso un po ' enigmatico quasi da una maschera fosca che non desse di riconoscerlo . La sua arcata dolce , interminabile , tenace , pacifica e distesa , e il suo stile nobile , pieno di sentimento e di santità tant ' opra facevano da persuadere e indurre il trappolone puntiglioso e refrattario a parlare con voce ammansita , soave , incalorita , fremente , e a sciogliere nel velluto d ' un pianissimo , una per una , le note sospirate e perplesse della più adorabile malinconia . Niente lo accontentava . Istrione , disseppellitore di effetti sempre più rari e pericolosi , egli si rifaceva sotto , mettendo , di nuovo , tutto a soqquadro per stanare , scuotere e risvegliare il mostro sedentario . Superando le difficoltà , così , a scalinate ; sfasciando piramidi di ottave ; sollevando , in burrasca , il suo lento pachiderma sino alle stelle , con uno scrollare avventato , astioso e gigantesco egli frullava l ' arco tozzo e formidabile , come una tramontana tempestosa , fra il groviglio dei cordami . Echeggiava allora , fuggendo , sull ' intrico temporalesco , un debole e lontano scampanio di bronzi , insistente e ferale , e a quello ecco rispondere , d ' acchito , strangolata e vicina , l ' anima sprangata e sordida del contrabbasso . Muovente dai silenzi stagionati , una voce gobba e sepolta di ventriloquio si affacciava domesticamente fra le corde canterellando con una insolenza ironica delle variazioni grottesche sul motivo del Carnevale di Venezia : la modulazione oscena l ' alzava audacemente di tono , poi ricadeva in mollezze veneree dondolandosi , al fondo , sull ' arco del contrabbasso . Quel che succedeva a questo punto in teatro è indescrivibile . Il pubblico aristocratico della corte si torceva sulle poltrone in preda ad una ilarità stridula . Gli applausi e le richieste di bis scoppiavano lungo le file scomposte , ad ogni battuta . Le dame seminude e portentose , che facevan corona nelle logge dei nobili , tirate in ballo senza preamboli s ' ingegnavano di salvare il pudore , ridendo inorridite dietro i ventagli . Bottesini , appoggiato al suo carcassone di legno , s ' inchinava , intanto , da trionfatore . VI Mastro Titta Una volta , qui a Roma c ' era un uomo rosso , maestoso e dabbene , certo mastro Titta , che aveva l ' incarico di separare le teste dai corpi . Egli compieva questo ufficio puntualmente con una sveltezza e una nettezza degne di grande memoria . Doveva egli , anche , appena fatto il colpo , acciuffare la testa mozza per i capelli e levarla su in alto con gesto teatrale in modo che il popolo , tutto , la vedesse grondare e i più vicini potessero mirare gli occhi che s ' invetrano e si chiudono . Questo spettacolo , che aveva luogo , immaginiamo , sul crepuscolo , fra il litaniare di un branco di frati e lo scampanio lento delle quattro chiese Michelangiolesche che presidiano agli sbocchi la immensa piazza del Popolo , doveva servire d ' ammonimento agli empi e di ristoro ai probi cittadini . Nell ' aria era diffuso un lutto scintillante , armonia promiscua dell ' ora che il sole e la luna falcata , entrambi nel cielo , si guardano brevemente . I leoni di pietra della monumentale fontana egizia soffiavano fuori a scrosci impetuosi e lucidi ventagli di acqua nelle innumerevoli vasche dove fra un tumulto silenzioso d ' acque guizzavano ormai gli argenti della sera . I lumi delle preganti Madonnine murali erano , sulle vie , già tutti accesi e gialli . La gente accorsa che aveva interrotto i proprii mestieri , acciecata dal baleno della scure e dalla vista del sangue tornava mogia , sospettosa e rabbuiata verso il centro e le botteghe . Allora sulla piazza deserta rimaneva il patibolo eretto . Solo a notte alta il pastore , seguíto da un fiume dilagante di pecore querule , passava su quel sangue , attraversando , col plenilunio , la città . VII Cimarosa Tempi belli , ben fatti e magnifici . Il popolo ricciuto di Roma , pieno di devozione e di tornaconto , viveva adunato sotto le mura del Vaticano . Ovunque visioni eccelse , e antiche rovine . I terrapieni sacri reggono alto sul cielo le Palme sante e la Chiesa . La capra invereconda bruca lassú . I vescovi mitrati e splendenti sbucavano dai portali ecclesiastici seguiti dalle processioni osannanti e angeliche , proprio come nei quadri degli altari . Il Milord attraversava a cavallo la piazza di Spagna . E il brigante , dai lacci scarlatti , guatava , titubante e acceso , tra il fogliame folto delle fratte cresciute intorno al Colosseo , le donne forastiere arrivate in diligenza , che liberando dalla portiera le loro gonne di tulle a canestro , saltavano nel polverone , spargendosi in ogni direzione sfrenate , bianche , leggere e innocenti come il latte appena munto . Al calar del sole , l ' ora del Rosario suonava lentamente , e i frati zoccolanti tornavano sull ' asinello dalla cerca . Qua e là un credente , un uomo erculeo , cadeva supplice ai piedi di qualche cappella solitaria e tutta l ' antica Ciociaria si prosternava , mentre l ' acqua delle fontane spiegava più forte i suoi grandi ventagli e le immense coppe squassavano rumorosamente nei laghi sottostanti la loro vestaglia liquida . Si accendevano le nicchie contornate di lumicini a olio e cominciava il supplizio dei Santi nelle cui ferite miracolose sembrava ribollire sottovetro e sgranarsi a tratti dirottamente il sangue . Nere , sotto la cupola del firmamento , le due chiese sorelle del Foro Traiano sembravano dormire laggiú l ' una addosso all ' altra su quel fumido e deserto avello di romanità che era la piazza affondata nel buio . Tra le pietre calde e gli oscuri massi d ' architetture crollate , sfavillavano a miriadi , aerei come dei fuochi fatui , gli occhi dei gatti selvatici , abitatori di quel Foro ardente . Nella notte tutta risciacquata c ' era un silenzio calmo e magnifico entro il quale le stelle sventolavano con un luccichio ansioso e solenne . In quella quiete , che trae seco le ombre , i sospiri e le benedizioni , le famiglie scamiciate finivan di cenare sulla porta delle taverne e , scendendo su loro un sonno greve come quello che colse i centurioni sul sepolcro di Cristo , li vedevi cascar l ' uno dopo l ' altro colla faccia sulla tavola , o rovesciarsi sulle scranne , mentre in fondo , tra gli splendori velati del rione , si schiudeva all ' improvviso brillante come uno speco biblico l ' ingresso al teatro dell ' opera buffa . Tra le pieghe di un sipario squallido ' la faccia gialla e lampante di Cimarosa si mostrava per un attimo nel gaz della ribalta e dietro di lui echeggiavano scrosciando i dolcissimi fragori del settecento musicale . Era così bella a vedere l ' orchestra imbandita e largamente provvista . I suonatori là intorno parevano dei commensali . I violoncellisti in disparte stringevano il loro istrumento fra le ginocchia , brandendo a testa bassa l ' archetto , come dei famigliari in atto di scannare il capretto per i banchettanti . I professori di oboe , di corno , di clarinetto e di fagotto gonfiavano le gote ingordamente dinanzi a tutti quei tovaglioli di musica sciorinati sotto i lumi . I trombisti levavano la tromba a mo ' di inaffiatoio su chi beve e chi mangia . In piena luce rossa all ' altezza del pubblico , su quella mensa carica di provvigioni i timbri più sani e rallegranti giuocavano allo scoperto ; strumento colorito e sonoro che un direttoruccio anonimo seduto su un sediolino rosso pizzicava qua e là dimenandosi come un buongustaio in mezzo ai condimenti . In cima a quel trionfo apparecchiato brillava teneramente il cielo ameno del teatro antico e stormivano le fronde dei boschetti balsamici dipinti sulla carta del fondale . Il grosso manico , dal barocchissimo riccio , dei cinque contrabbassi spiccava a pie ' del boccascena e decorava il quadro come il principio di una portentosa piantagione istrumentale . Niente potrà uguagliare quest ' arte che non vuole essere scienza . Quest ' arte che porta così leggermente il segno della personalità e del genio sembra creata per abitare a lungo senza peso nell ' anima di un popolo . La piccola orchestra è trattata e posseduta da Cimarosa con un garbo castigato e ardente : amore pieno d ' omaggi , nell ' intimità matrimoniale d ' una alcova . Quei pizzicati bassi imitano alla lontana i passi misteriosi di Pulcinella che sale le scale d ' un casamento dove ne succedono di tutti i colori , ad ogni piano tonale e istrumentale . Intorno c ' è un profumo di baci , di bucato , e quell ' odore grato di cucina della vecchia maniera italiana ; c ' è la terra , c ' è il sole d ' un giorno felice , il bianco delle pause , gli scorci nuovi e lo spazio ridente , virginale , delle cose sottintese con una verecondia napoletana . Il Matrimonio segreto chiude una sua propria acustica interna : architettura , illuminazione , caratteri , han leggi e funzioni originali lí dentro , e Cimarosa respira nel clima della ribalta come un pesce che viene alla superficie a bere l ' aria salata . La musica , nelle semplici mosse , ha in costume , una vita , una faccia di carne e una bocca parlante . - - Esce trepida , fitta dal labbro del cantante quella melodia che il cuore dipana via via , come il nastro d ' un rocchetto telegrafico . A mezzo di Bidú Sayao Cimarosa ci risponde dall ' altra riva - - la riva dei Campi Elisi . - - È Bidú Sayao che guida la barca di Caronte . Lei entra a cuor leggero in quel regno pieno di segni e di forme incorporee e il pubblico la segue in punta di piedi . Bidú Sayao ha dell ' anima fin tra le pieghe della sua veste . Il suo cuore che è piccolo come si conviene a quello di una prima donna , di un soprano leggero , batte sotto l ' orlo di seta del suo busto , e per poco che sia ferito va su dal fianco alla gola con tale impeto gentile che fa quasi capolino - - e dalla sua bocca graziosa lo vedi sanguinare nella sua voce . La musica frattanto si sparge adagio adagio , irradia il silenzio , e s ' avvicina con la prima luce che risveglia i fiori , le erbe , e solleva le montagne fuori dai veli e dall ' oscurità del caos diluviale in cui è immersa la nostra epoca di modernità nella quale il sentimento , la naturalezza e il senno sono delle cose irreperibili . In quest ' opera antica , l ' orchestra trema di gioia , come le foglie al venticello d ' estate ; allora olezzano , la rosa , il ginepro e il garofano . - - Stride agitata dal zeffiro la cristallina fontana - - il più geloso , l ' ultimo segreto d ' un carillon si sgrana - - son fasci di reminiscenze , suoni sommessi e teneri , è il canto . di una voce buia e bagnata di pianto . Spinta dal fiato roco dei flauti l ' ispirazione traversa il palcoscenico come un fantasma in pieno giorno . Odi negli echi leggeri che vagano nell ' aria i fruscii soffici e spenti d ' un corpo che si spoglia : forcinelle , spilloni , e stecche sottilissime di osso di balena che saltano dal busto . - - Poi ti sembra di udire , insieme a un gemito lasso , il turgido tremore d ' un seno sprigionato che prorompe dai lacci - - e tra un basso e sontuoso volo di veli , il soffio d ' una gonna calda che cade sul pavimento . In un baleno un grave senso di fuoco invade tutta la sala . A traverso l ' esumazione elegiaca ti par che brilli nell ' ombra una figura di carne , una figura ineffabile : è Bidú Sayao che si muove e vacilla , fra lo spettrale saltellamento del cembalo , quasi sul punto di cadere nel nulla . Nel Matrimonio segreto tutta una psicologia settecentesca rinasce da quattro note . - - Nei giri precisi , nei larghi respiri di quelle cantilene il movimento scenico è implicito . - - Guidati dall ' orecchio gli artisti non hanno che da agire senza volere per raggiungere e superare il colmo di splendore , di vita , di spirito e di calma che è in questa musica . Qui il ritmo ha un itinerario , e tutte le sue stazioni un senso e una utilità . O natura chiara e felice che spira negli adagi con un garbo ritemprato e sereno . Qui è la perfezione discreta , la gaiezza casta , il brio profondo e pieno di beneplacito . Sull ' ultima battuta della recita i contrabbassi abbandonati fra le braccia dei professori d ' orchestra sembrano russare à la belle étoile come se la notte non dovesse finire mai più . Dopo questa di Cimarosa vien l ' opera di Rossini che gorgheggia e stride con l ' esuberanza che dà alle donne l ' età pericolosa . VIII Prime donne Elvira de Hidalgo . Nel quadro spagnolesco del Barbiere di Siviglia ( questa opera che rimescola il sangue giovanilmente , lieta e inebriante come un vino raro , quest ' opera indemoniata da crescendi orchestrali , che fanno una fulminea propaganda di follia ) tutto è imbroccato con una genialità leggera e favolosa . Questo capolavoro , stravagante e superbuffo , è pieno d ' un ' ilarità musicale che turba la ragione e suscita un pandemonio e un delirio parodistico . Rossini ci appare là , nero , secco , grottesco eppure brillante , luminoso , colorito , tenero , trasparente , spirituale e ammantato di fantasia e di romanzo come un personaggio di Goya . Il genio creativo ha un ' incalcolabile forza trascendente . Il limite voluto e raggiunto viene superato mille volte dall ' impeto che ha generato l ' atto - - un travaglio ulteriore che opera sempre più profondo e attivo , e dà all ' idea il rilievo e la forza soggiogante d ' uno stampo . La natura imita l ' arte . Il personaggio diventa vivo , sorge dall ' impronta , scoppia perfetto nel sole , e spicca tra la folla che la sfiora , creatura che reca nella sua carne i segni di uno straordinario privilegio . Come il Dio volante di Michelangelo crea con un gesto lieve che sfiora , il primo uomo sulla terra , così papà Rossini , questo mostro di pigrizia e di genio , nell ' eccelso e onnipotente attimo della verve , con un soffio amoroso spinto entro il tessuto impalpabile di una visione , dà lo sguardo , la voce e il sangue miracoloso a Rosina - - oggi , allo stato civile , Elvira de Hidalgo . Elvira de Hidalgo è pur la figlia del grande pesarese . Lo dice quel ventaglio che ella muove con destrezza gentile a nascondere il proprio volto , quel ventaglio tremulo e vivo come l ' ala d ' una farfalla , lo dice quella sua rara moue d ' un comico antico da théàtre des bouffes , e la melanconia , lo dice , della sua voce all ' ultima scena notturna , allorquando deposta lí in terra , accesa , la lanterna delle avventure galanti , splende l ' amaranto della sua crinolina di broccato ed ella esprime in tono di languore l ' incantevole sospiro d ' esser presa e protetta nell ' ombra calorosa di un epilogo matrimoniale . Al suono innocente della sua voce che ha un timbro pallido e tenero come l ' argento , ricadono stroncate le mani minaccianti della critica e si spianano i volti più sconvolti ; note umili e ridenti spiccano il volo dalla sua gola e si librano in giri per la sala come colombe bianche che rechino nel becco il ramo d ' ulivo . Un imbarazzo dolce conquista anche i più burberi controllori . Ella gorgheggia e smorza i suoni nel silenzio con una gemebonda malinconia che pare un ' eco della meraviglia , o la fine di un colloquio sublime tenuto con la luna . Il gesto delle sue dita di zucchero è pieno di candore , di moina , e nel suo canto c ' è la mansuetudine , il pudore , il capriccio , e l ' inquietudine della più casta e volubile bambina . Allora le falangi della claque , che serpeggiano per le gradinate circolari , si riposano con fiducia e tacciono con galanteria mentre già scoppiano come folgori le acclamazioni di mille spasimanti ; e dietro le coulisses , simulacri spezzati di stagioni dipinte , sotto i riverberi crudi e frantumati del gaz , nel fumoso incantesimo giallo della pece greca che arde , il pompiere di servizio , guardia assonnata dei lumi , preso di mano in mano nel sortilegio canoro , finisce per piombare boccheggiando ai piedi della corista , idolo nuziale , bianca di gesso e tinta di carminio come un confetto da tre soldi l ' etto , vomitando a pacchetti infiammati di Bengala le litanie accese della sua grande passione estemporanea . Maria Labia . Mi piacciono quelli che capiscono a volo , e rispondono a tono . Gli uomini d ' ingegno e le donne di cuore . Mio padre era pittore , ed io non sono che un martire del dolce far niente . Dopo gli sforzi accaniti e senza frutto il risultato viene come in sogno . La sorgente prorompe al buio . La formula limpida del giunco appare nel cuore della notte . In uno stato di riposo e di rilassamento , mentre i contorni delle cose si svuotano adagio nell ' elemento lontano e vago , abbandonato al semplice ritmo animale , eccola uscir sola dalla dissociazione mentale . Mi piace l ' ombra cupa che viene fuori dai tasti neri d ' un pianoforte , e quel fremito alato che un vento leggero rapisce a un ' arpa eolia . Mi piace il suono opaco e debole che ode chi s ' immerge nel sonno come nell ' acqua corrente . Mi piace la voce di corallo di Maria Labia . Immagino una piazzetta dove la vecchiaia ha fatto il vuoto . La piazzetta d ' una città sull ' orlo del deserto interrotto : solitudine d ' acqua . Coricata da secoli sul mare la città si addormenta stracca nel suo splendido e fastoso deperimento . Profili greci tirati per i capelli . Commedia sacra e ridente . Nella piazzetta , rifugio degli Illusi , c ' è un ' aria leggera da cervelli ristucchi e da pleurite secca . Ciclisti con l ' ombrello . Altissimi muri quasi senza finestre . Da un abbaino sbuca una testa che guarda sulla strada . Grigia e scarmigliata figura di donna . Nelle occhiaie e sul viso ha il nero della fame e della morte cui questa razza oppone una tenacia medioevale . Equilibrata all ' indietro sulla scena come la statua della Fortuna , Maria Labia sembra trattenere l ' ultimo passo sul limitare della danza : l ' onda della fontana lambisce quasi il suo piede . Veduta che l ' hai , non la perdi più d ' occhio , e se tu non la vuoi guardare la riconoscerai subito alla voce , per quei puntigliosi nonnulla azzeccati come colpi di spillo . Dalla sua gola escono volta a volta frecce e confetti matrimoniali , canzoni di carnevale , parabole filanti , e commenti tenuissimi che svaporano al segno della perfezione . Colla mollezza imperiosa e tutta l ' elastica imponenza della sua persona Maria Labia accompagna il proprio cantare e muove a cerchio intorno a sé l ' incantevole e spumosa mareggiata della sua crinolina , lieve , barcamenandosi , sontuosamente . La gran parrucca bianca , costellata di gemme , la porta sul capo come una torre senza peso . Due poppe planetarie erompenti dal busto inturgidiscono allora da sembrare ingessate . Quelle sue mani madreperlacee , che riposano vuote nell ' aria e si aprono adagio rovesciandosi come conchiglie travolte lentamente nell ' onda , chi mai in Francia , in Spagna , in Inghilterra potrebbe vantarne due similmente nude , delicate e toccanti ? Quanta discrezione è la loro nel volersi confondere quasi celare fra la musica mentre , come infervorata , Maria Labia le posa , con dei gesti lievissimi che sfiorano , sul seno , o sulla bocca . Per la grazia piena e cattolica dei suoi alti fianchi , per quell ' accento d ' oro , che esce estenuato e sonoro dalle sue labbra , e traballa in un raggio medianico , per quelle sue braccia sublimi levate a candelabro , Maria Labia ci ricorda di lontano , e in una luce opposta , Elvira de Hidalgo . Che diremo ancora di questo fiore di prima donna ? Tutto è prezioso in lei , nulla soverchio . Dalla sua bocca che canta il fondo dell ' anima risplende : una anima aperta e tuttavia misteriosa come uno specchio nell ' ombra . In quel timbro d ' argento entra e passa lento come in una fase di eclissi lo spettro d ' un secolo passato , e intorno a quel fantasma a poco a poco il taglio della sua voce s ' accende rinnovato , e brilla come una falce . Intensità sottile , suono fulmineo e fioco , manierismo canoro dove un certo giunco di armonie e di riposi inumidisce e fa trascolorire il cielo veneziano , sollevando nel silenzio un sussurrio di adesione sempre più larga , e placida , come un fiato di vento che raggiunge e invade tutto quel gruppo estatico di isole che dormono sulla laguna . La luna sgorga su Venezia , e ingrandisce a poco a poco , spiccata e libera da quel bianco seno portentoso . La Toti dal Monte . ... ci sono degli uomini di legno , degli uomini di minerale , di ferro : per esempio Toscanini - - meraviglioso congegno - - e ci son degli uomini fatti di terra - - la terra dei camposanti - - mescolanza di carne consunta e di fiori sotto la pioggia . Talvolta mille cimiteri non giungono a darci uno di questi esseri umani che ci vengono dall ' al di là . Gli artisti per noi sono questi . Salici immensi , muraglie millenarie coperte di licheni , ruderi ; vegetazione , « a soli » delle arpe parassitarie , esaltati tramonti ; e dal putridume romantico vien su il più sublime lirismo . Qui la Toti dal Monte che per l ' eccellenza , il bel volto , la statura concentrata e piccante , si può chiamare il soprano in barattolo , la vediamo irretita nell ' atmosfera dell ' opera , quando nel viola della luce serale che si fa sempre più debole e morta , le sue note di gola , piene di una tristezza colossale , volteggiano ad una ad una , come dei petali erranti . Viene la notte buia e un cavaliere più buio della notte sopraggiunge . Pavida mormorante la piccola fidanzata con un gesto timoroso d ' addio pone una mano sulla nera spalla di velluto del suo fatale amante , e qui s ' accende sulle sue dita bianche di milionaria un brillante focoso , fulgidissimo , un brillante grosso come una noce che , mentre la Toti spiega il canto , irraggia capricciosamente le tenebre della scena . Tutto è sogno in quel punto che odi il motivo « verranno a te sull ' aure i miei sospiri ardenti » . Sì , questo è il teatro italiano , ingenuo convenzionale , estremamente poetico e pieno di una vivacità spettrale . IX Vecchio repertorio È nei numeri del vecchio repertorio che troviamo qualche sollievo - - lí dentro rallenta un poco il lavorio , s ' alleggerisce il fardello . Lí dentro di tanto in tanto qualche battuta discioglie il suo rabbuffo e si apre per dar luogo a delle fioriture di cadenza , piene di volatine e di gorgheggi dietro i quali , in un comico mistero , i pianissimi corali s ' incamminano come una folla - - attratta dai fuochi artificiali . In queste opere ingenue il coro è altrettanto scandalista quanto lo è la nostra gente di provincia . Allorché si svolge un duetto d ' amore , o una scena di gelosia , eccoli non richiesti , i cori che han trovato la porta aperta , sopraggiungere in corteo e allinearsi in casa d ' altri , lungo le pareti , per assistere imperterriti allo scioglimento di un qualunque incidente privato ; e per meritare la palma dell ' indiscrezione eccoli mettersi magari a inseguire il tenore perfino nel gabinetto dove egli è costretto a cantare la celebre romanza con i calzoni in mano . Nella Sonnambula per esempio vediamo le spose del villaggio alpino diventare sonnambule dinanzi alle brache troppo attillate di un occasionale dongiovanni , e affrettarsi , prima ancora che il sole declini , a uscir dormendo di casa , in camicia da notte , seguite con trepidazione dai rispettivi mariti i quali , ciascuno per quel che glielo permette la sua rigorosa dignità di cornuto , con parole sommesse azzardano pronostici . In un paesotto del Tirolo , dove fummo per cura , c ' era nella piazza al posto del solito giardinetto un piccolo cimitero senza mura . Dopo il lavoro , la sera , sotto le finestre della mia locanda , una vacca brucava fra le tombe e le croci . Un crocchio di notabili seduti sulle pietre sepolcrali , accendevano con i fuochi fatui le pipe tirolesi - - fumavano e conversavano alla buona costoro , mentre dietro la loro schiena , sdraiate sulle erbacce , le più casalinghe comari , in preda a un misticismo di alta montagna , stringendo fra le braccia qualche meschino villeggiante arrivato di fresco , guardavano la luna sbalorditivamente . X Tempo che fugge Con l ' unità e il suffragio universale l ' arte da noi fece un capitombolo per le scale , e reclamò dallo Stato un paio di stampelle . L ' arlecchino italiano buttò via la sua pelle a scacchi per indossare un « tout de méme » burocratico , da funzionario nazionale . Sorgevano in quel disordine nuovo Arrigo Boito , il ballo Excelsior , la pittura sociale e il monumento a Vittorio Emanuele . Il teatro che era tutto spensieratezza e passione e mirava al cuore della gente , invece di restar fedele al gusto popolare della vecchia Italia , divenne officioso , autorizzato , e girò sui tacchi rivolgendosi con sussiego alla sedicente pubblica opinione . Nacque la coreografia del nuovo regno , prese piede l ' allegoria massonica , si inscenarono le apoteosi per il canale di Suez , e debuttarono anche le antenne del telegrafo Marconi ( costumi di Caramba ) . Anche la danza che da più di un secolo s ' abbandonava ai deliziosi capricci di ragionar coi piedi , fu costretta , per seguire il movimento generale , a pensar con la testa , come la foca sapiente . Difatti c ' era poco da scherzare da quando il Paese , seduto nella prima fila di poltrone , strappandosi la maschera , mostrò alla prima ballerina assoluta , due baffi da doganiere . D ' allora in poi la danza non offrí più che masse negligenti , acrobati viziati , istruttori caparbi e ignoranti . Chi non conosce quel popolo infame che sverna sgambettando sulle scene durante la scialba stagione di carnevale ? Fra questi avanzi isteriliti e rei di una spodestata nazione , dinanzi a torme di sacripanti e a sciami di silfidi cucite nel cotone , la sfera magniloquente e taciturna degli artisti dal nobile passo sgombrò i luoghi e disparve in un arcano scompiglio . Udite come tremano le vetrate del vecchio teatro ducale al vento di tramontana . Non un grido , non un latrato scoppia , fra quelle mura . Solo uno sciagurato portiere s ' aggira in ciabatte là dentro ; i suoi passi perduti e la sua tosse risvegliano degli echi interminabili lungo le gallerie deserte ; e il buio androne - - i sorci han fatto il nido nelle poltrone : colmo d ' inerzia , disordine , deperimento , lembi di scenari che si staccano . Poi , subitamente , silenzio e armonia sorgente al soffio innumerevole di voci che si levano da un sonno d ' oltre tomba - - gemiti , sospiri disperati di tanti eroi che s ' immolarono . La guerra e il dopo guerra ci hanno accorciato la vita , e i marmocchi di ieri son diventati di punto in bianco i nostri concorrenti di oggi senza lasciarci il tempo di accorgerci della nostra vecchiezza . Rimaniamo lí a guardare con sorpresa questa nuova generazione che vuole assolutamente passare sul nostro corpo . Adesso c ' è dunque un ' ironia , combinata alle nostre spalle durante il periodo della guerra , che consiste nell ' esser giovani . A volte qualche ragazzino più audace ci vien sotto camminando maliziosamente sulle uova , si fa portavoce delle mani e ci urla all ' improvviso all ' orecchio : « Ohi vecchio bacucco , lo sai che siamo in pieno novecento ? » Sbirciando quello stecco verde e lattiginoso , caviamo dai bronchi la nostra voce più rauca : « eh , eh , va bene » ci tocca brontolare « il nostro secolo è proprio questo » . Un giovanetto bennato e studioso fa un buon scolaro . Ma fra l ' arte e la scuola c ' è divergenza . Un buon scolaro fa un eccellente professionista il quale darà , a sua volta , un proprietario , piccino , è vero , ma padre esemplare d ' una famiglia numerosa che coltiverà diligentemente i cavoli . Si potrebbe desiderare il meglio da un punto di vista provvisorio e sociale ? Il beneficio di una simile carriera è evidente , benché modesto . In quanto all ' arte , darai alla tua vita tutt ' altra direzione e incontrerai presto i carabinieri . Su per questa strada non ti aspettar suffragi , né umana solidarietà . Ma non fa niente , cammina , trascinati a tutti i costi senza perdere di vista quella stellina che si vela , si copre , riappare e ti conduce . L ' esercito non sopporta l ' eroe , il Parlamento non sopporta il dittatore , la Corte non sopporta l ' aristocratico , il teatro non sopporta l ' artista . L ' artista che ha rotto le catene , strappato tutti i lacci , respinto le cinture di salvataggio e rifiutato il rond de cuir , l ' artista abbandonato dal successo , lavora , lavora , lavora a fondo perduto e perde la sua stessa esistenza a fondo , in accanite ricerche di denaro , laceramenti dell ' umore , inimicizie , furori costanti , fatica , demoralizzazione , e capelli bianchi . Fin che , al termine d ' ogni illusione , egli sembra già appartenere al mondo degli immortali . Questo eremita della grande città , questo principe indolente che conserva l ' incognito , comincia con qualche bottone di meno e finisce col perderli tutti . La stentorea vita quotidiana lo respinge ai margini . Davanti a lui si spalanca una vertiginosa attrazione , dall ' alto e dal basso . Avida e sospesa tra gli umori più transitorii , la sua esistenza accidiosa fa l ' altalena fra candide nonchalances e lucidi intervalli ; poi precipita nei burroni dove giacciono intorpiditi i vermi e i mostri . Ma quella che fu la sua gaiezza venerea brilla ora nel cielo d ' un fuoco puro e rallentato come quello delle stelle spente ; vogliamo dire , lungamente , dopo la morte , a distanze immense nello spazio e nel tempo . L ' artista non terrà conto delle esigenze del pubblico , poiché egli stesso rappresenta la più spinta esigenza dello spirito . Non sarà riconosciuto da tutti quei teorici che pretendono di avere le uova senza ricorrere alla gallina . Egli non subisce la Moda , perché la Moda , piccola o grande , dovrà sorgere da lui , e non darà mai quel che si cerca da lui . Lo si aspetterà a destra e verrà fuori a sinistra ; supponiamo che avanzi ed ecco invece che rincula . Il gambero , per esempio , che cerca il suo alimento sa molto meglio di voi e di noi dove trovarlo - - e poi in fin dei conti ciascuno ha il suo modo di crepare di fame . La gloria s ' avvicina all ' artista al passo di danza macabra . Quando sarà disteso sotto la sua croce , egli avrà tutte le fortune . L ' ultima notte troverà le strade bloccate , tutte le porte chiuse , le case asserragliate e i fucili spianati su di lui . Nella luce che filtra e trapela dai neri edifici mille occhi splenderanno d ' invidia , fissandolo ostinatamente . Sarà quella la sua ora di morire come un ubriacone , e di lasciarsi andare a rovescio sulla scalinata di qualche basilica , con il gesto di chi abbraccia il cielo . I topi delle chiaviche gli andranno addosso a fiutarlo ; poi si metteranno , con i loro musi rabbiosi , ad ispezionare le sue tasche . Salutiamo profondamente quest ' uomo ancora caldo , che respira , questo missionario caduto , questo santo che fece miracoli inutili . Poniamo la faccia contro terra sul passare di questo arcangelo appiedato , ricoperto d ' oltraggi e d ' immondizie come un ambasciatore tornato da Cartagine . La vita moderna ha un ritmo falso . I nostri tassametri continuano a salire e tutti abbiamo paura di non poter pagare . Allora si improvvisano i valori , le celebrità , si distribuiscono lotti di parti da rappresentare e si pretende di fare la storia con dei fantocci di paglia . I grandi artisti boccheggiano là dentro confusi fra le comparse . Le idee più stolte s ' attaccano alle teste e nella corsa s ' accendono istantaneamente . Non hai finito di spartire i grulli dai sani di mente che , ecco , ti scoppia fra questi ultimi salvati un ' altra grulleria epidemica . Allora ogni starnuto diventa un grido di guerra , il trotto si muta in galoppo , le opinioni subitanee fan volgere la marcia ora da un lato ora dall ' altro . Tutto questo miracolismo folle , creato dal giornalismo , entra ruzzoloni in campi riservati e difficili , e distrugge la stabilità , l ' opera del tempo , manda in fumo l ' arrosto . Intanto queste folle puerili di snob senza direzione le vediamo , dai piedi in su , svanire d ' un tratto in fumo di sigaretta . Appoggiato con timorosa leggerezza allo spigolo di una vecchia chiesa romana , come un danzatore pieno di fatica e d ' amarezza , ascolto senza volere , l ' organo sepolto che russa e assisto a questo défilé di corridori contratti sui quali una ruota rovescia continuamente , come secchi di ciottoli , le crisi , i temi , le riforme esoteriche e gli ordini della moda . - - No ! Meglio esser pigri come una pera che matura . L ' Arte ha bisogno di assorbire tutta la sua stagione favorevole . Lasciamola sul ramo , giorno e notte , inverno , primavera , estate , fin che il suo frutto rotola a pie ' dell ' albero e si apre . XI Omaggio a Puccini A Quando il Metodo entrò dalla porta , dalla finestra uscí ratta l ' ispirazione , la quale non aveva mai avuto , del resto , abitudini troppo sedentarie . - - Nei tempi passati accadeva spesso d ' imbattersi in lei , larva fuggitiva a traverso il clamore dei carnevali italiani , ma poi , su questa terra , le sue visite si fecero rare e caute . Essa fissava ostinata , febbrile , le sue vittime , e il suo seno pietroso s ' alzava e s ' abbassava affannosamente come per il tormento di una risurrezione fittizia . - - Faceva le sue apparizioni mute e inavvertite in ogni luogo , a tutte le ore , e a qualcuno avvenne , incontrando i suoi occhi nello specchio opposto di un caffè , di fare un balzo e , alzandosi come ipnotizzato , rovesciarsi fuori sulla strada , tra la folla , senza pagare , all ' inseguimento di lei che dileguava rapidissima sotto il sole . - - Nell ' alba fredda , dietro i vetri appannati e rosei essa apparve talvolta allo studioso ; o nella notte d ' inverno , su una scalinata monumentale , in mezzo a un gruppo di mendicanti accoccolati , presso un falò che illuminava la facciata della chiesa romana , l ' ispirazione coperta di stracci guardò con un invito pieno di suprema follia il viandante solitario ; più tardi , quel giorno , di primo mattino , sotto il lampione ancora acceso , il corpo gelido e inerte di un uomo rannicchiato entro un mantello venne trovato nelle vicinanze deserte . - - O chi non ha nella memoria , mentre tramontava il sole , d ' averla veduta , questa sirena , scivolare , volare via veloce feerica su le spallette del vecchio ponte , scomparire nell ' aria e riapparire immersa e trascinata dalle acque del fiume , con la capigliatura disciolta tutta accesa da un ultimo bagliore ? - - Non fu per lei che Schumann si precipitò nelle onde spumeggianti del Reno ? - - B Salutiamo Puccini , illustre autore della Bohème , uno degli ultimi che han mirato da vicino la Sfinge . Egli la conobbe nel cuore della notte . Mentre , fra i candelabri accesi che mangiano l ' aria avidamente la vita sembra accorciarsi , odi sui tappeti camminare a passi di lupo qualcuno , che , se ti volti , sparisce . Notti lunghe a trascorrere . Al guizzar delle fiammelle morenti volteggiano le ombre sul soffitto come in un giunco cieco e tumultuoso della estenuata fantasia , e un sapore di fiele sale alla tua bocca . Poi , quando le dita rosate dell ' aurora toccano le alte imposte e il sangue sembra grondare dai tagli delle persiane , ecco che un ' ultima porta si apre con un trasalimento medianico : è il « caira » teatrale che sorge : è l ' ispirazione che entra . L ' imperiosa figura , mossa dal vento , traluce spettralmente . Oh , quello sguardo nero che filtra a traverso i fori di una maschera insolente , chi lo può sostenere ? Puccini lavorava sino all ' alba , chiuso nel suo studio a Torre del Lago . Come un pescatore notturno che muove appena il remo e lascia dondolare la lanterna a fior d ' acqua , Puccini , seduto al suo lavoro , riconduceva il motivo sempre sullo stesso punto profondo , sommessamente ribadiva l ' accordo e si chinava a spiare la medusa sotto il velo oscillante del ritmo . I suoi vicini di casa , testimoni assonnati di tanta solitaria creazione , ne sapevano qualcosa . Sfiorando la notte fonda , il suono del suo pianoforte giungeva debolmente al loro orecchio - - voce di cristallo , trasognante eco che si spegneva e rinasceva mille volte , - - rado , assopito , continuo nel silenzio . Quel cauto centellinare di musica accompagnava i loro sogni leggeri e le ore di veglia perplessa - - fin che sul far del giorno il concerto remoto svaniva a poco a poco disperso confusamente nel mare dei ruggiti uscenti dalle stalle che si riaprivano . La pagina bianca ha l ' attrazione d ' una grande finestra . L ' idea , come una mosca contro la vetrata , batte la testa sul foglio senza comprendere che bisogna girare a ritroso e ritrovare lo spazio donde la prima parola è venuta . Il difficile non sta nello scrivere ma nel rendersi conto ex abrupto di quel che vale ciò che si è scritto . Anche Puccini nell ' assidua ricerca , spinto dall ' ansia , passava qualche volta il segno e usciva dal suo elemento naturale come un pesce che per il troppo slancio finisce in mezzo all ' erba di un prato . Povero Puccini , quando la vena lo abbandonava , piuttosto che impuntarsi come uno che perde al giuoco , egli affogava nell ' ipocondria , con l ' aria supplichevole d ' un bevitore malato che afferra la bottiglia . È inutile - - diceva - - che uno si decida per la melodia , se la melodia non si decide per lui . Il suo tenero cuore era scontento , insaziato di vita , di musica , d ' amore , e per cercarle meglio , queste cose , e trovarle più presto , Puccini teneva a disposizione della sua malinconia tre automobili . Lasciava aperto lo spartito sull ' ultima battuta umida ancora d ' inchiostro - - raggiungeva il confine e scompariva verso il nord , fuggitivo , irreperibile . Fra i canali , le dune , le città brumose del Belgio e dell ' Olanda ne perdevi ogni traccia . Per settimane e mesi non ne sapevi più nulla . Finalmente , un bel giorno la celebrità , come una sposa inquieta , si metteva in moto , riusciva a raggiungerlo in qualche nascondiglio disperato e lo riconduceva a casa . Puccini possedeva lo spirito di casta che ogni artista deve possedere , ma non poteva soffrire la volgarità , le molestie e i commenti malevoli che il suo successo gli procurava . Tutti a suo tempo gli sono passati sotto il naso , e tutti gli han fatto le corna : ancora oggi del suo talento pratico , dei suoi guadagni , del suo sentimentale egoismo si parla . - - Ohimè , le chiacchiere assurde ! - - In fondo in fondo , dei suoi quattrini , egli non faceva gran caso : artista , galantuomo , milionario , bohemien fortunato ed infelice , Puccini era ben d ' altro inquieto e ansioso . Mite e fiero ad un tempo , riservato e pur nobile nel tratto , Puccini aveva un carattere caldo , netto , un carattere delicato e bellissimo d ' italiano sul serio e senza macchia . Egli ammirava con chiuso entusiasmo chi doveva ammirare . Degli altri taceva garbatamente . Era generoso , ma non faceva credito al primo venuto . Solo agli amici apriva l ' animo suo . Scendere in fondo alla più grande miseria umana , toccare i limiti della disperazione e sperare nelle tenebre , immergersi nella follia e raggiungere la morte e il genio : ecco le nostalgie incredibili di quest ' uomo così diritto , saldo e sobrio . Me ne parlava una sera in una di quelle taverne russe che si schiusero pochi anni fa nel suolo di Roma , come gioiellerie sotterranee . Puccini respirava in quel luogo la musica e si gonfiava di gioia come una spugna nascosta nella grotta marina . Egli sembrava in preda a un orgasmo elegante , a una felicità inusitata . Sotto le penne di struzzo , sontuosamente giaceva in quel nido d ' esilio una aristocrazia vinta , santificata dai debiti e dalle disgrazie : sterilità dagli sguardi di smalto ; violenza superba , splendore fatale di quella folla che andava a seppellirsi sempre più in basso , lontano dalla strada . Quell ' ermetico reame della moda e dell ' arte era vertiginosamente carico di destini in pericolo . Sedevamo là insieme da tre ore . Il volto di Puccini , quel suo volto dolce , acceso , virile vacillava nell ' azzurro barlume della lampada posata al nostro tavolo . Stranamente commosso e sincero si fece più vicino a me per dirmi : « I miei giorni , tutte le mie ore avrei volute passarle in un ' atmosfera come questa , senza uscirne mai più » , poi aggiunse a fior di labbro con affettuosa mestizia : « Caro Barilli , la mia vita è fallita » . C Un giorno , parecchi anni fa , ci trassero per mano in un teatro . Si trattava di assistere alla recita di una Bohème insuperabile : il tenore aveva in gola , a mazzi , le saette di Giove , la prima donna stemperava nella sua voce , più vivida e lucida del mercurio , l ' amore febbrile e le lacrime di tutte le couturières dell ' altro secolo ; il baritono ? una tromba marina coi fiocchi ; Musetta il trionfo dell ' insolenza elegante , della civetteria e del buon cuore ; Colline , un quattrocentoventi filosofico che spazzava ad ogni nota i fogli dai leggii dell ' orchestra e coi suoi lunghi fiati possenti rovesciava i paraventi e faceva dondolare le frangie delle poltrone ; l ' orchestra poi , le masse corali e la mise en scène , la perfezione assurda . Mai non s ' era udito né veduto al mondo nulla di simile . Il pubblico filava il perfetto amore con l ' impresa , ma l ' impresa , da femmina , cominciò a cambiare le carte in tavola e a mutar le pedine ; nella compagnia spuntarono subito i pezzi di ricambio , gli scenari bellissimi filarono presto in America con i vestiari ; il tenore seguì la stessa via degli scenari , il direttore d ' orchestra fuggì con la moglie d ' un ricco negoziante d ' ombrelli ; la prima donna , chiamata telegraficamente al letto di morte di uno dei suoi cento padri , scomparve senza ritorno ; il baritono per uno scivolone avvenuto appunto nel voler cogliere un la bemolle che non c ' è scritto passò armi e bagagli all ' ospedale ; Musetta , che era provvisoriamente sua moglie , ne approfittò per scivolare più giú ; il basso crepò d ' indigestione ; orchestra e cori furono ingoiati in un batter d ' occhio dalle leve di guerra . L ' impresa imperturbabile ricorse a tutti i canili del regno , riempí i vuoti e sostituí malamente tutto e tutti . - - Non rimase più altro della prima recita , su questa zona di scambii in tumulto che il gran cappello di feltro grigio galleggiante or su una testa ora sull ' altra dei diversi Rodolfi che guaivano per turno di sera in sera - - fin che l ' ultimo , il più mingherlino della serie , fu acciuffato a metà della romanza dalle guardie , e schiaffato in carcere per diserzione - - il teatro fu chiuso , e il cappello rimase in questura appeso a un chiodo . D Un altro giorno al Costanzi andò in scena la Butterfly con l ' artista Tamaki Miura , una vera figlia del sole di levante . Dell ' arte giapponese non conoscevamo sino a quel giorno che alcuni disegni e i giunchi delicati dei ginnasti che senza prendere la rincorsa spiccano un salto leggero e sembrano chiamati dal cielo . L ' arte impalpabile dei giapponesi spazia sospesa come un profumo ed è fatta di passaggi segreti e impraticati . Arte silenziosa che va sempre al segno , anzi lo supera occultamente . Le frecce volano l ' una sulla parabola dell ' altra e fan dondolare la cima di un fiore : ma l ' arciere taciturno porta una maschera di ferro . Impenetrabilità di quei volti ! L ' anima di costoro è scesa a vivere nelle loro membra di danzatori e di lottatore . Mentre noi occidentali pretendiamo di mirare al sodo , di stare al positivo e come San Tommaso vogliamo toccare tutto con mano , nella puerile illusione di acquistare la certezza , essi non toccano mai nulla , né si direbbe che abbiano curiosità o sospetto di alcuna cosa : tuttavia sono proprio i giapponesi quelli che troveranno il pelo nell ' uovo , senza rompere ' il guscio . E se un giorno vedremo uno dei loro camminare sulle acque , non sarà quello un miracolo , ma l ' ultimo trionfo di una tecnica misteriosa e sublime . Stoicismo e impassibilità sembrano essere la loro regola . Forse la morte soltanto può strappare a costoro un singulto . Quando cadranno vinti , in tuo potere e vorrai sollevare i veli del loro segreto eroico , chinandoti a scrutare il loro volto morente , tu li vedrai , questi simulatori già volti dal letargo ostentare in un sorriso accanito la loro dentatura animalesca . Ma il grido gutturale sfuggito al loro petto e simile a quello del sordomuto non lo potrai dimenticare mai più . Calati in gran numero sul teatro come avanguardie del pericolo giallo , questi figli del sole suscitano fra il nostro pubblico molta curiosità per quella loro aria appartata di jongleurs in vacanza vestiti provvisoriamente all ' europea , e con certi tubini neri , sotto i quali sembrano dormire i loro occhi di pietra tirati col filo sulle tempie . Come loro , anche noi siamo là dentro per assistere alla recita di questa straordinaria Tamaki Miura . Non è costei una delle solite prime donne ridondanti , esplicite , sbottonate a mezzo il petto , che nel trasporto lirico si premono il cuore a due mani , traboccano e dànno lo squillo della loro voce , squassando la testa come campanelli . Questa Butterfly di bruna e lucida marca giapponese , ha gli occhi piantati sulla fronte come due semi di mela , e la sua bocca sembra fatta per stritolare noci e strappare la corteccia agli alberi . Tamaki Miura , risalendo dalle più remote origini darwiniane , si è arrampicata velocissima fino qui alla luce delle nostre ribalte . Equivoca , perplessa apparizione su una scena ormai decaduta e deserta . Essa ha portato con sé dall ' oriente estremo e mattiniero , certi vestimenti sfarzosi e delicati entro i quali si muove , ondeggia , ravvolta quietamente , come un pesce nell ' acqua . Si muove e si fa trascinare dal flutto sonoro . Le sue molli e biforcute estremità che sembrano lambire il fondo di un golfo marino , gonfiano veli di sabbia , mentre ella s ' ingolfa e canta . Gli è che nel cantare Tamaki Miura danza in quel suo ritmo obeso e inafferrabile . Non è a dire con quanto interesse e stupore noi studiamo le mosse lente e mutevoli di questa esotica e pingue creatura . Con un tufo a nostra volta ci immergiamo per gradi nella massa liquida della musica . Palombari impacciati , nello scafandro rimbalzando adagio e rigirando l ' occhio senz ' anima come dei grossi mammiferi tumefatti , cerchiamo di seguire il filo pauroso della sua voce , che sgrana volanti colonne di bollicine d ' aria e giunge a noi singolarmente distinta da una lontananza antropologica . Fra il dondolio monotono , l ' altalena e gli elastici zig ­ zag di tutte quelle cose lente , annegate per sempre , fugge pasciuta e pigra , Tamaki Nliura , né mostra darsi pena del nostro cauto , ostinato inseguimento ; anzi , quasi per gioco , sparisce e ricompare , preda scintillante e alata , s ' inoltra fra i meandri corallini , e vuol forse condurci a rimorchio , presi all ' uncino , legati alla sua voce , vuol condurci , chissà dove , a Jokohama ? Naiade oleosa e pesante , piegasi ' rovesciata , si capovolge piano come un monumento . Con un grido disperso esala la rinchiusa nostalgia , emerge a poco a poco ; e mentre intorno a lei stillano , tremuli nell ' aria , i lacrimosi rubini del suo fuoco subacqueo , fa inchini gravi , parlamentando melodiosamente fra la spuma dei violini , in quel suo gergo rinfrescato e fluttuante che sa di sale e di vento . Ma ecco un ' ombra gigantesca strisciare sul fondo panoramico del mare e in alto , controluce , farsi innanzi la chiglia buia , enorme di una corazzata americana . Come a una gran bordata della nave , corre l ' ondata istrumentale di Giacomo Puccini , sopra Tamaki , la ghermisce , la copre tutta , e se la porta via . Povera Butterfly , ferita , sanguinante , inabissata . Affievoliscono man mano i suoi lamenti problematici e il silenzio di quella solitudine ci sembra allora più che mai profondamente vigilato dalla platea supina e dal proteso loggione . Il velario si chiude - - la recita finisce quasi improvvisamente . Intorno a noi il pubblico caduto in un originale dormiveglia sembra rimasticare ancora i grumi della musica . Avvinti al fascino postumo di questa rappresentazione , ci leviamo a fatica e avviamo i nostri passi verso il palcoscenico decisi ad affrontare l ' artista degli antipodi . Traversiamo la scena fra gente d ' ogni risma che grida e lavora di sgombero , e raggiungiamo il camerino della prima donna . Tamaki Miura è là , seduta dinanzi alla toilette , avvolta in un kimono verde mare , intenta a strofinarsi con un asciugamano la faccia tonda che assume una espressione chiusa e fonda di sonno al cloroformio . Mentre le annunciamo il nostro nome e la nostra qualità di critici inquirenti i suoi occhi si aprono ed incontrano nello specchio il nostro sguardo chiaro che arde di curiosità . E Nei tempi successivi alla guerra lo spirito ' e il genio di razza sostennero le battaglie più dure e disperate . Si sarebbe detto che la vecchia civiltà d ' Europa non si trovasse più a possedere che un patrimonio ingombrante di pregiudizii e uno stock di formule improvvisate e sterili . L ' intelligenza , il buon gusto e il buon senso eran costretti a incassare colpi su colpi . La guerra organizzò il disordine in tutti i paesi ; da noi fu come una bastonata all ' ultima lucerna che illuminava debolmente la nostra vita intellettuale . Rimanemmo al buio . Si sa che dell ' oscurità approfittano i ladri , i topi e tutti quei che sentono odor di formaggio . Fu allora che buttati sulla terra nuda , col fucile spianato , spiando come dei comitagi le tenebre , noi cominciammo a sparare qua e là , su coloro che alla chetichella cercavano di scavalcare i ranghi . Giacomo Puccini che era in uno dei periodi della sua laboriosa inquietudine si mise a seguire la nostra azione con benevolo interesse . Anch ' egli , sempre insidiato , teneva a fatica il suo posto , il grande posto che gli compe ­ te nella storia del teatro lirico italiano - - lo si accusava di non esser né Wagner né Verdi . O , guarda la ipocrisia degli anonimi . Come se i colossi fossero roba di tutti i giorni , e una montagna dinanzi alla finestra ci volesse ogni mattina , per far piacere a chi si mette al davanzale . L ' essere italiani costituisce già di per sé una fatica non indifferente - - figurarsi il logorio di Puccini che italiano lo era dieci volte . Quando si tratta di spacciare delle sciocchezze , da noi , tutti si fanno avanti generosamente e tutti sono splendidi . Parlando di Puccini i mangiatori di ipofosfiti si compromisero sino al ridicolo ; intorno a lui le più stupide leggende circolarono senza firma . Ce n ' era da farlo cader malato di malinconia . Bisognò che morisse e che i birboni si tirassero un po ' da un lato , per rimettere sensibilmente in equilibrio la bilancia . Egli aveva sacrosantamente ragione di vivere in campagna e di prendere a fucilate le anatre di Torre del Lago . Puccini possedeva quella che si vuol chiamare la tecnica , ma non ne era posseduto . Seguiva con attento interesse ogni atteggiamento nuovo , assorbiva ogni specie di novità dell ' arte , ma nel suo sangue agiva il contro ­ veleno e nella sua testa funzionava egregiamente il mangiafumo . Senza agitarsi , egli contemplava , dalla sua poltrona , la grottesca vicenda delle tenzoni teoretiche , ben sapendo che a battersi a colpi di tecnica non si conclude un ' acca . C ' è un argomento sfatato , un ambiente sciupato , un luogo comune , una cifra particolarmente cara ai compositori italiani , quella del fiorentinismo medioevale - - roba da inglesi , altrettanto falsa in rapporto a Giotto che a Paoli il trattore . - - Quasi tutti i musicisti hanno tentato il colpo , e partendo dal luogo comune sono arrivati puntualmente allo zero . - - Puccini riprende quella cifra abusata e ne fa un capolavoro . Abbiamo potuto assistere , dieci anni fa , al banchetto che si diede in Roma al Grand Hotel in onore di Puccini dopo il trionfo del Gianni Schicchi . Il celebre operista sedeva tra due uomini di stato : due ministri . - - Si mangiò ' e si bevve in centocinquanta con il naso sopra dei bellissimi cespi di rose che sembravano essere sbocciate d ' incanto sulla tovaglia dinanzi ad ogni commensale . Piatti , cucchiai , forchette , bicchieri e violini facevano insieme una musica ordinata e dolce nel salone riscaldato del Grand Hotel . Ma venne l ' ora dei discorsi e tutti si voltarono attenti come al passaggio della Cometa . Il Ministro della Pubblica Istruzione posò il tovagliolo , si levò solennemente , cominciò ad allargare le frasi con un gesto avvocatesco delle braccia ; ma aveva un bel tuonare , corrugato : ci parve che in vita sua l ' omaccione di Governo non avesse mai ascoltato una nota di musica ; il suo , era un vero parlare arabo . La squillante voce del Ministro della Pubblica Istruzione arrestò il servizio e sconvolse profondamente il capocameriere . Poi si fece innanzi un cronista borioso e ricciuto come il re dei mori che finì , con un ottimismo tutto meridionale , per concedere a Puccini il permesso di sedere alla stessa tavola insieme a ministri e a giornalisti come lui . Non si era ancora chetato il cronista quando in mezzo alla sala si precipitò l ' impresario . - - Apriti cielo ; che strilli , che sproloquio , che storpiatura ! - - La lingua cominciò a girargli in bocca come un succhiello che stia bucando una cassa forte ; si accompagnava nella foga del dire con le mani , agitandole intorno alla propria faccia come se volesse schiaffeggiarsi , così furiosamente , ma senza decidersi a farlo . L ' autore di Gianni Schicchi , ascoltando , sembrava in preda a una commozione amara - - pensava forse alla propria casa , al proprio lavoro . - - I suoi occhi posati con malinconica considerazione sui personaggi incredibili che gli stavano intorno , parevano dire : troppo tardi , signori . - - Voi volate sempre in soccorso del vincitore . Oggi gli onori che l ' Italia rende al suo genio cominciano ad assumere un tono alto , sincero e magnifico . - - Disgraziatamente Puccini che fu il musicista più fortunato dei nostri tempi , non c ' è più . Sopra le ultime pagine della sua ultima opera il cuore di Puccini , quel cuore tenero e virile cominciò a rallentare , mentre il capo del caro ed alto amico ripiegava su di un lato . La sua commemorazione fu cosa indimenticabile . Un gran colpo di timpano fu il segnale solenne del raccoglimento . Apparve allora sulla scena la sua effigie . Silenzio . Quel volto immobile e dolce che si dissolveva adagio in un raggio di paradiso sembrava dire ancora una volta alla platea allibita : troppo tardi , signori . XII Commiato L ' Arte è sempre in regola con il passato e tuttavia in perfetto orario con l ' avvenire . All ' alba del dí , spinta oltre dal suo alacre travaglio di esplorazione essa è già fuori all ' avanguardia . Dietro di lei il mondo di ieri annaspa nella notte , decade , si capovolge e scompare maledicendo agli antipodi . Essendo l ' Arte , nel suo compito fortunato di rinascere e di rinnovarsi , cosa febbrile e distruttiva , l ' odio , il sospetto , l ' antipatia , il biasimo , la colgono sulla strada , e tutto vale come arma d ' offesa per la razza refrattaria e formicolante che s ' informa a tentoni e blatera nel suo buio dormitorio di morale e di salute . È difficile assai di fare comprendere a questi così detti benpensanti che , per esempio , si può essere buoni padri di famiglia , ma l ' arte è un ' altra cosa . Se poi ti affanni a parlare di idee nuove , di forze giovani , di tendenze moderne , vedrai una parte , la più rispettabile del pubblico , infischiarsene , in un modo che non potrebbe essere più fatale , e l ' altra volgersi appena per fiutarli , così obliquamente come fa la vacca quando annusa il vitello morto . VII Niccolò Paganini Amò le donne , la gloria , il denaro , ma il suo vero amore fu soltanto quello per il suo istrumento . « Il violino che ha un ' anima che pensa » . Nei primordi della sua carriera una voce a Milano lo saluta grande pagliaccio del violino « quando farà meno caricature sul suo strumento ... » aggiungeva il critico meneghino . In quel torno di tempo Paganini profittava di ogni cadenza per imitar sul violino le voci dell ' asino , del cane e del gallo , la voce degli uccelli , il suono delle trombe , dei corni e dei tamburi . Fu chiamato « giacobino genovese Paganini » e accusato di non avere « né criterio né giudizio musicale » . Preda , ancor giovane , di terribili mali fisici , tormentato dalla necessità , e da continuo desiderio d ' amore , inseguito dalla calunnia , romanticamente insaziato e insaziabile , vero figlio del tempo in cui visse , Paganini , trascinò , si può dire , dietro di sé tutto un secolo , e il romanticismo nacque proprio da lui . Vero personaggio di Hoffmann . Schubert dopo averlo ascoltato scrisse a un amico : « ho sentito cantare un angelo » . « Bisogna fortemente sentire per far sentire » , diceva questo italiano . Istrione , alfiere dell ' imponderabile . Egli voleva soltanto il « sicuro » effetto sul pubblico . Come Tartini scrisse Il trillo del diavolo , egli scrisse , Le streghe . Come è risaputo Paganini fu anche un prodigioso suonatore di chitarra . Per due lustri dura il brillare splendente di quest ' uomo cometa sul cielo europeo . Poi in coda a tante lotte , avventure e trionfi , la sua fine segnò nelle onde vermiglie di rivoluzioni e di guerre , una traccia di spietata solitudine . E caduto che fu , l ' ostilità umana si scatenò sul suo corpo di gigante immobile . Le spoglie di Paganini peregrinarono accolte in deposito e cacciate da pietosi asili . Una odissea funeraria trascinava qua e là la sua cassa . È noto che il vescovo di Nizza , dove Paganini si spense , negò il riposo in terra benedetta e il rito ecclesiastico alla salma , essendo egli morto , non ostante le esortazioni del parroco , senza conforti religiosi . Paganini aveva promesso di scrivere su di un ' ardesia , perché afono , non poteva più parlare , la propria « confessione » . Masi ridusse a morte repentina , senza adempire la promessa . Dopo lunga e crudele peregrinazione , la sfortunata salma del grande violinista , imbalsamata conservata col metodo tranchiniano , trovò riparo nella Villa di Gaione in quel di Parma . Avendo i giudici ecclesiastici annullato la sentenza del vescovo di Nizza . Il figlio Achille pensò di trasferire le spoglie paterne dalla villa stessa , al cimitero di Parma . Un testimone oculare , tuttora vivente , Abramo Germoni , chierichetto , allora , di Gaione , ha narrato che il funebre corteo , sul far della sera ( era l ' autunno , pioveva ; la notte era caduta innanzi tempo ) , si mosse dalla parrocchiale preceduto dal Germoni come crocifero , e dall ' arciprete Don Pettenati . Alla bara si avvicendavano sedici portatori ai quali era rischiarata la via da alcuni lampioni portatili . Percorrendo l ' argine destro del torrente Baganza , fra lo stupore dei rari passanti , per l ' insolito spettacolo , il corteo giunse a notte fonda dinanzi ai cancelli aperti della « Villetta » che è il camposanto parmense . Sovente , quand ' ero ancora un ragazzo , vedevo sovente , a Parma , il Barone Achille Paganini , e l ' ho anche conosciuto di persona ; un signore molto vecchio , ma robusto e dritto nella persona - - gentiluomo campagnolo - - figura appartata e singolare , e andava sempre solo . Ma nei giorni di mercato s ' aggirava vestito all ' inglese , fra la calca degli opulenti villani , e trafficanti della provincia . Egli rassomigliava fatidicamente a Niccolò Paganini , d ' una rassomiglianza intermittente fugace , come un colpo di febbre una fiamma gli fissava i tratti , era l ' identità - - poi tutto scompariva in un baleno - - e mi ricordo d ' averlo osservato in quel suo atteggiamento furtivo , muover gesti e passi perduti , mentre le sue pupille sfolgoravano selvaggiamente , come quelle d ' un perseguitato . Era suo figlio . IX .. Cremona c ' ero stato da ragazzo , vale a dire nel secolo scorso . Non ho ricordi di quel viaggio e di quella visita ; ma so d ' un desiderio assurdo che mi venne fin dall ' arrivo ' a Cremona : avrei voluto esserci nato . ­ Troppo tardi , non è vero ? Sissignori . Pestavo i piedi , m ' impuntavo , e ne chiedevo ragione con gran petulanza al mio papà che mi ci aveva portato , e non sapeva rispondermi - - insomma la gita finí in una arrabbiatura . Lui mi teneva per mano e non gli parlavo più , e non guardavo più niente . E qui ecco che ritroviamo le traccie del mio carattere , delizioso e insopportabile . Per me Cremona vista tra il corruccio , le lagrime e il rimpianto di non esserci nato era la capitale del lattemiele e dei cialdoni . Adesso dopo quarantacinque anni la rivedo e la riconosco ­ molte opere nuove e importanti sono cresciute dentro e intorno a Cremona , molti luoghi sono cambiati , tuttavia il suo naturale equilibrio e il suo tono posato è sempre quello di prima . Una città estremamente ordinata , comoda , senza difetti . Non ci manca nulla , e tutto è in armonia . Belle botteghe , palazzi tranquilli , case ricche , strade pulite , buoni alberghi ­ gente buona , facce contente - - e il centro , dove l ' antico , illustre , e il moderno ben costruito e spazioso , si toccano tranquillamente , è il più solido e caro luogo del mondo - - con un bel giardino pubblico che una pioggia dolce bagna , fa brillare e inzuppa di silenzio . Salvo una breve parentesi ( 1499­1509 ) in cui la città appartenne a Venezia , Cremona ' seguí in genere le sorti di Milano - - sia all ' epoca del Risorgimento come in quella fascista , e fu un ardente focolaio di vita politica e patriottica . In ogni tempo fu centro di studi e vi furono tenute in grande onore le armi e tuttavia è città noci molto nota . È celebre la scuola di pittura cremonese dal quindicesimo e sedicesimo secolo - - più tardi fu la patria dei celebri liutai Stradivari , Guarnieri , Amati e Bergonzi e dei musicisti Claudio Monteverdi , e Ponchielli . Direi che è già molto per una città di provincia . Ma non basta : Giuseppe Cesari , il compianto musicologo e critico del « Corriere della Sera » , mio amico e collega di studi musicali al Conservatorio di Monaco di Baviera , dal quale siamo usciti laureati e maestri di musica ambedue nello stesso giorno , era anche lui di Cremona . Nel centro di Cremona sorge il Torrazzo , o torre campanaria , meraviglia e simbolo della città lombarda . È un superbo campanile gotico . Il più alto d ' Italia . Il Torrazzo ha figliato il Torrone , squisito mastice commestibile ( per chi ha buoni denti ) conosciuto in tutto il mondo civile . Ma a Cremona c ' è anche l ' insuperabile mostarda , denso intruglio di frutta cotta e di senape eccellente durante le cene d ' inverno con il cappone o il tacchino lesso , oppure col manzo o il cotechino . Ne van pazzi i nonni e i ragazzi . A tavola , in cucina , magari , la mostarda domestica riscalda la bocca , le budella e il cervello , come fa l ' alcool . Dà dell ' allegria e dello slancio familiare a questi simposi di stretto parentado e diffonde per tutto l ' essere un ' euforia feerica da cenone di Natale . Com ' è uso vecchio e tenace di tutte le piacevoli città della bassa : Cremona , Piacenza , Parma e soprattutto Mantova , che son piene di buone cose da mangiare , e hanno il culto della tavola . Dopo , viene il teatro , l ' opera e il Trovatore di Verdi , col quale la mostarda di Cremona ha in certa maniera molti punti di contatto lirico . Ed eccoci finalmente arrivati alla musica , ragione non ostante tutte della nostra venuta qui . « Inaugurazione solenne del nuovo organo , e concerto nella cattedrale alla presenza di S . M . la Regina Imperatrice » . Imbandierata fino ai tetti , lieta e calma sotto la pioggia , con tutta la popolazione schierata onestamente lungo la strada ( cittadini e campagnoli che volevano vedere la Sovrana ) , Cremona aveva un aspetto festoso , composto : veramente di farsi onore . Quando la macchina della Regina spuntò , passò un fremito su tutta la folla , e un grido corse e si propagò , grido della folla alla folla , da un capo all ' altro del percorso : « chiudete gli ombrelli » . Era come dire , scopritevi dinanzi a Elena di Savoia , e aver le mani libere per applaudire . L ' automobile reale che procedeva a passo d ' uomo veniva continuamente circondata , le donne e le bambine le prime , in un impeto d ' amore popolare davvero commovente . Guardie di città e militi avevan non poco da fare per aprire colle buone la strada alla Regina , la quale dietro il cristallo sorrideva e inchinava gentilmente il capo a tutti , incontrando gli occhi negli occhi , la fedeltà incantata e gloriosa delle popolane venute a ringraziarla . Accoglienze e risposta così felice e sincera , non l ' ho vista mai invita mia . Un incontro , e una giornata fu questa che resterà a lungo nella memoria di questa ritrosa e degnissima città . Dopo il concerto in Chiesa , ebbe luogo la chiusura della Mostra , che credevo Stradivariana , e invece era quella dell ' Ottocento , promossa dagli antiquari . La Mostra Stradivariana purtroppo era chiusa da un pezzo : ero venuto apposta a Cremona dove non c ' era più neanche un violino da vedere . Tutti gli istrumenti preziosi avevano preso il volo . Andai al Museo dove c ' è una vetrina con gli arnesi della bottega di Stradivari . Allora cercai qualche altro . La casa di Stradivari era stata demolita dal tempo dei tempi , la chiesa dove c ' era la sua tomba anch ' essa era scomparsa , e demolita era pure la tomba , dalla quale nel momento di scoperchiarla venne alla luce in tutto soltanto un teschio , che un ladro sconosciuto afferrò e scappò via , né venne più rintracciato . Strano destino di quest ' uomo leggendario del quale ormai si sa soltanto che aveva un gran naso : pare di sì , un gran naso . X .. Il Melodramma italiano è un ' opera d ' arte tutta speciale , costruita sul ciglio d ' un abisso di ridicolo , ci si sostiene a forza di genio . Da un secolo , questo equilibrio prodigioso si verifica . È qualcosa come del combustibile : s ' accende per confricazione fra ribalta e platea , fra un tenore e il loggione . D ' effetto vivo ed immediato il Melodramma è fatto di quella musica che si chiama da Stendhal fino ai nostri giorni la musica fisica : categoria nella quale primeggiano Rossini , Donizetti e Verdi . In un certo senso e durante un certo periodo , per un popolo come il nostro il Melodramma è stato per così dire la « Macchina infernale » . I piccoli teatri di una volta eran se si può dire delle rosticcerie del sentimento pubblico . Un podio da saltimbanchi , quattro lumi a petrolio , e qualche testa da morto bastavano all ' uopo . Fra il pubblico e gli artisti in un lampo s ' avverava il contatto : ed eran gridi , abbracci , fischi , baci e coltellate . Oggi il Melodramma vive i suoi tardi giorni , pieno d ' acciacchi - - ma vive ancora : crudo , concreto , atavico - - così com ' è , e come è sempre stato . Sarà certo meno antico del Colosseo per esempio o della Torre di Pisa , ma è più vecchio , infinitamente più vecchio . Dicono , il Melodramma sta per morire tira le cuoia tal quale Don Chisciotte . La macchina infernale non funziona più : non dà fuori più altro che orina e fetore . Nel calore dei termosifoni e dei ceri che bruciano intorno al catafalco del Melodramma , crebbe continuamente e aumenterà l ' ansia funebre e l ' attenzione del pubblico . Oggi che il nostro teatro è diventato un arsenale da rimpinzare per dar corpulenza allo spettacolo , una palestra , un ' arena , un « cantiere del fare e disfare » . Oggi che bisogna gonfiare le gote , puntare i piedi , forzare la voce , in mezzo a un orribile , agitato e costoso meccanismo scenico , che entra in campo con tutto il suo legname , i suoi chiodi , le sue martellate , i suoi impianti idraulici , i suoi ascensori i giganti , e i suoi trabocchetti che fumano a nubi di acre vapore , invadendo di starnuti l ' ambiente . Quest ' opere eran scritte con una verve inimitabile , con una abilità grandiosa e meticolosa ad un tempo - - i punti di ricamo , le pitture , i colori , i lustrini preziosi , le cadenze fuori uso formavano un insieme d ' apparenze straordinarie e irresistibili - - i vezzi originali del Melodramma fan presto a diventare vizi abbominevoli , le qualità giovanili a diventar difetti . « Effetti della metempsicosi » che fa girare il mondo , vediamo coi nostri occhi il rovescio della medaglia . L ' opera diventò tutta una rete d ' inganni e di disinganni , una congerie di trucchi - - l ' ispirazione innegabile , la stessa sincerità si misero a guardar storto , e ti sembrò sospetta . Erano opere che ormai facevan paura queste dell ' Ottocento : c ' eran delle toppe logore e delle nudità commoventi . Carne ce n ' era ancora sotto : e sangue lento che tremava di morire . Si tratta di coglier l ' opera sull ' ultimo guizzo vitale e di scaldarla col fiato . Così l ' un dopo l ' altro caddero i melodrammi del glorioso Ottocento . - - Non tutti però - - anzi alcuni di Verdi rinacquero come l ' araba fenice dalle proprie ceneri . XI Trovatore Così in questo Trovatore , Eleonora , Manrico , Azucena , Il conte di Luna , e persino Ferrando ( il basso ) , sono i sacripanti immortali di un palcoscenico eterno , del quale Verdi ha gettato le basi , eretto l ' arco , e acceso le luci miracolose , d ' un gesto solo , d ' un gesto onnipotente . Nel Trovatore non si riesce a scoprire la molla e gli ingranaggi primi del movimento sorprendentissimo che lo anima tutto e lo fa vibrare come un battello in partenza . Ecco dunque che cantare , qualunque sia la parte , in quest ' opera che sta in bilico sopra un abisso , è cosa pericolosa , anzi quasi altrettanto mortale come il gioco della « corrida » . Ci vogliono l ' occhio , o l ' orecchio , la sveltezza , il fiato , e il coraggio di un toreador . Chi sbaglia la mira d ' un pelo , crolla sotto le cornate del pubblico , e non si rialza mai più . Quando Verdi ha per le mani dei soldati o degli armigeri soltanto li tratta con gran conoscenza del loro fiero mestiere , e ne fa degli animosi coristi : e viceversa , che è quel che conta . Si può dire che attraverso i cori soldateschi delle sue opere egli abbia contribuito a formare , ottant ' anni fa , il giovane esercito italiano , in quel suo caratteristico aspetto , movimento e ardore che ancora oggi vale . Caserme , bivacchi , corpo di guardia , schieramento , sfilate , scaramucce , baldorie e battaglie hanno un calore popolaresco , un piglio , un tono crudo ma cordiale , un ' allegria robusta e franca , e una naturalezza generosa e poetica particolarmente nazionale . Densa e straordinaria è , per esempio , la prima scena soldatesca nell ' opera il Trovatore . Dal punto di vista musicale è un vero primo tempo di sinfonia , perfetto : d ' un risalto e colore teatrale , strepitosi e bui insieme . Il Trovatore si fa tutto al disopra del libretto , per evaporazione lirica . Il canto scavalca il testo , lo espelle , lo distrugge : la musica fa il dramma da sé sola . La vicenda , trae tutta la sua virulenza dal ritmo , e non si può raccontarla , o spiegarla per mezzo di parole , mentre si capisce in un lampo attraverso l ' esecuzione sonora . Il barocco libretto non è che l ' elemento occasionale che provoca l ' esplosione , e dietro quella ricade annientato ( dispersione confusa di rime , sillabe e balbettamenti ) e scompare senza traccia per sempre . Poi , quel che è stato è stato : il libretto non esiste più . Ma c ' è l ' opera viva , immortale . Quest ' opera è divisa con magistrale rigore , in quadri , in scene , in atti isolati e contrastanti - - staccati e definiti in modo irreparabile - - ognuna di queste parti , organismo bloccato , fa corpo totale , ermeticamente chiuso in suoni , voci , movimenti e portentosi silenzi . Ogni parte del Trovatore è un quadro senza cornice , nella sua luce di rogo , o di luna , o di fucina , o di crepuscolo , o di prigione . Visione fonda improvvisa , e d ' una evidenza surreale . Opera dove tutto è diretto alfine immediato dell ' effetto : senza preparazioni , preludi , introduzioni , interludi senza ricorsi tematici , o commenti orchestrali , e senza rallentare di danze , o indugi , e diffusioni di coreografie . È il teatro dei suoni in atto : la musica piroetta e si proietta in fatti . Fatti sonori : d ' una intensità e interesse che colpisce , centra e sconvolge ogni ingenua immaginazione . E come si attacca la materia amorosa , e fa presa , e morde tesa , e feconda . Intermediari , cultori , dottori dello stile , contrappuntisti , storici , controllori analisti , sprecan tempo e fatica su quest ' opera che non si lascia legare , né sta ferma sul tavolo anatomico . Col Trovatore la scienza non fa un passo avanti , anzi ne fa uno indietro . Qui non c ' è progresso tecnico , né novità , né riforme di procedure , né ricerche , né conquiste istruttive . La fattura è più che normale , anzi è ovvia addirittura . Qui non c ' è edificazione studiata , ma crepitio di genio : tanto genio che grandina . Quest ' opera , tutto corallo , vien su dal suo tempo improvvisa come una emersione vulcanica . È un fenomeno caotico ogni volta , sotto una pioggia di fuoco e di lapilli . Purtroppo negli ultimi anni le esecuzioni di quest ' opera partecipano dell ' incertezza generale . Forse per la buona musica son brutti momenti questi , non basta la buona volontà . Alla domanda : - - Come si fa il Trovatore ? Rispondiamo : - - Se ne è perduto la ricetta . Tuttavia , l ' altra sera , al Teatro Reale dell ' Opera , il Trovatore prese fuoco e saltò , come un barile di polvere . Tra schianti , chiarori abbaglianti , turgido e un nugolo di scintille . Insomma fu una recita ben riuscita . Il pubblico romano non ce la fece a resistere - - fu commosso fino all ' entusiasmo - - e il successo avvenne , e si formò metereologicamente , nel cielo del teatro , come un temporale , e scoppiò molto clamoroso alla fine . XII Una cronaca che fa proprio al nostro caso Se dovessimo dar la stura alla nostra meraviglia , e alle nostre descrizioni intorno a quest ' opera incomparabile di Verdi , dieci pagine non basterebbero . Ma saremo brevi : Ecco qua : la Traviata è appena cominciata , il maestro concertatore dirige , per così dire , a barchetta , scrutando il palcoscenico , da vecchio lupo di mare che voga fuori del porto : lo sguardo sempre addosso ai cantanti più celebri , cercando di scoprire le loro orgogliose intenzioni . Perché son proprio i più celebri quelli che potrebbero fargli qualche scherzo : sarebbe a dire , per esempio , che potrebbero saltare a piè pari mezza battuta , o uscir di tono così sensazionalmente come può uscire dai gangheri un illustre portone . Sulle immacolate tovaglie , fra le camelie in fiore della casa di Violetta , scintilla il Frascati d ' oro . A tavola tutti . Un brindisi . Il coro si mette il tovagliolo , impugna il bicchiere vuoto , e canta : « Libiamo libiamo nei lieti calici ... » , mentre la prima donna , meravigliosamente giovane , lavora di gorgheggi , spensierata e febbrile peccatrice sull ' orlo d ' un precipizio . « Verdi è sempre Verdi » , sospira una dama dietro la nostra poltrona . « Amen » , rispondiamo con la voce bianca d ' un chierico che serve la messa , guardando contriti il teatro riboccante e silenzioso al pari d ' una chiesa durante la sacra funzione . La gran sala , fin su agli ultimi capitelli , appare tutta carica di volti protesi , e da un momento all ' altro diresti che si muove e si mette a ruotare come un ' immensa girandola , travolta in una voragine d ' ebbrezza e d ' entusiasmo , striando la penombra con le sue sete splendenti , le sue gemme , i suoi occhi lucidi , i suoi sparati intangibili , le sue lunghe braccia guantate , e i suoi tenui lampadari lunari a ogni balcone . L ' attenzione del pubblico è incatenata e supina , e son rari gli istanti in cui la folla ha la forza di liberarsi dall ' ammirazione religiosa per tradurre in un grido la propria riconoscenza . Sì , Verdi è sempre Verdi . Però qui , niente retorica , né enfasi , né trivialità focosa , né fervore coreografico : qui invece frivolezza profonda , vezzi , pungenti melodie , banchieri , baccarat , risate di cristallo , biancheria di bucato , bel mondo , buone maniere , mal sottile , amore e morte . Nella Traviata c ' è mischiato il magro e il grasso a grandezza naturale . E l ' ispirazione che regge questo miracoloso equilibrio è la più sincera , la più nuda , la più elegante e ritrosa che ci sia . Per quel che riguarda la sua consistenza e struttura , quest ' opera potrebbe galleggiare sull ' acqua , come Ofelia . Come Ofelia quest ' opera muore d ' amore . Ebbene , durante la recita , quando il successo iperbolico va su fin alle stelle : al critico non resta più altro da fare che muover le sue obiezioni al progresso teatrale , alla musica d ' avanguardia , all ' arte nuova , scientifica e senza cuore , che , pur essendo recente , è ormai rimasta l ' ultima , in coda al vecchio repertorio . Sul finire del dramma , un clamore altissimo di carnevale batte alla porta chiusa della dimora dove Violetta si spegne oscuramente ; in uno scorcio fulmineo intravedi le notturne mense imbandite , che la malinconia minaccia , dai tempi di Chopin . Quest ' opera è un capolavoro , modello compiuto e perfetto d ' arte e di sentimento , l ' opera più italiana che ci sia . Fatta di musica viva , sempre presente e connessa alla realtà teatrale di ottant ' anni fa . I suoi canti emergono oggi dal pelago concitato e inconcludente della produzione moderna , più teneri e commoventi che mai . Cadeva il sipario sull ' ultimo accordo dell ' opera , e ho visto coi miei propri occhi lacrimar donne , vecchi e ragazze , e i professori d ' orchestra levarsi adagio adagio , pallidi , trasognati , tenendo il loro violino come si tiene un ombrello : non si rendevano conto che la recita era finita . 3 XIII .. Benché le altre arti esistano nel presente e nel futuro , direi che la musica è piuttosto impegnata nel passato . La sua potenza evocativa va ben lontano da noi , torna indietro , ci rapisce , e noi ne siamo trasportati volta per volta al di là di ogni espressione . In questo senso retroattivo , Verdi è il musicista per eccellenza . Nessuno è più popolare , più sconvolgente di lui . L ' intera razza umana pende dalle corde della sua chitarra . Il suo genio si rivela senza preamboli . Di colpo , come gli sorge dentro . E nelle sue opere c ' è musica d ' ogni prezzo , d ' ogni misura , per tutte le borse e per tutti i livelli sociali . Poi , verso la fine dei suoi melodrammi , è uno schianto : la commozione spezza i cuori di pietra , e le lacrime calde piovono dirottamente . Verdi tira avanti senza circonlocuzioni . Non sa di etichetta , non ha il mazzo delle chiavi d ' oro , non ha il carnet delle formule magiche : con un colpo di spalla butta giú le porte , calpesta la legge , i divieti e , in cambio , appaga l ' istinto . I suoi difetti e le sue qualità hanno radici profonde nella nostra terra . Estirpare i primi vuol dire distruggere anche le seconde . Ma quanta consapevolezza in lui . Uditelo . « Non bisogna esagerare , - - scriveva Verdi , - - nella smania di voler ogni cosa perfetta , perché si corre il pericolo di compiere ben poco o di non compiere nulla . La natura , la sincerità di un maestro si rivela mantenendo pressoché intatto ciò che gli è uscito spontaneamente dal cervello , molto meglio che tormentando instancabilmente ciò che egli ha fatto . Anzi , nell ' alternativa di cose un po ' basse con altre elevate ; queste s ' avvantaggiano di più nel contrasto . Io non istento a credere che alcuni poeti abbiano calcolato su simili effetti » . Così , serenamente , Verdi riconosceva che la sua opera resterà per sempre incompiuta . Siamo sulla via di Sant ' Agata dove « Omnibus » ci ha mandato in pellegrinaggio . La campagna , in questa stagione , è disseminata di alberi spogli e stecchiti . C ' è l ' aria dolce delle buone e brumose giornate d ' inverno . Ecco Sant ' Agata fra la nebbia . E pioppi molto alti che van su nella nebbia , e salici ossuti che annunziano la vicinanza del Po . Qua e là , nel torpore , casolari dai vecchi muri porosi . Curiosa sensazione di periferia . La campagna giace , per così dire , con l ' acqua alla gola . Dorme quasi affogata . Come non immaginare Utrillo , alle inferriate del manicomio , contemplare questo paesaggio sparuto e malinconico ? E pensiamo , da questi luoghi , al sacro respiro dei corali di Verdi , alla veemenza dei suoi concertati tradotti in disegni larghi , esatti , al realismo e alla concretezza di questo grande uomo . Gli insegnanti del Conservatorio di Milano dissero che egli non aveva attitudini per la musica , e che non possedeva alcuna abilità . Non aveva che del genio . Troppo poco per dei professori e dei critici . Una gran buona fede patriottica gonfia , gonfia quei suoi corali smisurati e provinciali . Busseto . Questi grossi paesi , o piccole città , han dei viali , dalla stazione all ' abitato , che non finiscono più , e bisogna farli a piedi : coi piedi nel fango dove serpeggiano e guazzano , senza cascare , dozzine di ciclisti intabarrati , contadini per lo più , col naso rosso e il cappellaccio sugli occhi . È un giorno festivo , e nei campi non si lavora . Un silenzio diluito vigila a mezz ' aria . Sciami di uccellini scivolano giú con volo incerto , ondeggiano , non sapendo dove posarsi , e si cacciano impauriti fra i rami di qualche alberello senza foglie , scomparendo in fila come un ventaglio che si chiude . Tutto questo scenario in dissoluzione par pieno di lividi fantasmi che svaniscono fra densi vapori . Lembi cenciosi di nebbia scendono sino a lambire le siepi . Il suolo non è più che uno specchio rotto , nero picchiettío di pozzanghere e di rivoli che , seguendo il pianeggiare del terreno , si versano gli uni negli altri . Qui c ' è posto per i panoramici corali verdiani , dove dondola uguale la cadenza del buon senso del nostro biblico Ottocento . Camminiamo da più di mezz ' ora verso Sant ' Agata che è a tre chilometri da Busseto . Un torrente d ' acqua piovana cola fra due profondi argini erbosi . È pieno di canne selvatiche e forse di anatre . Qualche cane da caccia corre , col muso in aria e la coda dritta , lungo le rive , verso il Po che deve essere colmo a straripare con questa stagione . Il piccolo campanile di Sant ' Agata suona allegramente , alla rinfusa : è un concerto argentino nella nebbia del cielo tutto ugualmente madido di caligine fino all ' orizzonte . Le galline strepitano dai pollai , squassando le ali bagnate . Belle galline grasse da brodo , che fan conversazione fra di loro , razzolando imperiosamente sulle concimaie . Giungono talvolta , al nostro orecchio , rotti e ovattati discorsi di ciclisti lontani . Poi , ad un certo punto , ecco suonare una grossa campana , quella di Busseto . Quei rintocchi lenti e funebri fan venire in mente il « miserere » del Trovatore . Invece , è proprio mezzogiorno in punto . Molte opere di Verdi vennero rappresentate cinquant ' anni fa per l ' ultima volta . Non caddero , ma furono abbandonate . E non se ne parlò più . Non vennero sepolte , ché non erano morte definitivamente , né vive sembravano più essere . Rimasero fuori rotta , in quarantena . Chiuse , aspettando . E il tempo non le ingoiò . Luisa Miller , I due Foscari , Macbeth , Nabucco ... Erano ricche , nobili e salde , nutrite di quella vena inesauribile e popolaresca che distingue il miglior Verdi e durarono più della loro condanna . Armate di ferro e d ' argento , con tutte le vele spiegate , sonanti come tante navi in partenza , queste opere bussetane e genovesi rientrano , una dopo l ' altra , sontuosamente in servizio , dopo cinquant ' anni d ' inedia , che non le distrussero né le accasciarono . Non fu necessario ritirarle a secco per le riparazioni d ' uso . Non presentavano avarie o deterioramenti , né di fuori né di dentro : erano intatte . E più che nuove , apparvero . Rafforzate dalla stagionatura , e in istato di riprendere il mare ; passando in bilico perfetto , e galleggiando valide , maestose e dolci dinanzi agli occhi stupiti del mondo , del mondo moderno . Questa fenomenale attualità e questo adattamento ad ogni tempo e luogo della musica di Verdi , mi ricorda un episodio lontano della mia vita a Londra . Ero arrivato lassú con una giornata come questa , brumosa , silenziosa , invernale . Il tassi mi aveva deposto in uno square deserto e buio . Eran le otto di sera . Cercavo un albergo nei pressi , e non si vedeva niente . Tutto chiuso . Sabato festivo . Queste son le ore terribili per chi rimane sul lastrico , a Londra . Sono le ore dei pasti . Si subisce la regola . La legge dei focolari non s ' infrange in questa città ordinata : chi è dentro è dentro , e chi è fuori ci resta . La strada londinese in cui mi trovo , vapora e fumiga come una concimaia . La nebbia sale , turbina lentamente , si addensa e vela i lampioni . La nebbia infradicia tutto . Le fiammelle han guizzi di agonia , e i vetri si bagnano man mano : si bagnano di pianto . La strada diventa un teatro , un teatro sprangato , sommerso , fra apparizioni natanti e dissolvenze feeriche . Ogni formasi stacca , naviga senza peso , sparisce . Non ci sono più case , non ci son più muraglie , né cancelli , né cielo . Dall ' alto , qualche raggio di luce polverosa cola giú serpeggiando come il gesso , in questa cupa marea caliginosa . A un tratto , tutta la zona echeggia . C ' è una voce : umana o divina ? C ' è un ' arpa , nella nebbia ; lo spleen , la nostalgia dell ' ultima canzone della Traviata di Verdi . La voce è d ' una donna , d ' un ragazzo o d ' una sirena ; ma così forte , giovane , disperata , in questa colossale solitudine , che mi domando : è un concerto o un naufragio ? Sono lí a due passi i musici ambulanti , italiani . Potrei quasi toccarli , ma non scorgo , aguzzando lo sguardo , che una rorida parvenza che ondeggia e sfuma , argentea , piramidale , forse l ' arpa . È ancora il lembo di un povero scialle di lana . Spettri , fantasmi , sull ' orlo del marciapiede . La strada , tutta impregnata di miasmi , da un capo all ' altro trasecola , riecheggia , e tace a lungo . Intanto qualche spiraglio si schiude , lassú , dove son gli abbaini : ombre bianche s ' affacciano : fatue movenze . Dal cielo invisibile piove a poco a poco ; e comincia una caduta lenta di palanconi . Solennemente , come in un incubo che s ' allenta , tintinnano sull ' asfalto le monete : son gli angeli delle soffitte , le cameriere e i facchini di questi hótels di lusso che buttano , senza interruzione , i loro risparmi ai misteriosi musici della strada deserta e sommersa . Finalmente siamo a Sant ' Agata , davanti alla villa di Verdi . Traversiamo un ponticello . Ci viene aperto un cancello . Entriamo in un cortile , e un cane ci fa festa . La custode ci introduce nella vecchia casa di Verdi , dove non c ' è nessuno , dove tutto è conservato puntualmente , in bell ' ordine , e spolverato ogni giorno col piumaccio . Ci accorgiamo subito di essere in una casa ancor viva e abitabile , non in un museo . Ecco la camera da letto col baldacchino , il pianoforte di Verdi , la sua camicia da notte , i bei mobili neri . La rastrelliera con i fucili da caccia . In un angolo , i bastoni d ' un gentiluomo di campagna , e , in tutto l ' arredamento , non c ' è nulla che ricordi il cattivo gusto dell ' Ottocento . La porta aperta sul parco ci dà un senso confuso di attesa e di presenza . Tutto questo parco ozioso , appisolato nella nebbia , è quasi più alto che largo , sì , d ' una statura altrettanto incredibile quanto la sua vecchiaia : alberi venerabili e giganteschi dalla scorza rugosa e durissima , che la mano stessa di Verdi piantò , forse cento anni fa ; tortuosi viali coperti di foglie bagnate ; solitudine signorile , una forza di terra antica e riservata , e l ' odor grave e intatto dell ' autunno immobile intorno alla villa del Maestro , dove tutto respira come se fosse ieri , e l ' atmosfera eterna di lavoro e di pace dell ' artista che l ' abitò durante cinquant ' anni . Una lunga pipa di schiuma , in un astuccio aperto e foderato di velluto rosso , sta sul pianoforte . « To , Verdi fumava , era un fumatore ? » « Oh , no , - - mi dice la custode . - - Nella sua prima giovinezza Verdi era di costituzione molto debole . Soffriva di mali di gola , e non fumava che qualche trabuco dolce , di tanto in tanto , e con tutta la precauzione » . « più tardi , la sua salute migliorò , diventò buonissima ; e nell ' età più avanzata , Verdi era robustissimo e molto resistente al lavoro » . Il suo mestiere di compositore , insieme a quello di contadino proprietario , le lunghe passeggiate sulle sue terre , ch ' egli percorreva sovente a piedi e qualche volta in vettura per sorvegliare i lavori , gli avevano restituito completamente le forze del corpo e dello spirito . Verdi non ha mai avuto una decadenza . Fino a ottantasette anni godette di una salute straordinaria . « L ' ho visto vecchio soltanto sei mesi , - - mi dice il dottor Carrara Verdi , suo nipote , - - cadde giú dopo la morte di Re Umberto . Non si riconosceva più . E , poco dopo , morì anche lui » . È una gran fortuna che non ci sian cimeli , né alcuna messa in scena postuma , in questa bella casa . Tutto è allo stesso posto originale , di dimora semplice e tranquilla che funziona . Si aspetta quasi che il padrone rientri dal giardino . Ci sembra davvero che , da un momento all ' altro , Egli possa rientrare col suo gran cappello di feltro , e la sua figura accigliata e benevola . Sulle mensole ci son due statuette di bronzo : Manzoni e Vittorio Emanuele II . Alle pareti , c ' è un ritratto di Crispi . Sotto campane di vetro , ci sono gustose terrecotte napoletane . « Sono tutte cose regalate » , mi dice la custode sottovoce . Tutto è rimasto tal quale dal giorno che se ne andò . E tutto qui lo aspetta , anche gli alberi nel parco . E cresce un po ' l ' inquietudine come se , dopo trentasette anni della sua assenza , dovesse ritornare da un momento all ' altro . E sulla scrivania , c ' è un cartoncino sul quale Verdi ha scritto con una calligrafia senza disinvoltura . « Un tedesco che sa , sa troppo . Un russo che sa , è un pericolo » . I Parigi Parigi , superficie lucente ammantata di schiuma e di bave sanguigne , che ruotano leggere intorno a tetri monumenti come il velo febbrile degli stagni intorno ai piloni dei ponti . Parigi , umida nebbia , atmosfera di tisi , sotto la tua carezza le negre vagabonde impallidiscono e van pigliando il colore del cedro affumicato . Eccitamento , estenuazione , delirio . I gridi disperati delle tue vittime sembrano affievolire sotto il tuo cielo sordo . Al levarsi del tuo giorno malato , un problema s ' affaccia , sempre lo stesso problema : non perdere terreno - - il pane da guadagnare , la gloria da difendere - - e tutto da ricominciare . Già all ' aurora , dietro le verande dei caffè , in quelle innumerevoli gabbie di vetro lavate dalla pioggia , mille donne sedute davant all ' apéritif bivaccano aspettando la sera . Donne calate dalla Normandia , dal paese di Galles , dal Perú , provenzali , spagnuole , donne di tutto il mondo , creature che sembrano venir giú dal cielo all ' ora dell ' Ave Maria , sboccano dalla chiesa della Madeleine e scendono come un fiume inesauribile i grandi boulevards . Tutte riconoscibili alla divisa dell ' ordine , l ' eleganza , esse portano , a guisa d ' armature , diademi e cinture d ' argento . Con un ritmo sacro , incessanti cortei di cortigiane , popolo di demoni , mandre belluine s ' inoltrano , come le belve spinte dal bisogno , a invadere la strada . E fluttuando lentamente , sommergono i marciapiedi . Son le milizie che ogni sera conquistano Parigi , sacerdotesse dell ' amore che cercano inquietamente negli occhi della folla che arranca contro corrente la promessa d ' una cena eventuale . Sotto torrenti di luce un pensiero , le assilla : come vivere oggi . Parigi è l ' oceano umano dove ogni certezza va a picco . Nessuno è sicuro di sé . Ciascuno dubita , ma non si scopre né si scoraggia mai . Sempre in armi ; al lavoro con instancabile lena . Ogni esitazione è fatale . Leggerezza e noncuranza fan maschera ai volti - - ostentata malvagità delle parole , e onore sulla punta delle spade - - così ciascuno , avido e guardingo , giuoca il suo giuoco , da un ' alba all ' altra sotto pena di perdersi nelle ventiquattr ' ore , di veder precipitare il proprio nome . Il ridicolo e la fame , ecco il pericolo . Basta un gesto infelice , un malessere , una confessione ; e però con quanta arte , con quanta felina destrezza costoro schivano i fulmini dell ' avversa fortuna . In questo clima che demolisce un ercole , e fa ammuffire l ' aria intorno alle lampade ad arco , in questo clima che conferisce un aspetto livido a tante facce affrante , la buona educazione e la vivacità galante son di prammatica . Fra questo popolo sì ragionevole e umano ci sono degli occhi che dardeggiano come quelli dei topi appestati . In questo vivere da far paura ad un forzato , un verminaio innumerevole si affatica da mane a sera . E la fatica diventa veleno e il veleno odio . Miseria , angoscia , sangue e coraggio sublime , van su alla superficie e brillano di uno splendore sinistro . Allora si vedono degli individui strani ritirarsi in certi grigi casamenti , chiudersi in una stanza e vivere degli anni lontano dalla strada e dal mondo . Fortificati fra uno scrittoio e un muro , tracciare delle linee , fare dei calcoli , ingiallire come l ' avorio , e perdere i peli , alimentarsi di chimica e di caffè , e scatenare dai loro quaderni aperti , rivoluzioni , cataclismi oscuri e leggi nuove , e idee che durano e sfavillano remote come le stelle su questa babilonia immortale , dove , per riparare a tanti stomachí sfondati , a tante teste che girano la cucina s ' è fatta delicata , squisita , omeopatica . Qui si succhiano gli ossicini degli uccelletti marci , si cavano ingordamente le lumache dal guscio e si finisce la cena con del formaggio fetido . Come qui si lavora , e con quale dispendio di forza e di spiriti ! Ognuno sfrutta se stesso al massimo grado . Si trae dalla propria salute tutta la rendita e se questa non basta s ' intacca il capitale . Si rischia all ' occasione anche il patibolo . Non si teme che il vuoto , il marasma , l ' inedia . Superando il disgusto e la nausea si avanza a marce forzate verso la morte : ebbene , eccola una grande città ! E tutto questo immenso lavoro vien fatto per creare , ogni dí , la modernità , per ringiovanire la vita , per reintegrare le illusioni cadute , le speranze avvizzite , per utilizzare e rendere innocua l ' eternità . Apparenza , menzogna e fatuità fan da scenario , sono i vessilli eroici di tutti questi martiri ; ma nel fondo , nel fango , strenua resistenza , sacrificio stoico , dolore e grandezza . Mai rinuncia , sconforto , diserzione . Sempre avanti , a denti stretti , trattenendo un singulto ; fischia il vento attraverso gli anni e lacera l ' esistenza ; sempre di corsa verso il denaro e la celebrità . Allora si capisce come questa popolazione non sia prolifica , si capisce l ' isteria , le crisi politiche , la ferocia e le anomalie di questa razza raffinata e cagionevole . Parigi sorge invidiata , si trasforma da un ' ora all ' altra , crolla di volta in volta e tuttavia cresce sempre , e ingrandisce in fretta il suo raggio . Profondo e fragile specchio che accoglie la luce del mondo , Parigi sfida il tempo : e poi si dice che il tempo si vendica di quel che fu compiuto senza di lui . II Moulin Rouge Sulle insegne luminose di Montmartre turbina un impetuoso nebbione violetto . È il cielo basso di Parigi , il cielo che non può dormire e ha le palpebre bruciate di fatica . Dal boulevard che arde come una fornace vengono su buffate d ' incendio , e clamori assordanti di folla . Il cielo s ' agita fra le sue coltri di nubi . Scintille di tizzoni l ' avvolgono e mettono fuoco al suo lenzuolo . Attaccato ai parafulmini , il cielo di Parigi si sporge di tratto in tratto sul vuoto e fa alla strada delle grandi smorfie meteorologiche . I lampi di magnesio scuotono e fan guizzare i vetri : le leggende ­ réclame volteggiano infiammate , sembrano vacillare e rianimarsi al vento , brulicano come vermi lucenti intorno ai cornicioni delle case . Qualche vecchia facciata balza innanzi , livida , e vibra per un attimo come metallo fuso . Fra i bizzarri edifici chiamati in causa così bruscamente da un proiettore che spalanca il suo occhio e si spegne , ce n ' è uno , più stravagante degli altri , color sangue di bue , un padiglione che fuma e frigge , come una rosticceria , avvolto nel fuoco dei bengala . Due mulini a vento presidiano come due corpi di guardia il raggiante portale dove la gente entra come da noi la domenica in Chiesa . È il Moulin Rouge . Il Moulin Rouge apre i suoi battenti alle tre dopopranzo . I nottambuli accecati dal sole , con un salto riparano là dentro . Nel dancing si respira ancora l ' aria della notte . Il luogo indefinito annega in un lucore sulfureo e ferale ; sembra di essere alla foce d ' un fiume nell ' ora del tramonto e benché manchino i pipistrelli a guazzare fra quei vapori palustri , due mulini olandesi , che si drizzan là in fondo , bastan a darci l ' idea d ' un paesaggio disteso . Le pale , incrostate di lampadine rosse , continuano a girare lentamente e , moltiplicate negli specchi , che sonnecchiano nella profonda penombra della sala , han l ' aria d ' un fuoco artificiale che si sgrana e piove adagio adagio . Quando la musica attacca , il dancing si riempie come una piscina . I danzatori scendono a precipizio le scalette di quattro o cinque gradini e si buttano tra il pubblico che balla . È l ' atto di chi vuole annegare . Stando seduti a un tavolo si può contemplare dall ' alto lo spettacolo . Languide coppie , flutti amorosi , marosi densi di schiuma , amplessi , cuori spezzati , abbracciamenti di naufraghi , e sorrisi morenti ; smarrite figure di efebi , ricciuti come gli agnelli , che nuotano appaiati ; linfatiche fanciulle che balbettano in quel bagno cocente ; l ' una all ' altra allacciate , esse si chiudono come i fiori la sera in una stretta che non si allenta più . Marinai di Toione , branchi di cortigiane , negri della Martinica , carbone nella farina , arrancano in schiere fitte . Americani del sud madidi di sudore e gente d ' ogni razza , stranieri che han perduto il nome e le radici , galleggiano inerti e colmano di procelloso letargo quest ' ultimo peno boreale . I riflettori sembrano frugare in quel vivaio mostruoso che fa corpo e cammina a rilento come un immenso camaleonte . Le ali dei mulini rimuovono e sospingono la calca . Si macina davvero là dentro , si macina , con un accanimento pesante , sonnolento . I suonatori del jazz ­ band imitano alla lontana gli urli di un ' orda indiana , e il saxofono a solo , ripete le obiezioni , i lagni e le risate d ' un ottentotto che soffre il solletico . Le più strane vociferazioni istrumentali ripercosse dalle gole dei monti s ' estinguono nelle aperte campagne . Fu dopo l ' armistizio che capitai la prima volta in questo luogo . La virtú come un uccello preso al vischio , batteva le ali e perdeva le penne : ma , come erano belle le giovani donne quel giorno ; e nei ballerini , quanta eleganza caduca . C ' era passata la guerra , la febbre spagnuola , poi s ' era abbattuto sul Moulin Rouge il fuoco bianco , la nevicata leggera e diaccia degli stupefacenti . L ' amore al suo apogeo s ' era gelato là dentro . Ti pareva vedere le grandi ondate impennarsi , frangersi nell ' angelico tango , l ' una sull ' altra , come cristallo . Un assideramento , un ' angoscia solenne regnava nella sala . Colavano tutti con una acquiescenza collettiva verso l ' orlo d ' un mondo che finisce , quei danzatori , e sembravano poeti , condannati a morte , spoglie di preti annegati che vanno alla deriva . Oh , quel silenzio di tante bocche aperte , o premute contro altre bocche ! Il pallore di quelle facce che volteggiano abbagliate e cadono nel segno di zone oscure e calde ! Non un grido che rompesse l ' alta veglia . Il silenzio di quella folla bagnata nella luce dolce dei fari era il silenzio eroico di una ciurma che danza su un battello che affonda . Oggi la mise en scène è la stessa , e a dir la verità tutti gli apparati vieux jeu sono a posto e badano a funzionare , ma la clientela è cambiata ; le pale girano invano cercando di riprendere la rotta d ' una volta , i tempi sono scarsi e il Moulin Rouge non è più il mare , l ' inferno , l ' eternità del piacere ; le chimere alate che accompagnavano quel viaggio interminabile sono dileguate . Il « dopoguerra » è finito con tutte le sue prodigalità e i suoi vizi ; eccola quasi sgombra nel riverbero bieco , la gran sala da ballo rossa di vergogna e di luce ! La grandezza , lo stoicismo pauroso di quella folla che un impeto di distruzione trasfigurava , tutto è scomparso . Adesso si vivacchia là dentro . Il piccolo ceto trionfa . Gli approcci sono cauti , i contatti prudenti ; si balla per fare un esercizio igienico . Un ordine borghese e una rigorosa economia presiedono quei festini . L ' egoismo inquadrato nella morale fa le sue evoluzioni , qui dove molti anni or sono era in voga il prodigioso contorsionista chiamato le desossé , qui dove faceva furore la celebre Golue , danzatrice indecente , che più tardi mise su una baracca e fece la domatrice di leoni . Ormai il Moulin Rouge è diventato il fondo d ' una caverna nuda . Il genius loci è scappato con tutto il suo arsenale di cose celesti e malefiche ; perseguitato dalla polizia , ha cambiato quartiere e chissà dove nasconde adesso i suoi veleni . La storia di questo stabilimento è scritta da un pittore umorista sui muri della sala , pornografica memoria ' d ' un ' età scandalosa che un illustre destino illumina grandiosamente . Un furore erotico , scatenamento dei sensi , si sferrò da Montmartre e più precisamente dal Moulin Rouge sul mondo . I più bizzarri spiriti di Parigi son ricordati nell ' album di questo venerabile bordello . La sala che venne rinnovata pochi anni fa era più ristretta , a quei tempi , era l ' epoca del chiaro ­ scuro , del brio all ' italiana , e i veri diamanti , le gemme , e gli occhi neri di quella gioventú guarivano di cupi lampi il buio delle logge . La spavalderia francese s ' impegnava , come in una mischia , nei « lancieri » che allora eran di moda . Ai comandi stentorei d ' un direttore di « quadriglia » gli ampi mantelli scarlatti degli spahis fluttuavano , e gli zuavi dai lunghi baffi a punta e dal pizzo alla Napoleone III avanzavano a scaglioni tenendo per la mano le loro belle dai cappelli di paglia . Sciami di brillanti ufficiali dal petto coperto di medaglie portavano là dentro un soffio di gloria coloniale . Irresistibili megere , tra uno sfolgorio di guerrieri , tiravan su le gonne e si abbandonavano ai parossismi osceni del cancan . III Montparnasse Si tratta di una montagna alta pochi metri ; poniamo che siano dieci . Dalla Senna si risale un pendio dolce e lunghissimo . Il boulevard Raspail mena su insensibilmente alla città delle arti . Dal piano al monte Parnaso . A Parigi senza immaginazione non c ' è realtà e le più esagerate definizioni hanno in questo paese una naturalezza indiscutibile . Benché la decantata montagna sia poco più alta d ' un primo piano dal livello medio della metropoli , la sua ariosa groppa non è lontana dal cielo . Le nubi e le stelle si mescolano alla gente accampata sul dorso tondo e interminabile di questa planetaria altura . Vivere qui vuol dire aver tutta Parigi sotto i piedi . Qui prima che in ogni altro luogo si risveglia la vita del mondo . Montparnasse è l ' avanguardia che entra nel futuro . Molti anni fa Montparnasse fu il rifugio di alcuni imbrattatele profughi di Montmartre . Discesi furtivamente da un versante , traversando la bassa e i ponti della Senna , costoro risalirono l ' altro versante . Fu un atto di secessione , umile e silenzioso ma pieno di una funebre eloquenza . Allora Montparnasse era un villaggio senza lumi , un sordido nido di apaches , di misantropi , di anacoreti e di beghíne . Fantasmi s ' aggiravano nella bruma serale . Nei giorni di sole i primi pittori esponevano le loro croste sul trottoir e , avvolti nei loro mantelli , si sedevano a lato . Col coprifuoco , la popolazione era già tutta a letto . I più eleganti nottambuli cominciarono allora a spingere lassú le loro pericolose escursioni . Il quartiere aveva il suo clima Victorhughiano , e le sue burrasche di montagna . Quasi invisibile nei cieli carichi di nuvolaglia , come un naviglio rovesciato , quando la tempesta è passata , Montparnasse riprendeva al mattino il suo equibrio in una atmosfera abbuiata . Modigliani venne qui dall ' Italia . Fornito di speranze e di quattrini . Arrivato di fresco , bianco e rosso come una rosa , egli era un giovane in gamba che si tirava dietro un bel cane di lusso . Ma si buscò il mal del paese : la pittura . Cominciò a menare una vita grama . Il zerbinotto si trasformò in un leone affranto . Basta , fu il solito scherzo . Era già celebre , e moriva di fame . Un fremito d ' orrore e un miserabile intenerimento circondarono la sua fine prematura . Oggi i suoi quadri valgon cento sterline . Un congresso perenne dei cinque continenti imperversa quassú . Montparnasse , mercato della pittura , è chiassoso come una Borsa Americana . Mercanti , espositori , negozianti di colori , modelli , critici , letterati , poeti e artisti , fabbricanti di cornici , consiglieri ed amici fanno una popolazione di centomila persone . Secondo l ' ultimo censimento i pittori son trentamila , di cui tremila giapponesi . La pittura è la legge che regge il circondario . Picasso , Giorgio de Chirico , Derain , Braque , Fujita son gli dei sull ' altare . Ma tutto cambia : nella stagione propizia il cielo s ' apre e ondeggia come un ventaglio , e l ' angelo dell ' avvenire sbuca dall ' alto con indicibile fragore . Eccolo volare su queste straordinarie terrazze dei caffè di Montparnasse . Le mogli dei pittori , le amiche , le compagne , le concubine , le ammiratrici anch ' esse e le maîtresses si mettono a dipingere e a digiunare entusiasticamente ; e all ' impensata i successi precipitano su qualche testa fortunata . E molte teste le senti friggere , le vedi schizzar sale come casseruole sui fornelli , ci sono delle teste bollenti che fischiano , traboccano come marmitte e dan fuori all ' improvviso le più portentose invenzioni . Quello che gli uni sprecano vien raccolto dagli altri ; anche la poesia , il genio . Il plagio flagrante arricchisce i poveri di spirito . Quei che cadde risorge per bocca degli apostoli . La scuola libera dei caffè e degli ateliers , fa le rivoluzioni , la luce e le scoperte . Qui non si perde nulla , né un gesto , né un ' idea . Anche i morti ritornano . Donne fatali , coi gomiti sul tavolo , stan mute come furie a guardare . Femmine con le tempie rosa , le labbra accese di minio e gli occhi neri che rîon finiscono più , fumano e sghignazzano . Altre , a gambe larghe , ingoiano ostriche , apostrofano senza riserve il prossimo , e poi si fan chiamar principesse . Montparnasse , periferica regione , cosmopoli di artisti . A sentir loro non c ' è che Montparnasse , strapaese del mondo . Qui ci sono dei tipi , venuti dagli antipodi , che frequentano , dieci anni di fila , sempre lo stesso bar , e non han mai visto Parigi : ci son profeti e fachiri in quarantena ; s ' allungano i loro visi a forza di caffè e latte , ma i loro discorsi non mutano : tavolozze e colori . Un vecchio e tenace abitué del caffè della Rotonde , col mento appoggiato al bastone , ascolta costernato le ragioni dell ' uno e dell ' altro , poi guardandosi intorno prorompe , comincia a strillare : « Ah , prima di morire vorrei pur conoscere anch ' io qualcuno che non sia pittore ! » L ' arte , qui si rinnova a catena . Di deduzione in deduzione , di nome in nome passa la corrente . Gli uni aiutano gli altri : è una collaborazione accanita e tenace che fa l ' arte francese . Ogni tanto un anello si spezza e cade . Il circolo s ' accorcia e si stringe . Chi è perduto se ne va per le strade , si affaccia alla porta dei caffè come un ' ombra . Genio morso dalla paralisi ; straziante agonia ! Il povero raté cammina da un posto all ' altro e quasi ti sembra di vedere il sangue spicciare sul suo fianco . Quando la giornata è quasi finita , quando il lavoro è cessato , e i bagliori del giorno corrono a incrociarsi un ' ultima volta nell ' aria come fasci di frecce , quando il cielo si copre gradatamente di veli e di silenzio , l ' illustre Babele sembra vacillare sulle sue radici , dilatarsi e bere tutto il lume che gronda . Dall ' Avenue de l ' Observatoire fino alla gare di Montparnasse l ' immenso quartiere s ' accende pavesato di colori e di fuochi , vuol rompere gli ormeggi e sollevarsi su un ' onda di clamori gonfio e glorioso , come una gran nave che salpa . IV Jean Lurçat È un pittore di mia scelta . Il caso me lo fece conoscere quand ' egli era già celebre a Parigi . Dinanzi a qualche sua tela m ' accorsi che una improvvisa e vivace parentela mi legava a lui : cominciavo a sentire il suono dei suoi colori . Partiva per l ' Egitto per due mesi . Gli chiesi se avrebbe dipinto molto laggiú . ­ Non dipingerò , prenderò soltanto qualche nota , rispose Lurçat , mostrandomi un piccolo quaderno da cinque soldi . La luce del sole ti mostra un lato e ti nasconde l ' altro che la luna rischiara . Lo stesso paesaggio , a seconda del lume non lo riconosci più . La luce piglia mille forme : la spada , il raggio , la nebbia , il punto invetrato , il bagliore , la scarica , il vapore , il miraggio , il riverbero , la freccia , la fascia , ecc . , sempre inganna . Sempre ingiusta e parziale , complice nella frode della tenebra , la luce morta e sanguigna cammina nell ' oscurità e provoca l ' incendio . È una miscela che cola dalle fessure . Batte contro il muro e ripiega . Squadra i massi che le ostruiscono il cammino , fa l ' angolo e ricade più in là come un mantello fumante . La luce è il bene e il male , la luce tradisce i fatti che stan quatti nell ' ombra . Tutto il mondo fu creato al buio e dall ' interno . La luna , il sole , vennero appesi clandestinamente all ' universo come quando si prepara uno spettacolo . E perfino le stelle , l ' acqua , i fiori , tutto venne finito alla cieca , a tastoni nell ' inerzia spenta d ' un ' eclisse totale . Il primo razzo sprizzò dai vulcani . La luce entrò in iscena come una ballerina sulle cime più alte dei monti : e tutti gli occhi la seguirono impazziti . Poi invase il cielo e scivolò sul mare . In quel punto Qualcuno si copri e scomparve , come il macchinista quando s ' alza il sipario . La luce è la strada che un foro nelle persiane ti mostra sul soffitto : la strada che si muove sulla tua testa e va alla rovescia - - la luce è la negativa fotografica . Quel che è bianco diventa nero - - e viceversa . E quella elettrica è una maschera diabolica : sta là come un enigma e poi d ' un tratto si spegne . È sempre lo stesso inganno . Il cervello ne soffre ! La nostra intelligenza educata a quel giuoco diventò come quella , fece le stesse manovre , e ne assunse le veci . Oramai si può dipingere con l ' intelligenza , che non è soltanto la memoria della luce , ma ne è la rivale . Ecco perché Lurçat non pianta il cavalletto nel deserto , ma torna in Francia e dipinge la notte . Crea e distrugge , non tiene mai fede la luce . Si sposta , fugge codarda come un profeta che abbandona il suo popolo . Così l ' intelligenza . Anch ' essa prende tutti gli aspetti . Penetra e si ritrae . Il pittore si guardi dall ' una e dall ' altra . La loro velocità turba continuamente le sue lunghe esperienze . Sul posto illuminato , prontezza , abilità non servono ; non c ' è che il ricordo che un sentimento trattiene , quella memoria che pesa sui nostri destini , la memoria che vale . Da un bisogno di esprimersi per dimenticare tralucenti figure sorgono e si svuotano mollemente nel nulla . È in questo modo tacito che si risolve l ' arte ultima di Lurçat . Stan là i suoi disegni con la fissità di una proiezione medianica . Sospesi nel vuoto lasciato da un mistero svelato , allo sbocco di uno di quegli amori inenarrabili nei quali si penetra senza paura , disperatamente fin che ci si trova dinanzi a un muro , le bocche di otto fucili dietro la schiena , e la grazia arriva appena in tempo . Allora solamente si ha il diritto di dipingere , di fare della musica , e di scrivere in versi . Se no è meglio tenersi in riserva . L ' astinenza è al sommo dell ' arte . I suoi disegni sono un filo caduto sull ' acqua corrente ; l ' oblio se lo porta via . Rimembranza , sul punto di snodarsi ancora riconoscibile . Sono un lungo capello di donna che si torce nel catino . Un arabesco , un geroglifico , una scrittura ampia che segna l ' itinerario dell ' umore di un artista . Prospettive che hanno un livello e un equilibrio olimpico . Ci si vede la mano abituata a disegnare dopo il diluvio le nuove carte geografiche : spartizione della terra e delle acque . Il semplice contorno d ' un nudo ti sembra un continente . Figure che s ' ingrandiscono a guardarle , pigliano un ' aria di antico mistero , assorte in quella lucidità divina che precede la morte . Fluido che emana dai durissimi pensieri che non si sciolgono . Apparizione estremamente labile che non può essere veduta , scoperta e capita che una sola volta ; una volta sola prima che si spezzi . Lurçat è capace di creare col semplice ausilio d ' un foglio bianco delle grandi distanze tranquille . Passato il periodo delle contrazioni , dei tormenti del fuoco creativo , l ' artista lontano , quasi assente , un ritmo largo e tranquillo , un ritmo d ' ispirazione postuma fa galleggiare guida e conduce oziosamente queste composizioni piene di limpide risonanze . Immagini che eran rimaste per anni impacchettate nella memoria , sfilano dalla matita dell ' artista e s ' avviano al largo ; veicolo , veicolo progressivo da un cartone all ' altro . Quel che vi spinge a chiedere se non c ' è là sotto una storia . ­ Non saprei quale storia - - mormora Lurçat - - e pur tuttavia una storia ignorata si muove occultamente in quei lavori : la storia degli anelli di fumo che fan catena senza che il fumatore pensieroso ci pensi . È l ' ispirazione clandestina che distrattamente sfugge in spirali dal comignolo quando il fuoco non è ancora spento . La sua pittura è sobria , preziosa , circoscritta da un esaltato lirismo , aristocratica , chiara e nutrita di solitarie arditezze . Nei suoi cieli c ' è del metallo , il metallo più leggero , l ' alluminio . Poi i suoi volumi sono dei pani di gesso insozzati di rossetto e di sangue . Alcuni segnacci neri ci sono , ma son rari , sguardi di corvo , spessi e crassi come le tracce d ' un sughero bruciato . E l ' oscurità c ' è , ma rosa , piuttosto che violetta . Mentre le ombre portate son nere come l ' Estate . V Italia e Francia L ' italiana è una lingua sincera e poetica , ma ritrosa e senza praticità . Non si lascia sfruttare , né ridurre in briciole . Con essa non si fa mercato . Senza la ritrosia che la protegge e l ' inceppa la nostra lingua avrebbe raggiunto il Polo e l ' Equatore ; invece l ' italiana , la lingua più bella di tutte , è rimasta quasi sempre tappata in casa , pudica di modi e di costumi . E nel viver ritirato conservò una freschezza coperta e intatta , come una monaca in clausura . Ci vuole un cuore filiale , mille precauzioni e un sentimento fortissimo per smuovere dal buio i suoi vocaboli prodigiosi , per trasportare questa lingua timorosa e devota di qualche passo più innanzi , in modo che la luce del mondo cada , per un giorno almeno , su essa . Lieve e lungo ha il respiro , e nei ricordi , la lingua nostra , trova degli accenti da sonnambula che durano a girare nell ' ombra , come il vento in un pozzo . Schiva , e incerta nelle sue leggi grammaticali , tarda nella compilazione del suo dizionario , piena di amene sentenze proverbiali , la lingua italiana si esaurisce subito , non si lascia acchiappare e mettere in cattedra . Fugge i ragionamenti , cerca la melodia . Non vuol servire , non vuole obbedire . Umile , ma tenace , essa tende a dominare il pensiero a traverso l ' orecchio . Invece la lingua francese è tutta a frasi fatte , e scorre via come un tapis roulant . Ti porta dove vuoi . In città , in campagna . Duttile , disinvolta , maneggevole , logica , e animatissima lingua ; non c ' è che da immergere le mani nel suo sacco per cavarle fosforescenti di spirito . Là dentro sembrano fervere tutti i tesori illusorii . Le sue frasi entrano l ' una nell ' altra agevolmente come gli anelli di una catena . Ciascuno può variare il giunco . Parlando , o scrivendo , il francese è un mercato aperto . Mentre , in italiano , per comporla , una pagina , ci vuole un talismano , ci vuole la cupa passione d ' un poeta . Se no la nostra lingua si sbarazza crudelmente dei suoi esploratori . Il francese è tutto sfumature e sfondi . La nostra lingua invece non sembra avere che una dimensione : la sua superficie nuda . Non sembra promettere che una ricompensa : la sua consistenza sonora . E bisogna riscaldarla col proprio fiato , questo candore di lingua . Il suo volto uniforme , immoto , sembra senza rilievo , tanto il rilievo è cancellato dagli anni ; e le cavità sono piene di polvere . Palpandola come un cieco , soltanto al tatto , si ritrovano le tracce della sua bellezza immortale . Ma se la crosta classica si rompe , un sangue caldo scaturisce e ti spruzza - - il linguaggio popolare ­ altrettanto rosso quanto è bianca quella fronte di gesso . In francese ogni parola è un arnese . Il francese si gonfia , si moltiplica , ci riempie le tasche ed í cassetti , s ' adatta a tutte le dimensioni dell ' intelligenza . È come il colore sulla tavolozza . Col francese si dipinge , si fan velature , si avvolge la verità , il nudo e i suoi difetti . La lingua italiana quando l ' hai fra le braccia , e non ti scappa , ti pare , fuor di senno , che palpiti offrendoti il fianco , invece si raffredda da capo , si distende e non si muove più . Ci vuole il potere magnetico , l ' energia d ' un Cagliostro , perché la lingua italiana si levi , cammini , e ti segua . È la lingua della Sibilla che rifiuta di spiegarsi . - - Poche parole traversano la notte dei tempi , molte parole non direbbero nulla . Il suo antico pudore è diventato solennità . Nella conversazione perde il senso e si spegne . Per cavarne un suono giusto bisogna che la nostra fantasia e la sua originalità si tocchino , e ci vuole il più amoroso accorgimento per non turbare la sua trasparenza di sorgente alla quale non si può bere che a fior d ' acqua , essendo il fondo torbido facile a salire leggero . La Francia e l ' Italia sono due modi differenti di rappresentare l ' eternità ; e la loro vicinanza è un capolavoro del tempo . Che cosa sarebbe la Francia senza l ' Italia al suo fianco ? E viceversa . I due colori attigui sulla carta d ' Europa dànno un accordo portentoso ; ma non potresti dire quale è quello dei due , che fa cantare l ' altro . Quale preferire fra queste due sorelle ? L ' una mobile , capricciosa , diversa di giorno in giorno , l ' altra , dal collo taurino , ferma come una statua abituata a portare sul capo il peso dei secoli . Dinanzi a quello scenario della Storia che è il Mediterraneo , l ' Italia e la Francia seggono vicine , come due sorelle a teatro . L ' una è golosa , spiritata , inquietante , quasi fastidiosa , per civetteria perde in pubblico ogni contegno . L ' altra modesta e nobile , s ' offende e si colora di fuoco fino al bianco degli occhi . La Francia smania , soffre il solletico , per farci dispetto tira la lingua e si busca qualche gomitata fra le costole . La colpa di questi litigi è tutta delle due lingue , che pur somigliando sono sempre discordi . Ci vorrebbe un traduttore intelligente sino alla punta dei capelli , un musicista addirittura , per creare quell ' armonia che manca . L ' equivalente non si trova e , il commercio ne soffre . Tu gli dai un cinghiale , egli ti restituisce un maiale , poi ti dà lui un coniglio e tu gli rendi una lepre . E sempre lo stesso equivoco , fra italiani e francesi , e il conto non torna mai . Tuttavia , per rappresaglia , dobbiamo noi cadere in ginocchio dinanzi agli inventori del W.C. ? Non è forse la nostra burrascosa convivenza illustrata da fatti chiari e gloriosi ? Si dice che della moderna civiltà americana non rimarranno che mari di scatole di latta . L ' impero ottomano non ci lasciò che piramidi di teschi ; i turchi non produssero che deserti di sabbia . La Russia non è più che uno spaccio di disperazione . I tedeschi , da Wagner , a traverso Bruckner , Strauss e Reger s ' andarono a ficcare nel cemento armato , e lí sono rimasti . Dopo la guerra mondiale , il Tempo se vuol ritrovare la compiacenza e l ' orgoglio d ' esser vecchio e immortale deve posare il piede sulla terra latina , e rientrare nel suo mondo cattolico . Spagna , Italia e Francia lo consoleranno d ' essere eterno . L ' Italia che da Roma in poi concede a questo ospite il suo silenzio sacro , conservi il suo atteggiamento olimpico . Con due arance al posto degli occhi , simulacro arcaico squassato dai terremoti , l ' Italia riprende la sua accecata immobilità d ' avamposto . Il deserto è vicino . Mentre l ' altra sorella , velata dalle sue piogge , esaltata dai venti dell ' Atlantico , sempre nuova di umore e di toilettes , in un cocchio a due ruote leggere scarrozza mollemente . La sua è una passeggiata letteraria ; poeti , scrittori , artisti e giornalisti si slanciano alle stanghe e le fan fare il giro del bosco di Boulogne . La poesia italiana è una statua posata su un carrello basso e grossolano ; dalle tozze ruote di legno , simile a quelli che trasportano i blocchi di marmo di Carrara . Un uomo erculeo tira quel carro , che esce al sole come un idolo una volta ogni cent ' anni . Tutta l ' antica ciociaria prosternata fa ala al suo passaggio . VI L ' Opéra Eravamo smemorati del tutto e ravvolti in una perplessità senza causa . Pioveva ancora un poco , a tratti . Per l ' aria c ' era una sospensione vaga e inquieta come per la presenza nebulosa e immota di cose disfatte , passate . Lo spazio , pieno di caligine , sembrava assordito e remoto , e tra gli aspetti tumultuosi e crudi della realtà avresti creduto di sentir frusciar via quieto , assorto , il panorama di una vita anteriore . E pure quella era l ' ora febbrile e clamorosa delle ultime notizie di Parigi . Da vicino e da lontano gli strilloni urlavano come demonii scatenati « L ' intransigeant ... la Ruhr ... l ' Armée française à Coblenz ... » La folla si muoveva a precipizio con quel furore francese che mescolato alla passione politica fa di certi uomini dei fantocci ridicoli e pericolosi . Fiumi di veicoli enormi e d ' ogni specie impazienti circolavano e s ' incrociavano intorno a noi , scampanellando senza tregua e scaricando a bruciapelo dalle trombe i più rauchi e mostruosi avvertimenti . Nella buca ardente della ferrovia sotterranea si gettavano a denti stretti torme innumerevoli di pedoni frettolosi . La luce elettrica s ' era accesa d ' improvviso sui grandi boulevards e sulla lucida Avenue che porta al Palais Royal . Stavo lí su due piedi fra la baraonda dinanzi all ' edificio dell ' Opéra . La gran pignatta costruita dal Garnier e circondata di statue e di lampioni malinconici dominava la piazza come un ' isola fortificata e tenebrosa . In alto sul frontone del famoso e diffamato teatro s ' apriva il loggiato pensile che illuminato con fuochi di bengala svaporava in una calda tristezza di solitudine . Figure incerte e femminee s ' affacciavano all ' aperto , si sporgevano nella notte , si muovevano e si mescolavano delicatamente lassú come visioni trepide in una sede sacra ed eccelsa . Trasecolando guardavo quel presepio aereo . La baraonda circostante , i gridi e le gomitate mi logoravano i nervi mentre quell ' al di là mi invitava col suo ineffabile richiamo . Detto fatto slanciatomi in uno spazio libero fra le automobili con un salto mi trovai fra lo scialbore dei fanali ottocenteschi , l ' ombra delle colonne . Nel vestibolo maestoso e vacuo ogni accesso è presidiato da una specie di tribunale eretto sul quale troneggiano , solenni , dei signori in frack e sparato bianco , rasati sino al blu , che inalberano sulla testa dei magnifici cilindri di alta forma . Sono questi , pallidi tipi di croupiers che sorvegliano , sbadigliando con un sussiego accigliato e taciturno , gli ingressi e verificano i biglietti di quelli che entrano . Ci par d ' essere nella più solenne e deserta Corte d ' Assisi . E fin qui , nessuna eco musicale che giunga a noi , nessun presentimento lirico . Una estenuazione scoraggiante , un che di blasé fluttua e s ' allunga pei vasti corridoi silenziosi , rischiarati pigramente . Qualche persona di qualità entra ancora , con domestica lentezza . Sono dei ritardatarii : un cenno , e traversano stanchi questo primo monumentale controllo . Lo spettacolo deve essere già incominciato da un pezzo . Ci buttiamo verso il celebre scalone , facciamo i gradini a due per volta correndo sul tappeto che ci guida sempre più in alto . I giri e rigiri sono interminabili : durante l ' ascensione ci vien fatto d ' intravvedere tra gli splendori spalancati dei promenoirs l ' uniforme di parata di una guardia repubblicana che vigila sui beni dello Stato ; costui ci rimette paternamente su la buona strada . Finalmente eccoci , col cuore in gola , all ' ultimo piano ; là ci colpiscono l ' orecchio gli scoppi vaghi degli ottoni soffocati dalla porta chiusa e i mormorii indistinti di un coro che sembra sepolto . C ' è ancora tempo , tra il muro e la porta , di sbagliare indirizzo ; per fortuna la guardarobiera del loggione ci soccorre e ci mette dentro con un sorriso e un inchino impercettibile . Nell ' oscurità d ' una grotta sonora popolata da silhouettes protese , intente e lampeggianti come terrecotte nel riverbero di un forno , una piccola poltrona di velluto rosso , vuota , al davanzale , ci aspetta ; e siamo a posto . Una spanna più su del nostro capo il soffitto cupo , enorme , s ' allarga e s ' allontana oscuramente . La recita è in pieno corso . La sala immensa del teatro s ' apre tutta sotto i nostri piedi come un abisso semibuio , silenzioso e formicolante ; annegata in un rosso amaro che i lumi radi e protetti non riescono a guastare . Contempliamo , da questo nido di piccioni , la turbinosa inerzia di quel mondo sontuosamente prostrato in una beatitudine crepuscolare . Nella veglia accaldata e sonnolenta l ' orchestra quasi roca rimescola e sciupa dolcemente i suoi timbri . Le armonie si addensano e si diffondono trasfigurate come a vespero . I violoncelli circolano sommessi e chini fra i fiati declinanti mentre le trombe echeggiano tristi , trionfali e lente nella lontananza . Nessuno potrà dire l ' insistente turbamento che dà la musica in questo luogo memorabile , popolato e fastoso . Una ricchezza pesante e ravvolta di colori indistinti quieti si coagula all ' intorno . Forme gelide dai riflessi misteriosi nella torrida semi ­ oscurità guizzano irretite nel vasto sogno musicale , come mosche iridescenti e innumerevoli , prese in una immensa tela di ragno . Un lampadario a palloni opachi grosso come un carroaisel , illumina da vicino le grevi incrostazioni dorate e la fumosa e violenta pittura della cupola . A mezz ' aria lembi di luce han fremiti velati e perlacei di neve che ondeggi nel tramonto e si sciolga . Dal respiro profondo di quelle tenebre trasparenti , vive con un rilievo leggero misterioso e aggraziato una folla sospesa e senza età . Nelle loggie riboccanti di alto ceto giacciono in atteggiamento di contrizione gli sparati immacolati , le décolletées pallide e ambigue , i Granii lucidi e privilegiati e le lunghe braccia guantate ; fra la seta e le gemme affacciata ai davanzali dei balconi la folla siede quasi prosternata . I tenui raggi dei lumi scivolano sulla lunghe spalle azzurrine , sui dorsi polposi e lisci , echeggiando sul raso e sul velluto verde cobalto con uno splendore stanco , dissonante e morbido di toni . Sul ' fondo indistinto vigila , eretta e ossequíente , la nera galanteria dei cavalieri francesi . Mentre non è troppo vecchio questo teatro ha un aspetto di decrepitudine esanime incantevole come , a vederlo ritornare , così sterminato , un tempo che fu . In questa cornice il pubblico sembra proprio quello di cento anni fa . Certo , quassú al nostro posto devono esser venuti a covare il loro odio gli anarchici dell ' epoca di Ravachol e di Blanqui , i romantici alcoolizzati , i bombardieri feroci e tutto quel proletariato verdiano cupo e fedele , capace nella sua passione sacrosanta di minacciare con lettere fregiate di teschi e di pugnali chi osasse toccare l ' idolo del loro fanatismo . Il sipario venerabile e smorto , dipinto a larghe pieghe di velluto sanguigno discende silenziosamente . Nell ' intervallo molti spettatori leggono il libretto . Curiosa usanza quella di richiamare il pubblico quando la recita riprende , con una serie di colpi lugubri e reiterati come se dietro il sipario inchiodassero un feretro . L ' orchestra è già di nuovo tutta a posto disseminata fra i lumi verdi dei leggii e sembra un accampamento di scarabei in cravatta bianca ; la lettura ricomincia svogliata e accademica . Le poltrone di velluto paonazzo della platea montano irruenti come squadroni della vecchia guardia lanciati verso un ' altura , in file serrate e ondeggianti . Il pubblico è così folto che copre le architetture e sembra piovere giú dalla cupola nel fuoco crollante delle cavità più oscure e disperate . La parete di contro sembra un ' apoteosi al suo epilogo che s ' inabissa dissolvendosi maestosamente , e una ascensione infatuata piena d ' un lucore agonizzante . Quella sera si rappresentava la Kovancina di Moussorski . Quest ' opera fra le più grandi di tutta la Russia ci rivelò le profondità animate , intatte , delicate e brutali dell ' anima musicale slava , apparsa improvvisamente , durante questo ultimo mezzo secolo nell ' agone un poco routinier del nostro teatro lirico . La verginità monumentale di questa musica piena di emozione primitiva , il leggero delirio delle melodie , e i ritmi festosi annunziano , con un risuonare violento e disperso , l ' avvento della Russia nevosa e leggendaria . Il paziente e solenne dolore , l ' ignavia sbadigliante e l ' indistruttibile sperare di quel popolo grande e neghittoso lampeggia occultamente in orchestra come . fuoco sotto una distesa dura e interminabile di ghiaccio . Dissipato quel brivido vasto , puerile , quando s ' acqueta l ' ebbrezza divina e precipitosa l ' ascoltatore rimane vuoto di parole , smemorato e sospeso ai limiti di quelle melodiose distese , pungenti e lontane che sfumano poeticamente . Nella storia del teatro musicale Moussorski non è l ' anello di una catena . È solo . Nessuno lo precede , nessuno lo segue . Appartenne a quella scuola che si formò barometricamente nel grande spazio della santa Russia , come una nuvola : « Glinka , Balakireff , Borodin , Liadoff , Rimski Korsakoff » , e finalmente « Moussorski » , che scoppia come un uragano . Lo si riconosce al suo terribile accento , alla sua larghezza popolosa e senza costruzione , alla sua implacabile solennità che riposa sul numero . Si può dire che sulla opera di Moussorski come sulle terre del sacro impero non tramonta mai il sole . È un mondo immerso in un sublime sgomento . Il tempo non ha presa su di lui . In Moussorski c ' è grandezza , la grossezza omerica . Viene avanti . A ogni battuta ha del coraggio , della forza . Non una parola di più nel suo discorso . Una mimica enorme , una profondità , una magia da far fremere . Egli tira a sé un tappeto infinito . Travolge i destini di un popolo . Senza tregua - - patetico , formidabile . Vicino a lui i suoi compagni , i suoi revisori son ben meschini . Borodin , Glazunoff e Rimski Korsakoff il quale gli corregge le partiture d ' orchestra , non sono che dei professori , degli epigoni , che scrivono delle sinfonie , dei quartetti e nell ' opera fanno del folclore . Moussorski , tutto istinto , non scrisse mai una fuga . La sua idea era la Russia . E per la Russia scrisse le sue opere : il Boris e la Kovancina . Infatti Moussorski possedeva una preparazione tecnica appena rudimentale , egli non volle mai possedere quella che si chiama l ' abilità del mestiere , e forse non poteva . Egli sentiva che le abitudini dello stile acquisito e del lavoro metodico pesano sull ' indipendenza del pensiero musicale e intralciano l ' originalità . Orientato decisamente secondo la sua vocazione Moussorski non si preoccupa di bellezza pura né di estetica . Borodin racconta che un giorno Moussorski cominciò a suonare una sinfonia di Schumann , arrivato a metà smise indispettito e chiuse il quaderno : « Qui cominciano le matematiche musicali » , esclamò con umore . Scriveva poi a un amico : « Ditemi perché , quando ascolto parlare dei giovani artisti , pittori e scultori , io posso seguire i loro pensieri , capire le loro opinioni , il loro scopo , e di rado mi accade di sentirli parlare di tecnica , mentre , al contrario , quando mi trovo con dei musicisti , quasi non odo enunciare una idea viva , essi sembrano sempre seduti sui banchi della scuola , e non conoscono che tecnica e vocaboli del mestiere . L ' arte musicale è dunque così giovane che si debba studiarla in modo puerile ? » Rimski Korsakoff che ha istrumentato e completato la Kovancina dice nelle sue Memorie che i manoscritti di Moussorski tradivano « un dilettantisme effronté et une impuissance technique absolue » . « Amateci fin che siamo sporchi , perché quando saremo puliti ci ameranno tutti » è il detto comune dei vagabondi russi . Gli è che fra genio e intelligenza c ' è un abisso incolmabile . Che cosa sono il pensiero , la ragione e il sapere di fronte alla fantasia creativa se non degli accomodamenti ambiziosi e provvisori ? - - e non parliamo della verosimiglianza e della piccola logica giudiziosa , insalatina nell ' orto del travet . Purtroppo è proprio sotto forma d ' insalata che l ' arte diventa un commestibile popolare . Abbiamo sempre bisogno di intenderci l ' un l ' altro e di riconciliarci sulla base d ' una formula vuota e convenzionale . Abituati a veder Cristo di faccia , non lo riconosciamo più se si presenta di profilo , ed è solo quando ascoltiamo Moussorski istrumentato da Rimski Korsakoff che ci accorgiamo che Moussorski vale cento volte più di Rimski . In conclusione ogni grand ' uomo ha sempre il torto di non rassomigliare al suo ritratto ufficiale . O disgraziato e grande Moussorski ! Quando la foga creativa l ' abbandonava , piuttosto che impuntarsi dinanzi al lavoro come un giocatore di scacchi egli afferrava la bottiglia e affogava la propria pena nella vodka . E povera e immensa Kovancina , manomessa salassata ! Dove l ' uno mette , l ' altro leva . Da Rimski e Borodine , sino all ' ultimo , arrangeur , régisseur , o direttore d ' orchestra , ciascuno aggiunge del proprio , taglia nel vivo , scompone , inquadra , rabbercia e storpia . E dopo tanto rimescolare e correggere , quest ' opera viene scaguata sulle tavole della scena , così come si gettano i dadi alla fortuna , finisce per dare un tono quasi differente a seconda che s ' allunga o si schiaccia nel cadere . Tuttavia per quante riparazioni o abusi si possano commettere a suo danno , continua lì dentro a vivere e a marciare il genio dell ' autore . Tutto il resto non può trovare che una giustificazione appena sopportabile . VII Teatro dei Campi Elisi L ' Italia , dunque , avrebbe il torto di non conoscere abbastanza Alfredo Casella , pianista europeo , il più stonato e il più placido dei nostri compositori , l ' apostolo , per così dire , della nota falsa , il più pedagogico dei fumisti e fra tanti futuristi , avveniristi , dadaisti , dinamisti , il più intossicato e ' più angelico di tutti . Quando Giuseppe Verdi sul declinare della vita scrisse « torniamo all ' antico » , aveva egli forse veduto con terrore emergere sulla lontana curva evanescente dell ' orizzonte il profilo embrionale e fantomatico di Alfredo Casella ? Nato con un anticipo di alcune centinaia di anni , giunto inaspettato in queste nostre province trasandate e piene di pigre e succulente banalità , capitato fra orecchianti crapuloni e ammiratori smargiassi di Gioacchino Rossini e di Gaetano Donizetti , soffocato da un ' atmosfera grassa di cotechino , confuso tra gente scamiciata che mandava giú certi bocconi pesanti come ferri da stirare , Alfredo Casella , il nostro valoroso amico , si strinse nei panni con un brivido , si abbottonò in fretta sino al mento come uno spicchio di limone e cercò di passare al largo filando via dissimulato e lieve come un missionario chiamato altrove . Avido di un ' avvenire che gli si mostrasse alla vista con le sue prospettive geometriche , con le sue solitudini appartate e metafisiche egli distrusse dietro di sé le insegne della vecchia saggezza , i ponti della ritirata , e si lanciò alla ricerca di un mondo irreprensibile e retto dal più austero proibizionismo . Nel quale gli uomini avessero uno stomaco automatico e un cuore secco come un terno al lotto , e dove il progresso politecnico salisse sempre scivolando verso zone più frigorifere con la continua e silenziosa regolarità di un ascensore bene ingrassato . Ecco dunque il nostro precursore in viaggio ; avanguardia perduta fra le ombre antelucane di un ' epoca che non vorrebbe ancora essere rivelata , egli procede impassibile e rigoroso oltre i limiti segnati sulle carte dalle ultime spedizioni . Le fiere e gli Iddii di quelle plaghe vergini e sacre fuggono ululando fra le nebbie dinanzi alla redingote fatale dell ' ex segretario della Società italiana di musica moderna , che sembra sgranare sotto i suoi passi una interminabile legione di pianoforti invisibili . Di stagione in stagione , questo franco cacciatore dell ' idea futura riappare persistente e immutato fra noi accolto e ossequiato dai discepoli categorici della santa lega modernistica che recano in mano il catechismo della cacofonia pura . Egli studia , saggia , incita il loro fervore sacrosanto , poi si immerge con grazia pacata nelle diverse correnti della più matta pubblicità e s ' allontana trasportato verso remotissimi lidi . Così , all ' inglese , se ne va ogni volta questo messaggero dell ' anno duemila . L ' America elettrica lo attrae irresistibilmente con i suoi fonografi , i suoi brevetti d ' invenzione e i suoi grattacieli che tanto somigliano ai poemi sinfonici d ' oggidì . Come compositore egli è del tutto imparziale , vale a dire , non ci mette niente di suo , la sua posizione nel mondo della musica è quella di colui che non persuade nessuno e non si lascia persuadere da nessuno . Questo non gli impedisce di avere per il globo , e in via d ' eccezione , non pochi ammiratori e sopratutto moltissimi amici a prova di bomba . Egli è , senza dubbio , il primo fra i charmants garçons della giovane scuola italiana , i suoi nemici lo adorano e fra questi ultimi , Casella può mettere anche noi che scriviamo di lui con tanta affettuosa ingratitudine . « La freccia volante riposa » disse un filosofo greco . Saggezza sprecata . Casella è per la logica scientifica , e non scrive quattro battute di melodia qualunque , senza rivestirle con la camicia di spine del suo sistema . Egli fa stridere nel bagno gelato del suo temperamento il ferrame rovente della sua volontà . Il moto dissonante e babelico , l ' attrito armonico esasperato e insanabile , l ' escoriazione perpetua sono il suo rovello . Egli lancia all ' aria rottami d ' ogni sorta , pone mano ad altri , e a chi tocca tocca . Studia giorno e notte con quella tenacia irreparabile , escogita e combina ad arte i suoni in modo da sconquassare i nervi e smontare , pezzo per pezzo , i timpani del prossimo : strappa alla gente malcapitata gridi di spasimo e siccome egli è fatto per metter male e creare screzii fra gli strumenti d ' orchestra , tutto gli riesce così bene da suscitargli intorno orrore e spavento , per il raggio di dieci miglia . Egli lavora di sorpresa , piomba su una sala di concerti e quasi sempre riesce a catturare e trarsi dietro il pubblico che non osa più né fiatare né fuggire . Là dove passa la sua musica l ' erba non rinasce più ! C ' è qualcuno che prende la cosa al tragico e si domanda con costernazione : Quand ' è che costui avrà il coraggio civile di farsi capire ? Errore ! niente da fare con lui . Amici e nemici insieme egli travolge pur di raggiungere i posteri , egli scrive per le generazioni future ; sono i nostri nipoti quelli che capiranno e godranno tutto . Il bello si è che Casella oltre ad essere un compositore a gran velocità è anche , lo diciamo con orgoglio , un uomo intelligentissimo , cosa che costituisce , per un musicista d ' oggidì , un lusso strepitoso . Tuttavia a vederlo non lo diresti da tanto . Chi non lo conosce immagina ch ' egli sia un tipo da non star nella pelle , egli invece ci sta , compunto e cauto ; non ci sta proprio del tutto comodo , perché di pelle ne ha ricevuta in dotazione appena quel tantino strettamente necessario ; ma per starci , ci sta , lo si può dire , docilmente , senza batter ciglio , né fare una grinza . Se ha da mostrarsi lieto , prende le sue precauzioni e , con uno sforzo calcolato , sorride , sorride , sorride come i cavalli di legno di un carrousel . Naturalmente non può , nelle sue condizioni , nemmeno rimpinzarsi di pasticcini o gonfiarsi di vino . A tavola lo vedi sobrio e misurato arrestarsi al dessert , posare la forchetta e il coltello e scostare tranquillamente da sé il bicchiere , alzando gli occhi rassegnati al soffitto . Allora tu potrai leggere , sulla fronte senza rughe , la legge dura : Non mangerai né cocomeri né poponi . Contro i casi gravi d ' allegria irrefrenabile Casella ha escogitato una risata , diremo così , idraulica , di sua fabbricazione , che non mette in pericolo il suo squisito involucro , né lo squassa o arriccia : una risata che scoppia , erompe e scroscia tutta al di dentro con il glu , glu , glu lamentoso di secchio che vien su pieno e grondante , da una cisterna d ' acqua gelata . L ' incontrammo in gennaio a Parigi , la sua roccaforte . Egli con la solita impassibilità ci colmò d ' attenzioni e di gentilezze , e ci invitò , per il giorno dopo , ad un concerto , nel quale egli avrebbe preso parte come pianista e come compositore . Il concerto ebbe luogo , infatti , nel gran teatro dei Campi Elisi e fu la prima volta che noi mettemmo piede là dentro . La sala era gremita e magnifica . Dirigeva l ' orchestra René Baton . Casella sedeva al pianoforte . Tutti conoscono il suo raro talento pianistico e la sua tecnica chiara , brillante e delicata ; è inutile , quindi , descrivere l ' entusiasmo che il nostro connazionale suscitò quel giorno ; basti dire che tra il continuo andare e ritornare , per presentarsi al pubblico che lo acclamava con insistenza delirante , Casella fu costretto a farsi qualche chilometro col capogiro . La seconda parte del programma comprendeva l ' esecuzione della sua Elegia eroica per grande orchestra . Casella che non aveva più parte in scena venne su in palco con noi e si mise in un angolo buio per ascoltarsi . E l ' angoscia cominciò . La musica impelagata e stridula dell ' amico , trovando , questa volta , un sostegno nella nostra disperata solidarietà tirava innanzi tutta di contropelo fra un silenzio di malaugurio . Guardando ben dritto dinanzi a noi nelle tenebre pensavamo con accoramento : Dio buono , si può zittirlo e fischiarlo in Italia ma all ' estero l ' applaudiremo a tutti i costi . Intanto l ' Elegia eroica che a tutta prima sembrava interminabile andava man mano rattrappendosi fin che arrivò all ' ultimo rantolo e si distese stecchita . Drizzammo le orecchie in quel punto ma invano ; non un segno di reazione o di collaudo sorse a rompere il silenzio mortale che regnava nella sala ; s ' udí invece appena il rifiatare pauroso di una folla scampata allora e sollevata fuor di pericolo . La cupola aerea del teatro risuonò fievolmente e lungamente come se l ' echeggiare di mille sorrisi enigmatici l ' avesse percossa . In quel frangente , noi , possiamo dirlo senza falsa modestia , ci portammo da buoni italiani e cominciammo a far strepito per dieci , battendo le mani , a dita aperte , senza badare al bruciore , con una forza e uno zelo , moltiplicati ; ma quel che ci indignò e ci fece uscir dai gangheri , fu il vedere Casella seduto , freddo e immobile nella semioscurità , inerte come un idolo metafisico . Toh ! , gli gridammo con furia , ci lasci soli in questo guaio , proprio tu che hai la colpa di tutto ? - - Fu allora che udimmo tutto d ' un tratto , la sua risata stridere come una carrucola nella sua gola , mentre le sue mani di pianista si mettevano ad applaudire con un ' allegria straordinaria . E questa volta il successo si delineò assumendo le proporzioni gigantesche di un successo a quattro mani . VIII Museo Grevin È un gran museo di figure di cera . Labirinto , teatro , galleria , catacomba ; tutto insieme , un palazzo . Dentro Dentro c ' è Robespierre , Briand , Napoleone , Gambetta , Poincaré , Re Alfonso , la più famosa ballerina dell ' Opéra , poi c ' è Charlot , Costes e Lebrix . In tutto tre dozzine di personalità molto in vista , alle quali devi aggiungere « les grandes vedettes du Sport et de la Mode » . Carico di ornamenti , lavorato come un mobile di pessimo gusto rococò - - appariscente , rosso , decrepito e tetro , l ' ambiente sembra l ' antica sala dei festini di una dimora abbandonata . Quel tanto di teatrale che un simile luogo comporta , e la sua funzione postuma applicata al Presente , darebbero ragione a un titolo , ad un nome più lungo e romanzesco , per esempio : Museo Grevin , ovvero , la Forza del Destino . Di punto in bianco , senza detonazione , senza il tumulto di una soluzione chimica , l ' Attualità qui dentro diventa Storia con l ' emmediatezza di un precipitato . Cos ' è ? Chiromanzia , o forma , clima , effetto del locale ? Chi lo sa . Qui dentro spira un ' aria da fine di carnevale ; un ' aria di esumazione ; c ' è una atmosfera soffocante e surreale , che ti mozza il respiro , uno scirocco che ti fa invecchiare , un ' afa dinanzi alla quale rinculi , e sprofondi nel Tempio della Fama Universale . Insomma la mise en scène sembra sia stata attuata nell ' orgasmo di una crisi ministeriale , ed è in tutto e per tutto degna d ' esser firmata dal più grande pittore dell ' epoca : il doganiere Rousseau . I grandi personaggi del giorno riprodotti in cera sono gli ospiti estatici di questa formidabile galera . Tutti i più illustri indiziati di genio , quelli che son passibili di immortalità , eccoli là , immersi in una luce , per così dire , declamatoria . Sembrano spegnersi intorno a quei tigt verdognoli gli echi di un ' orazione funebre . Quanto silenzio . L ' imponente brigata luccica e non si muove più sotto il nevischio della naftalina . Giunta a questa stazione la pubblicità fa alt , si tace e sbadiglia . Qui c ' è il « fermo » , la quarantena della gloria . Il salone d ' ingresso è diviso in scomparti , in box ( salvo i trofei , gli addobbi , e la tappezzeria ) come una scuderia . Con la coda dell ' occhio vedi brillare qua e là delle facce che sai . Stresemann , Hoover , Kellogg , malamente equilibrati , sembra che nascondano sotto le falde dei loro diplomatici krauss delle code di paglia . ­ Statue di cera ? - - dirai . - - Abbiamo già veduto cento volte questa roba nei baracconi da fiera . Non è la stessa cosa . Anch ' io ricordo la « donna nuda rapita dall ' orangutan , il maggiore Toselli ferito ad Amba Alagi e il Re Galantuomo che muore nel suo letto » ; ma quelle , benché ferite e morenti , sono statue felici , fortunate ; viaggiano , cambiano aria e paesi . Le vedi respirare in fin dei conti , girar la testa e gli occhi , sia pure lentamente ; insomma credi , quel regime aperto e mutevole fa loro proprio un gran bene . Ma nel Museo Grevin non c ' è movimento . Le statue in questa pensione conservano il loro atteggiamento per dei mesi e dei mesi , magari per degli anni , finché viene il momento di sparire in cantina o nel solaio . I posti sono contati , quindi la celebrità vuol essere amministrata qui dentro col massimo rigore . Scaduta la voga , appena la popolarità accenna a scemare , gli inquilini in ribasso devono ceder la scranna ai nuovi che sopravvengono . Quanti ce n ' è , che son passati di qui . Nomi mondiali , tipi famosi , monumenti che pesavano quintali , quintali di cera preziosa . Dove sono finiti ? Li hanno liquidati . Li hanno fatti bollire in una grande caldaia ? Dunque anche qui tutto cambia , tutto si rinnova , e qualche volta più presto di quel che non avvenga nelle interminabili e sempre fresche vetrine delle Galeries Lafayette . Basta una guerra , una rivoluzione , e anche meno , una seduta parlamentare , perché qualche figura vada su nel granaio , e un ' altra faccia di cera venga messa a quel posto . Chi si ricorda più , per esempio , di Combes , il famoso ministro anticlericale , il mangiapreti famoso , il cui statuone spadroneggiava qua dentro ? Passato il suo quarto d ' ora politico , è scomparso il grand ' uomo . Forse per farlo durare un po ' di più ne han fatto dei ceri sacri . E adesso Combes illumina l ' altare di Notre Dame de Paris ? Un triste guardiano , con la candela accesa , fa qui dentro ogni notte il suo giro di ronda , ispeziona il locale e si ritira borbottando . Come l ' avaro , sordo e feroce custode del Castello di Corneville , che per mezzo delle campane spaventava l ' ignara popolazione e usurpava i beni del padrone . Soltanto che sugli zoccoli disposti nel salone invece delle sinistre e arrugginite armature degli antenati qui ci son dei doppioni fuori corso , ancora più sinistri , dei terribili sosia , dei « facenti vece » di cera . Chissà quali tragedie avvengono qui la notte . Quante rivalità e odii si scatenano quando il Museo si chiude . È lecito supporlo : vociferazioni , lamenti , strida , da far gelare il sangue . Benché il mattino dopo tutto ritorni in ordine , il pubblico che entra non si lascia ingannare da tutta quella cera che ora sorride e si compiace in silenzio . Troppa diplomazia . Abbiamo già capito , solo al vedere il povero Charlot più pesto e più smorto del solito , quel che succede qui . Tremante , mezzo nascosto dietro una colonna , Charlot dopo ogni nottata reca ancora sul volto le tracce di una minacciosa paura , e copre con le braccia la vita del suo piccolo bene : Jackie Coogan . Fu nel muovermi per uscire dal Museo Grevin che dal fondo del salone d ' ingresso vidi voltarsi verso di me un mucchio di figure di cera . Una folla del tutto nuova . Dianzi , passando dallo stesso salone , li avevo lasciati scorrere intorno a me senza accorgermene . Correttissimi e pieni di un ' animazione enigmatica costoro da tutte le parti mi venivano incontro amabilmente , quasi per trattenermi . Benché sembrassero un po ' sazii e scoraggiati di esser senza voce e senz ' anima , i loro lineamenti , resi audaci da qualche pennellata recente e troppo carica , luccicavano come la galantina . Alcuni si affacciavano ai loro scomparti con l ' aria ansiosa , curiosa e impettita di chi aspetta che suoni l ' ora della libera uscita . E ce n ' eran di quelli impazienti , che avevan già messo il piede sul tappeto che copre lo spazio adibito alla circolazione del pubblico . Fra coloro che se ne stavan quieti al loro posto rivedo con piacere Hoover . Seduto degnamente egli ascolta , con un sorriso quadrato come il suo viso , un rapporto che gli fa il suo segretario . C ' è fra i due molto spazio e molto rispetto . La gerarchia funziona anche al museo . Hoover non batte ciglio . Il suo segretario nemmeno . La conferenza può continuare . Passiamo oltre . Ed ecco Doumergue , il più scapolo e insieme il più paterno dei presidenti . È un Doumergue esageratamente in salute , che fa pensare al cognac . La sciarpa repubblicana lo taglia trasversalmente in due , al pari dell ' alfiere di un mazzo di carte francesi - - uguale di sopra e di sotto . Ha lo sparato imbottito , gravido forse di stoppa . Sul petto del suo frack scintilla , come un granchio d ' oro , una decorazione . Anch ' egli , agghindato e scentrato , sorride e tiene una mano posata sulla spalliera della poltrona . Scarpe di pelle lucida . Mani di morto . Sorriso da ubbriaco . Consiglio al ritrattista : « rifare tutto da capo » . Lí vicino alla Francia , il Vaticano : due svizzeri , con l ' alabarda , fan la guardia alla nicchia dove il Papa seduto in trono , con una bolla nella mano abbandonata sui ginocchi , guarda un monsignore tutto in viola , che tien le mani incrociate sul ventre . In piedi è un giovane cavaliere barbato , in cappa e spada , nel nero costume spagnolo , catenella d ' oro , collare , spadino e scarpe col fiocco . Sul fondo un crocifisso . È il pezzo più vivo del quadro . Accanto a me , un signore con un giornale in mano ( l ' « Action française » ) e gli occhiali sul naso . Ha l ' aria di tenere il fiato , guarda S . Santità con un ' attenzione da psichiatra . Guardiamo tutti e due a lungo , ma io mi stanco per primo e mi rivolgo verso di lui : ­ Di cera , di cera anche lui . - - « Leon Daudet » mi sussurra in un orecchio un custode avvicinatomisi di soppiatto . Mi rivolto di soprassalto squadrandolo con diffidenza , non fosse anche costui di cera . Della cera incaricata d ' ingannarmi ? O di qual ' altra materia ? Era un surrogato o un uomo ? E s ' allontana lasciandomi nel dubbio . Si vede del resto che queste figure sono di cera finissima ; se fossero di sego , con questi pomeriggi che un ' afa stanca divora , le mani di Doumergue colerebbero irreparabilmente giú per i bracciuoli della poltrona . Dunque per ora i fantocci di questa serra della grandezza politica , reagiscono al caldo con dei sorrisi melliflui , con delle smorfie melense . Si sa il miele e la cera sono parenti . Ma se ti fai sotto e li guardi a poca distanza non ti pare che questi ritratti abbozzino un sorriso , un sorriso un po ' contrariato di non rassomigliare a nessuno e tanto meno a se stessi ? Madida di stearico sudore a forza di voler essere fedele , questa ricostruzione individuale di gente che circola tuttora nel mondo e sta benone , ti sembrerà viceversa più squallida e più ardente di quel che è naturale . S [ t ] udiamo anche noi vivi , che pur siamo d ' argilla ; poi quando la terra ci copre , ne usciamo , a piccole rate notturne , in fuochi fatui . Vuoi o non vuoi la cera ha sempre voglia di ardere , se non d ' altro di febbre , e qui i personaggi più importanti son tutti febbricitanti . Han già il presentimento che presto o tardi dovran finire tutti in sacra o profana illuminazione . Infatti in questo salone combustibile è proibito fumare . Qui dentro c ' è una mise à point storica che non aspetta il tempo . Siamo nel regno della copia conforme . Qui si sopprime l ' anima , si sopprime il respiro , a scopo commemorativo . Si mette il morto al posto del vivo . Qui , fra una nube di cloroformio e di etere , si tratta di estrarre la « maschera » dell ' epoca presente ; di mettere sotto una campana di vetro , lontano , lontano dall ' aria ' , delle statue che han sotto il braccio immense buste di cuoio , e non sono esattori . Monumenti autorevolissimi ma senza piedistallo che stringono nel pugno rotoli di carta bollata , segno antichissimo di onnipotenza . Questo luogo è uno spegnitoio per tutti : di cera e di carne . I tappeti smorzano lo slancio , moderano l ' andatura del visitatore incerto e diffidente . Si cammina sulle uova . Si parla sottovoce come in casa dell ' ammazzato . Avviene che qualche manichino impaziente venuto ad ingombrare addirittura il passaggio , riesca a conservare , quasi per miracolo , la propria incolumità fra il parapiglia muto e rispettoso della gente . Lo vedi con raccapriccio tenersi dritto nell ' ombra , in mezzo a quel via vai . La mossa malaccorta di un frettoloso che si volta , uno spintone , una pestata di piedi , potrebbe farlo traballare e cascar giú tutto d ' un pezzo fra le braccia di un custode accorrente . Che diavolo , sembra vivo - - e sono tanti i vivi che sembrano morti . Lí per lí non viene in mente a nessuno che sia falso - - eppoi con questa luce così equivoca e fioca - - ci vuole tanto poco , una disattenzione basta ; ecco che rotola in terra . No , m ' illudo , resiste . È un ' arte da imbalsamatori . Ogni opera di questa arte è opera conservativa anzi reazionaria : sostituisce al vero la mummia trionfale , il cliché burocratico comun denominatore d ' ogni convenzionale identificazione . Il vivo preso di mira ha sempre il torto di non rassomigliare al suo ritratto ufficiale - - gli assenti han sempre torto - - dunque in certo qual modo , nell ' ordine definitivo , son rivoluzionari , anzi dobbiamo aggiungere che a colui , fra costoro , che si compiace d ' esser raffigurato così , sub specie aeternitatis , l ' esser vivo dispiace , l ' esser vivo è d ' impaccio . Motivo per cui molti poveri diavoli , che credono alla gloria , o sentono d ' esser predestinati a passare alla storia , cercan fin dalla nascita il gesto , il silenzio solenne dei musei , tengon la lingua tra i denti , imitano nel loro viso il legno , il bronzo , la cera , il gesso , lo stucco dei busti da consolle , e serbano fino alla morte l ' atteggiamento degli idoli , dei tabú . Quando usciamo di qui il sole fa l ' ultimo capitombolo . Fra quel fiume di gente che scende i grands boulevards si resta sbalorditi e interdetti . Del vero , del reale non c ' è più traccia nel mondo . Sotto le miracolose spavalderie del crepuscolo c ' è un ' esuberanza distratta di colori e di forme vuote che si muovono senza direzione , un ' intensità di cose vaghe e vacillanti che un soffio caldo rende più luminose e ferme . Non si ha più il senso dell ' autenticità : esseri strani che ti guardano con occhi ingranditi , cocottes erranti in preda a una estasi egiziana , strilloni di giornali che un congegno fu urlare sempre la stessa parola , signore dalle parrucche d ' argento , cavalieri manierati e stecchiti che si chinan su quelle ; lentissime automobili che si seguono silenziosamente a catena , e tutti quei lucenti cristalli di vetture troppo nuove , dietro i quali brillano come sante reliquie i volti più consunti e antichi di Parigi . Sotto il terrore delle tenebre che calano rapidamente , tutti vacillano , incerti sulla via da pigliare ; poi sembra che ognuno si butti a dritta o a manca quasi per raggiungere prima di notte la porta del proprio Museo Grevin . IX Stella Stella Giuseppe . Pittore napoletano emigrato a New York 34 anni fa . Figura straordinaria . Questa « nota personale » la trovo scritta sul mio taccuino . Mi pare che valga la pena di svilupparla . Un tipo simile non s ' incontra ogni giorno . Come la terra del suo paese , costui è fatto d ' una sostanza vulcanica , ferace e saporita , che può viaggiare e non si guasta mai sotto nessun clima . Segnalo dunque ai lettori il pittore Giuseppe Stella , calato su Parigi dall ' America . Egli ha già piantato la sua brava tenda nel quartiere di Montparnasse . Ecco un uomo che non ti farà mai un ' accoglienza banale . L ' ho conosciuto avant ' ieri , dopo la mezzanotte , al caffè « du Dôme » . Faceva un caldo equatoriale . La gente seduta fuori sulla veranda , studiando il modo di respirare quel fuoco , non faceva che sbottonarsi , bere dell ' acqua ghiacciata , e farsi vento col fazzoletto . Stella arrivato allora da Napoli , attraverso Roma e Pisa , pretendeva che la temperatura di qui non fosse niente in confronto alla nostra italiana . Stava seduto sulla sua scranna come un re . La sua corporatura sommergeva tutto quel mondo esausto e trito che sudava intorno a lui . Era , come si suol dire , in forma , e il suo umore , d ' una dimensione grandiosa e piena , splendeva addirittura . Deve avere una salute formidabile costui . Ha la mascella forte di Caruso . Probabilmente le sue tele cantano . Stella è di Muro Lucano . Si mette a parlare dei monti della Basilicata . Sulla casa dove è nato e cresciuto , ha fatto costruire ultimamente una terrazza che domina tutta la vallata . Di lassú nell ' ora del tramonto egli si gode la vista di un panorama così bello da togliere il fiato . Le montagne nude , senza boscaglia , si addormentano le une appoggiate alle altre e vanno digradando verso la linea dell ' orizzonte . L ' aria è tersa . La vallata che è lunga chilometri e chilometri affonda tra i monti con curve delicate come la schiena di un violino . « È un istrumento quella vallata - - dice Stell - - un strumento che vibra » . « ogni voce , ogni suono , anche il più piccolo , anche l ' eco più lontana diventa una cantilena a motivo locale » . Nel caffè intanto la folla dirada . Alla nostra volta si paga , e ci si alza dal tavolo . Facciamo insieme un po ' di strada nella notte . Stella ha forse cinquant ' anni , è un po ' sbracato , ma solido , allegro e raggiante . Parla forte come tutti i meridionali . Camminando con lui in quel torrido boulevard ho l ' impressione che egli sia il residuo vivente di una giornata d ' agosto . Un essere , che il sole , prima di sparire , ha deposto sulle terra che dorme . La faccia di Stella è una palla di fuoco . Un cappello a cono dalle ali nere e spioventi fa da paralume a quella faccia che arde come una lucerna , e sembra gettare ( mi si perdoni la figura ) un tenue riverbero circolare sui marciapiedi . Per lui bruciano ancora qua e là i lumi degli ultimi caffè rimasti aperti . Stella parla con una competenza originale della sua vita e dell ' arte . Parla meglio d ' un filosofo e di non so quale poeta . Parla del « naif » , del « naif » italiano , e dice questa parola in francese perché probabilmente gli pare che a dirla in italiano nessuno ci crede . Parla di quegli artisti popolari che continuano una tradizione antichissima : la pittura istoriata dei baracconi e dei carretti . Poi il discorso gira . Adesso viene fuori l ' America , Edgardo Poe , e Walt Whitman . Due poeti , due Americhe digerenti . Quella di Poe più vera dell ' altra . « Laggiú - - dice Stella - - vedo Poe dappertutto : nella tristissima campagna , dove , trent ' anni fa , non c ' era che qualche casamento abbandonato e pauroso ; nei quartieri sordidi e deserti di qualche vecchia città - - per esempio di Broocklin » . « Poe non si può tradurre . Quale forma italiana o francese dare per esempio al Corvo ? Lo conoscete in inglese ? Che lingua , che effetti lucidi e prodigiosi ! » « In quanto alle traduzioni di Baudelaire c ' è lí dentro un ' indolenza preziosa , una cadenza latina che non va ; un non so che , un colore , una sensualità di cui l ' originale non reca ombra » . « Poe è serafico , lucido , profondo e matematico . Materia calamitata . Calmo e fatale » . « Chi non ha visto tutto il cielo metallico che copre New York non può capire quel che intendo dire » . « Il Maelstrohm , leggetelo in inglese . Mai una lingua raggiunse la vertigine cristallina , il calcolo immutabile e arduo di questo poema in prosa » . « In America la nera malinconia , la solitudine spaventevole le senti appena arrivi . Poe non poteva essere che americano » . « Una sera ero in quella orrenda città che è Broocklin : l ' inferno industriale » . « Badate - - racconta Stella . - - Un luogo da fuggire a gambe levate » . « La neve dura copriva tutto . Una neve chè il carbone anneriva : tutta ghiacciuoli taglienti , e croste pericolose . C ' era ad ogni passo da rompersi le ossa » . « Insomma vetro in terra e vetro nell ' aria » . « Nessuno fuori in quell ' ora . Neanche un cane in giro » . « Le case e le botteghe di quel quartiere anonimo erano chiuse e sprangate . E sopratutto un buio morto , un silenzio spietato » . « Aspettavo il tram che non veniva . Avevo freddo . Ero solo . Per riscaldarmi cercai di muovere qualche passo su quel difficilissimo cammino » . « Vedevo proiettarsi laggiú sulla neve una luce folgorante . Meno male , pensai , c ' è un Bar aperto , un Caffè , o forse un Ristorante » . « Andai avanti incantato verso quella zona di neve che sotto la luce vivissima sembrava sollevarsi leggera nelle tenebre » . « A poco a poco raggiunsi l ' angolo e nel voltare rimasi quasi acciecato da una specie di forno elettrico » . « Era una terribile vetrina delle Pompe funebri che vomitava il fuoco bianco di cento dinamo su tutta la neve della strada » . « In mezzo alla vetrina c ' era una bara di smalto bianco , foderata di seta bianca . Su quella bara un cartello ` As you like it ' che vuol dire , ` come vi piace ' » . « Questa è l ' America dai pugni di ferro e dai nervi d ' acciaio ! » X I Black Birds Il formidabile spettacolo di New York La Rivista di Leslies « GLI UCCELLI NERI » con ADELAIDE HALL AIDA WARD TIAN MOORE e la famosa musica di Mr Hugb parole di Doroty Fields CON UNA COMPAGNIA DI STELLE E 100 ARTISTI DI COLORE Questo fu l ' ultimo cartellone di Music ­ hall che apparve affisso sulla facciata del Moulin Rouge di Parigi . Gli Uccelli neri migratori diedero quella sera la loro recita d ' addio . Addio vario , strabiliante , definitivo . Il Music ­ hall morí quella sera d ' una bella morte , e il cinematografo parlato s ' insediò ormai nel Moulin Rouge che era stato la rocca forte del Variété . L ' ultima canzone triste di Adelaide Hall diceva la nostalgia trionfale di quell ' addio al Moulin Rouge che proprio all ' apogeo essa lasciava , per non rivederlo mai più . Fra gli orgiastici bengala di questo supremo commiato , ci parve udire allora lo strido delle procellarie annunciante , nella tempesta , il naufragio del Music ­ hall . Non si vedrà mai più nulla di più vistoso , di più vivo e vibrante di questa troupe composta di negri indiavolati , e di mulatte le cui mani s ' attorcigliano come le miccie accese , i cui tratti trasaltano e bruciano nelle esplosioni infuocate del jazz . Non vedremo mai più tutti quei veli schiumosi e bianchi di sposa , di fidanzata , su quei volti color di ciocco ­ lata , e di rosa - - quelle strane figure di fanciulle , di matrone , di guappi , in foggie caricaturali e carnevalesche - - tutte quelle vignette da « Magazin pitoresque » con certe mantelline , cuscinetti , ombrellini , che una volta usavano , anche nell ' isole di Cuba , San Domingo e Giamaica , all ' epoca e nel clima dei piantatori di zucchero . E non saprei dire perché nella follia musicale di quell ' orchestra negra ci fosse dello Chopin . Forse perché a traverso l ' amorosa Georges Sand un po ' di sangue nero è colato nelle Mazurche del malinconico pianista polacco ? Di qui la pallida e cocente ebbrezza di quei ritmi . Tre cuoche della Martiníca col fazzolettone annodato sulla fronte saltano come impazzite giuocando con le loro sottane di percalle a fiorami , e scoprendo sulle caviglie le mutande antiquate del 1860 - - mentre da quel vespaio sonoro che è la grande « Plantation Orchestra » senti venir su un caldo equatoriale . I quadri dello spettacolo si seguono l ' un l ' altro , senz ' altra interruzione che quella di un attimo di oscurità : - - Caffè bui , clandestini , del quartiere di Harlem , buffoneschi episodi della malavita , vociferazioni scimmiesche , tutto quel bianco idioma inglese che traversa la loro anima nera - - la scena che sprofonda nel buio , fra un minaccioso luccicar di rasoi . Poi le coppie dei negri in abito da società che sfilano nel lume zafferano della ribalta - - i riti matrimoniali - - le smanie sentimentali - - e finalmente l ' immenso , panteistico richiamo del Sud , la scena della Jungla , con la famosa canzone del Di ­ ga ­ di ­ ga ­ do : tutto ha uno svolgimento vertiginoso , profondo e rievocatore , come la traversata di un secolo in un giorno . Questo teatro disceso fra noi dall ' America è proprio di una innocenza integrale . Naturalmente i Black birds , o uccelli neri che dir si voglia , prima di venir qui abitavano una selva , una selva di grattacieli , i grattacieli di New York . Ragione per cui in questa curiosa Parigi che il nuovo mai non sazia , essi son già gli esponenti dell ' ultima moda , della suprema eleganza . Non a torto del resto , perché son tutti negri smilzi , costoro , dal ventre concavo come un cucchiaio ossidato . Negri che in una patetica conflagrazione di pacatissime cadenze inglesi e di strilli gutturali , dan valore e conferma alle teorie di Darwin . più numerose e più inquietanti dei maschi anche qui sono le femmine ; genia combusta , adulterata e volubile che per via d ' esorcismi , di semicupi , e di cipria , riesce a far la spola tra il grado umano più basso e quello più sublime , lasciando la civiltà dietro sé , a mezza strada , come una vecchia governante . Sulle gote queste ragazze hanno delle grosse frittelle di rossetto . Lorde in tal guisa le loro oscure fisionomie han preso d ' incanto uno slancio frenetico e fatuo come la fiamma . Così avviene che una paradossale e lampante avvenenza trasfiguri le loro magre teste di morto . Lì per lì non sai come da quell ' acre e fin troppo aromatico branco salti fuori di colpo la più radiosa stella di Broadway . Son tutte men che ventenni , d ' una polpa serpentina e durissima , pettinate alla maniera eccentrica di Josephine Baker , cioè con i capelli incollati a virgola sulla fronte . Sotto questa punteggiatura audace i loro occhi dardeggiano . Non c ' è donna di teatro , o cometa nel cielo , che fuggendo sfolgori più viva di questa . Con dei notturni riflessi di bronzo i loro corpi ignudi , che un agitato e gonfio gonnellino di penne di struzzo copre , guizzano contro luce in un vegetariano paesaggio da cinematografo . Beatissima isola del Pacifico . In fondo , la luna fa una scia d ' argento sul mare di smeraldo che appare incorniciato da ' palmizi giganti . Su quel terrestre paradiso di banane , esse son le hawajane . Una bellissima scena , che non basta a descriverla la penna stilografica : ci vogliono i tamburi . Si direbbe il festino di una tribú di pescatrici di perle , che torno torno all ' isola , nelle acque profonde , i coscienziosi pescicani assediano . Ma quel che più addentro deve turbare con vaghe nostalgie l ' anima delle platee è la voce strana di queste fanciulle di colore . Voce debole , ferma sugli albori della creazione . Liquide voci boschive , verdi come l ' aria tra il fogliame , monotone come l ' acqua . Queste negre che cantano ballando , buttan le note a piena gola , come l ' ultima campana che s ' addormenta . Suoni lunghi che dondolano ai rami , polvere di melodia : il sonno scivola , s ' adagia . Dormiveglia della jungla sotto la pioggia calda . Lamenti di leopardi , la sera . Ruggito che illanguidisce e finisce in sfumature color di vaniglia . Onde gravi di sospiri ; misteriosi assopimenti ; echi dolenti ; voci nascoste in fondo alla natura . Cantilene che incantano ; voci comiche , rauche , lucenti , musicali . Musicali accenti di una fisarmonica immensa da cui nasce il nuovo mito negro ­ americano . Nel genere serio , poi , questa troupe ci offre un numero di una terribilità addirittura teologale . Qui la passione di Cristo e la paura del diavolo non han limiti . Il motivo ne è il seguente : « Negli stati del Sud il paese è allo stesso livello del mare , e quando un negro muore , se non è abbastanza ricco per essere sepolto nelle montagne , vien sotterrato nelle adiacenze lagunari , sì che l ' acqua fa tornare il suo corpo a galla . Allorché muore uno di questi negri poveri tutti i negri del villaggio si riuniscono intorno alla sua bara , e creano coi loro canti una specie di isteria che spinge gli uomini a rubare , e le donne a vendersi ai bianchi , allo scopo di raccogliere il denaro sufficiente per l ' inumazione del defunto » . Il velario si apre su un quadro spento che la lanterna cieca esplora . È la navata d ' una chiesa anglicana . Il cupo laboratorio dei missionari di Boston . Luce da inquisizione . Là dentro un ' oscura e devota adunanza intona i cantici . La musica è quella di un dogmatico fox ­ trott . Voluminose entità si distinguono appena in quel buio . Corpi moventi , forme dai pallidi balenii d ' alluminio oscillano fra gli opachi vapori d ' un altare . Un fumido velo di magnesio ardente imbianca tutte quelle figure di negri problematici , che non sono più altro che cifre di una religione , simulacri di un rito funebre e corale . L ' enorme bocca rosea di un pastore africano affiora e affonda lentamente nel tenebrore : apparizione spettrale che riassorbita dall ' ombra , sparisce nel lucido disco girante d ' un grammofono . Dietro e intorno a quel segno che dilegua c ' è solamente il nero di una negativa fotografica . Lastra che si sviluppa e stride in un bagno di acidi : il Jazz . Mugghiano in quell ' oscurità le voci dell ' apocalissi . L ' orchestra metallica scroscia e spruzza acciaio fuso . È il film sonoro che vive . Le luci dei riflettori , che il luminista sorveglia , invadono a poco a poco con una nebbia azzurrina , la folla dei fanatici il cui gesticolare sempre più lungo e vasto si ripercuote in ombre cinesi sul fondale . Così da un processo chimico vien fuori una specie di giudizio universale : una foresta umana che si piega e si raddrizza . Foresta senza fine . Canto , minaccia , solenne spavento circonda , vaticinio , sermone che il più solenne spavento circonda . Qui c ' è tutta la Bibbia di un convertito stregone . Evangelo furente entro il quale cova l ' elettricità di un temporale , entro il quale brilla fra cento dissolvenze cinematografiche il fuoco di un ' antichissima magia . Qui c ' è l ' idolatria , e insieme , ritmata coi pugni del mea culpa , una scolastica , violenta e celeste , che fa pensare a Bach : un Bach della Polinesia . In mezzo ai clamorosi scongiuri e alle orazioni , un ' ombra umana caduta sui ginocchi si trascina ; prorompe un urlo selvaggio che porta tutta la musica sul modo maggiore . Il contrappunto aumenta sino all ' uragano e la popolosa visione va ' su a braccia levate nei cieli del palcoscenico . XI Lauri Volpi « La carriera del tenore non ci interessa ; essa è quella che gli permette di raggiungere la celebrità prima che la intonazione - - nei concertati vuol aver ragione lui , anche quando nessuno gli dà torto ; poi bisogna applaudirlo se non si vuol passare per nemici della grande arte » . Ecco un ' opinione , uno sfogo , un giudizio generico , forse a ragion veduta , ma che non calza sempre nel caso specifico : per esempio nel caso di Lauri Volpi , al quale non fa nessun torto l ' avere la più bella voce dei nostri giorni . La voce dell ' uomo felice è la sua . L ' Italia gli ha dato la gloria , l ' America la ricchezza , la Francia la rosetta della legion d ' onore . E la Spagna gli diede l ' amore d ' una sposa , gli diede la ridente compagnia d ' una figlia di Valenza . La prima volta che andai a trovarlo all ' Opéra di Parigi , c ' erano nel suo camerino ogni sorta di personaggi eccelsi - - fra gli altri l ' ambasciatore della Repubblica Argentina , e il duca d ' Alba , allora ministro di Re Alfonso . - - Neanche a farlo apposta , nomi sì illustri , figure sì spiccate e magnanime non potevano capitare più a proposito in quel fatidico speco riservato al melodramma . È appunto nel camerino , prima di entrare in scena , che la missione , il compito nazionale d ' un tenore famoso comincia ad esplicarsi . È lí , fra i mazzi di fiori che ingombrano le consolle , e i costumi sgargianti che pesano , gremiti d ' oro , ai ganci delle pareti : in mezzo a un guazzabuglio di asciugamani buttati sulle poltrone e di scarpini che volano al sotto , che il nostro globe trotter del melodramma italiano incontra a tu per tu i potenti della terra . Son proprio quelli e quelle , i momenti importanti e le arguzie efficaci . Quando dinanzi allo specchio , stropicciandosi i diversi cerotti sulla faccia , l ' artista senza voltarsi replica con la modestia più amabile ai signorili omaggi di quei Grandi . Allora avviene che il luogo così inquadrato e immerso in una luce cocente e malinconica , possa sembrare quello di un ' antica pittura . Giovane e seminudo , il vello sulle spalle , come san Giovanni Battista - - il nostro Lauri Volpi sostiene in quel frangente , con una fierezza cattolica , il centro del quadro . L ' umana mitezza e il classico vigore del suo aspetto , ecco quel che lo rende oltre ogni dire simpatico . Perché fortuna vuole che fuori del palcoscenico Lauri Volpi non faccia mai il tenore . Nella conversazione la sua voce non è più quella che canta : è un ' altra voce . - - Ha un timbro spento , ma caldo - - muove bassa dalle sue labbra ; traluce vagamente dall ' intimo , rivelando l ' oscura sensibilità dell ' uomo . - - È la sua voce privata ; quella della fede . ­ Viene da una corda profonda - - cangiante ombra d ' un suono . Celata come una rosa che brucia paonazza nel suo rabbuffo di carta velina . Negli hôtels dov ' egli scende piovono subito gli agenti teatrali e lo assediano con offerte fantastiche : i contratti sono pronti , non c ' è più che la firma da metterci . Bersagliato di seguito da tal numero di affari si capisce che il nostro Lauri Volpi sia qualche volta stufo di scritture e di soldi , al punto di rifiutare delle proposte che qualsiasi compositore o poeta con tutta la sua immaginazione stenta a credere . Se insisto un po ' su quest ' argomento poco elegante non è per difetto di gusto , ma bensì per concludere che di tutte le varie felicità che lo circondano è proprio a questa , economica , che Lauri Volpi seccato volta il più spesso la schiena . Gli è che Volpi , innamorato del pubblico , come della sua donna , vuole ottenere soltanto che il pubblico lo ami . Ecco perché canta . Basta guardarlo col binocolo , quando entra in scena . La sala , buia e gremita , lo manda in visibilio . Veh , com ' è smorto e nobile il suo volto . Il suo petto si alza e s ' abbassa come quello d ' uno spasimante che sta lí lí per spirare sotto un balcone chiuso . I suoi « do diesis » sono dei lunghi e umani messaggi che arrivano alla luna . - - E sul punto di attaccare l ' acuto degli acuti vedi Lauri Volpi chiudere vertiginosamente gli occhi avvolti nel vuoto come uno che si getta dalla torre Eiffel . - - Ed è sempre un volo canoro stupendo . Tutto quel che in un anno può spendere , di note sopra i righi , un tenore normale , egli lo spende in una sera . È un vero salasso vocale . n La sua recente tournée fu un arco solo di trionfi , da Budapest a Berlino , da Parigi fino all ' isola di Maiorca . In Spagna cantò anche nella Plaza dos Toros di Barcellona dinanzi a ventimila persone . In ogni luogo del mondo cantò in italiano . ­ Questo continuo cambiar paesi , teatri , compagnie , e cantare , oggi , con degli ungheresi , con dei tedeschi domani , è una cosa che ti scombussola - - mi dice Lauri Volpi . - - La memoria della parte , la pronunzia sicura , il movimento , se ne vanno a Patrasso - - bisogna provare e riprovare per assuefarsi a certe repliche ostrogote che a tutta prima ti fan rimanere di sasso . Povero lui , per una settimana Parigi fu piena del suo nome ­ e ' non gli diede riposo - - quattro recite e tre concerti in sette giorni . L ' ultima sera all ' Opéra fece l ' Aida . - - Recita completamente italiana . - - Gli artisti di quel teatro , dal primo all ' ultimo , si sforzarono di cantare nella nostra lingua , e ci riuscirono egregiamente fu intorno a Lauri Volpi una gara inaspettata , ed un omaggio magnifico reso all ' arte nostra . Fra il terzo e il quarto atto volli andar su a salutarlo . Per arrivare al palcoscenico c ' è un viaggio inenarrabile da fare : vestiboli , passaggi , boccaporti , androni che rimbombano , scalette di servizio , spazi morti , scricchiolio di legname sotto i passi - - insomma un ' arca , questo teatro , un barcone , una scuderia , un labirinto grandioso , vuoto , antidiluviano e provvisorio . In fondo a certe corsie , mezzo annegate nella luce fioca e traballante del gas , una tribuna da corte d ' assisi , e sulla scranna un custode che non da piu segno di vita . Mi ci volle una guida per arrivare . Sul palcoscenico , turbe di comparse ferme nella penombra ; fra le quinte le masse dei coristi aspettavano il segnale , come dei soldati in trincea - - nell ' aria , fino al soffitto altissimo , noia , sonno , stanchezza . E in disparte , nel buio , Lauri Volpi colle braccia conserte . Riconosco i suoi occhi lucenti , i suoi capelli ricciuti e bagnati di naufrago : la tunica leggera di Radames è quasi incollata sulle sue spalle - - su tutto il suo corpo fuma il vapore . È sudato , formidabile , come un boxeur prima dell ' ultimo round . Ma allegro . Ride - - sa che fra cinque minuti un ' altra celeste Aida , un ' Aida parigina , morirà fra le sue braccia . XII Concerto di negri La sala Gaveau a Parigi sembra quella di Santa Cecilia a Roma - - un po ' più vasta , se vuoi , e sontuosa - - con delle penombre e delle profondità appartate , quasi delle nicchie , entro le quali gli astanti , aspettando che il concerto cominci , siedono in una solitudine conventuale . Un piccolo organo con la gerarchia delle sue canne mute dorme avvolto in un barlume grigio e argento , e fa fronte al pubblico che di minuto in minuto si va accumulando in platea , fitto , profumato e soffice come una valanga . Ad un certo punto una raggiera di lumi dai colori arancioni s ' accende e indora la folla distesa e sussurrante . Cinque negri in smoking son già allineati sul podio . Cinque ceffi di pece lampeggiano sul candore degli sparati - - sembrano tenebrose maschere intente a spiare dai fori . L ' improvvisa luce non ha lasciato a loro il tempo di dileguarsi . La scena ha l ' aria di un complotto sventato . Tengon la testa china e le mani dietro la schiena . Che avranno in sorte costoro : il linciaggio , la sedia o la fucilazione ? Su un lato del palco un pianoforte a coda interminabile , una specie di sarcofago scoperchiato , sta lí sulle ruotine , fermo . Lo diresti il pauroso veicolo adibito alla traslazione delle loro salme . Poveracci ; tirano appena il fiato , posseduti da uno stesso pensiero funesto ; e quel respiro diventa a poco a poco un lamento , una preghiera che fluttua su quelle labbra tumide : mescolanza fioca di versetti e di nenie che una quiete assonnata mantiene su un tono monotono e lieve . Son dei quacqueri neri che cantano in lingua inglese , su un ritmo che suona lento , scompigliato , arcano - - cantano senza sostegno istrumentale . Cantano . E non si guardano mai . Non si toccano , guai ! - - curvi , immobili , assorti come bestie catturate . Il loro insieme è ammirevole , l ' intonazione è perfetta , e sembra desolata di esserlo . Le voci di questi negri non sono fatte per primeggiare ma per coprirsi a vicenda , e intrecciarsi in un gergo rotto , confuso , puerile , indefinibile . C ' è un mistero , un ' ossessione , una occulta presenza che fa loro venir la tremarella , qualcosa che si muove come l ' ombra dei preti missionari sulla sabbia del deserto . Ascoltiamo perplessi questa musica senza gesti , che gira a rilento . - - Formule caute , echeggiamenti vaghi , irreperibili suoni , evasivi accenti . È un ' arte che non si eleva mai , non si spiega , gorgoglia , e si svuota prima di avverarsi : ventriloquia sobria , evanescente armonia che fa l ' altalena e arriva sino a noi a onde successive , come per trasmissione radiofonica . I cinque cantori del nuovo mondo sembrano ancora lontani sui flutti dell ' oceano . Sul loro sangue infuocato la chiesa protestante ha versato la Fede - - ormai le loro anime cristiane bruciano onestamente come le candele sull ' altare . Non han più forza , né foga , né originalità ; non c ' è più niente di verticale nel loro modo ; mai un colpo azzeccato - - effetti d ' ombra nell ' ombra - - dissolvenze sonore . Per attaccare insieme s ' intendono fra loro a cenni impercettibili , serbando tuttavia un atteggiamento impersonale pieno di dissimulazione belluina . Ohimè ; chi s ' aspettava di udire da costoro qualche esilarante mistificazione , qualche grossa e accorata eccentricità sul genere di Alleluia , casca dalle nuvole e comincia a ingoiare sbadigli su sbadigli come il camaleonte che mangia l ' aria . Ma la natura presto o tardi si vendica . Ed ecco che a poco a poco dietro tanta devozione nasce la luce violetta dell ' alba , come intorno a un ' orgia funebre . Senti , che nostalgia in quegli ululati contriti . Le u inglesi sospirano nel loro naso , gemono nella loro gola ; e tutto l ' alfabeto dei seminari di Boston , che gonfia le loro gote che fischia fra i loro denti , e fa roteare i loro occhi in un ' estasi placida , si mischia malinconicamente a proposito di sermoni , di Bibbia e di pie cerimonie . Dietro quei salmi ci son le canzoni sotto la tenda nell ' accampamento notturno , la vittima pronta per il sacrificio , l ' acquavite per la danza e i falsi combattimenti dei guerrieri . Questi negri hanno dunque un ' anima a doppio fondo , e non sono dei trabucos denicotinizzati . L ' istinto , il ritmo vitale li invade gradatamente , il sacro delirio vien fuori dalle loro ugole , e il pubblico elettrizzato comincia ad agitarsi . Fra i ranghi femminili c ' è una tribú di dame color di liquirizia , che si gonfiano esilarate , mostrano i denti e non stan più nella pelle . Proprio in quel punto m ' accorgo d ' avere per vicina una negra del tropico , ingombrante , cresputa , e una sua figluoletta dalle trecce pesanti e bruciate . Ambedue seguono anelando il concerto e sembrano al settimo cielo . A bocca aperta la piccola sorride , sorride in silenzio - - i suoi occhioni di bull ­ dog guardano nel vuoto con uno sbalordimento travolgente . Comincio anch ' io a sentirmi leggero , e a salire a traverso regioni metafisiche , al di là di tutte le mitologie , nell ' elemento cosmico e cieco . Tempestoso , immobile , l ' universo siderale affonda da ogni parte infinito . I grossi unisoni cantano su un tono equatoriale - - un inno si leva dagli uomini , dalle foreste , dal mare e va su in cielo - - un cielo immane , che stride , sul proprio asse , e tuona lontano . Ansante e rorido come un gran ventre sazio il firmamento palpita e stilla fuoco . Miriadi di astri sanguigni fumano lentamente . La via lattea luccica come una cintura incrostata . Corrono i messaggi fra l ' uno e l ' altro polo . Tutto è ripetizioni , discrepanze e segnali . La notte fa il suo lungo viaggio con i vapori che ne derivano e le luci che l ' accompagnano . La stella di Venere riman l ' ultima a dondolare lassú . Le altre sono fuggite tutte dinanzi al prossimo sorgere del sole . XIII Parigi 1930 La Patria della democrazia par diventata una cooperativa anonima , e Parigi lavora in sordina ma sodo : quiete e semplicità stanno alla superficie . A tutta prima diresti che il gallo ha messo il becco sotto l ' ala e digerisce . Invece seleziona . Le iniziali allegoriche , i sostantivi tonanti della Repubblica son scritti in lettere piccole . Sui biglietti da visita non vedi che minuscole . Genio , eroismo , gloria , cercano di non dar più nell ' occhio , strisciano lungo i muri e vanno in bassa tenuta . Vittoria , libertà sono parole di terza qualità . Nell ' arte , nella politica , sono aboliti gli altoparlanti . Tutto quel che è imperativo o pretensioso marca il passo e si tace . Bando alle esclamazioni , non son più i chiari di luna della rettorica . Gli esteti e i demagoghi van coperti d ' obbrobrio a crepare sotto i ponti . All ' enfasi ci pensa lo spazzino . Crisi di rinnovamento , giunco di influenze , trasfusione del sangue . I discorsi son corti , le parole precise , si cerca l ' essenziale . D ' una lotta accanita e profonda come questa non odi che i sospiri e qualche rantolo . In mezzo a tanto silenzioso tormento il rumore d ' una porta sbattuta , il tonfo d ' un suicida , il grido d ' un poeta , si spengono senza traccia in questa atmosfera raccolta che è come un coltrone di cenere . In un discorso di ieri Paul Claudel constatava senza rincrescimento che l ' americanismo ha invaso da un capo all ' altro tutta la Francia . C ' è dell ' esagerazione , e i poeti che esagerano son messi in questo momento fuori circolazione come le maiuscole dell ' alfabeto . Ma Claudel è anche ambasciatore e la frase scabrosa sollevò un putiferio ; si disse da ogni parte : basta , basta . Prima che la protestante eco sia dispersa del tutto , leviamoci per affermare a nostra volta che , se la Francia sta americanizzandosi , la città di Parigi è addirittura dei negri . Quassú il negro è il modello , il profeta , l ' artista . Qui si dà fondo a tutte le più occulte negrerie . L ' Africa ha steso il suo braccio sulla città lumière . Settantamila algerini sudano nelle officine . Le più oscure tribú traversano senza tamburo i grandi boulevards . Il ritmo di questa metropoli è imperiale . Nei saloni trionfa il giovane stregone dal colore dei sigari di avana . I negri ti dànno il biglietto nei carrozzoni del tram . Ammarrate ai piedi del Louvre ballano sui flutti della Senna le piroghe oceaniche . I senegalesi in alta uniforme fan la guardia all ' Eliseo . Il fatto non è ancora politico , è piuttosto mondano . Mala moda a Parigi fa presto a diventare politica . L ' Italia invece e il vecchio italianismo perdono dei punti , anzi precipitano - - come si dice in borsa . [ Venezia , Michelangelo , Posillipo ) , il sentimento e la gelosia passano un brutto quarto d ' ora . Il do di petto , il dolce far niente , i bersaglieri e la vendetta sono spacciati quassú dove il risentimento , lo sdegno , l ' aversene per male , sono il segno di un deplorevolissimo costume provincia le . Oggidì si calpesta , si riduce in frantumi ogni romanticheria , si scaraventa nel fiume tutto quel che è vieux jeu . Parigi è diventata un ' isola cosmopolita intorno alla quale galleggiano ruotando dei tappi di champagne , qualche berretto di carta rossa da cotillon e molte donne disperate e fradicie di lacrime . Qui certo l ' amore non fa appannare i vetri delle case private : qui c ' è l ' uomo in incognito , c ' è il quacquero . L ' uomo integrale , anima , spirito , e corpo , l ' uomo in caratteri da scatola , è morto . Quante donne dopo un naufragio approdano in questi paraggi in cerca d ' un appoggio , d ' un protettore . Ohimè ! A Montparnasse si studia , ma si fa poco all ' amore . E tuttavia in nessun altro luogo accorrono come qui , disperate , le tapine che han bisogno d ' essere sostenute per cadere di nuovo . Del resto qui , amore , non si dice più : si dice amicizia e l ' amicizia è sperimentale . Così d ' esperimento in esperimento la vita finisce qualche volta a spegnersi sopra un fornello di carbone . Il cancan è finito . Entrando in Parigi fiuti nell ' aria lo spirito serioso della città , che da qualche anno in qua si moralizza fin che può . Ti permettono appena una scrittura che dice castamente delle cose immorali . L ' absinte non c ' è più , - - si mena una vita sorvegliata e pacifica . L ' uno dopo l ' altro i luoghi clandestini si chiudono . In poesia le note son leggere , intermittenti , ultimi segni balzati alla superficie letteraria , come le bolle d ' aria che fa un annegato sparito sott ' acqua . Quanta severità . I cervelli son diventati più forti , ma i cervelli soltanto . Ora si cerca d ' essere ragionevoli e si aspetta la trasfusione del sangue . La sera il cielo è zebrato di fulmini , ma non senti tuonare . Di tutto un apparecchio pirotecnico , dopo che i fuochi artificiali son bruciati , e il fumo è dileguato , non rimangono al mattino che tizzoni , trucioli , gabbie schematiche di réclame tramortita , e la freddezza arcigna d ' una città che non ha punto goduto . È la corrente invisibile che durante la notte dà tanti occhi , e un milione di sguardi sfolgoranti , a queste strade funebri . Ecco il paesaggio invernale fatto di neve , di cemento , e pieno di ateliers , sterilizzati dalla luce elettrica - - dove il pensiero moderno brucia , brilla , si spoglia di ceneri calde , evapora , a forza di combustione , fin che rimane bianco , esiguo , ossificato come uno scheletro nella calce . Ma queste non sono che impressioni di un ultimo arrivato . Col tempo l ' incanto nascosto di Parigi ci avvolge volubilmente , ci penetra , e una dolce avidità di viverci ci prende : entri in circolazione , sei parte del tutto , trovi un destino nuovo e senza ribellione finirai anche tu per trascinarti dietro la catena del parigino .
ROBERTA ( ZUCCOLI LUCIANO , 1919 )
Narrativa ,
I . La prima volta che Cesare Lascaris entrò in casa delle due sorelle , il cielo sfarfallava di lampi infaticabili a levante e a ponente , come per un ' alternativa di colori liquefatti e largamente diffusi sopra una cupola immensa . Roberta era stata ripresa dal suo male . Una leggera spuma rosea le era sgorgata dalla bocca , mentre innanzi alla finestra seguiva col binocolo un vapore , che all ' ultima linea delle acque passava sotto il tumulto dei lampi , sotto il cumulo più nero delle nubi . Aveva deposto sùbito il cannocchiale , e volgendosi a Emilia con la pezzuola umida di sangue , aveva detto : - Ecco ! - rispondendo alla sorda inquietudine , che dalla prima comparsa del morbo le aveva confitto gli artigli nel cuore . Il giorno , levatosi per le due giovani tranquillo come gli altri , divenne repentinamente funebre ; l ' uragano addensato fuori , parve ad ambedue il quadro naturale in cui il dramma doveva svolgersi , e l ' aria pregna di correnti elettriche , solcata dalle luci minacciose , le avvolse e le fece vibrare di spavento . L ' Implacabile risorgeva . Avevan voluto dimenticarla , fuggendo dalla città , aspirando i germi vitali nel paesello ligure inapprezzato dal capriccio misterioso della folla . Tutto della loro vita era stato tacitamente disposto per raggiungere quell ' oblio . Scorrevano ogni giorno lungo tempo sulle rocce più inoltrate nel mare , fin dove l ' onda s ' accartocciava ribollendo passeggiavano adagio , metodicamente verso il crepuscolo , dov ' era men facile incontrare i carri , che sollevavano nugoli di polvere ; la villetta era aperta sempre a finestrate di sole , a fiumi d ' aria pura . Roberta seguiva i consigli dei medici , ed Emilia si studiava d ' allontanarle ogni causa di malcontento . Se si fissavan negli occhi per leggervi il medesimo pensiero inconfessato , gli occhi tentavan sùbito d ' esprimere pensieri frivoli e pieni d ' avvenire . Il male sembrava cosa antica , pessimo sogno pessimamente interpretato dagli uomini della scienza . Guardavano innanzi a sè , lasciandosi addietro il ricordo della malattia breve e furiosa , cui Roberta s ' era sottratta per una generosità de ' suoi diciannove anni . E l ' Implacabile risorgeva ; e quella spuma sanguigna voleva dire la Morte , e quei colpi di tosse che riprendevano , erano la Morte , e tutto ; era la Morte , la Morte , la Morte nel giorno denso di luci minacciose , divenuto il primo periodo d ' un dramma del quale s ' ignoravano gli episodii futuri e s ' intuiva la fine . - Non spaventarti , - disse Emilia con la voce tronca . - Non è nulla .... Sai che non può essere nulla .... Mando a chiamare il medico ... Roberta era caduta sul divano , e nell ' ombra dell ' angolo si vedevan l ' abito turchino a merletti bianchi , il volto cereo ed ovale . Le braccia erano abbandonate lungo il corpo . Sotto l ' atteggiamento incerto , covava il terrore di chi aspetta un nuovo segno infallibile : ella attendeva un altro colpo di tosse , un rigurgito di sangue , la rottura d ' una arteria , che la soffocasse in un lago di sangue ; poichè nessuno meglio di lei conosceva tutte le possibilità spaventose d ' una soluzione certa . - Sùbito dal medico ; venga sùbito ; lasci qualunque cosa .... Hai capito ? - ordinò Emilia alla cameriera accorsa . - Sùbito , sùbito , sùbito .... Vuoi andare a letto , Roberta ? Ti aiuterò ' io .... Fatti coraggio .... E mentre parlava riprendendo il suo posto innanzi alla sciagura , si irrigidiva per resistere alla tentazione di fuggire , mandando grida laceranti .... Piegarsi , prosternarsi brutalmente alla fatalità , piangere fino al torpore e sentire il tempo uguale , infinito , passare su di lei e sopra le cose , doveva essere una voluttà divina . Ella non era creata per tener fronte alle avversità : con la morte del marito dopo un anno di matrimonio e con la prima malattia di Roberta , due volte una ribellione di inerzia era nata in lei ; il bisogno di sfuggire a sè medesima e all ' azione , era divampato così furibondo , che le era avvenuto d ' inginocchiarsi a pregare perchè fosse mutata in una statua dal gesto eterno , dalla insensibilità eterna .... Ma si riprese per quello stesso spirito di rivolta , il quale d ' ora in ora aveva forme così diverse ; allungò le mani alla sorella e l ' aiutò ad alzarsi , riuscendo a sorriderle . Sulla soglia della sua camera , Roberta si arrestò un istante sotto un nuovo attacco del male ; il fazzoletto si arrossò , una sottil bava sanguigna le scese lungo la connessura delle labbra , si ruppe .... Allora , sciogliendosi dalle mani d ' Emilia , la fanciulla corse al letto , strappò gli abiti , slacciò i cordoni delle sottovesti , gettò ogni cosa a terra , fu pronta , e si ricoverò tra le coltri , dicendo febbrilmente : - Vedi , che è proprio il male ? Vedi , che bisogna morire ? ... Non parlare , hai capito ? Non dir nulla .... Il medico , non lo voglio .... Va via , anche tu .... Emilia rimase in piedi presso il letto , fisicamenta assorta nei romori della tempesta , che dalle sbarre delle gelosie proiettava il suo livido ghigno nella camera . Così , spoglia d ' ogni attraenza materiale degli abiti , Roberta era l ' ammalata . Sotto l ' epidermide bianca , una miriade di piccoli punti rossi , qua diffusi e là raccolti in nucleo , segnava la persistenza del morbo ; il seno , questa gloria incomparabile del sesso e della giovanezza , era crivellato dai nuclei rossastri e s ' affondava , invece di protendersi esuberante .... Di quel corpo virgineo avvolto fra le lenzuola , non rimaneva attenta , vivente , perspicace , se non la testa coi capelli biondi e disordinati ; ma ancòra sotto la pelle della fronte e sulle guance , comparivano le piccole macchie rosse incancellabili . Gli occhi erano d ' un azzurro vitreo , le labbra tumide , i denti bianchissimi , il profilo netto e puro , quasi ellenico . Il resto delle sue forme non aveva linea e valore , se non corretto dalle mani scaltre delle cucitrici e lusingato dai colori festevoli o ingenui delle stoffe . Per la camera semioscura aleggiava un profumo indefinito d ' acque odorose ; i mobili modesti delle case d ' affitto variamente ricoperti e senza stile , parevano l ' avanzo di diversi addobbi ; il letto solo in mogano lucidissimo era elegante e nuovo . Sui tavolini , sui divani , s ' ammucchiavano i libri rilegati o sciolti , una collezione di romanzi , da Walter Scott agli ultimi autori russi , che Roberta leggeva senza posa e senza scelta , fino ad averne l ' emicrania . Ella era ancòra la fanciulla tipica , angariata e deliziata dai sogni un po ' umoristici del romanticismo ; si costruiva in testa una favola di principi e di re , si assegnava una parte nella favola , mutava e rimutava gli episodii , vivendo , con qualche residuo dei preconcetti acquei di collegio , in assoluto ritardo , in voluta contraddizione con tutto quanto era vita intorno a lei . Emilia , seduta a fianco del letto , tenendo fra le sue una mano di Roberta , stava sempre attenta ai romori esterni , poichè nella camera era piombato un silenzio di malattia , che la riconduceva a dieci mesi prima , richiamando a galla i terrori , le stanchezze , le disperazioni di quei giorni . Fuori , a levante e a ponente , i lampi gareggiavano ; sulla casa il tuono si trascinava con lunga eco ; di momento in momento , la camera era infiammata da una vampa lividiccia , cui seguiva il crepitio secco d ' una scarica elettrica . Roberta si drizzava a sedere , guardava Emilia negli occhi , e ricadeva sui guanciali . In quei passaggi di pesante angoscia , esse comprendevano , o chiaramente o vagamente , che nè per loro nè per altri la vita non aveva indulgenze , che i benigni non esistevano , e che la lotta non era solo in grandi giorni di battaglia , ma in tutti i meschini giorni dell ' anno , in tutte le piccole ore del giorno . - È finito ? - disse Roberta ansiosa . - Guarda se è finito .... Mi fa così male ... Emilia andò a guardare , socchiudendo le imposte . Per quanto si vedeva da quella finestra sul fianco della casa , l ' uragano pareva cominciasse allora . Il monte di Santa Croce era fosco sotto le proiezioni oscure della nuvolaglia , e la collana d ' uliveti che ne discendeva e si propagava sul versante , aveva preso il colore sinistro e scialbo dei giorni di tempesta . Le case a tinte vive , secondo il concetto degli antichi marinai , i quali da lontano volevano riconoscerle e salutarle , aspettavano silenziose la cavalcata delle nubi , illuminandosi al riflesso dei lampi .... E a un tratto , per la violenza del tuono , le nuvole si spalancarono come porte gigantesche e mostrarono il fulmine ricurvo , dorato , arme classica e divina , che si sfoderò precipitando dietro la montagna .... Susseguì il vento , la pioggia sferzò , ora verticale , ora a sghimbescio , a capriccio del vento , e l ' uragano si stabilì sopra il paese . - Siamo alla fine , - rispose Emilia , accostando le gelosie . - Come stai , cara ? Va meglio ? La sorella teneva le palpebre calate e sul volto le era scesa una maschera di sublime indifferenza per ogni cosa mortale . - Vuoi dormire ? - soggiunse Emilia con voce più cauta . Roberta scosse un poco la testa ; ad occhi chiusi sembrava assorta nell ' ascolto del male , - dava tregua o saliva di grado in grado senza ostacoli ? - e il mutismo d ' una rassegnazione interamente fisica le aveva invaso l ' anima . Emilia , rimasta a guardarla , fece un gesto perduto , a sgombrar le visioni di certezza che andavano stringendola intorno . Con le mani serrate , immobile a ' piedi del letto , ella pensava alla morte prossima ; sua sorella doveva morire , forse quello stesso giorno , soffocata dal sangue rigurgitante nelle caverne dei polmoni . La fantasia , rinforzata dalla meccanica dei racconti uditi e delle memorie , dipingeva l ' avvenimento , a grandi tratti prima , e poi ne ' particolari più minuti e dolorosi : la donna si sentiva già piangere e mormorare le parole profonde , dissennate , che echeggiano inutilmente nelle case tragiche per la morte . Aveva gli occhi fissi al letto , e lo vedeva vuoto . - Vuoi il ghiaccio ? Devo prepararlo ? - ella domandò , scuotendosi e avvicinandosi . Ma a quel ricordo della malattia antica , Roberta alzò faticosamente le palpebre e negò con la testa . Emilia le toccò il polso , la fronte , le tempia . - È fresca ; non ha febbre . Non ha mai febbre , - mormorò , quasi parlasse con le visioni di certezza ch ' erano intorno . - È la febbre , da temersi . L ' altra volta l ' aveva , ed è stata così male . Oggi non ha febbre ; è fresca .... E se avesse obbedito all ' istinto , avrebbe seguitato , gestendo contro le ombre del terrore : " - Capite , capite , che non può morire ? Si salverà pure questa volta ; continueremo la nostra via , l ' una a fianco dell ' altra , come ci siamo promesso . " . Non era passata un ' ora dalla ricomparsa della malattia , ed Emilia aveva già smarrito ogni senso della vita abituale , quasi soffrisse da mesi , da anni . La mattinata semplice e monotona s ' era dispersa tra le memorie bianche ; la giovane ritrovava in sè medesima lo stato un po ' febbrile , l ' espressione laconica , il gesto attivo e silenzioso dei momenti solenni . - Roberta , - disse con l ' inesorabile ostinazione della paura , - stai meglio ? Vuoi riposare ? L ' ammalata sbarrò gli occhi cercando per la camera : vide la sorella a ' piedi del letto e la fissò a lungo , ancòra con l ' indifferenza serena di chi è già per altre vie lontane e mute . Poi , senza tosse , senza fremiti , recò alle labbia la pezzuola , e l ' arrossò ampiamente . - Dio ! - esclamò Emilia , accorrendo a sostenerla . Il sangue sgorgava , non più roseo ma purpureo , una fontana vitale entro la catinella che Emilia teneva con una mano . - Coraggio , cara , fatti coraggio , - susurrò Emilia . - È una crisi momentanea , lo sai .... Il sangue sgorgava , e le due sorelle s ' erano avvinghiate intorno al busto tenacemente , guardando quella vita liquida , quella morte liquida , cui alcuna scienza umana non avrebbe potuto arrestare . Emilia era curva sotto un peso invisibile ; Roberta non dava segno di terrore , ma stava rigida nell ' attesa fredda e spaventevole , ritrovata fra le abitudini delle sue sofferenze . La crisi cessò , il sangue ristette . - Ti porterò il ghiaccio , - disse Emilia , posando la catinella insanguinata - Il ghiaccio ti guarisce , non è vero ? Ma non appena uscita dalla camera , traversando il gran salotto centrale , Emilia s ' aggrappò a un mobile . Libera di naufragare nella disperazione ampia , senza difese , ella vedeva immancabilmente certa la soluzione ; era destinata a seguitar tutta sola la sua strada , poichè la compagna le sarebbe caduta al fianco fra breve . E per una satanica raffinatezza della fantasia , una folla di episodii rosei le corse incontro ; e per malvagia associazione d ' idee , ella ricordò alcune pagine lette sbadatamente o alcuni discorsi distrattamente ascoltati sulla legge di selezione , sulla matematica necessità della morte precoce .... La fanciulla era senza dubbio inadatta a sostenere gli attriti dell ' esistenza , e portava in sè le mortali ferite d ' una vecchia razza esausta . Ella pareva essere stata concepita in una notte di nevrosi , per un desiderio fiacco e metodico : imperfetta opera di due creature incatenate da vincoli legali e fittizii , Roberta aveva già troppo resistito alle raffiche forti e alle acute brezze micidiali ; poichè , prima di lei , i fratelli erano stati travolti , e dopo lei , Emilia sola aveva rievocato il buon tipo originario ; e dopo Emilia , i fratelli di nuovo erano tutti scomparsi in piccola età . Ora , cotesta differenza di nervi , di muscoli , di forze , aveva più volte in Emilia risvegliato l ' antipatia latente dei sani per i malati , l ' antipatia bruta d ' un corpo vivido e fresco per un corpo fradicio e passo . " Tu ti leghi a un mostro , - le susurrava lo spirito loico . - I tuoi sforzi non serviranno se non a prolungare un ' agonia e a trasmetterti i germi , dai quali per maraviglia di natura ti sei salvata . " E alla sentenza , che sembrava macabramente scritta con le ossa d ' uno scheletro sulla via sperduta dell ' avvenire , tosto succedeva la reazione generosa , esagerata ; e per punirsene , Emilia avrebbe dato intera l ' esistenza propria , e contratto volonterosamente i germi della malattia atroce . Poichè il sordo antagonismo non giaceva soltanto in fondo alla sua coscienza ; ma con disperata tristezza erasi dovuta persuadere che anche nell ' anima di Roberta andava cristallizzandosi un rancore quasi animale contro la sanità e la procacità inconscia di lei , contro il suo avvenire , contro la facoltà di goder le gioie , cui ella , Roberta , non avrebbe avvicinato mai .... Certi misteriosi allontanamenti , certi risvegli di violenta simpatia , nei quali la fanciulla soffocava una voce imperiosa e sconsigliata , avevano quella sola spiegazione . Mai come quando le due sorelle si gettavano una nelle braccia dell ' altra , mai come allora eran così fresche reduci dall ' odio , mai come allora avevan sentito passar sulle reni una cosa viscida e molle , che si chiama ribrezzo . Anche in quel giorno in cui lo spavento rinasceva con la tenera sollecitudine , l ' istinto oscuro aveva arrestato Emilia , uscita appena dalla camera di Roberta : " Perchè ti affatichi ? - le fischiava all ' orecchio . - L ' ha detto ella stessa : il suo male ritorna e bisogna ch ' ella muoia . Vuoi contrastare il passo a una legge sovrumana ? " Una scampanellata la richiamò interamente ; doveva essere il dottor Noli , il medico del paese , che con l ' esperienza di chi ha visto innumerevoli casi d ' una stessa malattia , aveva fortificato , la sua teorica mediocre . Emilia andò ella medesima ad aprire ; la mano tremava d ' impazienza , volgendo due volte la chiave nella toppa , Sul ripiano stavano la cameriera e un uomo , che Emilia non ravvisò sùbito . - Il medico non c ' era , - disse la domestica . - È andato a Genova ; mi hanno indicato il signore ; è medico anch ' egli e si trova qui per i bagni . Ho pregato lui di accorrere ; non voleva , ma l ' ho persuaso , perchè il dottor Noli non tornerà fino a domani .... Ho fatto bene ? Le pare ? ... Mentre parlava la cameriera , Emilia aveva dato il passo all ' uomo . Cesare Lascaris entrò , mormorando un saluto . Emilia gli gettò uno sguardo : era alto , elegante , bruno in viso ; dimostrava alcuni anni più dei trenta . La giovane lo conosceva per averlo visto in paese qualche volta . - È dottore , lei ? - gli domandò bruscamente , guardandolo dritto in faccia . - Perchè non sta a Genova ? Come può essere qui in ozio , se è dottore ? ... Si tratta della vita di mia sorella .... Cesare Lascaris consegnò l ' ombrello gocciolante alla domestica , e sorrise tranquillo . - Se si tratta d ' un caso grave , sarà forse inutile perder tempo in spiegazioni che darò dopo , - rispose . - Non appena giungerà l ' amico mio dottor Noli , gli cederò il posto ; ma intanto , se si tratta d ' un caso grave ... Si fermò , annoiato di dover ripetersi , della diffidenza che l ' accoglieva , della penombra che le imposte chiuse stendevano nel salotto e che gl ' impediva di veder bene in volto la sua nemica ; ma l ' abitudine gli smorzò sùbito la voce un po ' vibrante . - S ' accomodi , - offerse Emilia , vergognosa del primo impeto . - Mia sorella ha avuto stamane uno sbocco di sangue .... Allora , innanzi di passar nella camera dell ' ammalata , Cesare Lascaris propose una serie di domande imbarazzanti su Roberta , mentre Emilia a testa bassa di fronte a lui rispondeva precisa e chiara , con una mal celata animosità contro l ' uomo , il quale aveva diritto a conoscere ogni fatto intimo della vita fisica d ' una vergine . II . Uno scoglio scabro crivellato dalle trafitte secolari dei marosi , si tuffava nel mare ardendo sotto il sole : era uno scoglio grigio , su cui il piede s ' incastrava fra le spaccature ; spesso era uno scoglio bruno , quando la spuma crepitante giungeva a superarlo , colando ai fianchi in piccoli torrenti lattei . Nella cabina drizzata a ridosso delle rocce sovrastanti alla spiaggia , Emilia vestì l ' abito pel mare ; un abito tutto candido , costellato di fioretti d ' oro con le foglioline d ' oro ; i piccoli piedi ricoverati nei sandali , ella tentò studiosamente lo scoglio che li afferrava come nel pugno d ' un innamorato ; s ' avanzò , cercò il proprio riflesso nell ' onda , si buttò a capofitto , sparve , riapparve lontana , tagliando con le braccia nude l ' acqua ritmicamente . L ' acqua ! Emilia l ' aveva sempre temuta e vi si abbandonava con un piacere non privo di fremiti .... L ' acqua che poteva essere la morte , l ' onda che aveva la forza di dieci leoni scatenati , l ' acqua e l ' onda l ' attiravano , le parlavano , la cullavano perfidamente , ed Emilia non sapeva se un giorno non si sarebbero chiuse sopra la sua testa , eternando la conquista giovanile . Il corpo di lei , peregrinando nell ' abisso tra le gòrgoni , avrebbe seguito le correnti sotto il piano del mare ; con gli occhi spalancati avrebbe visto gli scafi delle navi sommerse , i resti dei naviganti deformi e tentacolari per i filamenti delle alghe .... Laggiù avevan tomba molti cadaveri d ' uomini e di donne , ancòra paludati dalle vele entro le barche , o avviluppati ancòra tra le erbe viscide .... Ma non godevano quiete e sentivano la vita mostruosa che pullulava intorno a loro . Pel brivido che quei pensieri le scandevano sulle reni e sugli òmeri , Emilia si spinse allo scoglio , lo risalì , e in un accappatoio bianco dal cappuccio aguzzo stette a guardare la superficie maliarda , un po ' gonfia all ' orizzonte . Il sole violento bruciava lo scoglio e la spiaggia ; la donna , i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani , tornò a imbrancarsi nel gregge silente delle sue fantasie , delle memorie senza forma , delle sensazioni vibrate a un tratto nel cervello , le quali parevano uscire un attimo da una guaina di cose vissute . Emilia non era più fanciulla , ma era stata donna per così poco tempo , che i guanciali del suo letto avevan dimenticato l ' impronta d ' una testa maschile e la luce del suo corpo risplendeva nell ' alcova deserta . Era vedova da due anni ; ma il desiderio di chiudere la solitudine dell ' anima le faceva sembrar quel tempo assai lontano . Aveva gli occhi grigi ; i capelli neri avvolti intorno alla testa e attorti presso le orecchie , davano qualche riflesso d ' acciaio . Ella entrava sola nel talamo e sola riposava . Le era avvenuto forse di svegliarsi nella notte e d ' irritarsi per uno di quegli arguti sogni , che non lascian tregua , popolano la mente di fiamme , soffiano sulle carni ; le era avvenuto forse di stendere le braccia disperatamente nell ' ombra , e di piegarsi ad arco sotto lo spasimo del sogno che sfiora e sfugge .... Ma giungeva l ' alba a quietarla , e il torpore invece del sonno .... Si guardava nello specchio al mattino , e vedeva sotto gli occhi puri un livido cerchio . Anch ' ella navigava per un ampio oceano di dubbii ; non aveva mai trovato chi la guardasse senza invidia o senza libidine ; stupita che tutto ponesse capo all ' odio o all ' amore , avrebbe voluto un senso nuovo e tranquillo . I suoi pensieri sfilavano come una torma di volpi azzurre sul disco bianco della luna ; si disperdevano , s ' interrompevano , riprendevano tutto il giorno fra lo svolgersi isocrono d ' una vita femminile incapace a mutar l ' avvenire con la sola forza della propria volontà . Emilia era votata al destino , tremendo nella sua indomabile dolcezza , che aspetta la donna , bella e giovane . Nessuno avrebbe potuto dubitarne ; un altro uomo sarebbe arrivato a conquistarla poichè era giovane e bella . Doveva vivere le delizie meschine dell ' amore ; traversare le foreste millenarie della passione , che tutte le donne pari a lei hanno traversato . Ella non possedeva memorie d ' amore , le quali non fossero anche ricordi di morte . Se si chiedeva chi l ' aveva baciata , si rispondeva che chi l ' aveva baciata era morto , lasciando la sua giovanezza in mezzo a un cumulo di rovine ; una chiara fonte in un parco abbandonato . Ma da qualche tempo i sogni molestavano la sua alcova deserta , e anche sotto la selvaggia prepotenza della luce diurna , Emilia avrebbe potuto stendere le braccia e sentir fuggire nell ' aria i fantasmi quasi afferrabili , divenutile crudelmente familiari . Il corpo roseo tra la pelurie bianca dell ' accappatoio sembrava chiamar quei fantasmi , nascenti dalla mollizie del bagno , ridenti nel gorgogliare delle acque , un istante prima così funeste e minacciose . Era la vita , l ' anima incoercibile della giovanezza , da cui i raggi si espandevano con lunga chioma di luce ; sciogliendo l ' accappatoio per rivestire l ' abito da passeggio , tutto il fulgore delle membra prorompeva , saliva , stupiva ella medesima .... Quante volte non aveva sentito che la dimane era certa , e la dissoluzione aspettava ogni sua grazia mortale , così gelosamente ornata di cure assidue ? Ma il giorno era pigro , lentissimo , in quella campagna marina . Dal sorgere del sole al calar della luna sembravano passare dei secoli ; dal frinire delle cicale al gracchiar delle rane , era un giorno e un ' epopea di sensazioni . Il mare solo , il cielo solo bastavano per una sfilata gigantesca di spiriti senza nome . La folla aveva dimenticato il piccolo paese . Non v ' erano alberghi : visto dal mare era un gruppo e una distesa d ' edifici spinti fino all ' ultimo limite della terra , ove l ' acqua spaziava o si drizzava nella furia delle tempeste . Dietro il vivente ammasso di case si snodava la strada , che dall ' altro lato , verso le colline , aveva alcune ville non illustri , coi giardini grigi per il predominio degli ulivi . E tutti i giorni Emilia tornava , dal bagno alla villetta , ove l ' attendevano Roberta e le piccole cose le quali aiutano a precipitar le ore : un libro , una lettera , un discorso con Roberta appena convalescente , una passeggiata per le camere ombrose . Ma , breve come un lampo o lungo come uno spasimo , imperava il sogno sognato ad occhi aperti sopra una poltrona a dondolo ; e le due sorelle abbandonate nelle due poltrone , sognavano ad occhi aperti con le mani sulle ginocchia in atteggiamento da idoli insensibili ; mentre quel tempo precipitava , che esse dovevano piangere in avvenire per l ' ineffabile attrattiva delle cose perdute . Dì sera , il giardino era tutto una festa ; certi fiori non s ' aprivano se non nell ' umidità dell ' ombra , ed effondevano un odor vellutato , un odor misterioso di notte romantica ed antica . Fra i bassi filari degli aranci , migliaia di lucciole nottiludie trescavano , vibrando i piccoli lampi verdognoli , alternando la loro luce così , da sembrare la fosforescenza delle acque sotto i raggi di luna . Erano disposte a brevi intervalli sapienti ; volavano e lampeggiavano ad intervalli , s ' innalzavano fin sopra la casa e ritornavano ai filari degli alberelli e vibravano la luce mite , che bastava a inebbriarle co ' suoi giuochi puerili . Emilia scendeva nel giardino ad aspirare il profumo selvatico delle notti serene . Coglieva a volo nelle mani bianche e sottili qualche lucciola sperduta e la posava tra i capelli , ridendo in su , verso Roberta che guardava dalla finestra . I cani abbaiavano invisibili , sui colli neri ; i palmizii non si muovevano per alito d ' aria ; il silenzio massimo non era calato per anco sulla terra , ma già i romori s ' affievolivano a grado a grado . In breve il sonno penetrava negli umili edifizii , mentre tutte le cose non umane proseguivano il loro ciclo eterno , senza fatica . Ma innanzi al letto , Emilia si chiedeva s ' ella pure avrebbe dormito . Le pareva che inutilmente la sua alcova fosse chiusa : qualcuno vi passeggiava in ispirito ogni sera . Inutilmente celava il suo corpo sotto vesti senza linee : qualcuno l ' aveva già posseduto in ispirito e conosceva l ' arco mortifero del suo braccio , ove la testa dell ' amante avrebbe riposato presso il seno . Le vecchie regole morali che avevano fiancheggiate la sua adolescenza , e a cui Emilia ricorreva per salvezza , si rivelavano goffe come una processione di gesuiti attraverso a una folla di donna scarlatte . Altre volte , ogni formula imperativa era agevole , un sentiero diritto per una campagna senza sterpi ; ma procedendo , a poco a poco la strada invasa da viluppi d ' erba tenace , si smarriva in una palude di verde sdrucciolo . E le idee scarne assolute dei tempi rosei mutavano in una fuga di statue , a cui il cuore appendeva corone di rimpianto o di rimorso .... Così , prima che sorgesse il dramma , la giornata simmetrica si dissolveva nel circolo del tempo . III . Mentre Cesare Lascaris percorreva la strada ineguale , a piccole salite e a piccole discese , tra il villaggio e Pieve di Sori , Emilia comparve ritornando dal bagno , per un viottolo di fianco digradante al mare . Aveva un gaio abito lilla , e camminava con passo così leggero , che non avrebbe lasciato orma se il terriccio fosse stato di cera liquefatta . Portava alta la testa , un po ' indietro ; fra le labbra semichiuse apparivano i denti candidi . Ambedue i giovani eran diretti verso Pieve , a una passeggiata ; da parecchi giorni non si erano visti . Emilia gradì l ' offerta d ' accompagnarla . Imperava dovunque una molle rilassatezza . La campagna verde , a sinistra , inturgidiva sotto il calor sensuale ; oltre la strada , a destra , il mare si stendeva ampio ; e tra i due azzurri cupi del cielo e delle acque , una vela , porporina di raggi , somigliava a una svelta lingua di fuoco . Era uno di quei giorni frequenti , in cui la complessa vita d ' ogni cosa ha una solennità d ' indimenticabile concordia ; e dagli umili ai più alti gradi della scala creativa , tutto gioisce d ' un benessere il quale sembra eterno , senza possibilità di mutamenti , senza ricordi d ' altri stati meno giocondi . Nulla rammentava il tempo , la parabola triste , la decadenza , la morte ; era nell ' aria una galoppata di note ilari , un inno d ' oblio e d ' impassibilità quasi non crudele per ogni miseria . Emilia aperse il parasole bianco a merletti : intorno alla testa e alle spalle , le sfolgorò uno scudo rotondo , una parma di luce scintillante . Ella sentiva la gioia d ' essere tra quella pomposa gioia di vita ; Cesare al suo fianco , ritraendosi un poco , la studiava furtivamente . Parlarono , sul principio , di cose leggère , variazioni di temi comuni cui era troppo difficile sfuggire in quel giorno : la tranquillità della campagna , i paragoni tra la campagna e la città , furono i temi . Poi Emilia parlò di sua sorella . Percorrevano allora l ' ultimo tratto di strada nelle vicinanze di Pieve ; a destra , il muricciuolo di riparo era finito , e sul pendio scendente alla spiaggia , i pini marittimi svelti s ' arrampicavano , chiudendo tra i naturali intercolunnii le trasparenti chiazze dell ' acqua cerulea . Emilia , di tempo in tempo , guardava Cesare in volto , ed egli vedeva i due occhi grigi sotto le ale delicate delle sopracciglia fissarsi in lui con espressione di grande fiducia . Molte piccole cose significanti erano avvenute , da quando la cameriera di Emilia era corsa a cercarlo per supplire momentaneamente il dottor Noli al letto di Roberta . Cesare aveva preso vivo interesse alla malattia di questa , aveva confortato Emilia con parole d ' amicizia , le quali eran giunte strane e inaspettate a lui medesimo ; e allorchè Roberta s ' era infine potuta levare , l ' opera del buon dottor Noli era parsa alle due sorelle ancor meno efficace , ancor meno provvidenziale che il soccorso opportuno di Cesare . E , - fra le grandi cose , - dal giorno in cui la malattia aveva fatto la sua ricomparsa , qualche legame non visibile aveva aggiogato le due donne alla sorte del giovane ; l ' invitto soffio del destino aveva sfiorato le tre esistenze . - Dunque , - domandò Emilia , acuendo l ' intensità dello sguardo , - Ella non crede mortale la malattia di Roberta ? Fra tanti medici consultati , non uno mi ha detto chiaramente si trattasse d ' etisia .... Se fosse altro , una cosa semplice ? Non è possibile ? Mi dica .... Cesare pensava all ' immancabile fatalità che tutti quanti sono a fianco d ' un ammalato s ' ingannino sull ' importanza e sui progressi del morbo . Il bisogno di sperare è testardo nell ' uomo ; e Cesare aveva udito parecchie volte i consanguinei negar l ' evidenza , e gioire del miglioramento che precede di ventiquattr ' ore la morte . - È possibile , senza dubbio , - egli affermò , dopo essersi interrogato e risposto che non aveva alcun motivo a mostrarsi rudemente sincero . - La signorina Roberta è assai giovane , e , oltre questo , ogni momento s ' incontrano dei casi di guarigione spontanea . - Non è vero ? - esclamò Emilia , arrestandosi un attimo . - Essa è uscita dal letto , passeggia , si nutre volontieri ; sta proprio bene .... Come potrebbe riammalarsi ? ... Cesare lanciò alla donna uno sguardo non visto . Quella fede assurda , quell ' inganno puerile , in cui Emilia cadeva , pel solo indizio che i moribondi giacciono a letto e Roberta era in piedi , commossero l ' uomo , il quale sapeva l ' avvenire . Trovò dolce essere assurdo a sua volta e negar l ' evidenza , come una sfida al domani .... . - Non dubiti , - soggiunse , - è certo che altre crisi non si presenteranno . - Anche il dottor Noli me lo ha fatto sperare .... Sarebbe così terribile ! - mormorò Emilia , rivedendo con la memoria la giornata di sangue . - Abbiamo tanto sofferto , l ' ultima volta ! ... ed io ho accolto Lei in un modo abbastanza strano , - aggiunse mentre sorrideva quasi umilmente . Oh sì , in modo strano ; lo pensava anche Cesare , il quale per l ' abitudine di ricercar le cause , da qualche tempo andava studiando le ragioni che lo avevano indotto , a frequentare la casa delle due sorelle ; e aveva creduto trovarne una , nella orgogliosa necessità di farsi ben conoscere , di mostrarsi migliore di quanto egli non fosse , poichè ancòra gli stillava nell ' animo la ferita dell ' ingiusta diffidenza . Ma pronunziò sùbito alcune frasi comuni , per rassicurare Emilia sulla impressione di quella accoglienza ; ed egli stesso in fondo all ' animo sentiva una curiosa tenerezza per la ruvidità inabituale , che la donna aveva mostrato nel terribile giorno di paura e di sollecitudine . - Roberta è tutta la mia vita , - ella disse . - Quando non vi fossero tra me e lei così stretti vincoli di parentela , basterebbe la delicatezza della sua salute per rendermela cara , preziosa .... Per ciò , ho diritto a sapere , come una madre ; ho diritto a non essere ingannata pietosamente . Ancòra la franchezza delle parole piacque al Lascaris , quantunque fosse ben lungi dal riconoscere quel diritto , o almeno la necessità di obbedirgli . Ella taceva , guardando alcune donne , le quali andavano a rivendere , con un canestro di pesce o di frutta sulla testa ; due carri uno dietro l ' altro , a quattro o cinque cavalli in fila , romoreggiavano pesantemente , e nella discesa il freno guaiva sui toni più striduli . Cesare approfittò dell ' attenzione ch ' ella prestava allo spettacolo caratteristico , per osservare con qualche agio la sua compagna . Appariva tranquillamente superba di bellezza ; irradiato dal senso di equilibrio ch ' era in ogni cosa intorno , il volto calmo aveva particolari squisiti : gli occhi grigi a mandorla ornati di ciglia lunghe , il naso diritto con piccole narici , la bocca purissima dalle labbra vive . Conservava fresche le linee , che il male aveva atrofizzate o guaste in Roberta ; onde , la figura era snella , la elasticità delle membra era nel passo libero e ritmico , nei movimenti di grazia , nella stessa curva del braccio e della mano , con cui sosteneva l ' ombrellino presso la spalla . Infine , coi capelli neri , potenti di attrazione , ella risvegliava l ' imagine di una donna orientale , e ancòra molte imagini di obliosa mollezza in qualche stupendo gineceo . - Come si sta bene , qui ! - riprese , guardandosi in giro . - Noi volevamo partir dopo i bagni , ma il dottor Noli .... - Certo , - esclamò il Lascaris vivamente . - Sarebbe pericoloso ricondurre la signorina a Milano durante l ' inverno . - Per ciò , rimarremo . Ho già prolungato l ' affitto per tutta la stagione invernale .... Il paese è tanto tranquillo .... E s ' interruppe , aspettando ch ' egli dicesse se partiva dopo i bagni ; ma l ' uomo tacque , sembrandogli stranamente che l ' annunzio avrebbe preso un significato d ' intenzione . - Siamo a Pieve , - egli disse , con un gesto alle case , dove la piccola discesa moriva . - Vuole andare avanti ? - No ; riposo un poco , e poi ritorno . Emilia traversò la strada , scelse un rialzo coperto di spessa erba , verso il mare , e sedette . Cesare restò in piedi , contemplandola . " Com ' è bella ! " - pensò fanciullescamente . Per vent ' anni di vita vera , e per dieci di professione medica , egli non aveva conosciuto se non il piacere comune , e s ' era fatta l ' abitudine di ricevere le lettere femminili che parlassero d ' una voluttà testè morta , e ne promettessero altre per la dimane . Dell ' amore , nulla più gli era noto : non gli ostacoli stimolanti , non i contrasti gravi , non alcuna delle condizioni per le quali la necessità fisica si purifica . Egli aveva appena assaggiato qua e là , gustosamente . Ma in quell ' ora , a fianco d ' Emilia , Cesare cominciava a provare una specie di deliziosa angoscia , turbato dal presentimento del destino . - Sì , è molto tranquillo il villaggio , - egli soggiunse , - e ci si diventa molto pigri . Io non mi occupo di nulla , e non trovo tempo di scrivere agli amici . - Io pure , - disse Emilia sorridendo , - non ho che abitudini d ' ozio .... Essi erano perduti , dimenticati in fondo al paese . I treni passavano frequentissimi , trascinando gente ignota a ignote fortune ; ma in gran parte procedevano oltre , e non rimaneva nell ' aria se non l ' eco d ' un fischio stridente , e qualche latteo globo di vapore . A mezz ' ora di cammino , a Nervi , la vita era già più intensa ; la rinomanza de ' suoi alberghi e la bellezza della sua marina vi chiamavano ogni anno una varia folla di stranieri , malati d ' anima o di corpo , o abituati a climi tepenti . E intensissima , febbrile , tumultuosa , era la vita a Genova , dove Emilia , per unica distrazione , si recava spesso con Roberta . Lasciata la carrozza , le due sorelle andavano a passeggio per le grandi vie e per le viuzze stipate di botteghe , quasi ad un viaggio d ' esplorazione , su per le lunghe salite , a capriccio , felici quando arrivavan da sole a qualche altura , che dominasse la città , il porto , il mare ampio e multicolore . Non conoscevano persona , a Genova ; non capivano una parola dei dialetto serrato ed aspro ; godevano di sentirsi forestiere , e di passare a fianco d ' una folla che le ignorava ; l ' andirivieni della gente , il frastuono dei carri , la sfilata fitta dei negozii , davan loro l ' idea d ' un gran mercato sempre in tumulto ; e diversamente che a Milano , ove sapevano a memoria i nomi delle ditte principali , e credevano sapere tutte le abitudini della città , - gustavano a Genova ogni volta qualche cosa imprevista , e osservavano l ' ansia della vita romorosa , estranee come a uno spettacolo . Sul tardi riprendevano la carrozza per tornare a casa , raccomandando al cocchiere di non frustar troppo . Esse temevano un poco ; ma la gita le divertiva appunto perchè le discese ripidissime , la strada spesso parallela alla via ferrata , incutevano un ' ombra d ' attraente pericolo . Qualche volta , il treno le sopraggiungeva , rapido e formidabile ; e il cavallo , fermo innanzi alle barriere , drizzava le orecchie , volgeva la testa a guardare . Era l ' attimo più commovente della passeggiata ; le giovani si stringevano la mano , sorridendo . Il mare pompeggiava , solenne di quieta potenza ; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra o maestosa , incensando l ' aria coi profumi dei giardini , e tagliando il cielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute degli alberi . Di frequente il sole era tramontato , e la carrozza saliva ancòra l ' ultima ascesa tra Nervi e Sant ' Erasmo ; i monelli sulle porte schiamazzavano ; qualche carro , con le ruote pesanti affondate nel terriccio , ingombrava la strada , e nella penombra risonavano gli aizzamenti gutturali degli uomini , i tintinnabuli dei muli e dei cavalli inarcati a trarre il veicolo . Arrivavano a casa , le due sorelle , quando già i fanali modesti fiammellavano sul verde cancello del giardino ; correvano , salivan presto le scale , trovavan l ' uscio spalancato e la cameriera impaziente . Sulla tavola lumeggiata da un ' alta lucerna a colonna , la tovaglia , il vasellame , le posate mandavano bagliori ; e la serata cominciava , tutta bella d ' intimità . Non v ' erano se non i radi colpi di tosse , che potessero mettere sul volto d ' Emilia una nube fugace .... - Vuole che torniamo ? - disse a un tratto la donna , alzandosi e incamminandosi . Essi ripresero la via , involuti nella sensazione della complessa irresponsabilità delle cose , la quale sovraneggiava ovunque . - I suoi amici stanno a Milano ? - riprese quindi Emilia , più audace perchè rifletteva sempre troppo tardi . - Quasi tutti , - disse Cesare . - Ma veri amici non ne ho : colleghi , compagni di studii , conoscenze : legami , infine , che non resistono alla lontananza .... Mandò un respiro di sollievo , perchè gli sembrava d ' aver detto molto con la parola legami . - " Avrà capito ? " - si chiedeva , studiando sul viso d ' Emilia l ' impressione della risposta . Ed Emilia , che camminava con lo sguardo a terra , parve ergersi più dritta , liberata da un peso invisibile ; alzò gli occhi , incontrò gli occhi del Lascaris , e si trattenne a forza per non sorridergli . " Com ' è bella ! " - ripensò questi , un po ' umiliato di non trovare altro per lei . Ella non era corpo soltanto , ma uno spirito , un pensiero , un ' anima ; e tuttavia dal cuore di lui non salivano con violento impeto , se non quelle tre parole , che l ' avrebbero fatta arrossire , s ' egli le avesse pronunziate . Emilia fu punta da un brusco rimorso . Aveva dimenticato Roberta . Perchè aveva potuto dimenticarla e parlarne tanto poco e non insistere sulla guarigione inattesa ? Disse allora , con voce tutta diversa : - Dunque , è ben certo , signor Lascaris , che possiamo considerar salva Roberta ? Non v ' è pericolo d ' una ricaduta , d ' un peggioramento subitaneo ? ... Preso all ' impensata , in mezzo a visioni così lontane dalla malattia , dalla morte , da quella giovanetta , ch ' egli considerava col dispregio compassionevole d ' un artista per un bel quadro screpolato , Cesare ebbe la tentazione abbacinante di gridare ad Emilia : " Non legarti a lei ; è condannata . Tu sei per la vita , ed ella è per la morte . Tu hai i diritti di quelli , che il genio della specie ha creato a tutela della sua purezza , e Roberta ha i doveri di rinunzia , che il suo male e il pericolo del contagio le impongono " . Esitò un lampo a rispondere , e già Emilia s ' era arrestata , esclamando con voce angosciosa : - Ma Lei non m ' inganna , dottore ? Non avrà coraggio di farmi sperare nell ' assurdo , se fra poco ? ... Non m ' inganna , non m ' inganna ? ... Il grido confermò Cesare nell ' assoluta necessità d ' ingannare . Le ansie precedenti una catastrofe sono tutte inutili , e più torturanti per l ' incertezza del giorno e del modo . S ' egli avesse detto la verità , da quell ' ora Emilia sarebbe vissuta in uno strazio continuo , col dovere continuo di portare una maschera intollerabile di fronte all ' ammalata . Quando l ' inganno non fosse stato più possibile , egli l ' avrebbe confortata , dimostrandole la carità dell ' antica menzogna . Afferrò dunque la mano stesa dalla donna quasi ad implorare , e stringendola nella sua , rispose con fermezza : - Le dò la mia parola , signora , ch ' io non dubito dell ' avvenire .... La signorina Roberta è guarita .... - Quanto le sono grata ! - esclamò Emilia , riprendendo il cammino a fianco di lui . Poscia cedettero senza rimorsi al piacere di parlar di sè , obliando un ' altra volta la fanciulla . Quando passarono innanzi al viottolo digradante al mare , pel quale Emilia era comparsa e s ' era incontrata col Lascaris , lo guardarono ambedue un istante , e trovarono bellissima la scorciatoia stretta , impedita qua e là dagli arbusti scortesi . Parlarono degli amici , figure scialbe divenute più pallide in quell ' ora di porpora . Emilia descrisse le sue conoscenti , sfiorandole con la satira femminile ; Cesare usò la satira maschile , un po ' rude , che aveva talvolta la gravita d ' un rancore ; e l ' iconografia servì a riempire qualche lacuna , accennando ai luoghi visti in tempi diversi da ambedue , e alle persone conosciute dall ' uno e dall ' altra . Infine , l ' ultimo tratto di strada fu silenzioso , angustiato dal prossimo breve distacco e dal problema d ' occupare la giornata , il cui inizio era sorto pieno di vibranti speranze , di tremanti desiderii . Ammirarono insieme il ponte della ferrovia , a cinque grandi arcate , le quali incorniciavano cinque enormi quadri d ' orizzonte , d ' azzurro , di verde e di casupole : sfida insostenibile alla meccanica arte umana . Cesare accompagnò Emilia fino all ' ingresso della villetta , spalancandole innanzi il robusto cancello che cigolava . Dall ' ombra dei palmizii uscì incontro ai due giovani la figura curva e malaticcia di Roberta ; si avanzava adagio , svogliata , trascinando seco una folla di disgusti , e fra le mani teneva un gran libro di racconti fantastici . La fosforescenza , ch ' è nel sorriso e intorno al corpo degli innamorati , si spense tosto intorno a Cesare e ad Emilia . IV . Da quel giorno , i pensieri di Cesare Lascaris si fecero così duttili e balzani , ch ' egli avrebbe potuto comporne un facile poema , se avesse avuto l ' espressione letteraria e la pazienza d ' arrestare gli scoiattoli molleggianti sulle branche della fantasia . La fantasia gli divenne più elastica , e dovunque gli presentò visioni , lo deliziò coi gesti ricordati della donna e con la melodia della voce femminile ; il paesaggio gli riapparve asservito alla bellezza di lei ; più che quadro , umile cornice . E visse tra una flora mortifera di figurazioni sensuali . Erano gli occhi grigi , ch ' egli prediligeva ? E i capelli bruni , e la giovanezza , e il corpo alto , sottile ? Sì , era tutto questo . Nell ' animo di lei voleva un ' indefinita stanchezza , come per atavismo ? Voleva quell ' ingenuo senso della vita , che disarma una donna e la dà intera all ' uomo capace di dominarla ? Sì , tutto questo voleva . Ma tutto questo era in colei , la quale il destino gli aveva offerto nella solitudine della mite campagna . La sua vista gli aveva dato una tortura insoffribile . Sarebbe dovuto passare per la solita trafila , prima di giungere a lei ? Aprirle le braccia , non doveva bastare ? Si sarebbe offesa , s ' egli le avesse chiesto un bacio senza averle mai parlato d ' amore ? La sua bellezza l ' attraeva così , ch ' egli aveva vergogna di perdersi in lunghe e successive preghiere . Perchè non comprendeva ch ' egli l ' avrebbe amata sempre ? Qualcuno intorno a lei , poteva farsi amare e rapirla ? Essa era tutti i profumi più voluttuosi , tutti i suoni di una lenta orchestra invisibile , tutta l ' iride dell ' amore , tutte le promesse dei paradisi orientali . Egli doveva dirle che per lei avrebbe dato il suo sangue , la sua vita , il suo orgoglìo ; che avrebbe abbandonato gli amici , sfidato il mondo , portato superbo il più greve giogo da lei imposto ; che avrebbe rinnegato ogni fede , e avrebbe avuto la sua sola fede , la sua religione . Sì , tutto questo doveva dirle ; farla sorridere e pensare , turbarla , agitare le sue notti con visioni ardenti . Ch ' ella non avesse più requie se non fra le sue braccia . Che gli giungesse assetata di voluttà . Il bacio dell ' uomo le avrebbe comunicato un sì lungo spasimo di piacere , da toglierle la percettibilità d ' ogni altra sensazione ; e il suo corpo si sarebbe piegato , contorto , allacciato a rosee spire sotto le labbra di lui . Non doveva essere più nulla di conosciuto , se non una splendida forma armonizzata dalla passione . Ma eran parole o intricate formule di magìa , capaci di denudare colei ? Dove le avrebbe egli scoperte , in qual lingua , fra quali documenti di anime appassionate ? Era dunque possibile che le agili e bianche dita salissero al corpetto e intonassero la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano ? E tuttavia qualcuno l ' aveva già posseduta .... Quale uomo ? Un uomo scomparso , travolto nell ' eternità , lasciando ad altri , per altri , il fiore da lui appena schiuso e intravisto .... Ma da tempo sì lontano - ( la voluttà più astuta non lascia traccia se non in ricordi simili a pigmei , i quali corrano dove son passati i giganti ) - da tempo sì lontano , che il corpo della donna era puro , immemore , e i frutti del suo seno avevano obliato le labbra tremanti del maschio . A pranzo in casa di lei , un giorno Cesare potè contemplarla perdutamente e vivificar le limpide acque della fantasia , in cui l ' imagine d ' Emilia si rispecchiò senza più timore di venir cancellata . Fu un pranzo al chiaro di luna , perchè cominciato assai tardi aspettando il dottor Noli , che giunse nella penombra del grasso pomeriggio estivo . La luna , sorta dietro le rocce di Portofino , interamente rossa in un guazzo rosso a filamenti , era nell ' ascesa diventata a mano a mano pallida , aveva preso la sua espressione di bamboccio anemico e imbronciato . Al momento di chiuder la finestra e d ' accendere , i raggi entrarono inattesi , le lampade furono dimenticate , e il pranzo continuò tra il pulvìscolo argenteo . In faccia a Cesare , Emilia apparve quasi un busto marmoreo . Pel cielo correvano alcune nuvole fioccose ; non velavano ma attutivano il raggio , facendolo più molle e più serico . La luna restava sullo sfondo cilestrino a guardar dolente le nubi che sfilavano , disperdendosi in forme rapide e balzane . Emilia si levò , mentre sull ' astro le nuvole gettavano il velo traslucido ; e si rivolse a prendere un Trionfo d ' argento che non avevan ricordato di porre in tavola . Ritta allora così , col Trionfo carico di tonde pesche mature e di grappoli d ' uva ricadenti , la donna si fermò innanzi alla finestra , giusto nel punto in cui succedeva alla gradazione della luce pulviscolare , una più tenue e morbida . Fu illuminata intera , tra una gloria di bianco lucido , di bianco latteo , e di bianco .... ; parve più alta , la testa cinta nel diadema di nerissimi capelli , gli occhi grigi dilatati dalla notte ; una divina statua . Cesare fu preso dal bisogno istintivo di parlar sottovoce , d ' ascoltar qualche racconto strano e cadenzato , il quale , come un fresco ragnatelo d ' argento , gli avvolgesse il cuore .... Si rattenne a pena dall ' esprimere l ' idea bizzarra , per quei due , Roberta e il dottore , che continuavano a vivere la vita normale . Ma ebbe il sottil gaudio di penetrar lo spirito d ' Emilia , di sentirlo inebbriato dalla scena fantastica . Anch ' ella era lontana dalla vita normale , in quella sera avvolta nel ricco manto della luna ; quasi il pulviscolo bianco le fosse passato attraverso le carni , dando all ' anima di lei una luminosità maravigllosa , una chiara gaiezza , quasi ella sorgesse formalmente e sostanzialmente nuova da un bagno di liquidi metalli .... ; mentre il dottor Noli e Roberta parevano due livide caricature , che assistessero senza sospetto al mistero della duplice ebbrezza , spellando gravemente le turgide pesche succose .... Quella fu la scena prediletta in cui Cesare volle conservare l ' immagine di Emilia , e le limpide acque della fantasia la ritennero poi per sempre , in uno specchio senz ' appannature . V . Roberta si svegliava di notte improvvisamente e si ascoltava respirare : il respiro era tranquillo ; sotto la scapola sinistra , il dolore sordo non rodeva più . Se le piccole macchie rosse , i nuclei di macchie sul petto e su le spalle non avessero rammentato la minaccia , il gran male sarebbe parso dominato per intero . Ma erano tuttavia frequenti le notti d ' insonnia con la paura dell ' oscurità , in cui s ' annidavano i pensieri che durante il giorno non osavano prender figura e avvicinarsi . Roberta stava distesa sul letto , ad occhi aperti ; le visioni pispigliavano nell ' ombra , e se ne udiva il passo cauto o il volo maligno d ' arpia ; qualche inesplicabile romore nella camera o in giardino dava tal brivido alla fanciulla , che le tempia le s ' imperlavano di sudore , ed ella era incapace d ' allungar la mano ad accendere il lume . Talvolta , lungo tutto il litorale , per tre giorni e tre notti di sèguito urlava il vento ; soffiasse dalla montagna o sibilasse dal mare , aveva una voce straziante d ' assassinato , una voce furiosa di chi scuota la porta per ripararsi , e negli intervalli , una flebile voce di sarcasmo , la quale prometteva nuovi assalti , nuove grida , nuove violenze . La fanciulla dimenticava le proprie angosce e viveva con l ' anima al di fuori , in ispirito nella campagna , tra le chiome convulse degli alberi , che disperatamente si torcevano e ricadevano nell ' aria . Quando aveva ben teso l ' orecchio ad assicurarsi la sinfonia notturna non fosse soprannaturale , accendeva il lume e si guardava in giro . La consolavano un poco gli oggetti con le loro forme conosciute , la tavola , il divano carico di libri , il cassettone su cui posava un alto specchio ; ma a confortarsi meglio , scendeva dal letto e correva a scrutar dalla finestra . In quel mezzo - nudo virginale , l ' unica bella cosa era la camicia dalle tinte pallide , coi merletti intorno alle maniche e al collo , col monogramma dominato da una coroncina senza significato gentilizio . Sotto il tessuto azzurro si ricoverava la magrezza ch ' era quasi deformità , e fuori balzavano due spalle pungenti : due mani allacciate con forza intorno all ' esile busto della giovanetta , avrebbero potuto ritorcerlo come un virgulto . Ella guardava dalla finestra in giardino , cercando distinguere attraverso la tenebra . I confusi moti dei due palmizii rispondevano all ' urlìo più accanito del vento , al rombo più profondo del mare ; v ' era dunque la logica dei fenomeni e nessuna vittima umana rantolava presso la villa , come pareva . La cosa era semplice ma rassicurante ; e aprendo l ' uscio della propria camera , la fanciulla volgeva l ' attenzione al silenzio della casa ; di là dal gran salotto centrale , la camera d ' Emilia aveva la porta spalancata , la soglia rischiarata mollemente da una rosea lampada notturna . Emilia godeva di tale incredulità per ogni cosa non verisimile , che qualche volta Roberta n ' era offesa ; l ' equilibrio de ' suoi nervi era assoluto e le avrebbe permesso di addormentarsi alla porta d ' un cimitero ; gli usci bene assicurati , Emilia non temeva nulla di soprannaturale , e non ammetteva ciò che sfuggiva alla logica . Una notte in cui aveva udito lo scricchiolìo lento dei mobili , e il passo cauto , e il volo maligno di visioni febbrili , Roberta balzò dal letto e corse alla camera della sorella . La lampada proiettava sopra Emilia dormente un raggio opaco e calmo ; gli occhi chiusi con le nere ciglia abbassate , la bocca chiusa con le labbra raccolte a un ' immobilità statuaria , le braccia nude e composte lungo i fianchi , indicavano una pace secura , la vittoria della giovinezza su gli abituali sogni voluttuosi . Si sarebbe detto ch ' ella si fosse abbandonata al sonno quasi sopra le acque inesplorabili e serene d ' un gran fiume che conducesse al nulla .... Roberta indugiò un istante a contemplarla , tra il rispetto e l ' invidia ; ma mentre stava per tornare alla sua camera , rammentò d ' averla lasciata oscura , e si decise . - Emilia , - disse cautamente , - Emilia , Emilia .... - posando una mano sul braccio della sorella e pensando che se qualcuno avesse chiamato lei Roberta nella notte , ella avrebbe gettato un grido dì spavento . Ma Emilia si drizzò a sedere , uscendo dal sonno per entrar con agile prontezza nella realtà , senza stati intermedii . Le due punte dei seni urgevano vigorosamente la camicia , quasi visibili ; e le lenzuola abbassate scoprivano la linea del busto fino ai fianchi . - Sei tu ? - chiese con la voce velata . - Che vuoi ? ... Non ti senti bene ? ... Roberta esitò , ancòra in contemplazione di quel bianco volto sotto le trecce nerissime , di quegli òmeri giovanili e freschi ; pensò che sua sorella avrebbe potuto lasciare il letto così , vestirsi , e comparire fra la gente , senza nemmeno rinfrescarsi il viso . - Non hai udito un romore ? - disse la fanciulla . - Un romore strano ? - Quando mai ? Non è possibile : tutti gli usci sono chiusi .... Roberta crollò la testa a quell ' argomento di prammatica : Emilia non ammetteva i romori se non quali indizio di fatti comuni e di persone vive . - Avrai udito schioccar la frusta sulla strada , - ella riprese sorridendo . - A quest ' ora ci son sempre dei carri che passano .... - No .... Infine , ho paura , - dichiarò l ' altra , più inquieta per quelle ipotesi , ch ' ella aveva già fatto e aveva dovuto respingere .... - Ho una paura terribile .... Mi permetti di dormire con te ? ... Solo fino a quando si rifaccia chiaro , solo fino all ' alba .... Gli sguardi d ' Emilia non seppero dissimulare e percorsero tutto il corpo infermiccio della sorella , il corpo madido d ' un mador contagioso . L ' istinto non affievolito dalla vita diurna si ribellò all ' idea d ' un sacrificio senza ragione , per le paure infantili della ragazza . E , come a spegnere l ' espressione di turbamento , girando incerti gli occhi per la camera , Emilia rispose : - Che pazzia , cara ? Che cosa ti passa per la testa ? Sai pure che non c ' è nulla , nulla affatto a temere .... E poi , non abbiamo mai dormito insieme .... Ma Roberta aveva afferrato lo sguardo e l ' aveva compreso con la sagacità dei malati , sempre vigili a quanto può consolarli e a quanto può ferirli .... - Hai paura ? - disse con un gesto di sdegno , serrandosi nelle spalle . - Hai paura di prendere il mio male , non è vero ? ... di diventar brutta ? ... Non disturbarti : vado via .... Trovò nell ' umiliazione il coraggio per sfidare le notturne inquietudini , ed uscì prestamente , s ' inoltrò nel buiore delle altre camere , senza curar la sorella , che aveva steso un braccio a trattenerla . Emilia restò a sedere sul letto qualche tempo , meditando gli argomenti offerti dall ' istinto egoistico per giustificare il suo rifiuto : poi si vinse , e gettò da un lato la leggera coperta . Nella fretta e nel bisogno di buttarsi qualche cosa su le spalle , afferrò l ' accappatoio bianco che giaceva sopra una sedia . Aveva , l ' accappatoio , una sottil fragranza di mare e di sole ; conservava fra le pieghe i sogni luccicanti pullulati dalla mollizie del bagno ; era un emblema di salute e di vigor giovanile . Emilia lo spiegazzò fra le mani e lo indossò con furia , quasi tentasse far tacere quei ricordi carnali . Quando fu nella camera di Roberta , il singhiozzo prolungato e sommesso della ragazza la guidò fino al letto , e trovatala nel buio , si chinò ad abbracciarla . - Perdonami , - disse Emilia ; - mi hai colta nel sonno e ti ho risposto bruscamente ; non sapevo quel che rispondessi .... Vedi che sono qui , ora ? ... Ti domando scusa .... Meglio sarebbe stato il fatto di coricarsi vicino a lei , di consolarla , rassicurarla così ; ma non appena presentatosi quel pensiero , l ' istinto lo combattè con tutte le forze , come un sacrificio inutilmente dannoso e forse inapprezzato . Roberta , aggomitolata e lagrimosa , massa oscura nell ' oscurità più tenera del luogo , non disse parola ; Emilia , cercata una sedia a tastoni , la trascinò presso il capezzale , e vi si sedette , raccogliendosi intorno l ' accappatoio . Non pensò ad accendere il lume ; rimase immota , sentendo calar sul cuore l ' ingiustizia della sorella , che non le aveva aperto sùbito le braccia . I suoi occhi fissavano la giovanetta oscura e singhiozzante , o vagavano tra le forme volubili del nero , desiderando invano che il quadrato della finestra s ' illuminasse a poco a poco della tenue alba estiva . Il sonno era svanito . Emilia riprese a parlare , e le parole fluivano nel silenzio notturno , vibranti e squillanti sotto l ' onda d ' un ' irritazione contenuta . - Suvvia , Roberta , - disse , - perchè continui a piangere ? ... Perchè hai paura di tutto , come una bambina ? Bisogna essere meno deboli , più ragionevoli .... Non ti è mai venuto il dubbio d ' essere ingiusta , con me ? E tuttavia lo sei , lo sei troppo .... Io non ho fatto nulla di bene perchè conto poco sul tuo animo .... Ti ho dato solo dei consigli : ti ho pregato di condurre una vita più attiva , di non rimaner l ' intero giorno nella tua camera , di non leggere fino a indebolirti ; ti ho pregato di tante cose semplici , che pure ti avrebbero giovato .... Ma tu sorridi , quando parlo io ; la mia buona volontà si spezza contro la tua diffidenza .... Non ti sembra , Roberta , ch ' io abbia diritto a vivere una vita mia ? Ora , invece io vivo solamente della tua , mi trovo inceppata , schiava , ho sempre timore di spiacerti .... Non me ne lagno ; sarei felicissima se tutto questo avesse un resultato .... nella tua affezione , per esempio .... Quando sono rimasta vedova .... Il ricordo che le si presentava così repentino l ' arrestò a un tratto perchè le doleva crudelmente . Ella era stata moglie innamorata , più che affettuosa ; l ' amore era conseguito dal bisogno di trovare un senso nuovo intorno a sè , il quale non fosse parso desiderio volgare ; e mentre l ' uomo intendeva a crearle l ' esistenza sognata , la morte era sopraggiunta , e ogni cosa erasi ridotta a parvenza d ' un ' idealità intravista , d ' una rarità avvicinata e scomparsa ... Roberta non piangeva più , ma raddoppiando d ' attenzione , tentava figurarsi il volto e l ' atteggiamento d ' Emilia . La cercò a lungo con lo sguardo senza muoversi e scoperse infine una forma chiara , diritta ; ascoltò il rimprovero , pensando che le parole erano inutili e rimaneva il fatto , il ribrezzo mal celato ; s ' indugiò con gli occhi a quella forma quasi chiara e diritta , indovinando l ' ombra scesa sulla fronte della donna . - Quando sono rimasta vedova .... - continuò Emilia , dolorosamente colpita che Roberta non l ' avesse interrotta e l ' obbligasse a compiere la frase , - io ti ho promesso di non allontanarmi da te , e tu mi hai promesso la tua affezione più devota .... Dovevamo percorrere la nostra via insieme , veramente da sorelle .... Io non ho ancòra nulla da rimproverarmi .... E tu , Roberta ? Non hai nulla da rimproverarti ? Ti sembra di amarmi quanto ti amo io ? ... Roberta ? ... Non mi ascolti ? ... Non vuoi rispondere ? Allungò la mano vivamente , incontrò sul tavolino la candela e l ' accese .... La fanciulla appoggiava un gomito al guanciale , stando coricata di fianco sopra le coperte ; alla luce inattesa si rannicchiò dentro la camicia per nascondere le gambe smagrite . Ella andava macchinando molte ragioni da obiettare , molte dure e taglienti parole , che avrebbe pronunziato senza ritegno col favore dell ' oscurità ; ma il lume acceso le smagò l ' energia necessaria , e le ragioni e le parole si dispersero . Guardò di nuovo Emilia avvolta nell ' accappatoio bianco , da cui sorgevano il collo tornito e la testa fiorente di vitalità ; le gambe chiuse nelle calze di seta nera erano accavallate l ' una sull ' altra ; e i piccoli piedi , seminascosti in piccole pantofole rosse . Quello spettacolo di giovanezza , quella giovanezza piena , la quale pareva dicesse : - " Io sfiorisco lentamente qui , ma qui non dovrei essere , e il mio destino è più forte d ' ogni calcolo pietoso , " - riattizzarono in Roberta l ' energia per le parole amare . - Ecco , - rispose chinando la testa a osservarsi le mani , perchè non osava sostenere lo sguardo interrogativo e dolente di Emilia , - senza dubbio quanto tu dici è vero ; ma io non ti aveva chiesto di ricordarmi i tuoi beneficii .... Mi sentivo male , stasera , e avevo paura .... Sai che io sono una sciocca e non ragiono bene come te .... Avevo paura , son venuta nella tua camera , e tu mi hai mandata via .... - Ma è falso , Roberta ! - No , non è falso : mi hai mandata via .... Perchè ? Potresti dirmelo , tu che mi ami tanto , potresti dirmi il motivo pel quale non mi hai concesso di passar teco la notte ? Non è forse perchè ti faccio orrore , perchè sai che la mia malattia è probabilmente contagiosa ; perchè hai ribrezzo di tua sorella , infine ? ... - Roberta , che cosa dici ? - Hai ribrezzo di tua sorella , e sei stanca di doverle prestar le tue cure .... Tutto ciò , io l ' ho capito , l ' ho visto ne ' tuoi sguardi , non soltanto questa notte , ma da tempo , dal giorno in cui ti è venuto il dubbio ch ' io fossi tisica , tisica , tisica ! ... Nello sforzo di lanciare le terribili parole , s ' era spinta innanzi col busto , protendendo il collo scarno ; e coi capelli sciolti per le spalle , arruffati sugli occhi , sembrava una magra femmina selvaggia che gettasse un grido lugubre nella notte ; di sotto gli archi sopraccigliari saettava una corrente d ' odio . - Ascolta , Roberta .... , - disse Emilia , sgominata dalla subitanea trasformazione della giovanotta in una energia fisica , urlante di rivolta e di dolore . - No , tutto questo mi fa peggio di qualunque malattia , - seguitò Roberta senza curare l ' interruzione . - Sei venuta a rassicurarmi , dici , e resti lì , inchiodata sulla sedia , studiando di non avvicinarti .... Se ti chiedessi di stringermi forte fra le braccia , di mettere le tue labbra sulle mie , rifiuteresti inorridita .... Sei la mia condanna , tu che mi vuoi bene ... ! Ah sì , i medici mi confortano , mi dànno a sperare , ma io vedo che le loro parole sono false , perchè tu me lo fai capire ad ogni istante , me lo dici ogni giorno , ch ' io sono ammalata per sempre .... E non hai compreso , Emilia , non hai compreso che io non voglio morire ? che ho il terrore della morte , che non posso dormire per quell ' idea ? Voglio vivere , vivere , vivere , come te , come gli altri , perchè sono giovane , perchè ne ho il diritto , perchè .... E senza compiere la frase , spalancando , le braccia nell ' aria disperatamente , mandò tale un grido di rabbia e di desiderio , che Emilia balzò in piedi quasi una scudisciata le avesse lacerata le carni .... Corse a Roberta , la strinse pazzamente al seno , appoggiandone la testa sulla propria spalla . - Roberta , - mormorò quasi con febbre , - Roberta , non è vero che sei malata e ch ' io ho ribrezzo di te ! Come hai potuto supporre ? ... Vuoi le mie labbra , vuoi che ti stringa così ? Senti che ti bacio ? Senti che ti chiedo perdono , se ti ho dato , motivo a dubitare di me ? Dormirò con te questa notte , dormirò ogni notte con te , purchè tu mi creda ... ! Aspetta .... Con la mano che non sosteneva il corpo di Roberta , Emilia slacciò i cordoni dell ' accappatoio e adagiò la fanciulla per coricarsi a fianco di lei ; ma Roberta era pallida e anelante , e la donna tacque a un tratto , e si chinò a guardarla spaurita .... - Roberta , - disse , - ti sentì male ? - No , - rispose la giovanetta , - ma sono stanca : ho bisogno di riposare ; lasciami sola .... - Che paura mi hai fatto , bambina ! Perchè mi hai detto tante cose tristi ? Hai voluto punirmi ? Emilia stava in piedi accanto al letto . Roberta , aggomitolata nella camicia azzurra , fissando gli occhi in alto , coi capelli sparsi sull ' origliere ascoltava giunger di fuori il ritmo quadruplice d ' un treno , il quale passava soffiando nella tenebra dei campi , lungo la tenebra del mare . - Bisogna resistere alle cattive idee , - continuò Emilia ; - ho parlato di te l ' altro giorno al signor Lascaris : e anch ' egli mi ha detto che tu sei guarita .... Guarita , capisci ? - Oh , il signor Lascaris dirà tutto quanto vorrai , - osservò Roberta con un riso stridulo . - Il signor Lascaris non sarà mai sincero con te , ed io non credo a lui , come non credo agli altri .... Guarda , - aggiunse , facendo uno sforzo per tornare a sedersi sul letto e rimboccando una manica della camicia , - guarda come sono ridotta , come sono divorata dal male .... Ti paion queste le braccia , il petto d ' una ragazza di diciannove anni ? ... Non vedi quante macchie ? Fin che queste macchie non spariscano , io sarò malata , avrò la morte qui dentro , - e si toccava il seno con le mani febbrili . - Il signor Lascaris , il dottor Noli , tutti possono ben parlare : nessuno oserebbe dire a me o a te , ch ' io debbo morir presto .... Si raccolse per seguire a testa bassa l ' eco della frase spietata , che le risonò nell ' animo quasi non l ' avesse pronunziata ella medesima . La luce gialla della candela le stendeva sul volto una maschera cerea , in cui gli occhi vitrei diventavano traslucidi e i capelli biondi si snaturavano in un pallidissimo color d ' ambra ; la camicia cilestrina così mite e ridente sopra un corpo rigoglioso , era sinistra su quel corpo magro , pareva un drappo ilare avvoltolato per ischerno intorno a un rigido fantoccio . Emilia s ' era collocata di fianco sul letto , a viso a viso con la sorella , e la guardava inquieta . - Non agitarti di nuovo , - ella pregò , - non esaltarti , non è vero nulla di quanto tu dici .... - Morire , morire , capisci ? - continuò Roberta . - Devo morire , presto . Tu non credi alla morte ; tu l ' hai dimenticata , perchè sei sana , sei bella .... Vedi come sei bella , - proruppe in aria di corruccio , mentre , allungando le mani , apriva ad Emilia l ' accappatoio già sciolto , e le additava il collo rotondo , i seni tondi e duri , che si delineavano , perspicui sotto la camicia . Emilia si ricoperse vivamente . - E anch ' io avrei voluto essere bella , e piacere .... Ogni cosa è per voi , che siete belle e forti .... Io devo morire , morire ! La voce , dopo essere stata mordace , era divenuta sommessa , desolatamente triste , ed Emilia non osò più resistere . Ella s ' era ben detto che doveva consolar la sorella e farla sperare e vincerne i fantasmi ; ma dove trovar le parole di conforto , le quali valessero quelle parole disperate , e le superassero ? Tacque ; poi lentamente , anche la voce di Roberta s ' abbassò a un mormorìo lamentoso : - Avrei voluto essere bella , e devo morire .... Non ho più nulla per me : non posso nemmeno respirar l ' aria che respiri tu , e goder l ' ombra ; devo andare in cerca del sole .... - Fatti coraggio , Roberta ; sono , idee .... - tentò ancòra Emilia . - Ho paura della morte .... - Perchè vuoi renderci tristi ? Sei guarita .... - Ho paura della morte , e ogni giorno , essa può entrare in questa camera .... - Sei così giovane .... La giovanezza è una forza ... - Quanti muoiono giovani ! E come , come , dovrò morire ? - Roberta , Roberta , non esaltarti . - Ma sono disperata ! Non senti la disperazione nelle nostre parole ? - È la notte ; domattina tornerà la speranza . - Sarà peggio ; e la morte continuerà il suo cammino , mentre noi aspetteremo la vita .... - Silenzio , Roberta .... Pensa a domattina , col sole , col mare calmo e illuminato .... - Tutto questo è così indifferente al mio male ! E nessuno , anche i non indifferenti , potranno giovarmi : dovranno assistere alla mia morte , senza stendere la mano per allontanarla d ' un ' ora .... Nascose il volto tra i guanciali , piangendo liberamente ; Emilia le passò le braccia attorno al busto , mettendo il capo presso il capo di lei . Così piansero a lungo , rischiarate dalla luce giallastra della candela elle si consumava : e l ' alba trovò le due donne discinte , che parlavan della morte , a testa china sul medesimo , guanciale . VI . La notìzia fu annunzìata con tanto ingenua serenità , che nessuno avrebbe supposto fosse falsa . Per sospettarlo , bisognava conoscere l ' indole impulsiva di Roberta , la quale non trovava nulla così dolce quanto inventare un fatto o raccontare una bugia . Qualche volta rimaneva ella medesima colpita dalla propria abilità , dalla spontaneità incomparabile con cui repentinamente , minutissimamente , sapeva esporre una lunga favola di sua creazione ; e in un attimo stendeva una rete di menzogne inutili , sbizzarrendosi a saldar l ' allacciatura dei nodi , che potessero resistere a qualunque sforzo d ' obiezione . Spesso con Emilia aveva fatto il giuoco infantile , ma lo aveva concluso con una risata , gettando le braccia al collo de la sorella , e dicendole : - " Non è vero . Ho inventato tutto , per divertirmi . " Con Cesare Lascaris lo esperimentò un giorno in cui era piena di speranze e si sentiva bene e aveva voglia di ridere a spese di qualcuno . D ' altra parte , Cesare non le piaceva : era bruno , coi tratti del viso irregolari e forti , senza barba , ed evidentemente magro quasi quanto lei . - Mia sorella è uscita per il bagno , - ella disse non appena l ' uomo comparve in giardino . - Tornerà ' forse fra un ' ora . Poi , mentre parlavano di cose indifferenti , la fanciulla trovò modo di farvi sgusciar dentro la notizia falsa , a guisa di parentesi : - .... Lei sa che mia sorella è fidanzata , non è vero ? ... Lo sa ? ... Cesare stava fortunatamente a testa bassa , disegnando sulla sabbia una serie di circoli concentrici ; e sùbito , al colpo non atteso , ricordò che la professione medica aveva saputo creargli una maschera di calma impenetrabile , per i casi disperati . Sollevò la testa , senza batter palpebra . - Me ne congratulo sinceramente , - rispose . - Non ne dica nulla a Emilia , però . Forse mi rimprovererebbe .... E per qualche minuto la ragazza continuò a parlare , enunziando tutte le particolarità del fidanzamento . Si trattava d ' un giovane signore di Milano : il matrimonio sarebbe avvenuto nell ' ottobre prossimo , in Riviera , perchè Emilia non voleva abbandonar la sorella un sol giorno ; quanto a lei , Roberta , sarebbe rimasta presso gli sposi . Cesare ascoltava immobile , non accorgendosi che dalle mani gli era scivolato il portasigarette di tartaruga ed era caduto a terra . Guardava la ragazza , scoprendole a un tratto qualche espressione profondamente femminile , che gli era sempre sfuggita . Con una gamba sull ' altra in modo da lasciar vedere un po ' delle calze , con le braccia aperte sulla spalliera della panchetta rustica , la testa portata indietro , le ciglia socchiuse , Roberta era in quel giorno e in quell ' atto molto sessualmente femmina , emanava inconsapevole un ' acredine sensuale , eccitava una cupidigia di violenza bruta . Il giovane aveva tentato a più riprese di sviar l ' argomento ; ma Roberta era inflessibile , quantunque la mancanza d ' obiezioni da parte dell ' ascoltatore le togliesse il meglio del suo piacere ; pur tuttavia seguitò a descrivere il carattere del fidanzato , un uomo eccezionale , senza confronti . Infine , Cesare si alzò per troncare la conversazione , e mise il piede sul portasigarette , che schizzò in frantumi . Fu la sola prova di oblio completo , ma fu anche quella la quale divertì immensamente Roberta , che lanciò alcuni trilli di gioia puerile . - Che cosa fa ? Che cosa fa ? - esclamò ridendo . - È il suo astuccio ! ... Se n ' era dimenticato ? ... Guardi come l ' ha ridotto ! Le risatine perlate della ragazza lo ferirono anche peggio . Si chinò a raccogliere i frantumi , e se li rovesciò macchinalmente in tasca insieme a un po ' di ghiaia e a qualche sigaretta , mentre Roberta raddoppiava le risatine quasi maligne . - Deve star molto bene , Lei , oggi ? - domandò Cesare . - Sì .... Perchè ? - rispose la giovanetta oscurandosi subitamente in volto , - Come mi trova ? ... - Sono pallida ? Tale era l ' umile preghiera della voce , che Cesare non ardì spingere oltre la sua vendetta . - Appunto , - si affrettò a dire . - Non l ' ho mai vista meglio : ha un colorito splendido . Roberta mandò un sospiro di conforto , e Cesare si limitò a pensare : " Con una parola potrei forse ucciderti . " Ma sentì di repente che si svegliava da un sogno , e che tutte le cose intorno a lui avevano ripreso il loro aspetto comune , laddove per qualche tempo egli aveva visto il giardino grande come una foresta , e i filari degli aranci profondi come i sentieri di quella foresta . Nauseato , stava per andarsene quando Emilia sopraggiunse ; aveva il suo solito abito , lilla , e in testa portava un cappello rotondo , di grossa paglia ; le mani erano nude . Cesare la guardò appena , rifuggendo dall ' analizzare anco una volta lo spettacolo di bellezza che non era per lui ; Roberta prestamente gli gettò un ' occhiata per implorarlo a tacere ; e la conversazione s ' avviò con una svogliatezza inabituale . - Ebbene , che cosa è accaduto ? - domandò Emilia a Roberta , quando Cesare ebbe preso commiato . - Eravate così confusi tutti e due .... Roberta scoppiò a ridere . - Ha rotto il suo astuccio da sigarette , - rispose . - Null ' altro .... Poi , più tardi , in casa , non potè trattenersi e narrò ad Emilia la sua menzogna . - Sono vere sciocchezze , - osservò la donna bruscamente . - Quale intimità abbiamo noi col signor Lascaris per prendercene giuoco ? E perchè inventare una storia di genere così delicato ? È orribile , che tu non possa vivere un giorno senza dire una bugia , a qualunque costo , al primo venuto .... Parlava con voce un po ' alta , mentre andava preparando alla sorella una tazza di cioccolata di cui Roberta aveva abitudine ; ma le sue mani tremavano , e con un movimento maldestro rovesciò la tazza di porcellana e la ruppe . Per la prima volta , Roberta ebbe a pentirsi quel giorno d ' una sua favola ; perchè Emilia andò a rinchiudersi in camera e non si mostrò fino all ' ora di pranzo . Roberta non l ' aveva mai vista così agitata : fosse imaginazione o realtà , le parve che la sorella avesse pianto . VII . Si arrampicò per il monte dietro il paese , dove la straducola mancava del muro , e apparivano , come da uno squarcio , le acque , il paesaggio , il verde , il grigio . Là , Cesare sedette ; restò a guardar lo spettacolo fantastico , in una posa d ' attenzione totale , sdraiato sopra un piano d ' erba , all ' ombra d ' alcuni folti ulivi . E lo spettacolo era così raro , che l ' uomo ne fu per qualche istante tutto assorbito , e cominciò a osservar da lontano , avvicinandosi con lo sguardo a poco a poco fin dov ' egli si trovava . Da lontano , il mare in un ' invasione di luce singolarmente nebulosa e dorata , aveva smarrito la linea d ' orizzonte , unendosi col cielo dorato e nebuloso ; talchè non si sarebbe potuto dire , nella falsa rifrazione , se le vele piccoline danzassero sul mare , o non piuttosto fossero tra cielo e mare sospese . In quella sterminata dovizie di luce impalpabile o dentro le acque animate dal formidabile riverbero , due scogli neri sorgevano , apparenti e scomparenti a capriccio dell ' onda , circonvoluti da un rigoglio di spuma gialla . Le coste lontane , che nei giorni d ' aria lucida si disegnavano perdutamente , stavan celate dietro il velario d ' oro . Ma verso le rocce violette di Portofino , a levante , le acque avevan disperso il pulviscolo solare , e una violenta chiazza azzurra restituiva la solita visione col limite ben netto dell ' orizzonte . Ancòra là , otto o dieci vele bianche , l ' una accosto all ' altra , erano farfalle posate con le ale trepide sul pelo delle acque ; e due o tre , più basse , avevano una tinta bruna , quasi la luce non fosse giunta a tangerle . Così lungi , le imbarcazioni peschereccie , tenevan forma e significato di giuocattoli ; nè si poteva credere portassero uomini massicci , curvi sul liquido specchio o stesi sulle tavole umide in aspettazione . Poi , ad un tratto , diminuendo di molti gradi la lontananza prospettica , s ' apriva agli occhi di Cesare la costeggiante verzura del paese , fitta e spessa come un vello , in numerose gamme di colore , in diverse altezze , da cui s ' ergevano , i cipressi cuspidali . E ridenti di bianco o di rossiccio , le case vivevano tra quel magnifico sopore della vegetazione , che nell ' aria calda non muoveva fronda o foglia . Verso oriente era la chiesa bigia col livido campanile , cui s ' aggruppavano stretti attorno gli altri edifici , i quali a mano a mano andavan poi disseminati in mezzo al verde , spinti fino al mare , collocati più alti sul lene pendio dei colli ; e frequenti balzavan fuori tra casa e casa i ciuffi di verzura , i ciuffi argentei degli ulivi .... Dominava il grigio , per i ciuffi degli ulivi e per le lastre di ardesia che coprivano i tetti . Più qua , immediatamente sotto il piano erboso dove Cesare stava , lo spettacolo era gentile , con due lunghi rettangoli di terra , che un giardiniere coltivava a rosai ; e le rose bianche , opulenti , molte già sfatte , innalzavano un profumo carnale , potentissimo in quell ' aria pura d ' ogni altro profumo . Una cagna volgare abbaiava dietro invisibili fantasmi , correndo sulla terra grassa a calpestar le foglie di rose disperse . Alcuni romori salivan dal paese : il grido di qualche rivendugliolo , lo schioccar delle fruste , il lamentio d ' uno zufolo stonato ; così fievoli tutti , vaganti nel grande spazio , che la lontananza pareva maggiore . Lentamente le scene diverse si mutarono in imagini d ' abitudine , per Cesare che le fissava con lo sguardo pigro di chi medita cose lontane ; assorbivano la sua attenzione fisica , dando libero il corso ai pensieri . La donna amata da lui , era per altri ; la plastica di quell ' impareggiabile corpo sul quale i suoi occhi s ' eran posati nella deliziosa trepidanza dell ' intuizione , doveva svelarsi intera a un altro uomo ; in un ' alcova ignota , la voce d ' Emilia sarebbe diventata intima .... E la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano ? La visione della donna soffusa di bianco nel pulviscolo lunare ? Egli si trovava dunque impegolato in uno di quegli amori cui il volgo definisce , tra il rammarico e lo scherno , senza speranza ; e ne derivava la necessità di gettarsi a capofitto in pieno romanticismo , o di togliersi per sempre da una strada che cominciava a diventar malagevole . Aveva sognato . Qualche particolare dei sogni che inconsciamente era andato accarezzando in quei giorni , gli tornava alla memoria . Per esempio , aveva sognato una piccola villa con molti palmizii , addossata a una falange d ' ulivi rampicanti sui colli ; e tutto in giro , la campagna esalava quella serenità , la quale giunge così crudele alle umane sventure , ed è così piacevole per gli umani egoismi : la serenità dei grandi paesaggi alpestri , o dei graziosi paesaggi sui laghi lombardi .... Entro la villa , una voce femminile risonava nell ' ombra moderata delle camere fresche .... In abito purpureo Emilia giaceva sovra un ampio divano carico di molti origlieri bizzarri ; a ' suoi piedi , egli stesso , Cesare , seguiva la voce della donna .... Uno svelto scaffale da ninnoli era coronato da un alto vaso di porcellana riboccante di fiori , che cadevan sotto uno spiraglio di luce ; il sole ne irrubinava metà , un angolo di rose e di verbene , tra cui si drizzava qualche ciuffo di vainiglia . Questa ed altre ideali concezioni d ' avvenire , erano state bruscamente travolte , poichè non nella villa con molti palmizii , ma la voce d ' Emilia sarebbe diventata intima e flessuosa in un ' alcova ignota , per un uomo ignoto .... VIII . - Senta ! Senta ! - gridava la fanciulla , rivolgendosi a Cesare e additando le ondate furibonde che si gettavano contro la spiaggia . - Sembrano colpi di cannone ! Cesare e le due donne eran giunti in riva al mare , convulso per il soffio poderoso del vento , e tutto bianco ; eran scesi dalla strada sulle rocce più eminenti , arrampicandosi dove le onde non potevano arrivare . Ascoltavano così il rimbombo sordo dell ' acqua contro le cavità degli scogli ; un fragore talmente reiterato , che a fatica si distinguevano le voci . - È bello ! è bello ! - esclamava Roberta , aspirando l ' aria , e trovando sulle labbra un impercettibile umore salino . I riccioli intorno alla fronte e al collo le si scompigliavano sotto la veemenza del vento ; le gonne le si serravano alle gambe ; ella rimaneva forte sul dosso scabro della roccia , sorridendo alla burrasca . Dietro lei , Cesare s ' era fermato a fianco d ' Emilia . Questa , meditabonda e inquieta , aveva obliato un istante le sue riflessioni affannose , per ammirare lo spettacolo ; ma la vicinanza dell ' uomo , il quale pareva triste quel giorno e d ' una tristezza di cui ella sospettava la causa , le dava un ' immensa brama di spiegarsi , di togliere a sè e a lui dal cuore le punte , che la ingenua malizia di Roberta vi aveva affondato . E pensava , quasi tremando : " Com ' è strano che Roberta stessa ci costringa a parlare ! Ella medesima ci ha offerto un argomento grave e pericoloso . Dovrò spiegare a Cesare che io non sono fidanzata ad alcuno , che non lo sarò mai , perchè mi sono votata a un ' opera di sacrificio e ho promesso la mia esistenza alla sorella ammalata . Ma come risponderà egli ? Come accoglierà la mia rinunzia ? ... La combatterà , certo , e poi non riuscendo a vincermi , - non riuscirà , - dovrà partire .... Resteremo noi due , io e Roberta , per sempre .... " Gettò uno sguardo a Roberta e a Cesare , e per la prima volta il tormento di dovere sceglier presto , inappellabilmente , le si affacciò all ' anima con tutta la sua tremenda potenza . Doveva sacrificare in eterno l ' uno all ' altra , e la scelta non le avrebbe dato mai pace , egualmente non fosse mai avvenuta ; perchè la rinunzia di lei all ' amore e alla felicità avrebbe reso più cupa la dissonanza fra il suo spirito e lo spirito di Roberta ; nè ella avrebbe potuto perdonare a questa l ' insanabile spasimo che le era costata . E con l ' orrore abituale in lei per ogni veemente dibattito , guardava in fronte l ' avvenire , il quale si presentava amarissimo , qualunque via ella avesse percorso ; e innanzi al mare fremebondo , alle ondate gigantesche , al cielo seminascosto sotto nubi tempestose , innanzi allo spettacolo ribelle , provava l ' impeto di gridar la sua disperazione , di confondere la voce del suo furore inutile con la voce assordante di quel liquido furore , che si lanciava alla spiaggia , dopo aver già forse travolto uomini e navi . - Fa bene quest ' aria , signor Lascaris , non è vero ? - domandò Roberta , sorbendo ancòra l ' aria pregna di sali . - Ma non si esponga al vento così , - osservò Cesare , mentre pensava che sotto la gioia della giovanetta si celava tuttavia la molestia d ' un ' idea roditrice . - Venga più qua ; si ripari dietro queste rocce . Alcune rocce grigiastre bucherellate formavano una specie di profonda insenatura , e drizzandosi fino all ' altezza della strada , porgevano un ricovero naturale dalle raffiche del vento . Nella insenatura profonda , le onde si scaraventavano una sull ' altra bianchissime , andavano a battere contro il fondo , si ritorcevano , ed erano risospinte dalle sopravvenienti , con vece assidua , con un ribollir di schiuma più candida del latte . Lo strepito risonava enorme . Roberta sedette molto in basso , dove giungevano talora gli spruzzi minutissimi dei flutti ; più in alto sedettero Cesare ed Emilia , e sul principio Roberta si voltò a guardarli di tanto in tanto , additando senza parlare i cavalloni , che giungevan da lungi e si precipitavano entro la piccola baia . Poi stette , assorta , e sembrò aver dimenticato i compagni , per seguire qualche suo pensiero non anco definito e infantilmente triste . - Che cosa Le ha detto , ieri , mia sorella ? - domandò Emilia , girando a un tratto la testa verso Cesare . Sorrideva , con una fuggevole vampa di rossore sul volto ; e bastaron quel sorriso , l ' espressione involontariamente carezzevole degli occhi , per segnare un passo grande sulla via delle confidenze . Emilia pensò più tardi , - quando tutto era già per sempre finito e la sua esistenza era per sempre tracollata negli abissi della disperazione , - pensò che la sventura aveva avuto origine da quel suo moto irriflessivo .... Perchè non tacere ? Perchè spiegarsi , animando le speranze dell ' uomo , più forti quanto più gravi si presentavano gli ostacoli alla lustra di felicità , cui l ' uno e l ' altra sognavano ? Ma ormai , la frase le era sfuggita dalle labbra : - Che cosa Le ha detto mia sorella ? - Non è vero ? ... - esclamò Cesare . Gli occhi gli scintillavano , e il respiro gli usciva dal petto caldo e vibrato . - Non è vero ? ... Mi ha detto che Lei è fidanzata .... Ma non è vero ? ... La donna crollò il capo , continuando a sorridere , con un senso più mesto . - Roberta , - disse , - ha voluto scherzare . Qualche volta passa il segno e commette delle fanciullaggini ; ma è allegra così di rado , che bisogna perdonargliele .... Non è vero nulla .... E Lei ha creduto ? Io non sono fidanzata ad alcuno ; non lo sarò mai , ad alcuno .... E Lei ha creduto sùbito ! Le sembra che io potrei abbandonare Roberta ? Parlava con voce debole , molto commossa , tenendo gli sguardi alla tempesta ; e Cesare le si era un poco avvicinato per non perdere sillaba . Il mare ai loro piedi ruggiva .... Spingendo l ' occhio oltre l ' insenatura , si vedevan le onde infaticate battere disordinatamente per tutta la lunghezza della spiaggia , fino a Nervi : e gli spruzzi si levavano altissimi , aprendosi a guisa di Ventaglio e ricadendo tra il bulicame della spuma . - Perchè ? - domandò Cesare stupito . - Lei non abbandonerebbe sua sorella ? Innanzi tutto , abbandonare è cosa diversa .... - Più piano , - interruppe Emilia , temendo che Roberta non udisse . Il cuore le batteva in tumulto , ascoltando le parole divenute intime , segrete , come già l ' uomo avesse confessato il suo amore e già parlasse per difendere la propria conquista . Egli aveva sentito nel fondo dell ' anima scatenarsi la malvagità egoistica , per la quale voleva ogni cosa al suo dominio e non poteva soffrire ostacolo alcuno . S ' era fatto un po ' pallido , gli occhi neri lucenti ; aveva guardato in basso , verso Roberta , con un lampo d ' odio improvviso . - Lei vuole sagrificarsi a sua sorella ? - continuò , smorzando la voce . - È impossibile , assurdo ; sarebbe mostruoso . Pensi che ciascuno ha nella vita una strada da percorrere . Nessuno può , nessuno deve mutarla a forza , per seguire il cammino d ' un altro . E a quale scopo , a chi gioverebbe ? Ella sciuperà tutta la vita in una rinunzia inutile , la quale non sarà forse nemmeno compresa .... , nemmeno compresa ! " Perchè mi parla così ? " - domandò in quel punto Emilia a sè stessa , trasalendo sotto il soffio della scomposta eloquenza . E tentando sorridere ancòra , obiettò : - Ma ciascuno ha il diritto di scegliere la via , in capo alla quale spera di trovare una sodisfazione , un riposo della coscienza .... Non Le pare ? Quella ragazza è attaccata a me , è gelosa della mia affezione , e non reggerebbe al dolore d ' una lontananza , alla rivalità di un altro , affetto .... Io la conosco .... E Lei pure sa quanto la sua salute sia debole .... Infine , ho pensato , può crederlo : e ho giudicato che questo è il mio dovere , e che posso compierlo serenamente , anche senza sacrificio .... Sì fermò . Giungeva con fragore infernale un ' ondata verdastra , alta , e incontrando i primi scogli , spumeggiò d ' un tratto senza rompersi ; poi coperse la spiaggia , si franse , s ' ingolfò entro l ' insenatura , conquistando alcuni frastagli , fin allora intatti , della roccia su cui sedeva Roberta . - Hai visto ? - gridò la fanciulla ad Emilia . - È giunta fin qua su ! - Non sei bagnata ? - domandò Emilia con una premura timorosa , la quale significò per Cesare più di tutte le spiegazioni . - No , no . Sto benissimo qui , - rispose la giovanetta . Seguì una pausa lunga . Tutti e tre guardavano la vicenda delle acque potenti e il cielo giallastro pel riflesso di un moribondo raggio solare . - Sono le illusioni solite dell ' altruismo , - riprese Cesare , con voce cauta , piena di fremiti rattenuti . - Il tempo ne fa giustizia , ma sempre troppo tardi .... E perchè mai , a un tratto , questo sacrificio ? ... Perchè non prima ? Emilia battè le palpebre ; un pudore ardente le bruciava di rossore le guance ; ella avrebbe voluto riprendere la coscienza delle cose reali e fiaccare con lo sdegno la domanda ardita ; ma dal cuore le saliva un singulto di smarrimento . Guardò l ' uomo in volto e lo vide oscurato dalla passione dolorosa ; capì ch ' egli andava dietro ai balzi del pensiero e li ripeteva , dimenticando il riserbo tenuto fino a quel giorno e i doveri che quel riserbo gli imponeva . La comprensione della sua sofferenza incontenibile turbò maggiormente la donna . - Allora , - ella disse con voce spenta , - Roberta non era ammalata . Ella viveva con noi , non aveva bisogno della mia assistenza , nè io gliel ' aveva offerta .... E d ' altra parte .... Voleva dire : e , d ' altra parte , la dissonanza delle loro anime aveva avuto principio da quel tempo , appunto ; gli occhi di Roberta , da quel tempo s ' eran fatti vigili , gelosi , cattivi ; in quel tempo , Emilia aveva dovuto nascondere la sua gioia , misurarne gli slanci , guardarsi dalla sorella .... E , - il sospetto era atroce , ma non mancavano i dati a nutrirlo e a renderlo verisimile , - ed Emilia sospettava che il giorno in cui la morte aveva visitato la sua casa , fosse stato un giorno di letizia crudele per Roberta , infine liberata d ' una presenza agghiacciante , d ' una minacciosa rivalità . Voleva dir questo ; ed esitava tra il timore di addentrarsi troppo nelle confidenze più delicate , e la paura di non arrivare a convincere .... Ma Cesare , obbedendo all ' impazienza della sua superbia , scosso dal ricordo d ' un passato che non gli apparteneva e che aveva evocato egli stesso , interruppe : - Sì , sì , tutto questo è forse vero .... E , in ogni modo , io non ho alcun diritto a sapere , non ho alcun titolo per consigliare .... Vuole perdonarmi ? ... Perchè discutiamo di queste cose tristi ? - Infatti , - ripetè Emilia , - perchè discutiamo di queste cose inutili ... La forma brusca con cui l ' uomo aveva troncato il sèguito del colloquio , le dava un cocentissimo dolore . In fondo all ' incrollabilità del suo divisamento giaceva una oscura speranza , viveva il torturante piacere d ' ascoltar le obiezioni di Cesare . Per dissimulare lo spasimo , chiamò Roberta fortemente , nell ' intervallo fra un colpo e l ' altro delle onde . - Roberta ! - disse , - vieni qua con noi . Ti esponi troppo all ' aria .... La fanciulla s ' arrampicò per la distanza che la separava , dalla sorella , e Cesare la studiò in quell ' atto , mentre s ' appoggiava all ' ombrellino chiuso , aiutandosi contro le difficoltà dello scoglio . " Non ha un anno di vita ! " - egli pensò freddamente . Poi , a voce alta osservò : - Come si è fatta svelta , signorina ! Roberta sorrise di compiacenza , e tese la mano ad afferrar la mano che Cesare le offriva , per valicare l ' ultima scabrosità della roccia . - Ho bevuto tant ' aria di mare ! - ella rispose , quando fu seduta a fianco d ' Emilia . - Il mare è mio amico ; io gli voglio molto bene , ed esso mi lascia respirare così leggermente ! ... Emilia sorrise alla sua volta , con un ' ombra di tristezza . Qualche notte prima , Roberta aveva avuto la febbre e un nuovo sbocco di sangue , non forte , appena da arrossare la pezzuola ; ma lo spavento s ' era ridestato in Emilia , più grave poichè Roberta sembrava fatalmente illusa , ricca di speranze , e faceva molti disegni per l ' avvenire . - Questa , è la prima volta che vedo il mare , - seguitò Roberta , con la stessa volubilità fanciullesca . - Ma ne sono felice . Un altr ' anno voglio andare alla montagna , in Isvizzera .... Andremo , non è vero , Emilia ? ... C ' è un piccolo paese , con un bel lago , a mille ottocento metri d ' altezza .... Come si chiama ? Cesare ascoltava , rilevando senza pietà il sintomo delle strazianti illusioni ; e Roberta continuò a fantasticare , garrula e variabile . Aveva dei luoghi lontani una visione romantica , la visione dei giorni in cui il male non le si faceva sentire , ed ella poteva svelarsi in tutta la sua giovane ignoranza della vita e della realtà . Per inconscio paganesimo , si figurava il paesaggio ancòra popoloso di creazioni mitiche ; il mare , la montagna , il lago , la pianura , la notte ed i crepuscoli , eran gli elementi delle sue predilette fantasie .... Quando la sofferenza fisica e il terror della morte non le strappavano un grido di precoce disperazione , Roberta s ' indugiava tra quei pensieri panteistici come fra uno stormo di Fauni capripedi . Ma il chiacchierio febbrile passava sull ' anima d ' Emilia non diversamente d ' una mano incauta sopra una ferita viva ; e per troncarlo , la donna interruppe : - Sarà tempo di tornare , Roberta . Il vento arriva fin qui , ed è più forte .... Il vento rabbuffava ancòra le acque , levandole attorno agli scogli in danza alterna , senza posa ; per tornare , e ripercorrere un lungo tratto delle rocce , Cesare e le due sorelle aspettavano qualche volta l ' onda si ritraesse crepitando ; Roberta salutava con esclamazioni l ' impeto dei flutti , ma procedeva a disagio sul dorso sdrucciolo ineguale dei massi , e barcollava , e di frequente doveva valersi delle mani .... - No : aiuti Roberta , - disse Emilia a Cesare , rifiutando . - Io non ho paura . Ella non aveva paura ; guardava le ondate non anco infrante , ricurve , concave , ergersi lontano , in pieno mare , correre unite in linea di battaglia , gettare un balzo , valicando i più facili scogli , ricomporsi , correre di nuovo compatte , arrivare alla spiaggia , stendersi pianamente lattiginose , echeggiar sonore contro le cavità , dissolversi , ripiegarsi , arricchir le ondate susseguenti , riattaccar gli ostacoli ; ebbrezza del mare ampio e della goccia imponderabile . Sull ' ultimo tratto , Roberta vacillò , quantunque s ' appoggiasse alla mano ferma di Cesare ; egli stava giù avendo superato una costa rigidissima , e la fanciulla , al sommo , inciampò nelle vesti , non trovò tempo a riprendersi , e cadde sul petto dell ' uomo , che dovette stringerla fra le braccia . - Sono salva ! - ella gridò , sulla spiaggia , sciogliendosi dal non forte amplesso inopinato . E rise per confortare Emilia , la quale giungeva in quel punto . Ma la donna era impallidita , alla rapida scena ; non di paura ; per un altro sentimento confuso , per un morso al cuore ; e più da quel sentimento non mai avvertito innanzi , era turbata , che non dal fatto d ' aver visto Roberta fra le braccia di Cesare . Salirono una breve scala di pietra ; poi , arrivati sulla strada presso la chiesa , s ' accostarono al parapetto a salutare di nuovo il mare tuonante . Roberta si staccò l ' ultima , e rivolgendosi mentre gli altri s ' erano , già incamminati , mandò un grido . - È orribile ! - disse . Dalla strada provinciale veniva verso la chiesa una coorte di dolenti , alcuni recando sulle spalle un feretro coperto dello strato di velluto bruno , con una gran croce d ' oro nel mezzo ; altri al sèguito , salmodiando in lunga fila , rivestiti di càmici bianchi o di ampie vesti nere , il viso tutto nascosto dal cappuccio , ad eccezione degli occhi ; altri , pigiandosi sui fianchi del corteo , in disordine ; e la nuvolaglia tempestosa e l ' ora già tarda proiettavano una lunga ombra sinistra . Roberta s ' indugiò a guardare , accasciata , fissando ostinatamente gli uomini della Confraternita procedenti in cadenza , grotteschi e solenni ; i quali ridestavano nella giovanetta il terror della morte , la memoria , di qualche incubo .... - È orribile ! - disse ancòra ad Emilia , che tentava persuaderla a seguitar la via . - Non li dimenticherò più ! ... E a Cesare , che pure la rassicurava sorridendo , rispose : - No , no , taccia ! La prego ! Lei non sa ! Lei non sa ! ... Egli non sapeva , infatti , il motivo di quello sgomento . Tra gli spettri dolorosi della fantasia inferma , Roberta aveva fissa la visione del proprio cadavere , freddo e rigido , con le braccia incrociate sul petto , sopra un catafalco ricco di drappi funerei , presso una finestra spalancata in faccia alla campagna eterna .... IX . Forse la felicità non è che la simmetria del tempo ; l ' ora , il giorno , l ' anno , eguali all ' altra ora , all ' altro giorno , all ' altro anno .... La passione è il disordine , e il disordine è il dolore . Emilia si divincolava invano sotto l ' assillo . Celava il volto in mucchi di rose rosse , fresche e simili a labbra innamorate ; si chiudeva in lunghi silenzii o prorompeva in risa febbrili .... Neppur l ' alba riusciva ormai a quietarla : neanche il torpore suppliva al sonno . Cercava i narcotici , che distendono il corpo quasi sopra nuvole di bambagia . Fuggire ! Pareva quello il sogno più caro alla sua anima .... Era il formidabile istinto di salvezza , che sul viso del soldato nuovo diffonde un pallore mortale , e lo fu guardare indietro con immenso desiderio ai piani liberi e tranquilli , mentre la massa oscura del nemico si delinea e giganteggia di minuto in minuto .... Fuggire in qualche paese straordinario , dove il suo cuore avesse potuto riprendere il battito quieto , dove le sue notti fossero potute ridiventar calme e senza sogni .... Ma il paese straordinario , il cielo iperbolico sotto il quale tacciono le miserie , non sono cogniti ad alcuno . Nella più serena plaga del mondo non s ' incontra che tenebra umana .... Ella avrebbe voluto confessarsi a qualche anima intenditrice . A fianco di lei era soltanto Roberta , una fantasima ammalata , la quale trascinava la vita sotto un altro peso , con un altro spettro .... Oh come le teste giovanili piegavano in quei giorni al soffio delle cose implacabili , al rinascere infaticato delle visioni ! La casa era piena di silenzio , e le donne camminavano in una lieve nube di sonnambulismo , senza parlarsi ; e spesse volte calava la sera e l ' ombra si faceva sempre più densa e nessuna delle due sorelle pensava a difendersi da quell ' oscurità , in cui l ' anima cercava un rifugio avidamente .... Ciascuna era assorta nelle variazioni infinite del proprio tema . Roberta , nelle variazioni sul tema della morte ; Emilia , nelle variazioni sul tema dell ' amore .... Spingevano e rivolgevano ambedue il fardello , arrivavano al culmine d ' una faticosa salita imaginaria , e il fardello ricadeva in basso , e le due condannate riprendevano a sospingerlo , indefessamente così , l ' intero giorno . Emilia era afferrata dalla follia di gettarsi ai piedi di Roberta .... ( Roberta non s ' era a lei confessata ? non le aveva detto il mistero dello spavento che la divorava ? ) .... E di gridarle : " Ascolta , ascolta ; anch ' io sono malata . Anch ' io ho bisogno d ' illudere la mia vita e di snebbiare una visione .... Ascolta la mia tortura : da notti innumerevoli , non riposo ; da giorni e da notti innumerevoli , un pensiero mi coglie di soprassalto , mi passa traverso l ' anima come una lama infuocata .... Aiutami a salvarmi , Roberta ! ... Dimmi in qual modo potremmo distruggere gli spettri della nostra vita .... Non v ' ha un paese di silenzio , di là da quell ' orizzonte ? un paese d ' oblio , dove tutti vivano in pace solenne e la vita sia una meccanica semplice , la quale non muterà mai , non sarà mai turbata dal mistero del domani ? Vuoi che viviamo laggiù ? ... Tu non temerai la morte ; io non temerò l ' amore .... Ogni cosa avrà i suoi colori ingenui , e le notti saranno calme .... Dimmi se v ' ha una terra così felice , e dovunque ella sia , noi la raggiungeremo .... Oh fuggire all ' ignoto , comprendi ? sarà la nostra salvezza .... Anche tu soffri il terrore dell ' ignoto ; anche tu ti domandi : " Quando sarà ? Sarà oggi ? Sarà domani ? Quanto manca ancòra ?..." Dobbiamo fuggire , per non interrogare l ' anima nostra .... Non v ' è un paese dove l ' anima tace ? " . Ella avrebbe voluto confessarsi , gettarsi ai piedi di Roberta e piangere con lei , come altre volte .... Ma se la furia del tormento la spingeva fino alla sorella , e se Roberta alzava gli occhi interrogativi a guardarla , Emilia sentiva le fiamme salirle alle guance e alla fronte .... Che pensava ? ... Colei era la fanciulla , era la vergine , monda nel corpo e candida nel pensiero .... Poteva dirle ? .... Poteva confessarle ? ... Poteva dirle : - " Le mie notti sono più torturanti delle tue ; la mia vita è più spaventevole della tua ; la mia giovinezza sfiorisce in un desiderio vano di sentirmi amata , nell ' agonia di trovare un affetto più caldo , più misterioso , più inebbriante del tuo affetto di sorella ? " ; Poteva confessarle : - " Non so rimanere sola ; ti ho promesso di vivere sempre al tuo fianco , e mi sono ingannata , e ti ho ingannata , perchè invoco l ' amore , perchè invoco la felicità fuori della nostra esistenza , quotidiana . E so che l ' amore esiste , e verrà a cercarmi , e dovrò rifiutare la felicità implorata ? " Nulla poteva dirle di tutto questo ; si rinchiudeva in sè e si smarriva per le solitudini del dolore .... Oh , come in quei giorni le teste giovanili piegavano al soffio della sventura prossima ! ... La catena delle abitudini s ' era spezzata , e nulla le due donne facevano , che non fosse per ingannare la tenacità del pensiero caparbio . Uscivano a passeggio , andavano al mare , camminavano pel giardino , aspiravano i profumi dei fiori , assistevano alle feste del sole , udivano le minacce degli uragani ; e lo spirito invisibile dentro di loro martellava la domanda : - " Quando sarà ? ... Quanto manca ancòra ?..." - " Non v ' è un paese dove l ' anima tace ?..." Gli episodii esterni erano indifferenti . Esse non percepivano con acutezza se non gli episodii delle proprie ossessioni , i quali erano senza fine ; poichè all ' una tutto intorno parlava della morte , e all ' altra tutto parlava d ' amore ; l ' una , in ogni filo d ' erba , in ogni albero , in ogni farfalla , vedeva qualche cosa destinata a scomparire miseramente , e presto ; l ' altra vedeva il frutto d ' un amplesso universale , necessario , sacro , divino . E dopo aver lottato per metodica resistenza , si abbandonavano perdutamente alla sciagurata voluttà delle inquietudini diuturne , quasi calando a poco a poco in un abisso pieno di raggi lunari .... X . Ella aveva passato la notte fra un corteo di sogni lubrici e maravigliosi che s ' innestavano l ' un nell ' altro , e non finivano .... Le erano sembrati la carezza d ' una mano sagace , uno sfiorar di labbra ardite , un principio di tutte le voluttà e un ' interruzione di tutte , un invito al piacere e una lusinga ingannatrice , un vellicar di piume , dalla nuca alle reni .... Da ultimo , sull ' alba , s ' era vista per una lunga amplissima scala , i cui gradi erano dissimulati con drappi vivaci così di tinte , così poderosi nel disegno , che si sarebbero creduta l ' opera di molti artisti immortali . La scala metteva capo a una porta chiusa , pesante per ornati di bronzo a cesello . Stagnava una grigia penombra .... E sugli scalini , - indimenticabile spettacolo , - seminude o nude , erano sdraiate numerose femmine di bellezza magica .... Alcune Emilia poteva ricordar tuttavia ; adagiata alla sommità era una , intensamente bionda , una bionda simile a luce d ' oro , a torrente di luce ; ed ogni sua bianchezza appariva , ogni curva , ogni delicatezza di vene azzurreggianti .... V ' era anche una bruna ridente con la grande e pur deliziosa bocca aperta a uno schianto irresistibile . , pel quale più rosse parevano le labbra schiuse a mostrar denti perfetti .... V ' era una creola , dagli occhi ingenui e larghi .... Ah quei capelli , non lunghi ma folti , dal torpido profumo , quelle ciocche selvagge che cadevan dietro le spalle , passavano per le spalle sul petto , e lo baciavano , attorcendovisi intorno , - quale illustre guanciale , quale acqua di Lete a tutte le angosce ! ... Nessuna parlava , nessuna aveva idea del tempo . Un magnifico silenzio d ' accidia sopiva le donne , viventi d ' ineffabile vita animale . Anch ' ella , Emilia , stava tra di loro .... A capo della scala o al fondo ? Non rammentava se non d ' avere visto dopo di sè , sotto di sè altri corpi femminili digradanti in basso , fino a smarrire la perspicuità delle linee , giù nella lontananza . Non rammentava se non il turbamento che le era penetrato nell ' animo quando , imbevuti gli occhi di quelle forme e i sensi di quella invincibile pigrizia , aveva richiamato lo sguardo sopra sè medesima , e si era scorta nuda , tutta nuda , tanto crudelmente nuda , ch ' ella non aveva trovato fra le compagne se non la bionda aurea la quale potesse competere con lei d ' impudicizia .... Era rimasta sgominata dalla molesta punta di verecondia ; i suoi occhi non s ' erano più vòlti a guardare in giro , e con una mano aveva nascosto infantilmente un piccolo nèo che le macchiava d ' una macchia graziosa il petto , fra i due seni . Poi , di repente , all ' orecchio le avevano susurrato una parola , qualche parola imperativa per la quale ella s ' era alzata , aveva asceso la scala fino alla sommità , movendosi , non sapeva perchè , non meno leggiadramente che se il suo corpo fosse stato protetto dalle vesti . Nessuna delle donne al suo passaggio aveva sollevato la testa a lanciarle gli sguardi invidi , che nella realtà le dilaniavano le carni . Il silenzio e la penombra incombevano dovunque . Su , a capo della scala , s ' era trovata a seguire un essere bizzarra , nè maschio , nè femmina ; il volto era infantile e le membra , come fuse nel bronzo , erano glabre , neutre . La strana guida l ' aveva condotta in una sala marmorea , radiosa di luce .... ( Emilia soffriva ancòra la sensazione del marmo freddo sotto i piedi )...., impregnata di fragranze le quali per un attimo le avevan dato le vertigini .... Un largo bagno tepido , più limpido del cristallo , si apriva nel mezzo .... Emilia v ' era accorsa , vi si era tuffata : l ' acqua emanava globi d ' odori floreali e mormorava discreta intorno al corpo della donna . Allora la strana guida accosciata presso la vasca aveva dato principio a narrare le voluttà che aspettavano Emilia . Quali parole ! ... Non mai Emilia ne aveva udito di simili ... ! Quella bocca dalle labbra piatte , dai denti aguzzi , sprigionava un fiume incandescente , soffiava un vento infuocato , così le imagini erano procaci e le parole schiumanti di lascivia .... . Ritta nell ' acqua , la quale giungevale poco oltre i fianchi , e con le braccia stese ai due lati della vasca , Emilia ascoltava : il liquido mormorìo era cessato , ma salivano ancòra i globi di profumo ; la donna aveva conservato la sensazione del suo corpo lentamente preso da un tremito di concupiscenza , e degli occhi dilatati quasi ad afferrare le imagini fluenti dalla bocca del neutro narratore .... Che cosa egli prometteva ? Che cosa raccontava ? A chi era ella destinata , a quale non comune Iddio di libidine inesausta ? Il viso di lei doveva essere purpureo di vergogna , mentre il suo corpo si dibatteva sotto la scudisciata delle cùpide visioni ; più volte l ' aveva scossa l ' impeto di balzar dall ' acqua e di fuggire ; ma la curiosità di quella facondia sensuale la tratteneva , con le braccia spalancate e le mani ferme ai due bordi della vasca .... Se il suo sguardo vagava , sotto di sè ella poteva veder nel liquido cristallino il riverbero del seno , del collo , del viso , dei capelli diffusi per le spale ; e si sorrideva , e socchiudeva le labbra ad ammirarsi i denti piccoli ed eguali . Le parole soffiavano intanto sopra la sua testa , fischiava il vento infiammato delle promesse lascive . E come avviene nei sogni in cui la personalità non è morta intera , Emilia si diceva : " Ora , tutto sparirà ; ancòra un poco e potrò risvegliarmi e rientrar nella vita ; dopo questa tortura , tutto sparirà . " Invece la forma umana che parlava , l ' aveva afferrata intorno al busto , le aveva passato sul petto , sulle reni , una mano accorta comunicandole brividi inenarrabili , con una carezza nuova , con uno sfiorar di piume sulla vibratile colonna nervosa ; onde a poco a poco entro le vene ella aveva sentito scorrere non sangue ma lava , e dalla bocca le erano sfuggiti singulti di desiderio .... Era balzata infine dall ' acqua , le membra asciutte quasi per magìa e odoranti un balsamo più intenso dei profumi che esalavano dal bagno .... Pronta per l ' amore , era uscita , s ' era ritrovata presso la gran porta chiusa , al sommo della scala ricoperta di tappeti doviziosi e di femmine o seminude o nude . Allora ( i polsi le battevano più forte , ricordando ) s ' era incontrata nell ' uomo al cui capriccio doveva sacrificarsi ; e sùbito le mani di lei avevan tentato invano di celare la nudità , ma comprendendo il malgarbo dell ' inutile movimento , era rimasta dritta in piedi , le braccia lungo i fianchi , a testa china . Ella avrebbe detto che la sua vita fisica si fosse in quell ' istante sospesa ; assorta nella trepidanza dell ' aspettazione , solo il palpito del cuore veemente aveva segnato l ' attimo d ' angoscia . " Ti guarda ! Non temere ; sei bella . " Ma alzando gli occhi , un grido le era sfuggito . L ' uomo sorridendo le aveva preso una mano appena per l ' estremità delle dita . Ella non aveva visto di lui se non lo sguardo ; ma non s ' era ingannata , o colui che doveva possederla era ben lo stesso ch ' ella amava nella realtà d ' ogni giorno . Il misterioso lavacro l ' aveva così preparata all ' amore di lui ; il canto fescennino ricco di promesse infernali le aveva trasfuso il fuoco nelle vene , perchè ella gli fosse potuta giungere assetata di voluttà , perchè non avesse più avuto requie se non fra quelle braccia , perchè il suo corpo si fosse piegato , allacciato a rosee spire sotto le labbra dell ' uomo ; perchè non fosse stata infine più nulla di cògnito , se non una splendida forma armonizzata dalla passione . Ed aveva seguìto l ' uomo con la tremante gioia di essere costretta alla felicità . Ma qual terribile cosa , quale scherno satanico era avvenuto poi ? La donna bionda , a sommità della scala , si era gettata fra le braccia dell ' amante , ed egli , sollevatala in un amplesso gagliardo , l ' aveva raccolta trasportandola via . Sulla soglia della porta invarcabile , Emilia era piombata in ginocchio , senza il conforto delle lacrime . Risvegliatasi dal sogno , ella girò gli occhi per la camera . La lampada notturna era spenta , e l ' alba entrava dalle finestre . Nella mente della donna , le inconfessabili promesse cantate al suo fianco nel bagno eran rimaste intatte , quasi scolpite sopra tavole di bronzo ; e avrebbe potuto ripeterle in un giorno di delirio ; e le davano ancòra un brividìo di cupidigia e di spavento . Ora , con le membra estenuate di fatica , dopo il sogno molle e focoso non aveva tardato a riaddormentarsi , cercando una tranquilla pace ; e sùbito avevan ripreso le figurazioni di malìa . Erale parso le si fosse aperto innanzi un libro dalle pagine smisurate , sulle quali le imagini raggiungevano quasi la dimensione delle umane sembianze ; i fogli passavano adagio , svolti da una mano occulta . Inutilmente Emilia , aveva tentato di staccarne gli sguardi . La curiosità era viva ; attraente il mistero dei gruppi figurati , e la donna aveva finito per guardare ad una ad una le pagine enormi , seguendo tutta la liturgìa d ' amore , che di foglio in foglio diveniva più mordace . I margini erano all ' intorno carichi di ornati massicci , spesse volte intrecciantisi con l ' imagine principe , avviluppandola in tale rigiro di draghi , di convolvoli , di èdere , di gigli e di grifoni , che il disegno centrale si faceva oscuro . Sfilava , in principio , una serie di ritratti femminili ; teste di donne , classiche nelle vicissitudini amorose , delineate con gagliardìa fino al busto sopra uno sfondo turchiniccio . Ognuna portava , o negli occhi , o sulle labbra , o sulla fronte , una stimate vigorosa di passione ; ognuna aveva , in diverso grado ed espressi con diversa perizia tecnica , il senso di vitalità esuberante , la luce incontenibile , palese sul volto delle donne che amano l ' amore e gli si dànno senza limiti . L ' iconografia partiva da tempi lontanissimi e procedeva attraverso tutte le epoche , attraverso tutte le nazioni . Vi erano dapprima alcuni tipi di femmine quasi selvagge , probabilmente fantasticate dall ' artista , meglio che ricordate in una qualunque storia : seguivano di mano in mano tipi più calmi ed evoluti , i quali avevano qualche legame di somiglianza con le prime , nella manifestazione di un non comune calore ; e spesso i simboli mitologici rammentavano la loro divinità , o un diadema sui capelli indicava la loro origine gentilizia o regale . Dai margini , i capricciosi avvolgimenti degli ornati concorrevano talvolta a portare una nota originale , allargandosi dietro le teste gentili a guisa di verzura iperbolica , formando con quei visi eburnei , e quei capelli bruni e fulvi uno stridulo contrasto , creando nuovi intrecci o qualche coppa non mai veduta , da cui sorgevano e la testa e il busto , sveltamente . Eran così forse passate centinaia di ritratti , ed a similitudine di rapide meteore avevan lasciato negli occhi d ' Emilia una pertinace luminosità , lo strascico di molte scintille . Concludeva la serie una figura di donna , - questa , tutta intera da capo a piedi - con intorno al corpo e sulle reni avviticchiato un mostro ributtante , verde , in forma di ragno smisurato , gli occhi fosforescenti a fior di pelle ; il quale teneva confitti i suoi tentacoli nella carne viva della femmina , passandoli sopra le spalle a serrarle anche i seni ed il ventre in un abbraccio furioso . I tentacoli possedevano un rilievo quasi tattile , e la bocca era tremenda , appoggiata alle reni della vittima , da cui suggeva sangue e midollo . Ancòra dritta e prona innanzi , la donna s ' affaticava a divincolarsi dall ' amplesso viscido , e con le braccia stillanti gocce porporine , resisteva alla stretta che la soffocava . Sul volto , l ' impronta di raccapriccio era formidabile , la bocca aveva un rictus di strazio , gli occhi schizzavano dalle orbite , e dietro la schiena la chioma nera s ' avvolgeva attorno alle branchie del mostro orrendo . Non pareva , quello , il simbolo eterno delle anime passionali ? Non era , il mostro , una cupidità salda ed ostinata ? Ma lo sgomento del dramma terrifico era sfumato in Emilia al succedersi di pagine liete , in cui una fantasia senza confini aveva trovato un ' espressione priva d ' esitanze . Le scene si svolgevano dissimili , gli abbracci strani e contorti , i gruppi numerosi . La dormente non riusciva ad afferrarli tutti . Il cuore aveva rialzato il battito , una morsa di ferro le aveva attanagliato la gola , e con gli occhi immobili nel sogno ella stava a scrutare . Che cosa avveniva ? Un caos , un turbine , lo straripare di un torrente in dirotta ; ed ogni scena pareva di prim ' acchito semplice e casta ; a ciascun foglio , si sarebbe detto che la fantasia stanca si fosse compiaciuta di un riposo , disegnando idillii ed atteggiamenti pudichi . Ma le linee si spostavano sotto gli occhi della spettatrice ; il quadro , in cui eran raccolte le cose stridenti che nella realtà si escludono e nel sogno si sposano con tranquilla inverosimiglianza , il quadro scopriva presto , il suo concetto afrodisiaco . Corpi femminei e corpi maschili , antichi mostri e simboli nuovi foggiati dall ' ingegno balzano , contorni sfrontati , figure d ' una temerità insultante , ogni creazione sfolgorava linee di demoniaca audacia . Strette le mani , stese le braccia , aggomitolato il corpo spasmodicamente , Emilia convergeva nel sogno gli sguardi immobili , la bocca un po ' schiusa al respiro tronco . No , ella non avrebbe mai supposto una sì lunga scala di secreti piaceri .... Inorridiva , e soffriva la tentazione di ridere senza fine , d ' atteggiare la fisionomia al ghigno lubrico onde si illustravano i volti degli ossessi , che le sfilavano innanzi e le si accavallavano nella memoria . Provava l ' ambascia di un solletico mortale , abbinata colla sensazione dolorosissima della nuca , ove l ' epidermide sembrava ristringersi gradatamente . Non poteva gridare , nè di spasimo nè di rivolta , e tuttavia aveva informi nel cervello lo parole , e le si aprivano le labbra e si movevano invano . La fatica greve dell ' incubo , la luce ormai chiara che , tormentandole gli occhi chiusi , arrossava anche le imagini , finirono con lo spossarla . Ella vide ancòra passar due Centauri , maschio e femmina , rapidamente in una prateria soleggiata ; dell ' una , intese con la vista una grossa treccia bionda , il petto superbo ; del Centauro , la rincorsa avida , il raggiungere , l ' impennarsi .... Poi il corpo d ' Emilia si ribellò a un tratto , inarcandosi come un vimine che brucia .... Ed ella battè due volte con le reni sul piano del letto .... XI . Sembravano due ragazzi accaniti in una gara ingenua , ed eran due odii che si cercavano , una coppia che travisava la lotta dei sessi , la quale finisce con un abbraccio , e qui non aveva speranza di finire se non con qualche impreveduta violenza . Tale era divenuta a poco a poco l ' intimità fra Cesare e Roberta , che il dottore e la fanciulla non si chiamavano più coi nomi loro , ma con nomignoli bizzarri . Cesare per Roberta era " pipistrello " , e Roberta era " cavalletta " per Cesare . Trascinato dal giuoco , egli s ' era fatto più audace di lei , ed ella doveva talora cercare un cantuccio nascosto del giardino per leggere in pace i suoi libri ; dove il Lascaris arrivava , agitando in aria un grosso ranocchio o un ispido vermiciattolo , minacciando di gettarglielo sulle vesti . Stavano in agguato delle debolezze reciproche per cavarne il tema a uno scherzo o a un ' insolenza ; si disegnavano il ritratto sopra un pezzo di carta , prodigando linee buffonesche , musi spaventevoli , capelli incolti ; le fogge di vestire non isfuggivano alla critica ; l ' inesperienza di Roberta a descrivere una scena e ad esporre un lungo racconto , offriva a Cesare l ' opportunità di contraffare la ragazza crudelmente . Sentivano nella implacabile guerriglia una attrazione quasi sensuale , aspra . Cesare aveva bisogno di tutta la sua prudenza per vigilarsi , per costringere lo scherzo entro i confini e non eccedere . Illuminata dal male , Roberta appariva certi giorni veramente bella : un viso bianco e giovanile , che già si piegava a scrutare i vuoti abissi del nulla , un corpo fragile di cui Cesare conosceva quasi intere la forma e l ' attraenza .... Poi , la giovanetta , anelante alla bellezza , si faceva di ora in ora più seduttrice , con molta incoscienza , la quale era un ' altra seduzione ; e nel giuoco sfoggiava una naturale arte femminea , dando alla voce alcuni coloriti di preghiera e d ' ironia , che vibravano a lungo e sembravano commuovere lei medesima . Si vestiva con cura minuziosa ; aveva strappato a Emilia il permesso di portare gli orecchini di brillanti e i gioielli inibiti ancòra alle ragazze . Attillata , guantata , coi cappelli fantastici allora in moda , vivificata e rosea per la piccola febbre che la distruggeva lentamente , somigliava qualche volta a sua sorella , e , predestinata dalla malattia , qualche volta era di sua sorella più capziosa . - Non Le sembra , - aveva detto a Cesare un giorno , in cui era scoppiato il temporale , e voleva ottenere ch ' egli chiudesse la finestra , alla quale ella non osava affacciarsi , - non Le sembra che La preghi deliziosamente , con una voce da sirena ? ... Aveva intrecciato le mani , composto il viso a timida umiltà , pel timore che il Lascaris non si giovasse dell ' incidente a vendicarsi delle spesse cattiverie di lei .... Ma quella sera eran giunti anche più oltre . Per difendersi dal fulmine , Cesare aveva suggerito a Roberta la consuetudine dei pusillanimi che si nascondono nudi fra due materassi .... - È un ' idea , - aveva aggiunto , incapace a frenarsi . - La provi . Supponiamo che il fulmine cada nella sua camera , mentre Lei è così al riparo ; non imagina che gioia , che trionfo ? Aveva taciuto un attimo ; quindi , pazzamente : - Badi però di non dimenticare in quale posizione Ella si trova . Sarebbe piacevole che balzasse fuori dal nascondiglio , tutta nuda , e venisse ad annunziarmi gravemente il pericolo scampato ! ... Andare da lui , tutta nuda ? L ' imagine s ' era presentata assai monca alla fantasia della giovanetta , ed ella non vi aveva visto se non la comicità o il ridicolo ; per questo , mentre Cesare già si mordeva le labbra , risuonò nella camera una lunga risata , e Roberta concluse negligentemente : - Sì , sarebbe piacevole , Pipistrello ! ... E fu tutto . Il Lascaris la tormentava con una gragnuola di proverbii , stroppiati , confusi , mescolato il capo dell ' uno con la coda dell ' altro ; e interrompeva le parole di lei per lanciare due o tre sentenze così grottescamente camuffate , ch ' ella ricordava e ripeteva .... In tal modo infilavano discorsi strani , scintillanti qua e là di qualche lampo d ' arguzia spontanea . Poi , di repente , l ' un dei due si faceva serio e parlava di cose gravi ; ciò avveniva più spesso alla presenza d ' Emilia , la quale aveva assistito in parte al nascere della confidenza inaspettata , e non sapeva giudicarla , attonita . La conversazione diventava saggia , ma variata per le immancabili puerilità di Roberta ; discutevano del matrimonio , dell ' amore , in termini poco definiti , perdendosi . Cesare non poteva esprimersi compiutamente ; Roberta non aveva dell ' amore se non l ' idea romantica ; Emilia era distratta e nervosa . Seguitavano fin che l ' abitudine della quotidiana guerriglia non li avesse ripresi , e l ' uno non avesse dichiarato l ' altra incapace a qualunque ragionamento più volgare . Ma con abili scandagli , il Lascaris era riuscito a stabilire che , sebbene romantica , l ' idea dell ' amore era completa in Roberta . Senza madre , non vigilata da Emilia se non materialmente , in dimestichezza stretta con altre fanciulle , Roberta sapeva e indovinava con una perspicacia talvolta contradditoria . Non arrossiva mai fuor di proposito ; sapeva benissimo , ad esempio , d ' essere vergine , e ignorava in che cosa la sua verginità consistesse . La conversazione seria assumeva una vivacità estrema . Cesare si levava in piedi , camminava pel salotto , parlava come innanzi a un avversario che si deve convincere . La fanciulla ascoltava e prendeva poi la parola ad esporre i suoi dubbii ; la facondia dell ' uomo le smagava i sogni e le toglieva il concetto abituale della vita . La spauriva l ' insistenza di Cesare nel definir nettamente i termini della lotta , una cosa nuova per lei , orribile nelle sue forme infinite . Ella aveva sempre considerato l ' esistenza uno scambio d ' aiuti e una gara d ' arrendevolezze ; non poteva piegarsi a credere specialmente nel male e a diffidare del bene . Le discussioni davan luogo anche a qualche episodio . Una sera in cui parlavan di matrimonio , Cesare aveva chiesto a Roberta quale sarebbe stato per lei il marito ch ' ella avrebbe idealmente scelto ; e come la fanciulla non sapeva sbrigarsene sùbito , il Lascaris seguitò , con una fievole punta d ' ironia : - Vediamo , per esempio : io so che sarei un marito eccellente . Se io , dunque , la domandassi in isposa , Lei accetterebbe ? Emilia drizzò il capo , sussultando . Roberta esitava ; nonostante la confidenza , ella soffriva sempre innanzi a Cesare un po ' d ' impaccio , e finita la febbre dello scherzo , era ripresa dalla tema d ' offenderlo . Infine , si decise : - No , - disse . - Rifiuterei . Non è abbastanza idealista . L ' osservazione fece ridere il Lascaris , forse perchè si sentiva colpito a fondo ; ma Roberta aveva nascosto una verità più cruda . Per lei , Cesare era brutto , ed ella pensava che la bellezza era quanto si doveva cercare e portare nel matrimonio .... Ah , la bellezza eterna e l ' eterna giovanezza rappresentavano la fantasia carissima fra tutte alla fanciulla ! Solo aveva sguardi per istudiare il volto degli uomini e delle donne , la maniera di vestirsi , gli atteggiamenti e le espressioni .... - Hai visto che begli occhi ? - domandava a Emilia , quando passeggiavano . - Hai visto che bella figura ? ... Cesare coglieva il momento in cui passava , qualche deforme , per chiedere alla giovanetta : - Ha visto , che bel naso ? La bellezza era il riflesso d ' una grande bontà ; le anime belle non potevano stare se non in bei corpi ; e non era questa l ' opinione più bambinesca di lei : arrivava fino alle ultime puerilità , fino a credere una persona elegante assai superiore ad una dagli abiti modesti . L ' ingegno doveva avere un paludamento visibile .... E poi , con un ' inflessione di voce , con un nonnulla nel gesto o nella posa , risaliva all ' altezza della donna e alla scienza della seduzione . Di tratto in tratto , il Lascaris aveva per l ' inconsapevole morente un lampo di vera tenerezza ; la consigliava e la correggeva , quasi una sorella .... - Andiamo , selvaggia ! Andiamo , cavalletta , si tenga bene sul busto , porti alto il capo .... Su , un poco d ' energia , Lei che vuol essere bella ! Perchè s ' incurva così ? - Non posso , mi lasci : sono malata , - rispondeva la fanciulla , ora distrattamente , ora con un ' esclamazione di strazio indimenticabile . " Sì , non ha un anno di vita , - pensava il dottore . - Perchè la tormento ? " La condanna crudele , senza scampo , dava giusto al Lascaris tanta libertà con Roberta . I suoi discorsi non interamente scettici , ma già troppo scettici per l ' inesperta ascoltatrice , la sua intimità ardita , pericolosa , la quale nessuno sapeva fin dove sarebbe giunta , avevano scosso lui medesimo ; e non si liberava dal dubbio di coscienza , se non pensando : " Muore : non ha dimane . Sarà almeno vissuta . " Salvare la fanciulla non poteva ; crescevagli l ' odio per quel fragile e infrangibile ostacolo alla sua passione ; e tuttavia avrebbe voluto accendere la moribonda giovanezza di Roberta , non lasciarla spegnere così , semplice larva . In lui , simile tentazione non era nuova ; spesso , innanzi ai casi di fatali malattie con prògnosi sfavorevole , s ' era sentito spinto ad avvertir l ' ammalato . Avrebbe detto volentieri : " Voi avete diritto a vivere diversamente da noi , che siamo sani e rappresentiamo l ' esempio e l ' avvenire . Toglietevi dal volto la maschera , gettate lungi l ' ipocrisia atavica . Siete liberi ! " E pensava al terribile spettacolo di quei morituri , che avrebbero traversato il mondo in cerca d ' una plaga serena , ove sfrenar la rabbia degli ultimi piaceri . Ma se in tutti gli altri casi l ' uomo era stato vinto dal medico , egli per Roberta non era più il dottore che compiange e passa : aveva rapito a Emilia qualche cosa delle sue ribellioni contro il male . Indi , il combattente si rialzava improvviso da quelle prostrazioni sentimentali . Egli voleva Emilia ; ogni giorno il bavaglio imposto al suo amore lo torturava vie più ; Roberta doveva morire , poichè era l ' ostacolo .... Cominciava anzi a sospettare che la fanciulla si prestasse all ' anormalità dell ' imprevista confidenza non per altro se non per distrarlo e sviarlo dalla sorella .... Lo infiammavano allora l ' inquieto egoismo , la caparbietà di raggiungere un fine con qualunque mezzo .... No : no : egli non si lasciava sviare .... La tentazione era forte , senza dubbio : si sarebbe detto che la febbrile audacia di Roberta dèsse l ' adito a tutte le speranze . Ma Cesare nelle sue inclinazioni , per indole e per sapere era normale : amava la sanità quanto la bellezza , e non poteva cader vittima d ' un inganno momentaneo dei sensi . Il giorno stesso in cui aveva secretamente fatto pervenire a Emilia una lunga lettera appassionata , fu attentissimo a Roberta , fraterno . Il cuore gli batteva in petto , da spezzarsi ; quando Emilia comparve taciturna e pallida , egli si sentì così goffamente intimidito , che non osò guardarla in volto , nè dirigerle la parola . Dovevano recarsi il giorno appresso a una gita , a Mont ' Allegro . Vi andarono , salendo da Rapallo al monte , Emilia sopra una quieta giumenta , Roberta con un asinello piagato che l ' aveva commossa sino alle lacrime , quantunque avesse poi finito col batterlo ; e Cesare a piedi . La guida , un ragazzotto esile e sciocco , li esilarò co ' suoi spropositi di storia e di lingua . Dava a Roberta il titolo di signora , credendola moglie del Lascaris , e di signorina a Emilia , ch ' egli supponeva la cognata di Cesare .... - Signora , signorina , è poi lo stesso , - egli comentava col dottore . - Io , di queste mariuolerie non m ' intendo .... La fanciulla rideva a gola spiegata ; anche Emilia trovava qualche sorriso ; Cesare stava presso la ragazza , lasciando la guida a fianco della donna . Roberta era a cavalcioni della bestia ; per un malinteso , mancava la sella acconcia , e la giovanetta aveva bravamente inforcato la sua cavalcatura . - Su , ritta : i gomiti ai fianchi ; nella staffa , appena metà del piede , - suggeriva Cesare , fingendo una partita d ' equitazione . - Non tormenti il puro sangue colle redini del morso : andiamo , trotto leggiero ! Battute giuste in sella ! ... - Oh , insomma , - gridava Roberta , irritata e ridente . - Vuol lasciarci tranquilli ? ... A poco a poco , le dolsero i ginocchi : la presenza del Lascaris la impacciava , togliendole la libertà di mutar positura . Infine , poichè l ' asinello s ' era fermato a brucar tranquillamente l ' erba , ella riprese la sua arditezza infantile e pregò Cesare d ' aiutarla a scavalcare . Fu quello l ' istante , in cui l ' abitudine mentale di considerar la giovanetta come una larva che non provava e non comunicava alcun fluido di desiderio , spinse il Lascaris alla temerità estrema . Egli cercò di trar Roberta d ' arcione afferrandola pel busto ; non vi riuscì , e la cavalcatura avviandosi in quel punto di nuovo , Cesare non esitò a passare una mano sotto le vesti della fanciulla , ad allargarne le ginocchia indolenzite , e a strapparla di sella in tal modo , rapidissimamente . Poi la sostenne in piedi , e le disse ridendo , impassibile : - Che nessuno lo sappia ! XII . Per aprire il cancello cigolante , egli approfittò del fragore d ' un treno che scivolava nell ' ombra notturna . Il vento taceva ; le cime degli alberi stavano tutte immote ; tra i filari degli aranci , le lucciole non trescavano più . Risonava di tempo in tempo la caduta d ' un frutto delle palme , o il gracidar già fievole dei ranocchi , su in alto nel serbatoio delle acque irrigue . Il giardino grigiastro susurrava con un brivido ignoto alla vita diurna , e qualche cosa placidamente singolare era fra le lucide frasche delle magnolie , fra le chiome dei palmizii , fra i cespi dei fiori .... Cesare entrò . Il passo cauto sulla ghiaia aveva risvegliato l ' attenzione del cane di guardia , che accorreva latrando . Si udiva il galoppo della bestia ; e quando gli fu vicina , Cesare la chiamò sottovoce : - Nero , silenzio ! Qui , Nero ! Il cane , un bastardo , di grandezza mediocre , nero col petto bianco , fiutò l ' uomo e tacque ; si scrollò e ripartì di galoppo , mandando ancòra qualche latrato , lontano , per chiasso . Cesare aveva anticipato di pochi istanti l ' ora del convegno . Temeva d ' incontrarsi coi figli del massaio , che lavoravan di notte al torchio in una piccola casa rustica , dietro la villa . La villa , dal chiosco ove il Lascaris era giunto , aveva contorni indefiniti , nell ' ombra , e , davanti , i due palmizii immobili sembravano proteggerne il riposo . L ' uomo si sentiva inquietamente felice ; pregustava le delizie dell ' amore che comincia , e non possedendo ricordi d ' avventure consimili , non aveva preparato nè una frase nè un gesto ; egli sapeva che la sua passione sarebbe bastata a trascinare lui e la donna nell ' ampio cerchio di luce , in cui tutte le parole sfavillano e sono grandi . A mezzanotte precisa , Emilia gli andò incontro e gli tese la mano . Teneva dall ' altra la catena di Nero , che s ' era imbattuto in lei , e ch ' ella aveva posto al guinzaglio , perchè non disturbasse oltre . - Accenda ! - disse brevemente . Cesare s ' avvide allora che sulla tavola di pietra nel mezzo del chiosco era preparata una piccola lampada . - Non tema , - aggiunse la donna . - Il giardino è deserto , questa notte : gli ulivi ci nascondono interamente . Al debole raggio della lucerna , sì guardarono . Emilia indossava un abito bruno ; per effetto della luce scialba , o per la commozione violenta , appariva di una pallidezza mortale . Seduta sopra un rozzo sgabello di legno , il cane sdraiato a ' suoi piedi , era una figura tragica , davanti alla quale i desiderii arditi dovevano svanire . Cesare ostentava una calma , che di momento in momento poteva mancargli . Il corrugare delle sopracciglia avevagli solcato la fronte d ' una linea scura . Stava in piedi ; guardava la donna con un senso di nuova inquietudine . La sola vista di lei gli richiamava anco una volta la tristezza , che mai non era giunto a dominare , avvicinando le due sorelle . Su quelle giovani , su quelle fresche esistenze , il grigio nembo del destino s ' addensava ; ed egli aveva voluto sfidarlo con loro , ed era troppo tardi per isfuggire alla solidarietà paurosa . " Chi direbbe , questo , un convegno d ' amore ? " - si domandò , mentre Emilia aveva cominciato a parlare . - Mi ha scritto che desiderava un colloquio , - ella disse , incerta nella voce . - Perchè vuole spiegarmi una cosa assurda ed inutile ? ... Non le basta avere per sempre spezzato la nostra amicizia , dandole un significato che io non posso accettare ? Egli incrociò le braccia al petto , e dichiarò : - Non è cosa assurda , il mio amore ; forse , non sarà cosa inutile . Debbo ripetervi quanto vi ho già scritto : ho bisogno di voi per vivere . - No ! - proruppe Emilia , alzando la testa a guardar , più che l ' uomo , la realtà della passione ond ' era ormai stretta e incalzata . - Io non ascolto queste frasi . Con una parola posso toglierle ogni speranza , se non le ha tutte ancora perdute .... Odio l ' amore di Lei , odio l ' amore di chiunque . Cesare fece un passo verso la leggiadra figura dolorosa , la quale parlando aggiungeva una grazia ignara al suo aspetto , e gli toglieva l ' ombra di durezza , che l ' abito aveva tentato di dargli . - Emilia , - egli disse , prendendole una mano . - Voi mi sapete incapace , per indole e per abitudini , a compor delle frasi .... Mi vedete calmo , perchè non ho esitanze , e la fine di questo convegno sarà anche la fine di lunghi tormenti .... . - Non si muore per una donna sconosciuta , - mormorò Emilia , distogliendo lo sguardo dal volto di Cesare , e liberando la mano .... - Sconosciuta ? ... - esclamò il Lascaris . - Io vi conosco . La giovane tornò a fissargli in viso gli occhi grigi , a cui la luce scialba non aveva rapito l ' espressione di smarrimento e di timida carezza . - .... E so che in questo istante nessuno è meno sincero di voi , - proseguì l ' uomo , con voce calda . - Volete ingenuamente tradire voi medesima .... Perchè non dirmi che vi sono indifferente , che non v ' ispiro la simpatia più modesta ? ... Ciò è ben possibile ! ... Ma mi dite che tutti gli amori vi sono odiosi , ed è falso , Emilia . Voi desiderate l ' amore quanto lo desidero io ; voi l ' aspettate , come vogliono la giovanezza vostra e la vostra bellezza . Siete pura , ma non fredda , nè insensibile . - Oh , ve ne prego ! ... - ella interruppe , Avvertendo una vampata di rossore salirle alle guance e alla fronte , per l ' acuta indagine , la quale pareva emergere da un di quei sogni , che non dànno tregua , e popolano la mente di fiamme , e soffian sulle carni . Cesare le afferrò di nuovo le mani , le trattenne , inginocchiato presso di lei , parlandole quasi all ' orecchio . - Ascoltami , Emilia , e rispondimi . La tua anima non ha più segreti per me ; essa vive con la mia , da lunghi giorni , da mesi .... Perchè sottrarla alla gioia ? ... Perchè odii il mio amore , se ancòra non si è espresso ? Non è una passione della quale tu debba arrossire . Non è un ingannò . Forse , colmerà la lacuna de ' tuoi sogni ... Emilia pensò in quel punto : " Davvero , dunque , la mia alcova è chiusa invano .... Qualcuno vi passeggia in ispirito ogni notte .... " Il rossore bruciante che di nuovo soffuse il volto della donna , fece pensare a Cesare : " Ah , quest ' abito nero sarà l ' ultimo , che me la tolga allo sguardo ! " Avvenne una pausa brevissima . Si guardarono negli occhi , sentendo quasi tattile il nembo del destino che li avvolgeva . Era qualche cosa tragica , fra loro , come un urlar lontano di lupi famelici , che a mandra lascino le steppe nevose , per addentrarsi ov ' è speranza di preda . Grandi visioni li turbavano , inesplicabili visioni d ' altri luoghi e d ' altri tempi . La passione quasi taceva , innanzi al mistero di due anime congiunte da ineluttabile fatalità .... Era il silenzio minaccioso , il quale precede un terribile duello ? ... Era la corrente del fascino , irradiatrice d ' ultimi bagliori , prima che i due corpi balzino , s ' allaccino , si travolgano nell ' eternità ? Ascoltavano come lo stormire di una immensa foresta . Emilia si scosse la prima , bruscamente , atterrita . Udì le parole intime dell ' uomo , e le interruppe con un grido , chinandosi su di lui : - Ma io , io , non vi conosco , Cesare ! ... Io non so chi voi siate ! ... Che cosa avete fatto di me ? - È vero , - disse il Lascaris . - Hai bisogno del mio passato , Emilia , per giudicar del nostro avvenire . - Neppur questo , - ella seguitò , con voce profonda , quasi mistica nel silenzio vivo del giardino . - Neppur questo , Cesare . I fatti son forse ben poca cosa , in paragone dei sentimenti .... Ma io non so il vostro animo .... Chi siete ? Ditemi chi siete ! Che cosa volete da me ? Vedete come sono triste ? Non vi manca il coraggio di prender parte alle mie angosce ? E perchè volete sacrificarmi il vostro avvenire ? ... Così parlando , ella non ebbe forza a trattenere un affettuoso gesto istintivo , in cui la sorella pareva confondersi con l ' amante ; e le sue mani sfiorarono i capelli del giovane , e vi s ' indugiarono in una mite carezza . - Dimmi che mi ami , prima ! - egli esclamò , stendendo le braccia a cingerle il busto , con un gioioso slancio di vittoria . Le cercò avidamente la bocca , e la risposta migrò da labbra a labbra , non udita nemmeno dalle pallide foglie immote . Ma poichè Emilia sentiva la stretta divenire ardente , e il suo cuore e il cuore dell ' uomo precipitare i battiti come nell ' ora delle supreme follie , ella aggiunse : - Lasciami ! ... Lasciami ! ... Lasciami ! ... E si scostò con un balzo . Da quel punto , tutto aveva mutato significazione . Il passato era sepolto nell ' oscurità ; non fiammeggiava di fronte ai due innamorati se non il futuro , un ' ampia via pagana , che luccicò un attimo visibilissima ai loro sguardi ; poi essa pure si spense , e Cesare ed Emilia si ritrovarono nella notte , nel chiosco , entro il circolo delle cose reali , che dovevano essere vissute ad una ad una . Nero si drizzò inquieto . Aveva udito romore e scrutava nel giardino grigiastro , le orecchie aguzze ; cominciò a ringhiare , e si slanciò fuori d ' un tratto , abbaiando distesamente . Emilia pure aveva guardato la villa , impallidendo ; e mentre Cesare la raggiungeva , ebbro di desiderii , avido di baci , ella lo arrestò con la mano . - Ve ne prego ! - disse con voce spenta . - Che cosa ho fatto ? Che cosa speri ? - Ah non pentirti di vivere ! - esclamò il Lascaris , vedendole il volto tutto bianco di sgomento . - Più tardi , più tardi , mi dirai : concedimi ancòra un lampo di felicità . E fissandola così ritta , pallida , pallidissima per l ' abito bruno , per il diadema di capelli neri , coi grigi occhi illuminati da un ' espressione in cui lottavano mille sentimenti contrarii , fissando la svelta forma , ch ' egli aveva temuto di non potere allacciar mai colle braccia , - l ' inno semplice e immortale gli sgorgò dal cuore e dalle labbra : - Come sei bella ! - proruppe , non osando quasi avvicinarla . - Come sei bella , anima mia , divina statua ! ... Come sei bella ! Emilia rabbrividì allora , al sogno : l ' uomo che sorridendo le aveva preso una mano , appena per l ' estremità delle dita , e l ' aveva condotta sulla soglia della porta invarcabile . Fuori del sogno , in quella notte estiva , Cesare era ancòra innanzi a lei , ed ella rabbrividiva di spavento e di pudore .... - Dimmi che vuoi essere mia per sempre , - egli le susurrava , prendendole una mano , timidamente , appena per l ' estremità delle dita , e chiamandola a sè . - Perchè non comprendi che io ti amerò sempre come oggi ? Io darò per te il mio sangue , la mia vita , il mio orgoglio ; abbandonerò gli amici , porterò superbo il più greve giogo che ti piaccia impormi ; rinnegherò ogni fede , e avrò la tua sola fede , la tua religione .... Quindi aggiunse , esaltato , traendola dolcemente a sedere sulle sue ginocchia , e cingendola con le braccia : - Tutto questo , io te l ' ho già detto , da molto tempo . E tu l ' hai udito , non è vero , senza che io parlassi ? Hai capito che la mia esistenza cessava , per raddoppiarsi con la , tua ? ... Abbandonata fra le braccia di lui , Emilia non osava far moto , bevendo la dolcezza dell ' inno eterno . E di repente , sollevò la testa col suo atto risoluto , e offerse il viso ai baci , perdutamente , ebbramente , avvinghiata al petto dell ' amante . Tutti i baci scesero sulla bocca di lei , sugli occhi , sui capelli , sulla gola ; ella li rese , così assetata di delizie , che non avrebbe resistito al tentativo più audace . Sotto l ' impeto della passione senz ' argini , ebbe d ' improvviso la visione della strada che conduceva a Pieve di Sori ; vide sè stessa calma in apparenza e turbata nell ' anima : vide Cesare al suo fianco ; capì come già da quel giorno tutto fosse stato predisposto .... Ella aveva resistito assai , aveva sacrificato abbastanza alla verecondia del suo sesso . Nessuno avrebbe ormai osato condannarla . - Ascoltami , - disse Cesare sottovoce . - Non mi negherai ciò che ti domanderò ? Sorrise , vedendo Emilia ritrarsi un poco , e fissarlo inquieta . - È un piccolo capriccio , - aggiunse , - una cosa puerile .... Voglio salir con te nella tua camera da letto ; voglio vedere dove tu riposi ... - No , no , no , - rispose la giovane , sgomenta . - È impossibile .... È già una pazzia riceverti qui .... Non chiedere .... Debbo rifiutare .... - Faremo così adagio , - proseguì Cesare , tranquillamente implacabile . - Saliremo all ' oscuro : tu mi condurrai . Resteremo un solo minuto ; vedrò dove tu riposi , e torneremo .... Non rifiutare , mia divina .... Voglio respirare il profumo della tua camera , un minuto solo .... Mentr ' egli parlava , la donna s ' era levata dalle ginocchia di lui , e guatava la villa piena d ' ombra . - Dov ' è la sua finestra ? - interrogò il Lascaris , ritto alle spalle d ' Emilia . - La finestra di mezzo è la sua finestra , - mormorò Emilia , immobile . - Senti che silenzio ? ... Dorme .... Non la sveglieremo .... Suvvia , anima , non rifiutare ! - Ma non capisci ? - esclamo Emilia , volgendosi a guardarlo . - Non capisci che rifuggo dal condurti nella casa dov ' ella dorme ... ? - Di che cosa siamo colpevoli , Emilia ? - rispose Cesare . - Quando vivrai dunque per te , senza spettri ? Manchi di fede a qualcuno ? Sono io legato a qualcuno ? Siamo liberi ; ci amiamo .... Perchè devi arrossire ? E camminando per il chiosco , seguitò concitato : - È dunque verO che hai rinunziato a vivere ! Non potevo credere , tanto la cosa è triste e strana ! Ti vergogni d ' amare , e ti avveleni ogni istante di gioia ! Dovrò nascondere la passione ch ' è il mio orgoglio , per lasciar dormire i tuoi scrupoli ? - Cesare ! - implorò la giovane , fermandolo e prendendogli una mano . Esitava ; guardava ora lui , ora la villa assopita coi due palmizii i quali ne vigilavano il sonno . - Vieni ! - disse rapidamente . Cesare spense la lampada sulla tavola , ed uscirono dal chiosco . Il giardino susurrava con un brivido ignoto alla vita diurna , e il gracidar delle rane era cessato ; ma certi fiori che non s ' aprono , se non nell ' umidità dell ' ombra , effondevano un profumo di notte romantica ed antica . Emilia pensò alle sere innocenti in cui scendeva ad aspirar la fragranza selvatica di quei fiori , tra i quali le lucciole nottiludie vibravano i loro piccoli lampi . - Nero ! Povero Nero ! - ella mormorò , vedendo il cane sbucar da un viale , e tornare a lei . Esso veniva cautamente , trascinandosi dietro la catena ; Emilia si chinò a staccargliela dal collare , e il cane si drizzò a ringraziare , scodinzolando . - Va , va , Nero ! - disse Cesare , a bassa voce . - È inquieto : vuol seguirci , - osservò Emilia . - Non si fida .... - Non si fida di me , - soggiunse il Lascaris , sorridendo . Emilia gli strinse la mano in silenzio . Quanto più procedeva , tanto più si smarriva di coraggio ; l ' inutile audacia di ciò che stava per fare , le sembrava enorme . - Sai quale pericolo affrontiamo ? - bisbigliò , quando giunsero a ' piedi della breve scala di marmo - .... Di notte , ella si sveglia , e qualche volta entra nella mia camera , - Perchè ? - Ha paura . - Di che cosa ? La giovane fece un gesto perduto , rabbrividendo . - E tu temi anche per questa notte ? - chiese il Lascaris , con lo stesso fremito . Emilia tacque , guardò la scala bianca , e , al sommo , la porta chiusa . - Vieni , vieni ! - ripetè febbrilmente . - Non temo nulla .... Ti ho promesso .... Parve infinita la breve scala ; parve ai due innamorati che nella oscurità qualche spirito potesse ergersi minaccioso ; sentirono il respiro affievolirsi e il battito del cuore crescere vertiginosamente . Procedettero , sapendo pure che ad ogni passo il pericolo aumentava . - Eccoci ! - susurrò a un trattò la donna , aprendo cauta un uscio . - Sei nella mia camera . - Chiudi la porta che comunica , ed accendi , accendi un lume , una lampada , - pregò Cesare , stringendo Emilia fra le braccia . - No ! No ! Sei pazzo ? - balbettò questa , tutta tremante . - Se non dorme ? ... Udrà il romore , vedrà la luce .... Ebbe un sussulto che la scosse dalla testa ai piedi . Le sembrava già di scorgerla sulla soglia , d ' ascoltarne il grido .... Come erasi potuta dimenticare così ? In brevi ore , ella s ' era mutata , compieva degli atti di cui non aveva quasi coscienza , e che in pieno giorno le sarebbero parsi d ' un ' arditezza proterva e malsana . - Perchè siam venuti qua su ? ... È una cosa spaventevole , Cesare ! - continuò , soffocata dalla paura . - Ella cammina così adagio ! ... E l ' uscio è aperto ; non si può chiuderlo ; stride . - Suvvia , anima , - tentò l ' uomo , - non pensare .... Dorme ! ... Parlavano senza vedersi , ritti ed abbracciati , con le voci morte ; a un passo da loro , non si sarebbe udito verbo . Infine , dopo una pausa d ' angoscia , Emilia dichiarò : - È impossibile resistere .... Voglio assicurarmi che dorma .... Aspettami ; non muoverti di qui ; entro nella sua camera e torno . Già si avviava decisamente ; ma Cesare la trattenne . - Vuoi andare così ? - disse . - Così vestita ? ... Se non dorme , t ' interrogherà .... Che cosa risponderai ? ... Spogliati ! ... Hai dimenticato che son le due di notte , - proseguì , sorridendo . - Spògliati , Emilia ; devi fingere di essere scesa dal letto .... Spògliati ! La voce era commossa , quasi l ' invito avesse avuto un ' altra , ben più cara significazione ; e l ' idea lo incalzava senza pietà , non venuta da lui , non meditata prima , balzata viva dalle tenebre infide . - Spògliati , - ripetè . - È oscuro ; non potrò vederti . Dubiti di me ? ... Coraggio , mia divina ; l ' uscio è aperto , ed ella può giungere . - Ah , non lo dire ! - esclamò Emilia , aggrappandosi a lui , come per sottrarsi al pericolo . Angosciata , smarrita , con un ronzìo di terrore negli orecchi , la giovane avrebbe in quell ' istante obbedito a qualunque voce imperiosa .... Girò lo sguardo nella spessa tenebra ; non uno spiraglio di luce che potesse tradirla .... Si decise . - Sì , sì , mi spoglio , - acconsentì febbrilmente , senza pensare che la parola sembrava in bocca di lei un grido di passione . - Farò come tu vuoi , Cesare .... Mi spoglio ! ... Cesare la sentì staccarsi e avventurarsi nella camera , francamente , con l ' infallibile destrezza dell ' abitudine . Egli aveva trovato il vano della finestra , e vi stava immoto . Non mai un più energico dominio di sè stesso gli era stato imposto ; si curava ben poco del pericolo , si rideva dell ' uscio aperto . A due passi da lui , l ' amante si spogliava tutta , e rivestiva la molle veste notturna . Oh , giungere alla donna invisibile , e sentirla palpitare fra le braccia ! ... Vi doveva essere un momento in cui l ' oscurità ammantava il corpo nudo di Emilia , e glie la sottraeva allo sguardo innamorato . Egli pensava alla sventura dei ciechi , profonda come un abisso . E sussultò , udendo ; la voce della donna mormorare sommessamente : - Ecco ; ora vado .... Aspettami .... Tornerò sùbito .... Egli protese le braccia nell ' ombra , bevendo , il profumo della giovane discinta ; ma non riuscì se non a sfiorare una mano di lei , che non si lasciò attrarre . - Aspettami , - disse ancòra Emilia . - Dopo , sarò più tranquilla . Cesare si calmò . Ella doveva tornare . Nessuna forza umana , allora , avrebbe potuto contenderla al suo destino . XIII . Il cane , che aveva abbaiato buona parte della notte , e che ancòra abbaiava , da lontano , da vicino , per una grande inquietudine , - non aveva permesso a Roberta di addormentarsi . Era a letto , ma leggicchiava uno de ' suoi libri romantici , alla luce di un doppiere , sul tavolino ; e le avveniva di ripetere una stessa frase , senz ' afferrarne il significato . Quando scorse Emilia varcar la soglia , stese le braccia , ed un buon sorriso le rischiarò il volto . Emilia s ' accostava , tutta chiusa in una leggera veste da camera , con un gran collare alla Stuart , i capelli crespi e lunghi snodati per le spalle . - Anche tu non dormi ? - chiese Roberta . - Nero non è mai stato così cattivo ... ! Come sei rosea ! - aggiunse , guardandola attentamente , nell ' abbracciarla . - Come sei calda ! - osservò ancòra , prendendole le mani . - Smetti di leggere , - le ordinò Emilia . - Ora dormirai , non è vero ? I suoi occhi contemplarono quasi con ostilità il volto della sorella e le forme che s ' indovinavano sotto le lenzuola . Ella tremava al pensiero che se non avesse affrontato così il pericolo , Roberta sarebbe venuta a trovarla ; e sentiva nell ' animo agitarsi il rancore per colei , la quale anche da lungi dava ombra a tutta la sua vita , e le dimezzava , le rubava un ' ora della breve felicità . Accomodò i guanciali a Roberta , e le tolse il libro . Sapeva d ' avere sulla giovanetta un impero senza confini ; la sua mano passata nei capelli di lei , per materna carezza , poteva addormentarla ; la sua presenza era più volte bastata a rassicurarla da qualunque timore . - Come sei calda ! - ripetè la fanciulla , avvertendo la carezza tra i capelli biondi . - Dormi , dormi ! - Emilia mormorò impaziente . Agiva con la tranquillità consueta ; e tuttavia , se Roberta avesse voluto oltrepassar la soglia , ella si sarebbe uccisa , piuttosto che darle il passo . - Chi sa perchè Nero , abbaia in questo modo ? - osservò Roberta , udendo ancòra il latrato del cane , sotto la finestra . - Risponde agli altri , che abbaiano nelle altre ville , - disse la giovane . - Hai paura anche del cane , stanotte ? - No , non ho paura .... Rimani fin che mi sono addormentata ? - Sì , certo ; fin che ti sei addormentata .... Roberta sorrise , e chiuse gli occhi , tossendo di tempo in tempo . " Dormi , - le imponeva la sorella col pensiero . - Io sfiorisco lentamente qui , ma qui non dovrei essere , e il mio destino è più forte d ' ogni calcolo pietoso . Dormi ; non rapirmi il tempo che è mIo , non amareggiarmi l ' ebbrezza che tu ignori , e che mi appartiene . " La guardava con uno sguardo quasi magnetico , e la sua mano non ristava dalla lenta carezza , in cui si era trasfusa una volontà imperativa , in cui vibrava un dominio nuovo e assoluto . A poco a poco , il respiro della giovanotta si fece eguale ; sotto le palpebre , gli occhi non vagarono più ; la bocca si schiuse leggiadramente ; il corpo tutto si distese in una quiete benefica e profonda . Allora Emilia ritrasse la mano ; il suo còmpito era terminato ; Roberta dormiva .... Fu , d ' un tratto , come se in un perduto villaggio di montagna risonassero inaspettate mille trombe di guerra .... Nell ' animo d ' Emilia , la quietudine della camera virginale e il proprio contegno affettuoso , non ebbero più senso ; ella si volse ad altre imagini ; una turba d ' aspettazioni gioconde la invase .... L ' intermezzo candido era finito , e la notte di fiamme la riallacciava .... Prima di spegnere il doppiere , si chinò sopra Roberta per udirne ancòra il respiro eguale , e la fissò un attimo duramente , con la crudeltà d ' un egoismo che trionfa . Poi soffiò sulle candele , uscì , accostò la porta , stette un poco in ascolto , e quasi di corsa traversò il salotto per raggiungere l ' amante . XIV . - Non dormiva , - ella disse in un tronco bisbiglio . - Ora l ' ho addormentata .... Ma , tu partirai , Cesare , non è vero ? ... È l ' alba .... - Mancano tre ore all ' alba . Non mandarmi via , adorata , - pregò Cesare , trovando la donna nell ' ombra , e abbracciandola come avesse temuto di non più rivederla . Egli , aspettando , aveva fatto il giro della camera , e nella densa oscurità poteva adesso muoversi non meno destramente d ' Emilia .... Pure aspettando , aveva udito i colpi di tosse , e aveva pensato alla fanciulla ; un confronto audace tra le due sorelle gli si era imposto allo spirito , gli aveva infiammato le vene d ' un ardore quasi cupo .... Andò all ' uscio che comunicava , e lo chiuse , senza farlo stridere , prudentemente . - Che cosa fai ? - domandò Emilia , la quale conosceva il romore . - Chiudo .... Voglio vederti .... - rispose il Lascaris , tornato a lei , riprendendola fra le braccia . - Per carità , non pensarlo .... - Voglio vederti , mia unica bellezza , coi capelli sciolti così .... Che profumo hanno i tuoi capelli ! - Non insistere , Cesare .... Appena siamo sfuggiti a un pericolo . - Dorme ; se anche si sveglia , non oserà disturbarti nuovamente . Emilia s ' accorse ch ' egli la lasciava ... - Si vedrà il lume , - disse , impaurita . - È inutile ; è tutto inutile , - esclamò il Lascaris , abbassando poi sùbito la voce imprudente . - Non resisto più a una simile tortura ; dovessi perderti per sempre , voglio vederti così , come ti ho sognata e non ti ho vista mai .... Questa notte , non ha paura , è tranquilla , - continuò , mentre s ' avvicinava al tavolino , sul quale aveva prima tastato un lungo candelabro . - Tu l ' hai rassicurata , - soggiunse . - Una forza divina ci protegge .... E accese i cinque bracci del candelabro , e si rivolse . Emilia s ' avvide che il momento era terribile ; non tanto pel pericolo di Roberta , forse , poichè ogni notte in camera era accesa la lampada pènsile , e l ' oscurità sarebbe parsa alla fanciulla più strana della luce ; quanto per l ' uomo , superbo di desiderio e di speranze . No ; Emilia doveva confessarselo : ella non lo conosceva , non aveva mai supposto d ' essere così violentemente agognata , di poter così intimamente mutarlo .... Per tutto il volto di lui raggiava un maschio tripudio ; la linea scura della fronte era scomparsa ; si sarebbe detto che la morte sola potesse arrestarlo .... Emilia lo fissava , amandolo ; e cercava un mezzo , pensava a un grido per isfuggirgli . - Non vi avvicinate ! - gli ordinò , a bassa voce . - Non vi avvicinate ! Girò lo sguardo intorno , più sgomenta di sè che di lui , non sapendo come togliersi all ' abbraccio , che presentiva invincibile . - Volete approfittare della mia debolezza e del pericolo ! - gli lanciò ancòra . - È un tranello , questo ! Cesare s ' era fermato , pallido . - Che cosa dici , Emilia ? - susurrò , - che cosa temi ? - Non avvicinatevi ! - ripetè la giovane , con lo stesso imperio nella voce . Ella ignorava d ' essere straordinariamente bella . Abbandonata sul letto , svelata dalla luce aurea in ogni linea della sua positura di battaglia e di rifiuto , dominava l ' uomo e i desiderii con uno sguardo bruciante .... Aveva chiamato a raccolta le formidabili energie di resistenza , insite nella donna ; e ormai riposava tranquilla , sapendo che così debole , così indifesa , non aveva tuttavia nulla a temere , poichè non temeva più nulla da sè medesima . Cesare capì . - Perdonatemi , - disse lentamente . - Vi ho spaventata ! , e ve ne chiedo perdòno .... Volete concedermi di baciarvi le mani ? Emilia lo lasciò avvicinare e gli diede le mani , ch ' egli si chinò a coprire d ' intensi baci ; ella lo guardava , sommesso e vinto ; ma quando Cesare allungò un braccio per cingerla intorno al busto , la donna si sciolse vivamente . - Non osate di più , - disse . - O mi alzo , e vado da Roberta , e mi vi rinchiudo . Poi , mentre il Lascaris le si sedeva ai piedi , sulla candida pelle d ' orso ch ' era stesa di fianco al letto , Emilia seguitò : - Questa , è stata una notte di pazzie .... Anche ora , siamo in mano del caso , ed io posso perdermi , da un minuto all ' altro .... Una simile notte , non tornerà più . Avete voluto sapere s ' io vi amassi .... Lo avete saputo ; ed è molto .... , ed è tutto .... - Tutto ? ... Tutto finirà qui ? - domandò Cesare angosciosamente . - Vi ho chiesto se volete essere mia per sempre .... Tu lo vedi , Emilia ; io non ho mai supposto che tu potessi essere una conquista .... Per il tuo amore , ti offro la mia vita .... . " Dove vai ? " - gridò in quel punto lo spirito loico nell ' animo dell ' uomo libero .... Ma l ' uomo non ebbe tempo a rispondersi , che già l ' attitudine d ' Emilia s ' era cangiata , e sul viso di lei tornava la chiara fiducia , e nella sua preziosa figura splendeva il gaudio d ' una felicità senza sospetto . Poi ebbe un cenno muto della testa , verso l ' uscio chiuso . - Il nostro avvenire è là , - disse . - S ' ella si oppone , siamo perduti per sempre .... - Tu non lo pensi ! - esclamò il Lascaris , levatosi in ginocchio a guardarla con intensità . - Non è possibile fidar due esistenze al capriccio d ' una fanciulla ! ... - Noi giuochiamo anche la sua vita , e tu non lo capisci ! - insistette Emilia , solcando ancòra teneramente con la mano i capelli di lui . - Tu non capisci quale strazio sarebbe per me stessa il compiere un atto che potesse amareggiarla ! ... Ma lo capirai , non è vero ? quando ti dirò che sono pronta a rinunziare , se la mia rinunzia le darà un giorno di pace .... - Siete pronta a rinunziare ? - ripetè Cesare . - E come chiamate , allora , il sentimento vostro per me ? ... Se mi amaste , non esitereste un istante a superare un ostacolo ... Si drizzò in piedi , e rimase a testa bassa , pensando .... Aveva pronunziato le ultime parole con tanto odio , che la giovane sentì un leggero , brivido correrle per le spalle . - Voi non pensate .... - egli proruppe quindi . Emilia fece un gesto di preghiera , perchè smorzasse la voce incauta ; scivolò dal letto , continuando il gesto silenzioso , e andò all ' uscio , e vi restò qualche minuto , con tutto il sangue alle tempia e al cuore .... Le era parso d ' udire un colpo secco di tosse , lontano ; poi , rassicurata dalla taciturnità successiva , s ' appressò a Cesare . - Può svegliarsi , - disse . - Non abusiamo della nostra fortuna ! ... Va ! Va ! Tornerai quest ' altra notte , mio amore ! Ma Cesare non ascoltava ; osservando l ' atto pieno di grazia , col quale ella s ' era un po ' inchinata a studiare il silenzio oltre la porta , e l ' armonìa del suo passo inavvertibile , - l ' uomo le andò incontro , di nuovo in preda a un ' esultanza veemente , l ' accolse e la serrò nel cerchio delle braccia , la ricoperse di baci vivi , sentendola tutta fremere . Fu di quegli schianti appassionati , che sfiorano i giovani corpi come folate aquilonari , e in una vita rimangono , inestinguibili . Ambedue gl ' innamorati risplendevano , per la gioia di spezzar fugacemente la catena diuturna , di riscattare il passato gelido , forse l ' avvenire temibile , con un magnifico slancio d ' oblio .... Cesare adagiò sul letto la donna , languida ; le mani di lui avevano sganciato l ' abito notturno d ' Emilia , e ancòra un gesto gli avrebbe tutta scoperta l ' amante , nuda e bianca , sotto i cinque raggi del candelabro .... E osò il gesto rapido , e la contemplò nivea fra la molle custodia della veste , e le sue labbra diedero i baci ultimi .... La scena era stata così violentemente fuggevole , che Emilia sentì quasi a un tempo il gesto e i baci .... Si sollevò d ' un balzo , si ristrinse l ' abito attorno al corpo . Era pallida del mortale pallore che aveva sgomentato Cesare , al principio del convegno .... - Ah , tu credi , - bisbigliò questi , chiamandola a posare il capo su la sua spalla , - ah tu credi ch ' io vorrò rinunziare a te ? ... È dunque così diffìcile , a voi donne , penetrare il senso della vostra propria bellezza , e comprendere ciò che potete in noi ? Nessuna forza umana , capisci ? ... arriverà a contrastare la mia passione ! ... Perchè sei così pallida , anima ? Perchè piangi ? Perchè piangi ? ... Ella piangeva , ma , dominata ed ebbra , non si staccava da lui .... Rimasero in un calmo silenzio lungamente , avvinti ; udirono nell ' aria qualche cosa eterna passare , - il tempo , l ' amore , la morte ? - e sfiorarli , e procedere incontro ad altri destini , che aspettavano . - Ancòra mi darai una notte come questa , è vero ? - mormorò Cesare timidamente . - Ancòra molte notti di gioia ? - Sì , ancòra molte notti di gioia ! - ripetè Emilia . - Non senti come tutto è strano , in questa notte ? Noi rapiremo alla sorte una grande felicità senza confine .... Bisogna vivere , vivere diversamente . Emilia rabbrividì . V ' era infatti qualche grande energia che li stimolava all ' amore quasi ad un farmaco delizioso , dalle inesauste ebbrezze ; era in loro il bisogno di vivere la doppia esistenza degli appassionati , con doppia forza , con doppia anima , per gli altri e per sè . Tutte le cose grige dovevano fondersi nel calore febbrile di molte notti misteriose , fra gli alti silenzii che vanno dispersi nel sonno . Lo stridore di una candela più breve li fece sussultare insieme . Guardarono insieme la finestra oramai chiara . - È giorno ! - disse Emilia , sciogliendosi dall ' abbraccio , e correndo smarrita alla finestra . - È giorno ! Mio Dio , come farai ? Cesare l ' aveva raggiunta e guardava l ' alba apparire , con le nuvolette rosee ; una fresca alba estiva , sotto il cui sorriso si stendeva il mare .... Mostruoso d ' ombra , solo il puntazzo di Portofino pareva ancòra addormentato . - Va presto , mia vita ! - susurrò Emilia . - Che non ti vedano ! - Non mi vedranno , - disse Cesare . - Rassicurati ; nessuno è alzato , a quest ' ora ! Emilia lo abbracciò la prima , offrendogli la bocca ; sotto gli occhi puri , un livido cerchio aveva cominciato a disegnarlesi .... - Ancòra quest ' altra notte , anima ! - le rammentò Cesare , innanzi di lasciarla presso la porta che metteva alla scala . La scala bianca di marmo era vivida nello sbozzo di luce lividiccia . - Sì , sì , ancòra una notte ; tutte le notti che vorrai , Cesare ! E appena egli fu in basso della scala , ella rientrò , corse di nuovo alla finestra , e vide Cesare traversar cauto il giardino , lungo le siepi , e dove gli alberi offrivano qualche incerta ombra . Da ultimo , nel silenzio cristallino s ' udì il cancello cigolare e richiudersi . XV . Ma no , per lungo tempo , ella rifiutò ogni altro convegno . Troppo temeva di sè , troppo di lui .... Emilia lo amava di quel formidabile amor delle vedove , che paiono spinte dai ricordi del morto fra le braccia dei vivi .... A pena , scambiavano qualche frase , congiungevano le labbra , quando Roberta non era presente . Le molte notti che la donna aveva promesso e Cesare aveva sperato di gioia , si dissolvevano oscure , senza memorie , se non di tristezza e d ' insonnia . Era succeduta la stagione media , quando il periodo dei bagni è finito , e ancòra non ha avuto inizio il periodo invernale , caro alle anime e ai corpi malati . Sul paese , la solitudine pesava ; v ' erano stati in settembre inesorabili giorni di scirocco , durante i quali l ' aria scottava e il sole pareva non dover tramontare mai . Nelle caldissime serate , salivano Cesare e le due sorelle sopra un canotto a remi , con un agile marinaio più cùpreo del rame ; e si facevan trasportar lentamente verso Nervi , verso Quinto , o a capriccio .... In mare l ' aria era ricca e buona ; ma Roberta aveva dovuto ben presto rinunziare alle fresche gite , poichè il lene ondeggiamento della barca le dava le vertigini . Se pure quelli del paese avessero supposto o mormorato , ciò importava ben poco a Cesare e ad Emilia , già ciechi per la necessaria imprudenza della passione ; ed essi continuarono ogni dopo pranzo , spesso col marinaio , soli più spesso , remando il Lascaris .... Roberta stava ad aspettarli , e qualche volta indugiava una lunga ora sulle rocce , a guardare il canotto lontano e tardo , fra la porpora del tramonto , fra le maravigliose zone di luce irrubinata .... L ' imbarcazione , minuscola nella latitudine delle acque , non poteva affondare e sparire ? Le vele bianche o rosee eran lungi , alle estremità dell ' orizzonte , dove anche un pennacchio di fumo svelava qualche invisibile vapore ; mentre dalla spiaggia la distanza era grande .... La fanciulla sentiva d ' odiare qualcuno , là dentro . E la deliziosa strada che da Nervi sale a Sant ' Ilario , s ' appiana , discende per viottoli aspri fino a sboccar di nuovo sulla strada comunale , - anche vedeva talvolta Cesare ed Emilia incontrarsi e passeggiare nella tenera oziosità di chi aspetta giorni felici e si studia a render felici i giorni comuni . Passavano per quella strada sempre le medesime persone alle medesime ore ; quando un gruppo di monache in abito bruno col soggòlo bianco , per la questua ; e quando un curiosissimo carretto tirato da un asinello grigio , guidato da un omiciattolo , che gridava a giusti intervalli , per tutta la durata del viaggio : - Aaah ! ... Iiih !...., e spingeva l ' animale , e scambiava parole coi conoscenti che incontrava . Cesare aveva chiesto all ' uomo da quanto tempo egli percorresse quella strada .... Da venti anni ; da venti anni , tutti i giorni egli scendeva a Genova a portare involti e a raccoglierne , e risaliva a Sant ' Ilario , senz ' affrettarsi , parlando col ciuco , se gli mancavano incontri .... L ' alba rischiarava il suo andare ; il tramonto salutava il suo ritorno .... - Aaah ! ... Iiih ! ... Cesare l ' aveva seguìto con l ' occhio , fino a un gomito della salita , invidiandolo .... Passione ? dolore ? desiderio ? ... Vocaboli ignoti all ' umile ; egli non si augurava se non di poter gridare : - Aaah ! ... Iiih ! ... per altri venti anni . Il Lascaris meditava così , dietro le sensazioni del momento , per qualche spettacolo semplice e fugace ; fin che non fosse comparsa Emilia , che saliva adagio , sorridendo da lungi all ' amico .... Sempre , quell ' apparizione aspettata lo toglieva dalla supina realtà d ' ogni giorno ; ma dentro l ' animo gli si risvegliava , l ' amarezza intollerante di uno che abbia sognato , che abbia sentito sul proprio corpo il contatto fresco d ' un corpo femmineo , e al risveglio si sia trovato in una camera deserta e priva di lume . In quel periodo , Cesare soffriva presso Roberta qualche molestia , quasi lo spettacolo tuttora vivissimo d ' Emilia ignuda sotto i suoi occhi , gli avesse conficcato nel cervello la cupidigia sacrilega di giungere una notte alla camera della giovanetta , di risvegliarla e dominarla come la sorella . Fra le due sessualità ancòra per lui misteriose , egli aveva dei lampi d ' esitanza . Quelle voci si rassomigliavano assai , e Cesare sussultava , udendosi chiamare da Roberta con la stessa inflessione , che gli aveva reso caro il proprio nome pronunziato dalle labbra d ' Emilia . Ambedue le donne adoperavano un solo profumo , aliante intorno ai corpi in una nube leggera ; un profumo , il quale , sorgendo dagli abiti e dalle mani di Roberta , rammentava ostinatamente all ' uomo il gesto , ch ' egli aveva osato quella notte per veder tutta Emilia , e ch ' egli avrebbe voluto osare anche più audace sopra la fanciulla gettata attraverso al letto , per rivelarla pure , fra la molle custodia dell ' abbigliamento intimo . Ambedue avevano un certo movimento risoluto del capo , e certi atti di grazia nel chinarsi fino a un fiore , nel dar la mano , nel sedersi e acconciarsi le gonne intorno . Differivan poco di gusti , e si vestivano quasi a un modo , portando gli stessi gioielli ai polsi e alle orecchie , e gli stessi monili . Non di rado , Emilia esprimeva a metà un ' idea o una sensazione , e Roberta continuava e concludeva .... Si sorridevano , allora , come se le loro anime fossero vissute un attimo nel medesimo cerchio invisibile . Ma sotto quelle e simili apparenze , restava il fenomeno , inquietante per Cesare , che l ' una completava l ' altra ; la bionda ammalata s ' era avvinta per sempre alla sorella bruna , perchè da questa pareva trarre qualche mistico alimento alla propria anima ; ed Emilia aveva contesto il filo della sua esistenza al filo tenue dell ' altra . Egli erasi interposto fra di loro , ma esse . all ' infuori di lui , seguitavano una vita comune , indissolubile per le oscure simiglianze del sangue ; erano carne d ' una medesima carne , due rami d ' un albero unico . - Perchè , - domandò Cesare una volta a Emilia , - perchè ti vesti come tua sorella ? Perchè usi del suo profumo ? Perchè da lontano io posso scambiarti con lei ? - Vi spiace ? Egli scosse la testa , incerto . - Vorrei che nessuno ti somigliasse , anche da lontano .... - Ma la somiglianza con Roberta non è cosa che possa ferirvi . Io ho forse la sua voce , e probabilmente uno stesso modo di esprimermi .... Ciò avviene quando si vive tutta la vita con una persona , tanto più se questa ci è legata da parentela . Non vi è nulla di strano o di voluto .... - Si può volere il contrario .... - Odiate Roberta al punto da non tollerar nemmeno un abito simile al suo ? - Comprendimi , Emilia .... E si arrestò . Non avrebbe potuto comprenderlo mai , perchè non sapeva il turbamento arrecatogli con quella notte di mezza voluttà ; pel quale turbamento , la pace dei sensi era scomparsa , e innanzi a Cesare s ' era spalancata la voragine dissolvitrice delle fantasie , dei sogni , delle figurazioni carnali .... - Oh lasciatemi amarla ! - esclamò Emilia , credendo d ' aver capito . - Dovrò sfuggire ogni somiglianza con Roberta , come si trattasse d ' una nemica ? Perchè odiate tanto una fanciulla , che non vi ha fatto male alcuno ? - È certo , - mormorò Cesare , trascinato in quel nuovo ordine d ' idee , - è certo che voi non capirete mai la lotta . Io non odio ; mi difendo .... Fin che il tuo cuore sarà pieno di lei , io non potrò sperare nulla da te .... Devo darti la forza di comparare e di scegliere , se la scelta sarà necessaria .... Tu ti sei chiusa nel presente e ti sei innamorata del tuo dolore ! ... - Non ammettete alcun legame . Siete un selvaggio , - disse la giovane , cercando , di sorridere per calmarlo .... Erano le cinque del pomeriggio ; avevan preso il tè , in casa , e Roberta era andata sùbito dopo a visitar la figlia del massaio , che giaceva ammalata . Il sole prorompeva dalla finestra aperta nel salotto , chiazzando d ' oro le pareti e il pavimento a mosaico . Nero latrava in giardino , allo strepito d ' un carro . E gli amanti ricordavano ; ella , la scena del chiosco , non osando spingersi fino al ricordo impudico ; egli , la scena della camera , parendogli che di là fosse cominciato il gaudio . - Non ammetto alcun legame ? - ripetè . - Vorrei poter non ammetterlo ; e sarei libero , e la mia vita riprenderebbe il suo corso tranquillo , e non aspetterei tutto il mio avvenire dalla volontà capricciosa di due bambine crudeli .... È questa , ormai , la condizione difficile in cui mi trovo : chi devo vincere ? Te , o Roberta ? Di quale animo devo essere padrone ? Del tuo , o dell ' animo di tua sorella ? Emilia si concedeva qualche atteggiamento un po ' oblioso , appena si trovavan soli ; e s ' era allungata sul divano , col gomito e la mano destra sostenendo il capo ; sottil figura , che rammentava a Cesare quel suo nèo prezioso fra i due seni , e le calze di seta nera alte fino alla coscia . Ella si raddrizzò di scatto , e restò immota , ascoltando . - Per liberarmi da questo dubbio , bisogna che la soluzione venga da noi , da te , - seguitò Cesare , il quale aveva notato e goduto l ' effetto della propria domanda . - Bisogna , infine , parlare a tua sorella , poichè la vuoi arbitra della nostra sorte .... - E se rifiuta ? Se minaccia ? - chiese Emilia . - Se mi fa comprendere che una diminuzione del mio affetto le toglierà ogni forza di vivere e di sperare ? Il Lascaris si strinse nelle spalle ; egli era innanzi al tavolino da tè , e passava macchinalmente le tazze , guardandone il fondo zuccherato , quasi a trovarvi un ' idea . - Non è probabile , - disse finalmente , per dire . - - È molto probabile , invece , che ella si opponga . Vivere con noi , adattarsi a un posto secondario nel mio cuore , cedere a te , le parranno cose assurde e spaventevoli .... Oh , continuiamo così , Cesare , fin che è possibile ! Io sono felice , ora per ora ; non cerchiamo di più , non affrettiamo nulla ! ... Tu sei troppo impaziente .... Egli obbedì a uno slancio , con le braccia tese verso la donna ; ma sùbito si vinse , e abbassò la testa . Urtava nuovamente contro a una barriera : tra il suo concetto della vita e il concetto d ' Emilia , l ' indole , la coltura , l ' esperienza , avevano scavato un abisso .... Egli era non meno sollecito della vita morale che della fisica ; il contatto femmineo , la cupidità esaltata e imprigionata , gli avevano sconvolto la mente e il cuore ; sotto la fustigazione della brama inutile , stava per sorgere l ' uomo pervertito ; ed egli lo intuiva .... Già gli era balenato il pensiero di Milano , dove si sarebbe potuto tuffare in una palude di stravizio , e aspettare coi nervi calmi . Dir questo a Emilia e perderla , doveva essere una cosa sola . Ella , come quasi tutte le donne , ignorava il fascino proprio : ignorava che , ad essere serenamente amata , doveva sodisfar prima la bramosia del maschio , eccitata da lei stessa con l ' incautela d ' una visione , con la vicinanza continua , ch ' era uno stimolo a fantasticare . Sapeva resistere , o almeno fuggir le opportunità , perchè ciò stava nel suo medesimo spirito femminile ; e non sapeva che , al contrario , cercar quelle occasioni , avversar senza posa la resistenza di lei , eran nell ' indole maschile . - Ebbene ? - chiese la donna , vedendo l ' atto di Cesare . - Non è possibile continuare a questo modo , - disse il Lascaris , rialzando la testa . La ruga profonda e dritta gli solcava ancòra la fronte . - Se tu pensassi a raddolcire la mia impazienza , se tu mi dessi qualche convegno , come quella notte , in giardino .... Emilia s ' era inavvertitamente stesa di nuovo sul divano , con un moto di voluttuosa pigrizia ; sentiva ascendere fino al suo egoismo di donna il nembo di quella preghiera incessante , e lo aspirava a guisa di profumo , trovandovi tutto il compenso alla sua resistenza tenace , tutta la ragione della sua resistenza futura . Cesare la vide , e si alzò . Ma ella ebbe appena il tempo a comporsi in un atteggiamento calmo , che sulle scale risonò il passo di Roberta . - Non partire così presto , Cesare , - disse Emilia , sottovoce . Quando Roberta entrò , scorse la sorella intenta a tagliar le pagine d ' un libro e Cesare , in piedi nel vano della finestra , parlando della prossima stagione di Nervi . La giovanetta spense immediatamente lo sguardo che aveva lanciato sui due , e s ' inoltrò con un sorriso pallido . - Lei dovrebbe visitare quella povera ragazza , - fece al Lascaris , mentre si accomodava sulla poltrona a dondolo , in faccia a Emilia . - È in cura del dottor Noli , ma il consiglio di Lei sarebbe utile .... Il tòno metallico della voce e lo studio insolito con cui Roberta spiccava le parole chiarissime , avvertirono Emilia dello stato d ' agitazione in che la sorella si trovava ; ma il Lascaris tardò a rispondere . Guardava la fanciulla , vestita come l ' amante , con una camicetta , una cintura di cuoio giallo , una sottana azzurro - mare ; la camicetta d ' Emilia era rosea ; la camicetta di Roberta , cilestre . Tutt ' e due le giovani portavano i capelli annodati in giro al capo , folti e copiosi . - Non potrebbe visitarla ? - chiese di nuovo Roberta . - No , - rispose Cesare scuotendosi . - È in cura del dottor Noli , il quale non ha bisogno di consigli .... - Soltanto un ' occhiata , passando . - È impossibile , signorina ... - Sta malissimo .... Grida , ha le convulsioni , la schiuma alla bocca .... Il dottor Noli non verrà fino a domani . - Possono chiamarlo sùbito , - osservò Emilia . - L ' ho suggerito , ma i parenti dicono , ch ' è inutile , e sanno ciò che devono fare ; è una famiglia di zotici .... E come è possibile , - seguitò Roberta verso Cesare , - come è possibile negare aiuto a un ' infelice , che è forse in pericolo ? - So di che cosa si tratta , - assicurò il Lascaris . - Me ne ha parlato il dottor Noli ; non v ' è pericolo alcuno .... E pronunziando le parole , le quali caddero in un corto silenzio susseguito , egli osservava la testa bionda e animosa di Roberta , a riscontro con la testa bruna d ' Emilia ; quella superava questa , per la venustà dell ' espressione , e una debole tinta azzurrognola sotto gli occhi , dava alla giovanetta un senso tra di ardore e tra di allettamento . - Quanti anni ha l ' ammalata ? - domandò Emilia , che , pur volendo schivare quel tema , vi era caduta meglio , d ' un colpo . - Diciannove , - rispose Roberta . - Oh , morire a questa età , è spaventoso ! La scena aveva dovuto sinistramente colpirla ; fra sè stessa e la giovane epilettica , fra il male che rodeva l ' una e il male che minava l ' altra , aveva forse trovato qualche occulta rispondenza ; e la esclamazione venutale di lancio , dal cuore , diede una scossa agli amanti . Ella recava sempre nei colloquii di loro una nota acre , un presentimento cupo ; e , partiti già da tempo dietro imagini diverse , gagliarde , quali le imagini d ' amore , essi eran di tanto in tanto soprappresi , arrestati e torturati dal richiamo aspro della fatidica . Emilia la fissò con un ' interrogativa di mite rimprovero , quasi per trattenerla ; ma ella aveva sentiti gli artigli della paura Si levò in piedi , senza curar la presenza del Lascaris , che , rivolte le spalle alla finestra , seguiva attento l ' atto della ragazza . irrequieta . - Se sapessi di dover morire fra un anno , non so che cosa farei oggi , - ella continuò intensamente . - È orribile , simile dubbio , quando la vita ci dà l ' abitudine di pensar sempre all ' avvenire , come se il presente non contasse .... Ecco un esempio , l ' esempio di quella giovane , che non ha vissuto , che non ha gioito , e che un giorno , assai presto , rimarrà vittima d ' una crisi .... Povera anima ! Povera bambina ! Cesare avvertì uno sguardo supplichevole d ' Emilia , per invitarlo a rassicurar la sorella ; ma egli non si mosse dalla sua posa consueta , le braccia incrociate al petto , gli occhi freddi sopra Roberta , che camminava concitata per la camera .... - Perdere questa bella , bella vita , perdere il sole , perdere questi spettacoli , - ella aggiunse , delineando un gesto verso l ' amplitudine del mare e dell ' orizzonte , - perdere tutto , senza aver conosciuto nulla ! ... No , io voglio ancòra vivere , dovunque , comunque , purchè viva ; non è cosa umana rassegnarci al destino , e passare così , quando ancor nessuno ci è tanto legato da poter ricordarci sempre ! ... Perchè se morissi io oggi , chi mi ricorderebbe fra dieci anni ? ... Che bene ho fatto ? ... Che cosa sono stata ? ... Allora , vedendola tutta vibrare di nervosa esaltazione , e rilevando un nuovo sguardo angosciato di Emilia , Cesare si staccò adagio dalla finestra , e andò incontro a Roberta , la prese dolcemente per un braccio , e fissàtole negli occhi gli occhi imperativi , le disse : - Basta , signorina . Che significano queste idee ? Dove le ha lette ? ... È guarita , è forte , e nulla contrasta il suo avvenire .... Tutta la colpa della sua tristezza , è in Lei medesima . Sotto lo sguardo attanagliante dell ' uomo , Roberta parve decadere da un ' alta allucinazione ; il colorito le si diffuse alle guance vivissimo , e nel punto in cui Cesare la lasciava , ella andò a sedersi , e restò a capo chino , umiliata .... - Suvvia , - finì il Lascaris con un sorriso , - la sua povera malata guarirà , e non valeva la pena di trarre deduzioni pessimiste contro il destino .... Quale comunanza poi , Ella abbia con l ' epilettica , dall ' età infuori , io non saprei ; e l ' età è poca cosa , per credere che se quella morisse , dovrebbe morire anche Lei .... Non è vero ? Mi dica che ho ragione , ... Con una fievole punta d ' ironia , egli era a bella posta passato al di là de ' suoi diritti ; s ' era compiaciuto a far sentire l ' indulgenza mordace che le debolezze di Roberta suscitavano nel suo animo , quasi le debolezze d ' una bimba .... - Sì , - ella rispose a voce bassa , levando infine lo sguardo in volto a Cesare . - Ho avuto torto . Quello spettacolo mi ha tanta commossa ! E per sottrarsi al dominio di lui , corse alba sorella , che la ricevette e la strinse fra le braccia . - Non recarti oltre , laggiù , - disse Emilia con dolcezza . - Vi andrò io , se vuoi . Tu ti lasci troppo impressionare . Innanzi alle due giovani riavvicinate e avvinte , le quali lo guardavano con occhi sì diversamente intensi , il Lascaris provò ancòra la vampa di calda sensualità che lo bruciava ormai sempre alla vista delle due sorelle ; e quell ' entrare di un tratto nel possesso spirituale di Roberta , quell ' impero ch ' egli poteva , ch ' egli avrebbe potuto stendere più ampio su di lei , col diritto del medico sull ' ammalata inconscia , gli piacquero e lo aizzarono . Un fastidioso silenzio chiuse la rapida scena . Cesare stava per tôrre commiato , quando la fanciulla lo prevenne , diede un bacio a Emilia , e salutato il Lascaris , ridiscese in giardino . - Nessuna speranza , dunque ? - egli ricominciò non appena furono soli . - Non parlerai ? Emilia era tuttavia circonfusa dalla tristezza , che Roberta sembrava aver lasciato con la sua assenza . - Chi oserebbe parlare ? - rispose . - Non vedi ? Non capisci ? È crudelmente ammalata di spirito .... Chi oserebbe parlarle , in simili condizioni ? - Ammalata di spirito ? - ripetè il Lascaris . - Io ho conosciuto parecchie fanciulle , le quali inghiottivano il sale e bevevan l ' aceto , nella ingenua speranza di morir consunte .... Sono le piccole follìe , cui poche normalissime si sottraggono ; sono i perturbamenti dell ' età .... La signorina legge forse troppi romanzi . - Cesare ! - interruppe Emilia . - Non posso lasciarvi parlare così di Roberta .... - Legge troppi romanzi , - proseguì Cesare pacatamente , nell ' atto che riprendeva la canna e il cappello . - La morte è sempre descritta nei romanzi con un lusso di particolari falòtici , che fanno ridere ; non è un fenomeno naturale e semplice , ma una trovata dello scrittore , una punizione d ' Iddio , una giustizia degli uomini , uno scioglimento di qualche terrifico dramma , che diversamente non sarebbe mai più finito .... Questo ha turbato la fantasia di tua sorella , e una contadinotta qualunque non può patir di capogiro , senza che la signorina ne preveda la morte e le esequie .... E noi , qui ad attendere che i fantasmi passino , mentre andranno sempre rinnovandosi poichè non sono formazioni esterne e occasionali , ma flora indigena , creazioni caratteristiche del suo cervello .... . - Cesare ! ... Cesare ! ... Cesare ! ... - esclamò nuovamente la donna , su tre tòni diversi . - Non vi avrei supposto tanta ingenerosità .... Essa è malata .... - Addio , Emilia , - egli rispose , prendendole ambo le mani . - Cercate di non farmi ricordare quanto può un uomo che vuole .... Cercate di parlarle .... O le parlerò io , benchè non abbia su di lei autorità alcuna . Una maschera di sarcasmo gli era scesa sul volto , e traverso le frigide parole di lui sembrava minacciare qualche imprevedibile ribellione . Emilia non consentì alla stretta delle sue mani ; e lo lasciò partire , pensando che non lo conosceva , che in fondo al cuore dell ' uomo doveva giacere una malvagità sottile , una acerba indifferenza per i mali altrui . Forse , tutto ciò ch ' egli era apparso fino allora , poteva essere stato frutto d ' ipocrisia , di quella ipocrisia non volgare , cui la lotta medesima suggerisce e insegna .... Certo , il sarcasmo , il lieve disprezzo per Roberta e probabilmente per lei stessa , rivestivano i suoi lineamenti arguti meglio assai delle altre espressioni delle quali il volto mobilissimo di Cesare era capace . Quando fu a ' piedi della scalinata marmorea , egli scorse Roberta china sopra un cespo di gaggìa , da cui staccava a uno a uno i granelli dorati e fragranti , serrandoli nel cavo della mano . Cesare avrebbe voluto scansarla ; ma ella avvertì il passo , lasciò la sua leggiadra occupazione , e andò incontro al Lascaris . - Ascolti , - gli disse . - Le grida giungono fin qui .... L ' ammalata è nel rustico .... Vada , vada a vederla .... Veramente , grida non s ' udivano , e il silenzio non era interrotto se non da un canto acutissimo sulla strada , un canto lamentoso e azzurro , che i popolani liguri trascinano in note di falsetto . - Sarebbe indelicatezza verso l ' amico mio dottor Noli , - osservò Cesare annoiato . - Non v ' è pericolo , non ve n ' è affatto .... E , d ' altra parte , io non rappresento nulla ; sono il signor Lascaris , un passante , un villeggiante qualunque . Da due anni , lo sa , ho lasciato la carriera .... Il mio intervento non può essere scusato se non da casi eccezionali . - Ero dunque ben gravemente ammalata , quando Lei è venuto a visitarmi la prima volta ? - chiese Roberta con una triste lentezza . S ' erano fermati poco lungi dalla villa , sul principio del viale che digradava fino alla verde cancellata ; ed Emilia udiva le loro voci , senza afferrar le parole .... Ricordò allora , la donna , la dubbia frase dell ' amante : " Di quale animo devo impadronirmi ? Del tuo , o dell ' animo di tua sorella ? " Un malefico intento di torturar la fanciulla nacque sùbito nello spirito affaticato dell ' uomo ; e invece di protestare , di confortare , di toglierle ogni apprensione sulla malattia d ' ieri , che poteva essere la malattia di domani , egli non rispose motto , e finse l ' impaccio di chi cerca una benevola menzogna . Gli fiammeggiava in mente la sensazione da lui medesimo definita : " Con una parola potrei forse ucciderti " e la parola stava per iscattare , rovesciando ai suoi piedi la giovane dritta e titubante . Ma fu tosto , ridestato dall ' incubo . - Abbiamo una giornata ideale , - egli disse . - Perchè non esce a passeggio ? Le gioverebbe assai più che occuparsi di quella ragazza . - Se ero tanto malata , come posso essere guarita d ' un tratto ? - soggiunse Roberta , allentando il pugno e lasciandosi sfuggire i grani odorosi della gaggìa . - E perchè Lei m ' illude ? Aveva nella voce qualche cosa umile e paziente , qualche cosa forse anco vile e trepida , non mai udita da Cesare nelle domande di lei . Ella era innanzi al giudice , al quale voleva carpire per insidia la sentenza intima e sepolta . Studiava d ' avvicinarsi alla verità , fingendo una rassegnazione consapevole ; ma sotto alla scaltra indagine , il terrore , l ' angoscia istintiva della giovanezza per la tenebra eterna , vibravano . Pur di assaporare la vita , il sole , la felicità d ' una lunga dimane , la vergine intatta nel corpo e monda nel pensiero , si sarebbe macchiata di qualunque impudicizia ; colui che avesse potuto offrirle la salvezza , avrebbe imprigionato la fanciulla in una schiavitù senza limiti , per sempre . O forse , rispondendo alla visione che balenava qualche volta alla mente di Cesare , fors ' ella si sarebbe gettata ai piaceri con la fame avida di chi vuol tutto conoscere in breve giro di tempo , con la febbre di chi alle spalle intende il galoppo macabro . - Che cosa posso dirle più di quanto non Le abbia detto ? - egli rispose freddamente . - Io non ho mai incontrato anima meno fiduciosa ... ! Ella turba la pace d ' una persona che le è cara , e rattrista un ' esistenza che non le appartiene .... Si mosse per allontanarsi , e già s ' era incamminato , quando la voce di Roberta lo richiamò tenera e sommessa : - Almeno , mi saluti , - diceva . - Almeno , mi saluti .... Un ' altra fanciulla , Cesare vide venirgli incontro , nell ' animo della quale le parole di lui secche , brevi , imperiose , avevano prodotto la reazione . Gli veniva incontro Roberta , il volto irradiato da un lampo di gioia riconoscente ; bella di fiducia , a testa alta , con la mano tesa , ormai sulla via della schiavitù assoluta , per quanto piccola sicurezza di bene egli avesse potuto offrirle . - Addio , fantastica ! - Cesare disse , stringendo quella mano , la quale già rispondeva alla sua stretta con qualche abbandono femminile . - Addio , dottore ! - ella replicò , mettendo in quell ' appellativo un arcano senso di devozione e di fede . Allora , veramente , l ' ululo della epilettica lacerò l ' aria , rompendosi in un sèguito di singulti barbari . Cesare fissò in viso Roberta ; ma questa gli sorrideva ancòra , e tutta colma di speranze egoistiche , non aveva udito . XVI . - Se lei volesse mandarci il fidanzato di sua sorella .... - pregò la vecchia . Roberta , incamminata per uscir dalla casupola , si volse bruscamente . - Il fidanzato di mia sorella ? - ripetè . - Che cosa dite ? - Sì , quel signore , il medico che viene tutt ' i giorni dalle Signorie Vostre .... La fanciulla s ' abbrancò allo stipite per non vacillare ; e rispose , impallidendo : - Va bene , glielo dirò . Poscia si fece forza , e uscita rapida in giardino , entrò in casa , risalì nella sua camera . Non aveva trovato energia per protestare . Cesare Lascaris , agli occhi di quei contadini , era il fidanzato d ' Emilia ; probabilmente , anche agli occhi delle cameriere , agli occhi di chiunque avesse voluto spiegar l ' assiduità del giovane presso le due sorelle . E fidanzato era certo l ' eufemismo che significava l ' amante . In tal modo , Roberta veniva punita della sua pietà ; poichè dal giorno della crisi , quotidianamente s ' era recata a visitar l ' epilettica . Nella famiglia de ' massai , tutti piagnucolavano , per l ' ereditaria viltà delle razze inferiori ; e tutti s ' occupavano , guadagnavano , spendevano avaramente ; tenevano a fitto la terra circostante alla villa , facevan da procaccia tra il paese e Genova , lavoravan da falegname ; e tutti piagnucolavano . Pareva che il lamentìo sommesso della schiatta si fosse impersonato nell ' avolo , un vecchio d ' ottantatrè anni , curvo e disseccato ; il quale non moveva piede , non si poneva a sedere , non girava lo sguardo , non s ' appoggiava alla lunga canna , senza trarre dal petto concavo un lagno querulo e abitudinario . Roberta s ' era lasciata cogliere , e portava cibo , vesti , danaro . Vigilava con gli occhi inteneriti la scialba fanciulla , che non sembrava notarla mai al suo fianco . E scorrendo quasi l ' intera giornata in quella casupola , tanto malinconiosa da non credersi piantata come la villa a oriente di una vaghissima costiera , - Roberta intendeva di tempo in tempo qualche allusione , o coglieva qualche sorriso , che le riuscivano strani e la facevan pensare . Senza dubbio , lievi cose ; ma l ' animo di lei , dopo aver lavorato nella vacuità del sospetto , era avido ormai d ' indizii , e cercava inconsapevole una traccia , una guida , purchè fosse . - È il cane del diavolo , cotesto , - diceva la massaia , accenando Nero , che andava a scodinzolare presso la fanciulla . - Abbaia sempre .. Vossignoria non l ' ode , qualche volta ? ... Sveglia tutti quanti , la notte .... Ma .... , di guardia ! ... Oh , se è di guardia ! Quando urla , sa perchè .... Vien qua , Nero ! ... Eh , gli piacciono i signori ! I signori , li rispetta .... Sorrideva , d ' un sorriso decisamente sciocco ; ma non sorrideva con lo sguardo , irresoluto , fuggevole ; e il piccolo corpo secco e magro della femmina pareva allungarsi ; e il collo s ' allungava di certo , aiutando la voce senile che fischiava il polifono dialetto ligure . - Una notte , perfino , mio marito è dovuto scendere a vedere .... Nero abbaiava .... Come abbaiava forte ! ... Ma sapeva perchè .... C ' era qualcuno in giardino .... - Qualcuno , di notte ? - esclamò Roberta . - Chi , dunque ? - Eh , qualcuno ! - ripetè l ' altra , seguitando il suo ghigno melenso . - Un ladro , un vagabondo , senza dubbio .... - Eh no , un ladro ... ! Qualcuno , insomma .... Basta : quando Nero abbaia , sa perchè .... Ma Roberta , guidata da una bieca luce improvvisa , aveva voluto sapere , aveva insistito , per combinar la data del trascurabile episodio con un certo suo ricordo , esso pure , fino a quel giorno , trascurabile . Poi , avvistasi della curiosità feroce cui si dava in pascolo , sentì una nausea violenta , troncò l ' interrogatorio , gettando alla femmina un involto che le aveva portato . E non essendo riuscita a definir tuttavia se la fanciulla avesse compreso o non avesse avuto bisogno di comprendere , la femmina aveva allora tentato il colpo maestro , fingendo l ' ingenuità : - Se la Signoria Vostra ci mandasse il fidanzato di sua sorella .... Roberta uscì rapida in giardino , entrò in casa , risalì nella sua camera . Ella aveva toccato il colpo , quasi piegando sopra sè medesima ; e avvertiva lo scatenarsi d ' un gran male fisico , non diversamente che ne ' suoi giorni di terrore . Il fatto prendeva nella imaginazione mobile e ignara della giovanetta le proporzioni d ' un delitto , del quale sua sorella , la sua Emilia , si fosse macchiata . Ella ritrovava nella mente la figura incomparabile della donna , chiusa in una leggera vestaglia con gran collare alla Stuart , i capelli crespi snodati e lunghi fino oltre le reni ; bella , giovane , fresca , esultante per una delizia attesa ; e finta , simularda , egoista come tutti i felici .... Era entrata nella camera di Roberta ; cosa strana , non mai avvenuta prima ; e aveva rassicurato la fanciulla , nervosa per l ' abbaiare , anche strano , di Nero ; l ' aveva così caramente ripresa delle sue inquietudini ; le aveva imposto le care mani sul volto , l ' aveva addormentata . E un uomo , nel giardino , stava ad aspettarla ! Perchè non si poteva nutrir dubbio ; e l ' aneddoto narrato dalla vecchia , rispondeva benissimo alla maraviglia interrogativa onde Roberta era stata colpita quella notte . In giardino ? La donna era scesa in giardino , con la vestaglia piena di fruscìo , coi capelli snodati ? Il cuore di Roberta cominciò a battere violentemente . Ricoveratasi nella camera , era corsa al cassettone , vi aveva appoggiato i gomiti , e secondo l ' abitudine delle sue ore meditative , vi era rimasta , guardandosi nello specchio , a pensare .... Una vampata calda di sangue le affluì al volto .... In giardino era avvenuto il convegno ? Non poteva dubitarne ; non osava , benchè tale convegno non fosse verosimile , con quell ' abbigliamento , col pericolo di essere uditi .... Ma dell ' abbigliamento ella sapeva alcuni particolari , i quali ritornatile alla memoria , le avevan chiamato tutto il sangue al volto . Sotto la vestaglia , sua sorella era indifesa .... Dunque , mentre Roberta credeva sè medesima ed Emilia serrate in un inviolabile cerchio di sventura , la donna aveva spezzato il cerchio , n ' era uscita , abbandonando la fanciulla alle sue angosce , al suo male , a ' suoi spettri .... La voce della giovanezza l ' aveva chiamata all ' amore . E la parola magica sfolgorò un gran raggio , passando traverso la mente di Roberta ; a lungo fu assorta nella contemplazione del mistero , non diversa dalla femminetta innanzi al Tabernacolo , timorosa della maestà del luogo e impaziente di varcarne la soglia , per essere inondata di luce . L ' amore , alle giovani veniva carico di promesse , ricco di secrete e di palesi delizie , invitto di superba possanza nel ridente aspetto d ' Iddio ; e nulla aveva più senso , nulla aveva più forza , nulla poteva essere d ' indugio o d ' ostacolo alla sua via trionfale . Era l ' Iddio eternamente pagano ; l ' agile sua navicella varcava insommergibile gli oceani del tempo , sfidava tutte le tempeste .... A lei , forse , povera , di sangue , attanagliata fra le branche del male senza pietà , a lei non doveva giungere l ' amore ; non mai avrebbe avuto potere di strapparla alla sua vita letargica , di lanciarla nelle spire della passione , di farle obliare i presentimenti sconsolati .... - Ebbene ? - disse Emilia , aprendo la porta . - Che fai lì , tutta sola ? Roberta sussultò , ritraendosi , e guardando la sorella . Vestiva Emilia un abito chiaro , largo di gonne , aggraziato e snellissimo di busto ; portava un cappello di paglia con qualche piuma ; attraverso il veletto , gli occhi splendevano e le labbra apparivano tumide , ingranate . - Niente , - rispose la fanciulla , sentendosi ancor tremare . - Tu esci ? - Andrò alla marina , un poco .... , verso Nervi .... Roberta notò che Emilia non la fissava negli occhi , e le sembrò di avvertire che un debole rossore salisse alla fronte della donna . Ebbe una stranissima pietà per il lieve impaccio di lei ; ebbe lo stranissimo bisogno d ' aiutarla a mentire . - Va , - disse . - È una magnifica giornata .... Avrai forse un po ' d ' emicrania ? - Sì , un po ' d ' emicrania , - confermò Emilia . - Vado ; l ' aria mi farà bene . Addio , cara . - Addio . E in preda sempre al desiderio d ' aiutarla , Roberta si mosse , andò a posare un piccolo bacio sulla fronte della donna , e stringendone la mano , le sorrise . Dall ' orrore temerario , decadeva quasi alla complicità ; dallo sdegno , si sentiva repentemente portata all ' occulta simpatia . Non riusciva a comprendere ella medesima come le fosse mancato ogni impeto di rivolta . Il suo cuore stava muto ; nulla che significasse lo sfacelo d ' un sogno , il precipitare d ' un ' illusione ; l ' abbandono d ' Emilia la lasciava fredda .... Di più ; ascoltando bene il cuore bizzarro , una voce pareva sorgerne : " Sono libera anch ' io ; debbo anch ' io procedere sola , vivere una vita mia , cercare altrove la mia strada . " Ella volse in giro lo sguardo . Come aveva potuto credere che l ' esistenza intera fosse racchiusa fra le quattro pareti della sua cameretta ? Andò a sedere sul divano , facendosi posto tra i libri ch ' erano stati i soli confidenti delle sue speranze tumultuose ; e appoggiato il capo alla spalliera , partì con l ' anima dietro una selvaggia orda di visioni , afferrando di tempio in tempo il filo d ' un ragionamento seguìto , e sùbito riperdendolo tra la baraonda . Quanto era stata ingenua ! ... Da più mesi , sua sorella amava ; sua sorella godeva le squisitezze d ' un sentimento immortale , ed ella , Roberta , l ' aveva supposta ancòra meschinamente chiusa nelle abitudini quotidiane ! Ella , Roberta , s ' era lasciata sfuggire una infinità d ' indizii preziosi , che ora le tornavano ad uno ad uno , col loro significato certo ; e v ' era stato bisogno che una contadina maligna l ' avviasse , quasi facendo i nomi , quasi offrendo le date ! Mentre il fatto era così manifesto , che Cesare Lascaris aveva tentato addormentare i sospetti , traendola a un ' amicizia bonaria , fanciullesca , mostrandosi di lei più sollecito che di Emilia . Sarebbe rimasta sola . Era ricca ; da tempo , ella poteva disporre liberamente della propria agiatezza , e alla sua inesperta fantasia , l ' indipendenza materiale sembrava il càrdine d ' una grande felicità . Aveva cancellato d ' un tratto le figure dei due amanti , e si fingeva sola . Innanzi alla finestra , fissando le acque sterminate , col mobilissimo luccichìo solare , pensava : " Tutto ciò mi è indifferente ; tutto ciò non ha ancòra senso per me . In questo decembre , Milano , la città , i teatri , le feste , mi sarebbero assai più cari . Io sono sola , e non posso godere cotesto spettacolo magnifico , ma eterno e pieno di silenzio . No ; v ' è qualche cosa pronta e facile , nella vita , che io non conosco : io non conosco i sodisfacimenti dell ' ambizione , la delizia di sentirsi ammirata , il gaudio d ' essere libera , padrona d ' oggi , di domani , arbitra di restare o di partire .... Sono bella ? " - Tornò allo specchio , e interrogò la propria imagine , un poco pallida , con gli occhi febbrili , i capelli biondi e arruffati . " Potrò essere elegante .... Ma perchè non soffro ? Mio Dio , perchè non soffro ? Non amo più Emilia ? Ci siamo ingannate ambedue , forse , imponendoci una schiavitù senza ragione . Le sorelle non si amano come noi volevamo amarci , chiusi gli occhi a tutto quanto non fosse del nostro affetto .... Emilia se n ' è avveduta la prima . Presto , ella dovrà parlarmi e confessarsi : io la stringerò fra le braccia e le dirò ch ' ella è libera , che noi siamo libere . Poi , comincerò a vivere sola , per me stessa , d ' una vita elegante .... " - E , poichè era sempre la fanciulla angariata e attratta dai sogni un po ' umoristici del romanticismo , perdette ogni nozione della realtà , cominciò a imaginare il mondo alla stregua delle sue fantasie . Vide luce , molta luce sulla strada dell ' avvenire , e vide sè medesima incedere tra quei nimbi aurati , vergine superba e intatta . Curva su gli abissi della disperazione , non aveva mai pensato all ' amore ; e lo scoperto amore d ' Emilia prendeva un significato di giocondo auspicio anche per lei . Aveva creduto morire , mentre non si moriva alla sua età ; aveva paventato che l ' amore non fosse mai per giungere , e sarebbe giunto a tutte . Ella avrebbe saputo farsi amare ed esser fedele quanto una schiava ; le sue gioie , le sue sciagure , si sarebbero confuse con un altro destino , nell ' ora dell ' incontro . Questi pensieri andò volgendo , su questi pensieri variando in gradazioni infinite . Respirava come un ' assetata d ' aria pura in una pinnacolata selva di balsamifere . Alcuni giorni squallidi ed inutili seguirono , di cui Natura non dava credito ; li contava buoni sulla bilancia , e li avrebbe fatti pagar con la morte . Il giuoco di Cesare Lascaris appariva ormai così semplice agli occhi di Roberta , ch ' ella si stupiva di non averlo compreso avanti ; e docile alla solidarietà istintiva per la sorella , per la donna innamorata , - pur rilevando ad ogni poco un cenno , uno sguardo , un fatto , i quali sempre le erano prima sembrati differenti , - si prestava all ' inganno . Le piaceva ridere ; perdeva la sensibilità onde aveva trovato tutt ' i giorni un argomento di dolore : la fanciulla irriflessiva era risorta . Non mai amicizia le era parsa più saporosa che quella di Cesare Lascaris , dell ' uomo caro alla sorella sua , destinato ad avviar l ' esistenza dell ' una e dell ' altra verso la strada piena di luce . Egli le avrebbe tolte al malaticcio incubo del reciproco obbedire , legando a sè la vita d ' Emilia , liberando Roberta di fronte all ' indomani . Già aveva liberato questa dal fantasma della morte precoce ; già la sua prima apparizione in casa loro era stata salutare , provvidenziale . Roberta gli doveva la vita , e più che la vita , la fede ; e più che la fede , l ' avvicinamento insperato d ' un sogno . Perchè dalla nuova sorte d ' Emilia , scaturiva naturale che Roberta sarebbe rimasta sola , intutelata , arbitra di tutta sè medesima . Tali vertiginose mutazioni s ' eran fatte manifeste . L ' istante venne , in cui Cesare sentì che il cuore della giovinetta era colmo di gratitudine , e ch ' egli aveva imprigionato la fanciulla in una schiavitù senza limiti , per sempre . Ancòra lontana , l ' idea dell ' amore ; limpido , il sentimento di lei ; ma ella era entrata nello stadio più favorevole alla suggestione , quando l ' anima femminile si confida , e dall ' uomo aspetta la parola che la calmi o che la inciti . Se Cesare si fosse lasciato trascinare a posar le labbra sulla bocca di Roberta , ella non si sarebbe opposta , concedendo senza sapere , forse come tributo d ' obbedienza , in un oblio fulmineo . Dopo , e invano , sarebbe venuto lo sguardo tragico , pazzo , col quale le fanciulle sedotte si risvegliano dalla colpa . Cesare palesavasi finalmlente a Roberta nel fàscino dell ' uomo freddo ; ella scopriva d ' aver creduto a lui solo , d ' avere sperato solo per opera di lui ; non alcun altro medico , non Emilia avevano osato irridere alle sue paure , al suo presentire , a ' suoi vaticinii puerili . Nessuno al mondo l ' aveva avvicinata con tanta familiarità ; a lui nemmeno era balenato il pensiero d ' adularla ; il motto piacevole e comune , la lusinga piccola , la meschina frasuccia erangli ignote . L ' aveva presa , collocata più alta delle convenzioni , dominata per maschia semplicità , combattuta e salva . Tutto ciò , nello spirito di Roberta , aveva prodotto un ' eco lenta , che saliva a poco a poco , ma tenace e prolungata ; così come gli indizii dell ' amore di Cesare per Emilia erano stati torpidi a collegarsi nello spirito di lei , e poi a poco a poco le si erano svelati agli occhi della mente con una logica sicura . E alla sua ammirazione anche la conquista d ' Emilia giungeva quale argomento . La donna pareva scusare la giovanetta ; la donna aveva tutto dimenticato ; era scesa nel giardino , formidabile di ombra , a notte alta . Roberta ammirava il romanticismo di quel colloquio , dell ' amore che a quel colloquio aveva concluso ; e comprendendo che le vicissitudini del dramma dovevano essere state per la giovane altrettante ore di dubbio , d ' angoscia , forse di rammarichi , la fanciulla fu tutta nuova intorno a lei ... - È strano , - osservò Emilia , un di quei giorni , a Cesare . - In mia sorella non trovate nulla di mutato ? Vi pare ch ' ella tema ? Non l ' ho vista mai così affettuosa , in nessun tempo .... Mi parla con dolcezza , mi ascolta con devozione , mi circonda di cure gentili .... Accennò presso all ' uomo , sopra lo scaffale da ninnoli , una leggiadra statuetta eburnea , rappresentante Diana in atto di scoccar la freccia , un grosso cane avido ed intento al suo fianco . - Ecco : ieri è andata a Genova e n ' è tornata con codesta piccola statua d ' avorio , ch ' io desiderava .... Quel mazzo di rose sulla tavola , è stato colto e messo insieme da lei ; è il suo regalo d ' ogni mattina .... V ' è , infine , un mutamento senza causa , che mi turba .... Non avete notato nulla ? - È ancòra triste ? - domandò Cesare . - No , non è più triste . Poco fa , mi diceva che vuole andare a Parigi ; ella sogna Parigi , come potrebbe sognarla una bambina , la quale non sappia che cosa sia una città . Ma una volta , io aveva parte a ' suoi disegni ; ora mi dimentica , parla di sè , quasi volesse andare a Parigi sola .... Poi , vi sono altre cose inesplicabili .... Non vi sembra , ad esempio , che da qualche tempo moltiplichi le sue assenze e le prolunghi ? Appena giungete voi , trova un pretesto per allontanarsi . Mentre la donna parlava , Cesare andava mentalmente enumerando i segni delle mutazioni che in Roberta aveva egli pure afferrato ; e sopra tutti , certi sguardi fissi , poco meno che affettuosi e caldi , i quali venivano a lui dall ' amica incapace a simulare ; e ancòra meglio , la sommissione timida che impediva a Roberta di rifarsi alla confidenza , una volta così audace , con Cesare . - Chi può indagare il significato d ' un capriccio ? - egli disse . - Forse noi diamo troppo peso alle variabilità del suo umore ; e aspettando , ci torturiamo . Suvvia , Emilia , bisogna affrontar gli ostacoli , d ' un colpo , e uscire da queste incertezze , che non muteranno nulla , poichè io non rinunzierò mai a te .... Dovessi commettere la più strana follìa , dovessi spingere il mio diritto fino alla crudeltà , non esiterei .... Io ti amo , e il mio diritto è divino . Egli aveva meditato in quei giorni , e il terrore della solitudine , che non ha grida , ma risuona dentro l ' anima in vibrazioni echeggianti , lo prendeva d ' un tratto .... Egli soffriva la responsabilità della propria solitudine ; non aveva mai saputo meritarsi una pronta amicizia , un tenero amore , una commovente solidarietà . Non aveva saputo esser nulla fra le energie simpatiche le quali attraggono ; era stato piuttosto , quando per fatalità , quando per orgoglio o per indifferenza , era stato un ' energia repulsiva , un solitario , un egoista , un nomade , un parassita , che gode la civiltà e la disprezza , che ha bisogno degli altri e non se lo confessa , che vive la vita di tutti e finge di vivere una vita speciale . Ora , tra lui e Roberta , tra l ' uomo forte , calcolatore , e la fanciulla esile , quasi moribonda , inutile , impacciante , egli non doveva essere sacrificato . - Hai inteso , anima mia ? - continuò . - Questo periodo di miraggi non sarà distrutto , qualunque cosa sia per accadere .... Io ti voglio , perchè tu devi essere la mia vita . - Te ne prego , Cesare , - interruppe Emilia , avvertendo ch ' egli dimenticava il luogo ove si trovavano e il pericolo d ' essere uditi dalle persone di servizio . Rapidamente , ella intuiva l ' uomo , passionale e cupo sotto la maschera della freddezza ; capace d ' arrivare al delitto per il chiuso egoismo del possesso , per la difesa della conquista . Se ne sentiva atterrita e sdegnata ; l ' ardore incontenibile dell ' amante le pareva brutale , e certo assai dubbio per il sèguito , quando l ' ardore fosse stato soddisfatto e Cesare non avesse saputo mitigarne la vuota fine con un sentimento più puro . - Dunque , parlerai , le annunzierai ? - egli insisteva , baciando ; le mani della donna . - Le annunzierò .... - disse Emilia . - Oggi , oggi stesso ? - Appena se ne offrirà l ' occasione , Cesare .... - No , oggi stesso , quando sarò partito .... - Ebbene , oggi , quando sarai partito .... Ella sapeva avanti che non avrebbe trovato la forza di dire una parola a Roberta . Da tempo , aveva preso l ' abitudine d ' aspettare , paurosamente ; sapeva che a toglierla da quella incerta aspettazione , solo qualche fatto non voluto e non cercato , avrebbe avuto potere .... Dopo un lampo d ' esitanza , Cesare le si avvicinò , le prese la testa che ricoperse di baci fitti e ardenti .... - E promettimi ancòra .... - egli soggiunse . - Promettimi .... Terminò la frase presso l ' orecchio di lei , sorridendo ; mentr ' ella ebbe un gesto di diniego col capo e con la mano .... - Perchè ? - implorò Cesare . - Dammi questa prova ; non tenermi in angoscia .... Vuoi ? - È inutile , - disse Emilia . - No , non è inutile , - proruppe il giovane . - quando tu mi ami .... - Ma se oggi non potessi parlarle ? - osservò la donna , risentendo , al solo pensiero di quel colloquio , battere dolorosamente il cuore . - Se vorrai , potrai parlarle .... E per ciò .... - Sta bene , - concluse Emilia . - Ti prometto anche questo . Stranamente , concepiva in quell ' ora contro il Lascaris un ' ombra di avversione ; quasi l ' insistenza di lui l ' avvertisse che non era più libera di sfuggire alle battaglie temute , e di adagiarsi nella sua bella viltà femminile . Il periodo d ' indugio veniva dunque a morire ? La dolce gioia di contemplar l ' avvenire era finita ? Ella avrebbe voluto ancòra tuffarvisi , in un fiume d ' oblio ; laddove , più rudemente , l ' uomo desiderava la realtà , avvicinava il futuro tenue e roseo , si stancava dell ' aspettazione dubbiosa , non comprendeva neppur lontanamente la delicata fragilezza di quei giorni , che non sarebbero tornati mai più . Era il maschio . Ma intanto , Cesare la ringraziava con lo slancio , che la passione faceva in lui ribollire ; chinato sulle mani della donna , le baciava minutamente . Egli così appariva , in vicenda alterna , or l ' uomo cùpido , inquieto , fosco ; ora , per una lieve speranza o per una scarsa grazia , il fanciullo entusiasta , sommesso , incurante del giogo . E vedendolo in tal modo scendere e salir dolorosamente la scala del travaglio amoroso , Emilia fu tòcca , e gli rendette i baci . Più tardi , quando ella si trovò sola , il pensiero del colloquio con Roberta sùbito l ' agghiacciò . Avrebbe dovuto addentrarsi in una difficile spiegazione ; avrebbe dovuto dire alla sorella , che aveva sull ' affetto di lei fondato ogni cara speranza : " Io amo Cesare Lascaris , e mi darò a lui per sempre ; egli terrà nel mio cuore un dominio invincibile e assoluto .... Senza interrogarti , noi abbiam disposto anche del tuo avvenire : ci seguirai ; vivrai , non più nella calda intimità della sorella tua , ma presso la moglie d ' un uomo che tu appena conosci , e che per mio consenso avrà i diritti poderosi della legge , il diritto di consiglio sopra di te , l ' autorità d ' un fratello .... Io ho deciso del mio avvenire ; e senza interrogarti , ho deciso del tuo .... " Quantunque ella sapesse che nulla in simile procedere era strano o inusitato , pure qualche cosa l ' avvertiva sottilmente come la sua potestà fosse falsa , come per Roberta le vicende future si riducessero a una diminuzione di libertà . E la critica spontanea faceva sì ch ' Emilia presentisse le obiezioni della giovinetta , contro le quali , in caso estremo , non avrebbe potuto opporre se non la volgarità della solita prudenza , i ragionamenti gretti e senza luce delle consuetudini sociali , che avevano statuito la più severa tutela per le fanciulle minorenni , quasi la differenza d ' un anno o d ' un giorno rappresentasse gran cosa in un ' indole o nelle inclinazioni d ' una giovane anima . Fu inquietissima , sentendo nascere da ' suoi stessi dubbii la necessità " d ' affrontar gli ostacoli , d ' un colpo " , perchè ella medesima non demolisse in breve le sue ragioni . Fu irrequieta , rifuggendo dalle quotidiane abitudini , andando e venendo per l ' appartamento , senza posa ; affacciandosi alle finestre , scendendo in giardino , cercando aria diversa , cielo diverso , un sèguito di diverse libertà ; arrossendo del proprio necessario egoismo , ribellandosi all ' idea antipatica di giocar non l ' esistenza sua , ma quella anche della giovanetta ignara , sopra l ' àlea d ' un amore che doveva essere di lei sola . Infine , tentò . Si diresse alla camera di Roberta ; ne spalanco l ' uscio , decisa a uscir d ' angustia , e a parlare . La fanciulla stava , tutta grave , raccolta a un suo leggiadro lavoro di uncinetto ; un gran lavoro , del quale non lasciava ad alcuno vedere il disegno complicato , del quale non diceva ad alcuno lo scopo , attendendovi instancabile ; sebbene Emilia avesse compreso che l ' opera paziente era destinata a lei . La fanciulla stava tutta raccolta , mentre viaggiava forse per qualche città d ' oro , nella sua prossima vita d ' eleganza . Una buona finestrata di sole erale intorno . Ella andava soffocando le fisiche ambasce con un ' interpretazione nuova ; soffriva nel petto un ' arsura di fiamma , le granfie d ' un dolor sordo a le spalle , per tutto il corpo la ripugnanza di vivere , di muoversi , di agire ? erano impressioni nervose , bizzarrie sensitive , fantasticaggini . Tossiva , arrossando la pezzuola portata alle labbra ? perturbazioni fuggevoli della donna . Aveva la febbre ? caldura della pelle , generata dall ' ansia di quei giorni . Si sdoppiava , facendo a un tempo da malata e da medico ingannatore ; interrogandosi e rispondendosi . - Hai bisogno di me ? - chiese , al vedere Emilia così repentemente comparsa . - Debbo parlarti .... - cominciò questa . S ' interruppe bruscamente , soggiogata dalla propria commozione . Roberta si levò , riponendo i suoi arnesi nel panierino da lavoro , e prendendo un atteggiamento non solito , quasi avesse aspettato quell ' ora , da tempo . Ma trovata infine la formula per cominciare , Emilia sentì il desiderio irresistibile di non usarne . Già era per colorir qualche pretesto ; già respirava , felice del ritardo che poteva concedersi ; già pensava a calmar l ' impazienza di Cesare ; quando , nell ' alzar lo sguardo in volto a Roberta , vide questa sorridere mitemente e stendere le braccia verso lei .... La novissima êra di libertà pareva alla fanciulla dovesse principiar da quel giorno . XVII . Con gli occhi chiusi , immobile , si fingeva addormentata .... Udì posar cautamente la bugìa sul tavolino ; alcuni passi , non più materiali che il fruscìo del velluto sul velluto .... Una pausa ; certo , Emilia la guardava dormire ; e poco dopo s ' appoggiava al letto , lievissima , e si chinava fino al volto di Roberta .... Ancòra un attimo d ' esitanza ; sopra i capelli della dormente lo sfiorar delicato delle mani d ' Emilia , il tatto appena d ' una piuma , quant ' era bastevole per richiamarla se fingeva , per non turbarla se dormiva .... Poi , sempre camminando così leggera da essere indovinata piuttosto che udita , Emilia si ritraeva , sicura ; tentava prudentemente la finestra , ad assicurarsi fosse ben chiusa ; riprendeva la bugìa sul tavolino , riaccostava l ' uscio .... Al di là , stava ancòra in ascolto ; indi , osava un passo più deciso , allontanandosi ... E tutto ripiombava nel silenzio . S ' era svelata da sè medesima , per la cautela soverchia di verificare se Roberta dormisse : e sùbito , nel pensiero di questa lampeggiò la certezza disgustosa : - " Qualcuno ancòra l ' aspetta in giardino ! " - La fanciulla si sciolse dalla immobilità forzata ; si levò a sedere sul letto , guardando con gli occhi fissi nel buio ... " Che cosa si diranno ? - pensò . - Certamente parleranno di me , faranno dei disegni per l ' avvenire ; disporranno della mia vita e della mia libertà , come di cosa loro ! " Allungò il braccio ad accendere una candela ; s ' intrattenne , fra la luce giallognola , a riflettere , sentendosi a poco a poco tutta conquidere dalla brama d ' udire , mentre numerava i pericoli di quello spionaggio , la probabilità d ' essere sorpresa , la difficoltà di raggiungere gli amanti senza incontrar Nero , che accusasse la presenza di lei , latrando . Ma pur nel tempo in cui meditava , si lasciava scivolar dal letto , e , prese le sue vesti , le indossava rapidamente . Quando si trovò vestita , la riflessione tacque ; spense il lume , ed uscì , incontro alla morte dell ' anima . XVIII . Che qualche cosa di grave fosse avvenuto , Cesare capì , non appena Emilia giunse al convegno e si liberò dalla stretta delle sue mani . - No , no ! Lasciatemi ! - ella disse . - Ascoltatemi ! La luna circondava , magnifica di tralucente azzurro , la testa e il corpo della donna , come la sera in cui Cesare aveva prima ammirato Emilia , ritta in una gloria di bianco , di bianco latteo , e di bianco e di bianco . La luna era dovunque ; batteva sui gruppi degli alberi , creava un paesaggio di tenui chiaroscuri ; illividiva la villa , massiccia ; stendeva dietro le foglie un velame cilestre a gradazioni argentee ; abbozzava sul terreno ombre leggere . - Ebbene ? - egli domandò avidamente . - Le hai parlato ? - Sì , oggi : me ne ha dato forza ella stessa , perchè s ' aspettava .... Aveva indovinato , sapeva .... E notando un atto di maraviglia nel Lascaris , aggiunse : - Oh , ci saremo traditi le mille volte ! - Ma che cosa ha risposto ? - Ah ! ... È stata una cosa orribile ! - esclamò Emilia , ancòra vibrando . - Sapeva , ed era felice ! ... Io non credeva .... Nessun rammarico , nessun dolore , nessun rimpianto per la mia affezione .... No , non imaginavo tanta facilità d ' oblio .... Mi ha parlato gravemente : ha detto che io sono libera , che noi ci siamo ingannate , supponendo di poter vivere sempre l ' una per l ' altra .... Ha espresso perfino riconoscenza a voi , che siete giunto a toglierci dalla nostra illusione .... Cesare sospirò e le andò incontro , le mani tese , il volto rischiarato di viva gioia . - Se tutto è riuscito bene , perchè non siete felice , perchè così pallida e spaurita ? - egli chiese con espressione di mite rimprovero . - Dubitate del mio amore ? - Oh , Cesare , - disse Emilia . - Non affliggetemi anche voi ; ascoltatemi .... Le sue speranze eran fondate sopra un malinteso , sopra un inganno .... - Un inganno ? - ripetè l ' uomo . - Che cosa ? - Sì ; era felice , ma per sè ; insisteva sull ' idea della mia libertà , soltanto per conquistare la propria .... Non vedeva se non questo ; non capiva , non si augurava che ogni cosa avvenisse in breve , se non per essere libera , per vivere sola , per viaggiare .... Vi fu un intervallo di pausa . Cesare guardava Emilia , trasognato e quasi sorridendo . - Per vivere sola ? - osservò poscia , decisamente sorridendo . - E tu non volevi ammettere ch ' ella leggesse troppi romanzi ! ... Sono idee trovate fra quelle pagine .... - Cesare , - disse Emilia bruscamente , - voi non capite la gravità di quanto vi narro , perchè non imaginate l ' animo di mia sorella , non sapete di che cosa è capace per una follia o per un sogno .... Quando le ho annunziato i nostri disegni , la necessità ch ' ella vivesse con noi , ha gettato un grido come cadesse da una grande altezza .... Sta male , e tutto mi atterrisce .... Tutto mi atterrisce , - seguitò con voce tremula , già prossima al pianto . - Una piccola contrarietà le ha portato altre volte conseguenze gravi , e questo è un forte dolore per lei .... Invece di proseguire , Emilia trasalì ; stette in ascolto , il busto prono , gli sguardi al limitare del chiosco , ove la luna delineava fra le macchie degli alberi un lungo viale , quant ' era lungo impolverato d ' argento . - Il romore delle foglie , - spiegò sotto voce il Lascaris , che aveva origliato a sua volta . E riprese incalzando : - Dunque ? Dunque ? ... Che cosa vuole ? - Un fruscìo , non il romore delle foglie , - osservò la donna ancòra inquieta . - Non vi può essere alcuno , Emilia ; ho girato tutto il giardino , aspettandoti .... Suvvia , dimmi .... - Certo , ella vive di quelle speranze dal primo istante in cui ci siamo traditi , - continuò la giovane . - E da allora , è vissuta per la gioia d ' essere libera , per l ' illusione di disporre a suo capriccio l ' esistenza propria ! .... - Cose incredibili ! - esclamò il Lascaris , passandosi una mano sulla fronte . - Cose folli ! - Sì , sì , chiamatele idee romantiche , assurde ; ma , ahimè , ciò non muta l ' attrazione che hanno per lei ! ... - E tu , - interruppe Cesare , prendendola per le mani , - tu non hai saputo opporre nulla , non hai saputo vincerla , non ti sei ricordata che si trattava del nostro amore , della nostra vita ! - Io ho tanto , tanto combattuto , che l ' ho vista mutarmisi innanzi ! ... Come non la conoscevo ! ... Esitò un poco , involontariamente assorta nel ricordo ; avrebbe voluto tacere , sentendo ch ' era difficile manifestare all ' uomo l ' esaltazione della fanciulla , convincerne lui , così logico e normale . Ma l ' ansietà dipinta sul viso del Lascaris , la stretta delle sue mani impazienti , la diressero : - Ah , che mi ha detto ! - riprese , affievolita dall ' angoscia indimenticabile . - Che colore aveva negli occhi ! Mi ha detto che non l ' ho amata mai , che ho cercato solo la sodisfazione del mio egoismo , che sempre l ' ho trattata e ancòra la tratterò da schiava , da cosa , disponendo di lei , della sua giovanezza , della sua volontà , del suo avvenire ! ... Come non la conoscevo ! ... Questo , ho udito dirmi ! ... Questo ho meritato con le mie cure ! ... Questo , questo , questo , ella pensava di me ! ... Si lasciò cadere sul rozzo sedile , e ruppe in lacrime convulse , le prime lacrime di disperazione che Cesare avesse mai visto sgorgar dagli occhi dell ' amata .... Egli ne fu tòcco dolorosamente ; e inginocchiandosi al suo fianco , accarezzandola con sì lieve carezza quale la donna stessa sapeva usare ne ' suoi momenti d ' abbandono , baciandola discreto con casti baci , tentò il conforto solito con la voce insolita dell ' amore : - Oh io ti amerò per ogni affetto che il mio amore ti sarà costato ! Non piangere , anima ; saremo ugualmente felici ; rimedieremo .... Vedrai ; non disperarti ! ... Ella si sciolse adagio da lui , asciugò gli occhi , rimase taciturna ; mentre nel cuore di Cesare l ' inevitabile parte d ' egoismo appariva , cercando a sua volta la consolazione . - Ed io , - mormorò , - io son venuto al nostro colloquio con tanta gioia , con tanta speranza ! Non ho voluto attendere fino a domani per ricever dalla tua bocca la notizia che nessun ostacolo ci separava più ! ... - Aggiunse , rizzandosi , movendosi nervoso entro il piccolo spazio della chiosca : - Chi si sarebbe aspettato ? ... Egli mentiva , ingannandosi senz ' averne coscienza . Al convegno s ' era recato nella sicurezza della prossima conquista , e perciò calmo , sereno , sodisfatto della liberazione dai malsani istinti carnali , che le due sorelle riavvicinate stimolavano in lui ; ben sapendo che il possesso certo d ' Emilia avrebbe fiaccato e rotto l ' incanto suggestivo di Roberta , per sempre . Il dubbio della conquista , la quale pareva , non isfuggirgli , ma allontanarsi di nuovo assai , gli dava ora fuoco nel sangue . - Chi si sarebbe aspettato una tale pazzia ? ... Lasciarla libera , lasciarla vivere sola ? - seguitò , interrogandosi . - Non ha ancòra vent ' anni ! Le manca perfin l ' ombra dell ' esperienza volgare ! E , quando pure , non è qui , non è qui il pericolo più grave .... Il pericolo più grave .... No , no , Emilia , non hai saputo parlare , non hai saputo dominarla , tu per la prima non hai sentito l ' assurdità intollerabile delle sue pretensioni ! Le si rivolgeva poco men che accigliato , egli stesso non trovando in qual modo , contro chi sfrenare lo sdegno per la forma insospettata della difficoltà .... Gli prorompeva dal cuore , infine , l ' odio non più velato , dalla perversion sessuale , ma chiaro , ma virulento , ma bramoso di frantumare e disperdere la volontà contraria . - Cesare , abbiate pietà , - implorò la donna , alzando il volto nel quale gli occhi , ancòra umidi sfavillavano un voluttuoso languore . - Perchè vuoi giudicarmi ? Ti amo , ti amo , e ho trovato tutte le parole del nostro affetto e della ragione ! S ' arrestò , prolungando il gesto supplice , che le piccole mani intrecciate volgevano al Lascaris ; tese l ' orecchio , seguì un misterioso fremito delle foglie ; poi , riprendendosi , continuò : - Mi pare che ad ogni istante qualche cosa di terribile debba avvenire .... - Sì ; sì , lo so , che hai sofferto molto , per me , per noi , - disse Cesare intensamente .... - Sì , devi aver lottato ; ma come non si è arresa all ' evidenza , come non ha capito ? Emilia aveva uno spontaneo moto di sbigottimento , passandosi le mani sul viso , sui capelli , ricco di grazia quasi infantile , che nel cuore dell ' uomo sempre risvegliava tenerezza infinita . Ella fece il gesto , e l ' amante l ' attirò a sè , stringendola al petto . - Sono arrivata fino a minacciarla , - ella rispose , fra le braccia di lui . - È stata una cosa orribile , ti dico . Ha mutato espressione , ha mutato voce ; non la riconoseevo più .... E tossiva , tossiva , senz ' arrestare la veemenza delle parole .... Un istante , l ' ho creduta pazza .... Uscì dall ' amplesso , di Cesare , e appoggiandosi alla tavola di pietra , soggiunse : - Pure , mi ha fatta dubitare di me ; e perchè dubitava , perchè non mi sentivo forte innanzi a lei , ho voluto insistere , odiosamente . - Odiosamente ? - ripetè il Lascaris . - Non potevi cedere .... La donna tacque . I suoi sguardi vagavano tra gli arabeschi delle foglie cupe sullo sfondo lunare ; e pensava , non udendo l ' altra voce , ma ancòra la voce di Roberta , ancòra punta dall ' inutile pietà della scena , rabbrividendo all ' idea di ritrovarsi domani ancor di fronte alla sorella così mutata . - Non potevi cedere a lei , o ritardare , o sacrificare la nostra felicità , - egli continuava , serrato nell ' implacabile egoismo . - Che v ' ha d ' odioso , rifiutando l ' una e l ' altra soluzione imposte ? La rinunzia ? Pensi tu sempre a rinunziare ? ... - Mi diceva , - interruppe Emilia , senza avere udito , - mi diceva che è forte e risanata ; l ' esistenza meschina di paure e di precauzioni , priva di svaghi , non è più per lei , mi diceva .... È forte , e vuol vivere ; si sente giovane , e non può acconciarsi a star nell ' ombra , sempre . Desidera conoscere il mondo , prender parte alla vita che le è intorno .... Certo , di tutto ciò non sarebbe nulla , presso noi ; forse non ci cureremmo di lei , e non potremmo occuparcene con la tenerezza che avevo io sola , quand ' ero libera .... Ella prevede questo , e la logica fredda non vale , non ha forza alcuna contro i suoi sogni .... - Ma così ? - domandò il Lascaris , inquieto . - Ti sei lasciata vincere ? Emilia , inerte presso la tavola , senza uno sguardo a lui , le braccia abbandonate , si scosse e lo fissò d ' improvviso , con durezza . Che cosa egli sapeva delle sue lotte diuturne ? Che cosa apprezzava , che cosa agognava , che cosa voleva conoscere , se non le bellezze del suo corpo , ignorandone l ' anima insanguinata ? Egli aveva sempre studiato i fenomeni materiali , i fatti , gli indizii dei fatti ; ma non gli era mai occorso di riflettere ai fluidi imponderabili dello spirito , alle delicatissime correnti tra spirito e spirito .... Per ciò , non aveva dato alcun valore alla colleganza delle due sorelle ; per ciò , Roberta era per lui un ' ammalata ; non altro ; ed egli poteva esserne il medico diligente , non l ' amico pietoso . - Ho taciuto , - disse Emilia . - Ed ora ? - insistette Cesare , attonito . - Ma voi credete ch ' io abbia taciuto alle prime obiezioni ? ... Ho taciuto quando non potevo altro .... Sono arrivata al punto .... Crollò la testa , angosciosamente .... Come sentiva , allora , che la tristezza non inganna mai ! Proseguì , decisa : - Io la teneva fra le braccia , perchè cessasse dai rimproveri che mi facevan tanto male ; e andavo pregandola di pensare , di capire .... A un tratto .... Ah , che spavento , Cesare ! ... A un tratto , m ' è sfuggita , è corsa alla finestra .... Sai che sotto la finestra , a parecchi metri , è il ripiano della scala di marmo ; e sporgendosi infuori , tutta diversa , stravolta , mi ha detto : " Non insistere , non insistere , non insistere ! Voglio essere libera per sempre .... Promettimi .... O mi getto di qui ! " Era bianca ; io vedeva il suo cuore battere attraverso il busto .... Che orrore ! ... Che orrore ! ... - E tu , e tu ? .... - incalzò Cesare , divenuto pallido . - Io ho promesso , e ho taciuto .... Non la conosci , - disse poi la donna , a un movimento avverso del Lascaris . - Ella è ben capace ! ... Sì , sì , mi sembra che qualche cosa di terribile debba avvenire ! Cesare rimase muto . L ' abitudine dottrinale di considerare i fenomeni dell ' anima in istrettissima dipendenza dai fenomeni del corpo , gli suggeriva dubbii , osservazioni , risposte , che non avrebbe osato esporre all ' amante . Rimaneva la gravità della minaccia ; e alcuni ricordi , dai più lontani , dal giorno in cui aveva visitato la prima volta Roberta , ai più vicini , alla sollecitudine per l ' epilettica , alla facilità con la quale aveva visto la fanciulla disperare e sperare senza ragione , - questi ricordi gl ' impedivano di sorridere e d ' alzar le spalle . Rimaneva la promessa strana di Emilia a Roberta . - Sì , - affermò poscia , lentamente . - Sì , tu sei libera verso di lei , e il tuo dovere è finito .... Che cosa pretende ? Abusare della tua affezione , approfittare d ' un mutamento della tua vita , per disfrenare la sua .... Hai parlato , hai pregato , hai imposto .... Non hai ottenuto nulla .... Ti ha spaurita con la violenza .... Si opporrà sempre ai nostri diritti , fin che tu non cessi dall ' opporti alle sue follie . I diritti ! ... La parola spontanea sulle labbra dell ' uomo , produceva in Emilia un senso di ripugnanza .... Egli non pareva comprendere se non questo , non vedeva in una squisita dubitanza di sentimenti e di libertà , se non un altaleno di diritti e doveri . Ella battè le palpebre , smarrita , provando la vertigine d ' essere spinta giù per una china , inesorabilmente . - Ebbene ? - domandò , guardando il Lascaris . Ma egli non osava concludere ; sedette , appoggiò le braccia alla tavola , si strinse la testa fra le mani , pensoso e freddo . - Ebbene ? - ridisse Emilia . - Che cosa dunque mi consigliate ? ... Ah , come si capisce , come si capisce che non avete affezioni ! - soggiunse amaramente . - Arrivate a credere ch ' io pensi davvero ad abbandonar mia sorella in faccia all ' ignoto , in mezzo ai pericoli ? ch ' io abbia promesso , coll ' intenzione di mantenere ? ... Per chi ? ... Per me ? Io posso sacrificarmi ! ... Per voi ? ... L ' amante alzò la testa a guardar la dolorosa , e fu colpito dalla mutazione . Rigida era la figura , tesa da un supremo sforzo , gagliarda di rilievo sulla cortina tremula del fogliame ; la piccola fronte femminea s ' era corrugata per lo sforzo d ' una volontà che sembrava incrollabile . Fissava , Emilia , il giovane con espressione ostile , forse esagerata , quasi avesse voluto abituare i proprii occhi a non più risplendere di dolcezza , a non più balenar di speranze . - Emilia ! - sclamò Cesare balzando in piedi . - Che cosa ho fatto ? Perchè mi parlate così aspramente ? Dov ' è il vostro amore ? Che significa ciò ? - Oh , non chiedetemi ! - proruppe la donna , cedendo alla nervosa tensione e singhiozzando . - Non chiedetemi nulla , non so nulla , non potrei rispondere ! ... Tutta la mia esistenza è avvelenata ; io non mi riconosco .... Soffro , soffro , soffro ! Si torceva le mani , piangendo ora fra le braccia di Cesare accorso a lei , commosso della commozione dura e illacrimante dell ' uomo . Rimasero stretti un lungo intervallo in amplesso convulso , senza parlare , e tuttavia disgiunti , opposti , nello scatenarsi d ' opposti sentimenti per una medesima persona . L ' odio , l ' odio solo , l ' odio fremeva nell ' anima di Cesare , quanto più sentiva tenerezza e dolore per l ' amante disperata ; l ' odio arrivava a fargli rammaricare d ' aver più volte soggiogato l ' impulso che lo spingeva contro la fanciulla , a fargli rammaricare di non averla martirizzata di spavento , egli che con una parola avrebbe potuto ucciderla ! Ma già Emilia , dominando la crisi , interrogava , la voce un po ' rauca per le lacrime : - Aspetteremo , è vero ? Ella capirà , più tardi ; e noi aspetteremo , ci ameremo così .... Dimmi ? - Non è cattiva , non vuol farci male ; si tratta forse d ' un capriccio improvviso , e noi avremo ancòra pazienza .... Tu mi aiuterai a vincerla ; tu sai parlare meglio di me , e a poco a poco verrà a comprendere le nostre ragioni .... Dimmi ! Il silenzio all ' intorno era solenne e poderoso ; anche il rombo del mare aveva taciuto nel grande assopimento notturno ; così che gli amanti circonfusi dalla complice sicurezza avevan di poco levato il tòno delle voci , senza bisbigli ormai , senza susurri . - Poichè non osi .... - disse il Lascaris . - Poichè non osi .... , aspetteremo ! E già in mente fermava di non aspettare oltre , di affrettare con qualunque mezzo , a qualunque costo , la soluzione . - Non oserò mai acconsentire a simile follia , che è momentanea , - dichiarò Emilia . - E se tu fossi calmo , tu stesso non oseresti consigliarmi ad abbandonare mia sorella .... Qui l ' astuzia femminile si drizzò repentina , istintiva ; perchè , nonostante l ' ambascia di quell ' ora , nonostante la tenebra in cui la sua anima era avvolta , Emilia vide a un tratto la possibilità di attirar Cesare in inganno . Proseguì , accortamente lenta , togliendosi alle braccia di lui e andando a sederglisi a viso a viso : - Sai tu stesso che la sua salute è fragile .... Questo , il vero , il grande pericolo ! ... Ella può ammalarsi di nuovo , e si troverebbe sola , sola , in quali mani ! È il pericolo peggiore d ' ogni altro .... Può ammalarsi gravemente , gravissimamente ancòra ; lo prevedi anche tu ? - Sì , certo , - rispose il Lascaris , senza difendersi , assorto nel pensiero molesto del ritardo , nel pensiero difficile di giungere tuttavia all ' amore , al possesso . - La sua , è di quelle malattie che non guariscono , - seguitava la donna , dissimulando il brivido ond ' era stata presa all ' inconsulta affermazione . - La sua malattia è orribile , senza speranze ! ... Ascolta ! ... - mormorò improvvisamente , con la voce fioca . - Che cosa è questo ? ... Un romore ! Addossato a uno dei tronchi i quali sostenevano il chiosco ai quattro angoli , il Lascaris appena gettò uno sguardo fuori , dicendo : - Sarà Nero , che passeggia .... - L ' ho messo io alla catena , Nero .... Non può essere . Ascoltarono allora tutt ' e due , guardandosi ; ma sùbito echeggiò da lungi il ritmo fragoroso d ' un treno ; veniva crescendo , si spezzò in cadenze distinte , accompagnato da un tremulo fischio ; riprese l ' onda unisona , s ' affievolì e si spense . Ancòra una pausa , ad ascoltare il silenzio susseguito ; indi , Emilia procedette decisa : - Io vorrei che per un istante dimenticassi noi e non vedessi che mia sorella ammalata . Potresti in coscienza abbandonarla senza cure , lasciarla vivere a capriccio ? ... Pensiamo a questo , Cesare ! ... Noi non saremmo felici .... Egli cadde nella rete ; con la mano tesa , inoltrò verso Emilia , e stringendone la mano : - È vero , - disse . - È vero ; non possiamo abbandonarla .... Come ho dimenticato tutti i sacri doveri della mia arte ? ... Mi sono mutato ! ... Ella deve stare presso di noi : da un giorno all ' altro , qualche grave crisi può sopraggiungerle . Il colpo arrivò così crudele alla donna , ch ' ella sentì un ronzìo nelle orecchie , e ne rimase stordita ; ma sottraendo la mano , perchè il Lascaris non ne avvertisse il tremito febbrile , ebbe la forza di non retrocedere : - Una crisi imminente .... Imminente ! ... I suoi sogni , le sue pretensioni , la triste follia che noi condannavamo senza pietà ; tutto , forse , è il sintomo del male .... E non v ' è speranza ! - ella esclamò , sussultando da capo a piedi . - Nessuna speranza ! Il medico tacque . Con lo spirito lontano dalla realtà presente , s ' interrogava ; notava attonito l ' oblio in cui era caduto sùbito , al primo divampar della passione , quell ' oblio di sè stesso , pel quale non aveva visto in Roberta se non l ' ostacolo da infrangere , la debole da vincere , la larva da distruggere . Il cuore , la mente , annebbiati dall ' egoismo senza confine degli innamorati , avevano avuto per la fanciulla contemplazioni malvage , sensi d ' odio , o fugaci desiderii perversi ; non mai uno slancio durevole di tenerezza e di casta sollecitudine ! Egli n ' era atterrito , e taceva pensando . Ma d ' improvviso , riudì la voce d ' Emilia , che mormorava : - Condannata ! ... È condannata per sempre .... - Sì , - egli proruppe , inconscio . - È condannata per sempre .... Come ho potuto odiarla ? ... È condannata .... Si fermò . Vide l ' amante sorgere in piedi , tutta bianca nel volto , tutta agitata da un brividìo convulso , muovere alcuni passi verso di lui , cercando un appoggio ; arrestarsi , barcollare .... - Un grido ! ... - ella esclamò con la voce rauca . - Ho udito un grido .... Cesare , Cesare , gridano , là fuori ! ... Chi grida ? ... Gli cadde sul petto , s ' aggrappò ai suoi abiti , ripetendo la parola di terrore , nella notte : - Chi grida ? ... Chi grida ? ... L ' uomo la sostenne fra le braccia , l ' adagiò sul sedile . E si slanciò fuori del chiosco a vedere , a cercare , per la prima volta in sua vita , anch ' egli tutto livido di spavento .... XIX . Giunta innanzi alla sorella , Roberta sentì nel cuore l ' odio aprirsi un varco fino al fondo , e il corpo gelarsi di repulsione . Fiaccata dalle paure della notte prima , Emilia era stesa sul divano , tranquilla e composta , similmente che nel riposo della morte . Di fianco a lei , sopra un tavolino era un calice d ' acqua ghiaccia , per le labbra in arsura ; insaziabile , la sete della fatica doveva torturarla . Ma nel rilassato atteggiamento conservava pur sempre la superbia della bellezza ; ma con largo ritmo il seno si alzava e s ' abbassava in un valido respiro ; ma il busto libero dalla fascetta era centrifugo e scultorio ; ma era tutta bella , la giovane , la forte , la destinata ai gaudii molteplici del vivere ; tutta bella , dalla massa robustamente cupa della capigliatura , ai piccoli piedi serrati negli alti stivaletti . Colma di grazie fisiche , era un ' arpa dalla quale poteva la passione risvegliar gli echi vibranti delle intime felicità , che inebbriano gli uomini . Dormiva ? ... Pensava ? ... Dentro la fronte , più angusta per i riccioli tenaci , chiudeva o credeva chiudere il secreto della fine prossima della sorella , con altri secreti d ' amore , con altre secrete intenzioni di voluttà e d ' avvenire . Nè mai la terribile consapevolezza del lutto imminente si sarebbe tradotta in parole ; Emilia , come il Lascaris , come i medici , come tutti , voleva perseverar nell ' inganno , fare sperar Roberta , additarle il futuro da cui la fanciulla era divisa per un abisso insuperabile . Oh , la spaventevole realtà , balzata alla gola della giovanetta quasi una tigre dal covo ! Aveva udito ; prima , aveva udito parole d ' amore , le quali non le avrebbero dato impeto alcuno di rivolta ; aveva indovinato gesti e baci , i quali avevanle svelato l ' amore come un ' inclinazione grottesca , assurda , e pur piacevole , se nessun curioso poteva notarne la forma delirante . In ultimo , dalle labbra più pronte a mentire e a ingannare , in ultimo aveva ascoltato la propria condanna , chiara , fredda , atroce ! Sì , il falso amico , l ' uomo da lei già ammirato non per altro se non per la forza prepotente del suo egoismo , colui che trattandola aveva dimenticato ogni riserbo , teneva dunque chiusa nell ' animo la certezza ch ' ella era per morire in breve ; e la beffava del suo presentire , e ne calpestava i sentimenti , e godeva a farla vibrare di speranze folli ! Divincolandosi sotto il morso feroce della realtà , ella aveva gettato un grido fievolissimo ; e s ' era messa a correre inavvertita nell ' ombra , rientrando in casa non avrebbe potuto dire in qual modo . Ma prigioniera ormai d ' un mostro dai tentacoli enormi , che le succhiava sangue e midolla ad ogni passo . Urtò a bella posta nel tavolino , per richiamar la sorella . Emilia diè un sobbalzo , levandosi repentemente sul gomito ; guardò Roberta , ancòra con lo sguardo velato dal sogno . - Vado a Nervi , - disse la fanciulla . - Tornerò per il pranzo . - Vuoi che ti faccia accompagnar dalla cameriera ? - domandò Emilia , dopo un istante in cui aveva sperato invano una parola di scusa pel modo brusco col quale Roberta l ' aveva strappata alla breve quiete . Ma tremava intanto ; sulle labbra della donna un ' altra domanda , trattenuta a forza . Poco prima , in camera di Roberta le era venuta alle mani una salvietta arrotolata quasi rabbiosamente , e largamente fradicia di sangue ; testimonio orribile del male ricomparso . Non osava parlarne , sentendo che la sorella medèsima voleva tacerne , per paura , forse per disdegno di conforto . - No . Vado sola ; devo comprar qualche cosa pel mio ricamo . Andrò sola . La voce erasi fatta rauca , incerta , con alterni suoni di metallo prossimo a fendersi . - Non fi stancherai ? - osservò timidamente Emilia . - Se tu aspettassi fino a domani ? O vuoi mandare a prendere una carrozza ? - Stancarmi ? Andare in carrozza ? - ripetè la giovanetta . - Si direbbe che tu mi credi sempre in agonia . L ' altra ebbe un tremito improvviso , rapidissimo . - Dicevo , perchè tu ritornassi più presto , - spiegò quindi col medesimo accento di sommessione . - Anche perchè c ' è molto sole ; un sole abbastanza forte .... Non irritarti .... Sarai di ritorno pel pranzo ? Io mi ero addormentata qui .... Confusa , cercava distogliere sè e la sorella dall ' argomento unico , il quale si presentava con malignità caparbia ; ma poichè s ' avvide che i loro occhi parlavano , che il pensiero si rifiutava , che qualunque parola sarebbe riuscita inutile , si tacque . Roberta era a un passo da lei ; immobile . Aveva un semplice abito grigio e tra le mani guantate portava un involto . Lo sforzo penoso d ' Emilia non le sfuggiva , avvertendola che la vita loro , con quello studio di menzogne , di dissimulazioni , con quella commedia di sorrisi e di fiducie , la vita loro diveniva intollerabile . - Vado , - ella annunzio , quasi a malincuore . - Arrivederci , Emilia . Emilia si levò , allora , d ' un colpo , e andò incontro alla sorella . Il ricordo del grido nella notte era venuto a fustigarla crudamente di nuovo ; chi aveva gridato ? Chi era nascosto a udir la rivelazione paurosa ? ... Doveva saperlo , affinchè il grido non le risonasse più nell ' orecchio , nel cervello , mentr ' era sveglia , mentre dormiva , come soffiato da mille bocche . Ma si arrestò a tempo .... Aveva detto Cesare sùbito ch ' era stata una allucinazione .... In ogni modo non poteva interrogare , non poteva confessar l ' orrore .... La fanciulla stava innanzi a lei ; pallida , irrigidita dallo spavento di una domanda . - Arrivederci , - disse Emilia , lasciandosi trascinar dal destino ; e tese la mano ardente . Roberta l ' afferrò e trasse la sorella fra le braccia . - Addio , cara , - susurrò , baciandola , stringendola al petto . - Addio ; riposa . " Che cosa è ? ... Che cosa pensa ?..." - chiese Emilia a sè stessa , nell ' atto in cui rendeva i baci . E per celare nuovamente il fremito improvviso , disse a voce alta : - Siamo tristi tutt ' e due , oggi .... Le rilucevano negli occhi le lacrime , e volse il capo , sciogliendosi presto da Roberta . - Non farmi aspettare troppo , - soggiunse . - Tornerai per il pranzo , è vero ? Avrebbe voluto vivere ora per ora , minuto per minuto , l ' esistenza della sorella ; non allontanarsene mai più , non perdere un attimo della vita di lei ; adorarla come una fragile e pura idealità , luminosa di grazia e di sventura . - Ma sì ; quante volte me lo chiedi ? - osservò Roberta con un sorriso stentato . Poi , sul limitare si rivolse : - Non impensierirti per me , - soggiunse . - Riposa . E abbozzò un saluto ultimo con la mano . Emilia , ritta in mezzo alla camera , ebbe ancòra un dubbio . - Aspetta ! - disse . - Mi vesto .... Verrò anch ' io .... Roberta aveva chiuso l ' uscio , e discendeva . Allora Emilia corse alla finestra che guardava in giardino , e vedendo la sorella passare indi a poco , mosse le labbra per ripetere la preghiera . Ma di nuovo , il destino la trascinò : " No , è inutile ; di che cosa temi ? Va a Nervi ; perchè inquietarla con le tue paure ? " E la donna , obbedendo , cadde sul divano , e scoppiò in pianto dirotto . In istrada , la prima persona che s ' offerse allo sguardo di Roberta fu Cesare Lascaris , il quale era incamminato verso la villa , quietamente , secondo l ' abitudine . L ' espressione di lui appariva serena , della serenità fredda ed energica , onde quel volto era riuscito dapprima spiacevole alla giovanetta . Cesare la scorse e la salutò ; ma poichè faceva l ' atto d ' andarle incontro , Roberta attraversò la via e passò sull ' altro marciapiede . Egli ignorava d ' averla ferita a morte con una parola ; egli ignorava d ' aver messo in quel cuore un gruppo di vipere infaticabili .... Appena vistala , aveva già forse preparato la frase di speranza e d ' inganno .... E andava da Emilia a parlar d ' avvenire ! ... " Costui potrà consolarla , - si disse Roberta . - Potranno consolarsi tutti in breve ! " - Sentì accerchiante l ' impeto di tornare indietro ella pure , di correre a casa , e di baciare Emilia e d ' abbracciarla , d ' abbracciarla furiosamente . Nè fu libera dalla suggestione se non quando accelerò il passo , e arrivata a Sant ' Erasmo , discese verso Nervi , dove i passanti eran numerosi e potevano distrarla . La giornata splendeva ; quell ' ultimo periodo di decembre recava la stupenda fragranza dei giardini tempestati di rose , le quali traboccavan fin dai muri di cinta per una catena ininterrotta di colori diversi , di diversa ricchezza . Soffiava mordace la fragranza del mare , denso di tinta , e pur tuttavia dardeggiato di raggi , che sembravano frangersi alla superficie e lasciarvisi pigramente onduleggiare . Sulla piazza di Nervi , a capo del lungo viale fiancheggiato di palme che conduce alla stazione , Roberta salì in una carrozza , ordinando di portarla a Genova ; e quando fu seduta , avvertì la greve stanchezza della notte insonne , la debolezza estrema per il sangue perduto in quello sbocco furioso . Ebbe paura ; il male poteva riprenderla , ucciderla sulla pubblica via . Ma se fosse rimasta , lo avrebbe forse fermato ? Ella aveva la mente in un cerchio di follia , e si volse d ' un tratto a guardar lo spettro che le stava alle reni , minacciandola di continuo . La carrozza partì . Roberta mise sui ginocchi l ' involto che teneva fra le mani ; era tutta la sua ricchezza , là dentro , una grossa somma in titoli dì rendita , ch ' ella aveva divisato di vendere a poco a poco ; gettandola anche a profusione , non sarebbe finita tanto presto quanto la vita di lei . Trasse una lettera , ancòra con la busta aperta ; la ripercorse con l ' occhio , temendo che il ribrezzo , l ' odio , la certezza della fine , le avessero suggerito qualche parola di rimprovero o d ' ingratitudine . Il senso ne era calmo ed affettuoso ; nessun cenno alla scoperta della notte ; perchè aggravare la disperazione d ' Emilia con la possibilità d ' un rimorso ? ... Ella non aveva se non la colpa di voler trattenere la sorella , di voler farne un oggetto miserevole su cui sfogare tutta la ferocia della sua pietà . Ma come si sentiva male ! Ardevano le tempia , ardevano le mani ; dentro il petto era insostenibile l ' artiglio della tortura ; di quando in quando , la sofferenza fisica raggiungeva tal grado da parere una voluttà calda , che le corresse le membra e le facesse ribollir le vene .... Chiudere gli occhi , oh chiudere gli occhi al sole fiammeggiante ! ... Sarebbe stato più dolce chiuderli sotto freschi baci , che avrebbero potuto placar l ' ardore delle carni . Voleva distrarsi , guardando .... La strada bianca , fra la spiaggia ilare e le ville pregne d ' effluvio , quanto era crudele di ricordi ! Ben per quella medesima strada le due sorelle tornavano un tempo dalle loro gite ; e le discese ripidissime e la prossimità della via ferrata incutevano un ' ombra d ' attraente pericolo . Qualche volta il treno le sopraggiungeva rapido e formidabile ; e il cavallo fermo innanzi alla barriera drizzava le orecchie , volgeva la testa a guardare . Era l ' attimo più commovente della passeggiata ; le giovani si stringevano la mano sorridendo . Il mare pompeggiava , solenne di quieta potenza ; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra o maestosa , incensando l ' aria coi profumi dei giardini , e tagliando il cielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute degli alberi . Roberta ebbe così l ' imagine di quel molle passato , che portò le mani alla fronte con un gesto di sbigottimento ; poi restò attonita , gli occhi fissi sul sedile vuoto innanzi a lei , per non più vedere , per non pensare , per non obbedire alla sorda voce , che le gridava nell ' intimo , che gridava dalle cose tutte : - " Ritorna ! ritorna ! Non trascinare altri nella tua rovina ! " Solo dopo Sturla , quando la fiumana della gente , delle carrozze , dei carri , si fece più tumultuosa sotto il biondo sole , ella abbandonò il suo atteggiamento inerte ; si drizzò e finse . La vita incombeva . Roberta passava tra la vita e le speranze mostruose di quegli sconosciuti , e doveva fingere vita e speranze ella pure ; già il suo volto era insolitamente pallido e malato . Si drizzò sul busto ; trovò uno sguardo impersonale per lo stupido spettacolo . Alcuni giovanotti fermi in gruppo a chiacchierare , si volsero insieme e la fissarono .... Ah , il suo corpo e il suo animo ! Non avevano ormai se non un valore d ' effimera . L ' animo era in agonia . Volevano il corpo ? Avrebbe potuto offrirlo al primo passante cui fosse piaciuto , per distruggere anche la sua verginità inutile , per sentire una qualunque nausea degli altri e di sè stessa . Arrivata a Genova , tenne la carrozza e discese presso varii negozii , ad acquisti . Ella eseguiva automaticamente il disegno stabilito nella notte e calcolato fin nei più minuti particolari di tempo . Ai commessi parve una strana compratrice . Era molto distratta ; non osservava la merce , e faceva domande alle quali non aspettava risposta . Dal negoziante di valigie aveva dimenticato di ritirar l ' avanzo di cinquecento lire e avevan dovuto rincorrerla per consegnarglielo . I suoi occhi s ' offuscavano d ' una espressione poco men che atterrita quando qualcuno le diceva la frase abituale : - " Vedrà , signora , che questa stoffa le farà una gran durata . " . Ed era molto , molto stanca ; si sedeva appena giunta e non si alzava se non per uno sforzo visibilissimo . Dalla sua guantaia , aveva chiesto un cordiale , un po ' di liquore , e aveva trangugiato un bicchierino di cognac , ch ' era parso animarla un istante . Risalì in carrozza , e si fece condurre alla stazione di Piazza Principe . Si rammentò , in quel punto , della lettera ; pensò che , inviandola per posta , non sarebbe arrivata se non la dimane , ed Emilia avrebbe sofferto un ' altra notte di dubbii , più spaventosi di qualunque spaventosa certezza . Chiuse la busta , e quando fu alla stazione guardò il cocchiere , il quale la conosceva e aveva frequentemente servito le due sorelle . Poteva fidarsene . - Voi tornate a Nervi ? - gli domandò Roberta . - Sì , signorina , sùbito . - Sùbito ; bisogna vi andiate sùbito ; io vi pagherò il ritorno . Ma vi spingerete fino a casa mia , e consegnerete questa lettera alla signora , sapete ? l ' altra signora che è sempre con me .... Andate sùbito ; non fermatevi per via .... Fra un ' ora dovete essere lassù ! Poi , quando l ' uomo voltò briglia e traversò la piazza , stette a guardarlo fin che le si tolse alla vista .... Fra un ' ora sarebbe arrivato .... Oh , solo a vederlo comparire , solo a leggere la soprascritta della busta , Emilia avrebbe gettato un grido ! La fanciulla si strinse nervosamente le mani fino a farle scricchiolare ; diede un ' occhiata in giro ad assicurarsi nessuno avesse rilevato l ' atto ; ma non v ' erano se non viaggiatori frettolosi e portatori in attesa di bagagli . Entrò sotto il peristilio della stazione , seguendo il facchino impadronitosi degli oggetti ch ' ella aveva posato a terra . Ritirò la tessera . Contava recarsi a Nizza , verso quelle coste di Francia , ch ' ella aveva tante volte sognato , verso quella Parigi , che le sembrava chiusa da un velario d ' oro , oltre il quale erano gioie insidiose ed ebbrezze ignote . Proveniente da Milano , il treno per Ventimiglia era in ritardo di trenta minuti ; la giovanetta si recò nella sala d ' attesa . Sedette ; sentì che il male e la stanchezza precipitavano su di lei con peso inesorabile ; doveva fortemente resistere per non curvare le spalle , per tener gli occhi aperti ; ma portava spesso la mano al collo , al petto , dove un ' arsura di fuoco la divorava ; batteva la lingua contro il palato , temendo d ' assaggiar l ' orribile sapor dolciastro del sangue . Ebbe di nuovo il movimento brusco per volgersi a guardare se non le stesse alle reni uno spettro visibile ; s ' accorse di ciò che faceva , e rabbrividì pensando che aspettava la morte e poteva giungere la follia . Dove andava ? ... Non aveva scritto in fronte l ' angoscia e il terrore ? ... Perchè la guardavano tutti ? ... Che cosa diceva il suo volto ? ... A fatica si alzò e andò fino a un grande specchio nel mezzo della parete centrale . Il suo volto diceva che in un sol giorno la freschezza della giovane età era smarrita per sempre ; magre e pallide le guance , accese le labbra , cerchiati gli occhi d ' un giro lividastro ; poteva essere bella , per la straordinaria espressione di sfinitezza e per la grande ombra di malinconia . Poichè udiva dei passi , il dovere della vita la riprese , e finse d ' acconciarsi il veletto ; ritornò al divano , studiandosi d ' allargar le spalle e d ' ergere il busto . Era prudenza , forse , passar la notte a Genova e partire il giorno appresso . Cercò il facchino con lo sguardo , per consegnargli le valigie e farle recare a gualche prossimo albergo . Aveva deciso d ' essere prudente , di fermarsi a Genova , di riposare . Ma in quel punto , un impiegato gridò la partenza per Ventimiglia . - Per Ventimiglia ? - domandò il facchino , accorso a riprender gli oggetti . - Va a Ventimiglia , la signora ? - egli ripeteva . - Sì , - disse la fanciulla , ancora guardandosi intorno smarrita . - Per Ventimiglia ! Fermarsi a Genova ? Con quale scopo ? ... Essere prudente ? Per chi ? Da quell ' ora , tutte le vicende erano sue ; ella si trovava sola e libera . L ' aveva desiderata con ogni forza , quell ' ora , l ' aveva sognata ! Ed ecco , la realtà ; ecco , il sogno tramutatosi in fatto : non la visione di un ' esistenza piena di avvenimenti inaspettati e rosei ; ma la visione , più lucida che mai , del proprio cadavere freddo e rigido sopra un catafalco ricco di drappi funerei , presso una finestra spalancata in faccia alla campagna eterna ... Trovò posto in uno scompartimento di prima classe , vuoto , sperando di potere stendersi e dormire , non appena uscito il treno dalla stazione . E sentiva che già Emilia aveva udito la carrozza fermarsi avanti al cancello , che già l ' uomo aveva portato la lettera , che già la sorella aveva mandato il grido .... Ritornare ? Non trascinare altri nella rovina ? ... Cesare Lascaris avrebbe ripetuto con la voce fischiante di sarcasmo : " Lo sapevo , che la signorina legge troppi romanzi ! " Mentre sotto la tettoja annerita accendevano i bracci a gas , e mentre i viaggiatori passavano e ripassavano , - romore di treni in moto , globi di vapor bianco diffusi , cantilene d ' impiegati ad annunziare le partenze , suoni della campana ad avvertir gli arrivi , - mentre la vita fremeva , Roberta si tolse i guanti , e studiò la morte sulle pallide mani , dalle dita lunghe e affusolate , dalle unghie lucenti ; pallide mani , che narravan tutta l ' anima di lei , facile a smarrirsi , incapace a calcolare , pronta a violenze ingenue . La fanciulla piombò in una disperata tristezza così assorbente , che ella non s ' avvide come all ' ultimo , quando il treno s ' avviava a ritroso fuor della stazione , - un viaggiatore fosse salito nel suo scompartimento ; ma sollevando gli occhi , ebbe un moto involontario di stupor timoroso . L ' uomo la salutò , prese posto di fronte , l ' avvolse tutta dalla testa ai piedi in uno sguardo scrutatore , che la fanciulla non aveva mai sofferto e che la costrinse a volgere il capo , fingendo di guardar dallo sportello . Il treno si lanciava sotto la bella luce del tramonto tingente di carnicino gli edifizii dei sobborghi di Genova e poi la conca azzurra del porto , reticolata d ' alberi di navi , ingombra di barchi massicci . Chi era lo sconosciuto ? La mancanza d ' Emilia doleva con nuova forma ; Emilia sapeva bene rassicurar la sorella , diffondeva attorno a sè un ' aura di tanta fiducia , che Roberta ne viveva giorno e notte . Ora , Emilia non v ' era più . Roberta l ' aveva abbandonata , e si trovava sola di fronte ad uno sconosciuto . Una paura strana l ' afferrò ; si mise a tremare , irrigidendosi con le mani nude strette ai bracci del sedile ; se l ' uomo avesse fatto un movimento , ella avrebbe gettato un urlo , poichè senz ' altro Roberta aveva stabilito ch ' egli era un ladro e che doveva ucciderla .... Ma il viaggiatore trasse dalla valigia un libro , vi cercò la pagina segnata , e cominciò a leggere ; allora , a poco a poco , di tra le ciglia , cautamente , la giovanetta si sforzò a indovinare il titolo del volume , e quando giunse a comporre in mente le lettere , e quando scoperse ch ' era un romanzo cui ella conosceva ed amava , il cuore le battè di gioja infantile , e concluse che lo sconosciuto non era un ladro , non doveva ucciderla . Poi , con la medesima astuzia lenta , si studiò a osservare l ' uomo , inosservata . Egli era giovane ed elegante ; nel volto un poco abbronzato luccicavano gli occhi neri ed acuti ; aveva un profilo quasi rettilineo , volitivo ; la testa era bella ; la bocca pura , con labbra sensuali , coi mustacchi piegati in su . Apparteneva alla razza di quelli che mai non hanno lavorato in nessuna cosa , e mai non lavoreranno . Roberta aveva incontrato simili uomini ai bagni , ai teatri , ai concerti , ovunque s ' offriva un passatempo di moda o un trattenimento per lo spirito ; e sempre ella aveva avvertito una specie d ' attrazione verso i giovani epicurei , lasciandosi cogliere dalla forma della loro cortesia , dalla scelta della loro eleganza . Anche ora , guardando lo sconosciuto , la fanciulla si fermava all ' apparenza ; non rilevava una piega amara all ' angolo delle labbra di lui , nè sul volto l ' energia fosca di chi si getta ai piaceri passionatamente , correndo l ' alternativa d ' uscirne per un mortale disgusto , o di non uscirne se non insieme con la vita . Pareva uno di quegli uomini , cui la donna unica può arrestare , salvare , vincere e domare col dono della propria esistenza , della verginità assoluta , con la forza d ' una sincerità non attesa . Egli aveva notato nella giovanetta il destreggiar degli sguardi , e pur fingendo di leggere , si lasciava studiare ; ma quando appena s ' accorse che la compagna era tranquilla e sicura ( forse , molto aveva giovato una piccola corona , dominante due cifre intrecciate sopra la targhetta argentea della valigia ) , - egli stesso , con maggiore astuzia , non lasciandosi mai sorprendere , guardò Roberta a lungo . Fu colpito dalla bellezza malinconica di quel viso giovanissimo , prima ancòra che dall ' aspetto di sofferenza onde il viso e il corpo sembravano chiedere sollecitudine . La fanciulla sfolgorava negli occhi , pieni di febbre e tuttavia ignari di sguardi procaci e ingannevoli ; le labbra curve eran deliziose di colorito , un poco umide ; per tutto il volto , la stanchezza , la commozione , la malattia , avevan diffusa un ' ombra grave , in aperto contrasto con la palese giovanezza di Roberta . Non mai era stata così bella , e il sole morente che dallo sportello la illuminava senza darle molestia , cresceva forza al significato romantico della gentile figura . Lo sconosciuto ritornò al libro aperto , notando un ' occhiata della fanciulla , che sembrava disporsi a continuare il suo studio . In verità , il giovane attirava l ' attenzione di lei potentemente , ed ella cominciava a farsi delle domande che non trovavano risposta ; andava a Nizza egli pure ? come si chiamava ? era ammogliato ? ... Cercò sulle dita di lui il cerchietto d ' oro , ch ' ella credeva indivisibile dalle persone non più libere ; ma alla mano destra , nuda , non aveva anelli , e la sinistra era ancòra guantata . E perchè non parlava ? In molti romanzi , Roberta aveva letto i dialoghi d ' un giovane e d ' una giovane incontratisi nel treno ; e veniva poi una sfilata , di capitoli interessanti , che si rannodavano tutti a quel primo capitolo dell ' incontro . Lo sconosciuto non le parlava , non la degnava d ' uno sguardo ; credendo fare piacere , aveva tirato la cortina per toglierle il sole ultimo , e sùbito s ' era rimesso a leggere , in modo ch ' ella non aveva potuto ringraziarlo con un cenno del capo , come in quei romanzi .... Egli pure vestiva un abito grigio , calzava stivaletti di cuoio giallo , - aveva i piedi piccoli - e il collo della camicia era molto alto , con una cravatta enorme , di gusto inglese . La fronte di lui era ampia , con qualche sottilissima ruga , visibile a pena ; ma i capelli erano tutti nerissimi , naturalmente lucidi , un poco arricciati . Solo , pareva a Roberta ch ' egli fingesse di leggere , perchè non voltava mai pagina ; e a un tratto , ella s ' avvide con maraviglia , che lo sconosiciuto non poteva leggere affatto , perchè aveva ripreso il libro capovolto . Cominciò a temere di nuovo ; perchè fingeva ? a che cosa pensava ? In quel punto gli sguardi suoi s ' incontrarono con gli sguardi del giovane , e non sapendo come reggere all ' onda carezzevole di quegli occhi bruni , e sentendo d ' arrossire , Roberta cercò in fretta i guasti e cominciò a calzarli , con la testa china . Il treno si fermò a Sampierdarena lungamente . La fanciulla guardò in basso la sfilata gaja dei molti edifizi , dispersi in una pianura grigia e uniforme ; l ' ombra cominciava a scendere tristissima . Il ricordo di Emilia , la visione della villetta , l ' intuizione dello spavento cui la sorella doveva essere in preda , vennero tutti insieme a turbarla . Che cosa aveva fatto ? Dove andava ? Aveva commesso un crimine .... Fra il brusco estollersi di quei pentimenti , una cosa sola poteva consolarla ; ella si sentiva bene , d ' improvviso , quanto non s ' era ; mai sentita , e irrompeva nel suo cuore una turba di speranze magnifiche , audaci , sicure ; era tuttavia molto affaticata molto languida , ma la cosa pareva ben naturale , dopo le orribili torture . Sperava , tornava a sperare violentemente nell ' avvenire ; la giovane età avrebbe trionfato de ' suoi mali nervosi . E ritraendosi dal finestrino perchè il treno ripartiva , questa volta per una ben lunga corsa , Roberta vide gli sguardi del compagno fissi ai capelli di lei , biondi , copiosi , rutilanti sotto il raggio della lampada elettrica , la quale pendeva dall ' alto della carrozza e cominciava a dar luce non contrastata dalla luce diurna . La fanciulla gli fu riconoscente ; l ' attenzione del giovane significava l ' avvenire e la vita : egli doveva pensare a lei , non come a larva moritura , ma come a donna vibrante di calda sensibilità , ricca di delicati sentimenti . Allora , non sapendo d ' agire in modo strano , ella si abbandonò a quell ' attenzione , vi si offerse scaltramente . Perchè l ' uomo non avesse a temere d ' essere sorpreso , restò col capo inclinato , ma non così che il suo volto bianco non si vedesse , non così che i suoi occhi azzurri paressero spenti ; e si dispose un po ' in obliquo sul sedile , perchè tutta la linea dei fianchi acerbi risaltasse sopra lo sfondo grigiastro . Provò un gaudio nuovo , a quella dedizione capricciosa ; più forte , accorgendosi che il giovane si lasciava attirare , e la studiava , l ' ammirava con intensità , riusciva a definirla in quanto aveva di raro e di meno atteso : l ' incoscienza virginale e la civetteria mite .... La curiosità di lui non era volgare e momentanea , ma doveva , certo doveva risvegliare a poco a poco un sentimento , una brama di non finire così la muta avventura . Vi fu un istante , in cui Roberta osò levare il capo , e da tutto l ' atteggiamento del compagno vide perspicua la certezza ch ' egli si accingeva a parlare , a gettare la rete , la quale avrebbe involto lei , e forse non lei sola , per sempre . - Ora mi parla ! - ella pensò . Fu come un tremendo schianto , un balzo in una voragine profonda . La fanciulla avvertì di nuovo l ' orribile sapore dolciastro del sangue ; ebbe un sussulto visibilissimo , tossì seccamente due volte , e con la fronte imperlata di sudor freddo , aspettò . Poi , quando la prima spuma rosea comparve alla connessura delle labbra , portò il fazzoletto alla bocca , serrandolo contro , perchè nulla si vedesse ; ma non era un filo di schiuma , e non cessava , diffondendosi per la pezzuola , empiendole la bocca tutta , minacciando di soffocarla . Tossì ancòra ; venne ancòra il liquido vermiglio su per la gola ; e smarrendo ogni speranza , ogni senso della vita formale , Roberta balzò in piedi , afferrò le mani già tese del giovane , e rantolò con un urlo : - Muoio ! L ' impeto enorme del sangue proruppe , non più affievolito dal lieve ostacolo del fazzoletto ; e la figura bianca della vergine insanguinata , ritta fra le braccia del compagno che la sorreggeva , precipitò nella spessa ombra d ' una galleria come in una voragine profonda .