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> anno_i:[1910 TO 1940}
CRONACA NERA ( POLVERE , 1928 )
StampaPeriodica ,
Benissimo ha fatto Paolieri a mettere al posto le cose intorno al Salgari , su cui i soliti giornalisti - letterati stanno facendo un disgustoso can can , ridicolizzando quello che potrebbe essere una semplice riparazione , dal punto di vista strettamente economico , dall ' ingiustizie e angherie che il Salgari patì dagli editori . Dice opportunamente Paolieri sulla Nazione : « Il Salgari , non solo scriveva con la sciatteria degli scrittori a poche lire la dispensa , ma non poteva essere un vero e proprio educatore , come ad esempio l ' impareggiabile Giulio Verne , proprio a causa della sua completa mancanza di cognizioni scientifiche , oltre che di sintassi e di lingua . Il Salgari non era che un abile rimpolpettatore del Mayne - Reid , dei l ' Aymard , del Boussenard e , soprattutto , dell ' Assollant sulle cui orme marciò peggiorando il genere per l ' assoluto dilettantismo nel quale sempre rimase , non possedendo serii studii di scienza né avendo mai sconfinato oltre la propria provincia . » Aggiungeremo per conto nostro che Salgari ha diffuso nevrastenia e morboso romanticismo nelle file dei giovani lettori , li ha tenuto lontani dagli studi , dalla realtà e dell ' umanità . Siamo quindi sbalorditi di leggere sul Raduno che Salgari sarebbe un « martoriato educatore della nostra gioventù » e un precursore del fascismo ; e lo sbalordimento si muta in nausea e disgusto quando in quel giornale « degli artisti di tutte le arti » troviamo , buttata giù di straforo , una frase simile : « Io affermo che nel bilancio storico dell ' Italia , della nuova Italia , Emilio Salgari conta molto più che Giacomo Leopardi » . Se degli Italiani pensano e scrivono questa roba in pieno anno VI del Fascismo , noi ci domandiamo seriamente se valga la pena lottare e dedicare , come abbiamo dedicato , la nostra migliore giovinezza per la purificazione di questa nostra Italia , che vorremmo grande , nobile bella , gloriosa e forte , e che non sa ancora espellere violentemente da sé tanta marcia , tanta miseria , tanta carogneria . Inconsciamente , l ' autore di quella trista frase , ha posto un problema essenziale . Insomma , l ' Italia del Fascismo è nata da Salgari o da Leopardi ? Il problema esiste , dal momento che qualcuno l ' ha posto . Ma intanto , visto che il Raduno si è gloriosamente collocato fra le più evidenti manifestazioni di grossolanità , di volgarità e di ignoranza , domandiamo , alle corte : 1 . - Se roba simile è fascismo ; 2 . - Se il Raduno è giornale polemico o officioso ; 3 . - Se gli intellettuali e gli artisti sono obbligati ad essere solidali con un organo di tanta imbecillità e confusione , degnamente battezzato con una parola che in Italiano non esiste .
StampaPeriodica ,
I fascisti della nostra città , che esplicano un lavoro efficace di tutti i giorni , anche nella scorsa settimana , diedero prova tangibile della loro attività . Poiché alcuni ... sconosciuti pussisti , si erano presa la briga di insozzare con la stereotipata frase del “ Chi paga ? ” i manifesti che il Comitato Centrale dei Fasci aveva fatto affiggere per la città , una squadra di fascisti , sorpresili in flagrante , somministrò loro una tale dose di pugni e ceffoni , da costringerli a fuga ignomignosa . Non solo , ma lasciarono nelle nostre mani , gli eroi nottambuli , a loro completo scorno , ed a nostra gloria , il pennello e la stampiglia in metallo , del “ Chi paga ? ” Aggiungiamo . che ora , non avrebbe più ragione di esistere l ' interrogativo , in quanto possano ritenersi anch ' essi personalmente ... pagati ! !
StampaPeriodica ,
Si approfitta dell ' occasione anche per ricordare a personalità influenti del regime la loro appartenenza alle tribù selvagge . Nel mese di giugno del 1924 , all ' inizio di quel temporale che poi si scaricò in grandine il 3 gennaio del 1925 , un gruppo di giovani di buona famiglia e di buoni studi si mise in testa di fondare un giornale che potesse servire da documento della nostra età , dello spirito delle giovani generazioni , quasi lo specchio della vita italiana del tempo di Mussolini . Uno specchio che riflettesse , della vita italiana , non già tutto il moto vario e complesso , ma soltanto il più intimo , il più sincero e il più originale . L ' ambizione era molta , ma il successo fu pari alla serietà dei propositi . Il giornale , concepito in provincia da alcuni onesti giovani provinciali , uscì a Colle Val d ' Elsa , a poche miglia da Siena , e cioè nella più centrale delle provincie italiane , quasi diremmo nell ' Arciprovincia ; ed ebbe per titolo « Il Selvaggio » , per motto , quello di Leonardo : « salvatico è chi si salva » . Tale fu l ' accoglienza che gli fecero i giovani di tutta Italia che in breve la tiratura del giornale salì al alcune migliaia di copie e l ' appellativo « selvaggio » divenne sinonimo di fedelissimo di Mussolini , cioè di intransigente , poiché l ' intransigenza fascista non è che l ' assoluta fedeltà a Mussolini . In tutta la Toscana , in Romagna , in Lombardia , in Emilia , in Umbria , nel Lazio , nell ' Irpinia , in Sicilia , i così detti selvaggi si raggrupparono nelle così dette tribù e raccolsero i migliori tra la gioventù universitaria e squadrista di tutte le regioni d ' Italia . I giornali dell ' opposizione aventiniana ebbero l ' aria di scandalizzarsi , e fecero piovere sui selvaggi tutte le contumelie in uso in quel tempo . Ma Colle Val d ' Elsa , fra una burrasca e l ' altra , divenne la capitale di Strapaese , la mecca della fedeltà mussoliniana . I selvaggi della Val d ' Elsa non erano , come li dipingevano gli antifascisti , dei bastonatori rozzi in maniche di camicia , ma dei giovani di buoni studi , che avevano le lettere e le arti in grande onore , e dei quali alcuni si son poi fatti un nome nella letteratura e nella pittura di questa Italia . Tuttavia i selvaggi non perdevano d ' occhio la politica . La famosa adunata del Monte Amiata , dove il Duce pronunziò il fortissimo discorso dello « strame » , che suonò come il segnale di riscossa contro la secessione anticostituzionale dell ' Aventino , fu organizzata dai selvaggi . In quell ' occasione apparve nei giornali una fotografia di Mussolini , circondato da un folte gruppo di squadristi , che tenevano aperto in mostra un numero del « Selvaggio » . Quella fotografia , presa durante l ' adunata del Monte Amiata , è il più nobile documento dell ' onesta e fiera storia dei selvaggi , i quali contavano nelle loro file i più bei nomi della nobiltà rivoluzionaria del fascismo , da Italo Balbo a Giuriati , da De Vecchi e da De Bono ad Arpinati , da Giunta e da Scorza a Ricci , da Soffici a Oppo , dal Bove di Colle al Mordini di Barga , da Tramontano di Siena a Gaggioli di Ferrara . Nomi famosi e oscuri , di capi e di gregari , di squadristi e di artisti , ma tutti nomi di fedeli e di galantuomini , la cui fierezza e la cui onestà non erano e non sono che un riverbero dell ' umanità e della generosità di Mussolini . Alla fine del 1925 , tornato il sereno , le tribù si sciolsero e i selvaggi andarono in congedo . Molti , ormai , hanno preso moglie , qualcuno è diventato Podestà o Ministro . Ma in tutti è rimasto l ' amore per il « Selvaggio » , per il modesto e glorioso giornale di Colle Val d ' Elsa , che ha seguitato imperterrito a uscire di quando in quando , accolto sempre con affetto dagli antichi e dai nuovi amici delle più provinciali provincie d ' Italia . All ' inizio del 1929 , per uno dei soliti fenomeni d ' emigrazione interna , i fondatori del « Selvaggio » abbandonarono Colle Val d ' Elsa e si stabilirono a Torino . Così Strapaese venne a star di casa a Stracittà . Molti si meravigliarono della cosa , e alcuni profeti male informati ebbero a dichiarare che i selvaggi , a Torino , si sarebbero trovati come i pesci fuor d ' acqua . L ' esperienza ha dato torto ai profeti . Infatti , all ' ombra della Mole Antonelliana , i selvaggi si sentono ormai come a casa propria . Tanto è vero , che anche il loro giornale lascia Colle Val d ' Elsa e viene a metter famiglia a Torino . Guarda un po ' che cosa ci fa fare l ' amore per Mussolini !
MANIFESTO DELL'ARDITO-FUTURISTA ( CARLI MARIO , 1919 )
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L ' Ardito - Futurista si proietta nell ' avvenire come un acrobatico razzo illuminante , lasciandosi indietro , negli organizzati bivacchi , le moltitudini pesanti che solcheranno fatalmente la sua traccia di luce . Vertebra della vita italiana , esso è destinato a colorare della sua audacia rossissima gli eventi e le volontà che foggeranno il futuro d ' Italia . Il prototipo dell ' Ardito - Futurista ha press ' a poco questi Caratteri fisici : 1 . Vivace testa geniale con folti capelli scomposti . 2 . Occhi ardenti fieri ed ingenui , che non ignorano l ' ironia . 3 . Bocca sensuale ed energica , pronta a baciare con furore , a cantare con dolcezza e a comandare imperiosamente . 4 . Elasticità di muscoli asciutti , irradiati di fasci di nervi ultrasensibili . 5 . Cuore di dinamo , polmoni pneumatici , fegato di leopardo . 6 . Gambe di scoiattolo , per arrampicarsi a tutte le cime e per scavalcare tutti gli abissi . 7 . Eleganza sobria virile sportiva , che permette di correre , di lottare , di svincolarsi , di danzare , di arringare una folla . Composizione spirituale : 1 . Capacità sconfinata di amore e di odio , non repressa da imbecilli riserve filosofiche . 2 . Adorazione sana e gioconda della vita , manifestata dalla tendenza a goderla con avidità e ad offrirla tutta in un attimo con generosità . 3 . Coraggio illimitato , che non conosce l ' impossibile e non indietreggia davanti a nessun ostacolo , a nessun pudore , a nessuna impotenza tradizionale . 4 . Intelligenza intuitiva e liricamente pratica , che rifiuta il sofisma , sdegna la logica pedantesca , e odia l ' erudizione . 5 . Personalità inedita e sincera , per la quale non esiste nulla di convenzionale , di stereotipo e di snobistico . 6 . Tendenza a prodigarsi nel più difficile e nel più rischioso , con fantasia e bontà . L ' Ardito - Futurista sarà l ' elemento irresistibilmente vivificatore e propulsore di ogni consorzio della vita nazionale . Ecco il suo Programma energetico : 1 . Esercitare quotidianamente il proprio corpo in tutte le forme di sport , soprattutto nel pugilato , nella scherma di pugnale , nel nuoto , nella corsa e nell ' aviazione . 2 . Intervenire ogni giorno , in ogni occasione e per qualunque pretesto , nella vita collettiva , portando nelle manifestazioni e nelle decisioni delle masse il calore della sua giovinezza temeraria che non conosce prudenza e non s ' inchina davanti a nessuna Autorità che non sia la grande Italia di domani . 3 . Smontare , ripulire , lubrificare e modernizzare tutti i congegni della complessa macchina politica - burocratica - giuridica italiana , oppure trovandoli fuori uso , gettarli nel crogiuolo di una rivoluzione , fondendo e costruendo un nuovo arnese più adatto al suo tempo . 4 . Combattere senza quartiere e senza mezzi termini le camorre organizzate , tutti i negatori della patria , tutti i detrattori della santa guerra rivoluzionaria . 5 . Perseguitare spietatamente i neutrali , i vigliacchi e gli imboscati di tutte le lotte , cruente e non cruente . 6 . Snidare e ripartire le ricchezze di fonte equivoca , e quelle accumulate a spese dei combattenti durante la guerra . 7 . Appoggiare le agitazioni dei lavoratori , tendenti alla loro elevazione morale e materiale ; ma impedire che facciano il gioco di un qualsiasi Partito politico . 8 . Opporsi a tutte le dittature , a tutte le egemonie ( da quella delle Casseforti a quella delle Mani Callose ) , e non ammettere per l ' Italia altra democrazia che quella dell ' ingegno e della volontà costruttiva ...
StampaPeriodica ,
Le strade del Selvaggio non portano a Roma . La prima sede del Selvaggio fu , nel 1924 , in via dell ' Arringo . Via dell ' Arringo , in Colle di Val d ' Elsa , non si chiama , da varie diecine d ' anni , più così , per lo stolto vezzo inaugurato dalle amministrazioni comunali dell ' epoca liberale , di mutare i nomi più proprii , i nomi più significativi e più giustificati con altri che non hanno nulla a che fare con le vecchie strade , e che dovrebbero essere attribuiti soltanto alle nuove . Si pensi che a Livorno Via della Tazza , famosa pei suoi postriboli , si chiama ora Via Piave : questo è veramente agire a vanvera . È evidente che il Piave è un simbolo nato con gli ultimi grandi avvenimenti , e che non ha relazione alcuna con la storia di Via della Tazza . Soltanto una strada nuova , che raccolga generazioni e costumi nuovi , può portare quel nome . E su questo non è qui il caso , per ora , di discutere . Il fatto è che in Via dell ' Arringo , una delle più belle e più singolari del mondo , nonché delle più ripide , nacque il Selvaggio ; e quello fu buon arringo davvero , dal quale la voce fu intesa fin nei più lontani angoli d ' Italia . Poi si passò in Piazza Arnolfo ; perché Arnolfo di Cambio , molti non lo sanno , ma è colligiano , e fu un costruttore sul serio , che adoprò le pietre e non il cemento , e sempre disprezzò profondamente l ' architettura razionale . sicché quel nome non fu senza influsso su di noi ; capimmo infatti che non basta arringare , ma occorre costruire ; e che dopo avere adoperata la voce , bisogna adoperare le pietre , e metterle una sull ' altra . Le pietre son testimoni dei tempi . Non c ' è vera gloria , se non documentata dalla pietra . Poi si passò a Firenze , in Via della Pergola , la quale ci suggerì d ' accentuare il nostro carattere rurale di difendere , senza dottrinarismi , la bellezza della vita campestre e la saggezza dei paesani ; contro la sfacciata invadenza dell ' americanismo e la « standardizzazione » dei costumi : costì nacquero le prime cronache di Strapaese , che si ampliarono quando il Selvaggio , nel 1927 , si trasportò , sempre a Firenze , in Via dei Servi . Ecco un nome che farà storcere la bocca a qualcuno ! Bisogna intendersi : servi , sicuro , servi ma dell ' idea ; la frase è un po ' abusata , ma la sua sostanza è sempre buona , perché , parliamoci chiaro , a che vale agitarsi , polemizzare , battagliare , prender posizione , se non si ha una convinzione precisa , una base sicura , una fede insomma ? Ci dev ' essere un presupposto , un sottinteso , un punto fermo , benedetto Iddio , altrimenti dove si andrebbe a finire ? Con che diritto potremmo alzare la voce , esercitare la critica , metter bocca nelle pubbliche faccende ? Signori , senza quel punto fermo , senza un ' idea cui fedelmente servire , noi ci vergogneremmo di sporcare della carta e di far gemere i torchi ; quindi anche Via dei Servi ci voleva , e in tal senso fummo severi e lo siamo tuttora e lo saremo sempre di più , anche se , dopo quella , abbiamo scelto altre strade . Nel 1928 Strapaese si collocò sempre in Firenze in Via dell ' Oche . Sebbene facile , l ' ironia sarebbe , anche in questo caso , o Signori , fuori posto . Via dell ' Oche è una delle più vecchie vie di Firenze , a due passi dal Duomo e a quattro dal Battistero . Accanto c ' è Piazza delle Pallottole nome bellicoso , che non permette gli scherzi ; c ' è Via dello Scheletro nome pauroso e ammonitore ; c ' è Via della Morte . Aria nera . Gli scherzi possono finire a coltellate . Se oche ci sono state in Via dell ' Oche , e se quelle oche siamo stati noi del Selvaggio , la razza è di quelle capitoline : razza intelligente , sveglia , e soprattutto senza peli sulla lingua . Dunque sia rispettata , con Via dell ' Arringo , con Piazza Arnolfo , con Via della Pergola e con Via dei Servi , anche Via dell ' Oche . Passò il 1928 , passò ; e l ' ingrata Firenze lasciò che il Selvaggio l ' abbandonasse . Il marchese Ridolfi non sentiva pel nostro giornalino né caldo né freddo ; così tornammo in quel di Siena , anzi nel cuore di Siena piantammo le tende , e l ' antica gloriosa Stamperia dell ' Ancora , dove sono i più bei caratteri tipografici che abbiamo incontrato , lavorò per noi due anni , mobilitando i suoi neri Aldini , liberando dalla polvere i suoi stupendi e classici Bodoni , i robusti Egiziani , i Neretti quarantotteschi , il Ronde 1830 chiaro , delicato , dalle perfette volute , di cui il grosso Mondadori non capirà mai la grazia ; le vecchie vignette in legno , i puttini , i fregi , i « cul de lampe » , i cui anonimi autori valgono mille Cisari e Disertori e De Carolis messi assieme . Ma la strada si chiamava , e si chiama tuttora , essendo Siena gelosa delle sue vecchie e care cose , Via delle Terme . Negate l ' influsso dei nomi : a poco a poco , l ' ozio s ' impadronì di noi , e ci cullammo in una specie di beatitudine inerte , saltando numeri a piè pari , e indugiando a pubblicare quei pochi , che faticosamente riuscivamo a mettere assieme . Chi s ' attarda nelle Terme , si snerva e si assopisce : l ' aria mistica di Siena c ' induceva alla rinunzia e all ' apatia ; felici di fare un po ' di maldicenza al Greco , e qualche scorpacciata da Tullio andate da Tullio , o turisti , se volete mangiar bene sentivamo nascere in noi il tristo , avvelenato fior dell ' indifferenza ; e doveva esser l ' aria delle montagne a svegliarci . Sicché abbiamo portato le tende in Torino e scelta per la nostra sede Via Pietro Micca , nome guerriero in un ' aria guerriera ; nome augurale , che ci fa tenere asciutte le polveri e pronta la miccia . Bellissimo nome , che non contrasta coi precedenti , anzi li riassume , e addita la conclusione . La quale consisterà in questo , che i residui del meschino politicantismo d ' un tempo , e con loro tutti gli ipocriti , i parassiti e i profittatori salteranno per aria . Còmpito comune delle nostre generazioni , ad assolvere il quale c ' è posto per tutti , e in tutte le vie , strade , piazze , borghi , sobborghi e città d ' Italia . Si è usato troppo dire che tutte le strade conducono a Roma ; bisogna cominciare a persuadersi piuttosto che da Roma c ' è una sola strada che porta in tutto il mondo l ' idea d ' una civiltà degna della storia e dell ' avvenire . Si lavora perché questa strada si apra anzitutto nelle coscienze degli italiani ; e non c ' è da vergognarsi se si fa quel che si può ; l ' importante è che la partecipazione sia volontaria , continua , fervida , sincera . Noi del Selvaggio non si sarebbe sinceri se non ci si mostrasse quelli che siamo , coi nostri impeti e con le nostre impazienze . Siamo nati in campagna ! Abbiamo bazzicato per le osterie ! Abbiamo amici fra i barrocciai , fra i vetrai , fra i contadini , fra gli artigiani ! Abbiamo imparato a parlar chiaro , con modi bruschi e a tirar frizzi piuttosto che a modular complimenti ! Che difetti ! E perfino vantarsene ! Con quante vie abbiamo cambiate , siamo rimasti sempre gli stessi . Si finisse a Piccadilly , ed alla Fifth Avenue , sempre ragioneremo e discorreremo alla maniera antica italiana . Se la civiltà dei nostri tempi è , come dicono una civiltà meccanica , ovvero macchinistica , non saremo così sciocchi da farci schiacciare o rimbecillire dalle macchine .
VITA MILANESE ( - , 1919 )
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Rinunciamo alle consuete note di “ Vita Milanese ” perché lo spazio ed il tempo non ci consentono di dire degnamente ed interamente l ' opera fervida che svolge in questi giorni il fascismo della capitale morale d ' Italia . Sappiano i compagni che a Milano non si dorme . Sabato , domenica e lunedì occupammo le piazze e le tenemmo contro tutte le violenze poliziesche . Attualmente lavoriamo con passione ed alacrità affinché l ' epilogo del gesto dannunziano non ci trovi impreparati , qualunque esso sia . Il Comitato di Salute Pubblica eletto fra tutte le frazioni interventiste è dovuto alla nostra volontà ; di esso i fascisti saranno l ' avanguardia più fedele ed audace .
GAZZETTINO ( IL SELVAGGIO N. 1 , 1933 )
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Noi stiamo attraversando in pieno l ' inevitabile periodo intellettualistico , che è sempre uno fra i più pericolosi nella vita interna delle rivoluzioni e dei movimenti politici e sociali . Per convincersene basta dare un ' occhiata anche superficiale a quelle zone , a quei « settori » che più facilmente si prestano a fornire gli elementi per un giudizio generale abbastanza preciso . Che cos ' è l ' intellettualismo ? Bisogna evitare equivoci a questo proposito . L ' intellettualismo è una specie d ' intelligenza infeconda , un ' intelligenza senza virilità . L ' intellettualismo è una malattia dell ' intelligenza , anzi una sua parodia , perché la disumanizza , ne fa uno strumento di giuoco , la sottrae alle sue naturali funzioni in armonia con le altre forze morali dell ' uomo , per darle un ' artificiosa autonomia e sovranità . L ' intellettualismo è un ' Internazionale patologica , come l ' Internazionale degli invertiti nel sesso , o degli anarchici che sono tali soltanto perché la natura fu loro matrigna . Gli intellettuali sono i professionisti , gli specializzati , i raffinati del dilettantismo , ed esercitano sul pubblico , che li scambia per artisti e per pensatori , la stessa specie di fascino che certe donne infeconde sui giovani inesperti . La loro funzione è infatti femminile , ma nel senso peggiore , di femminilità che non sarà mai maternità . Lo stato di sostanziale impotenza in cui vivono li spinge a una continua ricerca di compensi , li dota di una particolare astuzia , alimentata dalle loro inappagabili concupiscenze . Ottengono perciò straordinari successi , altrettanto brillanti che vani , ma sempre nocivi altrui . La loro causa non è mai la causa della vera intelligenza , e il loro intervento , che non conosce divieti né limiti , è sempre fomite di confusioni ovunque si effettui . Gli argomenti di cui si impadroniscono diventano pretesti del loro giuoco dilettantesco , ed essi , svincolati come sono da un vero interesse spirituale e da ogni passione sincera , li sanno adoperare con quella disinvoltura di cui la malafede è maestra . Ora noi segnalando questo punto non diciamo che nel nostro movimento prevalgano o siano venuti a prevalere costoro e i loro sistemi , cosa del resto impossibile col carattere popolare della Rivoluzione fascista e con la sua natura storica italiana . L ' istinto , che l ' ha prodotta , è intatto . Le esperienze e l ' educazione politica non l ' hanno corrotto . I pericoli , che ha corso , ne hanno mostrata la forza . Noi siamo fra coloro che lo seguono senza tentennamenti , senza alcuna eccessiva indulgenza alle analisi eccessive ; così come il popolo . Il nostro « gusto della rivoluzione » fa capo a questo istinto , non è un prodotto intellettuale . Come ci ribellammo , a suo tempo , ad alcune tesi « revisionistiche » , per lo stesso motivo consideriamo con ostilità non tanto le pretese e le divagazioni degli intellettuali nei nostri riguardi , quanto la smania , moda o ossessione intellettualistica , che ha preso molti di noi e che si rispecchia nei loro atteggiamenti e manifestazioni . Lasciamo l ' intellettualismo agli intellettuali ; se essi giocano a fare i fascisti e i rivoluzionari , la cosa ci può lasciare tranquilli , se non indifferenti , almeno finché non si esageri . Né è il caso di dolersi se l ' intellettualismo abbia trovato nuove reclute nelle nuove generazioni ; il fenomeno , è contenibile , non è sopprimibile . Ma a coloro che intellettuali non sono e tali cercano sia pure inconfessatamente di apparire , quasi vergognandosi della loro salute spirituale perché non luccica di certi falsi splendori , consigliamo di non insistere troppo e di fare i fascisti specie se sono dirigenti naturalmente , semplicemente , decisamente . Il Fascismo non è un ' accademia di dottrinarismi , di teoricismi , di snobismi , non è una sorgente di pretesti alle divagazioni politico - sociali ; non si presta ad esperimenti in corpore vili ; non è qualcosa da scoprire . L ' ha già scoperto Mussolini .
UN GIUDIZIO SU MUSSOLINI ( NOVARO ANGIOLO SILVIO , 1922 )
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Mussolini è un torrente di vita che si è precipitato in mezzo a noi e dentro di noi ed ha spazzato via il vecchio , il fracido , il falso ed il vano . Questo gusto di sincerità fino alla crudezza , fino alla brutalità , questa guerra senza quartiere e senza pietà ad ogni forma di ridondanza verbale , ad ogni retorica , ad ogni demagogismo , questo franco , netto e risoluto parlare , questo chiaro incrollabile volere , questo rapido e rude ardire , questo irreducibile senso di dignità e di fierezza , questo prepotente prorompere di giovinezza che si prende il suo posto senza aspettare il permesso da nessuno : tutto ciò per fortuna d ' Italia è Mussolini , questo prodigioso martellatore e forgiatore di uomini e di destini .
StampaPeriodica ,
1 . - Combattiamo il modernismo perché siamo moderni . Quando si rispettano le proprie qualità , si ha cura di non snaturarle negli esibizionismi , nei parossismi , nelle parodie ; quando si vuol conservare integro un organo , non se ne alterano le funzioni . Il modernismo è appunto una sopraffazione alla modernità , una deviazione della modernità , una funzione artificiosa che la corrompe nella sua essenza e la travisa nelle sue forme . Il modernismo è un parassita della modernità , un fatto patologico , infine una moda . Noi siamo moderni , non modisti . Non possiamo essere che moderni secundum naturam , e la modernità è per noi un istinto : combattiamo il modernismo perché tende a trasformare questo istinto in un vizio . 2 . - Combattiamo il modernismo perché siamo italiani . Prodotto di climi stranieri al nostro il modernismo fa il giuoco di chi non ha nulla da perdere , nulla da difendere , nulla da conservare . È un surrogato della civiltà presso i barbari , i popoli inferiori , le nazioni in decadenza . Storia , tradizione , carattere , sentimento di patria , attaccamento alle istituzioni o agli ideali rivoluzionari , nulla è tollerato dal modernismo se non in un piano secondario ; nessuna urgenza è ammessa oltre la sua . Per esistere , deve trionfare su ogni altra legge ; non si affida a una potenza , che non possiede , ma alla prepotenza . Uccide il passato , sequestra il presente , ipoteca l ' avvenire . Il modernismo è la legge , la morale , la religione , la retorica che esclude tutte le altre . Il suo dramma sta nel suo assolutismo , un assolutismo posto al servizio di quanto c ' è di più relativo al mondo ; e dunque di tutto , fuori che dall ' italianità . 3 . - Combattiamo il modernismo perché siamo fascisti . Noi abbiamo sempre considerato il Fascismo come un modo di servire l ' Italia , cioè un ' idea universale , indipendentemente dalle ideologie occasionali . Cacciate dalla porta al momento opportuno , esse minacciano di rientrare dalla finestra , in nome appunto del modernismo , che le promuove e le giustifica . Ma Fascismo e modernismo si elidono : quello serve una idea assoluta , questo un ' idea relativa . Il Fascismo , in quanto espressione della civiltà italiana , ha carattere universale ; il modernismo invece ha carattere internazionale : serve altri valori , o meglio serve esigenze , che non hanno nulla a che fare con la nostra storia e con la nostra civiltà . Il Fascismo ha una sua interpretazione della vita moderna , e cioè un ' interpretazione italiana ; il modernismo é , al contrario , un ' interpretazione arbitraria , internazionalistica , intellettualistica , occasionale della modernità . Coloro che si lasciano sedurre dalle ideologie modernistiche credendo di servire il Fascismo , non si accorgono di svuotarlo della sua vera sostanza e delle sue profonde ragioni . Essi mostrano di non aver fede nel Fascismo , soltanto nel Fascismo , ma di aver bisogno di qualcosaltro . È proprio questo qualcosaltro che noi non digeriamo . Fummo « selvaggi » quando si tentò di addomesticare la Rivoluzione ; perché non dovremmo essere « selvaggi » quando si cerca di assoggettarla al modernismo ? Il Modernismo è un partito . Noi abbiamo già il nostro , e non lo vogliamo né barattare né mescolare . I nostri lettori debbono pur sapere con chi hanno a che fare .
StampaPeriodica ,
Da ogni parte si ripete che basta ormai con la violenza individuale , che si deponga l ' odio di classe , che occorre tornare alle competizioni elevate di idee , alle lotte civili e disciplinate , che necessita soprattutto ristabilire il potere della legge e il rispetto e la libertà per tutti ... E ' vero : l ' aspirazione di tutti è questa : pacificare gli animi . Ma come ? L ' Avanti ! risponde : è un dovere della stampa borghese . E mentre si lascia sfuggire tale interessata invocazione , si scaglia contro il fascismo con un frasario scorretto e triviale ... Per pacificare ci vuole sincerità : il fascismo è una manifestazione spontanea del popolo italiano , la cui coscienza è insorta contro il bolscevismo invadente , contro la violenza , contro una dittatura insopportabile , contro un ' indegna tattica di lotta , contro il boicottaggio e l ' affamamento ... Ma come si può raggiungere la pacificazione degli spiriti se tanto i socialisti che i comunisti hanno una meta unica da raggiungere : la rivoluzione ? I socialisti che hanno sempre taciuto quando erano i loro seguaci a commettere violenze ed irridevano alla moribonda borghesia ... Essi stessi si sforzano oggi di imitare il grido di quella e fanno anch ' essi appello alla legge e ricorrono alla protezione della forza pubblica ... Essi invocano la legge , ma contro gli avversari che reagiscono alle loro violenze ; essi invocano l ' intervento della forza pubblica per essere protetti nelle loro gesta criminose e rivoluzionarie ... Se da ogni parte si grida : basta ! comincino i socialisti e i comunisti a disarmare .