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> anno_i:[1910 TO 1940}
ATTIVITÀ SINDACALE ( SPIRALI ANTONINO , 1929 )
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Presso il nostro Gruppo Universitario Fascista con recente provvedimento è stato istituito l ' Ufficio Sindacale il quale inizierà lo svolgimento del suo programma . Sono sicuro che all ' Ufficio aderiranno parecchi Universitari studiosi e desiderosi di approfondire le loro conoscenze nel Diritto Corporativo . Più che allo studio teorico dei grandi problemi sociali , economici e politici , l ' Ufficio Sindacale mira ad addestrare i Goliardi nella pratica della vita organizzativa e dell ' attività intersindacale , favorendo la loro partecipazione a tutte le discussioni di carattere tecnico e giuridico . Compito quindi dell ' Ufficio Sindacale dovrà essere la formazione di una coscienza , di una mentalità sindacale negli studenti universitari . È stato giustamente notato che gli Universitari in gran parte sono assenti dal movimento sindacale e corporativo . Quest ' assenteismo da parte della Gioventù Universitaria deve scomparire : i dubbiosi e gli scettici più o meno eterni dovranno convincersi una buona volta che il Fascismo ha costruito il grandioso edificio corporativo sull ' infaticabile ed infallibile spirito italico e dovranno decidersi a considerare la realtà dei fatti e non le semplici promesse di un tempo passato . Il Regime Fascista con la conciliazione e collaborazione fra capitale e lavoro ha assicurato quella pace e quella sicurezza che mai prima d ' ora era stato possibile raggiungere . La conciliazione e la collaborazione attuata dal Regime Fascista non è rivolta al soddisfacimento di un unico interesse ma alla composizione ed alla fusione di tutti gli interessi . Bisogna dunque penetrare nella massa universitaria , smuoverla dal suo assenteismo , dalla sua noncuranza se domani si vorrà avere dei dirigenti sindacali maturi nella dottrina e nello spirito . Studiare , non solo , e partecipare al movimento sindacale , vuol dire perfezionarlo , farlo progredire , e di questi compiti tutti i giovani universitari dovrebbero sentire tutta la responsabilità , tutto l ' interesse . Occorre quindi serietà , riflessione , siile da parte della Gioventù studiosa di oggi se vuole essere domani quella classe di dirigenti che il Fascismo si sforza di formare per arrivare alle supreme conquiste . La buona volontà , l ' amore , l ' attaccamento alla nostra Organizzazione di cui è animato il Goliardismo Pisano mi fa sperare che anche in questo ramo di attività del nostro G . U . F . si otterranno fecondi risultati e che domani anche Pisa sarà in grado di offrire al Sindacalismo Fascista dei giovani degnamente istruiti , competenti e preparati a dare il loro contributo al perfezionamento ed all ' attuazione integrale dell ' economia corporativa .
DISARMARE! ( PAPINI GIOVANNI , 1921 )
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... L ' importante è sopprimere e sopraffare coll ' odio e coll ' armi gli avversari . Non vale che il fine di tutti quanti sia unico , che il metodo sia sempre lo stesso da tutte due le parti . Non vale che l ' odio partorisca odio anche maggiore , che il sangue chiami altro sangue , che i morti chiedano , come vittime espiatorie , altri morti . La pazzia che succede alle lunghe febbri ci possiede tutti e non v ' è chi vada per la strada senza sospettare nel passante un nemico e senza temere , certi giorni , la scheggia d ' una bomba o un proiettile che ( sbagli la mira ...
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È stato giustamente affermato che uno dei problemi da risolvere per la realizzazione integrale dell ' ordinamento corporativo e l ' educazione della mentalità di molti italiani al fenomeno sindacale . Il Sindacalismo è un fenomeno necessario proprio di tutte le Società e di tutti i tempi . Nella società contemporanea l ' associazione della classe , è un fatto innegabile ed inevitabile , in quanto la tutela necessaria dell ' interesse collettivo esige che i singoli individui riuniscano le proprie forze per realizzare i propri fini . Muovendo dal concetto che il Sindacalismo è un fenomeno necessario , ne deriva che lo Stato deve dare all ' organizzazione sindacale un ordinamento giuridico per sottoporne il riconoscimento a certe condizioni , per determinare la capacità giuridica , le responsabilità , i diritti e gli obblighi della associazione sindacale . E non deve restringersi il concetto del sindacalismo così da ridurlo alla sola considerazione dell ' associazione dei lavoratori manuali , ma è giusto e logico che esso si estenda a tutte le organizzazioni delle forze produttive del paese sia che si tratti di lavoratori intellettuali , degli artisti e dei datori di lavoro o imprenditori . Si può affermare che il Sindacalismo come espressione dei desideri e delle aspirazioni delle masse operaie sia nato da quando la società moderna pose essa stessa il problema del lavoro . Il Fascismo attraverso il proprio Sindacalismo affrontò il problema del lavoro , secondo un punto di vista nettamente realistico . Innanzitutto rivelò che le ideologie internazionalistiche propugnate dal sindacalismo socialista , in tanto sono realizzabili , in quanto abbia a sussistere nella realtà uno stato di eguale potenza economica tra paese e paese e quindi tra classe e classe dei singoli paesi . Ma quando come effettivamente è nella dura realtà , i beni economici per le leggi naturali che sfuggono all ' umano controllo sono distribuiti in diversa proporzione fra i popoli , come è possibile stabilire una intesa perfetta tra classi e classi ? Di fronte a questo stato di fatto il Sindacalismo fascista affermò che per i popoli i quali , come nel nostro , sono poveri di materie prime e viceversa , per naturale compenso fecondi di razza , la tutela delle classi lavoratrici non può compiersi se non nell ' ambito della Nazione . Tra le varie classi esiste in altre parole , una ragione superiore di solidarietà , la quale sovrasta i contrasti di categoria , la solidarietà cioè di una nazione proletaria , che deve lottare per la sua esistenza contro paesi più ricchi ed economicamente più forti e fortunati . Così la caratteristica del Sindacalismo fascista è la caratteristica nazionale . Il Sindacalismo Fascista ha affrontato il problema partendo da un principio di uguaglianza sociale . Esso ha affermato che di fronte allo Stato tutte le classi vengono a porsi su di uno stesso piano ; non vi sono i più forti e più deboli , i più organizzati ed i meno organizzati ; vi sono unicamente le varie categorie di produttori . Questa uguaglianza giuridica che allinea ugualmente tutte le classi , impone già di per se stessa un metodo di lotta per lo meno diverso da quello del passato , poiché i vari ceti si trovano ad avere un uguale potere . Organo integratore delle associazioni sindacali è la Corporazione . Esclusi i Sindacati misti , comprendenti cioè al tempo stesso datori di lavoro e lavoratori sorgeva il problema del collegamento fra le associazioni formate , come vuole la legge , da soli datori di lavoro o da soli lavoratori ; problema di grande rilevanza , perché trattasi di riunire i fattori della produzione , di collegarli in vista di interessi generali , nazionali , e della necessità che essi procedano sempre d ' accordo . La Corporazione quale è considerata e regolata dal nuovo ordinamento forma come il coronamento di un edificio nel quale i piani sottostanti sono costituiti dalle associazioni sindacali unitarie , o di primo grado , e dalle associazioni sindacali di grado superiore . Si hanno così organi centrali di collegamento , o corporativi che posseggono carattere nazionale ( Organi di Stato ) . E qui è il punto essenziale che distingue la Corporazione dal Sindacato . La Corporazione è un tutto di cui il Sindacato è una parte . Il Sindacato ha una azione parziale , la Corporazione una azione generale , coordinatrice , unitaria . In generale si fa una tale confusione tra corporazione e sindacato da ritenere che siano omonimi e che , quindi , stato corporativo e stato sindacale siano tutt ' uno giungendo così a non distinguere la profonda differenza tra un ordinamento statale che abbia per base il Sindacato , ossia la classe , ed un ordinamento statale che abbia per base la Corporazione , ossia l ' organizzazione integrale di tutti i fattori della produzione : il capitale ed il lavoro . A tipo di ordinamento di stato sindacale può essere citato , pure in senso relativo , quello bolscevico della Russia mentre l ' ordinamento corporativo è una tra le più essenziali caratteristiche dello Stato Fascista , e basta questo confronto per porre in rilievo , la necessità di conoscere a fondo , nella sostanza e nello spirito , prima ancora che nelle forme esteriori l ' ordinamento corporativo del nostro paese . Con questi chiarimenti non può sussistere alcuna giustificata ignoranza circa l ' essenza dell ' ordinamento corporativo e circa i rapporti tra corporazione e sindacato . La corporazione non esclude il sindacato : lo supera . Il Sindacato rappresenta la classe dei datori di lavoro o dei lavoratori . Come tale collabora nell ' interesse della classe che rappresenta . La Corporazione è costituita invece dalla categoria , nei diversi raggruppamenti di datori di lavoro e lavoratori ; per questa sua costituzione , è portata a vedere gli interessi della produzione non da un punto di vista unilaterale e parziale ma sotto l ' aspetto generale comune ai suoi raggruppamenti . E attraverso il superiore organo di collegamento le corporazioni vengono a trovarsi sul piano generale degli interessi nazionali , nei quali si uniscono e si confondono gli interessi particolari , della classe e della categoria come nella Nazione si uniscono e si confondono le classi e le categorie . Al di sopra di ogni interesse , di ogni egoismo è l ' idea di Patria , intesa non già come una nebulosa inafferrabile , ma come una realtà viva ed operante , costituita di tutto il complesso organismo nazionale , di cui ogni cittadino è nel contempo creatore e creatura . Questo è un concetto che credo abbiano nella mente tutti anche se le lotte e le concezioni politiche che il Fascismo ha superate parvero per un momento farcelo dimenticare . Stato vuol dire Nazione , Nazione vuol dire Patria , Patria vuol dire la nostra terra , ed il complesso degli interessi delle nostre famiglie e di noi stessi . Finché abbiamo nel sangue l ' affetto per la nostra famiglia e ci sentiamo pronti , ove occorra , a sacrificare ad essi i nostri interessi particolari , necessariamente dobbiamo sentire lo stesso vincolo di affetto e di subordinazione verso la Patria , che non è che il complesso di tutte le famiglie nostre e degli interessi relativi . Da questa premessa ne discende logicamente che il vero interesse individuale o di classe non può non identificarsi in quello di tutta la collettività , che la sorte di ognuno è strettamente legata alla sorte di tutti coloro che vivono nella stessa terra , hanno lo stesso sangue , sono retti dalle stesse leggi . Se taluno può a volte ritenere il proprio interesse contrario a quello della collettività , ciò deriva da una concezione contraria ai principi del Fascismo che vuole sviluppati nel popolo i valori spirituali ed il senso del dovere civico . La Corporazione che il nuovo ordinamento sindacale permette di instaurare , potrà essere infatti l ' espressione più feconda , più fattiva , più utile della collaborazione tra gli agenti della produzione e potrà avere il carattere veramente associativo delle energie tutte cooperanti alla prosperità nazionale , perché in essa e per essa gli egoismi , gli interessi , le aspirazioni , le tendenze di categoria o di classe dovranno sottomettersi alla legge inflessibile dell ' utilità e del bene nazionale che lo Stato ha il compito di fare imperare su tutti e contro tutti . Il Fascismo pone dei principi , dei capisaldi , delle norme che valgono a far sorgere un edificio nuovo , equilibrato organicamente ideato , nel quale trovano posto le organizzazioni sindacali di datori di lavoro e di lavoratori manuali ed intellettuali : le Corporazioni , che collegano le une alle altre ; la Magistratura , che quando lo necessiti la mancata conciliazione risolve le controversie nel lavoro . È questa costruzione giuridica , economica , sociale che ogni italiano ha il dovere oggidì di conoscere almeno nelle sue linee generali ; è questo nuovo ordinamento economico dello Stato che , mentre costituisce un titolo di onore del Fascismo e un esperimento di grande portata nazionale , viene a formare anche lo strumento fondamentale dello sviluppo ulteriore della economia nazionale ; è questa nuova concezione dei compiti della Rivoluzione Fascista che devesi seguire con interesse , con amore e con passione nella sua graduale incessante attuazione .
RUIT HORA! ( - , 1921 )
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Fascisti in piedi ! Presentiamo le armi ai morti innocenti del Diana : riverenti inchiniamoci davanti alle vittime della follia anarchica ... I nostri volti contratti dal dolore e dall ' angoscia di quest ' ora rossa di sangue dicano ai feroci assassini il nostro fermo e irrevocabile proposito di vendicare i caduti . La sfida è gettata : raccoglietela , o belve umane , se ne avete il coraggio , uscite dall ' ombra paurosa e vile ; venite all ' aperto , smascheratevi e combattiamo la battaglia . Il dilemma è uno : o noi o voi ... o la vita o la morte ...
BASTARDI!... ( - , 1921 )
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Italia mia ! anche ingrati , coloro che ti rinnegarono e non pugnaron mai per te ! Ora che la patria è salvata , dagl ' italiani bastardi non si vuol più pensare a chi la salvò combattendo , non si vuoi più ricordare il martirio di coloro che sacrificarono le balde giovinezze per l ' amore di questa terra santa , di questa terra irradiata da sole magnifico , la quale diede al mondo pensatori , artisti , scopritori , inventori e poeti che offuscano l ' umanità intera . Belve infernali perché non si vuol ricordare il macello di Empoli che trascinò nella tomba nove eroi , strappandoli alle madri pietose che avevano seminato nei cuori dei loro figli sentimenti nobili d ' italianità . Non si vuoi rievocare con senso di dolore l ' eccidio di Modena e di Sarzana , il tradimento fatto al piccolo e caro Gambacciani mentre ritornava calmo e sereno alla casa paterna . Ma la ferita che ha lasciato nel nostro cuore la morte del fiero Italo , ci ricorda ogni momento come egli seppe difendere il suo gagliardetto davanti ai comunisti e come seppe morire da eroe , col nome d ' Italia sulle labbra , prima che negare la sua fede fascista . Nella nostra storia stà scritta la malevola imboscata del Porto di Mezzo che assassinò l ' atletico Saccardi : storia che non ci farà mai dimenticare tutto quello che il Saccardi fece per la sua , per la nostra bella patria , fino ad offrirle la vita . Non dimenticheremo nessun eroe , ogni martire sia per noi uno sprone che ci spinga ad amare sempre più il nostro bel paese : " sogno più bello fra tutti i sogni , desiderio più di tutti struggente ! " Fascisti ! nei vostri fasci regni sempre l ' amore e l ' unione . Le vostre giovinezze siano sempre unite e concordi , e non abbandonatevi a fatti che potrebbero chiamarvi violenti . I vostri cuori esultano di amor patriottico : accendeteli ogni giorno alla fiaccola della Patria e i destini d ' Italia raggiungerete . Un ' italiana
DALMAZIA ( LAZZARI ANTONIO , 1929 )
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Mai come in questo momento è stato vivo e palpitante il problema della Dalmazia , della sua italianità e dei sacrosanti diritti che l ' Italia ha su quella terra che è indiscutibilmente terra italiana geograficamente , linguisticamente , politicamente e sopratutto storicamente . In cento e cento città d ' Italia esistono o vanno sorgendo Comitati « Pro Dalmazia » organizzati a cura delle locali sezioni dell ' Associazione dei Volontari di Guerra ; in tutte le città universitarie , in seno ai G.U.F. sono sorti i Comitati Universitari « Pro Dalmazia Italiana » ; ovunque è un meraviglioso destarsi di una passione che anima e fa fremere al pensiero dei fratelli nostri che l ' ignavia e l ' ignominia di governi passati lasciarono al governo , più duro e più inumano di quanto non fosse quello dell ' Austria - Ungheria , di quell ' accozzaglia di popoli d ' ogni colore e senza vera e propria nazionalità che va sotto il nome di Regno S . C . S . Poiché anche Pisa ha ora il suo Comitato Universitario « Pro Dalmazia » , accanto a quello sorto a cura dei Volontari di Guerra , Comitato la cui opera si annunzia attivissima , mi sia dato di ricordare qui come spetti a Pisa , e più propriamente all ' Ateneo Pisano il vanto di avere , nel 1918 , iniziato quel movimento di Italianità purissima dal quale è poi scaturita la complessa organica azione che ora si va svolgendo a favore della Dalmazia Italiana . Durante la guerra già si erano avute delle manifestazioni per la Dalmazia Italiana ; ma tali manifestazioni , pur essendo l ' indice di quella che era l ' anima degli italiani , avevano sempre avuto un carattere spiccatamente personale ; numerose poi erano state le pubblicazioni fatte al fine di far conoscere a tutta la Nazione il problema dalmata e le giuste rivendicazioni dell ' Italia . Pisa , seguendo la meravigliosa tradizione di patriottismo per la quale aveva dato i suoi gloriosi Caduti a Curtatone e Montanara e per la quale avrebbe poi dato cinque purissimi Martiri alla causa della Rivoluzione Fascista , non poteva non essere anche in tale occasione attivo focolaio di un ideale così altamente patriottico . Era la fine del 1918 , il tempo in cui i nostri uomini di Stato , vigliacchi e rinunziatori , non osavano difendere i nostri secolari diritti ; il tempo in cui il più autorevole dei nostri giornali giungeva alla ignobiltà di affermare che la Dalmazia non era Italiana né geograficamente né storicamente . Stanchi e storditi dalla lunga lotta sostenuta gli italiani non avevano ancora saputo ritrovare il loro orientamento e poco o nulla si occupavano di difendere i diritti che la nostra vittoria aveva sanciti . La Dalmazia doveva essere terra italiana a quanto pretendevano alcuni che uno scrittore della rivista inglese « The New Europe » ebbe a chiamare facenti parte di « una minuscola e screditata combriccola » . Ma così non era ; gli Italiani , considerati nella loro parte migliore e intellettuale , sentivano che la Dalmazia doveva essere italiana . La « minuscola e screditata combriccola » fu dimostrato essere legione , legione seguita spiritualmente da tutto il popolo italiano che pur nulla poteva se i governi nostri del tempo a tutto rinunziavano . La scintilla partì dall ' Ateneo Pisano per opera del Prof . Italo Giglioli il quale già sin dal maggio 1918 aveva , tenendo pubbliche conferenze , agitato il problema della Dalmazia dimostrando la necessità della rivendicazione di tale terra all ' Italia . Egli era stato chiamato a collaborare alla succitata rivista inglese , e italianissimamente si accingeva ad esporre , con una serie di articoli , quali fossero le aspirazioni dell ' Italia nel nuovo assetto dell ' Europa : rivendicazione di tutta la Dalmazia , fino alle Bocche di Cattaro , oltre che del Trentino , dell ' Alto Adige , di Gorizia , Trieste e dell ' Istria con Fiume . Questo si accingeva a fare il prof . Giglioli quando la rivista inglese pubblicò l ' articolo in cui appartenenti a minuscola e screditata combriccola erano chiamati gli italiani che osavano parlare di rivendicazione Dalmata . Per dimostrare quanto fosse errato ciò che la rivista inglese diceva , il prof . Giglioli tenne immediatamente una magnifica conferenza vibrante di italianità e scrisse al Presidente Wilson l ' indirizzo che qui mi piace riportare : « I sottoscritti professori e studenti antica Università di Galileo in Pisa unanimi acclamando Presidente Wilson , vindice libertà con civiltà , ricordano millenaria indistruttibile italianità della Dalmazia , reclamano unione Dalmazia tutta all ' Italia , nella comunanza della lingua , delle arti , della civiltà » . Tale indirizzo fu firmato da 79 professori dell ' Università e delle Scuole Medie di Pisa e da ben 229 studenti universitari , vale a dire da tutti quelli che erano in Pisa poiché gli altri non erano ancora tornati dal servizio militare . Contemporaneamente , a cura del Circolo Universitario Pisano , fu pubblicato un Numero Unico dal titolo « La diana della Vittoria » nel quale erano alcuni scritti riferentisi alla Dalmazia , alla sua italianità e alle giuste rivendicazioni dell ' Italia . Importantissimo fra gli altri lo scritto « Fiume e Dalmazia » del prof . Giglioli ; scritto che fu poi stampato a parte in opuscoletto e diramato in tutti i centri Universitari d ' Italia , insieme all ' indirizzo inviato al Presidente Wilson , con l ' invito e la raccomandazione di agitare ovunque la questione Dalmata . L ' iniziativa ebbe il più largo successo sì che poco dopo , nel gennaio 1919 , il prof . Giglioli in una vibrante lettera di sdegno e di protesta indirizzata al Direttore della New Europe , rassegnando le dimissioni da collaboratore della Rivista , poté dimostrare che la « minuscola e screditata combriccola » era la più gran parte degli intellettuali d ' Italia . A questo proposito mi piace pure ricordare che a cura del Comitato Pisano della « Dante Alighieri » fu trasmesso un voto alle LL . EE . Orlando e Sonnino , voto firmato dalle più cospicue autorità cittadine , per ricordare quali fossero i sacri diritti dell ' Italia di Vittorio Veneto non ostante gli accordi del Trattato di Londra . Come già era avvenuto in altre occasioni Pisa e il suo Ateneo avevano gettato il buon seme ; i nostri rappresentanti nei congressi per la pace di nulla si curarono e l ' Italia del 1918 , vittoriosa come nessun ' altra Nazione , si ripresentò ai congressi internazionali , dove sarebbero dovuti essere proclamati e difesi i suoi diritti sacri ed intangibili , debole e mendicante come si era presentata a quelli che avevano preceduto la guerra . Nell ' attuale risvegliarsi di ogni più puro e santo sentimento d ' Italianità gli Universitari fascisti Pisani debbono fare quanto fecero , e più , i compagni che nel nostro glorioso Ateneo ci precedettero ; e tutto debbono fare per la Dalmazia Italiana avendo nell ' animo una certezza : quella che il Governo di Benito Mussolini saprà fare quanto gli altri governi non seppero o non vollero mai fare : ridare all ' Italia quella che Tommaseo , il più grande degli Italiani dalmati , chiamò la « seconda Italia » .
POZZOLI, A NOI ( - , 1921 )
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Che cosa sei tu e che cosa rappresenti ? Te stesso . Nient ' altro . La prova delle urne ti ha dato la sensibile dimostrazione che né la tua frazione comunista né l ' altro socialismo massimalista , benché annacquato di bissolatismo all ' ultima ora , siete l ' espressione dell ' anima cremonese ! Contro di voi si è eretto il fascismo ! Ed il fascismo ha vinto meravigliosamente , splendidamente vinto ! ... Voi socialcomunistipussisti siete stati vinti , disfatti da noi ! Dunque non vi rimane che una via : andarvene ... Non ve ne vorrete andare ? Vi faremo andar via noi con metodi che ... sono persuasivi . Ed anzitutto vi avvertiamo : 1 . Che non vogliamo più vedere né nastri , né bandiere rosse , né simboli soviettisti . 2 . Che se non penserete a farli togliere , ci penseremo noi coi mezzi più efficaci , quei mezzi che fanno e faranno sempre ottima prova ! A noi dunque Pozzoli !
PENSARE ALLA CORSICA! ( DEL_ZANNA A. , 1929 )
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Nella breve prefazione al suo interessantissimo libro « La Corsica vista da un vagabondo » ( Ed . Giusti - Livorno ) , Minuto Grosso termina con questa frase : « Italiani , una dolcissima terra vi attende ! Italiani , andate in Corsica ! » . L ' invocazione giunge quanto mai opportuna . Gli Italiani ignorano la Corsica non solo materialmente , ma soprattutto moralmente . Da pochi anni soltanto e naturalmente per merito del fascismo sono sorti in Italia piccoli centri di propaganda Corsa : segnatamente a Livorno e a Milano . Ma la grande massa della popolazione ignora la Corsica ; non si interessa di questa « isola di bellezza » pur tanto vicina a noi e non sa che su questa terra vivono altri nostri fratelli che di noi hanno la stessa lingua armoniosa e di noi la stessa grande madre . Ora tutto ciò è un male . Bisogna che l ' Italia fascista e segnatamente le classi più intellettuali si sveglino da questo torpore vergognoso : bisogna che l ' Italia guardi con affetto a questa sua figlia ; bisogna che l ' Italia s ' interessi di un problema còrso , e di un irredentismo còrso così come s ' interessa di un problema Dalmata , e di un irredentismo Dalmata . Sembra quasi impossibile pensare che quella grande massa bruna che si erge sull ' orizzonte del mare della costa toscana sia francese ; è doloroso pensare che questo azzurro lago italiano che si chiama mare Tirreno abbia una soluzione di continuità proprio in quell ' isola che per tante ragioni è forse la più italiana di tutte le altre . E queste tante ragioni sono geografiche , sono geologiche , sono storiche , artistiche , linguistiche . Per andare da Livorno a Bastia non occorrono più di tre ore di navigazione ; la conformazione geologica della Corsica è del tutto simile a quella della Sardegna e di molte altre regioni italiane del versante tirrenico ; la Corsica in tutti i tempi è sempre stata al fianco dell ' Italia ; l ' arte Corsa ha i suoi più gloriosi monumenti nelle chiese della repubblica Pisana ; infine il dialetto Corso è il più italiano e vorrei dire il più toscano di tutti gli altri dialetti d ' Italia . Non è vero che i Corsi d ' oggi siano antiitaliani , ossia francesi . Vi è la classe degli impiegati importata dalla Francia e che per ragioni facili a comprendersi è fedelissima alla nostra graziosa cugina ; ma la grande maggioranza della popolazione è autonomista ; e le classi più intellettuali si orientano tutte decisamente verso la grande madre comune : Roma . I Corsi se hanno un malato in casa non lo mandano nelle cliniche di Marsiglia , ma in quelle di Livorno e di Pisa , e gli studenti Corsi frequentano più volentieri le nostre Università di quelle francesi . Come tutti sanno , la Francia tiene la Corsica in uno stato di completo abbandono come la meno redditizia delle sue colonie . La Francia si serve della Corsica come vivaio di uomini giovani e di soldati ; ma proibisce ai Corsi di parlare la lingua italiana , trascura i suoi bisogni , ignora le sue necessità . Malservita da lente linee di navigazione , povera di ferrovie e di strade , immiserita da vaste zone di malaria , mancante assolutamente di ogni industria e con una agricoltura ancora allo stato primitivo , la Corsica sente fiaccarsi le sue energie e morire le sue volontà in questo stato di abbandono in cui la tiene il governo di Parigi ; proprio quando ha davanti agli occhi l ' esempio luminoso della Sardegna che per virtù del fascismo , bonifica i suoi terreni , apre strade , canali , ferrovie , crea laghi artificiali , popola le sue campagne , si rinnova materialmente e spiritualmente in un fervore di vita che è un sicuro auspicio per l ' avvenire . Attraverso la stampa , abbiamo potuto conoscere anche noi il malcontento e la sorda ribellione che serpeggiano giustamente nell ' isola bella e dimenticata ; e il nostro cuore si è rivolto con più accorato affetto verso quei nostri fratelli disgraziati . Oggi la Francia , che vede sfuggirsi inesorabilmente l ' anima della Corsica , tenta la sua ultima carta ; e mentre proibisce la diffusione della lingua e dei giornali italiani nell ' isola , cerca di creare con una propaganda subdola e maligna una coscienza antiitaliana e antifascista nei Corsi , facendo loro credere in un ' Italia di mire imperialistiche su l ' isola medesima . Al tempo stesso essa arma le coste e fortifica i porti corsi contro di noi ; e manda a presidiare l ' isola i reggimenti dei Senegalesi . Tutto questo lascia , come sempre , perfettamente tranquilla l ' Italia fascista che non agogna grandi imperi come certe ... repubbliche democratiche , ma che però guarda con vigile amore ai suoi figli più infelici . « Pensare alla Corsica » ecco il nostro programma in risposta ai cannoni del bieco livore francese . « Pensare alla Corsica : amare la Corsica » . Col pensiero del fratello che sogna colui che è della sua stessa origine e che è lontano , coll ' amore del fratello che tende le braccia verso colui che parla il suo stesso dolcissimo idioma , e che a lui si rivolge con affetto nella speranza e nella certezza di un avvenire migliore .
PARLIAMOCI CHIARO ( - , 1921 )
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Noi fascisti abbiamo vinto ! Nessuno lo può negare ... Non è più il tempo delle transazioni o delle accomodazioni . Noi fascisti ora diciamo agli agricoltori che già ci hanno fissato il perticato da distribuire ai lavoratori : non dimenticate perché noi ci ricordiamo . A quelli che ancora non si sono pronunciati : spicciatevi con le buone se non vorrete decidervi per forza ... Ricordate : come il bastone fascista ha saputo trionfare della bagordia pussista , così lo stesso bastone saprà far venire alla ragione anche gli agricoltori , o meglio i malpensanti .
DE ITALICA DALMATIA ( IGALO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Tutti sanno che la Dalmazia è quella regione costiera della penisola Balcanica che scende dal sud - est di Fiume fino a poco più in giù delle Bocche di Cattaro , ma pochi sono quelli perfettamente convinti che quella terra è italianissima almeno quanto le altre regioni , che costituiscon presentemente il nostro Stato . La storia , l ' arte e il residuo martoriato di un popolo valoroso ma sottomesso da più di un secolo all ' avvizzimento delle sue più sacre aspirazioni ci dicono chiaramente che la Dalmazia è terra anch ' essa di passione di una nobile moltitudine di connazionali , che attende trepidante da più di un secolo la diana della nostra redenzione . Gli italiani che vivono una vita di sacrificio e di oscuro eroismo sull ' altra riva del nostro Adriatico , soffrono ancora gli insulti e le prepotenze degli stranieri burberi e insensibili , sono disprezzati e malmenati come una odiosa schiera di malati contagiosi e costretti a reprimere in singulti di dolorosa commozione il nome sacro della patria . Chi ha voglia di sincerarsi di questo esoso dato di fatto , legga i ricordi di Giulio Menini , comandante del nostro incrociatore « Puglia » , che per un anno stette ancorato nel porto di Spalato , nell ' immediato dopo guerra , a difesa degli italiani colà residenti , osservando però che quelle duecento e tante pagine di commovente narrazione , valgono per un anno solo e per una sola città , in un ' epoca in cui il prestigio dell ' Italia pareva essere all ' acme della situazione e il popolo avversario ancora sotto l ' incubo della immane sconfitta . Immaginatevi ora ciò che ne potrebbe venir fuori se si fosse in grado di raccogliere tutto quello che soffrirono i dalmatini in tanti anni di oppressione e in tutte le città dalmate . Il ricordo più commovente e più significante della preziosa opera del Menini , è quello dell ' assassinio del comandante Gulli e del motorista Rossi , figure eroiche di soldati sacrificati per la causa dalmatica . Quei pochi che sono al corrente di questi fatti si danno da fare alacremente per divulgare in mezzo al popolo italiano questa santa idea e fondano le associazioni Pro Dalmazia per raccogliere nel suo seno tutta la balda gioventù studiosa e non studiosa , allo scopo di mantenere sempre viva e accesa la fiaccola della fede e per assicurare i fratelli gementi dell ' altra sponda , esprimendo loro la solidarietà nel patimento , l ' aiuto e persino il sacrifizio della vita , se la necessità lo richiedesse , per il loro riscatto . E non è molto , in verità , se si pensa che essi solo per dirsi nostri fratelli sono esposti da oltre un secolo e in ogni momento al disprezzo e alle insolenze più inaudite , quando non sono addirittura malmenati e bastonati . E l ' unico loro conforto è quello di sapersi italiani ! E se per caso qualche patriota capita fra loro , quali feste , quali cure gli prodigano ! È cosa da non aversi idea . E vedere le lacrime amare che versano per la Patria perduta eppure tanto vicina è commovente davvero . E dire che noi appena appena ci ricordiamo di loro ! Questa è la macchia che deve scomparire fra noi ed è perciò necessario renderci pienamente coscienti e consapevoli di tutto quello che soffrono i nostri fratelli non solo , ma anche di mantenerci sempre pronti per difenderli , nel caso disgraziatamente non raro , con proteste e minacce all ' oppressore che deve intendere una buona volta che l ' italianità di quelle terre è finita per essere lettera morta e incompresa in Patria . La Dalmazia conserva la stessa toponomastica delle incantevoli terre d ' Italia e nel diretto confronto colla sua riva opposta nell ' Adriatico ha la prevalenza per il fatto che mentre la costa italiana si prolunga generalmente bassa , uniforme e pressoché importuosa , quella dalmatica invece è infinitamente più ricca di frastagliamenti che la rendono pittoresca e ammirata come e forse più delle coste settentrionali della Scandinavia . La Dalmazia è cinta in tutta la sua lunghezza da una collana di bellissime , numerose , lussureggianti isole , sicché svariato e magnifico è il colpo d ' occhio che dal monte aspro e scosceso scendente improvvisamente a picco del mare profondo , si porta alla collina ricca di vegetazione che degradando dolcemente s ' adagia dirimpetto nello stesso mare ; dall ' impetuoso ruscello che dopo diverse centinaia di metri s ' ingolfa gorgogliosamente in uno stretto canale , alla rumorosa cascata d ' acqua che uscendo da un antro nero del monte si getta nel laghetto sottostante ; e tutto questo completato da una cornice di vegetazione rigogliosa e abbondante e sotto un cielo non meno sereno , azzurro e scintillante del nostro . Ebbene questa nostra bella regione può essere visitata da tutti i popoli del mondo tranquillamente , fuorché da noi italiani . E il motivo è giustificato . Infatti gli jugoslavi temono maledettamente gli italiani e perciò vogliono che in Italia si continui a dimenticare che la Dalmazia è stata ed è tuttora terra prettamente italiana , unicamente per il timore che noi , freschi e ben coscienti degli eventi , un giorno possiamo giustamente pigliar possesso di un bene toltoci da loro con inganno e cacciarli nelle loro dimore che sono i monti e le steppe , abbastanza capaci di contenerli comodamente . Essi sanno che l ' Italia non ha terra sufficiente per permettersi più a lungo il lusso di dar loro dimora gratis nella sua casa e appunto perciò si dimenano e urlano come se fossero sui carboni accesi . Lo sanno bene perché , più fortunati di noi , la storia di quella regione l ' hanno sott ' occhio in ogni momento , guardando le mura , le chiese , le case e persino le fortezze con le quali ci minacciano . È noto che ci sono stati tanti e purtroppo ce ne sono ancora che hanno detto la Dalmazia non essere terra italiana . Ebbene costoro o sono delle persone ignorantissime educate attraverso le bambinesche corbellerie della scuola jugoslava , falsa e bugiarda più di quegli dei di dantesca memoria , o evidentemente sono dei politicanti francofili . Per entrambe queste categorie è superfluo ogni commento . Però a illustrare la volpesca sagacia della politica francese basta rammentare la metamorfosi completa nelle loro vedute da Napoleone , che il 19 febbraio 1806 faceva lanciare un proclama dal generale Dumas ai cittadini di Zara e che incominciava precisamente così : Dalmati ! L ' Imperatore Napoleone , Re d ' Italia , vostro Re , vi rende alla vostra patria . Egli vi ha fissato i vostri destini : il trattato di Presburgo garantisce la riunione della Dalmazia al Regno d ' Italia ; ai ministri francesi del 1920 che negavano ogni diritto di italianità in quella terra . Una spregiudicatezza così enorme per i francesi transeat , ma per quel famoso Salvemini ... non me la so capire . Vero è che i francesi si burlarono di lui e della sua ignoranza facendolo complice dei loro misfatti a nostro danno . Ed è per obbligo di riconoscenza che se lo tengono ospite in Francia ! Se Salvemini invece di occuparsi troppo della Francia e della sua Rivoluzione si fosse occupato della Dalmazia avrebbe saputo che il popolo dalmatino ebbe origine comune coi popoli italiani delle coste adriatiche e con questi ebbe vita comune durante e dopo l ' imperio romano nel mondo allora noto . Avrebbe saputo anche che il re barbaro Atalarico , riconoscendo lealmente la romanità della regione , emanò un editto scritto per mano di Cassiodoro e che cominciava : Universis Romanis per Italiam et Dalmatiam constitutis ; avrebbe saputo che i dalmati solevano esclamare : Ab ira Almissanorum libera nos , Domine ! , quando erano minacciati dalla feroce cupidigia dei barbari croati che avevano come loro sede Almissa , cittadina posta sul fiume Tizio ( Cetina ) ; avrebbe saputo che S . Girolamo , che negli scatti d ' ira esclamava : Parce mihi , quia Dalmata sum , Domine ! , e S . Marino , che fondò la nostra millenaria repubblica , erano non solo dalmati , ma anche più italiani di lui ; e infine avrebbe saputo della preghiera che il romano popolo di Salona scolpì sull ' architrave del tempio distrutto con la città dall ' orda barbara croata e ora rinvenuto negli scavi : Deus noster , propitius esto Reipublicae Romanorum ! . Quelli che pregavano così erano dalmatini che sentivano , come ancora ora , pieno e cosciente il sentimento della propria Patria . Le biblioteche dalmate contengono un ' infinità di documenti scritti esclusivamente in latino o in dialetto veneziano o in italiano , che testimoniano alla luce del sole l ' italianità della Dalmazia . Salvemini prima di vomitare tanti turpi sacrilegi contro di essa avrebbe dovuto consumare prima la sua vita a consultare tutti gli archivi delle biblioteche dalmate ! Le opere d ' arte della Dalmazia sono meravigliosi frutti di artisti autoctoni dalmati . Artisti di anima e di ingegno italiani . E l ' arte in Dalmazia ebbe il suo largo sviluppo quando questa nostra regione a modello delle regioni sorelle d ' Italia , si governò a comune libero e indipendente in ogni sua città . Gli architetti più insigni furono : Radovano , Buvina , Giorgio Orsini detto da Sebenico , Luciano Laurana , Giovanni da Traù detto il Dalmata , Andrea Alessi ed altri . Questi stessi per lo più , come suole , furono anche scultori , però quello che s ' elevò al disopra di tutti fu Francesco da Laurana , fratello di Luciano . Qualche toscano adornò colle sue opere la Dalmazia , e fra questi celebri sono : Niccolò Fiorentino e Michelozzo , e inoltre Onofrio di Giordano della Cava che però era del napoletano . Fra i pittori ricorderemo il Meldola , lo Squarcina , Francesco Salghetti Drioli ed altri . Chi volesse farsi una cultura completa dell ' opera d ' arte dalmatica non ha che da leggere la meravigliosa opera di Alessandro Dudan , ferventissimo patriota dalmata di vecchia data . Ma come se tutto questo non bastasse , la redenzione della Dalmazia ce la chiede anche il senso della nostra sicurezza nazionale . Poiché se vogliamo davvero che l ' Adriatico sia il mare nostrum per eccellenza , dobbiamo costantemente pensare a far nostra quella costa frastagliata e insidiosa costa al grado estremo per la nostra marina in caso di guerra . Le migliaia di isole , di canali , di porti e di nascondigli di ogni genere che sembrano fatti apposta dalla Natura per darci noia continuamente e nello stesso tempo per farci pensare sempre ad essa , rendono sicuro quel popolo , venutoci dall ' interno e che non ha avuto mai un mare , il quale suole ripetere che non ha bisogno di flotta per la sua difesa perché gli bastano le isole soltanto . E se la Jugoslavia ha la possibilità di costruirsi una flotta potente , come è suo desiderio , si viene alla sorprendente per quanto comica constatazione che il regno trino è veramente lo spauracchio dell ' obbrobrioso impero Austro - Ungarico , che torna a darci noia con immensa consolazione della nostra cosidetta sorella latina , e quel ch ' è peggio dopo aver sofferto la perdita di mezzo milione di uomini per toglierci quella seccatura di triste ricordo . E nel subdolo e raccapricciante intento di toglierci la Dalmazia non solo aderirono gli alleati dell ' intesa unanimemente , ma anche i famigerati componenti del governo rosso sostenuti dall ' assordante coro delle ubbriache bestialità che Salvemini e compagni andavano scrivendo sui vari giornali e predicando nelle varie città e che erano citate dagli jugoslavi prima e dagli alleati poi come vangelo di spontanea confessione rinunziatrice dell ' intero popolo d ' Italia . E il grido dei dalmati fu allora soffocato crudelmente ! E a Parigi ci privarono anche della Dalmazia , accordataci dal trattato di Londra del 1915 ! E così gli alleati stessi vennero a dare ragione a quel Cancelliere tedesco che prima di loro disse e considerò i trattati come altrettanti fogli di carta qualunque ! Invano una schiera di invitti eroi cercò di conservare la Dalmazia , ché la serie degli avvenimenti vergognosi di quell ' epoca si accavallarono l ' un dietro l ' altro come disposti da una mano perfida e implacabile , e si dovette lasciare l ' amata terra all ' odioso nemico che scontò la sua ira bestiale , perseguitando i nostri connazionali , singhiozzanti per l ' abbandono dei loro bramati fratelli . L ' ingiuria ignominiosa alla nostra stirpe e lo scempio alla nostra dignità di grande nazione era così perpetrato ignominiosamente . E appena a stento si riuscì a salvare Fiume la olocausta , l ' indomita Zara e l ' isola di Lagosta in cambio di Lissa ! E in Jugoslavia ebbero ferma convinzione della nostra debolezza e anche oggi credono e lo ripetono con un sorriso di scherno beffardo che noi siamo gli eroi di Caporetto , ignorando o fingendo di non conoscere la solenne pedata di Vittorio Veneto ! Ecco la falsa luce dalla quale siamo visti da quel popolo fanatico e megalomane , che ha la baldanza sfacciata di parlare abitualmente contro l ' Italia , e di attizzare il fuoco dell ' odio della sua gioventù striminzita , esortandola a liberare i croati irredenti dell ' Istria e della Venezia Giulia ! E naturalmente non sanno che l ' Italia del Duce , la nuova , la vera Italia , è stata formata dalla generosa coscienza del manipolo audace di eroi della marcia di Ronchi e della marcia su Roma , che seppero temerariamente sfidare le minacce di tutti e , quel ch ' è più , infondere il senso del terrore nei codardi croati della Dalmazia ! E non sanno i meschini che il fango , che un tempo li favoriva , dei rinnegati incoscienti e dei gretti calunniatori , è stato cacciato per sempre dalla nostra terra , e che al loro posto è stata sostituita la forte e sana gioventù italica di oggi che , udendo la voce possente e autoritaria della razza antica , si è proposta di lavare col valore e colla giustizia , l ' onta impressa dai nemici ai nostri più sacrosanti diritti .