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> anno_i:[1910 TO 1940}
SU G.F. MALIPIERO ( BALILLA PRATELLA , 1929 )
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... Perché io potessi giudicare in merito all ' accoglienza fatta recentemente dal pubblico del Teatro Reale dell ' Opera di Roma a le Sette Canzoni del maestro Malipiero , bisognerebbe che io mi fossi trovato presente all ' avvenimento . Stando a quanto ne dicono i giornali , pare che tale accoglienza sia stata della stessa specie di quella , che il pubblico dell ' allora Teatro Costanzi di Roma fece , qualche anno prima della guerra , al mio Inno alla Vita , Musica futurista per orchestra : ed in quel tempo , pubblico , critica , musicisti e colleghi si trovarono cordialmente d ' accordo nel riconoscerla e dichiararla giusta . Quello che allora accadde a me , accade ora ad altri : il quale fatto dimostra , che se anche il lupo ha perduto il pelo , non per questo ha perduto il vizio . Fatti simili dureranno a succedere in Italia , finché : a ) La tutela della creazione musicale nazionale non sarà passata dalle mani dei mecenati dilettanti e rammolliti , degl ' impresari che hanno il loro denaro in pericolo , delle società nazionali ed internazionali di mutuo soccorso fra compositori , direttori e concertisti , in quelle dello Stato ; b ) Finché la creazione musicale nazionale , divenuta patrimonio e produzione di Stato , di proprietà e di utilità pubblica nei suoi valori morali per il decoro e per il buon nome della Patria e di dentro e di fuori non sarà stata imposta per legge al rispetto di tutti indistintamente ; c ) Finché lo Stato non avrà dato disposizioni tassative alla critica italiana , a fine di uniformare i criteri generali in modo : che l ' azione della critica valga a creare nei pubblici la fede in se stessi l ' ammirazione pei vincitori ed il rispetto per i vinti ; così che l ' opera , anche se riconosciuta inferiore nella sua realtà , non per questo debba apportare beffe , disprezzo e mortificazione a chi l ' ha concepita con tormento in omaggio ad un ideale nobilissimo ; d ) Finché lo Stato non avrà fatto cessare l ' esibizionismo , il dilettantismo pagante e non avrà mandato al confino tutti i ciarlatani , i mezzani ed i sedicenti protettori mercanti dell ' arte : elevando l ' arte al valore di sommo fattore politico , nel senso più vasto della parola , manifestazione del genio e della potenza creatrice di una Nazione . Dovrei dire , poi , una parola in un orecchio ai musicisti , ma costoro mi hanno già capito ...
A. MORAVIA, GL'INDIFFERENTI - ALPES, MILANO ( CAMPANILE ARISTIDE , 1929 )
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Questo autunno che s ' attarda a continuare gli ultimi tepori estivi e si compiace delle ottobrate chiassose e salutevoli ci ha portato anche un pessimo dono nel campo delle lettere , quasi a disturbare la nostra beatitudine nata dalla contemplazione dei frutti opimi e dal lucore del moscatello . Perché disturbarsi per una mosca che ronza fastidiosa e dispiacersi di un cane rognoso , e arrovellarsi per dimostrare che questa vespa è l ' essere più benigno del mondo , se la vita intorno è così bella , allettante , dilettevole ? Per lo stridente contrasto ; a causa dei nervi tesi per il ricambio autunnale ? Non so ; certo , gran chiasso nel campo delle lette - re , gravi parole , accenti d ' ira e di sdegno ; smisurata apologia . Ed io , che mi godevo il solicello , contento della stagione propizia alla mia nidiata , sento venirmi all ' orecchio questo gran fracasso e son costretto a volerne conoscere le ragioni , a capirne i motivi . Scendo anch ' io fra i tenzonanti ? Nemmen per sogno , che fra quelli il trambusto è così alto che non riuscirei a tirare il ragno dal buco . Quelli parlano orribili favelle , cantano inni o innalzano invettive , e io invece voglio usare parole semplici , le più umili possibili , qual si convengono a chi piacciono il solicello e le ottobrate col vino di Frascati . Non temete di essere costretti a gran fatica , che basta ben poco a giudicare gl ' Indifferenti . Alcuni se la son cavata con parole poco parlamentari ma efficacissime : " porcherie " ; altri han detto e non detto : fra la gioia e il disgusto , sono rimasti di parere incerto ; altri ancora , con le lagrime dell ' entusiasmo agli occhi hanno gridato che finalmente abbiamo avuto il capolavoro . A Borgo a Mozzano , delizioso paese di Val di Serchio , è in piedi sempre un famosissimo ponte : " il ponte del Diavolo . " Ha un arco a tutto sesto che è una meraviglia a guardarsi , e certo , nei tempi in cui fu gettato , non poca fatica dovette costare , se fra quei popolani è ancora viva una leggenda burlesca , che Giuseppe Giusti ricorda nella lettera scritta al suo precettore , Andrea Francioni , il 30 ottobre 1836 . Giunto il poeta al culmine della famosissima arcata , incontrò un contadino al qua - le chiese come mai il ponte avesse preso il nome del diavolo . N ' ebbe questa risposta , senza dubbio dopo gli scongiuri di prammatica ché il contadino si trascinava sulle spalle un buon carico di legna da portare a salvamento : " Che vuol che gli dica ? Raccontano che San Giuliano , quando fece il ponte , per finire questo arco chiamò quell ' ... amico , e gli disse che l ' aiutasse ; ma chi sa poi se è vero ? Chiese dunque aiuto al ... gli chiese aiuto ( qui ci accorgemmo che il buon uomo aveva scrupolo a no - minare il diavolo ) , e gli promise la prim ' anima che ci fosse passata su . Quando fu finito , San Giuliano , per canzonarlo , di laggiù di fondo aizzò un cane , e poi gli tirò una stiacciata su per il ponte : il cane corse dietro alla stiacciata , e qui , dove toccò col piede , l ' agguantò . Quello , che stava a vedere chi passava il primo , subito gli dà addosso , e quando s ' avvide che era un cane invece d ' un cristiano , lo scaraventò con tanta rabbia in terra , che sfondò qui e passò di sotto . Ma sarà vero ? Lo dicono : Ma chi c ' era allora ? " Questo è toccato in sorte ai nostri critici , un cane , invece di un ' anima , ma essendo discordi sulla sua natura , c ' è chi lo scaraventa con rabbia in terra e chi , invece , gli innalza archi di trionfo . Lo stile Capolavoro : e si rimane perplessi nel dover giudicare . È come quando ci si trova nello studio di un pittore amico che ci presenta un suo mediocre , o brutto quadro : Bello , bellissimo , meraviglioso , e poi di dietro corna e peste , o , pian pianino , si incomincia a trovare sgraziata quella linea , poi la pennellata così e così , prima , con parole che non dicono tutto il pensiero , poi , mano mano , sempre più accentuando . Capolavoro , han detto : ma , oggi : non esageri , il Moravia ; trovi la misura ; e , prima , lo hanno esaltato , lo hanno , come si dice , montato , e lui si è fatto montare . Capolavoro : ed eccoci col naso contro una improprietà dopo poche righe . Offerta ? no , invito . Ed eccoci a contare quarantuno " indifferenti " e " indifferenza , " e chissà quanti ne abbiamo lasciati per via . Non basta , ché c ' imbattiamo in uno " stupore di vetro , " in una " disgustata pietà " ; in una voce alzata " al diapason più forte " ; in una risata agra ; in " machiavellismi tenebrosi " ; in una donna che " tutta nuda gli ( al giovane amante ) sarebbe venuta incontro a passo di danza . " Immaginarsela questa scena è un piacere da ingrassare . Io non sono pedante , né purista al cento per cento , ma quando si legge : " Si può ? domandò la testa : tutti si voltarono , " e via , ci voltiamo anche noi in attesa di una testa che parli , magari una testa di fantoccio . E non è tutto , ché a pagina 71si afferra il gesto per il polso : " Allora prenditi questo ; Michele alzò la mano ... ma per il polso , con una sorprendente rapidità , il gesto venne afferrato , rintuzzato . " Che c ' entra Moravia ? Egli ha trovato l ' affare e ne gongola , di certo ; sono i critici che hanno le stampelle storte , e amano bighellonare perché leggersi trecento fitte pagine obiettivate antropocentricamente è fatica non lieve e costa un mal d ' occhi non indifferente . Ma a che giuoco giuochiamo ? al giuoco del capolavoro ? Siamo intesi , evviva il capolavoro e le patrie lettere son salve . E quel povero Verga è morto misero di lodi , e a quel povero Pascoli a momenti si negava perfino l ' estro poetico , e a Moravia invece il saluto alla voce e plausi fino ad arrossare e indolenzire le palme delle mani , appena con la testa fuori del guscio ... Nelle prime pagine specialmente , battute di dialogo sciatte , puerili , di una sorprendente cafoneria . E in seguito si cerca invano la pagina che ti elevi , che dia vibrazioni , che ti riporti alla luce o ti inabissi , anche questo ci si può aspettare dal capolavoro , fra quelle tenebre . Racconta il ferocissimo e acutissimo Boine : " A me viene in mente certo tiro che feci in liceo al professore di storia naturale , quando gli portai in classe l ' osso di bue con cui mia madre aveva fatto il brodo due giorni prima . Gli dissi , documentando , ch ' era un osso fossile . Lo studiò con la lente un mese e in ultimo decise che fosse un femore d ' ursus spelaens . " Era soltanto una giunta da brodo . L ' argomento Dobbiamo parlarne ? Ci son cose così gustose intorno , che ben sarebbe rivolgere ad esse la nostra attenzione anziché guastarci l ' appetito e la serenità con la roba ammannita dal Moravia . Una madre con l ' amante ; una figlia che ruba l ' amante alla madre ; un figlio che assiste e solo pensa ; e poi , sempre , oscene nudità , osceni desideri , sorda , malata libidine . Oh , la sana voluttà ! Ma dov ' è ? Nulla di tra - volgente ; qui la natura è proprio abortita ; nemmeno è mostruosa , or - renda . Ci sono vecchi satiri , dagli oc - chi scintillanti e dalle froge aperte , nella vita ; ci sono giovani insaziabili , senza molti scrupoli ; femmine avi - de , con bramosie bestiali , ma gente che fa quello che il Moravia ci fa vedere , francamente quella dev ' essere una conoscenza solo sua , personalissima , una esperienza che nessuno ha desiderio di contestargli , tanto è sog - gettiva . Ne rimanga padrone , padronissimo . Io , la primavera , vado spesso in campagna , in una deliziosa villa purtroppo non mia ... Dietro la villa , sulla porta di una capannuccia fatta apposta , c ' è un truogolo e col muso dentro una scrofa e un verro vi grufolano se non dormono . Non me ne accorgo . Non sento , non vedo tanto tutto l ' altro è bel - lo e mi conquide . Invece , il Moravia , lo vede ed è conquiso solo dal truogolo , sente solo la vita della scrofa e del verro . Si accomodi pure . È libero col suo editore di imbrancarvi - si , ma non tanto libero di imporre la circolazione della loro malattia . Intesi ! Ma non c ' è nulla , proprio nulla ? Nulla : perverso squallore , abietta aridità . Ci sono affermazioni indegne , da ricacciare in gola a chi le pronuncia : " sciagurata figura del nostro tempo corrotto . " Di quale tempo parla il Moravia ? Del suo tempo ; forse dei suoi giorni , e delle sue ore ; non del nostro tempo , ché il nostro è così chiaro , luminoso , puro , che dal contrasto risulta palese la sua indegnità ... Quanta bellezza da sette anni ! Campi in rigoglio , officine sonanti , opere grandiose , canti e canti ; dolcissimi canti di amore , vibranti canzoni di guerra , inni di vita . " Oggi , dopo sette anni , siamo più giovani , più forti , più implacabili di prima ! " Che impeto di fede ! Nel discorso delle beatitudini Cristo disse : " Voi siete la luce del mondo . Non può rimaner nascosta una città situata su di un monte . " Roma è ferma da ventotto secoli su sette e più colli . Roma splende di luce meridiana . Il Genio , oggi , la guida . Povero giovinotto , fa pietà . Compatirlo bisogna , il povero Moravia , egli è sordo e cieco , seppellito com ' è nel truogolo . Continui a grufolare , e i critici esaltanti gli tengano buona compagnia .
TEMI POLITICO-SINDACALI. LIBERTÀ DI STAMPA ( SPINELLI FRANCO ALFONSO , 1929 )
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C ' è tanta gente , anzi , troppa gente che ama indugiare sul luogo comune . Ho parlato in questo giornale di libertà di pensare , ho parlato a lungo della moralità giornalistica : argomenti che poggiano sopra la logica ed evidente base della libertà di stampa . Non so perché ma parecchi non vogliono capire . Se quanto ho scritto ed ho parlato col solito costume mio , alto e forte mi ha arrecato plausi , e non da parte di antifascisti , ma da parte di provati fascisti , e se la cosiddetta " censura " ha lasciato passare , credo che una buona prova per l ' esistenza della libertà di stampa si sia raggiunta . Ma è tema così ampio che c ' è motivo e mezzo di fermarvisi sopra ancora un poco . Ci sono equivoci di buonafede ( la malafede non è mai degna di discussione ) da spiegare . Vediamone uno . Si crede che dalle parole ai fatti corra troppo spazio . Va bene si dice parlare ed affermare che questa libertà esiste , ma poi nella quotidiana realtà ci si accorge che essa è un ben lontano mito . E perché ? chiedo io perché ? Forse perché c ' è il Tizio cui preme non si parli del tale delicato affare ? Forse perché questo Tizio ha la data carica e per il buon nome non deve essere toccato ? Sciocchezze . Ripeto ciò che altre volte ho scritto : il problema della libertà di stampa è problema di psicologia individuale , di coraggio o di viltà . Il pensiero di Mussolini è molto chiaro , preciso . Se il pensiero e la volontà del Duce non trovano corrispondenza nei fatti ( ed io non lo credo in assoluto ) occorre colpire chi questo impedisce . E precisamente il signor Tizio di cui sopra . Mi stupisce che tutto proceda bene . Errano tutti e spesso perché è umano . Il Fascismo non errerà , ma possono errare i suoi uomini . E questi uomini devono essere colpiti , pubblicamente . Metodo scandalistico ? No , metodo squadrista : netto e reciso . Tagliare e colpire . Non c ' è da aver sciocche e stolide paure . Nulla ha da scapitare , ha sempre da guadagnare il Partito quando favorisce la giusta epurazione . Vuole una sua soddisfazione anche il cittadino , il quidam . Noi fascisti , sani e vecchi , dobbiamo darla con assoluta volontà intransigente . Mi stupisce che tutto proceda bene , e vorrei , perché sia seguita la volontà del Duce , che qualche cosa sia detto su ciò che non va tanto bene . Sono voci idiote ? Sono " si dice " ? Mancano le prove ? Ed allora alla gogna gli imbecilli responsabili , al confino i giornalisti cretini . Sono voci vere ? Critiche esatte ? Critiche fasciste ? Ed allora : esami , modifiche , punizioni , miglioramenti . È sistema rapido che offre il vantaggio indiscutibile di tarpare le ali a quella ignobile nottola del mormorio . Certi problemi affiorano che sono poi sepolti . Ma ove esistono uomini nulla è sepolto . Diversi recenti episodi l ' hanno provato . Ed hanno provato il valore degli individui , la onestà dei fascisti , la libertà di stampa , l ' intelligenza dei Prefetti . Le eccezioni di oggi dovrebbero essere le normalità di domani . Guai al Fascismo il giorno che dovesse aver paura della critica ! E Mussolini , veggente , ha detto : io voglio la critica . Critica e vociferazione : due cose distinte : due modi di accoglierle : studio per la prima , bastone per la seconda . Occorre poi non essere troppo zelanti . Il garzone troppo zelante cambia dieci padroni e dieci padroni manda in rovina . Vi sono gli zelanti della politica . E di questi già sovente mi sono occupato , per cui non necessita spendere altre parole a ripetere cose note . Sono individui che nello esagerato protezionismo nascondo - no sovente particolari interessi . Vi sono gli zelanti della morale . A costoro raccomando calma e sangue freddo . Non si pubblica la cronaca dei suicidi . Sono contenti ? Si limitano a sommarie notizie , i resoconti di delitti , furti , scassi , etc . Sono contenti . Ma poi non occorre esagerare . La cronaca è cronaca ed ha le sue esigenze . Le statistiche sono statistiche e non possono venire annullate . Non voglio che imbastiscano romanzi polizieschi a diletto delle portinaie e delle ragazzine in cerca del brivido . Ma trovo poi ridicoli certi catonismi . C ' è a Milano un processo Pollastri . I giornali se ne occupano ampiamente . Tutta Italia sa quanto fece la famigerata banda . È bene parlare per meglio colpire . Perché calare dei basta ! senza senso ? Di che si vuole parlare ? Tutta Milano sa che un Caio si è buttato dal Duomo ; i giornali non ne parlano . Può essere giusto ; anzi , poiché è disposizione , è giusto . A Lodi od a Vigevano non lo sapranno . Ma v ' è realmente una educazione morale ? ... Chi si oppone alla licenza è saggio fascista . Chi si oppone alla libertà è un idiota .
PERCHÉ I CONTADINI ABBANDONANO LA TERRA ( COCCHIARA GIUSEPPE , 1930 )
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... Si dice oggi , e quasi insistentemente : torniamo alla terra . Ma , fino a ieri , che cosa è avvenuto fra le classi dei nostri contadini ? Alla terra ci si fa i calli : e i giovani che fino ai sedici anni sono stati al campo o alla pastura , ai diciassette han pensato di far la domanda a un corpo . La città : e , finanzieri o carabinieri , essi faranno tutto il corso o si procureranno , poi , un impiego per rimanervi . Faranno i conducenti , faranno i facchini , faranno tutto quello che volete : ma le mani , ormai , sono bianche , e se faranno i calli sono i calli della città . Il paese , così , è il luogo , dove si ritorna vestiti a festa , coi calzoni e colla giacchetta di moda , colle scarpe gialle , col collo duro e col bocchino lungo . Meglio se ci si ritorna con una pensione e si impianta un negozio di salumaio o una rivendita di castagne abbrustolite . ... A creare questo stato d ' animo ha contribuito da una parte l ' emigrazione e dall ' altra la mancata sicurezza della campagna , in balia , specialmente nelle isole , di un maglio teso dove , finalmente , una spada è caduta dritta e forte . Chi non poteva emigrare in America emigrava in Italia . Ma anche colla sicurezza della campagna alle mie insistenti domande , rivolte a un lavoratore , il quale voleva che io gli facessi la domanda per arruolarsi in un ' arma , mi rispose ch ' egli non intendeva fare il contadino , perché il contadino è carne venduta . Stato d ' animo vago : ma si lascia la terra e ci si contenta di lavare i piatti anziché smuovere le zolle fresche di rugiada . Stato d ' animo incerto : ma perché la bellezza e la santità della terra perdono la loro stessa bellezza corporea ? L ' allontanamento dalla terra è anche allontanamento dalle proprie tradizioni . Se voi vedete un contadino che a quindici anni canta i suoi canti d ' amore , e segue le processioni , e si mantiene , insomma , legato al suo sacro retaggio , difficilmente questo contadino si allontanerà dalla sua terra . Se è , invece , o si mostra indifferente , e nel lavoro e al ritorno , quel contadino ha una meta : lasciare , anzi no , abbandonare la terra . La tradizione lega alla terra ed è , forse , sotto certi aspetti , l ' unico coefficiente che possa contribuire a risolvere il problema della bonifica contadinesca ... La collaborazione fra lavoratore e datore di lavoro , in questi casi , può fare moltissimo : ma se si pensa che il contadino , spesso , ha un campo suo ch ' egli stesso coltiva , ritmandone lo spazio , ci si accorge subito che il problema assume un carattere generale . Mi si dirà subito che prima ci vogliono strade , acquedotti , abitazioni , agevolazioni di credito agricolo . No : prima ci vuole la scuola . Ci vuole , cioè , la scuola rurale ... Oggi , finalmente , noi possiamo intendere la bonifica alla stessa stregua di come intendiamo la proprietà . Possiamo parlare di leggi demografiche , e il contadino nostro è quello che dà alla patria più figli . Senonché noi vogliamo anche arare per poter domani seminare e posdomani raccogliere . I contadini tornino , dunque , contadini . Dovunque : ma sopratutto da noi , poiché ritorno alla terra non significa ritorno alla fatica dura , ma ritorno alla santità e alla letizia . Il Governo ci darà acque , aprirà strade , riordinerà cattedre , costituirà scuole rurali , così come ci vogliono per i tempi nuovi : ma , bonificati i contadini , tutti quelli che conoscono le loro terre e i loro latifondi soltanto su le mappe dei catasti scendano dai loro palazzi e abbandonino i vari circoli dei civili , ultimo rimasuglio del più ibrido liberalismo e che bisognerebbe trasformare in Cattedre di agricoltura . È tempo che i piedi di tutti affondino nel maggese e che ai contadini si parli , a tu per tu , paternamente , fascisticamente .
StampaPeriodica ,
... Date a Cesare . La politica religiosa di Mussolini . Il Duce non ha bisogno di riconoscimenti : ma certo , Cesare ha in lui parlato ed agito con una coscienza di sé che non poteva essere più vasta . Esaminiamo il te - sto inedito del Trattato e del Concordato , secondo le primitive richieste della Santa Sede , e mettiamolo in relazione col testo definitivo : scorgete nitido il Mussolini dei discorsi parlamentari ; tutto quanto potesse intaccare i primi principi asseriti in quei discorsi è sparito senz ' altro . Le parole che scrisse Gioacchino Volpe , quando taluno pensava turbato ad una sorta di abdicazione , ad una fusione dello Stato nella Chiesa , " lo Stato Italiano con l ' alto sentimento di se stesso , che ha raggiunto , pur dando alla Chiesa più largo campo per muoversi , anzi appunto per questo , vigilerà che essa non trabocchi , " sono divinatorie . Ma il Volpe è quello storico che ognuno conosce , e sa bene come non si possa tradire la sto - ria ; ma anche l ' on . Mussolini sa questo : di qui il realismo della sua politica e la sua forza meravigliosa . Raccogliendo in volume le discussioni parlamentari sul problema dei rapporti fra Stato e Chiesa dal '61 al '70 , egli , che tutte le conosceva e le teneva presenti nel periodo delle trattative , ha voluto come documentare , se ve ne fosse stato bisogno , la profondità ideale del suo agire . Un ' azione sempre decisa , ma meditata , saggiata , tormentata col richiamo continuo ad un ' idea accolta per intero nella sua maestà , e resa pura da ogni elemento estrinseco . Quando , infatti , l ' on . Mussolini disse che egli compiva il Risorgimento , e custodiva nel Concordato l ' anima più genuina della Nazione , criticando quelle discussioni mostrò tutta la spregiudicatezza e in uno la fede del vero uomo politico che sa distingue - re l ' empirico mutevole dall ' ideale che non si può tradire . Lontano del pari , adunque , dai due eccessi contrari e maligni : elevare la diplomatica a ideologia , invilire l ' idea nel patteggiamento ; errore il primo che fiaccò spesso i nostri padri , il secondo che corrompe molti empirici . Tanta precisa chiarezza rende i due discorsi del Duce , come il libro del Missiroli , che quelli minutamente commenta in ogni loro motivo , corpus del pensiero dello Stato al riguardo ; la bussola , per dir così , che dovrà guidarci nei futuri viaggi di politica ecclesiastica ...
StampaPeriodica ,
Dopo il caso scandaloso del pennaiolo giudio Guido Verona , che ha tentato di rimpolpettare i Promessi Sposi con la sua indecente prosa da salumiere , ecco che mi salta fuori un altro imbrattacarte ad alta tiratura , l ' innominabile Pitigrilli , il quale , leggo su di un giornale , " è stato invitato a Padova , da quei Sindacati intellettuali fascisti , a tenere una conferenza , presenti le notabilità cittadine . " Mi congratulo anzitutto con " quei Sindacati intellettuali fascisti " per l ' iniziativa geniale , e mi auguro che il diletto sia stato pari alla fama dell ' illustre conferenziere . Ma fuor dagli scherzi dico che " quei Sindacati intellettuali " debbono essere piuttosto a corto di argomenti per invitare Pitigrilli al secolo Gino Segre autore della Cintura di castità e della Vergine a 18 carati e di altri nobilissimi scritti , come si vede perfettamente intonati allo stile fascista . Può darsi che il sig . Segre abbia anche una tessera fascista in tasca , ma non per questo egli è meno antifascista , perché non è ammissibile che uno faccia il fascista a parole e demolisca a fatti ciò che il Fascismo intende creare nella vita dello spirito . Sarebbe un po ' troppo comodo !
I GIOVANI E IL PROF. RUSSO ( NASTI AGOSTINO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Richiamandomi ad un mio articolo apparso su questa Rivista , nel quale difendevo e dicevo le ragioni delle giovani generazioni , vorrei pregare Luigi Russo di tener presente che la giovinezza che noi attualmente esaltiamo non è affatto quella che ritorna ad ogni generazione per premere sulla generazione più adulta , e s ' in ghirlanda anacreonticamente di rose , e canta e ride ed è spensierata . Parlare di questa gioventù periodica e ricorrente sarebbe troppo facile ed anche un pochino ozioso , perché quel tipo astratto di giovinezza è generico e piuttosto da " letteratura , " ed è impossibile a richiamarsi oggi , per paragonarlo a questa gioventù , ai giovani di oggi . I quali , secondo Luigi Russo , sarebbero allegri , ignoranti e malati di lussuria ossidionale : vecchi e corrotti profondissimamente , tanto da " scattare " se li tocchi nel loro " particulare " e pronti a pararsi dietro i " destini della stirpe . " Questa definizione è , per lo meno , superficiale e frettolosa , ed è anche profondamente malata di una voluta artificiosità . Oggi è vero c ' è una visione più ampia ed una più inquieta esigenza verso la vita ( e questo è fenomeno universale e non nazionale ) , ma non rimproveriamo a questi giovani , cui fu necessario essere adulti e consapevoli e pronti ad una partecipazione decisiva e cruenta alla vita del loro Paese , di essere ciò che devono logicamente essere : privi di spensieratezza , e chiaroveggenti , senza " candore ingenuo " e " freddamente , misuratamente , religiosamente ( accettiamo in pieno questi tre ottimi aggettivi ) gerarchi , " e di desiderare un regime di vita non . meschino e banale ... Non possiamo impedirci di constatare con intima gioia e soddisfazione , che questi giovani dalla lussuria addomesticata ci hanno dato un regime che porta l ' Italia , o sta per portarla , in prima fila , mentre i loro padri senza lussuria l ' avrebbero lasciata eternamente in loggione . E vivono seriamente non come Russo pensa , cinicamente bruciano il vecchio Da Verona sulle piazze e assumono posti di comando che sono in realtà posti di responsabilità , di lavoro e non di passatempi gradevoli ...
StampaPeriodica ,
Giovanni Gentile , che noi amiamo per l ' acutezza , la vastità della cultura e l ' onestà e la sincerità cui fu sempre inspirata la sua opera scientifica e la sua azione politica , ha pubblicato un saggio sulle origini e la dottrina del Fascismo . " Per esattamente comprendere le origini del movimento fascista , " afferma il Gentile , " è d ' uopo rifarsi ai due partiti , o meglio alle due correnti politiche , alle due diverse concezioni dello Stato , che si trovarono in contrasto durante tutto il periodo del nostro Risorgimento . Da un lato il partito di destra , anti - individualista , sostenitore dello Stato forte , al cui interesse i singoli individui dovevano subordinare il proprio interesse . " Questo grande partito che in un ventennio circa riesce a formare l ' unità d ' Italia , fulcro e meta d ' ogni sua azione , rappresenta il vero spirito del Risorgimento che " attraverso alla varietà delle idee e delle tendenze ha un fondo comune : la fede nella realtà e nella potenza dei principi ideali che governano il mondo ; e quindi l ' opposizione al materialismo e la concezione spiritualistica della vita . " Concezione in - spirata sopra tutto dal Mazzini , che l ' autore pone al centro della sintesi spirituale del Risorgimento , quale propugnatore dell ' idealismo , inteso " come fede nella necessità dell ' avvento d ' una realtà ideale , come concetto della vita che non deve chiudersi nei limiti del fatto , ma progredire e trasformarsi incessantemente e adeguarsi a una legge superiore che agisce sugli animi con la forza stessa della sua idealità . " Di fronte a questa corrente politica di destra , la quale moveva dallo Stato all ' individuo , stava la concezione democratica , che poneva l ' individuo a fondamento primo dello Stato , e ad esso individuo ed alla sua pletorica libertà faceva servire lo Stato . Il rivolgimento dell " 876 segna l ' avvento delle sinistre e perciò l ' arresto , se non la fine , dell ' indirizzo idealistico della vita politica italiana e dà cominciamento al Governo delle sinistre , che ha pur esso il suo significato e la sua necessità storica . " Meno autorità , più libertà . " " La vita dal basso . " Concezione materialistica della vita , azione nell ' individuo assai più che attraverso lo Stato , stimolo delle energie individuali , indebolimento del governo centrale a favore della volontà popolare operante attraverso il suffragio elettorale ed i voti parlamentari . " L ' Italia della Sinistra dal 1876 alla guerra fu materialista ed anti - mazziniana . Un grande ministro , Crispi , avendo voluto restaurare rigorosamente l ' autorità ed il prestigio dello Stato e rialzare la bandiera dell ' idealità , precorrendo i tempi , cadde miseramente sotto la pressione della così detta democrazia , scatenatasi tumultuosamente contro il suo tentativo . " Queste due concezioni politiche nettamente antitetiche ritroviamo agguerrite e contrastanti sotto lo stimolo storico della guerra mondiale . La concezione idealistica è per l ' intervento ad ogni costo : essa raggruppa , come durante il Risorgimento , uomini di tendenze politiche diverse , i quali si chiamano tutti interventisti . Sia che vengano dal sindacalismo rivoluzionario soreliano , impregnato d ' idealismo e oppositore spietato del socialismo materialista e parlamentare , sia che giungano dal nazionalismo , esasperato di passione patriottica , o dai superstiti mazziniani o dai liberali fedeli alle tradizioni dell ' antica destra , tutti sono congiunti dalla volontà imperiosa di portare l ' Italia alla guerra . Contro di essi le sinistre dalle varie tinte democratiche o socialistoidi , tutte preoccupate di assicurarsi vantaggi materiali schivando ad ogni costo la guerra . Questa situazione storica si ripete con gli stessi gruppi e le stesse tendenze del '919 quando , " l ' Uomo dalla tempra eroica " reagisce al disfacimento dello Stato , afferma una superiore disciplina ideale , e lancia il richiamo forte che in breve raduna intorno a Lui , " strumento infallibile adoprato dalla Provvidenza per creare una nuova civiltà , " la parte migliore degli italiani , i combattenti eroici della grande guerra , i nuclei idealistici che , avendo rischiato la vita nelle trincee per la gloria d ' Italia , non esitarono a metterla una seconda volta a repentaglio per la salvezza e la potenza della Nazione . Questo , in succinto , l ' anello storico e ideologico che , secondo il Gentile , pone sullo stesso piano spirituale la destra storica del Risorgimento , l ' interventismo guerriero ed il Fascismo rinnovatore . Posti questi principi , il Fascismo , quanto meno nella sua essenza spirituale , è già chiarito . Le squadre d ' azione sono la forza di uno stato virtuale che tende a realizzarsi , avendo già i suoi presupposti teorici , impliciti nella sua stessa origine . Come si completano nell ' azione , come si concretano nello stato nuovo ch ' essi hanno creato ? Ecco i punti che riguardano più particolarmente la dottrina fascista . La quale , appunto per le sue origini , è nettamente idealistica , antimaterialistica e perciò porta in primo piano tutti , senza distinzione , i valori dello spirito : dalla religione , guida dell ' anima ; alla morale che rafforza e spinge a concezioni eroiche , alla cultura che pone su basi nuove , pratiche , originali . Poiché l ' idealismo cui si ispira il Fascismo non si perde in vane elucubrazioni puramente cerebrali , ma è presupposto e guida all ' azione . In tale senso vanno giustificate e lodate le critiche acerbe e le satire spietate dalla maggior parte degli scrittori fascisti rivolte all ' intellettualismo inconcludente , fatto di preziosità erudite e fine a se stesso . Tale " intellettualismo è divorzio del pensiero dall ' azione , della scienza dalla vita , del cervello dal cuore , della teoria dalla pratica : è l ' atteggiamento del retore e dello scettico , " che il Fascismo spregia e combatte . L ' idea vale in quanto precede , chiarisce e guida l ' azione , in quanto è mito operante , fede che sospinge . Da cui deriva fondamentale il carattere energetico e dinamico della dottrina fascista e l ' esaltazione in - condizionata dell ' azione tendente a concretizzare l ' idea , ad aderire alla realtà per superarla , conquistarla per plasmarla secondo l ' idea . Il motto mazziniano " pensiero ed azione , " quali termini inscindibili e interdipendenti , è divenuto uno dei cardini spirituali del Fascismo : il ricorso storico vichiano ha qui una sua chiara riprova . Lo Stato Nazionale Altro punto teorico del Fascismo è il suo carattere totalitario . " L ' analisi che non presupponga sempre l ' unità non conduce alla chiarificazione ma alla distruzione delle idee che hanno storicamente esercitato una grande efficacia . Segno che gli uomini non vanno presi a fette ma come unità indivisibili . " Carattere totalitario , dunque , da fissare nella definizione della dottrina fascista , la quale non concerne soltanto l ' ordinamento e l ' indirizzo politico della nazione , ma tutta la sua volontà , il suo pensiero e il suo sentimento . Ma il fulcro della dottrina risiede nella sua concezione dello Stato nazionale . Il quale ha bensì alcune caratteristiche comuni con lo Stato forte della destra storica , quali l ' anti - individualismo , l ' autoritarismo , la prevalenza del potere esecutivo : ma non si limita a questo armamentario costituzionale , a questo semplice rapporto di forza tra Stato e individuo che costituì una delle ragioni massime del rivolgimento politico del 1876 . In quanto , venuto meno il compito unitario che giustificava l ' azione della destra , il suo Stato si trovò svuotato di contenuto , poiché ad esso , pura formula , non aderivano più le forze vive del paese . Lo Stato fascista trae la sua fonte e la sua forza insieme dalla partecipazione allo Stato stesso di tutti i cittadini , poiché per il Fascismo " Stato e individui si immedesimano , o meglio sono termini inseparabili d ' una sintesi necessaria . " Per cui lo Stato è dentro noi stessi , matura , vive e deve vivere e crescere e grandeggiare ed elevarsi sempre in dignità e coscienza di sé e degli alti suoi doveri e dei grandi fini cui è chiamato , nella nostra volontà , nel nostro pensiero , nella nostra passione . Si sviluppa l ' individuo , e si sviluppa lo Stato ; si consolida il carattere del singolo e dentro di esso si consolida la struttura e la forza e l ' efficienza dello Stato . Ciò che distingue nettamente lo Stato fascista dallo Stato nazionalista , con il quale ha pur così numerosi e notevoli punti di contatto . In quanto il nazionalismo fonda lo Stato sul concetto di Nazione : entità che trascende la volontà e la personalità dell ' individuo , perché concepita come obiettivamente esistente , indipendentemente dalla coscienza dei singoli , per puro dato e fatto della natura , direi quasi geografico . Mentre invece lo Stato fascista è una creazione del tutto spirituale , esistente solo per virtù dei singoli , che lo compongono e lo potenziano . Per cui , mentre lo Stato nazionalista è aristocratico , lo Stato fascista è popolare , democratico , in quanto formato dal popolo come espressione reale di moltitudine ordinata . Tale concezione dello Stato supera e perfeziona la concezione idealistica hegheliana , in quanto lo Stato non è antitesi e neppure negazione dell ' individuo ( deviazione marxista ) , ma è il completamento dell ' individuo stesso in quanto essere sociale . Più che un rapporto di soggezione , esiste un rapporto funzionale , organico , per cui determinate funzioni spettano di diritto all ' arbitrio del singolo , altre spettano al singolo come facente parte della comunità ordinata , cioè dello Stato . Scindere nell ' individuo la qualità di cittadino da quella di uomo è assurdo , così com ' è assurdo scindere lo Stato dagli individui che lo compongono , in quanto ambedue formano unità perfette indi - visibili . Il punto di sutura , di congiunzione fra Stato e individuo il Fascismo non lo pone , come il regime liberale , nell ' elettoralismo , ma bensì nella produzione , la quale , si noti bene , è pur essa in funzione della potenza della Nazione . La base , le fondamenta dello Stato fascista sono formate dai cittadini produttori , inquadrati nelle rispettive corporazioni , che ormai non sono più contro lo Stato , in quanto formano esse stesse lo Stato dal quale hanno avuto non soltanto la rappresentanza economica , ma bensì attraverso la Camera corporativa anche la rappresentanza politica . Per cui lo Stato fascista può essere chiamato anche Stato dei produttori o , più comunemente , Stato corporativo . Punto di sutura saldissimo questo , che impedisce lo svuotamento dello Stato come avvenne nell ' '876 , non solo , ma che dà alle gerarchie possibilità di prim ' ordine per far penetrare l ' idea nelle officine o nei campi . Sicché la volontà , la fede e la passione del Capo possono penetrare con notevole rapidità nelle masse dei produttori aprendo per l ' avvenire orizzonti vastissimi alla Nazione italiana . Questa , in rapido volo , la sintesi del libro di Gentile . Libro prezioso quanto mai perché profondo nei concetti , chiarissimo e facile nella forma , ristretto al massimo nella mole ; tutto pervaso di sincera e traboccante fede fascista .
PER UNA VISITA A TURATI ( ALBERTINI LUIGI , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Il Popolo d ' Italia di ieri pubblicava la lettera seguente direttagli dal sen . Albertini : Signor Direttore , il Corriere non ha , sembra , reso conto dell ' assemblea del Fascio milanese tenutasi domenica all ' Eden ; e al consigliere comunale fascista che , denunziando al " Fromboliere " del Popolo d ' Italia questo fatto , ne chiede la ragione , il " Fromboliere " la deve subito questa ragione , chiara , evidente , convincentissima . Cioè il Corriere è il giornale di quel senatore Albertini che all ' epoca dell ' occupazione delle fabbriche saliva le scale dell ' on . Turati per spingere i socialisti al potere . Ergo il Corriere non può fare una cronaca obiettiva . Mi permetta d ' intervenire in questa discussione tra il " Fromboliere " ed il consigliere comunale per " fatto personale " ... Il " Fromboliere " contesta la posizione allora assunta dal Corriere e di cui fa fede la sua raccolta , mettendo il mio incontro coll ' on . Turati in relazione con un articolo " d ' ingrata memoria " il quale suffragherebbe l ' interpretazione , diciamo così , " collaborazionista " di quell ' incontro . Ebbene quell ' articolo fu scritto da me , ed io - guardi un po ' il diverso punto di vista - penso che , lungi dall ' essere " d ' ingrata memoria , " costituisca per il Corriere e per me un titolo d ' onore , tanto che ne ho recentemente ripubblicata la conclusione . Se non abuso del suo spazio , vorrei in poche parole rammentarle la tesi da me allora svolta . Premesso che il regime nostro stava per morire perché governava non la classe dirigente responsabile ma il partito socialista irresponsabile , e che il governo degli irresponsabili minacciava di farci cadere in pieno bolscevismo , invocavo o una reazione della borghesia o il passaggio del potere agli uomini della Confederazione del lavoro . " O siamo capaci - scrivevo - di tenere il potere secondo le nostre idee , secondo le nostre convinzioni , o vengano avanti gli uomini nuovi ad assumersi la responsabilità di governare senza ragguagliare il prezzo del pane al costo , senza imporre ai pubblici funzionari la più elementare disciplina , senza tassare il vino , senza mettere un freno a tanta licenza dilagante in tutte le classi , senza combattere il veleno che si insinua in ogni vena dell ' organismo nazionale . Fuori voi ad operare il miracolo di spremere danaro dalla ricchezza nazionale uccidendola , negando il valore dei più forti elementi , dei più efficaci sostegni della civiltà . " Come si può gabellare questo pensiero di disperazione , suggerito dalla gravità degli eventi , come un ' intesa spirituale coll ' azione socialista ? Certo , se si doveva andare avanti così era da preferire che l ' on . Turati , l ' on . D ' Aragona e i loro amici assumessero la responsabilità del potere ; altrimenti " lo sbocco fatale di un regime che non funziona più , che si corrompe in tutti i suoi organi , che si sgretola per impotenza " sarebbe stato il comunismo . Ma sopra ogni altra mi sorrideva la speranza di una profonda reazione della borghesia , di quella reazione che fortunatamente si è avverata e di cui l ' on . Mussolini è stato l ' organizzatore . Se oggi di quella sana reazione non approvo tutti gli atteggiamenti e tutte le provvidenze , se non mi rassegno supinamente , incondizionatamente ai suoi sviluppi futuri , se rimango un liberale autentico , se quindi conservo libertà di pensiero o rivendico quella di parola , non per questo merito che il mio pensiero sia denigrato . Merito invece di esser considerato , come effettivamente mi considero e sono , uno dei più efficaci collaboratori di questo Governo , almeno se per collaborazione s ' intende così l ' approvazione sincera come il concorso diretto a evitare che si commettano errori . Ringrazio dell ' ospitalità , e mi rassegno , di Lei dev .
StampaQuotidiana ,
Sono andato a trovare Benedetto Croce e l ' ho distolto , per un istante , dalla serenità dei suoi studi , con la mia importuna curiosità giornalistica . Gli ho dimandato : - Avete letto nei giornali le rinnovate discussioni sul liberalismo e sul fascismo , sulla ragion d ' essere dell ' uno e dell ' altro e sui loro possibili rapporti ? Non vi pare che la disputa sia proceduta con molta confusione ? Voi ; che ve ne state in disparte , intento agli studi , dovreste , con la solita vostra lucidezza di concetti , schiarire i termini in disputa e , insomma , dirci il vostro avviso . - Caro Dell ' Erba , ci conosciamo da tanti anni che non vi dispiacerete se io vi dico che la vostra domanda non tanto mi lusinga per la sua cortese intenzione quanto mi ferisce in una mia idea prediletta . Io ho sempre dichiarato ridicola la figura del filosofo che , o spontaneo o invitato , si fa , in nome della filosofia e della scienza , a pronunziare sentenze su questioni politiche . Ridicola , e anche un po ' odiosa , perché ci è della prepotenza in quel salto dall ' una all ' altra competenza , dalla sfera del pensiero e della critica all ' altra della pratica e dell ' azione . Su questioni politiche e di azione , vi risponderà in modo certo più interessante chi si sente Achille in seno , che non io che , tutto al più , ho Aristotile in seno . - Ma ciò che vi domando riguarda appunto una questione , diciamo così filosofica , ossia la più esatta definizione del liberalismo e del suo ufficio proprio , della virtù o del difetto dello Stato liberale . - È , permettetemi , una falsa questione filosofica ; per chi guardi con occhio di filosofo e di storico , tutti gli Stati sono sempre un unico Stato , tutti i Governi un unico Governo : quello di un gruppo che domina e perciò governa la maggioranza ; e tutti , finché durano , adempiano ad una utilità , anzi alla maggiore utilità possibile nel momento dato ; e discernere volta per volta quale questa utilità sia stata è , appunto , opera dello storico . Le forme politiche sono astrazioni dei teorici , e per questa ragione esse riescono indifferenti così allo storico che non guarda mai all ' astratta forma , ma alla sostanza ossia alla forma riempita e concreta , come all ' uomo di azione che lo considera pregiudizi più o meno rispettabili . Le forme degli Stati e dei Governi vengono dissipate e sostituite non da una critica teorica , che si eserciti su di loro , ma dalla presenza e dall ' azione di altri gruppi che rappresentano o fanno sperare una maggiore utilità sociale . Se volete mettere ciò in forma negativa , ricordatevi di Matteo Visconti che , scacciato da Milano , se ne stava tranquillo a pescare sul lago di Garda e , a un milanese che gli domandava quando avrebbe ripreso il dominio di Milano , rispose serenamente : " Quando la somma delle bestialità di coloro che ora governano avrà superato quella delle bestialità compiute da me . " - Sicché ? - Fate voi l ' applicazione ai casi presenti , e lasciate che aggiunga che non mi sembra tanto facile superare presto la somma delle bestialità commesse , in Italia , nei primi anni del dopo guerra ! Nel fatto , dunque , non esiste ora una questione di liberalismo e di fascismo , ma solo una questione di forze politiche . Dove sono le forze che possano , ora , fronteggiare o prendere la successione del Governo presente ? Io non le vedo . Noto invece grande paura di un eventuale ritorno all ' anarchia del 1922 . Per un tale effetto nessuno che abbia senno augura un cangiamento . - Ma voi , personalmente , accettate o no l ' idealità liberale ? - Non so quanto possa importare di conoscere quello che io accetti ( io che ho Aristotile e non Achille in seno ) nelle cose della politica . Ma , se vi fa piacere saperlo , vi dirò che io , personalmente , sono e non saprei non essere liberale . Perché ? Non per ragioni filosofiche o teoriche , che ho già escluse dalla considerazione politica ; ma , direi , allo stesso modo che mi sento napoletano o borghese meridionale . Tutto il mio essere mentale e morale è venuto fuori dalla tradizione liberale del Risorgimento . E come può non sentirsi liberale , chi si è formato nel primo cinquantennio della nuova Italia unitaria e liberale , e ha respirato in quell ' aria , e si è giovato di quelle iniziative , di quei contrasti , di quel rapido accrescimento e ammodernamento della vita italiana ? Sicché io , rinunziando a difendere il liberalismo ( come qualsiasi altra tesi politica ) con argomenti teorici , tanto più lo asserisco come una mia realtà di sentimento e di volontà . Anzi , non ho bisogno , per mio conto , di difenderlo , cioè di appoggiarlo a cattivi ragionamenti e a sofismi . E auguro di cuore che i liberali italiani , ripigliando coscienza della loro migliore tradizione , restaurino il partito liberale ridandogli quell ' elevato carattere etico che ebbe sin da principio ; e in questa esigenza etica , nella devozione alla patria , trovino il modo di risanare le scissioni , che non solo li indeboliscono , ma li pervertono . - Non c ' è una contraddizione tra questa vostra fede liberale e l ' accettazione e giustificazione che fate del fascismo ? - Nessuna contraddizione . Se i liberali non hanno avuto la forza e la virtù di salvare essi l ' Italia dall ' anarchia in cui si dibatteva , debbono dolersi di se medesimi , recitare il " mea culpa , " e intanto accettare e riconoscere il bene da qualunque parte sia sorto , e prepararsi per l ' avvenire . Questo , il loro dovere . Non credo che essi abbiano l ' altro dovere di diventare " fascisti , " cioè di vestire la personalità di uomini che hanno altro temperamento , hanno percorso diversa esperienza ed appartengono in gran numero alla generazione più giovane . Sarebbero cattivi fascisti , perché fascisti in cattiva coscienza ; laddove possono essere buoni liberali e rendere utili servigi all ' Italia nel presente e nell ' avvenire .