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> anno_i:[1910 TO 1940}
I CARDINI ( VINCI G. , 1923 )
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La società umana o meglio le società umane , perché l ' umanità non può certo essere considerata , se non in via utopistica , come una collettività unica , mentre in fatto essa vive in famiglie diverse , di popoli e nazioni , aventi ciascuna una personalità propria guardata nelle sue origini , nel suo sviluppo storico , nei suoi ordinamenti essenziali e definitivi , presenta due aspetti contemporanei e concomitanti , ma che non possono confondersi l ' uno coll ' altro , in quanto , se è vero che si sovrappongono , è vero anche che essi rispondono a due distinte fasi della evoluzione sociale e a due diversi bisogni della vita collettiva ; e questi due aspetti possono definirsi l ' uno civile l ' altro politico ; abbiamo cioè la società ( o le società per il detto sopra ) civile e la società politica , che è quanto dire l ' organamento rivolto ai fini della elevazione individuale e famigliare , e l ' organamento diretto a regolare la convivenza degli individui e delle famiglie fra loro e la loro difesa interna ed esterna . La difficoltà di questa classificazione che logicamente non può non essere accolta come base di un razionale sistema di sociologia nasce da ciò , che essa prende la sua nomenclatura da parole che hanno lo stesso significato originario , e che contempla sotto due forme una stessa entità collettiva , mentre ambedue le forme hanno il medesimo oggetto , o meglio un oggetto che il linguaggio comune suole indicare colla stessa parola . Infatti civile deriva da civitas , e politico da pòlis ; le quali due parole , una latina e l ' altra greca , significano la stessa cosa , significano cioè l ' aggregazione di individui e di famiglie in una società retta da costumi e da leggi comuni : la civitas e la pòlis poi , la società civile e la società politica tendono ugualmente a procurare quello stato di benessere morale e materiale che si definisce la civiltà . Ma per la praticità delle trattazioni e delle discussioni bisogna pur dare alle parole un valore convenzionale prescindendo dai richiami etimologici : è del resto naturale che pochissime parole siano bastate nei primi stadii della vita collettiva a designare una quantità di fatti , di idee , di rapporti , che poi , attraverso l ' elaborazione letteraria e dottrinale , si sono differenziati , ed hanno formato materia di diversi capitoli della scienza sociologica , anzi perfino di diverse scienze . Comunque per le poche cose che vogliamo dire in questo articolo allo scopo di fissare , o meglio di richiamare , principii che nell ' ora attuale , in Italia e fuori d ' Italia , ci sembrano più che mai obliterati o malamente intesi , noi siamo indotti a considerare , almeno per un momento , separati i due aspetti civile e politico delle società umane , assegnando loro come campo di efficienza rispettivamente l ' individuo e la famiglia alla società civile , la nazione alla società politica , la quale prende praticamente nome di Stato . È superfluo avvertire che questa considerazione separata è puramente dialettica , e che essa non intende fare delle due società dei compartimenti stagni , non comunicanti fra di loro ; dicemmo anzi già che tanto comunicano che si sovrappongono , e ciò per la elementare ragione che lo Stato è la somma degli individui e delle famiglie e che gli individui e le famiglie vivono nello Stato , al quale come danno tributo e sangue occorrendo , così chiedono tutela e difesa . Ciò premesso pare a noi potersi e doversi affermare che la società civile poggia su due cardini che non sono quelli sui quali poggia la società politica ; affermazione che non è trascurabile in quanto conduce a precisare ed a chiarire molte difficoltà che gli studiosi di sociologia , a seconda delle scuole a cui appartengono , incontrano sul loro cammino . I cardini della società civile sono la religione e l ' istruzione : almeno noi teniamo che la religione e la istruzione debbano essere i cardini della società civile . Noi infatti siamo convinti che ( a parte casi individuali ) nessun uomo possa avere quel tanto di moralità indispensabile a fare di lui un galantuomo , a renderlo padrone dei suoi istinti inferiori e delle sue passioni , all ' infuori di una nozione sistematica di ciò che chiamasi religione ; vale a dire all ' infuori dei postulati circa l ' esistenza di un Dio creatore , legislatore e giudice , e di una vita oltremondana in cui ci sarà premio o castigo a seconda delle opere compiute ; non solo ; ma siamo pure convinti che nessuna religione possa esistere senza un culto , e nessun culto senza una chiesa , e nessuna chiesa senza una gerarchia : conseguentemente per noi l ' uomo areligioso astrattamente considerato non è uomo civile , perché sarà necessariamente uomo amorale , vale a dire svincolato da leggi che non corrispondano al suo egoismo . Discorso identico s ' ha da fare per la famiglia : essa è tutto un complesso di obbligazioni , di doveri , di affetti , di sacrifici , di interessi che importano la necessità di un governo domestico , di una autorità regolatrice , ma che sopratutto importano una coscienza ; e soltanto nella religione questa coscienza può attingere la ragione d ' essere come soltanto la religione può imporre le sanzioni atte a guidarla e a dominarla . Ma l ' uomo civile non ha soltanto bisogno di essere religioso : ha bisogno anche , nei successivi stadii del suo sviluppo , di essere istruito , di conoscere cioè il mondo dei fenomeni e le leggi della natura , di esplicare le proprie attitudini estetiche , di applicare alla ricerca del vero e del bello le proprie energie intellettuali , di comunicare coi suoi simili ; ecco perché , secondo noi , il dovere della istruzione precede ed eccede l ' organizzazione politica , come il diritto d ' insegnare precede ed eccede l ' azione dello Stato : lo Stato non ha di fronte al problema della istruzione altre funzioni che quelle di aiuto , di vigilanza , di integrazione : la scuola , al pari della chiesa , al pari della casa , è anteriore intesa come tipo realizzatore di un bisogno della civiltà agli istituti in cui si incarna la potestà più propriamente politica , perché la scuola corrisponde ad un bisogno che interessa la vita umana in uno stadio che precorre ideologicamente se non storicamente il formarsi e l ' organizzarsi dello Stato . Altri sono i cardini della società politica ; parliamo , si capisce , di una società politica ( come già prima di una società civile ) rispondente ad un grado di progresso sociale avanzato . E diremmo che tali cardini debbano essere stabiliti nel soddisfacimento dei due maggiori bisogni che l ' uomo politicamente ordinato non può fare a meno di sentire quando non li sentisse si dovrebbe considerarlo inferiore o regredito nella sua sensibilità politica e sente infatti , perfino talora esagerando e seguendo traccie fallaci per raggiungerli : vogliam dire la libertà e la giustizia . Libertà : vale a dire parificazione di tutti i cittadini nel diritto di far prevalere , attraverso le forme e per le vie legali , i propri criterii circa la gestione della cosa pubblica ; autorità dei governanti fondata sul consenso spontaneo e razionale della maggioranza dei cittadini nell ' orbita dei postulati essenziali alla conservazione dell ' ordine sociale , giuridico ed economico ; potere esecutivo distinto dal potere legislativo ; un solo esercito a servizio della nazione ; indipendenza dello Stato dai partiti ; funzione moderatrice della corona a difesa della costituzione contro gli arbitrii o le debolezze del potere esecutivo , contro le esorbitanze del potere legislativo , contro ogni sopraffazione di partiti o di classi . Giustizia : vale a dire applicazione imparziale e sollecita delle leggi a tutela delle ragioni private , a repressione dei reati , a garanzia della probità nella amministrazione pubblica ; applicazione fatta da organi inaccessibili alle pressioni dei politicanti , delle sette , delle fazioni . Effettivamente senza libertà e senza giustizia nessun ordinamento politico può accettarsi per buono e per degno di esseri intelligenti , se anche accada talvolta che momentanee contingenze storiche giustifichino regimi o dominii di fatto fondati sulla costrizione violenta delle volontà e sul disconoscimento , o sulla mancata tutela , dei diritti individuali o sociali . Strane confusioni si sono vedute spesso nella storia dei popoli , in periodi susseguiti a grandi sommovimenti , o militari od economici , o ad opera di personalità dominatrici comparse sulla scena politica ; e in sensi opposti , si badi bene ; perché l ' antitesi della libertà e della giustizia non sono soltanto la teocrazia o la monarchia assoluta o l ' oligarchia , la Bastiglia e le lettres de cachet , ma sono pure le demagogie e le dittature proletarie , i tribunali straordinari rivoluzionarii e i Comitati di salute pubblica . Importa perciò che i migliori cittadini considerino come l ' ottimo fra i governi , quello il quale mantenga libera la religione , libera l ' istruzione , libera la stampa , liberi i comizi elettorali , indipendente la magistratura , uguale la legge per tutti , e non consenta a nessun partito la sopraffazione armata o non armata , ma tutti obblighi a rispettare le leggi dello Stato deliberate o consentite dalle rappresentanze popolari costituzionalmente formate . Senza libertà e senza giustizia cioè senza leggi oneste onestamente applicate la vita politica non vale la pena di essere vissuta ; e le nazioni non possono sperare sorti tranquille e prospere , perché ripetiamolo alla società politica la libertà e la giustizia sono essenziali , come sono essenziali alla società civile la religione e l ' istruzione , e agli individui l ' aria e la luce .
DE RERUM NATURA ( CIVITAS , 1925 )
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Non abbiamo voluto finora interloquire nella polemica suscitata dall ' onesto e brillante Mikros direttore della « Unità Cattolica » a proposito della liceità di un accordo elettorale fra cattolici e socialisti , per due ragioni ; in primis perché ci pare ormai molto lontano l ' evento di elezioni generali in Italia , e molto improbabile che se l ' evento si verificasse ciò avvenga in condizioni tali da permettere libertà di movimenti ai partiti di opposizione , e quindi sicurezza per essi di parteciparvi ; in secondo luogo perché una lunga esperienza ci dimostra nulla esservi di più vacuo che certe dissertazioni cosiddette morali o religiose quando coprono più o meno velatamente semplici opportunità politiche : noi siamo abbastanza vecchi per ricordare i tempi in cui taluni teologi , del giornalismo e della cattedra , dichiaravano peccato il liberalismo ( parecchi conservano ancora il famoso opuscolo del padre Sardà tradotto e diffuso anche in Italia e dichiarato il non plus ultra dell ' ortodossia , la norma perenne e indeclinabile ) ; i tempi in cui conseguentemente si escludeva che un cattolico potesse dar il voto a un liberale , perché sarebbe stato stile dell ' epoca una specie di conventus fra Cristo e Belial : ebbene , sanno tutti che le cose mutarono in pochi anni talmente , che ben presto l ' appoggio elettorale dei cattolici ai liberali non solo moderati ma di sinistra , divenne la regola contro i socialisti ; e fu gran fatica per taluni veggenti , trattati da principio come ribelli , il porre un freno a questa corsa della paura , ammonendo che se era giustissimo stringere alleanze per difendersi da un pericolo minacciante , occorreva però farlo con dignità e con profitto , valorizzando cioè le proprie forze attraverso una organizzazione autonoma e una rappresentanza diretta ; sono questi ribelli che salvarono l ' azione pubblica dei cattolici dal naufragio , e che resero possibile , a giorni maturi , il Partito popolare . E state sicuri giovani amici , che se camperete una ventina d ' anni , sentirete coloro stessi i quali oggi si fanno il segno della croce , e gridano allo scandalo , di fronte alla ipotesi che , per difendere la libertà in Italia i popolari in taluni collegi debbano ricevere voti da elettori socialisti e in altri darne a candidati idem predicare magari il dovere di appoggiare i socialisti per stornare il trionfo dei comunisti . Tutto ciò diciamo , non per cavarne una conclusione , ma per spiegare il nostro scetticismo circa l ' efficacia di dibattiti sul tema in questione condotti sub specie aeternitatis , mentre si tratta sempre di problemi da esaminarsi in ordine alle contingenze storiche . Però , poiché si insiste da varii amici a chiederci un pensiero preciso sul punto accreditato da Mikros , e cioè sulla tesi che , quando fosse l ' ora , spetterà alla Azione cattolica , cioè alla organizzazione ufficiale guidata e ispirata dalla Santa Sede , il dirci come e per chi e contro chi dovremo votare ( si capisce che una simile trovata non si oserebbe neppure immaginarla se fossero in gioco non i cattolici d ' Italia , ma quelli di una qualunque altra nazione ! ) superando il nostro scetticismo ci proveremo a formulare , brevemente come è nostro uso , alcune proposizioni , così , per comodo dialettico ; e naturalmente senza la minima pretesa di dettar legge , e neppure di far da maestri a nessuno . Dunque : I . La morale cattolica contiene principi generali circa la liceità delle azioni umane che sono perfettamente applicabili anche alla politica : tra questi principii ve ne sono due che paiono contraddittorii , ma che invece si completano a vicenda : il primo dice non doversi e non potersi fare il male per averne un bene ; l ' altro dice doversi in presenza di due mali ugualmente probabili contenerci in modo da evitare che sopravvenga quello più grave . II . I cattolici , come cittadini , sono liberi di apprezzare il bene , il male , il maggiore o minor male , in rapporto alla visione e alla concezione che essi abbiano del pubblico interesse in un determinato momento storico , s ' intende quando questo loro apprezzamento non importi la lesione o l ' obliterazione di un principio assoluto ; e liberi quindi di aderire a quel partito che meglio risponda alle loro idee : naturalmente però saranno meglio in grado di influire e di operare se si tengano stretti in un partito unico , e adottino un unico programma concreto , una unica tattica caso per caso . III . Nell ' esercizio del voto politico o amministrativo , ogni partito deve essere arbitro di decidere la propria condotta : è chiaro che un partito nel quale siano raccolti a preferenza i cattolici terrà conto nel deciderla anche di convenienze morali a cui altri partiti possano invece essere indifferenti . Che se la condotta del partito non tranquillasse taluni dei suoi aderenti , suscitando i cosiddetti casi di coscienza , ciascuno provvederà a risolverli colle norme volute dalla disciplina e dalla prassi religiosa . IV . Ove esistano organizzazioni cattoliche ufficiali , se queste credessero di dover prendere posizione in competizioni elettorali , sia pure sotto forma di proclamazioni di principio , nessuno potrebbe vietare ai cattolici membri di qualsiasi partito di scostarsi dal partito stesso , per aderire alla Azione cattolica ; ma viceversa nessuno potrebbe imporlo , senza tramutare la questione di coscienza personale in questione di responsabilità politica collettiva . Non è già che con queste parole si affermi legittimo il conflitto fra coscienza e dovere religioso e coscienza e dovere civile ; no : si esclude invece che un tale conflitto possa esistere come conflitto d ' ordine pubblico e generale anziché come conflitto puramente individuale . La conclusione ? La conclusione non può essere che l ' applicazione , e l ' applicazione non si fa che ai casi concreti : la faremo dunque a suo tempo : oggi non sarebbe che pericoloso gioco d ' ipotesi .
SINDACATI E CONSIGLI ( GRAMSCI ANTONIO , 1920 )
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Il sindacato non è questa o quella definizione del sindacato : il sindacato diventa una determinata definizione e cioè assume una determinata figura storica in quanto le forze e la volontà operaie che lo costituiscono gli imprimono quell ' indirizzo e pongono alla sua azione quel fine che sono affermati nella definizione . Obiettivamente il sindacato è la forma che la merce - lavoro assume e sola può assumere in regime capitalista quando si organizza per dominare il mercato : questa forma è un ufficio costituito di funzionari , tecnici ( quando sono tecnici ) dell ' organizzazione , specialisti ( quando sono specialisti ) nell ' arte di concentrare e di guidare le forze operaie in modo da stabilire con la potenza del capitale un equilibrio vantaggioso alla classe operaia . Lo sviluppo dell ' organizzazione sindacale è caratterizzato da questi due fatti : 1 ) il sindacato abbraccia una sempre maggior quantità di effettivi operai , cioè incorpora nella disciplina della sua forma una sempre maggior quantità di effettivi operai ; 2 ) il sindacato concentra e generalizza la sua forma fino a riporre in un ufficio centrale il potere della disciplina e del movimento : esso cioè si stacca dalle masse che ha irregimentato , si pone fuori dal gioco dei capricci , delle velleità delle volubilità che sono proprie delle grandi masse tumultuose . Così il sindacato diventa capace a contrarre patti , ad assumersi impegni : così esso costringe l ' imprenditore ad accettare una legalità che è condizionata dalla fiducia che l ' imprenditore ha nella capacità del sindacato di ottenere da parte delle masse operaie il rispetto degli obblighi contratti . L ' avvento di una legalità industriale è stata una grande conquista della classe operaia , ma essa non è l ' ultima e definitiva conquista : la legalità industriale ha migliorato le condizioni della vita materiale della classe operaia , ma essa non è più che un compromesso , che è stato necessario compiere , che sarà necessario sopportare fin quando i rapporti di forza saranno sfavorevoli alla classe operaia . Se i funzionari dell ' organizzazione sindacale considerano la legalità industriale come un compromesso necessario , ma non perpetuamente , se essi rivolgono tutti i mezzi di cui il sindacato può disporre per migliorare i rapporti di forza in senso favorevole alla classe operaia , se essi svolgono tutto il lavoro di preparazione spirituale e materiale necessario perché la classe operaia possa in un momento determinato iniziare un ' offensiva vittoriosa contro il capitale e sottometterlo alla sua legge , allora il sindacato è uno strumento rivoluzionario , allora la disciplina sindacale , per quanto è rivolta a far rispettare dagli operai la legalità industriale , è la disciplina rivoluzionaria . I rapporti che devono intercorrere tra sindacato e Consiglio di fabbrica debbono essere considerati da questo punto di vista : dal giudizio che si dà sulla natura e il valore della legalità industriale . Il Consiglio è la negazione della legalità industriale , tende ad annientarla in ogni istante , tende incessantemente a condurre la classe operaia alla conquista del potere industriale , a far diventare la classe operaia la fonte del potere industriale . Il sindacato è un elemento della legalità , e deve proporsi di farla rispettare dai suoi organizzati . Il sindacato è responsabile verso gli industriali , ma è responsabile verso i suoi organizzati : esso garantisce la continuità del lavoro e del salario , e cioè del pane e del tetto , all ' operaio e alla famiglia dell ' operaio . Il Consiglio tende , per la sua spontaneità rivoluzionaria , a scatenare in ogni momento la guerra delle classi ; il sindacato , per la sua forma burocratica , tende a non lasciare che la guerra di classe venga mai scatenata . I rapporti tra le due istituzioni devono tendere a creare una situazione in cui non avvenga che un impulso capriccioso del Consiglio determini un passo indietro della classe operaia , determini una sconfitta della classe operaia , una situazione cioè in cui il Consiglio accetti e faccia propria la disciplina del sindacato , e a creare una situazione in cui il carattere rivoluzionario del Consiglio abbia un influsso sul sindacato , sia un reagente che dissolva la burocrazia e il funzionarismo sindacale . Il Consiglio vorrebbe uscire , in ogni momento , dalla legalità industriale : il Consiglio è la massa , sfruttata , tiranneggiata , costretta al lavoro servile , e perciò tende a universalizzare ogni ribellione , a dare valore e portata risolutiva a ogni suo atto di potere . Il sindacato , come ufficio responsabile in solido della legalità , tende ad universalizzare e perpetuare la legalità . I rapporti tra sindacato e Consiglio devono creare le condizioni in cui l ' uscita dalla legalità , l ' offensiva della classe operaia , avvenga quando la classe operaia ha quel minimo di preparazione che si ritiene indispensabile per vincere durevolmente . I rapporti tra sindacato e Consiglio non possono essere stabiliti da altro legame che non sia questo : la maggioranza o una parte cospicua degli elettori del Consiglio sono organizzati nel sindacato . Ogni tentativo di legare con rapporti di dipendenza gerarchica i due istituti non può condurre che all ' annientamento di entrambi . Se la concezione che fa del Consiglio un mero strumento di lotta sindacale si materializza in una disciplina burocratica e in una facoltà di controllo diretto del sindacato sul Consiglio , il Consiglio si isterilisce come espansione rivoluzionaria , come forma dello sviluppo reale della rivoluzione proletaria che tende spontaneamente a creare nuovi modi di produzione e di lavoro , nuovi modi di disciplina , che tende a creare la società comunista . Poiché il Consiglio nasce indipendentemente dalla posizione che la classe operaia è venuta acquistando nel campo della produzione industriale , poiché il Consiglio è una necessità storica della classe operaia , il tentativo di subordinarlo gerarchicamente al sindacato determinerebbe prima o poi un cozzo tra le due istituzioni . La forza del Consiglio consiste nel fatto che esso aderisce alla coscienza della massa operaia , è la stessa coscienza della massa operaia che vuole emanciparsi autonomamente , che vuole affermare la sua libertà di iniziativa nella creazione della storia : tutta la massa partecipa alla vita del Consiglio e sente di essere qualcosa per questa attività . Alla vita del sindacato partecipa un numero strettissimo di organizzati ; la forza reale del sindacato è in questo fatto , ma in questo fatto è anche una debolezza che può essere messa alla prova senza gravissimi pericoli . Se d ' altronde il sindacato poggiasse direttamente sui Consigli , non per dominarli , ma per diventarne la forma superiore , si rifletterebbe nel sindacato la tendenza propria dei Consigli a uscire ogni istante dalla legalità industriale , a scatenare in qualsiasi momento l ' azione risolutiva della guerra di classe . Il sindacato perderebbe la sua capacità a contrarre impegni , perderebbe il suo carattere di forza disciplinatrice e regolatrice delle forze impulsive della classe operaia . Se gli organizzati stabiliscono nel sindacato una disciplina rivoluzionaria , stabiliscono una disciplina che appaia alla massa come una necessità per il trionfo della rivoluzione operaia e non come una servitù verso il capitale , questa disciplina verrà indubbiamente accettata e fatta propria dal Consiglio , diverrà la forma naturale dell ' azione svolta dal Consiglio . Se l ' ufficio del sindacato diventa un organismo di preparazione rivoluzionaria , e tale appare alle masse per l ' azione che riesce a svolgere , per gli uomini che lo compongono , per la propaganda che sviluppa , allora il suo carattere concentrato e assoluto sarà visto dalle masse come una maggiore forza rivoluzionaria , come una condizione in più ( e delle più importanti ) per il successo della lotta impegnata a fondo . Nella realtà italiana , il funzionario sindacale concepisce la legalità industriale come una perpetuità . Egli troppo spesso la difende da un punto di vista che è lo stesso punto di vista del proprietario . Egli vede solo caos e arbitrio in tutto quanto succede tra la massa operaia : egli non universalizza l ' atto di ribellione dell ' operaio alla disciplina capitalistica come ribellione , ma come materialità dell ' atto che può essere in sé e per sé triviale . Così è avvenuto che la storiella dell ' " impermeabile del facchino " abbia avuto la stessa diffusione e sia stata interpretata dalla stupidità giornalistica allo stesso modo della storiella sulla " socializzazione delle donne in Russia " . In queste condizioni la disciplina sindacale non può essere che un servizio reso al capitale ; in queste condizioni ogni tentativo di subordinare il Consiglio al sindacato non può essere giudicato che reazionario . I comunisti , in quanto vogliono che l ' atto rivoluzionario sia , per quanto è possibile , cosciente e responsabile , vogliono una scelta , per quanto può essere una scelta , del momento di scatenare l ' offensiva operaia rimanga alla parte più cosciente e responsabile della classe operaia , a quella parte che è organizzata nel Partito socialista e che più attivamente partecipa alla vita dell ' organizzazione . Perciò i comunisti non possono volere che il sindacato perda della sua energia disciplinatrice e della sua concentrazione sistematica . I comunisti , costituendosi in gruppi organizzati permanentemente nei sindacati e nelle fabbriche , devono trasportare nei sindacati e nelle fabbriche le loro concezioni , le tesi , la tattica della III Internazionale , devono influenzare la disciplina sindacale e determinare i fini , devono influenzare le deliberazioni dei Consigli di fabbrica e far diventare coscienza e creazione rivoluzionaria gli impulsi alla ribellione che scaturiscono dalla situazione che il capitalismo crea alla classe operaia . I comunisti del Partito hanno il maggiore interesse , perché su di essi pesa la maggiore responsabilità storica , a suscitare , con la loro azione incessante , tra i diversi istituti della classe operaia , rapporti di compenetrazione e di naturale indipendenza che vivifichino la disciplina e l ' organizzazione con lo spirito rivoluzionario .
VOCE LIBERA ( - , 1925 )
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Questa lettera aperta che l ' on . Longinotti in data 30 aprile u.s. ha diretto al Presidente della Giunta Diocesana di Brescia è una protesta e una lezione insieme : e noi la raccogliamo come una delle poche libere voci che ancora nel campo cattolico devastato dal filofascismo in alto e in basso è dato qualche volta di ascoltare . Mi rivolgo a Lei quale capo e responsabile dell ' azione cattolica nella nostra Diocesi per richiamare la sua attenzione sopra il delinearsi di una situazione che a mio credere può tornare esiziale alla compagine delle nostre forze ed alla efficacia concorde delle nostre svariate attività nel campo del bene . Io mi tengo sicuro ch ' Ella e i suoi rispettabilissimi Colleghi non vorranno infliggermi l ' umiliazione di credere che i miei attuali rilievi e le mie lagnanze muovano comunque , in tutto o anche solo in minima parte , da ragioni o peggio ancora da risentimenti personali ; i più cordiali rapporti mi legano anzi alle persone , di taluni atti delle quali intendo occuparmi sol perché rivelano quello stato per me preoccupante a cui ho accennato dapprincipio . Non da oggi soltanto io ho dolorosamente notato come anche nella nostra Diocesi si andasse accennando da parte di molti tra gli esponenti più zelanti dell ' azione cattolica un contegno di distacco , di coperto e poi di esplicito sospetto rasentante l ' ostilità verso gli elementi rappresentativi del movimento politico e particolarmente verso i deputati al Parlamento . A questo proposito mi preme ben chiaramente avvertire che nessun mandato ho chiesto ai miei colleghi di parlare anche in nome loro e che soltanto mia è l ' iniziativa del presente scritto . Le manifestazioni esplicite di distacco , le evidenti preoccupazioni di evitarci , di fare a meno di noi come di amici divenuti molesti o pericolosi sono ancora il meno se è vero quel che mi si afferma circa tutta una campagna diffusa specialmente tra i giovani e diretta a svalutare , quando non sia a deridere , la nostra azione politica quasi imputandola di traviamento della gioventù ch ' essa distoglierebbe dalle feconde e virtuose opere dell ' azione spirituale . Non nego per trattare , come mi propongo , lo spinoso argomento con perfetta equità che molto di codesto diffuso e per me ingiusto , offensivo e pericoloso stato d ' animo è dovuto a criteri che non esito a definire disorientanti i quali oltrepassano la breve cerchia bresciana e che possono trovare una attenuante solo nell ' eccezionale periodo che traversano in Italia gli spiriti , le situazioni e gli ordinamenti . Ma non so di fronte a ciò dimenticare che è vanto veramente non cancellabile della scuola bresciana che nemmeno in quest ' ora di ombre vorrei vedere tradita l ' aver saputo temperare , col buon senso , la acutezza e l ' operoso spirito di praticità della nostra solida razza paesana , l ' applicazione di direttive che interpretate da noi portarono il nostro movimento alla prosperità che ci è stata invidiata , interpretate da altri in modo diverso od opposto si rivelarono sterili spesso di successi e di frutti . Qui l ' on . Longinotti riferisce alcuni fatti particolari che non è il caso per noi di rilevare ; indi riprende : L ' eccezionale , tragica condizione fatta a tutti dall ' attuale regime colle sue sopraffazioni e le sue seduzioni , colle sue violenze e le sue blandizie dal pugnale al Crocefisso ! colla persecuzione veramente spietata contro uomini e cose che rivelino un qualsiasi sopravvivere della nostra azione sociale e della nostra azione politica ( il che dovrebbe bastare da sé a dimostrarne la efficacia e la temibilità ) va generando in moltissimi amici uno strano processo di revisione nei riguardi di queste attività fino a ieri levate alle stelle e giustamente ritenute indispensabili al compiuto raggiungimento dei fini comuni ed ancor oggi ammirate senza riserve tra i più operosi ed evoluti cattolici dell ' estero . In altre parole , l ' attuale situazione , fatta di bastonati e di bastonatori , non soltanto consiglia quegli amici nostri a subire , come tutti subiamo , quale una dura violenza a cui per ora non è possibile sottrarsi , restrizioni che vengono imposte alle nostre più sacre libertà di cittadini e di cattolici , ma li induce a dubitare della stessa efficacia dell ' azione sociale e dell ' azione politica , senza mostrar di accorgersi che ciò è un pavido e cieco camminare a ritroso di qualche decennio sul cammino faticosamente e non inutilmente percorso dai cattolici italiani in genere e da quelli bresciani in particolare , e che senza una vigorosa azione sociale e una robusta azione politica tutte le altre forme d ' azione , anche quelle spiritualmente preminenti , possono venir compromesse od anche impedite dalla iniquità delle leggi e risolversi in vani conati di riscossa e di ricostruzione facilmente soffocabili , appena dieno ombra , dalla onnipotenza incontrollata dei poteri centrali . E voglio aggiungere che questo atteggiamento di dubbio , di svalutazione e spesso di avversione verso l ' azione sociale e l ' azione politica è più che mai irragionevole a Brescia dove sia detto a comune giustizia nessuna ragione esse han dato mai di lamentare eccessi e inconvenienti appena appena notevoli . Attesa questa visione che ho della nostra attuale situazione , Ella non si meraviglierà , Signor Presidente , se io mi domando quale via mi segnino la mia dignità e la mia coerenza ; se mi domando come mai il resistere ai violenti ci abbia di un colpo tramutati , agli occhi di molti , da modesti ma incontaminati uomini politici in discussi e facili politicanti ; se domando ai fratelli benemeriti della propaganda religiosa qual sorte sia serbata , nel turbine , ai più ardimentosi ed ai più oscuri gregari della nostra flagellata milizia politica , ben difficilmente sceverabili dalla nostra milizia cattolica , ai quali si volge commossa la mia ammirazione e vuol essere testimonianza di fraterna solidarietà questo povero scritto : se cioè debbano attendersi anche a Brescia , come altrove , quando si rinnovi contro di loro una violenza , la instaurata distinzione inumana e codarda tra le persone e le cose dell ' azione cattolica che si protesta debbano venir rispettate ad ogni costo , e quelle dell ' azione politica che generosamente si abbandonano alla mercé della loro sola difesa e dell ' odio implacato della parte dominante . Voglia dirmi chiaramente la Giunta Diocesana di Brescia se ritiene che nel nostro campo chi attende come la violenza delle attuali circostanze permette all ' azione sociale ed all ' azione politica sia almeno da considerarsi nella stessa trincea di quelli che provvedono a tranquille e pur preziose opere di propaganda specificatamente religiosa , e questo pure serbando la giusta divisione tra le diverse attività ma senza perdere di vista mai l ' unità dello spirito informatore e il fine comune la salvezza delle anime al raggiungimento del quale le diverse attività cospirano . Voglia dirmi , la Giunta Diocesana , se ritiene ugualmente benemeriti dell ' opera comune coloro che attendono e lo facessero con efficace ardore e soprattutto con intelligenza moltiplicati ! a educare , a preparare cristianamente i capi e le masse per i cimenti futuri , e coloro che intanto son chiamati ad affrontare , con le sole forze di cui dispongono , i cimenti presenti , perduti i quali anche il domani è in buona parte perduto ; se ritiene ancora che dalla fraterna , aperta , leale , cordiale collaborazione di tutte codeste attività , e soltanto da essa , possa nascere e svolgersi un movimento completo , equilibrato , fecondo e tale da fronteggiare tutte le esigenze e tutti i pericoli della travagliata epoca nostra . Codesti gravi quesiti , dolorosamente palpitanti di attualità , ho sentito il dovere di porli proprio io , Signor Presidente , ch ' Ella conosce da trent ' anni quale milite modesto ma fedele dell ' azione cattolica , della cui funzione fondamentale di formazione cristiana delle anime , di alimentatrice indispensabile e costante dello spirito di ogni nostra milizia io non ho dubitato un istante , mai ; che solo invoco , per essa , che al fiore della intelligenza e dell ' apostolato di tutti i cattolici italiani senza diffidenze ed esclusioni sia consentito l ' altissimo onore di offrire collaborazione ardente e fraterna . E quei problemi preoccupanti ho sentito il dovere di porli proprio io , non dimentico degli unanimi osanna , tra i quali dal libero suffragio dei cattolici apertissimamente assenziente la stessa autorità religiosa fummo prescelti a un duro posto di avanguardia per tutti e di più alta responsabilità , e non colpevole di aver taciuto mai al partito politico , anche nei momenti della sua più ammirata potenza , le mie aperte riserve circa eccessive tolleranze nei rapporti di taluni gregari e degli atteggiamenti che essi andavano assumendo . Ma oggi , da troppe parti , non si domanda fraternamente al partito di correggere taluni errori in cui , nella sua prorompente giovinezza può esser caduto , ma dimenticando un passato ancora recente , chiudendo gli occhi a un domani che può non esser lontano , appare consumata saggezza mostrare di considerarlo malgrado il suo programma , gli uomini che lo compongono e i conclamanti servizi resi alla causa al livello degli altri partiti politici per ostentare il proprio disinteressamento per tutti ; comodissima tattica che , tra l ' altro , può molto giovare a tener lontana la minacciosa avversione di chi tiene il potere . Io rimango fedele , anche in quest ' ora , al mio passato e alla mia promessa , io che non ho risparmiate le oneste critiche restando spesse volte quasi solo tra il coro dei plaudenti ; e chiudo questo scritto accorato domandando alla mia Giunta diocesana con la sola autorità che mi viene dall ' esser padre di sei figli se ritiene che per i nostri giovani , in quest ' ora di persecuzione , oltre chiamarli sotto la pacifica tenda dell ' azione religiosa , non sia spettacolo altamente fortificatore degli spiriti quello che dà la nostra insidiata , sospettata , combattuta azione politica la quale , sdegnando le facili ricompense che le verrebbero prodigate seguendo men aspra e men diritta via , insegna a resistere anche senza speranza umana quando la violenza vuol farci piegare , e non consente agli orpelli onde l ' imperante regime cerca sedurre ed asservire la Chiesa , di spegnere la ribellione e la protesta che dinanzi alla sanguinante tirannia , allo strazio di ogni men discutibile libertà cui è ridotto tutto un popolo , prorompono irrefrenabili da tante libere anime non ancora immemori dei più fieri comandi del Cristianesimo .
I MODI DELLA DITTATURA ( TREVES CLAUDIO , 1913 )
StampaPeriodica ,
Ebbene , quanto ciò durerà , sei mesi ancora , un anno forse ? Ce ne sarà sempre abbastanza perché il regime ne vada crivellato . E discuteremo dopo se ciò sia un bene o sia un male , se a noi giova o a noi nuoce dare dei fieri colpi di temperino al regime parlamentare , quintessenza della epoca borghese . Confessiamo per il momento che non sapremmo che sostituire al regime rappresentativo , poiché alla democrazia diretta non credono neppure i compagni dell ' azione diretta . Or dunque , quanto durerà l ' agonia di questa Camera ? Quanto durerà la sfacciata onnipotenza di un uomo sulla paralisi del sistema ? L ' uomo non sarebbe un uomo se non ne usasse e non ne abusasse . Ma le circostanze della dittatura non sono da accagionarsi a lui . Perciò di lui non si può dire che abbia aspirato alla tirannide . Né questo eccesso di onore , né questa indegnità . La tirannide è venuta verso di lui ; si è data a lui come un ' amante , ed egli l ' ha presa . Non altro . La tirannide si chiama due volte la " fatalità storica " ! Prima fatalità storica , la guerra . La guerra porta alla dittatura , infallibilmente . Anche le guerre di liberazione sono dittatorie . Cesare è Cesare . Figurarsi le guerre di conquista ! La dittatura esce dal congegno della disciplina militare nell ' ora che questa esprime la sua più energica potenza di azione . Perciò la democrazia è per la pace ; è contro la guerra , sempre . Tranne la democrazia italiana ; tranne la democrazia napoleonica , plebiscitaria e imperiale . Il motivo è troppo vecchio , quasi stantio , perché occorra svilupparlo . La guerra di Libia era una cosa bastarda , mezzo guerra coloniale , mezzo guerra europea . Generalmente la guerra scoppia sul fallimento della diplomazia ed è sciolta da ogni rapporto con la diplomazia . Le sciabole hanno sconfitto gli spadini , i caschi , le parrucche , i cannoni , i protocolli . Generalmente . Ma noi siamo originali . La nostra guerra è stata dominata dai diplomatici . Ogni mossa ci fu comandata o proibita , sempre passata al vaglio delle cancellerie . Perciò ci mettemmo tredici mesi a conquistare un 1200 chilometri di lungo ed un 15 chilometri di profondo , sopra un milione e mezzo forse di chilometri quadrati , che avevamo dichiarato sulla carta di nostra sovranità ... E non l ' avremmo fatta finita se non ci si mettevano di mezzo i banchieri a sconfiggere generali e diplomatici . Però la guerra di Libia è stata una guerra abbastanza europea , perché il governo fosse legittimato , dalla soggezione alle cancellerie e dall ' imbarazzo verso le aspettazioni popolari , a chiudere la Camera ed esercitare il potere esecutivo , senza il controllo parlamentare . Preso l ' abbrivio , si è trovato che il sistema era comodo anche dopo fatta la pace , se la guerra continuava sui Balcani ! Il governo disse esplicitamente che la Camera riaperta era buona per gli affari interni ; per quelli esteri , non mai . Soccorreva forse all ' on . Giolitti la dottrina meravigliosa , svolta ai banchettanti di Torino , secondo cui la politica estera di un paese non influisce sulla sua politica interna . Oh ! no ! Ne domina soltanto tutta la politica militare e quella finanziaria . E , se è poco , scusate . La dittatura , nata dalla guerra nostra , si rinforzava della guerra altrui e della crisi europea ; si rinforzava uscendo dal tipo violento , straordinario , eccezionale dei pieni poteri e della Camera chiusa , per entrare nel tipo più mite , normale ed ordinario dei pieni poteri e della Camera aperta , ma non funzionante . Rinviate le discussioni incomode sulla crisi internazionale a tempo più opportuno , si metteva la Camera davanti alla maestà dei fatti compiuti , la guerra , la pace , il rinnovamento della Triplice Alleanza . La Camera non reagisce ; non può reagire , è felice di non reagire ; tripudia della sua decadenza , della sua abbiezione , perché è sotto l ' impero della seconda " fatalità storica ” , che fa la dittatura ; la fatalità di essere , non una Camera di deputati , ma una Camera di candidati . E supplichevoli ! ... Inutile insistere ! Di questi 508 , non meno forse di 450 hanno fatto il maggior sacrifizio di sé , approvando la riforma elettorale . L ' hanno approvata in una fede cieca che il dittatore avrebbe sempre , in ogni caso , salvato i suoi fedeli . Come ? Non se lo domandano nemmeno . Il governo ha tanti mezzi sul suffragio universale o semiuniversale che sia ! La fiducia elettorale di costoro nel governo , in genere , nell ' on . Giolitti , in ispecie , tocca i limiti della religione , del misticismo , del feticismo . È vano contestare che tal fiducia è il più insigne oltraggio alla onestà del governo . Essi sanno meglio di noi che debbono pensare al riguardo . Essi adorano il Nume ; non importa loro di rispettarlo . L ' onorevole Giolitti è il Mosè che li tirerà dalla dura terra di Egitto e farà loro passare , a piedi asciutti , il mar Rosso del suffragio universale . Come se la caverà Mosè , è affar suo ; ad essi basta sapere che Mosè compirà il miracolo . Ma lo compirà , s ' intende , soltanto per i meritevoli , cioè , per coloro che avranno sempre tutto approvato senza nulla domandare , anzi senza mai discutere : né la guerra , né la pace , né l ' estero , né l ' interno ; né la polizia , né la finanza ; nulla . Meglio ancora ; che avranno tutto approvato , facendo intendere ad altrui che il discutere è il crimenlese parlamentare più vero e maggiore . Così guadagnata l ' onnipotenza e paralizzato il controllo , la dittatura cresce , alimentandosi di se stessa . Ed ecco i sintomi di quella malattia che lo psichiatra tedesco definiva la cesarite . Cesare , convinto di essere Domeneddio , in ogni estremo solitario censore vede il congiurato da castigarsi in guisa esemplare . Un senatore , fruendo della invidiabile posizione per cui non può più essere candidato , ricordando di essere un ammiraglio ed un uomo di guerra , accenna nella Camera vitalizia a formulare qualche censura sulle operazioni di guerra ? Taccia l ' anarchico , non si vergogna il senza - patria ? E il richiamo è così offensivo della personale dignità , che l ' ammiraglio non ci regge e si rimette a sedere - Un deputato , uno dei pochi fuori della schiera , pure essendo ligio come non si potrebbe essere di più alle “ patrie istituzioni ” , ardisce censurare il provvedimento per cui si aumenta la ricchezza pubblica aumentando la circolazione dei biglietti ( teorica del torchietto ! ) ; e il ministro non mancherà bellamente di invitarlo a stare zitto , poiché errò in certi calcoli consegnati qualche anno prima in una intervista con un giornale ! L ' insofferenza del controllo diventa impertinenza . È nel rito . La dittatura si inebria di sé : convinta di tutto potere , non rifugge , nel suo puntiglio di onnipotenza , da proporsi l ' impossibile . Credere , per esempio , che il bilancio italiano comporti senza prestiti o senza nuove imposte , il dispendio di oltre un miliardo per la guerra , è , evidentemente , ubbia cesarea . Il governo la insegue , vi si infervora , e contribuirà al dissesto assoluto del bilancio per il puntiglio di ostentare che non mette imposte e non fa debiti . Naturalmente , perché la realtà è insopprimibile , esso fa debiti e mette imposte : ma debiti e imposte sono coverti da finzioni che non ingannano gli esperti , e sono il portato dei pieni poteri . Così , vere “ nuove imposte " per impero dittatorio sono gli aumenti negli accertamenti , comandati agli esattori , oltre quel limite di onesta transazione tra l ' imponibile potenziale e quello reale , che faceva legge tra il contribuente e il fisco . E veri debiti e vere imposte insieme sono gli anticipi degli istituti di emissione e l ' aumento della circolazione cartacea , che spinge all ' aggio , deprezzando la moneta . Ma questa forma di imposta , colpisce particolarmente i salari dei lavoratori , che veggono , per lo stesso tasso , scemare la potenza acquisitiva del denaro ricevuto per la settimana di lavoro ... E allora , dal chiuso campo borghese , chi ha interesse a rivoltarsi ad una dittatura , che si fa pesare specialmente sul proletariato ; ad una dittatura di classe ? La " democrazia " no , per centomila buoni motivi , di cui basta addurre il primo : che la democrazia non c ' è . Non è infatti democrazia quel miserando avanzo nazionalista che inneggia alla guerra e , per coerenza , ai postulati della guerra , che sono la blague , il bluff , la vanità dei chilometri quadrati e del bilancio nazionale , da cui sono stornati tutti gli stanziamenti per opere di civiltà , allo scopo di vantare la guerra fatta senza debiti e senza imposte : storia da fare sprofondare dalla invidia la nostra cara alleata , l ' Austria , che , più candida , ha ordinato , con la mobilitazione , un onesto prestito di 250 milioni di corone ! Ah ! la democrazia è “ irredentista ” , sebbene non si arrischi a parlare contro la anticipazione del rinnovamento della Triplice ! Ma la democrazia conferisce alla dittatura , con la speranza , che essa divide con la maggioranza , di essere tratta in salvo nel gran cimento elettorale dall ' on . Giolitti . E questo è altro dei miracoli che si attendono dal dittatore , che egli faccia vincere i deputati clericali e moderati che hanno votato per lui ed anche i loro avversari democratici e , magari , socialisti - riformisti . Per intanto , tutti , dai clericali ai socialisti riformisti , gli stanno attorno , supplici , adoranti . Non fosse per qualche socialista ( senza qualifiche ! ) e per qualche ultimo repubblicano meno di tre dozzine di deputati in tutto la Camera italiana darebbe lo spettacolo , unico al mondo da che esistono parlamenti , della unanimità . Ora , una dittatura , che si esprime con una semi - universalità di consensi parlamentari , non infama sé , infama il regime parlamentare . Essa sfrutta la situazione ; l ' usa e ne abusa . È umano . Se di suo aggiunge l ' espressione di un non celato fastidio verso cotesti elemosinanti ; se , a cagion d ' esempio , ha creduto di sopprimere la tradizionale ora di udienza ai deputati , di chi la colpa ? Non si può dire che i modi della dittatura , onde agonizza il sistema rappresentativo , siano balzati interamente dalla mente del capo del governo ; è tutta la classe borghese che ama prostrarsi in sua viziosa libidine , in sua sadica esaltazione nazionalista , ai piedi del conquistatore , il quale non trattiene neppure l ' ingiuria pubblica alla gente di Borsa , che della gente borghese è così gran parte ! Ma la donna che ama , tutto perdona , e dai mali trattamenti tira materia di nuovo ardore , di altre concupiscenze . È l ' uomo forte che le promette gioie violente e trionfi clamorosi sul nemico esterno e , più , sul nemico interno , il proletariato , che la femmina borghesia adora nel grosso montanaro , sicuro di sé , che fa ballare a suo talento deputati e senatori . Perciò questa dittatura è veramente “ di classe ” . Se il regime rappresentativo rovina , è la borghesia che rovinato lo vuole . Noi potremo discutere a nostro agio , se ciò è un bene od un male , e se noi sapremmo sostituire di meglio al regime parlamentare , quintessenza dell ' epoca borghese . Oggi non v ' ha dubbio la dittatura va combattuta dal proletariato come l ' espressione storica più agguerrita della possanza borghese . Se c ' è contraddizione nei termini tanto peggio per la dialettica . Nella realtà della vita , contro la borghesia e contro la dittatura il proletariato deve anelare di ricostituire , col suffragio universale , nei venturi comizi , il regime rappresentativo , ricreando dentro di esso l ' integrazione di una potente , decisa , formidabile opposizione . Opposizione al governo ; opposizione alla classe ! Al lavoro !
PROEMIO ( - , 1926 )
StampaPeriodica ,
Ogni nuova rivista suole affermare nel suo presentarsi ai lettori che essa si sente destinata , poco meno che per provvidenziale missione , a colmare una lacuna . Si potrebbe quindi ragionevolmente dubitare che una lacuna ... disponibile sia ormai rimasta per noi , che stiamo per iniziare appena oggi la nostra vita . Ma in verità il compito che ci proponiamo non ci sembra oggi comune ad alcuna altra rivista . Ne indicammo , in un primo annunzio di tre mesi addietro , alcuni punti , accennando sommariamente anche certe direttive pratiche cui intendevamo attenerci . Quella sintesi schematica , però , non dava i tratti caratteristici del programma , quale è venuto successivamente maturandosi , precisandosi attraverso più concrete discussioni preparatorie , ed insieme allontanandosi alquanto dalle linee primitive . La « Cronaca Sociale » nasce dalla iniziativa e si alimenterà precipuamente dalla collaborazione di un gruppo di giovani i quali vivendo con passione di fede il travaglio fecondo , se pur talvolta amaro ed ingrato , della coscienza politico - sociale dei cattolici italiani , nell ' attuale periodo storico credono di potere e dovere utilmente contribuire , nel limite delle loro forze modeste , a determinarne i dati , ad approfondirne il valore , ad orientarne i resultati . Il ciclo della perfetta unità di spirito e di organizzazione dei cattolici nel campo politico e sociale può dirsi chiuso : non soltanto in Italia , ma in tutti i paesi che hanno veduto il complesso esperimento della loro attività nella vita pubblica . Era allora in giuoco la difesa dei più alti e gelosi interessi religiosi , e dello stesso diritto di cittadinanza dei cattolici come nucleo operante nella vita degli stati moderni , contro gli assalti combinati del liberalismo e del socialismo , i quali avevano derivato da tutto quel vasto movimento di idee e di fatti , cui si collegano la rivoluzione francese e le rivoluzioni nazionali , l ' assioma ideologico della separazione dei fattori etici dai problemi sociali e dal ferreo giuoco degli interessi economici : donde il consolidarsi dei vari pregiudizi anticlericali o , peggio , antireligiosi di rea memoria . Su questo terreno di lotta , nel Belgio come in Germania , in Olanda come in Austria , in Italia come nella stessa Francia , la tenace multiforme azione dei cattolici , di cultura , di propaganda , di organizzazione , di resistenza ebbe le sue pagine eroiche e vinse la sua battaglia . C ' è oggi , e non solo in Italia , una mentalità diversa , diremmo più rispettosa e comprensiva , certo più oggettiva ed aperta , dei superiori problemi che si connettono alla vita religiosa ed all ' altissimo magistero della Chiesa cattolica . L ' attività pubblica dei cattolici ha potuto così procedere oltre la primitiva fondamentale esigenza di difesa ; e le si sono venuti man mano ponendo in primo piano due problemi ; quello morale prima che politico di un sempre più largo sforzo di realizzazione e di conquista , diretto a permeare la vita sociale , con la maggior profondità ed estensione possibili , dei grandi insegnamenti del cattolicismo ( nel che consiste la più solida efficienza di una difesa delle idealità religiose ) ; l ' altro , più propriamente politico ma a larghe essenziali interferenze coi problemi etici e sociali , di una presa di posizione nei confronti della concezione , della organizzazione , delle funzioni dello stato moderno , dei suoi rapporti con i diritti dei singoli e delle collettività ( la cosidetta « crisi della democrazia » ne ha fatto il problema centrale del riassestamento interno delle nazioni dopo la guerra ) . Dinanzi a questi problemi era inevitabile che divergenze di pensiero e di tattica si palesassero sempre più definite . Certamente non è casuale che ne siano solcate da tempo , se non anche divise , le compagini più ricche di esperienza e di storia come quelle dei cattolici belgi , olandesi e tedeschi . In Italia la divisione si andava già palesando durante l ' ultimo periodo della fortuna del Partito Popolare , che rappresenta indubbiamente lo sforzo unitario più organico del passato . Si è rivelata poi via via in tutta la sua ampiezza durante il consolidarsi del regime fascista , il quale ha operato come reagente nella indistinta coscienza collettiva dei maggiori aggruppamenti dei cattolici , allo stesso modo che nelle altre correnti politiche . Noi sentiamo di rammaricarci delle forme di deplorevole asprezza che il dissenso ha rivestito fra noi e che per nostra parte studiosamente eviteremo : non del dissenso in sé . Lungi dal temerne chissà quali fatalissimi effetti , noi lo giudichiamo invece utile e chiarificatore per dirla con una parola di moda ; e lo assumiamo come dato acquisito , punto di partenza per impostare il nostro programma . Siamo qui nel dominio di questioni opinabilissime , sulle quali non ha riflesso decisivo la concordanza intorno alle grandi questioni di principio che sono fuori causa per tutti i cattolici ; poiché vi « giuocano » , insieme con una considerazione assai soggettiva della poliedrica complessità dei fatti politici e sociali e del loro mutevole atteggiarsi , anche gli stretti legami che questi hanno con situazioni , interessi , preoccupazioni di carattere « materialistico » di estrema sensibilità . La divisione è ormai profonda negli atteggiamenti politici , ma non è meno concreta nel campo della « azione sociale » che forma poi il substrato dei primi , e si può sintetizzare nei due termini che sono d ' uso più corrente e contengono la più approssimativa definizione : cattolici democratici di fronte a cattolici conservatori . Noi siamo , convintamente , dei primi . Ed il momento ci sembra richieda di riprendere e sviluppare quel magnifico fervore di studio e di opere che in un altro periodo agitato della vita italiana , attraverso errori generosi e deviazioni tristissime , fecondò il primo movimento democratico - cristiano . Ma aggiungiamo subito che non intendiamo lasciarci attrarre dal fascino bruciante delle lotte politiche : se non ne potremo naturalmente prescindere del tutto , concentreremo però la nostra indagine nel cerchio pur vasto dei fatti sociali e dei problemi morali tecnici , economici che vi si collegano . Oggi , negate come sono , o almeno estremamente ridotte , le possibilità di ogni attività pratica , è l ' ora del raccoglimento operoso per la educazione delle coscienze , per la conquista dei convincimenti meditati e consapevoli , contro la prevalente opacità intellettuale e morale , contro l ' acquiescenza insincera in servigio del tornaconto . Ecco il compito della nostra « Cronaca » . E questo agitare idee , questa approfondita osservazione dei fatti , ricercati col sereno disinteresse di chi non si attende effetti o successi né immediati né prossimi , sarà perseguita da noi non col metodo freddo ed indifferente di chi raccolga ed elenchi materiale di studio , ma secondo una coerente linea orientatrice , affinché abbia il valore formativo che ce ne ripromettiamo . Ciò non ci tratterrà certo dal valerci anche del contributo di amici , noti od oscuri , che vedono le cose di oggi e di domani sotto un angolo visuale diverso dal nostro : per una coltura seria viva ed aperta giovano le larghe informazioni , le discussioni , gli attriti di idee . Ma ogni problema avrà la valutazione che risponde alla nostra visione della realtà e delle esigenze ideali di un movimento cattolico - sociale . Le nuove informazioni che si vanno delineando negli spiriti prima che nelle vicende esteriori , richiedono omogeneità di pensiero , chiarezza di intendimenti , saldezza di fede . A prepararle , soprattutto nella massa giovanile dei cattolici italiani , vuol contribuire questa rivista , che confidiamo sarà seguita da amici non scarsi né tepidi . E Iddio illumini e fecondi l ' opera nostra .
PRELUDI COLLABORAZIONISTI ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1922 )
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Nulla autorizza a credere che la rivoluzione sociale in occidente abbia a cominciare dall ' Italia . La rivoluzione sociale secondo la concezione tradizionale dovrebbe consistere nella distruzione della società capitalista e nazionale e nella instaurazione della società comunistica e internazionale . L ' affare , quindi , non riguarda un solo paese , ma tutti i paesi o almeno tutti quei paesi che , pure essendo perfettamente autonomi , sono tuttavia legati fra di loro da rapporti politici ed economici così profondi da costituire , rispetto ad altri gruppi di paesi , una superiore unità economica e politica . Questo è appunto il caso dei paesi dell ' occidente europeo , cioè delle vere Nazioni europee , il cui particolarismo politico ed economico è per l ' appunto un riflesso del loro comune tipo di civiltà , vale a dire della civiltà a tipo nazionale , che tutti hanno adottata . La maggiore frequenza di conflitti in Europa , lungi dall ' attestare una minore solidarietà d ' interessi fra Nazioni in confronto di altri gruppi di Nazioni , attesta invece la maggiore somma d ' interessi comuni da regolare e soprattutto il maggiore dinamismo politico ed economico di tutto il sistema internazionale , che esse hanno creato . Sono parecchie migliaia d ' anni che l ' Europa è lacerata da guerre , eppure essa da almeno duemila anni rimane alla testa della civiltà , né i sentimenti di solidarietà umana e di simpatia internazionale hanno fatto qui minori progressi che negli altri continenti dove i popoli si sono composti e quasi sepolti in perpetua pace . Malgrado le guerre , o , forse meglio , proprio attraverso le guerre , i popoli d ' Europa hanno creato una comune civiltà , un comune sistema politico , del quale sono capisaldi l ' autonomia nazionale e la costituzione capitalistica , che tutti sono egualmente interessati a difendere e a conservare . La trasformazione di tale sistema non può , quindi , essere affare di uno soltanto di essi , ma di tutti . Che poi questo paese debba essere proprio l ' Italia è cosa che si capisce ancora meno . Le rivoluzioni sociali , sul tipo di quella preconizzata dai socialisti , possono essere tentate e realizzate , senza correre un grave rischio internazionale , soltanto in quei grandi paesi che costituiscono un sistema economico chiuso , una società che basta a se stessa ; ma una iniziativa rivoluzionaria per parte di paesi che non bastano a se stessi , ma che sono fra loro legati da infiniti rapporti di mutua dipendenza , è necessariamente esposta non soltanto a gravi rischi nazionali , ma anche a più gravi rischi internazionali . Senonché il rischio internazionale non lo corre il solo partito rivoluzionario disposto a trasformare l ' ordine politico e sociale ma tutto il paese , nel quale quel partito abbia preso il sopravvento . Ora , è appunto una tale possibilità che ci spiega il perché il partito socialista italiano , almeno nelle apparenze , si mostra il più deciso di tutti nel proposito di prendere l ' iniziativa di una rivoluzione , che dovrebbe sconvolgere il sistema politico ed economico di tutta l ' Europa . I suoi precedenti non dimostrano affatto che esso sia il più ardito o il più rivoluzionario fra tutti i partiti socialisti d ' Europa , tuttavia esso è oggi il più convinto e il più temerario assertore della rivoluzione sociale , perché , facendo ciò , esso segue il suo istinto antinazionale . In verità , ciò che esso veramente persegue non è tanto la trasformazione reale della società capitalistica , quanto il proposito di vedere esposta l ' Italia alle maggiori complicazioni internazionali con relativi danni politici ed economici . In un momento di estrema sensibilità politica e di facili ripercussioni internazionali , per cui si può dire che il principio del non intervento è di fatto continuamente violato , tanto si sono fatti frequenti e delicati i rapporti fra gli Stati , i partiti socialisti degli altri paesi hanno compreso che ogni manifestazione di volontà rivoluzionaria da parte loro non poteva raggiungere altro risultato positivo se non quello di creare imbarazzi al proprio paese , di diminuirne il credito e d ' incoraggiarne i nemici ; in una parola , di limitarne l ' efficienza internazionale ; epperò essi o si sono apertamente schierati con le forze nazionali o si sono frenati nei loro impulsi . Nessuna seria manifestazione di volontà rivoluzionaria è infatti da segnalare negli altri grandi Stati d ' Europa , compresa la vinta Germania ; si può anzi dire che in tutti i grandi Stati la stessa attività ordinaria del movimento socialista abbia subito un arresto . La condotta diversa tenuta dal partito socialista italiano dimostra o un sentimento affatto opposto o la più assoluta incomprensione nei suoi capi della particolare delicatezza dell ' attuale momento politico internazionale : quindi , deliberata volontà di nuocere alla Nazione , nel primo caso ; perfetta insensibilità nazionale , nel secondo caso . Se lo spirito rivoluzionario dei socialisti italiani non fosse inquinato da antipatriottismo , anzi non consistesse tutto nel loro antipatriottismo , essi si sarebbero facilmente accorti che non esistono ancora le condizioni del successo per un moto rivoluzionario d ' origine italiana e che pertanto tutte le loro buone intenzioni al riguardo non possono che risolversi in semplici atteggiamenti di spavalderia rivoluzionaria , impotenti a trasformare il mondo , ma efficacissimi a rovinare l ' Italia . Si sarebbero cioè accorti come se ne sono accorti i loro compagni negli altri paesi che il voler far passare l ' Italia per un paese rivoluzionario non giova alla società comunista , loro patria futura , ma nuoce infinitamente all ' Italia , loro patria presente ; e che , infine , se anche l ' Italia dovesse partorire , per strane incidenze di circostanze , una società comunista , il suo sarebbe un parto prematuro e non vitale , accompagnato da un puerperio pericolosissimo , dal quale difficilmente essa si rileverebbe o ne resterebbe debilitata per sempre . Questa strana ottusità di spirito rivoluzionario non si spiega che con una perfetta lucidezza di spirito antinazionale . Ma oltre a questa anomalia generale che si riscontra nella posizione fondamentale del socialismo italiano , vi sono altri fatti che stanno a dimostrare come gli atteggiamenti rivoluzionari dei socialisti italiani non sono l ' espressione genuina del loro antipatriottismo . Fatto tipico in proposito è l ' attitudine da essi assunta verso la Repubblica dei Soviety . I socialisti italiani , come è noto , sono in guerra con Lenin . Chiamati a compiere il loro dovere rivoluzionario , essi vi si sono rifiutati . In fondo hanno disertato ancora una volta . Dopo la guerra , hanno disertato anche la rivoluzione , dando al mondo la prova definitiva della loro incoercibile vigliaccheria . Sono stati quindi espulsi dalla terza Internazionale . Che cosa non abbiano allora scritto e detto contro Lenin e la Russia bolscevica è facile immaginarselo , quando si pensi alla loquacità dell ' immortale Tersite , in cui la lingua tiene luogo di fegato . Ma lo straordinario è questo : che mentre essi sono nemici di Lenin e ne dicono corna , pretendono che l ' Italia gli abbia ad essere alleata e che tutti gli italiani si inchinino a lui . In tutti gli altri paesi , dove i socialisti non litigano con Lenin , nessuno s ' è mai sognato di pretendere dal proprio governo il riconoscimento della Repubblica dei Soviety . Solo da noi la situazione si capovolge : il riconoscimento della Repubblica dei Soviety da parte dell ' Italia , anche a costo di metterle contro mezzo mondo , viene richiesto proprio da coloro che si sono ribellati a Lenin e ne sono stati ignominiosamente frustati e sconfessati . Questo contegno , che sarebbe semplicemente assurdo anche se si volesse spiegarlo come un episodio di tattica rivoluzionaria , diventa perfettamente logico , se si ammette che i socialisti vogliono non tanto giovare alla Russia o compiere un semplice atto rivoluzionario , quanto nuocere all ' Italia e compiere comunque un atto di politica antinazionale . La prova del loro antipatriottismo è questa volta irrefragabile . Ora si domanda : come è che l ' ottimismo delle sfere ufficiali della politica italiana non si arrende dinnanzi a prove così palmari , e coltiva invece ancora l ' illusione di addomesticare i socialisti e cerca di propiziarseli offrendo loro di collaborare nel governo dello Stato ? Sono ancora numerosi coloro che saluterebbero come una data fausta per la patria il giorno in cui Turati e Modigliani diventassero ministri . In verità , se grande è la protervia antinazionale dei socialisti , incomparabilmente più grande è la cecità e l ' incoscienza di quasi tutti i partiti costituzionali , che si dicono e si considerano anche partiti nazionali . Il fenomeno merita di essere studiato . In Italia esistono due miti , che sono nello stesso tempo espressione e « alibi » alla nostra debolezza di carattere . Il mito del buon senso italiano e il mito dell ' indefinita capacità di assimilazione delle nostre istituzioni . Quanto più un uomo od un partito si manifesta avverso all ' ordine costituito , tanto più si ha il dovere di non disturbarlo e di blandirlo , perché bisogna aver fiducia nel buon senso italiano e nel potere di attrazione delle nostre istituzioni . Il sistema , non neghiamo , poteva anche apparire giusto , quando la lotta politica si svolgeva nell ' ambito di una ristretta cerchia di elementi nazionali e gli uomini e i partiti , per quanto profondamente divisi intorno alle forme ed ai mezzi da adoperare , erano tuttavia concordi circa i fini da raggiungere . Finché il denominatore comune dei partiti rimaneva l ' Italia , finché il buon senso italiano non escludeva il senso nazionale , si poteva benissimo dare alla condotta politica dei partiti di governo un tono meno intransigente e augurarsi che le istituzioni assimilassero elementi sempre nuovi e assicurassero al governo energie sempre più fresche . Ma quando la realtà politica è totalmente mutata , quando la lotta politica ha preso il carattere di un duello a morte fra l ' elemento nazionale e l ' elemento antinazionale , ostinarsi nella politica del figliuol prodigo , non è più calcolo politico , ma aberrazione suicida . L ' errore politico fondamentale delle nostre classi dirigenti e dei nostri partiti di governo , che si traduce in un difetto cronico dello Stato italiano , consiste appunto in questo : nel volere perpetuare una credenza e un sistema di governo , che sono in assoluto contrasto con la realtà attuale della vita italiana . La realtà politica attuale del nostro paese è inutile dissimularselo è caratterizzata dalla presenza di una poderosa forza antinazionale , che si chiama socialismo . Se altrove il socialismo ha avuto prevalentemente caratteri sindacali , in Italia , per la particolarità della sua evoluzione storica , ha preso carattere prevalentemente antinazionale . La comparsa del socialismo in Italia segna la resurrezione dell ' elemento antinazionale della vecchia Italia , che sembrava completamente disperso e annientato durante il processo della sua ricostituzione politica . Questo elemento meno attivo prima della guerra è diventato attivissimo dopo la guerra . La guerra ha potenziato tutte le energie italiane : così le nazionali come le antinazionali : quelle hanno acquistato nella guerra la coscienza della loro forza , queste del loro numero . Ora il numero può anche diventare forza quando non trova resistenza nello Stato e nelle classi che devono spalleggiare lo Stato . E quale resistenza si può sperare in chi ritiene non solo possibile , ma utile una collaborazione di questo elemento nel governo dello stesso Stato , che dovrebbe annientarlo ; che stima anzi essere questo il solo modo di utilizzare una forza che altrimenti sarebbe pericolosa ; in chi in una parola considera l ' attuale partito socialista come l ' antico partito d ' azione ? Ma il credere che lo stesso rimedio adoperato per ridurre l ' indisciplina dell ' antico partito d ' azione possa essere ancora efficace per domare e trasformare la coscienza e l ' azione antinazionali del socialismo italiano è ingenuità massima e pericolosissimo errore . Ora i socialisti pretendono andare al potere mantenendo integra la loro pregiudiziale formalmente internazionale , sostanzialmente antinazionale . Per essi l ' entrata al governo è un fatto semplicemente politico , anzi puramente amministrativo , niente affatto morale . La conquista del governo dello Stato , mentre ancora dura l ' ordinamento capitalistico e nazionale della società , non deve affatto significare adesione a questo ordinamento , ma equivalere alla conquista di un municipio ; deve esser fatta nell ' esclusivo interesse del partito , per dotare il partito di un nuovo strumento di forza da impiegare precisamente contro l ' ordinamento sociale e giuridico , che lo Stato dovrebbe rappresentare e difendere . Lo Stato , al cui governo i socialisti intendono e desiderano collaborare , non è lo Stato nazionale ma lo Stato anazionale ; lo Stato realmente , cioè non soltanto giuridicamente ma anche politicamente , superiore a tutti i partiti , anche a quelli nazionali ; indifferente a tutte le idealità , vuoto di qualsiasi contenuto politico , che può , quindi , diventare preda di qualsiasi partito , esser diretto verso qualsiasi mèta politica . Anche verso una politica antinazionale , perché la Nazione non è un valore assoluto per tutti i cittadini , né un imperativo categorico per lo Stato : la Nazione è semplicemente un ' idealità di partito e un mito politico sfruttato dalla classe borghese per dare alla sua dominazione una base più stabile . E verso questa idealità lo Stato deve mantenere la stessa posizione di superiore indifferenza come verso qualsiasi altra idealità di partito . Il socialismo spinge agli estremi la concezione agnostica e relativistica dell ' ideologia liberale e ne trae conseguenze politiche insospettate alla coscienza liberale . Inquadra il suo antinazionalismo nel sistema dialettico del liberalismo e afferma il suo diritto a distruggere ciò che storicamente è stato edificato dal partito liberale , in nome degli stessi principi liberali . Orbene , i partiti borghesi e nazionali , anche quando non possono più negare l ' esistenza di un tale spirito nei loro tanto attesi collaboratori , non sanno risolversi ad abbandonare l ' impresa , a cui si sono messi , di attrarre i socialisti al potere ; perché lo straordinario è questo : che mentre i socialisti , consci della propria forza , credono di poter conquistare il potere , i vecchi borghesi , consci delle loro debolezze , credono di potere col potere conquistare i socialisti . I borghesi ritengono che , una volta cascati nel potere , i socialisti hanno finito di essere tali e devono per necessità incanalarsi nella tradizione nazionale e nella politica dell ' ordine , perché secondo il loro fiducioso scetticismo la politica nazionale e dell ' ordine non ha bisogno di alcuna attiva partecipazione morale e di alcuna adesione spirituale , ma è un fatto meramente passivo , che l ' esercizio del potere porta con sé , meccanicamente . Così alla frode palese dei socialisti si contrappone la frode sottintesa dei vecchi partiti borghesi . I socialisti concepiscono la loro collaborazione al governo borghese come un cavallo di Troia da introdurre nella roccaforte della dominazione capitalistica , i borghesi concepiscono il governo collaborazionista come una trappola per i socialisti . Ora quale giudizio si deve dare , quale fiducia si può avere in un governo simile , che dovrebbe sorgere sulla base di una duplice frode ? L ' avere concepita e accarezzata l ' idea di una simile mostruosità dimostra quanto sia grande la deficienza del sentimento morale nelle classi politiche della vecchia Italia . Ma vi è un altro lato della questione che non può essere trascurato , un lato veramente decisivo per la possibilità d ' una politica collaborazionista : quello parlamentare . Contro l ' interesse nazionale sta la necessità parlamentare di non tenere eternamente all ' opposizione un partito forte di ben cento venti o cento quaranta deputati , opposizione che renderebbe precaria e tribolata la vita di qualsiasi governo . Secondo la logica e l ' esempio di tutti gli altri paesi a regime parlamentare , sarebbero le necessità parlamentari ad adattarsi e subordinarsi agli interessi nazionali ; in Italia , invece , è l ' interesse nazionale che viene ad essere risoluto nell ' interesse ad una quieta vita parlamentare e si vede ostacolo insormontabile a raggiungere questa quiete nell ' esistenza di un ' opposizione di centoventi deputati . Dunque l ' interesse a non veder compromessa la vita economica e sabotata la vita nazionale dell ' Italia è nulla , di fronte all ' interesse di rendere tranquilla l ' esistenza di un ministero e di stabilire una perfetta cordialità di rapporti fra gl ' inquilini di Montecitorio , e la presenza di un centinaio di energumeni nell ' aula non offre altra via di scampo se non quella di dare loro in pascolo l ' Italia ? Le vecchie caste dominanti non potrebbero offrire un documento maggiore della loro perfetta insensibilità nazionale e della loro insanabile accidia politica . Quando si è giunti a tali estremi , non si può parlare di conflitto fra politica nazionale e regime , ma si deve parlare di un conflitto ben più profondo : fra lo spirito nazionale e il nostro temperamento politico o meglio il temperamento delle caste parlamentari dominanti nella nostra vita politica .
AVVENIMENTI DEL 2-3 DICEMBRE 1919 ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
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Piccola borghesia Gli avvenimenti del 2-3 dicembre sono un episodio culminante della lotta delle classi . La lotta non fu tra proletari e capitalisti ( questa lotta si svolge organicamente , come lotta per i salari e per gli orari e come lavorìo tenace e paziente per la creazione di un apparecchio di governo della produzione e delle masse di uomini che sostituisca l ' attuale apparecchio di Stato borghese ) ; fu tra proletari e piccoli e medi borghesi . La lotta è stata , in ultima analisi , per la difesa dello Stato liberale democratico dalle strettoie in cui lo tiene prigioniero una parte della classe borghese , la peggiore , la più vile , la più inutile , la più parassitaria : la piccola e media borghesia , la borghesia " intellettuale " ( detta " intellettuale " perché entrata in possesso , attraverso la facile e scorrevole carriera della scuola media , di piccoli e medi titoli di studio generali ) , la borghesia dei funzionari pubblici padre - figlio , dei bottegai , dei piccoli proprietari industriali e agricoli , commercianti in città usurai nelle campagne . Questa lotta si è svolta nell ' unica forma in cui poteva svolgersi : disordinatamente , tumultuosamente , con una razzìa condotta per le strade e per le piazze al fine di liberare le strade e le piazze da una invasione di locuste putride e voraci . Ma questa lotta , indirettamente sia pure , era connessa all ' altra lotta , alla superiore lotta di classi tra proletari e capitalisti : la piccola e media borghesia è infatti la barriera di umanità corrotta , dissoluta , putrescente con cui il capitalismo difende il suo potere economico e politico , umanità servile , abietta , umanità di sicari e di lacché , divenuta oggi la " serva padrona " che vuole prelevare sulla produzione taglie superiori non solo alla massa di salario percepita dalla classe lavoratrice , ma alle stesse taglie prelevate dai capitalisti ; espellerla dal campo sociale , come si espelle una volata di locuste da un campo semidistrutto , col ferro e col fuoco , significa alleggerire l ' apparato nazionale di produzione e di scambio da una plumbea bardatura che lo soffoca e gli impedisce di funzionare , significa purificare l ' ambiente sociale e trovarsi contro l ' avversario specifico : la classe dei capitalisti proprietari dei mezzi di produzione e di scambio . La guerra ha messo in valore la piccola e media borghesia . Nella guerra e per la guerra , l ' apparecchio capitalistico di governo economico e di governo politico si è militarizzato : la fabbrica è diventata una caserma , la città è diventata una caserma , la nazione è diventata una caserma . Tutte le attività di interesse generale sono state nazionalizzate , burocratizzate , militarizzate . Per attuare questa mostruosa costruzione lo Stato e le minori associazioni capitalistiche fecero la mobilitazione in massa della piccola e media borghesia . Senza che avessero una preparazione culturale e spirituale , decine e decine di migliaia di individui furono fatti affluire dal fondo dei villaggi e delle borgate meridionali , dai retrobottega degli esercizi paterni , dai banchi invano scaldati delle scuole medie e superiori , dalle redazioni dei giornali di ricatto , dalle rigatterie dei sobborghi cittadini , da tutti i ghetti dove marcisce e si decompone la poltroneria , la vigliaccheria , la boria dei frantumi e dei detriti sociali depositati da secoli di servilismo e di dominio degli stranieri e dei preti sulla nazione italiana ; e fu loro dato uno stipendio da indispensabili e insostituibili , e fu loro affidato il governo delle masse di uomini , nelle fabbriche , nelle città , nelle caserme , nelle trincee del fronte . Bene armati , ben pasciuti , non sottoposti a nessun controllo , nella possibilità di soddisfare impunemente le tre passioni che i pessimisti reputano originarie e insopprimibili della natura umana : la passione del potere assoluto sugli altri uomini , la passione di possedere molte donne , la passione di possedere molti quattrini per comprare piaceri e lusso , queste decine e decine di migliaia di corrotti , di poltroni , di dissoluti si tengono stretti al mostruoso apparato militare - burocratico costruito durante la guerra . Vogliono continuare a governare le masse di uomini , ad essere investiti di una assoluta verità sulla vita e sulla morte delle masse di uomini ; organizzano pogroms contro i proletari , contro i socialisti , tengono le piazze e le vie sotto un regime di terrore . Le elezioni parlamentari hanno mostrato che le masse di uomini vogliono essere guidate e governate da socialisti , che le masse di uomini vogliono una costituzione sociale in cui chi non produce , chi non lavora , non mangia . Questi signori , che continuano a prelevare sul reddito della produzione nazionale e sul credito estero dello Stato una taglia di un miliardo al mese , che gridano sui tetti la loro passione nazionalista e si fanno mantenere dalla patria , che per mantenerli nell ' ozio , nel lusso , nel piacere si vende agli americani , questi signori , interroriti per l ' imminente pericolo , hanno organizzato subito i pogroms , contro i deputati socialisti . E dalle officine , dai cantieri , dai laboratori , dagli arsenali di tutte le città italiane , subito , come una parola d ' ordine , appunto come succedeva in Russia e in Polonia quando i cento Neri tentavano scatenare pogroms gli ebrei , per annegare in una palude di barbarie e di dissolutezza ogni piccolo anelito di libertà , subito gli operai irruppero nelle vie centrali della città e spazzarono via le locuste piccolo - borghesi , gli organizzatori di pogroms i professionisti della poltroneria . E ' stato questo un episodio , in fondo , di " liberalismo " . Si era formato un modo di guadagno senza lavoro , senza responsabilità , senza alee ; oggi questo modo di guadagno ha anch ' esso le sue alee , le sue preoccupazioni , i suoi pericoli . Lotta di classe , guerra di contadini . Il caso ha voluto che le giornate di sciopero e di gravi tumulti in tutta l ' Italia superiore o media coincidessero con lo scoppio spontaneo di una insurrezione di popolo in una zona tipica dell ' Italia meridionale , nel territorio di Andria . L ' attenzione che si è prestata all ' insurrezione del proletariato delle città contro quella parte della casta piccolo - borghese che ha acquistato durante la guerra una fisionomia militaristica , e ora non vuol perderla , e contro la polizia , ha deviato gli sguardi da Andria , ha impedito che si desse l ' esatto rilievo agli avvenimenti di laggiù , che essi fossero apprezzati nel loro giusto valore . Noi speriamo di poter fornire ai nostri lettori importanti dati di osservazione diretta delle cause e dello svolgimento dei fatti , e ci limitiamo per ora a notare come il caso , facendo coincidere le due sommosse , abbia fornito quasi un modello di ciò che dovrà essere la rivoluzione italiana . Da una parte il proletariato nel senso stretto della parola , cioè gli operai dell ' industria e dell ' agricoltura specializzata , dall ' altra i contadini poveri : ecco le due ali dell ' esercito rivoluzionario . Gli operai di città sono rivoluzionari per educazione , li ha resi tali lo svolgimento della coscienza e la formazione della persona nella fabbrica , cellula dello sfruttamento del lavoro ; gli operai di città guardano oggi alla fabbrica come al luogo in cui si deve iniziare la liberazione , al centro di irradiazione del movimento di riscossa : perciò il loro movimento è sano , è forte e sarà vittorioso . Gli operai sono destinati ad essere , nella insurrezione cittadina , l ' elemento estremo e ordinatore a un tempo , quello che non lascerà che la macchina messa in moto si arresti e la terrà sulla giusta via ; essi rappresentano sin d ' ora l ' intervento nella rivoluzione delle grandi masse , e personificano in modo vivente l ' interesse e la volontà delle masse stesse . Nelle campagne dobbiamo contare soprattutto sull ' azione e sull ' appoggio dei contadini poveri , dei " senza terra " . Essi saranno spinti a muoversi dal bisogno di risolvere il problema della vita , come ieri i contadini di Andria , dal bisogno di lottare per il pane , non solo , ma dallo stesso continuo bisogno , dal pericolo sempre incombente della morte per la fame o per il piombo , saranno obbligati a far pressione sulle altre parti della popolazione agricola , per costringerle a creare anche nelle campagne un organismo di controllo , il consiglio dei contadini , pur lasciando sussistere le forme intermedie di appropriazione privata del terreno ( piccola proprietà ) , farà opera di coesione e di trasformazione psicologica e tecnica , sarà la base della vita comune nelle campagne , il centro attraverso il quale gli elementi rivoluzionari potranno far valere in modo continuo e concreto la loro volontà . Oggi bisogna che anche i contadini sappiano quello che vi è da fare , che l ' azione loro getti radici profonde e tenaci , aderendo come quella degli operai , al processo produttivo della ricchezza . Come gli uni guardano alla fabbrica , gli altri debbono incominciare a guardare al campo come alla futura comunità di lavoro . La sommossa di Andria ci dice che il problema è maturo : è il problema , in fondo , di tutto il Mezzogiorno italiano , il problema della effettiva conquista della terra da parte di chi la lavora . Il nostro Partito ha l ' obbligo di porselo e di risolverlo . La conquista della terra si prepara oggi con le stesse armi con le quali gli operai preparano la conquista della fabbrica , cioè formando gli organismi che permettano alla massa che lavora di governarsi da sé , sul luogo del suo lavoro . Il movimento degli operai e quello dei contadini confluiscono naturalmente in una sola direzione , nella creazione degli organi del potere proletario . La rivoluzione russa ha trovato appunto la sua forza e la sua salvezza nel fatto che in Russia operai e contadini , partendo da punti opposti , mossi da sentimenti diversi , si ritrovarono riuniti per uno scopo comune , in una lotta unica , perché entrambi si convinsero alla prova di non potersi liberare dall ' oppressione dei padroni , se non dando alla propria organizzazione di conquista una forma che permettesse di eliminare direttamente lo sfruttatore dal campo della produzione . Questa forma fu il Consiglio , fu il Soviet . La lotta di classe e la guerra dei contadini unirono in tal modo le loro sorti in modo inscindibile ed ebbero un esito comune nella costituzione di un organismo direttivo di tutta la vita del paese . Da noi il problema si pone negli stessi termini . L ' operaio e il contadino debbono collaborare in modo concreto inquadrando le loro forze in uno stesso organismo . La sommossa li ha trovati uniti e concordi . Il controllo della fabbrica e la conquista delle terre debbono essere un problema unico . Settentrione e Mezzogiorno debbono compiere insieme lo stesso lavoro , preparare insieme la trasformazione della nazione in comunità produttiva . Deve apparire sempre più chiaro che soltanto i lavoratori sono oggi in grado di risolvere e in un modo " unitario " il problema del Mezzogiorno ; il problema dell ' unità che tre generazioni borghesi hanno lasciato insoluto , verrà risolto dagli operai e dai contadini collaboranti in una forma di politica comune , nella forma politica nella quale essi riusciranno ad organizzare e a rendere vittoriosa la loro dittatura .
StampaPeriodica ,
Sono molti gli uomini « equilibrati » che imputano come difetto al fascismo la rigida intransigenza , costantemente riaffermata : e lo vorrebbero un po ' meno ... rubesto e categorico , un po ' più domestico e conciliante . Costoro non credono nel fascismo , non ne hanno compreso lo spirito , e , consapevolmente o no , ne desiderano l ' esaurimento progressivo . Perché il fascismo possedendo una propria soluzione integrale dei problemi politici e sociali , intendendo di attuarla , obbedisce con la sua intransigenza ad una legge precisa del suo sforzo di realizzazione , attua la condizione necessaria per raggiungere i resultati . Parliamo , s ' intende , di intransigenza sostanziale , di quella cioè che può accettare contatti e adesioni per contingenze immediate , ma gli uni e le altre fa convergere ai propri fini . Non si contrastano infatti , nelle consuetudini pratiche del fascismo , le iscrizioni insincere o quelle di ufficio : la sua dottrina e il suo metodo non ne soffrono deviazioni o attenuazioni . Sono gli altri che transigono , non esso . Il suo Duce sente nettamente questa esigenza della sua « missione » e dirige con lineare inesorabilità la rotta , contro tutte le tentatrici convenienze occasionali . Sono di ieri le sue riaffermazioni del carattere fascista integrale delle Corporazioni , che sembrano una risposta alle riserve della Azione Cattolica , sebbene egli professi una grandissima considerazione per la importanza religiosa e sociale della Chiesa . Non è forse vero che tutti i movimenti che non siano meramente intellettuali debbono riconoscere la stessa legge , se vogliono adempiere concretamente alla loro missione storica ? Quando infatti alcuno di essi si lascia permeare da spirito di transigenza e di adattamento anche illudendosi di contenerne le applicazioni nel metodo di azione , che agevoli la sua progressiva conquista , i fatti si incaricano di dimostrare che con ciò stesso il movimento rinunzia ad esercitare un influsso decisivo nella vita di un paese . È lecito , senza sentirsi accusare di faziosità , di sovversivismo e di non so quali altre orribili peccata , rintracciare la riprova di tale verità nelle vicende del movimento sociale - cristiano d ' Italia ? Che di una stasi dolorosa questo soffra , non ci pare invenzione o accentuazione di malevolo pessimismo . I dirigenti della stessa Azione Cattolica la avvertono : in ogni adunanza si levano voci a lamentarla ; la incertezza e il disagio si riflettono nel giornalismo cattolico , e qualcuno degli spiriti più pensosi se ne va già preoccupando come di una « crisi » ( non è questo il titolo di un recente studio del Bondioli ? ) . La influenza sociale dell ' opera nostra è ridotta al minimo : ogni sforzo dei vari centri direttivi perde la maggior parte della sua efficacia nella inerzia spesso indifferente della periferia . Si potrebbe dire sinteticamente che l ' azione sociale cristiana ha perduto l ' iniziativa della battaglia per la sua espansione conquistatrice ed è ridotta ad una penosa difesa .. . Per comprendere le cause , ed inquadrarle storicamente nelle varie vicende , possono giovare alcuni dati cronologici . S ' intende che la breve indagine e le considerazioni conseguenti non sono riferibili al cattolicesimo e alla Chiesa come confessione e Società religiosa : questa obbedisce alle esigenze storiche del suo altissimo magistero , rimanendo estranea e superiore alle vicende interne di ogni regime . Noi parliamo qui della posizione nella vita pubblica del laicato cattolico . Il primo sorgere , l ' affermarsi , l ' irrobustirsi di un movimento cattolico , avvengono in una atmosfera di crudo contrasto con tutte le altre concezioni , con tutti gli altri movimenti del periodo immediatamente successivo alla unificazione dello Stato . Era un contrasto che ferveva soprattutto intorno ad una questione di vasta portata religiosa e politica ma definita e circoscritta ; che si traduceva soprattutto in un atteggiamento di resistenza , il Non expedit . Ma la delimitazione degli opposti campi era netta e rigidamente mantenuta . Si venne poi affacciando in tutta la sua imponenza il fenomeno sociale : le classi lavoratrici , attraverso il socialismo , minacciavano l ' ordine costituito , nell ' economia e nella politica . Il grido di dolore di tanti umili , in condizione poco meno che servile , fu raccolto dai cattolici di tutti i paesi . Echeggiò nel mondo la Rerum Novarum . Il periodo dal 1891 ( Rerum Novarum ) al 1904 ( Nuovo ordinamento della Azione Cattolica ) segna l ' affermarsi progressivo e l ' espandersi come azione di conquista morale della democrazia cristiana . Dal 1904 all ' inizio della guerra europea , si va accentuando con le prime attività elettorali dei cattolici la scarsa risonanza della loro azione nelle masse popolari ( tutti ormai convengono che la « Unione Popolare » non fu mai un organismo vitale , e che la « Unione Economico - Sociale » assistette , piuttosto che presiedere collaborando attivamente , ad un certo sviluppo del movimento sindacale ed economico ristretto a talune zone dell ' Italia settentrionale ) . Dal 1918 al 1922 si riprendono e con rapido progredire si affermano indirettamente , attraverso il Partito Popolare e le tre Confederazioni « bianche » l ' attività e la capacità di espansione del movimento sociale cristiano . Nella vicenda contemporanea , ancora in sviluppo , il ripiegamento della azione politica e sociale e il ritorno alla azione cattolica di preparazione , di cultura , di difesa , coincidono col riapparire che abbiamo rilevato di un inquietante disinteresse e di un oscuro disagio in larghi strati delle masse cattoliche . Un costante dato di fatto , a cui non si può dare s ' intende il valore di un elemento per sé solo esauriente della interpretazione degli avvenimenti , ma che balza significativamente in rilievo , è che il ristagnare e lo isterilirsi della azione sociale cristiana nella vita pubblica ha coinciso con l ' adattamento di essa a situazioni e criteri politici ( partecipazione a sostegno di candidature liberali e conservatrici , intese clericomoderate , patto Gentiloni ; incertezze ed acquiescenze contemporanee ecc . ) ; mentre il vigoreggiare della forza di penetrazione morale , della fede ardente ed operosa , dello spirito di proselitismo , si è manifestato , in misura più o meno profonda , nei periodi di intransigenza sostanziale , ed anche formale , nei quali i cattolici sociali sentivano di costituire essi un centro di polarizzazione per le energie volte al sano progresso civile . In questa ora grigia , riandare con la memoria agli anni fervidi che seguirono la Rerum Novarum , sonanti di contrasti e di polemiche interne , spesso acerbissime , ma ricchi di quel fermento spirituale che diede poi la fioritura meravigliosa ahi , troppo breve ! della democrazia cristiana ; fa oggi l ' effetto di guardare a tempi eroici . Si rievocano con ammirazione commossa anche coloro che come l ' Olgiati sono severi nel giudizio complessivo . E con animo non dissimile si può ricordare la ripresa della azione sotto le bandiere popolari e sindacali bianche . Perché , se di un movimento così complesso è lecito dare valutazioni diverse ed opposte , nessuno potrebbe in buona fede disconoscerne il fondo ed il carattere di potente rinascita dello spirito cristiano contro il materialismo settario della pratica liberale , della massoneria , del socialismo rivoluzionario . Anche nel '19-20 , come venticinque anni addietro , non ci si batteva sulle posizioni , ma si attaccavano gli avversari nei loro domini , si voleva conquistare e si rischiava anche la vita , con serenità , con disinteresse , con spirito di sacrificio , con entusiasmo : lo sa chi ha affrontato le folle imbestiate dalla propaganda rivoluzionaria del '19 e del '20 . L ' ambizione o il desiderio di profitto personale non danno un tale ardore di proselitismo ! Oggi i cauti ripiegamenti , le accortezze diplomatiche , i distinguo sapienti , la predicata pazienza dell ' attesa , l ' accettazione dei fatti compiuti , intristiscono l ' impulso della azione , la fiducia nelle capacità realizzatrici del nostro programma . Risuona con troppo debole eco l ' appello al sacrificio dei pochi che sono rimasti sulla linea della battaglia : quello spirito eroico che fu animatore delle nostre giovinezze sembra passato ad altri . Non intenda taluno che noi vogliamo ignorare le necessità del momento , limitatrici ferree dell ' azione : quella che preoccupa non è l ' inattività pratica , esteriore , organizzativa , bensì l ' inerzia e l ' acquiescenza degli spiriti ... Sugli elementi che vi hanno condotto , i fatti vanno ormai fornendo una esperienza che non sarebbe lecito svalutare come prematura e provvisoria . Si può dire con esattezza storica che degli stati d ' animo delineatisi nel campo dei cattolici italiani , quello che fin qui ha determinato la figura , l ' atteggiamento , la funzione complessiva del loro movimento nella vita pubblica , è stata la tendenza che ama definirsi realistica ; la quale difetta di quella intima fede nella virtù rigeneratrice ( o almeno nelle possibilità di attuazione ) del cristianesimo totale , che crea la esigenza di una posizione tutta propria , contrapposta ad ogni altra dottrina o metodo politico - sociale . Uno stato d ' animo orientato piuttosto alla difesa ed alla conservazione di posizioni acquisite ; che cerca nella intesa con altre correnti le quali abbiano preoccupazioni conservatrici analoghe , se pure in altro campo , la possibilità di affermarsi con la maggior efficacia nella vita pubblica ; che obbedisce quindi a sensazioni più strettamente politiche , ed è in conseguenza più legato ai fenomeni ed alle esigenze dell ' ora , e condotto a cercare soluzioni politiche di equilibrio , aderendo alle situazioni prevalenti , per evitarne ( si dice ) il maggior male e trarne il massimo vantaggio . È faziosità o incomprensione ogni intransigenza ; è fanatico irrigidimento ogni resistenza tenace sulle linee del programma integrale . Saggio e doveroso distinguere il nucleo di verità in certe dottrine , ed aiutarne la estrinsecazione specialmente quando l ' equilibrio di tale modo di pensare contempera felicemente la fedeltà astratta ai principi e il vantaggioso adattarsi alle esigenze pratiche dell ' ora . Dalla meno intima e calda fiducia nelle capacità conquistatrici della propria dottrina , si è indotti a ritenere meglio rispondente agli interessi dell ' ordine sociale e della religione stessa regimi , sistemi , metodi di autorità ; si accettano le direttive teoriche della scuola sociale cristiana , ma non per la convinzione intima e profonda di un diritto e di una capacità delle classi lavoratrici ad elevare se stesse , a conquistarsi una partecipazione più equa alla vita economica e politica di ogni paese ; bensì piuttosto perché l ' indulgere alle aspirazioni insopprimibili dei lavoratori è il mezzo migliore , l ' unico mezzo efficace forse , a contrastare la propaganda socialista . In questa atmosfera si è formata la coscienza collettiva del movimento sociale cristiano in Italia . I periodi nei quali è prevalsa la concezione integrale del programma , o sono stati arrestati nel loro momento più fecondo da deviazioni dolorose ( murrismo ) , o furono troppo brevi perché potessero esaurirsi le tracce della mentalità prima predominante ed imprimersi le caratteristiche rinnovate di un pensiero e di una azione pubblica , autonoma e organicamente definita ( partito popolare ) . Con ciò noi non vogliamo dimenticare che la tendenza transigente o realistica , impersonata in gruppi ed in uomini di grande autorità nel campo nostro , ebbe una parte notevole nel travaglio di superamento della immobilità astensionista di così lunghi anni . Ma intendiamo constatare l ' influsso negativo che in seguito ne derivò , avendo concentrato essa l ' attenzione dei cattolici sulla utilità appariscente dei successi immediati e ritardato la formazione di una coscienza sociale e politica compiuta in sé , autonoma nella sua visione ed azione , fidente nelle sue capacità rinnovatrici . Cosicché il contatto con la realtà della vita pubblica produsse in larghe zone del campo sociale - cristiano quegli assorbimenti dalle dottrine liberali e nazionalistiche , che sono i precedenti lontani ma diretti delle presenti deviazioni verso il fascismo . Cito il giudizio di uno scrittore non sospetto , il Bondioli , di cui ho ricordato lo studio sul giornalismo cattolico : ( l ' opera di questo ) « ammirevole sotto molti aspetti , non fu sempre ricca di intima unità e di sistematicità ; mancò soprattutto di una grande idea che dominasse i momenti della loro attività che oscillò quasi completamente , per le necessità storiche dell ' ora , tra la questione sociale ed il Non expedit . Al giornalismo nostro restò quindi quasi ignota una visione cattolica della politica estera e della politica coloniale ; perciò la guerra libica non ebbe sui giornali del famoso " trust " grosoliano che ripercussioni pecuniarie per il finanziamento fatto dal Banco di Roma , e la neutralità agli inizi della guerra europea trovò negli stessi fogli una difesa incerta e puramente sentimentale » . E il Partito Popolare ( è dovere di imparzialità ammetterlo ) di tali precedenti soffrì , nella scarsa omogeneità della sua compagine , nella impreparazione intellettuale delle sue masse ed anche di molti , di troppi del suo ... stato maggiore ; ed in quella morale di alcuni migliori i quali furono alieni da responsabilità decisive perché considerarono il nostro movimento collaboratore di altri e non centro polarizzatore per virtù del proprio programma e della propria forza morale , sociale e politica . Ed oggi ... Oggi siamo giunti a tanto da dover quasi volgerci agli avversari per vedere delineate con netta franchezza , con risoluta precisione , le differenze e le antitesi che danno i tratti salienti della nostra dottrina sociale , nel dilagare di così pavide e insincere constatazioni di convergenze . Quali elucubrazioni e quanti distinguo sulla libertà e sulla autorità ! Non conta che le due vuote formule debbano essere riferite ad una definita concezione dello Stato , per avere un significato ed un valore concreto : questa o la si ignora o la si contraddice in via di pura dissertazione teorica . Scriveva « L ' Ordine » di Como intorno all ' intervista recente dell ' on . Mussolini : « È detto nell ' intervista che la libertà individuale è una concessione dello Stato anziché un diritto inerente all ' individuo ... Tutti i sistemi di statolatria poggiano su questo principio : l ' uomo è nulla fuori dello Stato , il cittadino , quelle libertà che ha , le ha dallo Stato perché lo Stato è l ' unica fonte del diritto , perché lo Stato è tutto . La Chiesa dice di no , la dottrina sociale cattolica dice di no , il diritto naturale dice di no . L ' individuo è preesistente allo Stato il quale se un giorno scompaia come vogliono i socialisti o non scompaia è questione che ora non importa . Ma questo è certo che , esistendo prima dello Stato , ed esistendo completo nella sua personalità , l ' individuo non ha avuto bisogno di attendere dallo Stato la concessione di quelle libertà che sono inerenti alla sua natura . Ogni associazione limita le libertà individuali : la limitazione è compensata da altri beni . A questa limitazione ha tanto più diritto lo Stato che deve provvedere all ' interesse comune , al benessere comune : limitazione che non può essere arbitraria , che non può essere fatta per ragioni di fazione , che deve trovare la sua giustificazione in un bene reale da raggiungere , impossibile a raggiungersi senza di essa . Ma come il diritto alla limitazione non significa facoltà alla soppressione completa , così suppone la preesistenza di queste libertà » . E del « nazionalismo » si definiscono e ridefiniscono con teorica cautela le caratteristiche non confondibili col « patriottismo » ammesso e alimentato dal sentimento religioso . Rispondeva di questi giorni « L ' Unità Cattolica » ai tedesco - nazionali prussiani : « Per quanto talvolta si sia con intento approfittato di essa per giuocare sull ' equivoco , non ci sembra possibile confondere nazionalismo con patriottismo . L ' una è la dottrina che fa dello Stato il centro , lo scopo e il principio di ogni attività umana e di ogni autorità sociale : che tutto subordina senza eccezioni all ' interesse dello Stato annientando l ' individuo di fronte all ' organismo della collettività politica cui appartiene : che nel campo dei rapporti internazionali considera i principii etici che per consuetudine o per convenzione lo disciplinano solamente in funzione di peculiari interessi politici e non come espressione di una coscienza giuridica universale , di una morale superiore e intangibile » . Ma far discendere dalle nuvole dei principi applicazioni coraggiose e coerenti è ben altra cosa . La rivalutazione del fattore religioso non importa se a servizio della nazione anziché delle anime ; l ' ossequio esteriore che circonda la Chiesa non importa se per trarne un elemento di prestigio anziché il pensiero e la pratica del cristianesimo ; il rispetto a qualunque ordine costituito come canone inderogabile del buon costume cattolico ; la lotta antidemocratica e antisocialista che sembra eliminare per sempre i pericoli della « volontà popolare » e togliere l ' incomodo di influenzarla e attrarla al proprio pensiero con lo spirito e la attività di proselitismo , sono i motivi di fatto che dominano le questioni di principio . Tenersi a queste è settarismo torbido e cieco : saggezza , equilibrio , sana preoccupazione degli interessi più eccelsi consigliano di procedere al rimorchio ed all ' ombra dei potenti dell ' ora . E saggio è veramente risparmiare la esemplificazione dimostrativa . I cattolici , sentenziò ( ci pare ) Napoleone , e potrebbe ripetere un osservatore contemporaneo , sono nati per servire ... Ma nelle anime soprattutto dei giovani non è sopito l ' anelito della fede operosa ed entusiastica . Tornare alla Rerum Novarum , si invoca da più parti , guardando ad essa come all ' appello di un ` Grande Capo per un apostolato di conquista . La Chiesa madre in mezzo ai popoli ed alle classi , prigionieri dei loro egoismi feroci , a dire la parola della carità e della giustizia che essa sola può pronunziare . E quanti credono nella feconda , perenne modernità del cattolicesimo , soldati della buona battaglia combattuta prima nella coscienza che nella azione ! È da questa aspirazione , contenuta dalla inerzia o dalla acquiescenza e dal calcolo vile , da questo riprepararsi della consapevolezza piena della missione cattolica nella vita degli stati , che discende il disagio di cui parlavamo in principio : senso di inferiorità di fronte ai problemi formidabili dell ' ora . Ha scritto un giornale fascista che il « cattolico - cittadino non potrà non essere un ribelle sostanziale , anche se rende omaggio alle istituzioni del suo ambiente e del suo tempo » . Non ci spaventiamo della definizione né identifichiamola con la violenza illegale del sovversivismo . Ma non è forse il cristianesimo una perenne protesta contro la ingiustizia , una insonne volontà di bene , un moralismo sociale operante incessantemente per una rinnovazione delle coscienze e degli istituti ? E non è colpa non domandare alla fede quanto essa avrebbe potuto dare anche nella vita collettiva se noi ne avessimo approfondito e reso attivi i rapporti con tutte le esigenze dell ' ordine morale , intellettuale , politico , sociale ? In cospetto di una terribile esperienza , quale è quella del Messico , il problema delle affermazioni integrali si pone di nuovo . « Bisogna che i cattolici di ogni paese comprendano l ' impellente necessità di ribellarsi alla forma di colpevole passività dai nostri avversari caldeggiata , tendente ad affidare nelle mani degli altri la difesa delle nostre più gelose aspirazioni . Il cattolico deve preoccuparsi di costituire una forza collettiva da opporre ai fautori delle tenebre , nascosti sotto le vesti più svariate . E questa linea di assoluta autonomia , che prevede una ferma e fervida coscienza delle proprie capacità sociali , deve essere maestra in tutte le attività . Lo Stato non urterà più contro la Chiesa , solo quando guarderà a questa come all ' ispiratrice di ogni più nobile attività umana e quando ad Essa subordinerà i suoi fini ; ora ciò è possibile solo con uno Stato cattolico e lo Stato cattolico non sarà attuato se non da cattolici operanti . Mirare quindi alla conquista dello Stato : ecco un compito che se fino ad oggi poteva sembrare un ' eresia , oggi si impone ad ogni cattolico d ' azione . Intensificare l ' azione religiosa , curare la formazione degli spiriti sulla base dell ' insegnamento cristiano , ma dopo quest ' opera di preparazione , non abbandonarsi a sperare dagli altri la realizzazione dei nostri sogni , ma buttarsi audacemente nell ' agone , perché il nostro programma abbia in noi , che ne siamo i più fedeli interpreti , i suoi esecutori » . Noi non sapremmo concludere in altro modo migliore che con queste parole di uno scrittore cattolico , pensoso delle vicende ammonitrici e dei doveri imperiosi che ne discendono .
SINDACATI E CONSIGLI ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
StampaPeriodica ,
L ' organizzazione proletaria che si riassume , come espressione totale della massa operaia e contadina , negli uffici centrali della Confederazione del Lavoro , attraversa una crisi costituzionale simile per natura alla crisi in cui vanamente si dibatte lo Stato democratico parlamentare . La crisi è crisi di potere e di sovranità . La soluzione dell ' una sarà soluzione dell ' altra , poiché , risolvendo il problema della volontà di potenza nell ' ambito della loro organizzazione di classe , i lavoratori arriveranno a creare l ' impalcatura organica del loro Stato e vittoriosamente la contrapporranno allo Stato parlamentare . Gli operai sentono che il complesso della " loro " organizzazione è diventato tale enorme apparato , che ha finito per ubbidire a leggi proprie , intime alla sua struttura e al suo complicato funzionamento , ma estranee alla massa che ha acquistato coscienza dalla sua missione storica di classe rivoluzionaria . Sentono che la loro volontà di potenza non riesce ad esprimersi , in un senso netto e preciso , attraverso le attuali gerarchie istituzionali . Sentono che anche in casa loro , nella casa che hanno costruito tenacemente , con sforzi pazienti cementandola col sangue e le lacrime , la macchina schiaccia l ' uomo , il funzionarismo isterilisce lo spirito creatore e il dilettantismo banale e verbalistico tenta invano di nascondere l ' assenza di concetti precisi sulle necessità della produzione industriale e la nessuna comprensione della psicologia delle masse proletarie . Gli operai si irritano per queste condizioni di fatto , ma sono individualmente impotenti a modificarle ; le parole e le volontà dei singoli uomini sono troppo piccola cosa in confronto delle leggi ferree inerenti alla struttura dell ' apparato sindacale . I leaders dell ' organizzazione non si accorgono di questa crisi profonda e diffusa . Quanto più chiaramente appare che la classe operaia non è composta in forme aderenti alla sua reale struttura storica , quanto più risulta che la classe operaia non è inquadrata in una confederazione che incessantemente si adatti alle leggi che governano l ' intimo processo di sviluppo storico reale della classe stessa ; tanto più questi leaders si ostinano nella cecità e si sforzano di comporre " giuridicamente " i dissidi e i conflitti . Spiriti eminentemente burocratici , essi credono che una condizione obiettiva , radicata nella psicologia quale si sviluppa nelle esperienze vive dell ' officina , possa essere superata con un discorso che muove gli affetti , e con un ordine del giorno votato all ' unanimità in un ' assemblea abbruttita dal frastuono e dalle lungaggini oratorie . Oggi essi si sforzano di porsi all ' altezza dei tempi " e , tanto per dimostrare che sono anche capaci di " meditare aspramente " , rivogano le vecchie e logore ideologie sindacaliste , insistendo penosamente nello stabilire rapporti di identità tra il Soviet e il sindacato , insistendo penosamente nell ' affermare che il sistema attuale di organizzazione sindacale costituisce il sistema di forze in cui deve incarnarsi la dittatura proletaria . Il sindacato , nella forma in cui esiste attualmente nei paesi dell ' Europa occidentale , è un tipo di organizzazione non solo diverso essenzialmente dal Soviet , ma diverso anche , e in modo notevole , dal sindacato quale sempre più viene sviluppandosi nella repubblica comunista rossa . I sindacati di mestiere , le Camere del Lavoro , le federazioni industriali , la Confederazione Generale del Lavoro sono il tipo di organizzazione proletaria specifico del periodo della storia dominato dal capitale . In un certo senso si può sostenere che esso è parte integrante della società capitalistica , e ha una funzione che è inerente al regime di proprietà privata . In questo periodo , nel quale gli individui valgono in quanto sono proprietari di merce e commerciano la loro proprietà , anche gli operai hanno dovuto ubbidire alle leggi ferree della necessità generale e sono diventati mercanti dell ' unica loro proprietà , la forza - lavoro e l ' intelligenza professionale . Più esposti ai rischi della concorrenza , gli operai hanno accumulato la loro proprietà in " ditte " sempre più vaste e comprensive , hanno creato questo enorme apparato di concentrazione di carne da fatica , hanno imposto prezzi e orari e hanno disciplinato il mercato . Hanno assunto dal di fuori o hanno espresso dal loro seno un personale d ' amministrazione di fiducia , esperto in questo genere di speculazioni , in grado di dominare le condizioni del mercato , capace di stipular contratti , di valutare le alee commerciali , di iniziare operazioni economicamente utili . La natura essenziale del sindacato è concorrentista , non è comunista . Il sindacato non può essere strumento di rinnovazione radicale della società : esso può offrire al proletariato dei provetti burocrati , degli esperti tecnici in questioni industriali d ' indole generale , non può essere la base del potere proletario . Esso non offre nessuna possibilità di scelta delle individualità proletarie capaci e degne di dirigere la società , da esso non possono esprimersi le gerarchie in cui si incarni lo slancio vitale , il ritmo del progresso della società comunista . La dittatura proletaria può incarnarsi in un tipo di organizzazione che sia specifico dell ' attività propria dei produttori e non dei salariati , schiavi del capitale . Il Consiglio di fabbrica è la cellula prima di questa organizzazione . Poiché nel Consiglio tutte le branche del lavoro sono rappresentate , proporzionalmente al contributo che ogni mestiere e ogni branca di lavoro dà alla elaborazione dell ' oggetto che la fabbrica produce per la collettività , l ' istituzione è di classe , è sociale . La sua ragion d ' essere è nel lavoro , è nella produzione industriale , in un fatto cioè permanente e non già nel salario , nella divisione delle classi , in un fatto cioè transitorio e che appunto si vuole superare . Perciò il Consiglio realizza l ' unità della classe lavoratrice , dà alle masse una coesione e una forma che sono della stessa natura della coesione e della forma che la massa assume nell ' organizzazione generale della società . Il Consiglio di fabbrica è il modello dello Stato proletario . Tutti i problemi che sono inerenti all ' organizzazione dello Stato proletario , sono inerenti all ' organizzazione del Consiglio . Nell ' uno e nell ' altro il concetto di cittadino decade , e subentra il concetto di compagno : la collaborazione per produrre bene e utilmente sviluppa la solidarietà , moltiplica i legami di affetto e fratellanza . Ognuno è indispensabile , ognuno è al suo posto , e ognuno ha una funzione e un posto . Anche il più ignorante e il più arretrato degli operai , anche il più vanitoso e il più " civile " degli ingegneri finisce col convincersi di questa verità nelle esperienze dell ' organizzazione di fabbrica : tutti finiscono per acquistare una coscienza comunista per comprendere il gran passo in avanti che l ' economia comunista rappresenta sull ' economia capitalistica . Il Consiglio è il più idoneo organo di educazione reciproca e di sviluppo del nuovo spirito sociale che il proletariato sia riuscito a esprimere dall ' esperienza viva e feconda della comunità di lavoro . La solidarietà operaia che nel sindacato si sviluppava nella lotta contro il capitalismo , nella sofferenza e nel sacrificio , nel Consiglio è positiva , è permanente , è incarnata anche nel più trascurabile dei momenti della produzione industriale , è contenuta nella coscienza gioiosa di essere un tutto organico , un sistema omogeneo e compatto che lavorando utilmente , che producendo disinteressatamente la ricchezza sociale , afferma la sua sovranità , attua il suo potere e la sua libertà creatrice della storia . L ' esistenza di una organizzazione , nella quale la classe lavoratrice sia inquadrata nella sua omogeneità di classe produttrice , e la quale renda possibile una spontanea e libera fioritura di gerarchie e di individualità degne e capaci , avrà riflessi importanti e fondamentali nella costituzione e nello spirito che anima l ' attività dei sindacati . Il Consiglio di fabbrica si fonda anch ' esso sul mestiere . In ogni reparto gli operai si distinguono in squadre e ogni squadra è una unità di lavoro ( di mestiere ) : il Consiglio è costituito appunto dai commissari che gli operai eleggono per mestiere ( squadra ) di reparto . Ma il sindacato si basa sull ' individuo , il Consiglio si basa sull ' unità organica e concreta del mestiere che si attua nel disciplinamento del processo industriale . La squadra ( il mestiere ) sente di essere distinta nel copro omogeneo della classe , ma nel momento stesso si sente ingranata nel sistema di disciplina e di ordine che rende possibile , con l ' esatto e preciso suo funzionamento , lo sviluppo della produzione . Come interesse economico e politico il mestiere è parte indistinta e solidale perfettamente col corpo della classe ; se ne distingue come interesse tecnico e come sviluppo del particolare strumento che adopera nel lavoro . Allo stesso modo tutte le industrie sono omogenee e solidali nel fine di realizzare una perfetta produzione , distribuzione e accumulazione sociale della ricchezza ; ma ogni industria ha interessi distinti per quanto riguarda l ' organizzazione tecnica della sua specifica attività . L ' esistenza del Consiglio dà agli operai la diretta responsabilità della produzione , li conduce a migliorare il lavoro , instaura una disciplina cosciente e volontaria , crea la psicologia del produttore , del creatore di storia . Gli operai portano nel sindacato questa nuova coscienza e dalla semplice attività di lotta di classe , il sindacato si dedica al lavoro fondamentale di imprimere alla vita economica e alla tecnica del lavoro una nuova configurazione , si dedica a elaborare la forma di vita economica e di tecnica professionale che è propria della civiltà comunista . In questo senso i sindacati , che sono costituiti con gli operai migliori e più consapevoli , attuano il momento supremo della lotta di classe e della dittatura del proletariato : essi creano le condizioni obiettive in cui le classi non possono più esistere né rinascere . Questo fanno in Russia i sindacati di industria . Essi sono diventati gli organismi in cui tutte le singole imprese di una certa industria si amalgamano , si connettono , si articolano , formando una grande unità industriale . Le concorrenze sperperatrici vengono eliminate , i grandi servizi amministrativi , di rifornimento , di distribuzione e di accumulamento , vengono unificati in grandi centrali . I sistemi di lavoro , i segreti di fabbricazione , le nuove applicazioni diventano immediatamente comuni a tutta l ' industria . La molteplicità di funzioni burocratiche e disciplinari inerente ai rapporti di proprietà privata e alla impresa individuale , viene ridotta alle pure necessità industriali . L ' applicazione dei principi sindacali all ' industria tessile ha permesso in Russia una riduzione burocratica da 100.000 impiegati a 3.500 . L ' organizzazione per fabbrica compone la classe ( tutta la classe ) in una unità omogenea e cosa che aderisce plasticamente al processo industriale di produzione e lo domina per impadronirsene definitivamente . Nell ' organizzazione per fabbrica si incarna dunque la dittatura proletaria , lo Stato comunista che distrugge il dominio di classe nelle superstrutture politiche e nei suoi ingranaggi generali . I sindacati di mestiere e di industria sono le solide vertebre del gran corpo proletario . Essi elaborano le esperienze individuali e locali , e le accumulano , attuando quel conguagliamento nazionale delle condizioni di lavoro e di produzione sul quale concretamente si basa l ' uguaglianza comunista . Ma perché sia possibile imprimere ai sindacati questa direzione positivamente classista e comunista è necessario che gli operai rivolgano tutta la loro volontà e la loro fede al consolidamento e alla diffusione dei Consigli , all ' unificazione organica della classe lavoratrice . Su questo fondamentale omogeneo e solido fioriranno e si svilupperanno tutte le superiori strutture della dittatura e dell ' economia comunista .