StampaPeriodica ,
La
società
umana
o
meglio
le
società
umane
,
perché
l
'
umanità
non
può
certo
essere
considerata
,
se
non
in
via
utopistica
,
come
una
collettività
unica
,
mentre
in
fatto
essa
vive
in
famiglie
diverse
,
di
popoli
e
nazioni
,
aventi
ciascuna
una
personalità
propria
guardata
nelle
sue
origini
,
nel
suo
sviluppo
storico
,
nei
suoi
ordinamenti
essenziali
e
definitivi
,
presenta
due
aspetti
contemporanei
e
concomitanti
,
ma
che
non
possono
confondersi
l
'
uno
coll
'
altro
,
in
quanto
,
se
è
vero
che
si
sovrappongono
,
è
vero
anche
che
essi
rispondono
a
due
distinte
fasi
della
evoluzione
sociale
e
a
due
diversi
bisogni
della
vita
collettiva
;
e
questi
due
aspetti
possono
definirsi
l
'
uno
civile
l
'
altro
politico
;
abbiamo
cioè
la
società
(
o
le
società
per
il
detto
sopra
)
civile
e
la
società
politica
,
che
è
quanto
dire
l
'
organamento
rivolto
ai
fini
della
elevazione
individuale
e
famigliare
,
e
l
'
organamento
diretto
a
regolare
la
convivenza
degli
individui
e
delle
famiglie
fra
loro
e
la
loro
difesa
interna
ed
esterna
.
La
difficoltà
di
questa
classificazione
che
logicamente
non
può
non
essere
accolta
come
base
di
un
razionale
sistema
di
sociologia
nasce
da
ciò
,
che
essa
prende
la
sua
nomenclatura
da
parole
che
hanno
lo
stesso
significato
originario
,
e
che
contempla
sotto
due
forme
una
stessa
entità
collettiva
,
mentre
ambedue
le
forme
hanno
il
medesimo
oggetto
,
o
meglio
un
oggetto
che
il
linguaggio
comune
suole
indicare
colla
stessa
parola
.
Infatti
civile
deriva
da
civitas
,
e
politico
da
pòlis
;
le
quali
due
parole
,
una
latina
e
l
'
altra
greca
,
significano
la
stessa
cosa
,
significano
cioè
l
'
aggregazione
di
individui
e
di
famiglie
in
una
società
retta
da
costumi
e
da
leggi
comuni
:
la
civitas
e
la
pòlis
poi
,
la
società
civile
e
la
società
politica
tendono
ugualmente
a
procurare
quello
stato
di
benessere
morale
e
materiale
che
si
definisce
la
civiltà
.
Ma
per
la
praticità
delle
trattazioni
e
delle
discussioni
bisogna
pur
dare
alle
parole
un
valore
convenzionale
prescindendo
dai
richiami
etimologici
:
è
del
resto
naturale
che
pochissime
parole
siano
bastate
nei
primi
stadii
della
vita
collettiva
a
designare
una
quantità
di
fatti
,
di
idee
,
di
rapporti
,
che
poi
,
attraverso
l
'
elaborazione
letteraria
e
dottrinale
,
si
sono
differenziati
,
ed
hanno
formato
materia
di
diversi
capitoli
della
scienza
sociologica
,
anzi
perfino
di
diverse
scienze
.
Comunque
per
le
poche
cose
che
vogliamo
dire
in
questo
articolo
allo
scopo
di
fissare
,
o
meglio
di
richiamare
,
principii
che
nell
'
ora
attuale
,
in
Italia
e
fuori
d
'
Italia
,
ci
sembrano
più
che
mai
obliterati
o
malamente
intesi
,
noi
siamo
indotti
a
considerare
,
almeno
per
un
momento
,
separati
i
due
aspetti
civile
e
politico
delle
società
umane
,
assegnando
loro
come
campo
di
efficienza
rispettivamente
l
'
individuo
e
la
famiglia
alla
società
civile
,
la
nazione
alla
società
politica
,
la
quale
prende
praticamente
nome
di
Stato
.
È
superfluo
avvertire
che
questa
considerazione
separata
è
puramente
dialettica
,
e
che
essa
non
intende
fare
delle
due
società
dei
compartimenti
stagni
,
non
comunicanti
fra
di
loro
;
dicemmo
anzi
già
che
tanto
comunicano
che
si
sovrappongono
,
e
ciò
per
la
elementare
ragione
che
lo
Stato
è
la
somma
degli
individui
e
delle
famiglie
e
che
gli
individui
e
le
famiglie
vivono
nello
Stato
,
al
quale
come
danno
tributo
e
sangue
occorrendo
,
così
chiedono
tutela
e
difesa
.
Ciò
premesso
pare
a
noi
potersi
e
doversi
affermare
che
la
società
civile
poggia
su
due
cardini
che
non
sono
quelli
sui
quali
poggia
la
società
politica
;
affermazione
che
non
è
trascurabile
in
quanto
conduce
a
precisare
ed
a
chiarire
molte
difficoltà
che
gli
studiosi
di
sociologia
,
a
seconda
delle
scuole
a
cui
appartengono
,
incontrano
sul
loro
cammino
.
I
cardini
della
società
civile
sono
la
religione
e
l
'
istruzione
:
almeno
noi
teniamo
che
la
religione
e
la
istruzione
debbano
essere
i
cardini
della
società
civile
.
Noi
infatti
siamo
convinti
che
(
a
parte
casi
individuali
)
nessun
uomo
possa
avere
quel
tanto
di
moralità
indispensabile
a
fare
di
lui
un
galantuomo
,
a
renderlo
padrone
dei
suoi
istinti
inferiori
e
delle
sue
passioni
,
all
'
infuori
di
una
nozione
sistematica
di
ciò
che
chiamasi
religione
;
vale
a
dire
all
'
infuori
dei
postulati
circa
l
'
esistenza
di
un
Dio
creatore
,
legislatore
e
giudice
,
e
di
una
vita
oltremondana
in
cui
ci
sarà
premio
o
castigo
a
seconda
delle
opere
compiute
;
non
solo
;
ma
siamo
pure
convinti
che
nessuna
religione
possa
esistere
senza
un
culto
,
e
nessun
culto
senza
una
chiesa
,
e
nessuna
chiesa
senza
una
gerarchia
:
conseguentemente
per
noi
l
'
uomo
areligioso
astrattamente
considerato
non
è
uomo
civile
,
perché
sarà
necessariamente
uomo
amorale
,
vale
a
dire
svincolato
da
leggi
che
non
corrispondano
al
suo
egoismo
.
Discorso
identico
s
'
ha
da
fare
per
la
famiglia
:
essa
è
tutto
un
complesso
di
obbligazioni
,
di
doveri
,
di
affetti
,
di
sacrifici
,
di
interessi
che
importano
la
necessità
di
un
governo
domestico
,
di
una
autorità
regolatrice
,
ma
che
sopratutto
importano
una
coscienza
;
e
soltanto
nella
religione
questa
coscienza
può
attingere
la
ragione
d
'
essere
come
soltanto
la
religione
può
imporre
le
sanzioni
atte
a
guidarla
e
a
dominarla
.
Ma
l
'
uomo
civile
non
ha
soltanto
bisogno
di
essere
religioso
:
ha
bisogno
anche
,
nei
successivi
stadii
del
suo
sviluppo
,
di
essere
istruito
,
di
conoscere
cioè
il
mondo
dei
fenomeni
e
le
leggi
della
natura
,
di
esplicare
le
proprie
attitudini
estetiche
,
di
applicare
alla
ricerca
del
vero
e
del
bello
le
proprie
energie
intellettuali
,
di
comunicare
coi
suoi
simili
;
ecco
perché
,
secondo
noi
,
il
dovere
della
istruzione
precede
ed
eccede
l
'
organizzazione
politica
,
come
il
diritto
d
'
insegnare
precede
ed
eccede
l
'
azione
dello
Stato
:
lo
Stato
non
ha
di
fronte
al
problema
della
istruzione
altre
funzioni
che
quelle
di
aiuto
,
di
vigilanza
,
di
integrazione
:
la
scuola
,
al
pari
della
chiesa
,
al
pari
della
casa
,
è
anteriore
intesa
come
tipo
realizzatore
di
un
bisogno
della
civiltà
agli
istituti
in
cui
si
incarna
la
potestà
più
propriamente
politica
,
perché
la
scuola
corrisponde
ad
un
bisogno
che
interessa
la
vita
umana
in
uno
stadio
che
precorre
ideologicamente
se
non
storicamente
il
formarsi
e
l
'
organizzarsi
dello
Stato
.
Altri
sono
i
cardini
della
società
politica
;
parliamo
,
si
capisce
,
di
una
società
politica
(
come
già
prima
di
una
società
civile
)
rispondente
ad
un
grado
di
progresso
sociale
avanzato
.
E
diremmo
che
tali
cardini
debbano
essere
stabiliti
nel
soddisfacimento
dei
due
maggiori
bisogni
che
l
'
uomo
politicamente
ordinato
non
può
fare
a
meno
di
sentire
quando
non
li
sentisse
si
dovrebbe
considerarlo
inferiore
o
regredito
nella
sua
sensibilità
politica
e
sente
infatti
,
perfino
talora
esagerando
e
seguendo
traccie
fallaci
per
raggiungerli
:
vogliam
dire
la
libertà
e
la
giustizia
.
Libertà
:
vale
a
dire
parificazione
di
tutti
i
cittadini
nel
diritto
di
far
prevalere
,
attraverso
le
forme
e
per
le
vie
legali
,
i
propri
criterii
circa
la
gestione
della
cosa
pubblica
;
autorità
dei
governanti
fondata
sul
consenso
spontaneo
e
razionale
della
maggioranza
dei
cittadini
nell
'
orbita
dei
postulati
essenziali
alla
conservazione
dell
'
ordine
sociale
,
giuridico
ed
economico
;
potere
esecutivo
distinto
dal
potere
legislativo
;
un
solo
esercito
a
servizio
della
nazione
;
indipendenza
dello
Stato
dai
partiti
;
funzione
moderatrice
della
corona
a
difesa
della
costituzione
contro
gli
arbitrii
o
le
debolezze
del
potere
esecutivo
,
contro
le
esorbitanze
del
potere
legislativo
,
contro
ogni
sopraffazione
di
partiti
o
di
classi
.
Giustizia
:
vale
a
dire
applicazione
imparziale
e
sollecita
delle
leggi
a
tutela
delle
ragioni
private
,
a
repressione
dei
reati
,
a
garanzia
della
probità
nella
amministrazione
pubblica
;
applicazione
fatta
da
organi
inaccessibili
alle
pressioni
dei
politicanti
,
delle
sette
,
delle
fazioni
.
Effettivamente
senza
libertà
e
senza
giustizia
nessun
ordinamento
politico
può
accettarsi
per
buono
e
per
degno
di
esseri
intelligenti
,
se
anche
accada
talvolta
che
momentanee
contingenze
storiche
giustifichino
regimi
o
dominii
di
fatto
fondati
sulla
costrizione
violenta
delle
volontà
e
sul
disconoscimento
,
o
sulla
mancata
tutela
,
dei
diritti
individuali
o
sociali
.
Strane
confusioni
si
sono
vedute
spesso
nella
storia
dei
popoli
,
in
periodi
susseguiti
a
grandi
sommovimenti
,
o
militari
od
economici
,
o
ad
opera
di
personalità
dominatrici
comparse
sulla
scena
politica
;
e
in
sensi
opposti
,
si
badi
bene
;
perché
l
'
antitesi
della
libertà
e
della
giustizia
non
sono
soltanto
la
teocrazia
o
la
monarchia
assoluta
o
l
'
oligarchia
,
la
Bastiglia
e
le
lettres
de
cachet
,
ma
sono
pure
le
demagogie
e
le
dittature
proletarie
,
i
tribunali
straordinari
rivoluzionarii
e
i
Comitati
di
salute
pubblica
.
Importa
perciò
che
i
migliori
cittadini
considerino
come
l
'
ottimo
fra
i
governi
,
quello
il
quale
mantenga
libera
la
religione
,
libera
l
'
istruzione
,
libera
la
stampa
,
liberi
i
comizi
elettorali
,
indipendente
la
magistratura
,
uguale
la
legge
per
tutti
,
e
non
consenta
a
nessun
partito
la
sopraffazione
armata
o
non
armata
,
ma
tutti
obblighi
a
rispettare
le
leggi
dello
Stato
deliberate
o
consentite
dalle
rappresentanze
popolari
costituzionalmente
formate
.
Senza
libertà
e
senza
giustizia
cioè
senza
leggi
oneste
onestamente
applicate
la
vita
politica
non
vale
la
pena
di
essere
vissuta
;
e
le
nazioni
non
possono
sperare
sorti
tranquille
e
prospere
,
perché
ripetiamolo
alla
società
politica
la
libertà
e
la
giustizia
sono
essenziali
,
come
sono
essenziali
alla
società
civile
la
religione
e
l
'
istruzione
,
e
agli
individui
l
'
aria
e
la
luce
.
StampaPeriodica ,
Non
abbiamo
voluto
finora
interloquire
nella
polemica
suscitata
dall
'
onesto
e
brillante
Mikros
direttore
della
«
Unità
Cattolica
»
a
proposito
della
liceità
di
un
accordo
elettorale
fra
cattolici
e
socialisti
,
per
due
ragioni
;
in
primis
perché
ci
pare
ormai
molto
lontano
l
'
evento
di
elezioni
generali
in
Italia
,
e
molto
improbabile
che
se
l
'
evento
si
verificasse
ciò
avvenga
in
condizioni
tali
da
permettere
libertà
di
movimenti
ai
partiti
di
opposizione
,
e
quindi
sicurezza
per
essi
di
parteciparvi
;
in
secondo
luogo
perché
una
lunga
esperienza
ci
dimostra
nulla
esservi
di
più
vacuo
che
certe
dissertazioni
cosiddette
morali
o
religiose
quando
coprono
più
o
meno
velatamente
semplici
opportunità
politiche
:
noi
siamo
abbastanza
vecchi
per
ricordare
i
tempi
in
cui
taluni
teologi
,
del
giornalismo
e
della
cattedra
,
dichiaravano
peccato
il
liberalismo
(
parecchi
conservano
ancora
il
famoso
opuscolo
del
padre
Sardà
tradotto
e
diffuso
anche
in
Italia
e
dichiarato
il
non
plus
ultra
dell
'
ortodossia
,
la
norma
perenne
e
indeclinabile
)
;
i
tempi
in
cui
conseguentemente
si
escludeva
che
un
cattolico
potesse
dar
il
voto
a
un
liberale
,
perché
sarebbe
stato
stile
dell
'
epoca
una
specie
di
conventus
fra
Cristo
e
Belial
:
ebbene
,
sanno
tutti
che
le
cose
mutarono
in
pochi
anni
talmente
,
che
ben
presto
l
'
appoggio
elettorale
dei
cattolici
ai
liberali
non
solo
moderati
ma
di
sinistra
,
divenne
la
regola
contro
i
socialisti
;
e
fu
gran
fatica
per
taluni
veggenti
,
trattati
da
principio
come
ribelli
,
il
porre
un
freno
a
questa
corsa
della
paura
,
ammonendo
che
se
era
giustissimo
stringere
alleanze
per
difendersi
da
un
pericolo
minacciante
,
occorreva
però
farlo
con
dignità
e
con
profitto
,
valorizzando
cioè
le
proprie
forze
attraverso
una
organizzazione
autonoma
e
una
rappresentanza
diretta
;
sono
questi
ribelli
che
salvarono
l
'
azione
pubblica
dei
cattolici
dal
naufragio
,
e
che
resero
possibile
,
a
giorni
maturi
,
il
Partito
popolare
.
E
state
sicuri
giovani
amici
,
che
se
camperete
una
ventina
d
'
anni
,
sentirete
coloro
stessi
i
quali
oggi
si
fanno
il
segno
della
croce
,
e
gridano
allo
scandalo
,
di
fronte
alla
ipotesi
che
,
per
difendere
la
libertà
in
Italia
i
popolari
in
taluni
collegi
debbano
ricevere
voti
da
elettori
socialisti
e
in
altri
darne
a
candidati
idem
predicare
magari
il
dovere
di
appoggiare
i
socialisti
per
stornare
il
trionfo
dei
comunisti
.
Tutto
ciò
diciamo
,
non
per
cavarne
una
conclusione
,
ma
per
spiegare
il
nostro
scetticismo
circa
l
'
efficacia
di
dibattiti
sul
tema
in
questione
condotti
sub
specie
aeternitatis
,
mentre
si
tratta
sempre
di
problemi
da
esaminarsi
in
ordine
alle
contingenze
storiche
.
Però
,
poiché
si
insiste
da
varii
amici
a
chiederci
un
pensiero
preciso
sul
punto
accreditato
da
Mikros
,
e
cioè
sulla
tesi
che
,
quando
fosse
l
'
ora
,
spetterà
alla
Azione
cattolica
,
cioè
alla
organizzazione
ufficiale
guidata
e
ispirata
dalla
Santa
Sede
,
il
dirci
come
e
per
chi
e
contro
chi
dovremo
votare
(
si
capisce
che
una
simile
trovata
non
si
oserebbe
neppure
immaginarla
se
fossero
in
gioco
non
i
cattolici
d
'
Italia
,
ma
quelli
di
una
qualunque
altra
nazione
!
)
superando
il
nostro
scetticismo
ci
proveremo
a
formulare
,
brevemente
come
è
nostro
uso
,
alcune
proposizioni
,
così
,
per
comodo
dialettico
;
e
naturalmente
senza
la
minima
pretesa
di
dettar
legge
,
e
neppure
di
far
da
maestri
a
nessuno
.
Dunque
:
I
.
La
morale
cattolica
contiene
principi
generali
circa
la
liceità
delle
azioni
umane
che
sono
perfettamente
applicabili
anche
alla
politica
:
tra
questi
principii
ve
ne
sono
due
che
paiono
contraddittorii
,
ma
che
invece
si
completano
a
vicenda
:
il
primo
dice
non
doversi
e
non
potersi
fare
il
male
per
averne
un
bene
;
l
'
altro
dice
doversi
in
presenza
di
due
mali
ugualmente
probabili
contenerci
in
modo
da
evitare
che
sopravvenga
quello
più
grave
.
II
.
I
cattolici
,
come
cittadini
,
sono
liberi
di
apprezzare
il
bene
,
il
male
,
il
maggiore
o
minor
male
,
in
rapporto
alla
visione
e
alla
concezione
che
essi
abbiano
del
pubblico
interesse
in
un
determinato
momento
storico
,
s
'
intende
quando
questo
loro
apprezzamento
non
importi
la
lesione
o
l
'
obliterazione
di
un
principio
assoluto
;
e
liberi
quindi
di
aderire
a
quel
partito
che
meglio
risponda
alle
loro
idee
:
naturalmente
però
saranno
meglio
in
grado
di
influire
e
di
operare
se
si
tengano
stretti
in
un
partito
unico
,
e
adottino
un
unico
programma
concreto
,
una
unica
tattica
caso
per
caso
.
III
.
Nell
'
esercizio
del
voto
politico
o
amministrativo
,
ogni
partito
deve
essere
arbitro
di
decidere
la
propria
condotta
:
è
chiaro
che
un
partito
nel
quale
siano
raccolti
a
preferenza
i
cattolici
terrà
conto
nel
deciderla
anche
di
convenienze
morali
a
cui
altri
partiti
possano
invece
essere
indifferenti
.
Che
se
la
condotta
del
partito
non
tranquillasse
taluni
dei
suoi
aderenti
,
suscitando
i
cosiddetti
casi
di
coscienza
,
ciascuno
provvederà
a
risolverli
colle
norme
volute
dalla
disciplina
e
dalla
prassi
religiosa
.
IV
.
Ove
esistano
organizzazioni
cattoliche
ufficiali
,
se
queste
credessero
di
dover
prendere
posizione
in
competizioni
elettorali
,
sia
pure
sotto
forma
di
proclamazioni
di
principio
,
nessuno
potrebbe
vietare
ai
cattolici
membri
di
qualsiasi
partito
di
scostarsi
dal
partito
stesso
,
per
aderire
alla
Azione
cattolica
;
ma
viceversa
nessuno
potrebbe
imporlo
,
senza
tramutare
la
questione
di
coscienza
personale
in
questione
di
responsabilità
politica
collettiva
.
Non
è
già
che
con
queste
parole
si
affermi
legittimo
il
conflitto
fra
coscienza
e
dovere
religioso
e
coscienza
e
dovere
civile
;
no
:
si
esclude
invece
che
un
tale
conflitto
possa
esistere
come
conflitto
d
'
ordine
pubblico
e
generale
anziché
come
conflitto
puramente
individuale
.
La
conclusione
?
La
conclusione
non
può
essere
che
l
'
applicazione
,
e
l
'
applicazione
non
si
fa
che
ai
casi
concreti
:
la
faremo
dunque
a
suo
tempo
:
oggi
non
sarebbe
che
pericoloso
gioco
d
'
ipotesi
.
StampaPeriodica ,
Il
sindacato
non
è
questa
o
quella
definizione
del
sindacato
:
il
sindacato
diventa
una
determinata
definizione
e
cioè
assume
una
determinata
figura
storica
in
quanto
le
forze
e
la
volontà
operaie
che
lo
costituiscono
gli
imprimono
quell
'
indirizzo
e
pongono
alla
sua
azione
quel
fine
che
sono
affermati
nella
definizione
.
Obiettivamente
il
sindacato
è
la
forma
che
la
merce
-
lavoro
assume
e
sola
può
assumere
in
regime
capitalista
quando
si
organizza
per
dominare
il
mercato
:
questa
forma
è
un
ufficio
costituito
di
funzionari
,
tecnici
(
quando
sono
tecnici
)
dell
'
organizzazione
,
specialisti
(
quando
sono
specialisti
)
nell
'
arte
di
concentrare
e
di
guidare
le
forze
operaie
in
modo
da
stabilire
con
la
potenza
del
capitale
un
equilibrio
vantaggioso
alla
classe
operaia
.
Lo
sviluppo
dell
'
organizzazione
sindacale
è
caratterizzato
da
questi
due
fatti
:
1
)
il
sindacato
abbraccia
una
sempre
maggior
quantità
di
effettivi
operai
,
cioè
incorpora
nella
disciplina
della
sua
forma
una
sempre
maggior
quantità
di
effettivi
operai
;
2
)
il
sindacato
concentra
e
generalizza
la
sua
forma
fino
a
riporre
in
un
ufficio
centrale
il
potere
della
disciplina
e
del
movimento
:
esso
cioè
si
stacca
dalle
masse
che
ha
irregimentato
,
si
pone
fuori
dal
gioco
dei
capricci
,
delle
velleità
delle
volubilità
che
sono
proprie
delle
grandi
masse
tumultuose
.
Così
il
sindacato
diventa
capace
a
contrarre
patti
,
ad
assumersi
impegni
:
così
esso
costringe
l
'
imprenditore
ad
accettare
una
legalità
che
è
condizionata
dalla
fiducia
che
l
'
imprenditore
ha
nella
capacità
del
sindacato
di
ottenere
da
parte
delle
masse
operaie
il
rispetto
degli
obblighi
contratti
.
L
'
avvento
di
una
legalità
industriale
è
stata
una
grande
conquista
della
classe
operaia
,
ma
essa
non
è
l
'
ultima
e
definitiva
conquista
:
la
legalità
industriale
ha
migliorato
le
condizioni
della
vita
materiale
della
classe
operaia
,
ma
essa
non
è
più
che
un
compromesso
,
che
è
stato
necessario
compiere
,
che
sarà
necessario
sopportare
fin
quando
i
rapporti
di
forza
saranno
sfavorevoli
alla
classe
operaia
.
Se
i
funzionari
dell
'
organizzazione
sindacale
considerano
la
legalità
industriale
come
un
compromesso
necessario
,
ma
non
perpetuamente
,
se
essi
rivolgono
tutti
i
mezzi
di
cui
il
sindacato
può
disporre
per
migliorare
i
rapporti
di
forza
in
senso
favorevole
alla
classe
operaia
,
se
essi
svolgono
tutto
il
lavoro
di
preparazione
spirituale
e
materiale
necessario
perché
la
classe
operaia
possa
in
un
momento
determinato
iniziare
un
'
offensiva
vittoriosa
contro
il
capitale
e
sottometterlo
alla
sua
legge
,
allora
il
sindacato
è
uno
strumento
rivoluzionario
,
allora
la
disciplina
sindacale
,
per
quanto
è
rivolta
a
far
rispettare
dagli
operai
la
legalità
industriale
,
è
la
disciplina
rivoluzionaria
.
I
rapporti
che
devono
intercorrere
tra
sindacato
e
Consiglio
di
fabbrica
debbono
essere
considerati
da
questo
punto
di
vista
:
dal
giudizio
che
si
dà
sulla
natura
e
il
valore
della
legalità
industriale
.
Il
Consiglio
è
la
negazione
della
legalità
industriale
,
tende
ad
annientarla
in
ogni
istante
,
tende
incessantemente
a
condurre
la
classe
operaia
alla
conquista
del
potere
industriale
,
a
far
diventare
la
classe
operaia
la
fonte
del
potere
industriale
.
Il
sindacato
è
un
elemento
della
legalità
,
e
deve
proporsi
di
farla
rispettare
dai
suoi
organizzati
.
Il
sindacato
è
responsabile
verso
gli
industriali
,
ma
è
responsabile
verso
i
suoi
organizzati
:
esso
garantisce
la
continuità
del
lavoro
e
del
salario
,
e
cioè
del
pane
e
del
tetto
,
all
'
operaio
e
alla
famiglia
dell
'
operaio
.
Il
Consiglio
tende
,
per
la
sua
spontaneità
rivoluzionaria
,
a
scatenare
in
ogni
momento
la
guerra
delle
classi
;
il
sindacato
,
per
la
sua
forma
burocratica
,
tende
a
non
lasciare
che
la
guerra
di
classe
venga
mai
scatenata
.
I
rapporti
tra
le
due
istituzioni
devono
tendere
a
creare
una
situazione
in
cui
non
avvenga
che
un
impulso
capriccioso
del
Consiglio
determini
un
passo
indietro
della
classe
operaia
,
determini
una
sconfitta
della
classe
operaia
,
una
situazione
cioè
in
cui
il
Consiglio
accetti
e
faccia
propria
la
disciplina
del
sindacato
,
e
a
creare
una
situazione
in
cui
il
carattere
rivoluzionario
del
Consiglio
abbia
un
influsso
sul
sindacato
,
sia
un
reagente
che
dissolva
la
burocrazia
e
il
funzionarismo
sindacale
.
Il
Consiglio
vorrebbe
uscire
,
in
ogni
momento
,
dalla
legalità
industriale
:
il
Consiglio
è
la
massa
,
sfruttata
,
tiranneggiata
,
costretta
al
lavoro
servile
,
e
perciò
tende
a
universalizzare
ogni
ribellione
,
a
dare
valore
e
portata
risolutiva
a
ogni
suo
atto
di
potere
.
Il
sindacato
,
come
ufficio
responsabile
in
solido
della
legalità
,
tende
ad
universalizzare
e
perpetuare
la
legalità
.
I
rapporti
tra
sindacato
e
Consiglio
devono
creare
le
condizioni
in
cui
l
'
uscita
dalla
legalità
,
l
'
offensiva
della
classe
operaia
,
avvenga
quando
la
classe
operaia
ha
quel
minimo
di
preparazione
che
si
ritiene
indispensabile
per
vincere
durevolmente
.
I
rapporti
tra
sindacato
e
Consiglio
non
possono
essere
stabiliti
da
altro
legame
che
non
sia
questo
:
la
maggioranza
o
una
parte
cospicua
degli
elettori
del
Consiglio
sono
organizzati
nel
sindacato
.
Ogni
tentativo
di
legare
con
rapporti
di
dipendenza
gerarchica
i
due
istituti
non
può
condurre
che
all
'
annientamento
di
entrambi
.
Se
la
concezione
che
fa
del
Consiglio
un
mero
strumento
di
lotta
sindacale
si
materializza
in
una
disciplina
burocratica
e
in
una
facoltà
di
controllo
diretto
del
sindacato
sul
Consiglio
,
il
Consiglio
si
isterilisce
come
espansione
rivoluzionaria
,
come
forma
dello
sviluppo
reale
della
rivoluzione
proletaria
che
tende
spontaneamente
a
creare
nuovi
modi
di
produzione
e
di
lavoro
,
nuovi
modi
di
disciplina
,
che
tende
a
creare
la
società
comunista
.
Poiché
il
Consiglio
nasce
indipendentemente
dalla
posizione
che
la
classe
operaia
è
venuta
acquistando
nel
campo
della
produzione
industriale
,
poiché
il
Consiglio
è
una
necessità
storica
della
classe
operaia
,
il
tentativo
di
subordinarlo
gerarchicamente
al
sindacato
determinerebbe
prima
o
poi
un
cozzo
tra
le
due
istituzioni
.
La
forza
del
Consiglio
consiste
nel
fatto
che
esso
aderisce
alla
coscienza
della
massa
operaia
,
è
la
stessa
coscienza
della
massa
operaia
che
vuole
emanciparsi
autonomamente
,
che
vuole
affermare
la
sua
libertà
di
iniziativa
nella
creazione
della
storia
:
tutta
la
massa
partecipa
alla
vita
del
Consiglio
e
sente
di
essere
qualcosa
per
questa
attività
.
Alla
vita
del
sindacato
partecipa
un
numero
strettissimo
di
organizzati
;
la
forza
reale
del
sindacato
è
in
questo
fatto
,
ma
in
questo
fatto
è
anche
una
debolezza
che
può
essere
messa
alla
prova
senza
gravissimi
pericoli
.
Se
d
'
altronde
il
sindacato
poggiasse
direttamente
sui
Consigli
,
non
per
dominarli
,
ma
per
diventarne
la
forma
superiore
,
si
rifletterebbe
nel
sindacato
la
tendenza
propria
dei
Consigli
a
uscire
ogni
istante
dalla
legalità
industriale
,
a
scatenare
in
qualsiasi
momento
l
'
azione
risolutiva
della
guerra
di
classe
.
Il
sindacato
perderebbe
la
sua
capacità
a
contrarre
impegni
,
perderebbe
il
suo
carattere
di
forza
disciplinatrice
e
regolatrice
delle
forze
impulsive
della
classe
operaia
.
Se
gli
organizzati
stabiliscono
nel
sindacato
una
disciplina
rivoluzionaria
,
stabiliscono
una
disciplina
che
appaia
alla
massa
come
una
necessità
per
il
trionfo
della
rivoluzione
operaia
e
non
come
una
servitù
verso
il
capitale
,
questa
disciplina
verrà
indubbiamente
accettata
e
fatta
propria
dal
Consiglio
,
diverrà
la
forma
naturale
dell
'
azione
svolta
dal
Consiglio
.
Se
l
'
ufficio
del
sindacato
diventa
un
organismo
di
preparazione
rivoluzionaria
,
e
tale
appare
alle
masse
per
l
'
azione
che
riesce
a
svolgere
,
per
gli
uomini
che
lo
compongono
,
per
la
propaganda
che
sviluppa
,
allora
il
suo
carattere
concentrato
e
assoluto
sarà
visto
dalle
masse
come
una
maggiore
forza
rivoluzionaria
,
come
una
condizione
in
più
(
e
delle
più
importanti
)
per
il
successo
della
lotta
impegnata
a
fondo
.
Nella
realtà
italiana
,
il
funzionario
sindacale
concepisce
la
legalità
industriale
come
una
perpetuità
.
Egli
troppo
spesso
la
difende
da
un
punto
di
vista
che
è
lo
stesso
punto
di
vista
del
proprietario
.
Egli
vede
solo
caos
e
arbitrio
in
tutto
quanto
succede
tra
la
massa
operaia
:
egli
non
universalizza
l
'
atto
di
ribellione
dell
'
operaio
alla
disciplina
capitalistica
come
ribellione
,
ma
come
materialità
dell
'
atto
che
può
essere
in
sé
e
per
sé
triviale
.
Così
è
avvenuto
che
la
storiella
dell
'
"
impermeabile
del
facchino
"
abbia
avuto
la
stessa
diffusione
e
sia
stata
interpretata
dalla
stupidità
giornalistica
allo
stesso
modo
della
storiella
sulla
"
socializzazione
delle
donne
in
Russia
"
.
In
queste
condizioni
la
disciplina
sindacale
non
può
essere
che
un
servizio
reso
al
capitale
;
in
queste
condizioni
ogni
tentativo
di
subordinare
il
Consiglio
al
sindacato
non
può
essere
giudicato
che
reazionario
.
I
comunisti
,
in
quanto
vogliono
che
l
'
atto
rivoluzionario
sia
,
per
quanto
è
possibile
,
cosciente
e
responsabile
,
vogliono
una
scelta
,
per
quanto
può
essere
una
scelta
,
del
momento
di
scatenare
l
'
offensiva
operaia
rimanga
alla
parte
più
cosciente
e
responsabile
della
classe
operaia
,
a
quella
parte
che
è
organizzata
nel
Partito
socialista
e
che
più
attivamente
partecipa
alla
vita
dell
'
organizzazione
.
Perciò
i
comunisti
non
possono
volere
che
il
sindacato
perda
della
sua
energia
disciplinatrice
e
della
sua
concentrazione
sistematica
.
I
comunisti
,
costituendosi
in
gruppi
organizzati
permanentemente
nei
sindacati
e
nelle
fabbriche
,
devono
trasportare
nei
sindacati
e
nelle
fabbriche
le
loro
concezioni
,
le
tesi
,
la
tattica
della
III
Internazionale
,
devono
influenzare
la
disciplina
sindacale
e
determinare
i
fini
,
devono
influenzare
le
deliberazioni
dei
Consigli
di
fabbrica
e
far
diventare
coscienza
e
creazione
rivoluzionaria
gli
impulsi
alla
ribellione
che
scaturiscono
dalla
situazione
che
il
capitalismo
crea
alla
classe
operaia
.
I
comunisti
del
Partito
hanno
il
maggiore
interesse
,
perché
su
di
essi
pesa
la
maggiore
responsabilità
storica
,
a
suscitare
,
con
la
loro
azione
incessante
,
tra
i
diversi
istituti
della
classe
operaia
,
rapporti
di
compenetrazione
e
di
naturale
indipendenza
che
vivifichino
la
disciplina
e
l
'
organizzazione
con
lo
spirito
rivoluzionario
.
StampaPeriodica ,
Questa
lettera
aperta
che
l
'
on
.
Longinotti
in
data
30
aprile
u.s.
ha
diretto
al
Presidente
della
Giunta
Diocesana
di
Brescia
è
una
protesta
e
una
lezione
insieme
:
e
noi
la
raccogliamo
come
una
delle
poche
libere
voci
che
ancora
nel
campo
cattolico
devastato
dal
filofascismo
in
alto
e
in
basso
è
dato
qualche
volta
di
ascoltare
.
Mi
rivolgo
a
Lei
quale
capo
e
responsabile
dell
'
azione
cattolica
nella
nostra
Diocesi
per
richiamare
la
sua
attenzione
sopra
il
delinearsi
di
una
situazione
che
a
mio
credere
può
tornare
esiziale
alla
compagine
delle
nostre
forze
ed
alla
efficacia
concorde
delle
nostre
svariate
attività
nel
campo
del
bene
.
Io
mi
tengo
sicuro
ch
'
Ella
e
i
suoi
rispettabilissimi
Colleghi
non
vorranno
infliggermi
l
'
umiliazione
di
credere
che
i
miei
attuali
rilievi
e
le
mie
lagnanze
muovano
comunque
,
in
tutto
o
anche
solo
in
minima
parte
,
da
ragioni
o
peggio
ancora
da
risentimenti
personali
;
i
più
cordiali
rapporti
mi
legano
anzi
alle
persone
,
di
taluni
atti
delle
quali
intendo
occuparmi
sol
perché
rivelano
quello
stato
per
me
preoccupante
a
cui
ho
accennato
dapprincipio
.
Non
da
oggi
soltanto
io
ho
dolorosamente
notato
come
anche
nella
nostra
Diocesi
si
andasse
accennando
da
parte
di
molti
tra
gli
esponenti
più
zelanti
dell
'
azione
cattolica
un
contegno
di
distacco
,
di
coperto
e
poi
di
esplicito
sospetto
rasentante
l
'
ostilità
verso
gli
elementi
rappresentativi
del
movimento
politico
e
particolarmente
verso
i
deputati
al
Parlamento
.
A
questo
proposito
mi
preme
ben
chiaramente
avvertire
che
nessun
mandato
ho
chiesto
ai
miei
colleghi
di
parlare
anche
in
nome
loro
e
che
soltanto
mia
è
l
'
iniziativa
del
presente
scritto
.
Le
manifestazioni
esplicite
di
distacco
,
le
evidenti
preoccupazioni
di
evitarci
,
di
fare
a
meno
di
noi
come
di
amici
divenuti
molesti
o
pericolosi
sono
ancora
il
meno
se
è
vero
quel
che
mi
si
afferma
circa
tutta
una
campagna
diffusa
specialmente
tra
i
giovani
e
diretta
a
svalutare
,
quando
non
sia
a
deridere
,
la
nostra
azione
politica
quasi
imputandola
di
traviamento
della
gioventù
ch
'
essa
distoglierebbe
dalle
feconde
e
virtuose
opere
dell
'
azione
spirituale
.
Non
nego
per
trattare
,
come
mi
propongo
,
lo
spinoso
argomento
con
perfetta
equità
che
molto
di
codesto
diffuso
e
per
me
ingiusto
,
offensivo
e
pericoloso
stato
d
'
animo
è
dovuto
a
criteri
che
non
esito
a
definire
disorientanti
i
quali
oltrepassano
la
breve
cerchia
bresciana
e
che
possono
trovare
una
attenuante
solo
nell
'
eccezionale
periodo
che
traversano
in
Italia
gli
spiriti
,
le
situazioni
e
gli
ordinamenti
.
Ma
non
so
di
fronte
a
ciò
dimenticare
che
è
vanto
veramente
non
cancellabile
della
scuola
bresciana
che
nemmeno
in
quest
'
ora
di
ombre
vorrei
vedere
tradita
l
'
aver
saputo
temperare
,
col
buon
senso
,
la
acutezza
e
l
'
operoso
spirito
di
praticità
della
nostra
solida
razza
paesana
,
l
'
applicazione
di
direttive
che
interpretate
da
noi
portarono
il
nostro
movimento
alla
prosperità
che
ci
è
stata
invidiata
,
interpretate
da
altri
in
modo
diverso
od
opposto
si
rivelarono
sterili
spesso
di
successi
e
di
frutti
.
Qui
l
'
on
.
Longinotti
riferisce
alcuni
fatti
particolari
che
non
è
il
caso
per
noi
di
rilevare
;
indi
riprende
:
L
'
eccezionale
,
tragica
condizione
fatta
a
tutti
dall
'
attuale
regime
colle
sue
sopraffazioni
e
le
sue
seduzioni
,
colle
sue
violenze
e
le
sue
blandizie
dal
pugnale
al
Crocefisso
!
colla
persecuzione
veramente
spietata
contro
uomini
e
cose
che
rivelino
un
qualsiasi
sopravvivere
della
nostra
azione
sociale
e
della
nostra
azione
politica
(
il
che
dovrebbe
bastare
da
sé
a
dimostrarne
la
efficacia
e
la
temibilità
)
va
generando
in
moltissimi
amici
uno
strano
processo
di
revisione
nei
riguardi
di
queste
attività
fino
a
ieri
levate
alle
stelle
e
giustamente
ritenute
indispensabili
al
compiuto
raggiungimento
dei
fini
comuni
ed
ancor
oggi
ammirate
senza
riserve
tra
i
più
operosi
ed
evoluti
cattolici
dell
'
estero
.
In
altre
parole
,
l
'
attuale
situazione
,
fatta
di
bastonati
e
di
bastonatori
,
non
soltanto
consiglia
quegli
amici
nostri
a
subire
,
come
tutti
subiamo
,
quale
una
dura
violenza
a
cui
per
ora
non
è
possibile
sottrarsi
,
restrizioni
che
vengono
imposte
alle
nostre
più
sacre
libertà
di
cittadini
e
di
cattolici
,
ma
li
induce
a
dubitare
della
stessa
efficacia
dell
'
azione
sociale
e
dell
'
azione
politica
,
senza
mostrar
di
accorgersi
che
ciò
è
un
pavido
e
cieco
camminare
a
ritroso
di
qualche
decennio
sul
cammino
faticosamente
e
non
inutilmente
percorso
dai
cattolici
italiani
in
genere
e
da
quelli
bresciani
in
particolare
,
e
che
senza
una
vigorosa
azione
sociale
e
una
robusta
azione
politica
tutte
le
altre
forme
d
'
azione
,
anche
quelle
spiritualmente
preminenti
,
possono
venir
compromesse
od
anche
impedite
dalla
iniquità
delle
leggi
e
risolversi
in
vani
conati
di
riscossa
e
di
ricostruzione
facilmente
soffocabili
,
appena
dieno
ombra
,
dalla
onnipotenza
incontrollata
dei
poteri
centrali
.
E
voglio
aggiungere
che
questo
atteggiamento
di
dubbio
,
di
svalutazione
e
spesso
di
avversione
verso
l
'
azione
sociale
e
l
'
azione
politica
è
più
che
mai
irragionevole
a
Brescia
dove
sia
detto
a
comune
giustizia
nessuna
ragione
esse
han
dato
mai
di
lamentare
eccessi
e
inconvenienti
appena
appena
notevoli
.
Attesa
questa
visione
che
ho
della
nostra
attuale
situazione
,
Ella
non
si
meraviglierà
,
Signor
Presidente
,
se
io
mi
domando
quale
via
mi
segnino
la
mia
dignità
e
la
mia
coerenza
;
se
mi
domando
come
mai
il
resistere
ai
violenti
ci
abbia
di
un
colpo
tramutati
,
agli
occhi
di
molti
,
da
modesti
ma
incontaminati
uomini
politici
in
discussi
e
facili
politicanti
;
se
domando
ai
fratelli
benemeriti
della
propaganda
religiosa
qual
sorte
sia
serbata
,
nel
turbine
,
ai
più
ardimentosi
ed
ai
più
oscuri
gregari
della
nostra
flagellata
milizia
politica
,
ben
difficilmente
sceverabili
dalla
nostra
milizia
cattolica
,
ai
quali
si
volge
commossa
la
mia
ammirazione
e
vuol
essere
testimonianza
di
fraterna
solidarietà
questo
povero
scritto
:
se
cioè
debbano
attendersi
anche
a
Brescia
,
come
altrove
,
quando
si
rinnovi
contro
di
loro
una
violenza
,
la
instaurata
distinzione
inumana
e
codarda
tra
le
persone
e
le
cose
dell
'
azione
cattolica
che
si
protesta
debbano
venir
rispettate
ad
ogni
costo
,
e
quelle
dell
'
azione
politica
che
generosamente
si
abbandonano
alla
mercé
della
loro
sola
difesa
e
dell
'
odio
implacato
della
parte
dominante
.
Voglia
dirmi
chiaramente
la
Giunta
Diocesana
di
Brescia
se
ritiene
che
nel
nostro
campo
chi
attende
come
la
violenza
delle
attuali
circostanze
permette
all
'
azione
sociale
ed
all
'
azione
politica
sia
almeno
da
considerarsi
nella
stessa
trincea
di
quelli
che
provvedono
a
tranquille
e
pur
preziose
opere
di
propaganda
specificatamente
religiosa
,
e
questo
pure
serbando
la
giusta
divisione
tra
le
diverse
attività
ma
senza
perdere
di
vista
mai
l
'
unità
dello
spirito
informatore
e
il
fine
comune
la
salvezza
delle
anime
al
raggiungimento
del
quale
le
diverse
attività
cospirano
.
Voglia
dirmi
,
la
Giunta
Diocesana
,
se
ritiene
ugualmente
benemeriti
dell
'
opera
comune
coloro
che
attendono
e
lo
facessero
con
efficace
ardore
e
soprattutto
con
intelligenza
moltiplicati
!
a
educare
,
a
preparare
cristianamente
i
capi
e
le
masse
per
i
cimenti
futuri
,
e
coloro
che
intanto
son
chiamati
ad
affrontare
,
con
le
sole
forze
di
cui
dispongono
,
i
cimenti
presenti
,
perduti
i
quali
anche
il
domani
è
in
buona
parte
perduto
;
se
ritiene
ancora
che
dalla
fraterna
,
aperta
,
leale
,
cordiale
collaborazione
di
tutte
codeste
attività
,
e
soltanto
da
essa
,
possa
nascere
e
svolgersi
un
movimento
completo
,
equilibrato
,
fecondo
e
tale
da
fronteggiare
tutte
le
esigenze
e
tutti
i
pericoli
della
travagliata
epoca
nostra
.
Codesti
gravi
quesiti
,
dolorosamente
palpitanti
di
attualità
,
ho
sentito
il
dovere
di
porli
proprio
io
,
Signor
Presidente
,
ch
'
Ella
conosce
da
trent
'
anni
quale
milite
modesto
ma
fedele
dell
'
azione
cattolica
,
della
cui
funzione
fondamentale
di
formazione
cristiana
delle
anime
,
di
alimentatrice
indispensabile
e
costante
dello
spirito
di
ogni
nostra
milizia
io
non
ho
dubitato
un
istante
,
mai
;
che
solo
invoco
,
per
essa
,
che
al
fiore
della
intelligenza
e
dell
'
apostolato
di
tutti
i
cattolici
italiani
senza
diffidenze
ed
esclusioni
sia
consentito
l
'
altissimo
onore
di
offrire
collaborazione
ardente
e
fraterna
.
E
quei
problemi
preoccupanti
ho
sentito
il
dovere
di
porli
proprio
io
,
non
dimentico
degli
unanimi
osanna
,
tra
i
quali
dal
libero
suffragio
dei
cattolici
apertissimamente
assenziente
la
stessa
autorità
religiosa
fummo
prescelti
a
un
duro
posto
di
avanguardia
per
tutti
e
di
più
alta
responsabilità
,
e
non
colpevole
di
aver
taciuto
mai
al
partito
politico
,
anche
nei
momenti
della
sua
più
ammirata
potenza
,
le
mie
aperte
riserve
circa
eccessive
tolleranze
nei
rapporti
di
taluni
gregari
e
degli
atteggiamenti
che
essi
andavano
assumendo
.
Ma
oggi
,
da
troppe
parti
,
non
si
domanda
fraternamente
al
partito
di
correggere
taluni
errori
in
cui
,
nella
sua
prorompente
giovinezza
può
esser
caduto
,
ma
dimenticando
un
passato
ancora
recente
,
chiudendo
gli
occhi
a
un
domani
che
può
non
esser
lontano
,
appare
consumata
saggezza
mostrare
di
considerarlo
malgrado
il
suo
programma
,
gli
uomini
che
lo
compongono
e
i
conclamanti
servizi
resi
alla
causa
al
livello
degli
altri
partiti
politici
per
ostentare
il
proprio
disinteressamento
per
tutti
;
comodissima
tattica
che
,
tra
l
'
altro
,
può
molto
giovare
a
tener
lontana
la
minacciosa
avversione
di
chi
tiene
il
potere
.
Io
rimango
fedele
,
anche
in
quest
'
ora
,
al
mio
passato
e
alla
mia
promessa
,
io
che
non
ho
risparmiate
le
oneste
critiche
restando
spesse
volte
quasi
solo
tra
il
coro
dei
plaudenti
;
e
chiudo
questo
scritto
accorato
domandando
alla
mia
Giunta
diocesana
con
la
sola
autorità
che
mi
viene
dall
'
esser
padre
di
sei
figli
se
ritiene
che
per
i
nostri
giovani
,
in
quest
'
ora
di
persecuzione
,
oltre
chiamarli
sotto
la
pacifica
tenda
dell
'
azione
religiosa
,
non
sia
spettacolo
altamente
fortificatore
degli
spiriti
quello
che
dà
la
nostra
insidiata
,
sospettata
,
combattuta
azione
politica
la
quale
,
sdegnando
le
facili
ricompense
che
le
verrebbero
prodigate
seguendo
men
aspra
e
men
diritta
via
,
insegna
a
resistere
anche
senza
speranza
umana
quando
la
violenza
vuol
farci
piegare
,
e
non
consente
agli
orpelli
onde
l
'
imperante
regime
cerca
sedurre
ed
asservire
la
Chiesa
,
di
spegnere
la
ribellione
e
la
protesta
che
dinanzi
alla
sanguinante
tirannia
,
allo
strazio
di
ogni
men
discutibile
libertà
cui
è
ridotto
tutto
un
popolo
,
prorompono
irrefrenabili
da
tante
libere
anime
non
ancora
immemori
dei
più
fieri
comandi
del
Cristianesimo
.
StampaPeriodica ,
Ebbene
,
quanto
ciò
durerà
,
sei
mesi
ancora
,
un
anno
forse
?
Ce
ne
sarà
sempre
abbastanza
perché
il
regime
ne
vada
crivellato
.
E
discuteremo
dopo
se
ciò
sia
un
bene
o
sia
un
male
,
se
a
noi
giova
o
a
noi
nuoce
dare
dei
fieri
colpi
di
temperino
al
regime
parlamentare
,
quintessenza
della
epoca
borghese
.
Confessiamo
per
il
momento
che
non
sapremmo
che
sostituire
al
regime
rappresentativo
,
poiché
alla
democrazia
diretta
non
credono
neppure
i
compagni
dell
'
azione
diretta
.
Or
dunque
,
quanto
durerà
l
'
agonia
di
questa
Camera
?
Quanto
durerà
la
sfacciata
onnipotenza
di
un
uomo
sulla
paralisi
del
sistema
?
L
'
uomo
non
sarebbe
un
uomo
se
non
ne
usasse
e
non
ne
abusasse
.
Ma
le
circostanze
della
dittatura
non
sono
da
accagionarsi
a
lui
.
Perciò
di
lui
non
si
può
dire
che
abbia
aspirato
alla
tirannide
.
Né
questo
eccesso
di
onore
,
né
questa
indegnità
.
La
tirannide
è
venuta
verso
di
lui
;
si
è
data
a
lui
come
un
'
amante
,
ed
egli
l
'
ha
presa
.
Non
altro
.
La
tirannide
si
chiama
due
volte
la
"
fatalità
storica
"
!
Prima
fatalità
storica
,
la
guerra
.
La
guerra
porta
alla
dittatura
,
infallibilmente
.
Anche
le
guerre
di
liberazione
sono
dittatorie
.
Cesare
è
Cesare
.
Figurarsi
le
guerre
di
conquista
!
La
dittatura
esce
dal
congegno
della
disciplina
militare
nell
'
ora
che
questa
esprime
la
sua
più
energica
potenza
di
azione
.
Perciò
la
democrazia
è
per
la
pace
;
è
contro
la
guerra
,
sempre
.
Tranne
la
democrazia
italiana
;
tranne
la
democrazia
napoleonica
,
plebiscitaria
e
imperiale
.
Il
motivo
è
troppo
vecchio
,
quasi
stantio
,
perché
occorra
svilupparlo
.
La
guerra
di
Libia
era
una
cosa
bastarda
,
mezzo
guerra
coloniale
,
mezzo
guerra
europea
.
Generalmente
la
guerra
scoppia
sul
fallimento
della
diplomazia
ed
è
sciolta
da
ogni
rapporto
con
la
diplomazia
.
Le
sciabole
hanno
sconfitto
gli
spadini
,
i
caschi
,
le
parrucche
,
i
cannoni
,
i
protocolli
.
Generalmente
.
Ma
noi
siamo
originali
.
La
nostra
guerra
è
stata
dominata
dai
diplomatici
.
Ogni
mossa
ci
fu
comandata
o
proibita
,
sempre
passata
al
vaglio
delle
cancellerie
.
Perciò
ci
mettemmo
tredici
mesi
a
conquistare
un
1200
chilometri
di
lungo
ed
un
15
chilometri
di
profondo
,
sopra
un
milione
e
mezzo
forse
di
chilometri
quadrati
,
che
avevamo
dichiarato
sulla
carta
di
nostra
sovranità
...
E
non
l
'
avremmo
fatta
finita
se
non
ci
si
mettevano
di
mezzo
i
banchieri
a
sconfiggere
generali
e
diplomatici
.
Però
la
guerra
di
Libia
è
stata
una
guerra
abbastanza
europea
,
perché
il
governo
fosse
legittimato
,
dalla
soggezione
alle
cancellerie
e
dall
'
imbarazzo
verso
le
aspettazioni
popolari
,
a
chiudere
la
Camera
ed
esercitare
il
potere
esecutivo
,
senza
il
controllo
parlamentare
.
Preso
l
'
abbrivio
,
si
è
trovato
che
il
sistema
era
comodo
anche
dopo
fatta
la
pace
,
se
la
guerra
continuava
sui
Balcani
!
Il
governo
disse
esplicitamente
che
la
Camera
riaperta
era
buona
per
gli
affari
interni
;
per
quelli
esteri
,
non
mai
.
Soccorreva
forse
all
'
on
.
Giolitti
la
dottrina
meravigliosa
,
svolta
ai
banchettanti
di
Torino
,
secondo
cui
la
politica
estera
di
un
paese
non
influisce
sulla
sua
politica
interna
.
Oh
!
no
!
Ne
domina
soltanto
tutta
la
politica
militare
e
quella
finanziaria
.
E
,
se
è
poco
,
scusate
.
La
dittatura
,
nata
dalla
guerra
nostra
,
si
rinforzava
della
guerra
altrui
e
della
crisi
europea
;
si
rinforzava
uscendo
dal
tipo
violento
,
straordinario
,
eccezionale
dei
pieni
poteri
e
della
Camera
chiusa
,
per
entrare
nel
tipo
più
mite
,
normale
ed
ordinario
dei
pieni
poteri
e
della
Camera
aperta
,
ma
non
funzionante
.
Rinviate
le
discussioni
incomode
sulla
crisi
internazionale
a
tempo
più
opportuno
,
si
metteva
la
Camera
davanti
alla
maestà
dei
fatti
compiuti
,
la
guerra
,
la
pace
,
il
rinnovamento
della
Triplice
Alleanza
.
La
Camera
non
reagisce
;
non
può
reagire
,
è
felice
di
non
reagire
;
tripudia
della
sua
decadenza
,
della
sua
abbiezione
,
perché
è
sotto
l
'
impero
della
seconda
"
fatalità
storica
,
che
fa
la
dittatura
;
la
fatalità
di
essere
,
non
una
Camera
di
deputati
,
ma
una
Camera
di
candidati
.
E
supplichevoli
!
...
Inutile
insistere
!
Di
questi
508
,
non
meno
forse
di
450
hanno
fatto
il
maggior
sacrifizio
di
sé
,
approvando
la
riforma
elettorale
.
L
'
hanno
approvata
in
una
fede
cieca
che
il
dittatore
avrebbe
sempre
,
in
ogni
caso
,
salvato
i
suoi
fedeli
.
Come
?
Non
se
lo
domandano
nemmeno
.
Il
governo
ha
tanti
mezzi
sul
suffragio
universale
o
semiuniversale
che
sia
!
La
fiducia
elettorale
di
costoro
nel
governo
,
in
genere
,
nell
'
on
.
Giolitti
,
in
ispecie
,
tocca
i
limiti
della
religione
,
del
misticismo
,
del
feticismo
.
È
vano
contestare
che
tal
fiducia
è
il
più
insigne
oltraggio
alla
onestà
del
governo
.
Essi
sanno
meglio
di
noi
che
debbono
pensare
al
riguardo
.
Essi
adorano
il
Nume
;
non
importa
loro
di
rispettarlo
.
L
'
onorevole
Giolitti
è
il
Mosè
che
li
tirerà
dalla
dura
terra
di
Egitto
e
farà
loro
passare
,
a
piedi
asciutti
,
il
mar
Rosso
del
suffragio
universale
.
Come
se
la
caverà
Mosè
,
è
affar
suo
;
ad
essi
basta
sapere
che
Mosè
compirà
il
miracolo
.
Ma
lo
compirà
,
s
'
intende
,
soltanto
per
i
meritevoli
,
cioè
,
per
coloro
che
avranno
sempre
tutto
approvato
senza
nulla
domandare
,
anzi
senza
mai
discutere
:
né
la
guerra
,
né
la
pace
,
né
l
'
estero
,
né
l
'
interno
;
né
la
polizia
,
né
la
finanza
;
nulla
.
Meglio
ancora
;
che
avranno
tutto
approvato
,
facendo
intendere
ad
altrui
che
il
discutere
è
il
crimenlese
parlamentare
più
vero
e
maggiore
.
Così
guadagnata
l
'
onnipotenza
e
paralizzato
il
controllo
,
la
dittatura
cresce
,
alimentandosi
di
se
stessa
.
Ed
ecco
i
sintomi
di
quella
malattia
che
lo
psichiatra
tedesco
definiva
la
cesarite
.
Cesare
,
convinto
di
essere
Domeneddio
,
in
ogni
estremo
solitario
censore
vede
il
congiurato
da
castigarsi
in
guisa
esemplare
.
Un
senatore
,
fruendo
della
invidiabile
posizione
per
cui
non
può
più
essere
candidato
,
ricordando
di
essere
un
ammiraglio
ed
un
uomo
di
guerra
,
accenna
nella
Camera
vitalizia
a
formulare
qualche
censura
sulle
operazioni
di
guerra
?
Taccia
l
'
anarchico
,
non
si
vergogna
il
senza
-
patria
?
E
il
richiamo
è
così
offensivo
della
personale
dignità
,
che
l
'
ammiraglio
non
ci
regge
e
si
rimette
a
sedere
-
Un
deputato
,
uno
dei
pochi
fuori
della
schiera
,
pure
essendo
ligio
come
non
si
potrebbe
essere
di
più
alle
patrie
istituzioni
,
ardisce
censurare
il
provvedimento
per
cui
si
aumenta
la
ricchezza
pubblica
aumentando
la
circolazione
dei
biglietti
(
teorica
del
torchietto
!
)
;
e
il
ministro
non
mancherà
bellamente
di
invitarlo
a
stare
zitto
,
poiché
errò
in
certi
calcoli
consegnati
qualche
anno
prima
in
una
intervista
con
un
giornale
!
L
'
insofferenza
del
controllo
diventa
impertinenza
.
È
nel
rito
.
La
dittatura
si
inebria
di
sé
:
convinta
di
tutto
potere
,
non
rifugge
,
nel
suo
puntiglio
di
onnipotenza
,
da
proporsi
l
'
impossibile
.
Credere
,
per
esempio
,
che
il
bilancio
italiano
comporti
senza
prestiti
o
senza
nuove
imposte
,
il
dispendio
di
oltre
un
miliardo
per
la
guerra
,
è
,
evidentemente
,
ubbia
cesarea
.
Il
governo
la
insegue
,
vi
si
infervora
,
e
contribuirà
al
dissesto
assoluto
del
bilancio
per
il
puntiglio
di
ostentare
che
non
mette
imposte
e
non
fa
debiti
.
Naturalmente
,
perché
la
realtà
è
insopprimibile
,
esso
fa
debiti
e
mette
imposte
:
ma
debiti
e
imposte
sono
coverti
da
finzioni
che
non
ingannano
gli
esperti
,
e
sono
il
portato
dei
pieni
poteri
.
Così
,
vere
nuove
imposte
"
per
impero
dittatorio
sono
gli
aumenti
negli
accertamenti
,
comandati
agli
esattori
,
oltre
quel
limite
di
onesta
transazione
tra
l
'
imponibile
potenziale
e
quello
reale
,
che
faceva
legge
tra
il
contribuente
e
il
fisco
.
E
veri
debiti
e
vere
imposte
insieme
sono
gli
anticipi
degli
istituti
di
emissione
e
l
'
aumento
della
circolazione
cartacea
,
che
spinge
all
'
aggio
,
deprezzando
la
moneta
.
Ma
questa
forma
di
imposta
,
colpisce
particolarmente
i
salari
dei
lavoratori
,
che
veggono
,
per
lo
stesso
tasso
,
scemare
la
potenza
acquisitiva
del
denaro
ricevuto
per
la
settimana
di
lavoro
...
E
allora
,
dal
chiuso
campo
borghese
,
chi
ha
interesse
a
rivoltarsi
ad
una
dittatura
,
che
si
fa
pesare
specialmente
sul
proletariato
;
ad
una
dittatura
di
classe
?
La
"
democrazia
"
no
,
per
centomila
buoni
motivi
,
di
cui
basta
addurre
il
primo
:
che
la
democrazia
non
c
'
è
.
Non
è
infatti
democrazia
quel
miserando
avanzo
nazionalista
che
inneggia
alla
guerra
e
,
per
coerenza
,
ai
postulati
della
guerra
,
che
sono
la
blague
,
il
bluff
,
la
vanità
dei
chilometri
quadrati
e
del
bilancio
nazionale
,
da
cui
sono
stornati
tutti
gli
stanziamenti
per
opere
di
civiltà
,
allo
scopo
di
vantare
la
guerra
fatta
senza
debiti
e
senza
imposte
:
storia
da
fare
sprofondare
dalla
invidia
la
nostra
cara
alleata
,
l
'
Austria
,
che
,
più
candida
,
ha
ordinato
,
con
la
mobilitazione
,
un
onesto
prestito
di
250
milioni
di
corone
!
Ah
!
la
democrazia
è
irredentista
,
sebbene
non
si
arrischi
a
parlare
contro
la
anticipazione
del
rinnovamento
della
Triplice
!
Ma
la
democrazia
conferisce
alla
dittatura
,
con
la
speranza
,
che
essa
divide
con
la
maggioranza
,
di
essere
tratta
in
salvo
nel
gran
cimento
elettorale
dall
'
on
.
Giolitti
.
E
questo
è
altro
dei
miracoli
che
si
attendono
dal
dittatore
,
che
egli
faccia
vincere
i
deputati
clericali
e
moderati
che
hanno
votato
per
lui
ed
anche
i
loro
avversari
democratici
e
,
magari
,
socialisti
-
riformisti
.
Per
intanto
,
tutti
,
dai
clericali
ai
socialisti
riformisti
,
gli
stanno
attorno
,
supplici
,
adoranti
.
Non
fosse
per
qualche
socialista
(
senza
qualifiche
!
)
e
per
qualche
ultimo
repubblicano
meno
di
tre
dozzine
di
deputati
in
tutto
la
Camera
italiana
darebbe
lo
spettacolo
,
unico
al
mondo
da
che
esistono
parlamenti
,
della
unanimità
.
Ora
,
una
dittatura
,
che
si
esprime
con
una
semi
-
universalità
di
consensi
parlamentari
,
non
infama
sé
,
infama
il
regime
parlamentare
.
Essa
sfrutta
la
situazione
;
l
'
usa
e
ne
abusa
.
È
umano
.
Se
di
suo
aggiunge
l
'
espressione
di
un
non
celato
fastidio
verso
cotesti
elemosinanti
;
se
,
a
cagion
d
'
esempio
,
ha
creduto
di
sopprimere
la
tradizionale
ora
di
udienza
ai
deputati
,
di
chi
la
colpa
?
Non
si
può
dire
che
i
modi
della
dittatura
,
onde
agonizza
il
sistema
rappresentativo
,
siano
balzati
interamente
dalla
mente
del
capo
del
governo
;
è
tutta
la
classe
borghese
che
ama
prostrarsi
in
sua
viziosa
libidine
,
in
sua
sadica
esaltazione
nazionalista
,
ai
piedi
del
conquistatore
,
il
quale
non
trattiene
neppure
l
'
ingiuria
pubblica
alla
gente
di
Borsa
,
che
della
gente
borghese
è
così
gran
parte
!
Ma
la
donna
che
ama
,
tutto
perdona
,
e
dai
mali
trattamenti
tira
materia
di
nuovo
ardore
,
di
altre
concupiscenze
.
È
l
'
uomo
forte
che
le
promette
gioie
violente
e
trionfi
clamorosi
sul
nemico
esterno
e
,
più
,
sul
nemico
interno
,
il
proletariato
,
che
la
femmina
borghesia
adora
nel
grosso
montanaro
,
sicuro
di
sé
,
che
fa
ballare
a
suo
talento
deputati
e
senatori
.
Perciò
questa
dittatura
è
veramente
di
classe
.
Se
il
regime
rappresentativo
rovina
,
è
la
borghesia
che
rovinato
lo
vuole
.
Noi
potremo
discutere
a
nostro
agio
,
se
ciò
è
un
bene
od
un
male
,
e
se
noi
sapremmo
sostituire
di
meglio
al
regime
parlamentare
,
quintessenza
dell
'
epoca
borghese
.
Oggi
non
v
'
ha
dubbio
la
dittatura
va
combattuta
dal
proletariato
come
l
'
espressione
storica
più
agguerrita
della
possanza
borghese
.
Se
c
'
è
contraddizione
nei
termini
tanto
peggio
per
la
dialettica
.
Nella
realtà
della
vita
,
contro
la
borghesia
e
contro
la
dittatura
il
proletariato
deve
anelare
di
ricostituire
,
col
suffragio
universale
,
nei
venturi
comizi
,
il
regime
rappresentativo
,
ricreando
dentro
di
esso
l
'
integrazione
di
una
potente
,
decisa
,
formidabile
opposizione
.
Opposizione
al
governo
;
opposizione
alla
classe
!
Al
lavoro
!
StampaPeriodica ,
Ogni
nuova
rivista
suole
affermare
nel
suo
presentarsi
ai
lettori
che
essa
si
sente
destinata
,
poco
meno
che
per
provvidenziale
missione
,
a
colmare
una
lacuna
.
Si
potrebbe
quindi
ragionevolmente
dubitare
che
una
lacuna
...
disponibile
sia
ormai
rimasta
per
noi
,
che
stiamo
per
iniziare
appena
oggi
la
nostra
vita
.
Ma
in
verità
il
compito
che
ci
proponiamo
non
ci
sembra
oggi
comune
ad
alcuna
altra
rivista
.
Ne
indicammo
,
in
un
primo
annunzio
di
tre
mesi
addietro
,
alcuni
punti
,
accennando
sommariamente
anche
certe
direttive
pratiche
cui
intendevamo
attenerci
.
Quella
sintesi
schematica
,
però
,
non
dava
i
tratti
caratteristici
del
programma
,
quale
è
venuto
successivamente
maturandosi
,
precisandosi
attraverso
più
concrete
discussioni
preparatorie
,
ed
insieme
allontanandosi
alquanto
dalle
linee
primitive
.
La
«
Cronaca
Sociale
»
nasce
dalla
iniziativa
e
si
alimenterà
precipuamente
dalla
collaborazione
di
un
gruppo
di
giovani
i
quali
vivendo
con
passione
di
fede
il
travaglio
fecondo
,
se
pur
talvolta
amaro
ed
ingrato
,
della
coscienza
politico
-
sociale
dei
cattolici
italiani
,
nell
'
attuale
periodo
storico
credono
di
potere
e
dovere
utilmente
contribuire
,
nel
limite
delle
loro
forze
modeste
,
a
determinarne
i
dati
,
ad
approfondirne
il
valore
,
ad
orientarne
i
resultati
.
Il
ciclo
della
perfetta
unità
di
spirito
e
di
organizzazione
dei
cattolici
nel
campo
politico
e
sociale
può
dirsi
chiuso
:
non
soltanto
in
Italia
,
ma
in
tutti
i
paesi
che
hanno
veduto
il
complesso
esperimento
della
loro
attività
nella
vita
pubblica
.
Era
allora
in
giuoco
la
difesa
dei
più
alti
e
gelosi
interessi
religiosi
,
e
dello
stesso
diritto
di
cittadinanza
dei
cattolici
come
nucleo
operante
nella
vita
degli
stati
moderni
,
contro
gli
assalti
combinati
del
liberalismo
e
del
socialismo
,
i
quali
avevano
derivato
da
tutto
quel
vasto
movimento
di
idee
e
di
fatti
,
cui
si
collegano
la
rivoluzione
francese
e
le
rivoluzioni
nazionali
,
l
'
assioma
ideologico
della
separazione
dei
fattori
etici
dai
problemi
sociali
e
dal
ferreo
giuoco
degli
interessi
economici
:
donde
il
consolidarsi
dei
vari
pregiudizi
anticlericali
o
,
peggio
,
antireligiosi
di
rea
memoria
.
Su
questo
terreno
di
lotta
,
nel
Belgio
come
in
Germania
,
in
Olanda
come
in
Austria
,
in
Italia
come
nella
stessa
Francia
,
la
tenace
multiforme
azione
dei
cattolici
,
di
cultura
,
di
propaganda
,
di
organizzazione
,
di
resistenza
ebbe
le
sue
pagine
eroiche
e
vinse
la
sua
battaglia
.
C
'
è
oggi
,
e
non
solo
in
Italia
,
una
mentalità
diversa
,
diremmo
più
rispettosa
e
comprensiva
,
certo
più
oggettiva
ed
aperta
,
dei
superiori
problemi
che
si
connettono
alla
vita
religiosa
ed
all
'
altissimo
magistero
della
Chiesa
cattolica
.
L
'
attività
pubblica
dei
cattolici
ha
potuto
così
procedere
oltre
la
primitiva
fondamentale
esigenza
di
difesa
;
e
le
si
sono
venuti
man
mano
ponendo
in
primo
piano
due
problemi
;
quello
morale
prima
che
politico
di
un
sempre
più
largo
sforzo
di
realizzazione
e
di
conquista
,
diretto
a
permeare
la
vita
sociale
,
con
la
maggior
profondità
ed
estensione
possibili
,
dei
grandi
insegnamenti
del
cattolicismo
(
nel
che
consiste
la
più
solida
efficienza
di
una
difesa
delle
idealità
religiose
)
;
l
'
altro
,
più
propriamente
politico
ma
a
larghe
essenziali
interferenze
coi
problemi
etici
e
sociali
,
di
una
presa
di
posizione
nei
confronti
della
concezione
,
della
organizzazione
,
delle
funzioni
dello
stato
moderno
,
dei
suoi
rapporti
con
i
diritti
dei
singoli
e
delle
collettività
(
la
cosidetta
«
crisi
della
democrazia
»
ne
ha
fatto
il
problema
centrale
del
riassestamento
interno
delle
nazioni
dopo
la
guerra
)
.
Dinanzi
a
questi
problemi
era
inevitabile
che
divergenze
di
pensiero
e
di
tattica
si
palesassero
sempre
più
definite
.
Certamente
non
è
casuale
che
ne
siano
solcate
da
tempo
,
se
non
anche
divise
,
le
compagini
più
ricche
di
esperienza
e
di
storia
come
quelle
dei
cattolici
belgi
,
olandesi
e
tedeschi
.
In
Italia
la
divisione
si
andava
già
palesando
durante
l
'
ultimo
periodo
della
fortuna
del
Partito
Popolare
,
che
rappresenta
indubbiamente
lo
sforzo
unitario
più
organico
del
passato
.
Si
è
rivelata
poi
via
via
in
tutta
la
sua
ampiezza
durante
il
consolidarsi
del
regime
fascista
,
il
quale
ha
operato
come
reagente
nella
indistinta
coscienza
collettiva
dei
maggiori
aggruppamenti
dei
cattolici
,
allo
stesso
modo
che
nelle
altre
correnti
politiche
.
Noi
sentiamo
di
rammaricarci
delle
forme
di
deplorevole
asprezza
che
il
dissenso
ha
rivestito
fra
noi
e
che
per
nostra
parte
studiosamente
eviteremo
:
non
del
dissenso
in
sé
.
Lungi
dal
temerne
chissà
quali
fatalissimi
effetti
,
noi
lo
giudichiamo
invece
utile
e
chiarificatore
per
dirla
con
una
parola
di
moda
;
e
lo
assumiamo
come
dato
acquisito
,
punto
di
partenza
per
impostare
il
nostro
programma
.
Siamo
qui
nel
dominio
di
questioni
opinabilissime
,
sulle
quali
non
ha
riflesso
decisivo
la
concordanza
intorno
alle
grandi
questioni
di
principio
che
sono
fuori
causa
per
tutti
i
cattolici
;
poiché
vi
«
giuocano
»
,
insieme
con
una
considerazione
assai
soggettiva
della
poliedrica
complessità
dei
fatti
politici
e
sociali
e
del
loro
mutevole
atteggiarsi
,
anche
gli
stretti
legami
che
questi
hanno
con
situazioni
,
interessi
,
preoccupazioni
di
carattere
«
materialistico
»
di
estrema
sensibilità
.
La
divisione
è
ormai
profonda
negli
atteggiamenti
politici
,
ma
non
è
meno
concreta
nel
campo
della
«
azione
sociale
»
che
forma
poi
il
substrato
dei
primi
,
e
si
può
sintetizzare
nei
due
termini
che
sono
d
'
uso
più
corrente
e
contengono
la
più
approssimativa
definizione
:
cattolici
democratici
di
fronte
a
cattolici
conservatori
.
Noi
siamo
,
convintamente
,
dei
primi
.
Ed
il
momento
ci
sembra
richieda
di
riprendere
e
sviluppare
quel
magnifico
fervore
di
studio
e
di
opere
che
in
un
altro
periodo
agitato
della
vita
italiana
,
attraverso
errori
generosi
e
deviazioni
tristissime
,
fecondò
il
primo
movimento
democratico
-
cristiano
.
Ma
aggiungiamo
subito
che
non
intendiamo
lasciarci
attrarre
dal
fascino
bruciante
delle
lotte
politiche
:
se
non
ne
potremo
naturalmente
prescindere
del
tutto
,
concentreremo
però
la
nostra
indagine
nel
cerchio
pur
vasto
dei
fatti
sociali
e
dei
problemi
morali
tecnici
,
economici
che
vi
si
collegano
.
Oggi
,
negate
come
sono
,
o
almeno
estremamente
ridotte
,
le
possibilità
di
ogni
attività
pratica
,
è
l
'
ora
del
raccoglimento
operoso
per
la
educazione
delle
coscienze
,
per
la
conquista
dei
convincimenti
meditati
e
consapevoli
,
contro
la
prevalente
opacità
intellettuale
e
morale
,
contro
l
'
acquiescenza
insincera
in
servigio
del
tornaconto
.
Ecco
il
compito
della
nostra
«
Cronaca
»
.
E
questo
agitare
idee
,
questa
approfondita
osservazione
dei
fatti
,
ricercati
col
sereno
disinteresse
di
chi
non
si
attende
effetti
o
successi
né
immediati
né
prossimi
,
sarà
perseguita
da
noi
non
col
metodo
freddo
ed
indifferente
di
chi
raccolga
ed
elenchi
materiale
di
studio
,
ma
secondo
una
coerente
linea
orientatrice
,
affinché
abbia
il
valore
formativo
che
ce
ne
ripromettiamo
.
Ciò
non
ci
tratterrà
certo
dal
valerci
anche
del
contributo
di
amici
,
noti
od
oscuri
,
che
vedono
le
cose
di
oggi
e
di
domani
sotto
un
angolo
visuale
diverso
dal
nostro
:
per
una
coltura
seria
viva
ed
aperta
giovano
le
larghe
informazioni
,
le
discussioni
,
gli
attriti
di
idee
.
Ma
ogni
problema
avrà
la
valutazione
che
risponde
alla
nostra
visione
della
realtà
e
delle
esigenze
ideali
di
un
movimento
cattolico
-
sociale
.
Le
nuove
informazioni
che
si
vanno
delineando
negli
spiriti
prima
che
nelle
vicende
esteriori
,
richiedono
omogeneità
di
pensiero
,
chiarezza
di
intendimenti
,
saldezza
di
fede
.
A
prepararle
,
soprattutto
nella
massa
giovanile
dei
cattolici
italiani
,
vuol
contribuire
questa
rivista
,
che
confidiamo
sarà
seguita
da
amici
non
scarsi
né
tepidi
.
E
Iddio
illumini
e
fecondi
l
'
opera
nostra
.
StampaPeriodica ,
Nulla
autorizza
a
credere
che
la
rivoluzione
sociale
in
occidente
abbia
a
cominciare
dall
'
Italia
.
La
rivoluzione
sociale
secondo
la
concezione
tradizionale
dovrebbe
consistere
nella
distruzione
della
società
capitalista
e
nazionale
e
nella
instaurazione
della
società
comunistica
e
internazionale
.
L
'
affare
,
quindi
,
non
riguarda
un
solo
paese
,
ma
tutti
i
paesi
o
almeno
tutti
quei
paesi
che
,
pure
essendo
perfettamente
autonomi
,
sono
tuttavia
legati
fra
di
loro
da
rapporti
politici
ed
economici
così
profondi
da
costituire
,
rispetto
ad
altri
gruppi
di
paesi
,
una
superiore
unità
economica
e
politica
.
Questo
è
appunto
il
caso
dei
paesi
dell
'
occidente
europeo
,
cioè
delle
vere
Nazioni
europee
,
il
cui
particolarismo
politico
ed
economico
è
per
l
'
appunto
un
riflesso
del
loro
comune
tipo
di
civiltà
,
vale
a
dire
della
civiltà
a
tipo
nazionale
,
che
tutti
hanno
adottata
.
La
maggiore
frequenza
di
conflitti
in
Europa
,
lungi
dall
'
attestare
una
minore
solidarietà
d
'
interessi
fra
Nazioni
in
confronto
di
altri
gruppi
di
Nazioni
,
attesta
invece
la
maggiore
somma
d
'
interessi
comuni
da
regolare
e
soprattutto
il
maggiore
dinamismo
politico
ed
economico
di
tutto
il
sistema
internazionale
,
che
esse
hanno
creato
.
Sono
parecchie
migliaia
d
'
anni
che
l
'
Europa
è
lacerata
da
guerre
,
eppure
essa
da
almeno
duemila
anni
rimane
alla
testa
della
civiltà
,
né
i
sentimenti
di
solidarietà
umana
e
di
simpatia
internazionale
hanno
fatto
qui
minori
progressi
che
negli
altri
continenti
dove
i
popoli
si
sono
composti
e
quasi
sepolti
in
perpetua
pace
.
Malgrado
le
guerre
,
o
,
forse
meglio
,
proprio
attraverso
le
guerre
,
i
popoli
d
'
Europa
hanno
creato
una
comune
civiltà
,
un
comune
sistema
politico
,
del
quale
sono
capisaldi
l
'
autonomia
nazionale
e
la
costituzione
capitalistica
,
che
tutti
sono
egualmente
interessati
a
difendere
e
a
conservare
.
La
trasformazione
di
tale
sistema
non
può
,
quindi
,
essere
affare
di
uno
soltanto
di
essi
,
ma
di
tutti
.
Che
poi
questo
paese
debba
essere
proprio
l
'
Italia
è
cosa
che
si
capisce
ancora
meno
.
Le
rivoluzioni
sociali
,
sul
tipo
di
quella
preconizzata
dai
socialisti
,
possono
essere
tentate
e
realizzate
,
senza
correre
un
grave
rischio
internazionale
,
soltanto
in
quei
grandi
paesi
che
costituiscono
un
sistema
economico
chiuso
,
una
società
che
basta
a
se
stessa
;
ma
una
iniziativa
rivoluzionaria
per
parte
di
paesi
che
non
bastano
a
se
stessi
,
ma
che
sono
fra
loro
legati
da
infiniti
rapporti
di
mutua
dipendenza
,
è
necessariamente
esposta
non
soltanto
a
gravi
rischi
nazionali
,
ma
anche
a
più
gravi
rischi
internazionali
.
Senonché
il
rischio
internazionale
non
lo
corre
il
solo
partito
rivoluzionario
disposto
a
trasformare
l
'
ordine
politico
e
sociale
ma
tutto
il
paese
,
nel
quale
quel
partito
abbia
preso
il
sopravvento
.
Ora
,
è
appunto
una
tale
possibilità
che
ci
spiega
il
perché
il
partito
socialista
italiano
,
almeno
nelle
apparenze
,
si
mostra
il
più
deciso
di
tutti
nel
proposito
di
prendere
l
'
iniziativa
di
una
rivoluzione
,
che
dovrebbe
sconvolgere
il
sistema
politico
ed
economico
di
tutta
l
'
Europa
.
I
suoi
precedenti
non
dimostrano
affatto
che
esso
sia
il
più
ardito
o
il
più
rivoluzionario
fra
tutti
i
partiti
socialisti
d
'
Europa
,
tuttavia
esso
è
oggi
il
più
convinto
e
il
più
temerario
assertore
della
rivoluzione
sociale
,
perché
,
facendo
ciò
,
esso
segue
il
suo
istinto
antinazionale
.
In
verità
,
ciò
che
esso
veramente
persegue
non
è
tanto
la
trasformazione
reale
della
società
capitalistica
,
quanto
il
proposito
di
vedere
esposta
l
'
Italia
alle
maggiori
complicazioni
internazionali
con
relativi
danni
politici
ed
economici
.
In
un
momento
di
estrema
sensibilità
politica
e
di
facili
ripercussioni
internazionali
,
per
cui
si
può
dire
che
il
principio
del
non
intervento
è
di
fatto
continuamente
violato
,
tanto
si
sono
fatti
frequenti
e
delicati
i
rapporti
fra
gli
Stati
,
i
partiti
socialisti
degli
altri
paesi
hanno
compreso
che
ogni
manifestazione
di
volontà
rivoluzionaria
da
parte
loro
non
poteva
raggiungere
altro
risultato
positivo
se
non
quello
di
creare
imbarazzi
al
proprio
paese
,
di
diminuirne
il
credito
e
d
'
incoraggiarne
i
nemici
;
in
una
parola
,
di
limitarne
l
'
efficienza
internazionale
;
epperò
essi
o
si
sono
apertamente
schierati
con
le
forze
nazionali
o
si
sono
frenati
nei
loro
impulsi
.
Nessuna
seria
manifestazione
di
volontà
rivoluzionaria
è
infatti
da
segnalare
negli
altri
grandi
Stati
d
'
Europa
,
compresa
la
vinta
Germania
;
si
può
anzi
dire
che
in
tutti
i
grandi
Stati
la
stessa
attività
ordinaria
del
movimento
socialista
abbia
subito
un
arresto
.
La
condotta
diversa
tenuta
dal
partito
socialista
italiano
dimostra
o
un
sentimento
affatto
opposto
o
la
più
assoluta
incomprensione
nei
suoi
capi
della
particolare
delicatezza
dell
'
attuale
momento
politico
internazionale
:
quindi
,
deliberata
volontà
di
nuocere
alla
Nazione
,
nel
primo
caso
;
perfetta
insensibilità
nazionale
,
nel
secondo
caso
.
Se
lo
spirito
rivoluzionario
dei
socialisti
italiani
non
fosse
inquinato
da
antipatriottismo
,
anzi
non
consistesse
tutto
nel
loro
antipatriottismo
,
essi
si
sarebbero
facilmente
accorti
che
non
esistono
ancora
le
condizioni
del
successo
per
un
moto
rivoluzionario
d
'
origine
italiana
e
che
pertanto
tutte
le
loro
buone
intenzioni
al
riguardo
non
possono
che
risolversi
in
semplici
atteggiamenti
di
spavalderia
rivoluzionaria
,
impotenti
a
trasformare
il
mondo
,
ma
efficacissimi
a
rovinare
l
'
Italia
.
Si
sarebbero
cioè
accorti
come
se
ne
sono
accorti
i
loro
compagni
negli
altri
paesi
che
il
voler
far
passare
l
'
Italia
per
un
paese
rivoluzionario
non
giova
alla
società
comunista
,
loro
patria
futura
,
ma
nuoce
infinitamente
all
'
Italia
,
loro
patria
presente
;
e
che
,
infine
,
se
anche
l
'
Italia
dovesse
partorire
,
per
strane
incidenze
di
circostanze
,
una
società
comunista
,
il
suo
sarebbe
un
parto
prematuro
e
non
vitale
,
accompagnato
da
un
puerperio
pericolosissimo
,
dal
quale
difficilmente
essa
si
rileverebbe
o
ne
resterebbe
debilitata
per
sempre
.
Questa
strana
ottusità
di
spirito
rivoluzionario
non
si
spiega
che
con
una
perfetta
lucidezza
di
spirito
antinazionale
.
Ma
oltre
a
questa
anomalia
generale
che
si
riscontra
nella
posizione
fondamentale
del
socialismo
italiano
,
vi
sono
altri
fatti
che
stanno
a
dimostrare
come
gli
atteggiamenti
rivoluzionari
dei
socialisti
italiani
non
sono
l
'
espressione
genuina
del
loro
antipatriottismo
.
Fatto
tipico
in
proposito
è
l
'
attitudine
da
essi
assunta
verso
la
Repubblica
dei
Soviety
.
I
socialisti
italiani
,
come
è
noto
,
sono
in
guerra
con
Lenin
.
Chiamati
a
compiere
il
loro
dovere
rivoluzionario
,
essi
vi
si
sono
rifiutati
.
In
fondo
hanno
disertato
ancora
una
volta
.
Dopo
la
guerra
,
hanno
disertato
anche
la
rivoluzione
,
dando
al
mondo
la
prova
definitiva
della
loro
incoercibile
vigliaccheria
.
Sono
stati
quindi
espulsi
dalla
terza
Internazionale
.
Che
cosa
non
abbiano
allora
scritto
e
detto
contro
Lenin
e
la
Russia
bolscevica
è
facile
immaginarselo
,
quando
si
pensi
alla
loquacità
dell
'
immortale
Tersite
,
in
cui
la
lingua
tiene
luogo
di
fegato
.
Ma
lo
straordinario
è
questo
:
che
mentre
essi
sono
nemici
di
Lenin
e
ne
dicono
corna
,
pretendono
che
l
'
Italia
gli
abbia
ad
essere
alleata
e
che
tutti
gli
italiani
si
inchinino
a
lui
.
In
tutti
gli
altri
paesi
,
dove
i
socialisti
non
litigano
con
Lenin
,
nessuno
s
'
è
mai
sognato
di
pretendere
dal
proprio
governo
il
riconoscimento
della
Repubblica
dei
Soviety
.
Solo
da
noi
la
situazione
si
capovolge
:
il
riconoscimento
della
Repubblica
dei
Soviety
da
parte
dell
'
Italia
,
anche
a
costo
di
metterle
contro
mezzo
mondo
,
viene
richiesto
proprio
da
coloro
che
si
sono
ribellati
a
Lenin
e
ne
sono
stati
ignominiosamente
frustati
e
sconfessati
.
Questo
contegno
,
che
sarebbe
semplicemente
assurdo
anche
se
si
volesse
spiegarlo
come
un
episodio
di
tattica
rivoluzionaria
,
diventa
perfettamente
logico
,
se
si
ammette
che
i
socialisti
vogliono
non
tanto
giovare
alla
Russia
o
compiere
un
semplice
atto
rivoluzionario
,
quanto
nuocere
all
'
Italia
e
compiere
comunque
un
atto
di
politica
antinazionale
.
La
prova
del
loro
antipatriottismo
è
questa
volta
irrefragabile
.
Ora
si
domanda
:
come
è
che
l
'
ottimismo
delle
sfere
ufficiali
della
politica
italiana
non
si
arrende
dinnanzi
a
prove
così
palmari
,
e
coltiva
invece
ancora
l
'
illusione
di
addomesticare
i
socialisti
e
cerca
di
propiziarseli
offrendo
loro
di
collaborare
nel
governo
dello
Stato
?
Sono
ancora
numerosi
coloro
che
saluterebbero
come
una
data
fausta
per
la
patria
il
giorno
in
cui
Turati
e
Modigliani
diventassero
ministri
.
In
verità
,
se
grande
è
la
protervia
antinazionale
dei
socialisti
,
incomparabilmente
più
grande
è
la
cecità
e
l
'
incoscienza
di
quasi
tutti
i
partiti
costituzionali
,
che
si
dicono
e
si
considerano
anche
partiti
nazionali
.
Il
fenomeno
merita
di
essere
studiato
.
In
Italia
esistono
due
miti
,
che
sono
nello
stesso
tempo
espressione
e
«
alibi
»
alla
nostra
debolezza
di
carattere
.
Il
mito
del
buon
senso
italiano
e
il
mito
dell
'
indefinita
capacità
di
assimilazione
delle
nostre
istituzioni
.
Quanto
più
un
uomo
od
un
partito
si
manifesta
avverso
all
'
ordine
costituito
,
tanto
più
si
ha
il
dovere
di
non
disturbarlo
e
di
blandirlo
,
perché
bisogna
aver
fiducia
nel
buon
senso
italiano
e
nel
potere
di
attrazione
delle
nostre
istituzioni
.
Il
sistema
,
non
neghiamo
,
poteva
anche
apparire
giusto
,
quando
la
lotta
politica
si
svolgeva
nell
'
ambito
di
una
ristretta
cerchia
di
elementi
nazionali
e
gli
uomini
e
i
partiti
,
per
quanto
profondamente
divisi
intorno
alle
forme
ed
ai
mezzi
da
adoperare
,
erano
tuttavia
concordi
circa
i
fini
da
raggiungere
.
Finché
il
denominatore
comune
dei
partiti
rimaneva
l
'
Italia
,
finché
il
buon
senso
italiano
non
escludeva
il
senso
nazionale
,
si
poteva
benissimo
dare
alla
condotta
politica
dei
partiti
di
governo
un
tono
meno
intransigente
e
augurarsi
che
le
istituzioni
assimilassero
elementi
sempre
nuovi
e
assicurassero
al
governo
energie
sempre
più
fresche
.
Ma
quando
la
realtà
politica
è
totalmente
mutata
,
quando
la
lotta
politica
ha
preso
il
carattere
di
un
duello
a
morte
fra
l
'
elemento
nazionale
e
l
'
elemento
antinazionale
,
ostinarsi
nella
politica
del
figliuol
prodigo
,
non
è
più
calcolo
politico
,
ma
aberrazione
suicida
.
L
'
errore
politico
fondamentale
delle
nostre
classi
dirigenti
e
dei
nostri
partiti
di
governo
,
che
si
traduce
in
un
difetto
cronico
dello
Stato
italiano
,
consiste
appunto
in
questo
:
nel
volere
perpetuare
una
credenza
e
un
sistema
di
governo
,
che
sono
in
assoluto
contrasto
con
la
realtà
attuale
della
vita
italiana
.
La
realtà
politica
attuale
del
nostro
paese
è
inutile
dissimularselo
è
caratterizzata
dalla
presenza
di
una
poderosa
forza
antinazionale
,
che
si
chiama
socialismo
.
Se
altrove
il
socialismo
ha
avuto
prevalentemente
caratteri
sindacali
,
in
Italia
,
per
la
particolarità
della
sua
evoluzione
storica
,
ha
preso
carattere
prevalentemente
antinazionale
.
La
comparsa
del
socialismo
in
Italia
segna
la
resurrezione
dell
'
elemento
antinazionale
della
vecchia
Italia
,
che
sembrava
completamente
disperso
e
annientato
durante
il
processo
della
sua
ricostituzione
politica
.
Questo
elemento
meno
attivo
prima
della
guerra
è
diventato
attivissimo
dopo
la
guerra
.
La
guerra
ha
potenziato
tutte
le
energie
italiane
:
così
le
nazionali
come
le
antinazionali
:
quelle
hanno
acquistato
nella
guerra
la
coscienza
della
loro
forza
,
queste
del
loro
numero
.
Ora
il
numero
può
anche
diventare
forza
quando
non
trova
resistenza
nello
Stato
e
nelle
classi
che
devono
spalleggiare
lo
Stato
.
E
quale
resistenza
si
può
sperare
in
chi
ritiene
non
solo
possibile
,
ma
utile
una
collaborazione
di
questo
elemento
nel
governo
dello
stesso
Stato
,
che
dovrebbe
annientarlo
;
che
stima
anzi
essere
questo
il
solo
modo
di
utilizzare
una
forza
che
altrimenti
sarebbe
pericolosa
;
in
chi
in
una
parola
considera
l
'
attuale
partito
socialista
come
l
'
antico
partito
d
'
azione
?
Ma
il
credere
che
lo
stesso
rimedio
adoperato
per
ridurre
l
'
indisciplina
dell
'
antico
partito
d
'
azione
possa
essere
ancora
efficace
per
domare
e
trasformare
la
coscienza
e
l
'
azione
antinazionali
del
socialismo
italiano
è
ingenuità
massima
e
pericolosissimo
errore
.
Ora
i
socialisti
pretendono
andare
al
potere
mantenendo
integra
la
loro
pregiudiziale
formalmente
internazionale
,
sostanzialmente
antinazionale
.
Per
essi
l
'
entrata
al
governo
è
un
fatto
semplicemente
politico
,
anzi
puramente
amministrativo
,
niente
affatto
morale
.
La
conquista
del
governo
dello
Stato
,
mentre
ancora
dura
l
'
ordinamento
capitalistico
e
nazionale
della
società
,
non
deve
affatto
significare
adesione
a
questo
ordinamento
,
ma
equivalere
alla
conquista
di
un
municipio
;
deve
esser
fatta
nell
'
esclusivo
interesse
del
partito
,
per
dotare
il
partito
di
un
nuovo
strumento
di
forza
da
impiegare
precisamente
contro
l
'
ordinamento
sociale
e
giuridico
,
che
lo
Stato
dovrebbe
rappresentare
e
difendere
.
Lo
Stato
,
al
cui
governo
i
socialisti
intendono
e
desiderano
collaborare
,
non
è
lo
Stato
nazionale
ma
lo
Stato
anazionale
;
lo
Stato
realmente
,
cioè
non
soltanto
giuridicamente
ma
anche
politicamente
,
superiore
a
tutti
i
partiti
,
anche
a
quelli
nazionali
;
indifferente
a
tutte
le
idealità
,
vuoto
di
qualsiasi
contenuto
politico
,
che
può
,
quindi
,
diventare
preda
di
qualsiasi
partito
,
esser
diretto
verso
qualsiasi
mèta
politica
.
Anche
verso
una
politica
antinazionale
,
perché
la
Nazione
non
è
un
valore
assoluto
per
tutti
i
cittadini
,
né
un
imperativo
categorico
per
lo
Stato
:
la
Nazione
è
semplicemente
un
'
idealità
di
partito
e
un
mito
politico
sfruttato
dalla
classe
borghese
per
dare
alla
sua
dominazione
una
base
più
stabile
.
E
verso
questa
idealità
lo
Stato
deve
mantenere
la
stessa
posizione
di
superiore
indifferenza
come
verso
qualsiasi
altra
idealità
di
partito
.
Il
socialismo
spinge
agli
estremi
la
concezione
agnostica
e
relativistica
dell
'
ideologia
liberale
e
ne
trae
conseguenze
politiche
insospettate
alla
coscienza
liberale
.
Inquadra
il
suo
antinazionalismo
nel
sistema
dialettico
del
liberalismo
e
afferma
il
suo
diritto
a
distruggere
ciò
che
storicamente
è
stato
edificato
dal
partito
liberale
,
in
nome
degli
stessi
principi
liberali
.
Orbene
,
i
partiti
borghesi
e
nazionali
,
anche
quando
non
possono
più
negare
l
'
esistenza
di
un
tale
spirito
nei
loro
tanto
attesi
collaboratori
,
non
sanno
risolversi
ad
abbandonare
l
'
impresa
,
a
cui
si
sono
messi
,
di
attrarre
i
socialisti
al
potere
;
perché
lo
straordinario
è
questo
:
che
mentre
i
socialisti
,
consci
della
propria
forza
,
credono
di
poter
conquistare
il
potere
,
i
vecchi
borghesi
,
consci
delle
loro
debolezze
,
credono
di
potere
col
potere
conquistare
i
socialisti
.
I
borghesi
ritengono
che
,
una
volta
cascati
nel
potere
,
i
socialisti
hanno
finito
di
essere
tali
e
devono
per
necessità
incanalarsi
nella
tradizione
nazionale
e
nella
politica
dell
'
ordine
,
perché
secondo
il
loro
fiducioso
scetticismo
la
politica
nazionale
e
dell
'
ordine
non
ha
bisogno
di
alcuna
attiva
partecipazione
morale
e
di
alcuna
adesione
spirituale
,
ma
è
un
fatto
meramente
passivo
,
che
l
'
esercizio
del
potere
porta
con
sé
,
meccanicamente
.
Così
alla
frode
palese
dei
socialisti
si
contrappone
la
frode
sottintesa
dei
vecchi
partiti
borghesi
.
I
socialisti
concepiscono
la
loro
collaborazione
al
governo
borghese
come
un
cavallo
di
Troia
da
introdurre
nella
roccaforte
della
dominazione
capitalistica
,
i
borghesi
concepiscono
il
governo
collaborazionista
come
una
trappola
per
i
socialisti
.
Ora
quale
giudizio
si
deve
dare
,
quale
fiducia
si
può
avere
in
un
governo
simile
,
che
dovrebbe
sorgere
sulla
base
di
una
duplice
frode
?
L
'
avere
concepita
e
accarezzata
l
'
idea
di
una
simile
mostruosità
dimostra
quanto
sia
grande
la
deficienza
del
sentimento
morale
nelle
classi
politiche
della
vecchia
Italia
.
Ma
vi
è
un
altro
lato
della
questione
che
non
può
essere
trascurato
,
un
lato
veramente
decisivo
per
la
possibilità
d
'
una
politica
collaborazionista
:
quello
parlamentare
.
Contro
l
'
interesse
nazionale
sta
la
necessità
parlamentare
di
non
tenere
eternamente
all
'
opposizione
un
partito
forte
di
ben
cento
venti
o
cento
quaranta
deputati
,
opposizione
che
renderebbe
precaria
e
tribolata
la
vita
di
qualsiasi
governo
.
Secondo
la
logica
e
l
'
esempio
di
tutti
gli
altri
paesi
a
regime
parlamentare
,
sarebbero
le
necessità
parlamentari
ad
adattarsi
e
subordinarsi
agli
interessi
nazionali
;
in
Italia
,
invece
,
è
l
'
interesse
nazionale
che
viene
ad
essere
risoluto
nell
'
interesse
ad
una
quieta
vita
parlamentare
e
si
vede
ostacolo
insormontabile
a
raggiungere
questa
quiete
nell
'
esistenza
di
un
'
opposizione
di
centoventi
deputati
.
Dunque
l
'
interesse
a
non
veder
compromessa
la
vita
economica
e
sabotata
la
vita
nazionale
dell
'
Italia
è
nulla
,
di
fronte
all
'
interesse
di
rendere
tranquilla
l
'
esistenza
di
un
ministero
e
di
stabilire
una
perfetta
cordialità
di
rapporti
fra
gl
'
inquilini
di
Montecitorio
,
e
la
presenza
di
un
centinaio
di
energumeni
nell
'
aula
non
offre
altra
via
di
scampo
se
non
quella
di
dare
loro
in
pascolo
l
'
Italia
?
Le
vecchie
caste
dominanti
non
potrebbero
offrire
un
documento
maggiore
della
loro
perfetta
insensibilità
nazionale
e
della
loro
insanabile
accidia
politica
.
Quando
si
è
giunti
a
tali
estremi
,
non
si
può
parlare
di
conflitto
fra
politica
nazionale
e
regime
,
ma
si
deve
parlare
di
un
conflitto
ben
più
profondo
:
fra
lo
spirito
nazionale
e
il
nostro
temperamento
politico
o
meglio
il
temperamento
delle
caste
parlamentari
dominanti
nella
nostra
vita
politica
.
StampaPeriodica ,
Piccola
borghesia
Gli
avvenimenti
del
2-3
dicembre
sono
un
episodio
culminante
della
lotta
delle
classi
.
La
lotta
non
fu
tra
proletari
e
capitalisti
(
questa
lotta
si
svolge
organicamente
,
come
lotta
per
i
salari
e
per
gli
orari
e
come
lavorìo
tenace
e
paziente
per
la
creazione
di
un
apparecchio
di
governo
della
produzione
e
delle
masse
di
uomini
che
sostituisca
l
'
attuale
apparecchio
di
Stato
borghese
)
;
fu
tra
proletari
e
piccoli
e
medi
borghesi
.
La
lotta
è
stata
,
in
ultima
analisi
,
per
la
difesa
dello
Stato
liberale
democratico
dalle
strettoie
in
cui
lo
tiene
prigioniero
una
parte
della
classe
borghese
,
la
peggiore
,
la
più
vile
,
la
più
inutile
,
la
più
parassitaria
:
la
piccola
e
media
borghesia
,
la
borghesia
"
intellettuale
"
(
detta
"
intellettuale
"
perché
entrata
in
possesso
,
attraverso
la
facile
e
scorrevole
carriera
della
scuola
media
,
di
piccoli
e
medi
titoli
di
studio
generali
)
,
la
borghesia
dei
funzionari
pubblici
padre
-
figlio
,
dei
bottegai
,
dei
piccoli
proprietari
industriali
e
agricoli
,
commercianti
in
città
usurai
nelle
campagne
.
Questa
lotta
si
è
svolta
nell
'
unica
forma
in
cui
poteva
svolgersi
:
disordinatamente
,
tumultuosamente
,
con
una
razzìa
condotta
per
le
strade
e
per
le
piazze
al
fine
di
liberare
le
strade
e
le
piazze
da
una
invasione
di
locuste
putride
e
voraci
.
Ma
questa
lotta
,
indirettamente
sia
pure
,
era
connessa
all
'
altra
lotta
,
alla
superiore
lotta
di
classi
tra
proletari
e
capitalisti
:
la
piccola
e
media
borghesia
è
infatti
la
barriera
di
umanità
corrotta
,
dissoluta
,
putrescente
con
cui
il
capitalismo
difende
il
suo
potere
economico
e
politico
,
umanità
servile
,
abietta
,
umanità
di
sicari
e
di
lacché
,
divenuta
oggi
la
"
serva
padrona
"
che
vuole
prelevare
sulla
produzione
taglie
superiori
non
solo
alla
massa
di
salario
percepita
dalla
classe
lavoratrice
,
ma
alle
stesse
taglie
prelevate
dai
capitalisti
;
espellerla
dal
campo
sociale
,
come
si
espelle
una
volata
di
locuste
da
un
campo
semidistrutto
,
col
ferro
e
col
fuoco
,
significa
alleggerire
l
'
apparato
nazionale
di
produzione
e
di
scambio
da
una
plumbea
bardatura
che
lo
soffoca
e
gli
impedisce
di
funzionare
,
significa
purificare
l
'
ambiente
sociale
e
trovarsi
contro
l
'
avversario
specifico
:
la
classe
dei
capitalisti
proprietari
dei
mezzi
di
produzione
e
di
scambio
.
La
guerra
ha
messo
in
valore
la
piccola
e
media
borghesia
.
Nella
guerra
e
per
la
guerra
,
l
'
apparecchio
capitalistico
di
governo
economico
e
di
governo
politico
si
è
militarizzato
:
la
fabbrica
è
diventata
una
caserma
,
la
città
è
diventata
una
caserma
,
la
nazione
è
diventata
una
caserma
.
Tutte
le
attività
di
interesse
generale
sono
state
nazionalizzate
,
burocratizzate
,
militarizzate
.
Per
attuare
questa
mostruosa
costruzione
lo
Stato
e
le
minori
associazioni
capitalistiche
fecero
la
mobilitazione
in
massa
della
piccola
e
media
borghesia
.
Senza
che
avessero
una
preparazione
culturale
e
spirituale
,
decine
e
decine
di
migliaia
di
individui
furono
fatti
affluire
dal
fondo
dei
villaggi
e
delle
borgate
meridionali
,
dai
retrobottega
degli
esercizi
paterni
,
dai
banchi
invano
scaldati
delle
scuole
medie
e
superiori
,
dalle
redazioni
dei
giornali
di
ricatto
,
dalle
rigatterie
dei
sobborghi
cittadini
,
da
tutti
i
ghetti
dove
marcisce
e
si
decompone
la
poltroneria
,
la
vigliaccheria
,
la
boria
dei
frantumi
e
dei
detriti
sociali
depositati
da
secoli
di
servilismo
e
di
dominio
degli
stranieri
e
dei
preti
sulla
nazione
italiana
;
e
fu
loro
dato
uno
stipendio
da
indispensabili
e
insostituibili
,
e
fu
loro
affidato
il
governo
delle
masse
di
uomini
,
nelle
fabbriche
,
nelle
città
,
nelle
caserme
,
nelle
trincee
del
fronte
.
Bene
armati
,
ben
pasciuti
,
non
sottoposti
a
nessun
controllo
,
nella
possibilità
di
soddisfare
impunemente
le
tre
passioni
che
i
pessimisti
reputano
originarie
e
insopprimibili
della
natura
umana
:
la
passione
del
potere
assoluto
sugli
altri
uomini
,
la
passione
di
possedere
molte
donne
,
la
passione
di
possedere
molti
quattrini
per
comprare
piaceri
e
lusso
,
queste
decine
e
decine
di
migliaia
di
corrotti
,
di
poltroni
,
di
dissoluti
si
tengono
stretti
al
mostruoso
apparato
militare
-
burocratico
costruito
durante
la
guerra
.
Vogliono
continuare
a
governare
le
masse
di
uomini
,
ad
essere
investiti
di
una
assoluta
verità
sulla
vita
e
sulla
morte
delle
masse
di
uomini
;
organizzano
pogroms
contro
i
proletari
,
contro
i
socialisti
,
tengono
le
piazze
e
le
vie
sotto
un
regime
di
terrore
.
Le
elezioni
parlamentari
hanno
mostrato
che
le
masse
di
uomini
vogliono
essere
guidate
e
governate
da
socialisti
,
che
le
masse
di
uomini
vogliono
una
costituzione
sociale
in
cui
chi
non
produce
,
chi
non
lavora
,
non
mangia
.
Questi
signori
,
che
continuano
a
prelevare
sul
reddito
della
produzione
nazionale
e
sul
credito
estero
dello
Stato
una
taglia
di
un
miliardo
al
mese
,
che
gridano
sui
tetti
la
loro
passione
nazionalista
e
si
fanno
mantenere
dalla
patria
,
che
per
mantenerli
nell
'
ozio
,
nel
lusso
,
nel
piacere
si
vende
agli
americani
,
questi
signori
,
interroriti
per
l
'
imminente
pericolo
,
hanno
organizzato
subito
i
pogroms
,
contro
i
deputati
socialisti
.
E
dalle
officine
,
dai
cantieri
,
dai
laboratori
,
dagli
arsenali
di
tutte
le
città
italiane
,
subito
,
come
una
parola
d
'
ordine
,
appunto
come
succedeva
in
Russia
e
in
Polonia
quando
i
cento
Neri
tentavano
scatenare
pogroms
gli
ebrei
,
per
annegare
in
una
palude
di
barbarie
e
di
dissolutezza
ogni
piccolo
anelito
di
libertà
,
subito
gli
operai
irruppero
nelle
vie
centrali
della
città
e
spazzarono
via
le
locuste
piccolo
-
borghesi
,
gli
organizzatori
di
pogroms
i
professionisti
della
poltroneria
.
E
'
stato
questo
un
episodio
,
in
fondo
,
di
"
liberalismo
"
.
Si
era
formato
un
modo
di
guadagno
senza
lavoro
,
senza
responsabilità
,
senza
alee
;
oggi
questo
modo
di
guadagno
ha
anch
'
esso
le
sue
alee
,
le
sue
preoccupazioni
,
i
suoi
pericoli
.
Lotta
di
classe
,
guerra
di
contadini
.
Il
caso
ha
voluto
che
le
giornate
di
sciopero
e
di
gravi
tumulti
in
tutta
l
'
Italia
superiore
o
media
coincidessero
con
lo
scoppio
spontaneo
di
una
insurrezione
di
popolo
in
una
zona
tipica
dell
'
Italia
meridionale
,
nel
territorio
di
Andria
.
L
'
attenzione
che
si
è
prestata
all
'
insurrezione
del
proletariato
delle
città
contro
quella
parte
della
casta
piccolo
-
borghese
che
ha
acquistato
durante
la
guerra
una
fisionomia
militaristica
,
e
ora
non
vuol
perderla
,
e
contro
la
polizia
,
ha
deviato
gli
sguardi
da
Andria
,
ha
impedito
che
si
desse
l
'
esatto
rilievo
agli
avvenimenti
di
laggiù
,
che
essi
fossero
apprezzati
nel
loro
giusto
valore
.
Noi
speriamo
di
poter
fornire
ai
nostri
lettori
importanti
dati
di
osservazione
diretta
delle
cause
e
dello
svolgimento
dei
fatti
,
e
ci
limitiamo
per
ora
a
notare
come
il
caso
,
facendo
coincidere
le
due
sommosse
,
abbia
fornito
quasi
un
modello
di
ciò
che
dovrà
essere
la
rivoluzione
italiana
.
Da
una
parte
il
proletariato
nel
senso
stretto
della
parola
,
cioè
gli
operai
dell
'
industria
e
dell
'
agricoltura
specializzata
,
dall
'
altra
i
contadini
poveri
:
ecco
le
due
ali
dell
'
esercito
rivoluzionario
.
Gli
operai
di
città
sono
rivoluzionari
per
educazione
,
li
ha
resi
tali
lo
svolgimento
della
coscienza
e
la
formazione
della
persona
nella
fabbrica
,
cellula
dello
sfruttamento
del
lavoro
;
gli
operai
di
città
guardano
oggi
alla
fabbrica
come
al
luogo
in
cui
si
deve
iniziare
la
liberazione
,
al
centro
di
irradiazione
del
movimento
di
riscossa
:
perciò
il
loro
movimento
è
sano
,
è
forte
e
sarà
vittorioso
.
Gli
operai
sono
destinati
ad
essere
,
nella
insurrezione
cittadina
,
l
'
elemento
estremo
e
ordinatore
a
un
tempo
,
quello
che
non
lascerà
che
la
macchina
messa
in
moto
si
arresti
e
la
terrà
sulla
giusta
via
;
essi
rappresentano
sin
d
'
ora
l
'
intervento
nella
rivoluzione
delle
grandi
masse
,
e
personificano
in
modo
vivente
l
'
interesse
e
la
volontà
delle
masse
stesse
.
Nelle
campagne
dobbiamo
contare
soprattutto
sull
'
azione
e
sull
'
appoggio
dei
contadini
poveri
,
dei
"
senza
terra
"
.
Essi
saranno
spinti
a
muoversi
dal
bisogno
di
risolvere
il
problema
della
vita
,
come
ieri
i
contadini
di
Andria
,
dal
bisogno
di
lottare
per
il
pane
,
non
solo
,
ma
dallo
stesso
continuo
bisogno
,
dal
pericolo
sempre
incombente
della
morte
per
la
fame
o
per
il
piombo
,
saranno
obbligati
a
far
pressione
sulle
altre
parti
della
popolazione
agricola
,
per
costringerle
a
creare
anche
nelle
campagne
un
organismo
di
controllo
,
il
consiglio
dei
contadini
,
pur
lasciando
sussistere
le
forme
intermedie
di
appropriazione
privata
del
terreno
(
piccola
proprietà
)
,
farà
opera
di
coesione
e
di
trasformazione
psicologica
e
tecnica
,
sarà
la
base
della
vita
comune
nelle
campagne
,
il
centro
attraverso
il
quale
gli
elementi
rivoluzionari
potranno
far
valere
in
modo
continuo
e
concreto
la
loro
volontà
.
Oggi
bisogna
che
anche
i
contadini
sappiano
quello
che
vi
è
da
fare
,
che
l
'
azione
loro
getti
radici
profonde
e
tenaci
,
aderendo
come
quella
degli
operai
,
al
processo
produttivo
della
ricchezza
.
Come
gli
uni
guardano
alla
fabbrica
,
gli
altri
debbono
incominciare
a
guardare
al
campo
come
alla
futura
comunità
di
lavoro
.
La
sommossa
di
Andria
ci
dice
che
il
problema
è
maturo
:
è
il
problema
,
in
fondo
,
di
tutto
il
Mezzogiorno
italiano
,
il
problema
della
effettiva
conquista
della
terra
da
parte
di
chi
la
lavora
.
Il
nostro
Partito
ha
l
'
obbligo
di
porselo
e
di
risolverlo
.
La
conquista
della
terra
si
prepara
oggi
con
le
stesse
armi
con
le
quali
gli
operai
preparano
la
conquista
della
fabbrica
,
cioè
formando
gli
organismi
che
permettano
alla
massa
che
lavora
di
governarsi
da
sé
,
sul
luogo
del
suo
lavoro
.
Il
movimento
degli
operai
e
quello
dei
contadini
confluiscono
naturalmente
in
una
sola
direzione
,
nella
creazione
degli
organi
del
potere
proletario
.
La
rivoluzione
russa
ha
trovato
appunto
la
sua
forza
e
la
sua
salvezza
nel
fatto
che
in
Russia
operai
e
contadini
,
partendo
da
punti
opposti
,
mossi
da
sentimenti
diversi
,
si
ritrovarono
riuniti
per
uno
scopo
comune
,
in
una
lotta
unica
,
perché
entrambi
si
convinsero
alla
prova
di
non
potersi
liberare
dall
'
oppressione
dei
padroni
,
se
non
dando
alla
propria
organizzazione
di
conquista
una
forma
che
permettesse
di
eliminare
direttamente
lo
sfruttatore
dal
campo
della
produzione
.
Questa
forma
fu
il
Consiglio
,
fu
il
Soviet
.
La
lotta
di
classe
e
la
guerra
dei
contadini
unirono
in
tal
modo
le
loro
sorti
in
modo
inscindibile
ed
ebbero
un
esito
comune
nella
costituzione
di
un
organismo
direttivo
di
tutta
la
vita
del
paese
.
Da
noi
il
problema
si
pone
negli
stessi
termini
.
L
'
operaio
e
il
contadino
debbono
collaborare
in
modo
concreto
inquadrando
le
loro
forze
in
uno
stesso
organismo
.
La
sommossa
li
ha
trovati
uniti
e
concordi
.
Il
controllo
della
fabbrica
e
la
conquista
delle
terre
debbono
essere
un
problema
unico
.
Settentrione
e
Mezzogiorno
debbono
compiere
insieme
lo
stesso
lavoro
,
preparare
insieme
la
trasformazione
della
nazione
in
comunità
produttiva
.
Deve
apparire
sempre
più
chiaro
che
soltanto
i
lavoratori
sono
oggi
in
grado
di
risolvere
e
in
un
modo
"
unitario
"
il
problema
del
Mezzogiorno
;
il
problema
dell
'
unità
che
tre
generazioni
borghesi
hanno
lasciato
insoluto
,
verrà
risolto
dagli
operai
e
dai
contadini
collaboranti
in
una
forma
di
politica
comune
,
nella
forma
politica
nella
quale
essi
riusciranno
ad
organizzare
e
a
rendere
vittoriosa
la
loro
dittatura
.
StampaPeriodica ,
Sono
molti
gli
uomini
«
equilibrati
»
che
imputano
come
difetto
al
fascismo
la
rigida
intransigenza
,
costantemente
riaffermata
:
e
lo
vorrebbero
un
po
'
meno
...
rubesto
e
categorico
,
un
po
'
più
domestico
e
conciliante
.
Costoro
non
credono
nel
fascismo
,
non
ne
hanno
compreso
lo
spirito
,
e
,
consapevolmente
o
no
,
ne
desiderano
l
'
esaurimento
progressivo
.
Perché
il
fascismo
possedendo
una
propria
soluzione
integrale
dei
problemi
politici
e
sociali
,
intendendo
di
attuarla
,
obbedisce
con
la
sua
intransigenza
ad
una
legge
precisa
del
suo
sforzo
di
realizzazione
,
attua
la
condizione
necessaria
per
raggiungere
i
resultati
.
Parliamo
,
s
'
intende
,
di
intransigenza
sostanziale
,
di
quella
cioè
che
può
accettare
contatti
e
adesioni
per
contingenze
immediate
,
ma
gli
uni
e
le
altre
fa
convergere
ai
propri
fini
.
Non
si
contrastano
infatti
,
nelle
consuetudini
pratiche
del
fascismo
,
le
iscrizioni
insincere
o
quelle
di
ufficio
:
la
sua
dottrina
e
il
suo
metodo
non
ne
soffrono
deviazioni
o
attenuazioni
.
Sono
gli
altri
che
transigono
,
non
esso
.
Il
suo
Duce
sente
nettamente
questa
esigenza
della
sua
«
missione
»
e
dirige
con
lineare
inesorabilità
la
rotta
,
contro
tutte
le
tentatrici
convenienze
occasionali
.
Sono
di
ieri
le
sue
riaffermazioni
del
carattere
fascista
integrale
delle
Corporazioni
,
che
sembrano
una
risposta
alle
riserve
della
Azione
Cattolica
,
sebbene
egli
professi
una
grandissima
considerazione
per
la
importanza
religiosa
e
sociale
della
Chiesa
.
Non
è
forse
vero
che
tutti
i
movimenti
che
non
siano
meramente
intellettuali
debbono
riconoscere
la
stessa
legge
,
se
vogliono
adempiere
concretamente
alla
loro
missione
storica
?
Quando
infatti
alcuno
di
essi
si
lascia
permeare
da
spirito
di
transigenza
e
di
adattamento
anche
illudendosi
di
contenerne
le
applicazioni
nel
metodo
di
azione
,
che
agevoli
la
sua
progressiva
conquista
,
i
fatti
si
incaricano
di
dimostrare
che
con
ciò
stesso
il
movimento
rinunzia
ad
esercitare
un
influsso
decisivo
nella
vita
di
un
paese
.
È
lecito
,
senza
sentirsi
accusare
di
faziosità
,
di
sovversivismo
e
di
non
so
quali
altre
orribili
peccata
,
rintracciare
la
riprova
di
tale
verità
nelle
vicende
del
movimento
sociale
-
cristiano
d
'
Italia
?
Che
di
una
stasi
dolorosa
questo
soffra
,
non
ci
pare
invenzione
o
accentuazione
di
malevolo
pessimismo
.
I
dirigenti
della
stessa
Azione
Cattolica
la
avvertono
:
in
ogni
adunanza
si
levano
voci
a
lamentarla
;
la
incertezza
e
il
disagio
si
riflettono
nel
giornalismo
cattolico
,
e
qualcuno
degli
spiriti
più
pensosi
se
ne
va
già
preoccupando
come
di
una
«
crisi
»
(
non
è
questo
il
titolo
di
un
recente
studio
del
Bondioli
?
)
.
La
influenza
sociale
dell
'
opera
nostra
è
ridotta
al
minimo
:
ogni
sforzo
dei
vari
centri
direttivi
perde
la
maggior
parte
della
sua
efficacia
nella
inerzia
spesso
indifferente
della
periferia
.
Si
potrebbe
dire
sinteticamente
che
l
'
azione
sociale
cristiana
ha
perduto
l
'
iniziativa
della
battaglia
per
la
sua
espansione
conquistatrice
ed
è
ridotta
ad
una
penosa
difesa
..
.
Per
comprendere
le
cause
,
ed
inquadrarle
storicamente
nelle
varie
vicende
,
possono
giovare
alcuni
dati
cronologici
.
S
'
intende
che
la
breve
indagine
e
le
considerazioni
conseguenti
non
sono
riferibili
al
cattolicesimo
e
alla
Chiesa
come
confessione
e
Società
religiosa
:
questa
obbedisce
alle
esigenze
storiche
del
suo
altissimo
magistero
,
rimanendo
estranea
e
superiore
alle
vicende
interne
di
ogni
regime
.
Noi
parliamo
qui
della
posizione
nella
vita
pubblica
del
laicato
cattolico
.
Il
primo
sorgere
,
l
'
affermarsi
,
l
'
irrobustirsi
di
un
movimento
cattolico
,
avvengono
in
una
atmosfera
di
crudo
contrasto
con
tutte
le
altre
concezioni
,
con
tutti
gli
altri
movimenti
del
periodo
immediatamente
successivo
alla
unificazione
dello
Stato
.
Era
un
contrasto
che
ferveva
soprattutto
intorno
ad
una
questione
di
vasta
portata
religiosa
e
politica
ma
definita
e
circoscritta
;
che
si
traduceva
soprattutto
in
un
atteggiamento
di
resistenza
,
il
Non
expedit
.
Ma
la
delimitazione
degli
opposti
campi
era
netta
e
rigidamente
mantenuta
.
Si
venne
poi
affacciando
in
tutta
la
sua
imponenza
il
fenomeno
sociale
:
le
classi
lavoratrici
,
attraverso
il
socialismo
,
minacciavano
l
'
ordine
costituito
,
nell
'
economia
e
nella
politica
.
Il
grido
di
dolore
di
tanti
umili
,
in
condizione
poco
meno
che
servile
,
fu
raccolto
dai
cattolici
di
tutti
i
paesi
.
Echeggiò
nel
mondo
la
Rerum
Novarum
.
Il
periodo
dal
1891
(
Rerum
Novarum
)
al
1904
(
Nuovo
ordinamento
della
Azione
Cattolica
)
segna
l
'
affermarsi
progressivo
e
l
'
espandersi
come
azione
di
conquista
morale
della
democrazia
cristiana
.
Dal
1904
all
'
inizio
della
guerra
europea
,
si
va
accentuando
con
le
prime
attività
elettorali
dei
cattolici
la
scarsa
risonanza
della
loro
azione
nelle
masse
popolari
(
tutti
ormai
convengono
che
la
«
Unione
Popolare
»
non
fu
mai
un
organismo
vitale
,
e
che
la
«
Unione
Economico
-
Sociale
»
assistette
,
piuttosto
che
presiedere
collaborando
attivamente
,
ad
un
certo
sviluppo
del
movimento
sindacale
ed
economico
ristretto
a
talune
zone
dell
'
Italia
settentrionale
)
.
Dal
1918
al
1922
si
riprendono
e
con
rapido
progredire
si
affermano
indirettamente
,
attraverso
il
Partito
Popolare
e
le
tre
Confederazioni
«
bianche
»
l
'
attività
e
la
capacità
di
espansione
del
movimento
sociale
cristiano
.
Nella
vicenda
contemporanea
,
ancora
in
sviluppo
,
il
ripiegamento
della
azione
politica
e
sociale
e
il
ritorno
alla
azione
cattolica
di
preparazione
,
di
cultura
,
di
difesa
,
coincidono
col
riapparire
che
abbiamo
rilevato
di
un
inquietante
disinteresse
e
di
un
oscuro
disagio
in
larghi
strati
delle
masse
cattoliche
.
Un
costante
dato
di
fatto
,
a
cui
non
si
può
dare
s
'
intende
il
valore
di
un
elemento
per
sé
solo
esauriente
della
interpretazione
degli
avvenimenti
,
ma
che
balza
significativamente
in
rilievo
,
è
che
il
ristagnare
e
lo
isterilirsi
della
azione
sociale
cristiana
nella
vita
pubblica
ha
coinciso
con
l
'
adattamento
di
essa
a
situazioni
e
criteri
politici
(
partecipazione
a
sostegno
di
candidature
liberali
e
conservatrici
,
intese
clericomoderate
,
patto
Gentiloni
;
incertezze
ed
acquiescenze
contemporanee
ecc
.
)
;
mentre
il
vigoreggiare
della
forza
di
penetrazione
morale
,
della
fede
ardente
ed
operosa
,
dello
spirito
di
proselitismo
,
si
è
manifestato
,
in
misura
più
o
meno
profonda
,
nei
periodi
di
intransigenza
sostanziale
,
ed
anche
formale
,
nei
quali
i
cattolici
sociali
sentivano
di
costituire
essi
un
centro
di
polarizzazione
per
le
energie
volte
al
sano
progresso
civile
.
In
questa
ora
grigia
,
riandare
con
la
memoria
agli
anni
fervidi
che
seguirono
la
Rerum
Novarum
,
sonanti
di
contrasti
e
di
polemiche
interne
,
spesso
acerbissime
,
ma
ricchi
di
quel
fermento
spirituale
che
diede
poi
la
fioritura
meravigliosa
ahi
,
troppo
breve
!
della
democrazia
cristiana
;
fa
oggi
l
'
effetto
di
guardare
a
tempi
eroici
.
Si
rievocano
con
ammirazione
commossa
anche
coloro
che
come
l
'
Olgiati
sono
severi
nel
giudizio
complessivo
.
E
con
animo
non
dissimile
si
può
ricordare
la
ripresa
della
azione
sotto
le
bandiere
popolari
e
sindacali
bianche
.
Perché
,
se
di
un
movimento
così
complesso
è
lecito
dare
valutazioni
diverse
ed
opposte
,
nessuno
potrebbe
in
buona
fede
disconoscerne
il
fondo
ed
il
carattere
di
potente
rinascita
dello
spirito
cristiano
contro
il
materialismo
settario
della
pratica
liberale
,
della
massoneria
,
del
socialismo
rivoluzionario
.
Anche
nel
'19-20
,
come
venticinque
anni
addietro
,
non
ci
si
batteva
sulle
posizioni
,
ma
si
attaccavano
gli
avversari
nei
loro
domini
,
si
voleva
conquistare
e
si
rischiava
anche
la
vita
,
con
serenità
,
con
disinteresse
,
con
spirito
di
sacrificio
,
con
entusiasmo
:
lo
sa
chi
ha
affrontato
le
folle
imbestiate
dalla
propaganda
rivoluzionaria
del
'19
e
del
'20
.
L
'
ambizione
o
il
desiderio
di
profitto
personale
non
danno
un
tale
ardore
di
proselitismo
!
Oggi
i
cauti
ripiegamenti
,
le
accortezze
diplomatiche
,
i
distinguo
sapienti
,
la
predicata
pazienza
dell
'
attesa
,
l
'
accettazione
dei
fatti
compiuti
,
intristiscono
l
'
impulso
della
azione
,
la
fiducia
nelle
capacità
realizzatrici
del
nostro
programma
.
Risuona
con
troppo
debole
eco
l
'
appello
al
sacrificio
dei
pochi
che
sono
rimasti
sulla
linea
della
battaglia
:
quello
spirito
eroico
che
fu
animatore
delle
nostre
giovinezze
sembra
passato
ad
altri
.
Non
intenda
taluno
che
noi
vogliamo
ignorare
le
necessità
del
momento
,
limitatrici
ferree
dell
'
azione
:
quella
che
preoccupa
non
è
l
'
inattività
pratica
,
esteriore
,
organizzativa
,
bensì
l
'
inerzia
e
l
'
acquiescenza
degli
spiriti
...
Sugli
elementi
che
vi
hanno
condotto
,
i
fatti
vanno
ormai
fornendo
una
esperienza
che
non
sarebbe
lecito
svalutare
come
prematura
e
provvisoria
.
Si
può
dire
con
esattezza
storica
che
degli
stati
d
'
animo
delineatisi
nel
campo
dei
cattolici
italiani
,
quello
che
fin
qui
ha
determinato
la
figura
,
l
'
atteggiamento
,
la
funzione
complessiva
del
loro
movimento
nella
vita
pubblica
,
è
stata
la
tendenza
che
ama
definirsi
realistica
;
la
quale
difetta
di
quella
intima
fede
nella
virtù
rigeneratrice
(
o
almeno
nelle
possibilità
di
attuazione
)
del
cristianesimo
totale
,
che
crea
la
esigenza
di
una
posizione
tutta
propria
,
contrapposta
ad
ogni
altra
dottrina
o
metodo
politico
-
sociale
.
Uno
stato
d
'
animo
orientato
piuttosto
alla
difesa
ed
alla
conservazione
di
posizioni
acquisite
;
che
cerca
nella
intesa
con
altre
correnti
le
quali
abbiano
preoccupazioni
conservatrici
analoghe
,
se
pure
in
altro
campo
,
la
possibilità
di
affermarsi
con
la
maggior
efficacia
nella
vita
pubblica
;
che
obbedisce
quindi
a
sensazioni
più
strettamente
politiche
,
ed
è
in
conseguenza
più
legato
ai
fenomeni
ed
alle
esigenze
dell
'
ora
,
e
condotto
a
cercare
soluzioni
politiche
di
equilibrio
,
aderendo
alle
situazioni
prevalenti
,
per
evitarne
(
si
dice
)
il
maggior
male
e
trarne
il
massimo
vantaggio
.
È
faziosità
o
incomprensione
ogni
intransigenza
;
è
fanatico
irrigidimento
ogni
resistenza
tenace
sulle
linee
del
programma
integrale
.
Saggio
e
doveroso
distinguere
il
nucleo
di
verità
in
certe
dottrine
,
ed
aiutarne
la
estrinsecazione
specialmente
quando
l
'
equilibrio
di
tale
modo
di
pensare
contempera
felicemente
la
fedeltà
astratta
ai
principi
e
il
vantaggioso
adattarsi
alle
esigenze
pratiche
dell
'
ora
.
Dalla
meno
intima
e
calda
fiducia
nelle
capacità
conquistatrici
della
propria
dottrina
,
si
è
indotti
a
ritenere
meglio
rispondente
agli
interessi
dell
'
ordine
sociale
e
della
religione
stessa
regimi
,
sistemi
,
metodi
di
autorità
;
si
accettano
le
direttive
teoriche
della
scuola
sociale
cristiana
,
ma
non
per
la
convinzione
intima
e
profonda
di
un
diritto
e
di
una
capacità
delle
classi
lavoratrici
ad
elevare
se
stesse
,
a
conquistarsi
una
partecipazione
più
equa
alla
vita
economica
e
politica
di
ogni
paese
;
bensì
piuttosto
perché
l
'
indulgere
alle
aspirazioni
insopprimibili
dei
lavoratori
è
il
mezzo
migliore
,
l
'
unico
mezzo
efficace
forse
,
a
contrastare
la
propaganda
socialista
.
In
questa
atmosfera
si
è
formata
la
coscienza
collettiva
del
movimento
sociale
cristiano
in
Italia
.
I
periodi
nei
quali
è
prevalsa
la
concezione
integrale
del
programma
,
o
sono
stati
arrestati
nel
loro
momento
più
fecondo
da
deviazioni
dolorose
(
murrismo
)
,
o
furono
troppo
brevi
perché
potessero
esaurirsi
le
tracce
della
mentalità
prima
predominante
ed
imprimersi
le
caratteristiche
rinnovate
di
un
pensiero
e
di
una
azione
pubblica
,
autonoma
e
organicamente
definita
(
partito
popolare
)
.
Con
ciò
noi
non
vogliamo
dimenticare
che
la
tendenza
transigente
o
realistica
,
impersonata
in
gruppi
ed
in
uomini
di
grande
autorità
nel
campo
nostro
,
ebbe
una
parte
notevole
nel
travaglio
di
superamento
della
immobilità
astensionista
di
così
lunghi
anni
.
Ma
intendiamo
constatare
l
'
influsso
negativo
che
in
seguito
ne
derivò
,
avendo
concentrato
essa
l
'
attenzione
dei
cattolici
sulla
utilità
appariscente
dei
successi
immediati
e
ritardato
la
formazione
di
una
coscienza
sociale
e
politica
compiuta
in
sé
,
autonoma
nella
sua
visione
ed
azione
,
fidente
nelle
sue
capacità
rinnovatrici
.
Cosicché
il
contatto
con
la
realtà
della
vita
pubblica
produsse
in
larghe
zone
del
campo
sociale
-
cristiano
quegli
assorbimenti
dalle
dottrine
liberali
e
nazionalistiche
,
che
sono
i
precedenti
lontani
ma
diretti
delle
presenti
deviazioni
verso
il
fascismo
.
Cito
il
giudizio
di
uno
scrittore
non
sospetto
,
il
Bondioli
,
di
cui
ho
ricordato
lo
studio
sul
giornalismo
cattolico
:
(
l
'
opera
di
questo
)
«
ammirevole
sotto
molti
aspetti
,
non
fu
sempre
ricca
di
intima
unità
e
di
sistematicità
;
mancò
soprattutto
di
una
grande
idea
che
dominasse
i
momenti
della
loro
attività
che
oscillò
quasi
completamente
,
per
le
necessità
storiche
dell
'
ora
,
tra
la
questione
sociale
ed
il
Non
expedit
.
Al
giornalismo
nostro
restò
quindi
quasi
ignota
una
visione
cattolica
della
politica
estera
e
della
politica
coloniale
;
perciò
la
guerra
libica
non
ebbe
sui
giornali
del
famoso
"
trust
"
grosoliano
che
ripercussioni
pecuniarie
per
il
finanziamento
fatto
dal
Banco
di
Roma
,
e
la
neutralità
agli
inizi
della
guerra
europea
trovò
negli
stessi
fogli
una
difesa
incerta
e
puramente
sentimentale
»
.
E
il
Partito
Popolare
(
è
dovere
di
imparzialità
ammetterlo
)
di
tali
precedenti
soffrì
,
nella
scarsa
omogeneità
della
sua
compagine
,
nella
impreparazione
intellettuale
delle
sue
masse
ed
anche
di
molti
,
di
troppi
del
suo
...
stato
maggiore
;
ed
in
quella
morale
di
alcuni
migliori
i
quali
furono
alieni
da
responsabilità
decisive
perché
considerarono
il
nostro
movimento
collaboratore
di
altri
e
non
centro
polarizzatore
per
virtù
del
proprio
programma
e
della
propria
forza
morale
,
sociale
e
politica
.
Ed
oggi
...
Oggi
siamo
giunti
a
tanto
da
dover
quasi
volgerci
agli
avversari
per
vedere
delineate
con
netta
franchezza
,
con
risoluta
precisione
,
le
differenze
e
le
antitesi
che
danno
i
tratti
salienti
della
nostra
dottrina
sociale
,
nel
dilagare
di
così
pavide
e
insincere
constatazioni
di
convergenze
.
Quali
elucubrazioni
e
quanti
distinguo
sulla
libertà
e
sulla
autorità
!
Non
conta
che
le
due
vuote
formule
debbano
essere
riferite
ad
una
definita
concezione
dello
Stato
,
per
avere
un
significato
ed
un
valore
concreto
:
questa
o
la
si
ignora
o
la
si
contraddice
in
via
di
pura
dissertazione
teorica
.
Scriveva
«
L
'
Ordine
»
di
Como
intorno
all
'
intervista
recente
dell
'
on
.
Mussolini
:
«
È
detto
nell
'
intervista
che
la
libertà
individuale
è
una
concessione
dello
Stato
anziché
un
diritto
inerente
all
'
individuo
...
Tutti
i
sistemi
di
statolatria
poggiano
su
questo
principio
:
l
'
uomo
è
nulla
fuori
dello
Stato
,
il
cittadino
,
quelle
libertà
che
ha
,
le
ha
dallo
Stato
perché
lo
Stato
è
l
'
unica
fonte
del
diritto
,
perché
lo
Stato
è
tutto
.
La
Chiesa
dice
di
no
,
la
dottrina
sociale
cattolica
dice
di
no
,
il
diritto
naturale
dice
di
no
.
L
'
individuo
è
preesistente
allo
Stato
il
quale
se
un
giorno
scompaia
come
vogliono
i
socialisti
o
non
scompaia
è
questione
che
ora
non
importa
.
Ma
questo
è
certo
che
,
esistendo
prima
dello
Stato
,
ed
esistendo
completo
nella
sua
personalità
,
l
'
individuo
non
ha
avuto
bisogno
di
attendere
dallo
Stato
la
concessione
di
quelle
libertà
che
sono
inerenti
alla
sua
natura
.
Ogni
associazione
limita
le
libertà
individuali
:
la
limitazione
è
compensata
da
altri
beni
.
A
questa
limitazione
ha
tanto
più
diritto
lo
Stato
che
deve
provvedere
all
'
interesse
comune
,
al
benessere
comune
:
limitazione
che
non
può
essere
arbitraria
,
che
non
può
essere
fatta
per
ragioni
di
fazione
,
che
deve
trovare
la
sua
giustificazione
in
un
bene
reale
da
raggiungere
,
impossibile
a
raggiungersi
senza
di
essa
.
Ma
come
il
diritto
alla
limitazione
non
significa
facoltà
alla
soppressione
completa
,
così
suppone
la
preesistenza
di
queste
libertà
»
.
E
del
«
nazionalismo
»
si
definiscono
e
ridefiniscono
con
teorica
cautela
le
caratteristiche
non
confondibili
col
«
patriottismo
»
ammesso
e
alimentato
dal
sentimento
religioso
.
Rispondeva
di
questi
giorni
«
L
'
Unità
Cattolica
»
ai
tedesco
-
nazionali
prussiani
:
«
Per
quanto
talvolta
si
sia
con
intento
approfittato
di
essa
per
giuocare
sull
'
equivoco
,
non
ci
sembra
possibile
confondere
nazionalismo
con
patriottismo
.
L
'
una
è
la
dottrina
che
fa
dello
Stato
il
centro
,
lo
scopo
e
il
principio
di
ogni
attività
umana
e
di
ogni
autorità
sociale
:
che
tutto
subordina
senza
eccezioni
all
'
interesse
dello
Stato
annientando
l
'
individuo
di
fronte
all
'
organismo
della
collettività
politica
cui
appartiene
:
che
nel
campo
dei
rapporti
internazionali
considera
i
principii
etici
che
per
consuetudine
o
per
convenzione
lo
disciplinano
solamente
in
funzione
di
peculiari
interessi
politici
e
non
come
espressione
di
una
coscienza
giuridica
universale
,
di
una
morale
superiore
e
intangibile
»
.
Ma
far
discendere
dalle
nuvole
dei
principi
applicazioni
coraggiose
e
coerenti
è
ben
altra
cosa
.
La
rivalutazione
del
fattore
religioso
non
importa
se
a
servizio
della
nazione
anziché
delle
anime
;
l
'
ossequio
esteriore
che
circonda
la
Chiesa
non
importa
se
per
trarne
un
elemento
di
prestigio
anziché
il
pensiero
e
la
pratica
del
cristianesimo
;
il
rispetto
a
qualunque
ordine
costituito
come
canone
inderogabile
del
buon
costume
cattolico
;
la
lotta
antidemocratica
e
antisocialista
che
sembra
eliminare
per
sempre
i
pericoli
della
«
volontà
popolare
»
e
togliere
l
'
incomodo
di
influenzarla
e
attrarla
al
proprio
pensiero
con
lo
spirito
e
la
attività
di
proselitismo
,
sono
i
motivi
di
fatto
che
dominano
le
questioni
di
principio
.
Tenersi
a
queste
è
settarismo
torbido
e
cieco
:
saggezza
,
equilibrio
,
sana
preoccupazione
degli
interessi
più
eccelsi
consigliano
di
procedere
al
rimorchio
ed
all
'
ombra
dei
potenti
dell
'
ora
.
E
saggio
è
veramente
risparmiare
la
esemplificazione
dimostrativa
.
I
cattolici
,
sentenziò
(
ci
pare
)
Napoleone
,
e
potrebbe
ripetere
un
osservatore
contemporaneo
,
sono
nati
per
servire
...
Ma
nelle
anime
soprattutto
dei
giovani
non
è
sopito
l
'
anelito
della
fede
operosa
ed
entusiastica
.
Tornare
alla
Rerum
Novarum
,
si
invoca
da
più
parti
,
guardando
ad
essa
come
all
'
appello
di
un
`
Grande
Capo
per
un
apostolato
di
conquista
.
La
Chiesa
madre
in
mezzo
ai
popoli
ed
alle
classi
,
prigionieri
dei
loro
egoismi
feroci
,
a
dire
la
parola
della
carità
e
della
giustizia
che
essa
sola
può
pronunziare
.
E
quanti
credono
nella
feconda
,
perenne
modernità
del
cattolicesimo
,
soldati
della
buona
battaglia
combattuta
prima
nella
coscienza
che
nella
azione
!
È
da
questa
aspirazione
,
contenuta
dalla
inerzia
o
dalla
acquiescenza
e
dal
calcolo
vile
,
da
questo
riprepararsi
della
consapevolezza
piena
della
missione
cattolica
nella
vita
degli
stati
,
che
discende
il
disagio
di
cui
parlavamo
in
principio
:
senso
di
inferiorità
di
fronte
ai
problemi
formidabili
dell
'
ora
.
Ha
scritto
un
giornale
fascista
che
il
«
cattolico
-
cittadino
non
potrà
non
essere
un
ribelle
sostanziale
,
anche
se
rende
omaggio
alle
istituzioni
del
suo
ambiente
e
del
suo
tempo
»
.
Non
ci
spaventiamo
della
definizione
né
identifichiamola
con
la
violenza
illegale
del
sovversivismo
.
Ma
non
è
forse
il
cristianesimo
una
perenne
protesta
contro
la
ingiustizia
,
una
insonne
volontà
di
bene
,
un
moralismo
sociale
operante
incessantemente
per
una
rinnovazione
delle
coscienze
e
degli
istituti
?
E
non
è
colpa
non
domandare
alla
fede
quanto
essa
avrebbe
potuto
dare
anche
nella
vita
collettiva
se
noi
ne
avessimo
approfondito
e
reso
attivi
i
rapporti
con
tutte
le
esigenze
dell
'
ordine
morale
,
intellettuale
,
politico
,
sociale
?
In
cospetto
di
una
terribile
esperienza
,
quale
è
quella
del
Messico
,
il
problema
delle
affermazioni
integrali
si
pone
di
nuovo
.
«
Bisogna
che
i
cattolici
di
ogni
paese
comprendano
l
'
impellente
necessità
di
ribellarsi
alla
forma
di
colpevole
passività
dai
nostri
avversari
caldeggiata
,
tendente
ad
affidare
nelle
mani
degli
altri
la
difesa
delle
nostre
più
gelose
aspirazioni
.
Il
cattolico
deve
preoccuparsi
di
costituire
una
forza
collettiva
da
opporre
ai
fautori
delle
tenebre
,
nascosti
sotto
le
vesti
più
svariate
.
E
questa
linea
di
assoluta
autonomia
,
che
prevede
una
ferma
e
fervida
coscienza
delle
proprie
capacità
sociali
,
deve
essere
maestra
in
tutte
le
attività
.
Lo
Stato
non
urterà
più
contro
la
Chiesa
,
solo
quando
guarderà
a
questa
come
all
'
ispiratrice
di
ogni
più
nobile
attività
umana
e
quando
ad
Essa
subordinerà
i
suoi
fini
;
ora
ciò
è
possibile
solo
con
uno
Stato
cattolico
e
lo
Stato
cattolico
non
sarà
attuato
se
non
da
cattolici
operanti
.
Mirare
quindi
alla
conquista
dello
Stato
:
ecco
un
compito
che
se
fino
ad
oggi
poteva
sembrare
un
'
eresia
,
oggi
si
impone
ad
ogni
cattolico
d
'
azione
.
Intensificare
l
'
azione
religiosa
,
curare
la
formazione
degli
spiriti
sulla
base
dell
'
insegnamento
cristiano
,
ma
dopo
quest
'
opera
di
preparazione
,
non
abbandonarsi
a
sperare
dagli
altri
la
realizzazione
dei
nostri
sogni
,
ma
buttarsi
audacemente
nell
'
agone
,
perché
il
nostro
programma
abbia
in
noi
,
che
ne
siamo
i
più
fedeli
interpreti
,
i
suoi
esecutori
»
.
Noi
non
sapremmo
concludere
in
altro
modo
migliore
che
con
queste
parole
di
uno
scrittore
cattolico
,
pensoso
delle
vicende
ammonitrici
e
dei
doveri
imperiosi
che
ne
discendono
.
StampaPeriodica ,
L
'
organizzazione
proletaria
che
si
riassume
,
come
espressione
totale
della
massa
operaia
e
contadina
,
negli
uffici
centrali
della
Confederazione
del
Lavoro
,
attraversa
una
crisi
costituzionale
simile
per
natura
alla
crisi
in
cui
vanamente
si
dibatte
lo
Stato
democratico
parlamentare
.
La
crisi
è
crisi
di
potere
e
di
sovranità
.
La
soluzione
dell
'
una
sarà
soluzione
dell
'
altra
,
poiché
,
risolvendo
il
problema
della
volontà
di
potenza
nell
'
ambito
della
loro
organizzazione
di
classe
,
i
lavoratori
arriveranno
a
creare
l
'
impalcatura
organica
del
loro
Stato
e
vittoriosamente
la
contrapporranno
allo
Stato
parlamentare
.
Gli
operai
sentono
che
il
complesso
della
"
loro
"
organizzazione
è
diventato
tale
enorme
apparato
,
che
ha
finito
per
ubbidire
a
leggi
proprie
,
intime
alla
sua
struttura
e
al
suo
complicato
funzionamento
,
ma
estranee
alla
massa
che
ha
acquistato
coscienza
dalla
sua
missione
storica
di
classe
rivoluzionaria
.
Sentono
che
la
loro
volontà
di
potenza
non
riesce
ad
esprimersi
,
in
un
senso
netto
e
preciso
,
attraverso
le
attuali
gerarchie
istituzionali
.
Sentono
che
anche
in
casa
loro
,
nella
casa
che
hanno
costruito
tenacemente
,
con
sforzi
pazienti
cementandola
col
sangue
e
le
lacrime
,
la
macchina
schiaccia
l
'
uomo
,
il
funzionarismo
isterilisce
lo
spirito
creatore
e
il
dilettantismo
banale
e
verbalistico
tenta
invano
di
nascondere
l
'
assenza
di
concetti
precisi
sulle
necessità
della
produzione
industriale
e
la
nessuna
comprensione
della
psicologia
delle
masse
proletarie
.
Gli
operai
si
irritano
per
queste
condizioni
di
fatto
,
ma
sono
individualmente
impotenti
a
modificarle
;
le
parole
e
le
volontà
dei
singoli
uomini
sono
troppo
piccola
cosa
in
confronto
delle
leggi
ferree
inerenti
alla
struttura
dell
'
apparato
sindacale
.
I
leaders
dell
'
organizzazione
non
si
accorgono
di
questa
crisi
profonda
e
diffusa
.
Quanto
più
chiaramente
appare
che
la
classe
operaia
non
è
composta
in
forme
aderenti
alla
sua
reale
struttura
storica
,
quanto
più
risulta
che
la
classe
operaia
non
è
inquadrata
in
una
confederazione
che
incessantemente
si
adatti
alle
leggi
che
governano
l
'
intimo
processo
di
sviluppo
storico
reale
della
classe
stessa
;
tanto
più
questi
leaders
si
ostinano
nella
cecità
e
si
sforzano
di
comporre
"
giuridicamente
"
i
dissidi
e
i
conflitti
.
Spiriti
eminentemente
burocratici
,
essi
credono
che
una
condizione
obiettiva
,
radicata
nella
psicologia
quale
si
sviluppa
nelle
esperienze
vive
dell
'
officina
,
possa
essere
superata
con
un
discorso
che
muove
gli
affetti
,
e
con
un
ordine
del
giorno
votato
all
'
unanimità
in
un
'
assemblea
abbruttita
dal
frastuono
e
dalle
lungaggini
oratorie
.
Oggi
essi
si
sforzano
di
porsi
all
'
altezza
dei
tempi
"
e
,
tanto
per
dimostrare
che
sono
anche
capaci
di
"
meditare
aspramente
"
,
rivogano
le
vecchie
e
logore
ideologie
sindacaliste
,
insistendo
penosamente
nello
stabilire
rapporti
di
identità
tra
il
Soviet
e
il
sindacato
,
insistendo
penosamente
nell
'
affermare
che
il
sistema
attuale
di
organizzazione
sindacale
costituisce
il
sistema
di
forze
in
cui
deve
incarnarsi
la
dittatura
proletaria
.
Il
sindacato
,
nella
forma
in
cui
esiste
attualmente
nei
paesi
dell
'
Europa
occidentale
,
è
un
tipo
di
organizzazione
non
solo
diverso
essenzialmente
dal
Soviet
,
ma
diverso
anche
,
e
in
modo
notevole
,
dal
sindacato
quale
sempre
più
viene
sviluppandosi
nella
repubblica
comunista
rossa
.
I
sindacati
di
mestiere
,
le
Camere
del
Lavoro
,
le
federazioni
industriali
,
la
Confederazione
Generale
del
Lavoro
sono
il
tipo
di
organizzazione
proletaria
specifico
del
periodo
della
storia
dominato
dal
capitale
.
In
un
certo
senso
si
può
sostenere
che
esso
è
parte
integrante
della
società
capitalistica
,
e
ha
una
funzione
che
è
inerente
al
regime
di
proprietà
privata
.
In
questo
periodo
,
nel
quale
gli
individui
valgono
in
quanto
sono
proprietari
di
merce
e
commerciano
la
loro
proprietà
,
anche
gli
operai
hanno
dovuto
ubbidire
alle
leggi
ferree
della
necessità
generale
e
sono
diventati
mercanti
dell
'
unica
loro
proprietà
,
la
forza
-
lavoro
e
l
'
intelligenza
professionale
.
Più
esposti
ai
rischi
della
concorrenza
,
gli
operai
hanno
accumulato
la
loro
proprietà
in
"
ditte
"
sempre
più
vaste
e
comprensive
,
hanno
creato
questo
enorme
apparato
di
concentrazione
di
carne
da
fatica
,
hanno
imposto
prezzi
e
orari
e
hanno
disciplinato
il
mercato
.
Hanno
assunto
dal
di
fuori
o
hanno
espresso
dal
loro
seno
un
personale
d
'
amministrazione
di
fiducia
,
esperto
in
questo
genere
di
speculazioni
,
in
grado
di
dominare
le
condizioni
del
mercato
,
capace
di
stipular
contratti
,
di
valutare
le
alee
commerciali
,
di
iniziare
operazioni
economicamente
utili
.
La
natura
essenziale
del
sindacato
è
concorrentista
,
non
è
comunista
.
Il
sindacato
non
può
essere
strumento
di
rinnovazione
radicale
della
società
:
esso
può
offrire
al
proletariato
dei
provetti
burocrati
,
degli
esperti
tecnici
in
questioni
industriali
d
'
indole
generale
,
non
può
essere
la
base
del
potere
proletario
.
Esso
non
offre
nessuna
possibilità
di
scelta
delle
individualità
proletarie
capaci
e
degne
di
dirigere
la
società
,
da
esso
non
possono
esprimersi
le
gerarchie
in
cui
si
incarni
lo
slancio
vitale
,
il
ritmo
del
progresso
della
società
comunista
.
La
dittatura
proletaria
può
incarnarsi
in
un
tipo
di
organizzazione
che
sia
specifico
dell
'
attività
propria
dei
produttori
e
non
dei
salariati
,
schiavi
del
capitale
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
è
la
cellula
prima
di
questa
organizzazione
.
Poiché
nel
Consiglio
tutte
le
branche
del
lavoro
sono
rappresentate
,
proporzionalmente
al
contributo
che
ogni
mestiere
e
ogni
branca
di
lavoro
dà
alla
elaborazione
dell
'
oggetto
che
la
fabbrica
produce
per
la
collettività
,
l
'
istituzione
è
di
classe
,
è
sociale
.
La
sua
ragion
d
'
essere
è
nel
lavoro
,
è
nella
produzione
industriale
,
in
un
fatto
cioè
permanente
e
non
già
nel
salario
,
nella
divisione
delle
classi
,
in
un
fatto
cioè
transitorio
e
che
appunto
si
vuole
superare
.
Perciò
il
Consiglio
realizza
l
'
unità
della
classe
lavoratrice
,
dà
alle
masse
una
coesione
e
una
forma
che
sono
della
stessa
natura
della
coesione
e
della
forma
che
la
massa
assume
nell
'
organizzazione
generale
della
società
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
è
il
modello
dello
Stato
proletario
.
Tutti
i
problemi
che
sono
inerenti
all
'
organizzazione
dello
Stato
proletario
,
sono
inerenti
all
'
organizzazione
del
Consiglio
.
Nell
'
uno
e
nell
'
altro
il
concetto
di
cittadino
decade
,
e
subentra
il
concetto
di
compagno
:
la
collaborazione
per
produrre
bene
e
utilmente
sviluppa
la
solidarietà
,
moltiplica
i
legami
di
affetto
e
fratellanza
.
Ognuno
è
indispensabile
,
ognuno
è
al
suo
posto
,
e
ognuno
ha
una
funzione
e
un
posto
.
Anche
il
più
ignorante
e
il
più
arretrato
degli
operai
,
anche
il
più
vanitoso
e
il
più
"
civile
"
degli
ingegneri
finisce
col
convincersi
di
questa
verità
nelle
esperienze
dell
'
organizzazione
di
fabbrica
:
tutti
finiscono
per
acquistare
una
coscienza
comunista
per
comprendere
il
gran
passo
in
avanti
che
l
'
economia
comunista
rappresenta
sull
'
economia
capitalistica
.
Il
Consiglio
è
il
più
idoneo
organo
di
educazione
reciproca
e
di
sviluppo
del
nuovo
spirito
sociale
che
il
proletariato
sia
riuscito
a
esprimere
dall
'
esperienza
viva
e
feconda
della
comunità
di
lavoro
.
La
solidarietà
operaia
che
nel
sindacato
si
sviluppava
nella
lotta
contro
il
capitalismo
,
nella
sofferenza
e
nel
sacrificio
,
nel
Consiglio
è
positiva
,
è
permanente
,
è
incarnata
anche
nel
più
trascurabile
dei
momenti
della
produzione
industriale
,
è
contenuta
nella
coscienza
gioiosa
di
essere
un
tutto
organico
,
un
sistema
omogeneo
e
compatto
che
lavorando
utilmente
,
che
producendo
disinteressatamente
la
ricchezza
sociale
,
afferma
la
sua
sovranità
,
attua
il
suo
potere
e
la
sua
libertà
creatrice
della
storia
.
L
'
esistenza
di
una
organizzazione
,
nella
quale
la
classe
lavoratrice
sia
inquadrata
nella
sua
omogeneità
di
classe
produttrice
,
e
la
quale
renda
possibile
una
spontanea
e
libera
fioritura
di
gerarchie
e
di
individualità
degne
e
capaci
,
avrà
riflessi
importanti
e
fondamentali
nella
costituzione
e
nello
spirito
che
anima
l
'
attività
dei
sindacati
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
si
fonda
anch
'
esso
sul
mestiere
.
In
ogni
reparto
gli
operai
si
distinguono
in
squadre
e
ogni
squadra
è
una
unità
di
lavoro
(
di
mestiere
)
:
il
Consiglio
è
costituito
appunto
dai
commissari
che
gli
operai
eleggono
per
mestiere
(
squadra
)
di
reparto
.
Ma
il
sindacato
si
basa
sull
'
individuo
,
il
Consiglio
si
basa
sull
'
unità
organica
e
concreta
del
mestiere
che
si
attua
nel
disciplinamento
del
processo
industriale
.
La
squadra
(
il
mestiere
)
sente
di
essere
distinta
nel
copro
omogeneo
della
classe
,
ma
nel
momento
stesso
si
sente
ingranata
nel
sistema
di
disciplina
e
di
ordine
che
rende
possibile
,
con
l
'
esatto
e
preciso
suo
funzionamento
,
lo
sviluppo
della
produzione
.
Come
interesse
economico
e
politico
il
mestiere
è
parte
indistinta
e
solidale
perfettamente
col
corpo
della
classe
;
se
ne
distingue
come
interesse
tecnico
e
come
sviluppo
del
particolare
strumento
che
adopera
nel
lavoro
.
Allo
stesso
modo
tutte
le
industrie
sono
omogenee
e
solidali
nel
fine
di
realizzare
una
perfetta
produzione
,
distribuzione
e
accumulazione
sociale
della
ricchezza
;
ma
ogni
industria
ha
interessi
distinti
per
quanto
riguarda
l
'
organizzazione
tecnica
della
sua
specifica
attività
.
L
'
esistenza
del
Consiglio
dà
agli
operai
la
diretta
responsabilità
della
produzione
,
li
conduce
a
migliorare
il
lavoro
,
instaura
una
disciplina
cosciente
e
volontaria
,
crea
la
psicologia
del
produttore
,
del
creatore
di
storia
.
Gli
operai
portano
nel
sindacato
questa
nuova
coscienza
e
dalla
semplice
attività
di
lotta
di
classe
,
il
sindacato
si
dedica
al
lavoro
fondamentale
di
imprimere
alla
vita
economica
e
alla
tecnica
del
lavoro
una
nuova
configurazione
,
si
dedica
a
elaborare
la
forma
di
vita
economica
e
di
tecnica
professionale
che
è
propria
della
civiltà
comunista
.
In
questo
senso
i
sindacati
,
che
sono
costituiti
con
gli
operai
migliori
e
più
consapevoli
,
attuano
il
momento
supremo
della
lotta
di
classe
e
della
dittatura
del
proletariato
:
essi
creano
le
condizioni
obiettive
in
cui
le
classi
non
possono
più
esistere
né
rinascere
.
Questo
fanno
in
Russia
i
sindacati
di
industria
.
Essi
sono
diventati
gli
organismi
in
cui
tutte
le
singole
imprese
di
una
certa
industria
si
amalgamano
,
si
connettono
,
si
articolano
,
formando
una
grande
unità
industriale
.
Le
concorrenze
sperperatrici
vengono
eliminate
,
i
grandi
servizi
amministrativi
,
di
rifornimento
,
di
distribuzione
e
di
accumulamento
,
vengono
unificati
in
grandi
centrali
.
I
sistemi
di
lavoro
,
i
segreti
di
fabbricazione
,
le
nuove
applicazioni
diventano
immediatamente
comuni
a
tutta
l
'
industria
.
La
molteplicità
di
funzioni
burocratiche
e
disciplinari
inerente
ai
rapporti
di
proprietà
privata
e
alla
impresa
individuale
,
viene
ridotta
alle
pure
necessità
industriali
.
L
'
applicazione
dei
principi
sindacali
all
'
industria
tessile
ha
permesso
in
Russia
una
riduzione
burocratica
da
100.000
impiegati
a
3.500
.
L
'
organizzazione
per
fabbrica
compone
la
classe
(
tutta
la
classe
)
in
una
unità
omogenea
e
cosa
che
aderisce
plasticamente
al
processo
industriale
di
produzione
e
lo
domina
per
impadronirsene
definitivamente
.
Nell
'
organizzazione
per
fabbrica
si
incarna
dunque
la
dittatura
proletaria
,
lo
Stato
comunista
che
distrugge
il
dominio
di
classe
nelle
superstrutture
politiche
e
nei
suoi
ingranaggi
generali
.
I
sindacati
di
mestiere
e
di
industria
sono
le
solide
vertebre
del
gran
corpo
proletario
.
Essi
elaborano
le
esperienze
individuali
e
locali
,
e
le
accumulano
,
attuando
quel
conguagliamento
nazionale
delle
condizioni
di
lavoro
e
di
produzione
sul
quale
concretamente
si
basa
l
'
uguaglianza
comunista
.
Ma
perché
sia
possibile
imprimere
ai
sindacati
questa
direzione
positivamente
classista
e
comunista
è
necessario
che
gli
operai
rivolgano
tutta
la
loro
volontà
e
la
loro
fede
al
consolidamento
e
alla
diffusione
dei
Consigli
,
all
'
unificazione
organica
della
classe
lavoratrice
.
Su
questo
fondamentale
omogeneo
e
solido
fioriranno
e
si
svilupperanno
tutte
le
superiori
strutture
della
dittatura
e
dell
'
economia
comunista
.