Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1910 TO 1940}
FORMENTINI UBALDO ( LA CRISI MINISTERIALE E LA COSTITUZIONE , 1922 )
StampaPeriodica ,
Io non voglio qui entrare nella polemica che si è svolta in questi giorni sulla crisi ministeriale e sul suo andamento , né sentenziare sulla ragione o sul torto dei vari gruppi , sull ' andare a destra o a sinistra . Certi argomenti sono bastoni da pollaio , non si toccano senza insudiciarsi . E neanche è il mio mestiere di far la morale ai deputati , altro solito modo di ragionare intorno ai medesimi soggetti . Ecco l ' Italia , sulla fine del gennaio scorso , era governata da un Gabinetto mantenuto dall ' unione di due partiti , il popolare e il democratico ; quest ' ultimo anzi , da poco costituito dopo laboriose fatiche , col giusto proposito , per sé e per gli altri salutare , di conseguire in contratti del genere , resi inevitabili dalla composizione politica della Camera , una personalità e dei diritti che non aveva mai avuto fino ad allora . Per figurarsi la possibilità di un cambiamento di Governo un osservatore spassionato avrebbe atteso la manifestazione di un formale disaccordo fra i due gruppi associati , l ' esposizione da una parte e dall ' altra dei rispettivi punti di vista , un dibattito che avesse denunziato i motivi della crisi indicandone insieme la coerente soluzione . Oppure , avrebbe cercato le rivelazioni concrete di un dissidio interno in uno dei partiti al potere ; o la comparsa di un problema saliente di politica interna o estera , il cui scioglimento disordinando repentinamente la struttura e l ' equilibrio dei gruppi , avesse reso inevitabile il cambiamento immediato dell ' indirizzo politico . Nulla di tutto questo , lo sappiamo , in Italia , al momento in cui la crisi si è determinata . Anzi , rifacendo a rovescio il corso dei casi sopra esposti , in politica interna niente di nuovo ; in politica estera , al contrario , dimostrata la opportunità della permanenza del Ministero ; nel seno dei partiti la pace . Infine , quanto ai rapporti fra popolari e democratici , se discussioni sono sorte ciò è stato dopo la crisi e in conseguenza del suo svolgimento , non prima ; e in ogni modo la fondamentale e sostanziale esigenza della reciproca intesa non è mai stata , né prima né dopo , negata . Anzi decisioni ufficiali di parte socialista , di poco precedenti all ' inizio della crisi , avevano riconfermato necessità del detto connubio , escludendo l ' unica soluzione diversa che apparisse praticamente possibile . Ciononostante abbiamo avuto la crisi ed è superfluo dir come . Le crisi ministeriali in Italia , e in generale nei paesi di governo parlamentare , rappresentano una specie di rissa fra individui e bande , rette , con rapide e casuali coalizioni , defezioni e vicendevoli ricatti , e la loro tipica manifestazione è questa che tutte le soluzioni , anche le più opposte e contradditorie , vi appaiono egualmente possibili . Così anche in quest ' ultima abbiamo visto apparire e scomparire un Ministero di sinistra appoggiato ai socialisti , un blocco dei partiti costituzionali contro popolari e socialisti ; un Ministero presieduto da un popolare e altre combinazioni . Il risultato è sempre quello , a cui suol riuscire una fazione tumultuosa : c ' è un gruppo , a sorte , che vince provvisoriamente , e l ' altro che s ' acqueta con l ' intento di ricominciare una zuffa alla prima occasione . Questa volta si è dato il caso che i contendenti hanno impattato la partita e il Re ha mandato il Gabinetto dimissionario a districare la questione in seduta della Camera . Ebbene in questa crisi , di nuovo ( i casi analoghi sono abbastanza remoti ) non c ' è stato proprio che il gesto reale . In verità il sistema delle crisi extra - parlamentari è antico . E non è vero che dipenda dalla proporzionale , perché il fenomeno si è notato ben prima di questo cambiamento , non è vero che sia conseguenza della guerra , perché in realtà la situazione parlamentare attuale ha radici in una serie di situazioni analoghe precedenti ; e la cosa stupefacente è al contrario che un fatto tragico e grande come la guerra nulla abbia mutato . Direi che l ' inizio dell ' esperimento coincide con la salita al potere della sinistra ; ma voglio tralasciare , per il momento , questa indagine storica . La semplice speculazione della crisi attuale , in sé , è sufficiente a darci la fisionomia del fatto costituzionale di cui è rivelatrice . Si è detto contro Bonomi , quel che si è detto contro tanti altri : che il suo . governo era debole . Una definizione chiara , concreta e persuasiva del " governo forte " io non l ' ho mai letta nei libri e nei giornali . Molti , materialisticamente , intendono un governo che usa le mitragliatrici , altri all ' opposto fanno uscire questa forza da chi sa quali sortilegi . Ma un governo forte non è che un governo obbedito . E un popolo non può obbedire se prima non obbediscono i deputati , insomma se il Parlamento è fazioso . Questa è la situazione sotto l ' aspetto psicologico . La manifestazione concreta è la assoluta instabilità , e impermanenza dei Gabinetti . Un Gabinetto che deve spendere la maggior parte della sua esistenza a difendersi dagli avversari o a conciliarseli , vive soltanto a patto di non comandare . Ubbidisce e non è ubbidito . Non è questa la condizione in cui hanno governato tutti i Gabinetti che si sono succeduti al potere in Italia per un lungo periodo di anni ? Abbiamo , è vero , l ' esempio di un governo abbastanza duraturo impersonato in Giolitti . Ma se si guarda un po ' addentro la storia del periodo giolittiano , anche in questo quanti accidenti ! Infine sembra che tutta l ' abilità di quel gran demagogo sia stata spesa nell ' assicurarsi questa permanenza al potere , più che nel far trionfare un determinato disegno politico . Questo sforzo denunzia la debolezza dell ' organo . Insomma noi non abbiamo mai avuto un governo , come lo hanno avuto nei periodi corrisponderti , per esempio , l ' Inghilterra e la Germania . Ora , che il lasso di vita assegnato ordinariamente dal nostro costume politico ai Gabinetti , sia già per sé insufficiente a consentire lo svolgimento di un ' opera complessa e ordinata di legislazione e di amministrazione , mi par facile giudicare . E se la cosa poteva riuscire indifferente , o quasi , in tempi andati , quando il campo delle attività dello Stato era limitato , sempre più grave diventa col trascendere smisurato di quelle pubbliche funzioni . Ma se non governa il Gabinetto , governano gli uffici i quali non muoiono e non mutano . Il governo burocratico è la rigorosa conseguenza dei fenomeni parlamentari osservati . Questo è il fatto : e non è questione di andare a destra o a sinistra ! Per ciò non è vero che lo Stato sia debole : è fortissimo e diventa sempre più forte ( in tutto dipendiamo da lui , anche per star di casa ) ; la verità è che certi poteri dello Stato sono straordinariamente indeboliti di fronte a certi altri . Primo problema : rinforzare il Gabinetto . Premetto che secondo le mie previsioni , per tutto quello che ho già osservato e per varie altre ragioni , il governo parlamentare è destinato a passare in una fase di decadenza . Quali altri organi costituzionali siano per crescergli intorno e in quali rapporti con lui , non posso spiegare in due parole . Tuttavia , decada o no il Parlamento , esso vivrà ancora certamente a lungo , e avrà sempre una grande importanza : quindi , chiunque per caso sia giunto alla stessa conclusione da me accennata , non è perciò dispensato dall ' occuparsene . Per studiare i rimedi , tralasciamo in primo luogo tutti quelli che non interessano propriamente l ' arte politica , in quanto si rivolgono a modificare certi difetti dell ' educazione e dello spirito pubblico corrispondenti ai mali da correggere . Bisognerebbe rifarsi dalla scuola elementare , anzi dalla balia . Limitiamoci a considerare i risultati che si possono ottenere con provvedimenti d ' ordine giuridico . Una legge e un regolamento in primo luogo obbligano positivamente le persone a fare determinate cose . Ma questo sarebbe poco ; il loro principale effetto è di influire sulla psicologia umana : di creare cioè dei sentimenti e dei costumi . Per esempio , un Governo costituzionalmente forte sarebbe quello combinato di persone estranee al Parlamento , o comunque scelte all ' infuori dalle maggioranze parlamentari ; un Gabinetto fiduciario di un Principe forte . Questo è stato il sistema della Germania Imperiale e ha fatto lunga e buona esperienza . Si potrebbe anzi provare che quell ' esperienza ha giovato anche al Governo di tipo parlamentare che la Rivoluzione ha sostituito al primo , appunto nel senso di mantenere un costume politico rispondente alle esigenze dello spirito nazionale da cui la forma precedente era stata determinata . Circa venticinque anni fa in Italia sorse , a proposito della forza e della debolezza del Governo , lo stesso problema che noi oggi tentiamo risolvere , per le stesse ragioni e gli stessi termini ( ecco la prova della sua antichità ) . Il Sonnino tentò , in pratica ed in teoria , di trasportare , in Italia , il sistema germanico . Non riuscì e non occorre spiegare le ragioni perché non poteva riuscire . Basterà dire che la proposta di Sonnino significava " la reazione " e quindi ha prodotto tutte le conseguenze che questa parola suole produrre sull ' animo e sulla fantasia degli italiani . Se oggi uno ripetesse una proposta simile , sarebbe egualmente " la reazione " coi conseguenti effetti . Appunto , tenendo conto di questi riflessi psicologici del diritto pubblico , molto più conveniente alle idee e sentimenti prevalenti nel nostro Paese , appare una soluzione formalmente opposta . Nel sistema parlamentare , che è il nostro , si sa che il Re nomina i ministri ascoltando e interpretando la volontà parlamentare . Il Gabinetto si presenta alla Camera e chiede un volto di fiducia che solo gli dà l ' effettiva autorità di governare . Questo è il nostro costume politico , jus traditum . Ora si tratterebbe di rendere positiva questa norma , con lo stabilire che il Ministero debba essere formalmente investito dei suoi poteri da un ' apposita disposizione legislativa : una lex de imperio . Si noti che in Italia manca anche una legge organica dei Ministeri cosicché specialmente nella pratica di questi ultimi anni , la istituzione , lo smembramento , la soppressione di Dicasteri , è stata sempre attuata nel periodo di formazione del Gabinetto , senza preventiva autorizzazione del potere legislativo . Questa legge pertanto , oltre a istituire il rito per il conferimento ai Ministri delle funzioni esecutive che loro spettano , fisserebbe e distribuirebbe anche , legalmente , le varie competenze . Per metterci d ' accordo con la tradizione giuridica richiameremo la distinzione fra il Gabinetto come consilium principis e i singoli Ministeri come organi definiti dall ' Amministrazione . Il campo proprio della legge che invochiamo sarebbe precisamente quest ' ultimo , escludendo il pericolo che una nuova facoltà data alla Camera in tal senso , la erigesse in permanenza in Assemblea Costituente . Un tal sistema esigerebbe uguale procedimento anche per stabilire la cessazione dei poteri ministeriali . Vuol dire che , in caso di dimissioni , i Ministri dovrebbero chiedere alla Camera la procedura formale di esonero , in altro caso questa sarebbe provocata di iniziativa parlamentare . Quali gli effetti sperabili dalla riforma ? Nulla più di quanto è sperabile da un provvedimento coattivo . Nessuna legge può imporre ai Deputati di essere dei galantuomini , né tanto meno stabilire sanzioni al riguardo . Non si può proibire a Cocco - Ortu di personificare la " democrazia " . Ma la crisi avrebbe sempre , necessariamente , un processo parlamentare , quindi uno svolgimento controllato dal pubblico . Non si fa in seduta quello che si fa nelle . conventicole . Una disciplina crea delle e idee delle abitudini . Insomma l ' atto di cambiare e quindi di istituire un Governo , verrebbe ad acquistare ciò che nella sciagurata pratica del nostro Parlamento ha perduto : la serietà . Certamente l ' attuazione pratica di un ' idea come questa richiede una più precisa e circostanziata disamina . Bisognerebbe vedere se proprio la procedura formale legislativa convenisse a provvedimenti di tal natura , o se non fosse il caso di stabilire un processo sui generis . Ma lasciamo , per ora , l ' idea greggia com ' é . Piuttosto preoccupiamoci della rispettabile opinione di quella parte che nella riforma potrebbe scorgere una inquietante sfigurazione del potere regio . In pratica la competenza del Re rimarrebbe tal quale . La possibilità di uno scontro fra la volontà della Camera legiferante de imperio , e quella del Re , nell ' atto di nominare o di accogliere le dimissioni del Ministero , sarebbero sostanzialmente quelle che ora si presentano per effetto di un voto politico della Camera . Teoricamente il Re avrebbe nel nuovo sistema , come nell ' attuale , la facoltà di aprire un conflitto con la Camera , rinviandole un Ministero formalmente destituito , come ora un Ministero destituito da un voto politico ; infine avrebbe sempre il potere sommo della provocatio ad popolum . Soltanto è vero che una simile riforma sarebbe difficile accordare con la lettera dello Statuto . Ma tutta la pratica costituzionale da cui la riforma procederebbe , è stata in realtà , una deroga al Patto . Infatti quando Sonnino pensò dì cambiar sistema di governo nel senso accennato più sopra , disse semplicemente : torniamo allo Statuto . Ora , è facil cosa , non lo nego , che una . proposta come la mia assuma colore demagogico : ma alla fine non si tratterebbe che di disciplinare positivamente una norma elaborata dalla consuetudine costante di mezzo secolo , e di cui la Monarchia stessa sarebbe stata la squisita istitutrice .
StampaPeriodica ,
Ci sono nel " Manifesto " della Rivoluzione Liberale alcuni sviluppi che sembrano e devono essere soprattutto personali , corrispondendo ad un necessario processo di realizzazione letteraria e stilistica . Su tali concetti , che hanno avuto virtù di suscitare l ' ironia dell ' amico Ansaldo , l ' autore non chiede una adesione politica ; li presenta come spiegazioni di stati d ' animo , descrizioni di atteggiamenti , non limitati a un puro senso biografico , ma ribelli ad ogni carattere sistematico . Né di ciò si vuol discutere , né ricercare analoghi elementi personali , facilmente contestabili in nome di altre esperienze - negli scritti di Burzio , di Formentini , di Ansaldo qui pubblicati . Sotto l ' ottimismo storicistico del Burzio ( incline , per amore alla tradizione riformista a misconoscere le leggi autonomistiche della vita moderna , altra volta , nello studio sulla Democrazia , affermate ) sotto il realismo di Formentini ( che dall ' autocritica è tratto a diffidare di ogni azione ) ; sotto lo scetticismo di Ansaldo ( statico spettatore ) - è agevole osservare un intimo consenso - più o meno specifico - alle premesse e agli intenti del criticato Manifesto . A questo consenso è giusto corrispondere chiarendoci e riesaminandoci , per evitare qualunque incertezza potesse essere sorta dalle antitesi della discussione . E anzitutto qual è il senso della nostra pretesa di aderire alla storia ? La critica del concetto presentata dal Formentini è validissima , ma non si può rivolgere contro di noi . Aderisce alla storia anche chi vi repugna . E la storia è sempre diversa da quella che è presente alla mente di chi si propone di aderirvi . Le due affermazioni opposte sono tutte e due vere . Il presente è e non è nella storia . Perché la storia è insopprimibile , è unità di fatto e di farsi e di non fatto ; ma dalla storia non si deduce - ossia dalla storia non si astrae . L ' azione deve vivere di storia ( di concretezza ) ; ma come azione è qualcosa di nuovo , che al passato non si riduce , libero ; nasce impreveduta , crea valori imprevedibili ; ma poiché alla storia invano si repugna , questo nuovo ha il suo significato in quanto si sforza di sottoporre a sé tutto il passato . Da questa relazione soltanto ( che è quanto dire : da nulla di arbitrario ) nasce l ' avvenire . Quello che il Burzio chiama nostro schema di interpretazione del Risorgimento non è storia del Risorgimento , ma , in un senso molto preciso , storia nostra . Le nostre esigenze nascono da situazioni determinate e solo nel mondo da cui nascono si spiegano . Sarebbe ingenuo pensare che queste esigenze nascano sole , che il mondo , ove hanno luogo , vi si esaurisca creandole . Nel Risorgimento c ' è il nostro Risorgimento e quello di Burzio ; c ' è il riformismo e la rivoluzione : e il Risorgimento dello storico li comprende tutti . La verità della nostra interpretazione è condizionata dalla nostra azione : la legittimità di questa è nella continuità di una tradizione . È vero , perciò che nel Manifesto storia e propositi si generano reciprocamente - condizionati da una nostra volontà . A chi critica la nostra storia del Risorgimento si risponde che essa non è una storia : anche se il farla fosse nei nostri intenti ( in altra ora ) non abbiamo mai creduto che la si potesse preannunciare in un articolo ( sia pure lunghissimo , come alcuno ha protestato ! ) . Mazzini , Cavour , Ferrari e tanti altri uomini idee e forze sono state deliberatamente sacrificate per segnare con semplicità le linee di una crisi attuale , delle direzioni di pensiero che si pretendono continuare . Ma l ' affermazione fondamentale da noi storicamente ed empiricamente commentata , non ha bisogno di prove storiche perché è creatrice della storia , è la verità di tutti i processi vitali : la negazione del riformismo in nome dell ' autonomia delle forze , il necessario riconoscimento della spontaneità rivoluzionaria dei movimenti popolari è concetto a cui crediamo e di cui siamo pronti a dare dimostrazione scientifica se mai qualche ingenuo ne sentisse il bisogno . Abbiamo visto questo principio sostanziale della lotta politica in Italia individuato in elementi ideali e pratici caratteristici del nostro tempo . E qui è dovere fissare i limiti dell ' azione cui si è pensato . Esaltatori della lotta politica , consci che una lotta politica in Italia è stata sinora , per molteplici e chiarite ragioni , soffocata , il problema centrale dello Stato ci è parso problema di adesione del popolo alla vita dell ' organismo sociale , problema di educazione politica autonoma ( non di scuola ) , esercizio di libertà , necessità di conflitti , di intransigenze suscitatrici di una fede laica . Economicamente - diciamo pure con Ansaldo , - creare lo spirito capitalistico . Ci permetta l ' amico Ansaldo : ciò non ha nulla a che fare col protestantesimo e col circolo di cultura religiosa - in Italia il protestantismo non può essere che un momento dello sviluppo cattolico . No , qui il problema è di iniziativa economica e di attività libertaria . I partiti intransigenti , i partiti di masse ( contadini e operai ) operano secondo la linea che noi seguiamo , concludono a un ' opera liberale . In questa premessa l ' identità di Stato liberale ( liberistico ) e di Stato etico , che non convince il Burzio è per sé chiara . Ma a questo punto la rivoluzione reca un ' esigenza , determina dei problemi . II problema essenziale è un problema di espressione , di tecnica realizzatrice . Occorre che il popolo abbia il suo governo , occorre creare una classe dirigente che viva di esso , che aderisca alla sua spontaneità , che corrisponda alla sua libertà . Il compito è parso al nostro Sarmati antitetico colla premessa : il Governo nasce colla rivoluzione , non astratto da essa , non preparato preventivamente . Ma oggi siamo in una crisi rivoluzionaria ; noi sorgiamo dalla rivoluzione dopo aver , lavorato , lavorando con essa e non é certo l ' Ordine Nuovo che possa rimproverarci astensione o indifferenza . Tra il nostro atteggiamento di critici e le nostre conclusioni di pratici c ' è invero una contraddizione tragica , ma vitale : la contraddizione implicita nell ' azione , che é stata tra Cavour pensatore e Cavour ministro , che c ' è tra Nitti capo di governo e Nitti scrittore di economia o di sociologia . Il problema rivoluzionario sarà pure a un certo punto problema di uomini : noi prepariamo gli uomini che sappiano allora accettare la rivoluzione e operare realisticamente . In questo senso le premesse ci conducono a un compito tecnico , diciamo pure al problemismo , cui accenna Formentini . Ma la premessa deve restare ben chiara anche se è lontana : non si tratta del semplice problema di cultura che scorge Burzio . Il risultato si è che mentre pensiamo ad agitare delle forze ( indirettamente o direttamente ) possiamo sembrare ai frettolosi dei riformisti , perché ci occupiamo dei problemi attuali , perché suggeriamo riforme e proponiamo soluzioni . L ' importante si è che questa tecnica non distrugga quell ' autonomia di che siamo ben convinti : e non ci toccano , perché si elidono da sé , le accuse opposte di conservatori e di rivoluzionari che vengono mosse al nostro realismo . Noi non crediamo alla validità delle riforme e invochiamo e favoriamo nuove libere forze : non crediamo alle formule e vi contrapponiamo l ' immensità del reale . Determinare i limiti e i modi della conservazione del resto è stato sempre il compito tecnico dei rivoluzionari . Senonché dice Formentini , che tra i tre amici è il più vicino al nostro pensiero , il problema presente è il collaborazionismo e uno spirito realista deve fare i suoi conti con esso . La funzione transitoria del collaborazionismo socialista è posta dal F . stesso eccellentemente : nonostante i promotori concluderà anch ' esso ad arricchire il trionfo liberale dei popolo , a liquidare i miti e i riformismi . Il nostro atteggiamento deve essere di netta opposizione per ovvie ragioni d ' indole economica , e per una netta antitesi d ' ordine politico : precisamente da un tal fenomeno dipende la validità , il momento del successo della nostra affermazione liberista . In questi termini il nostro proposito di coltura politica ha la sua definizione esplicita : in una interpretazione di forze e in un ' esigenza di tecnica che ognuno di noi sente come problema morale . Non è il luogo di rimproverare utopie , non siamo in nessun mondo fantastico : ci disponiamo serenamente , con l ' ascetismo che opportunamente richiede ( e si chiede ) il nostro collaboratore Formentini a un compito che sappiamo grave , impopolare . Ansaldo non crede che sulla nostra via si possa trovare il successo , non crede che del problema ci sia una soluzione . Il suo scetticismo si aggrappa alla storia , da ciò che non c ' è stato deduce ciò che non ci sarà mai . Il che è manifestamente antistorico . Col metodo di Ansaldo era agevole negli anni del Risorgimento negare la legittimità degli sforzi unitari . L ' unità d ' Italia non c ' è mai stata , dunque non ci sarà . É un argomento che prova troppo e che cade da sé . Non si capisce come da tutto il sottile e profondo discorso con cui egli commenta il nostro manifesto possa derivare una conclusione imprecisa che non risolve le esigenze accettate . La classe di mandarini amministratori sarà sempre in antitesi con un popolo che sta sorgendo a vita economica e a vita politica ( e questo fatto s ' è provato nel Manifesto ) : dunque la soluzione provvisoria si negherà in altre soluzioni più vitali . Le esperienze dei Comuni , del Rinascimento , del Risorgimento non sono storie di fallimenti , ma indicazioni di stati d ' animo , di insopprimibili aspirazioni . Non è da chiedersi se noi saremo capaci di continuarle , di concluderle : certo l ' impresa è la più realistica che oggi si possa pensare ; di quel temerario realismo , che sa vedere e creare la realtà dove altri chiacchiera , pavido , di utopia . Per questo l ' abbiamo posta come compito della nostra vita .
ALBERTO MORAVIA ( COLAGROSSO CESCO , 1934 )
StampaPeriodica ,
In Anno XII « Giornalaio » , a proposito di un articolo di Luigi Chiarini sui « Doveri della critica » , nel quale il critico del settimanale letterario romano si scagliava contro il romanzo Gli indifferenti di Alberto Moravia , fu messo in sospetto che questo accanimento derivasse da ragioni non puramente critico - letterarie : e « Giornalaio » promise di leggere il libro e darne giudizio . « Giornalaio » mi ha passato l ' incarico : ho letto il libro del Moravia , che in questi mesi ha avuto una ristampa a prezzo popolare e ho finito l ' ultima pagina con una smorfia di disgusto . Una domanda mi si è subito affacciata alla mente : perché è stato scritto questo libro ? Questione grave , questa , a mio parere , e che naturalmente nemmeno lo stesso autore sa risolvere : perché è stato scritto questo libro ? Storia bassa , misera , di un uomo che , amante di una signora ormai anziana , si innamora casualmente della figlia di quella ; storia di un fratello che per un posto o per la salvezza del patrimonio farebbe il ruffiano , mercanteggerebbe la carne della sorella ; storia di una donna depravata che crede di redimersi amando un ragazzo : ma è amore di carne . E intanto lo scrittore si trastulla tra queste condizioni dei personaggi , si diverte ad affondarli sempre più nel fango della passione dell ' odio e dell ' interesse , sino alla fine ; ma non lo fa per poi sollevarli e portarli ad una soluzione morale , vittoriosa : tutto finisce in basso , sempre più in basso . Lo so : la questione è se arte è morale . Questione vecchia , sempre dibattuta e ancor oggi purtroppo portata avanti . Ma al giorno d ' oggi in Italia i giovani sanno una sola cosa : che Fascismo è morale ; che l ' arte deve essere fascista e perciò morale . E tutto questo non è detto per ripararsi dietro lo scudo dell ' aggettivo « fascista » ; perché chi ha compreso i fini puramente etici del Regime non può non rendersi conto dell ' incoraggiamento che esso sta dando alla letteratura ; ma ad una condizione : che sia morale . E morale non vuol dire che in un romanzo non vi sia un adulterio od uno stupro , che in un quadro non vi sia l ' effigie del piacere ; ma morale vuol dire giusta misura delle cose , vuol dire , insomma , che adulteri , stupri e passioni carnali non diventino il pernio su cui si faccia ruotare tutta una letteratura falsa , viziata , corrosiva . Leggendo questo libro del Moravia vien subito su un senso di rammarico per quest ' autore e per quest ' arte sprecata . Vi è in lui dell ' ingegno e abilità tecnica ; se invece di partire da uno stato d ' animo superficiale egli facesse sorgere il suo romanzo da un sentimento spiccatamente spirituale , il Moravia riuscirebbe un buon autore . Ma a quanto pare egli fa l ' indiano . Ne sia prova una sua novella pubblicata ultimamente su Oggi ( 19 novembre XII ) ; altrettanto pessimismo , altrettanto vizio , altrettanta falsità . Bisogna convincersi che l ' arte è sempre morale .
StampaPeriodica ,
La trappola fu tesa con diabolica abilità . Un morto , un morto insperato , non uno dei soliti morti , aveva offerto l ' agognata occasione per vibrare il colpo di mazza decisivo contro Roberto Farinacci e il fascio cremonese ... Roberto Farinacci ha smontato la trappola , ha mandato all ' aria i ben architettati progetti avversari , ha salvato il Fascismo rendendolo ormai tetragono ad ogni assalto nemico per quanto subdolo possa essere nell ' avvenire . Infatti avversioni e cose ponevano a Roberto Farinacci questo dilemma : o assumere la responsabilità completa del fatto così come appariva dalla partigiana versione di esso o scindere questa responsabilità ... Senonché il fatto di S . Vito si riduce ad un luttuoso fatto di cronaca da cui esula ogni premeditazione omicida ... Ed il fascismo ne esce incontaminato e puro ! Con felice intuizione adunque Farinacci ha assunto la responsabilità dell ' operato del fascio , superando il primo comma del dilemma . Se invece Farinacci avesse declinato ogni responsabilità allora gli avversari avrebbero gridato ai quattro venti : ecco il vile ... Egli non è vile , né moralmente né fisicamente . La nobiltà del suo carattere è la forza indiscutibile e preminente della sua personalità ... Ed il fascismo è con lui più vivo che mai ! E non morrà !
ESPERIENZE INTELLETTUALI ( FERRAÙ SANDRO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Un giorno , mi lessero dei brani di Federico Guglielmo Nietzsche . In quel tempo , mi affannavo dietro Arturo Schopenhauer e Feuerbach . Di Schopenhauer avevo avuto Pensieri e Frammenti nella edizione universale Sonzogno . Nella edizione Laterza , avevo letto Aforismi sulla saggezza della vita . E stavo finendo il suo capolavoro Parerga e Paralipomena . Questo « crescendo » di letture , sul filosofo dalle tendenze buddhistiche , mi aveva entusiasmato . Ma , nel fondo , non ero persuaso di Schopenhauer : se la sua dialettica mi attraeva , il suo pessimismo mi respingeva . Ho sempre profondamente disprezzato i pessimisti : sono coloro che non sanno cosa sia la luce . Torno a Nietzsche : mi lessero i soliti brani contro le donne , sulla superiorità dell ' uomo , sulla « plenitudine dell ' io » ( la frase è di Novalis ) , sulla durezza dell ' animo , sulle sue aspirazioni ad una guerra non troppo bene identificata . Nietzsche mi si presentò come un frutto strano : dolce per le sue immagini , la sua poesia ; acre per il suo imperialismo latente . Vi era in lui una doppia faccia : poeta esteriormente , guerriero interiormente . Mi sembrava che non fosse sincero . Mi capitò , allora , il capolavoro del filosofo di Roncken : Così parlò Zarathustra . L ' edizione era Barion : economica . Tradotta male , con errori , non sempre chiara . La lessi . A sbalzi . Dopo , conobbi La gaia scienza nella traduzione di Antonio Cippico , edizione Bocca . E ancora : Al di là del Bene e del Male , Aurora , Il Crepuscolo degli Idoli , L ' Anticristo . Senza ordine di data o di sviluppo filosofico . Come tutti gli scrittori personali , Nietzsche attrae perché si è curiosi di sapere « cosa dice » : lo stesso succede quando si legge un libro di Papini . Per questo , lo cercavo . Ma mi respingeva : egli scriveva troppe volte « io » : e le persone che scrivono troppe volte « io » , come D ' Annunzio , non le tollero . Tuttavia , lentamente Nietzsche si impossessò di me . Era un forte , dicevo in me . Ebbi allora un libriccino , credo , di Darchini : Nietzsche e la sua vita . C ' erano le solite cose : la teoria del superuomo , il desiderio di guerra , ecc . Seppi che , a ventisei anni , era già professore a Basilea : che adorava la sorella Elisabetta e la madre . Che era un puro . Il mio orizzonte si schiarì . Dopo qualche tempo , vi fu una violenta sterzata che mi costrinse a veder sconvolte le mie deduzioni . Studiando il periodo romantico , ebbi fra le mani uno dei libri di Max Nordau : Degenerazione , nella edizione Bocca . L ' autore ungherese passava in rassegna tutti i grandi autori da Dante Gabriele Rossetti a Nietzsche , dimostrando la loro degenerazione intellettuale e psichica . Tutto allora mi apparve , nella filosofia e nella letteratura , come malato : ero fra una fioritura di anormali e di pazzi . Questo fu l ' inizio del mio allontanamento . Vidi nel filosofo di Roncken uno dei propugnatori di quella forma di pazzo imperialismo e di kultur che ci erano costati una guerra ; le sue idee sul « superuomo » mi apparivano ridicole e degne solo di stare sulla bocca di Stelio Effrena del Fuoco dannunziano . Volevo un mondo sereno : e odiavo quella mania di sterminio , di odio , di disprezzo , di egotismo , di « rassentiment » che aleggiava nella sua prosa . Dovetti soltanto convenire che le teorie di Nietzsche avevano prodotto una grande figura artistica : il Martin Eden di London . Tralasciai per qualche tempo Nietzsche : e guardai la sua Nascita della tragedia in seguito al centenario wagneriano . Rientrai più tardi nell ' orbita degli studi precedenti . E lessi Nietzsche en Italie , edizione Bernard Grasset . Autore Guy de Pourtalès . Fu allora che Nietzsche mi apparve sotto un altro aspetto . Lo seguii nelle sue peregrinazioni a Genova , a Venezia , a Sorrento , a Roma , dove era sempre solo e assetato di solitudine . Conobbi finalmente , in lui , « l ' uomo » . Lo vidi così , a Genova , esser chiamato per la sua bontà « il piccolo santo » ; a Venezia piangere per una dolce canzone cantata , di notte , da un rematore lagunare ; a Roma , amare Lou Salomé : e poi girare sempre torturato , scrivendo furiosamente , costruendo nella fantasia quello che gli mancava nella realtà . In ultimo , lo vidi ripiegare a Torino , nel 1888 , fino alla pazzia . Nello stesso tempo , lessi Il tradimento dei chierici di Julien Benda . Un altro nemico . In modo spietato . Benda denuncia Nietzsche . Questi ha creato la crudeltà , la mania della guerra , l ' odio , creando sbandamenti e dissoluzione . L ' ordine , a contatto delle sue teorie , si disintegra . Fu il colpo di grazia : il Nietzsche filosofo scomparve dal mio orizzonte . Mi sentii sereno solo dinanzi alla logica serena e piana di Enrico James . In quei giorni , leggevo i suoi Saggi pragmatisti . Il pragmatismo , ponendo e risolvendo soltanto i problemi pratici , mi allontanò da tutta quella fioritura di teorie , di paradossi , di demenze e di sublimi verità che formano l ' opera di Nietzsche . La calma di James , mi rendeva insopportabile le urla della prosa Nietzscheana . Fu allora che io ricercai Nietzsche fuori delle sue opere . Considerai queste come elementi superficiali e non necessarie per una sua classificazione . Esse divennero , per me , qualcosa di irreale , di molto lontano . Dentro di me , mi apparve soltanto quel Nietzsche che , a Torino , vedendo un povero cavallo battuto , gli si buttò al collo impedendo al conducente di percuoterlo ancora ; poi ancora quel Nietzsche che , a letto , roso dall ' amore e dalla febbre , vedeva la propria nullità di amante . Mi apparve Nietzsche con i suoi occhi vitrei e un po ' fissi , vicino alla madre : non più con l ' aria da matador della filosofia , ma con qualcosa di umano ; oppure piegato a scrivere pagine su pagine , con la follia alle spalle ; o commosso nel sentire il Preludio del « Parsifal » di quel Riccardo Wagner che egli giurava di odiare . Insomma , quel Nietzsche pieno di contraddizioni , e di una profonda umanità che egli invano cercava di occultare . In lui ho visto così non soltanto l ' intelligenza , ma anche « l ' uomo » palpitante sotto il dolore , povero di dolcezze e ricco solo di una intristita e dolorante umanità .
StampaPeriodica ,
I guadagni degli operai vanno in sperpero giacché essi non sono proclivi alla economia . Per essi è diventata necessità tutto quanto è superfluo per le classi medie e quindi , danno sfogo , quasi a scherno della miseria , a spese eccessive di vitto , ai capricci della moda e del lusso , ai trattenimenti mondani , ai divertimenti più costosi , fomentando il malumore in coloro che non sono affatto in condizione di fare altrettanto , ma bensì di curare scrupolosamente il bilancio famigliare ...
CHE COSA È IL NAZISMO ( ZANGRANDI RUGGERO , 1935 )
StampaPeriodica ,
La politica è una cosa ; la fredda disamina di un sistema è un ' altra che non ha assolutamente nulla a che vedere con la prima . La politica è il manovrare e il pilotare , secondo determinati criteri , tutti gli elementi costitutivi del governo allo scopo di riescir utile alla propria nazione ; la disamina di un sistema è il rigido esame ragionativo del tutto indipendente dall ' utile o dal disutile del proprio Paese . La politica può fare un contratto commerciale , un patto d ' alleanza , un trattato d ' amicizia con la Germania nazista ; la disamina del sistema non può non mettere in luce i principi antiprogressisti , incivili e ciechi del nazismo tedesco . Che cosa è il nazismo ? Una rivoluzione non già , ché le rivoluzioni sogliono apportare grandi e radicali mutamenti di idee e di orientamenti , sogliono rinnovare e a volte addirittura capovolgere intere gamme di valori , enunciare ed esaltare principi del tutto nuovi , sempre più vicini alla civiltà marciante e rivolti sempre più al miglioramento dell ' umanità e delle sue condizioni . Il nazismo è piuttosto un portato , un prodotto , di tutta una filosofia e una politica , prettamente tedesche che si possono far risalire , l ' una a Fichte , Hegel , Nietzsche , l ' altra al Kaiser e ai suoi predicatori dell ' anteguerra . Il nazismo è totalmente privo di originalità ; esso non è che la copia e la messa a punto della politica di Guglielmo II , se non che tra l ' imperialismo egocentrista ed oscurantista di costui , e l ' imperialismo cento volte più egocentrista e oscurantista di Hitler c ' è una piccola lineetta che distingue due epoche : il '14 . Un imperialismo di questo genere , prima della guerra , portava alla guerra e alla rivoluzione ; oggi porterebbe di nuovo alla guerra e al caos . Il '14 , è stata una snebbiatura , dopo la quale non sono più consentite fantasticherie del genere di quelle che va fantasticando il nazismo . Poiché è chiaro che il nazismo sogna e questo è meno chiaro , ma non mai troppo poco per chi tenga gli occhi ben aperti tende al dominio del mondo . Hitler dice : « Il Reich tedesco deve come Stato racchiudere tutti i tedeschi col compito di estrarre e conservare da questo popolo i più preziosi fra gli elementi orginarii di razza e di condurli con lentezza in modo sicuro ad una posizione di dominio » . E siamo qui in piena questione di razza : la razza tedesca è la razza eletta , la razza messianica , la razza destinata alle più grandi imprese e alla diffusione della più grande civiltà . Non v ' è dubbio su questo : l ' ario è indispensabile al mondo perché è l ' unico possessore della vera civiltà : l ' ario è il tedesco . Qui l ' esclusivismo non è palese : è necessario , è indispensabile come la base prima di tutto il ragionamento . Il popolo tedesco è l ' unico rappresentante della razza umana : tutti gli altri esseri viventi si dividono in animali a mente irrazionale ed animali a mente ragionativa ; così come ci sono animali a sangue caldo e a sangue freddo ! Lo scopo del nazismo è quello di purificare la razza ed è quello di unificare la razza . L ' Anschluss con l ' Austria non è una parte del programma : è un presupposto del programma stesso . Il nazismo vuole abbracciare tutti i tedeschi : in Austria vi sono dei tedeschi : l ' Austria deve essere prima o poi , una provincia della confederazione germanica . Il colpo di testa del 25 luglio è andato male : non importa : Hitler ha detto : « ... con lentezza in modo sicuro ... » . L ' Anschluss con l ' Austria non è scongiurato : è rimandato semplicemente . Intanto vi sono altri capisaldi del programma da mandare avanti : c ' è la questione revisionista ; c ' è l ' unificazione delle tre chiese ; c ' è l ' epurazione della razza che va dalla proibizione di matrimoni fra giovani di nazionalità diversa alla sterilizzazione di affetti di malattie incurabili ed ereditarie ; c ' è la germanizzazione dei costumi , dei sistemi , delle forme , che va dal ritorno ad antichi riti propiziatorii , alla ripristinazione del taglio della testa per mezzo della scure , alla costituzione di una chiesa nazionale con l ' intervento dei dii druidici , alla lotta contro tutto ciò che può sembrare di provenienza estera tendente alla corruzione dei costumi . E mentre all ' interno si sostiene questa vigorosa lotta , ci si prepara per una non meno vigorosa lotta all ' esterno : si armano gli uomini nelle mani e nello spirito ; ci si preoccupa delle grandi costruzioni militari ( chi crede alla favola di una Germania disarmata ? ! ) e della preparazione delle coscienze e degli animi . Dopo la morte di Hindenburg , Hitler è divenuto il capo supremo ed indiscusso : ma egli non s ' è voluto chiamare presidente : egli vorrebbe essere un profeta e non è che un bramino : una via di mezzo fra il prete , il guerriero e lo stregone . Questo ultimo fatto può anche voler dire molte cose nei riguardi della pace mondiale . Oggi la Germania diplomatica ha saputo placare molti allarmi . Ma gli avvenimenti hanno risvegliato molte curiosità nei riguardi del programma politico di Hitler , per cui molti di più oggi sono quelli che conoscono un po ' più a fondo tale programma e il suo sostanziale e inconfondibile imperialismo . È ormai molto lontano , quasi dimenticato , il tempo in cui del nazismo si faceva qualcosa come un discepolo del fascismo : una volta forse , due o tre anni fa , ci si poteva ancora lasciar confondere da alcune somiglianze superficiali : lo stato forte , la politica nazionale , il regime antidemocratico ed antiparlamentarista . Ma fra l ' imperialismo fascista , basato sull ' uguaglianza , sulla giustizia , sulla armonia , sull ' ordine , e l ' imperialismo nazista basato su un solo elemento : la sicura , indiscutibile supremazia , politica , sociale ed economica dell ' « uomo » tedesco su tutti gli altri uomini c ' è un mare e un abisso ; c ' è tutta una diversità di educazione , di morale , di cultura , di intelligenza . L ' imperialismo fascista è il trionfo della civiltà , del benessere , della luce . L ' imperialismo nazista è il trionfo dell ' elmo chiodato e della scarpa di ferro ; è l ' imperialismo dell ' Inghilterra sui suoi dominions , applicato dalla Germania su tutte le nazioni dell ' Europa ; non è la Paneuropa ; è la Pangermania : meglio allora la Francia ; meglio Briand ; meglio Benes ; meglio i venerandi vecchi della Rivoluzione francese . Giungere agli Stati Uniti d ' Europa potrebbe anche essere fare un salto indietro di 150 anni ; ma giungere all ' Europa auspicata dall ' hitlerianismo sarebbe perdersi nell ' oscurità di un regresso di qualche millennio ; sarebbe ritornare al tempo e alla morale dei Nibelunghi . Alla Germania d ' oggi occorre un commutatore di corrente ; qualche cosa che la riporti alla realtà della vita ; occorre un buon paio di occhiali per miopia che le manifesti al di là delle proprie frontiere degli uomini concreti con braccia e testa , e con tanto di antenati là dove si vuoi far questione di razza ! Nessuno negherà alla Germania d ' oggi Rosemberg , Ludwig , Einstein , ma sarà bene che la Germania d ' oggi , se vuoi seguitare a sedere al « suo » posto nel consesso delle nazioni civili senza fare una figura ridicola , rilegga un po ' di Kant , molto Goethe e molto Heine .
StampaPeriodica ,
Per iniziativa di qualche fascista e simpatizzante e col gentile consenso del concessionario sig . E . Casale il solito concerto domenicale allo Stabilimento Balneare ebbe invece luogo sabato sera 4 corr . seguito da un ballo in onore delle camicie nere . La serata riuscì magnificamente . L ' orchestrina , diretta dal maestro Ernesto Berio e composta come sempre dei migliori elementi , suonò alla perfezione vari pezzi d ' opera , assai gustati . Molto pubblico gremiva le due sale , tutto pervaso da quel senso di allegra baldanza e di cortese spavalderia che la gioventù fascista sa imprimere in tutti i ritrovi . L ' entrata delle camicie nere venne salutata dal suono della marcia reale e dalla canzone fascista , accolte da grandi applausi ed ascoltate in piedi nella posizione del saluto romano , che ormai è diventato il saluto di moda . I balli ebbero quindi inizio , naturalmente con un giro d ' onore delle camicie nere sia maschili che femminili , poiché il bel sesso fascista in divisa era largamente rappresentato . Essi si protrassero fino a quasi l ' una del mattino , sempre animati , intramezzati dal canto ripetuto di " Giovinezza " e da frequenti alalà . Il servizio di guardia d ' onore venne disimpegnato dai bravi avanguardisti che in oblazioni , raccolsero una somma netta di 330 lire , le quali vanno a rinsanguare la cassa del nostro Fascio .
CINEMA 1935 ( MUSSOLINI VITTORIO , 1935 )
StampaPeriodica ,
Come sempre è l ' America che detta le nuove leggi che regoleranno la produzione di quest ' anno e queste leggi si annunciano abbastanza importanti . Che novità ? Quali primizie ? Innanzi a tutto il film a colori è già cosa fatta . Ultimi esperimenti dimostrano risolto in pieno il problema . Per noi « il colore » ha una importanza relativa data la spesa e anche un certo senso di fastidio per l ' abbondanza della tinta rossa . La tecnica del suono ha raggiunto limiti dopo dei quali ben poco altro vi è da conquistare e pure la tecnica fotografica ha compiuto passi da leone , in tutte le nazioni , compresa l ' Italia che in questo si salva con onore . Profondità , plasticità delle figure , bianchi e neri , dimensione , sono termini che diverranno per tutti di facile comprensione per l ' uso che se ne farà nei prossimi films . La tecnica cinematografica è sempre sul sentiero della guerra e lavora indefessamente per permettere ai registi di darci lavori perfetti in ogni singola parte . Artisti e case . Case nuove di produzione non ne nascono ma in Italia , per spirito di contraddizione , ne sorgono come funghi e con i nomi più strani e strampalati . ( Fossero soltanto i nomi strani e strampalati ! N . d . A . ) . Le Ditte produttrici degli Stati Uniti rimangono le stesse , con piccole differenze e trattati d ' alleanza . Scomparso l ' allarme per l ' elezione del governatore di Los Angeles , a Holliwood è ritornata la tranquillità . Di fughe nei vecchi studios di Nuova York non se ne parla più e tutti son contenti di rimanere nelle villette di Beverly - Hills . Ogni Casa annuncia grandi capolavori e difatti qualcosa di bello l ' abbiamo già visto e molto ne vedremo in seguito . Comunque la scarsità di soggetti fa ritornare la produzione sulla base del film storico , operettistico e non ultimo « giallo » . Perché queste tendenze del pubblico ? Certo il film storico ben servito e cambiato in ogni parte di veridicità piace più che la controllata severità dell ' argomento e quindi il pubblico si appassiona alla vicenda che è spoglia di ogni carattere cattedratico e barboso . Inoltre il senso dell ' avventura ritorna in questi films e ciò interessa perché il pubblico sembra tornato indietro di parecchi anni . Operettistico . Le grandi riviste interessano ogni categoria di persone per la semplice ragione che con poche lire vedi uno spettacolo allegro , colossale , attraente e senti delle musiche carine , orecchiabili che ti rimangono nella mente e che fischietti mentre passeggi o lavori . Il pubblico vuole divertirsi e se può sopportare uno zibaldone drammatico introspettivo psicoanalitico deve prendersi la necessaria rivincita ammirando uno squadrone di girls . Ora l ' esagerazione può condurre al crollo ma certo per quest ' anno la cosa passerà liscia . Ritorno al « giallo » e all ' avventura . Molti films sono più o meno « gialletti » e ciò per la stessa ragione per la quale Mondadori ha stampato più di un milione di libri « che non vi faranno dormire » . L ' interesse e il mistero e l ' eterna storia del buono e del cattivo appassiona ora di più della vecchissima storia di moglie , marito , e amante e relativo bambino prodigio ( quanti ! ! ) che alla fine salva capra e cavoli . Gli artisti stanno veramente compiendo passi da giganti e in ogni produzione americana la ottima recitazione è cosa certa . Io sarei per dare il merito di tutto ciò al regista che li muove e mi farei forte della teoria e pratica che oggi in Italia non c ' è un buon attore cinematografico perché manca un buon direttore artistico . Lasciamo da parte l ' industria americana perché non ci potrebbe far dare un giudizio sereno sulla industria europea e in ispecial modo di quella italiana , ché , si facciano o non si facciano terribili iniezioni di coraggio e s ' imbavagli la critica , rimane sempre quella che è . L ' Inghilterra , ( escludiamo a priori la Russia perché chiusa nella « Splendid Isolation » ) ha assunto il comando della produzione europea e veramente sta facendo grandi cose e perché ? Spieghiamolo subito . L ' Inghilterra ( parliamo d ' Inghilterra per non fare l ' elenco degli industriali cinematografici ) ha fatto quello che dovevamo fare noi parecchi anni fa , e cioè all ' avvento del sonoro . Ha preso attori , tecnici , registi stranieri e ora ha imparato e sta imparando da essi per poter sfruttare in seguito le energie nazionali . Quindi l ' industria inglese vien subito dopo all ' americana . E terza mettiamo l ' industria tedesca e i derivati che in questo scorcio di stagione ( benché s ' abusi di Schubert e Vienna ) ci ha dato qualche cosa di carino e di forte . Poi , alla pari , le due sorelle latine Francia e Italia . Sono le cenerentole del mercato mondiale . Vi va questa classifica ? Per me è giusta in ogni parte e sarei pronto a dimostrarlo ancor più chiaramente se non lo si vedesse purtroppo con i propri occhi sui lenzuoli bianchi dei cinematografi . E su questa classifica basta . Un capitoletto a parte meritano i cartoni animati . Voi avrete sicuramente visto gli ultimi di Walt Disney a colori e vi sarete convinti che questa branca del cinematografo merita la nostra attenzione e la nostra ammirazione . In Coniglietti buffi , cartone premiato alla Biennale cinematografica di Venezia si notavano di già i progressi del disegno e del colore , oltre al sincronismo della musica e del movimento , ora negli ultimi , tra i quali Pinguini innamorati , tutto ciò si è fuso per darci veramente una cosa eccezionale che sprigiona un sentimento e un umorismo tale da far sbalordire . Non pago di ciò Walt Disney e i suoi collaboratori han fatto un intero film di circa duemila metri con i protagonisti creati dalla inesauribile fantasia di questi disegnatori . Anche gli imitatori di Disney , tra i quali Max Fleischer , Ub Iwerks , Rodemich , ecc . , sono giunti alla perfezione ma manca loro quel sano e aggraziato umorismo di cui sono invece pieni i cartoni di Walt Disney . Che cosa manca alla cinematografia italiana ? Il buon senso innanzi tutto , poi dei registi in gamba e infine dell ' onestà e della coscienza artistica . E come si potrebbe eliminare tutto ciò ? Molti pareri e tutti discordi . A noi l ' idea di uno sbaraccamento generale solletica molto , ma ora che del cinema s ' interessa direttamente il Governo per mezzo del Sottosegretariato alla Stampa e Propaganda lasciamo ad esso il pesante compito di raddrizzare le membra di quasi tutti quelli che fanno del cinematografo in Italia .
SPIRITO DEL FASCISMO ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
... Pochi , in sostanza i dissidenti per quanto in senso relativo ; la grande maggioranza dei fasci italiani sembra già orientata verso la tesi mussoliniana . La quale , a ben osservarla , ha un suo significato intimo e profondo che va oltre ogni vana questione di formalità e di pregiudiziale . Essa investe anzitutto lo spirito essenziale del fascismo cui è pur necessario conservare , a costo di ferrea intransigenza , il suo differenziale dagli altri partiti nazionali che sono vincolati ad apriorismi istituzionali . In secondo luogo era indispensabile , all ' indomani del grande successo elettorale , gittare nell ' esercito vittorioso qualche reagente che precipitasse i corpi e polarizzasse le forze e le tendenze : Mussolini non à esitato a compiere questo gesto salutare con un coraggio , una nobiltà , una fierezza , un disinteresse di cui , possiamo affermarlo , non v ' è traccia o precedente alcuno nella storia politica dei partiti italiani dal 1860 in poi . È un esempio superbo di educazione civile di cui dobbiamo tutti essere grati a Benito Mussolini ...