StampaPeriodica ,
Io
non
voglio
qui
entrare
nella
polemica
che
si
è
svolta
in
questi
giorni
sulla
crisi
ministeriale
e
sul
suo
andamento
,
né
sentenziare
sulla
ragione
o
sul
torto
dei
vari
gruppi
,
sull
'
andare
a
destra
o
a
sinistra
.
Certi
argomenti
sono
bastoni
da
pollaio
,
non
si
toccano
senza
insudiciarsi
.
E
neanche
è
il
mio
mestiere
di
far
la
morale
ai
deputati
,
altro
solito
modo
di
ragionare
intorno
ai
medesimi
soggetti
.
Ecco
l
'
Italia
,
sulla
fine
del
gennaio
scorso
,
era
governata
da
un
Gabinetto
mantenuto
dall
'
unione
di
due
partiti
,
il
popolare
e
il
democratico
;
quest
'
ultimo
anzi
,
da
poco
costituito
dopo
laboriose
fatiche
,
col
giusto
proposito
,
per
sé
e
per
gli
altri
salutare
,
di
conseguire
in
contratti
del
genere
,
resi
inevitabili
dalla
composizione
politica
della
Camera
,
una
personalità
e
dei
diritti
che
non
aveva
mai
avuto
fino
ad
allora
.
Per
figurarsi
la
possibilità
di
un
cambiamento
di
Governo
un
osservatore
spassionato
avrebbe
atteso
la
manifestazione
di
un
formale
disaccordo
fra
i
due
gruppi
associati
,
l
'
esposizione
da
una
parte
e
dall
'
altra
dei
rispettivi
punti
di
vista
,
un
dibattito
che
avesse
denunziato
i
motivi
della
crisi
indicandone
insieme
la
coerente
soluzione
.
Oppure
,
avrebbe
cercato
le
rivelazioni
concrete
di
un
dissidio
interno
in
uno
dei
partiti
al
potere
;
o
la
comparsa
di
un
problema
saliente
di
politica
interna
o
estera
,
il
cui
scioglimento
disordinando
repentinamente
la
struttura
e
l
'
equilibrio
dei
gruppi
,
avesse
reso
inevitabile
il
cambiamento
immediato
dell
'
indirizzo
politico
.
Nulla
di
tutto
questo
,
lo
sappiamo
,
in
Italia
,
al
momento
in
cui
la
crisi
si
è
determinata
.
Anzi
,
rifacendo
a
rovescio
il
corso
dei
casi
sopra
esposti
,
in
politica
interna
niente
di
nuovo
;
in
politica
estera
,
al
contrario
,
dimostrata
la
opportunità
della
permanenza
del
Ministero
;
nel
seno
dei
partiti
la
pace
.
Infine
,
quanto
ai
rapporti
fra
popolari
e
democratici
,
se
discussioni
sono
sorte
ciò
è
stato
dopo
la
crisi
e
in
conseguenza
del
suo
svolgimento
,
non
prima
;
e
in
ogni
modo
la
fondamentale
e
sostanziale
esigenza
della
reciproca
intesa
non
è
mai
stata
,
né
prima
né
dopo
,
negata
.
Anzi
decisioni
ufficiali
di
parte
socialista
,
di
poco
precedenti
all
'
inizio
della
crisi
,
avevano
riconfermato
necessità
del
detto
connubio
,
escludendo
l
'
unica
soluzione
diversa
che
apparisse
praticamente
possibile
.
Ciononostante
abbiamo
avuto
la
crisi
ed
è
superfluo
dir
come
.
Le
crisi
ministeriali
in
Italia
,
e
in
generale
nei
paesi
di
governo
parlamentare
,
rappresentano
una
specie
di
rissa
fra
individui
e
bande
,
rette
,
con
rapide
e
casuali
coalizioni
,
defezioni
e
vicendevoli
ricatti
,
e
la
loro
tipica
manifestazione
è
questa
che
tutte
le
soluzioni
,
anche
le
più
opposte
e
contradditorie
,
vi
appaiono
egualmente
possibili
.
Così
anche
in
quest
'
ultima
abbiamo
visto
apparire
e
scomparire
un
Ministero
di
sinistra
appoggiato
ai
socialisti
,
un
blocco
dei
partiti
costituzionali
contro
popolari
e
socialisti
;
un
Ministero
presieduto
da
un
popolare
e
altre
combinazioni
.
Il
risultato
è
sempre
quello
,
a
cui
suol
riuscire
una
fazione
tumultuosa
:
c
'
è
un
gruppo
,
a
sorte
,
che
vince
provvisoriamente
,
e
l
'
altro
che
s
'
acqueta
con
l
'
intento
di
ricominciare
una
zuffa
alla
prima
occasione
.
Questa
volta
si
è
dato
il
caso
che
i
contendenti
hanno
impattato
la
partita
e
il
Re
ha
mandato
il
Gabinetto
dimissionario
a
districare
la
questione
in
seduta
della
Camera
.
Ebbene
in
questa
crisi
,
di
nuovo
(
i
casi
analoghi
sono
abbastanza
remoti
)
non
c
'
è
stato
proprio
che
il
gesto
reale
.
In
verità
il
sistema
delle
crisi
extra
-
parlamentari
è
antico
.
E
non
è
vero
che
dipenda
dalla
proporzionale
,
perché
il
fenomeno
si
è
notato
ben
prima
di
questo
cambiamento
,
non
è
vero
che
sia
conseguenza
della
guerra
,
perché
in
realtà
la
situazione
parlamentare
attuale
ha
radici
in
una
serie
di
situazioni
analoghe
precedenti
;
e
la
cosa
stupefacente
è
al
contrario
che
un
fatto
tragico
e
grande
come
la
guerra
nulla
abbia
mutato
.
Direi
che
l
'
inizio
dell
'
esperimento
coincide
con
la
salita
al
potere
della
sinistra
;
ma
voglio
tralasciare
,
per
il
momento
,
questa
indagine
storica
.
La
semplice
speculazione
della
crisi
attuale
,
in
sé
,
è
sufficiente
a
darci
la
fisionomia
del
fatto
costituzionale
di
cui
è
rivelatrice
.
Si
è
detto
contro
Bonomi
,
quel
che
si
è
detto
contro
tanti
altri
:
che
il
suo
.
governo
era
debole
.
Una
definizione
chiara
,
concreta
e
persuasiva
del
"
governo
forte
"
io
non
l
'
ho
mai
letta
nei
libri
e
nei
giornali
.
Molti
,
materialisticamente
,
intendono
un
governo
che
usa
le
mitragliatrici
,
altri
all
'
opposto
fanno
uscire
questa
forza
da
chi
sa
quali
sortilegi
.
Ma
un
governo
forte
non
è
che
un
governo
obbedito
.
E
un
popolo
non
può
obbedire
se
prima
non
obbediscono
i
deputati
,
insomma
se
il
Parlamento
è
fazioso
.
Questa
è
la
situazione
sotto
l
'
aspetto
psicologico
.
La
manifestazione
concreta
è
la
assoluta
instabilità
,
e
impermanenza
dei
Gabinetti
.
Un
Gabinetto
che
deve
spendere
la
maggior
parte
della
sua
esistenza
a
difendersi
dagli
avversari
o
a
conciliarseli
,
vive
soltanto
a
patto
di
non
comandare
.
Ubbidisce
e
non
è
ubbidito
.
Non
è
questa
la
condizione
in
cui
hanno
governato
tutti
i
Gabinetti
che
si
sono
succeduti
al
potere
in
Italia
per
un
lungo
periodo
di
anni
?
Abbiamo
,
è
vero
,
l
'
esempio
di
un
governo
abbastanza
duraturo
impersonato
in
Giolitti
.
Ma
se
si
guarda
un
po
'
addentro
la
storia
del
periodo
giolittiano
,
anche
in
questo
quanti
accidenti
!
Infine
sembra
che
tutta
l
'
abilità
di
quel
gran
demagogo
sia
stata
spesa
nell
'
assicurarsi
questa
permanenza
al
potere
,
più
che
nel
far
trionfare
un
determinato
disegno
politico
.
Questo
sforzo
denunzia
la
debolezza
dell
'
organo
.
Insomma
noi
non
abbiamo
mai
avuto
un
governo
,
come
lo
hanno
avuto
nei
periodi
corrisponderti
,
per
esempio
,
l
'
Inghilterra
e
la
Germania
.
Ora
,
che
il
lasso
di
vita
assegnato
ordinariamente
dal
nostro
costume
politico
ai
Gabinetti
,
sia
già
per
sé
insufficiente
a
consentire
lo
svolgimento
di
un
'
opera
complessa
e
ordinata
di
legislazione
e
di
amministrazione
,
mi
par
facile
giudicare
.
E
se
la
cosa
poteva
riuscire
indifferente
,
o
quasi
,
in
tempi
andati
,
quando
il
campo
delle
attività
dello
Stato
era
limitato
,
sempre
più
grave
diventa
col
trascendere
smisurato
di
quelle
pubbliche
funzioni
.
Ma
se
non
governa
il
Gabinetto
,
governano
gli
uffici
i
quali
non
muoiono
e
non
mutano
.
Il
governo
burocratico
è
la
rigorosa
conseguenza
dei
fenomeni
parlamentari
osservati
.
Questo
è
il
fatto
:
e
non
è
questione
di
andare
a
destra
o
a
sinistra
!
Per
ciò
non
è
vero
che
lo
Stato
sia
debole
:
è
fortissimo
e
diventa
sempre
più
forte
(
in
tutto
dipendiamo
da
lui
,
anche
per
star
di
casa
)
;
la
verità
è
che
certi
poteri
dello
Stato
sono
straordinariamente
indeboliti
di
fronte
a
certi
altri
.
Primo
problema
:
rinforzare
il
Gabinetto
.
Premetto
che
secondo
le
mie
previsioni
,
per
tutto
quello
che
ho
già
osservato
e
per
varie
altre
ragioni
,
il
governo
parlamentare
è
destinato
a
passare
in
una
fase
di
decadenza
.
Quali
altri
organi
costituzionali
siano
per
crescergli
intorno
e
in
quali
rapporti
con
lui
,
non
posso
spiegare
in
due
parole
.
Tuttavia
,
decada
o
no
il
Parlamento
,
esso
vivrà
ancora
certamente
a
lungo
,
e
avrà
sempre
una
grande
importanza
:
quindi
,
chiunque
per
caso
sia
giunto
alla
stessa
conclusione
da
me
accennata
,
non
è
perciò
dispensato
dall
'
occuparsene
.
Per
studiare
i
rimedi
,
tralasciamo
in
primo
luogo
tutti
quelli
che
non
interessano
propriamente
l
'
arte
politica
,
in
quanto
si
rivolgono
a
modificare
certi
difetti
dell
'
educazione
e
dello
spirito
pubblico
corrispondenti
ai
mali
da
correggere
.
Bisognerebbe
rifarsi
dalla
scuola
elementare
,
anzi
dalla
balia
.
Limitiamoci
a
considerare
i
risultati
che
si
possono
ottenere
con
provvedimenti
d
'
ordine
giuridico
.
Una
legge
e
un
regolamento
in
primo
luogo
obbligano
positivamente
le
persone
a
fare
determinate
cose
.
Ma
questo
sarebbe
poco
;
il
loro
principale
effetto
è
di
influire
sulla
psicologia
umana
:
di
creare
cioè
dei
sentimenti
e
dei
costumi
.
Per
esempio
,
un
Governo
costituzionalmente
forte
sarebbe
quello
combinato
di
persone
estranee
al
Parlamento
,
o
comunque
scelte
all
'
infuori
dalle
maggioranze
parlamentari
;
un
Gabinetto
fiduciario
di
un
Principe
forte
.
Questo
è
stato
il
sistema
della
Germania
Imperiale
e
ha
fatto
lunga
e
buona
esperienza
.
Si
potrebbe
anzi
provare
che
quell
'
esperienza
ha
giovato
anche
al
Governo
di
tipo
parlamentare
che
la
Rivoluzione
ha
sostituito
al
primo
,
appunto
nel
senso
di
mantenere
un
costume
politico
rispondente
alle
esigenze
dello
spirito
nazionale
da
cui
la
forma
precedente
era
stata
determinata
.
Circa
venticinque
anni
fa
in
Italia
sorse
,
a
proposito
della
forza
e
della
debolezza
del
Governo
,
lo
stesso
problema
che
noi
oggi
tentiamo
risolvere
,
per
le
stesse
ragioni
e
gli
stessi
termini
(
ecco
la
prova
della
sua
antichità
)
.
Il
Sonnino
tentò
,
in
pratica
ed
in
teoria
,
di
trasportare
,
in
Italia
,
il
sistema
germanico
.
Non
riuscì
e
non
occorre
spiegare
le
ragioni
perché
non
poteva
riuscire
.
Basterà
dire
che
la
proposta
di
Sonnino
significava
"
la
reazione
"
e
quindi
ha
prodotto
tutte
le
conseguenze
che
questa
parola
suole
produrre
sull
'
animo
e
sulla
fantasia
degli
italiani
.
Se
oggi
uno
ripetesse
una
proposta
simile
,
sarebbe
egualmente
"
la
reazione
"
coi
conseguenti
effetti
.
Appunto
,
tenendo
conto
di
questi
riflessi
psicologici
del
diritto
pubblico
,
molto
più
conveniente
alle
idee
e
sentimenti
prevalenti
nel
nostro
Paese
,
appare
una
soluzione
formalmente
opposta
.
Nel
sistema
parlamentare
,
che
è
il
nostro
,
si
sa
che
il
Re
nomina
i
ministri
ascoltando
e
interpretando
la
volontà
parlamentare
.
Il
Gabinetto
si
presenta
alla
Camera
e
chiede
un
volto
di
fiducia
che
solo
gli
dà
l
'
effettiva
autorità
di
governare
.
Questo
è
il
nostro
costume
politico
,
jus
traditum
.
Ora
si
tratterebbe
di
rendere
positiva
questa
norma
,
con
lo
stabilire
che
il
Ministero
debba
essere
formalmente
investito
dei
suoi
poteri
da
un
'
apposita
disposizione
legislativa
:
una
lex
de
imperio
.
Si
noti
che
in
Italia
manca
anche
una
legge
organica
dei
Ministeri
cosicché
specialmente
nella
pratica
di
questi
ultimi
anni
,
la
istituzione
,
lo
smembramento
,
la
soppressione
di
Dicasteri
,
è
stata
sempre
attuata
nel
periodo
di
formazione
del
Gabinetto
,
senza
preventiva
autorizzazione
del
potere
legislativo
.
Questa
legge
pertanto
,
oltre
a
istituire
il
rito
per
il
conferimento
ai
Ministri
delle
funzioni
esecutive
che
loro
spettano
,
fisserebbe
e
distribuirebbe
anche
,
legalmente
,
le
varie
competenze
.
Per
metterci
d
'
accordo
con
la
tradizione
giuridica
richiameremo
la
distinzione
fra
il
Gabinetto
come
consilium
principis
e
i
singoli
Ministeri
come
organi
definiti
dall
'
Amministrazione
.
Il
campo
proprio
della
legge
che
invochiamo
sarebbe
precisamente
quest
'
ultimo
,
escludendo
il
pericolo
che
una
nuova
facoltà
data
alla
Camera
in
tal
senso
,
la
erigesse
in
permanenza
in
Assemblea
Costituente
.
Un
tal
sistema
esigerebbe
uguale
procedimento
anche
per
stabilire
la
cessazione
dei
poteri
ministeriali
.
Vuol
dire
che
,
in
caso
di
dimissioni
,
i
Ministri
dovrebbero
chiedere
alla
Camera
la
procedura
formale
di
esonero
,
in
altro
caso
questa
sarebbe
provocata
di
iniziativa
parlamentare
.
Quali
gli
effetti
sperabili
dalla
riforma
?
Nulla
più
di
quanto
è
sperabile
da
un
provvedimento
coattivo
.
Nessuna
legge
può
imporre
ai
Deputati
di
essere
dei
galantuomini
,
né
tanto
meno
stabilire
sanzioni
al
riguardo
.
Non
si
può
proibire
a
Cocco
-
Ortu
di
personificare
la
"
democrazia
"
.
Ma
la
crisi
avrebbe
sempre
,
necessariamente
,
un
processo
parlamentare
,
quindi
uno
svolgimento
controllato
dal
pubblico
.
Non
si
fa
in
seduta
quello
che
si
fa
nelle
.
conventicole
.
Una
disciplina
crea
delle
e
idee
delle
abitudini
.
Insomma
l
'
atto
di
cambiare
e
quindi
di
istituire
un
Governo
,
verrebbe
ad
acquistare
ciò
che
nella
sciagurata
pratica
del
nostro
Parlamento
ha
perduto
:
la
serietà
.
Certamente
l
'
attuazione
pratica
di
un
'
idea
come
questa
richiede
una
più
precisa
e
circostanziata
disamina
.
Bisognerebbe
vedere
se
proprio
la
procedura
formale
legislativa
convenisse
a
provvedimenti
di
tal
natura
,
o
se
non
fosse
il
caso
di
stabilire
un
processo
sui
generis
.
Ma
lasciamo
,
per
ora
,
l
'
idea
greggia
com
'
é
.
Piuttosto
preoccupiamoci
della
rispettabile
opinione
di
quella
parte
che
nella
riforma
potrebbe
scorgere
una
inquietante
sfigurazione
del
potere
regio
.
In
pratica
la
competenza
del
Re
rimarrebbe
tal
quale
.
La
possibilità
di
uno
scontro
fra
la
volontà
della
Camera
legiferante
de
imperio
,
e
quella
del
Re
,
nell
'
atto
di
nominare
o
di
accogliere
le
dimissioni
del
Ministero
,
sarebbero
sostanzialmente
quelle
che
ora
si
presentano
per
effetto
di
un
voto
politico
della
Camera
.
Teoricamente
il
Re
avrebbe
nel
nuovo
sistema
,
come
nell
'
attuale
,
la
facoltà
di
aprire
un
conflitto
con
la
Camera
,
rinviandole
un
Ministero
formalmente
destituito
,
come
ora
un
Ministero
destituito
da
un
voto
politico
;
infine
avrebbe
sempre
il
potere
sommo
della
provocatio
ad
popolum
.
Soltanto
è
vero
che
una
simile
riforma
sarebbe
difficile
accordare
con
la
lettera
dello
Statuto
.
Ma
tutta
la
pratica
costituzionale
da
cui
la
riforma
procederebbe
,
è
stata
in
realtà
,
una
deroga
al
Patto
.
Infatti
quando
Sonnino
pensò
dì
cambiar
sistema
di
governo
nel
senso
accennato
più
sopra
,
disse
semplicemente
:
torniamo
allo
Statuto
.
Ora
,
è
facil
cosa
,
non
lo
nego
,
che
una
.
proposta
come
la
mia
assuma
colore
demagogico
:
ma
alla
fine
non
si
tratterebbe
che
di
disciplinare
positivamente
una
norma
elaborata
dalla
consuetudine
costante
di
mezzo
secolo
,
e
di
cui
la
Monarchia
stessa
sarebbe
stata
la
squisita
istitutrice
.
StampaPeriodica ,
Ci
sono
nel
"
Manifesto
"
della
Rivoluzione
Liberale
alcuni
sviluppi
che
sembrano
e
devono
essere
soprattutto
personali
,
corrispondendo
ad
un
necessario
processo
di
realizzazione
letteraria
e
stilistica
.
Su
tali
concetti
,
che
hanno
avuto
virtù
di
suscitare
l
'
ironia
dell
'
amico
Ansaldo
,
l
'
autore
non
chiede
una
adesione
politica
;
li
presenta
come
spiegazioni
di
stati
d
'
animo
,
descrizioni
di
atteggiamenti
,
non
limitati
a
un
puro
senso
biografico
,
ma
ribelli
ad
ogni
carattere
sistematico
.
Né
di
ciò
si
vuol
discutere
,
né
ricercare
analoghi
elementi
personali
,
facilmente
contestabili
in
nome
di
altre
esperienze
-
negli
scritti
di
Burzio
,
di
Formentini
,
di
Ansaldo
qui
pubblicati
.
Sotto
l
'
ottimismo
storicistico
del
Burzio
(
incline
,
per
amore
alla
tradizione
riformista
a
misconoscere
le
leggi
autonomistiche
della
vita
moderna
,
altra
volta
,
nello
studio
sulla
Democrazia
,
affermate
)
sotto
il
realismo
di
Formentini
(
che
dall
'
autocritica
è
tratto
a
diffidare
di
ogni
azione
)
;
sotto
lo
scetticismo
di
Ansaldo
(
statico
spettatore
)
-
è
agevole
osservare
un
intimo
consenso
-
più
o
meno
specifico
-
alle
premesse
e
agli
intenti
del
criticato
Manifesto
.
A
questo
consenso
è
giusto
corrispondere
chiarendoci
e
riesaminandoci
,
per
evitare
qualunque
incertezza
potesse
essere
sorta
dalle
antitesi
della
discussione
.
E
anzitutto
qual
è
il
senso
della
nostra
pretesa
di
aderire
alla
storia
?
La
critica
del
concetto
presentata
dal
Formentini
è
validissima
,
ma
non
si
può
rivolgere
contro
di
noi
.
Aderisce
alla
storia
anche
chi
vi
repugna
.
E
la
storia
è
sempre
diversa
da
quella
che
è
presente
alla
mente
di
chi
si
propone
di
aderirvi
.
Le
due
affermazioni
opposte
sono
tutte
e
due
vere
.
Il
presente
è
e
non
è
nella
storia
.
Perché
la
storia
è
insopprimibile
,
è
unità
di
fatto
e
di
farsi
e
di
non
fatto
;
ma
dalla
storia
non
si
deduce
-
ossia
dalla
storia
non
si
astrae
.
L
'
azione
deve
vivere
di
storia
(
di
concretezza
)
;
ma
come
azione
è
qualcosa
di
nuovo
,
che
al
passato
non
si
riduce
,
libero
;
nasce
impreveduta
,
crea
valori
imprevedibili
;
ma
poiché
alla
storia
invano
si
repugna
,
questo
nuovo
ha
il
suo
significato
in
quanto
si
sforza
di
sottoporre
a
sé
tutto
il
passato
.
Da
questa
relazione
soltanto
(
che
è
quanto
dire
:
da
nulla
di
arbitrario
)
nasce
l
'
avvenire
.
Quello
che
il
Burzio
chiama
nostro
schema
di
interpretazione
del
Risorgimento
non
è
storia
del
Risorgimento
,
ma
,
in
un
senso
molto
preciso
,
storia
nostra
.
Le
nostre
esigenze
nascono
da
situazioni
determinate
e
solo
nel
mondo
da
cui
nascono
si
spiegano
.
Sarebbe
ingenuo
pensare
che
queste
esigenze
nascano
sole
,
che
il
mondo
,
ove
hanno
luogo
,
vi
si
esaurisca
creandole
.
Nel
Risorgimento
c
'
è
il
nostro
Risorgimento
e
quello
di
Burzio
;
c
'
è
il
riformismo
e
la
rivoluzione
:
e
il
Risorgimento
dello
storico
li
comprende
tutti
.
La
verità
della
nostra
interpretazione
è
condizionata
dalla
nostra
azione
:
la
legittimità
di
questa
è
nella
continuità
di
una
tradizione
.
È
vero
,
perciò
che
nel
Manifesto
storia
e
propositi
si
generano
reciprocamente
-
condizionati
da
una
nostra
volontà
.
A
chi
critica
la
nostra
storia
del
Risorgimento
si
risponde
che
essa
non
è
una
storia
:
anche
se
il
farla
fosse
nei
nostri
intenti
(
in
altra
ora
)
non
abbiamo
mai
creduto
che
la
si
potesse
preannunciare
in
un
articolo
(
sia
pure
lunghissimo
,
come
alcuno
ha
protestato
!
)
.
Mazzini
,
Cavour
,
Ferrari
e
tanti
altri
uomini
idee
e
forze
sono
state
deliberatamente
sacrificate
per
segnare
con
semplicità
le
linee
di
una
crisi
attuale
,
delle
direzioni
di
pensiero
che
si
pretendono
continuare
.
Ma
l
'
affermazione
fondamentale
da
noi
storicamente
ed
empiricamente
commentata
,
non
ha
bisogno
di
prove
storiche
perché
è
creatrice
della
storia
,
è
la
verità
di
tutti
i
processi
vitali
:
la
negazione
del
riformismo
in
nome
dell
'
autonomia
delle
forze
,
il
necessario
riconoscimento
della
spontaneità
rivoluzionaria
dei
movimenti
popolari
è
concetto
a
cui
crediamo
e
di
cui
siamo
pronti
a
dare
dimostrazione
scientifica
se
mai
qualche
ingenuo
ne
sentisse
il
bisogno
.
Abbiamo
visto
questo
principio
sostanziale
della
lotta
politica
in
Italia
individuato
in
elementi
ideali
e
pratici
caratteristici
del
nostro
tempo
.
E
qui
è
dovere
fissare
i
limiti
dell
'
azione
cui
si
è
pensato
.
Esaltatori
della
lotta
politica
,
consci
che
una
lotta
politica
in
Italia
è
stata
sinora
,
per
molteplici
e
chiarite
ragioni
,
soffocata
,
il
problema
centrale
dello
Stato
ci
è
parso
problema
di
adesione
del
popolo
alla
vita
dell
'
organismo
sociale
,
problema
di
educazione
politica
autonoma
(
non
di
scuola
)
,
esercizio
di
libertà
,
necessità
di
conflitti
,
di
intransigenze
suscitatrici
di
una
fede
laica
.
Economicamente
-
diciamo
pure
con
Ansaldo
,
-
creare
lo
spirito
capitalistico
.
Ci
permetta
l
'
amico
Ansaldo
:
ciò
non
ha
nulla
a
che
fare
col
protestantesimo
e
col
circolo
di
cultura
religiosa
-
in
Italia
il
protestantismo
non
può
essere
che
un
momento
dello
sviluppo
cattolico
.
No
,
qui
il
problema
è
di
iniziativa
economica
e
di
attività
libertaria
.
I
partiti
intransigenti
,
i
partiti
di
masse
(
contadini
e
operai
)
operano
secondo
la
linea
che
noi
seguiamo
,
concludono
a
un
'
opera
liberale
.
In
questa
premessa
l
'
identità
di
Stato
liberale
(
liberistico
)
e
di
Stato
etico
,
che
non
convince
il
Burzio
è
per
sé
chiara
.
Ma
a
questo
punto
la
rivoluzione
reca
un
'
esigenza
,
determina
dei
problemi
.
II
problema
essenziale
è
un
problema
di
espressione
,
di
tecnica
realizzatrice
.
Occorre
che
il
popolo
abbia
il
suo
governo
,
occorre
creare
una
classe
dirigente
che
viva
di
esso
,
che
aderisca
alla
sua
spontaneità
,
che
corrisponda
alla
sua
libertà
.
Il
compito
è
parso
al
nostro
Sarmati
antitetico
colla
premessa
:
il
Governo
nasce
colla
rivoluzione
,
non
astratto
da
essa
,
non
preparato
preventivamente
.
Ma
oggi
siamo
in
una
crisi
rivoluzionaria
;
noi
sorgiamo
dalla
rivoluzione
dopo
aver
,
lavorato
,
lavorando
con
essa
e
non
é
certo
l
'
Ordine
Nuovo
che
possa
rimproverarci
astensione
o
indifferenza
.
Tra
il
nostro
atteggiamento
di
critici
e
le
nostre
conclusioni
di
pratici
c
'
è
invero
una
contraddizione
tragica
,
ma
vitale
:
la
contraddizione
implicita
nell
'
azione
,
che
é
stata
tra
Cavour
pensatore
e
Cavour
ministro
,
che
c
'
è
tra
Nitti
capo
di
governo
e
Nitti
scrittore
di
economia
o
di
sociologia
.
Il
problema
rivoluzionario
sarà
pure
a
un
certo
punto
problema
di
uomini
:
noi
prepariamo
gli
uomini
che
sappiano
allora
accettare
la
rivoluzione
e
operare
realisticamente
.
In
questo
senso
le
premesse
ci
conducono
a
un
compito
tecnico
,
diciamo
pure
al
problemismo
,
cui
accenna
Formentini
.
Ma
la
premessa
deve
restare
ben
chiara
anche
se
è
lontana
:
non
si
tratta
del
semplice
problema
di
cultura
che
scorge
Burzio
.
Il
risultato
si
è
che
mentre
pensiamo
ad
agitare
delle
forze
(
indirettamente
o
direttamente
)
possiamo
sembrare
ai
frettolosi
dei
riformisti
,
perché
ci
occupiamo
dei
problemi
attuali
,
perché
suggeriamo
riforme
e
proponiamo
soluzioni
.
L
'
importante
si
è
che
questa
tecnica
non
distrugga
quell
'
autonomia
di
che
siamo
ben
convinti
:
e
non
ci
toccano
,
perché
si
elidono
da
sé
,
le
accuse
opposte
di
conservatori
e
di
rivoluzionari
che
vengono
mosse
al
nostro
realismo
.
Noi
non
crediamo
alla
validità
delle
riforme
e
invochiamo
e
favoriamo
nuove
libere
forze
:
non
crediamo
alle
formule
e
vi
contrapponiamo
l
'
immensità
del
reale
.
Determinare
i
limiti
e
i
modi
della
conservazione
del
resto
è
stato
sempre
il
compito
tecnico
dei
rivoluzionari
.
Senonché
dice
Formentini
,
che
tra
i
tre
amici
è
il
più
vicino
al
nostro
pensiero
,
il
problema
presente
è
il
collaborazionismo
e
uno
spirito
realista
deve
fare
i
suoi
conti
con
esso
.
La
funzione
transitoria
del
collaborazionismo
socialista
è
posta
dal
F
.
stesso
eccellentemente
:
nonostante
i
promotori
concluderà
anch
'
esso
ad
arricchire
il
trionfo
liberale
dei
popolo
,
a
liquidare
i
miti
e
i
riformismi
.
Il
nostro
atteggiamento
deve
essere
di
netta
opposizione
per
ovvie
ragioni
d
'
indole
economica
,
e
per
una
netta
antitesi
d
'
ordine
politico
:
precisamente
da
un
tal
fenomeno
dipende
la
validità
,
il
momento
del
successo
della
nostra
affermazione
liberista
.
In
questi
termini
il
nostro
proposito
di
coltura
politica
ha
la
sua
definizione
esplicita
:
in
una
interpretazione
di
forze
e
in
un
'
esigenza
di
tecnica
che
ognuno
di
noi
sente
come
problema
morale
.
Non
è
il
luogo
di
rimproverare
utopie
,
non
siamo
in
nessun
mondo
fantastico
:
ci
disponiamo
serenamente
,
con
l
'
ascetismo
che
opportunamente
richiede
(
e
si
chiede
)
il
nostro
collaboratore
Formentini
a
un
compito
che
sappiamo
grave
,
impopolare
.
Ansaldo
non
crede
che
sulla
nostra
via
si
possa
trovare
il
successo
,
non
crede
che
del
problema
ci
sia
una
soluzione
.
Il
suo
scetticismo
si
aggrappa
alla
storia
,
da
ciò
che
non
c
'
è
stato
deduce
ciò
che
non
ci
sarà
mai
.
Il
che
è
manifestamente
antistorico
.
Col
metodo
di
Ansaldo
era
agevole
negli
anni
del
Risorgimento
negare
la
legittimità
degli
sforzi
unitari
.
L
'
unità
d
'
Italia
non
c
'
è
mai
stata
,
dunque
non
ci
sarà
.
É
un
argomento
che
prova
troppo
e
che
cade
da
sé
.
Non
si
capisce
come
da
tutto
il
sottile
e
profondo
discorso
con
cui
egli
commenta
il
nostro
manifesto
possa
derivare
una
conclusione
imprecisa
che
non
risolve
le
esigenze
accettate
.
La
classe
di
mandarini
amministratori
sarà
sempre
in
antitesi
con
un
popolo
che
sta
sorgendo
a
vita
economica
e
a
vita
politica
(
e
questo
fatto
s
'
è
provato
nel
Manifesto
)
:
dunque
la
soluzione
provvisoria
si
negherà
in
altre
soluzioni
più
vitali
.
Le
esperienze
dei
Comuni
,
del
Rinascimento
,
del
Risorgimento
non
sono
storie
di
fallimenti
,
ma
indicazioni
di
stati
d
'
animo
,
di
insopprimibili
aspirazioni
.
Non
è
da
chiedersi
se
noi
saremo
capaci
di
continuarle
,
di
concluderle
:
certo
l
'
impresa
è
la
più
realistica
che
oggi
si
possa
pensare
;
di
quel
temerario
realismo
,
che
sa
vedere
e
creare
la
realtà
dove
altri
chiacchiera
,
pavido
,
di
utopia
.
Per
questo
l
'
abbiamo
posta
come
compito
della
nostra
vita
.
StampaPeriodica ,
In
Anno
XII
«
Giornalaio
»
,
a
proposito
di
un
articolo
di
Luigi
Chiarini
sui
«
Doveri
della
critica
»
,
nel
quale
il
critico
del
settimanale
letterario
romano
si
scagliava
contro
il
romanzo
Gli
indifferenti
di
Alberto
Moravia
,
fu
messo
in
sospetto
che
questo
accanimento
derivasse
da
ragioni
non
puramente
critico
-
letterarie
:
e
«
Giornalaio
»
promise
di
leggere
il
libro
e
darne
giudizio
.
«
Giornalaio
»
mi
ha
passato
l
'
incarico
:
ho
letto
il
libro
del
Moravia
,
che
in
questi
mesi
ha
avuto
una
ristampa
a
prezzo
popolare
e
ho
finito
l
'
ultima
pagina
con
una
smorfia
di
disgusto
.
Una
domanda
mi
si
è
subito
affacciata
alla
mente
:
perché
è
stato
scritto
questo
libro
?
Questione
grave
,
questa
,
a
mio
parere
,
e
che
naturalmente
nemmeno
lo
stesso
autore
sa
risolvere
:
perché
è
stato
scritto
questo
libro
?
Storia
bassa
,
misera
,
di
un
uomo
che
,
amante
di
una
signora
ormai
anziana
,
si
innamora
casualmente
della
figlia
di
quella
;
storia
di
un
fratello
che
per
un
posto
o
per
la
salvezza
del
patrimonio
farebbe
il
ruffiano
,
mercanteggerebbe
la
carne
della
sorella
;
storia
di
una
donna
depravata
che
crede
di
redimersi
amando
un
ragazzo
:
ma
è
amore
di
carne
.
E
intanto
lo
scrittore
si
trastulla
tra
queste
condizioni
dei
personaggi
,
si
diverte
ad
affondarli
sempre
più
nel
fango
della
passione
dell
'
odio
e
dell
'
interesse
,
sino
alla
fine
;
ma
non
lo
fa
per
poi
sollevarli
e
portarli
ad
una
soluzione
morale
,
vittoriosa
:
tutto
finisce
in
basso
,
sempre
più
in
basso
.
Lo
so
:
la
questione
è
se
arte
è
morale
.
Questione
vecchia
,
sempre
dibattuta
e
ancor
oggi
purtroppo
portata
avanti
.
Ma
al
giorno
d
'
oggi
in
Italia
i
giovani
sanno
una
sola
cosa
:
che
Fascismo
è
morale
;
che
l
'
arte
deve
essere
fascista
e
perciò
morale
.
E
tutto
questo
non
è
detto
per
ripararsi
dietro
lo
scudo
dell
'
aggettivo
«
fascista
»
;
perché
chi
ha
compreso
i
fini
puramente
etici
del
Regime
non
può
non
rendersi
conto
dell
'
incoraggiamento
che
esso
sta
dando
alla
letteratura
;
ma
ad
una
condizione
:
che
sia
morale
.
E
morale
non
vuol
dire
che
in
un
romanzo
non
vi
sia
un
adulterio
od
uno
stupro
,
che
in
un
quadro
non
vi
sia
l
'
effigie
del
piacere
;
ma
morale
vuol
dire
giusta
misura
delle
cose
,
vuol
dire
,
insomma
,
che
adulteri
,
stupri
e
passioni
carnali
non
diventino
il
pernio
su
cui
si
faccia
ruotare
tutta
una
letteratura
falsa
,
viziata
,
corrosiva
.
Leggendo
questo
libro
del
Moravia
vien
subito
su
un
senso
di
rammarico
per
quest
'
autore
e
per
quest
'
arte
sprecata
.
Vi
è
in
lui
dell
'
ingegno
e
abilità
tecnica
;
se
invece
di
partire
da
uno
stato
d
'
animo
superficiale
egli
facesse
sorgere
il
suo
romanzo
da
un
sentimento
spiccatamente
spirituale
,
il
Moravia
riuscirebbe
un
buon
autore
.
Ma
a
quanto
pare
egli
fa
l
'
indiano
.
Ne
sia
prova
una
sua
novella
pubblicata
ultimamente
su
Oggi
(
19
novembre
XII
)
;
altrettanto
pessimismo
,
altrettanto
vizio
,
altrettanta
falsità
.
Bisogna
convincersi
che
l
'
arte
è
sempre
morale
.
StampaPeriodica ,
La
trappola
fu
tesa
con
diabolica
abilità
.
Un
morto
,
un
morto
insperato
,
non
uno
dei
soliti
morti
,
aveva
offerto
l
'
agognata
occasione
per
vibrare
il
colpo
di
mazza
decisivo
contro
Roberto
Farinacci
e
il
fascio
cremonese
...
Roberto
Farinacci
ha
smontato
la
trappola
,
ha
mandato
all
'
aria
i
ben
architettati
progetti
avversari
,
ha
salvato
il
Fascismo
rendendolo
ormai
tetragono
ad
ogni
assalto
nemico
per
quanto
subdolo
possa
essere
nell
'
avvenire
.
Infatti
avversioni
e
cose
ponevano
a
Roberto
Farinacci
questo
dilemma
:
o
assumere
la
responsabilità
completa
del
fatto
così
come
appariva
dalla
partigiana
versione
di
esso
o
scindere
questa
responsabilità
...
Senonché
il
fatto
di
S
.
Vito
si
riduce
ad
un
luttuoso
fatto
di
cronaca
da
cui
esula
ogni
premeditazione
omicida
...
Ed
il
fascismo
ne
esce
incontaminato
e
puro
!
Con
felice
intuizione
adunque
Farinacci
ha
assunto
la
responsabilità
dell
'
operato
del
fascio
,
superando
il
primo
comma
del
dilemma
.
Se
invece
Farinacci
avesse
declinato
ogni
responsabilità
allora
gli
avversari
avrebbero
gridato
ai
quattro
venti
:
ecco
il
vile
...
Egli
non
è
vile
,
né
moralmente
né
fisicamente
.
La
nobiltà
del
suo
carattere
è
la
forza
indiscutibile
e
preminente
della
sua
personalità
...
Ed
il
fascismo
è
con
lui
più
vivo
che
mai
!
E
non
morrà
!
StampaPeriodica ,
Un
giorno
,
mi
lessero
dei
brani
di
Federico
Guglielmo
Nietzsche
.
In
quel
tempo
,
mi
affannavo
dietro
Arturo
Schopenhauer
e
Feuerbach
.
Di
Schopenhauer
avevo
avuto
Pensieri
e
Frammenti
nella
edizione
universale
Sonzogno
.
Nella
edizione
Laterza
,
avevo
letto
Aforismi
sulla
saggezza
della
vita
.
E
stavo
finendo
il
suo
capolavoro
Parerga
e
Paralipomena
.
Questo
«
crescendo
»
di
letture
,
sul
filosofo
dalle
tendenze
buddhistiche
,
mi
aveva
entusiasmato
.
Ma
,
nel
fondo
,
non
ero
persuaso
di
Schopenhauer
:
se
la
sua
dialettica
mi
attraeva
,
il
suo
pessimismo
mi
respingeva
.
Ho
sempre
profondamente
disprezzato
i
pessimisti
:
sono
coloro
che
non
sanno
cosa
sia
la
luce
.
Torno
a
Nietzsche
:
mi
lessero
i
soliti
brani
contro
le
donne
,
sulla
superiorità
dell
'
uomo
,
sulla
«
plenitudine
dell
'
io
»
(
la
frase
è
di
Novalis
)
,
sulla
durezza
dell
'
animo
,
sulle
sue
aspirazioni
ad
una
guerra
non
troppo
bene
identificata
.
Nietzsche
mi
si
presentò
come
un
frutto
strano
:
dolce
per
le
sue
immagini
,
la
sua
poesia
;
acre
per
il
suo
imperialismo
latente
.
Vi
era
in
lui
una
doppia
faccia
:
poeta
esteriormente
,
guerriero
interiormente
.
Mi
sembrava
che
non
fosse
sincero
.
Mi
capitò
,
allora
,
il
capolavoro
del
filosofo
di
Roncken
:
Così
parlò
Zarathustra
.
L
'
edizione
era
Barion
:
economica
.
Tradotta
male
,
con
errori
,
non
sempre
chiara
.
La
lessi
.
A
sbalzi
.
Dopo
,
conobbi
La
gaia
scienza
nella
traduzione
di
Antonio
Cippico
,
edizione
Bocca
.
E
ancora
:
Al
di
là
del
Bene
e
del
Male
,
Aurora
,
Il
Crepuscolo
degli
Idoli
,
L
'
Anticristo
.
Senza
ordine
di
data
o
di
sviluppo
filosofico
.
Come
tutti
gli
scrittori
personali
,
Nietzsche
attrae
perché
si
è
curiosi
di
sapere
«
cosa
dice
»
:
lo
stesso
succede
quando
si
legge
un
libro
di
Papini
.
Per
questo
,
lo
cercavo
.
Ma
mi
respingeva
:
egli
scriveva
troppe
volte
«
io
»
:
e
le
persone
che
scrivono
troppe
volte
«
io
»
,
come
D
'
Annunzio
,
non
le
tollero
.
Tuttavia
,
lentamente
Nietzsche
si
impossessò
di
me
.
Era
un
forte
,
dicevo
in
me
.
Ebbi
allora
un
libriccino
,
credo
,
di
Darchini
:
Nietzsche
e
la
sua
vita
.
C
'
erano
le
solite
cose
:
la
teoria
del
superuomo
,
il
desiderio
di
guerra
,
ecc
.
Seppi
che
,
a
ventisei
anni
,
era
già
professore
a
Basilea
:
che
adorava
la
sorella
Elisabetta
e
la
madre
.
Che
era
un
puro
.
Il
mio
orizzonte
si
schiarì
.
Dopo
qualche
tempo
,
vi
fu
una
violenta
sterzata
che
mi
costrinse
a
veder
sconvolte
le
mie
deduzioni
.
Studiando
il
periodo
romantico
,
ebbi
fra
le
mani
uno
dei
libri
di
Max
Nordau
:
Degenerazione
,
nella
edizione
Bocca
.
L
'
autore
ungherese
passava
in
rassegna
tutti
i
grandi
autori
da
Dante
Gabriele
Rossetti
a
Nietzsche
,
dimostrando
la
loro
degenerazione
intellettuale
e
psichica
.
Tutto
allora
mi
apparve
,
nella
filosofia
e
nella
letteratura
,
come
malato
:
ero
fra
una
fioritura
di
anormali
e
di
pazzi
.
Questo
fu
l
'
inizio
del
mio
allontanamento
.
Vidi
nel
filosofo
di
Roncken
uno
dei
propugnatori
di
quella
forma
di
pazzo
imperialismo
e
di
kultur
che
ci
erano
costati
una
guerra
;
le
sue
idee
sul
«
superuomo
»
mi
apparivano
ridicole
e
degne
solo
di
stare
sulla
bocca
di
Stelio
Effrena
del
Fuoco
dannunziano
.
Volevo
un
mondo
sereno
:
e
odiavo
quella
mania
di
sterminio
,
di
odio
,
di
disprezzo
,
di
egotismo
,
di
«
rassentiment
»
che
aleggiava
nella
sua
prosa
.
Dovetti
soltanto
convenire
che
le
teorie
di
Nietzsche
avevano
prodotto
una
grande
figura
artistica
:
il
Martin
Eden
di
London
.
Tralasciai
per
qualche
tempo
Nietzsche
:
e
guardai
la
sua
Nascita
della
tragedia
in
seguito
al
centenario
wagneriano
.
Rientrai
più
tardi
nell
'
orbita
degli
studi
precedenti
.
E
lessi
Nietzsche
en
Italie
,
edizione
Bernard
Grasset
.
Autore
Guy
de
Pourtalès
.
Fu
allora
che
Nietzsche
mi
apparve
sotto
un
altro
aspetto
.
Lo
seguii
nelle
sue
peregrinazioni
a
Genova
,
a
Venezia
,
a
Sorrento
,
a
Roma
,
dove
era
sempre
solo
e
assetato
di
solitudine
.
Conobbi
finalmente
,
in
lui
,
«
l
'
uomo
»
.
Lo
vidi
così
,
a
Genova
,
esser
chiamato
per
la
sua
bontà
«
il
piccolo
santo
»
;
a
Venezia
piangere
per
una
dolce
canzone
cantata
,
di
notte
,
da
un
rematore
lagunare
;
a
Roma
,
amare
Lou
Salomé
:
e
poi
girare
sempre
torturato
,
scrivendo
furiosamente
,
costruendo
nella
fantasia
quello
che
gli
mancava
nella
realtà
.
In
ultimo
,
lo
vidi
ripiegare
a
Torino
,
nel
1888
,
fino
alla
pazzia
.
Nello
stesso
tempo
,
lessi
Il
tradimento
dei
chierici
di
Julien
Benda
.
Un
altro
nemico
.
In
modo
spietato
.
Benda
denuncia
Nietzsche
.
Questi
ha
creato
la
crudeltà
,
la
mania
della
guerra
,
l
'
odio
,
creando
sbandamenti
e
dissoluzione
.
L
'
ordine
,
a
contatto
delle
sue
teorie
,
si
disintegra
.
Fu
il
colpo
di
grazia
:
il
Nietzsche
filosofo
scomparve
dal
mio
orizzonte
.
Mi
sentii
sereno
solo
dinanzi
alla
logica
serena
e
piana
di
Enrico
James
.
In
quei
giorni
,
leggevo
i
suoi
Saggi
pragmatisti
.
Il
pragmatismo
,
ponendo
e
risolvendo
soltanto
i
problemi
pratici
,
mi
allontanò
da
tutta
quella
fioritura
di
teorie
,
di
paradossi
,
di
demenze
e
di
sublimi
verità
che
formano
l
'
opera
di
Nietzsche
.
La
calma
di
James
,
mi
rendeva
insopportabile
le
urla
della
prosa
Nietzscheana
.
Fu
allora
che
io
ricercai
Nietzsche
fuori
delle
sue
opere
.
Considerai
queste
come
elementi
superficiali
e
non
necessarie
per
una
sua
classificazione
.
Esse
divennero
,
per
me
,
qualcosa
di
irreale
,
di
molto
lontano
.
Dentro
di
me
,
mi
apparve
soltanto
quel
Nietzsche
che
,
a
Torino
,
vedendo
un
povero
cavallo
battuto
,
gli
si
buttò
al
collo
impedendo
al
conducente
di
percuoterlo
ancora
;
poi
ancora
quel
Nietzsche
che
,
a
letto
,
roso
dall
'
amore
e
dalla
febbre
,
vedeva
la
propria
nullità
di
amante
.
Mi
apparve
Nietzsche
con
i
suoi
occhi
vitrei
e
un
po
'
fissi
,
vicino
alla
madre
:
non
più
con
l
'
aria
da
matador
della
filosofia
,
ma
con
qualcosa
di
umano
;
oppure
piegato
a
scrivere
pagine
su
pagine
,
con
la
follia
alle
spalle
;
o
commosso
nel
sentire
il
Preludio
del
«
Parsifal
»
di
quel
Riccardo
Wagner
che
egli
giurava
di
odiare
.
Insomma
,
quel
Nietzsche
pieno
di
contraddizioni
,
e
di
una
profonda
umanità
che
egli
invano
cercava
di
occultare
.
In
lui
ho
visto
così
non
soltanto
l
'
intelligenza
,
ma
anche
«
l
'
uomo
»
palpitante
sotto
il
dolore
,
povero
di
dolcezze
e
ricco
solo
di
una
intristita
e
dolorante
umanità
.
StampaPeriodica ,
I
guadagni
degli
operai
vanno
in
sperpero
giacché
essi
non
sono
proclivi
alla
economia
.
Per
essi
è
diventata
necessità
tutto
quanto
è
superfluo
per
le
classi
medie
e
quindi
,
danno
sfogo
,
quasi
a
scherno
della
miseria
,
a
spese
eccessive
di
vitto
,
ai
capricci
della
moda
e
del
lusso
,
ai
trattenimenti
mondani
,
ai
divertimenti
più
costosi
,
fomentando
il
malumore
in
coloro
che
non
sono
affatto
in
condizione
di
fare
altrettanto
,
ma
bensì
di
curare
scrupolosamente
il
bilancio
famigliare
...
StampaPeriodica ,
La
politica
è
una
cosa
;
la
fredda
disamina
di
un
sistema
è
un
'
altra
che
non
ha
assolutamente
nulla
a
che
vedere
con
la
prima
.
La
politica
è
il
manovrare
e
il
pilotare
,
secondo
determinati
criteri
,
tutti
gli
elementi
costitutivi
del
governo
allo
scopo
di
riescir
utile
alla
propria
nazione
;
la
disamina
di
un
sistema
è
il
rigido
esame
ragionativo
del
tutto
indipendente
dall
'
utile
o
dal
disutile
del
proprio
Paese
.
La
politica
può
fare
un
contratto
commerciale
,
un
patto
d
'
alleanza
,
un
trattato
d
'
amicizia
con
la
Germania
nazista
;
la
disamina
del
sistema
non
può
non
mettere
in
luce
i
principi
antiprogressisti
,
incivili
e
ciechi
del
nazismo
tedesco
.
Che
cosa
è
il
nazismo
?
Una
rivoluzione
non
già
,
ché
le
rivoluzioni
sogliono
apportare
grandi
e
radicali
mutamenti
di
idee
e
di
orientamenti
,
sogliono
rinnovare
e
a
volte
addirittura
capovolgere
intere
gamme
di
valori
,
enunciare
ed
esaltare
principi
del
tutto
nuovi
,
sempre
più
vicini
alla
civiltà
marciante
e
rivolti
sempre
più
al
miglioramento
dell
'
umanità
e
delle
sue
condizioni
.
Il
nazismo
è
piuttosto
un
portato
,
un
prodotto
,
di
tutta
una
filosofia
e
una
politica
,
prettamente
tedesche
che
si
possono
far
risalire
,
l
'
una
a
Fichte
,
Hegel
,
Nietzsche
,
l
'
altra
al
Kaiser
e
ai
suoi
predicatori
dell
'
anteguerra
.
Il
nazismo
è
totalmente
privo
di
originalità
;
esso
non
è
che
la
copia
e
la
messa
a
punto
della
politica
di
Guglielmo
II
,
se
non
che
tra
l
'
imperialismo
egocentrista
ed
oscurantista
di
costui
,
e
l
'
imperialismo
cento
volte
più
egocentrista
e
oscurantista
di
Hitler
c
'
è
una
piccola
lineetta
che
distingue
due
epoche
:
il
'14
.
Un
imperialismo
di
questo
genere
,
prima
della
guerra
,
portava
alla
guerra
e
alla
rivoluzione
;
oggi
porterebbe
di
nuovo
alla
guerra
e
al
caos
.
Il
'14
,
è
stata
una
snebbiatura
,
dopo
la
quale
non
sono
più
consentite
fantasticherie
del
genere
di
quelle
che
va
fantasticando
il
nazismo
.
Poiché
è
chiaro
che
il
nazismo
sogna
e
questo
è
meno
chiaro
,
ma
non
mai
troppo
poco
per
chi
tenga
gli
occhi
ben
aperti
tende
al
dominio
del
mondo
.
Hitler
dice
:
«
Il
Reich
tedesco
deve
come
Stato
racchiudere
tutti
i
tedeschi
col
compito
di
estrarre
e
conservare
da
questo
popolo
i
più
preziosi
fra
gli
elementi
orginarii
di
razza
e
di
condurli
con
lentezza
in
modo
sicuro
ad
una
posizione
di
dominio
»
.
E
siamo
qui
in
piena
questione
di
razza
:
la
razza
tedesca
è
la
razza
eletta
,
la
razza
messianica
,
la
razza
destinata
alle
più
grandi
imprese
e
alla
diffusione
della
più
grande
civiltà
.
Non
v
'
è
dubbio
su
questo
:
l
'
ario
è
indispensabile
al
mondo
perché
è
l
'
unico
possessore
della
vera
civiltà
:
l
'
ario
è
il
tedesco
.
Qui
l
'
esclusivismo
non
è
palese
:
è
necessario
,
è
indispensabile
come
la
base
prima
di
tutto
il
ragionamento
.
Il
popolo
tedesco
è
l
'
unico
rappresentante
della
razza
umana
:
tutti
gli
altri
esseri
viventi
si
dividono
in
animali
a
mente
irrazionale
ed
animali
a
mente
ragionativa
;
così
come
ci
sono
animali
a
sangue
caldo
e
a
sangue
freddo
!
Lo
scopo
del
nazismo
è
quello
di
purificare
la
razza
ed
è
quello
di
unificare
la
razza
.
L
'
Anschluss
con
l
'
Austria
non
è
una
parte
del
programma
:
è
un
presupposto
del
programma
stesso
.
Il
nazismo
vuole
abbracciare
tutti
i
tedeschi
:
in
Austria
vi
sono
dei
tedeschi
:
l
'
Austria
deve
essere
prima
o
poi
,
una
provincia
della
confederazione
germanica
.
Il
colpo
di
testa
del
25
luglio
è
andato
male
:
non
importa
:
Hitler
ha
detto
:
«
...
con
lentezza
in
modo
sicuro
...
»
.
L
'
Anschluss
con
l
'
Austria
non
è
scongiurato
:
è
rimandato
semplicemente
.
Intanto
vi
sono
altri
capisaldi
del
programma
da
mandare
avanti
:
c
'
è
la
questione
revisionista
;
c
'
è
l
'
unificazione
delle
tre
chiese
;
c
'
è
l
'
epurazione
della
razza
che
va
dalla
proibizione
di
matrimoni
fra
giovani
di
nazionalità
diversa
alla
sterilizzazione
di
affetti
di
malattie
incurabili
ed
ereditarie
;
c
'
è
la
germanizzazione
dei
costumi
,
dei
sistemi
,
delle
forme
,
che
va
dal
ritorno
ad
antichi
riti
propiziatorii
,
alla
ripristinazione
del
taglio
della
testa
per
mezzo
della
scure
,
alla
costituzione
di
una
chiesa
nazionale
con
l
'
intervento
dei
dii
druidici
,
alla
lotta
contro
tutto
ciò
che
può
sembrare
di
provenienza
estera
tendente
alla
corruzione
dei
costumi
.
E
mentre
all
'
interno
si
sostiene
questa
vigorosa
lotta
,
ci
si
prepara
per
una
non
meno
vigorosa
lotta
all
'
esterno
:
si
armano
gli
uomini
nelle
mani
e
nello
spirito
;
ci
si
preoccupa
delle
grandi
costruzioni
militari
(
chi
crede
alla
favola
di
una
Germania
disarmata
?
!
)
e
della
preparazione
delle
coscienze
e
degli
animi
.
Dopo
la
morte
di
Hindenburg
,
Hitler
è
divenuto
il
capo
supremo
ed
indiscusso
:
ma
egli
non
s
'
è
voluto
chiamare
presidente
:
egli
vorrebbe
essere
un
profeta
e
non
è
che
un
bramino
:
una
via
di
mezzo
fra
il
prete
,
il
guerriero
e
lo
stregone
.
Questo
ultimo
fatto
può
anche
voler
dire
molte
cose
nei
riguardi
della
pace
mondiale
.
Oggi
la
Germania
diplomatica
ha
saputo
placare
molti
allarmi
.
Ma
gli
avvenimenti
hanno
risvegliato
molte
curiosità
nei
riguardi
del
programma
politico
di
Hitler
,
per
cui
molti
di
più
oggi
sono
quelli
che
conoscono
un
po
'
più
a
fondo
tale
programma
e
il
suo
sostanziale
e
inconfondibile
imperialismo
.
È
ormai
molto
lontano
,
quasi
dimenticato
,
il
tempo
in
cui
del
nazismo
si
faceva
qualcosa
come
un
discepolo
del
fascismo
:
una
volta
forse
,
due
o
tre
anni
fa
,
ci
si
poteva
ancora
lasciar
confondere
da
alcune
somiglianze
superficiali
:
lo
stato
forte
,
la
politica
nazionale
,
il
regime
antidemocratico
ed
antiparlamentarista
.
Ma
fra
l
'
imperialismo
fascista
,
basato
sull
'
uguaglianza
,
sulla
giustizia
,
sulla
armonia
,
sull
'
ordine
,
e
l
'
imperialismo
nazista
basato
su
un
solo
elemento
:
la
sicura
,
indiscutibile
supremazia
,
politica
,
sociale
ed
economica
dell
'
«
uomo
»
tedesco
su
tutti
gli
altri
uomini
c
'
è
un
mare
e
un
abisso
;
c
'
è
tutta
una
diversità
di
educazione
,
di
morale
,
di
cultura
,
di
intelligenza
.
L
'
imperialismo
fascista
è
il
trionfo
della
civiltà
,
del
benessere
,
della
luce
.
L
'
imperialismo
nazista
è
il
trionfo
dell
'
elmo
chiodato
e
della
scarpa
di
ferro
;
è
l
'
imperialismo
dell
'
Inghilterra
sui
suoi
dominions
,
applicato
dalla
Germania
su
tutte
le
nazioni
dell
'
Europa
;
non
è
la
Paneuropa
;
è
la
Pangermania
:
meglio
allora
la
Francia
;
meglio
Briand
;
meglio
Benes
;
meglio
i
venerandi
vecchi
della
Rivoluzione
francese
.
Giungere
agli
Stati
Uniti
d
'
Europa
potrebbe
anche
essere
fare
un
salto
indietro
di
150
anni
;
ma
giungere
all
'
Europa
auspicata
dall
'
hitlerianismo
sarebbe
perdersi
nell
'
oscurità
di
un
regresso
di
qualche
millennio
;
sarebbe
ritornare
al
tempo
e
alla
morale
dei
Nibelunghi
.
Alla
Germania
d
'
oggi
occorre
un
commutatore
di
corrente
;
qualche
cosa
che
la
riporti
alla
realtà
della
vita
;
occorre
un
buon
paio
di
occhiali
per
miopia
che
le
manifesti
al
di
là
delle
proprie
frontiere
degli
uomini
concreti
con
braccia
e
testa
,
e
con
tanto
di
antenati
là
dove
si
vuoi
far
questione
di
razza
!
Nessuno
negherà
alla
Germania
d
'
oggi
Rosemberg
,
Ludwig
,
Einstein
,
ma
sarà
bene
che
la
Germania
d
'
oggi
,
se
vuoi
seguitare
a
sedere
al
«
suo
»
posto
nel
consesso
delle
nazioni
civili
senza
fare
una
figura
ridicola
,
rilegga
un
po
'
di
Kant
,
molto
Goethe
e
molto
Heine
.
StampaPeriodica ,
Per
iniziativa
di
qualche
fascista
e
simpatizzante
e
col
gentile
consenso
del
concessionario
sig
.
E
.
Casale
il
solito
concerto
domenicale
allo
Stabilimento
Balneare
ebbe
invece
luogo
sabato
sera
4
corr
.
seguito
da
un
ballo
in
onore
delle
camicie
nere
.
La
serata
riuscì
magnificamente
.
L
'
orchestrina
,
diretta
dal
maestro
Ernesto
Berio
e
composta
come
sempre
dei
migliori
elementi
,
suonò
alla
perfezione
vari
pezzi
d
'
opera
,
assai
gustati
.
Molto
pubblico
gremiva
le
due
sale
,
tutto
pervaso
da
quel
senso
di
allegra
baldanza
e
di
cortese
spavalderia
che
la
gioventù
fascista
sa
imprimere
in
tutti
i
ritrovi
.
L
'
entrata
delle
camicie
nere
venne
salutata
dal
suono
della
marcia
reale
e
dalla
canzone
fascista
,
accolte
da
grandi
applausi
ed
ascoltate
in
piedi
nella
posizione
del
saluto
romano
,
che
ormai
è
diventato
il
saluto
di
moda
.
I
balli
ebbero
quindi
inizio
,
naturalmente
con
un
giro
d
'
onore
delle
camicie
nere
sia
maschili
che
femminili
,
poiché
il
bel
sesso
fascista
in
divisa
era
largamente
rappresentato
.
Essi
si
protrassero
fino
a
quasi
l
'
una
del
mattino
,
sempre
animati
,
intramezzati
dal
canto
ripetuto
di
"
Giovinezza
"
e
da
frequenti
alalà
.
Il
servizio
di
guardia
d
'
onore
venne
disimpegnato
dai
bravi
avanguardisti
che
in
oblazioni
,
raccolsero
una
somma
netta
di
330
lire
,
le
quali
vanno
a
rinsanguare
la
cassa
del
nostro
Fascio
.
StampaPeriodica ,
Come
sempre
è
l
'
America
che
detta
le
nuove
leggi
che
regoleranno
la
produzione
di
quest
'
anno
e
queste
leggi
si
annunciano
abbastanza
importanti
.
Che
novità
?
Quali
primizie
?
Innanzi
a
tutto
il
film
a
colori
è
già
cosa
fatta
.
Ultimi
esperimenti
dimostrano
risolto
in
pieno
il
problema
.
Per
noi
«
il
colore
»
ha
una
importanza
relativa
data
la
spesa
e
anche
un
certo
senso
di
fastidio
per
l
'
abbondanza
della
tinta
rossa
.
La
tecnica
del
suono
ha
raggiunto
limiti
dopo
dei
quali
ben
poco
altro
vi
è
da
conquistare
e
pure
la
tecnica
fotografica
ha
compiuto
passi
da
leone
,
in
tutte
le
nazioni
,
compresa
l
'
Italia
che
in
questo
si
salva
con
onore
.
Profondità
,
plasticità
delle
figure
,
bianchi
e
neri
,
dimensione
,
sono
termini
che
diverranno
per
tutti
di
facile
comprensione
per
l
'
uso
che
se
ne
farà
nei
prossimi
films
.
La
tecnica
cinematografica
è
sempre
sul
sentiero
della
guerra
e
lavora
indefessamente
per
permettere
ai
registi
di
darci
lavori
perfetti
in
ogni
singola
parte
.
Artisti
e
case
.
Case
nuove
di
produzione
non
ne
nascono
ma
in
Italia
,
per
spirito
di
contraddizione
,
ne
sorgono
come
funghi
e
con
i
nomi
più
strani
e
strampalati
.
(
Fossero
soltanto
i
nomi
strani
e
strampalati
!
N
.
d
.
A
.
)
.
Le
Ditte
produttrici
degli
Stati
Uniti
rimangono
le
stesse
,
con
piccole
differenze
e
trattati
d
'
alleanza
.
Scomparso
l
'
allarme
per
l
'
elezione
del
governatore
di
Los
Angeles
,
a
Holliwood
è
ritornata
la
tranquillità
.
Di
fughe
nei
vecchi
studios
di
Nuova
York
non
se
ne
parla
più
e
tutti
son
contenti
di
rimanere
nelle
villette
di
Beverly
-
Hills
.
Ogni
Casa
annuncia
grandi
capolavori
e
difatti
qualcosa
di
bello
l
'
abbiamo
già
visto
e
molto
ne
vedremo
in
seguito
.
Comunque
la
scarsità
di
soggetti
fa
ritornare
la
produzione
sulla
base
del
film
storico
,
operettistico
e
non
ultimo
«
giallo
»
.
Perché
queste
tendenze
del
pubblico
?
Certo
il
film
storico
ben
servito
e
cambiato
in
ogni
parte
di
veridicità
piace
più
che
la
controllata
severità
dell
'
argomento
e
quindi
il
pubblico
si
appassiona
alla
vicenda
che
è
spoglia
di
ogni
carattere
cattedratico
e
barboso
.
Inoltre
il
senso
dell
'
avventura
ritorna
in
questi
films
e
ciò
interessa
perché
il
pubblico
sembra
tornato
indietro
di
parecchi
anni
.
Operettistico
.
Le
grandi
riviste
interessano
ogni
categoria
di
persone
per
la
semplice
ragione
che
con
poche
lire
vedi
uno
spettacolo
allegro
,
colossale
,
attraente
e
senti
delle
musiche
carine
,
orecchiabili
che
ti
rimangono
nella
mente
e
che
fischietti
mentre
passeggi
o
lavori
.
Il
pubblico
vuole
divertirsi
e
se
può
sopportare
uno
zibaldone
drammatico
introspettivo
psicoanalitico
deve
prendersi
la
necessaria
rivincita
ammirando
uno
squadrone
di
girls
.
Ora
l
'
esagerazione
può
condurre
al
crollo
ma
certo
per
quest
'
anno
la
cosa
passerà
liscia
.
Ritorno
al
«
giallo
»
e
all
'
avventura
.
Molti
films
sono
più
o
meno
«
gialletti
»
e
ciò
per
la
stessa
ragione
per
la
quale
Mondadori
ha
stampato
più
di
un
milione
di
libri
«
che
non
vi
faranno
dormire
»
.
L
'
interesse
e
il
mistero
e
l
'
eterna
storia
del
buono
e
del
cattivo
appassiona
ora
di
più
della
vecchissima
storia
di
moglie
,
marito
,
e
amante
e
relativo
bambino
prodigio
(
quanti
!
!
)
che
alla
fine
salva
capra
e
cavoli
.
Gli
artisti
stanno
veramente
compiendo
passi
da
giganti
e
in
ogni
produzione
americana
la
ottima
recitazione
è
cosa
certa
.
Io
sarei
per
dare
il
merito
di
tutto
ciò
al
regista
che
li
muove
e
mi
farei
forte
della
teoria
e
pratica
che
oggi
in
Italia
non
c
'
è
un
buon
attore
cinematografico
perché
manca
un
buon
direttore
artistico
.
Lasciamo
da
parte
l
'
industria
americana
perché
non
ci
potrebbe
far
dare
un
giudizio
sereno
sulla
industria
europea
e
in
ispecial
modo
di
quella
italiana
,
ché
,
si
facciano
o
non
si
facciano
terribili
iniezioni
di
coraggio
e
s
'
imbavagli
la
critica
,
rimane
sempre
quella
che
è
.
L
'
Inghilterra
,
(
escludiamo
a
priori
la
Russia
perché
chiusa
nella
«
Splendid
Isolation
»
)
ha
assunto
il
comando
della
produzione
europea
e
veramente
sta
facendo
grandi
cose
e
perché
?
Spieghiamolo
subito
.
L
'
Inghilterra
(
parliamo
d
'
Inghilterra
per
non
fare
l
'
elenco
degli
industriali
cinematografici
)
ha
fatto
quello
che
dovevamo
fare
noi
parecchi
anni
fa
,
e
cioè
all
'
avvento
del
sonoro
.
Ha
preso
attori
,
tecnici
,
registi
stranieri
e
ora
ha
imparato
e
sta
imparando
da
essi
per
poter
sfruttare
in
seguito
le
energie
nazionali
.
Quindi
l
'
industria
inglese
vien
subito
dopo
all
'
americana
.
E
terza
mettiamo
l
'
industria
tedesca
e
i
derivati
che
in
questo
scorcio
di
stagione
(
benché
s
'
abusi
di
Schubert
e
Vienna
)
ci
ha
dato
qualche
cosa
di
carino
e
di
forte
.
Poi
,
alla
pari
,
le
due
sorelle
latine
Francia
e
Italia
.
Sono
le
cenerentole
del
mercato
mondiale
.
Vi
va
questa
classifica
?
Per
me
è
giusta
in
ogni
parte
e
sarei
pronto
a
dimostrarlo
ancor
più
chiaramente
se
non
lo
si
vedesse
purtroppo
con
i
propri
occhi
sui
lenzuoli
bianchi
dei
cinematografi
.
E
su
questa
classifica
basta
.
Un
capitoletto
a
parte
meritano
i
cartoni
animati
.
Voi
avrete
sicuramente
visto
gli
ultimi
di
Walt
Disney
a
colori
e
vi
sarete
convinti
che
questa
branca
del
cinematografo
merita
la
nostra
attenzione
e
la
nostra
ammirazione
.
In
Coniglietti
buffi
,
cartone
premiato
alla
Biennale
cinematografica
di
Venezia
si
notavano
di
già
i
progressi
del
disegno
e
del
colore
,
oltre
al
sincronismo
della
musica
e
del
movimento
,
ora
negli
ultimi
,
tra
i
quali
Pinguini
innamorati
,
tutto
ciò
si
è
fuso
per
darci
veramente
una
cosa
eccezionale
che
sprigiona
un
sentimento
e
un
umorismo
tale
da
far
sbalordire
.
Non
pago
di
ciò
Walt
Disney
e
i
suoi
collaboratori
han
fatto
un
intero
film
di
circa
duemila
metri
con
i
protagonisti
creati
dalla
inesauribile
fantasia
di
questi
disegnatori
.
Anche
gli
imitatori
di
Disney
,
tra
i
quali
Max
Fleischer
,
Ub
Iwerks
,
Rodemich
,
ecc
.
,
sono
giunti
alla
perfezione
ma
manca
loro
quel
sano
e
aggraziato
umorismo
di
cui
sono
invece
pieni
i
cartoni
di
Walt
Disney
.
Che
cosa
manca
alla
cinematografia
italiana
?
Il
buon
senso
innanzi
tutto
,
poi
dei
registi
in
gamba
e
infine
dell
'
onestà
e
della
coscienza
artistica
.
E
come
si
potrebbe
eliminare
tutto
ciò
?
Molti
pareri
e
tutti
discordi
.
A
noi
l
'
idea
di
uno
sbaraccamento
generale
solletica
molto
,
ma
ora
che
del
cinema
s
'
interessa
direttamente
il
Governo
per
mezzo
del
Sottosegretariato
alla
Stampa
e
Propaganda
lasciamo
ad
esso
il
pesante
compito
di
raddrizzare
le
membra
di
quasi
tutti
quelli
che
fanno
del
cinematografo
in
Italia
.
StampaPeriodica ,
...
Pochi
,
in
sostanza
i
dissidenti
per
quanto
in
senso
relativo
;
la
grande
maggioranza
dei
fasci
italiani
sembra
già
orientata
verso
la
tesi
mussoliniana
.
La
quale
,
a
ben
osservarla
,
ha
un
suo
significato
intimo
e
profondo
che
va
oltre
ogni
vana
questione
di
formalità
e
di
pregiudiziale
.
Essa
investe
anzitutto
lo
spirito
essenziale
del
fascismo
cui
è
pur
necessario
conservare
,
a
costo
di
ferrea
intransigenza
,
il
suo
differenziale
dagli
altri
partiti
nazionali
che
sono
vincolati
ad
apriorismi
istituzionali
.
In
secondo
luogo
era
indispensabile
,
all
'
indomani
del
grande
successo
elettorale
,
gittare
nell
'
esercito
vittorioso
qualche
reagente
che
precipitasse
i
corpi
e
polarizzasse
le
forze
e
le
tendenze
:
Mussolini
non
à
esitato
a
compiere
questo
gesto
salutare
con
un
coraggio
,
una
nobiltà
,
una
fierezza
,
un
disinteresse
di
cui
,
possiamo
affermarlo
,
non
v
'
è
traccia
o
precedente
alcuno
nella
storia
politica
dei
partiti
italiani
dal
1860
in
poi
.
È
un
esempio
superbo
di
educazione
civile
di
cui
dobbiamo
tutti
essere
grati
a
Benito
Mussolini
...