StampaQuotidiana ,
Di
fronte
agli
avvenimenti
tedeschi
occorre
,
per
oggi
,
fissare
brevemente
alcuni
punti
.
Primo
.
Fino
a
questo
momento
la
marcia
su
Berlino
è
semplicemente
incominciata
,
ma
non
è
ancora
arrivata
ad
una
fase
che
permetta
senz
'
altro
di
credere
nella
sua
riuscita
.
Hitler
ha
proclamato
il
nuovo
governo
prima
di
arrivare
nella
capitale
;
questo
errore
tattico
potrebbe
avere
serie
conseguenze
.
Per
ora
,
ha
permesso
al
governo
centrale
dello
Stato
di
prendere
misure
di
precauzione
e
di
dichiarare
illecito
e
rivoluzionario
il
tentativo
dei
social
-
nazionalisti
di
Monaco
,
così
che
allo
stato
dei
fatti
esistono
due
governi
,
uno
legale
ed
uno
illegale
;
non
è
escluso
che
il
secondo
possa
distruggere
il
primo
(
anzi
tale
ipotesi
è
da
considerare
come
la
più
probabile
)
ma
fino
a
quando
questo
non
sia
avvenuto
,
è
prematuro
considerare
l
'
eventuale
atteggiamento
del
governo
di
destra
nella
politica
estera
.
Siamo
in
una
fase
puramente
iniziale
,
e
non
resta
che
attendere
gli
avvenimenti
.
Esistono
due
governi
;
si
potrà
intavolare
una
conversazione
politica
con
l
'
uno
o
con
l
'
altro
,
quando
ve
ne
sarà
uno
solo
.
Secondo
.
In
previsione
di
qualsiasi
eventualità
,
ed
in
linea
assolutamente
generale
,
l
'
Italia
non
può
astenersi
dal
considerare
che
un
nuovo
governo
tedesco
,
il
quale
volesse
distruggere
i
frutti
della
vittoria
alleata
e
quindi
nostra
,
i
frutti
che
a
noi
sono
stati
dati
in
misura
minima
ma
che
costituiscono
tuttavia
l
'
unico
beneficio
che
a
noi
ha
dato
il
Trattato
,
non
potrebbe
in
alcun
modo
contare
sulla
amicizia
e
sulla
cordialità
italiana
.
Noi
dobbiamo
considerare
la
probabilità
di
un
mutamento
di
governo
in
Germania
non
tanto
dal
punto
di
vista
interno
,
quanto
dal
punto
di
vista
esterno
.
È
la
politica
estera
del
nuovo
presunto
governo
che
ci
interessa
soprattutto
,
la
politica
estera
che
riguarda
in
particolare
le
riparazioni
ed
in
generale
l
'
accettazione
dei
risultati
della
guerra
;
è
chiaro
.
Ciò
premesso
,
sarebbe
inutile
pronunziarsi
prima
che
si
sia
pronunziato
l
'
eventuale
nuovo
governo
,
prima
anzi
che
questo
abbia
acquistato
realmente
il
potere
.
Terzo
.
Non
bisogna
essere
pessimisti
,
ma
neppure
bisogna
nascondersi
che
la
«
marcia
su
Berlino
»
presenta
,
nel
suo
stesso
corso
,
aspetti
non
solo
interni
ma
anche
esterni
,
capaci
di
provocare
complicazioni
assai
gravi
;
non
è
possibile
dimenticare
che
la
Francia
ha
un
esercito
mobilitato
capace
di
iniziare
subito
azioni
in
grande
stile
.
Esistono
insomma
sul
tappeto
ipotesi
di
complicazioni
pericolose
.
In
tali
condizioni
,
noi
constatiamo
che
le
condizioni
odierne
dell
'
Italia
sono
ben
diverse
da
quelle
che
erano
un
anno
fa
:
e
che
la
nostra
situazione
generale
,
ed
anche
militare
,
è
tale
da
giustificare
pienamente
la
tranquillità
del
governo
di
fronte
a
quelle
ipotesi
.
La
socialdemocrazia
interna
sente
ancora
,
forse
,
una
certa
solidarietà
con
la
socialdemocrazia
di
fuori
;
ma
la
verità
è
che
,
mentre
questa
soccombe
e
muore
,
provocando
minaccie
alla
pace
europea
,
l
'
Italia
è
in
grado
di
fronteggiare
tali
minaccie
perché
ha
anzitutto
sconfitta
la
socialdemocrazia
in
casa
propria
.
StampaQuotidiana ,
Ieri
è
stato
annunciato
,
con
tono
ironico
,
che
il
giornale
dello
pseudo
-
costituzionalismo
sovversivo
,
la
Stampa
del
senatore
Frassati
,
divenuta
ormai
modello
politico
per
il
Corriere
della
Sera
del
senatore
Albertini
,
dopo
il
sequestro
abbia
provveduto
ad
un
'
altra
edizione
sostituendo
al
solito
fondo
fazioso
,
particolare
fatica
del
professor
Salvatorelli
,
un
articolo
sulla
Cina
.
Ebbene
questa
ironia
è
una
confessione
di
insensibilità
.
Poiché
se
l
'
Italia
avesse
davvero
una
classe
dirigente
politica
,
che
non
fosse
oggi
quella
rappresentata
dagli
organi
della
servitù
al
socialismo
(
Stampa
,
Corriere
della
Sera
e
Mondo
)
,
dopo
la
guerra
,
questa
classe
dirigente
si
sarebbe
dovuta
addestrare
a
guardare
fuori
dei
confini
.
E
non
attraverso
i
soliti
schemi
socialdemocratici
della
ridicola
politica
assunta
dagli
Sforza
e
dagli
Schanzer
,
ma
attraverso
una
interpretazione
salda
degli
avvenimenti
mondiali
,
e
una
coscienza
non
meno
salda
della
dura
lotta
che
spetta
all
'
Italia
per
costruirsi
il
suo
avvenire
.
E
non
con
limitazioni
anguste
,
ma
arrivando
fino
alla
Cina
,
o
miserabili
trafficanti
del
giornalismo
e
parlamentarismo
di
corridoio
,
se
dalla
Cina
si
può
intendere
come
,
dopo
il
terribile
conflitto
mondiale
,
siano
impegnati
in
formidabili
sommovimenti
tutti
i
continenti
e
l
'
Europa
non
possa
più
sottrarsi
a
conseguenze
di
vicende
che
sembrano
e
non
sono
lontane
.
Guardiamo
fuori
dei
confini
,
in
questo
principio
d
'
anno
,
e
vediamo
quali
compiti
aspri
,
quali
difese
dure
spettino
all
'
Italia
,
e
per
cui
occorre
una
volontà
decisa
,
che
soltanto
il
Fascismo
può
esprimere
e
sorreggere
,
e
che
comunque
sarebbe
impedita
,
se
si
volesse
impegnare
follemente
il
paese
,
come
vuole
l
'
Aventino
,
a
distruggere
o
esiliare
il
Fascismo
.
Dobbiamo
fronteggiare
una
vera
e
propria
offensiva
finanziaria
anglosassone
.
Mentre
si
prepara
la
riunione
di
Parigi
per
la
ripartizione
delle
quote
di
riparazioni
,
gli
Stati
Uniti
,
superate
le
incertezze
elettorali
con
la
vittoria
di
Coolidge
,
domandano
nettamente
,
pur
essendosi
disimpegnati
dal
Trattato
di
Versailles
,
la
loro
quota
,
senza
preoccuparsi
se
la
Germania
,
dopo
i
primi
pagamenti
pagherà
anche
in
avvenire
.
Domandano
contemporaneamente
impegni
di
pagamento
per
i
debiti
di
guerra
.
Accanto
ad
essi
l
'
Inghilterra
forte
della
vittoria
conservatrice
,
resiste
in
difesa
delle
sue
quote
assegnate
a
Spa
,
mantiene
fermo
il
proposito
di
esigere
i
debiti
di
guerra
,
porta
la
sterlina
alla
pari
del
dollaro
per
raggiungere
la
stabilizzazione
monetaria
,
e
invia
due
grandi
capi
di
stato
maggiore
bancari
a
New
York
per
accordarsi
con
lo
stato
maggiore
bancario
americano
e
manovrare
con
durezza
verso
questa
Europa
continentale
in
travaglio
.
È
ammissibile
che
l
'
Italia
,
salvata
dal
Fascismo
,
consenta
di
far
prevalere
una
coalizione
stampaiola
e
quattro
congiurati
di
corridoio
,
dietro
cui
è
il
sovversivismo
armato
,
per
giocare
al
ribasso
e
contribuire
,
come
ha
riconosciuto
il
Consiglio
dei
Ministri
,
a
sconvolgere
l
'
Italia
,
e
metterla
in
dissoluzione
,
quando
occorre
la
massima
decisione
interna
per
la
difesa
difficilissima
della
nostra
posizione
?
No
.
De
Stefani
deve
partire
per
Parigi
con
la
sicurezza
che
l
'
Italia
non
offre
allo
straniero
la
complicità
dell
'
Aventino
dissolvitore
e
la
miseria
dei
complottatori
di
Francia
e
di
Svizzera
e
la
speculazione
dei
giocatori
al
ribasso
.
Dobbiamo
fronteggiare
una
nuova
difficile
fase
di
politica
continentale
,
che
ha
per
indice
oggi
la
disputa
sullo
sgombero
di
Colonia
.
La
Francia
soffre
di
travagli
interni
,
che
acuiscono
non
eliminano
,
come
la
socialdemocrazia
s
'
illude
,
le
difficoltà
del
conflitto
renano
.
La
Germania
,
presa
nelle
strette
del
regime
parlamentare
regalatogli
dalla
Repubblica
,
ripete
le
elezioni
a
breve
distanza
,
ma
non
riesce
ad
avere
un
governo
,
la
cui
formazione
è
stata
rinviata
,
dopo
settimane
di
vane
consultazioni
.
Tuttavia
la
Germania
ha
annullato
il
suo
debito
di
guerra
,
ha
sottratto
otto
miliardi
di
marchi
oro
all
'
estero
,
si
è
imposta
una
valuta
aurea
,
finge
di
accettare
il
piano
Dawes
,
ma
raccoglie
tutte
le
sue
forze
per
liberarsi
un
giorno
dalle
riparazioni
.
Il
ministro
Stresemann
ha
parlato
un
linguaggio
deciso
contro
il
negato
sgombero
di
Colonia
.
L
'
Italia
,
terza
grande
potenza
continentale
,
che
dal
Fascismo
è
stata
restituita
alle
possibilità
di
una
politica
di
autonomia
,
capace
di
esercitare
una
influenza
meditata
e
decisiva
,
può
essere
diminuita
solo
perché
la
coalizione
dei
responsabili
del
disfattismo
e
della
rinuncia
col
sovversivismo
repubblicano
e
socialista
,
pretende
di
annientare
la
passione
fascista
in
figura
di
reato
,
e
si
è
abbandonata
alla
più
torbida
speculazione
di
delazioni
?
No
.
Il
Fascismo
che
difende
lo
spirito
della
vittoria
non
può
consentire
che
,
ignari
di
questa
necessità
,
lavorino
nei
corridoi
i
Pasqualino
Vassallo
e
i
Beneduce
.
Questa
è
farsa
.
Noi
dobbiamo
fronteggiare
una
ripresa
in
pieno
dell
'
internazionale
bolscevica
che
ora
punta
in
Francia
,
come
già
puntò
in
Italia
,
ma
che
comunque
ha
vastissime
diramazioni
dappertutto
e
agisce
in
Inghilterra
,
in
Francia
,
in
Italia
,
in
Svizzera
,
negli
Stati
del
Centroeuropa
e
,
attraverso
una
solidarietà
islamica
,
appare
decisamente
su
tutte
le
rive
del
Mediterraneo
asiatiche
e
africane
.
Questa
offensiva
è
stata
nettamente
dominata
dal
Fascismo
,
che
solo
ha
potuto
ristabilire
i
rapporti
col
governo
di
Mosca
,
senza
che
questo
fosse
una
sottomissione
interna
.
Può
l
'
Italia
rinunziare
alla
difesa
fascista
,
e
abbandonarsi
ai
responsabili
del
'19-'22
che
sarebbero
di
nuovo
i
complici
,
nolenti
e
reluttanti
poco
importa
,
di
una
ripresa
bolscevica
,
che
si
organizza
palesemente
fuori
dei
confini
,
e
che
minaccerebbe
le
istituzioni
fondamentali
della
Nazione
e
dello
Stato
?
No
.
L
'
Italia
deve
rifiutare
i
falsi
teoremi
di
libertà
e
obbedire
ad
una
volontà
che
sia
espressione
di
forza
:
la
volontà
dello
Stato
nazionale
.
La
vasta
crisi
che
è
stata
aperta
dal
conflitto
mondiale
,
crisi
di
frontiere
,
di
popolazioni
,
di
mercati
,
di
produzione
,
di
continenti
,
di
razze
,
e
che
l
'
Italia
ha
saputo
cominciare
ad
intendere
e
fronteggiare
solo
per
virtù
del
movimento
fascista
,
che
è
stato
a
sua
volta
il
solo
movimento
di
interesse
mondiale
contrapposto
al
bolscevismo
;
questa
vasta
crisi
che
durerà
ancora
decenni
,
ha
già
segni
particolari
,
tra
i
quali
quelli
sommariamente
indicati
,
per
questo
1925
che
oggi
comincia
.
Ebbene
,
l
'
Italia
deve
guardare
ad
essa
.
Non
è
lecita
la
contesa
interna
;
non
è
lecito
,
dopo
la
nostra
crisi
di
resurrezione
,
porsi
in
ginocchio
,
impotenti
,
innanzi
ai
diritti
del
regime
parlamentare
,
che
sono
in
pratica
,
i
cosiddetti
diritti
dei
gruppi
,
dei
gruppetti
,
delle
clientele
di
Giolitti
o
di
Orlando
o
di
chicchessia
;
o
i
diritti
dei
quattro
servitori
del
sovversivismo
aventiniano
.
Non
è
lecito
annullare
la
vita
della
Nazione
,
perché
in
un
dato
momento
,
la
crisi
del
Fascismo
sia
considerata
reato
nella
ritornata
impunità
di
tutti
i
grandi
rei
contro
la
Nazione
,
contro
lo
Stato
e
contro
le
persone
,
che
l
'
opposizione
antifascista
raccoglie
.
Non
è
lecito
,
per
questo
formalismo
,
autocondannarsi
all
'
impotenza
rissosa
o
alla
sciagura
dissolutrice
.
Bisogna
intendere
quello
che
è
avvenuto
in
Italia
,
e
quello
che
avviene
nel
mondo
,
ciascuno
guardando
o
a
quello
che
ha
prodotto
di
male
e
a
quello
che
ha
dovuto
sopportare
di
male
,
dal
'15
al
'21;
sia
l
'
on
.
Giolitti
,
sia
l
'
on
.
Orlando
,
sia
l
'
on
.
Salandra
.
Questo
è
l
'
esame
da
fare
.
Alto
,
solenne
.
E
non
può
ridursi
alle
manovre
di
corridoio
e
alle
ambiguità
di
piccoli
pretesti
differenziatori
,
affidati
all
'
on
.
Beneduce
,
all
'
on
.
Pasqualino
Vassallo
,
o
anche
alle
esibite
perplessità
dell
'
on
.
Riccio
.
L
'
Italia
deve
stare
in
piedi
,
perché
possa
guardare
oltre
le
sue
frontiere
e
non
lasciarsi
accoppare
.
E
per
stare
in
piedi
oggi
è
necessario
che
l
'
Italia
stia
col
Fascismo
e
il
Fascismo
con
Mussolini
.
Con
questa
premessa
si
normalizza
.
I
trentanove
milioni
di
italiani
non
sono
,
non
debbono
essere
spettatori
che
guardano
ad
un
duello
;
ma
debbono
essere
consapevoli
della
posta
che
si
gioca
,
e
che
comprende
anche
essi
.
E
se
la
coscienza
politica
italiana
è
ancora
in
formazione
,
se
una
classe
dirigente
italiana
è
ancora
da
costituirsi
;
se
ancora
non
c
'
è
il
modo
di
pensare
l
'
Italia
come
elemento
della
vita
mondiale
,
ebbene
bisogna
essere
una
volontà
decisa
e
salutare
per
tutti
.
Questo
noi
domandiamo
a
Mussolini
e
al
suo
governo
.
StampaQuotidiana ,
I
commenti
demoliberali
e
antifascisti
sulla
elezione
di
Hindenburg
sono
pietosi
.
Basta
constatarli
,
come
ieri
abbiamo
constatato
il
valore
profetico
(
!
)
dell
'
anticipato
commento
del
nobiluomo
Sforza
.
Non
occorre
confutarli
.
Lasciamo
che
si
invochi
l
'
unione
di
tutte
le
democrazie
etcetera
etcetera
.
Intanto
,
a
scanso
di
equivoci
,
per
eliminare
le
solite
balorde
«
filie
»
che
hanno
sempre
ottenebrato
un
chiaro
giudizio
,
necessario
in
politica
estera
,
e
per
fissare
alcune
coincidenze
fondamentali
germaniche
,
anche
nella
lotta
dei
partiti
,
ricordiamo
che
il
cartello
delle
sinistre
,
messo
di
faccia
alla
semplificazione
delle
candidature
alla
Presidenza
,
per
combattere
la
destra
,
si
era
fatto
destro
,
aveva
scelto
un
candidato
di
minoranza
nel
cartello
delle
sinistre
,
e
che
Marx
,
contrapposto
ad
Hindenburg
,
si
è
lasciato
andare
ad
affermazioni
pangermaniste
,
per
confermare
ancora
che
la
Repubblica
può
aver
eliminato
la
dinastia
degli
Hohenzollern
,
può
aver
aperto
la
via
ad
un
esperimento
parlamentaristico
,
ma
che
il
regime
,
il
Reich
,
ha
sempre
uno
spirito
saldamente
nazionale
e
imperiale
.
Se
la
democrazia
nostrana
ha
versato
fiumi
di
elegiaco
inchiostro
sulla
povera
Germania
e
ha
invocato
tutti
i
favori
per
il
nuovo
regime
,
presentato
come
contrito
e
rassegnato
,
noi
non
abbiamo
mai
partecipato
a
questa
esibizione
di
tradizionale
imbecillità
.
La
candidatura
Marx
del
cartello
socialdemocratico
era
già
dunque
una
candidatura
di
destra
socialdemocratica
.
Il
significato
della
vittoria
di
Hindenburg
è
però
accresciuto
da
questa
premessa
.
Ed
ecco
perché
la
sorpresa
,
segnalata
da
Parigi
e
anche
da
Londra
,
è
una
sorpresa
puerile
.
E
più
puerile
ancora
è
il
tentativo
dei
laburisti
e
liberali
inglesi
di
attribuire
la
vittoria
del
Maresciallo
alla
mancata
disoccupazione
di
Colonia
.
Se
mai
,
da
questo
gioco
polemico
dei
sinistri
inglesi
,
poco
soddisfacente
per
i
sinistri
francesi
,
che
sono
oggi
inchiodati
al
governo
,
appare
chiaro
come
la
Germania
possa
riuscire
facilmente
a
guadagnare
per
la
propria
politica
,
giocando
ora
col
berretto
frigio
ora
con
l
'
elmo
a
chiodo
,
perché
trova
sempre
ben
disposta
una
imbecille
democrazia
europea
o
a
darle
ragione
o
a
dar
torto
ad
un
altro
paese
,
accusato
di
irritarla
.
La
verità
è
che
la
vittoria
di
Hindenburg
rappresenta
per
ora
una
tipica
espressione
dello
spirito
germanico
,
dello
spirito
della
guerra
,
e
significa
che
in
nessun
paese
,
anche
in
un
paese
vinto
,
è
lecito
fondare
le
proprie
fortune
politiche
su
una
mostruosa
rinnegazione
del
sacrifizio
in
guerra
e
delle
virtù
militari
di
un
popolo
.
Presto
o
tardi
,
queste
tristi
fortune
politiche
debbono
tramontare
,
e
,
se
non
tramontassero
,
vuoi
dire
che
il
popolo
che
le
sopporta
è
un
popolo
corrotto
e
colpito
a
morte
.
La
vittoria
di
Hindenburg
è
la
liquidazione
automatica
,
ma
oramai
tombale
,
di
tutto
il
ridicolo
armamentario
dell
'
infatuazione
vilsoniana
nelle
democrazie
europee
,
che
voleva
i
processi
a
Guglielmo
e
ai
responsabili
della
guerra
,
tra
i
quali
,
se
mal
non
riteniamo
questi
ricordi
cretinissimi
,
era
lo
stesso
Hindenburg
;
che
voleva
gli
Hohenzollern
in
perpetuo
esilio
;
che
pretendeva
imporre
un
regime
antimonarchico
e
parlamentaristico
;
e
che
credeva
,
con
tutto
ciò
,
di
dare
un
crisma
morale
alla
vittoria
e
di
guarire
in
perpetuo
la
Germania
,
considerata
minorenne
,
dalla
rosolia
dell
'
imperialismo
,
invenzione
letteraria
di
quattro
mentecatti
,
portandola
riconciliata
sotto
la
tutela
delle
grandi
democrazie
dell
'
era
nuova
!
Tutte
queste
pretese
goffe
non
hanno
potuto
avere
,
sebbene
sanzionate
in
articoli
di
Trattato
,
alcuna
realizzazione
.
Sono
crollate
.
Ma
oggi
la
vittoria
di
Hindenburg
significa
che
la
Germania
non
ammette
più
alcuna
subordinazione
del
proprio
regime
allo
straniero
,
e
poiché
,
all
'
infuori
di
chiacchiere
sconclusionate
di
giornali
,
nessuna
azione
diplomatica
seria
potrebbe
esserci
da
parte
dell
'
Intesa
,
può
dirsi
che
questa
affermazione
oramai
c
'
è
,
e
incontrovertibile
.
Si
può
infatti
affermare
che
uno
degli
elementi
più
favorevoli
all
'
elezione
di
Hindenburg
sia
stato
appunto
quella
parte
della
propaganda
avversaria
,
che
metteva
avanti
la
minaccia
di
rappresaglie
straniere
,
offesa
intollerabile
dello
spirito
nazionale
.
Se
la
vittoria
del
Maresciallo
non
diventa
strumento
di
quelle
grossolane
infatuazioni
,
che
sono
tipiche
della
politica
germanica
,
perché
tipiche
dello
spirito
germanico
,
è
probabile
che
,
assicurato
questo
caposaldo
,
non
si
compiranno
atti
i
quali
possano
invalidare
,
per
ora
,
l
'
esecuzione
già
accettata
del
piano
Dawes
:
modificare
la
proposta
del
patto
di
sicurezza
e
la
partecipazione
alla
Lega
delle
Nazioni
.
La
Germania
mira
in
realtà
a
ristabilire
una
situazione
di
parità
europea
,
e
a
lavorare
con
tenacia
in
questa
riconquistata
posizione
.
Ma
quali
possano
essere
le
ripercussioni
diplomatiche
della
elezione
di
Hindenburg
,
noi
sappiamo
che
la
Germania
vuol
riprendere
in
pieno
la
sua
azione
di
potenza
,
di
potenza
che
può
esprimere
audacie
imperiali
,
anche
in
un
periodo
di
costrizioni
militari
,
di
un
imperialismo
economico
e
produttivo
,
che
non
tarderà
a
farsi
sentire
.
Mussolini
non
aveva
atteso
l
'
elezione
di
Hindenburg
per
richiamare
,
mesi
fa
,
nel
discorso
di
Milano
,
l
'
Italia
ad
una
sempre
più
profonda
comprensione
delle
nostre
difficoltà
esterne
,
per
il
ritorno
della
Germania
alla
sua
libertà
commerciale
.
Non
occorreva
infatti
la
morte
di
Ebert
e
questo
primo
saggio
di
elezione
presidenziale
per
sentire
la
presenza
germanica
,
dopo
la
vittoria
interna
sull
'
annullamento
del
marco
,
e
l
'
accettazione
del
piano
Dawes
,
cominciata
con
un
prestito
rinsanguatore
di
ottocento
milioni
di
marchi
oro
.
Soltanto
i
ciechi
e
i
sordi
potevano
ignorare
i
veri
propositi
germanici
,
espressione
dello
spirito
della
razza
.
E
l
'
Italia
ha
avuto
e
ha
modo
di
accorgersi
dei
propositi
germanici
nei
negoziati
durissimi
,
sui
quali
spesso
abbiamo
richiamato
l
'
attenzione
dei
lettori
.
Questa
è
la
Germania
che
guarda
al
Brennero
e
anche
oltre
Brennero
.
L
'
Italia
vittoriosa
non
deve
temerla
,
e
non
deve
osteggiarla
pregiudizialmente
.
Ma
l
'
Italia
fascista
,
che
sa
intendere
lo
spirito
della
vittoria
di
Hindenburg
,
per
questo
appunto
rifiuta
il
metodo
socialdemocratico
,
che
,
innanzi
alla
dura
realtà
,
si
rifugia
ciecamente
nelle
ideologie
internazionalistiche
,
e
ad
ogni
brusco
risveglio
,
impreca
stupidamente
sulla
nequizie
umana
e
contro
la
storia
,
che
si
ostina
a
non
inquadrarsi
negli
schemi
dell
'
idiozia
demoliberale
.
L
'
Italia
fascista
sa
che
per
rispondere
ai
propri
compiti
,
in
questa
crisi
europea
,
secondo
lo
spirito
della
vittoria
,
ci
vuole
una
formidabile
disciplina
interna
,
difesa
con
tutti
i
mezzi
contro
quelli
che
non
ancora
la
vogliono
,
perché
occorre
esser
forti
,
per
non
correr
il
rischio
di
sedurre
le
minaccie
altrui
con
la
propria
debolezza
.
In
Europa
c
'
è
una
Germania
,
che
richiama
lo
spirito
della
razza
.
Ecco
la
verità
,
verità
storica
,
che
le
giraffe
vanitose
e
stupide
della
socialdemocrazia
non
vedevano
e
non
vedono
con
la
testa
fra
le
nuvole
delle
loro
ideologie
.
Per
vivere
amichevolmente
con
questa
Germania
,
bisogna
che
stia
ben
ferma
al
confine
austriaco
.
Ecco
una
prima
cosa
da
dire
,
fascisticamente
,
dopo
la
vittoria
di
Hindenburg
.
StampaQuotidiana ,
Il
numero
della
Rivista
militare
ungherese
(
Magyar
Katonai
Szemle
)
uscito
nello
scorso
mese
di
ottobre
a
Budapest
pubblica
un
interessantissimo
studio
del
generale
ungherese
Nagy
Wilmos
sul
Comando
Supremo
Serbo
nel
1914
.
Risulta
da
questo
studio
e
in
maniera
irrefutabile
poiché
basato
sulle
testimonianze
stesse
della
Serbia
che
gran
parte
della
apologetica
letteratura
franco
-
serba
deve
essere
portata
al
macero
.
Sta
di
fatto
che
il
Comando
Supremo
Serbo
si
fece
ripetutamente
battere
nell
'
estate
e
nell
'
autunno
del
1914
e
che
la
felice
contro
-
offensiva
del
dicembre
diede
la
vittoria
ai
serbi
,
perché
si
trovarono
di
fronte
truppe
austro
-
ungariche
rarefatte
ed
esauste
.
Nell
'
ottobre
del
1914
le
truppe
serbe
della
III
e
I
Armata
non
resistevano
agli
attacchi
austro
-
ungarici
.
È
quello
il
momento
nel
quale
il
Comando
Supremo
Serbo
descrive
«
la
situazione
come
preoccupante
,
esprime
timori
circa
la
capacità
di
resistenza
delle
truppe
,
chiede
che
siano
ottenuti
con
ogni
urgenza
grandi
quantitativi
di
munizioni
dalla
Francia
,
dall
'
Inghilterra
,
dalla
Russia
,
poiché
altrimenti
avrebbe
declinato
ogni
responsabilità
»
.
È
quello
il
momento
8
novembre
1914
in
cui
«
visto
che
le
truppe
non
riescono
a
resistere
in
nessun
punto
»
il
generale
serbo
Putnik
ordina
la
ritirata
generale
della
I
,
II
,
III
Armata
per
sfuggire
all
'
accerchiamento
.
L
'
autore
dell
'
articolo
dimostra
che
gli
ordini
di
ritirata
dell'11
novembre
furono
così
confusi
che
,
senza
l
'
iniziativa
dei
comandanti
minori
,
ne
sarebbe
venuta
una
catastrofe
.
Una
vera
e
propria
diciamolo
pure
Caporetto
serba
!
In
quali
condizioni
precarie
si
trovasse
il
quel
momento
l
'
esercito
serbo
,
ci
viene
detto
dalla
stessa
relazione
ufficiale
serba
che
così
si
esprime
:
«
I
precedenti
continui
insuccessi
,
l
'
esaurimento
,
il
cattivo
tempo
,
la
mancanza
di
riposo
,
la
perdita
della
speranza
nella
vittoria
,
provocarono
nelle
truppe
grande
abbattimento
e
segni
di
dissolvimento
.
Militari
isolati
e
interi
reparti
abbandonarono
il
combattimento
arrendendosi
a
reparti
nemici
inferiori
di
forze
.
Buttar
via
le
armi
,
rifiuti
di
obbedienza
,
abbandono
volontario
nel
combattimento
,
autolesioni
erano
all
'
ordine
del
giorno
,
specie
presso
la
11
Divisione
Danubio
.
Nelle
retrovie
delle
Armate
su
tutte
le
strade
si
potevano
vedere
soldati
che
fuggivano
assieme
a
profughi
e
non
sapevano
dire
donde
venivano
,
né
dove
andavano
»
..
Così
parla
dell
'
esercito
serbo
nel
1914
una
relazione
ufficiale
serba
,
della
quale
bisogna
riconoscere
l
'
obiettivo
coraggioso
della
verità
.
Siamo
ben
lungi
dal
trarne
conclusioni
generalizzatrici
e
siamo
anche
pronti
a
riconoscere
il
valore
dei
soldati
serbi
,
aggiungendo
però
che
essi
sono
uomini
come
tutti
gli
altri
e
quindi
non
sono
sempre
leoni
,
come
si
vorrebbe
dare
ad
intendere
.
I
fatti
parlano
.
StampaQuotidiana ,
Al
Congresso
pangermanista
di
Dortmund
,
che
già
si
sapeva
avrebbe
assunto
un
particolare
significato
a
favore
dell
'
annessione
dell
'
Austria
alla
Germania
,
avrebbe
parlato
,
a
quanto
si
assicura
,
il
Presidente
del
Reichstag
,
confutando
irosamente
e
sconvenientemente
le
dichiarazioni
del
Presidente
Mussolini
.
Poiché
il
signor
Loebe
ha
responsabilità
precise
come
Presidente
del
Reichstag
sarebbe
opportuno
che
fosse
ben
chiarito
questo
suo
linguaggio
,
col
quale
ha
voluto
contestare
al
Presidente
Mussolini
e
per
esso
all
'
Italia
qualsiasi
diritto
di
occuparsi
dell
'
Austria
e
del
suo
destino
.
Avrebbe
aggiunto
,
a
quanto
pare
,
anche
una
tesi
assurda
e
che
cioè
l
'
annessione
dell
'
Austria
alla
Germania
non
sia
in
contrasto
,
come
invece
è
,
col
trattato
di
Versailles
e
con
quello
di
San
Germano
.
Il
signor
Loebe
è
fuori
strada
.
Come
persona
la
sua
esaltazione
pangermanista
può
essere
un
dato
più
o
meno
interessante
;
ma
come
Presidente
del
Reichstag
egli
ha
l
'
obbligo
di
conoscere
i
trattati
e
di
sapere
anche
quali
sono
i
termini
nei
quali
si
discutono
le
dichiarazioni
di
un
Capo
di
Governo
.
Subito
dopo
le
elezioni
di
Hindenburg
noi
dicemmo
non
essere
improbabile
che
il
grossolano
spirito
germanico
avrebbe
potuto
facilmente
,
nella
esaltazione
,
commettere
i
tradizionali
errori
della
politica
germanica
,
che
il
Principe
di
Bülow
denunziò
prima
della
guerra
,
e
che
alla
Germania
hanno
fatto
perdere
la
guerra
.
Questa
grossolanissima
infatuazione
pangermanista
che
unisce
la
propaganda
per
l
'
annessione
dell
'
Austria
con
la
propaganda
per
le
rivendicazioni
dell
'
Alto
Adige
,
è
appunto
un
segno
della
solita
incomprensione
.
C
'
è
un
errore
che
la
Germania
potrebbe
,
anche
più
presto
di
quanto
non
si
creda
,
vedere
al
suo
passivo
.
Comunque
noi
constatiamo
questo
non
per
allarme
,
ma
soltanto
per
indicare
quale
sia
lo
spirito
germanico
e
come
sia
indispensabile
per
l
'
Italia
una
politica
decisa
,
concreta
,
d
'
oltre
Brennero
.
StampaQuotidiana ,
Torna
a
circolare
con
particolare
insistenza
la
voce
di
un
accordo
pre
-
elettorale
tra
i
gruppi
cosiddetti
Italia
libera
,
sorti
a
scopo
disgregatore
accanto
all
'
Associazione
Combattenti
,
e
la
socialdemocrazia
antifascista
.
Ora
,
che
l
'
ingegnere
Rossetti
trovi
un
collegamento
spirituale
tra
il
suo
passato
e
quello
di
Treves
è
mostruosità
che
non
ci
interessa
:
necessario
è
invece
denunciare
la
nuova
manovra
e
scoprirne
le
origini
,
le
quali
trovano
poi
sintomatici
riscontri
attraverso
la
tensione
di
rapporti
qua
e
là
artificialmente
creata
a
mezzo
di
agenti
provocatori
che
sanno
di
massoneria
lontano
un
miglio
,
tra
fascisti
e
combattenti
.
Il
piano
in
elaborazione
tra
i
nittiani
,
unitari
,
repubblicani
e
simili
è
quello
che
noi
denunciammo
fino
dall
'
indomani
della
chiusura
parlamentare
:
cementare
il
cosidetto
blocco
della
libertà
.
A
tale
intento
ultimo
crediamo
anzi
siano
state
lanciate
le
riserve
circa
l
'
astensione
dalle
urne
.
Infatti
,
unitari
,
repubblicani
,
nittiani
i
quali
anche
se
alleati
,
sotto
la
loro
vera
etichetta
metterebbero
il
fardello
di
un
tristissimo
passato
antinazionale
nel
bilancio
passivo
di
una
affermazione
elettorale
,
sono
alla
ricerca
di
una
nuova
bandiera
che
possa
presentarli
al
pubblico
in
uno
stato
di
spudorata
verginità
:
e
l
'
insegna
è
trovata
nei
gruppi
Italia
libera
.
In
tal
modo
sarebbe
salva
la
protesta
dei
partiti
che
ufficialmente
si
asterrebbero
e
aperto
un
meno
angusto
spiraglio
alla
speranzella
di
un
ritorno
a
Montecitorio
.
Il
piano
,
insomma
,
che
in
questi
giorni
si
sta
trattando
in
private
intese
è
il
seguente
:
unitari
,
repubblicani
,
nittiani
,
scontenti
di
ogni
genere
farebbero
dichiarazione
di
astenersi
e
nello
stesso
tempo
aderirebbero
al
programma
politico
dell
'
Italia
libera
,
la
quale
a
sua
volta
si
dovrebbe
impegnare
ad
ospitare
sotto
il
suo
comodo
bandierone
un
certo
numero
di
uomini
che
per
la
loro
provenienza
siano
garanzia
sufficiente
alla
continuità
dell
'
azione
socialdemocratica
a
Montecitorio
.
Una
volta
là
poi
unitari
,
repubblicani
,
nittiani
in
veste
di
«
italiani
liberi
»
sarebbero
liberissimi
di
ricostituire
gli
antichi
nuclei
,
a
truffa
elettorale
consumata
.
Il
trucco
è
abile
;
non
c
'
è
da
dire
,
ed
occorre
quindi
sventarlo
in
tempo
prima
che
l
'
opinione
pubblica
,
o
almeno
gli
strati
più
ingenui
e
superficiali
di
essa
,
possano
essere
ingannati
da
questa
nuova
oscena
mascheratura
degli
antichi
padroni
della
diserzione
.
Dal
canto
suo
,
del
resto
l
'
Italia
libera
la
quale
,
quantunque
sia
una
modestissima
organizzazione
e
una
trascurabile
forza
politica
,
sta
accorgendosi
di
diventare
perno
e
rifugio
del
variopinto
antifascismo
,
comincia
ad
avanzare
qualche
riserva
.
Lo
vedemmo
giorni
fa
,
quando
,
pur
accettando
di
dare
un
riconoscimento
oscenamente
patriottico
ai
socialisti
unitari
,
fece
intendere
sul
suo
giornale
,
sia
pur
con
parole
largamente
ovattate
,
un
evidente
imbarazzo
di
fronte
alla
figura
di
Claudio
Treves
,
campione
troppo
riconoscibile
di
provocazione
antinazionale
.
Questo
anzi
crediamo
sarà
uno
degli
scopi
maggiori
per
l
'
attuazione
del
«
Blocco
della
Libertà
»
:
ma
finiranno
certo
per
intendersi
e
per
trovare
la
formula
che
consenta
anche
al
Marchese
di
Caporetto
di
figurare
tra
i
protetti
dell
'
ingegnere
Rossetti
.
Questi
primi
sintomi
danno
esatta
la
sensazione
del
nuovo
artificioso
castello
di
carte
che
l
'
opposizione
prepara
,
e
ne
abbiamo
un
altro
segno
nei
tentativi
molteplici
e
dissennati
per
allontanare
dal
fascismo
l
'
Associazione
dei
Combattenti
.
Avemmo
occasione
di
illustrare
tale
insidia
giorni
or
sono
quando
i
rappresentanti
dell
'
Italia
libera
affermarono
di
voler
restare
entro
il
massimo
organismo
dei
reduci
pur
dichiarandosi
fuori
dalla
disciplina
:
occorre
quindi
chiarire
in
tempo
le
rispettive
posizioni
e
ciò
confidiamo
avverrà
domani
nella
riunione
del
Consiglio
Nazionale
dei
Combattenti
..
Ma
ad
ogni
modo
è
certo
che
il
fine
ultimo
della
socialdemocrazia
,
impotente
a
sostenere
con
una
sua
propria
responsabilità
una
eventuale
battaglia
elettorale
,
è
quello
di
trovarsi
,
mediante
una
formale
rinuncia
alla
lotta
,
entro
le
file
di
una
formazione
eterogenea
che
abbia
come
sua
bandiera
il
luogo
comune
in
gran
voga
oggidì
:
libertà
.
E
i
gruppi
rossettiani
anche
esigui
,
anzi
meglio
se
esigui
servono
egregiamente
allo
scopo
.
Essi
politicamente
sono
lo
zero
assoluto
,
ma
hanno
qualche
caratteristica
fondamentale
che
può
prestarsi
al
salvataggio
sia
pure
incompleto
del
pericolante
baraccone
antifascista
.
Basterà
infatti
dare
ai
principali
esponenti
lo
zuccherino
di
una
candidatura
e
tutto
sarà
aggiustato
:
e
sarà
raggiunto
anche
lo
scopo
di
non
addivenire
a
quella
rassegna
di
forze
che
tanto
affanna
il
campo
socialdemocratico
.
Perché
poi
,
chissà
!
,
il
lucicchìo
di
una
medaglia
d
'
oro
esercita
sempre
il
suo
fascino
e
può
fare
abboccare
all
'
amo
gli
allocchi
.
È
ad
ogni
modo
buona
merce
elettorale
oggi
,
come
ieri
lo
fu
la
diserzione
di
Misano
.
Occorre
adattarsi
ai
tempi
,
per
aver
fortuna
:
non
è
vero
?
Evidentemente
però
gli
organizzatori
in
pectore
di
questa
truffa
all
'
americana
in
grande
stile
han
fatto
i
conti
senza
l
'
oste
.
Poiché
se
sarà
data
ampia
incondizionata
libertà
e
garanzia
,
in
caso
d
'
elezioni
,
ai
vecchi
partiti
di
contarsi
e
di
fare
la
loro
propaganda
,
è
dovere
del
Governo
e
del
Partito
Fascista
non
permettere
simili
grotteschi
diversivi
i
quali
oltre
a
deformare
le
basi
della
lotta
,
sarebbero
una
provocazione
intollerabile
contro
il
regime
.
Ai
socialisti
sia
permesso
di
fare
i
socialisti
,
e
così
ai
repubblicani
,
ai
nittiani
,
ai
democratici
e
ai
popolari
.
Ma
tutti
dovranno
presentarsi
al
giudizio
della
Nazione
col
loro
programma
tradizionale
e
col
passivo
della
loro
opera
presente
e
passata
.
Chi
si
esibisse
vestito
a
nuovo
con
un
premeditato
proposito
di
ingannare
,
è
logico
cada
sotto
una
sanzione
immediata
,
legale
o
non
.
Gli
unitarii
vengano
a
difendere
la
loro
politica
,
i
nittiani
esaltino
Cagoia
,
Turati
giustifichi
il
patrocinio
di
Misiano
,
Treves
l
'
invocazione
alla
disfatta
.
Amendola
la
campagna
contro
l
'
Adriatico
:
ma
ognuno
con
la
propria
faccia
se
ne
ha
il
coraggio
!
E
bene
dunque
far
intendere
senza
equivoci
e
a
tempo
quali
sarebbero
le
conseguenze
inesorabili
e
immediate
della
irresponsabile
mascheratura
liberofila
.
Patti
chiari
,
dunque
.
StampaPeriodica ,
Amalia
Guglielminetti
,
I
volti
dell
'
amore
.
Treves
,
1914
.
Sono
i
volti
di
cartapecora
di
un
amore
blasé
fatto
fra
gente
in
guanti
e
colletto
spesso
imbellettata
e
bistrata
per
gli
atrii
d
'
hôtel
,
in
sleeping
,
a
caffè
e
qua
e
là
nella
stazioni
climatiche
.
Novellette
ciascuna
con
un
suo
caso
curioso
di
gelosia
senile
,
di
adulterio
compiuto
alla
svelta
,
di
sentimento
molto
riflesso
,
di
giochetto
acido
dove
la
passione
non
c
'
entra
ma
il
ripicco
,
il
capriccio
,
o
la
noia
,
o
la
vanità
od
il
calcolo
.
Arte
non
ce
n
'
è
:
né
caratteri
né
stile
;
ci
son
dei
casi
indicati
rapidamente
.
I
quali
non
dico
non
abbiano
anche
,
nel
complesso
di
psicologico
verismo
che
ostentano
,
la
lor
verità
.
Ma
senti
in
fondo
a
questo
sprezzo
affettato
,
a
questa
elegante
aridità
di
salottaia
navigata
qualcosa
che
è
non
delle
novelle
ma
della
novelliera
;
l
'
ostentazione
di
sé
medesima
come
femina
,
l
'
esibizionismo
.
Non
ci
arrabbiamo
mica
,
né
gridiamo
allo
scandalo
.
Perché
che
cosa
può
importare
in
fondo
ad
una
donna
,
dell
'
arte
e
della
sua
oggettività
?
Le
donne
scrivono
(
ed
anche
molti
uomini
)
per
esibirsi
;
come
passeggiano
per
strada
o
come
si
scollano
a
teatro
.
Il
libro
prolunga
le
occhiate
,
il
profumo
,
il
dondolamento
dell
'
anche
,
che
par
via
via
quand
'
è
stampato
,
sentimentalità
,
spirito
,
o
come
qui
leggera
ironia
di
blasée
,
ma
mira
sempre
in
conclusione
com
'
è
naturale
ed
è
giusto
all
'
eccitamento
del
maschio
.
-
Chiuso
uno
di
questi
volumi
,
questo
od
un
altro
,
ognuno
che
veda
chiaro
dovrebbe
concluder
fra
sé
così
:
"
Va
bene
.
E
vuol
ora
,
signorina
,
passar
-
mi
il
suo
indirizzo
?
"
.
Gli
arzigogoli
critici
,
i
giudizi
,
le
classificazioni
estetiche
e
storiche
son
fuor
di
luogo
assolutamente
.
StampaQuotidiana ,
«
Per
vivere
amichevolmente
con
questa
Germania
,
bisogna
che
stia
ferma
alla
frontiera
austriaca
.
Ecco
una
prima
cosa
da
dire
,
fascisticamente
,
dopo
la
vittoria
di
Hindenburg
»
.
Queste
parole
concludevano
,
circa
un
mese
fa
,
il
commento
alla
elezione
di
Hindenburg
a
Presidente
dei
Reich
.
Erano
dettate
da
un
convincimento
non
nuovo
,
ma
affermato
fin
dalla
Conferenza
di
Parigi
,
quando
troppa
sordità
,
troppa
ostilità
,
troppa
indifferenza
,
troppa
infatuazione
vilsoniana
,
riducevano
in
pochissimi
la
visione
di
una
politica
centroeuropea
,
necessaria
all
'
Italia
.
Erano
suggerite
dalla
persuasione
che
il
problema
fosse
non
più
ignorabile
,
ma
di
primo
piano
per
la
nostra
politica
,
che
ha
già
sofferto
di
errori
,
di
colpe
e
di
sopraffazioni
altrui
nella
questione
austriaca
.
Erano
il
richiamo
ad
un
problema
concreto
,
oltre
le
solite
considerazioni
generiche
sulla
elezione
del
vecchio
Maresciallo
.
Ecco
che
oggi
le
dichiarazioni
di
Mussolini
in
Senato
;
i
commenti
della
stampa
germanica
;
il
discorso
del
Presidente
del
Reichstag
,
Loebe
,
al
Congresso
di
Dortmund
,
che
già
ieri
abbiamo
notato
,
e
altre
manifestazioni
in
Austria
,
attestano
come
la
questione
austriaca
sia
oggi
al
nodo
della
politica
centroeuropea
.
Non
intendiamo
affatto
partecipare
al
gran
clamore
verbale
,
che
le
dichiarazioni
di
Mussolini
hanno
sollevato
di
là
dal
Brennero
;
e
non
deploriamo
nemmeno
questo
clamore
,
se
esso
debba
giovare
ad
eliminare
equivoci
,
specialmente
l
'
equivoco
che
faceva
considerare
l
'
Italia
indifferente
,
agnostica
,
nella
questione
austriaca
.
Abbiamo
detto
e
ripetiamo
che
,
prima
di
essere
di
interesse
cecoslovacco
o
jugoslavo
o
francese
,
la
questione
austriaca
è
di
interesse
italiano
.
Questo
sembra
abbia
sorpreso
in
Germania
e
in
Austria
,
dove
si
rimettevano
ai
tristi
precedenti
di
una
politica
assurda
e
cieca
,
che
ebbe
il
suo
tipico
episodio
di
autodiffamazione
nelle
mostruose
accuse
rivolte
alla
Missione
Segre
,
che
aveva
dato
all
'
Austria
i
primi
generosissimi
aiuti
dell
'
Italia
;
e
che
ebbe
la
sua
catastrofe
diplomatica
quando
,
sulla
facile
rinunzia
ottenuta
dall
'
Italia
della
quota
di
riparazioni
dovuta
dall
'
Austria
si
organizzò
la
sostituzione
della
Società
delle
Nazioni
in
quella
politica
di
controllo
dell
'
Austria
,
che
spettava
di
diritto
all
'
Italia
.
Ebbene
quei
precedenti
non
si
ripeteranno
più
.
E
l
'
Italia
non
intende
lasciare
alla
Francia
e
alla
Piccola
Intesa
il
compito
di
interpretare
politicamente
gli
articoli
80
del
Trattato
di
Versailles
e
88
del
Trattato
di
San
Germano
,
per
i
quali
la
Repubblica
austriaca
non
può
mutare
il
suo
assetto
statale
,
quale
sarebbe
l
'
unione
con
la
Germania
,
senza
il
consenso
del
Consiglio
della
Società
delle
Nazioni
.
E
poiché
l
'
articolo
5
del
Patto
stabilisce
che
le
deliberazioni
del
Consiglio
per
essere
valide
debbono
essere
prese
all
'
unanimità
,
la
volontà
dell
'
Italia
ha
valore
decisivo
.
E
poiché
la
Francia
è
anch
'
essa
ostile
a
qualsiasi
unione
e
anche
in
Inghilterra
i
commenti
,
pure
ufficiosi
,
sono
stati
favorevoli
alla
tesi
enunciata
da
Mussolini
,
il
discorso
del
socialista
Loebe
,
presidente
del
Reichstag
,
in
pieno
accordo
con
le
direttive
pangermaniste
(
la
Germania
è
Germania
e
la
Germania
socialdemocratica
meritevole
di
tutti
i
favori
è
una
invenzione
nittiana
)
e
in
contestazione
di
Mussolini
,
cui
ha
preteso
di
rimproverare
l
'
ignoranza
dei
trattati
,
è
invece
esso
un
documento
di
voluta
ignoranza
e
di
insolenza
,
tipiche
della
mentalità
germanica
,
quando
è
spronata
dallo
spirito
aggressivo
.
E
,
lasciando
da
parte
un
esame
più
particolare
della
questione
austriaca
,
questo
dobbiamo
oggi
porre
in
chiaro
,
anche
per
coloro
che
,
afflitti
oppur
no
dall
'
imbecillità
socialdemocratica
,
hanno
creduto
di
affermare
una
direttiva
italiana
di
politica
nell
'
intenerimento
del
dopoguerra
per
la
povera
Germania
:
e
cioè
lo
spirito
aggressivo
di
questo
orientamento
che
la
politica
germanica
sembra
prendere
,
dopo
l
'
elezione
di
Hindenburg
.
Non
è
la
prima
volta
che
alla
germanofilia
smaccata
degli
ex
-
neutralisti
e
dei
socialdemocratrici
pentiti
della
francofilia
e
sempre
in
cerca
di
una
nuova
servitù
per
lo
straniero
,
si
sia
risposto
in
Germania
,
assumendo
in
proprio
,
brutalmente
,
la
propaganda
per
la
rivendicazione
dell
'
Alto
Adige
.
Oggi
le
dichiarazioni
violente
per
l
'
unione
con
l
'
Austria
non
si
scompagnano
affatto
da
questa
propaganda
.
Queste
constatazioni
debbono
esser
fatte
non
per
incitare
i
mutamenti
irrequieti
di
condotta
politica
,
ma
per
ripetere
ancora
una
volta
l
'
indispensabile
pedagogia
di
cui
hanno
bisogno
gli
italiani
,
sempre
corrivi
ad
interpretazioni
della
politica
internazionale
,
false
,
deformate
da
ideologie
che
sbandano
ora
a
favore
di
questo
ora
a
favore
di
quello
straniero
,
e
che
bisogna
fermamente
ripudiare
per
costituire
oltre
che
una
visione
,
un
sentimento
di
politica
italiana
.
Solidamente
italiana
.
E
nel
sentimento
di
una
politica
italiana
verso
la
Germania
,
non
deve
mai
mancare
la
comprensione
che
la
Germania
è
una
tipica
espressione
di
razza
,
che
non
c
'
è
troppo
da
ingannarsi
sulle
divergenze
dei
suoi
partiti
,
e
che
in
Germania
difetta
una
valutazione
precisa
del
fattore
Italia
,
come
fattore
europeo
.
Questa
comprensione
significa
anche
che
la
Germania
commette
facilmente
errori
grossolani
di
politica
,
e
che
l
'
errore
della
svalutazione
italiana
prima
della
grande
guerra
è
stato
meritatamente
uno
dei
motivi
di
sconfitta
della
Germania
.
Oggi
,
in
un
momento
veramente
significativo
della
politica
europea
e
della
vita
interna
della
Germania
,
ecco
che
la
grossolanità
massiccia
di
questo
popolo
che
ha
virtù
e
difetti
moltiplicati
al
cubo
,
si
orienta
,
con
una
scelta
poco
persuasiva
,
verso
il
mezzogiorno
,
verso
l
'
Austria
e
l
'
Italia
,
per
porre
un
problema
di
primo
piano
,
da
aggiungere
a
quello
della
frontiera
occidentale
e
della
frontiera
orientale
.
Dove
sia
la
coscienza
e
la
misura
in
questa
politica
nessuno
può
comprendere
.
Questo
è
certo
.
Che
l
'
Italia
non
è
più
quella
che
soffrì
soggezioni
nella
Triplice
.
un
'
altra
Italia
,
in
un
'
altra
Europa
.
Se
anche
questa
volta
la
Germania
non
capisce
,
vuol
dire
che
nemmeno
l
'
ultima
dura
pedagogia
le
ha
giovato
.
Ecco
quanto
si
deduce
dalla
pessima
sfuriata
del
socialista
Loebe
,
Presidente
dei
Reichstag
.
StampaQuotidiana ,
La
remissione
delle
cariche
da
parte
della
Segreteria
generale
del
Partito
,
e
le
imminenti
dimissioni
della
Giunta
,
ripongono
,
anche
formalmente
,
nelle
decisioni
di
Mussolini
,
come
Capo
del
Partito
,
ogni
risoluzione
della
presente
crisi
,
di
cui
una
manifestazione
è
stata
la
inattesa
espulsione
di
Massimo
Rocca
.
In
queste
condizioni
riteniamo
opportuno
astenerci
da
qualsiasi
pubblica
discussione
,
non
perché
crediamo
non
possano
e
non
debbano
pubblicamente
discutersi
ì
problemi
fondamentali
di
organizzazione
e
di
indirizzo
del
Partito
,
ma
perché
consideriamo
che
,
dovendosi
oggi
giudicare
di
attribuzioni
di
cariche
,
di
potestà
di
organi
,
di
rendimenti
personali
,
ed
essendo
questo
giudizio
devoluto
al
Capo
del
Partito
,
sia
preferibile
far
conoscere
il
proprio
pensiero
,
quando
ciò
sia
ritenuto
utile
,
secondo
le
gerarchie
del
Partito
,
in
obbediente
e
confidente
attesa
delle
deliberazioni
di
Mussolini
,
e
non
in
un
'
aperta
e
logorante
polemica
.
Né
,
del
resto
,
potremmo
indurci
a
partecipare
oggi
proprio
a
questa
ultima
discussione
,
quando
ci
siamo
astenuti
dalla
precedente
,
non
per
difetto
di
preoccupazioni
o
di
convincimenti
per
le
possibilità
di
sviluppo
e
di
diverso
orientamento
del
Partito
,
ma
perché
abbiamo
inteso
il
pericolo
di
traviamenti
personali
e
perché
un
errore
fondamentale
di
impostazione
era
stato
commesso
,
considerando
il
Partito
come
un
imputato
,
passibile
anche
di
condanna
capitale
.
Ci
pareva
poi
,
francamente
,
che
in
primo
piano
fossero
problemi
imponenti
di
politica
internazionale
,
cui
dare
tutta
la
nostra
attenzione
,
quella
appunto
che
abbiamo
data
.
Se
anzi
una
deplorazione
dobbiamo
fare
è
che
,
proprio
in
questo
momento
,
in
cui
l
'
attività
del
Presidente
è
tesa
verso
una
situazione
internazionale
estremamente
complessa
,
e
in
cui
il
Fascismo
deve
volere
che
l
'
Italia
sia
presente
e
attiva
,
per
una
decisa
difesa
dei
suoi
interessi
diretti
,
per
una
volontaria
partecipazione
della
sua
autorità
di
grande
potenza
,
non
si
sia
riusciti
,
alla
vigilia
del
primo
anniversario
della
Marcia
su
Roma
,
ad
impedire
una
parentesi
deviatrice
nella
vita
del
Partito
,
distolto
dalla
coscienza
dei
maggiori
problemi
per
una
polemica
interna
.
E
soprattutto
non
si
sia
riusciti
ad
impedire
che
maturasse
una
crisi
,
la
cui
risoluzione
,
come
sempre
,
finiva
con
essere
rimessa
passivamente
al
Capo
.
Il
quale
così
,
per
responsabilità
che
sono
oramai
generali
,
diffuse
,
di
centro
e
di
periferia
,
vede
ancora
una
volta
invocata
la
sua
autorità
e
potestà
,
per
dirimere
contese
,
quando
invece
il
problema
fondamentale
,
quello
del
governo
,
è
da
lui
ogni
giorno
risoluto
,
e
il
problema
secondario
del
Partito
è
e
resta
sempre
quello
di
secondare
l
'
opera
creativa
di
governo
.
E
certo
nessuno
vorrà
ammettere
che
secondare
significhi
non
offrire
attività
concordi
,
disciplinate
e
devote
,
ma
sottrarre
egoisticamente
,
per
irrequietezza
di
Partito
,
quell
'
attività
superiore
che
Mussolini
deve
dare
all
'
Italia
.
StampaQuotidiana ,
L
'
on
.
Nitti
,
designato
alla
Corona
da
Giovanni
Giolitti
,
esponente
del
vecchio
neutralismo
e
da
Leonida
Bissolati
incarnazione
dello
spirito
rinunziatario
,
formerà
il
nuovo
ministero
.
Il
suo
gabinetto
avrà
immediatamente
contro
di
sé
tutte
le
forze
vive
create
dalla
guerra
.
Senza
attendere
ulteriori
informazioni
circa
la
distribuzione
dei
portafogli
queste
forze
,
per
istinto
,
si
sono
già
schierate
contro
il
ministero
Nitti
.
L
'
on
.
Nitti
si
sbraccia
a
smentire
le
due
leggende
che
,
secondo
lui
,
si
sono
ingiustamente
formate
sul
suo
conto
:
che
egli
sia
un
giolittiano
e
un
rinunziatario
.
E
noi
gli
crediamo
:
non
giolittiano
,
perché
è
abbastanza
intelligente
per
legare
la
sua
fortuna
politica
ad
un
cadavere
,
non
rinunziatario
,
perché
ogni
rinunzia
è
diventata
oramai
impossibile
e
il
processo
di
realizzazione
delle
aspirazioni
nazionali
compie
il
suo
corso
,
indipendentemente
dalla
volontà
degli
uomini
,
con
la
fatale
sicurezza
d
'
una
legge
di
natura
.
Rinunziatari
e
giolittiani
si
può
essere
in
ispirito
,
ma
non
più
nel
fatto
.
Essere
giolittiano
nel
senso
materiale
della
parola
,
nel
senso
cioè
di
tenere
il
potere
per
investitura
di
Giolitti
ed
in
luogo
di
Giolitti
è
oramai
un
assurdo
storico
,
così
come
è
un
assurdo
logico
essere
rinunziatari
per
deliberato
proposito
.
Ma
l
'
attitudine
mentale
e
spirituale
a
trattare
la
politica
alla
maniera
di
Giolitti
,
facendo
cioè
del
potere
un
fine
a
se
stesso
,
escludendone
ogni
contenuto
ideale
,
sì
da
avere
ampia
libertà
di
patteggiare
con
tutte
le
fazioni
antinazionali
;
ma
la
disposizione
di
spirito
a
transigere
sul
programma
nazionale
per
conseguire
al
più
presto
la
pace
all
'
estero
e
la
pacificazione
all
'
interno
,
la
disposizione
cioè
a
lasciarsi
ricattare
dai
nemici
esterni
ed
interni
,
possono
benissimo
sopravvivere
.
L
'
on
.
Nitti
è
il
più
tipico
rappresentante
di
queste
sopravvivenze
.
Altri
uomini
di
governo
potevano
infatti
trovare
in
una
più
raffinata
coltura
e
in
uno
più
squisito
senso
di
patriottismo
tradizionale
una
remora
al
prevalere
di
questi
vecchi
sedimenti
della
loro
educazione
parlamentare
.
Nell
'
on
.
Nitti
,
invece
,
temperamento
e
coltura
,
fatti
di
scetticismo
e
di
arido
tecnicismo
concorrono
a
valorizzarli
.
Ma
non
in
queste
generiche
disposizioni
di
spirito
contrastanti
col
desiderio
di
rinnovamento
,
che
la
guerra
ha
suscitato
,
le
forze
vive
dell
'
Italia
nuova
ravvisano
il
pericolo
del
ministero
Nitti
.
Questo
pericolo
consiste
in
qualcosa
di
ben
più
concreto
e
definito
.
La
designazione
Nitti
rappresenta
il
tentativo
di
soffocare
il
movimento
dei
combattenti
,
di
sopprimere
l
'
Italia
dei
combattenti
.
Il
pericolo
reale
non
è
dunque
tanto
in
ciò
,
a
cui
aspirano
i
giolittiani
,
ma
in
ciò
che
dall
'
on
.
Nitti
pretendono
i
socialisti
.
I
giolittiani
aspirano
a
riacquistare
la
cittadinanza
politica
,
che
avevano
perduta
durante
la
guerra
,
aspirano
ad
uscire
dallo
stato
d
'
inabilitazione
morale
e
politica
in
cui
erano
stati
tenuti
durante
la
guerra
.
I
giolittiani
cercano
di
vendicarsi
,
col
ministero
Nitti
,
dell
'
interventismo
che
li
spodestò
e
li
compresse
durante
la
guerra
.
Sterile
desiderio
,
ché
l
'
interventismo
è
anche
esso
finito
con
la
guerra
.
È
un
rapporto
privo
di
ogni
contenuto
questo
di
cui
ancora
si
parla
:
del
giolittismo
contro
l
'
interventismo
.
Sono
ombre
che
lottano
contro
ombre
.
Il
loro
duello
,
di
puro
carattere
parlamentare
,
non
può
più
interessare
il
paese
.
Ma
vi
è
un
altro
duello
da
cui
dipendono
le
sorti
del
paese
ed
è
quello
che
si
combatte
fra
le
due
forze
vive
generate
dalla
guerra
:
la
forza
nazionalmente
costruttiva
dei
combattenti
e
la
forza
nazionalmente
e
socialmente
distruttiva
del
bolscevismo
.
I
socialisti
,
abituati
a
vincere
senza
combattere
per
l
'
ignavia
dei
loro
antagonisti
dell
'
antiguerra
,
hanno
sperimentato
tutta
la
loro
impotenza
contro
la
nuova
forza
nazionale
nata
dalla
guerra
.
E
però
essi
,
senza
ripiegare
il
loro
programma
di
sovvertimento
dell
'
ordine
costituito
,
domandano
aiuto
all
'
ordine
costituito
,
cioè
al
governo
contro
i
nuovi
avversari
,
così
come
a
Milano
e
a
Roma
invocavano
aiuto
alla
polizia
per
fare
la
rivoluzione
.
Attraverso
il
parlamento
,
nel
quale
rimangono
onnipotenti
,
l
'
ibrido
connubio
fra
gli
elementi
che
hanno
per
programma
il
disordine
e
la
distruzione
ed
il
Governo
che
ha
per
dovere
la
tutela
dell
'
ordine
costituito
,
si
è
potuto
realizzare
.
A
salvare
il
pudore
del
Governo
è
bastato
diffondere
abilmente
strane
voci
di
fantastici
colpi
di
mano
contro
il
parlamento
.
Dopo
di
che
può
avanzarsi
l
'
on
.
Nitti
a
ristabilire
l
'
ordine
contro
i
reazionari
,
nell
'
interesse
dei
socialisti
,
che
intanto
gli
danno
tregua
in
parlamento
e
cooperano
a
sedare
gli
scioperi
nel
paese
.
L
'
on
.
Nitti
naturalmente
dissimulerà
il
suo
vero
compito
di
governo
sotto
la
formula
imparziale
:
«
contro
le
intemperanze
di
destra
e
contro
le
intemperanze
di
sinistra
»
.
Formula
che
incontrerà
il
plauso
degli
evirati
cantori
del
«
Corriere
della
Sera
»
.
Ma
il
vero
compito
del
Ministero
Nitti
è
questo
solo
:
soffocare
il
movimento
dei
combattenti
.
Dopo
essere
stato
abilmente
diffamato
ed
indiziato
come
sedizioso
,
il
movimento
dei
combattenti
è
oggi
a
buon
punto
per
diventare
oggetto
delle
persecuzioni
governative
.
E
un
'
azione
di
governo
in
questo
senso
,
dopo
tanta
diffamazione
di
socialisti
e
d
'
idioti
borghesi
,
può
anche
essere
esibita
come
una
benemerenza
nazionale
.
Ma
l
'
Italia
combattente
non
si
lascerà
così
facilmente
sopprimere
e
soprattutto
non
si
lascerà
così
facilmente
ingannare
.
Intanto
i
due
caposaldi
del
suo
programma
:
niente
rinunzie
all
'
estero
e
rinnovamento
interno
a
cominciare
dal
sistema
elettorale
,
sono
così
ben
piantati
nella
coscienza
nazionale
,
che
nessuna
forza
umana
può
più
scalzarli
.
Quanto
alle
persecuzioni
politiche
,
i
combattenti
sanno
come
affrontarle
.
Esse
non
avranno
certo
maggiore
efficacia
dei
cannoni
austriaci
.