StampaQuotidiana ,
«
La
libertà
:
grande
parola
!
»
.
Sì
,
ha
perfettamente
ragione
l
'
on
.
Orlando
:
«
parola
»
,
grande
quanto
si
vuole
,
ma
parola
,
niente
altro
che
parola
.
Tale
è
la
libertà
contrapposta
al
Fascismo
,
che
è
fede
,
passione
,
febbre
di
tutto
un
popolo
;
al
Fascismo
,
che
è
movimento
di
volontà
e
presentimento
di
potenza
italiana
.
Anche
i
miti
tramontano
come
gli
dei
e
ciò
che
prima
era
idea
,
sentimento
,
movente
dell
'
anima
,
oggi
è
soltanto
parola
:
non
muove
e
non
commuove
più
.
O
muove
e
commuove
soltanto
cerebralmente
alcuni
raffinati
costruttori
di
sofismi
e
oziosi
discettatori
,
che
si
dilettano
a
sovrapporre
i
loro
sillogismi
alla
dolorante
e
pur
grandiosa
realtà
,
nella
quale
viviamo
.
Ma
le
masse
non
sentono
più
il
fascino
di
quella
parola
,
perché
istintivamente
comprendono
che
quanto
in
essa
vi
era
di
sostanziale
,
di
giusto
e
di
nazionalmente
utile
è
stato
solidamente
assicurato
al
popolo
e
non
corre
più
alcun
pericolo
;
e
quanto
di
superfluo
,
di
stolto
,
di
personalmente
vantaggioso
e
di
nazionalmente
nocivo
,
in
nome
della
stessa
idea
e
con
la
stessa
parola
,
si
vorrebbe
ancora
rivendicare
,
ripugna
alla
rinnovata
coscienza
del
popolo
italiano
.
«
Libertà
»
è
parola
grande
,
da
riempire
la
bocca
,
ma
è
altresì
la
parola
più
equivoca
che
esista
nel
vocabolario
.
Essa
non
ha
contenuto
proprio
,
ma
l
'
acquista
dall
'
idea
o
dal
fatto
a
cui
si
contrappone
.
E
una
parola
che
può
funzionare
contro
ogni
istituto
positivo
:
è
la
parola
della
negazione
.
Anche
contro
Dio
si
può
invocare
e
rivendicare
la
libertà
di
credere
.
Però
è
assurdo
ed
è
sciocco
insorgere
in
nome
della
libertà
per
la
libertà
.
La
parola
non
ha
senso
se
prima
non
si
giudica
il
regime
alla
quale
essa
si
contrappone
e
contro
il
quale
si
vuole
insorgere
.
Ora
quale
funzione
dovrebbe
avere
il
mito
della
libertà
oggi
in
Italia
?
Nessun
'
altra
se
non
quella
di
paralizzare
lo
sforzo
,
a
cui
tendono
il
governo
e
il
Fascismo
,
di
elevare
l
'
Italia
a
potenza
di
prim
'
ordine
.
L
'
unica
finalità
del
Fascismo
è
quella
di
valorizzare
politicamente
ed
economicamente
l
'
Italia
.
Nessun
'
altra
finalità
né
superiore
né
in
concorrenza
con
questa
.
L
'
Italia
rappresenta
l
'
alfa
e
l
'
omega
del
programma
fascista
.
Il
fine
universale
e
il
fine
nazionale
coincidono
nel
Fascismo
,
mentre
non
coincidono
in
tutti
gli
altri
partiti
.
Noi
perciò
respingiamo
il
binomio
Patria
e
libertà
dell
'
on
.
Orlando
.
Patria
e
libertà
non
possono
stare
sullo
stesso
piano
.
L
'
interesse
della
Patria
deve
superare
qualsiasi
altro
interesse
.
Salus
Reipublicae
...
E
poi
se
non
date
alla
libertà
un
valore
di
mezzo
rispetto
al
fine
:
Patria
,
cioè
se
non
mettete
la
Patria
ad
un
piano
superiore
,
voi
finite
per
dare
la
prevalenza
assoluta
all
'
idea
di
libertà
.
Il
diritto
di
negare
la
Patria
è
infatti
compatibilissimo
con
l
'
idea
di
libertà
,
intesa
non
come
mezzo
,
ma
come
fine
.
Il
binomio
dell
'
on
.
Orlando
,
è
dunque
falso
,
perché
moralmente
insostenibile
.
Ma
gli
avversari
non
contestano
,
né
discutono
il
fine
del
Fascismo
,
per
commisurare
ad
esso
i
limiti
,
che
praticamente
devono
essere
imposti
alla
libertà
.
Essi
affermano
«
aprioristicamente
»
che
il
regime
fascista
è
contrario
alla
libertà
.
E
si
capisce
:
quando
della
libertà
si
ha
un
concetto
così
astratto
ed
assoluto
da
anteporlo
praticamente
a
quello
di
Patria
,
qualsiasi
limite
diventa
insopportabile
ed
è
considerato
come
una
totale
soppressione
della
libertà
.
Invece
l
'
unica
e
sostanziale
differenza
che
caratterizza
il
regime
fascista
rispetto
agli
altri
regimi
,
nei
riguardi
del
problema
della
libertà
è
questa
:
che
esso
non
consente
ai
suoi
nemici
la
libertà
di
abbatterlo
o
di
ostacolargli
il
raggiungimento
del
fine
nazionale
,
a
cui
esso
tende
.
Tale
sostanziale
differenza
dipende
dal
carattere
etico
del
regime
fascista
e
dal
carattere
agnostico
dei
regimi
demoliberali
.
Questi
ultimi
non
avevano
alcun
fine
da
difendere
e
però
non
avevano
alcuna
ragione
di
difendere
se
stessi
;
mentre
il
regime
fascista
difendendo
se
stesso
,
sente
di
difendere
un
altissimo
fine
nazionale
.
Il
Fascismo
ha
un
concetto
religioso
della
propria
missione
.
Tale
coscienza
gli
conferisce
dei
diritti
,
che
agli
altri
regimi
non
potevano
spettare
e
ai
quali
nemmeno
essi
aspiravano
.
Come
si
vede
,
volendo
ragionare
di
Fascismo
e
di
libertà
,
ci
si
deve
trasportare
sopra
un
terreno
assai
diverso
da
quello
sul
quale
è
rimasto
l
'
on
.
Orlando
:
sul
terreno
della
realtà
e
della
moralità
e
non
su
quello
dell
'
astrazione
e
dell
'
agnosticismo
.
E
sul
terreno
della
realtà
i
sofismi
e
i
giochi
dialettici
non
attraggono
nessuno
;
le
parole
restano
parole
e
non
hanno
la
virtù
di
commuovere
nemmeno
i
gonzi
.
Decisamente
il
regime
fascista
è
un
regime
duro
,
niente
affatto
propizio
ai
professori
.
Ma
è
il
regime
che
farà
grande
l
'
Italia
.
StampaPeriodica ,
Sbarbaro
,
Pianissimo
,
ed
.
Libreria
della
Voce
,
1914
.
Quand
'
uno
vuol
dire
disperazione
disillusa
,
vuol
dire
angoscia
,
dolore
,
spirituale
buio
,
dice
:
"
pessimismo
leopardiano
"
.
Ora
io
sono
arrivato
,
vivendo
,
a
far
dentro
di
me
una
tal
quale
distinzione
tra
la
disperazione
,
la
reale
,
la
corporale
angoscia
senza
più
sogno
ed
il
pessimismo
parlato
,
teorico
.
Del
resto
è
chiaro
.
Mi
son
detto
:
tra
il
divertimento
spiritoso
in
cui
mi
titilla
nervosa
,
francese
,
voltairiana
la
prosa
di
Schopenhauer
,
proprio
dove
mi
dice
le
cose
più
amare
e
più
ciniche
,
cose
lucreziane
-
disperate
da
"
Ecclesiaste
"
,
tra
la
sua
prosa
e
le
sue
idee
c
'
è
un
salto
.
Così
in
Leopardi
l
'
amaro
e
lo
sconforto
sono
in
tal
modo
fasciati
,
intenerati
,
pitturati
di
idillica
bellezza
che
in
sostanza
li
ingolli
senza
accorgetene
;
ed
è
più
facile
che
tu
pianga
melanconico
e
dolce
che
non
tu
stringa
i
pugni
scuro
e
corrughi
la
fronte
e
le
labbra
.
Cioè
,
in
altri
termini
,
il
dolore
è
qui
,
nella
più
parte
dei
"
Canti
"
un
'
imagine
,
un
ricordo
più
che
una
ferita
aperta
.
Ora
ognun
sa
che
nel
ricordo
,
nella
fantasia
anche
i
dolori
son
dolci
.
-
Direbbe
infine
un
hegeliano
che
la
mediatezza
della
creazione
artistica
ha
superato
qui
la
immediatezza
del
dolore
bruto
.
A
voler
dire
le
cose
proprio
come
stanno
,
già
lo
si
sa
ch
'
io
sono
un
eretico
,
adde
per
altro
che
mica
sempre
è
il
realmente
artistico
che
ti
solleva
e
ti
libera
in
Leopardi
.
Ma
viceversa
,
sebbene
spesso
si
parli
della
sua
greca
semplicità
,
gli
è
l
'
artificio
dell
'
espressione
e
l
'
antiquato
-
accademico
del
fraseggiare
che
ti
raffredda
difficile
.
Perdi
il
senso
d
'
un
dolore
vivo
,
della
ferita
sanguinante
pel
troppo
riflesso
del
dire
.
Ci
son
poesie
che
ti
tocca
rimasticar
due
e
tre
volte
prima
di
averne
afferrato
il
senso
letterale
minuto
:
ed
anche
nella
più
fusa
ed
immediata
"
Il
canto
alla
luna
del
pastore
errante
"
c
'
è
per
lo
meno
una
strofe
quella
del
vecchierel
petrarchesco
ch
'
io
toglierei
di
peso
come
inutilmente
rettorica
.
Ma
dico
in
conclusione
che
nella
poesia
del
Leopardi
,
questo
prepotente
bisogno
espressivo
il
quale
cercando
spesso
la
più
sincera
bellezza
,
inceppa
talora
,
tanto
è
riflesso
,
nella
letteratura
,
testimonia
di
un
'
abbondante
vitalità
,
di
qualcosa
come
uno
sgorgo
di
cicatrizzante
linfa
che
è
in
contrasto
coll
'
essenziale
dolore
con
l
'
aridità
disillusa
la
quale
,
netta
e
ragionativa
,
è
affermata
qua
e
là
.
Perciò
il
dolore
e
la
disperazione
sono
nel
pensiero
del
Leopardi
preso
in
astratto
,
sono
più
in
queste
grigie
pause
di
amari
filosofemi
verseggiati
(
e
in
canti
come
quelli
di
Aspasia
dove
il
fantasma
quasi
scompare
e
resta
il
crudo
sillogizzare
)
che
non
nel
pensiero
fatto
poesia
,
divenuto
imagine
viva
.
Anche
per
questi
"
Canti
"
che
paiono
il
pessimismo
incarnato
si
direbbe
che
dove
la
poesia
compare
,
scompare
il
dolore
;
che
il
dolore
è
la
china
della
morte
e
la
poesia
il
risorgere
alla
vita
;
che
la
poesia
,
e
anche
la
leopardiana
,
è
in
certo
modo
sempre
canto
di
gioia
:
di
guarigione
,
di
"
risorgimento
"
,
di
vittoria
sul
dolore
.
Ora
ecco
qui
una
poesia
,
questa
dello
Sbarbaro
,
la
quale
ci
appare
il
meno
possibile
canto
di
gioia
e
di
vita
,
la
quale
non
intoppa
mai
ricercando
la
bellezza
,
nel
falso
,
nell
'
abbondevole
della
rettorica
.
Poesia
della
plumbea
disperazione
,
succinto
velo
,
scarna
espressione
di
un
irrimediabile
sconforto
.
Leopardi
l
'
ho
ricordato
perché
leggendo
lo
Sbarbaro
,
non
so
che
di
Canti
vien
per
echi
in
mente
;
le
cose
meno
lavorate
,
le
"
Ricordanze
"
per
es
.
col
loro
endecasillabo
sordo
ed
il
loro
sordo
dolore
.
Questa
sordità
,
questa
funebre
cenere
,
questo
che
di
muto
e
di
disadorno
è
passato
dal
Leopardi
nello
Sbarbaro
.
Ma
,
sotto
,
l
'
anima
è
diversa
:
lo
Sbarbaro
non
piange
i
sogni
svaniti
;
-
lo
svanire
dei
sogni
,
la
fata
morgana
,
il
desiderio
insoddisfatto
,
il
farsi
forte
contro
la
realtà
dura
,
il
gemere
per
le
tristezze
di
codesta
realtà
,
ed
infine
il
logicizzarla
,
l
'
affermazione
quasi
filosofica
che
così
è
,
che
purtroppo
dev
'
esser
così
,
sono
i
motivi
della
poesia
leopardiana
.
Qui
all
'
incontro
v
'
è
uno
che
dice
immediatamente
una
sua
interiore
arida
solitudine
:
un
terribile
buio
e
vuoto
che
sente
intorno
a
sé
,
fra
sé
e
gli
altri
;
un
suo
dolore
fisso
che
l
'
assorbe
,
che
lo
gela
,
che
lo
rattrappisce
in
sé
(
occhi
di
serpe
a
incantarlo
)
quasi
come
una
malia
.
Qui
v
'
è
uno
che
finisce
,
disperato
,
per
compiacersi
di
questo
suo
destino
;
quasi
finisce
per
volerne
l
'
esasperazione
come
chi
sepolto
in
prigione
,
sdegnoso
della
vita
,
batta
,
a
finirla
,
il
capo
nel
muro
.
Ora
diresti
che
il
canto
del
Leopardi
sia
più
umanamente
vasto
,
più
universale
.
E
qui
certo
non
si
logicizza
,
non
si
ricerca
la
ragione
e
il
perché
del
dolore
,
né
si
affermano
filosofemi
:
qui
v
'
è
uno
che
dice
pianamente
:
io
soffro
così
,
il
mio
dolore
è
questo
.
A
guardare
gli
uomini
che
vivono
"
provo
un
disagio
simile
a
chi
vede
-
inseguire
farfalle
lungo
l
'
orlo
-
d
'
un
precipizio
...
"
.
"
Un
cieco
mi
par
d
'
essere
,
seduto
-
sopra
la
sponda
d
'
un
immenso
fiume
.
-
Scorrono
sotto
l
'
acque
vorticose
"
-
"
io
cammino
fra
gli
uomini
guardando
-
curioso
di
lor
ma
come
estraneo
.
-
Ed
alcuno
non
ho
nelle
cui
mani
-
metter
le
mani
con
fiducia
piena
"
.
Una
notte
il
poeta
per
le
vuote
vie
sente
d
'
un
tratto
la
sua
aridità
di
macchina
senz
'
anima
;
"
A
queste
vie
simmetriche
deserte
-
a
queste
case
mute
sono
simile
-
una
macchina
io
stesso
che
obbedisce
,
-
come
il
carro
e
la
strada
NECESSARIO
"
.
E
tutto
ciò
,
sì
,
non
ha
riflesse
pretese
d
'
universale
,
ma
certo
è
;
è
spesso
vero
e
così
terribilmente
,
che
ciascuno
di
noi
dentro
di
sé
lo
confessa
vissuto
.
Ora
quando
nell
'
anima
s
'
è
,
come
avviene
,
disseccato
il
miele
della
vita
,
s
'
è
consumato
chissà
come
,
il
glutine
che
ci
amalgama
alle
cose
ed
agli
uomini
,
allora
rimane
nel
fondo
buio
,
nell
'
aridità
della
interiore
solitudine
l
'
agra
feccia
del
soffrire
.
Sei
allora
come
una
macerata
bocca
che
non
abbia
gusto
più
che
per
l
'
aceto
ed
il
tossico
.
La
realtà
non
è
più
che
d
'
aceto
e
di
tossico
e
per
contro
alla
cecità
di
coloro
che
cantano
osanna
e
maciullano
bestialmente
contenti
il
loro
tozzo
di
vita
,
tu
stai
febbricitante
con
ciò
che
soffre
,
tu
infine
t
'
esalti
eroico
per
la
tua
stessa
morte
,
tu
,
come
perduto
,
sei
per
la
ribellione
,
per
ciò
che
nella
disperazione
è
nudo
.
E
questi
versi
allora
l
'
intendi
senza
commento
;
"
Mi
cresce
dentro
l
'
ansia
del
morire
-
senza
avere
il
godibile
goduto
-
senza
avere
il
soffribile
sofferto
.
-
La
volontà
mi
prende
di
gettare
-
come
un
ingombro
inutile
il
mio
nome
.
-
Con
per
compagna
la
Perdizione
-
a
cuor
leggero
andarmene
pel
mondo
"
.
Anche
questa
è
di
quelle
poesie
fuor
della
storia
,
fuor
della
tradizione
,
che
a
capirla
basta
il
cuore
e
l
'
aver
vissuto
.
Non
ci
sono
ragioni
letterarie
che
la
spieghino
e
nessuna
"
confessione
di
un
figlio
del
secolo
"
me
la
può
dedurre
.
Rolla
imprecava
a
Voltaire
che
gli
aveva
tolta
la
fede
,
e
De
Musset
credeva
che
Waterloo
gli
avesse
strappato
le
ragioni
d
'
ogni
entusiastica
attività
.
Questi
sono
gli
ironici
giochetti
della
raison
raisonnante
la
quale
si
para
di
cause
e
d
'
effetti
.
Ma
io
penso
,
semmai
,
che
ci
sono
delle
cause
le
quali
non
mutano
,
e
che
ci
sono
atteggiamenti
dell
'
anima
umana
sui
quali
la
storia
non
può
.
Sono
colpito
in
questi
frammenti
dello
Sbarbaro
dalla
secchezza
,
dalla
immediata
personalità
,
dalla
scarna
semplicità
del
suo
dire
:
mi
par
d
'
essere
innanzi
ad
una
di
quelle
poesie
su
cui
i
letterati
non
sanno
né
possono
dissertare
a
lungo
,
ma
di
cui
si
ricordano
gli
uomini
nella
vita
loro
per
i
millenni
.
StampaQuotidiana ,
Il
popolo
italiano
ha
seguito
la
cerimonia
d
'
apertura
della
XXVI
legislatura
con
la
stessa
curiosità
con
la
quale
ha
seguito
la
corsa
ciclistica
per
il
giro
d
'
Italia
.
Ha
guardato
alla
coreografia
,
non
ha
meditato
sul
discorso
,
perché
sapeva
che
quel
discorso
stava
a
completare
la
coreografia
,
quindi
non
poteva
essere
che
insincero
ed
irreale
?
Gli
stessi
uomini
politici
manifestano
segni
di
nausea
e
stanchezza
.
Ma
malgrado
ciò
il
discorso
della
Corona
è
stato
sventrato
,
frugato
da
capo
a
fondo
,
ed
ogni
partito
si
è
sforzato
di
trarre
da
esso
il
tema
per
qualche
discorso
brillante
sia
in
laude
che
in
opposizione
al
contenuto
.
Ma
mentre
sulla
scena
politica
si
seguono
queste
banali
rappresentazioni
,
nelle
quali
tutte
le
ambizioni
umane
intessono
la
loro
menzogna
,
sullo
sfondo
giganteggia
la
maschera
sghignazzante
della
realtà
.
Ardono
per
le
vie
,
nelle
case
,
nell
'
intimità
tutte
le
passioni
di
cui
si
sente
capace
l
'
anima
umana
.
L
'
individualismo
ha
preso
il
sopravvento
sull
'
armonia
delle
collettività
operanti
ad
un
fine
.
La
vita
collettiva
si
è
spezzata
in
tante
singole
tragedie
.
Delitti
che
abbassano
e
riconducono
l
'
uomo
allo
stato
selvaggio
;
violenze
truccate
di
legalità
che
rivelano
,
sotto
la
mano
inguantata
dell
'
uomo
colto
e
aristocratico
,
il
callo
e
l
'
artiglio
del
negriero
;
torture
morali
e
materiali
che
strappano
gli
ultimi
veli
alle
ipocrisie
del
diritto
;
arbitrii
che
spezzano
i
rapporti
sociali
ma
non
osano
mettere
a
parte
i
ciarpami
delle
tradizioni
e
lanciare
la
grande
definitiva
parola
di
sfida
.
In
quest
'
ambiente
arroventato
,
slegato
,
tentennante
,
distratto
,
si
leva
un
ministro
della
monarchia
a
ripetere
,
con
la
puntualità
di
un
burocrate
,
le
menzogne
costituzionali
,
ed
a
colui
che
simboleggia
e
riassume
il
potere
monarchico
si
fanno
dire
pensieri
che
suonano
beffa
e
insulto
.
Beffa
ed
insulto
l
'
invocazione
all
'
equilibrio
delle
energie
di
lavoro
,
all
'
ordinato
ascendere
delle
classi
lavoratrici
,
alla
collaborazione
per
il
rafforzamento
dell
'
autorità
dello
Stato
!
Questo
Stato
che
vuol
farsi
paciere
fra
le
classi
a
condizione
che
la
lotta
della
classe
lavoratrice
segni
il
passo
col
cronometro
degli
interessi
di
classe
borghese
,
non
si
accorge
di
vivere
fuori
della
realtà
?
La
realtà
non
rivela
forse
tutto
un
popolo
buono
e
laborioso
sanguinante
per
mille
ferite
,
per
disoccupazione
,
fame
e
miseria
,
mentre
tutto
l
'
affarismo
agrario
e
siderurgico
minaccia
,
se
non
si
salvano
i
suoi
privilegi
,
di
affamare
l
'
Italia
del
lavoro
?
La
realtà
non
ci
fa
vedere
navi
di
emigranti
che
ritornano
,
onuste
di
proletariato
,
in
patria
,
perché
altrove
non
s
'
accettano
quelle
bestie
da
soma
?
Questo
spettro
di
Stato
incarognito
in
mille
delitti
,
questi
ministri
adusati
nell
'
arte
della
menzogna
e
del
cinismo
,
questo
canagliume
che
vuol
pontificare
dalla
cattedra
del
diritto
e
della
morale
crede
di
bendarci
gli
occhi
e
di
sollazzarci
per
non
vedere
in
faccia
la
realtà
?
La
sovranità
dello
Stato
per
placare
le
passioni
esorbitanti
?
Ma
chi
se
non
lo
Stato
ha
mandato
in
briciole
quel
poco
che
era
rimasto
di
puro
nei
rapporti
sociali
?
Lo
stesso
governo
s
'
è
fatto
brigante
e
non
osa
confessarlo
.
Il
delinquente
che
grida
viva
l
'
Italia
,
mentre
consuma
il
suo
delitto
,
spezza
tutti
gli
ostacoli
del
codice
e
non
va
in
galera
,
ma
ci
va
colui
che
vuol
tenere
fede
ad
un
'
idea
che
ha
sposato
fra
i
dolori
e
le
privazioni
e
sotto
il
giogo
del
lavoro
.
Non
si
parli
di
libertà
!
Bando
agli
omaggi
per
gli
uomini
che
dettarono
leggi
e
codificarono
i
rapporti
sociali
.
Siamo
giunti
al
punto
culminante
dei
contrasti
di
classe
,
e
la
realtà
ci
dimostra
come
il
potere
statale
vada
sempre
più
assumendo
carattere
di
oppressione
e
di
dominio
di
classe
.
Noi
non
ci
lasciamo
fuorviare
dalle
esteriorità
,
legga
o
non
legga
il
re
un
discorso
,
abbia
o
non
abbia
fiducia
un
ministero
,
si
battano
o
non
si
battano
i
partiti
per
un
progetto
di
legge
,
a
noi
la
realtà
dà
la
sensazione
che
tutto
ciò
serva
per
fare
indugiare
le
masse
operaie
,
per
farle
desistere
dagli
assalti
violenti
al
regime
.
Poiché
la
realtà
ha
gettato
per
le
vie
la
violenza
,
poiché
questa
è
partorita
dai
contrasti
di
classe
,
poiché
questa
classe
è
la
borghesia
in
orgasmo
per
ricacciare
indietro
il
proletariato
,
poiché
ovunque
trionfa
il
forte
in
barba
alle
leggi
e
alle
tradizioni
,
poiché
la
vendetta
sta
in
agguato
ovunque
porti
la
sua
attività
la
classe
operaia
,
poiché
tutto
questo
è
e
non
è
fantasia
che
valga
a
diminuire
la
portata
e
l
'
importanza
di
questi
fatti
,
noi
preferiamo
la
sincerità
dei
violenti
,
mercenari
o
non
della
borghesia
,
perché
,
rotte
le
menzogne
,
essi
stanno
insegnando
a
tutti
come
può
esercitarsi
il
dominio
di
classe
all
'
ombra
della
legalità
.
Chi
ha
fede
,
chi
solo
alla
realtà
attinge
l
'
energia
necessaria
per
combattere
le
lotte
sociali
deve
rimanere
sul
terreno
della
violenza
contro
la
violenza
e
non
subirà
umiliazioni
.
Se
vi
è
forza
nel
produrre
,
si
può
,
si
deve
usare
la
stessa
forza
perché
non
sia
conculcato
il
proprio
diritto
.
StampaQuotidiana ,
Il
fascismo
è
stata
l
'
ultima
"
rappresentazione
"
offerta
dalla
piccola
borghesia
urbana
nel
teatro
della
vita
politica
nazionale
.
La
miserevole
fine
dell
'
avventura
fiumana
è
l
'
ultima
scena
della
rappresentazione
.
Essa
può
assumersi
come
l
'
episodio
più
importante
del
processo
di
intima
dissoluzione
di
questa
classe
della
popolazione
italiana
.
Il
processo
di
sfacelo
della
piccola
borghesia
si
inizia
nell
'
ultimo
decennio
del
secolo
scorso
.
La
piccola
borghesia
perde
ogni
importanza
e
scade
da
ogni
funzione
vitale
nel
campo
della
produzione
,
con
lo
sviluppo
della
grande
industria
e
del
capitale
finanziario
:
essa
diventa
pura
classe
politica
e
si
specializza
nel
"
cretinismo
parlamentare
"
.
Questo
fenomeno
che
occupa
una
gran
parte
della
storia
contemporanea
italiana
,
prende
diversi
nomi
nelle
sue
varie
fasi
:
si
chiama
originalmente
"
avvento
della
sinistra
al
potere
"
,
diventa
giolittismo
,
è
lotta
contro
i
tentativi
kaiseristici
di
Umberto
I
,
dilaga
nel
riformismo
socialista
.
La
piccola
borghesia
si
incrosta
nell
'
istituto
parlamentare
:
da
organismo
di
controllo
della
borghesia
capitalistica
sulla
Corona
e
sull
'
Amministrazione
pubblica
,
il
Parlamento
diviene
una
bottega
di
chiacchiere
e
di
scandali
,
diviene
un
mezzo
al
parassitismo
.
Corrotto
fino
alle
midolla
,
asservito
completamente
al
potere
governativo
,
il
Parlamento
perde
ogni
prestigio
presso
le
masse
popolari
.
Le
masse
popolari
si
persuadono
che
l
'
unico
strumento
di
controllo
e
di
opposizione
agli
arbitri
del
potere
amministrativo
è
l
'
azione
diretta
,
è
la
pressione
dall
'
esterno
.
La
settimana
rossa
del
giugno
1914
contro
gli
eccidi
,
è
il
primo
grandioso
intervento
delle
masse
popolari
nella
scena
politica
,
per
opporsi
direttamente
agli
arbitrii
del
potere
,
per
esercitare
realmente
la
sovranità
popolare
,
che
non
trova
più
una
qualsiasi
espressione
nella
Camera
rappresentativa
:
si
può
dire
che
nel
giugno
1914
il
parlamentarismo
è
,
in
Italia
,
entrato
nella
via
della
sua
organica
dissoluzione
e
col
parlamentarismo
la
funzione
politica
della
piccola
borghesia
.
La
piccola
borghesia
,
che
ha
definitivamente
perduto
ogni
speranza
di
riacquistare
una
funzione
produttiva
(
solo
oggi
una
speranza
di
questo
genere
si
riaffaccia
,
coi
tentativi
del
Partito
popolare
per
ridare
importanza
alla
piccola
proprietà
agricola
e
coi
tentativi
dei
funzionari
della
Confederazione
generale
del
Lavoro
per
galvanizzare
il
morticino
-
controllo
sindacale
)
cerca
in
ogni
modo
di
conservare
una
posizione
di
iniziativa
storica
:
essa
scimmieggia
la
classe
operaia
,
scende
in
piazza
.
Questa
nuova
tattica
si
attua
nei
modi
e
nelle
forme
consentiti
ad
una
classe
di
chiacchieroni
,
di
scettici
,
di
corrotti
:
lo
svolgimento
dei
fatti
che
ha
preso
il
nome
di
"
radiose
giornate
di
maggio
"
,
con
tutti
i
loro
riflessi
giornalistici
,
oratori
,
teatrali
,
piazzaioli
durante
la
guerra
,
è
come
la
proiezione
nella
realtà
di
una
novella
della
jungla
del
Kipling
:
la
novella
del
Bandar
-
Log
,
del
popolo
delle
scimmie
,
il
quale
crede
di
essere
superiore
a
tutti
gli
altri
popoli
della
jungla
,
di
possedere
tutta
l
'
intelligenza
,
tutta
l
'
intuizione
storica
,
tutto
lo
spirito
rivoluzionario
,
tutta
la
sapienza
di
governo
,
ecc
.
,
ecc
.
Era
avvenuto
questo
:
la
piccola
borghesia
,
che
si
era
asservita
al
potere
governativo
attraverso
la
corruzione
parlamentare
,
muta
la
forma
della
sua
prestazione
d
'
opera
,
diventa
antiparlamentare
e
cerca
di
corrompere
la
piazza
.
Nel
periodo
della
guerra
il
Parlamento
decade
completamente
:
la
piccola
borghesia
cerca
di
consolidare
la
sua
nuova
posizione
e
si
illude
di
aver
realmente
ucciso
la
lotta
di
classe
,
di
aver
preso
la
direzione
della
classe
operaia
e
contadina
,
di
aver
sostituito
l
'
idea
socialista
,
immanente
nelle
masse
,
con
uno
strano
e
bislacco
miscuglio
ideologico
di
imperialismo
nazionalista
,
di
"
vero
rivoluzionarismo
"
,
di
"
sindacalismo
nazionale
"
.
L
'
azione
diretta
delle
masse
nei
giorni
2-3-
dicembre
,
dopo
le
violenze
verificatesi
a
Roma
da
parte
degli
ufficiali
contro
i
deputati
socialisti
,
pone
un
freno
all
'
attività
politica
della
piccola
borghesia
,
che
da
quel
momento
cerca
di
organizzarsi
e
di
sistemarsi
intorno
a
padroni
più
ricchi
e
più
sicuri
che
non
sia
il
potere
di
Stato
ufficiale
,
indebolito
e
esaurito
dalla
guerra
.
L
'
avventura
fiumana
è
il
motivo
sentimentale
e
il
meccanismo
pratico
di
questa
organizzazione
sistematica
,
ma
appare
subito
evidente
che
la
base
solida
dell
'
organizzazione
è
la
diretta
difesa
della
proprietà
industriale
e
agricola
dagli
assalti
della
classe
rivoluzionaria
degli
operai
e
dei
contadini
poveri
.
Questa
attività
della
piccola
borghesia
,
divenuta
ufficialmente
"
il
fascismo
"
,
non
è
senza
conseguenza
per
la
compagine
dello
Stato
.
Dopo
aver
corrotto
e
rovinato
l
'
istituto
parlamentare
,
la
piccola
borghesia
corrompe
e
rovina
gli
altri
istituti
,
i
fondamentali
sostegni
dello
Stato
:
l
'
esercito
,
la
polizia
,
la
magistratura
.
Corruzione
e
rovina
condotte
in
pura
perdita
,
senza
alcun
fine
preciso
(
l
'
unico
fine
preciso
avrebbe
dovuto
essere
la
creazione
di
un
nuovo
Stato
:
ma
il
"
popolo
delle
scimmie
"
è
caratterizzato
appunto
dall
'
incapacità
organica
a
darsi
una
legge
,
a
fondare
uno
Stato
)
:
il
proprietario
,
per
difendersi
,
finanzia
e
sorregge
una
organizzazione
privata
,
la
quale
per
mascherare
la
sua
reale
natura
,
deve
assumere
atteggiamenti
politici
"
rivoluzionari
"
e
disgregare
la
più
potente
difesa
della
proprietà
,
lo
Stato
.
La
classe
proprietaria
ripete
,
nei
riguardi
del
potere
esecutivo
,
lo
stesso
errore
che
aveva
commesso
nei
riguardi
del
Parlamento
:
crede
di
potersi
meglio
difendere
dagli
assalti
della
classe
rivoluzionaria
,
abbandonando
gli
istituti
del
suo
Stato
ai
capricci
isterici
del
"
popolo
delle
scimmie
"
,
della
piccola
borghesia
.
La
piccola
borghesia
,
anche
in
questa
ultima
incarnazione
politica
del
"
fascismo
"
,
si
è
definitivamente
mostrata
nella
sua
vera
natura
di
serva
del
capitalismo
e
della
proprietà
terriera
,
di
agente
della
controrivoluzione
.
Ma
ha
anche
dimostrato
di
essere
fondamentalmente
incapace
a
svolgere
un
qualsiasi
compito
storico
:
il
popolo
delle
scimmie
riempie
la
cronaca
,
non
crea
storia
,
lascia
traccia
nel
giornale
,
non
offre
materiali
per
scrivere
libri
.
La
piccola
borghesia
,
dopo
aver
rovinato
il
Parlamento
,
sta
rovinando
lo
Stato
borghese
:
essa
sostituisce
,
in
sempre
più
larga
scala
,
la
violenza
privata
all
'
"
autorità
"
della
legge
,
esercita
(
e
non
può
fare
altrimenti
)
questa
violenza
caoticamente
,
brutalmente
,
e
fa
sollevare
contro
lo
Stato
,
contro
il
capitalismo
,
sempre
più
larghi
strati
della
popolazione
.
StampaQuotidiana ,
La
polemica
è
chiusa
.
Possiamo
smettere
la
nostra
guerra
contro
la
sudicia
e
conigliesca
neutralità
dei
preti
rossi
e
neri
.
Sta
per
cominciare
,
e
più
presto
che
non
s
'
immagini
,
un
'
altra
e
più
seria
guerra
.
L
'
intervento
è
deciso
.
Chi
doveva
persuadersi
s
'
è
persuaso
.
Tutto
è
pronto
.
La
risoluzione
che
sola
doveva
scegliersi
è
stata
presa
.
Dentro
gennaio
,
verso
la
fine
di
gennaio
,
non
più
tardi
del
mese
di
gennaio
entreremo
,
in
ritardo
,
ma
non
troppo
tardi
,
in
campagna
.
Avremo
circa
un
milione
e
mezzo
di
soldati
di
prima
linea
;
la
Rumenia
ne
metterà
fuori
,
nello
stesso
momento
,
un
altro
mezzo
milione
.
Due
milioni
di
giovanotti
freschi
e
ben
armati
si
presenteranno
su
diversi
punti
contro
gli
sbattuti
austriaci
e
,
se
occorre
,
contro
gli
scossi
germanici
.
Quando
poi
,
in
aprile
,
sbarcherà
sul
continente
l
'
altro
esercito
inglese
di
un
milione
e
più
d
'
uomini
l
'
anello
di
fuoco
attorno
alla
doppia
tedescheria
sarà
chiuso
per
bene
e
guai
a
chi
ci
sarà
dentro
.
Prima
che
s
'
arrivi
un
'
altra
volta
all
'
agosto
,
i
conti
saranno
saldati
e
gli
alti
malfattori
di
Vienna
e
di
Berlino
si
saranno
avvisti
che
l
'
Europa
non
è
ancora
matura
o
marcia
per
la
civiltà
del
bastone
,
dell
'
elmo
a
punta
,
della
forca
e
del
bigottismo
civico
o
cattolico
o
protestante
che
sia
.
Finalmente
!
Dopo
cinque
mesi
d
'
ansia
e
di
attesa
;
dopo
giornate
d
'
angoscia
e
di
vergogna
;
dopo
settimane
di
falsi
allarmi
e
di
abbattimenti
;
dopo
tanto
battere
,
picchiare
,
dimostrare
e
,
ripetere
,
ragionare
,
urlare
e
strepitare
siamo
arrivati
alla
vigilia
vera
del
giorno
che
ci
riscatterà
dal
disonore
passato
e
ci
assicurerà
le
strade
per
la
libertà
futura
.
Ce
n
'
è
voluto
a
farli
muovere
,
quei
signori
di
Roma
.
Non
che
avessero
poi
tutti
i
torti
ad
aspettare
.
Ma
se
avessero
aspettato
di
più
o
avessero
davvero
ceduto
agl
'
inabili
approcci
dei
nemici
del
nord
e
dell
'
est
e
all
'
accomodante
vigliaccheria
paesana
sarebbe
stato
un
po
'
troppo
.
Avrebbero
fatto
male
i
conti
per
oggi
e
per
domani
e
avrebbero
messo
in
pericolo
proprio
quel
che
volevan
salvare
.
L
'
esercito
non
era
pronto
:
lo
sanno
tutti
.
Ma
ora
hanno
avuto
carta
bianca
e
centinaia
di
milioni
e
cinque
mesi
di
tempo
per
prepararlo
.
Ormai
è
quasi
pronto
.
Non
ci
son
più
scuse
.
Non
c
'
è
più
tempo
da
perdere
.
Potremo
aspettare
un
altro
mese
ma
non
di
più
.
Dopo
mezz
'
anno
di
preparazione
intensa
con
mezzi
larghissimi
non
esistono
altri
pretesti
possibili
e
ragionevoli
per
rinviar
la
partita
.
Infatti
l
'
hanno
capito
.
A
Roma
sono
ormai
d
'
accordo
.
Il
re
vuol
la
guerra
.
Salandra
è
per
la
guerra
.
Anche
Sonnino
s
'
è
rivelato
diverso
da
quel
che
i
più
e
i
suoi
amici
medesimi
temevano
.
Anche
lui
è
persuaso
.
Martini
era
persuaso
da
un
pezzo
.
I
nostri
ambasciatori
più
sperimentati
hanno
fatto
quel
ch
'
era
in
loro
per
rinforzare
e
giustificare
questa
persuasione
.
Allo
stato
maggiore
non
vi
sono
più
dubbi
e
si
lavora
per
le
ultime
riforniture
e
perché
tutto
sia
preveduto
e
provvisto
in
tempo
.
Il
Cadorna
ha
la
fiducia
del
re
e
dell
'
esercito
meno
qualche
generale
scontento
e
sembra
che
perfino
il
nuovo
ed
ignoto
ministro
della
guerra
si
sia
rivelato
una
buona
testa
organizzatrice
.
S
'
è
rimediato
per
l
'
artiglieria
e
s
'
è
ricevuto
materiale
dall
'
America
e
,
pare
,
anche
da
altri
paesi
.
Non
manca
più
nulla
o
mancano
cose
che
si
posson
mettere
insieme
in
tempo
breve
.
Non
mancherà
,
speriamo
,
neppur
l
'
animo
alla
nazione
che
deve
per
forza
superare
questa
prova
se
vuol
viver
tranquilla
e
sicura
in
casa
sua
e
pensare
,
in
seguito
,
a
cose
più
importanti
e
fruttifere
della
guerra
.
Ma
oggi
,
piaccia
o
dispiaccia
alle
diverse
categorie
di
cretini
,
qui
ed
altrove
più
volte
frustati
,
non
c
'
è
cosa
più
urgente
di
questa
.
Lo
stato
d
'
Europa
è
tale
che
dobbiamo
muoverci
o
ci
saranno
altri
che
penseranno
a
farci
muovere
colle
cattive
e
se
non
ci
si
volesse
muovere
a
nessun
patto
l
'
Italia
si
renderebbe
complice
del
più
mostruoso
tamerlanismo
de
'
tempi
moderni
e
dovrebbe
pagare
la
sua
immobilità
colle
più
dure
taglie
che
rammenti
la
storia
.
Colla
diminuzione
,
coll
'
invasione
,
colla
soggezione
,
colla
decadenza
della
civiltà
a
cui
appartiene
e
collabora
,
coll
'
impossibilità
di
svilupparsi
nel
senso
di
una
maggior
libertà
all
'
interno
e
all
'
esterno
,
col
disonore
che
ci
vuoi
secoli
a
sbiadirlo
e
si
traduce
poi
in
sanzioni
offensive
e
materialissime
in
mille
casi
.
Sanzioni
che
toccherebbero
tutti
,
signori
e
poveri
,
alti
e
bassi
,
e
quelle
stesse
idee
o
idealità
per
le
quali
combattemmo
e
combattiamo
e
che
non
son
da
buttarsi
via
se
la
vita
degli
individui
ne
viene
,
ad
ogni
momento
,
migliorata
e
magnificata
.
Ma
,
come
ripeto
,
le
esitazioni
son
finite
.
Si
sta
per
marciare
.
Si
può
indire
la
tregua
che
è
necessaria
alla
concordia
della
vigilia
e
dell
'
azione
.
Le
contese
passano
ormai
alla
storia
dello
spirito
pubblico
italiano
della
seconda
metà
dell
'
anno
1914
.
Comincia
,
coll
'
anno
nuovo
,
la
nuova
certezza
.
Quelli
stessi
che
hanno
tentato
di
far
argine
,
pagati
o
no
,
al
sentimento
irrompente
che
portava
il
nostro
popolo
verso
il
vero
suo
posto
hanno
detto
e
ridetto
,
a
scusa
del
loro
appariscente
o
ipocrita
germanismo
,
che
nell
'
ora
decisiva
sarebbero
stati
coll
'
Italia
e
avrebbero
dimenticato
e
fatto
dimenticare
i
loro
suggerimenti
sospetti
e
pericolosi
.
Vediamoli
alla
prova
.
Il
momento
è
venuto
che
per
salvare
non
soltanto
l
'
idea
italiana
e
la
missione
italiana
ma
lo
stesso
fondamento
della
civiltà
che
fu
liberazione
e
sempre
più
sarà
liberazione
per
tutti
e
per
il
corpo
e
per
lo
spirito
occorre
,
spaventosa
necessità
,
metter
peso
di
carne
e
di
piombo
sulla
bilancia
che
ora
oscilla
dalla
Fiandra
alla
Polonia
.
È
venuto
il
momento
:
li
aspettiamo
all
'
opera
.
Noi
siamo
disposti
a
lasciarli
stare
e
magari
a
scordarci
del
male
che
hanno
tentato
di
fare
al
nostro
popolo
e
alla
civiltà
del
mondo
ma
loro
devon
risolversi
e
stare
attenti
a
rigar
diritti
.
Ché
in
tempo
di
guerra
i
primi
nemici
sono
i
traditori
che
si
trovassero
per
caso
tra
noi
.
È
passata
o
sta
per
passare
la
finta
battaglia
della
discussione
,
della
propaganda
e
della
teoria
.
Domani
parleranno
i
fatti
ed
è
bene
che
tutti
siano
avvertiti
e
preparati
.
Preti
farneticanti
di
restaurazioni
e
di
vendette
;
senatori
rammolliti
o
spinitici
che
non
ebbero
neppur
la
pudicizia
del
silenzio
;
socialisti
imbecilli
che
non
vedono
come
ora
si
combatta
in
grande
la
guerra
da
loro
tanto
desiderata
contro
il
militarismo
,
il
clericalismo
e
il
cattedrismo
addormentatore
;
mariti
passivi
di
mogli
troppo
attive
;
contrabbandieri
titolati
e
ben
remunerati
,
signoracci
e
lazzaroni
tremanti
per
il
portafoglio
o
la
trippa
tutti
quanti
avete
chiesta
,
desiderata
,
imposta
ed
aiutata
questa
neutralità
che
minacciava
di
farci
servi
ed
infami
per
tutta
la
vita
,
la
vostra
ora
è
passata
,
il
vostro
sforzo
è
fallito
e
potete
andare
a
nascondervi
in
cantina
o
in
sagrestia
a
tremar
di
paura
e
di
rabbia
.
Noi
non
abbiamo
nulla
da
rimproverarci
.
I
fatti
e
gli
uomini
ci
hanno
dato
ragione
.
Io
credo
,
e
me
ne
vanto
,
di
essere
stato
il
primo
,
fin
dai
primi
d
'
agosto
si
veda
il
mio
articolo
«
Il
dovere
d
'
Italia
»
uscito
in
«
Lacerba
»
il
15
ma
scritto
diversi
giorni
innanzi
a
dire
«
chiaramente
»
ciò
che
molti
pensavano
fin
d
'
allora
ma
non
osavano
scrivere
,
ciò
che
ora
i
più
fra
i
pensanti
pensano
e
i
governanti
finalmente
vogliono
.
Il
dovere
che
additavo
esplicitamente
cinque
mesi
fa
l
'
Italia
sta
per
compierlo
.
Mentre
molti
,
che
ora
battono
il
ferro
e
gridano
all
'
armi
,
allora
tacevano
o
rinvoltavano
l
'
indeciso
pensiero
in
mille
fascie
di
precauzioni
e
sottintesi
io
vidi
fin
da
quei
giorni
,
quel
che
bisognava
fare
e
lo
feci
capire
,
e
lo
stampai
in
tutte
le
lettere
salve
le
righe
minacciate
dalla
censura
e
non
ho
mai
smesso
fino
ad
oggi
.
insieme
ai
miei
amici
,
di
proclamarlo
con
tutte
le
insistenze
e
dilucidazioni
necessarie
.
Non
son
pazzo
fino
al
punto
di
credere
che
le
mie
parole
abbiano
avuto
una
qualunque
influenza
sul
cambiamento
di
opinione
che
si
va
delineando
nel
paese
e
nel
governo
,
ma
oggi
sono
contento
e
orgoglioso
di
non
avere
sbagliato
.
Ormai
la
prima
guerra
,
quell
'
interna
a
colpi
d
'
idee
contro
la
bestialità
e
la
bassezza
dei
neutralisti
,
è
vinta
.
Ora
ne
comincia
un
'
altra
,
senza
confronti
,
più
grave
,
ma
ho
ferma
speranza
che
il
popolo
italiano
,
finalmente
pronto
e
convinto
,
vincerà
anche
questa
.
StampaQuotidiana ,
I
provvedimenti
contro
la
disoccupazione
sono
stati
discussi
alla
Camera
per
ultimi
,
come
un
affare
qualunque
che
interessasse
una
ristretta
categoria
di
una
piccola
borgata
.
Dal
modo
con
cui
essi
sono
stati
discussi
ed
approvati
,
un
fatto
risulta
evidente
:
la
certezza
che
i
provvedimenti
lasceranno
il
tempo
che
trovano
e
che
la
loro
approvazione
ha
solo
valore
formale
,
per
gli
sciocchi
che
ancora
si
illudono
sull
'
utilità
dei
tornei
accademici
parlamentari
.
La
Camera
è
,
nella
sua
maggioranza
,
persuasa
che
la
disoccupazione
non
ha
rimedi
e
che
quelli
proposti
devono
solo
servire
a
mostrare
l
'
apparente
buona
volontà
del
governo
a
risolvere
la
crisi
.
Non
ci
sono
ormai
che
i
socialisti
,
i
quali
credono
che
il
governo
con
una
saggia
politica
di
lavori
pubblici
possa
far
qualche
cosa
per
il
milione
di
operai
disoccupati
.
Governo
e
rappresentanza
parlamentare
borghese
sanno
ottimamente
che
la
crisi
non
può
avere
altra
soluzione
che
l
'
affamamento
di
una
parte
della
classe
operaia
e
contadina
.
Certo
essi
trovano
legittimo
che
questo
avvenga
,
poiché
per
loro
entra
nel
corso
naturale
delle
cose
.
Essi
spiegano
la
crisi
come
una
calamità
sociale
alla
quale
gli
operai
devono
sottomettersi
con
lo
stesso
animo
con
cui
affrontano
una
carestia
.
Il
governo
,
come
rappresentanza
borghese
,
e
tanto
più
in
quanto
vuole
apparire
di
essere
con
tutto
il
popolo
,
studia
progetti
,
presenta
disegni
di
legge
,
li
approva
,
per
far
credere
che
esso
si
interessa
realmente
alla
vita
degli
operai
e
contadini
.
Esiste
un
limite
però
:
esiste
il
limite
della
proprietà
privata
,
che
non
può
essere
violato
.
L
'
affamamento
degli
operai
non
può
giustificare
che
si
debba
ridurre
il
profitto
capitalistico
o
meglio
violare
il
diritto
della
proprietà
privata
.
Governo
e
rappresentanza
borghesi
sono
dunque
coerenti
,
quando
approvano
disegni
di
legge
che
lasciano
il
tempo
che
trovano
.
Essi
hanno
sempre
una
scusa
a
portata
di
mano
:
la
difesa
del
proprio
privilegio
e
l
'
impossibilità
di
fare
di
più
,
senza
correre
il
rischio
di
perire
.
Facendo
rispettare
questo
limite
,
i
governi
borghesi
sono
convinti
di
agire
realmente
anche
nell
'
interesse
dei
lavoratori
.
Ora
ai
socialisti
,
come
rappresentanza
proletaria
,
se
non
fossero
quello
che
sono
sarebbe
spettato
di
smascherare
questa
politica
di
classe
dei
governi
borghesi
e
d
'
opporvi
una
politica
propria
,
la
quale
non
potesse
lasciare
più
alcun
dubbio
nell
'
animo
dei
lavoratori
.
Ma
i
socialisti
si
pongono
anch
'
essi
sul
piano
delle
illusioni
e
perdono
il
loro
tempo
a
discutere
questo
o
quell
'
altro
articolo
di
progetto
di
legge
,
come
se
la
disoccupazione
,
specie
nel
periodo
attuale
,
possa
davvero
trovare
la
soluzione
nella
proposta
di
uno
o
più
emendamenti
,
che
accrescano
magari
il
sussidio
giornaliero
all
'
operaio
senza
lavoro
.
Far
credere
alle
grandi
masse
di
operai
disoccupati
che
essi
possono
guardare
con
fiducia
nell
'
opera
di
aiuto
del
governo
,
è
volerle
mantenere
nell
'
inganno
.
Oggi
che
il
numero
dei
disoccupati
va
rapidamente
crescendo
e
che
la
classe
padronale
non
ha
più
alcuno
scrupolo
nel
mettere
sul
lastrico
centinaia
di
migliaia
di
famiglie
operaie
,
altra
parola
d
'
ordine
si
richiederebbe
da
coloro
che
hanno
ricevuto
il
loro
mandato
dalla
classe
lavoratrice
.
Ma
la
realtà
è
fuori
del
Parlamento
.
Gli
organizzatori
operai
che
in
questo
avrebbero
dovuto
far
risuonare
forte
la
voce
di
protesta
dei
lavoratori
,
che
soffrono
nella
fame
e
nella
miseria
,
si
sono
limitati
invece
a
proporre
qualche
emendamento
al
disegno
di
legge
governativo
.
Intanto
che
gli
operai
disoccupati
crescono
e
che
la
fame
miete
sempre
maggiori
vittime
in
mezzo
alle
loro
famiglie
,
questa
condotta
parlamentare
degli
organizzatori
operai
non
può
che
giudicarsi
ingannevole
e
traditrice
.
Essa
ribadisce
l
'
illusione
che
si
tratti
di
uomini
di
governo
e
d
'
indirizzo
politico
,
mentre
la
quistione
sostanziale
è
nel
regime
.
E
'
questo
che
si
deve
additare
alle
masse
operaie
come
la
causa
dei
loro
mali
che
si
deve
prima
togliere
di
mezzo
,
per
giungere
alla
loro
liberazione
da
essi
.
Tutto
il
resto
è
retorica
,
accademia
;
ora
che
la
Camera
ha
di
fatto
approvato
i
provvedimenti
contro
la
disoccupazione
,
non
siamo
cattivi
profeti
dicendo
che
la
crisi
continuerà
a
rendersi
più
acuta
nel
paese
.
A
questo
non
ci
prepara
forse
l
'
offensiva
degli
industriali
per
la
riduzione
dei
salari
?
Già
i
tessili
sono
alla
vigilia
del
loro
sciopero
generale
in
tutta
Italia
,
se
i
padroni
non
accedono
alle
proposte
della
Federazione
.
Anche
in
ciò
non
bisogna
creare
illusioni
.
Nessun
aiuto
gli
operai
hanno
da
sperare
dall
'
intervento
dello
Stato
.
Gli
operai
ricordano
a
che
cosa
è
servito
l
'
intervento
di
Giolitti
nella
vertenza
metallurgica
;
né
hanno
dimenticato
i
frutti
che
ha
portato
in
Inghilterra
l
'
intervento
di
Lloyd
George
nella
vertenza
dei
minatori
.
Nel
primo
come
nell
'
altro
caso
,
il
governo
non
è
intervenuto
che
per
sviare
dai
suoi
propositi
di
lotta
e
di
resistenza
la
classe
operaia
,
consegnandola
,
con
la
complicità
dei
suoi
organizzatori
,
alla
volontà
padronale
.
La
classe
operaia
non
ha
nulla
da
sperare
da
questo
o
da
quell
'
altro
ministro
;
la
classe
operaia
non
può
fare
affidamento
che
in
se
stessa
.
Ogni
decreto
,
ogni
disegno
di
legge
non
sono
che
pezzi
di
carta
per
i
padroni
,
la
cui
volontà
può
trovare
un
limite
solo
nella
forza
medesima
degli
operai
e
non
mai
negli
organi
dello
Stato
.
Chi
dalla
tribuna
parlamentare
o
in
un
comizio
,
si
vale
della
sua
autorità
,
del
suo
prestigio
,
per
far
credere
alle
masse
che
oggi
la
soluzione
della
crisi
possa
essere
all
'
infuori
dell
'
abbattimento
dello
Stato
borghese
,
non
si
merita
titolo
diverso
da
quello
di
traditore
.
Tanto
se
si
tratti
di
combattere
contro
la
disoccupazione
che
contro
la
riduzione
dei
salari
,
il
governo
e
i
suoi
organi
non
possono
essere
che
coi
padroni
.
Gli
operai
ricordino
il
decreto
di
controllo
com
'
è
andato
a
finire
e
stiano
in
guardia
da
qualunque
intervento
dello
Stato
nelle
loro
lotte
contro
la
classe
padronale
.
La
sola
verità
che
essi
non
devono
dimenticare
mai
è
che
dai
padroni
otterranno
sempre
tanto
per
quanto
saranno
forti
e
che
oggi
l
'
unica
via
di
salvezza
consiste
non
nell
'
attendersi
aiuti
e
provvedimenti
dai
governi
della
borghesia
,
ma
nel
lottare
per
il
loro
abbattimento
definitivo
.
Non
è
inutile
se
si
ripete
una
volta
di
più
che
tutti
i
problemi
inerenti
alla
vita
della
classe
operaia
oggi
possono
trovare
la
loro
soluzione
solo
nella
conquista
del
potere
politico
da
parte
di
essa
.
Ogni
altra
via
non
può
condurre
che
a
soluzioni
parziali
ed
ingannevoli
per
la
classe
operaia
.
StampaQuotidiana ,
Il
senatore
Croce
scrive
.
Quasi
ogni
giorno
.
Ab
irato
.
Sta
bene
.
Il
Fascismo
lo
obbliga
a
questo
,
ed
è
un
altro
merito
fascista
obbligare
Croce
a
misurarsi
nella
realtà
politica
,
e
permettere
quindi
di
giudicarlo
nella
sua
statura
vera
,
statura
di
uomo
libresco
,
che
nella
realtà
politica
si
mostra
incapace
,
tignoso
,
pettegolo
,
di
nulla
sensibilità
.
Il
senatore
Croce
scrive
sul
Giornale
d
'
Italia
,
che
lo
inalbera
oggi
come
il
più
puro
pensiero
liberale
con
la
tessera
del
Presidente
Gr
.
Uff
.
Borzino
.
E
la
maggior
condanna
di
Croce
.
Poiché
nessuna
ottenebrazione
iraconda
può
togliere
che
lo
stesso
Croce
si
accorga
che
non
si
può
parlare
di
«
pensiero
»
di
«
cultura
»
,
di
«
conoscenza
»
,
di
«
passione
religiosa
»
dalle
colonne
del
Giornale
d
'
Italia
,
che
sono
lo
spaccio
del
più
grossolano
luogo
comune
;
il
senatore
Croce
si
condanna
alla
più
evidente
contraddizione
.
E
anche
questa
gli
sta
bene
.
E
una
conclusione
tipica
del
suo
capitombolo
di
«
studioso
»
nella
realtà
politica
e
giornalistica
,
dove
oramai
gli
tocca
la
compagnia
del
gr
.
uff
.
Borzino
e
del
Giornale
d
'
Italia
.
Il
senatore
Croce
non
vuole
si
parli
di
imperialismo
spirituale
italiano
,
che
,
se
mai
,
può
essere
fatto
spontaneo
di
età
d
'
oro
;
mentre
questa
di
oggi
è
una
pessima
stagione
per
l
'
Italia
.
Per
deplorare
questa
pessima
stagione
(
e
questo
è
il
nocciolo
dell
'
articolo
)
il
senatore
Croce
dice
che
«
ogni
giorno
,
con
le
violenze
,
con
le
parolacce
,
con
gli
sghignazzamenti
,
con
le
parate
e
le
chiassate
,
con
l
'
esaltare
le
prodezze
ciclistiche
e
automobilistiche
e
aeroplanistiche
sulle
opere
del
cuore
,
della
fantasia
e
dell
'
intelletto
...
si
viene
distruggendo
quell
'
ambiente
che
prima
c
'
era
in
Italia
»
.
Si
osserva
.
In
un
'
età
d
'
oro
di
pensiero
e
di
lettere
e
di
arti
,
la
greca
,
poeti
e
filosofi
e
artisti
onorarono
il
valore
fisico
e
Pindaro
cantò
i
vincitori
delle
Olimpiadi
.
Non
è
affatto
vero
che
un
'
impresa
,
come
oggi
quella
di
De
Pinedo
,
non
sia
un
'
opera
di
cuore
,
di
fantasia
,
d
'
intelletto
.
Ci
vuole
l
'
insensibilità
creativa
del
senatore
Croce
,
per
dir
questo
.
Qual
'
era
l
'
ambiente
che
prima
c
'
era
in
Italia
?
Quello
del
senatore
Croce
;
quello
della
cultura
germanizzata
,
priva
di
spirito
italiano
,
di
un
senso
italiano
,
di
una
passione
italiana
,
che
non
fossero
soltanto
un
derivato
di
cultura
.
Ebbene
quell
'
ambiente
dev
'
essere
distrutto
.
Proprio
perché
la
guerra
,
quella
guerra
che
il
senatore
Croce
non
ha
sentita
né
capita
,
quella
guerra
che
ha
disturbato
il
senatore
Croce
,
ha
ricreato
uno
spirito
,
un
senso
,
una
passione
italiani
.
Che
il
senatore
Croce
,
dopo
la
guerra
,
non
capisca
il
Fascismo
,
che
è
poi
la
coscienza
italiana
della
guerra
,
fuori
e
contro
tutte
le
ideologie
liberali
e
democratiche
che
il
Croce
ha
rudemente
condannate
per
congenita
imbecillità
,
e
in
compagnia
delle
quali
ora
battaglia
:
questo
è
riprova
della
bontà
del
Fascismo
.
Il
senatore
Croce
assevera
che
«
l
'
Italia
ora
è
in
una
vera
condizione
di
miseria
:
che
è
da
temere
che
peggiorerà
,
quando
saranno
spariti
gli
uomini
che
avevano
imparato
a
lavorare
nel
campo
intellettuale
e
artistico
negli
anni
ancora
a
noi
più
prossimi
»
.
L
'
Italia
non
è
affatto
in
condizione
di
miseria
,
poiché
è
finalmente
in
una
fase
di
creazione
nazionale
di
opere
,
che
possono
essere
oggetto
d
'
arte
.
E
sono
,
lo
sappia
il
Croce
,
anche
soggetto
d
'
arte
.
Perché
finalmente
con
Mussolini
,
la
politica
è
opera
d
'
arte
,
è
creazione
,
è
cuore
,
fantasia
,
intelletto
.
E
non
decade
da
un
passato
recente
,
che
il
senatore
Croce
sarebbe
tentato
di
autodefinire
il
periodo
di
Croce
,
e
che
comincia
a
lodare
con
rammarico
senile
.
Tanto
più
che
non
è
inutile
ricordare
come
Croce
critico
abbia
tentato
di
annientare
i
valori
artistici
di
questo
recente
passato
(
basti
ricordare
il
Pascoli
)
,
con
una
presunzione
personale
e
un
difetto
di
senso
nazionale
,
quali
,
del
resto
,
si
mostrarono
anche
quando
recentemente
scrisse
di
Dante
in
modo
da
provocare
un
'
acuta
e
ferma
risposta
di
Luigi
Pirandello
,
proprio
su
queste
colonne
.
Insomma
se
Croce
vuole
,
anche
quotidianamente
,
dimostrare
che
la
conclusione
politica
della
sua
vita
libresca
sono
il
liberalismo
borziniano
e
il
«
pensiero
»
del
Giornale
d
'
Italia
,
e
che
però
tra
lui
e
il
Fascismo
c
'
è
aperta
opposizione
,
anzi
,
nella
vita
italiana
,
soluzione
di
continuità
;
è
accettato
.
Il
Fascismo
questo
voleva
.
StampaQuotidiana ,
5
settembre
Due
giorni
prima
che
il
telegrafo
spargesse
la
notizia
che
il
Governo
di
Francia
aveva
deciso
di
lasciare
Parigi
,
per
insediarsi
a
Bordeaux
,
noi
eravamo
giunti
alla
conclusione
che
,
per
il
succedere
degli
avvenimenti
della
guerra
,
la
grande
città
doveva
momentaneamente
cessare
di
essere
la
capitale
della
Francia
,
per
diventare
soltanto
uno
dei
campi
trincerati
del
sistema
difensivo
francese
.
Gli
avvenimenti
ci
hanno
dato
ragione
.
Ma
la
stampa
francese
sostiene
che
Parigi
nulla
ha
perduto
della
sua
importanza
e
resta
sempre
il
centro
attrattivo
della
Francia
;
ed
altri
confermano
che
essa
«
diventerà
l
'
asse
e
il
perno
di
manovra
degli
eserciti
francesi
»
.
È
bene
perciò
mettere
subito
in
chiaro
quale
,
dal
punto
di
vista
militare
,
può
essere
l
'
ufficio
di
Parigi
.
Rimanere
:
il
centro
attrattivo
della
Francia
,
costituire
l
'
asse
e
il
perno
di
manovra
degli
eserciti
francesi
,
no
.
Se
così
fosse
,
i
francesi
starebbero
commettendo
un
errore
,
o
,
per
meglio
dire
,
ripetendo
l
'
errore
che
già
commisero
,
sia
pure
per
necessarie
ragioni
politiche
,
nel
1870
.
Allacciare
intorno
a
Parigi
la
resistenza
francese
significa
spostare
l
'
esercito
verso
le
valli
della
Somme
,
dell
'
Oise
e
dell
'
Aisne
,
che
ora
sono
occupate
dai
tedeschi
,
e
dove
questi
hanno
esercitato
ed
esercitano
il
massimo
sforzo
:
e
la
cosa
non
ha
senso
.
Parigi
si
sosterrà
valorosamente
da
sé
e
col
concorso
di
quell
'
esercito
mobile
che
sarà
messo
tra
i
suoi
forti
,
siamo
d
'
accordo
.
I
francesi
fanno
bene
,
per
tenere
accesa
la
fede
negli
animi
(
che
del
resto
si
mostrano
saldi
e
temprati
,
per
loro
grande
onore
,
alle
varie
fortune
della
guerra
)
,
a
dire
che
la
grande
città
sarà
difesa
come
se
fosse
,
anzi
perché
è
il
cuore
della
Francia
.
Ma
questo
non
ci
deve
impedire
di
considerare
le
cose
serenamente
,
perché
soltanto
così
facendo
non
avremo
sorprese
di
effetti
del
tutto
sproporzionati
,
od
opposti
,
alle
cause
.
Parigi
oramai
non
costituisce
che
la
terza
linea
,
sia
pure
la
più
forte
,
dei
campi
trincerati
che
dalla
frontiera
vanno
verso
il
cuore
della
Francia
.
Non
deve
attirare
a
sé
nessun
esercito
,
se
non
quello
che
volontariamente
vi
è
messo
per
la
manovra
;
non
è
scopo
,
ma
mezzo
:
nell
'
avanzata
dal
nord
,
dopo
la
resistenza
di
Verdun
,
dopo
quella
di
Reims
,
i
tedeschi
incontreranno
quella
della
fortezza
di
Parigi
.
Completa
le
altre
fortezze
e
difende
tutto
il
paese
ad
ovest
della
Senna
,
il
quale
può
continuare
a
fornire
preziosi
rifornimenti
di
uomini
e
di
mezzi
.
Ufficio
semplice
e
magnifico
,
che
fa
approvare
interamente
la
decisione
del
Governo
francese
,
e
,
sopra
tutto
,
induce
a
ricercare
elle
cosa
possa
significare
.
Per
l
'
esercito
francese
significa
riacquistare
la
libertà
d
'
azione
,
ed
esercitare
lo
sforzo
sull
'
obiettivo
e
nel
modo
,
che
gli
sfortunati
avvenimenti
della
prima
parte
della
campagna
hanno
ormai
indicati
come
più
adatti
.
L
'
avanzata
della
destra
tedesca
è
stata
mirabile
non
soltanto
per
il
buon
successo
,
ma
per
la
rapidità
con
la
quale
ha
conseguito
il
buon
successo
.
Non
ci
sono
state
battaglie
distinte
,
non
lunghe
soste
conseguenti
:
non
si
è
vista
nessun
'
altra
manovra
,
se
non
una
larghissima
conversione
a
sinistra
;
con
perno
a
Verdun
:
è
avvenuto
soltanto
l
'
irresistibile
movimento
in
avanti
di
una
valanga
,
che
ha
schiantato
ogni
ostacolo
.
Da
Bruxelles
a
Compiègne
corrono
circa
190
chilometri
:
questi
190
chilometri
sono
stati
percorsi
dalle
avanguardie
tedesche
in
non
più
di
venti
giorni
.
La
media
giornaliera
della
marcia
è
stata
così
di
circa
10
chilometri
:
vale
a
dire
assai
buona
anche
per
truppe
non
combattenti
,
quando
siano
tanto
numerose
e
marcino
per
tanto
tempo
come
le
tedesche
.
Che
cosa
può
aver
permesso
una
avanzata
così
rapida
?
Molto
probabilmente
,
poiché
non
possiamo
assolutamente
ammettere
la
inettitudine
del
Comando
francese
,
una
giusta
valutazione
della
non
grande
forza
di
coesione
e
di
offensiva
francese
.
Il
generale
Joffre
deve
essersi
presto
convinto
che
l
'
esercito
che
egli
comanda
non
era
pari
in
energia
a
quello
avversario
.
In
questo
caso
,
ricondurre
ad
ogni
costo
le
truppe
verso
nord
,
farle
operare
ancora
in
quella
direzione
quando
sforzi
precedenti
si
erano
già
dimostrati
inutili
,
obbligarle
insomma
a
legare
la
loro
sorte
a
quella
di
Parigi
,
non
unica
,
ma
prima
cagione
della
lotta
nel
settore
settentrionale
,
era
lo
stesso
che
costringerle
a
battersi
nelle
peggiori
condizioni
.
L
'
esercito
,
che
non
poteva
vincere
,
aveva
il
dovere
di
sfuggire
almeno
alla
sconfitta
irrimediabile
,
non
ricercando
la
battaglia
decisiva
,
perché
il
suo
compito
oramai
era
quello
di
guadagnare
tempo
.
Perciò
bisognava
liberarlo
dal
pulito
di
attrazione
,
Parigi
,
così
vicino
all
invasore
;
perciò
bisognava
portarlo
ad
appoggiarsi
ad
una
base
naturale
,
la
Francia
centrale
,
verso
cui
era
stato
spinto
dalle
vittorie
tedesche
,
ma
dalla
quale
i
tedeschi
erano
ancora
lontani
.
L
'
esercito
acquistava
così
tutto
il
suo
valore
;
ed
entrava
franco
e
solo
in
giuoco
.
Le
conseguenze
di
questo
nuovo
stato
di
cose
si
debbono
ancora
manifestare
:
ma
possono
essere
buone
.
L
'
esercito
è
stato
respinto
in
alcuni
scontri
,
in
altri
è
stato
battuto
,
in
altri
ha
avuto
qualche
sopravvento
,
nel
complesso
è
ora
obbligato
a
sottostare
all
'
azione
dell
'
avversario
:
ma
,
in
fondo
,
non
è
disorganizzato
.
Ha
ancora
per
sé
la
prima
linea
di
fortificazioni
,
la
grande
cortina
che
va
da
Belfort
ad
Épinal
,
e
da
Toul
a
Verdun
;
poi
la
linea
di
sostegno
,
il
triangolo
difensivo
Langres
,
Digione
,
Besançon
a
sud
,
e
Reims
a
nord
,
se
è
vero
che
sono
già
cadute
La
Fère
e
Laon
;
infine
,
il
campo
trincerato
di
Parigi
.
Se
nessuna
di
queste
linee
di
difesa
esercita
una
particolare
attrazione
sulle
truppe
,
se
il
capo
può
valersi
liberamente
,
senza
imposizioni
politiche
,
di
una
fortezza
piuttosto
che
dell
'
altra
,
se
Parigi
equivale
a
Verdun
,
la
efficacia
dell
'
azione
francese
può
essere
ancora
grande
.
Non
pretendiamo
di
conoscere
il
disegno
del
Comando
francese
.
Ma
l
'
esercito
,
inflesso
robustamente
ad
arco
nel
circuito
delle
sue
fortezze
,
come
in
un
grande
recinto
,
di
fronte
alle
truppe
tedesche
convergenti
;
appoggiato
risolutamente
alle
testate
delle
varie
linee
;
non
abbattuto
moralmente
,
non
disgregato
materialmente
,
può
opporsi
ancora
all
'
avanzata
nemica
.
Può
parare
semplicemente
la
minaccia
proveniente
dal
Belgio
e
dal
Lussemburgo
,
tentando
invece
energicamente
di
rompere
la
muraglia
nemica
in
Lorena
od
in
Alsazia
(
e
questo
pare
il
disegno
migliore
)
;
e
può
eseguire
,
mutale
le
condizioni
,
anche
la
manovra
opposta
,
sebbene
più
disperata
.
Il
suo
giuoco
è
ancora
pieno
e
libero
.
Dalla
Francia
occidentale
,
centrale
e
meridionale
,
se
non
più
dalla
nazione
intera
,
può
ricevere
il
sangue
che
gli
bisogna
.
Ogni
suo
sforzo
è
fatto
nella
giusta
direzione
,
poiché
la
sua
base
di
operazioni
è
alle
spalle
,
non
spostata
tutta
da
un
lato
:
il
movimento
in
avanti
si
svolge
quindi
con
tutta
la
sua
potenza
,
e
l
'
eventuale
ritirata
offre
i
minori
svantaggi
.
Per
l
esercito
tedesco
il
trasporto
della
capitale
da
Parigi
a
Bordeaux
significa
qualche
cosa
di
più
dell
'
improvvisa
mancanza
di
uno
degli
scopi
,
che
sembravano
quasi
raggiunti
.
Significa
la
necessità
di
un
nuovo
sforzo
immediato
,
forse
assai
grave
,
e
che
si
sperava
di
compiere
in
seguito
con
maggiore
facilità
,
dopo
avere
assai
più
rudemente
battuto
gli
avversarii
.
È
indiscutibile
che
la
situazione
delle
truppe
tedesche
in
Francia
è
,
dopo
la
vittoria
del
1
.
settembre
,
assai
buona
.
Mentre
prima
l
'
estrema
destra
tedesca
poteva
sembrare
alquanto
pericolante
,
nel
caso
che
gli
eserciti
del
principe
del
Württemberg
e
del
Kronprinz
di
Germania
,
che
la
legavano
ai
nuclei
centrali
della
Lorena
,
fossero
stati
battuti
,
oggi
,
per
la
vittoriosa
avanzata
di
questi
,
non
sembra
più
temere
tale
minaccia
.
Lievissimo
appare
finora
il
pericolo
,
diciamo
così
,
esterno
,
cioè
prodotto
dall
'
esercito
belga
,
sempre
appoggiato
ad
Anversa
,
e
dall
'
esercito
inglese
,
tanto
se
questo
è
rimasto
tagliato
fuori
dalle
truppe
francesi
,
quanto
se
è
riunito
con
queste
.
Perché
questo
pericolo
diventi
grave
,
bisogna
che
nel
nord
della
Francia
,
e
quindi
all
'
infuori
dell
'
ala
destra
tedesca
,
si
siano
venute
ammassando
in
questi
giorni
molte
truppe
inglesi
o
francesi
che
abbiano
girato
ad
ovest
Parigi
.
Soltanto
così
si
può
ammettere
che
si
sia
costituito
un
distaccamento
poderoso
,
che
possa
fare
qualche
danno
di
sorpresa
ai
tedeschi
i
quali
,
nell
'
avanzare
,
debbono
sempre
più
assottigliarsi
:
ma
notizia
di
ciò
non
è
,
ancora
pervenuta
a
noi
.
Ora
,
la
forte
destra
tedesca
ha
avuto
dall
'
inizio
della
guerra
come
primo
obiettivo
quello
di
girare
le
difese
francesi
,
e
marciare
direttamente
su
Parigi
,
per
colpire
la
Francia
nel
cuore
.
Se
i
francesi
richiedono
a
Parigi
soltanto
la
resistenza
elle
essa
può
opporre
da
sé
,
col
sussidio
di
un
esercito
mobile
,
i
tedeschi
non
ottengono
più
l
'
effetto
morale
.
Gli
obiettivi
territoriali
,
e
quindi
anche
le
capitali
,
valgono
tanto
,
quanta
è
l
'
importanza
che
loro
si
dà
.
Se
il
popolo
di
Parigi
ha
la
forza
d
'
animo
di
considerarsi
uguale
al
popolo
dell
'
ultimo
villaggio
francese
,
l
'
esercito
tedesco
,
pur
prendendo
la
capitale
,
non
ha
affatto
fiaccato
,
con
Parigi
,
la
Francia
.
Non
solo
:
ma
con
la
sostituzione
dell
'
esercito
alla
capitale
nell
'
ordine
d
'
importanza
,
si
impone
ai
tedeschi
una
più
particolare
ricerca
dell
'
esercito
nemico
,
il
quale
finora
non
era
stato
certamente
evitato
,
ma
nemmeno
proprio
deliberatamente
cercato
.
Essi
infatti
l
'
hanno
battuto
,
quando
si
è
frapposto
come
ostacolo
al
conseguimento
del
loro
scopo
,
Parigi
;
ma
non
sono
andati
ad
attaccarlo
dove
era
ed
è
ancora
certamente
con
buona
parte
delle
forze
,
negli
sbocchi
di
Toul
e
di
Belfort
e
dietro
le
cortine
difensive
.
La
battaglia
della
Lorena
.
è
stata
data
per
respingere
i
francesi
che
si
erano
avanzati
,
e
minacciavano
di
spezzare
il
centro
della
linea
ribaltante
in
Francia
:
ma
è
stata
poi
seguita
subito
da
una
lunga
sosta
.
L
'
avanzata
in
Alsazia
è
stata
tentata
due
volte
,
e
due
volte
interrotta
.
La
scomparsa
dell
'
esca
Parigi
,
che
ha
permesso
ai
francesi
di
raccogliersi
fra
le
loro
fortezze
,
può
ora
costituire
per
i
tedeschi
un
problema
,
che
si
sarebbe
forse
sciolto
facilmente
,
quando
Parigi
avesse
continuato
ad
essere
la
capitale
della
Francia
.
Forse
a
questa
sparizione
improvvisa
di
uno
degli
scopi
della
guerra
è
dovuta
quella
lieve
incertezza
che
ci
è
parso
notare
nella
condotta
tedesca
delle
operazioni
,
finora
così
netta
e
decisa
.
C
'
è
stato
,
in
questi
giorni
,
un
trasporto
di
truppe
e
un
tentativo
di
forzamento
dello
sbocco
di
Belfort
,
che
è
stato
interrotto
,
poiché
le
truppe
sono
state
ricondotte
,
pare
,
verso
la
Lorena
.
Perché
è
stato
eseguito
?
Per
racchiudere
l
'
esercito
francese
,
diventato
ormai
l
'
obiettivo
unico
della
campagna
,
in
una
morsa
,
da
nord
e
da
sud
,
e
separarlo
dai
centri
vitali
della
nazione
,
il
centro
morale
a
nord
,
il
materiale
a
sud
?
E
allora
perché
non
è
stato
continuato
?
Perché
,
forse
,
si
è
fatta
di
nuovo
sentire
la
minaccia
francese
contro
la
Lorena
?
Questa
sarebbe
la
riprova
dell
'
utilità
di
avere
abbandonato
Parigi
a
sé
stessa
.
Ecco
le
varie
questioni
che
si
prospettano
al
semplice
annunzio
del
trasferimento
della
capitale
,
se
questo
trasferimento
è
avvenuto
pieno
,
completo
,
senza
nessuna
restrizione
mentale
.
Questioni
importantissime
,
perché
mostrano
altri
possibili
modi
di
condurre
la
guerra
nel
teatro
d
'
operazioni
occidentale
,
in
attesa
che
una
decisione
avvenga
in
quello
orientale
.
StampaQuotidiana ,
Anzi
Elegia
di
Madonna
Fiammetta
,
come
Vincenzo
Pernicone
ha
restituito
dai
codici
nella
sua
nuova
edizione
.
Nuova
non
solo
per
questo
.
Ché
il
testo
da
lui
dato
supera
di
gran
lunga
in
esattezza
e
proprietà
e
quello
del
Fanfani
,
e
quello
del
Gigli
,
e
l
'
altro
finora
più
noto
e
più
attendibile
del
Moutier
.
Senza
dire
d
'
una
primizia
di
finissimo
pregio
,
di
certe
«
chiose
»
e
di
lui
Boccaccio
,
che
il
Pernicone
pubblica
per
la
prima
volta
,
e
che
aiuteranno
il
lavoro
degli
studiosi
,
se
mai
ci
sarà
uno
che
dalla
ricerca
delle
fonti
classiche
di
questa
Fiammetta
vorrà
finalmente
estendere
l
'
esame
a
un
'
analisi
di
stile
condotta
a
fondo
su
sicurissime
basi
e
non
su
delle
semplici
impressioni
.
Ma
è
una
fortuna
intanto
che
un
libro
sì
importante
si
possa
leggere
senza
più
storpiature
,
ché
storpiature
d
'
ogni
genere
erano
nelle
precedenti
edizioni
,
di
lingua
,
d
'
ortografia
,
e
perfino
d
'
interpolazioni
.
Parve
al
Moutier
,
per
esempio
,
che
il
testo
del
Boccaccio
più
ricco
fosse
,
più
fosse
proprio
di
lui
.
E
invece
la
Fiammetta
in
questo
appunto
segna
la
maturità
della
prosa
boccaccesca
,
che
partita
dal
Filocolo
e
dall
'
Ameto
operò
in
essa
un
incredibile
alleggerimento
e
isveltimento
.
Precede
di
cinque
anni
soli
la
composizione
o
,
diciamo
meglio
,
l
'
inizio
della
composizione
del
Decameron
.
Lo
stesso
lavoro
di
prosa
latineggiante
,
lo
stesso
studio
di
esemplari
latini
,
sia
prosatori
e
sopra
tutto
storici
(
Giustino
,
Valerio
Massimo
)
,
sia
poeti
(
Virgilio
,
Ovidio
,
Seneca
,
Lucano
,
Stazio
)
;
ma
,
vorrei
dire
,
un
più
commosso
lavoro
,
a
volte
;
oltre
quell
'
alleggerimento
,
quell
'
isveltimento
,
specie
in
certo
dialogare
con
sé
,
in
certi
mesti
soliloquii
.
L
'
ultima
infaticabile
prova
,
avanti
di
cominciare
il
Decameron
,
e
fu
appunto
dopo
ch
'
ebbe
finita
la
Fiammetta
,
la
condusse
nella
forma
più
strenua
,
traducendo
le
Deche
terza
e
quarta
di
Livio
,
per
respirare
l
'
aria
grande
del
più
poetico
degli
storici
;
e
s
'
era
mosso
dalle
Artes
o
Summae
dictaminis
,
dalle
traduzioni
di
oratori
e
di
poeti
,
quasi
come
,
in
semplice
scolaro
di
retorica
.
Su
questo
tradurre
,
come
aiuto
al
formarsi
dello
scrittore
,
il
discorso
sarebbe
lungo
assai
.
Noi
ne
abbiamo
un
esempio
bellissimo
e
novissimo
in
quello
del
Leopardi
,
che
voltando
in
italiano
gli
idilli
di
Mosco
prima
scoprì
se
stesso
e
toccò
certe
eleganze
tutte
sue
,
certi
modi
pianissimi
;
e
componendo
il
Saggio
sopra
gli
errori
popolari
degli
antichi
nella
sua
prosa
rapì
qualcosa
ai
classici
,
anche
ai
poeti
,
e
ne
dedusse
leggi
alla
sua
arte
.
Ecco
,
abbiamo
toccato
un
punto
che
fa
al
caso
nostro
.
Il
Foscolo
,
nel
quarto
dei
suoi
Discorsi
sulla
lingua
italiana
(
e
bisogna
,
s
'
intende
,
tener
presente
anche
il
suo
Discorso
storico
sul
testo
del
Decamerone
)
,
disse
che
il
Boccaccio
«
armonizzava
la
sua
prosa
,
aiutandosi
della
prosodia
de
'
poeti
latini
.
Li
traduceva
,
talora
letteralmente
e
,
mentre
la
loro
misura
suonavagli
tuttavia
intorno
all
'
orecchio
,
inserivali
nel
suo
libro
»
.
Parla
del
Decameron
,
e
l
'
osservazione
,
esattissima
,
tornerebbe
,
e
s
'
è
visto
,
bene
applicata
alla
Fiammella
.
I
moderni
,
sulla
scoperta
di
quel
dato
stilistico
,
sono
andati
oltre
,
e
oggi
si
parla
del
grande
libro
boccaccesco
come
d
'
un
libro
di
«
poesia
o
canto
»
,
«
ancorché
composta
di
metri
che
difficilmente
si
riesca
a
scomporre
e
fissare
nei
paradigmi
dei
trattati
di
metrica
»
;
si
parla
d
'
una
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
,
e
che
non
è
per
nulla
«
prosa
poetica
»
(
lo
stesso
disse
tant
'
anni
fa
Serra
di
Panzini
)
.
Strano
però
che
il
nome
del
Foscolo
non
ricorra
come
dovrebbe
nei
saggi
e
negli
scritti
degli
studiosi
del
Boccaccio
.
Ché
il
Foscolo
disse
altro
ancora
,
e
avvertì
un
dissidio
che
la
decantata
poesia
ch
'
egli
vi
trovava
,
e
i
moderni
ritrovano
,
non
valse
a
nascondere
al
suo
occhio
infallibile
.
Quella
«
poesia
»
annidava
per
lui
,
dentro
di
sé
,
un
vizio
.
Una
«
facondia
a
descrivere
minutamente
e
con
maravigliosa
proprietà
ed
esattezza
ogni
cosa
»
;
certe
«
arti
meretricie
dell
'
orazione
»
;
e
quel
non
rifinire
,
ch
'
era
proprio
della
sua
natura
,
di
«
ricrearti
con
la
sua
musica
»
.
Dice
sì
il
Foscolo
che
il
Boccaccio
è
«
scrittore
unico
forse
»
,
per
la
«
varietà
degli
umani
caratteri
»
che
«
porsero
occasione
all
'
autore
di
applicare
ogni
colore
e
ogni
studio
alla
lingua
,
e
farla
parlare
a
principi
ed
a
matrone
e
a
furfanti
e
a
fantesche
e
a
tonsurati
ed
a
vergini
»
;
ma
anche
dice
che
la
sua
lingua
egli
la
«
vezzeggia
da
innamorato
»
,
e
diresti
ch
'
egli
vedesse
«
in
ogni
parola
una
vita
che
le
fosse
propria
,
né
bisognosa
altrimenti
d
'
essere
animata
dall
'
intelletto
»
.
Ma
è
quistione
,
questa
,
da
non
potere
esser
trattata
così
brevemente
e
corrivamente
,
e
basta
avervi
accennato
per
dimostrare
ancor
fondati
i
nostri
dubbi
,
che
sono
poi
dubbi
antichi
,
che
cioè
i
moderni
studiosi
,
contenti
a
quella
novità
speciosa
(
«
poesia
o
canto
»
,
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
)
,
siano
passati
troppo
disinvoltamente
sopra
a
quei
vizi
che
il
Foscolo
denuncia
;
e
per
passarvi
sopra
,
quasi
fingano
d
'
ignorare
le
dure
difficoltà
da
lui
proposte
.
Può
una
formula
sanare
quelle
difficoltà
?
Diciamo
allora
che
quella
«
poesia
»
,
quell
'
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
,
spesso
sente
più
l
'
«
arte
»
che
la
«
natura
»
,
come
sempre
il
Foscolo
asserisce
,
e
che
è
un
«
lavoro
raffinatissimo
d
'
arte
»
,
per
sé
indipendente
,
e
non
nato
in
un
«
conflato
di
fatti
,
ragioni
,
immagini
e
affetti
»
.
L
'
interesse
,
forse
,
che
alla
prosa
boccaccesca
,
alla
sua
complicata
ricchezza
,
han
posto
sempre
,
e
più
,
ultimamente
,
e
grammatici
e
stilisti
e
storici
della
lingua
,
ha
fatto
scambiare
per
ragioni
poetiche
quelle
che
sono
,
sovente
,
ragioni
retoriche
;
e
di
qui
tutti
i
danni
.
Diceva
ancora
il
Foscolo
,
del
Machiavelli
,
che
nella
sua
prosa
il
«
significato
d
'
ogni
vocabolo
par
che
partecipi
della
profondità
della
sua
mente
»
.
Profonda
o
no
,
questa
partecipazione
,
e
dunque
questa
necessità
,
questa
viva
essenzialità
,
per
il
Boccaccio
è
più
poca
assai
.
Che
se
poi
si
consideri
l
'
«
ardente
,
diritta
,
evidente
velocità
»
dell
'
altra
prosa
,
nata
contemporaneamente
a
quella
del
Boccaccio
,
senza
«
artifici
di
sintassi
»
moltiplicantisi
«
per
via
di
traduzioni
e
imitazioni
libere
dal
latino
»
,
ma
tanto
più
schietta
,
come
fu
la
prosa
della
corrente
popolare
,
governata
«
da
quella
grammatica
»
che
è
«
la
vera
e
perpetua
»
e
che
«
in
ogni
lingua
vien
suggerita
dalla
natura
»
;
se
si
consideri
tutto
questo
,
appariranno
più
manifesti
e
quell
'
iniziale
distacco
e
le
conseguenti
fatali
aberrazioni
.
Ma
si
voleva
parlare
della
Fiammella
.
Del
valore
di
questo
libro
,
quanto
a
scoperta
del
linguaggio
nell
'
arte
del
Boccaccio
,
s
'
è
detto
:
lo
studio
comparativo
con
le
fonti
classiche
s
'
aspetta
che
aiuti
a
dire
di
più
.
Ma
il
libro
ha
,
per
sé
,
un
suo
caratteristico
valore
di
tono
o
di
toni
.
È
un
romanzo
amoroso
narrato
in
prima
persona
,
un
romanzo
tutto
interno
,
lentissimo
.
Si
direbbe
,
e
non
è
altro
,
la
variazione
d
'
un
tema
solo
,
fiorito
a
volte
di
modi
labili
,
quasi
un
parlar
dell
'
anima
;
e
a
volte
arricchentesi
di
contrasti
,
curiosamente
legati
,
a
posta
cercati
.
«
Deh
,
or
non
è
questa
mirabile
cosa
,
o
donne
,
che
ciò
ch
'
io
veggio
mi
sia
materia
di
doglia
,
né
mi
possa
rallegrare
cosa
alcuna
?
Deh
,
quale
anima
è
in
inferno
con
tanta
pena
,
che
,
queste
cose
veggendo
,
non
dovesse
sentire
allegrezza
?
»
.
Con
una
tal
giustificazione
è
facile
al
Boccaccio
,
al
Boccaccio
naturalmente
prezioso
,
«
alessandrino
»
come
piaceva
dire
al
Parodi
,
ricco
,
intralciato
,
dar
splendida
prova
di
sé
,
di
quella
sua
«
facondia
a
descrivere
minutamente
e
con
maravigliosa
proprietà
ed
esattezza
»
,
avanti
di
darne
una
assai
più
splendida
nel
libro
del
Decameron
.
Feste
,
giostre
,
luoghi
ameni
,
con
bei
colori
,
begli
arnesi
e
vesti
,
belle
pitture
;
e
non
so
che
languore
che
senti
nel
periodo
un
poco
rilassato
.
Ma
in
quel
progredire
della
narrazione
quanto
mai
lenta
,
tra
conforti
e
sconforti
e
disperazioni
della
donna
amante
,
una
semplicità
,
a
volte
,
monda
,
con
parola
sofferta
e
quasi
nuda
,
un
parlar
dimesso
e
,
vorrei
dire
,
un
altro
Boccaccio
.
«
Ogni
uomo
si
rallegra
e
fa
festa
,
e
io
sola
piango
»
.
Allora
certe
intonazioni
quasi
di
canto
(
«
come
le
preste
ali
di
Progne
,
qualora
vola
più
forte
,
battono
i
bianchi
lati
»
)
,
un
'
aggettivazione
nettissima
(
«
mansueto
nel
viso
,
biondissimo
e
pulito
»
)
,
la
novità
d
'
una
parola
saputa
spiegare
(
«
l
'
aere
esultante
per
le
voci
del
popolo
circustante
»
)
,
la
forza
risuscitata
d
'
un
verbo
per
una
sapiente
collocazione
(
«
O
bellezza
,
dubbioso
bene
de
'
mortali
,
dono
di
picciolo
tempo
,
la
quale
più
tosto
vieni
e
pàrtiti
....
»
)
,
un
che
di
arcano
,
perfino
,
nel
rendere
la
passione
,
che
sa
di
Vita
nova
,
con
la
stessa
apprensione
d
'
anima
(
«
io
già
tutta
come
novella
fronda
agitata
dal
vento
tremava
»
)
.
E
ci
sono
versi
scopertissimi
,
con
altri
da
scoprire
(
«
Deh
,
vieni
,
vieni
,
ché
'
l
cor
ti
chiama
:
non
lasciar
perire
la
mia
giovinezza
presta
a
'
tuoi
piaceri
»
)
;
traduzioni
dov
'
è
qualcosa
di
più
che
la
semplice
misura
del
verso
,
e
c
'
è
sì
Ovidio
,
e
lo
cita
egli
stesso
esattissimamente
(
«
O
Sonno
,
piacevolissima
quiete
di
tutte
le
cose
e
degli
animi
vera
pace
»
)
,
ma
c
'
è
,
anche
,
una
progressione
tutta
sua
,
così
ben
condotta
e
sostenuta
(
«
O
domatore
de
'
mali
...
O
languido
fratello
della
dura
morte
....
O
porto
di
vita
....
O
dolcissimo
Sonno
»
)
.
Anche
quando
il
discorso
un
poco
s
'
intralcia
,
un
fermento
di
piacevol
alito
solleva
e
fa
men
fitta
la
sintassi
.
Pare
che
,
parlando
così
,
pianissimo
,
svegli
dal
di
dentro
una
segretezza
nuova
;
e
questo
è
proprio
un
dar
la
mano
all
'
altra
prosa
di
gusto
popolare
,
per
niente
latineggiante
,
né
poeticheggiante
,
né
lavorata
,
né
studiata
;
se
mai
,
libera
e
ardita
,
e
tutta
«
candidezza
e
soavità
»
,
come
il
Leopardi
appunto
diceva
,
e
ch
'
egli
sentiva
così
vicina
,
e
aveva
ragione
,
alla
lingua
greca
.
Quel
sempre
variare
lo
stesso
tema
avrà
dato
al
Boccaccio
,
spesso
,
monotonia
e
lentezza
;
ma
gli
diede
,
anche
,
una
nuova
ricchezza
,
una
ricchezza
per
estenuazione
.
Del
Boccaccio
fastoso
nel
descriver
minuto
,
quanti
esempi
,
e
di
che
forza
,
noi
troveremo
nel
suo
gran
libro
!
Ma
di
quest
'
altro
,
più
apparentemente
povero
e
più
parlante
,
assai
meno
ne
troveremo
,
e
non
,
forse
,
di
più
valore
.
Ché
mancherà
la
fatica
a
dare
quel
fiore
,
quella
labile
parvenza
;
mancherà
la
necessità
di
sempre
rifarsi
da
capo
,
come
per
ricontare
ex
-
novo
,
che
aiuta
un
poco
a
inventare
.
StampaQuotidiana ,
Lungamente
aspettato
,
desiderato
,
dopo
lunga
gestazione
,
fatta
penosa
dalla
necessità
di
accordare
volontà
discordi
,
è
venuto
alla
luce
il
Manifesto
economico
del
Consiglio
Supremo
.
È
un
documento
strano
;
non
vi
mancano
giuste
osservazioni
,
buoni
consigli
,
ma
fanno
interamente
difetto
conseguenze
che
pure
appaiono
subito
patenti
e
necessarie
.
La
ragione
è
che
il
Consiglio
deve
legare
l
'
asino
dove
vuole
il
padrone
,
e
che
questi
permette
bensì
vaniloqui
oratori
,
ma
non
consente
pratici
provvedimenti
,
ad
esso
non
perfettamente
graditi
.
Il
Manifesto
principia
coll
'
osservare
che
i
prezzi
alti
sono
conseguenza
delle
guerre
.
Su
ciò
nessuno
contende
.
Seguita
con
altra
verità
,
pure
evidente
,
cioè
che
«
i
governi
debbono
accogliere
provvedimenti
atti
a
persuadere
le
popolazioni
che
,
mediante
l
'
aumento
della
produzione
,
possono
risolvere
il
problema
del
caro
vivere
.
I
governi
debbono
facilitare
lo
scambio
dei
prodotti
»
.
(
Cito
il
testo
come
è
stato
trasmesso
dal
telegrafo
)
.
Ma
bravo
!
come
va
,
per
altro
,
che
sinora
i
provvedimenti
dei
governi
sono
statici
e
seguitano
ad
essere
volti
proprio
ad
uno
scopo
opposto
?
Li
ignora
il
Consiglio
,
o
ne
dà
diverso
giudizio
?
Vogliamo
rammentarne
alcuni
?
Per
accrescere
la
produzione
,
si
scemano
le
ore
di
lavoro
,
s
'
impone
per
accordi
internazionali
,
per
leggi
,
tale
riduzione
.
Ma
che
sia
proprio
vero
che
meno
si
lavora
e
più
si
produce
?
Se
le
cose
stanno
così
,
perché
il
Consiglio
non
ci
dimostra
questa
splendida
verità
,
invece
di
sprecare
tempo
a
narrarci
cose
che
tutti
sanno
?
E
perché
non
svela
l
'
errore
enorme
del
governo
della
Germania
,
che
,
per
produrre
maggiore
quantità
di
carbone
,
ottiene
dal
patriottismo
dei
minatori
che
lavorino
ore
supplementari
?
E
come
mai
spiega
che
la
giornata
di
otto
ore
ha
fatto
aumentare
in
tutte
le
imprese
e
negli
uffici
governativi
il
numero
dei
lavoratori
?
Avrebbe
dovuto
rimanere
eguale
,
se
non
scemava
la
produzione
,
scemando
le
ore
di
lavoro
.
Per
la
produzione
,
oltre
al
lavoro
,
occorre
ciò
che
,
con
vocabolo
poco
preciso
ma
che
fa
comodo
,
si
dice
«
capitale
»
.
Può
essere
privato
,
o
pubblico
in
un
reggimento
socialista
,
ma
ci
vuole
sempre
.
Per
trasportare
le
merci
sulle
ferrovie
,
ci
vogliono
locomotive
,
siano
queste
di
privati
,
di
governi
socialisti
,
di
Soviet
,
o
di
chi
si
voglia
.
C
'
è
chi
crede
che
locomotive
e
carri
possano
essere
sostituiti
da
cartelle
del
debito
pubblico
.
C
'
è
chi
suppone
che
,
facendo
svolazzare
questo
o
quei
biglietti
di
Stato
o
di
banca
intorno
ad
un
campo
,
si
accresca
la
produzione
del
grano
,
meglio
che
con
arature
profonde
e
con
largo
uso
di
concimi
?
Chi
ha
tale
opinione
non
vede
certo
nel
Manifesto
la
contraddizione
,
che
invece
appare
stridente
per
chi
la
pensa
diversamente
.
Volete
accrescere
la
produzione
e
vi
adoperate
con
ogni
vostro
potere
per
sostituire
carta
agli
oggetti
materiali
che
servono
alla
produzione
.
Ma
forse
c
'
è
chi
crede
un
'
altra
panzana
,
cioè
che
tutta
quella
carta
rappresenti
solo
godimenti
a
cui
rinunziano
i
«
ricchi
»
.
Accidenti
!
Che
pancia
devono
avere
costoro
se
masticavano
tutti
quei
miliardi
che
,
con
grande
compiacenza
,
i
governi
dicono
di
ricavare
dai
loro
imprestiti
!
Il
lettore
vorrà
scusarci
se
non
discutiamo
seriamente
simili
ipotesi
.
«
I
mezzi
di
trasporto
sono
disorganizzati
»
dice
,
e
dice
bene
,
il
Consiglio
.
Dunque
la
conseguenza
sarebbe
che
bisogna
riordinarli
ma
come
volete
che
ciò
segua
se
scema
il
lavoro
,
scema
il
capitale
,
che
per
essi
si
adoperano
,
e
crescono
solo
gli
scioperi
e
le
paghe
?
Ma
non
basta
l
'
enorme
salasso
che
,
ai
capitali
volti
alla
produzione
,
fanno
i
governi
,
cogli
imprestiti
e
le
emissioni
di
carta
moneta
,
altro
grandissimo
ne
fanno
colle
imposte
.
Anche
qui
chiederemo
:
credete
voi
che
tutto
il
maggior
prodotto
delle
imposte
sia
tolto
esclusivamente
alle
spese
di
lusso
,
o
anche
,
se
vi
piace
,
ai
consumi
in
genere
,
e
che
nessuna
parte
,
piccola
o
grande
,
sia
tolta
alla
produzione
?
Se
sì
,
tiriamo
avanti
;
coi
ciechi
non
si
discorre
dei
colori
;
se
no
,
perché
proclamate
la
necessità
di
accrescere
la
produzione
,
e
ad
un
tempo
favorite
ciò
che
la
fa
scemare
?
Non
basta
ancora
.
Quel
tanto
che
rimane
ai
contribuenti
dovrebbe
,
per
accrescere
la
produzione
,
essere
adoperato
per
questa
;
ma
per
fare
ciò
occorre
che
chi
si
volge
per
tal
via
abbia
,
se
non
sicurezza
,
almeno
speranza
di
non
essere
spogliata
del
suo
.
Come
può
averla
se
,
come
dice
ottimamente
il
Consiglio
:
«
la
pace
non
è
ancora
stabilita
,
le
rivalità
e
le
antipatie
dominano
ancora
le
nazioni
europee
»
?
Perché
solo
europee
?
E
,
aggiungiamo
noi
,
la
pace
interna
è
anche
maggiormente
scossa
della
pace
internazionale
.
Chi
oggi
impianta
uno
stabilimento
industriale
non
sa
se
domani
non
gli
verrà
tolto
,
illegalmente
,
da
qualche
soviet
,
o
con
forma
poco
diversa
e
con
effetto
identico
,
requisito
legalmente
dal
governo
,
che
non
sa
trovare
altro
modo
di
mantenere
l
'
ordine
.
Chi
oggi
compra
un
bove
,
pei
suoi
possessi
,
non
sa
se
domani
non
lo
vedrà
morire
di
fame
,
per
la
prepotenza
di
scioperanti
;
chi
oggi
prepara
la
coltura
di
una
risaia
non
sa
che
ne
sarà
del
riso
che
spunterà
,
e
neppure
se
si
potrà
raccogliere
;
chi
ha
ulivi
non
sa
a
quali
«
prezzi
d
'
imperio
»
venderà
l
'
olio
,
e
perciò
ci
furono
possidenti
che
preferirono
tagliare
gli
ulivi
e
venderli
,
il
che
almeno
si
dice
non
è
il
miglior
modo
di
accrescere
la
produzione
dell
'
olio
;
chi
avesse
la
disgraziata
idea
di
edificare
una
casa
non
sa
a
quel
prezzo
sarà
costretto
di
darla
in
affitto
;
a
lui
basti
di
pagare
profumatamente
muratori
e
materiali
da
costruzione
,
al
rimanente
ci
pensa
l
'
umanitario
governo
;
e
veramente
non
pare
questo
il
miglior
modo
di
avere
abbondanza
di
alloggi
;
è
vero
che
il
governo
ne
promette
,
ma
come
li
edificherà
?
Con
denari
tolti
,
almeno
in
parte
,
ad
altre
produzioni
.
Fare
e
disfare
è
tutto
un
lavorare
,
ma
non
accresce
la
quantità
dei
prodotti
.
Dopo
ciò
,
qual
meraviglia
se
taluno
,
invece
di
fare
simili
impieghi
di
capitali
,
si
gode
,
se
imprevidente
,
i
quattrini
che
gli
rimangono
,
dedotte
le
imposte
progressive
ed
altre
o
si
studia
,
se
previdente
,
di
porre
al
sicuro
ciò
che
può
,
spingendosi
sino
a
comperare
diamanti
e
perle
,
che
sono
gemme
preziosissime
,
ma
proprio
inutili
per
la
produzione
.
Certo
,
queste
sono
male
opere
:
dimostrano
ciò
a
chiare
note
gli
economisti
ufficiali
;
ma
che
volete
?
L
'
uomo
somiglia
a
quello
strano
animale
,
reputato
molto
cattivo
,
perché
,
percosso
,
si
difendeva
.
C
'
è
ancora
dell
'
altro
.
Dice
il
Consiglio
,
e
sono
parole
d
'
oro
:
«
I
governi
debbono
facilitare
lo
scambio
dei
prodotti
»
.
Ah
!
sì
?
Ed
è
perciò
che
nel
maggior
numero
dei
paesi
in
nome
dei
quali
parla
il
Consiglio
,
sono
infinite
le
restrizioni
,
le
proibizioni
agli
scambi
dei
prodotti
.
È
proibito
di
importare
questo
prodotto
,
perché
è
di
lusso
;
proibito
di
esportare
quest
'
altro
,
perché
è
necessario
;
allora
che
rimane
da
scambiare
?
Questo
è
un
volere
e
un
disvolere
ad
un
tempo
.
Interpretando
molto
largamente
il
vocabolo
prodotti
,
rimarrebbero
lavoro
e
capitali
.
Ma
anche
ad
essi
hanno
provveduto
i
governi
.
Chi
si
prova
a
chiedere
un
passaporto
per
l
'
estero
può
conoscere
quanto
sia
facile
lo
scambio
degli
uomini
tra
i
vari
paesi
,
chi
si
prova
ad
esportare
o
ad
importare
«
capitali
»
conosce
un
nuovo
genere
di
delitti
.
Saranno
giustificati
per
scopi
fiscali
,
ma
non
venite
fuori
colle
bubbole
che
facilitano
lo
scambio
dei
prodotti
.
Notiamo
intanto
,
di
sfuggita
,
che
se
Inghilterra
e
Francia
non
avessero
,
prima
della
guerra
,
esportato
all
'
estero
enormi
capitali
,
non
avrebbero
potuto
fare
facilmente
,
come
hanno
fatto
,
le
spese
per
la
guerra
.
E
se
,
fra
qualche
anno
,
avranno
nuove
guerre
,
ben
potranno
chiosare
questa
verità
.
Deh
!
Avesse
potuto
l
'
Italia
esportare
all
'
estero
grandi
capitali
,
prima
della
guerra
,
non
avrebbe
ora
una
moneta
tanto
deprezzata
!
Il
Consiglio
ben
vede
lo
stato
presente
di
incertezza
,
di
mancanza
di
sicurezza
,
ma
non
ardisce
dire
una
parola
schietta
e
forte
;
mena
il
can
per
l
'
aia
,
dice
e
disdice
ed
appare
oltremodo
impacciato
.
Si
cadrebbe
in
errore
assegnando
l
'
origine
dei
mali
presenti
all
'
ignoranza
,
all
'
imperizia
,
al
mal
volere
dei
governi
.
Essi
fanno
ciò
che
possono
e
spesso
per
il
meglio
,
essendo
dati
i
sentimenti
e
gli
interessi
della
popolazione
.
C
'
è
del
vero
nell
'
asserzione
dei
socialisti
che
la
borghesia
si
dimostra
incapace
di
risolvere
i
problemi
presenti
;
occorre
per
altro
sostituire
,
al
termine
:
borghesia
,
quello
più
generico
di
classe
governante
,
ed
aggiungere
che
l
'
opera
di
questa
è
pure
in
parte
determinata
dai
sentimenti
e
dagli
interessi
dei
governati
,
o
per
dir
meglio
di
quella
parte
di
essi
che
ha
maggior
forza
.
Difficoltà
analoghe
alle
presenti
sarebbero
dunque
incontrate
,
sia
pure
con
diversa
intensità
,
da
ogni
genere
di
governi
,
sinché
non
si
modificano
sentimenti
ed
interessi
.
L
intensità
sarebbe
minore
se
si
potessero
togliere
alcune
contraddizioni
,
le
quali
fanno
che
lo
stato
presente
paia
volto
ad
accogliere
non
il
meglio
ma
il
peggio
di
vari
ordinamenti
.
Se
non
si
vuole
la
libertà
dei
commerci
e
delle
industrie
,
se
si
vuole
abolire
la
proprietà
privata
,
sia
pure
così
.
Non
è
oppugnabile
che
ci
possono
essere
altri
generi
di
economia
.
Si
provi
quella
del
socialismo
classico
,
affidando
tutti
i
mezzi
di
produzione
al
governo
,
si
provino
i
Soviet
,
si
provi
il
sindacalismo
,
si
provi
ciò
che
si
vuole
,
ma
che
almeno
non
sia
campato
per
aria
,
e
non
sia
uno
stato
di
disordine
che
giunge
all
'
assurdo
,
di
cui
è
sintomo
non
trascurabile
le
migliaia
di
decreti
,
o
di
grida
,
fra
cui
quelli
,
minuziosi
sino
al
ridicolo
,
che
regolano
il
consumo
dei
pasticcini
,
degli
asparagi
col
parmigiano
,
o
che
fissano
a
dieci
il
numero
delle
vivande
che
,
al
cuoco
di
una
trattoria
,
è
lecito
di
preparare
in
un
giorno
.
Un
tale
reggimento
pare
proprio
escogitato
per
conseguire
un
minimo
di
prosperità
economica
.
Eppure
il
Consiglio
spera
ancora
di
poterlo
trarre
in
salvo
,
e
propone
per
ciò
vari
rimedi
.
Li
esamineremo
nel
prossimo
articolo
.