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> anno_i:[1910 TO 1940}
PAROLA! ( - , 1925 )
StampaQuotidiana ,
« La libertà : grande parola ! » . Sì , ha perfettamente ragione l ' on . Orlando : « parola » , grande quanto si vuole , ma parola , niente altro che parola . Tale è la libertà contrapposta al Fascismo , che è fede , passione , febbre di tutto un popolo ; al Fascismo , che è movimento di volontà e presentimento di potenza italiana . Anche i miti tramontano come gli dei e ciò che prima era idea , sentimento , movente dell ' anima , oggi è soltanto parola : non muove e non commuove più . O muove e commuove soltanto cerebralmente alcuni raffinati costruttori di sofismi e oziosi discettatori , che si dilettano a sovrapporre i loro sillogismi alla dolorante e pur grandiosa realtà , nella quale viviamo . Ma le masse non sentono più il fascino di quella parola , perché istintivamente comprendono che quanto in essa vi era di sostanziale , di giusto e di nazionalmente utile è stato solidamente assicurato al popolo e non corre più alcun pericolo ; e quanto di superfluo , di stolto , di personalmente vantaggioso e di nazionalmente nocivo , in nome della stessa idea e con la stessa parola , si vorrebbe ancora rivendicare , ripugna alla rinnovata coscienza del popolo italiano . « Libertà » è parola grande , da riempire la bocca , ma è altresì la parola più equivoca che esista nel vocabolario . Essa non ha contenuto proprio , ma l ' acquista dall ' idea o dal fatto a cui si contrappone . E una parola che può funzionare contro ogni istituto positivo : è la parola della negazione . Anche contro Dio si può invocare e rivendicare la libertà di credere . Però è assurdo ed è sciocco insorgere in nome della libertà per la libertà . La parola non ha senso se prima non si giudica il regime alla quale essa si contrappone e contro il quale si vuole insorgere . Ora quale funzione dovrebbe avere il mito della libertà oggi in Italia ? Nessun ' altra se non quella di paralizzare lo sforzo , a cui tendono il governo e il Fascismo , di elevare l ' Italia a potenza di prim ' ordine . L ' unica finalità del Fascismo è quella di valorizzare politicamente ed economicamente l ' Italia . Nessun ' altra finalità né superiore né in concorrenza con questa . L ' Italia rappresenta l ' alfa e l ' omega del programma fascista . Il fine universale e il fine nazionale coincidono nel Fascismo , mentre non coincidono in tutti gli altri partiti . Noi perciò respingiamo il binomio Patria e libertà dell ' on . Orlando . Patria e libertà non possono stare sullo stesso piano . L ' interesse della Patria deve superare qualsiasi altro interesse . Salus Reipublicae ... E poi se non date alla libertà un valore di mezzo rispetto al fine : Patria , cioè se non mettete la Patria ad un piano superiore , voi finite per dare la prevalenza assoluta all ' idea di libertà . Il diritto di negare la Patria è infatti compatibilissimo con l ' idea di libertà , intesa non come mezzo , ma come fine . Il binomio dell ' on . Orlando , è dunque falso , perché moralmente insostenibile . Ma gli avversari non contestano , né discutono il fine del Fascismo , per commisurare ad esso i limiti , che praticamente devono essere imposti alla libertà . Essi affermano « aprioristicamente » che il regime fascista è contrario alla libertà . E si capisce : quando della libertà si ha un concetto così astratto ed assoluto da anteporlo praticamente a quello di Patria , qualsiasi limite diventa insopportabile ed è considerato come una totale soppressione della libertà . Invece l ' unica e sostanziale differenza che caratterizza il regime fascista rispetto agli altri regimi , nei riguardi del problema della libertà è questa : che esso non consente ai suoi nemici la libertà di abbatterlo o di ostacolargli il raggiungimento del fine nazionale , a cui esso tende . Tale sostanziale differenza dipende dal carattere etico del regime fascista e dal carattere agnostico dei regimi demoliberali . Questi ultimi non avevano alcun fine da difendere e però non avevano alcuna ragione di difendere se stessi ; mentre il regime fascista difendendo se stesso , sente di difendere un altissimo fine nazionale . Il Fascismo ha un concetto religioso della propria missione . Tale coscienza gli conferisce dei diritti , che agli altri regimi non potevano spettare e ai quali nemmeno essi aspiravano . Come si vede , volendo ragionare di Fascismo e di libertà , ci si deve trasportare sopra un terreno assai diverso da quello sul quale è rimasto l ' on . Orlando : sul terreno della realtà e della moralità e non su quello dell ' astrazione e dell ' agnosticismo . E sul terreno della realtà i sofismi e i giochi dialettici non attraggono nessuno ; le parole restano parole e non hanno la virtù di commuovere nemmeno i gonzi . Decisamente il regime fascista è un regime duro , niente affatto propizio ai professori . Ma è il regime che farà grande l ' Italia .
DA 'PLAUSI E BOTTE' ( BOINE GIOVANNI , 1914 )
StampaPeriodica ,
Sbarbaro , Pianissimo , ed . Libreria della Voce , 1914 . Quand ' uno vuol dire disperazione disillusa , vuol dire angoscia , dolore , spirituale buio , dice : " pessimismo leopardiano " . Ora io sono arrivato , vivendo , a far dentro di me una tal quale distinzione tra la disperazione , la reale , la corporale angoscia senza più sogno ed il pessimismo parlato , teorico . Del resto è chiaro . Mi son detto : tra il divertimento spiritoso in cui mi titilla nervosa , francese , voltairiana la prosa di Schopenhauer , proprio dove mi dice le cose più amare e più ciniche , cose lucreziane - disperate da " Ecclesiaste " , tra la sua prosa e le sue idee c ' è un salto . Così in Leopardi l ' amaro e lo sconforto sono in tal modo fasciati , intenerati , pitturati di idillica bellezza che in sostanza li ingolli senza accorgetene ; ed è più facile che tu pianga melanconico e dolce che non tu stringa i pugni scuro e corrughi la fronte e le labbra . Cioè , in altri termini , il dolore è qui , nella più parte dei " Canti " un ' imagine , un ricordo più che una ferita aperta . Ora ognun sa che nel ricordo , nella fantasia anche i dolori son dolci . - Direbbe infine un hegeliano che la mediatezza della creazione artistica ha superato qui la immediatezza del dolore bruto . A voler dire le cose proprio come stanno , già lo si sa ch ' io sono un eretico , adde per altro che mica sempre è il realmente artistico che ti solleva e ti libera in Leopardi . Ma viceversa , sebbene spesso si parli della sua greca semplicità , gli è l ' artificio dell ' espressione e l ' antiquato - accademico del fraseggiare che ti raffredda difficile . Perdi il senso d ' un dolore vivo , della ferita sanguinante pel troppo riflesso del dire . Ci son poesie che ti tocca rimasticar due e tre volte prima di averne afferrato il senso letterale minuto : ed anche nella più fusa ed immediata " Il canto alla luna del pastore errante " c ' è per lo meno una strofe quella del vecchierel petrarchesco ch ' io toglierei di peso come inutilmente rettorica . Ma dico in conclusione che nella poesia del Leopardi , questo prepotente bisogno espressivo il quale cercando spesso la più sincera bellezza , inceppa talora , tanto è riflesso , nella letteratura , testimonia di un ' abbondante vitalità , di qualcosa come uno sgorgo di cicatrizzante linfa che è in contrasto coll ' essenziale dolore con l ' aridità disillusa la quale , netta e ragionativa , è affermata qua e là . Perciò il dolore e la disperazione sono nel pensiero del Leopardi preso in astratto , sono più in queste grigie pause di amari filosofemi verseggiati ( e in canti come quelli di Aspasia dove il fantasma quasi scompare e resta il crudo sillogizzare ) che non nel pensiero fatto poesia , divenuto imagine viva . Anche per questi " Canti " che paiono il pessimismo incarnato si direbbe che dove la poesia compare , scompare il dolore ; che il dolore è la china della morte e la poesia il risorgere alla vita ; che la poesia , e anche la leopardiana , è in certo modo sempre canto di gioia : di guarigione , di " risorgimento " , di vittoria sul dolore . Ora ecco qui una poesia , questa dello Sbarbaro , la quale ci appare il meno possibile canto di gioia e di vita , la quale non intoppa mai ricercando la bellezza , nel falso , nell ' abbondevole della rettorica . Poesia della plumbea disperazione , succinto velo , scarna espressione di un irrimediabile sconforto . Leopardi l ' ho ricordato perché leggendo lo Sbarbaro , non so che di Canti vien per echi in mente ; le cose meno lavorate , le " Ricordanze " per es . col loro endecasillabo sordo ed il loro sordo dolore . Questa sordità , questa funebre cenere , questo che di muto e di disadorno è passato dal Leopardi nello Sbarbaro . Ma , sotto , l ' anima è diversa : lo Sbarbaro non piange i sogni svaniti ; - lo svanire dei sogni , la fata morgana , il desiderio insoddisfatto , il farsi forte contro la realtà dura , il gemere per le tristezze di codesta realtà , ed infine il logicizzarla , l ' affermazione quasi filosofica che così è , che purtroppo dev ' esser così , sono i motivi della poesia leopardiana . Qui all ' incontro v ' è uno che dice immediatamente una sua interiore arida solitudine : un terribile buio e vuoto che sente intorno a sé , fra sé e gli altri ; un suo dolore fisso che l ' assorbe , che lo gela , che lo rattrappisce in sé ( occhi di serpe a incantarlo ) quasi come una malia . Qui v ' è uno che finisce , disperato , per compiacersi di questo suo destino ; quasi finisce per volerne l ' esasperazione come chi sepolto in prigione , sdegnoso della vita , batta , a finirla , il capo nel muro . Ora diresti che il canto del Leopardi sia più umanamente vasto , più universale . E qui certo non si logicizza , non si ricerca la ragione e il perché del dolore , né si affermano filosofemi : qui v ' è uno che dice pianamente : io soffro così , il mio dolore è questo . A guardare gli uomini che vivono " provo un disagio simile a chi vede - inseguire farfalle lungo l ' orlo - d ' un precipizio ... " . " Un cieco mi par d ' essere , seduto - sopra la sponda d ' un immenso fiume . - Scorrono sotto l ' acque vorticose " - " io cammino fra gli uomini guardando - curioso di lor ma come estraneo . - Ed alcuno non ho nelle cui mani - metter le mani con fiducia piena " . Una notte il poeta per le vuote vie sente d ' un tratto la sua aridità di macchina senz ' anima ; " A queste vie simmetriche deserte - a queste case mute sono simile - una macchina io stesso che obbedisce , - come il carro e la strada NECESSARIO " . E tutto ciò , sì , non ha riflesse pretese d ' universale , ma certo è ; è spesso vero e così terribilmente , che ciascuno di noi dentro di sé lo confessa vissuto . Ora quando nell ' anima s ' è , come avviene , disseccato il miele della vita , s ' è consumato chissà come , il glutine che ci amalgama alle cose ed agli uomini , allora rimane nel fondo buio , nell ' aridità della interiore solitudine l ' agra feccia del soffrire . Sei allora come una macerata bocca che non abbia gusto più che per l ' aceto ed il tossico . La realtà non è più che d ' aceto e di tossico e per contro alla cecità di coloro che cantano osanna e maciullano bestialmente contenti il loro tozzo di vita , tu stai febbricitante con ciò che soffre , tu infine t ' esalti eroico per la tua stessa morte , tu , come perduto , sei per la ribellione , per ciò che nella disperazione è nudo . E questi versi allora l ' intendi senza commento ; " Mi cresce dentro l ' ansia del morire - senza avere il godibile goduto - senza avere il soffribile sofferto . - La volontà mi prende di gettare - come un ingombro inutile il mio nome . - Con per compagna la Perdizione - a cuor leggero andarmene pel mondo " . Anche questa è di quelle poesie fuor della storia , fuor della tradizione , che a capirla basta il cuore e l ' aver vissuto . Non ci sono ragioni letterarie che la spieghino e nessuna " confessione di un figlio del secolo " me la può dedurre . Rolla imprecava a Voltaire che gli aveva tolta la fede , e De Musset credeva che Waterloo gli avesse strappato le ragioni d ' ogni entusiastica attività . Questi sono gli ironici giochetti della raison raisonnante la quale si para di cause e d ' effetti . Ma io penso , semmai , che ci sono delle cause le quali non mutano , e che ci sono atteggiamenti dell ' anima umana sui quali la storia non può . Sono colpito in questi frammenti dello Sbarbaro dalla secchezza , dalla immediata personalità , dalla scarna semplicità del suo dire : mi par d ' essere innanzi ad una di quelle poesie su cui i letterati non sanno né possono dissertare a lungo , ma di cui si ricordano gli uomini nella vita loro per i millenni .
FUORI DELLA REALTÀ ( GRAMSCI ANTONIO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Il popolo italiano ha seguito la cerimonia d ' apertura della XXVI legislatura con la stessa curiosità con la quale ha seguito la corsa ciclistica per il giro d ' Italia . Ha guardato alla coreografia , non ha meditato sul discorso , perché sapeva che quel discorso stava a completare la coreografia , quindi non poteva essere che insincero ed irreale ? Gli stessi uomini politici manifestano segni di nausea e stanchezza . Ma malgrado ciò il discorso della Corona è stato sventrato , frugato da capo a fondo , ed ogni partito si è sforzato di trarre da esso il tema per qualche discorso brillante sia in laude che in opposizione al contenuto . Ma mentre sulla scena politica si seguono queste banali rappresentazioni , nelle quali tutte le ambizioni umane intessono la loro menzogna , sullo sfondo giganteggia la maschera sghignazzante della realtà . Ardono per le vie , nelle case , nell ' intimità tutte le passioni di cui si sente capace l ' anima umana . L ' individualismo ha preso il sopravvento sull ' armonia delle collettività operanti ad un fine . La vita collettiva si è spezzata in tante singole tragedie . Delitti che abbassano e riconducono l ' uomo allo stato selvaggio ; violenze truccate di legalità che rivelano , sotto la mano inguantata dell ' uomo colto e aristocratico , il callo e l ' artiglio del negriero ; torture morali e materiali che strappano gli ultimi veli alle ipocrisie del diritto ; arbitrii che spezzano i rapporti sociali ma non osano mettere a parte i ciarpami delle tradizioni e lanciare la grande definitiva parola di sfida . In quest ' ambiente arroventato , slegato , tentennante , distratto , si leva un ministro della monarchia a ripetere , con la puntualità di un burocrate , le menzogne costituzionali , ed a colui che simboleggia e riassume il potere monarchico si fanno dire pensieri che suonano beffa e insulto . Beffa ed insulto l ' invocazione all ' equilibrio delle energie di lavoro , all ' ordinato ascendere delle classi lavoratrici , alla collaborazione per il rafforzamento dell ' autorità dello Stato ! Questo Stato che vuol farsi paciere fra le classi a condizione che la lotta della classe lavoratrice segni il passo col cronometro degli interessi di classe borghese , non si accorge di vivere fuori della realtà ? La realtà non rivela forse tutto un popolo buono e laborioso sanguinante per mille ferite , per disoccupazione , fame e miseria , mentre tutto l ' affarismo agrario e siderurgico minaccia , se non si salvano i suoi privilegi , di affamare l ' Italia del lavoro ? La realtà non ci fa vedere navi di emigranti che ritornano , onuste di proletariato , in patria , perché altrove non s ' accettano quelle bestie da soma ? Questo spettro di Stato incarognito in mille delitti , questi ministri adusati nell ' arte della menzogna e del cinismo , questo canagliume che vuol pontificare dalla cattedra del diritto e della morale crede di bendarci gli occhi e di sollazzarci per non vedere in faccia la realtà ? La sovranità dello Stato per placare le passioni esorbitanti ? Ma chi se non lo Stato ha mandato in briciole quel poco che era rimasto di puro nei rapporti sociali ? Lo stesso governo s ' è fatto brigante e non osa confessarlo . Il delinquente che grida viva l ' Italia , mentre consuma il suo delitto , spezza tutti gli ostacoli del codice e non va in galera , ma ci va colui che vuol tenere fede ad un ' idea che ha sposato fra i dolori e le privazioni e sotto il giogo del lavoro . Non si parli di libertà ! Bando agli omaggi per gli uomini che dettarono leggi e codificarono i rapporti sociali . Siamo giunti al punto culminante dei contrasti di classe , e la realtà ci dimostra come il potere statale vada sempre più assumendo carattere di oppressione e di dominio di classe . Noi non ci lasciamo fuorviare dalle esteriorità , legga o non legga il re un discorso , abbia o non abbia fiducia un ministero , si battano o non si battano i partiti per un progetto di legge , a noi la realtà dà la sensazione che tutto ciò serva per fare indugiare le masse operaie , per farle desistere dagli assalti violenti al regime . Poiché la realtà ha gettato per le vie la violenza , poiché questa è partorita dai contrasti di classe , poiché questa classe è la borghesia in orgasmo per ricacciare indietro il proletariato , poiché ovunque trionfa il forte in barba alle leggi e alle tradizioni , poiché la vendetta sta in agguato ovunque porti la sua attività la classe operaia , poiché tutto questo è e non è fantasia che valga a diminuire la portata e l ' importanza di questi fatti , noi preferiamo la sincerità dei violenti , mercenari o non della borghesia , perché , rotte le menzogne , essi stanno insegnando a tutti come può esercitarsi il dominio di classe all ' ombra della legalità . Chi ha fede , chi solo alla realtà attinge l ' energia necessaria per combattere le lotte sociali deve rimanere sul terreno della violenza contro la violenza e non subirà umiliazioni . Se vi è forza nel produrre , si può , si deve usare la stessa forza perché non sia conculcato il proprio diritto .
IL POPOLO DELLE SCIMMIE ( GRAMSCI ANTONIO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Il fascismo è stata l ' ultima " rappresentazione " offerta dalla piccola borghesia urbana nel teatro della vita politica nazionale . La miserevole fine dell ' avventura fiumana è l ' ultima scena della rappresentazione . Essa può assumersi come l ' episodio più importante del processo di intima dissoluzione di questa classe della popolazione italiana . Il processo di sfacelo della piccola borghesia si inizia nell ' ultimo decennio del secolo scorso . La piccola borghesia perde ogni importanza e scade da ogni funzione vitale nel campo della produzione , con lo sviluppo della grande industria e del capitale finanziario : essa diventa pura classe politica e si specializza nel " cretinismo parlamentare " . Questo fenomeno che occupa una gran parte della storia contemporanea italiana , prende diversi nomi nelle sue varie fasi : si chiama originalmente " avvento della sinistra al potere " , diventa giolittismo , è lotta contro i tentativi kaiseristici di Umberto I , dilaga nel riformismo socialista . La piccola borghesia si incrosta nell ' istituto parlamentare : da organismo di controllo della borghesia capitalistica sulla Corona e sull ' Amministrazione pubblica , il Parlamento diviene una bottega di chiacchiere e di scandali , diviene un mezzo al parassitismo . Corrotto fino alle midolla , asservito completamente al potere governativo , il Parlamento perde ogni prestigio presso le masse popolari . Le masse popolari si persuadono che l ' unico strumento di controllo e di opposizione agli arbitri del potere amministrativo è l ' azione diretta , è la pressione dall ' esterno . La settimana rossa del giugno 1914 contro gli eccidi , è il primo grandioso intervento delle masse popolari nella scena politica , per opporsi direttamente agli arbitrii del potere , per esercitare realmente la sovranità popolare , che non trova più una qualsiasi espressione nella Camera rappresentativa : si può dire che nel giugno 1914 il parlamentarismo è , in Italia , entrato nella via della sua organica dissoluzione e col parlamentarismo la funzione politica della piccola borghesia . La piccola borghesia , che ha definitivamente perduto ogni speranza di riacquistare una funzione produttiva ( solo oggi una speranza di questo genere si riaffaccia , coi tentativi del Partito popolare per ridare importanza alla piccola proprietà agricola e coi tentativi dei funzionari della Confederazione generale del Lavoro per galvanizzare il morticino - controllo sindacale ) cerca in ogni modo di conservare una posizione di iniziativa storica : essa scimmieggia la classe operaia , scende in piazza . Questa nuova tattica si attua nei modi e nelle forme consentiti ad una classe di chiacchieroni , di scettici , di corrotti : lo svolgimento dei fatti che ha preso il nome di " radiose giornate di maggio " , con tutti i loro riflessi giornalistici , oratori , teatrali , piazzaioli durante la guerra , è come la proiezione nella realtà di una novella della jungla del Kipling : la novella del Bandar - Log , del popolo delle scimmie , il quale crede di essere superiore a tutti gli altri popoli della jungla , di possedere tutta l ' intelligenza , tutta l ' intuizione storica , tutto lo spirito rivoluzionario , tutta la sapienza di governo , ecc . , ecc . Era avvenuto questo : la piccola borghesia , che si era asservita al potere governativo attraverso la corruzione parlamentare , muta la forma della sua prestazione d ' opera , diventa antiparlamentare e cerca di corrompere la piazza . Nel periodo della guerra il Parlamento decade completamente : la piccola borghesia cerca di consolidare la sua nuova posizione e si illude di aver realmente ucciso la lotta di classe , di aver preso la direzione della classe operaia e contadina , di aver sostituito l ' idea socialista , immanente nelle masse , con uno strano e bislacco miscuglio ideologico di imperialismo nazionalista , di " vero rivoluzionarismo " , di " sindacalismo nazionale " . L ' azione diretta delle masse nei giorni 2-3- dicembre , dopo le violenze verificatesi a Roma da parte degli ufficiali contro i deputati socialisti , pone un freno all ' attività politica della piccola borghesia , che da quel momento cerca di organizzarsi e di sistemarsi intorno a padroni più ricchi e più sicuri che non sia il potere di Stato ufficiale , indebolito e esaurito dalla guerra . L ' avventura fiumana è il motivo sentimentale e il meccanismo pratico di questa organizzazione sistematica , ma appare subito evidente che la base solida dell ' organizzazione è la diretta difesa della proprietà industriale e agricola dagli assalti della classe rivoluzionaria degli operai e dei contadini poveri . Questa attività della piccola borghesia , divenuta ufficialmente " il fascismo " , non è senza conseguenza per la compagine dello Stato . Dopo aver corrotto e rovinato l ' istituto parlamentare , la piccola borghesia corrompe e rovina gli altri istituti , i fondamentali sostegni dello Stato : l ' esercito , la polizia , la magistratura . Corruzione e rovina condotte in pura perdita , senza alcun fine preciso ( l ' unico fine preciso avrebbe dovuto essere la creazione di un nuovo Stato : ma il " popolo delle scimmie " è caratterizzato appunto dall ' incapacità organica a darsi una legge , a fondare uno Stato ) : il proprietario , per difendersi , finanzia e sorregge una organizzazione privata , la quale per mascherare la sua reale natura , deve assumere atteggiamenti politici " rivoluzionari " e disgregare la più potente difesa della proprietà , lo Stato . La classe proprietaria ripete , nei riguardi del potere esecutivo , lo stesso errore che aveva commesso nei riguardi del Parlamento : crede di potersi meglio difendere dagli assalti della classe rivoluzionaria , abbandonando gli istituti del suo Stato ai capricci isterici del " popolo delle scimmie " , della piccola borghesia . La piccola borghesia , anche in questa ultima incarnazione politica del " fascismo " , si è definitivamente mostrata nella sua vera natura di serva del capitalismo e della proprietà terriera , di agente della controrivoluzione . Ma ha anche dimostrato di essere fondamentalmente incapace a svolgere un qualsiasi compito storico : il popolo delle scimmie riempie la cronaca , non crea storia , lascia traccia nel giornale , non offre materiali per scrivere libri . La piccola borghesia , dopo aver rovinato il Parlamento , sta rovinando lo Stato borghese : essa sostituisce , in sempre più larga scala , la violenza privata all ' " autorità " della legge , esercita ( e non può fare altrimenti ) questa violenza caoticamente , brutalmente , e fa sollevare contro lo Stato , contro il capitalismo , sempre più larghi strati della popolazione .
CI SIAMO! ( PAPINI GIOVANNI , 1915 )
StampaQuotidiana ,
La polemica è chiusa . Possiamo smettere la nostra guerra contro la sudicia e conigliesca neutralità dei preti rossi e neri . Sta per cominciare , e più presto che non s ' immagini , un ' altra e più seria guerra . L ' intervento è deciso . Chi doveva persuadersi s ' è persuaso . Tutto è pronto . La risoluzione che sola doveva scegliersi è stata presa . Dentro gennaio , verso la fine di gennaio , non più tardi del mese di gennaio entreremo , in ritardo , ma non troppo tardi , in campagna . Avremo circa un milione e mezzo di soldati di prima linea ; la Rumenia ne metterà fuori , nello stesso momento , un altro mezzo milione . Due milioni di giovanotti freschi e ben armati si presenteranno su diversi punti contro gli sbattuti austriaci e , se occorre , contro gli scossi germanici . Quando poi , in aprile , sbarcherà sul continente l ' altro esercito inglese di un milione e più d ' uomini l ' anello di fuoco attorno alla doppia tedescheria sarà chiuso per bene e guai a chi ci sarà dentro . Prima che s ' arrivi un ' altra volta all ' agosto , i conti saranno saldati e gli alti malfattori di Vienna e di Berlino si saranno avvisti che l ' Europa non è ancora matura o marcia per la civiltà del bastone , dell ' elmo a punta , della forca e del bigottismo civico o cattolico o protestante che sia . Finalmente ! Dopo cinque mesi d ' ansia e di attesa ; dopo giornate d ' angoscia e di vergogna ; dopo settimane di falsi allarmi e di abbattimenti ; dopo tanto battere , picchiare , dimostrare e , ripetere , ragionare , urlare e strepitare siamo arrivati alla vigilia vera del giorno che ci riscatterà dal disonore passato e ci assicurerà le strade per la libertà futura . Ce n ' è voluto a farli muovere , quei signori di Roma . Non che avessero poi tutti i torti ad aspettare . Ma se avessero aspettato di più o avessero davvero ceduto agl ' inabili approcci dei nemici del nord e dell ' est e all ' accomodante vigliaccheria paesana sarebbe stato un po ' troppo . Avrebbero fatto male i conti per oggi e per domani e avrebbero messo in pericolo proprio quel che volevan salvare . L ' esercito non era pronto : lo sanno tutti . Ma ora hanno avuto carta bianca e centinaia di milioni e cinque mesi di tempo per prepararlo . Ormai è quasi pronto . Non ci son più scuse . Non c ' è più tempo da perdere . Potremo aspettare un altro mese ma non di più . Dopo mezz ' anno di preparazione intensa con mezzi larghissimi non esistono altri pretesti possibili e ragionevoli per rinviar la partita . Infatti l ' hanno capito . A Roma sono ormai d ' accordo . Il re vuol la guerra . Salandra è per la guerra . Anche Sonnino s ' è rivelato diverso da quel che i più e i suoi amici medesimi temevano . Anche lui è persuaso . Martini era persuaso da un pezzo . I nostri ambasciatori più sperimentati hanno fatto quel ch ' era in loro per rinforzare e giustificare questa persuasione . Allo stato maggiore non vi sono più dubbi e si lavora per le ultime riforniture e perché tutto sia preveduto e provvisto in tempo . Il Cadorna ha la fiducia del re e dell ' esercito meno qualche generale scontento e sembra che perfino il nuovo ed ignoto ministro della guerra si sia rivelato una buona testa organizzatrice . S ' è rimediato per l ' artiglieria e s ' è ricevuto materiale dall ' America e , pare , anche da altri paesi . Non manca più nulla o mancano cose che si posson mettere insieme in tempo breve . Non mancherà , speriamo , neppur l ' animo alla nazione che deve per forza superare questa prova se vuol viver tranquilla e sicura in casa sua e pensare , in seguito , a cose più importanti e fruttifere della guerra . Ma oggi , piaccia o dispiaccia alle diverse categorie di cretini , qui ed altrove più volte frustati , non c ' è cosa più urgente di questa . Lo stato d ' Europa è tale che dobbiamo muoverci o ci saranno altri che penseranno a farci muovere colle cattive e se non ci si volesse muovere a nessun patto l ' Italia si renderebbe complice del più mostruoso tamerlanismo de ' tempi moderni e dovrebbe pagare la sua immobilità colle più dure taglie che rammenti la storia . Colla diminuzione , coll ' invasione , colla soggezione , colla decadenza della civiltà a cui appartiene e collabora , coll ' impossibilità di svilupparsi nel senso di una maggior libertà all ' interno e all ' esterno , col disonore che ci vuoi secoli a sbiadirlo e si traduce poi in sanzioni offensive e materialissime in mille casi . Sanzioni che toccherebbero tutti , signori e poveri , alti e bassi , e quelle stesse idee o idealità per le quali combattemmo e combattiamo e che non son da buttarsi via se la vita degli individui ne viene , ad ogni momento , migliorata e magnificata . Ma , come ripeto , le esitazioni son finite . Si sta per marciare . Si può indire la tregua che è necessaria alla concordia della vigilia e dell ' azione . Le contese passano ormai alla storia dello spirito pubblico italiano della seconda metà dell ' anno 1914 . Comincia , coll ' anno nuovo , la nuova certezza . Quelli stessi che hanno tentato di far argine , pagati o no , al sentimento irrompente che portava il nostro popolo verso il vero suo posto hanno detto e ridetto , a scusa del loro appariscente o ipocrita germanismo , che nell ' ora decisiva sarebbero stati coll ' Italia e avrebbero dimenticato e fatto dimenticare i loro suggerimenti sospetti e pericolosi . Vediamoli alla prova . Il momento è venuto che per salvare non soltanto l ' idea italiana e la missione italiana ma lo stesso fondamento della civiltà che fu liberazione e sempre più sarà liberazione per tutti e per il corpo e per lo spirito occorre , spaventosa necessità , metter peso di carne e di piombo sulla bilancia che ora oscilla dalla Fiandra alla Polonia . È venuto il momento : li aspettiamo all ' opera . Noi siamo disposti a lasciarli stare e magari a scordarci del male che hanno tentato di fare al nostro popolo e alla civiltà del mondo ma loro devon risolversi e stare attenti a rigar diritti . Ché in tempo di guerra i primi nemici sono i traditori che si trovassero per caso tra noi . È passata o sta per passare la finta battaglia della discussione , della propaganda e della teoria . Domani parleranno i fatti ed è bene che tutti siano avvertiti e preparati . Preti farneticanti di restaurazioni e di vendette ; senatori rammolliti o spinitici che non ebbero neppur la pudicizia del silenzio ; socialisti imbecilli che non vedono come ora si combatta in grande la guerra da loro tanto desiderata contro il militarismo , il clericalismo e il cattedrismo addormentatore ; mariti passivi di mogli troppo attive ; contrabbandieri titolati e ben remunerati , signoracci e lazzaroni tremanti per il portafoglio o la trippa tutti quanti avete chiesta , desiderata , imposta ed aiutata questa neutralità che minacciava di farci servi ed infami per tutta la vita , la vostra ora è passata , il vostro sforzo è fallito e potete andare a nascondervi in cantina o in sagrestia a tremar di paura e di rabbia . Noi non abbiamo nulla da rimproverarci . I fatti e gli uomini ci hanno dato ragione . Io credo , e me ne vanto , di essere stato il primo , fin dai primi d ' agosto si veda il mio articolo « Il dovere d ' Italia » uscito in « Lacerba » il 15 ma scritto diversi giorni innanzi a dire « chiaramente » ciò che molti pensavano fin d ' allora ma non osavano scrivere , ciò che ora i più fra i pensanti pensano e i governanti finalmente vogliono . Il dovere che additavo esplicitamente cinque mesi fa l ' Italia sta per compierlo . Mentre molti , che ora battono il ferro e gridano all ' armi , allora tacevano o rinvoltavano l ' indeciso pensiero in mille fascie di precauzioni e sottintesi io vidi fin da quei giorni , quel che bisognava fare e lo feci capire , e lo stampai in tutte le lettere salve le righe minacciate dalla censura e non ho mai smesso fino ad oggi . insieme ai miei amici , di proclamarlo con tutte le insistenze e dilucidazioni necessarie . Non son pazzo fino al punto di credere che le mie parole abbiano avuto una qualunque influenza sul cambiamento di opinione che si va delineando nel paese e nel governo , ma oggi sono contento e orgoglioso di non avere sbagliato . Ormai la prima guerra , quell ' interna a colpi d ' idee contro la bestialità e la bassezza dei neutralisti , è vinta . Ora ne comincia un ' altra , senza confronti , più grave , ma ho ferma speranza che il popolo italiano , finalmente pronto e convinto , vincerà anche questa .
ILLUSIONI ( GRAMSCI ANTONIO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
I provvedimenti contro la disoccupazione sono stati discussi alla Camera per ultimi , come un affare qualunque che interessasse una ristretta categoria di una piccola borgata . Dal modo con cui essi sono stati discussi ed approvati , un fatto risulta evidente : la certezza che i provvedimenti lasceranno il tempo che trovano e che la loro approvazione ha solo valore formale , per gli sciocchi che ancora si illudono sull ' utilità dei tornei accademici parlamentari . La Camera è , nella sua maggioranza , persuasa che la disoccupazione non ha rimedi e che quelli proposti devono solo servire a mostrare l ' apparente buona volontà del governo a risolvere la crisi . Non ci sono ormai che i socialisti , i quali credono che il governo con una saggia politica di lavori pubblici possa far qualche cosa per il milione di operai disoccupati . Governo e rappresentanza parlamentare borghese sanno ottimamente che la crisi non può avere altra soluzione che l ' affamamento di una parte della classe operaia e contadina . Certo essi trovano legittimo che questo avvenga , poiché per loro entra nel corso naturale delle cose . Essi spiegano la crisi come una calamità sociale alla quale gli operai devono sottomettersi con lo stesso animo con cui affrontano una carestia . Il governo , come rappresentanza borghese , e tanto più in quanto vuole apparire di essere con tutto il popolo , studia progetti , presenta disegni di legge , li approva , per far credere che esso si interessa realmente alla vita degli operai e contadini . Esiste un limite però : esiste il limite della proprietà privata , che non può essere violato . L ' affamamento degli operai non può giustificare che si debba ridurre il profitto capitalistico o meglio violare il diritto della proprietà privata . Governo e rappresentanza borghesi sono dunque coerenti , quando approvano disegni di legge che lasciano il tempo che trovano . Essi hanno sempre una scusa a portata di mano : la difesa del proprio privilegio e l ' impossibilità di fare di più , senza correre il rischio di perire . Facendo rispettare questo limite , i governi borghesi sono convinti di agire realmente anche nell ' interesse dei lavoratori . Ora ai socialisti , come rappresentanza proletaria , se non fossero quello che sono sarebbe spettato di smascherare questa politica di classe dei governi borghesi e d ' opporvi una politica propria , la quale non potesse lasciare più alcun dubbio nell ' animo dei lavoratori . Ma i socialisti si pongono anch ' essi sul piano delle illusioni e perdono il loro tempo a discutere questo o quell ' altro articolo di progetto di legge , come se la disoccupazione , specie nel periodo attuale , possa davvero trovare la soluzione nella proposta di uno o più emendamenti , che accrescano magari il sussidio giornaliero all ' operaio senza lavoro . Far credere alle grandi masse di operai disoccupati che essi possono guardare con fiducia nell ' opera di aiuto del governo , è volerle mantenere nell ' inganno . Oggi che il numero dei disoccupati va rapidamente crescendo e che la classe padronale non ha più alcuno scrupolo nel mettere sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie operaie , altra parola d ' ordine si richiederebbe da coloro che hanno ricevuto il loro mandato dalla classe lavoratrice . Ma la realtà è fuori del Parlamento . Gli organizzatori operai che in questo avrebbero dovuto far risuonare forte la voce di protesta dei lavoratori , che soffrono nella fame e nella miseria , si sono limitati invece a proporre qualche emendamento al disegno di legge governativo . Intanto che gli operai disoccupati crescono e che la fame miete sempre maggiori vittime in mezzo alle loro famiglie , questa condotta parlamentare degli organizzatori operai non può che giudicarsi ingannevole e traditrice . Essa ribadisce l ' illusione che si tratti di uomini di governo e d ' indirizzo politico , mentre la quistione sostanziale è nel regime . E ' questo che si deve additare alle masse operaie come la causa dei loro mali che si deve prima togliere di mezzo , per giungere alla loro liberazione da essi . Tutto il resto è retorica , accademia ; ora che la Camera ha di fatto approvato i provvedimenti contro la disoccupazione , non siamo cattivi profeti dicendo che la crisi continuerà a rendersi più acuta nel paese . A questo non ci prepara forse l ' offensiva degli industriali per la riduzione dei salari ? Già i tessili sono alla vigilia del loro sciopero generale in tutta Italia , se i padroni non accedono alle proposte della Federazione . Anche in ciò non bisogna creare illusioni . Nessun aiuto gli operai hanno da sperare dall ' intervento dello Stato . Gli operai ricordano a che cosa è servito l ' intervento di Giolitti nella vertenza metallurgica ; né hanno dimenticato i frutti che ha portato in Inghilterra l ' intervento di Lloyd George nella vertenza dei minatori . Nel primo come nell ' altro caso , il governo non è intervenuto che per sviare dai suoi propositi di lotta e di resistenza la classe operaia , consegnandola , con la complicità dei suoi organizzatori , alla volontà padronale . La classe operaia non ha nulla da sperare da questo o da quell ' altro ministro ; la classe operaia non può fare affidamento che in se stessa . Ogni decreto , ogni disegno di legge non sono che pezzi di carta per i padroni , la cui volontà può trovare un limite solo nella forza medesima degli operai e non mai negli organi dello Stato . Chi dalla tribuna parlamentare o in un comizio , si vale della sua autorità , del suo prestigio , per far credere alle masse che oggi la soluzione della crisi possa essere all ' infuori dell ' abbattimento dello Stato borghese , non si merita titolo diverso da quello di traditore . Tanto se si tratti di combattere contro la disoccupazione che contro la riduzione dei salari , il governo e i suoi organi non possono essere che coi padroni . Gli operai ricordino il decreto di controllo com ' è andato a finire e stiano in guardia da qualunque intervento dello Stato nelle loro lotte contro la classe padronale . La sola verità che essi non devono dimenticare mai è che dai padroni otterranno sempre tanto per quanto saranno forti e che oggi l ' unica via di salvezza consiste non nell ' attendersi aiuti e provvedimenti dai governi della borghesia , ma nel lottare per il loro abbattimento definitivo . Non è inutile se si ripete una volta di più che tutti i problemi inerenti alla vita della classe operaia oggi possono trovare la loro soluzione solo nella conquista del potere politico da parte di essa . Ogni altra via non può condurre che a soluzioni parziali ed ingannevoli per la classe operaia .
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Il senatore Croce scrive . Quasi ogni giorno . Ab irato . Sta bene . Il Fascismo lo obbliga a questo , ed è un altro merito fascista obbligare Croce a misurarsi nella realtà politica , e permettere quindi di giudicarlo nella sua statura vera , statura di uomo libresco , che nella realtà politica si mostra incapace , tignoso , pettegolo , di nulla sensibilità . Il senatore Croce scrive sul Giornale d ' Italia , che lo inalbera oggi come il più puro pensiero liberale con la tessera del Presidente Gr . Uff . Borzino . E la maggior condanna di Croce . Poiché nessuna ottenebrazione iraconda può togliere che lo stesso Croce si accorga che non si può parlare di « pensiero » di « cultura » , di « conoscenza » , di « passione religiosa » dalle colonne del Giornale d ' Italia , che sono lo spaccio del più grossolano luogo comune ; il senatore Croce si condanna alla più evidente contraddizione . E anche questa gli sta bene . E una conclusione tipica del suo capitombolo di « studioso » nella realtà politica e giornalistica , dove oramai gli tocca la compagnia del gr . uff . Borzino e del Giornale d ' Italia . Il senatore Croce non vuole si parli di imperialismo spirituale italiano , che , se mai , può essere fatto spontaneo di età d ' oro ; mentre questa di oggi è una pessima stagione per l ' Italia . Per deplorare questa pessima stagione ( e questo è il nocciolo dell ' articolo ) il senatore Croce dice che « ogni giorno , con le violenze , con le parolacce , con gli sghignazzamenti , con le parate e le chiassate , con l ' esaltare le prodezze ciclistiche e automobilistiche e aeroplanistiche sulle opere del cuore , della fantasia e dell ' intelletto ... si viene distruggendo quell ' ambiente che prima c ' era in Italia » . Si osserva . In un ' età d ' oro di pensiero e di lettere e di arti , la greca , poeti e filosofi e artisti onorarono il valore fisico e Pindaro cantò i vincitori delle Olimpiadi . Non è affatto vero che un ' impresa , come oggi quella di De Pinedo , non sia un ' opera di cuore , di fantasia , d ' intelletto . Ci vuole l ' insensibilità creativa del senatore Croce , per dir questo . Qual ' era l ' ambiente che prima c ' era in Italia ? Quello del senatore Croce ; quello della cultura germanizzata , priva di spirito italiano , di un senso italiano , di una passione italiana , che non fossero soltanto un derivato di cultura . Ebbene quell ' ambiente dev ' essere distrutto . Proprio perché la guerra , quella guerra che il senatore Croce non ha sentita né capita , quella guerra che ha disturbato il senatore Croce , ha ricreato uno spirito , un senso , una passione italiani . Che il senatore Croce , dopo la guerra , non capisca il Fascismo , che è poi la coscienza italiana della guerra , fuori e contro tutte le ideologie liberali e democratiche che il Croce ha rudemente condannate per congenita imbecillità , e in compagnia delle quali ora battaglia : questo è riprova della bontà del Fascismo . Il senatore Croce assevera che « l ' Italia ora è in una vera condizione di miseria : che è da temere che peggiorerà , quando saranno spariti gli uomini che avevano imparato a lavorare nel campo intellettuale e artistico negli anni ancora a noi più prossimi » . L ' Italia non è affatto in condizione di miseria , poiché è finalmente in una fase di creazione nazionale di opere , che possono essere oggetto d ' arte . E sono , lo sappia il Croce , anche soggetto d ' arte . Perché finalmente con Mussolini , la politica è opera d ' arte , è creazione , è cuore , fantasia , intelletto . E non decade da un passato recente , che il senatore Croce sarebbe tentato di autodefinire il periodo di Croce , e che comincia a lodare con rammarico senile . Tanto più che non è inutile ricordare come Croce critico abbia tentato di annientare i valori artistici di questo recente passato ( basti ricordare il Pascoli ) , con una presunzione personale e un difetto di senso nazionale , quali , del resto , si mostrarono anche quando recentemente scrisse di Dante in modo da provocare un ' acuta e ferma risposta di Luigi Pirandello , proprio su queste colonne . Insomma se Croce vuole , anche quotidianamente , dimostrare che la conclusione politica della sua vita libresca sono il liberalismo borziniano e il « pensiero » del Giornale d ' Italia , e che però tra lui e il Fascismo c ' è aperta opposizione , anzi , nella vita italiana , soluzione di continuità ; è accettato . Il Fascismo questo voleva .
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5 settembre Due giorni prima che il telegrafo spargesse la notizia che il Governo di Francia aveva deciso di lasciare Parigi , per insediarsi a Bordeaux , noi eravamo giunti alla conclusione che , per il succedere degli avvenimenti della guerra , la grande città doveva momentaneamente cessare di essere la capitale della Francia , per diventare soltanto uno dei campi trincerati del sistema difensivo francese . Gli avvenimenti ci hanno dato ragione . Ma la stampa francese sostiene che Parigi nulla ha perduto della sua importanza e resta sempre il centro attrattivo della Francia ; ed altri confermano che essa « diventerà l ' asse e il perno di manovra degli eserciti francesi » . È bene perciò mettere subito in chiaro quale , dal punto di vista militare , può essere l ' ufficio di Parigi . Rimanere : il centro attrattivo della Francia , costituire l ' asse e il perno di manovra degli eserciti francesi , no . Se così fosse , i francesi starebbero commettendo un errore , o , per meglio dire , ripetendo l ' errore che già commisero , sia pure per necessarie ragioni politiche , nel 1870 . Allacciare intorno a Parigi la resistenza francese significa spostare l ' esercito verso le valli della Somme , dell ' Oise e dell ' Aisne , che ora sono occupate dai tedeschi , e dove questi hanno esercitato ed esercitano il massimo sforzo : e la cosa non ha senso . Parigi si sosterrà valorosamente da sé e col concorso di quell ' esercito mobile che sarà messo tra i suoi forti , siamo d ' accordo . I francesi fanno bene , per tenere accesa la fede negli animi ( che del resto si mostrano saldi e temprati , per loro grande onore , alle varie fortune della guerra ) , a dire che la grande città sarà difesa come se fosse , anzi perché è il cuore della Francia . Ma questo non ci deve impedire di considerare le cose serenamente , perché soltanto così facendo non avremo sorprese di effetti del tutto sproporzionati , od opposti , alle cause . Parigi oramai non costituisce che la terza linea , sia pure la più forte , dei campi trincerati che dalla frontiera vanno verso il cuore della Francia . Non deve attirare a sé nessun esercito , se non quello che volontariamente vi è messo per la manovra ; non è scopo , ma mezzo : nell ' avanzata dal nord , dopo la resistenza di Verdun , dopo quella di Reims , i tedeschi incontreranno quella della fortezza di Parigi . Completa le altre fortezze e difende tutto il paese ad ovest della Senna , il quale può continuare a fornire preziosi rifornimenti di uomini e di mezzi . Ufficio semplice e magnifico , che fa approvare interamente la decisione del Governo francese , e , sopra tutto , induce a ricercare elle cosa possa significare . Per l ' esercito francese significa riacquistare la libertà d ' azione , ed esercitare lo sforzo sull ' obiettivo e nel modo , che gli sfortunati avvenimenti della prima parte della campagna hanno ormai indicati come più adatti . L ' avanzata della destra tedesca è stata mirabile non soltanto per il buon successo , ma per la rapidità con la quale ha conseguito il buon successo . Non ci sono state battaglie distinte , non lunghe soste conseguenti : non si è vista nessun ' altra manovra , se non una larghissima conversione a sinistra ; con perno a Verdun : è avvenuto soltanto l ' irresistibile movimento in avanti di una valanga , che ha schiantato ogni ostacolo . Da Bruxelles a Compiègne corrono circa 190 chilometri : questi 190 chilometri sono stati percorsi dalle avanguardie tedesche in non più di venti giorni . La media giornaliera della marcia è stata così di circa 10 chilometri : vale a dire assai buona anche per truppe non combattenti , quando siano tanto numerose e marcino per tanto tempo come le tedesche . Che cosa può aver permesso una avanzata così rapida ? Molto probabilmente , poiché non possiamo assolutamente ammettere la inettitudine del Comando francese , una giusta valutazione della non grande forza di coesione e di offensiva francese . Il generale Joffre deve essersi presto convinto che l ' esercito che egli comanda non era pari in energia a quello avversario . In questo caso , ricondurre ad ogni costo le truppe verso nord , farle operare ancora in quella direzione quando sforzi precedenti si erano già dimostrati inutili , obbligarle insomma a legare la loro sorte a quella di Parigi , non unica , ma prima cagione della lotta nel settore settentrionale , era lo stesso che costringerle a battersi nelle peggiori condizioni . L ' esercito , che non poteva vincere , aveva il dovere di sfuggire almeno alla sconfitta irrimediabile , non ricercando la battaglia decisiva , perché il suo compito oramai era quello di guadagnare tempo . Perciò bisognava liberarlo dal pulito di attrazione , Parigi , così vicino all ’ invasore ; perciò bisognava portarlo ad appoggiarsi ad una base naturale , la Francia centrale , verso cui era stato spinto dalle vittorie tedesche , ma dalla quale i tedeschi erano ancora lontani . L ' esercito acquistava così tutto il suo valore ; ed entrava franco e solo in giuoco . Le conseguenze di questo nuovo stato di cose si debbono ancora manifestare : ma possono essere buone . L ' esercito è stato respinto in alcuni scontri , in altri è stato battuto , in altri ha avuto qualche sopravvento , nel complesso è ora obbligato a sottostare all ' azione dell ' avversario : ma , in fondo , non è disorganizzato . Ha ancora per sé la prima linea di fortificazioni , la grande cortina che va da Belfort ad Épinal , e da Toul a Verdun ; poi la linea di sostegno , il triangolo difensivo Langres , Digione , Besançon a sud , e Reims a nord , se è vero che sono già cadute La Fère e Laon ; infine , il campo trincerato di Parigi . Se nessuna di queste linee di difesa esercita una particolare attrazione sulle truppe , se il capo può valersi liberamente , senza imposizioni politiche , di una fortezza piuttosto che dell ' altra , se Parigi equivale a Verdun , la efficacia dell ' azione francese può essere ancora grande . Non pretendiamo di conoscere il disegno del Comando francese . Ma l ' esercito , inflesso robustamente ad arco nel circuito delle sue fortezze , come in un grande recinto , di fronte alle truppe tedesche convergenti ; appoggiato risolutamente alle testate delle varie linee ; non abbattuto moralmente , non disgregato materialmente , può opporsi ancora all ' avanzata nemica . Può parare semplicemente la minaccia proveniente dal Belgio e dal Lussemburgo , tentando invece energicamente di rompere la muraglia nemica in Lorena od in Alsazia ( e questo pare il disegno migliore ) ; e può eseguire , mutale le condizioni , anche la manovra opposta , sebbene più disperata . Il suo giuoco è ancora pieno e libero . Dalla Francia occidentale , centrale e meridionale , se non più dalla nazione intera , può ricevere il sangue che gli bisogna . Ogni suo sforzo è fatto nella giusta direzione , poiché la sua base di operazioni è alle spalle , non spostata tutta da un lato : il movimento in avanti si svolge quindi con tutta la sua potenza , e l ' eventuale ritirata offre i minori svantaggi . Per l ’ esercito tedesco il trasporto della capitale da Parigi a Bordeaux significa qualche cosa di più dell ' improvvisa mancanza di uno degli scopi , che sembravano quasi raggiunti . Significa la necessità di un nuovo sforzo immediato , forse assai grave , e che si sperava di compiere in seguito con maggiore facilità , dopo avere assai più rudemente battuto gli avversarii . È indiscutibile che la situazione delle truppe tedesche in Francia è , dopo la vittoria del 1 . settembre , assai buona . Mentre prima l ' estrema destra tedesca poteva sembrare alquanto pericolante , nel caso che gli eserciti del principe del Württemberg e del Kronprinz di Germania , che la legavano ai nuclei centrali della Lorena , fossero stati battuti , oggi , per la vittoriosa avanzata di questi , non sembra più temere tale minaccia . Lievissimo appare finora il pericolo , diciamo così , esterno , cioè prodotto dall ' esercito belga , sempre appoggiato ad Anversa , e dall ' esercito inglese , tanto se questo è rimasto tagliato fuori dalle truppe francesi , quanto se è riunito con queste . Perché questo pericolo diventi grave , bisogna che nel nord della Francia , e quindi all ' infuori dell ' ala destra tedesca , si siano venute ammassando in questi giorni molte truppe inglesi o francesi che abbiano girato ad ovest Parigi . Soltanto così si può ammettere che si sia costituito un distaccamento poderoso , che possa fare qualche danno di sorpresa ai tedeschi i quali , nell ' avanzare , debbono sempre più assottigliarsi : ma notizia di ciò non è , ancora pervenuta a noi . Ora , la forte destra tedesca ha avuto dall ' inizio della guerra come primo obiettivo quello di girare le difese francesi , e marciare direttamente su Parigi , per colpire la Francia nel cuore . Se i francesi richiedono a Parigi soltanto la resistenza elle essa può opporre da sé , col sussidio di un esercito mobile , i tedeschi non ottengono più l ' effetto morale . Gli obiettivi territoriali , e quindi anche le capitali , valgono tanto , quanta è l ' importanza che loro si dà . Se il popolo di Parigi ha la forza d ' animo di considerarsi uguale al popolo dell ' ultimo villaggio francese , l ' esercito tedesco , pur prendendo la capitale , non ha affatto fiaccato , con Parigi , la Francia . Non solo : ma con la sostituzione dell ' esercito alla capitale nell ' ordine d ' importanza , si impone ai tedeschi una più particolare ricerca dell ' esercito nemico , il quale finora non era stato certamente evitato , ma nemmeno proprio deliberatamente cercato . Essi infatti l ' hanno battuto , quando si è frapposto come ostacolo al conseguimento del loro scopo , Parigi ; ma non sono andati ad attaccarlo dove era ed è ancora certamente con buona parte delle forze , negli sbocchi di Toul e di Belfort e dietro le cortine difensive . La battaglia della Lorena . è stata data per respingere i francesi che si erano avanzati , e minacciavano di spezzare il centro della linea ribaltante in Francia : ma è stata poi seguita subito da una lunga sosta . L ' avanzata in Alsazia è stata tentata due volte , e due volte interrotta . La scomparsa dell ' esca Parigi , che ha permesso ai francesi di raccogliersi fra le loro fortezze , può ora costituire per i tedeschi un problema , che si sarebbe forse sciolto facilmente , quando Parigi avesse continuato ad essere la capitale della Francia . Forse a questa sparizione improvvisa di uno degli scopi della guerra è dovuta quella lieve incertezza che ci è parso notare nella condotta tedesca delle operazioni , finora così netta e decisa . C ' è stato , in questi giorni , un trasporto di truppe e un tentativo di forzamento dello sbocco di Belfort , che è stato interrotto , poiché le truppe sono state ricondotte , pare , verso la Lorena . Perché è stato eseguito ? Per racchiudere l ' esercito francese , diventato ormai l ' obiettivo unico della campagna , in una morsa , da nord e da sud , e separarlo dai centri vitali della nazione , il centro morale a nord , il materiale a sud ? E allora perché non è stato continuato ? Perché , forse , si è fatta di nuovo sentire la minaccia francese contro la Lorena ? Questa sarebbe la riprova dell ' utilità di avere abbandonato Parigi a sé stessa . Ecco le varie questioni che si prospettano al semplice annunzio del trasferimento della capitale , se questo trasferimento è avvenuto pieno , completo , senza nessuna restrizione mentale . Questioni importantissime , perché mostrano altri possibili modi di condurre la guerra nel teatro d ' operazioni occidentale , in attesa che una decisione avvenga in quello orientale .
LA ' FIAMMETTA ' ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1939 )
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Anzi Elegia di Madonna Fiammetta , come Vincenzo Pernicone ha restituito dai codici nella sua nuova edizione . Nuova non solo per questo . Ché il testo da lui dato supera di gran lunga in esattezza e proprietà e quello del Fanfani , e quello del Gigli , e l ' altro finora più noto e più attendibile del Moutier . Senza dire d ' una primizia di finissimo pregio , di certe « chiose » e di lui Boccaccio , che il Pernicone pubblica per la prima volta , e che aiuteranno il lavoro degli studiosi , se mai ci sarà uno che dalla ricerca delle fonti classiche di questa Fiammetta vorrà finalmente estendere l ' esame a un ' analisi di stile condotta a fondo su sicurissime basi e non su delle semplici impressioni . Ma è una fortuna intanto che un libro sì importante si possa leggere senza più storpiature , ché storpiature d ' ogni genere erano nelle precedenti edizioni , di lingua , d ' ortografia , e perfino d ' interpolazioni . Parve al Moutier , per esempio , che il testo del Boccaccio più ricco fosse , più fosse proprio di lui . E invece la Fiammetta in questo appunto segna la maturità della prosa boccaccesca , che partita dal Filocolo e dall ' Ameto operò in essa un incredibile alleggerimento e isveltimento . Precede di cinque anni soli la composizione o , diciamo meglio , l ' inizio della composizione del Decameron . Lo stesso lavoro di prosa latineggiante , lo stesso studio di esemplari latini , sia prosatori e sopra tutto storici ( Giustino , Valerio Massimo ) , sia poeti ( Virgilio , Ovidio , Seneca , Lucano , Stazio ) ; ma , vorrei dire , un più commosso lavoro , a volte ; oltre quell ' alleggerimento , quell ' isveltimento , specie in certo dialogare con sé , in certi mesti soliloquii . L ' ultima infaticabile prova , avanti di cominciare il Decameron , e fu appunto dopo ch ' ebbe finita la Fiammetta , la condusse nella forma più strenua , traducendo le Deche terza e quarta di Livio , per respirare l ' aria grande del più poetico degli storici ; e s ' era mosso dalle Artes o Summae dictaminis , dalle traduzioni di oratori e di poeti , quasi come , in semplice scolaro di retorica . Su questo tradurre , come aiuto al formarsi dello scrittore , il discorso sarebbe lungo assai . Noi ne abbiamo un esempio bellissimo e novissimo in quello del Leopardi , che voltando in italiano gli idilli di Mosco prima scoprì se stesso e toccò certe eleganze tutte sue , certi modi pianissimi ; e componendo il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi nella sua prosa rapì qualcosa ai classici , anche ai poeti , e ne dedusse leggi alla sua arte . Ecco , abbiamo toccato un punto che fa al caso nostro . Il Foscolo , nel quarto dei suoi Discorsi sulla lingua italiana ( e bisogna , s ' intende , tener presente anche il suo Discorso storico sul testo del Decamerone ) , disse che il Boccaccio « armonizzava la sua prosa , aiutandosi della prosodia de ' poeti latini . Li traduceva , talora letteralmente e , mentre la loro misura suonavagli tuttavia intorno all ' orecchio , inserivali nel suo libro » . Parla del Decameron , e l ' osservazione , esattissima , tornerebbe , e s ' è visto , bene applicata alla Fiammella . I moderni , sulla scoperta di quel dato stilistico , sono andati oltre , e oggi si parla del grande libro boccaccesco come d ' un libro di « poesia o canto » , « ancorché composta di metri che difficilmente si riesca a scomporre e fissare nei paradigmi dei trattati di metrica » ; si parla d ' una « apparente prosa che è poesia » , e che non è per nulla « prosa poetica » ( lo stesso disse tant ' anni fa Serra di Panzini ) . Strano però che il nome del Foscolo non ricorra come dovrebbe nei saggi e negli scritti degli studiosi del Boccaccio . Ché il Foscolo disse altro ancora , e avvertì un dissidio che la decantata poesia ch ' egli vi trovava , e i moderni ritrovano , non valse a nascondere al suo occhio infallibile . Quella « poesia » annidava per lui , dentro di sé , un vizio . Una « facondia a descrivere minutamente e con maravigliosa proprietà ed esattezza ogni cosa » ; certe « arti meretricie dell ' orazione » ; e quel non rifinire , ch ' era proprio della sua natura , di « ricrearti con la sua musica » . Dice sì il Foscolo che il Boccaccio è « scrittore unico forse » , per la « varietà degli umani caratteri » che « porsero occasione all ' autore di applicare ogni colore e ogni studio alla lingua , e farla parlare a principi ed a matrone e a furfanti e a fantesche e a tonsurati ed a vergini » ; ma anche dice che la sua lingua egli la « vezzeggia da innamorato » , e diresti ch ' egli vedesse « in ogni parola una vita che le fosse propria , né bisognosa altrimenti d ' essere animata dall ' intelletto » . Ma è quistione , questa , da non potere esser trattata così brevemente e corrivamente , e basta avervi accennato per dimostrare ancor fondati i nostri dubbi , che sono poi dubbi antichi , che cioè i moderni studiosi , contenti a quella novità speciosa ( « poesia o canto » , « apparente prosa che è poesia » ) , siano passati troppo disinvoltamente sopra a quei vizi che il Foscolo denuncia ; e per passarvi sopra , quasi fingano d ' ignorare le dure difficoltà da lui proposte . Può una formula sanare quelle difficoltà ? Diciamo allora che quella « poesia » , quell ' « apparente prosa che è poesia » , spesso sente più l ' « arte » che la « natura » , come sempre il Foscolo asserisce , e che è un « lavoro raffinatissimo d ' arte » , per sé indipendente , e non nato in un « conflato di fatti , ragioni , immagini e affetti » . L ' interesse , forse , che alla prosa boccaccesca , alla sua complicata ricchezza , han posto sempre , e più , ultimamente , e grammatici e stilisti e storici della lingua , ha fatto scambiare per ragioni poetiche quelle che sono , sovente , ragioni retoriche ; e di qui tutti i danni . Diceva ancora il Foscolo , del Machiavelli , che nella sua prosa il « significato d ' ogni vocabolo par che partecipi della profondità della sua mente » . Profonda o no , questa partecipazione , e dunque questa necessità , questa viva essenzialità , per il Boccaccio è più poca assai . Che se poi si consideri l ' « ardente , diritta , evidente velocità » dell ' altra prosa , nata contemporaneamente a quella del Boccaccio , senza « artifici di sintassi » moltiplicantisi « per via di traduzioni e imitazioni libere dal latino » , ma tanto più schietta , come fu la prosa della corrente popolare , governata « da quella grammatica » che è « la vera e perpetua » e che « in ogni lingua vien suggerita dalla natura » ; se si consideri tutto questo , appariranno più manifesti e quell ' iniziale distacco e le conseguenti fatali aberrazioni . Ma si voleva parlare della Fiammella . Del valore di questo libro , quanto a scoperta del linguaggio nell ' arte del Boccaccio , s ' è detto : lo studio comparativo con le fonti classiche s ' aspetta che aiuti a dire di più . Ma il libro ha , per sé , un suo caratteristico valore di tono o di toni . È un romanzo amoroso narrato in prima persona , un romanzo tutto interno , lentissimo . Si direbbe , e non è altro , la variazione d ' un tema solo , fiorito a volte di modi labili , quasi un parlar dell ' anima ; e a volte arricchentesi di contrasti , curiosamente legati , a posta cercati . « Deh , or non è questa mirabile cosa , o donne , che ciò ch ' io veggio mi sia materia di doglia , né mi possa rallegrare cosa alcuna ? Deh , quale anima è in inferno con tanta pena , che , queste cose veggendo , non dovesse sentire allegrezza ? » . Con una tal giustificazione è facile al Boccaccio , al Boccaccio naturalmente prezioso , « alessandrino » come piaceva dire al Parodi , ricco , intralciato , dar splendida prova di sé , di quella sua « facondia a descrivere minutamente e con maravigliosa proprietà ed esattezza » , avanti di darne una assai più splendida nel libro del Decameron . Feste , giostre , luoghi ameni , con bei colori , begli arnesi e vesti , belle pitture ; e non so che languore che senti nel periodo un poco rilassato . Ma in quel progredire della narrazione quanto mai lenta , tra conforti e sconforti e disperazioni della donna amante , una semplicità , a volte , monda , con parola sofferta e quasi nuda , un parlar dimesso e , vorrei dire , un altro Boccaccio . « Ogni uomo si rallegra e fa festa , e io sola piango » . Allora certe intonazioni quasi di canto ( « come le preste ali di Progne , qualora vola più forte , battono i bianchi lati » ) , un ' aggettivazione nettissima ( « mansueto nel viso , biondissimo e pulito » ) , la novità d ' una parola saputa spiegare ( « l ' aere esultante per le voci del popolo circustante » ) , la forza risuscitata d ' un verbo per una sapiente collocazione ( « O bellezza , dubbioso bene de ' mortali , dono di picciolo tempo , la quale più tosto vieni e pàrtiti .... » ) , un che di arcano , perfino , nel rendere la passione , che sa di Vita nova , con la stessa apprensione d ' anima ( « io già tutta come novella fronda agitata dal vento tremava » ) . E ci sono versi scopertissimi , con altri da scoprire ( « Deh , vieni , vieni , ché ' l cor ti chiama : non lasciar perire la mia giovinezza presta a ' tuoi piaceri » ) ; traduzioni dov ' è qualcosa di più che la semplice misura del verso , e c ' è sì Ovidio , e lo cita egli stesso esattissimamente ( « O Sonno , piacevolissima quiete di tutte le cose e degli animi vera pace » ) , ma c ' è , anche , una progressione tutta sua , così ben condotta e sostenuta ( « O domatore de ' mali ... O languido fratello della dura morte .... O porto di vita .... O dolcissimo Sonno » ) . Anche quando il discorso un poco s ' intralcia , un fermento di piacevol alito solleva e fa men fitta la sintassi . Pare che , parlando così , pianissimo , svegli dal di dentro una segretezza nuova ; e questo è proprio un dar la mano all ' altra prosa di gusto popolare , per niente latineggiante , né poeticheggiante , né lavorata , né studiata ; se mai , libera e ardita , e tutta « candidezza e soavità » , come il Leopardi appunto diceva , e ch ' egli sentiva così vicina , e aveva ragione , alla lingua greca . Quel sempre variare lo stesso tema avrà dato al Boccaccio , spesso , monotonia e lentezza ; ma gli diede , anche , una nuova ricchezza , una ricchezza per estenuazione . Del Boccaccio fastoso nel descriver minuto , quanti esempi , e di che forza , noi troveremo nel suo gran libro ! Ma di quest ' altro , più apparentemente povero e più parlante , assai meno ne troveremo , e non , forse , di più valore . Ché mancherà la fatica a dare quel fiore , quella labile parvenza ; mancherà la necessità di sempre rifarsi da capo , come per ricontare ex - novo , che aiuta un poco a inventare .
È NATO IL TOPOLINO ( PARETO VILFREDO , 1920 )
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Lungamente aspettato , desiderato , dopo lunga gestazione , fatta penosa dalla necessità di accordare volontà discordi , è venuto alla luce il Manifesto economico del Consiglio Supremo . È un documento strano ; non vi mancano giuste osservazioni , buoni consigli , ma fanno interamente difetto conseguenze che pure appaiono subito patenti e necessarie . La ragione è che il Consiglio deve legare l ' asino dove vuole il padrone , e che questi permette bensì vaniloqui oratori , ma non consente pratici provvedimenti , ad esso non perfettamente graditi . Il Manifesto principia coll ' osservare che i prezzi alti sono conseguenza delle guerre . Su ciò nessuno contende . Seguita con altra verità , pure evidente , cioè che « i governi debbono accogliere provvedimenti atti a persuadere le popolazioni che , mediante l ' aumento della produzione , possono risolvere il problema del caro vivere . I governi debbono facilitare lo scambio dei prodotti » . ( Cito il testo come è stato trasmesso dal telegrafo ) . Ma bravo ! come va , per altro , che sinora i provvedimenti dei governi sono statici e seguitano ad essere volti proprio ad uno scopo opposto ? Li ignora il Consiglio , o ne dà diverso giudizio ? Vogliamo rammentarne alcuni ? Per accrescere la produzione , si scemano le ore di lavoro , s ' impone per accordi internazionali , per leggi , tale riduzione . Ma che sia proprio vero che meno si lavora e più si produce ? Se le cose stanno così , perché il Consiglio non ci dimostra questa splendida verità , invece di sprecare tempo a narrarci cose che tutti sanno ? E perché non svela l ' errore enorme del governo della Germania , che , per produrre maggiore quantità di carbone , ottiene dal patriottismo dei minatori che lavorino ore supplementari ? E come mai spiega che la giornata di otto ore ha fatto aumentare in tutte le imprese e negli uffici governativi il numero dei lavoratori ? Avrebbe dovuto rimanere eguale , se non scemava la produzione , scemando le ore di lavoro . Per la produzione , oltre al lavoro , occorre ciò che , con vocabolo poco preciso ma che fa comodo , si dice « capitale » . Può essere privato , o pubblico in un reggimento socialista , ma ci vuole sempre . Per trasportare le merci sulle ferrovie , ci vogliono locomotive , siano queste di privati , di governi socialisti , di Soviet , o di chi si voglia . C ' è chi crede che locomotive e carri possano essere sostituiti da cartelle del debito pubblico . C ' è chi suppone che , facendo svolazzare questo o quei biglietti di Stato o di banca intorno ad un campo , si accresca la produzione del grano , meglio che con arature profonde e con largo uso di concimi ? Chi ha tale opinione non vede certo nel Manifesto la contraddizione , che invece appare stridente per chi la pensa diversamente . Volete accrescere la produzione e vi adoperate con ogni vostro potere per sostituire carta agli oggetti materiali che servono alla produzione . Ma forse c ' è chi crede un ' altra panzana , cioè che tutta quella carta rappresenti solo godimenti a cui rinunziano i « ricchi » . Accidenti ! Che pancia devono avere costoro se masticavano tutti quei miliardi che , con grande compiacenza , i governi dicono di ricavare dai loro imprestiti ! Il lettore vorrà scusarci se non discutiamo seriamente simili ipotesi . « I mezzi di trasporto sono disorganizzati » dice , e dice bene , il Consiglio . Dunque la conseguenza sarebbe che bisogna riordinarli ma come volete che ciò segua se scema il lavoro , scema il capitale , che per essi si adoperano , e crescono solo gli scioperi e le paghe ? Ma non basta l ' enorme salasso che , ai capitali volti alla produzione , fanno i governi , cogli imprestiti e le emissioni di carta moneta , altro grandissimo ne fanno colle imposte . Anche qui chiederemo : credete voi che tutto il maggior prodotto delle imposte sia tolto esclusivamente alle spese di lusso , o anche , se vi piace , ai consumi in genere , e che nessuna parte , piccola o grande , sia tolta alla produzione ? Se sì , tiriamo avanti ; coi ciechi non si discorre dei colori ; se no , perché proclamate la necessità di accrescere la produzione , e ad un tempo favorite ciò che la fa scemare ? Non basta ancora . Quel tanto che rimane ai contribuenti dovrebbe , per accrescere la produzione , essere adoperato per questa ; ma per fare ciò occorre che chi si volge per tal via abbia , se non sicurezza , almeno speranza di non essere spogliata del suo . Come può averla se , come dice ottimamente il Consiglio : « la pace non è ancora stabilita , le rivalità e le antipatie dominano ancora le nazioni europee » ? Perché solo europee ? E , aggiungiamo noi , la pace interna è anche maggiormente scossa della pace internazionale . Chi oggi impianta uno stabilimento industriale non sa se domani non gli verrà tolto , illegalmente , da qualche soviet , o con forma poco diversa e con effetto identico , requisito legalmente dal governo , che non sa trovare altro modo di mantenere l ' ordine . Chi oggi compra un bove , pei suoi possessi , non sa se domani non lo vedrà morire di fame , per la prepotenza di scioperanti ; chi oggi prepara la coltura di una risaia non sa che ne sarà del riso che spunterà , e neppure se si potrà raccogliere ; chi ha ulivi non sa a quali « prezzi d ' imperio » venderà l ' olio , e perciò ci furono possidenti che preferirono tagliare gli ulivi e venderli , il che almeno si dice non è il miglior modo di accrescere la produzione dell ' olio ; chi avesse la disgraziata idea di edificare una casa non sa a quel prezzo sarà costretto di darla in affitto ; a lui basti di pagare profumatamente muratori e materiali da costruzione , al rimanente ci pensa l ' umanitario governo ; e veramente non pare questo il miglior modo di avere abbondanza di alloggi ; è vero che il governo ne promette , ma come li edificherà ? Con denari tolti , almeno in parte , ad altre produzioni . Fare e disfare è tutto un lavorare , ma non accresce la quantità dei prodotti . Dopo ciò , qual meraviglia se taluno , invece di fare simili impieghi di capitali , si gode , se imprevidente , i quattrini che gli rimangono , dedotte le imposte progressive ed altre o si studia , se previdente , di porre al sicuro ciò che può , spingendosi sino a comperare diamanti e perle , che sono gemme preziosissime , ma proprio inutili per la produzione . Certo , queste sono male opere : dimostrano ciò a chiare note gli economisti ufficiali ; ma che volete ? L ' uomo somiglia a quello strano animale , reputato molto cattivo , perché , percosso , si difendeva . C ' è ancora dell ' altro . Dice il Consiglio , e sono parole d ' oro : « I governi debbono facilitare lo scambio dei prodotti » . Ah ! sì ? Ed è perciò che nel maggior numero dei paesi in nome dei quali parla il Consiglio , sono infinite le restrizioni , le proibizioni agli scambi dei prodotti . È proibito di importare questo prodotto , perché è di lusso ; proibito di esportare quest ' altro , perché è necessario ; allora che rimane da scambiare ? Questo è un volere e un disvolere ad un tempo . Interpretando molto largamente il vocabolo prodotti , rimarrebbero lavoro e capitali . Ma anche ad essi hanno provveduto i governi . Chi si prova a chiedere un passaporto per l ' estero può conoscere quanto sia facile lo scambio degli uomini tra i vari paesi , chi si prova ad esportare o ad importare « capitali » conosce un nuovo genere di delitti . Saranno giustificati per scopi fiscali , ma non venite fuori colle bubbole che facilitano lo scambio dei prodotti . Notiamo intanto , di sfuggita , che se Inghilterra e Francia non avessero , prima della guerra , esportato all ' estero enormi capitali , non avrebbero potuto fare facilmente , come hanno fatto , le spese per la guerra . E se , fra qualche anno , avranno nuove guerre , ben potranno chiosare questa verità . Deh ! Avesse potuto l ' Italia esportare all ' estero grandi capitali , prima della guerra , non avrebbe ora una moneta tanto deprezzata ! Il Consiglio ben vede lo stato presente di incertezza , di mancanza di sicurezza , ma non ardisce dire una parola schietta e forte ; mena il can per l ' aia , dice e disdice ed appare oltremodo impacciato . Si cadrebbe in errore assegnando l ' origine dei mali presenti all ' ignoranza , all ' imperizia , al mal volere dei governi . Essi fanno ciò che possono e spesso per il meglio , essendo dati i sentimenti e gli interessi della popolazione . C ' è del vero nell ' asserzione dei socialisti che la borghesia si dimostra incapace di risolvere i problemi presenti ; occorre per altro sostituire , al termine : borghesia , quello più generico di classe governante , ed aggiungere che l ' opera di questa è pure in parte determinata dai sentimenti e dagli interessi dei governati , o per dir meglio di quella parte di essi che ha maggior forza . Difficoltà analoghe alle presenti sarebbero dunque incontrate , sia pure con diversa intensità , da ogni genere di governi , sinché non si modificano sentimenti ed interessi . L ’ intensità sarebbe minore se si potessero togliere alcune contraddizioni , le quali fanno che lo stato presente paia volto ad accogliere non il meglio ma il peggio di vari ordinamenti . Se non si vuole la libertà dei commerci e delle industrie , se si vuole abolire la proprietà privata , sia pure così . Non è oppugnabile che ci possono essere altri generi di economia . Si provi quella del socialismo classico , affidando tutti i mezzi di produzione al governo , si provino i Soviet , si provi il sindacalismo , si provi ciò che si vuole , ma che almeno non sia campato per aria , e non sia uno stato di disordine che giunge all ' assurdo , di cui è sintomo non trascurabile le migliaia di decreti , o di grida , fra cui quelli , minuziosi sino al ridicolo , che regolano il consumo dei pasticcini , degli asparagi col parmigiano , o che fissano a dieci il numero delle vivande che , al cuoco di una trattoria , è lecito di preparare in un giorno . Un tale reggimento pare proprio escogitato per conseguire un minimo di prosperità economica . Eppure il Consiglio spera ancora di poterlo trarre in salvo , e propone per ciò vari rimedi . Li esamineremo nel prossimo articolo .