StampaQuotidiana ,
Qualcuno
si
meraviglia
che
in
questi
ultimi
tempi
,
e
non
solo
in
provincia
,
fermenti
e
tumultui
un
ansioso
bisogno
di
ricerca
religiosa
.
Ma
chi
ben
guardi
agli
ultimi
avvenimenti
politici
e
morali
della
nazione
,
non
può
stupirsi
se
,
dopo
la
ventata
lussuriosa
dell
'
immediato
dopo
-
guerra
,
risorge
a
poco
a
poco
negli
uomini
la
coscienza
dei
propri
doveri
,
ieri
oscurata
da
un
'
improvvisa
follia
.
Non
può
stupirsi
;
in
quanto
il
ritmo
stesso
della
vita
ha
preso
un
altro
corso
:
e
una
nuova
morale
a
poco
a
poco
s
'
è
imposta
all
'
antica
,
e
non
provvisoriamente
.
Troppo
rigurgito
di
istinti
c
'
era
stato
infatti
,
mentre
si
ritornava
,
dopo
quattro
anni
di
ansie
,
ad
uno
stato
di
tranquillità
,
perché
la
coscienza
non
ritrovasse
il
suo
equilibrio
:
sopratutto
in
coloro
che
erano
stati
in
trincea
e
davanti
alla
morte
più
di
una
volta
avevano
pensato
e
non
leggermente
ad
una
vita
avvenire
.
E
c
'
era
poi
la
provincia
:
dove
la
ventata
giunse
bensì
,
ma
non
sempre
con
effetti
attivi
,
reali
:
attutita
e
quasi
neutralizzata
dallo
stabile
focolare
antico
e
dalle
donne
rimaste
,
com
'
era
naturale
,
fedeli
e
religiose
.
Il
fenomeno
fascista
in
quel
che
ebbe
,
nel
suo
primo
comporsi
,
di
puro
,
nacque
più
che
nelle
città
nei
focolari
:
nei
quali
a
un
primo
momento
appunto
si
espresse
come
una
reazione
del
sangue
sano
contro
il
sangue
impuro
:
delle
forze
morali
contro
le
immorali
(
da
cui
provenivano
,
e
si
sentiva
,
tutti
i
disordini
)
.
*
*
*
Poi
,
s
'
intende
,
quando
già
il
fenomeno
non
che
a
verzicare
cominciava
addirittura
a
fiorire
,
vennero
i
libri
,
i
documenti
,
le
conversioni
,
gli
appelli
.
E
'
superfluo
ora
riepilogarli
o
rifarne
la
storia
;
poiché
è
certo
che
pochi
di
questi
documenti
risposero
veramente
ad
un
bisogno
:
nacquero
da
un
dramma
;
presero
vita
e
forma
da
un
combattimento
.
Si
aprirono
,
per
questo
,
con
maggiore
fiducia
quelli
che
ci
venivano
dalla
provincia
,
e
magari
da
nomi
ignotissimi
;
o
altri
di
nomi
noti
bensì
,
ma
di
notorietà
non
vasta
,
studiosi
più
che
letterati
.
Il
caso
di
Zanfrognini
e
di
Manacorda
è
tipico
.
Zanfrognini
è
un
provinciale
,
un
paesano
.
Nato
in
un
paese
del
Modenese
:
Staggia
;
e
dopo
avere
pubblicato
un
piccolo
volume
di
versi
,
nel
quale
non
sono
pochi
e
rari
i
segni
di
una
vera
inquietudine
spirituale
,
eccolo
chiuso
nel
suo
piccolo
mondo
casalingo
,
solo
con
sé
stesso
.
Passa
la
guerra
,
passa
il
dopo
-
guerra
:
ed
egli
non
si
stacca
dal
suo
circolo
di
pensiero
:
e
quantunque
gli
occhi
li
tenga
aperti
sul
mondo
,
sul
suo
dubbio
e
sulla
sua
speranza
,
segna
affannato
il
passo
per
quasi
dieci
anni
.
Ne
è
nato
un
libro
irto
di
contraddizioni
,
di
ritorni
,
di
abbandoni
improvvisi
e
di
pentimenti
;
ma
che
innegabilmente
rispecchia
in
tutti
i
suoi
momenti
un
dramma
vero
.
E
anche
dove
c
'
è
giuoco
dialettico
,
la
sofferenza
traspare
:
in
quanto
il
cervello
non
sempre
domina
il
sentimento
:
e
assai
spesso
sulla
scia
del
sofista
s
'
accampa
il
pellegrino
dolente
che
cammina
,
si
sforza
,
si
arrampica
e
di
rado
una
luce
gli
ravviva
la
strada
.
Si
è
letto
molto
presto
"
Itinerario
di
uno
spirito
che
si
cerca
"
(
Vincenzi
-
Modena
)
:
e
se
ne
è
scritto
;
ma
con
gli
anni
sarà
cercato
sempre
di
più
:
e
forse
discusso
ancora
.
Che
le
possibilità
di
Zanfrognini
siano
tutte
qui
dentro
,
non
direi
;
ma
è
certo
che
circola
in
queste
pagine
una
sostanziosa
amarezza
:
e
tutti
possiamo
riconoscerla
come
un
po
'
nostra
.
Dove
poi
essa
possa
sboccare
,
se
in
una
confessione
ortodossa
,
o
se
svilupparsi
o
meno
è
arduo
dire
.
Certo
,
un
libro
l
'
enunciati
come
questo
e
di
pensieri
rotti
non
lo
si
direbbe
suscettibile
di
sviluppi
almeno
lirici
:
e
se
mai
piuttosto
in
un
'
opera
affermativamente
decisa
,
e
magari
apologetica
.
Manacorda
invece
,
pure
sugli
stessi
tasti
,
trova
una
musica
più
larga
di
tono
e
d
'
estro
:
ed
è
più
conchiusivo
.
Non
so
se
maggiore
preparazione
;
ma
certo
c
'
è
in
Manacorda
assai
più
sapienza
.
Si
vede
dietro
il
suo
libro
"
Verso
una
nuova
mistica
"
(
Zanichelli
-
Bologna
)
l
'
uomo
che
ha
avute
e
sofferte
molte
esperienze
:
di
natura
intellettuale
sopratutto
.
Zanfrognini
è
ancora
e
sopratutto
ai
filosofi
greci
e
ai
cristiani
:
e
poco
si
sente
nutrito
di
filosofia
recentissima
:
ma
Manacorda
è
in
questo
senso
scaltrissimo
e
sa
bene
dove
appoggiare
i
suoi
piedi
.
Anzi
:
se
qualcosa
infirma
il
suo
libro
,
pur
così
bello
,
è
il
tono
polemico
:
di
cui
spesso
,
ed
è
peccato
,
egli
non
sa
fare
a
meno
.
Il
suo
dramma
non
è
infatti
,
come
quello
di
Zanfrognini
,
solitario
e
isolato
,
ma
incardinato
nel
dramma
di
tutti
:
perché
i
primi
germi
sopratutto
egli
li
deve
alle
trincee
di
lassù
.
La
nuova
mistica
di
Manacorda
nasce
insomma
contemporanea
alla
nuova
morale
del
reduce
:
e
come
questa
ha
radici
profonde
nell
'
umanità
di
tutti
noi
.
Si
segua
o
no
,
domani
,
questa
visione
nuova
che
Manacorda
esprime
,
di
una
vita
religiosa
avvenire
(
la
quale
presume
insieme
una
nuova
morale
ed
una
nuova
estetica
)
il
libro
ha
per
se
stesso
un
grande
valore
spirituale
:
e
rivela
un
pensatore
e
poeta
di
altissimo
ingegno
.
Pensatore
,
in
quanto
è
ordinato
,
severo
,
sobrio
e
a
momenti
(
non
si
dimentichino
le
numerose
annotazioni
)
perfino
didattico
;
poeta
,
in
quanto
sa
trovare
,
e
tipici
,
momenti
di
vero
abbandono
:
come
nelle
"
Meditazioni
ad
alcune
sante
verità
"
che
conchiudono
mirabilmente
l
'
opera
.
*
*
*
Segni
;
ma
non
sono
i
soli
.
Chi
guardi
un
poco
in
giro
e
non
si
fermi
solo
ai
libri
strettamente
mistici
,
come
quelli
di
Zanfrognini
e
Manacorda
,
trova
infatti
anche
in
opere
che
non
affrontano
decise
il
problema
religioso
,
la
stessa
inquietudine
.
E
sono
magari
libri
di
critica
:
o
raccolte
di
articoli
appena
.
Si
aggiunga
che
certe
riviste
ieri
lette
da
un
pubblico
ristretto
,
hanno
visto
allargarsi
la
loro
zona
,
grazie
appunto
al
bisogno
che
il
pubblico
colto
dimostrava
:
più
che
di
una
nuova
scienza
,
di
un
punto
di
rilievo
facile
,
sicuro
e
perfino
atavico
.
Lasciamo
andare
le
conversioni
rumorose
,
chiassose
:
o
i
pamphlets
,
tipo
L
'
ora
di
Barabba
e
il
Dizionario
dell
'
uomo
selvatico
;
ma
guardate
,
per
esempio
,
certi
scrittori
,
come
l
'
Arcari
e
il
Piccoli
:
che
si
sentono
portati
e
quasi
trascinati
,
dopo
esperienze
puramente
critiche
e
filosofiche
,
l
'
uno
ad
un
romanzo
di
dibattito
religioso
,
l
'
altro
,
invece
,
sensuale
:
ed
entrambi
tuttavia
trapelanti
una
stessa
inquietudine
della
vita
e
dei
suoi
svolgimenti
fisici
,
morali
e
religiosi
.
Ma
questa
che
potrebbe
sembrare
una
deviazione
e
quasi
un
salto
nel
buio
è
invece
,
se
pur
così
diverso
nei
due
,
un
atto
verso
la
propria
purificazione
e
il
proprio
ritrovamento
.
Infatti
né
l
'
inquietudine
di
Arcari
,
né
quella
di
Piccoli
si
sentono
attraverso
quei
libri
,
placare
,
quantunque
il
Cielo
senza
Dio
(
Treves
)
e
Aliarda
(
Vallecchi
)
siano
in
fondo
due
romanzi
morali
.
Dove
ritroveremo
Arcari
,
non
sappiamo
ancora
;
ma
Piccoli
è
già
avviato
a
nuove
esperienze
:
e
il
suo
bellissimo
Itinerario
leopardiano
(
Treves
)
nel
quale
attraverso
Leopardi
lo
si
sente
ancora
cercare
sé
stesso
;
e
la
sua
eccellente
traduzione
del
Libro
della
mia
vita
di
Santa
Teresa
sono
due
sintomi
evidenti
che
la
sua
ricerca
continua
ancora
.
Fenomeni
;
segni
.
E
che
si
dirà
di
Prezzolini
che
con
il
suo
recente
Io
credo
(
Gobetti
,
Torino
)
va
a
radunare
tutti
i
suoi
dibattiti
di
ieri
,
a
coordinarli
,
per
cercare
anche
lui
un
centro
fermo
,
una
base
,
un
punto
di
appoggio
?
E
non
c
'
è
uomo
più
scaltrito
di
lui
:
carattere
e
temperamento
passato
ormai
attraverso
esperienze
filosofiche
innumerevoli
e
non
senza
spine
e
dramma
.
Si
dirà
che
tutti
costoro
,
per
quanto
dotati
e
abili
,
ancora
non
conchiudono
:
e
da
tante
pagine
agili
,
ricche
e
spesso
commosse
,
confessioni
vere
e
proprie
non
vengono
fuori
.
Ma
bisogna
dar
tempo
al
tempo
;
e
che
si
maturino
anche
i
fenomeni
recenti
della
nuova
riscossa
politica
:
i
quali
,
oggi
come
oggi
,
lasciano
perplessi
gli
uomini
di
pensiero
:
quando
non
addirittura
scontenti
.
Ma
forse
non
è
lontano
il
giorno
in
cui
una
luce
più
viva
tutti
ci
illumini
:
e
il
volto
mistico
della
nuova
generazione
trapeli
senza
maschera
.
StampaQuotidiana ,
Alla
politica
imperialista
,
egocentrica
,
dispotica
che
Bismarck
inaugurava
nell
'
Impero
da
lui
creato
venne
ad
opporsi
un
nuovo
partito
,
che
si
sottraeva
all
'
orbita
da
lui
tracciata
,
piazzandosi
nella
vita
nazionale
con
un
programma
autonomo
di
rivendicazioni
democratiche
e
sociali
:
il
Centro
,
capeggiato
da
Windthorst
.
Bismarck
che
non
ammetteva
ostacoli
e
si
vantava
di
saperli
spazzare
,
andando
sino
in
fondo
,
come
coi
Francesi
,
come
coi
Polacchi
,
volse
tutte
le
forze
a
sbarazzarsi
di
questi
antagonisti
,
e
volendo
stroncarli
alla
radice
,
chiamati
a
raccolta
nazionalisti
e
liberali
,
concentrò
i
fulmini
sulla
Chiesa
Romana
.
Poiché
questa
non
si
prestava
a
liberarlo
da
questi
cattolici
,
raccoltisi
in
partito
indipendente
,
scatenò
,
per
causa
di
Windthorst
,
la
grande
persecuzione
liberticida
contro
clero
e
Chiesa
che
si
disse
"
Kulturkampf
"
.
Nella
lunga
schermaglia
seguitane
tra
Bismarck
e
S
.
Sede
,
la
posta
che
egli
sempre
chiedeva
era
Windthorst
,
e
per
esso
il
Centro
.
"
Sbarazzatemi
di
quest
'
uomo
-
egli
chiedeva
a
tutti
i
fiduciari
del
Papa
-
e
io
abrogherò
il
Kulturkampf
"
.
Naturalmente
,
malgrado
lo
scatenamento
di
vessazioni
e
di
ingiurie
,
alle
quali
tutti
i
clienti
dei
dittatori
sono
particolarmente
portati
,
né
Pio
IX
,
né
Leone
XIII
sconfessarono
mai
né
il
Centro
né
il
suo
capo
;
e
si
limitarono
a
far
rispondere
che
il
Vaticano
non
si
immischiava
nella
politica
interna
degli
Stati
.
Ciò
esasperava
il
Cancelliere
di
ferro
il
quale
intonava
per
la
sua
troupe
coribantica
il
motivo
calunnioso
:
"
I
cattolici
del
Centro
sono
i
Guelfi
contro
l
'
Impero
,
sono
spie
francesi
,
gregge
senza
patria
,
alleati
di
socialisti
:
il
vescovo
Ketteler
è
un
demagogo
,
Windthorst
è
anti
-
cristiano
.
.
.
"
.
-
Tutto
questo
,
-
rimbeccava
il
piccolo
Guelfo
-
perché
non
siamo
deputati
.
.
.
bismarckiani
!
-
Due
cose
-
asseriva
Bismarck
,
-
mi
conservano
,
due
cose
mi
abbelliscono
la
vita
:
l
'
amore
di
mia
moglie
e
l
'
odio
di
Windthorst
.
Odio
che
accendeva
folgori
grandiloquenti
,
le
quali
non
turbavano
il
Leader
cattolico
;
alle
concioni
passionali
e
contraddittorie
del
Cancelliere
,
egli
opponeva
la
sua
dialettica
caustica
e
precisa
;
spietato
,
ironico
,
cavalleresco
,
col
suo
filo
di
voce
,
trivellava
le
costruzioni
retoriche
dell
'
antagonista
pomposo
e
ne
logorava
col
ridicolo
e
con
la
logica
sfavillante
i
sofismi
.
Intransigente
e
tranquillo
sopportò
tutte
le
arti
con
cui
il
Cancelliere
tentò
disfarsene
:
le
carezze
per
staccarlo
dal
Centro
,
le
manovre
per
metterlo
contro
il
Centro
,
i
ricatti
contro
la
S
.
Sede
,
le
interpretazioni
arbitrarie
di
documenti
pontifici
per
contrapporlo
al
Papa
;
pressioni
su
nunzi
apostolici
;
travisamenti
,
acrobazie
,
menzogne
montate
dalla
stampa
imperiale
.
Il
corpo
mingherlino
serrava
un
'
anima
consapevole
di
potere
presto
o
tardi
sottomettere
il
colosso
.
David
e
Golia
:
ma
,
in
attesa
di
colpirlo
in
pieno
,
se
lo
tirava
dietro
,
facendogli
ripercorrere
a
ritroso
tutta
la
via
del
"
Kulturkampf
"
.
*
*
*
Molto
tempo
nell
'
edificare
la
civiltà
si
perde
per
l
'
ignoranza
della
storia
.
Ah
,
se
i
nostri
denigratori
,
tra
un
insulto
e
un
'
insolenza
,
in
cui
tutta
si
documenta
la
nobiltà
spirituale
onde
sono
afflitti
,
studiassero
un
pochino
!
...
Bene
spesso
nelle
discussioni
parlamentari
su
progetti
di
legge
,
come
quelli
contro
il
socialismo
,
poiché
Windthorst
si
rifiutava
di
assecondare
le
mire
reazionarie
del
Cancelliere
,
questi
,
abilmente
,
per
molto
tempo
-
sino
a
quando
il
sistema
non
fu
.
.
.
denicotinizzato
dall
'
abuso
-
mescolava
nelle
questioni
politiche
l
'
elemento
religioso
,
onde
suscitare
imbarazzi
alla
coscienza
cattolica
dei
deputati
del
Centro
.
Senonché
,
mentre
A
.
Reichensperger
,
di
fronte
alla
minaccia
di
recrudescenze
antireligiose
stabiliva
:
"
Accada
quel
che
potrà
:
noi
dobbiamo
essere
anzitutto
coerenti
"
.
Windthorst
precisava
l
'
aconfessionalità
del
Centro
;
e
nel
1880
,
alla
vigilia
della
discussione
di
emendamenti
alle
Leggi
di
Maggio
-
fondamentali
del
"
Kulturkampf
"
-
fissava
con
la
Curia
alcuni
accordi
,
di
cui
il
primo
diceva
:
"
Nelle
questioni
puramente
politiche
il
Centro
è
affatto
libero
e
indipendente
dalla
S
.
Sede
"
.
E
stette
sulla
breccia
,
sino
alla
vittoria
,
per
vent
'
anni
,
sostenendo
contro
la
dittatura
una
politica
di
libertà
,
di
riforme
,
di
autonomie
.
Con
che
ironia
faceva
constatare
ai
liberali
come
la
difesa
della
libertà
fosse
lasciata
tutta
e
soltanto
agli
"
oscurantisti
romani
"
,
e
come
rideva
quando
i
cattolici
conservatori
-
cattolici
di
Stato
-
alleati
naturali
del
più
forte
,
lo
chiamavano
demagogo
!
Aveva
la
coscienza
d
'
una
missione
:
sovvertire
il
principio
pagano
hegeliano
d
'
infeudamento
della
Chiesa
nello
Stato
e
di
prussianizzazione
del
cattolicismo
.
Sereno
quanto
più
roco
grandinava
sulla
piccola
persona
lo
scroscio
dei
vilipendi
,
caricature
e
tutte
le
espressioni
,
onde
la
mediocrità
si
vendica
di
chi
osa
sormontarla
;
ironicamente
sprezzante
contro
la
ciurma
dei
reggipenne
del
Cancelliere
,
sciamata
poi
con
la
caduta
di
costui
;
pur
quando
obbligava
l
'
avversario
alle
prime
concessioni
,
dopo
nove
anni
di
lotte
,
e
quando
le
transazioni
potevano
risparmiare
ai
cattolici
prigione
ed
esilio
,
rimase
inflessibile
sul
postulato
:
abrogazione
intera
assoluta
delle
Leggi
di
Maggio
.
Sotto
la
pressione
di
quella
intransigenza
Bismarck
allacciava
disperatamente
trattative
con
la
S
.
Sede
e
...
cedeva
;
e
intanto
nelle
successive
elezioni
il
suo
partito
segnava
decimazioni
e
il
Centro
una
progressione
irrefrenabile
,
non
avendo
il
dittatore
,
benché
...
Bismarck
,
pensato
mai
a
un
sistema
"
totalitario
"
.
Stratega
formidabile
,
pregava
il
Cardinale
Jacobini
che
a
Roma
non
si
allarmassero
pel
vigore
con
cui
attaccava
il
Cancelliere
,
poiché
,
diceva
,
costui
non
cede
che
alla
paura
.
"
Con
una
periodicità
tenace
-
scrive
Gossau
-
metteva
in
linea
i
suoi
argomenti
,
poi
li
menava
all
'
assalto
,
tutti
insieme
,
sempre
gli
stessi
,
ma
sempre
agili
,
rinfrescati
,
gagliardi
,
contro
l
'
edificio
già
traballante
delle
Leggi
di
Maggio
"
.
E
intanto
che
scardinava
le
leggi
,
obbligava
Bismarck
ad
avvicinarsi
carezzevole
e
a
lanciare
ponti
al
Centro
che
per
tanti
anni
,
scomodando
storia
e
teologia
,
aveva
qualificato
nemico
dell
'
Impero
.
Nil
sub
sole
novi
...
Vedo
in
quegli
anni
pullulare
,
sotto
il
fermento
del
Centro
,
una
generazione
-
ahi
,
non
spontanea
!
-
di
sorrisi
cortigianeschi
alla
Chiesa
romana
,
già
oppugnata
fragorosamente
in
nome
della
Kultur
.
Che
nemesi
sentiva
nella
sua
alacre
anima
Windthorst
!
I
nemici
di
Roma
si
profondevano
in
salamelecchi
verso
il
Papa
e
verso
i
principi
della
Chiesa
,
così
come
i
figli
d
'
Aretino
in
Italia
,
bastardi
dell
'
ateo
Maurras
di
Francia
,
oggi
,
tra
un
'
alcova
e
una
roulette
,
gratificano
noi
cattolici
di
lezioni
catechetiche
!
...
I
giornalisti
di
Bismarck
-
udite
!
udite
!
-
"
si
facevano
vedere
in
giro
con
rosarii
i
cui
grani
erano
grossi
come
nocciole
"
:
e
ciò
per
mostrare
come
il
cattolicismo
fosse
contro
il
P
.
P
.
I
pardon
!
,
contro
il
Centro
.
Bismarck
,
di
fronte
all
'
ostinazione
di
questo
contro
il
settennato
,
iniziò
una
campagna
elettorale
sfruttando
il
nome
di
Leone
XIII
contro
Windthorst
,
cui
la
Kölnische
Zeitung
(
organo
competente
come
alcuni
giornali
di
Roma
!
)
definiva
"
l
'
antipapa
guelfo
"
;
mentre
gli
aristocratici
renani
e
slesiani
(
nil
sub
sole
...
)
tentavano
"
in
pieno
accordo
con
gli
scritti
pontificali
"
(
!
)
di
fondare
,
contro
il
centro
,
un
partito
cattolico
conservatore
!
Non
riuscirono
,
naturalmente
.
Fu
quella
una
campagna
elettorale
tremenda
,
simile
alla
campagna
che
...
avremo
in
Italia
,
in
cui
Bismarck
con
abilità
satanica
si
adoperò
a
mettere
in
piedi
-
lui
!
-
un
'
antitesi
tra
il
Centro
e
la
S
.
Sede
.
Ma
i
cattolici
,
sgombrati
degli
elementi
più
retrivi
e
pavidi
,
non
si
lasciarono
fuorviare
.
Windthorst
,
benché
malato
e
contro
il
divieto
del
medico
,
si
gettò
nella
mischia
con
una
vigoria
impetuosa
:
e
l
'
ultima
battaglia
elettorale
fu
la
sua
massima
vittoria
.
"
Vinto
dalla
Chiesa
a
cui
aveva
ceduto
per
isolare
da
essa
il
Centro
,
Bismarck
aveva
creduto
almeno
di
poter
vincere
Windthorst
"
.
Fu
un
disastro
.
Egli
dovette
venire
a
patti
col
piccolo
Guelfo
.
Questi
,
in
un
colloquio
drammatico
,
gli
chiese
nettamente
:
ritorno
dei
Gesuiti
,
ristabilimento
dello
statu
quo
di
prima
del
1870
.
Bismarck
cedette
e
intanto
domandò
chi
volesse
per
successore
:
(
da
uomo
intelligente
,
direbbe
Labriola
,
si
preoccupava
della
successione
)
.
Windthorst
fece
il
nome
di
Caprivi
.
Poche
ore
dopo
Guglielmo
II
congedava
il
gran
cancelliere
e
gli
sostituiva
Caprivi
.
L
'
imperatore
raccoglieva
il
programma
sociale
del
Centro
a
favore
degli
operai
,
vantandosi
d
'
essere
d
'
accordo
con
Leone
XIII
.
A
chi
tornava
a
chiamarlo
socialista
,
Windthorst
rispondeva
:
"
Ma
allora
il
Dio
del
Sinai
fu
il
primo
dei
socialisti
?
"
.
Un
anno
dopo
la
caduta
dell
'
avversario
di
tutta
la
sua
vita
politica
,
Windthorst
moriva
.
Ebbe
onori
imperiali
al
suo
funebre
.
E
si
disse
:
"
Windthorst
è
morto
e
vive
;
Bismarck
vive
ed
è
morto
!
"
.
"
Bismarck
-
conclude
Gossau
-
aveva
iniziato
il
Kulturkampf
,
per
sbarazzarsi
del
piccolo
Guelfo
;
e
il
Kulturkampf
invece
ingigantì
la
sua
potenza
;
mirando
a
sopprimere
il
Centro
,
non
riuscì
che
a
moltiplicarne
le
ragioni
di
esistenza
"
sì
che
nato
debole
ed
eterogeneo
"
il
Centro
-
constatava
un
avversario
-
sotto
il
martello
bismarckiano
si
è
forgiato
in
un
blocco
solido
,
vigoroso
,
omogeneo
"
.
Il
che
,
mi
pare
,
si
ripete
ed
ha
la
sua
conferma
nelle
persecuzioni
che
si
stanno
abbattendo
sul
Partito
Popolare
,
che
è
il
Centro
italiano
.
.
.
Che
peccato
non
sapere
la
storia
!
StampaQuotidiana ,
Dopo
avere
detto
dei
redditi
che
occorre
denunciare
ai
fini
della
imposta
complementare
sul
reddito
,
è
più
simpatico
,
per
il
contribuente
,
dire
delle
detrazioni
che
si
possono
fare
dal
totale
dei
redditi
.
Bisogna
innanzi
tutto
distinguere
due
specie
differenti
di
detrazioni
:
quelle
che
si
possono
sintetizzare
nelle
parole
detrazioni
per
spese
e
annualità
passive
e
quelle
che
si
dicono
per
carichi
di
famiglia
.
Il
contribuente
,
il
quale
tenga
sotto
gli
occhi
il
modulo
di
dichiarazione
,
scriverà
le
prime
a
pagina
4
,
le
seconde
a
pagina
5
.
Importa
tener
ben
separate
le
due
specie
di
detrazione
;
ed
il
perché
cercherò
di
spiegarlo
con
un
esempio
:
Tizio
Caio
9000
7000
Totale
dei
redditi
Detrazioni
della
prima
specie
(
spese
ed
annualità
3100
1000
passive
)
Reddito
netto
5900
6000
Detrazioni
della
seconda
specie
(
carichi
di
famiglia
)
3300
Reddito
imponibile
5900
2700
Ambo
i
contribuenti
sono
esenti
,
ma
per
ragioni
diverse
.
Tizio
è
scapolo
od
ammogliato
senza
prole
;
non
ha
persone
a
carico
e
non
ha
quindi
diritto
ad
alcuna
detrazione
della
seconda
specie
.
Però
,
pur
avendo
9000
lire
di
reddito
,
ha
debiti
e
paga
imposte
diverse
per
3100
lire
all
'
anno
(
detrazioni
della
prima
specie
)
.
Il
suo
reddito
netto
,
risultando
di
sole
lire
5900
,
non
è
tassabile
.
Chiamasi
reddito
netto
quello
che
risulta
dalla
somma
dei
vari
redditi
detratte
le
spese
ed
annualità
passive
.
Se
il
reddito
netto
non
raggiunge
almeno
le
6000
lire
(
per
esempio
è
di
sole
5999
lire
)
,
il
contribuente
è
esente
.
Può
darsi
che
il
netto
raggiunga
le
6000
lire
e
tuttavia
il
contribuente
sia
ugualmente
esente
.
È
il
caso
di
Caio
,
il
quale
,
fortuna
o
disgrazia
volle
fosse
fornito
di
numerosa
figliuolanza
ed
avesse
genitori
e
sorelle
a
carico
.
In
totale
egli
può
dimostrare
di
avere
undici
persone
a
carico
.
Ha
quindi
diritto
a
detrarre
dal
netto
un
ventesimo
di
questo
per
ogni
persona
a
carico
;
epperciò
,
undici
ventesimi
di
6000
ossia
3300
lire
.
Detraendo
questa
,
si
ottiene
in
lire
2700
il
reddito
imponibile
.
Il
reddito
"
imponibile
"
sarebbe
quasi
un
reddito
"
ultra
netto
"
,
ottenuto
deducendo
dal
reddito
già
netto
le
detrazioni
per
carichi
di
famiglia
.
Perché
,
dirà
il
lettore
,
fare
queste
detrazioni
una
dopo
l
'
altra
e
non
insieme
?
Perché
in
tal
modo
il
contribuente
ha
maggiori
probabilità
di
essere
esente
.
Gode
dell
'
esenzione
senz
'
altro
se
,
come
nel
caso
di
Tizio
,
il
reddito
semplicemente
netto
non
raggiunge
le
lire
6000
.
In
tal
caso
non
è
più
necessario
di
preoccuparsi
se
vi
siano
o
non
vi
siano
carichi
di
famiglia
.
Se
poi
il
netto
raggiunge
o
supera
le
6000
lire
,
c
'
è
caso
di
poter
godere
ugualmente
dell
'
esenzione
,
se
le
persone
a
carico
sono
molte
.
Caio
,
ad
esempio
,
che
ne
ha
undici
,
è
esente
,
perché
sono
immuni
coloro
il
cui
reddito
ultranetto
od
imponibile
non
raggiunge
le
lire
3000
.
Due
sono
adunque
le
ragioni
dell
'
esenzione
:
non
avere
un
reddito
netto
di
lire
6000
,
o
non
avere
un
reddito
imponibile
di
lire
3000
.
Basta
una
sola
di
queste
due
condizioni
per
essere
esente
.
Spiegato
così
il
meccanismo
generale
delle
detrazioni
,
comincio
a
dire
delle
detrazioni
della
prima
specie
dette
per
spese
ed
annualità
passive
.
"
Spesa
"
è
una
parola
che
tutti
capiscono
e
che
si
capirà
meglio
aggiungendo
che
essa
comprende
anche
le
imposte
e
tasse
.
Si
può
cominciare
a
dire
che
il
contribuente
,
dovendo
essere
tassato
sul
suo
reddito
netto
,
ha
diritto
di
detrarre
tutte
le
"
spese
"
che
riducano
il
reddito
medesimo
:
quando
si
dice
tutte
si
vuol
dire
davvero
tutte
,
nessuna
esclusa
.
Per
ciò
,
ad
esempio
,
si
porteranno
in
deduzione
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
già
pagate
dal
contribuente
.
L
'
imposta
"
complementare
"
sul
reddito
,
come
dice
la
parola
stessa
"
complementare
"
,
è
un
'
imposta
aggiunta
a
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
esistenti
e
vuole
colpire
il
reddito
già
depurato
da
esse
.
Altrimenti
sarebbe
un
'
imposta
sull
'
imposta
.
Dopo
aver
detto
che
si
detraggono
tutte
le
spese
ed
imposte
,
bisogna
subito
fare
alcune
avvertenze
:
1
)
Fa
d
'
uopo
che
si
tratti
di
una
spesa
vera
e
propria
.
È
spesa
quella
somma
che
si
è
dovuto
erogare
per
ottenere
il
reddito
.
Il
negoziante
che
deve
spendere
10000
lire
per
l
'
affitto
del
negozio
sopporta
una
vera
spesa
perché
,
senza
di
essa
,
non
avrebbe
potuto
ottenere
il
reddito
;
ma
se
lo
stesso
negoziante
paga
poi
10000
lire
per
l
'
affitto
del
suo
appartamento
privato
,
questa
non
è
più
una
spesa
nel
senso
finanziario
.
È
una
erogazione
del
reddito
già
ottenuto
.
Se
potesse
dedursi
,
come
spesa
,
la
pigione
,
perché
non
il
vitto
e
i
vestiti
e
il
teatro
e
i
viaggi
,
ecc
.
ecc
.
?
Tutti
i
redditi
si
ridurrebbero
a
zero
;
o
almeno
al
fisco
rimarrebbe
solo
da
tassare
il
risparmio
.
Ma
chi
confesserebbe
ancora
di
aver
fatto
un
risparmio
,
se
bastasse
dire
di
avere
speso
il
reddito
per
non
pagare
l
'
imposta
?
Sia
dunque
ben
chiaro
che
le
spese
sono
tutte
e
sole
quelle
sostenute
allo
scopo
di
ottenere
il
reddito
,
escluse
quelle
che
si
fanno
per
spenderlo
,
quando
lo
si
sia
già
ottenuto
.
Nove
decimi
di
contribuenti
,
quando
per
la
prima
volta
sono
chiamati
all
'
ufficio
delle
imposte
,
cadono
a
questo
proposito
in
equivoco
.
All
'
agente
-
chiamiamolo
ancora
così
,
sebbene
oggi
il
suo
vero
nome
sia
"
procuratore
alle
imposte
"
-
il
quale
gli
afferma
che
il
suo
reddito
è
,
ad
esempio
,
di
6000
lire
,
il
contribuente
replica
,
indignato
,
che
si
tratta
di
un
'
enormità
,
che
egli
non
si
è
mai
sognato
di
avere
un
tal
reddito
;
ed
eccolo
a
snocciolare
la
filza
delle
sue
"
spese
"
:
5000
lire
per
l
'
alloggio
,
l000
lire
al
mese
alla
moglie
per
la
casa
,
totale
12000
lire
all
'
anno
;
e
poi
medici
e
medicine
,
vestiti
,
carbone
,
qualche
piccola
scampagnata
.
Egli
non
se
la
può
cavare
con
meno
di
20
000
lire
all
'
anno
di
spesa
,
a
farla
stretta
stretta
.
Come
può
l
'
agente
asseverare
che
gli
restino
6000
lire
all
'
anno
di
reddito
?
L
'
agente
,
che
lo
aspettava
al
solito
notissimo
varco
,
non
ha
più
che
da
prendere
atto
della
confessione
spontanea
del
contribuente
:
se
questi
confessa
di
spendere
20000
lire
,
ciò
vuol
dire
che
le
aveva
guadagnate
.
Guardi
,
il
contribuente
,
come
egli
era
stato
prudente
e
onesto
nel
fissargli
un
reddito
di
sole
6000
lire
!
Complimenti
per
il
successo
del
negozio
,
che
gli
dà
20000
lire
all
'
anno
.
È
probabile
che
,
chi
è
cascato
una
volta
nell
'
equivoco
del
significato
della
parola
"
spesa
"
non
ci
caschi
una
seconda
.
Ma
è
un
equivoco
frequentissimo
per
i
principianti
.
2
)
Fa
d
'
uopo
che
la
spesa
non
sia
già
stata
detratta
.
Nelle
detrazioni
,
come
nei
redditi
,
non
bisogna
fare
il
bis
in
idem
.
Se
il
contribuente
,
negoziante
,
ha
già
detratto
il
fitto
del
negozio
quando
ha
concordato
il
reddito
commerciale
da
tassarsi
con
l
'
imposta
di
ricchezza
mobile
,
ed
ha
fissato
in
lire
30000
il
reddito
netto
del
negozio
,
non
potrà
dalle
30000
lire
dedurne
nuovamente
il
fitto
,
quando
compila
la
denuncia
per
la
complementare
.
Giova
osservare
che
i
redditi
singoli
già
tassati
dall
'
imposta
terreni
,
fabbricati
e
ricchezza
mobile
sono
già
netti
dalle
proprie
spese
di
produzione
;
ed
essendo
già
netti
,
bisogna
denunciarli
tali
e
quali
,
senza
purificarli
ulteriormente
.
Si
devono
e
possono
invece
detrarre
le
imposte
,
per
esempio
quella
di
ricchezza
mobile
,
pagate
su
quel
reddito
.
3
)
Finalmente
è
necessario
che
le
spese
ed
imposte
si
riferiscano
ai
redditi
denunciati
.
Riferendomi
all
'
articolo
precedente
,
dirò
che
nei
casi
in
cui
si
deve
denunciare
il
reddito
per
il
1925
,
bisognerà
detrarre
altresì
le
spese
e
tasse
pagabili
nello
stesso
anno
1925
,
e
non
quelle
pagate
nel
1924
.
Se
si
devono
invece
denunciare
i
redditi
del
1924
,
bisognerà
detrarre
le
imposte
pagate
nello
stesso
1924
.
Se
non
si
conoscono
ancora
tutte
le
imposte
pagabili
nel
1925
,
Si
faccia
riserva
di
rettifica
od
aggiunta
.
Alla
regola
dell
'
anno
,
fa
eccezione
soltanto
l
'
imposta
sul
patrimonio
.
In
via
di
legalità
pura
,
questa
non
si
sarebbe
dovuta
detrarre
affatto
,
perché
essa
non
si
riferisce
né
ai
redditi
del
1924
né
a
quelli
del
1925;
ma
al
patrimonio
esistente
al
1°
gennaio
1920
,
di
cui
avrebbe
dovuto
costituire
una
amputazione
per
una
volta
tanto
,
sia
pure
ripartibile
,
per
comodità
di
pagamento
,
in
dieci
o
venti
annualità
.
Altro
è
,
però
,
la
legalità
stretta
ed
altro
è
l
'
equità
.
Il
legislatore
volle
,
riflettendo
che
in
realtà
l
'
imposta
patrimoniale
è
pagata
sul
reddito
,
equamente
riconoscere
il
diritto
alla
detrazione
anche
di
essa
.
Il
contribuente
detragga
quindi
l
'
imposta
patrimoniale
,
la
quale
essendo
costante
,
non
importa
sia
quella
del
1924
o
del
1925
.
Se
la
tassazione
è
ancora
provvisoria
,
detraggasi
la
cifra
provvisoria
,
salvo
a
chiedere
un
supplemento
di
detrazione
quando
si
conosca
la
valutazione
definitiva
.
Il
contribuente
,
il
quale
abbia
effettuato
il
riscatto
della
patrimoniale
,
conserva
il
diritto
di
detrarre
per
tutto
il
resto
del
ventennio
o
del
decennio
l
'
importo
di
essa
,
che
avrebbe
dovuto
pagare
,
se
non
avesse
effettuato
il
riscatto
.
Badisi
,
non
l
'
importo
pagato
a
titolo
di
riscatto
,
ma
quello
che
avrebbe
pagato
se
il
riscatto
non
fosse
avvenuto
.
Chi
abbia
effettuato
(
non
semplicemente
richiesto
)
il
riscatto
entro
il
31
dicembre
1925
ha
inoltre
un
secondo
vantaggio
:
di
potere
detrarre
per
i
tre
anni
1925
,
1926
e
1927
dal
suo
reddito
complessivo
una
somma
corrispondente
al
2%
del
patrimonio
riscattato
.
Sono
due
vantaggi
cospicui
(
detrazione
dell
'
imposta
che
si
sarebbe
pagata
e
detrazione
del
2%
)
,
i
quali
dovrebbero
indurre
molti
contribuenti
ad
effettuare
il
riscatto
.
StampaPeriodica ,
Guadagna
più
di
me
!
Residuo
ultimo
di
tutte
le
analisi
che
possiamo
tentare
sulla
stragrande
maggioranza
degli
appartenenti
ai
ceti
medii
urbani
-
impiegati
di
Stato
o
privati
,
professionisti
,
piccoli
reddituari
-
è
questo
:
l
'
odio
verso
l
'
operaio
,
verso
l
'
uomo
che
porta
la
casacca
,
verso
l
'
uomo
che
lavora
negli
impianti
industriali
o
nelle
manifatture
.
Questo
odio
è
la
vera
scaturigine
di
quell
'
alone
di
simpatia
che
anche
nei
ceti
medii
urbani
,
persiste
attorno
al
fascismo
.
Si
è
detto
che
la
magistratura
-
categoria
che
rappresenta
tipicamente
i
medii
ceti
italiani
-
è
irriducibilmente
filofascista
;
non
si
è
stati
esatti
nell
'
espressione
.
La
magistratura
è
irriducibilmente
antioperaia
.
Chiedete
agli
avvocati
come
se
la
passino
ora
i
ferrovieri
,
imputati
di
reati
comuni
,
dinanzi
ai
tribunali
.
L
'
altro
giorno
assistetti
per
caso
a
un
episodio
giudiziario
spaventevole
:
"
spaventevole
"
,
non
si
può
dire
diversamente
.
Andava
una
causetta
per
furto
:
imputato
,
un
operaio
meccanico
.
Finite
le
deposizioni
e
la
requisitoria
,
il
Presidente
chiede
all
'
imputato
:
"
Ma
insomma
,
all
'
epoca
del
furto
,
quanto
guadagnavate
,
voi
?
"
"
Quaranta
lire
"
,
"
Quaranta
lire
"
,
replica
il
giudice
agro
agro
.
"
Quaranta
lire
...
Più
di
me
!
"
.
E
rivolto
al
Pubblico
Ministero
,
amaramente
:
"
Più
di
lei
"
.
E
all
'
avvocato
difensore
:
"
Mi
raccomando
,
avvocato
:
sia
breve
"
.
L
'
avvocato
era
troppo
esperto
per
non
essere
breve
,
quando
la
causa
era
già
spacciata
.
L
'
imputato
,
si
capisce
,
ebbe
il
suo
bravo
massimo
della
pena
.
"
Guadagnava
quaranta
lire
al
giorno
!..."
"
Allora
,
quella
lì
portava
le
calze
di
seta
!
"
"
Li
ho
veduti
io
dal
fiorista
,
dal
fruttarolo
:
un
operaio
,
un
giorno
,
comprò
le
rose
a
quattro
lire
l
'
una
"
.
L
'
elenco
delle
imputazioni
fatte
alla
classe
operaia
si
esaurisce
in
queste
formule
.
Il
"
guadagnava
più
di
me
"
è
il
sigillo
definitivo
di
una
condanna
che
l
'
avvocato
,
il
professore
,
l
'
impiegato
infliggono
all
'
operaio
.
L
'
Italia
,
che
nella
storia
dello
sviluppo
del
capitalismo
moderno
-
che
è
poi
la
storia
della
civilizzazione
moderna
-
non
presentò
finora
nessun
carattere
interessante
e
proprio
ora
vi
fa
la
sua
comparsa
con
questa
sollevazione
passionale
e
violenta
che
travolge
precisamente
quelle
categorie
,
donde
uscivano
le
capacità
tecniche
,
le
iniziative
intraprenditrici
,
le
categorie
insomma
che
passavano
per
essere
le
portatrici
dello
spirito
capitalistico
;
con
questa
sollevazione
che
procede
rapidissimamente
con
la
convulsione
della
leggenda
(
"
le
100
lire
al
giorno
degli
scaricatori
del
porto
"
:
orrore
e
abominazione
!
!
!
)
e
con
il
contagio
dell
'
adesione
dei
giovani
(
studenti
)
e
delle
donne
(
impiegate
,
donne
di
casa
,
grandi
dame
)
.
Il
fascismo
é
il
movimento
attivo
di
quest
'
odio
:
tutta
la
sua
vitalità
,
cui
tanti
non
vollero
credere
,
tutta
la
sua
buona
fede
,
che
alla
maggioranza
dei
suoi
militanti
è
stolto
negare
,
hanno
in
questo
odio
il
loro
alimento
.
La
definizione
di
questo
odio
non
è
facile
.
I
professori
dell
'
abbaco
marxista
se
la
cavano
con
la
formuletta
dell
'
"
odio
di
classe
"
:
consentitemi
di
non
usarla
.
Il
fenomeno
è
un
riflesso
,
sì
,
dello
sviluppo
capitalistico
,
di
cui
-
in
margine
-
risente
il
nostro
paese
:
ma
non
me
la
sento
di
attribuire
ai
ceti
medii
italiani
la
patente
di
"
classe
borghese
"
,
e
soprattutto
non
credo
che
una
"
classe
borghese
"
come
esiste
davvero
in
Inghilterra
o
in
Germania
,
possa
"
odiare
"
l
'
operaio
.
Del
resto
,
un
esame
un
po
'
più
preciso
di
questo
odio
dei
ceti
medii
ci
persuaderà
che
esso
ha
dei
caratteri
addirittura
arcaici
.
Per
trovare
apparizioni
collettive
che
gli
si
possano
paragonare
,
bisogna
camminare
indietro
nella
storia
fin
quando
il
primo
telaio
non
era
stato
inventato
,
o
lontano
nel
mondo
fino
ai
paesi
in
cui
il
grano
si
macina
con
una
pietra
confricata
sull
'
altra
.
Alla
radice
di
questo
odio
c
'
è
il
rancore
per
i
grossi
salarii
goduti
dall
'
operaio
,
o
supposti
goduti
dall
'
operaio
.
Dunque
:
avidità
di
guadagno
,
auri
sacra
fames
.
Werner
Sombart
nelle
sue
osservazioni
sullo
incipiente
sviluppo
capitalistico
in
Italia
,
notava
che
un
grave
ostacolo
era
rappresentato
dalla
poca
coscienziosità
dei
lavoratori
e
dalla
disordinata
cupidigia
degli
imprenditori
:
due
magagne
gemelle
,
due
forme
dell
'
avidità
di
guadagno
,
diversissima
dall
'
impulso
al
lucro
capitalistico
razionale
.
L
'
avidità
di
guadagno
del
cocchiere
o
del
barcaiolo
napoletano
,
o
di
qualunque
culi
asiatico
che
faccia
un
mestiere
simile
,
si
dimostra
straordinariamente
più
penetrante
,
e
soprattutto
,
più
spregiudicata
di
quella
di
un
cocchiere
inglese
:
il
che
non
vuole
affatto
dire
che
il
cocchiere
o
il
barcaiuolo
napoletano
abbiano
una
maggiore
predisposizione
a
diventare
buoni
imprenditori
o
fortunati
capitalisti
.
I
nostri
armatori
della
marineria
a
vela
di
Camogli
o
di
Sorrento
erano
arditissima
gente
che
avrebbe
potuto
ripetere
il
motto
di
quell
'
antico
capitano
di
mare
olandese
:
"
Se
c
'
è
del
guadagno
andrei
attraverso
l
'
Inferno
,
purché
Belzebù
non
mi
bruci
le
vele
"
:
ma
nessuno
,
che
abbia
un
'
idea
dell
'
odierna
industria
degli
armamenti
,
proporrebbe
gli
armatori
camoglini
,
audaci
abenteuer
-
kapitalisten
,
ad
esempio
di
una
razionale
intrapresa
marittima
.
Le
parole
sacramentali
con
cui
il
capitano
iniziava
il
solito
rapporto
all
'
armatore
:
"
economia
e
sollecitudine
sono
state
le
due
massime
che
condussero
a
buon
fine
il
presente
viaggio
"
farebbero
un
po
'
ridere
adesso
:
l
'
economia
e
la
sollecitudine
restano
sempre
qualità
eccellenti
per
gli
affari
,
ma
l
'
armatore
moderno
sa
che
i
dividendi
della
anonima
dipendono
,
poniamo
,
dal
mercato
dei
noli
assai
più
che
dalle
tonnellate
di
carbone
sparagnate
dal
capitano
;
e
-
se
è
davvero
un
armatore
moderno
-
sul
mercato
dei
noli
concentra
metodicamente
,
razionalmente
,
tutta
la
sua
attenzione
,
e
rinuncia
a
taglieggiare
l
'
equipaggio
.
Ebbene
:
i
ceti
medii
italiani
hanno
,
confrontati
con
le
classi
borghesi
straniere
,
la
mentalità
del
barcaiolo
napoletano
o
dell
'
armatore
camoglino
.
La
stessa
disordinata
avidità
di
guadagno
:
la
stessa
deficienza
di
spirito
capitalistico
,
inteso
come
impulso
al
lucro
razionale
.
Di
qui
,
l
'
astio
e
l
'
invidia
contro
i
grossi
salarii
degli
operai
:
chi
guadagna
meno
è
incapace
di
concepire
tutto
l
'
ingranaggio
capitalistico
,
è
incapace
di
immaginare
che
ci
possano
essere
degli
imprenditori
i
quali
se
ne
fregano
di
pagare
largamente
l
'
operaio
,
perché
essi
stessi
larghissimamente
e
razionalmente
lucrano
.
Il
salario
dell
'
operaio
è
staccato
dal
complesso
del
fenomeno
capitalistico
,
che
i
ceti
medii
non
comprendono
,
e
,
allora
,
naturalmente
,
appare
una
mostruosità
.
...
Eppure
io
ho
i
miei
studi
!
Ma
i
grossi
salari
non
suscitarono
soltanto
invidia
:
suscitarono
una
vera
indignazione
moralistica
,
come
se
fosse
sconvolto
l
'
ordine
delle
cose
umane
o
divine
.
Questa
indignazione
è
il
secondo
aspetto
dell
'
odio
dei
ceti
medii
.
Essa
ha
la
sua
formula
di
rito
nel
lamento
,
che
nel
dopoguerra
,
echeggia
a
complemento
dell
'
altra
:
"
Guadagna
più
di
me
-
eppure
,
io
,
ho
i
miei
studi
!
!
!
"
.
In
questa
esclamazione
che
abbiamo
sentito
ripetere
tante
volte
,
ci
sono
sottintesi
due
concetti
tradizionali
:
1
.
-
Che
gli
"
studii
"
diano
una
specie
di
"
legittima
aspettativa
"
a
decorosi
guadagni
;
2
.
-
Che
la
dignità
delle
categorie
che
hanno
compiuto
gli
studii
sia
offesa
,
da
un
rialzo
di
mercedi
a
chi
non
ha
"
studii
"
.
La
"
legittima
aspettativa
"
che
sorge
dall
'
aver
fatto
"
studii
"
è
perfettamente
paragonabile
all
'
attesa
della
prebenda
che
sorge
nel
bramino
indiano
che
ha
letto
il
sacro
libro
dei
Veda
-
ed
è
così
a
posto
,
materialmente
,
nella
vita
.
C
'
è
un
rituale
da
seguire
,
per
arrivare
a
godere
della
prebenda
:
e
l
'
esecuzione
del
rituale
assicura
la
prebenda
.
In
nessun
popolo
dell
'
Europa
occidentale
,
come
nell
'
italiano
,
c
'
è
,
in
fondo
,
una
riluttanza
cosi
singolare
a
cambiare
mestiere
o
professione
.
La
morale
professionale
consiste
,
prima
di
tutto
,
a
rimanere
nella
professione
per
cui
si
sono
fatti
gli
"
studii
"
;
secondariamente
,
a
veder
riconosciute
le
proprie
capacità
dall
'
autorità
politica
,
per
mezzo
di
onorificenze
,
o
di
prebende
(
noblesse
de
robe
nella
Francia
del
'700
,
e
curiali
nel
Regno
di
Napoli
:
ecco
gli
antenati
diretti
)
.
Spingendo
all
'
estremo
questa
morale
professionale
,
si
arriva
alle
condizioni
dell
'
India
,
dove
lo
sviluppo
capitalistico
é
impedito
,
non
dal
disprezzo
fra
le
caste
,
ma
dalla
disistima
che
suscita
ogni
lesione
del
rituale
;
cioè
dalla
indignazione
derivante
da
ogni
innovazione
tecnica
o
economica
,
che
consenta
una
rapida
formula
materiale
a
chi
invece
deve
avere
fortuna
secondo
le
vie
tradizionali
.
Pensandoci
bene
,
vediamo
che
l
'
ideale
dell
'
operaio
,
come
se
lo
immaginano
i
medii
ceti
italiani
,
corrisponde
perfettamente
all
'
operaio
indiano
come
lo
adoperano
gli
industriali
inglesi
delle
Indie
:
un
lavoratore
d
'
occasione
,
un
perpetuo
avventizio
.
Poca
paga
,
e
scarso
rendimento
.
Appena
si
ha
tanto
in
saccoccia
da
fare
una
vita
meno
peggio
al
villaggio
,
ci
si
ritorna
:
l
'
industriale
rimpiazzerà
con
un
altro
.
(
Questo
,
nel
linguaggio
ufficioso
degli
elogiatori
delle
virtù
della
stirpe
,
si
chiama
anche
l
'
attaccamento
dei
lavoratori
italiani
alla
patria
lontana
)
.
Ecco
l
'
operaio
di
cui
si
è
sicuri
che
non
offenderà
mai
la
dignità
delle
categorie
che
,
per
guadagnare
,
hanno
fatto
i
loro
"
studii
"
:
che
cioè
possiederà
quella
speciale
forma
di
disciplina
sociale
che
sta
a
cuore
ai
professionisti
,
agli
impiegati
ai
giudici
,
a
coloro
insomma
che
hanno
letto
il
sacro
libro
dei
Veda
all
'
Università
o
al
Liceo
o
all
'
Istituto
tecnico
.
Naturalmente
,
questo
paragone
dei
ceti
medi
italiani
con
le
categorie
prebendarie
dell
'
India
non
esaurisce
la
configurazione
dei
ceti
medii
italiani
.
Ma
bisogna
ricordare
questo
estremo
opposto
alla
civilizzazione
capitalistica
,
che
è
l
'
India
,
per
rendere
evidente
non
una
inesistente
affinità
di
due
gruppi
sociali
(
ceti
medii
italiani
e
caste
dotte
governanti
indiane
)
ma
tutta
la
lontananza
del
gruppo
che
ci
interessa
(
ceti
medii
italiani
)
da
una
classe
"
borghese
"
europea
.
L
'
odio
contro
l
'
operaio
ha
,
dunque
,
un
carattere
precapitalistico
con
delle
venature
o
da
mercanti
,
o
da
curiali
.
Il
movimento
fascista
,
che
ne
trae
origine
,
ne
rimane
viziato
da
una
formidabile
contraddizione
rispetto
alla
civilizzazione
capitalistica
.
Reazione
inglese
.
Il
genuino
stato
d
'
animo
di
una
"
classe
borghese
"
verso
il
proletariato
,
specialmente
in
periodi
di
crisi
,
in
periodi
in
cui
la
disoccupazione
spinge
alla
superficie
visibile
della
società
le
miserie
profonde
,
non
è
l
'
odio
,
come
oggi
lo
nutrono
i
ceti
medii
italiani
:
ma
il
disprezzo
.
È
il
disprezzo
verso
il
povero
,
soprattutto
,
ma
in
genere
verso
l
'
operaio
,
che
noi
troviamo
là
dove
una
classe
borghese
si
è
saldamente
costituita
,
come
in
Inghilterra
fin
dalla
prima
metà
del
secolo
scorso
.
La
"
respectability
"
borghese
implicava
un
disprezzo
verso
gli
appartenenti
alle
classi
bisognose
,
che
,
più
o
meno
,
versavano
in
strettezze
:
tutti
i
grandi
stranieri
che
scrivono
e
testimoniano
sull
'
Inghilterra
del
1830-60
(
Herzen
,
Engels
,
Fontane
,
Ledru
Rollin
)
restano
impressionati
dallo
scherno
che
circonda
la
povertà
,
dalla
assoluta
incapacità
dei
borghesi
inglesi
di
credere
che
sotto
la
casacca
dell
'
operaio
possa
battere
un
cuore
di
vero
gentleman
.
La
"
umanità
"
dei
rapporti
verso
il
prossimo
è
pressoché
soffocata
:
basterebbe
ricordare
tutti
gli
avvilimenti
che
la
filantropia
borghese
ha
imposto
nei
paesi
più
progrediti
,
ai
beneficati
:
basterebbe
ricordare
che
,
fino
a
qualche
anno
fa
,
i
ragazzi
degli
orfanotrofi
di
Amsterdam
erano
condotti
alle
funzioni
religiose
vestiti
con
un
giubbino
metà
nero
e
metà
rosso
o
metà
verde
e
metà
rosso
:
qualche
cosa
di
molto
analogo
alla
toilette
dei
burattini
e
dei
forzati
.
Si
disprezza
il
povero
,
ma
non
lo
si
odia
.
Questo
rapporto
sentimentale
del
borghese
verso
il
povero
sorge
dal
profondo
della
rivoluzione
religiosa
protestante
,
per
cui
l
'
amore
del
prossimo
si
manifesta
in
prima
linea
con
l
'
adempimento
del
lavoro
professionale
,
cioè
con
il
disimpegno
integrale
ed
esauriente
del
lavoro
di
ciascuno
,
sia
salariato
od
imprenditore
:
diretto
alla
trasformazione
razionale
del
mondo
,
cioè
alla
conquista
capitalistica
del
mondo
.
Finché
l
'
operaio
è
strumento
mal
pagato
e
mal
vestito
,
il
borghese
lo
disprezza
:
quando
,
per
qualsiasi
congiuntura
,
l
'
operaio
è
pagato
bene
,
non
è
più
il
"
povero
"
,
lo
rispetta
.
Questa
concezione
brutale
e
spregiudicata
dei
rapporti
fra
ricco
e
povero
è
il
segreto
della
sanità
anglosassone
,
è
il
segreto
della
sicurezza
con
cui
i
popoli
anglosassoni
procedono
per
ignes
,
attraverso
il
fuoco
della
civilizzazione
capitalistica
,
senza
la
formidabile
palla
al
piede
costituita
dall
'
odio
borghese
verso
le
categorie
operaie
.
Da
ciò
deriva
la
squisita
sensibilità
sociale
,
la
estrema
sicurezza
dei
mezzi
e
la
precisa
determinazione
degli
obiettivi
,
che
è
propria
dei
grandi
movimenti
reazionari
inglesi
.
In
Inghilterra
,
dove
esistono
veramente
uno
sviluppo
capitalistico
e
una
classe
borghese
,
non
si
perde
il
tempo
a
bastonare
l
'
operaio
,
si
procede
a
colpire
l
'
industria
.
La
violenza
ad
personam
appare
,
com
'
è
,
un
espediente
inutile
:
si
ricorre
alla
filantropia
.
In
una
società
fondata
sullo
sviluppo
capitalistico
,
sull
'
impulso
di
lucro
razionale
dell
'
imprenditore
,
la
reazione
non
e
mai
stata
cieca
:
ha
sempre
marciato
con
passo
sicuro
,
dritta
alla
méta
.
"
Reazione
,
"
in
senso
proprio
è
questo
:
"
colpire
quello
sviluppo
e
quell
'
impulso
,
colpirli
in
nome
della
tradizione
,
in
nome
della
pietà
avìta
,
in
nome
della
religione
,
delle
convenienze
,
della
filantropia
:
ma
colpirli
,
paralizzarli
"
.
Questa
è
reazione
nel
suo
significato
proprio
.
In
Inghilterra
,
il
suo
tentativo
classico
si
ebbe
verso
il
1850
:
quando
la
filantropia
conservatrice
riuscì
ad
imporre
il
Ten
Hours
Act
(
Atto
delle
dieci
ore
di
lavoro
)
.
Non
erano
i
rappresentanti
dei
lavoratorori
che
davano
questo
primo
involontario
avviamento
alla
legislazione
sociale
:
erano
i
gran
signori
,
i
Tory
,
era
Lord
Shaftesbury
,
il
tipo
ideale
dell
'
artistocrate
,
secondo
Emerson
:
era
Dickens
,
l
'
uomo
che
rimpianse
sempre
la
old
merry
England
,
la
vecchia
allegra
Inghilterra
di
Mr
.
Pickwik
.
Il
movimento
reazionario
di
Shaftesbury
e
di
Dickens
era
tipicamente
reazionario
per
questo
:
con
la
protezione
filantropica
degli
operai
,
volevano
colpire
a
morte
lo
sviluppo
industriale
del
loro
paese
,
volevano
rimandare
alle
campagne
le
masse
inurbate
volevano
mortificare
l
'
iniziativa
degli
imprenditori
,
volevano
liquidare
l
'
industria
inglese
.
Con
quel
fiuto
fine
,
che
solo
la
esperienza
di
una
grande
aristocrazia
può
dare
,
Shaftesbury
comprese
che
sviluppo
ìndustriale
voleva
dire
,
prima
o
poi
,
attacco
socialista
:
e
reazionario
dei
più
geniali
e
potenti
che
siano
comparsi
nella
storia
inglese
,
non
pensò
mica
di
far
bastonare
o
di
far
mitragliare
gli
operai
,
anche
allora
sovversivi
,
ma
mirò
alla
paralisi
della
macchina
capitalistica
,
in
nome
della
pietà
umana
,
come
Dickens
,
nel
suo
grande
romanzo
Hard
Times
vi
mirò
in
nome
della
bellezza
e
della
piacevolezza
della
vita
di
un
tempo
.
Se
a
Shaftesbury
,
se
a
Dickens
,
se
a
qualcheduno
dei
tanti
ricchi
inglesi
che
li
seguirono
avessero
proposto
di
agire
materialmente
contro
gli
operai
,
così
avrebbero
risposto
:
"
A
che
cosa
serve
!
"
.
Perché
da
inglesi
reazionari
sì
,
ma
inglesi
,
avevano
vivo
il
senso
del
disprezzo
verso
il
povero
,
ma
mancava
completamente
in
essi
l
'
odio
per
il
povero
.
Reazione
italiana
.
Ritorniamo
ai
ceti
medii
italiani
.
L
'
astio
contro
la
classe
operaia
dà
luogo
ad
una
reazione
spicciola
,
irritante
,
isterica
,
che
non
può
condurre
al
colpo
di
Stato
-
ma
il
colpo
di
Stato
non
vuol
dire
niente
,
non
risolve
niente
.
L
'
odio
contro
la
classe
operaia
è
,
in
realtà
,
una
ribellione
contro
il
regime
di
sviluppo
industriale
importato
in
Italia
da
trenta
anni
,
e
a
cui
la
borghesia
italiana
si
è
dimostrata
impreparata
e
immatura
-
ma
ribellarsi
contro
le
vere
vittime
della
grande
produzione
,
i
salariati
,
è
stolto
e
vile
.
Se
i
medi
ceti
italiani
,
per
ragioni
tradizionali
,
per
una
loro
mentalità
precapitalistica
,
bottegaia
e
prebendale
,
non
possono
tollerare
la
presenza
e
lo
sviluppo
di
una
classe
operaia
,
la
conseguenza
logica
e
coraggiosa
veramente
e
virilmente
reazionaria
,
non
è
che
una
:
far
tabula
rasa
con
la
grande
industria
italiana
,
risospingere
l
'
Italia
indietro
com
'
era
prima
del
decennio
1890-900
,
rinunciare
ad
una
produzione
industriale
per
il
grande
mercato
internazionale
e
per
il
mercato
interno
.
Se
i
ceti
medii
italiani
si
sentono
a
disagio
nel
macchinismo
della
produzione
manifatturiera
fino
a
trovare
la
presenza
sola
di
un
operaio
"
provocante
"
e
"
indisponente
"
,
non
è
con
la
classe
operaia
che
devono
prendersela
,
ma
con
chi
l
'
ha
evocata
sulla
scena
,
con
chi
la
adopera
come
strumento
.
Bisogna
mirare
all
'
evocatore
nascosto
del
malefizio
,
alla
ristrettissima
categoria
di
veri
capitalisti
-
intimamente
antifascisti
-
che
spinti
dalla
febbre
del
lucro
capitalistico
si
preparano
a
ricreare
stasera
,
domani
,
dopodomani
,
sempre
,
quegli
aggruppamenti
operai
che
i
fascisti
hanno
"
conquistato
"
,
quelle
organizzazioni
operaie
che
i
fascisti
hanno
stamane
disperso
.
La
ribellione
e
il
colpo
di
stato
devono
innestarsi
su
qualche
cosa
di
più
potente
,
un
programma
di
politica
anti
-
industriale
,
di
cui
i
pochi
e
solitarii
liberisti
intransigenti
italiani
hanno
già
da
tempo
preparato
il
programma
minimo
.
Questa
sarebbe
"
reazione
"
nel
significato
in
cui
l
'
esperimentò
l
'
Inghilterra
e
gli
altri
paesi
con
uno
sviluppo
capitalistico
autonomo
e
vivace
,
non
di
importazione
:
con
una
classe
borghese
ben
preparata
;
e
quindi
con
dei
reazionari
lungimiranti
e
sicuri
di
sé
,
come
si
conviene
ai
paesi
forti
e
serii
.
Ma
i
nostri
ceti
medii
,
i
quali
si
esauriscono
nell
'
"
odio
"
verso
il
salariato
,
dimostrano
per
ciò
stesso
di
non
costituire
una
classe
borghese
fortemente
e
seriamente
reazionaria
.
Prendendosela
con
gli
operai
e
basta
,
essi
dimostrano
semplicemente
la
loro
immaturità
a
vivere
in
un
paese
avviato
coartatamente
alla
grande
produzione
industriale
,
e
la
loro
impotenza
a
trasformarlo
:
cioè
dimostrano
la
loro
intima
infelicità
.
Il
fascismo
,
espressione
politica
di
quei
ceti
medii
ne
riflette
tutta
la
crisi
:
bastona
gli
operai
,
e
va
in
brodo
di
giuggiole
dinanzi
alle
declamazioni
sull
'
espansione
industriale
della
Terza
Italia
,
e
simili
temi
retorici
.
La
sua
reazione
è
superficiale
,
torbida
,
convulsionaria
:
ma
non
attinge
dalla
profondità
della
tradizione
,
non
sa
ammantarsi
e
non
sa
valersi
di
tutte
le
infelicità
che
un
affrettato
e
imposto
sviluppo
industriale
ha
accumulato
in
Italia
,
come
espedienti
validissimi
per
i
reazionari
veri
che
non
sono
venuti
.
Il
fascismo
fa
le
passeggiate
militari
nelle
città
industriali
e
rispetta
venerabondo
la
grande
industria
.
La
reazione
è
così
troncata
,
e
compare
in
tutta
la
sua
povertà
e
in
tutta
la
sua
sterilità
.
I
ceti
medii
italiani
,
di
fronte
alla
grande
industria
,
si
attengono
ancora
all
'
ideale
della
"
vita
temperata
"
e
dello
"
stato
pacifico
"
di
due
secoli
fa
,
a
questa
intima
tendenza
antiindustriale
non
può
venir
fuori
,
perché
è
sotto
una
doppia
crosta
,
robustissima
,
costituita
:
1
.
da
una
moda
letteraria
e
accademica
per
l
'
"
espansione
industriale
"
,
per
la
"
valorizzazione
del
lavoro
italiano
"
,
per
lo
"
sviluppo
delle
nostre
energie
latenti
"
,
ed
altre
cose
del
genere
;
2
.
dal
fatto
(
indiscutibile
)
che
la
grande
industria
,
quale
è
stata
trapiantata
in
Italia
presenta
dei
caratteri
di
Abenteuer
-
Kapitalismus
,
di
pirateria
che
piacciono
molto
,
e
piacciono
molto
precisamente
,
e
impongono
soggezione
,
perché
i
ceti
medii
italiani
non
sono
una
"
classe
borghese
"
abituata
ad
aver
da
fare
con
dei
veri
imprenditori
,
e
a
diffidare
degli
avventurieri
,
dei
falampi
,
del
"
projectistes
"
.
Dilettantismo
industrialoide
.
Sull
'
efficacia
della
moda
letteraria
ognuno
può
accertarsi
direttamente
.
La
"
Lega
Navale
"
,
la
"
Lega
Italiana
"
e
tutta
le
associazioni
minori
,
per
esempio
,
ne
offrono
prove
infinite
.
I
bollettini
della
"
Lega
Navale
"
sono
una
miniera
di
documenti
sullo
stato
d
'
animo
dei
ceti
medii
.
Società
anonime
cooperative
con
azioni
da
200
lire
ciascuna
...
per
dare
incremento
allo
sviluppo
dell
'
Italia
sul
mare
;
centinaia
di
ordini
del
giorno
votati
da
studenti
,
impiegati
,
avvocati
,
per
dirimere
conflitti
marinari
...
e
salvare
la
marina
;
preoccupazioni
e
batticuori
di
ragionieri
lombardi
perché
si
varino
"
molte
navi
"
affinché
l
'
Italia
sia
"
grande
sul
mare
"
:
tutta
roba
inutile
ed
innocentissima
,
di
cui
i
veri
pochi
uomini
d
'
affari
che
si
occupano
della
marina
sono
i
primi
a
ridere
.
Il
recente
congresso
della
Lega
Italiana
a
Roma
è
stato
una
vera
tornata
accademica
,
e
quella
che
vi
partecipò
è
tutta
gente
che
vuole
"
valorizzare
"
,
"
sviluppare
"
,
"
espandere
"
:
ma
le
sue
idee
della
attività
nazionale
trovano
il
loro
perfetto
interprete
in
V
.
E
.
Orlando
,
che
si
fa
loro
a
narrare
e
a
proporre
l
'
esempio
dell
'
espansione
commerciale
di
Firenze
,
ai
tempi
gloriosissimi
-
e
barattieri
-
dell
'
arte
della
lana
...
quando
ancora
non
esisteva
nè
un
imprenditore
nè
un
salariato
nel
significato
moderno
dei
due
termini
!
La
Lega
Italiana
dovrebbe
rimanere
celebre
nelle
cronache
dell
'
industrialismo
accademico
,
per
gli
ordini
del
giorno
vibratissimi
votati
durante
la
Conferenza
di
Genova
,
quando
le
menti
dei
suoi
soci
furono
percosse
dallo
spavento
...
di
restare
-
orrore
!
-
senza
petrolio
.
Fu
allora
che
la
presidenza
mandò
a
Schanzer
telegrammi
lancinanti
:
e
fu
allora
-
se
le
mie
informazioni
sono
esatte
-
che
il
ministro
Schanzer
chiedeva
disperato
al
comm
.
Francesco
Giannini
:
"
Se
non
riusciamo
ad
avere
almeno
una
lettera
di
Lloyd
George
,
come
farò
à
presentarmi
al
Parlamento
?
Che
cosa
mi
dirà
tutta
questa
gente
,
per
il
petrolio
?
"
.
Il
petrolio
del
Caucaso
,
il
carbone
di
Eraclea
,
e
in
genere
le
"
materie
prime
"
:
ecco
le
ondate
che
percorrono
,
ad
intervalli
variabili
,
la
superficie
di
tutta
una
folla
di
oneste
persone
,
che
se
ne
avessero
i
mezzi
si
guarderebbero
bene
di
impegnarsi
nell
'
industria
dell
'
armamento
e
in
concessioni
petrolifere
.
-
Gente
che
non
è
mai
stata
una
volta
in
aeroplano
,
nè
in
un
campo
di
aviazione
,
sarà
fieramente
allarmata
dalla
notizia
che
taluni
provvedimenti
o
negligenze
del
Governo
compromettono
"
l
'
avvenire
aereo
della
nazione
"
:
e
una
"
lega
aerea
"
interverrà
d
'
urgenza
ad
agire
"
perché
l
'
Italia
abbia
libero
il
suo
cielo
"
.
-
La
Leonardo
da
Vinci
deve
essere
riattata
"
per
dimostrare
la
valentia
dell
'
ingegneria
italiana
"
:
e
,
per
tacer
del
Senato
,
negli
stessi
collegi
professionali
si
trovano
dei
teorici
che
ne
fanno
,
disinteressatamente
,
un
punto
di
onore
.
-
Le
fiere
campionarie
messe
su
da
un
"
projectiste
"
d
'
ingegno
,
come
Umberto
Notari
,
diventano
spedizioni
di
argonauti
che
vanno
a
portare
il
vello
d
'
oro
delle
industrie
italiane
:
e
si
passa
per
cervelli
gretti
e
privi
di
iniziativa
se
si
arriva
a
mettere
in
dubbio
che
turchi
e
lapponi
aspettino
proprio
la
Trinacria
per
comprare
la
roba
in
Italia
.
-
Vecchi
relitti
di
propaganda
futurista
,
antichi
orecchiamenti
di
"
dinamismo
"
,
scarti
della
poesia
della
macchina
e
dell
'
officina
,
tutto
ritorna
a
galla
,
tutto
fa
brodo
:
e
così
qualunque
forma
della
attività
industriale
si
presta
a
questa
esaltazione
letteraria
,
perpetrata
nella
massima
buona
fede
,
cui
la
folla
degli
innocenti
amatori
della
"
vita
temperata
"
arriva
attraverso
schemi
reclamistici
e
metafore
slombate
:
e
l
'
industrialismo
accademico
dei
medii
ceti
italiani
trova
tutto
degno
di
patriottica
attenzione
,
dal
"
carbon
bianco
"
...
al
sughero
di
Sardegna
.
;
Questo
dilettantismo
industrialoide
dei
medii
ceti
è
la
massima
forma
di
interessamento
permessa
da
tradizioni
curiali
e
prebendali
,
da
una
cultura
pseudo
-
umanistica
che
sola
,
apre
l
'
ingresso
nella
carriera
agli
uffici
e
ai
"
posti
"
,
e
insieme
stampiglia
socialmente
i
suoi
adepti
con
la
qualifica
di
"
persona
che
ha
fatto
i
suoi
studi
"
,
persona
per
bene
cioè
che
ha
diritto
ad
avere
un
trattamento
decoroso
in
modo
da
poter
mantenere
la
distanza
rispetto
alla
"
bassa
gente
"
.
Abenteuer
-
Kapitalismus
Ma
la
grande
industria
impone
soggezione
ai
medii
ceti
perché
è
trivellatrice
.
L
'
assalto
all
'
erario
,
che
in
altri
paesi
produrrebbe
larghi
movimenti
di
opinione
pubblica
,
qui
finisce
per
produrre
una
larga
ammirazione
per
gli
Abenteuer
-
kapitalismus
che
lo
conducono
con
fortuna
.
Si
trova
che
sono
"
furbi
"
,
"
accidenti
"
,
"
sacramenti
"
-
o
,
addirittura
,
si
trova
che
sono
valentissimi
imprenditori
:
il
che
è
assolutamente
falso
.
Nel
carattere
composito
dell
'
imprenditore
moderno
(
in
cui
si
riuniscono
i
tratti
distintivi
del
conquistatore
del
commerciante
)
il
pubblico
italiano
è
sempre
disposto
ad
apprezzare
i
tratti
del
conquistatore
più
degli
altri
:
e
siccome
quasi
tutte
le
grandi
figure
dell
'
industria
italiana
hanno
avuto
precisamente
più
l
'
audacia
del
colpo
di
mano
protezionistico
che
la
saggezza
dell
'
organizzatore
,
i
medii
ceti
italiani
sono
sicuri
che
anche
l
'
Italia
ha
prodotto
una
classe
industriale
di
primo
ordine
:
e
chi
ne
dubita
è
"
antipatriotta
"
.
Il
trucco
protezionistico
è
considerato
come
un
mezzo
affatto
naturale
di
far
progredire
una
industria
:
non
si
pensa
,
non
si
è
capaci
di
pensare
che
,
di
fronte
alle
genuine
capacità
dell
'
imprendimento
moderno
,
questo
modo
di
avvantaggiarsi
denota
,
oltre
a
tutto
,
una
speciale
forma
di
pigrizia
,
una
tendenza
alla
prebenda
:
e
nella
classifica
dei
mezzi
di
arricchire
,
potrebbe
stare
assai
bene
vicino
a
quei
tre
famosi
,
che
erano
indicati
nei
libricini
del
Rinascimento
:
1
.
-
La
cerca
di
tesori
;
2
.
-
L
'
accalappiamento
di
eredità
;
3
.
-
La
clientela
:
rendersi
persona
grata
presso
qualche
ricco
cittadino
,
allo
scopo
di
ricevere
una
parte
delle
sue
ricchezze
.
Gli
industriali
italiani
si
rendono
persone
grate
presso
lo
Stato
,
e
ricevono
delle
sovvenzioni
e
delle
tariffe
protettive
.
I
medii
ceti
italiani
ammirano
questa
audacia
venturiera
,
e
non
sospettano
neppure
che
essa
non
è
affatto
"
capitalistica
"
,
e
che
quegli
uomini
sono
assai
più
vicini
allo
"
speculante
"
e
al
"
condottiero
"
del
'900
che
ad
un
intraprenditore
inglese
o
americano
.
Ad
accentuare
,
nei
medii
ceti
italiani
,
questa
stortura
di
discernimento
,
si
è
aggiunta
l
'
orticaria
militaresca
,
per
cui
la
"
conquista
di
nuovi
mercati
"
è
concepita
mitologicamente
come
una
specie
di
conseguenza
obbligatoria
delle
vittorie
guerresche
.
L
'
"
amore
di
terra
lontana
"
sospira
in
tutte
le
relazioni
dei
Consigli
di
amministrazione
,
e
diventa
addirittura
appassionato
nei
discorsi
di
coloro
-
e
sono
legione
-
i
quali
credono
che
poiché
gli
italiani
hanno
vinto
sul
Piave
,
in
Colombia
,
in
Arabia
e
alla
Nuova
Guinea
non
aspettino
altro
che
di
essere
"
conquistati
"
,
"
penetrati
"
dalla
produzione
italiana
!
E
per
chiarire
questo
stato
d
'
animo
,
basterà
una
citazione
.
Scriveva
tempo
fa
l
'
on
.
Meuccio
Ruini
,
ex
ministro
delle
Colonie
,
a
proposito
delle
Colonie
Portoghesi
:
"
Vi
furono
due
anni
fa
,
iniziative
di
gruppi
industriali
e
bancari
italiani
per
un
accordo
col
Portogallo
per
lo
sfruttamento
dell
'
Angola
,
che
offre
grandissime
risorse
agricole
e
,
sovra
tutto
,
di
materie
prime
industriali
.
Gli
studi
ed
i
primi
passi
non
ebbero
seguito
,
anche
perché
il
Governo
italiano
non
si
mostrò
entusiasta
dell
'
idea
.
Senza
voler
esaltare
manie
imperialistiche
,
certo
è
che
sarebbe
stato
opportuno
per
l
'
Italia
-
che
non
ha
alcuna
finestra
sull
'
Atlantico
-
una
penetrazione
nell
'
Angola
"
.
In
queste
poche
righe
,
c
'
è
tutto
:
le
"
materie
prime
"
,
"
la
finestra
sull
'
Atlantico
"
la
"
penetrazione
"
.
La
mitologia
è
al
completo
:
ed
è
un
ministro
di
ieri
e
di
domani
che
parla
!
"
Sarebbe
stata
opportuna
una
penetrazione
nell
'
Angola
...
"
Chissà
perché
poi
nell
'
Angola
?
Forse
perché
l
'
Angola
è
del
Portogallo
,
e
-
senza
voler
esaltare
manie
imperialistiche
-
si
crede
che
sia
facile
"
conquistare
nuovi
mercati
"
,
"
penetrare
"
,
"
espandersi
"
,
quando
si
ha
da
fare
col
Portogallo
....
Angola
..
materie
prime
....
finestra
sull
'
Atlantico
...
Possibilissimo
che
di
qui
a
due
mesi
il
caucciù
di
Angola
apparisca
indispensabile
all
'
Italia
come
il
petrolio
del
Caucaso
e
il
carbone
di
Eraclea
.
È
possibilissimo
che
qualcheduno
proponga
di
saltar
addosso
...
al
Portogallo
,
che
qualche
ministro
lanci
là
,
alla
platea
,
le
frasi
aspettate
sui
"
vitali
interessi
"
,
e
che
si
faccia
la
gesta
d
'
oltremare
.
Sicuro
:
noi
siamo
sempre
in
procinto
di
partire
per
una
gesta
di
oltremare
.
I
medii
ceti
italiani
hanno
dell
'
espansione
industriale
di
un
paese
l
'
identica
idea
che
ne
avevano
i
pisani
o
i
genovesi
del
'300
:
qualche
cosa
di
composito
fra
i
trucchi
dei
mercanti
,
la
guerra
di
corsari
,
la
ripartizione
della
masserizia
predata
.
Conclusione
.
I
ceti
medii
italiani
impreparati
a
sopportare
lo
sforzo
e
la
tensione
,
imposti
dall
'
attuale
stadio
di
sviluppo
capitalistico
,
se
la
pigliano
con
la
classe
operaia
.
Non
riescono
,
però
,
ad
essere
risolutamente
anti
-
industriali
,
cioè
ad
essere
intimamente
reazionari
,
appunto
perché
non
sono
una
classe
borghese
moderna
:
e
perché
,
quindi
,
sentono
vivamente
l
'
influenza
di
un
industrialismo
da
letterati
e
da
condottieri
.
Perciò
il
loro
destino
è
stato
e
sarà
in
questa
alternativa
:
O
soffrire
umiliazioni
e
privazioni
nei
periodi
di
più
fittizia
attività
industriale
,
durante
le
riprese
che
si
fanno
sentire
nella
artificiale
grande
industria
italiana
,
come
riflesso
e
contraccolpo
delle
grandi
"
corse
all
'
oro
"
internazionali
;
O
vendicarsi
contro
gli
operai
,
"
sfogarsi
"
,
nei
periodi
di
grande
crisi
.
Il
fascismo
urbano
,
il
fascismo
delle
regioni
industriali
è
l
'
espressione
di
questa
persistente
e
fatale
infelicità
.
StampaPeriodica ,
Caro
Gobetti
,
Questi
che
ti
mando
sono
semplicemente
degli
appunti
.
Non
vogliono
essere
una
critica
della
Conferenza
di
Genova
,
e
neppure
il
solito
impressionismo
che
sul
nostro
foglio
sarebbe
una
stonatura
.
E
neppure
-
infine
-
sono
rivelazioni
di
retroscena
,
che
io
non
conosco
,
e
che
forse
non
ci
sono
stati
.
Appunti
:
e
nient
'
altro
.
Avendo
osservato
la
Conferenza
,
e
veduto
all
'
opera
qualche
personaggio
di
rilievo
,
ce
ne
ho
forse
tanto
da
fare
un
"
papier
"
non
privo
d
'
interesse
.
Ad
ogni
modo
,
servirà
di
diversivo
,
una
volta
tanto
,
ai
lettori
di
Rivoluzione
Liberale
.
Non
mi
propongo
altro
.
Perché
proprio
a
Genova
Io
mi
trovavo
presente
a
Cannes
,
all
'
Hotel
Carlton
,
quando
l
'
on
.
Bonomi
annunciò
ai
giornalisti
italiani
che
la
Conferenza
economica
europea
si
sarebbe
tenuta
a
Genova
.
Mi
par
di
vederlo
,
con
quella
sua
aria
imbambolata
:
"
E
noi
,
della
delegazione
italiana
abbiamo
pensato
che
Genova
sarebbe
la
città
più
adatta
...
per
il
suo
glorioso
passato
marinaro
...
E
poi
c
'
è
palazzo
San
Giorgio
...
"
.
Ma
insomma
,
si
capiva
che
la
scelta
di
Genova
aveva
una
storia
non
chiara
:
e
questa
storia
la
conobbi
dopo
,
durante
la
Conferenza
.
A
Cannes
,
nell
'
ultima
seduta
del
Consiglio
Supremo
,
Lloyd
George
aveva
varato
il
progetto
di
una
conferenza
da
tenersi
in
Italia
.
Bonomi
doveva
naturalmente
indicare
la
località
.
Il
buon
Bonomi
,
pensando
agli
alberghi
del
Lido
,
propose
formalmente
Venezia
.
Silenzio
imbarazzante
da
parte
di
Briand
,
che
si
ricordava
le
gazzarre
veneziane
contro
la
missione
militare
di
Fayolle
.
E
finalmente
se
ne
ricordò
anche
Bonomi
,
il
quale
però
non
sapeva
come
rimediare
alla
gaffe
.
Fu
allora
che
Lloyd
George
tirò
fuori
Genova
.
"
No
,
no
-
egli
disse
testualmente
-
Venezia
non
serve
.
A
Venezia
ci
vanno
tutte
le
coppie
in
viaggio
di
nozze
:
il
nostro
non
sarà
un
viaggio
di
nozze
.
Venezia
ci
renderebbe
ridicoli
.
Preferisco
Genova
"
.
E
fu
deciso
per
Genova
...
sperando
di
sfuggire
al
ridicolo
.
Il
Club
dei
potenti
Lloyd
George
concepì
la
Conferenza
come
una
specie
di
palingenesi
diplomatica
,
a
cui
si
dovesse
convitare
quanta
più
gente
fosse
possibile
.
Queste
sagre
della
diplomazia
son
indispensabili
per
gli
uomini
democratici
anglosassoni
:
quello
che
noi
stampiamo
su
sei
colonne
sui
nostri
giornali
:
"
Le
solenni
assise
della
ricostruzione
"
e
simile
roba
,
per
loro
è
una
necessità
rituale
,
in
cui
credono
fermamente
.
Inoltre
,
Lloyd
George
ha
l
'
assoluto
preconcetto
che
si
debba
trattare
soltanto
con
i
"
premiers
"
.
A
Genova
,
nei
primi
giorni
,
sorse
anzi
qualche
piccolo
inconveniente
rispetto
alla
delegazione
italiana
,
perché
Lloyd
George
non
si
poteva
capacitare
che
Facta
era
un
premier
...
con
cui
non
si
poteva
trattare
.
Egli
era
lievemente
irritato
quando
sapeva
che
qualche
primo
ministro
-
come
Schoeber
-
progettava
di
lasciare
Genova
per
qualche
giorno
.
Li
voleva
avere
tutti
,
tutti
,
-
anche
i
meno
importanti
,
-
presenti
alle
"
solenni
assise
"
,
pronti
a
servirgli
come
teste
di
turco
o
come
serviziali
da
adoperarsi
contro
terzi
,
come
fece
con
Stambulinski
.
Gli
uomini
vicini
a
Lloyd
George
si
affannano
a
vantare
l
'
arte
con
cui
questo
uomo
sa
risparmiare
il
proprio
tempo
:
ma
io
non
ne
credo
sillaba
.
Sir
Edward
Grigg
,
una
sera
,
annunciò
con
grande
serietà
che
"
ora
mai
il
signor
Lloyd
George
si
è
convinto
della
necessità
di
colloqui
informativi
precedenti
alle
grandi
riunioni
:
un
metodo
di
lavoro
di
cui
egli
si
trova
molto
soddisfatto
"
.
Questo
metodo
con
tanto
di
barba
che
Lloyd
George
crede
di
averlo
scoperto
lui
,
in
realtà
non
fu
mai
applicato
,
perché
il
ministro
inglese
di
colloqui
"
informativi
"
ne
teneva
perfino
quaranta
al
giorno
:
il
che
vuol
dire
non
informarsi
seriamente
di
niente
.
L
'
enorme
estensione
della
Conferenza
,
accresciuta
dalla
presenza
di
tutti
i
premiers
pronti
in
anticamera
,
rendeva
necessario
un
vero
caleidoscopio
di
visite
a
Villa
Albertis
.
Quindi
,
Lloyd
George
"
lavorava
"
solo
nelle
sedute
del
Club
più
ristretto
,
con
Cicerin
,
Barthou
,
Schanzer
.
Il
mondo
,
nelle
riunioni
di
questo
club
,
era
formulato
in
tante
entità
astratte
e
disseccato
in
tanti
pseudoconcetti
:
Ucraina
,
Germania
,
Galizia
orientale
,
Petrolio
,
Valuta
,
e
così
via
.
La
discussione
si
estendeva
a
perdita
di
fiato
intorno
a
questi
nomi
.
Per
certe
giornate
con
colloqui
di
otto
,
dieci
ore
,
sempre
fra
le
stesse
persone
"
alla
ricerca
di
una
formula
"
,
"
intente
ad
uno
sforzo
in
corso
"
,
era
assolutamente
impossibile
ricostruire
il
corso
delle
discussisi
,
ritrovare
la
vena
di
continuità
,
intravederne
lo
sbocco
.
Potevano
essere
come
le
interminabili
discussioni
degli
arabi
,
in
cui
ciascuno
sa
già
quello
che
l
'
altro
dice
per
disteso
,
e
tutti
continuano
a
parlare
a
turno
,
gravemente
,
immobili
sotto
il
sole
,
mentre
le
mosche
si
fermano
all
'
angolo
degli
occhi
dell
'
oratore
e
degli
ascoltatori
impassibili
...
Alle
otto
o
alle
nove
di
sera
si
vedeva
tornare
Visconti
Venosta
,
stanco
di
una
giornata
di
logomachie
,
esaurito
da
lunghe
ore
di
attesa
,
e
condannato
a
ricamare
sopra
un
canovaccio
miserabile
quelle
comunicazioni
che
la
mattina
seguente
sarebbero
comparse
diluite
su
tutta
una
pagina
di
giornale
.
Una
sera
,
il
marchese
arriva
più
stanco
e
sgangherato
che
mai
,
con
in
mano
una
grossa
valigia
di
cuoio
.
Siede
"
agli
accorrenti
cavalieri
in
mezzo
"
,
e
dopo
le
solite
cerimonie
,
apre
la
valigia
.
Dentro
c
'
era
un
unico
foglio
:
un
foglio
di
carta
da
scrivere
a
macchina
:
dico
uno
.
Il
riassunto
del
lavoro
della
giornata
,
compiuto
dal
Club
,
su
un
'
unica
cartucciella
,
racchiusa
in
una
valigia
.
Un
simbolo
impareggiabile
.
I
verbali
Un
resoconto
stenografico
di
queste
riunioni
,
a
poterlo
avere
,
dev
'
essere
esilarante
.
Ma
non
sr
può
avere
,
poiché
non
fu
mai
redatto
.
Si
fecero
soltanto
dei
verbali
:
e
non
sempre
.
Anzi
,
la
vera
ragione
della
ostentata
preferenza
di
Lloyd
George
per
i
colloqui
"
confidenziali
"
o
"
informativi
"
era
questo
:
che
non
se
ne
redigevano
verbali
.
Lloyd
George
è
nemico
dei
verbali
,
che
legano
,
impacciano
,
compromettono
...
Vero
è
che
anche
quando
il
verbale
c
'
è
,
Lloyd
George
ci
rimedia
.
Valga
per
tutti
questo
caso
.
In
una
conversazione
ristrettissima
,
a
tre
,
fra
Lloyd
George
,
Barthou
e
Schanzer
,
sorge
contestazione
fra
Barthou
e
Lloyd
George
su
una
frase
,
che
secondo
Barthou
,
Lloyd
George
avrebbe
detto
giorni
prima
.
Lloyd
George
negava
di
averla
detta
mai
.
Sì
no
,
sì
no
,
si
manda
a
pigliare
il
verbale
di
quella
tale
riunione
.
Lloyd
George
si
impadronisce
del
documento
,
e
lo
legge
.
Barthou
,
seduto
dall
'
altra
parte
della
tavola
,
ascoltava
:
Schanzer
,
in
piedi
accanto
a
Lloyd
George
,
seguiva
,
senza
parere
,
con
la
coda
dell
'
occhio
,
il
testo
inglese
.
Schanzer
rimase
fortemente
colpito
quando
vide
che
Lloyd
George
,
arrivato
al
punto
interessante
,
cambiava
completamente
il
testo
delle
sue
documentazioni
riportate
dal
verbale
,
sostituendole
con
altre
improvvisate
,
e
,
naturalmente
,
concordi
con
le
sue
recentissime
asserzioni
.
Barthou
-
sempre
dall
'
altra
parte
del
tavolo
-
continuava
ad
ascoltare
,
e
alla
fine
,
da
perfetto
gentiluomo
,
non
volle
controllare
e
ammise
di
avere
sbagliato
.
"
È
vero
:
voi
non
avete
mai
detto
quella
frase
"
...
Questo
episodio
è
autentico
:
fu
io
stesso
con
on
.
Schanzer
che
,
veramente
impressionato
,
non
seppe
tacerlo
ad
un
altro
membro
della
delegazione
italiana
.
Lloyd
George
e
la
stampa
Il
"
lavoro
"
del
club
procedeva
dunque
in
un
modo
abbastanza
bizzarro
.
Ma
non
era
su
di
esso
,
neppure
,
che
faceva
grande
assegnamento
Lloyd
George
.
Il
suo
mezzo
eroico
per
fare
avanzare
la
Conferenza
erano
le
dichiarazioni
alla
stampa
.
La
sua
tattica
,
in
fondo
,
si
riassumeva
qui
:
con
l
'
imposizione
ai
capi
di
governo
europei
di
venire
a
Genova
,
richiamare
su
Genova
l
'
attenzione
di
tutto
il
mondo
;
e
valersi
poi
di
questa
attenzione
per
creare
un
piedistallo
reclamistico
alle
proprie
trovate
,
e
farle
così
passare
nelle
sedute
del
club
.
L
'
esempio
classico
di
questo
suo
sistema
di
superare
le
difficoltà
fu
il
primo
grande
meeting
della
stampa
a
Palazzo
S
.
Giorgio
.
Il
club
discuteva
già
da
tre
giorni
-
si
capisce
a
vuoto
-
sul
trattato
russo
-
tedesco
e
sulle
misure
da
prendersi
.
L
'
atteggiamento
di
Lloyd
George
,
a
questo
proposito
,
fu
variamente
discusso
:
fra
l
'
altro
un
giornale
di
Genova
,
basandosi
su
informazioni
tedesche
,
ne
aveva
dato
una
interpretazione
forse
troppo
pessimistica
e
maliziosa
.
La
cosa
richiamò
l
'
attenzione
del
signor
Mc
.
Clure
,
di
Sir
Grigg
e
di
altri
consiglieri
di
Lloyd
George
.
Occorreva
una
smentita
personale
del
premier
.
Il
giornalista
interessato
-
che
poi
ero
io
-
avrebbe
voluto
avere
una
smentita
particolare
:
come
successo
giornalistico
non
ci
sarebbe
stato
male
.
E
qualcosa
di
simile
gli
fu
promesso
.
Ma
alle
11
di
sera
,
una
telefonata
da
Villa
d
'
Albertis
mi
avvertiva
che
una
smentita
ad
hominem
era
parsa
pericolosa
al
premier
e
che
questi
aveva
deciso
di
fare
qualche
cosa
di
meglio
.
Infatti
,
all
'
indomani
,
è
preannunciato
il
grande
meeting
a
Palazzo
San
Giorgio
.
Cinquecento
,
mille
giornalisti
vi
accorsero
.
Le
persone
dell
'
entourage
di
Lloyd
George
,
che
mi
erano
state
benevole
di
quella
promessa
non
potuta
eseguire
,
mi
fecero
rilevare
che
nessun
mezzo
di
smentita
era
apparso
più
acconcio
di
questo
:
che
,
in
fondo
ero
io
il
suscitatore
nascosto
di
tanto
rumore
:
e
altre
cose
del
genere
.
Dovetti
convenire
che
esse
avevano
ragione
.
Ma
tutti
quanti
eravamo
ingannati
da
Lloyd
George
:
il
suo
fine
era
nascosto
,
e
diverso
da
quello
della
semplice
smentita
.
Infatti
,
gli
si
fanno
pervenire
le
prime
domande
scritte
.
La
prima
,
naturalmente
,
chiede
se
egli
era
o
no
a
conoscenza
del
trattato
:
egli
nega
:
la
smentita
è
data
a
tutta
la
stampa
del
mondo
.
Ma
non
basta
.
Egli
afferma
che
ormai
l
'
incidente
del
trattato
è
superato
.
Grande
sensazione
in
tutti
,
comprese
le
persone
dell
'
entourage
:
e
sensazione
giustificata
,
perché
l
'
affermazione
non
era
affatto
esatta
.
La
stampa
di
tutto
il
mondo
la
diede
ugualmente
.
Alla
delegazione
francese
ne
furono
stupiti
e
intimiditi
:
poche
ore
dopo
,
cedettero
.
Lloyd
George
aveva
convocato
il
meeting
per
questo
,
dando
ad
intendere
a
tutti
-
compresi
gli
intimi
-
che
lo
aveva
convocato
per
dare
la
smentita
.
Due
piccoli
particolari
.
1
)
In
questi
meetings
stampaioli
,
Lloyd
George
diceva
:
"
Io
sono
qui
per
rispondere
a
tutte
le
vostre
domande
:
però
,
le
voglio
scritte
"
.
Ebbene
,
nessuno
dei
biglietti
imbarazzanti
che
vidi
scrivere
da
giornalisti
francesi
ebbe
mai
una
risposta
.
Al
tavolo
della
presidenza
li
sopprimevano
...
con
dei
procurati
aborti
.
2
)
Rakowski
,
che
anche
lui
teneva
delle
conferenze
alla
stampa
,
la
sera
stessa
del
meeting
di
San
Giorgio
,
annunciò
ai
suoi
ascoltatori
che
avrebbe
ammesso
solo
domande
scritte
.
Il
levantino
aveva
capito
subito
la
malizia
.
L
'
episodio
di
Stambulinsky
Stambulinsky
,
il
primo
ministro
di
Bulgaria
,
è
indubbiamente
un
uomo
"
forte
"
,
un
dominatore
,
nella
politica
del
suo
paese
.
A
guardare
quel
suo
corpaccio
,
quel
suo
volto
di
contadino
bestiale
,
quella
fronte
ostinata
,
quelle
mascelle
da
uomo
che
non
molla
la
presa
:
a
osservare
quel
suo
silenzio
sospettoso
-
Stambulinsky
non
parla
e
non
comprende
che
il
bulgaro
-
mentre
l
'
interprete
traduce
:
a
fissare
quei
suoi
occhi
che
controllano
interprete
e
interlocutore
con
la
cattiveria
e
la
rabbia
del
sordomuto
:
a
cogliere
quella
sua
calma
mongolica
quando
sa
che
si
parla
di
cose
che
non
lo
interessano
-
si
capisce
subito
che
quello
è
un
uomo
forte
,
che
ha
in
mano
tutto
un
popolo
di
contadini
,
che
se
ne
infischia
della
ricostruzione
,
e
che
va
nei
congressi
internazionali
semplicemente
per
fare
dei
dispetti
agli
jugoslavi
.
Ma
Lloyd
George
sa
attaccare
al
suo
carro
-
anzi
alla
sua
....
charette
inglese
-
anche
uomini
"
forti
"
.
Egli
seppe
fare
"
funzionare
"
anche
Stambulinsky
.
Difatti
,
per
quasi
tutta
la
durata
della
Conferenza
,
il
buon
Stambulinsky
,
alloggiato
a
Pegli
,
se
ne
andò
a
fare
delle
automobilate
per
la
Riviera
.
Escluso
da
tutte
le
commissioni
,
si
dava
bel
tempo
.
Accompagnato
dalla
interprete
,
la
figlia
del
ministro
bulgaro
,
Stancioff
,
donna
di
intelligenza
eccezionale
,
dava
qualche
intervista
ai
giornalisti
;
e
queste
interviste
si
riassumevano
in
una
frase
tagliente
,
in
bulgaro
,
gettata
là
alla
signorina
Stancioff
:
"
Spiegate
al
signore
l
'
attuale
situazione
della
Bulgaria
"
.
La
Stancioff
pigliava
l
'
aire
,
e
faceva
una
conferenza
.
(
Come
tutti
i
contadini
,
Stambulinsky
aveva
la
venerazione
per
la
carta
scritta
,
per
lo
"
scrivare
"
.
Alla
sera
-
mi
hanno
detto
-
metteva
in
croce
tutti
i
membri
della
delegazione
bulgara
perché
mandassero
a
Sofia
,
ai
suoi
colleghi
più
istruiti
-
uomini
di
paglia
-
del
gabinetto
,
lunghe
relazioni
sull
'
attività
dei
delegati
bulgari
...
che
passavamo
delle
settimane
senza
fare
niente
,
il
niente
assoluto
)
.
Ma
venne
il
momento
buono
anche
per
Stambulinsky
.
Nell
'
ultima
settimana
della
Conferenza
,
quando
già
tutto
andava
a
rotoli
,
e
Lloyd
George
crede
di
legare
a
se
la
Piccola
Intesa
,
sollevando
la
questione
della
Galizia
orientale
,
di
Vilna
,
di
tutti
quei
paesi
inverosimili
,
e
di
cui
,
del
resto
egli
stesso
aveva
una
idea
assolutamente
sommaria
.
Il
colpo
,
come
è
noto
,
si
risolve
nel
risultato
opposto
a
quello
calcolato
:
gli
Stati
della
Piccola
Intesa
si
riaccostano
più
che
mai
alla
delegazione
francese
.
Allora
,
grande
amore
di
Lloyd
George
per
Stambulinsky
.
Il
contadinaccio
presenta
al
club
una
serqua
di
richieste
,
che
Lloyd
George
difende
nei
limiti
del
possibile
.
Non
basta
.
Per
fare
picca
ai
delegati
della
Piccola
Intesa
,
Lloyd
George
invita
il
contadinaccio
a
colazione
:
giovedì
18
al
Miramare
.
L
'
incontro
è
risaputo
:
era
il
primo
ministro
non
appartenente
a
Stati
invitanti
,
che
sedesse
alla
tavola
di
Lloyd
George
:
questo
fatto
provoca
infiniti
commenti
e
gelosie
di
Nincic
,
Bratianu
,
e
compagnia
.
La
conversazione
dei
due
premiers
si
svolse
in
questo
modo
:
Stambulinsky
invitò
la
Stancioff
a
"
informare
il
signor
ministro
sulle
condizioni
della
Bulgaria
"
.
Lloyd
G
.
si
sorbì
tutta
la
conferenza
:
non
solo
.
Ma
i
due
si
misero
anche
d
'
accordo
,
perché
l
'
indomani
nell
'
ultima
seduta
plenaria
,
Stambulinsky
portasse
formalmente
in
pubblico
,
nelle
solenni
assise
,
le
lamentele
della
Bulgaria
.
L
'
indomani
,
alla
seduta
,
il
contadino
se
ne
stava
accosciato
come
un
bue
sulla
sua
seggiola
.
Io
non
osservai
che
lui
era
veramente
imponente
.
Il
suo
occhio
vagava
sulle
statue
dei
signori
del
Banco
,
sugli
addobbi
,
sulle
tribune
,
sull
'
assemblea
con
una
indifferenza
da
ruminante
.
Quando
ci
fu
il
vivace
incidente
Colrat
-
Cicerin
,
egli
,
naturalmente
,
non
ne
capì
sillaba
perché
si
svolse
tutto
in
lingua
a
lui
perfettamente
sconosciuta
:
ma
non
si
voltò
nemmeno
verso
la
Stancioff
per
informarsi
di
quanto
accadeva
.
Finalmente
,
nei
discorsi
di
congedo
,
venne
il
turno
della
Bulgaria
.
Stambulisky
si
alzò
e
pronunciò
le
solite
quattro
parole
incomprensibili
.
La
Stancioff
prese
la
parola
come
sua
interprete
,
recitando
la
consueta
dissertazione
sulle
condizioni
della
Bulgaria
,
con
annessa
protesta
contro
i
vincitori
,
etc
.
Stambulinsky
sorvegliava
con
quei
suoi
occhi
l
'
interprete
:
Lloyd
George
dall
'
altro
lato
della
sala
,
faceva
finta
di
niente
,
e
intanto
,
attraverso
l
'
occhialetto
,
sbirciava
i
signori
delle
delegazioni
balcaniche
.
Nessuno
sapeva
spiegarsi
il
perché
della
sparata
bulgara
,
proprio
all
'
ultima
ora
:
l
'
arguto
Colrat
,
alludendo
alla
sproporzione
fra
il
breve
periodo
di
Stambulinsky
e
il
discorso
dell
'
interprete
,
disse
perfino
:
"
Mais
vous
savez
,
ce
bulgar
c
'
est
d
'
une
elasticité
terrible
!
...
"
-
Si
scoppiava
dal
caldo
:
veramente
la
Conferenza
si
liquefaceva
.
Di
vivo
e
di
vispo
,
in
quella
liquefazione
,
ci
restava
il
rancore
del
contadino
Stambulinsky
che
aveva
avuto
la
soddisfazione
aspettata
per
quaranta
giorni
,
e
il
dispetto
del
parlamentare
Lloyd
George
,
che
aveva
trovato
lo
sfogo
meditato
da
ventiquattrore
.
Casualmente
,
i
due
uomini
si
erano
incontrati
,
e
l
'
uno
si
era
servito
dell
'
altro
.
Dopo
di
che
,
Lloyd
George
lasciò
completamente
"
cadere
"
Stambulinskv
:
non
se
ne
ricordò
nemmeno
più
.
Lo
aveva
fatto
assurgere
per
un
giorno
all
'
empireo
della
Conferenza
:
e
poi
,
di
nuovo
,
plon
,
giù
negli
abissi
.
Lloyd
George
intende
le
"
solenni
assise
"
dei
popoli
così
,
e
vuole
che
i
premiers
le
presenziino
,
per
spremere
questa
"
collaborazione
"
.
Le
arrabbiature
a
freddo
del
sig
.
Lloyd
George
erano
amabili
,
perché
erano
argute
:
donde
taluno
ha
potuto
compiacersi
di
immaginare
un
Lloyd
George
sempre
buon
compagnone
,
così
com
'
egli
amava
comparire
nelle
sedute
pubbliche
o
nelle
riunioni
della
stampa
,
con
la
solita
provvista
di
metafore
(
del
resto
assai
poco
scintillanti
)
e
di
bons
mots
.
Ma
Lloyd
George
-
ciò
pare
inverosimile
-
si
arrabbiava
anche
sul
serio
,
nelle
riunioni
private
,
nel
club
:
e
allora
era
assai
poco
amabile
.
Così
,
per
esempio
,
in
una
riunione
che
fu
tenuta
al
penultimo
giorno
della
Conferenza
,
a
Villa
Spinola
,
con
i
diplomatici
italiani
e
iugoslavi
che
non
avevano
concluso
niente
dopo
aver
discorso
per
un
mese
.
Fu
allora
che
Lloyd
George
disse
chiaro
e
tondo
a
Schanzer
,
a
Tosti
,
a
Visconti
Venosta
,
che
"
le
domande
italiane
erano
esagerate
"
,
che
"
era
ora
di
definire
questa
curiosa
faccenda
"
:
insomma
ricompensò
con
una
inaspettata
sincerità
quelle
egregie
persone
,
che
per
quaranta
giorni
gli
avevano
usato
la
cortesia
di
far
finta
di
credere
ai
suoi
mutevoli
umori
.
È
vero
che
-
immediatamente
all
'
indomani
-
egli
mortificava
gli
iugoslavi
con
il
discorso
Stambulinsky
,
e
carezzava
gli
italiani
con
una
colazione
di
commiato
al
Miramare
,
in
cui
pronunciò
quel
discorso
del
"
muro
romano
"
,
pieno
di
moine
e
di
complimenti
,
che
li
fece
andar
tutti
in
visibilio
,
diplomatici
e
giornalisti
.
La
colazione
con
Thomas
.
C
'
è
un
episodio
,
nella
condotta
di
L
.
G
.
a
Genova
,
che
io
non
sono
riuscito
a
valutare
.
Si
tratta
di
una
lunga
e
desolata
conversazione
ch
'
egli
ebbe
il
sabato
13
maggio
con
Albert
Thomas
,
segretario
generale
del
Bureau
International
du
Travail
.
Non
so
se
quello
ch
'
egli
disse
allora
fosse
l
'
espressione
di
un
vero
scoraggiamento
,
sia
pure
passeggero
,
o
forse
,
più
perfidamente
,
una
circolare
destinata
...
alla
pubblicità
.
(
Lloyd
George
doveva
avere
,
quello
stesso
giorno
,
nel
pomeriggio
,
quel
colloquio
con
Barthou
,
in
cui
egli
cedette
sulle
condizioni
del
lavoro
all
'
Aja
,
e
,
sostanzialmente
,
liquidò
la
Conferenza
)
.
A
Thomas
,
fra
l
'
altro
,
egli
disse
:
"
Mio
buon
amico
,
la
Conferenza
è
fallita
.
L
'
Europa
è
incorreggibile
e
inguaribile
:
essa
non
vuole
essere
arrestata
sulla
strada
della
reazione
.
Tutti
gli
stati
nuovi
,
che
sono
sorti
dalla
guerra
,
sono
per
la
reazione
,
sono
dietro
la
Francia
"
.
Qui
Lloyd
George
fece
un
vero
elenco
delle
sue
delusioni
,
da
cui
risultava
che
l
'
Inghilterra
si
trovava
sola
,
con
l
'
Italia
.
"
La
mia
azione
alla
Conferenza
non
è
riuscita
a
niente
:
io
pago
il
fio
qui
,
e
forse
lo
ripagherò
in
Inghilterra
,
di
aver
voluto
spingere
l
'
Europa
verso
sinistra
.
Ma
vi
dico
formalmente
che
,
se
si
continua
a
sabotare
la
Conferenza
fino
all
'
ultimo
,
io
sono
deciso
a
lasciare
Genova
solo
dopo
una
solenne
vendetta
.
Io
voglio
pronunciare
all
'
ultima
seduta
un
grande
discorso
:
an
Europe
speech
,
in
cui
dirò
veramente
come
sono
andate
le
cose
e
proclamerò
il
fallimento
della
conferenza
e
le
colpe
dei
responsabili
.
Voglio
difendere
il
mio
nome
e
la
mia
posizione
fin
dove
mi
è
possibile
e
con
tutta
energia
.
Mio
caro
Thomas
,
sapete
qual
'
è
il
nostro
vero
torto
?
Che
noi
non
abbiamo
più
venti
anni
.
Soltanto
i
giovani
di
venti
anni
possono
sperare
di
assistere
alla
fioritura
di
una
Europa
di
sinistra
,
di
potervi
partecipare
e
di
poterne
profittare
!
"
.
Tutte
queste
frasi
:
"
Europa
di
destra
"
,
"
Europa
di
sinistra
"
sono
molto
lloydgeorgiane
,
e
dànno
una
idea
della
schematicità
da
gioco
di
scacchi
in
cui
Lloyd
George
riduce
,
per
suo
uso
e
consumo
,
tutta
la
crisi
europea
.
I
canonicati
.
Ma
può
anche
darsi
che
tutto
il
discorsetto
fosse
destinato
ad
impressionare
Thomas
,
la
cui
azione
,
alla
Conferenza
,
si
può
paragonare
a
quella
di
un
amplificatore
telefonico
ma
di
un
amplificatore
applicato
ad
una
quantità
di
apparecchi
.
L
'
argomento
usato
da
Lloyd
George
era
,
se
mai
,
veramente
ad
hominem
:
"
Solo
i
giovani
di
venti
anni
"
!
...
Immaginarsi
la
faccia
di
Alberto
Thomas
,
che
,
per
quanto
non
abbia
più
vent
'
anni
,
spera
di
profittare
-
e
come
!
-
di
una
Francia
di
sinistra
...
Alberto
Thomas
è
un
capolavoro
.
Bisognava
ascoltarlo
,
nella
splendida
sala
del
palazzo
Mackenzie
,
alla
Meridiana
,
mentre
spiegava
perché
egli
aveva
creduto
opportuno
di
assistere
davvicino
alla
Conferenza
!
Con
quale
tatto
egli
si
scusava
di
aver
accettato
l
'
offerta
di
una
splendida
sede
di
lavoro
(
?
)
;
con
quale
tempestività
gli
si
inumidivano
gli
occhi
al
ricordo
del
suo
collaboratore
italiano
Dott
.
Pardo
,
morto
in
Russia
;
con
quale
compunzione
parlava
della
documentazione
sulla
Russia
che
il
Bureau
International
metteva
a
disposizione
dei
diplomatici
:
con
qual
brio
si
faceva
rimproverare
dal
suo
segretario
Palma
di
Castiglione
per
la
sua
cattiva
pronuncia
italiana
!
Egli
è
il
francese
che
sa
meglio
sedurre
gli
italiani
:
se
le
intese
cordiali
con
la
Francia
hanno
probabilità
di
ricomparire
,
è
Thomas
che
le
varerà
,
una
volta
rientrato
nella
vita
politica
del
suo
paese
,
e
diventato
Presidente
del
Consiglio
,
com
'
egli
aspira
a
diventare
.
Agli
italiani
poi
Thomas
incontra
,
perché
fra
la
barba
,
gli
occhialoni
e
il
vestito
alla
buona
credono
che
egli
sia
diversissimo
dalla
gente
del
Quai
d
'
Orsay
,
che
mette
soggezione
per
la
sua
inimitabile
grand
'
aire
diplomatica
.
(
Carteron
,
Poncet
,
ecc
.
)
.
Ma
Thomas
,
da
latino
bonaccione
si
trasforma
spesso
in
gaulois
a
doppio
taglio
..
,
a
tavola
.
Thomas
,
a
Genova
,
diede
dei
pranzi
.
Pranzi
ai
pezzi
grossi
della
Confederazione
del
Lavoro
,
ma
pranzi
:
e
pranzi
solidi
.
E
,
a
tavola
,
fra
la
bonne
chère
e
la
conversazione
arguta
,
Thomas
prende
dei
saporiti
anticipi
sulle
soddisfazioni
che
un
giorno
egli
vuol
cogliere
in
Rue
de
Grenelle
o
al
Boulevard
Saint
-
Germain
.
Comunque
,
per
adesso
Thomas
ha
trovato
il
suo
posto
.
E
con
lui
lo
hanno
trovato
altri
uomini
di
indiscusso
valore
e
di
qualche
avvenire
politico
,
come
il
ministro
plenipotenziario
Attolico
.
Attolico
(
più
propriamente
:
Gr
.
Uff
.
Bernardo
Attolico
,
"
Sotto
-
Segretario
Generale
alla
Società
delle
Nazioni
,
incaricato
delle
questioni
di
transito
"
:
testuale
!
)
aveva
impiantato
non
so
quale
ufficio
della
Lega
delle
Nazioni
nel
Palazzo
dell
'
Università
,
e
frequentava
con
discrezione
e
discernimento
gli
ambienti
della
Conferenza
.
Questo
antico
professore
di
università
è
un
finissimo
osservatore
,
e
dev
'
essere
un
arguto
critico
:
dico
dev
'
essere
,
perché
da
lui
c
'
è
ben
poco
da
cavare
,
come
giudizi
.
Ma
fa
piacere
incontrare
nelle
anticamere
delle
riunioni
internazionali
,
la
lunga
figura
occhialuta
di
Attolico
;
leggermente
impacciata
nel
tratto
e
nella
pronuncia
,
di
quell
'
impaccio
tutto
proprio
dei
meridionali
vissuti
a
lungo
nei
paesi
anglofoni
,
e
che
sono
riusciti
a
ricoprirsi
di
una
vernice
di
impossibilità
,
ma
soltanto
di
una
vernice
.
E
fa
piacere
udirlo
dire
,
riposato
e
tranquillo
:
"
Ah
,
io
sono
qui
del
tutto
a
coté
...
La
nostra
Lega
non
è
ufficialmente
rappresentata
...
"
oppure
:
"
La
nostra
Lega
non
ha
che
una
semplice
rappresentanza
tecnica
...
"
.
In
questi
momenti
si
ha
una
idea
assai
precisa
di
ciò
che
è
la
Lega
delle
Nazioni
.
"
In
stuol
d
'
amici
numerato
e
casto
fra
parco
e
delicato
al
desco
assido
e
la
splendida
turba
e
il
vano
fasto
lieto
derido
"
.
Parco
,
dicono
i
maligni
,
quel
desco
non
lo
è
tanto
.
Infatti
molto
spesso
si
lanciano
insinuazioni
poco
benevole
contro
le
prebende
di
cui
godono
Thomas
,
Attolico
e
i
signori
della
Società
delle
Nazioni
.
Io
credo
che
questi
sono
milioni
benissimo
spesi
.
Nel
modo
bestiale
con
cui
si
deve
svolgere
l
'
attività
politica
,
oggi
è
provvidenziale
che
ci
siano
delle
sinecure
dignitosissime
e
legalissime
,
da
poterle
donare
a
uomini
come
Thomas
o
Attolico
,
i
quali
,
per
una
ragione
o
per
l
'
altra
,
vogliono
per
qualche
anno
sottrarsi
alla
corrosione
della
vita
politica
attiva
.
Tanti
secoli
fa
,
agli
uomini
di
valore
che
si
trovavano
in
questa
condizione
si
usava
dar
titolo
e
piatto
cardinalizio
:
oggi
si
dà
un
impiego
presso
la
Società
delle
Nazioni
,
o
se
ne
darà
uno
presso
quell
'
altra
grande
fondazione
che
sarà
il
Consorzio
Internazionale
per
la
Russia
.
Gli
espedienti
sono
sempre
gli
stessi
.
Ma
intanto
,
S
.
E
.
Attolico
-
che
,
tra
parentesi
,
ha
lavorato
di
schiena
per
il
passato
-
viaggia
,
conosce
uomini
e
cose
,
indipendente
e
ben
pagato
:
condizioni
ideali
per
diventare
un
uomo
politico
stile
inglese
.
Da
qui
a
qualche
anno
sarà
colpevole
di
negligenza
grave
chi
,
essendo
alla
Consulta
,
non
si
ricorderà
di
lui
:
cioè
di
un
uomo
con
una
forte
esperienza
di
affari
internazionali
,
e
non
logoro
dalle
attese
romane
.
E
con
questi
possibili
risultati
,
volete
che
io
ripeta
le
accuse
contro
i
canonicati
?
Francia
aulica
e
accademica
.
Alberto
Thomas
,
nonostante
la
sua
posizione
inofficiel
ed
eterodossa
,
era
certo
un
po
'
la
lancia
spezzata
della
delegazione
francese
,
che
per
formazione
e
per
sistema
,
era
la
più
aulica
,
la
più
procedurale
,
la
meno
flessibile
fra
le
grandi
delegazioni
.
Ma
era
anche
la
più
chic
.
Due
subalterni
davano
il
tono
al
Savoy
e
mantenevano
in
briglia
giovani
addetti
,
giornalisti
francesi
,
dattilografe
e
forestieri
:
erano
M
.
Carteron
,
nominalmente
Chargé
des
Services
interieurs
in
effetto
capo
del
Cerimoniale
,
e
Poncet
,
capo
dell
'
Ufficio
stampa
.
Soltanto
pochi
hanno
sospettato
tutta
l
'
influenza
di
questi
due
signori
:
specialmente
del
signor
Carteron
,
accompagnatore
di
Briand
a
Cannes
,
di
Barthou
a
Genova
,
con
un
incarico
solo
apparentemente
formale
.
Ma
se
la
delegazione
Francese
ha
resistito
alla
crisi
interna
che
la
minava
,
se
ai
forestieri
essa
è
apparsa
sempre
senza
incrinature
di
opinioni
,
se
nulla
o
quasi
nulla
si
è
saputo
fuori
delle
loro
gravi
discussioni
fra
i
delegati
,
delle
ribellioni
rabbiose
di
Barthou
contro
Poincaré
,
delle
opinioni
frondiste
di
Seidoux
,
molto
si
deve
al
signor
Carteron
,
che
se
ne
stava
sempre
nell
'
hall
del
Savoy
come
in
un
salotto
,
alto
biondo
,
tirato
a
piombo
,
cortese
ma
a
distanza
con
gli
avversari
maliziosi
,
concedendo
il
"
privilegio
della
bella
signora
"
agli
amici
arrabbiati
,
sventando
interviste
e
soffocando
indiscrezioni
.
Tutta
la
delegazione
gli
era
intonata
.
M
.
Réné
Massigli
,
già
Segretario
Generale
della
Conferenza
degli
Ambasciatori
,
compilava
i
documenti
ufficiali
che
poi
erano
letti
nel
club
,
dando
ad
essi
una
forma
letteraria
addirittura
classicheggiante
,
non
priva
di
distinzione
e
di
significato
frammezzo
a
tutte
le
affrettate
banalità
scritte
e
dette
,
ma
sopratutto
dette
,
nel
club
.
Gli
esperti
davano
lezioni
di
bel
portamento
,
e
ostentavano
una
"
fiducia
ricostruttrice
"
a
tutta
prova
evidentemente
dietro
una
vera
parola
d
'
ordine
venuta
dall
'
alto
e
disciplinatamente
seguita
.
Più
di
una
delle
sedute
delle
Sottocommissioni
fu
una
.
vera
accademia
diretta
dai
francesi
,
che
facevano
finta
di
credere
alla
somma
importanza
di
una
miserabile
raccomandazione
.
Per
esempio
,
nella
Sottocommissione
per
i
trasporti
,
sezione
trasporti
di
terra
,
si
durò
due
ore
e
mezza
a
discutere
e
a
votare
una
cretineria
di
questo
genere
:
"
che
se
le
ferrovie
di
uno
stato
sono
in
cattive
condizioni
,
lo
stato
confinante
può
concedere
un
prestito
per
migliorarle
:
ma
che
,
se
lo
crede
,
può
anche
accertarsi
con
una
inchiesta
,
se
le
condizioni
sono
realmente
cattive
:
sempre
,
s
'
intende
,
d
'
accordo
con
lo
stato
vicino
"
.
Questa
proposizione
umoristica
(
del
resto
,
non
più
umoristica
di
tutte
le
altre
deliberazioni
delle
Commissioni
economiche
)
suscitò
le
proteste
vivaci
del
delegato
italiano
(
on
.
Canepa
)
,
il
quale
giustamente
osservò
che
non
c
'
era
spesa
a
riunire
una
conferenza
internazionale
per
votare
simili
banalità
.
Ma
il
rappresentante
francese
Du
Castel
rispose
subito
con
un
bel
discorsetto
,
facendo
presente
"
il
prestigio
enorme
che
una
tale
raccomandazione
avrebbe
ricevuto
dalla
sanzione
della
Conferenza
!
"
.
I
francesi
avevano
imparato
la
lezione
perfettamente
,
e
sorpassavano
gli
inglesi
quando
si
trattava
di
recitarla
,
unendo
alla
fraseologia
ricostruttrice
di
marca
anglo
sassone
,
la
compostezza
aulica
di
marca
francese
.
La
delegazione
francese
era
anche
-
si
noti
-
la
più
accademica
di
tutte
.
Ma
in
Francia
,
pare
,
i
professori
di
università
sono
persone
di
spirito
.
François
Poncet
è
professore
di
università
,
Massigli
è
un
normalien
,
Camerlinck
è
un
professore
di
università
,
Siegfried
e
Fromageot
,
rappresentanti
del
Ministero
degli
Affari
Esteri
,
erano
universitari
anch
'
essi
;
per
non
contare
poi
la
brillantissima
équipe
di
universitari
che
,
sotto
la
discreta
guida
di
M
.
François
Poncet
,
si
erano
divisi
il
compito
delle
informazioni
alla
stampa
straniera
:
Eisenmann
,
Rivet
,
Hazard
,
Hesnard
,
Leger
,
Crémieux
.
Nella
delegazione
tedesca
l
'
unico
effettivo
professore
....
faceva
l
'
interprete
!
Viceversa
,
come
vedremo
,
la
delegazione
tedesca
aveva
la
sua
venatura
speciale
nei
delegati
-
giornalisti
.
Basata
su
questo
reclutamento
mezzo
diplomatico
-
di
-
carriera
e
mezzo
universitario
,
con
evidente
postergazione
degli
uomini
di
affari
,
degli
alti
burocratici
e
dei
giornalisti
,
la
delegazione
francese
,
nel
funzionamento
dei
subalterni
,
apparve
ad
ogni
osservatore
spregiudicato
la
più
composta
,
la
più
aliena
da
dietroscena
affaristici
,
la
più
pronta
a
rispondere
al
minimo
cenno
dei
capi
.
Non
so
se
tutte
queste
siano
qualità
politiche
-
ricostruttrici
;
ma
so
che
qualche
ora
passata
al
Savoy
dava
un
'
idea
di
quel
complesso
di
qualità
che
i
francesi
indicano
con
la
locuzione
:
"
avoir
du
crâne
"
:
dava
un
'
idea
di
quello
che
può
essere
"
le
crâne
"
diplomatico
.
Isolata
in
mezzo
alla
Conferenza
,
circondata
da
osservatori
acuti
e
ostili
,
la
delegazione
francese
non
conta
;
-
neppure
da
parte
del
personale
in
sott
'
ordine
-
né
una
parola
disgraziata
,
né
una
scorrettezza
,
né
una
gaffe
,
né
una
esitazione
,
né
la
manifestazione
di
un
dissenso
.
Nei
primi
giorni
della
Conferenza
,
alcuni
giornalisti
berlinesi
,
basandosi
su
un
avviso
che
parlava
di
"
heures
de
réception
pour
M.M.
les
journalistes
de
langue
allemande
"
,
si
azzardarono
di
mettere
piede
al
Savoy
:
ma
l
'
accoglienza
dei
due
gran
maestri
François
Poncet
e
Carteron
non
lasciò
loro
dubbio
che
l
'
avviso
si
indirizzava
...
agli
svizzeri
e
agli
austriaci
:
e
come
per
una
parola
d
'
ordine
,
i
rapporti
furono
pressoché
interrotti
con
tutti
i
giornalisti
tedeschi
:
intendo
dire
anche
i
consueti
rapporti
di
cameratismo
,
che
i
tedeschi
sarebbero
stati
volenterosissimi
di
iniziare
.
Se
lo
stile
,
nelle
azioni
umane
,
ha
un
valore
,
la
delegazione
francese
-
compresa
la
stampa
relativa
,
e
anche
la
stampa
,
di
opposizione
-
era
la
prima
e
la
più
bella
,
delegazione
della
Conferenza
.
Barthou
e
Pertinax
.
Barthou
era
del
resto
il
primo
"
sorvegliato
speciale
"
nell
'
ambiente
della
delegazione
.
Se
ne
temeva
la
impulsività
che
avrebbe
anche
potuto
tradursi
in
adesioni
e
accondiscendenze
pro
-
Conferenza
.
Per
dissimulare
il
suo
disagio
,
in
talune
riunioni
pronunziava
con
tono
vibratissimo
le
dichiarazioni
più
innocenti
.
Nell
'
ultima
seduta
pubblica
egli
pronunciò
con
tale
gallica
prosopopea
le
parole
di
pacifica
e
,
in
fondo
,
conciliativa
risposta
a
Rathenau
,
che
Wirth
,
il
quale
non
comprende
il
francese
,
chiese
tutto
allarmato
a
un
addetto
cosa
stava
succedendo
,
e
se
per
caso
la
Conferenza
non
finisse
a
male
parole
.
L
'
irritazione
di
Barthou
contro
Poincaré
era
profonda
:
e
convien
dire
che
Poincaré
non
gli
risparmiava
reprimende
ed
addirittura
mortificazioni
.
Alle
5
o
alle
6
del
mattino
,
Barthou
si
sentiva
chiedere
conto
da
Parigi
di
documenti
presentati
la
sera
precedente
alla
Segreteria
Generale
della
Conferenza
,
e
non
ancora
trasmessi
in
forma
ufficiale
alle
varie
delegazioni
:
questo
buongiorno
non
è
il
più
adatto
per
conferire
un
felice
umore
.
Di
più
,
a
Barthou
dispiacevano
vivamente
gli
attacchi
sui
giornali
,
anche
italiani
e
,
sbagliando
completamente
tattica
,
più
volte
(
come
in
occasione
della
sua
gita
a
Parigi
)
fece
,
per
mezzo
di
giornalisti
francesi
meno
legati
a
François
Poncet
,
intercedere
per
qualche
complimento
.
Tattica
completamente
sbagliata
,
perché
i
complimenti
dei
giornali
italiani
erano
altrettanti
capi
di
accusa
per
lui
.
E
l
'
accusatore
publico
,
per
Barthou
,
era
Pertinax
.
Ho
potuto
assistere
una
volta
a
un
dialogo
fra
Barthou
e
un
gruppo
di
giornalisti
francesi
,
fra
cui
Pertinax
.
Non
dimenticherò
l
'
aria
provocante
di
quella
faccia
da
bull
-
dog
di
Pertinax
,
uomo
dalle
mascelle
quadrate
e
dal
cattivo
sguardo
,
e
tutte
le
prevenienze
appena
dissimulate
di
Barthou
per
l
'
oracolo
dell
'
Echo
de
Paris
,
Pertinax
era
effettivamente
temuto
alla
delegazione
francese
:
e
molte
delle
sue
intonazioni
particolari
,
delle
boutades
da
lui
riferite
,
delle
botte
e
risposte
di
cui
egli
si
valeva
nei
resoconti
delle
sedute
più
riservate
,
erano
l
'
umile
omaggio
di
Barthou
o
di
qualche
altro
delegato
,
offerte
a
questo
individuo
"
dal
cattivo
sguardo
"
,
e
sostanzialmente
il
frutto
del
ricatto
continuato
in
danno
dei
diplomatici
.
Nessun
altro
giornalista
francese
ha
informazioni
di
prima
mano
come
questo
signore
,
convinto
di
mendacio
.
Egli
le
drammatizza
,
cioè
le
sa
far
valere
:
ma
sempre
,
nel
suo
papier
,
ci
sono
gli
spunti
da
lui
solo
conosciuti
,
e
predati
della
sua
spregiudicatezza
e
delle
sue
aspre
critiche
.
Il
fenomeno
Pertinax
è
interessante
per
conoscere
usi
e
costumi
della
stampa
francoitaliana
.
La
figura
del
giornalista
dei
giornali
d
'
ordine
,
anzi
nazionalistoidi
:
su
cui
aleggiano
sospetti
di
sovvenzioni
Governative
...
o
Consultive
:
e
che
lungi
per
questo
dal
servire
docilmente
il
pagatore
,
si
fa
temere
dal
personale
diplomatico
,
dai
Ministri
e
dal
delegati
,
ha
anche
da
noi
qualche
bellissimo
campione
.
E
siccome
,
per
ragioni
ovvie
,
non
posso
fare
noni
,
me
la
piglierò
un
po
'
con
l
'
on
.
Sforza
:
il
quale
fu
il
primo
nostro
ministro
che
avrebbe
potuto
evitare
il
ridicolo
che
la
Consulta
debba
pagare
i
critici
dei
ministri
,
e
i
telegrammi
stroncatori
spediti
dalle
riunioni
internazionali
;
e
non
lo
fece
:
non
lo
fece
per
quella
sua
strafottenza
mezza
da
toscanaccio
e
mezza
da
grand
seigneur
che
di
queste
cosaccie
se
ne
frega
.
L
'
onorevole
Schanzer
,
lui
non
é
proprio
il
tipo
da
fare
piazza
pulita
:
non
parliamo
dell
'
on
.
Tosti
sottosegretario
,
che
verso
i
Pertinax
nostrani
ha
addirittura
una
specie
di
timore
reverenziale
.
Ma
torniamo
a
Barthou
.
Le
bonhomme
Colrat
.
Nell
'
ambiente
del
Savoy
,
la
stampa
italiana
ci
bazzicava
poco
:
et
pour
cause
.
Paul
Hazard
,
addetto
ai
giornalisti
italiani
,
e
il
suo
successore
non
facevano
che
lamentare
1'assenteismo
quasi
completo
delle
persone
da
"
informare
"
.
Finché
,
l
'
ultimo
giorno
,
Barthou
decidette
di
prendere
congedo
con
un
ricevimento
offerto
ai
giornalisti
italiani
.
Anche
questo
ricevimento
fallì
.
Sotto
gli
occhi
indagatori
di
M.M.
Poncet
e
Carteron
si
intrufolò
nel
salone
del
Savoy
il
fiore
del
cafonismo
conferenziale
e
stampaiolo
.
Barthou
pronunciò
un
discorso
assai
sciocco
,
coi
soliti
ritornelli
dell
'
amore
per
l
'
Italia
:
ma
la
buona
educazione
più
elementare
imponeva
di
starlo
ad
ascoltare
.
Invece
ci
fu
un
tizio
che
cominciò
ad
approvare
,
gravemente
,
col
capo
:
un
altro
tizio
,
che
aveva
già
dato
saggi
cospicui
di
villaneria
,
replicò
al
primo
,
mentre
il
ministro
parlava
:
"
Ma
la
smetta
!
Non
mi
pare
che
in
questo
discorso
ci
sia
tanto
da
applaudire
!
...
"
II
povero
Barthou
fu
il
primo
a
ripigliare
fiato
dopo
questo
record
della
faccia
rotta
,
e
volgendosi
gentilmente
ai
due
interruttori
,
disse
:
"
vous
comprénez
,
Messieurs
,
que
nous
ne
sommes
pas
a
Palais
Bourbon
,
je
ne
peux
pas
répondre
à
des
polemiques
"
:
e
tirò
via
,
con
gran
sollievo
di
M
.
Carteron
,
che
aveva
per
un
minuto
temuto
uno
scatto
di
Barthou
.
Quando
,
pochi
minuti
dopo
,
l
'
incidente
fu
riferito
a
Colrat
,
l
'
altro
delegato
francese
,
questi
,
col
più
amabile
dei
suoi
sorrisi
,
commentò
la
risposta
di
Barhtou
così
:
"
On
voit
bien
que
la
failite
de
la
Conférence
lui
a
détendus
les
nerfs
"
.
Botta
che
coronò
degnamente
tutta
una
serie
di
motti
di
spirito
cui
M
.
Colrat
ebbe
cura
di
infiorare
i
"
lavori
"
della
Conferenza
.
Il
signor
Colrat
,
sottosegretario
alla
Presidenza
del
Consiglio
,
aveva
preso
il
suo
partito
fin
dal
primo
giorno
della
Conferenza
.
Egli
e
Barrère
rappresentarono
la
estrema
destra
della
Delegazione
:
ma
mentre
Barrère
,
incartapecorito
e
arido
,
mandava
avanti
il
lavoro
di
sabotaggio
con
mala
grazia
,
Colrat
rappresentava
veramente
,
di
fronte
alla
mitologia
conferenziale
e
ricostruttrice
,
le
bonhomme
Margaritis
di
Balzac
.
Quando
,
bien
repu
de
bartavelles
et
de
vin
de
Bourgogne
se
ne
usciva
verso
le
due
dal
Savoy
per
avviarsi
ai
lavori
della
commissione
economica
,
lo
stecchino
fra
le
labbra
,
godendosi
il
sole
,
era
assai
amichevole
e
alla
mano
,
e
parlava
volentieri
.
"
Ne
touchez
pas
cette
question
la
monsieur
:
quant
à
moi
,
je
réconstruis
l
'
Europe
(
e
qui
boccheggiava
comicamente
)
et
je
n
'
en
sais
rien
.
Vous
voyez
:
j
'
ai
travaillé
de
ce
matin
à
dix
heure
jusqu
'
à
midi
a
réconstruir
l
'
Europe
(
altro
vario
boccheggiamento
)
et
je
vais
maintenant
encore
à
cette
lourde
tache
"
.
Dopo
che
avevate
ascoltato
questi
frizzi
del
signor
Colrat
,
voi
eravate
fixés
sulle
sue
opinioni
.
Tutti
i
giorni
il
"
comunicato
Colrat
"
faceva
il
giro
di
circoli
discreti
,
e
dei
giornalisti
francesi
.
Sua
,
per
esempio
,
la
definizione
di
Cicerin
:
"
Il
me
parait
un
pion
de
collège
,
maltraité
par
les
camarades
"
;
una
definizione
che
esaurisce
tutta
la
posizione
e
tutta
l
'
azione
del
delegato
russo
alla
Conferenza
.
Ed
ancora
suo
il
motto
sintetico
della
situazione
,
quando
Lloyd
George
si
arrabattava
per
far
venire
Poincaré
a
Genova
:
"
Oh
oui
,
je
le
comprends
bien
:
après
nous
avoir
culbertés
,
nous
il
voudrait
culbertér
aussi
Poincaré
"
.
E
tanti
altri
,
che
non
ricordo
o
che
sarebbe
ozioso
aggiungere
.
Io
penso
che
nel
bonhomme
Colrat
Lloyd
George
abbia
avuto
,
in
Genova
,
il
suo
più
ostinato
e
più
forte
avversario
.
Colrat
riusciva
a
nascondere
tutto
il
vuoto
della
condotta
francese
,
tutta
la
meschinità
della
paura
,
tutte
le
miserie
del
misantropismo
francese
,
tutta
l
'
aura
antipatica
che
esalava
da
ogni
telegramma
di
Poincaré
.
Per
lui
,
il
fallimento
della
Conferenza
é
stato
qualche
cosa
di
sicuro
,
fin
dal
primo
giorno
:
e
,
comunque
andassero
le
cose
,
egli
era
tanto
saldo
nel
suo
convincimento
,
che
riusciva
a
diffonderlo
attorno
a
sé
,
senza
lunghi
discorsi
,
col
prestigio
di
un
buon
senso
apparentemente
terra
terra
,
e
con
l
'
arma
di
una
arguzia
bonaria
e
di
buona
lega
.
Apparentemente
,
la
delegazione
tedesca
era
molto
meno
inquadrata
e
molto
meno
stilizzata
di
quella
francese
.
Mancava
in
essa
la
pattuglia
di
universitari
che
c
'
era
nella
francese
,
e
anche
i
diplomatici
provenienti
dalla
vecchia
diplomazia
guglielmina
erano
pochi
:
von
Simon
,
segretario
di
Stato
alla
Wilhelmplatze
,
von
Mahlzahn
,
di
cui
parlerò
dopo
,
e
von
Prittwitz
,
diplomatico
dal
nome
fredericiano
ma
di
orientamenti
molto
anglofili
.
Due
o
tre
altri
von
contavano
assai
poco
.
Così
,
molti
giornalisti
restavano
sconcertati
dalla
mediocrità
dell
'
ufficio
stampa
impiantato
al
Bavaria
,
e
diretto
dal
Frhr
.
von
Tucher
il
quale
parlava
un
po
'
l
'
italiano
ma
non
sapeva
mai
niente
.
Tutta
la
stampa
italiana
non
desiderava
di
meglio
che
le
"
suggestioni
"
tedesche
,
ma
i
tedeschi
erano
troppo
prudenti
per
impiantare
un
servizio
aulico
di
informazioni
come
funzionava
presso
i
francesi
.
Preferivano
lavorare
in
altro
modo
.
Ministerialdirektor
Müller
Direttore
vero
e
ufficiale
dell
'
ufficio
stampa
era
il
Dottor
Oscar
Müller
.
Io
lo
avevo
conosciuto
di
passata
a
Berlino
,
nell
'
inverno
del
'20
,
quando
egli
era
ancora
corrispondente
dalla
capitale
tedesca
per
la
Frankfurter
Zeitung
.
Chiamato
nell
'
autunno
del
'21
ad
occupare
stabilmente
una
posizione
nell
'
alta
burocrazia
,
il
Müller
giunse
a
Genova
,
con
una
parte
di
prima
importanza
:
fu
l
'
unico
direttore
di
Ufficio
stampa
che
partecipasse
alle
riunioni
dei
capi
della
sua
delegazione
:
e
spesse
volte
vere
deliberazioni
furono
prese
dalla
terna
Wirth
-
Rathenau
-
Müller
.
Il
marchese
Visconti
Venosta
e
Sir
Edward
Grigg
,
che
poi
avevano
niente
da
fare
con
l
'
Ufficio
stampa
,
mettevano
molta
compiacenza
a
comparire
nelle
riunioni
quotidiane
dei
giornalisti
della
nazionalità
rispettiva
:
Oscar
Müller
,
al
contrario
,
non
amava
affatto
le
comunicazioni
coram
populo
.
Egli
parlava
con
pochi
giornalisti
tedeschi
di
polso
,
e
per
mezzo
di
essi
tirava
nella
scia
governativa
e
rathenauesca
tutti
i
pesci
piccoli
,
tedeschi
e
...
italiani
.
Questo
gli
era
facilitato
dalla
presenza
a
Genova
di
due
giornalisti
berlinesi
,
Theodor
Wolff
del
Berliner
Tageblatt
e
Georg
Bernhardt
della
Vossische
,
che
hanno
nel
giornalismo
tedesco
un
'
autorevolezza
come
nessun
giornalista
italiano
ha
,
corrispondentemente
,
nella
nostra
stampa
:
senza
essere
ufficiosi
,
si
noti
.
Da
noi
,
i
due
o
tre
giornalisti
romani
che
hanno
le
loro
grandi
e
piccole
entrate
alla
Consulta
,
e
che
a
Genova
potevano
,
per
esempio
,
parlare
con
Schanzer
quando
lo
avessero
voluto
,
non
sono
neppure
essi
ufficiosi
,
ma
tanto
meno
autorevoli
:
anzi
sono
riconosciuti
come
emeriti
fanfaroni
.
Il
Bernhardt
faceva
parte
,
in
qualità
di
perito
,
della
Delegazione
:
e
si
vedeva
meno
.
Ma
Theodor
Wolff
riprese
finalmente
a
Genova
il
suo
ruolo
di
menager
della
stampa
forestiera
.
Le
sue
informazioni
erano
sempre
precise
,
controllate
,
raramente
e
,
se
mai
,
discretissimamente
tendenziose
:
e
,
regalate
così
com
'
erano
da
un
"
eminente
collega
"
nessuno
sapeva
resistere
alla
tentazione
di
tenerne
conto
nel
compito
serale
.
In
questo
risultato
finale
ed
essenziale
,
si
chiariva
tutta
la
superiorità
dell
'
accaparramento
tedesco
sugli
"
uffici
"
francesi
dell
'
Hotel
Savoy
.
Un
altro
giornalista
contava
la
delegazione
,
Hilferding
:
ma
l
'
ex
-
direttore
della
Freiheit
era
perito
finanziario
effettivamente
e
faceva
poca
politica
,
anche
per
il
fatto
che
Hillferding
si
esprime
con
vero
stento
tanto
in
francese
che
...
in
tedesco
;
pare
che
le
parole
se
le
tiri
su
con
la
carrucola
dal
fondo
dello
stomaco
:
solo
i
congressi
socialisti
tedeschi
hanno
la
sopportazione
necessaria
per
un
parlatore
simile
.
Del
resto
,
quei
tre
primi
erano
sufficienti
alla
bisogna
;
la
delegazione
tedesca
era
quella
in
cui
l
'
opinione
dei
grandi
giornali
arrivava
ufficialmente
nelle
più
ristrette
riunioni
per
mezzo
del
Müller
,
e
le
direttive
ai
giornalisti
erano
impresse
con
maggior
sicurezza
per
mezzo
di
Bernhardt
e
Wolff
.
L
'
imprenditore
Rathenau
L
'
atto
principale
della
delegazione
tedesca
a
Genova
-
il
trattato
di
Rapallo
-
è
stato
il
risultato
di
una
combinazione
fra
i
sentimenti
e
i
risentimenti
di
Rathenau
,
da
una
parte
,
e
le
opinioni
ben
salde
e
circoscritte
del
Freiherr
von
von
Mahlzahn
,
capo
dell
'
Ost
-
Abteilung
al
Ministero
degli
Esteri
tedesco
,
dall
'
altra
parte
.
I
due
uomini
si
incontrarono
,
e
,
ciascuno
in
base
a
motivi
personali
diversi
,
decisero
di
compiere
quel
gesto
.
Vediamo
come
ci
si
sia
deciso
Rathenau
.
Egli
venne
a
Genova
per
compiervi
"
qualche
cosa
"
.
Rathenau
è
rimasto
quale
venti
anni
di
attività
industriale
lo
hanno
foggiato
:
un
grande
intraprenditore
moderno
.
L
'
"
affare
"
industriale
ha
semplicemente
ceduto
il
posto
,
nella
giornata
di
quest
'
uomo
,
all
'
"
affare
"
diplomatico
:
il
bisogno
primitivo
,
direi
infantile
,
dell
'
azione
,
che
è
in
fondo
ad
ogni
intraprenditore
di
razza
,
egli
lo
ha
portato
entro
il
campo
della
sua
attività
diplomatica
.
L
'
errore
inevitabile
in
cui
Rathenau
è
caduto
è
stato
precisamente
questo
:
ha
creduto
che
la
posizione
del
grande
imprenditore
e
del
grande
diplomatico
rispetto
al
guadagno
,
fossero
identiche
.
Scrive
Rathenau
in
un
suo
vecchio
libro
(
Reflexionen
)
:
"
Io
non
ho
mai
conosciuto
un
vero
uomo
d
'
affari
,
per
il
quale
il
guadagno
rappresentasse
la
principale
preoccupazione
:
e
potrei
affermare
che
chi
è
attaccato
al
guadagno
personale
di
denaro
,
non
può
essere
un
grande
uomo
d
'
affari
"
.
Consideriamo
come
sua
questa
riflessione
di
Rathenau
imprenditore
.
E
pensiamo
che
quest
'
uomo
,
per
venti
anni
,
dalla
sua
attività
professionale
è
stato
disciplinato
a
stimare
autentici
il
successo
industriale
di
grande
portata
,
ed
il
guadagno
in
stretto
senso
(
cioè
il
successo
immediato
,
controllabile
dall
'
oggi
al
domani
)
;
che
quest
'
uomo
ha
continuato
a
pensare
che
per
essere
lungimirante
,
fecondo
,
bahnbrecher
,
occorreva
,
prima
di
tutto
,
saper
concentrare
l
'
interesse
sulla
intrapresa
:
"
L
'
obbietto
,
su
cui
l
'
uomo
d
'
affari
accumula
il
suo
lavoro
e
le
sue
preoccupazioni
,
il
suo
orgoglio
e
i
suoi
desiderii
,
è
l
'
intrapresa
in
sé
,
qualunque
essa
sia
:
fabbrica
,
banca
,
armamento
,
teatro
,
ferrovia
.
L
'
uomo
di
affari
non
conosce
alcun
'
altra
aspirazione
,
all
'
infuori
di
questa
:
trasformare
l
'
intrapresa
in
un
fiorente
e
forte
organismo
...
"
(
Reflexionen
)
.
Ebbene
:
quest
'
uomo
è
messo
a
dirigere
la
politica
estera
di
un
grande
paese
,
è
inviato
ad
una
grande
adunanza
internazionale
.
Qual
'
é
il
guadagno
di
un
diplomatico
,
in
questo
caso
?
Ottenere
libertà
di
incontri
,
di
discussioni
,
di
combinazioni
:
ottenere
la
fiducia
dei
concorrenti
:
conservare
la
seggiola
al
tavolo
,
con
su
scritto
il
proprio
nome
.
Questo
"
guadagno
"
immediato
,
precisamente
,
e
non
altro
,
Lloyd
George
serbava
alla
Germania
alla
Conferenza
:
e
questo
guadagno
,
precisamente
,
Rathenau
era
dispostissimo
a
neglettere
o
ad
abbandonare
,
per
concentrare
il
suo
interesse
sull
'
impresa
concreta
cui
da
tempo
attendeva
von
Mahlzhan
:
la
conclusione
di
un
totale
e
clamoroso
-
indispensabile
quest
'
ultima
qualità
!
-
e
clamoroso
accordo
con
i
Soviet
.
La
storia
di
un
appuntamento
A
questa
predisposizione
generica
,
si
aggiunsero
le
mortificazioni
ricevute
,
specialmente
da
Lloyd
George
.
Rathenau
è
israelita
.
Del
giudaismo
,
questo
gli
è
rimasto
:
la
vanità
.
Vanità
di
uomo
superiore
,
ma
che
si
tradisce
ugualmente
nell
'
accuratezza
un
tantino
ricercata
e
non
sempre
fine
delle
fogge
di
vestire
,
nel
penchant
alle
comparse
sensazionali
in
mezzo
ad
una
folla
convocata
apposta
per
sentire
le
sue
parole
,
nell
'
abitudine
,
anche
quando
è
en
petit
comité
,
a
non
poter
fare
due
dichiarazioni
senza
il
pulpito
di
una
seggiola
,
di
una
scalinata
,
di
un
tavolo
;
nella
compiacenza
manifesta
di
usare
con
padronanza
assoluta
le
lingue
estere
:
guardate
che
,
mentre
parla
,
egli
continua
a
darsi
all
'
aplomb
della
giacca
e
dei
pantaloni
diligentissimamente
stirati
...
(
Ancora
un
riscontro
di
Cannes
.
Quando
Rathenau
-
primo
ministro
tedesco
che
si
presentasse
al
Consiglio
Supremo
non
in
condizione
di
accusato
-
espose
in
gennaio
,
dinanzi
a
Lloyd
George
,
Bonomi
e
Briand
,
la
situazione
economica
della
Germania
,
cominciò
con
queste
frasi
testuali
:
"
Tralascerò
di
usare
della
mia
lingua
,
il
tedesco
,
per
risparmio
di
tempo
,
evitando
l
'
interprete
:
e
solo
per
questa
ragione
.
Mi
esprimerò
dunque
direttamente
in
inglese
,
e
poi
tradurrò
io
stesso
in
francese
.
Solo
per
risparmio
di
tempo
,
ancora
una
volta
-
continuò
rivolto
all
'
on
.
Bonomi
-
credo
opportuno
astenermi
dalla
traduzione
in
italiano
chiedendone
scusa
all
'
onorevole
Primo
Ministro
d
'
Italia
"
.
Non
si
sa
se
rimanere
più
storditi
dalla
esibizione
luzzattiana
di
questa
prontezza
poliglotta
,
o
dalla
...
squisitezza
di
tenere
un
tale
discorso
dinanzi
a
due
uomini
notoriamente
e
disperatamente
monoglotti
,
come
Lloyd
George
...
e
Bonomi
!
)
La
vanità
di
Rathenau
,
nelle
prime
giornate
di
Genova
,
non
fu
risparmiata
.
Tre
volte
egli
chiese
un
colloquio
a
Lloyd
George
,
ma
questi
,
ingolfato
nelle
discussioni
del
Club
,
gli
fece
tenere
delle
risposte
in
cui
,
stringi
,
stringi
,
c
'
era
questo
:
"
Adesso
non
ho
tempo
"
.
L
'
ultima
richiesta
e
l
'
ultima
ripulsa
furono
scambiate
il
venerdì
14
aprile
.
Già
in
precedenza
,
Teodoro
Wolff
aveva
invitato
i
maggiori
giornalisti
inglesi
ad
un
ricevimento
intimo
nella
Villa
Croce
-
Sonnemberg
,
a
Nervi
.
Non
è
verosimile
che
questo
ricevimento
a
uomini
legatissimi
a
Lloyd
George
sia
stato
indetto
,
nella
previsione
di
burlarsi
di
loro
e
del
loro
patrono
entro
le
24
ore
.
Rathenau
passò
ancora
in
attesa
la
giornata
di
sabato
,
vigilia
di
Pasqua
.
Proprio
alla
sera
,
e
proprio
durante
il
ricevimento
,
da
persone
vicinissime
a
Lloyd
George
,
fra
l
'
altro
da
M
.
r
Garwin
,
Rathenau
venne
a
sapere
che
all
'
indomani
il
Premier
inglese
aveva
intenzione
di
solennizzare
la
festa
integralmente
:
messa
e
benedizione
,
partita
a
"
golf
"
in
giardino
,
gita
in
automobile
lungo
la
Riviera
,
nientissimo
di
politica
:
si
noti
che
chi
dava
queste
informazioni
era
anche
M
.
r
Garwin
,
compagno
ordinario
di
queste
réjouissances
domenicali
.
Credo
che
nella
serata
,
Rathenau
si
sia
lasciato
convincere
a
firmare
il
trattato
:
e
all
'
indomani
,
Pasqua
,
andò
a
Rapallo
.
Nelle
spiegazioni
sulla
propria
condotta
che
Lloyd
George
dovette
dare
in
seguito
a
Barthou
,
nel
Club
,
egli
disse
fra
l
'
altro
:
"
Io
tentai
di
combinare
un
incontro
con
il
Cancelliere
del
Reich
e
con
il
Dottor
Rathenau
nella
giornata
di
Pasqua
:
ma
la
assenza
del
D
.
r
Rathenau
,
che
si
trovava
già
a
Rapallo
,
lo
impedì
"
.
Questa
versione
,
Lloyd
George
la
ripeté
poi
varie
volte
,
anche
in
pubblico
,
e
anche
,
il
15
giugno
scorso
,
alla
Camera
dei
Comuni
:
ed
è
esatta
,
ma
disastrosa
per
la
serietà
,
o
per
la
riputazione
di
serietà
,
del
suo
autore
.
Il
ministro
Rathenau
fece
colazione
all
'
Eden
,
a
Genova
:
e
non
partì
da
Genova
prima
del
tòcco
,
anzi
delle
14
.
Lloyd
George
fece
telefonare
all
'
Eden
per
avere
un
abboccamento
con
i
ministri
tedeschi
verso
quest
'
ora
,
e
non
prima
:
non
nella
mattinata
.
Perché
non
lo
fece
prima
?
Oh
,
mio
Dio
:
soltanto
al
tòcco
aveva
incominciato
a
piovere
come
Dio
la
mandava
:
e
durò
tutto
il
pomeriggio
di
Pasqua
.
Lloyd
George
-
secondo
le
solite
relazioni
degli
intimi
,
ricercate
come
bollettini
della
salute
della
Conferenza
-
aveva
passato
la
mattinata
secondo
il
programma
festivo
stabilito
:
ma
il
tempaccio
maledetto
gli
fece
rinunziare
al
resto
delle
sue
distrazioni
pasquali
,
con
suo
grande
disappunto
.
Conclusione
:
visto
che
,
per
colpa
dell
'
acqua
,
la
gita
in
Riviera
era
impossibile
,
e
che
bisognava
rimanere
bloccati
a
Villa
d
'
Albertis
,
Lloyd
George
si
decise
a
"
combinare
un
incontro
con
il
Cancelliere
e
con
il
D
.
r
Rathenau
"
.
"
Ormai
-
avrà
detto
il
Premier
-
ormai
la
giornata
è
sprecata
...
Tanto
vale
sentire
un
po
'
cosa
vuol
dirci
colui
,
che
per
tre
volte
mi
ha
seccato
con
le
sue
richieste
di
colloqui
...
"
.
Ma
Rathenau
era
già
a
Rapallo
.
Con
questa
diligenza
e
con
questa
previggenza
,
Lloyd
George
affrontò
l
'
eventualità
,
a
lui
notissima
,
dell
'
accordo
russo
-
tedesco
!
...
Il
funzionario
Von
-
Mahlzahn
Rathenau
-
secondo
me
-
stette
indeciso
fino
alla
vigilia
della
firma
dell
'
accordo
.
Ma
v
'
era
nella
delegazione
tedesca
un
altro
uomo
che
,
al
contrario
,
fu
decisissimo
a
concludere
fino
dal
primo
giorno
.
Quest
'
uomo
era
il
Freiherr
von
Mahlzahn
,
presente
alla
Conferenza
in
qualità
di
Segretario
della
Presidenza
del
Reich
,
l
'
autore
vero
del
trattato
,
e
il
personaggio
forse
più
interessante
della
delegazione
.
Vidi
diverse
volte
il
Mahlzahn
dopo
la
conclusione
dell
'
accordo
di
Rapallo
:
egli
era
difficilmente
accessibile
,
perché
,
com
'
egli
stesso
diceva
,
ormai
quasi
disoccupato
.
Alto
,
biondo
,
sakko
anzug
,
nessuna
cicatrice
studentesca
che
deturpi
il
viso
regolare
e
calmo
,
nessuna
abitudine
a
stringere
le
mascelle
,
a
spalancare
gli
occhi
alla
maniera
di
Federico
il
grande
,
come
non
è
difficile
che
faccia
qualche
consigliere
segreto
dell
'
austro
regime
;
per
darsi
un
"
tono
"
.
Mahlzahn
è
"
schlicht
"
:
è
semplice
.
Più
che
diplomatico
,
egli
si
picca
di
essere
un
"
menager
"
politico
di
grandi
affari
internazionali
:
e
certo
gli
pare
che
questa
sua
forma
di
attività
sia
quella
che
più
conviene
agli
affari
dei
suo
paese
:
perché
,
da
buon
tedesco
liberale
,
Mahlzahn
ha
una
viva
ammirazione
per
l
'
Inghilterra
,
una
vivissima
per
l
'
America
,
e
per
i
sistemi
diplomatico
-
affaristici
degli
Anglosassoni
.
Ma
egli
rimane
tuttavia
radicato
alla
Wilhelmplatz
:
è
prima
di
tutto
un
moderno
funzionario
prussiano
,
poliglotta
,
specializzatosi
nello
studio
della
Russia
,
dei
diplomatici
russi
,
delle
possibilità
di
affari
in
Russia
,
che
ha
percorso
nell
'
ambasciata
di
Pietroburgo
parecchi
gradi
della
sua
carriera
,
e
che
adesso
vuole
spremere
fino
all
'
ultimo
succo
tutta
la
sua
esperienza
di
russiches
hand
und
heute
.
Egli
vuole
tanto
-
ormai
-
tirare
le
somme
,
che
non
ha
neppure
sentito
il
bisogno
di
andare
in
Russia
dopo
la
rivoluzione
:
Mahlzahn
ha
catalogato
la
Russia
,
i
suoi
campi
e
le
sue
miniere
,
e
ha
portato
il
catalogo
a
Berlino
,
Ost
-
Abteilung
(
Divisione
Orientale
del
Ministero
degli
esteri
)
.
A
Berlino
,
l
'
accanito
giovanotto
che
,
dieci
anni
fa
viaggiava
in
Russia
ammucchiando
appunti
nelle
sue
tasche
e
nel
suo
cervello
,
ha
ricevuto
una
patina
di
Berlinertums
,
di
"
berlinesismo
"
,
é
diventato
un
sedentario
,
ha
preso
un
tantino
il
gusto
a
giocare
il
ruolo
di
Holstein
del
nuovo
regime
,
conosciuto
e
apprezzato
da
pochi
,
potente
ad
influire
sulle
sorti
dei
molti
:
convinto
che
nella
riparata
oscurità
della
centrale
della
Wilhelmplatz
,
ci
sono
più
saporite
soddisfazioni
che
non
nella
legazione
ad
Atene
,
dov
'
egli
andò
per
non
lungo
tempo
,
e
donde
tornò
via
contentissimo
.
E
poi
a
Berlino
,
città
di
diplomatici
,
ci
passa
tanta
gente
:
ci
passa
,
per
esempio
,
anche
"
il
signor
Boggiano
-
Pico
,
incaricato
diplomatico
italiano
per
la
Russia
,
di
cui
io
ho
potuto
apprezzare
tutta
la
conoscenza
di
cose
nuove
,
e
che
,
sono
certo
,
a
Pietrogrado
avrà
compiuto
opera
assai
efficace
"
come
dice
il
signor
Freiherr
,
scrutandosi
bene
,
per
vedere
se
avete
un
sospetto
almeno
di
quello
che
sia
il
Witz
berlinese
,
la
maniera
sorniona
di
canzonare
la
gente
.
E
poi
,
a
Berlino
c
'
è
maggiore
probabilità
di
tirare
le
somme
del
lavoro
compiuto
.
Se
c
'
è
il
Freiher
von
Mahlzahn
con
una
esperienza
così
solida
in
materia
russa
,
se
c
'
è
una
Ost
-
Abteilung
affidata
a
lui
,
il
coronamento
inevitabile
dev
'
essere
il
trattato
con
la
Russia
,
in
sé
e
per
sé
,
che
io
,
Mahlzahn
,
ho
il
dovere
di
funzionario
di
preparare
tecnicamente
,
senza
preoccuparmi
di
ciò
che
non
è
del
mio
réssort
,
di
ciò
che
non
è
meine
sache
,
affare
dell
'
Ost
-
Abteilung
:
sia
quel
che
voglio
,
magari
l
'
invasione
francese
,
das
ist
nicht
meine
Sache
.
Verrà
,
deve
venire
il
momento
in
cui
il
trattato
sarà
firmato
:
compito
mio
,
punto
d
'
onore
mio
,
è
di
affrettare
quel
momento
.
La
conferenza
di
Genova
,
le
predisposizioni
di
Rathenau
a
fare
qualche
atto
clamoroso
,
e
la
prontezza
di
Mahlzahn
ad
approfittare
della
vanità
offesa
di
Rathenau
,
diedero
partita
vinta
al
funzionario
,
e
il
trattato
fu
firmato
.
Durante
tutta
la
durata
della
Conferenza
,
il
nome
di
Mahlzahn
comparve
una
sola
volta
sui
giornali
tedeschi
:
in
una
specie
di
spiegazione
tecnica
del
trattato
,
ch
'
egli
diede
qualche
giorno
dopo
la
firma
ai
giornalisti
del
suo
paese
.
Sui
giornali
italiani
non
comparve
mai
.
La
stampa
llyodgeorgiana
lo
trascurò
,
eccetto
M
.
r
Garwin
,
che
lo
chiamò
addirittura
un
farabutto
,
cosa
di
cui
il
Mahlzahn
parlava
senza
neppure
una
venatura
di
quella
compiacenza
che
le
ingiurie
sogliono
pur
suscitare
nelle
persone
insensibili
alle
lodi
.
Per
questo
superbo
,
per
questo
uomo
del
retroscena
,
la
vendetta
più
squisita
contro
le
male
parole
di
Garwin
consistette
nelle
preghiere
che
da
Villa
d
'
Albertis
gli
furono
rivolte
dal
"
principale
"
di
Garwin
perché
nei
periodi
di
tensione
con
la
delegazione
russa
,
egli
intervenisse
a
Rapallo
:
e
questa
vendetta
se
la
assaporò
per
quindici
lunghi
giorni
,
negli
incontri
quotidiani
cogli
esperti
alleati
,
che
lo
cercavano
,
lui
,
lo
"
sleale
"
secondo
Lloyd
Gecrge
:
il
"
farabutto
"
secondo
M
.
r
Garwin
.
Mahlzahn
amava
questo
compito
di
sensale
nascosto
e
indispensabile
in
diplomazia
e
nei
grandi
affari
.
Ricordo
con
che
sapiente
ironia
parlava
dell
'
inutilità
dell
'
intervento
dello
Stato
,
con
i
suoi
uffici
,
per
invogliare
i
capitalisti
a
imprese
russe
.
"
Non
è
questo
che
occorre
.
Io
non
ho
mai
trattato
di
questi
affari
nel
mio
ufficio
.
Se
a
Berlino
c
'
è
qualche
industriale
che
ha
delle
idee
per
la
Russia
,
io
lo
metto
a
contatto
con
le
persone
adatte
facendoli
trovare
,
che
so
io
?
a
colazione
.
Da
me
vengono
:
mi
conoscono
.
Ma
non
verrebbero
nel
mio
ufficio
.
Forse
,
però
gli
industriali
italiani
saranno
meno
diffidenti
dei
tedeschi
:
io
questo
non
lo
so
,
signore
...
"
.
I
giudizi
di
Mahlzahn
sui
delegati
bolscevichi
erano
singolari
,
e
diversissimi
da
quelli
più
accreditati
.
Fu
l
'
unico
da
cui
udii
dire
che
Litvinoff
fosse
l
'
uomo
più
forte
della
delegazione
,
quello
con
cui
bisognava
stare
in
buona
.
Che
gli
inglesi
avessero
grande
stima
di
Krassin
non
lo
meravigliava
,
ma
lo
divertiva
il
grande
conto
che
ne
facevano
:
"
Krassin
è
troppo
inglese
:
è
poco
utile
trattare
con
lui
"
.
All
'
infuori
di
questi
e
simili
,
apprezzamenti
generici
,
non
era
però
possibile
saperne
di
più
.
Von
Mahlzahn
è
uno
splendido
esempio
di
funzionario
prussiano
antico
stile
,
trapiantato
in
mezzo
alla
americanizzazione
crescente
a
vista
d
'
occhio
,
della
vita
politica
ed
economica
tedesca
e
berlinese
.
Il
trapianto
,
nel
suo
caso
personale
,
è
riuscito
,
e
ha
dato
un
uomo
in
cui
l
'
antica
discrezione
e
limitatezza
del
funzionario
prussiano
sono
riuscite
a
rimanere
tenaci
accanto
a
una
grande
capacità
affaristica
.
Nei
diplomatici
tedeschi
di
qui
a
cinquant
'
anni
quella
discrezione
e
quella
limitatezza
prussiana
saranno
scomparse
e
sarà
tanto
peggio
per
tutti
.
Anglofilia
diffusa
E
quanto
fosse
diffusa
,
nelle
persone
dirigenti
della
delegazione
tedesca
,
lo
osservai
per
la
prima
volta
al
vivo
,
nel
ricevimento
cui
ho
già
accennato
,
offerto
da
Theodor
Wolff
a
Nervi
,
nel
giardino
della
villa
Croce
-
Sonnenberg
,
la
vigilia
di
Pasqua
,
alla
stampa
inglese
e
americana
.
Queste
cose
si
capiscono
meglio
del
modo
di
farsi
presentare
la
gente
o
dal
modo
di
porgere
la
guantiera
ad
una
tavola
imbandita
,
che
da
cento
discorsi
reticenti
e
falsi
.
Mr
.
Garwin
,
il
direttore
dell
'
Observer
e
l
'
amico
di
Lloyd
George
,
era
il
vero
protagonista
di
quella
grande
riunione
,
e
Rathenau
cercò
di
fare
una
vera
captazione
di
simpatie
da
parte
del
giornalista
di
confidenza
del
Premier
.
C
'
era
una
ben
grave
umiliazione
in
questo
ripiego
,
di
far
la
corte
al
giornalista
,
non
potendo
parlare
con
l
'
uomo
di
Stato
!
Qui
alla
Villa
Croce
conobbi
il
Keynes
,
oggetto
di
una
vera
adulazione
da
parte
di
tutti
i
capi
della
delegazione
tedesca
.
Il
Keynes
,
un
perticone
inodoro
,
incolore
,
insaporo
,
dall
'
aria
ammoscita
peggio
della
finanza
mondiale
,
è
però
inglesissimo
in
questo
:
nell
'
accettare
i
complimenti
e
le
adorazioni
tedesche
come
una
specie
di
tributo
obbligatorio
.
Durante
quel
ricevimento
,
egli
se
ne
stette
quasi
sempre
zitto
e
svogliato
,
mentre
inutilmente
Rathenau
e
la
signora
von
Prittwitz
conducevano
inutilmente
la
conversazione
in
inglese
,
e
tutti
attendevano
che
l
'
oracolo
aprisse
la
bocca
e
sentenziasse
almeno
,
come
l
'
antico
Seneca
,
che
i
salami
non
sono
salsiccie
.
In
fondo
,
il
beneficio
che
Maynard
Keynes
ha
ricevuto
dalla
enorme
reclame
stamburatagli
dai
tedeschi
,
è
immensamente
superiore
ai
benefici
che
i
tedeschi
hanno
ricavato
dai
suoi
pagatissimi
e
inutilissimi
articoli
.
Avevo
già
veduto
Rabinadrath
Tagore
godersi
l
'
adorazione
delle
quarant
'
ore
da
parte
degli
intellettuali
di
Berlino
:
a
Nervi
vidi
Keynes
godersi
l
'
adorazione
delle
five
o
'
clok
da
parte
dei
diplomatici
.
Nessuno
,
come
i
tedeschi
,
venera
così
le
proprie
invenzioni
.
La
delegazione
tedesca
,
durante
tutta
la
conferenza
,
adorò
una
invenzione
ad
essa
carissima
:
che
gli
inglesi
fossero
particolarmente
ben
disposti
verso
la
Germania
.
L
'
unico
,
forse
,
fra
i
delegati
,
che
fosse
meno
propenso
a
questa
anglofilia
,
e
più
vicino
,
tendenzialmente
,
alla
politica
continentale
sostenuta
dallo
scarso
e
malinconico
gruppo
che
fa
capo
alle
Sozialistische
Monatshelfe
,
era
il
Cancelliere
Wirth
.
Lloyd
George
dovette
capirlo
,
perché
negli
ultimi
quindici
giorni
della
Conferenza
volle
avere
dei
colloqui
con
lui
senza
Rathenau
:
e
chissà
quali
balle
gli
avrà
raccontato
.
Ma
Wirth
ha
pochi
ganci
cui
quell
'
altro
si
possa
attaccare
.
Anche
nel
personale
subalterno
,
si
trovava
qualche
elemento
più
diffidente
verso
le
manovre
inglesi
:
così
,
per
esempio
,
lo
Hilferding
,
che
portava
a
Genova
le
vedute
del
Salon
Cassirer
di
Berlino
,
il
diffamato
focolaio
del
riavvicinamento
franco
-
tedesco
.
Ma
erano
isolati
.
Gli
esperti
e
gli
emissarii
inglesi
erano
gli
ospiti
più
graditi
dell
'
Hotel
Eden
,
e
Lloyd
George
ce
li
mandava
a
stormi
.
Quando
sorse
la
polemica
se
e
,
nel
caso
,
chi
dell
'
entourage
di
Lloyd
George
era
stato
preavvertito
delle
trattative
con
i
russi
condotta
dal
Mahlzahn
,
io
commisi
l
'
imprudenza
di
pubblicare
il
nome
di
M
.
r
Sidebothon
.
Ma
il
giorno
dopo
,
avrò
avuto
altri
cinque
o
sei
nomi
di
persone
diverse
,
e
a
me
sconosciute
,
della
delegazione
britannica
,
che
mi
venivano
comunicati
,
in
tutta
confidenza
,
da
inglesi
che
speravano
di
poter
fare
,
per
mezzo
del
giornale
locale
,
il
pettegolezzo
personale
.
Non
pubblicai
più
niente
:
ma
rimasi
persuaso
di
questo
:
che
per
lo
meno
venti
persone
compresissimo
Lloyd
George
erano
tenute
regolarmente
al
corrente
dell
'
affare
che
si
covava
a
Rapallo
.
StampaPeriodica ,
L
'
italiano
di
maggior
levatura
e
di
più
fine
ingegno
che
fosse
presente
nel
caravanserraglio
,
era
indubbiamente
...
Sua
Eccellenza
il
Consigliere
di
Stato
Giuseppe
Motta
,
presidente
della
Delegazione
svizzera
.
La
Svizzera
fa
di
questi
tiri
.
Pare
che
nell
'
ambiente
particolarissimo
della
Confederazione
,
gli
uomini
delle
tre
razze
possano
purgarsi
di
molte
sporcizie
nazionali
,
e
dar
tutto
il
loro
fiore
.
Quale
hand
tedesco
avrebbe
potuto
conferire
a
Gottfried
Keller
quell
'
intimo
e
pietoso
sorriso
,
che
lo
fa
il
più
moderno
fra
gli
scrittori
tedeschi
?
Luigi
Motta
può
dar
l
'
esempio
curiosissimo
di
un
diplomatico
antico
stile
,
che
fa
a
meno
di
tutto
il
bagaglio
bluffistico
della
ricostruzione
,
si
tiene
nei
limiti
del
buon
gusto
e
della
serietà
,
e
accontenta
una
moderna
e
pretenziosa
democrazia
:
credo
che
a
questo
tour
de
force
dell
'
arte
di
governo
un
italiano
possa
arrivare
solo
dall
'
ambiente
cantonale
,
colla
pratica
di
due
altre
grandi
civiltà
,
con
l
'
educazione
in
paesi
stranieri
e
con
la
lusinghiera
sicurezza
di
non
essere
cittadino
del
Regno
d
'
Italia
e
suddito
di
Giolitti
.
Comunque
,
il
signor
Motta
ci
è
arrivato
.
Io
ebbi
occasione
di
osservarlo
in
più
occasioni
,
in
colloqui
privati
,
mentre
la
conversazione
era
condotta
da
terzi
:
e
me
lo
potei
godere
tutto
.
Florido
di
persona
,
benevolo
nel
tratto
,
egli
è
un
lusingatore
di
tutti
i
suoi
interlocutori
insuperabile
:
non
ho
mai
veduto
un
uomo
che
sappia
ascoltare
così
bene
i
discorsi
altrui
,
li
sottolinei
con
piccole
approvazioni
,
con
parchi
cenni
del
capo
,
dia
all
'
altro
,
anche
se
è
uno
scemo
,
la
soddisfazione
di
vedersi
preso
sul
serio
,
che
è
poi
la
soddisfazione
di
cui
gli
uomini
si
ricordano
di
più
.
Mentre
gli
altri
discorrono
,
il
signor
Motta
si
dispone
in
pose
piene
di
rispetto
e
di
dignità
,
che
rivelano
non
l
'
eleganza
innata
dell
'
uomo
di
alta
razza
,
ma
la
sorveglianza
perseverante
su
sé
stesso
dell
'
uomo
arrivato
dal
basso
,
da
umile
gente
,
e
che
ormai
sa
far
la
sua
figura
nei
salotti
e
nei
consigli
di
Stato
.
Egli
parla
un
italiano
genericamente
subalpino
,
senza
tracce
apprezzabili
di
lombardismi
,
un
tantino
-
ma
proprio
un
tantino
così
-
impacciato
,
come
chi
è
avvezzo
ad
esprimersi
normalmente
in
lingue
straniere
.
È
un
piccolo
tic
della
pronuncia
,
che
gli
dà
agio
di
prolungare
la
riflessione
prima
di
emettere
la
parola
:
e
soltanto
ascoltando
lui
,
io
compresi
quale
immane
esigenza
è
contenuta
nella
massima
corrente
e
ripetuta
"
prima
di
parlare
,
pensaci
"
:
uno
sforzo
terribile
,
che
il
signor
Motta
compie
continuamente
e
coscienziosamente
.
Perciò
le
sue
espressioni
sono
di
una
precisione
assoluta
:
nel
corso
di
una
conversazione
,
il
più
possibile
animata
,
egli
ripete
cinque
o
sei
volte
i
termini
ufficiali
di
una
designazione
:
egli
,
per
esempio
,
non
ci
disse
mai
"
noi
,
svizzeri
italiani
"
,
il
che
sarebbe
scorretto
,
per
quanto
usatissimo
:
ma
"
noi
,
svizzeri
di
lingua
italiana
"
,
che
è
l
'
espressione
ortodossa
.
E
così
via
.
Con
questo
linguaggio
che
ha
la
liscezza
della
maiolica
antica
e
la
dirittura
di
un
piombino
,
il
signor
Motta
riesce
a
dare
l
'
illusione
della
sincerità
:
ed
è
forse
il
più
placido
e
imperturbabile
mentitore
del
mondo
.
Normalmente
,
egli
dialoga
in
questo
modo
:
riprendendo
quello
che
ha
detto
il
suo
interlocutore
,
e
ripetendolo
con
molto
maggiore
arte
e
chiarezza
;
perché
egli
,
dalla
prima
frase
capisce
perfettamente
dove
l
'
altro
vuole
arrivare
e
gli
ripresenta
ben
refilate
quelle
idee
che
l
'
altro
aveva
espresso
confusamente
e
senza
riflettere
.
Così
il
signor
Motta
ottiene
,
a
ogni
battuta
,
due
vantaggi
:
non
dice
niente
,
e
procura
all
'
altro
il
compiacimento
di
essersi
espresso
molto
bene
.
Quando
poi
è
messo
alle
strette
,
e
deve
rispondere
categoricamente
,
allora
egli
dà
fuori
frasi
di
convenienza
,
ma
in
modo
maestro
.
Egli
fu
uno
dei
più
scettici
attori
della
Conferenza
,
e
riuscì
a
far
credere
di
esserne
un
fervente
:
disprezzava
profondamente
i
russi
,
convintissimo
che
con
essi
non
si
sarebbe
concluso
niente
,
ma
si
interessava
con
la
massima
buona
grazia
delle
condizioni
della
vita
in
Russia
:
rese
dei
servigi
a
Rathenau
,
protestando
dolcemente
,
a
nome
dei
neutri
,
contro
il
regime
delle
sedute
del
club
a
Villa
D
'
Albertis
,
ma
la
lancetta
di
tutta
la
sua
azione
fu
piuttosto
francese
,
e
punse
di
nascosto
a
più
riprese
la
vescica
conferenziale
.
La
menzogna
del
signor
Motta
è
la
menzogna
di
grande
scuola
,
la
menzogna
aulica
,
che
sarà
sempre
necessaria
ai
più
serii
e
onesti
uomini
di
Stato
.
Quella
del
signor
Lloyd
George
è
la
menzogna
demagogica
,
necessaria
per
aizzare
o
addormentare
i
popoli
,
o
per
le
"
guerre
giuste
"
,
o
per
le
"
ricostruzioni
"
.
Spostandosi
dal
Miramare
dove
alloggiava
Motta
al
Génes
dove
si
arrabattavano
i
russi
,
voi
potevate
incontrare
gli
uomini
della
menzogna
di
bassa
lega
,
necessaria
per
sfruttare
i
popoli
e
viverci
sopra
:
e
l
'
esemplare
più
bello
era
forse
il
Rosemberg
.
Ebreo
e
gobbo
,
costui
si
avvoltolava
in
un
turbinio
di
circolari
ballistiche
e
di
foglietti
réclame
ch
'
egli
vi
presentava
con
gli
occhi
loschi
dell
'
uomo
che
ha
parecchie
fucilazioni
per
vendette
personali
sulla
coscienza
,
e
sa
che
voi
lo
sapete
.
Ma
di
costui
e
di
Rakowsky
,
e
di
tutti
i
moscoviti
ho
fatto
proposito
di
non
parlare
.
Dedicherò
solo
un
ricordo
al
signor
Cicerin
.
Cicerin
.
Fra
gli
altri
diplomatici
,
atteggiamento
del
collegiale
che
è
malignato
dai
compagni
,
e
quando
il
professore
di
fisica
fa
gli
esperimenti
al
buio
,
tutta
la
classe
gli
assesta
scapellotti
,
ficotti
,
e
bazzurre
sulla
testa
.
Manca
assolutamente
di
quell
'
aspetto
dignitoso
e
virile
,
che
è
la
bellezza
di
un
militare
o
di
un
uomo
di
stato
:
occhi
detestabilmente
abborsonati
,
carnagione
biancastra
e
facciata
da
pascià
:
un
gaudente
da
harem
,
un
uomo
che
par
fatto
apposta
per
essere
lisciato
dalle
sue
donne
e
leccato
e
perleccato
dal
cagnolo
della
concubina
.
Il
ricostruttore
della
Nazione
Le
giornate
di
Genova
restarono
certo
memorabili
nella
vita
dell
'
on
.
Facta
.
Durante
tutto
il
periodo
della
Conferenza
,
il
Presidente
del
Consiglio
trasudò
letizia
:
la
letizia
dell
'
innocenza
.
La
sua
stessa
figura
tradiva
la
bonaria
soddisfazione
dell
'
avvocato
di
provincia
,
arrivato
dove
mai
si
sarebbe
sognato
di
arrivare
.
Io
lo
osservai
in
diverse
occasioni
.
Durante
le
sedute
solenni
della
conferenza
,
egli
non
comprendeva
assolutamente
niente
dei
discorsi
dei
suoi
eminenti
colleghi
,
e
si
rivolgeva
al
vicino
on
.
Schanzer
per
spiegazioni
sui
punti
applauditi
,
con
gesti
così
impacciati
che
facevano
fremere
chi
gli
teneva
il
binoccolo
puntato
addosso
.
Il
marchese
Visconti
Venosta
e
il
commendator
Giannini
,
seduti
dietro
a
lui
,
gli
davano
ogni
tanto
gli
schiarimenti
del
caso
,
ed
egli
li
ringraziava
con
sollecitudine
commovente
.
Nei
ricevimenti
ai
giornalisti
,
italiani
od
esteri
,
il
Presidente
del
Consiglio
aveva
veramente
soggezione
dei
suoi
interlocutori
:
di
cui
va
ricordato
qui
solo
Vettori
,
del
Giornale
d
'
Italia
,
uomo
di
spirito
e
di
incomparabile
aplomb
,
dinanzi
a
cui
mi
par
di
vedere
il
povero
Facta
tutto
premuroso
,
quasi
pauroso
di
commettere
qualche
gaffe
.
Del
resto
,
i
ricevimenti
formarono
l
'
attività
più
rilevante
dell
'
on
.
Facta
durante
la
Conferenza
.
A
Villa
Cambiaso
,
in
un
gardens
party
offerto
dal
Municipio
,
Facta
comparve
in
mezzo
a
un
pubblico
per
lui
adatto
,
composto
cioè
di
impiegati
municipali
e
signorine
da
marito
.
L
'
autorità
prefettizia
aveva
noleggiato
degli
applauditori
che
vollero
essere
troppo
zelanti
,
gridando
dalle
finestre
della
villa
,
per
un
buon
quarto
d
'
ora
:
"
Viva
Facta
!
Viva
il
ricostruttore
della
nazione
!
"
.
Chi
non
ha
veduto
Facta
in
quel
quarto
d
'
ora
ridicolo
,
non
sa
che
cosa
sia
la
fatuità
trionfante
.
Liberato
dall
'
incubo
dei
colleghi
uomini
di
Stato
,
e
rimesso
finalmente
in
mezzo
alla
buona
gente
di
provincia
,
egli
ringraziava
,
si
profondeva
sulla
scalinata
della
villa
,
e
a
quelle
grida
faceva
col
capo
di
sì
,
di
sì
,
come
a
dire
che
sicuro
,
che
la
nazione
voleva
ricostruirla
lui
,
proprio
lui
!
...
L
'
on
.
Facta
rivelava
,
anche
nelle
piccole
cose
,
una
innocenza
completa
sul
modo
di
presiedere
la
Conferenza
.
Nell
'
unico
grande
ricevimento
da
lui
dato
alla
Stampa
internazionale
all
'
Hotel
Miramare
,
questo
buon
uomo
,
pronunciato
il
suo
discorso
,
si
lasciò
prendere
in
mezzo
e
sequestrare
da
una
comitiva
di
studentelli
,
che
,
intrufolatisi
nella
folla
,
gli
volevano
fare
firmare
centinaia
di
cartoline
-
ricordo
:
e
Facta
,
tutto
rosso
in
viso
,
seduto
a
un
tavolino
da
caffè
,
firmava
e
firmava
con
la
massima
diligenza
,
instancabilmente
,
assistito
...
dal
Prefetto
di
Genova
,
arruolatore
delle
claque
,
che
con
una
aria
di
compunta
ammirazione
diceva
-
e
lo
avrà
ripetuto
venti
volte
-
"
Ah
!
Quant
'
è
buono
quell
'
uomo
lì
"
!
Tale
e
quale
come
se
si
fosse
trattato
di
qualche
santo
.
E
di
là
,
ad
attendere
i
colloqui
del
Presidente
della
Conferenza
,
c
'
erano
i
primi
giornalisti
del
mondo
!
Costoro
,
il
signor
Facta
,
forse
non
li
conosceva
neppur
di
nome
.
E
'
dubbio
,
per
esempio
,
ch
'
egli
sospettasse
chi
è
il
signor
Wolff
:
altrimenti
non
sarebbe
occorso
il
caso
che
questi
,
dopo
aver
ottenuto
l
'
appuntamento
per
una
udienza
,
dovesse
aspettare
due
ore
nell
'
anticamera
di
Palazzo
Reale
,
e
potesse
essere
ammesso
solo
dopo
l
'
intervento
di
un
delegato
italiano
che
capì
tutta
la
stizza
e
il
malcontento
del
potente
pubblicista
tedesco
.
Gli
è
che
nell
'
on
.
Facta
affiorava
nella
sua
forma
più
pacioccona
e
provinciale
,
quello
che
fu
il
difetto
principale
della
delegazione
italiana
alla
Conferenza
:
l
'
aver
mirato
ad
ottenere
del
"
prestigio
"
,
e
l
'
aver
scambiato
le
adulazioni
interessate
per
altrettante
testimonianze
di
prestigio
incomparabile
.
Come
il
suo
capo
,
anche
la
delegazione
italiana
voleva
essere
acclamata
"
ricostruttrice
"
e
diceva
di
sì
e
di
sì
quando
gli
imbroglioni
glie
lo
gridavano
dalla
finestra
.
La
figura
di
Schanzer
La
responsabilità
principale
di
questo
inebriamento
spetta
all
'
on
.
Schanzer
,
il
capo
effettivo
della
delegazione
.
Ma
1'on
.
Schanzer
non
poteva
comportarsi
diversamente
.
La
sua
origine
e
la
sua
formazione
lo
rendono
vittima
predestinata
degli
adulatori
.
Verso
coloro
che
dissentono
dal
coro
,
la
sua
diffidenza
è
morbosamente
sospettosa
.
E
'
inutile
:
la
vita
di
quell
'
uomo
è
dominata
da
due
fatti
:
1'origine
israelita
e
anazionale
,
che
si
capisce
che
è
stata
sempre
,
per
lui
,
fin
dalla
giovinezza
,
il
cruccio
delle
ore
:
e
le
indegne
umiliazioni
subite
nel
periodo
della
neutralità
che
gli
hanno
innestato
un
invincibile
sospetto
di
questo
popolo
di
bèceri
e
di
cafoni
patrioti
.
Un
esempio
?
Eccolo
.
Negli
ultimi
giorni
della
Conferenza
,
Schanzer
credette
bene
di
invitare
Lloyd
George
ricevendo
la
stampa
,
e
annunciando
che
era
a
disposizione
dei
signori
giornalisti
per
le
domande
che
volessero
avanzargli
.
Ma
sì
!
Questo
era
lo
scenario
:
in
realtà
,
Schanzer
è
incapace
di
improvvisare
le
risposte
come
fa
Lloyd
George
:
e
fin
qui
non
c
'
è
proprio
niente
di
perduto
,
anzi
,
ci
sarebbe
da
lodarlo
.
In
quella
riunione
,
un
collega
compiacente
si
alzò
subito
,
e
con
una
domanda
combinata
diede
occasione
a
Schanzer
di
pronunciare
il
discorso
già
bell
'
e
preparato
:
piccoli
artifizi
perdonabili
,
in
quell
'
epopea
della
menzogna
che
fu
la
Conferenza
.
Tuttavia
,
quando
il
discorso
fu
spacciato
,
bisognò
che
Schanzer
sottostasse
all
'
ònere
di
qualche
domanda
ex
-
abrupto
.
Cosa
volete
!
Il
primo
che
s
'
alza
su
fu
un
incorreggibile
menagramo
,
che
gli
pone
la
domanda
seguente
:
-
Il
signor
ministro
può
dirci
che
cosa
ha
deciso
la
prima
sotto
-
commissione
sulle
sorti
della
Galizia
Orientale
?
Lo
sguardo
che
l
'
on
.
Schanzer
gli
lanciò
dalla
parte
opposta
del
salone
,
non
è
facilmente
dimenticabile
.
A
quell
'
onesto
e
probo
italiano
,
che
ha
però
la
disgrazia
di
pronunciare
la
nostra
lingua
con
un
accento
che
ricorda
quello
dei
funzionari
tedeschi
del
Lombardo
-
Veneto
,
questa
domanda
spensierata
parve
certo
una
insinuazione
sanguinosa
rispetto
alle
sue
origini
così
malignate
.
Rispose
poche
parole
impacciate
,
tagliò
corto
alle
domande
successive
,
disse
affrettatamente
due
frasi
di
congedo
,
e
con
la
prima
scusa
mal
scelta
,
di
dover
andare
a
firmare
il
trattato
italo
-
polacco
(
che
viceversa
egli
veniva
appunto
dall
'
aver
firmato
)
se
la
svignò
,
fra
timoroso
e
indignato
.
Questo
è
l
'
uomo
delicato
e
vulnerabilissimo
,
che
cadde
nelle
grinfie
a
Lloyd
George
.
Distrazioni
compiacenti
L
'
opera
di
captazione
di
simpatie
da
parte
di
Lloyd
George
verso
la
delegazione
italiana
e
il
Ministro
Schanzer
cominciò
al
giorno
dell
'
arrivo
e
terminò
...
alla
colazione
del
Miramare
e
annesso
"
muro
romano
"
.
Nulla
di
più
esilarante
dell
'
ammirazione
che
gli
inglesi
ufficiosi
ostentavano
per
l
'
energia
dimostrata
dall
'
on
.
Facta
durante
la
prima
seduta
.
Lloyd
George
che
si
compiace
della
energia
di
Facta
!
!
!
...
Quando
questo
compiacimento
fu
riferito
al
destinatario
,
costui
cominciò
a
credere
di
possedere
un
pugno
di
ferro
nel
guidare
la
Conferenza
:
e
il
peggio
è
-
lui
disgraziato
!
-
che
se
ne
vanta
con
qualcuno
!
Come
dicevano
all
'
Hotel
Savoie
quelli
della
delegazione
francese
:
"
cet
excellent
monsieur
Factà
...
"
.
Con
Schanzer
,
la
cosa
procedette
più
finemente
.
Lloyd
George
,
in
due
o
tre
episodii
,
lusingò
Schanzer
irresistibilmente
.
Così
fu
dopo
tutta
la
farsa
dell
'
accordo
russo
-
tedesco
,
e
dell
'
indignazione
a
un
tanto
il
metro
dimostrata
da
Lloyd
George
.
Nella
seduta
celebre
a
Villa
D
'
Albertis
,
presenti
anche
i
rappresentanti
della
Piccola
Intesa
,
Lloyd
George
diede
in
escandescenze
.
Egli
voleva
senz
'
altro
intimare
alla
Germania
lo
sfratto
dalla
Commissione
politica
:
voleva
di
qui
,
voleva
di
là
...
Qualcheduno
si
persuase
perfino
che
il
Giove
Tonante
volesse
sul
serio
.
Schanzer
,
che
presiedeva
,
intervenne
per
moderarlo
,
per
introdurre
nella
nota
a
Rathenau
frasi
conciliative
.
Dopo
un
po
'
di
tira
e
molla
,
Lloyd
George
,
con
parole
altamente
deferenti
per
il
ministro
italiano
,
dichiarò
di
accedere
al
desiderio
da
lui
espresso
.
Eh
,
no
:
sono
soddisfazioni
che
un
galantuomo
come
l
'
on
.
Schanzer
non
le
dimentica
:
tanto
più
che
1'on
.
Schanzer
apparteneva
alla
minoranza
che
s
'
era
lasciata
persuadere
che
il
Giove
Tonante
volesse
sul
serio
...
Naturalmente
,
la
riconoscenza
dell
'
onorevole
Schanzer
si
esplicò
in
tutte
le
occasioni
e
lo
spinse
anche
a
fare
figure
non
brillantissime.Valga
per
tutti
questo
caso
.
Il
14
maggio
,
Domenica
,
la
delegazione
russa
fa
avere
a
Schanzer
una
nota
di
protesta
contro
la
sua
esclusione
dalla
Commissione
mista
,
che
doveva
discutere
su
non
ricordo
quale
farsa
..
Contemporaneamente
,
i
russi
comunicano
la
nota
-
protesta
alla
stampa
.
La
nota
,
per
essere
una
nota
,
era
abbastanza
interessante
:
e
veniva
a
guastare
tutte
le
elaborate
macchinazioni
di
Lloyd
George
per
far
trangugiare
ai
francesi
la
Commissione
mista
e
i
suoi
ammennicoli
:
cioè
veniva
a
rinforzare
e
giustificare
le
riluttanze
francesi
.
Schanzer
riceve
la
nota
,
e
la
tiene
per
sé
.
Barthou
,
non
essendone
ufficialmente
informato
,
non
la
comunica
a
Parigi
.
Ma
alla
delegazione
francese
c
'
erano
gli
informatori
zelantissimi
di
Poincaré
:
e
la
sera
stessa
di
Domenica
Poincaré
era
in
possesso
della
nota
e
mandava
un
telegrammino
a
Barthou
,
che
certo
non
conteneva
dei
complimenti
.
Va
da
sé
,
che
Barthou
si
recò
alla
seduta
del
club
a
Palazzo
Reale
un
po
'
coi
nervi
tesi
per
tutto
questo
giro
e
rigiro
di
note
e
di
sornioni
silenzi
.
Lloyd
George
aveva
fatto
sapere
a
Schanzer
che
della
nota
russa
bisognava
discorrerne
il
meno
possibile
.
Schanzer
lo
compiacque
goffamente
,
come
sogliono
gli
onesti
allorché
si
permettono
di
aderire
ai
desideri
...
degli
altri
.
La
mattina
del
Lunedì
,
ricominciano
dunque
i
cosiddetti
lavori
.
Al
principio
della
seduta
Schanzer
riprese
ad
esporre
il
progetto
della
risposta
ai
russi
voluto
da
Lloyd
George
,
come
se
da
parte
russa
nulla
fosse
intervenuto
.
Il
signor
Barthou
stette
ad
ascoltare
con
aria
socratica
la
relazione
di
Schanzer
e
soltanto
quando
il
ministro
italiano
ebbe
finito
osservò
dolcemente
,
come
il
Maestro
in
un
dialogo
platonico
:
-
Se
permettete
,
vorrei
richiamare
la
vostra
attenzione
su
un
documento
trasmesso
dalla
Delegazione
russa
...
Su
un
documento
che
la
Delegazione
francese
non
conosce
se
non
indirettamente
...
La
cronaca
-
e
questa
mia
è
cronaca
di
fonte
francese
-
non
dice
se
il
Ministro
Schanzer
e
il
signor
Lloyd
George
abbiano
emesso
l
'
"
Ah
,
già
...
"
cui
ricorrono
tutti
i
finti
distratti
quando
sono
presi
in
castagna
.
Ma
,
insomma
,
per
quanto
fosse
penoso
discorrere
della
nota
russa
,
Schanzer
e
Lloyd
George
dovettero
sorbirsi
il
resto
delle
osservazioni
di
Barthou
,
progressivamente
sempre
meno
soavi
:
-
Una
nota
russa
è
stata
presentata
ieri
sera
alla
Presidenza
della
Conferenza
,
e
la
delegazione
ne
ha
dato
comunicazione
alla
stampa
.
Noi
non
sappiamo
se
la
nota
in
circolazione
sia
esatta
,
e
desidereremmo
che
ce
ne
fosse
data
conoscenza
.
Nel
testo
integrale
,
si
capisce
...
Schanzer
confermò
che
domenica
,
a
ora
tarda
,
gli
era
stata
consegnata
la
nota
di
Cicerin
.
Ma
nessuno
potè
levare
di
testa
ai
francesi
che
il
ministro
italiano
avesse
perpetrato
il
tentativo
di
livragare
un
documento
ufficiale
,
comunicandolo
con
ritardo
.
Ecco
come
sorgevano
impressioni
e
risentimenti
,
infondati
data
l
'
onestà
di
Schanzer
,
ma
coloriti
di
giustificatezza
data
la
sua
evidente
docilità
alle
manovre
inglesi
.
Ebbe
mai
l
'
on
.
Schanzer
un
momento
di
lucidità
,
sulla
parte
che
il
gran
maneggione
e
pasticcione
inglese
gli
faceva
fare
?
Forse
un
raggio
riuscì
a
penetrare
nella
fitta
tenebra
quando
si
scatenò
la
polemica
francese
contro
gli
accaparramenti
petrolieri
iniziati
sottomano
da
parte
inglese
a
Santa
Margherita
presso
i
russi
.
Schanzer
si
impaurì
del
chiasso
dei
giornali
,
e
temette
di
doversi
presentare
alla
Camera
"
senza
petrolio
"
.
"
Come
farò
,
come
farò
-
avrebbe
egli
detto
a
un
suo
intimo
consigliere
-
quando
mi
accuseranno
di
tornare
a
mani
vuote
anche
di
questo
?
"
.
Poi
le
assicurazioni
date
con
una
serietà
di
pénce
-
sans
-
rire
dagli
ufficiosi
inglesi
lo
tranquillizzarono
.
Scomparso
il
lume
del
petrolio
,
tornò
il
buio
attorno
al
cervello
dell
'
on
.
Schanzer
.
I
Consiglieri
di
Schanzer
E
il
ministro
Schanzer
,
in
questa
sua
ansia
di
essere
utile
...
alla
Delegazione
inglese
,
non
trovava
alcuna
rèmora
negli
uomini
,
anzi
nei
due
uomini
che
gli
stavano
più
da
vicino
:
il
Marchese
Giovanni
Visconti
Venosta
,
segretario
generale
della
Delegazione
,
e
il
Comm
.
Giannini
,
e
che
godevano
intierissima
la
sua
confidenza
.
Il
marchese
Visconti
-
Venosta
è
un
uomo
che
,
quando
vuole
esprime
il
suo
giudizio
su
chi
non
crede
che
Lloyd
George
sia
il
più
grande
uomo
di
stato
vivente
,
ricorre
a
questa
formula
curiosa
e
rivelatrice
:
"
Il
tale
deve
avere
una
mentalità
francese
"
.
Con
questo
,
il
tale
è
compatito
ma
condannato
:
e
il
marchese
assume
verso
di
lui
un
atteggiamento
di
diffidenza
mal
celata
,
che
contrasta
con
la
sistematica
e
premeditata
piacevolezza
delle
sue
maniere
verso
tutti
coloro
che
...
egli
crede
non
abbiano
la
"
mentalità
francese
"
.
Uomo
di
arguzia
fine
e
di
risposta
pronta
e
sottile
,
non
è
però
uomo
di
spirito
perché
è
permaloso
.
Questa
sua
permalosità
si
rendeva
manifesta
in
un
timore
esagerato
e
quasi
ridicolo
,
degli
attacchi
della
stampa
.
Fu
lui
,
io
credo
,
a
creare
nella
Delegazione
italiana
quella
aspettativa
esigente
delle
approvazioni
universali
:
tutti
dovevano
dire
e
stampare
e
credere
che
l
'
azione
della
delegazione
era
lungimirante
e
provvidenziale
:
e
in
realtà
,
tranne
poche
sfumature
,
durante
quaranta
lunghi
giorni
la
delegazione
italiana
fu
circondata
da
un
coro
di
lodi
che
le
altre
delegazioni
non
conoscevano
neppure
da
lontano
.
(
Chi
stonava
,
Visconti
-
Venosta
quasi
gli
levava
il
saluto
!
...
)
.
Questa
preoccupazione
di
"
fare
star
buona
"
la
stampa
,
indusse
il
Visconti
Venosta
ad
assumere
egli
stesso
l
'
ònere
delle
comunicazioni
alla
stampa
,
saltando
a
piè
pari
il
comm
.
Amedeo
Giannini
,
e
il
pleonastico
sen
.
Artom
:
non
sappiamo
con
quale
soddisfazione
di
queste
due
egregie
persone
.
E
'
doveroso
riconoscere
che
,
specie
nell
'
ultimo
periodo
della
Conferenza
,
le
comunicazioni
del
marchese
erano
le
più
spirituelles
e
le
più
complete
della
Conferenza
:
e
che
il
marchese
-
a
prescindere
da
qualche
accentuato
complimento
verso
i
giornali
più
temuti
dalla
Consulta
-
adempiva
le
sue
funzioni
di
informatore
con
una
perfetta
pubblicità
,
senza
cioè
informazioni
à
coté
per
"
persone
grate
"
.
Il
commendatore
Giannini
è
il
perito
dell
'
Italia
:
perito
per
i
cambi
,
perito
per
la
ricostruzione
russa
,
perito
per
la
ricostruzione
europea
,
perito
in
"
tutt
'
e
cose
"
.
Nascosto
in
una
fitta
schiera
di
ventinove
colleghi
,
tutti
nominalmente
periti
a
egual
titolo
di
lui
alla
Conferenza
,
egli
però
li
scavalcava
tutti
e
ventinove
,
pistonato
attivamente
nella
considerazione
di
Schanzer
dalla
fama
di
essere
uomo
espertissimo
degli
inglesi
,
e
tesoreggiato
addirittura
dal
signor
Grigg
e
compagnia
.
Per
esempio
,
quando
le
trattative
con
gli
jugoslavi
,
trasportate
a
Palazzo
Reale
,
ricevettero
un
nuovo
impulso
dalla
iniziativa
di
Lloyd
George
,
presenziarono
in
nome
del
"
principae
"
l
'
inglese
M
.
r
Gregory
e
l
'
italiano
comm
.
Giannini
;
e
noi
tutti
potemmo
ammirare
la
versatilità
inaudita
di
quest
'
uomo
,
che
dalla
ricostruzione
dell
'
immensa
Russia
,
passava
a
discutere
-
forse
per
distrarsi
-
se
attorno
a
Zara
ci
devono
essere
dieci
o
quindici
chilometri
di
zona
franca
...
Il
perito
in
"
tutt
'
e
cose
"
invidiava
al
minor
collega
Lucciolli
perfino
quei
dieci
o
quindici
chilometri
di
caccia
riservata
!
Un
meridionale
proveniente
dalla
burocrazia
non
è
ingenuo
come
un
diplomatico
di
carriera
e
di
razza
:
ed
il
commendatore
Giannini
sa
trattare
col
pubblico
meglio
che
il
Marchese
Visconti
Venosta
,
parlando
di
buon
grado
a
chiunque
lo
interpelli
,
ma
riservando
le
lecite
informazioni
agli
amici
del
cuore
:
egli
ne
ha
così
di
potenti
,
che
non
lo
abbandoneranno
mai
.
La
sua
ammirazione
per
Lloyd
George
è
illimitata
,
degna
di
un
diplomatico
...
portoghese
.
Nel
bellissimo
episodio
dell
'
alleanza
italo
-
inglese
impostata
sulle
imbandigioni
del
Miramar
;
battezzata
dalle
insulsaggini
Lloyd
-
georgiane
del
muro
romano
,
e
varata
da
quasi
tutta
la
stampa
italiana
,
credo
che
il
comm
.
Giannini
abbia
avuto
una
parte
:
se
egli
,
alla
sera
,
avesse
detto
una
parola
di
scetticismo
a
chi
di
ragione
,
sarebbe
rimasto
risparmiato
alla
Consulta
il
ridicolo
di
un
emballement
per
legami
anfitrionici
e
non
diplomatici
,
smentiti
brutalmente
quindici
giorni
dopo
dai
giornali
inglesi
.
Il
comm
.
Giannini
,
uomo
certo
accortissimo
,
non
si
è
ancora
capacitato
ch
'
egli
può
essere
perito
di
"
tutt
'
e
cose
"
,
fuorché
del
cuore
di
Lloyd
George
.
Cose
che
succedono
agli
innamorati
devoti
.
Il
Conte
Zio
di
Santa
Margherita
Ho
accennato
a
quest
'
altra
avventura
,
svoltasi
à
coté
della
Conferenza
,
sotto
la
presidenza
di
Sua
Eccellenza
Tosti
di
Valminuta
,
alloggiato
all
'
Hotel
Guglielmina
a
Santa
Margherita
.
L
'
on
.
Tosti
-
presidente
della
Lega
Navale
di
Roma
:
e
non
aggiungo
altra
caratteristica
-
considerava
le
trattative
come
un
campicello
affidatogli
,
perch
'
egli
ne
traesse
diplomatico
sostentamento
durante
la
Conferenza
.
Gentiluomo
ospitale
e
cortese
,
egli
si
imbronciava
solo
quando
qualcheduno
gli
esprimeva
la
speranza
di
una
prossima
conclusione
:
tal
e
quale
come
il
Conte
Zio
:
"
Son
cose
spinose
,
affari
delicati
..
reverendissimo
padre
"
.
E
qui
,
invece
di
gonfiar
le
gote
e
di
soffiare
,
stringeva
le
labbra
,
e
tirava
dentro
tant
'
aria
quanta
ne
soleva
mandar
soffiando
.
Il
dialogo
,
caratteristico
,
si
apriva
regolarmente
così
:
-
Può
dirmi
,
Eccellenza
,
come
procedono
le
trattative
con
la
delegazione
jugoslava
?
-
Trattative
?
!
Trattative
!
Non
sono
trattative
.
Io
non
mi
trovo
qui
per
trattare
.
Io
ho
semplicemente
l
'
incarico
di
condurre
delle
conversazioni
,
così
,
per
esaminare
se
vi
sono
dei
punti
di
contatto
,
delle
vedute
comuni
da
cui
si
possa
procedere
oltre
...
Voi
comprendete
,
c
'
è
una
differenza
fra
"
trattative
"
e
"
conversazioni
"
.
Le
trattative
verranno
poi
.
Per
ora
sono
semplici
sondaggi
in
questioni
delicatissime
,
che
io
compio
approfittando
della
presenza
dei
ministri
jugoslavi
.
I
quali
-
e
questo
posso
dirlo
-
si
sono
volenterosamente
prestati
a
queste
conversazioni
,
a
questi
tastamenti
di
terreno
assolutamente
preliminari
...
Ad
ascoltare
questo
anfanamento
,
c
'
era
da
indignarsi
contro
un
uomo
che
parlava
così
,
quando
due
paesi
attendevano
semplicemente
l
'
esecuzione
di
un
trattato
firmato
diciotto
mesi
prima
!
E
faceva
pena
vederlo
,
lui
,
l
'
on
.
Tosti
,
così
aperto
e
giovialone
,
cercar
di
incupirsi
per
persuadere
l
'
interlocutore
che
bisognava
far
sembiante
di
giudicare
disperate
le
trattative
per
non
mettere
in
sospetto
i
croati
contro
i
serbi
,
per
non
aizzare
il
delegato
dalmata
Krstéls
contro
il
collega
Nincic
,
serbo
,
e
altri
poveri
machiavellismi
di
questo
genere
,
che
rivelavano
nell
'
on
.
Tosti
soltanto
una
concezione
falsa
e
un
disegno
egoistico
;
la
concezione
che
i
ministri
jugoslavi
fossero
in
disaccordo
fra
loro
,
e
il
disegno
di
tirare
in
lungo
le
trattative
.
Questo
disegno
era
egoistico
per
questo
:
l
'
on
.
Tosti
voleva
avere
qualche
titolo
legittimativo
per
restare
sul
palcoscenico
della
Conferenza
;
se
le
"
conversazioni
"
concludevano
qualche
cosa
,
il
titolo
legittimativo
veniva
meno
,
e
il
palcoscenico
doveva
essere
abbandonato
,
non
essendo
l
'
on
.
Tosti
membro
della
delegazione
alla
Conferenza
(
e
il
non
avervelo
nominato
fu
un
errore
dell
'
on
.
Schanzer
:
c
'
era
dentro
mezza
Italia
!
)
.
Alcune
delle
questioni
che
formavano
oggetto
delle
trattative
erano
assolutamente
ridicole
.
Non
ci
sono
in
Italia
cento
italiani
disposti
ad
interessarsi
delle
validità
delle
lauree
italiane
in
Jugoslavia
,
e
forse
non
ce
ne
sono
mille
che
siano
disposti
a
subire
il
disturbo
minimo
perché
Zara
abbia
quindici
chilometri
di
zona
franca
.
Ci
sono
,
sì
,
i
folli
che
sostengono
che
si
deve
conquistare
la
Dalmazia
:
ma
anch
'
essi
presentano
il
vantaggio
di
infischiarsi
del
modo
con
cui
si
eseguisce
il
Trattato
di
Rapallo
.
Delegati
italiani
,
e
jugoslavi
hanno
discusso
per
mesi
di
particolari
di
così
scarsa
importanza
,
che
essi
hanno
avuto
persino
vergogna
a
confessarla
;
e
questo
fu
il
primo
motivo
del
gran
segreto
che
nascose
quelle
trattative
.
In
questo
furono
aiutati
dai
giornalisti
delle
due
nazioni
:
in
Italia
ci
sono
cinque
o
sei
individui
che
possono
legittimare
la
loro
attività
in
un
giornale
soltanto
in
quanto
c
'
é
una
rogna
diplomatica
cogli
jugoslavi
da
trattare
competentemente
:
inutile
dire
che
l
'
on
.
Tosti
era
sapientemente
fiancheggiato
da
costoro
nel
compito
di
rendere
iperbolicamente
ardue
le
trattative
di
Rapallo
.
Il
senatore
Contarini
,
che
forse
non
era
così
"
specializzato
"
nella
rogna
adriatica
,
e
può
far
strada
anche
quando
quella
rogna
non
si
gratterà
più
,
era
quindi
la
bestia
nera
di
tutti
questi
canonici
della
"
questione
adriatica
"
:
compreso
l
'
on
.
Tosti
.
Anzi
passava
per
rinunciatario
addirittura
.
Il
propagandista
Orlando
Questo
"
clou
"
di
mantenuti
della
questione
adriatica
,
dunque
,
ostentò
un
grande
allarme
quando
si
seppe
che
,
in
un
saloncino
del
Bristol
,
c
'
era
stato
una
specie
di
convegno
riservato
fra
uomini
politici
concordi
nel
desiderio
che
le
trattative
arrivassero
in
porto
,
e
disposti
poi
a
compiere
un
'
opera
personale
di
riavvicinamento
dei
due
paesi
,
e
soprattutto
di
diffusione
di
notizie
precise
sulla
situazione
reciproca
.
Da
parte
italiana
v
'
erano
i
soliti
"
rinunciatari
"
assai
più
conosciuti
nel
limbo
della
questione
adriatica
di
quel
che
non
sia
Barabba
nella
passione
di
Cristo
:
da
parte
jugoslava
,
presenziarono
i
ministri
Nincic
e
Antonievic
,
pur
rimanendo
l
'
iniziativa
di
natura
strettamente
privata
.
Inutile
diffondere
:
sui
risultati
perfettamente
accademici
di
questi
incontri
.
Tutto
culminò
poi
in
una
modesta
e
innocentissima
colazione
,
offerta
dagli
italiani
agli
jugoslavi
,
e
che
diede
origine
a
intimidazioni
dei
fascisti
indigeni
,
e
a
ciarle
sfondolate
,
in
cui
si
favoleggiò
di
un
sontuoso
banchetto
coronato
da
brindisi
auspicanti
per
lo
meno
alla
rinuncia
di
Udine
e
di
Palmanova
.
Comunque
,
la
riunione
al
Bristol
avvenne
alle
26
del
4
maggio
.
In
essa
si
era
parlato
-
ma
rinunciandone
l
'
attuazione
a
trattative
concluse
-
di
una
Lega
italo
-
jugoslava
,
a
scopo
di
cultura
e
di
propaganda
.
Due
ore
dopo
,
uno
dei
partecipanti
di
quella
riunione
si
incontra
a
Palazzo
Reale
con
Schanzer
.
-
So
che
hanno
avuto
,
oggi
,
una
piccola
riunione
con
delle
personalità
jugoslave
,
comincia
il
ministro
in
tono
agrodolce
.
-
Mi
congratulo
con
il
suo
servizio
di
informazioni
,
che
è
ottimo
davvero
,
Eccellenza
.
-
Ma
io
posso
dirle
anche
chi
c
'
era
:
il
tale
,
il
tale
,
il
talaltro
;
-
e
Schanzer
snocciolò
tutti
i
nomi
con
l
'
aria
soddisfatta
del
ministro
di
polizia
che
ha
fra
le
mani
l
'
elenco
dei
congiurati
.
-
E
posso
dirle
ancora
che
loro
hanno
progettato
una
specie
di
Lega
italo
-
jugoslava
...
-
Ah
,
sì
:
ma
se
ne
parlò
solo
molto
vagamente
.
-
E
su
chi
avrebbero
messo
gli
occhi
per
presiederla
?
-
continua
il
ministro
.
-
Le
ripeto
,
-
ribatté
l
'
altro
;
-
che
la
cosa
fu
appena
accennata
.
Ad
ogni
modo
,
in
via
di
ipotesi
,
noi
s
'
era
pensato
a
qualche
nome
poco
compromesso
,
come
,
per
esempio
,
quello
del
senatore
Ruffini
...
-
Eh
,
sì
!
certo
,
Ruffini
sarebbe
adattatissimo
.
Ma
c
'
è
anche
qualche
altro
personaggio
di
prim
'
ordine
,
che
darebbe
volentieri
la
sua
opera
,
a
fine
di
propaganda
e
di
intesa
reciproca
italo
-
jugoslava
,
e
sarebbe
anche
disposto
ad
andare
a
Belgrado
a
tenere
delle
conferenze
...
-
Ci
consigli
pure
,
Eccellenza
.
-
L
'
onorevole
Orlando
...
Faccia
attonita
dell
'
interlocutore
.
-
Sì
,
sì
,
le
dico
,
l
'
on
.
Orlando
si
assumerebbe
volentieri
,
io
credo
,
questa
responsabilità
.
Il
dialogo
finì
li
,
e
anche
il
progetto
della
Lega
finì
lì
.
Ma
questa
uscita
del
Ministro
Schanzer
è
rivelatrice
di
nuovi
orizzonti
Schanzeriani
e
Orlandiani
.
Orlando
,
l
'
uomo
di
Parigi
,
pronta
ad
andare
a
Belgrado
a
tenere
conferenze
:
Schanzer
,
che
messo
davanti
alle
strette
delle
trattative
,
dell
'
abbandono
della
terza
zona
dalmata
e
delle
temutissime
minacce
dell
'
Idea
Nazionale
cerca
nell
'
uomo
di
Parigi
e
nella
Lega
italo
-
jugoslava
il
parafulmine
per
le
insolenze
nazionaliste
.
Ma
poi
,
tramontato
questo
espediente
,
la
paura
di
fronte
ai
padroni
segreti
della
Consulta
riprese
il
disopra
,
e
Schanzer
lasciò
capire
a
Nincic
che
l
'
abbandono
della
terza
zona
era
impossibile
per
riguardi
parlamentari
.
Quando
Nincic
partì
per
Belgrado
,
portando
questa
coraggiosissima
risposta
,
faceva
veramente
l
'
impressione
di
un
uomo
mortificato
.
Tutte
le
faziose
conversazioni
col
Conte
Zio
di
Santa
Margherita
non
avevano
concluso
ad
altro
che
a
comprometterlo
dinanzi
alle
scimmie
urlatrici
di
casa
sua
,
quelle
di
Belgrado
.
Partendo
,
il
Nincic
accennò
chiaramente
all
'
arbitrato
previsto
del
Presidente
della
Confederazione
Svizzera
dal
Trattato
di
Rapallo
,
come
all
'
unica
via
d
'
uscita
:
e
l
'
on
.
Schanzer
probabilmente
,
avrebbe
accettato
questa
brusca
soluzione
che
,
se
costituiva
una
crisi
nei
rapporti
diplomatici
fra
le
due
nazioni
,
liberava
però
lui
,
Schanzer
,
delle
responsabilità
più
temute
verso
...
l
'
Idea
Nazionale
.
Tutti
sanno
poi
che
l
'
intervento
larvato
di
Lloyd
George
diede
agli
affari
una
nuova
piega
:
il
"
conversatore
"
Tosti
fu
messo
in
disponibilità
,
e
il
comm
.
Amedeo
Giannini
,
quasi
per
confondere
fin
il
ricordo
della
misteriosa
colazione
dei
rinunciatari
,
offrii
in
nome
del
ministro
un
banchetto
alla
stampa
italo
-
jugoslava
:
un
banchetto
,
questo
sì
,
veramente
sontuoso
,
cui
intervennero
anche
i
custodi
ideali
dei
quindici
chilometri
di
zona
franca
attorno
a
Zara
.
Con
l
'
alleanza
inglese
in
saccoccia
,
l
'
on
.
Schanzer
prendeva
coraggio
.
Se
su
qualche
chilometro
attorno
a
Zara
si
era
ceduto
,
in
compenso
si
prevedeva
imminente
la
conquista
...
del
muro
romano
!
...
StampaPeriodica ,
Le
ultime
leggi
sull
'
istruzione
superiore
,
le
quali
avevano
lo
scopo
di
migliorare
la
situazione
economica
dei
professori
universitari
,
sono
riuscite
,
come
era
naturale
,
un
bel
monumento
di
ipocrisia
demagogica
.
Prima
della
guerra
,
il
professore
ordinario
partiva
da
uno
stipendio
di
7000
lire
ed
arrivava
ad
un
massimo
di
10.000;
e
poiché
queste
lire
erano
lorde
di
imposte
e
di
ritenuta
pensioni
,
lo
stipendio
effettivo
andava
da
un
minimo
iniziale
di
6100
ad
un
massimo
finale
di
8500
lire
nette
.
Sarebbe
bastato
moltiplicare
per
tre
queste
cifre
portando
il
minimo
a
circa
18.000
ed
il
massimo
a
25.000
lire
nette
,
perché
i
professori
,
pur
sopportando
una
perdita
,
a
cagion
dell
'
aumento
più
accentuato
nel
costo
della
vita
,
fossero
contenti
e
non
se
ne
parlasse
più
.
Purtroppo
,
i
professori
universitari
hanno
nel
mondo
una
brutta
fama
di
mangiapani
a
tradimento
:
quelle
tre
ore
settimanali
di
lezione
e
quei
quattro
o
cinque
o
sei
mesi
di
vacanze
effettive
fanno
un
gran
dispetto
al
resto
dei
mortali
,
e
specialmente
a
quei
parecchi
deputati
,
che
hanno
nutrito
nei
verdi
anni
l
'
aspirazione
a
diventare
anch
'
essi
professori
di
università
,
ma
non
ci
sono
riusciti
od
hanno
dovuto
fermarsi
alla
libera
docenza
,
perché
la
chiacchiera
,
di
cui
sono
abbondantemente
forniti
,
non
è
un
viatico
bastevole
per
forzare
il
tempio
della
Scienza
.
Di
qui
l
'
antipatia
e
quasi
l
'
odio
cordiale
dei
moltissimi
deputati
per
i
professori
.
Siccome
tra
questi
ultimi
ci
sono
sventuratamente
anche
dei
politici
sopraffini
-
e
ne
sia
prova
il
contingente
esagerato
che
gli
universitari
danno
al
Parlamento
ed
al
Governo
,
peculiarità
che
non
trova
riscontro
se
non
forse
in
qualcuno
degli
Stati
nuovi
sorti
dalla
guerra
-
fu
subito
trovata
la
via
per
risolvere
il
conflitto
tra
l
'
antipatia
parlamentare
,
che
avrebbe
lasciato
volentieri
morire
di
fame
i
professori
e
le
necessità
di
questi
di
vivere
.
Bisognava
lasciare
agli
uomini
politici
la
soddisfazione
maligna
di
far
cosa
spiacevole
agli
universitari
,
pur
ottenendo
l
'
intento
di
compensare
in
parte
costoro
del
danno
di
cui
essi
,
insieme
con
tutte
le
altre
categorie
di
impiegati
pubblici
,
erano
rimasti
vittime
da
quando
cominciarono
ad
essere
pagati
in
moneta
falsa
invece
che
in
moneta
buona
.
Si
disse
:
il
professore
universitario
guadagna
troppo
poco
,
perché
lavora
troppo
poco
.
Facciamogli
fare
tre
ore
di
più
di
lezione
alla
settimana
e
diamogli
in
più
un
fisso
di
6000
lire
all
'
anno
,
più
una
partecipazione
alla
tassa
variabile
da
2500
a
6000
lire
.
Le
tre
ore
in
più
le
faccia
,
sia
assumendo
un
secondo
insegnamento
scoperto
nella
sua
facoltà
,
o
scuola
,
sia
facendo
un
corso
di
cosidette
esercitazioni
ai
suoi
allievi
.
Non
parlo
del
fastidio
che
ne
venne
e
ne
verrà
agli
allievi
;
i
quali
dovrebbero
,
se
questo
ordinamento
si
avverasse
sul
serio
,
correre
da
mane
o
sera
a
sentir
professori
e
ad
esercitarsi
sotto
la
loro
scuola
,
e
non
avrebbero
più
tempo
e
modo
,
-
parlo
degli
scolari
studiosi
ed
intelligenti
,
ché
gli
altri
non
vanno
a
scuola
o
sarebbe
meglio
se
ne
stessero
lontani
,
-
di
studiare
sui
libri
e
meditare
le
cose
sentite
e
lette
.
Ma
è
la
concezione
medesima
del
professore
universitario
,
come
colui
che
fa
lezione
e
deve
essere
premiato
se
ne
fa
molte
e
punito
se
fa
altro
,
la
quale
merita
di
essere
esaminata
.
L
'
uomo
della
strada
e
quello
che
fa
le
leggi
considerano
il
professore
universitario
sotto
la
specie
delle
tre
ore
settimanali
;
e
le
trovano
irragionevolmente
poche
,
perché
in
50
o
60
ore
annue
non
si
può
svolgere
un
corso
"
completo
"
,
perché
i
professori
sono
tratti
dalla
brevità
del
tempo
a
parlare
di
un
solo
"
capitolo
"
della
materia
;
ed
i
discepoli
escono
dall
'
università
asini
in
tutto
il
resto
e
sono
bocciati
agli
esami
di
concorso
agli
impieghi
a
cui
aspirano
.
L
'
ideale
medio
o
comune
del
professore
presso
i
bravi
padri
di
famiglia
sarebbe
quello
di
una
persona
incaricata
di
svolgere
"
tutta
"
la
materia
in
modo
"
pratico
"
,
cosicché
il
rampollo
potesse
,
ricevuta
la
laurea
,
senz
'
altro
esercitare
una
professione
o
coprire
un
impiego
.
E
poiché
l
'
Università
non
riesce
,
non
è
mai
riuscita
e
non
riescirà
mai
in
nessun
paese
del
mondo
a
questo
grottesco
risultato
e
sarebbe
un
disastro
se
ci
riuscisse
,
così
si
grida
al
fallimento
dell
'
università
e
si
conchiude
che
i
professori
sono
fin
troppo
pagati
e
bisognerebbe
ridurre
loro
lo
stipendio
.
Bisogna
riconoscere
che
gli
universitari
hanno
contribuito
a
queste
deplorevoli
conclusioni
dell
'
opinione
politica
e
volgare
,
non
reagendo
abbastanza
energicamente
contro
la
premessa
da
cui
logicamente
derivano
le
6
e
deriveranno
le
12
ore
:
che
cioè
l
'
ufficio
per
cui
essi
sono
esclusivamente
e
principalmente
pagati
sia
quello
di
far
lezione
.
Io
dico
che
invece
gli
uffici
sono
tre
:
di
studioso
,
di
insegnante
e
di
esaminatore
;
distinti
nettamente
l
'
uno
dall
'
altro
e
tali
che
in
un
ideale
ordinamento
degli
studi
dovrebbero
potere
essere
separati
anche
nelle
persone
che
li
coprono
.
Viene
primo
,
per
valore
spirituale
,
per
importanza
sociale
e
per
interesse
pubblico
l
'
ufficio
di
studioso
.
Direi
che
è
il
solo
ufficio
il
quale
debba
essere
rimunerato
dallo
Stato
,
perché
il
solo
per
cui
è
impossibile
trovare
una
clientela
disposta
a
pagare
il
prezzo
dei
servizi
resi
in
contraccambio
alla
collettività
.
Che
lo
studioso
sia
utile
a
questa
non
v
'
è
dubbio
;
scopre
le
verità
nuove
,
scientifiche
,
pure
,
da
cui
deriveranno
col
tempo
applicazioni
pratiche
di
gran
momento
;
crea
,
con
le
ricerche
storiche
filologiche
e
morali
quell
'
ambiente
avido
di
sapere
in
cui
soltanto
può
formarsi
una
classe
dirigente
colta
,
capace
di
condurre
una
nazione
a
grandi
destini
.
Ma
nessuno
è
disposto
a
pagare
la
scoperta
di
una
verità
di
scienza
pura
.
Sono
merci
senza
prezzo
,
perché
il
loro
pregio
è
così
grande
e
così
diffuso
,
eleva
talmente
il
tono
dell
'
intiera
società
,
che
nessuno
si
sente
in
obbligo
in
modo
particolare
di
far
domanda
,
offrendo
un
prezzo
,
di
verità
pure
filosofiche
,
matematiche
,
fisiche
,
economiche
,
storiche
.
La
verità
pura
non
può
essere
oggetto
di
privativa
.
Egrave
;
come
l
'
aria
,
che
tutti
godono
,
senza
pagarla
.
Perciò
lo
scienziato
puro
,
se
non
è
ricco
di
casa
sua
,
sarebbe
destinato
a
rimanere
nudo
ed
affamato
,
se
la
collettività
non
venisse
in
suo
soccorso
.
Benedetto
Croce
fu
il
maestro
della
nuova
Italia
e
non
ebbe
mai
alcuna
cattedra
;
ma
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
chiederla
,
se
non
fosse
stato
provveduto
di
mezzi
suoi
,
che
gli
consentirono
di
pensare
e
di
scrivere
tranquillamente
,
senza
preoccupazioni
materiali
?
Quanti
sono
questi
scienziati
puri
,
i
quali
hanno
diritto
ad
essere
mantenuti
dalla
collettività
,
perché
essi
fruttano
a
questa
il
mille
o
il
milione
per
uno
?
Evidentemente
pochissimi
.
Forse
in
ogni
paese
si
possono
contare
sulle
dita
(
di
una
mano
;
ed
a
volere
,
come
del
resto
è
giusto
,
tener
conto
non
soltanto
dei
Benedetto
Croce
o
dei
Galileo
Ferraris
,
ma
anche
di
quei
più
modesti
indagatori
,
che
scavano
in
terreni
inesplorati
,
suscitano
curiosità
,
provocano
indagini
altrui
,
se
pure
non
giungono
propriamente
essi
alla
scoperta
della
verità
nuova
,
difficilmente
si
può
supporre
di
superare
il
centinaio
.
Cifra
elevata
quella
di
cento
;
forse
non
toccata
neppure
usando
larghezza
di
criteri
.
Errerebbe
gravemente
chi
pretendesse
scegliere
questi
100
direttamente
con
concorsi
od
a
scelta
fra
i
mille
e
più
professori
universitari
che
in
ogni
momento
coprono
in
Italia
una
cattedra
.
E
certo
che
questi
100
sono
dappiù
degli
altri
900
,
i
quali
non
hanno
la
scintilla
del
genio
o
,
pur
essendo
ottimi
insegnanti
od
esaminatori
,
non
hanno
la
virtù
di
scavare
in
terreno
vergine
.
Ma
sarebbe
un
disastro
creare
,
ad
esempio
,
accanto
a
quella
dei
professori
straordinari
ed
ordinari
,
una
categoria
di
super
-
professori
meglio
pagati
,
nella
illusione
che
questi
potessero
per
l
'
appunto
essere
i
100
anzidetti
.
Non
ce
ne
entrerebbe
nessuno
o
pochissimi
.
Il
ministro
non
li
potrebbe
scegliere
,
perché
sarebbero
preferiti
coloro
che
hanno
maggiori
influenze
politiche
e
quindi
,
con
tutta
probabilità
,
minori
meriti
scientifici
.
I
colleghi
inevitabilmente
darebbero
il
posto
ai
più
anziani
,
senza
distinzione
di
meriti
.
Il
concorso
tra
gli
ordinari
in
carica
perpetuerebbe
il
nefasto
sistema
della
titolografia
,
per
cui
ognuno
dei
1000
professori
seguiterebbe
a
produrre
titoli
per
tutta
la
vita
,
nella
speranza
di
arrivare
ad
acciuffare
uno
dei
100
posti
di
super
-
professore
.
Senza
volerlo
,
il
sistema
attuale
per
cui
il
professore
,
superato
il
periodo
transitorio
dello
straordinariato
,
diventa
ordinario
e
quindi
inamovibile
,
non
promovibile
,
uguale
in
grado
a
tutti
i
suoi
colleghi
,
senza
superiori
e
senza
inferiori
,
é
il
sistema
migliore
per
la
scelta
dei
100
chiamati
a
far
progredire
la
scienza
.
Infatti
:
1
)
una
volta
promosso
ordinario
,
il
professore
non
ha
più
bisogno
di
scrivere
.
E
molti
piantano
lì
;
e
fanno
benissimo
.
Se
scrivessero
,
perderebbero
il
tempo
essi
e
lo
farebbero
perdere
agli
altri
.
Giovano
meglio
agli
studi
,
insegnando
o
esaminando
.
E
'
un
'
ubbia
ridicola
quella
di
lamentarsi
dei
professori
,
che
,
una
volta
ottenuto
il
bastone
da
maresciallo
dell
'
ordinariato
,
non
"
producono
"
più
.
La
sola
produzione
utile
è
quella
di
coloro
che
hanno
qualcosa
da
dire
.
Se
un
tale
non
scrive
più
,
è
chiaro
che
non
ha
nulla
da
dire
.
Il
cielo
volesse
che
la
fabbrica
di
titoli
cessasse
coll
'
ordinariato
!
Sarebbe
un
flagello
di
meno
.
Purtroppo
,
invece
,
molti
continuano
inutilmente
a
"
produrre
"
per
abitudine
,
per
ambizione
,
per
erroneo
concetto
di
sè
medesimi
,
per
far
carriera
extra
-
accademica
.
2
)
l
'
ordinario
non
ha
più
bisogno
di
fabbricar
titoli
.
Il
titolo
è
una
specie
particolare
di
scrittura
,
in
cui
lo
scrivente
non
bada
tanto
alla
verità
delle
cose
scritte
,
quanto
all
'
effetto
che
esse
faranno
sull
'
animo
di
quei
cinque
o
sei
che
si
suppone
faranno
parte
della
commissione
esaminatrice
dei
concorsi
.
Tale
prospettiva
esercita
una
influenza
dannosa
anche
sui
migliori
,
simile
a
quella
che
produce
sui
candidati
onesti
la
previsione
di
ciò
che
penseranno
gli
elettori
.
L
'
ordinario
tira
il
fiato
e
se
scrive
,
può
scrivere
senza
preoccupazioni
.
Saltano
fuori
cosidette
"
ingratitudini
"
,
le
quali
sono
invece
umane
rivolte
di
menti
compresse
dalla
paura
dei
concorsi
.
3
)
l
'
ordinario
può
trascurare
le
lezioni
,
farle
male
,
non
dare
importanza
agli
esami
.
Se
il
non
scrivere
affatto
o
il
non
scrivere
più
titoli
è
atto
lodevole
,
questo
è
atto
riprovevole
moralmente
.
Lo
si
ricorda
,
solo
per
spiegare
come
possa
essere
un
'
esigenza
di
certe
menti
astratte
o
distratte
non
occuparsi
di
doveri
di
secondo
ordine
,
come
sono
le
lezioni
e
gli
esami
.
E
'
un
inconveniente
,
insito
al
sistema
,
e
di
cui
non
giova
lamentarsi
,
perché
è
condizione
necessaria
per
ottenere
tutti
quei
100
indagatori
e
scopritori
di
cui
il
paese
abbisogna
.
4
)
l
'
ordinario
non
ha
più
speranze
di
progredire
nella
sua
carriera
,
non
ha
superiori
,
non
ha
inferiori
.
Non
avendo
nulla
da
sperare
né
da
temere
,
avendo
il
pane
assicurato
,
può
dedicarsi
al
suo
ufficio
,
che
è
di
pensare
,
di
scrutare
,
scoprire
.
Molti
non
lo
fanno
:
pensano
a
diventare
senatori
o
deputati
,
fanno
i
professionisti
o
non
fanno
niente
.
Tanto
meglio
per
la
scienza
,
la
quale
ha
tutto
da
guadagnare
ad
essere
coltivata
soltanto
da
coloro
che
spontaneamente
vi
si
sentono
attratti
.
Da
questo
punto
di
vista
,
lo
stipendio
pagato
ai
100
scopritori
si
può
definire
una
pensione
vitalizia
,
pagata
dallo
Stato
,
senza
obbligo
di
alcuna
diretta
controprestazione
,
allo
scopo
di
dare
allo
studioso
l
'
agio
di
pensare
e
di
lavorare
senza
le
preoccupazioni
della
vita
materiale
.
Affinché
le
100
pensioni
siano
attribuite
a
persone
degne
è
assolutamente
necessario
pagarne
altre
900
a
chi
,
privo
del
dono
della
scienza
pura
,
ha
però
attitudine
ad
insegnare
od
esaminare
o
forse
anche
non
ha
voglia
di
far
niente
.
L
'
esistenza
di
100
cattedre
in
confronto
ai
100
scopritori
può
essere
assomigliata
a
quella
delle
molte
giocate
in
confronto
ad
una
vincita
al
lotto
.
Per
lo
Stato
è
conveniente
pagare
20.000
lire
all
'
anno
a
100
detentori
di
pensioni
universitarie
,
nella
speranza
che
tra
i
1000
ce
ne
siano
100
degni
di
coprire
l
'
ufficio
di
studioso
;
è
cioè
più
economico
di
quanto
non
sarebbe
scegliere
questi
100
in
altro
modo
.
Non
li
saprebbe
scegliere
e
sprecherebbe
i
suoi
denari
.
Nei
tempi
andati
,
lo
Stato
aveva
risolto
il
problema
anche
in
un
'
altra
maniera
:
con
le
accademie
.
Queste
erano
società
a
numero
limitato
,
per
es
.
40
,
eletti
per
la
prima
volta
dal
sovrano
ed
in
seguito
per
cooptazione
.
I
più
anziani
20
o
24
avevano
una
pensione
;
per
es
.
a
Torino
,
di
600
lire
all
'
anno
.
Ma
nel
1783
a
Torino
con
600
lire
l
'
anno
si
viveva
suppergiù
come
con
10.000
lire
oggi
.
Il
socio
pensionato
non
aveva
obbligo
di
lezione
o
di
lavoro
qualsiasi
.
Doveva
solo
partecipare
alle
sedute
della
dotta
compagnia
,
una
specie
di
circolo
,
i
cui
soci
in
amichevoli
conversari
si
comunicavano
,
se
e
quando
avevano
studiato
,
i
risultati
dei
loro
studi
.
Adesso
,
le
600
lire
sono
rimaste
tali
quali
;
anzi
,
ridotte
da
vani
balzelli
a
540
lire
,
valgono
poco
più
di
540
soldi
di
una
volta
e
non
servono
quindi
più
allo
scopo
per
cui
sono
state
largite
,
che
era
di
dare
comodità
di
riflettere
a
una
piccola
cerchia
di
uomini
amanti
della
vita
contemplativa
e
contenti
di
una
vita
modesta
.
Nelle
vecchie
università
inglesi
,
ci
sono
ancora
i
fellows
o
compagni
,
i
quali
godono
di
una
pensione
vitalizia
annua
di
100
,
200
lire
sterline
;
e
non
hanno
nessun
obbligo
.
Possono
,
volendo
,
partecipare
alla
vita
collegiale
;
hanno
stanza
,
vitto
,
uso
della
biblioteca
e
delle
comodità
del
collegio
;
ed
in
cambio
non
hanno
altro
obbligo
salvo
quello
di
pensare
o
di
fantasticare
,
se
lo
credono
.
Cento
sterline
,
oggi
,
sono
poche
,
anche
in
Inghilterra
;
ma
ci
sono
dei
frati
laici
,
i
quali
,
pagando
alla
mensa
del
Collegio
un
modesto
scotto
ed
avendo
una
bella
cella
con
dei
bei
libri
,
se
ne
contentano
e
danno
utili
contributi
alla
scienza
.
In
Italia
queste
pensioni
gratuite
sono
contrarie
allo
spirito
democratico
.
Regalare
100
pensioni
da
20.000
lire
l
'
una
a
gente
aristocratica
,
neppure
obbligata
a
dir
grazie
?
Ohibò
!
Concorsi
ci
vogliono
e
titoli
e
sgobbamento
di
lezioni
e
di
esami
.
Non
che
le
lezioni
non
si
debbano
fare
e
che
non
siano
necessari
gli
esami
.
Ma
per
le
lezioni
,
il
rapporto
fra
lo
scienziato
,
lo
Stato
e
lo
studente
è
diverso
da
quello
schizzato
sopra
.
L
'
inventore
dell
'
idea
,
il
dissodatore
di
terreno
vergine
deve
essere
ricco
di
casa
sua
ovvero
essere
pagato
dallo
Stato
,
perché
nessuno
è
disposto
a
comprare
la
sua
merce
,
la
quale
acquista
pregio
solo
se
divulgata
a
tutti
e
quindi
divenuta
gratuita
.
Le
lezioni
invece
sono
utili
a
qualcuno
;
possono
essere
impartite
in
locali
chiusi
.
C
'
è
lo
studente
,
il
quale
si
avvantaggia
a
non
imparare
la
scienza
solo
sui
libri
,
ma
a
sentirla
esporre
dalla
viva
voce
del
professore
,
ad
essere
guidato
nelle
sue
ricerche
da
qualcuno
che
ha
provato
,
ha
sbagliato
ed
è
riuscito
prima
di
lui
;
c
'
è
il
giovane
il
quale
,
posto
innanzi
alla
letteratura
scientifica
,
si
smarrirebbe
gettandosi
sui
libri
più
rumorosi
,
più
moderni
e
meno
consistenti
ed
ha
bisogno
di
chi
lo
illumini
,
gli
faccia
risparmiare
tempo
e
,
attraverso
ad
uno
sforzo
lieto
,
perché
definito
e
consapevole
,
lo
conduca
alla
meta
.
Può
darsi
che
l
'
indagatore
della
verità
sia
anche
il
maestro
dei
giovani
.
Non
sempre
è
così
:
ci
sono
dei
magnifici
maestri
,
per
cui
il
laboratorio
è
nulla
e
la
scuola
è
tutto
;
i
quali
vibrano
e
crescono
di
statura
intellettuale
e
morale
nel
comunicare
ai
giovani
le
idee
create
dai
grandi
pensatori
.
Vite
spese
nella
formazione
di
successive
generazioni
della
classe
dirigente
,
sane
vite
nobilmente
e
fruttuosamente
spese
.
Ognuno
di
noi
ha
aspirato
a
compiere
questo
ufficio
;
ognuno
di
noi
,
non
potendo
toccare
la
più
alta
meta
di
chi
scopre
ed
addita
nuove
vie
,
ha
riposto
il
suo
orgoglio
nell
'
introdurre
i
giovani
nel
vasto
e
grande
e
magnifico
mondo
delle
idee
.
Anche
per
questa
seconda
categoria
la
moltiplicazione
delle
ore
di
insegnamento
o
la
obbligatorietà
delle
esercitazioni
è
una
goffaggine
demagogica
.
Lasciamo
stare
le
esercitazioni
di
laboratorio
o
di
disegno
o
di
clinica
che
si
sono
sempre
fatte
e
per
cui
occorre
un
apparato
di
assistenti
,
di
impianti
e
di
materiale
scientifico
,
senza
di
cui
esse
sono
prive
di
senso
.
Nelle
scienze
astratte
ed
in
quelle
morali
,
letterarie
e
giuridiche
,
che
cosa
sono
queste
esercitazioni
,
se
obbligatorie
?
Io
ho
avuto
la
fortuna
di
avere
per
maestro
di
economia
il
professore
Cognetti
De
Martiis
,
per
cui
la
scuola
consisteva
nello
stare
tutti
i
giorni
dalle
9
alle
12
e
dalle
15
alle
19
al
Laboratorio
di
Economia
Politica
a
lavorare
in
mezzo
ai
suoi
allievi
,
sempre
pronto
a
dar
loro
consigli
,
ad
indicar
libri
,
ad
addestrarli
a
maneggiare
inchieste
e
statistiche
.
Ma
egli
era
un
volontario
e
lavorava
senza
compenso
,
con
entusiasmo
giovanile
,
perché
era
insegnante
nato
.
Anche
qui
bisogna
rassegnarsi
a
giocare
al
lotto
.
L
'
ufficio
dell
'
insegnante
universitario
è
scelto
da
coloro
che
sanno
insegnare
,
non
certo
perché
più
lucroso
di
altri
,
ma
perché
dà
l
'
assoluta
indipendenza
,
la
inamovibilità
,
la
quiete
nello
studio
,
le
ore
di
lezione
numerate
a
distanze
riposanti
e
con
lunghi
intervalli
chiamati
vacanze
.
Uomini
dotati
della
capacità
intellettuale
che
si
suppone
richiesta
per
coprire
quel
posto
devono
godere
di
certi
"
ozi
"
,
se
debbono
rinunciare
a
maggiori
lucri
a
cui
potrebbero
aspirare
altrimenti
.
Perciò
,
bisogna
rassegnarsi
al
fatto
che
non
tutti
i
professori
universitari
siano
dei
maestri
o
che
altri
,
dopo
esserlo
stati
,
stanchi
abbiano
perso
un
po
'
del
fuoco
sacro
che
dianzi
li
animava
.
Non
occorre
che
tutti
i
10
o
15
professori
di
una
facoltà
siano
degli
animatori
.
Anche
un
numero
minore
basta
a
rendere
fruttuoso
un
corso
di
studi
.
In
fondo
,
il
metodo
critico
necessario
per
lo
studio
dell
'
economia
politica
è
quello
stesso
che
serve
per
la
statistica
o
per
la
finanza
;
e
colui
che
si
è
assimilato
in
diritto
civile
o
romano
il
criterio
giuridico
possiede
uno
strumento
che
gli
servirà
anche
nelle
altre
scienze
giuridiche
.
Ed
è
necessario
che
anche
i
mediocri
siano
tollerati
,
senza
limiti
d
'
età
,
perché
la
scuola
attragga
i
maestri
capaci
di
formare
le
nuove
generazioni
.
Né
il
fine
di
incitare
i
giovani
allo
studio
,
di
formarne
la
mentalità
,
di
introdurli
con
ordine
nel
mondo
delle
idee
si
raggiunge
meglio
moltiplicando
il
numero
delle
lezioni
,
facendone
100
invece
che
50
.
Solo
la
superstizione
degli
orari
lunghi
e
della
"
materia
completa
"
può
spiegare
l
'
abnegazione
delle
molto
ore
.
Quei
geni
,
i
quali
si
lamentano
perché
il
professore
non
ha
"
svolto
"
tutta
la
materia
e
il
loro
figlio
è
stato
bocciato
agli
esami
di
concorso
,
non
sanno
quel
che
si
dicono
.
La
"
materia
"
sta
scritta
nei
libri
di
testo
;
e
per
svolgerla
tutta
basterebbe
un
fonografo
messo
sulla
cattedra
,
col
bidello
accanto
per
mantenere
l
'
ordine
.
Il
professore
universitario
ha
ben
altro
da
fare
:
deve
inspirare
ai
giovani
l
'
amore
per
certe
idee
,
il
gusto
per
certe
ricerche
,
il
senso
critico
per
le
cose
lette
,
il
metodo
per
leggere
ed
imparar
bene
.
A
tal
fine
basta
ugualmente
trattare
di
un
capitolo
della
cosiddetta
materia
,
o
dare
ad
essa
uno
sguardo
sintetico
o
gittar
luce
di
scorcio
sui
suoi
problemi
fondamentali
.
E
gli
studenti
debbono
aver
il
buon
senso
di
comprendere
che
il
corso
universitario
non
è
che
un
avviamento
allo
studio
di
certe
scienze
;
e
che
se
vogliono
conoscerle
,
debbono
studiarsele
da
sé
,
con
quel
metodo
che
a
scuola
debbono
avere
imparato
.
Purtroppo
,
gli
studenti
seguono
per
lo
più
la
linea
del
minimo
sforzo
;
e
confondono
l
'
apprendimento
della
scienza
con
il
superamento
dell
'
esame
.
Questa
degli
esami
è
una
vera
piaga
,
che
turba
la
vita
delle
due
categorie
,
gli
indagatori
ed
i
maestri
,
di
cui
ho
cercato
di
schizzare
sopra
le
esigenze
.
Come
gli
esami
dovrebbero
essere
tenuti
,
se
orali
o
scritti
,
se
per
materie
singole
o
per
gruppi
di
materie
affini
,
se
alla
fine
di
ogni
anno
od
al
termine
del
corso
di
studi
,
se
universitari
o
di
Stato
,
sarebbe
un
discorso
lungo
a
tenere
.
Qualunque
sia
il
metodo
seguito
,
certo
è
che
essi
dovrebbero
essere
affidati
ad
una
speciale
categoria
di
insegnanti
,
addestrati
e
specializzati
nell
'
ufficio
di
esaminatori
.
Maestri
insigni
sono
tenuti
in
poco
conto
dagli
allievi
,
o
meglio
dalla
gran
massa
degli
allievi
,
perché
non
sanno
esaminare
o
si
annoiano
nel
farlo
o
sono
troppo
severi
o
troppo
indulgenti
.
Ci
sono
invece
uomini
che
sanno
trarre
gioia
anche
da
questo
compito
che
ad
altri
pare
seccantissimo
ed
aridissimo
.
Forse
è
il
solo
ufficio
universitario
per
cui
dovrebbero
essere
stabiliti
bassi
limiti
d
'
età
.
Questa
,
che
è
una
goffa
superstizione
italiana
,
ha
ragion
d
'
essere
per
gli
esami
,
per
cui
occorre
resistenza
fisica
,
tensione
nervosa
,
attenzione
ferrea
e
seguitata
,
voglia
di
ribattere
e
chiarire
gli
errori
,
tutte
qualità
che
coll
'
andar
degli
anni
vanno
perdendosi
,
sottentrandovi
il
fastidio
della
ripetizione
,
la
noia
di
rilevare
errori
le
mille
volte
confutati
,
la
consapevolezza
della
inutilità
dei
tentativi
di
cambiare
le
teste
matte
o
i
cervelli
grassi
.
Coll
'
età
si
accentuano
i
sentimenti
di
indulgenza
e
di
compatimento
verso
le
debolezze
umane
e
si
affievolisce
il
senso
del
dovere
di
giustizia
verso
coloro
i
quali
potranno
essere
danneggiati
da
un
laureato
asino
.
Perciò
una
delle
riforme
più
utili
all
'
università
sarebbe
la
creazione
di
una
classe
di
esaminatori
,
la
quale
fosse
specializzata
in
questo
ufficio
e
ne
facesse
lo
scopo
della
sua
vita
.
Noi
economisti
siamo
portati
a
far
uso
del
principio
della
divisione
del
lavoro
;
e
ciò
che
dico
si
inspira
appunto
a
questo
criterio
.
L
'
università
può
trarre
gran
partito
da
uomini
che
non
abbiano
e
non
possano
avere
l
'
ambizione
di
creatori
e
di
maestri
,
ma
aspirino
al
più
modesto
,
ma
ugualmente
utile
ufficio
di
collaboratori
di
quelli
,
alleviando
ad
essi
la
fatica
materiale
dell
'
interrogare
e
del
fare
ripetere
.
L
'
aspirazione
di
tanti
padri
di
famiglia
al
Corso
"
completo
"
,
potrebbe
essere
soddisfatta
da
questi
"
ripetitori
"
,
pagati
dagli
studenti
ed
i
cui
corsi
sarebbero
probabilmente
frequentatissimi
dalla
grande
massa
degli
studenti
,
a
cui
importano
poco
le
idee
madri
,
i
metodi
di
studio
,
gli
strumenti
della
ricerca
originale
,
ma
vogliono
invece
ridotti
in
soldoni
gli
elementi
delle
discipline
di
studio
.
Gli
studenti
frequenterebbero
i
corsi
privati
dei
ripetitori
,
quando
questi
fossero
per
l
'
appunto
corsi
istituzionali
e
generali
e
quando
i
ripetitori
fossero
coloro
su
cui
cadesse
il
carico
precipuo
degli
esami
,
divenuti
una
cosa
seria
.
Adesso
gli
esami
non
possono
essere
una
cosa
seria
laddove
gli
studenti
da
esaminare
sono
centinaia
e
il
tempo
è
limitato
e
la
fatica
è
tutta
del
professore
della
materia
,
il
quale
al
decimo
interrogatorio
praticamente
è
stordito
,
ripete
senza
volerlo
le
stesse
domande
,
alla
cui
suggestione
gli
è
impossibile
sottrarsi
.
Gli
esami
dovrebbero
essere
organizzati
;
né
lo
possono
essere
senza
un
costo
piuttosto
elevato
.
Io
non
credo
che
abbia
importanza
effettiva
sulla
cultura
la
questione
dell
'
esame
accademico
e
dell
'
esame
di
Stato
,
che
in
Italia
sembra
essere
la
sola
questione
esistente
in
argomento
.
L
'
esame
di
Stato
,
introdotto
nel
nostro
ordinamento
scolastico
attuale
,
peggiorerebbe
grandemente
la
situazione
,
poiché
al
pappagallismo
delle
dispense
-
a
cui
qua
e
là
si
sottraggono
gli
insegnanti
che
all
'
esame
riescono
a
dedicare
cure
particolari
-
si
surrogherebbe
,
peggiore
e
generalizzato
,
il
pappagallismo
dei
libri
di
testo
e
dei
questionari
stabiliti
per
regolamento
per
i
tali
e
tali
diplomi
.
L
'
esame
non
deve
testimoniare
che
il
candidato
ha
quelle
tali
nozioni
,
che
lo
Stato
ha
prescritto
in
un
programma
:
l
'
esame
di
Stato
,
checché
profetizzino
i
suoi
fautori
,
ha
almeno
altrettanta
tendenza
a
degenerare
come
l
'
esame
accademico
.
Il
diploma
conseguito
così
è
una
ben
meschina
cosa
.
Invece
l
'
esame
dovrebbe
rendere
testimonianza
che
il
candidato
si
è
impadronito
dello
spirito
dell
'
insegnamento
,
che
in
quella
data
scuola
,
e
non
in
un
'
altra
,
si
impartisce
.
Esso
perciò
deve
essere
dato
dall
'
insegnante
che
di
quella
scuola
è
lo
spirito
animatore
.
Ma
egli
deve
avere
i
mezzi
di
accertarsi
seriamente
quanto
valga
e
cosa
sappia
il
suo
studente
.
L
'
odierno
esame
orale
,
anche
se
prolungato
dai
consuetudinari
quindici
minuti
a
mezz
'
ora
o
più
,
non
dà
nessuna
garanzia
in
merito
.
L
'
esame
orale
dovrebbe
essere
l
'
ultimo
atto
di
una
serie
di
prove
,
principalmente
scritte
,
da
tenersi
secondo
un
piano
prestabilito
dal
capo
di
ogni
istituto
o
gruppo
di
materie
e
concordato
con
i
suoi
colleghi
.
Chi
abbia
avuto
sotto
gli
occhi
qualcuno
dei
piani
di
studi
e
di
esami
che
devono
essere
osservati
nelle
principali
università
inglesi
ed
americane
per
conseguire
un
qualunque
grado
,
rimane
stupito
dello
stato
di
anarchia
in
cui
ci
troviamo
noi
.
Anarchia
la
quale
dipende
dalla
circostanza
che
presso
di
noi
tutto
è
affidato
ad
un
unica
persona
,
la
quale
dovrebbe
nel
tempo
stesso
scoprire
nuovi
veri
,
essere
il
maestro
dei
giovani
che
hanno
l
'
amore
della
scienza
,
il
ripetitore
e
l
'
esaminatore
della
massa
degli
studenti
ordinari
.
Il
che
essendo
di
fatto
impossibile
,
tutti
tre
i
compiti
sono
adempiuti
alla
meglio
,
con
risultati
spesso
deplorevoli
.
Non
si
dica
che
le
prove
scritte
sarebbero
la
continuazione
dei
componimenti
liceali
e
si
ridurrebbero
ad
un
cattivo
riassunto
scritto
,
invece
che
orale
,
delle
dispense
e
dei
testi
stampati
.
E
'
tutta
una
arte
che
deve
perfezionarsi
in
materia
di
conoscere
le
fonti
principali
,
i
libri
classici
,
possegga
antologie
dei
testi
fondamentali
sulle
teorie
insegnate
e
sappia
trarne
partita
.
Il
cosiddetto
"
paper
"
delle
università
inglesi
meriterebbe
di
essere
meglio
conosciuto
da
noi
:
dal
"
paper
"
ossia
saggio
-
scritto
preparato
tranquillamente
a
casa
,
a
quello
che
deve
essere
composto
nell
'
aula
,
in
non
più
di
un
dato
tempo
e
in
non
più
di
tante
parole
;
prove
differenti
le
quali
permettono
di
giudicare
il
valore
del
giovane
da
differenti
punti
di
vista
.
Ed
il
"
saggio
"
di
ogni
studente
deve
essere
su
un
argomento
diverso
da
quello
di
ogni
altro
;
ed
essi
debbono
essere
parecchi
per
ogni
disciplina
e
cose
ben
diverse
dalla
dissertazione
originale
di
laurea
.
Fatica
diabolica
,
si
dirà
,
per
i
professori
;
ed
è
perciò
appunto
che
non
è
possibile
farne
nulla
,
prima
che
sia
avvenuta
quella
suddivisione
di
funzioni
fra
lo
studioso
,
il
professore
e
l
'
esaminatore
che
ho
voluto
delineare
nel
presente
articolo
.
StampaPeriodica ,
L
'
infortunio
capitato
alla
Banca
Italiana
di
Sconto
è
stato
l
'
occasione
che
fossero
ripetute
in
pubblici
comizi
parole
ben
note
nella
terminologia
economica
,
ma
relativamente
oscure
in
quella
volgare
.
Gli
studiosi
sanno
come
gli
inglesi
abbiano
dato
alla
scienza
economica
il
nome
di
"
economia
politica
"
;
nome
che
i
trattatisti
tedeschi
amarono
spesso
cambiare
in
quello
di
"
economia
nazionale
"
,
finché
,
più
recentemente
ancora
,
ad
accentuare
il
carattere
scientifico
dei
loro
lavori
,
parecchi
scrittori
preferirono
adoperare
semplicemente
la
parola
"
Economics
"
od
"
Economica
"
,
tale
quale
dicesi
"
Fisica
"
o
"
Chimica
"
.
Tuttavia
,
quegli
aggettivi
"
politica
"
o
"
nazionale
"
fanno
ancora
grande
e
bella
impressione
agli
occhi
di
taluno
,
il
quale
volentieri
,
nel
pronunciare
,
posa
l
'
accento
su
di
essi
,
quasi
a
voler
dire
che
la
scienza
economica
merita
o
non
merita
rispetto
a
seconda
che
essa
è
più
o
meno
"
politica
"
o
"
nazionale
"
.
Appunto
in
certi
comizi
romani
recenti
,
provocati
dalla
moratoria
della
Banca
di
Sconto
,
pare
si
sia
distinto
tra
una
politica
bancaria
"
nazionale
"
ed
una
"
anti
-
nazionale
"
non
si
sa
se
francofila
o
tedescofila
ed
i
convenuti
si
sarebbero
dimostrati
disposti
a
far
entrare
,
coi
randelli
,
nella
mente
dei
governanti
e
dei
banchieri
l
'
idea
che
ci
ha
da
essere
,
accanto
a
banche
antinazionali
,
una
banca
a
cui
sia
specificamente
affidato
il
compito
di
fare
una
politica
economica
"
nazionale
"
o
"
italiana
"
.
Prescindo
dal
fatto
concreto
,
se
vi
sia
tale
o
tale
banca
tedescofila
o
francofila
o
italianofila
,
sia
perché
è
difficilissimo
per
i
laici
appurare
le
circostanze
delle
accuse
e
delle
difese
in
modo
esatto
,
sia
perché
qui
si
vuole
soltanto
discorrere
della
esatta
definizione
dell
'
aggettivo
"
nazionale
"
od
"
italiana
"
aggiunto
al
sostantivo
"
economia
"
o
"
politica
economica
"
o
"
banca
"
.
Che
cosa
vuol
dire
"
economia
o
banca
nazionale
,
meglio
,
italiana
"
di
diverso
da
"
economia
"
o
"
banca
"
senza
aggettivi
?
Una
banca
-
ed
assumiamo
questa
come
esempio
e
tipo
delle
altre
economie
esistenti
in
un
paese
,
cosicché
le
osservazioni
fatte
per
essa
valgono
per
tutte
le
altre
economie
-
fa
operazioni
diversissime
,
attive
e
passive
,
le
quali
economicamente
si
distinguono
perché
le
une
sono
molto
redditizie
,
le
altre
mediocremente
,
altre
ancora
poco
o
nulla
,
e
le
ultime
finalmente
possono
procacciare
la
perdita
di
tutto
o
parte
il
capitale
proprio
della
banca
o
dei
depositanti
.
Per
dare
un
esempio
in
cifre
,
si
sono
compiute
cinque
operazioni
,
le
quali
fruttano
il
+25
,
il
+10
,
il
0
,
il
-10
ed
il
-26
per
cento
del
capitale
sociale
.
Quale
di
queste
operazioni
è
"
italiana
"
e
quale
"
tedesco
o
franco
o
anglo
-
fila
"
?
Se
,
invece
di
una
banca
privata
,
si
trattasse
dello
Stato
o
di
un
altro
ente
pubblico
,
si
potrebbe
essere
in
dubbio
.
Ad
uno
Stato
può
convenire
compiere
un
'
operazione
che
gli
cagiona
una
perdita
"
finanziaria
"
di
100.000.000
di
lire
,
piuttostoché
un
'
altra
che
gli
frutti
un
lucro
finanziario
di
altrettanto
.
Anzi
,
è
regola
assoluta
,
che
uno
Stato
deve
prima
adempiere
ad
uffici
costosi
e
poi
solo
,
dopo
adempiuto
ottimamente
e
con
grave
dispendio
a
questi
,
può
,
con
molti
ma
molti
se
,
tentare
operazioni
fruttifere
.
C
'
è
forse
dubbio
,
che
,
sovra
ogni
altra
cosa
,
lo
Stato
deve
difendere
,
con
l
'
esercito
e
con
la
flotta
,
il
territorio
del
paese
o
pagare
i
magistrati
ed
i
poliziotti
ed
i
medici
della
sanità
pubblica
ed
i
maestri
elementari
?
E
c
'
è
dubbio
che
tutte
queste
faccende
pressanti
e
necessarie
costano
molto
e
non
rendono
nulla
?
Ed
è
forse
dubbio
che
,
tuttavia
,
uno
Stato
riscuote
lode
quando
,
pur
spendendo
solo
il
necessario
,
adempie
al
suo
ufficio
convenientemente
?
Né
è
immaginabile
che
uno
Stato
trascuri
i
suoi
uffici
costosi
per
correre
dietro
alla
speranza
ed
anche
alla
realtà
di
guadagni
in
imprese
economiche
di
ferrovie
,
banche
,
navigazione
,
industrie
.
Anche
ammettendo
che
il
lucro
sia
scarso
,
lo
Stato
non
può
e
non
deve
cercarlo
,
se
prima
non
ha
adempiuto
bene
ai
suoi
fini
essenziali
.
Non
essendo
un
Ente
creato
allo
scopo
di
ottener
lucri
,
il
fatto
che
esso
se
li
procaccia
può
essere
un
argomento
per
concludere
che
si
è
comportato
male
anziché
bene
in
rapporto
ai
suoi
fini
.
Sarà
"
nazionale
"
od
"
italiano
"
quello
Stato
il
quale
,
a
costo
di
perdite
finanziarie
,
bene
raggiunge
i
fini
della
collettività
italiana
ed
"
antinazionale
"
od
"
anti
-
italiano
"
quello
Stato
,
il
quale
,
a
scopo
di
ingrassare
sé
stesso
o
i
suoi
cittadini
,
pospone
gli
ideali
italiani
a
quelli
di
un
altro
paese
e
ci
rende
servi
,
in
senso
materiale
o
spirituale
,
di
potenze
o
di
ideali
stranieri
.
Ma
una
banca
?
È
dessa
creata
per
perdere
o
per
guadagnare
?
Evidentemente
per
guadagnare
.
Se
perde
,
essa
si
suicida
,
distrugge
sè
stessa
ed
impedisce
ai
proprii
dirigenti
o
soci
di
conseguire
gli
scopi
per
cui
la
banca
sorse
.
Supponiamo
che
i
fondatori
della
banca
si
siano
proposto
uno
scopo
qualunque
non
grettamente
egoistico
.
Essi
vogliono
promuovere
lo
sviluppo
delle
energie
del
suolo
e
del
sottosuolo
nazionale
,
incoraggiare
le
iniziative
dei
cittadini
italiani
.
Si
promuove
e
si
incoraggia
tutto
ciò
col
perdere
denari
?
A
furia
di
lucrare
il
-10
od
il
-25
%
del
capitale
,
questo
va
in
fumo
,
i
depositanti
pigliano
paura
,
si
determina
un
panico
e
vengono
meno
i
fondi
con
cui
incoraggiare
e
promuovere
.
Gira
e
rigira
,
per
una
banca
non
vi
è
altro
metodo
per
raggiungere
fini
utili
alla
collettività
nazionale
fuorché
quello
che
consiste
nel
fare
affari
buoni
.
In
certi
casi
,
e
in
limiti
molto
modesti
,
possono
essere
buoni
"
a
lunga
scadenza
"
;
ma
in
ogni
modo
debbono
esser
buoni
e
non
cattivi
.
Il
banchiere
come
l
'
industriale
non
deve
proporsi
scopi
non
economici
.
Se
dinanzi
al
banchiere
compare
un
progettista
e
gli
espone
il
programma
di
una
iniziativa
di
miniere
di
lignite
suffragandola
"
soltanto
"
col
dire
che
così
si
contribuirà
a
liberare
il
paese
dal
tributo
pagato
all
'
Inghilterra
per
l
'
acquisto
del
carbon
fossile
,
il
banchiere
ha
il
dovere
di
mettere
con
molta
gentilezza
il
progettista
alla
porta
.
Costui
infatti
è
uno
scemo
.
Se
la
tonnellata
di
carbon
fossile
straniero
costa
200
lire
,
ossia
,
per
ipotesi
,
il
prezzo
di
una
merce
che
a
noi
è
costata
a
produrla
10
giornate
di
lavoro
;
mentre
due
tonnellate
di
lignite
italiana
,
aventi
lo
stesso
potere
calorifico
,
costano
soltanto
160
lire
,
ossia
8
giornate
di
lavoro
,
e
se
il
lavoro
italiano
non
può
impiegarsi
meglio
che
nell
'
estrarre
lignite
,
allora
conviene
coltivare
lignite
ed
il
banchiere
opererà
ottimamente
anticipando
fondi
al
progettista
.
Non
perché
la
lignite
sia
italiana
;
ma
perché
con
sole
8
giornate
di
lavoro
italiano
otteniamo
lo
stesso
risultato
che
otterremo
spendendo
,
per
comprar
carbone
,
l
'
equivalente
di
10
giornate
di
lavoro
medesimamente
italiano
;
quindi
ci
avanzano
2
giornate
libere
per
produrre
qualche
altra
cosa
o
forse
anco
per
divertirci
.
Ma
se
le
due
tonnellate
di
lignite
italiana
costano
400
lire
,
ossia
20
giornate
di
lavoro
italiano
,
in
tal
caso
pazzo
e
antiitaliano
sarebbe
quel
banchiere
che
anticipasse
fondi
a
tale
scopo
.
Egli
incoraggerebbe
così
gli
italiani
a
spendere
20
giornate
di
lavoro
,
laddove
basterebbe
impiegarne
10
a
produrre
qualche
altra
cosa
che
potremmo
poi
vendere
per
200
lire
e
cosi
procacciarci
le
tonnellate
di
carbon
fossile
inglese
.
Questo
,
benché
inglese
,
deve
essere
preferito
,
nell
'
interesse
dell
'
Italia
,
alla
lignite
italiana
.
Così
facendo
,
noi
non
preferiamo
la
produzione
inglese
del
carbone
a
quella
italiana
della
lignite
;
bensì
preferiamo
la
produzione
italiana
dell
'
uva
o
della
seta
,
o
della
canapa
o
di
certe
macchine
o
di
cappelli
ecc
.
,
alla
produzione
italiana
della
lignite
;
ed
a
giusta
ragione
facciamo
ciò
,
perché
a
produrre
cappelli
impieghiamo
meglio
e
più
fruttuosamente
il
nostro
lavoro
e
il
nostro
capitale
che
a
produrre
lignite
.
Dunque
,
possiamo
concludere
che
l
'
aggettivo
"
italiano
"
applicato
a
"
banca
"
,
ad
"
industria
"
,
ad
"
economia
"
ha
un
significato
laudativo
solo
se
equivale
ad
"
economico
"
,
e
che
una
banca
è
italiana
in
quanto
guadagna
,
antiitaliana
ovvero
tedesco
-
franco
-
anglo
-
fila
in
quanto
perde
.
Guadagnare
è
sinonimo
di
incoraggiare
industrie
sane
,
vitali
,
rigogliose
;
perdere
è
sinonimo
di
incoraggiare
progetti
mal
combinati
,
fantastici
,
improduttivi
.
Guadagnare
vuol
dire
rafforzare
il
paese
,
arricchirlo
,
renderlo
atto
a
vincere
nella
concorrenza
internazionale
.
Perdere
vuol
dire
indirizzare
il
lavoro
italiano
in
impieghi
in
cui
esso
è
male
rimunerato
,
in
cui
si
producono
cose
non
desiderate
dai
consumatori
;
vuol
dire
immiserire
il
paese
e
renderlo
facilmente
servo
delle
più
rigogliose
economie
straniere
.
La
definizione
ora
data
dell
'
aggettivo
italiano
"
dimostra
che
probabilmente
hanno
ragione
quei
trattatisti
i
quali
amano
poco
le
aggiunte
"
nazionale
"
o
"
politica
"
o
"
italiana
"
al
sostantivo
"
Economica
"
.
L
'
aggettivo
non
aggiunge
nulla
al
concetto
e
serve
solo
a
confondere
le
idee
,
perché
fa
nascere
l
'
impressione
negli
inesperti
che
si
debba
incoraggiare
un
'
economia
od
una
banca
"
nazionale
"
in
contrapposto
all
'
economia
od
alla
banca
"
semplice
"
;
mentre
quelle
sole
banche
ad
economia
sono
nazionali
od
italiane
le
quali
sono
vere
e
semplici
banche
ed
economie
;
ossia
banche
ed
economie
,
le
quali
adempiono
semplicemente
al
loro
fine
proprio
bancario
od
economico
,
senza
l
'
appiccicatura
di
nessun
altro
fine
extra
-
vagante
.
StampaPeriodica ,
Compagni
!
La
nuova
forma
che
la
commissione
interna
ha
assunto
nella
vostra
officina
con
la
nomina
dei
commissari
di
reparto
e
le
discussioni
che
hanno
preceduto
e
accompagnato
questa
trasformazione
non
sono
passate
inavvertite
nel
campo
operaio
e
padronale
torinese
.
Da
una
parte
si
accingono
a
imitarvi
le
maestranze
di
altri
stabilimenti
della
città
e
della
provincia
,
dall
'
altra
i
proprietari
e
i
loro
agenti
diretti
,
gli
organizzatori
delle
grandi
imprese
industriali
,
guardano
a
questo
movimento
con
interesse
crescente
e
si
chiedono
e
chiedono
a
voi
quale
può
essere
lo
scopo
cui
esso
tende
,
quale
il
programma
che
la
classe
operaia
torinese
si
propone
di
realizzare
.
Noi
sappiamo
che
a
determinare
questo
movimento
il
nostro
giornale
ha
non
poco
contribuito
.
In
esso
la
questione
è
stata
esaminata
da
un
punto
di
vista
teorico
e
generale
,
non
solo
,
ma
sono
stati
raccolti
ed
esposti
i
risultati
delle
esperienze
di
altri
paesi
,
per
fornire
gli
elementi
per
lo
studio
delle
applicazioni
pratiche
.
Noi
sappiamo
però
che
l
'
opera
nostra
ha
avuto
un
valore
in
quanto
essa
ha
soddisfatto
un
bisogno
,
ha
favorito
il
concretarsi
di
un
'
aspirazione
che
era
latente
nella
coscienza
delle
masse
lavoratrici
.
Per
questo
così
rapidamente
ci
siamo
intesi
,
per
questo
così
sicuramente
si
è
potuto
passare
dalla
discussione
alla
realizzazione
.
Il
bisogno
,
l
'
aspirazione
da
cui
trae
la
sua
origine
il
movimento
rinnovatore
dell
'
organizzazione
operaia
da
voi
iniziato
,
sono
,
crediamo
noi
,
nelle
cose
stesse
,
sono
una
conseguenza
diretta
del
punto
cui
è
giunto
,
nel
suo
sviluppo
,
l
'
organismo
sociale
ed
economico
basato
sull
'
appropriazione
privata
dei
mezzi
di
scambio
e
di
produzione
.
Oggigiorno
l
'
operaio
dell
'
officina
e
il
contadino
delle
campagne
,
il
minatore
inglese
e
il
mugik
russo
,
i
lavoratori
tutti
del
mondo
intero
,
in
modo
più
o
meno
sicuro
,
sentono
in
modo
più
o
meno
diretto
quella
verità
che
gli
uomini
di
studio
avevano
previsto
,
e
di
cui
vengono
acquistando
certezza
sempre
maggiore
,
quando
osservano
gli
eventi
di
questo
periodo
della
storia
dell
'
umanità
:
siamo
giunti
al
punto
in
cui
la
classe
lavoratrice
,
se
vuole
non
venir
meno
al
compito
di
ricostruzione
che
è
nei
suoi
fatti
e
nella
sua
volontà
,
deve
incominciare
a
ordinarsi
in
modo
positivo
e
adeguato
al
fine
da
raggiungere
.
E
se
è
vero
che
la
società
nuova
sarà
basata
sul
lavoro
e
sul
coordinamento
delle
energie
dei
produttori
,
i
luoghi
dove
si
lavora
,
dove
i
produttori
vivono
e
operano
in
comune
,
saranno
domani
i
centri
dell
'
organismo
sociale
e
dovranno
prendere
il
posto
degli
enti
direttivi
della
società
odierna
.
Come
,
nei
primi
tempi
della
lotta
operaia
,
l
'
organizzazione
per
mestiere
era
quella
che
meglio
si
prestava
agli
scopi
di
difesa
,
alle
necessità
delle
battaglie
per
il
miglioramento
economico
e
disciplinare
immediato
,
così
oggi
,
che
incominciano
a
delinearsi
e
sempre
maggior
consistenza
vengono
prendendo
nelle
menti
degli
operai
gli
scopi
ricostruttivi
,
è
necessario
sorga
accanto
e
in
sostegno
della
prima
,
una
organizzazione
per
fabbrica
,
vera
scuola
delle
capacità
ricostruttive
dei
lavoratori
.
La
massa
operaia
deve
prepararsi
effettivamente
all
'
acquisto
della
completa
padronanza
di
se
stessa
,
e
il
primo
passo
su
questa
via
sta
nel
suo
più
saldo
disciplinarsi
,
nell
'
officina
,
in
modo
autonomo
,
spontaneo
e
libero
.
Né
si
può
negare
che
la
disciplina
che
col
nuovo
sistema
verrà
instaurata
condurrà
a
un
miglioramento
della
produzione
,
ma
questo
non
è
altro
che
il
verificarsi
di
una
tesi
del
socialismo
:
quanto
più
le
forze
produttive
umane
,
emancipandosi
dalla
schiavitù
cui
il
capitalismo
le
vorrebbe
per
sempre
condannate
,
prendono
coscienza
di
sé
,
si
liberano
e
liberamente
si
organizzano
,
tanto
migliore
tende
a
diventare
il
modo
della
loro
utilizzazione
:
l
'
uomo
lavorerà
sempre
meglio
dello
schiavo
.
A
coloro
poi
che
obiettano
che
in
questo
modo
si
viene
a
collaborare
con
i
nostri
avversari
,
con
i
proprietari
delle
aziende
,
noi
rispondiamo
che
invece
questo
è
l
'
unico
mezzo
di
dominio
,
perché
la
classe
operaia
concepisce
la
possibilità
di
fare
da
sé
e
di
fare
bene
:
anzi
,
essa
acquista
di
giorno
in
giorno
più
chiara
la
certezza
di
essere
sola
capace
di
salvare
il
mondo
intiero
dalla
rovina
e
dalla
desolazione
.
Perciò
ogni
azione
che
voi
imprenderete
,
ogni
battaglia
che
sarà
data
sotto
la
vostra
guida
sarà
illuminata
dalla
luce
del
fine
ultimo
che
è
negli
animi
e
nelle
intenzioni
di
tutti
voi
.
Un
grandissimo
valore
acquisteranno
quindi
anche
gli
atti
apparentemente
di
poca
importanza
nei
quali
si
esplicherà
il
mandato
a
voi
conferito
.
Eletti
da
una
maestranza
nella
quale
sono
ancora
numerosi
gli
elementi
disorganizzati
,
vostra
prima
cura
sarà
certamente
quella
di
farli
entrare
nelle
file
dell
'
organizzazione
,
opera
che
del
resto
vi
sarà
facilitata
dal
fatto
che
essi
troveranno
in
voi
chi
sarà
sempre
pronto
a
difenderli
,
a
guidarli
,
ad
avviarli
alla
vita
della
fabbrica
.
Voi
mostrerete
loro
con
l
'
esempio
che
la
forza
dell
'
operaio
è
tutta
nell
'
unione
e
nella
solidarietà
coi
suoi
compagni
.
Così
pure
a
voi
spetterà
l
'
invigilare
affinché
nei
reparti
vengano
rispettate
le
regole
di
lavoro
fissate
dalle
federazioni
di
mestiere
e
accettate
nei
concordati
,
poiché
in
questo
campo
anche
una
lieve
deroga
ai
principi
stabiliti
può
talora
costituire
una
offesa
grave
ai
diritti
e
alla
personalità
dell
'
operaio
,
di
cui
voi
sarete
rigidi
e
tenaci
difensori
e
custodi
.
E
siccome
in
mezzo
agli
operai
e
al
lavoro
voi
stessi
vivrete
di
continuo
,
potrete
essere
in
grado
di
conoscere
le
modificazioni
imposte
dal
progresso
tecnico
della
produzione
e
dalla
progredita
coscienza
e
capacità
dei
lavoratori
stessi
.
In
questo
modo
si
verrà
costituendo
un
costume
di
officina
,
germe
primo
della
vera
ed
effettiva
legislazione
del
lavoro
,
cioè
delle
leggi
che
i
produttori
elaboreranno
e
daranno
a
sé
stessi
.
Noi
siamo
certi
che
l
'
importanza
di
questo
fatto
non
vi
sfugge
,
che
esso
è
evidente
davanti
alle
menti
di
tutte
le
maestranze
che
con
prontezza
ed
entusiasmo
hanno
compreso
il
valore
e
il
significato
dell
'
opera
che
voi
vi
proponete
di
fare
:
si
inizia
l
'
intervento
attivo
nel
campo
tecnico
e
in
quello
disciplinare
,
delle
forze
stesse
del
lavoro
.
Nel
campo
tecnico
voi
potrete
da
un
lato
compiere
un
utilissimo
lavoro
informativo
,
raccogliendo
dati
e
materiali
preziosi
sia
per
le
federazioni
di
mestiere
che
per
gli
enti
centrali
e
direttive
delle
nuove
organizzazioni
di
officina
.
Voi
curerete
inoltre
che
gli
operai
del
reparto
acquistino
una
sempre
maggiore
capacità
,
e
farete
sparire
i
meschini
sentimenti
di
gelosia
professionale
che
ancora
li
fanno
essere
divisi
e
discordi
;
li
allenerete
così
per
il
giorno
in
cui
,
dovendo
lavorare
non
più
per
il
padrone
ma
per
sé
,
sarà
loro
necessario
essere
uniti
e
solidali
,
per
accrescere
la
forza
del
grande
esercito
proletario
,
di
cui
essi
sono
le
cellule
prime
.
Perché
non
potreste
far
sorgere
,
nell
'
officina
stessa
,
appositi
reparti
di
istruzione
,
vere
scuole
professionali
,
ove
ogni
operaio
,
sollevandosi
dalla
fatica
che
abbruttisce
,
possa
aprire
la
mente
alla
conoscenza
dei
processi
di
produzione
,
e
migliorare
se
stesso
?
Certamente
,
per
fare
tutto
ciò
sarà
necessaria
della
disciplina
,
ma
la
disciplina
che
voi
richiederete
alla
massa
operaia
sarà
ben
diversa
da
quella
che
il
padrone
imponeva
e
pretendeva
,
forte
del
diritto
di
proprietà
che
costituisce
a
lui
una
posizione
di
privilegio
.
Voi
sarete
forti
di
un
altro
diritto
,
quello
del
lavoro
che
dopo
essere
stato
per
secoli
strumento
nelle
mani
dei
suoi
sfruttatori
oggi
vuole
redimersi
,
vuole
dirigersi
da
se
stesso
.
Il
vostro
potere
,
opposto
a
quello
dei
padroni
e
dei
suoi
ufficiali
,
rappresenterà
di
fronte
alle
forze
del
passato
,
le
libere
forze
dell
'
avvenire
,
che
attendono
la
loro
ora
,
e
la
preparano
,
sapendo
che
essa
sarà
l
'
ora
della
redenzione
da
ogni
schiavitù
.
E
così
gli
organi
centrali
che
sorgeranno
per
ogni
gruppo
di
reparti
,
per
ogni
gruppo
di
fabbriche
,
per
ogni
città
,
per
ogni
regione
,
fino
ad
un
supremo
Consiglio
operaio
nazionale
,
proseguiranno
,
allargheranno
,
intensificheranno
l
'
opera
di
controllo
,
di
preparazione
e
di
ordinamento
della
classe
intiera
a
scopi
di
conquista
e
di
governo
.
Il
cammino
non
sarà
breve
,
né
facile
,
lo
sappiamo
:
molte
difficoltà
sorgeranno
e
vi
saranno
opposte
,
e
per
superarle
occorrerà
fare
uso
di
grande
abilità
,
occorrerà
forse
talora
fare
appello
alla
forza
della
classe
organizzata
,
occorrerà
sempre
essere
animati
e
spinti
all
'
azione
da
una
grande
fede
,
ma
quello
che
più
importa
,
o
compagni
,
è
che
gli
operai
,
sotto
la
guida
vostra
e
di
coloro
che
vi
imiteranno
,
acquistino
la
viva
certezza
di
camminare
ormai
,
sicuri
della
meta
,
sulla
grande
via
dell
'
avvenire
.
StampaPeriodica ,
L
'
officina
metallurgica
Brevetti
-
Fiat
-
prima
in
Italia
-
ha
costituito
il
Consiglio
dei
commissari
di
fabbrica
.
E
'
la
prima
realizzazione
concreta
di
una
tesi
sostenuta
dall
'
"
Ordine
Nuovo
"
;
l
'
avvenimento
,
che
ha
colmato
di
entusiasmo
e
di
fervore
attivo
gli
animi
di
quei
nostri
compagni
operai
,
appartiene
quindi
,
un
po
'
,
anche
a
noi
.
Rapidamente
l
'
esempio
si
moltiplicherà
nelle
officine
torinesi
:
la
massa
operaia
sente
di
aver
iniziato
l
'
attuazione
di
una
esperienza
sindacale
assolutamente
nuova
in
Italia
,
di
aver
trovato
la
possibilità
,
coi
suoi
propri
mezzi
e
i
suoi
propri
fini
di
classe
oppressa
e
sfruttata
,
di
crearsi
gli
strumenti
più
idonei
per
determinare
una
perfetta
coesione
della
classe
lavoratrice
,
gli
strumenti
più
idonei
per
realizzare
,
già
fin
d
'
ora
,
l
'
autogoverno
della
massa
,
di
aver
iniziato
,
come
appunto
disse
un
operaio
della
Brevetti
,
la
marcia
"
nella
"
rivoluzione
e
non
più
verso
la
rivoluzione
.
La
costituzione
del
Consiglio
avvenne
con
una
rapidità
e
una
disciplina
mirabili
,
sebbene
si
trattasse
di
una
prima
esperienza
:
prova
di
quanto
i
metodi
proletari
della
delegazione
di
funzioni
siano
superiori
in
sé
ai
metodi
parlamentari
propri
della
borghesia
.
Le
elezioni
avvennero
senza
che
si
interrompesse
il
lavoro
della
produzione
industriale
,
e
anche
per
questo
lato
gli
operai
dimostrarono
la
superiorità
dei
loro
sistemi
sui
sistemi
borghesi
:
le
lezioni
borghesi
sono
una
fiera
di
vanità
,
il
trionfo
della
demagogia
,
della
gazzarra
,
delle
più
basse
passioni
;
le
elezioni
d
'
officina
avvengono
semplicemente
come
riflesso
del
lavoro
,
tra
l
'
immane
ansare
di
tutto
l
'
apparato
industriale
di
produzione
,
e
gli
operai
,
che
non
si
staccano
dall
'
opera
loro
creatrice
,
conservano
tutta
la
purezza
del
carattere
,
e
il
loro
voto
è
anch
'
esso
una
produzione
,
è
anch
'
esso
un
momento
dell
'
attività
creatrice
,
perché
riassumendo
in
pochi
una
funzione
necessaria
della
vita
sociale
degli
individui
,
determina
un
risparmio
di
energie
,
una
concentrazione
armonica
e
potente
degli
sforzi
rivolti
al
fine
di
trionfare
nella
lotta
di
classe
fino
al
raggiungimento
dello
scopo
massimo
:
la
liberazione
del
lavoro
dalla
schiavitù
del
capitale
.
Alla
costituzione
del
Consiglio
di
fabbrica
parteciparono
tutti
gli
operai
della
Brevetti
(
su
circa
2000
operai
si
verificarono
appena
tre
o
quattro
astensioni
)
,
organizzati
e
disorganizzati
:
i
commissari
risultarono
tutti
eletti
fra
gli
organizzati
(
eccetto
uno
che
si
è
dimesso
)
.
Le
elezioni
avvennero
per
reparto
,
e
,
in
ogni
reparto
,
per
lavorazione
,
in
modo
che
ogni
mestiere
ha
i
suoi
commissari
capaci
e
competenti
.
Ricordiamo
i
loro
nomi
,
i
nomi
dei
primi
deputati
operai
eletti
direttamente
dalla
massa
proletaria
,
coi
suoi
propri
metodi
,
nel
suo
dominio
specifico
,
il
dominio
del
lavoro
:
REPARTO
UTILENSERIA
-
Torneria
:
Pacotto
;
Macchine
:
Baudino
;
Aggiustatori
:
Micheletto
;
Manutenzione
:
Aghemo
.
REPARTO
TORNERIA
-
Griffa
,
Leone
,
Scicchetto
,
Norgia
,
Franco
.
REPARTO
BRONZERIA
-
Torneria
:
Garello
,
Ghisio
;
Frese
:
Fasce
;
Trapani
:
Montano
;
Torni
assi
:
Bassi
,
De
Prosperi
,
Canale
.
REPARTO
PREPARAZIONE
MONTAGGIO
-
Rettifiche
:
Orecchia
;
Frese
:
Fracchia
,
Brusotto
;
Trapani
:
Magnetti
,
Bodo
;
taglio
ruote
:
Tosatto
.
REPARTO
CALDERAI
-
Regis
,
Graziano
.
REPARTO
FONDERIA
-
Bertolone
,
Perone
,
Audino
.
LAVORAZIONI
AGGIUNTE
-
Collaudo
:
Etipe
;
Bolloneria
:
Baldo
;
Sbavatori
:
Primo
;
Alesatrici
:
Castagna
;
Magazzino
:
Longhi
.