StampaQuotidiana ,
6
settembre
.
Gli
avvenimenti
del
teatro
di
operazioni
franco
-
tedesco
si
succedono
con
tanta
rapidità
,
e
sono
così
imprevisti
,
che
non
si
ha
quasi
più
nemmeno
il
tempo
di
comprenderli
bene
e
di
coordinarli
con
quelli
del
teatro
austro
-
tedesco
-
russo
.
Ieri
si
annunciava
che
le
due
fortezze
di
La
Fère
e
di
Laon
,
le
quali
dovevano
costituire
con
Reims
la
seconda
linea
di
difesa
francese
,
erano
cadute
senza
combattere
in
potere
dei
tedeschi
.
Oggi
,
anche
Reims
è
presa
da
questi
ultimi
,
con
la
stessa
facilità
.
Le
più
disparate
supposizioni
possono
sorgere
da
questi
fatti
.
Le
tre
fortezze
erano
dunque
impreparate
alla
resistenza
?
O
l
'
esercito
ha
rinunciato
a
difenderle
,
perché
non
è
in
grado
di
fare
una
.
utile
difesa
?
Si
deve
ammettere
piuttosto
che
la
reddizione
della
linea
La
Fère
,
Laon
,
Reims
sia
conseguenza
di
un
ponderato
disegno
?
Ma
quale
disegno
può
essere
questo
,
che
lascia
aprire
ai
tedeschi
una
così
larga
breccia
fra
le
cortine
difensive
della
frontiera
e
il
campo
trincerato
di
Parigi
?
Oramai
,
e
crediamo
già
d
'
aver
sufficientemente
dimostrato
ciò
,
l
'
esercito
tedesco
è
saldamente
congiunto
,
nella
sua
avanzata
da
nord
,
con
le
truppe
che
guerniscono
la
Lorena
fra
le
piazze
di
Metz
e
di
Strasburgo
:
e
si
sta
abbattendo
col
grosso
sui
francesi
,
e
li
va
stringendo
in
una
formidabile
tenaglia
.
Ammettiamo
pure
che
l
'
abbandono
di
tutta
la
seconda
linea
di
difesa
francese
sia
un
invito
insidioso
all
'
esercito
tedesco
di
entrare
nella
via
senza
uscita
segnata
ad
est
dalle
cortine
difensive
,
a
sud
dal
triangolo
Langres
,
Digione
,
Besanzone
,
ad
ovest
da
Parigi
.
Il
concetto
può
parere
brillante
,
ma
l
'
attuazione
è
pericolosa
.
Come
potranno
difendersi
le
truppe
francesi
,
che
fanno
attualmente
fronte
ad
oriente
,
.
e
appena
resistono
alla
pressione
delle
truppe
tedesche
della
Lorena
,
se
vengono
attaccate
anche
alle
spalle
?
Non
cederanno
sotto
la
doppia
pressione
avversaria
?
E
allora
,
che
valore
avranno
le
fortezze
di
Belfort
,
di
Épinal
,
di
Toul
e
di
Verdun
,
lasciate
a
sé
stesse
?
Pare
ormai
che
l
'
esercito
tedesco
non
si
preoccupi
più
di
Parigi
,
diventata
semplice
campo
trincerato
francese
;
e
con
la
stessa
risoluzione
con
cui
prima
avanzava
ad
ovest
,
ora
scenda
in
gran
parie
a
sud
,
alla
ricerca
dell
'
esercito
francese
,
che
è
diventato
l
'
obiettivo
principale
della
guerra
.
Veramente
,
sembra
oggi
,
per
un
momento
,
fermarsi
e
riprendere
fiato
:
ma
questo
arresto
dipende
dalla
risoluzione
di
raccogliersi
prima
di
fare
lo
sforzo
,
o
dalla
previsione
di
un
pericolo
?
Si
sente
minacciato
,
forse
,
dalla
riunione
e
dalla
marcia
in
.
avanti
di
grossi
corpi
di
truppe
alleate
,
preparartisi
all
'
insaputa
di
tutti
in
una
regione
della
Francia
settentrionale
,
fra
Rouen
e
Parigi
,
per
esempio
?
Questo
fatto
può
essere
meno
inverosimile
di
quanto
possa
a
prima
vista
sembrare
.
E
Parigi
resisterà
invece
molto
a
quelle
truppe
tedesche
che
certamente
l
'
investiranno
?
Non
sarà
staio
esageralo
anche
il
valore
delle
difese
della
capitale
come
era
esagerato
quello
delle
fortezze
cadute
tanto
facilmente
?
Non
erano
stati
i
francesi
stessi
a
magnificare
la
solidità
e
la
potenza
delle
loro
fortificazioni
?
La
notizia
che
i
tedeschi
,
a
quanto
pare
,
hanno
tolto
o
stanno
togliendo
cinque
o
sei
corpi
d
'
esercito
dal
teatro
d
'
operazioni
occidentale
,
per
volgerli
contro
i
russi
,
aggiunge
una
prova
di
più
della
debolezza
che
pare
manifestare
l
'
intera
azione
militare
francese
.
Il
Comando
tedesco
è
certamente
in
grado
di
conoscere
quale
può
essere
ancora
la
forza
attiva
dell
'
avversario
:
e
se
distoglie
tanta
truppa
dalla
sua
fronte
di
battaglia
,
sostituendola
con
formazioni
di
seconda
linea
,
vuol
dire
che
non
teme
più
molto
.
Ma
allora
la
resistenza
che
la
Francia
potrà
opporre
all
'
avversario
sarà
dunque
tale
da
non
dar
tempo
alle
nazioni
alleate
di
intervenire
a
ristabilire
le
sorti
della
guerra
?
Prima
di
rispondere
a
questa
domanda
bisognerà
conoscere
ancora
molti
dati
,
che
per
ora
non
ci
sono
affatto
noti
.
La
domanda
è
appunto
dettata
dalla
difficile
coordinazione
degli
effetti
,
che
si
rivelano
improvvisamente
,
con
le
cause
,
che
non
si
conoscono
abbastanza
.
Indubbiamente
questa
specie
di
paralisi
in
cui
è
cascata
la
Francia
e
anche
l
'
Inghilterra
(
perché
bisogna
pure
ammettere
che
l
'
Inghilterra
,
finora
,
non
è
entrata
quasi
nemmeno
nella
lotta
)
,
sorprende
alquanto
:
e
fa
rivolgere
con
maggiore
attenzione
lo
sguardo
a
quanto
avviene
nel
teatro
della
guerra
orientale
,
come
se
si
sperasse
che
gli
avvenimenti
di
laggiù
portassero
un
po
'
più
di
luce
,
e
dessero
la
spiegazione
di
quelli
franco
-
tedeschi
.
Ecco
,
a
grandi
tratti
,
ciò
che
accade
fra
Russia
,
Germania
ed
Austria
.
Una
sconfitta
russa
a
nord
,
ben
netta
,
fra
Ortelsburg
e
Gingelburg
;
una
sconfitta
austriaca
a
sud
,
non
così
grave
ancora
,
non
così
decisa
.
ma
riportata
da
tutto
l
'
esercito
austriaco
:
questo
è
il
bilancio
delle
operazioni
nel
teatro
orientale
della
guerra
.
Diciamo
subito
che
,
se
la
buona
fortuna
russa
a
sud
aumenta
,
la
sconfitta
austriaca
diventa
gravissima
,
tutto
l
'
esercito
austriaco
essendo
coinvolto
nel
disastro
.
La
sconfitta
russa
di
Ortelsburg
è
la
conseguenza
della
azzardata
avanzata
dei
russi
verso
nord
,
per
tagliar
fuori
le
truppe
tedesche
,
battute
in
un
'
azione
frontale
alla
estrema
frontiera
orientale
prussiana
a
Gumbinnen
.
Allettati
forse
da
questo
buon
successo
,
i
russi
hanno
voluto
ingrandirlo
:
e
senza
molto
preoccuparsi
del
fatto
che
la
marcia
in
avanti
non
solo
li
allontanava
dall
'
esercito
principale
della
Galizia
(
col
quale
non
hanno
mai
dimostrato
d
'
avere
grande
accordo
)
ma
sopra
tutto
li
esponeva
ad
essere
attaccati
da
truppe
fresche
e
numerose
.
provenienti
dalla
linea
della
Vistola
e
dalle
fortezze
di
Graudenz
e
di
Thorn
,
hanno
puntato
risolutamente
verso
la
giuntura
delle
truppe
tedesche
intatte
e
di
quelle
battute
,
costituita
a
un
dipresso
dalla
regione
dei
laghi
Masuriani
.
Ma
il
terreno
in
cui
l
'
esercito
russo
si
è
così
messo
,
è
terreno
difficilissimo
,
rotto
da
fiumi
,
laghi
e
boschi
,
che
rendono
i
tratti
percorribili
quasi
simili
a
istmi
di
terra
o
a
giganteschi
argini
,
dove
le
truppe
possono
facilmente
entrare
,
ma
non
possono
poi
manovrare
in
nessun
modo
,
perché
lo
spazio
manca
.
Chi
si
impiglia
in
un
suolo
così
fatto
,
ed
è
attaccato
contemporaneamente
sulla
testa
,
sul
fianco
e
in
coda
,
non
può
,
quasi
certamente
,
resistere
;
poiché
non
può
combattere
che
con
pochissime
truppe
,
le
prime
o
le
ultime
,
mentre
tutte
le
altre
sono
schiacciate
fra
quelle
,
e
sono
destinate
ad
aspettare
soltanto
l
'
esito
della
battaglia
.
I
grandi
generali
,
quando
si
sono
trovati
interiori
di
forze
agli
avversarii
,
e
hanno
potuto
,
hanno
cercato
di
attrarre
il
nemico
in
luoghi
come
questi
dei
laghi
Masuriani
:
la
battaglia
d
'
Arcole
è
uno
degli
esempii
più
belli
del
genere
.
Sono
battaglie
che
molto
rendono
,
quando
riescono
,
e
poco
pericolo
portano
alle
proprie
truppe
,
perché
costituiscono
,
in
fondo
,
trappole
tese
a
un
nemico
che
,
se
ci
cade
dentro
,
non
si
può
difendere
.
Il
modo
col
quale
si
svolgono
spiega
il
numero
relativamente
grande
dei
prigionieri
fatti
dai
tedeschi
,
che
è
andato
poi
di
mano
in
mano
aumentando
dopo
il
primo
giorno
:
poiché
soltanto
alla
fine
della
raccolta
i
tedeschi
hanno
potuto
valutare
le
prese
compiute
.
La
battaglia
di
Ortelsburg
ha
dato
ai
tedeschi
la
possibilità
di
trattenere
l
'
invasore
,
e
di
chiamare
nuovi
rinforzi
per
una
eventuale
prossima
ripresa
delle
operazioni
,
sicché
ha
portato
una
relativa
tranquillità
nella
Germania
settentrionale
e
nella
capitale
.
Ma
è
stata
combattuta
in
uno
scacchiere
secondario
,
dalla
parte
minore
degli
eserciti
avversarii
,
e
non
ha
che
una
efficacia
locale
.
Assai
maggiore
importanza
riveste
la
battaglia
della
Galizia
.
Essa
ripete
il
suo
valore
dalla
decisione
dei
russi
di
andare
alla
ricerca
dell
'
esercito
austriaco
per
batterlo
,
disdegnando
per
il
momento
qualunque
altro
obiettivo
territoriale
.
Questo
concetto
semplice
,
sicuro
ed
elegante
era
giusto
ed
attuabile
,
poiché
era
sostenuto
dalla
grande
superiorità
numerica
che
i
russi
avevano
sugli
avversarli
.
Se
riusciva
,
veniva
a
togliere
di
mezzo
il
nemico
più
pericoloso
dei
russi
nel
primo
periodo
della
campagna
.
Gli
austriaci
hanno
accettato
la
lotta
,
schierandosi
con
tutte
le
forze
contro
la
maggior
parte
delle
forze
russe
.
Hanno
soltanto
giudicato
più
conveniente
attendere
l
'
avversario
,
anziché
andarlo
;
a
cercare
.
Forse
,
hanno
creduto
che
la
marcia
in
avanti
avrebbe
stancato
e
disorganizzato
i
russi
,
che
sono
stimati
,
in
generale
,
migliori
soldati
da
posizione
che
da
attacco
;
forse
hanno
riconosciuto
subito
la
superiorità
numerica
russa
,
ed
hanno
cercato
di
compensarla
con
la
fortificazione
di
regioni
,
dalle
quali
,
a
tempo
opportuno
,
avrebbero
poi
iniziato
la
controffesa
.
Le
loro
artiglierie
,
e
specialmente
gli
ottimi
mortai
da
305
,
avrebbero
così
avuto
buon
giuoco
per
l
'
azione
.
La
lotta
decisiva
,
con
metodi
diversi
,
fu
così
impegnata
.
Le
notizie
che
si
hanno
finora
della
battaglia
,
dicono
che
la
sinistra
austriaca
ha
riportato
reali
vantaggi
sulla
destra
russa
,
ma
non
tali
da
obbligare
questa
a
retrocedere
interamente
,
e
da
porre
in
pericolo
le
truppe
rimanenti
:
pare
anzi
che
,
in
questi
giorni
,
una
nuova
avanzata
russa
avvenga
nei
luoghi
già
conquistati
dagli
austriaci
.
Ma
il
centro
e
la
sinistra
russa
hanno
,
sempre
a
quanto
si
sa
,
conseguiti
grandissimi
vantaggi
sul
centro
e
sulla
destra
nemica
,
che
è
stata
costretta
ad
abbandonare
le
posizioni
sulle
quali
si
era
trincerata
,
per
occuparne
altre
retrostanti
.
Sicché
,
mentre
la
Polonia
russa
non
è
gravemente
minacciata
dagli
austriaci
,
tutta
la
Galizia
meridionale
austriaca
è
invasa
dai
russi
,
i
quali
si
rivolgono
ora
,
a
quanto
dicono
,
verso
nord
per
finire
di
battere
i
nemici
già
disgregati
,
e
verso
ovest
per
tagliar
loro
la
ritirata
,
scendendo
,
se
è
possibile
,
nell
'
Ungheria
.
Quest
'
ultimo
movimento
può
sembrare
ancora
prematuro
.
Prima
di
traboccare
in
Ungheria
,
l
'
esercito
russo
deve
passare
i
Carpazi
,
i
quali
,
meno
che
nel
tratto
centrale
dei
Beschidi
,
sono
abbastanza
difficili
,
e
che
scarse
truppe
possono
difendere
a
lungo
contro
forze
assai
superiori
.
Ma
ogni
giorno
che
passa
migliora
la
condizione
dell
'
esercito
russo
e
peggiora
quella
austriaca
;
perché
quello
può
continuare
a
far
giungere
sul
campo
della
lotta
nuovi
soldati
,
mentre
l
'
avversario
ha
già
compiuto
,
o
quasi
,
lo
sforzo
massimo
.
Ora
,
quando
in
guerra
,
dopo
aver
fatto
tutto
ciò
che
si
è
potuto
ed
avere
tutto
sperato
,
non
si
è
ottenuta
la
vittoria
,
assai
difficilmente
gli
animi
continuano
a
serbarsi
impavidi
per
l
'
avvenire
.
Il
terribile
effetto
di
dissoluzione
può
manifestarsi
inoltre
assai
più
violentemente
nell
'
esercito
austriaco
che
in
altri
eserciti
.
Per
il
nodo
con
cui
esso
è
formato
,
le
truppe
che
si
sono
finora
valorosamente
battute
,
sotto
l
'
impressione
del
disastro
,
possono
disorganizzarsi
,
ed
agire
sotto
l
'
impero
di
nuove
idee
,
finora
represse
o
non
nate
.
Di
fronte
a
queste
cattive
condizioni
austriache
,
stanno
le
ottime
condizioni
dei
russi
.
Chi
sa
,
intanto
,
quale
efficacia
possa
esercitare
l
'
azione
russa
,
oramai
vittoriosa
,
sui
romeni
ancora
indecisi
?
I
grandi
eserciti
russi
avanzanti
presso
la
frontiera
romena
,
fra
popolazioni
romene
,
non
risveglieranno
quei
ricordi
e
quei
sentimenti
di
simpatia
,
che
la
Romania
può
ancora
avere
,
come
ricordo
di
un
altra
grande
guerra
combattuta
insieme
,
quella
del
1877-78
?
Potrebbe
darsi
che
la
speranza
di
trascinare
con
sé
questo
paese
,
sia
stata
appunto
uno
dei
motivi
della
distensione
della
sinistra
russa
verso
sud
.
Chi
sa
,
sopra
tutto
,
quale
effetto
possa
produrre
sull
'
esercito
serbo
l
'
apparire
di
truppe
russe
sui
Carpazi
,
sia
pure
non
subito
,
sia
pure
dopo
molte
fatiche
?
I
serbi
,
finora
,
non
hanno
potuto
uscire
dal
proprio
paese
ed
entrare
in
Austria
,
nonostante
alcuni
buoni
successi
,
che
sembrano
autentici
,
sulle
corrispondenti
forze
avversarie
;
e
si
sono
limitati
soltanto
a
ricacciare
gli
invasori
al
di
là
della
frontiera
.
Ma
non
potrebbero
,
per
l
'
avanzata
di
un
esercito
amico
,
sentirsi
rinforzati
moralmente
,
e
spinti
ad
uscire
dalla
cerchia
delle
loro
montagne
,
per
cooperare
all
'
azione
con
i
fratelli
slavi
nelle
pianure
dell
'
Ungheria
?
Comprendiamo
che
questi
grandi
effetti
dell
'
azione
russa
sarebbero
tutt
'
altro
che
immediati
:
ma
si
possono
già
prospettare
,
perché
sono
probabili
conseguenze
di
questa
battaglia
che
due
nazioni
,
anziché
due
eserciti
,
stanno
combattendo
così
disperatamente
;
e
le
conseguenze
di
fatti
così
gravi
non
si
possono
riparare
,
se
non
sono
già
state
previste
e
studiate
da
tempo
.
La
Germania
continua
ad
avanzare
abbastanza
rapidamente
nel
teatro
d
'
operazioni
occidentale
:
la
Russia
ha
in
questi
ultimi
giorni
abbastanza
avanzato
in
quello
orientale
.
I
buoni
successi
tedeschi
producono
effetti
rapidi
,
i
russi
effetti
più
lenti
.
I
primi
si
manifestano
su
una
nazione
omogenea
,
i
secondi
si
produrranno
,
se
avverranno
,
su
una
nazione
di
diverse
razze
.
Ma
la
moltitudine
sopra
tutto
,
il
numero
degli
uomini
combattenti
,
in
una
guerra
senza
fine
come
questa
,
avrà
l
'
importanza
maggiore
:
e
la
moltitudine
combattente
è
della
Russia
,
la
quale
ha
inondato
l
'
Europa
di
soldati
,
con
la
prodigalità
di
un
impero
di
centosettanta
milioni
di
uomini
.
Sicché
la
condizione
della
Germania
,
nonostante
tutti
gli
sforzi
,
è
sempre
la
stessa
:
buona
,
considerata
rispetto
all
'
avversario
francese
,
piena
di
dubbi
e
di
incognite
,
considerata
rispetto
al
complesso
della
guerra
.
StampaQuotidiana ,
Non
si
contano
,
e
son
nominati
,
in
quest
'
ultimo
trentennio
,
gli
studi
intorno
al
Poliziano
;
ma
quelli
dell
'
abate
Vincenzio
Nannucci
continuano
a
dormire
nella
dimenticanza
.
L
'
abate
Vincenzio
Nannucci
non
ha
avuto
fortuna
presso
gli
studiosi
del
Poliziano
.
Il
suo
commento
alle
Stanze
è
del
1812
(
Firenze
,
nella
Stamperia
di
Giuseppe
Magheri
e
figli
)
,
e
la
gloria
se
la
prese
intera
il
Carducci
col
suo
.
«
Il
commento
del
Carducci
rifà
tutta
la
cultura
classica
del
Poliziano
,
e
della
ricerca
delle
fonti
non
ha
che
l
'
apparenza
.
In
realtà
è
un
monumento
di
sapienza
critica
;
a
lettura
finita
si
vede
in
quelle
note
il
terreno
,
nel
testo
il
fiore
che
ne
è
germogliato
.
Il
commento
è
la
ricostruzione
di
quella
lunga
e
squisita
disciplina
classica
che
mantenne
lo
spirito
nativamente
fine
del
Poliziano
in
un
ambiente
congeniale
,
è
l
'
aria
che
respirò
la
sua
fantasia
prima
di
diventare
essa
stessa
creatrice
»
.
Strano
!
Ma
la
massima
parte
di
questo
lavoro
di
esplorazione
si
deve
appunto
al
Nannucci
,
e
di
suo
,
il
Carducci
,
non
vi
aggiunse
veramente
che
assai
poco
.
Classici
greci
e
latini
,
e
poesia
italiana
antica
il
Nannucci
conosceva
per
una
sua
diuturna
esperienza
di
lettore
avvedutissimo
;
e
,
per
esempio
,
il
suo
Manuale
della
Letteratura
del
primo
secolo
della
Lingua
italiana
,
in
tre
volumi
(
Firenze
,
Magheri
,
1837-1839
)
,
«
per
uso
della
studiosa
gioventù
delle
isole
jonie
»
,
ristampato
poi
dal
Barbera
in
due
volumi
(
1856-1858
)
,
è
condotto
con
tale
apertura
di
mente
,
e
lumeggiato
con
un
gusto
sì
nuovo
della
lingua
del
tempo
,
e
del
linguaggio
di
quella
poesia
,
che
filologi
e
studiosi
ancora
vi
ricorrono
con
profitto
.
Diamo
dunque
all
'
abate
Vincenzio
Nannucci
«
del
Collegio
Eugeniano
di
Firenze
»
il
titolo
di
primo
scopritore
moderno
del
Poliziano
,
di
quella
sopra
detta
«
lunga
e
squisita
disciplina
classica
»
;
e
auguriamoci
che
qualche
volonteroso
riesamini
un
giorno
la
sua
opera
tutta
quanta
,
e
le
riconosca
il
giusto
valore
nella
storia
della
cultura
del
primo
trentennio
dell'800
.
E
mettiamo
subito
a
fianco
di
quel
commento
preziosissimo
una
mezza
paginetta
del
Foscolo
,
anch
'
essa
dimenticata
,
e
che
par
discendere
direttamente
,
quasi
come
una
conclusione
,
dalle
illustrazioni
del
Nannucci
.
È
nel
quinto
dei
suoi
Discorsi
sulla
lingua
italiana
,
che
sono
la
più
matura
e
alta
espressione
delle
conquiste
critiche
del
Foscolo
.
«
L
'
unico
poeta
degno
di
meraviglia
»
di
tutto
il
'400
egli
dice
che
fu
il
Poliziano
.
E
dice
che
come
«
gli
spiriti
e
i
modi
della
lingua
latina
de
'
classici
erano
già
stati
trasfusi
nella
prosa
dal
Boccaccio
,
e
da
altri
»
,
così
il
Poliziano
«
fu
il
primo
a
trasfonderli
nella
poesia
,
e
vi
trasfuse
ad
un
tempo
quanta
eleganza
poté
derivare
dal
greco
»
.
Ma
nel
commento
del
Nannucci
c
'
era
qualcos
'
altro
,
perché
il
Foscolo
potesse
meglio
determinare
il
suo
giudizio
;
c
'
erano
le
fonti
dell
'
antica
poesia
italiana
,
alle
quali
pure
il
Poliziano
s
'
abbeverò
.
Noi
,
leggiamone
gli
esempi
,
seguendo
quella
guida
;
e
la
storia
del
formarsi
della
poesia
polizianesca
sarà
fatta
.
Anzi
è
stata
già
fatta
.
Solo
che
si
credeva
d
'
esser
partiti
dal
Carducci
,
e
ci
si
moveva
e
dal
Nannucci
e
dal
Foscolo
.
Ma
,
questa
poesia
del
Poliziano
,
diremo
dunque
che
è
una
poesia
in
margine
alla
poesia
?
O
che
è
una
poesia
«
dell
'
orecchio
»
,
come
il
Leopardi
disse
della
poesia
del
Monti
?
Una
poesia
,
più
che
d
'
un
poeta
,
di
uno
«
squisitissimo
traduttore
»
,
se
«
ruba
ai
latini
o
greci
»
;
se
«
agl
'
italiani
,
come
a
Dante
»
,
di
uno
«
avvedutissimo
e
finissimo
rimodernatore
del
vecchio
stile
e
della
vecchia
lingua
»
?
Vero
sarebbe
,
fino
a
un
certo
segno
,
del
Monti
;
e
ad
ogni
modo
il
Leopardi
scrisse
questo
tenendo
l
'
occhio
alla
grande
poesia
.
Non
è
invece
per
nulla
vero
del
Poliziano
.
Quel
comporre
in
gara
,
ch
'
era
proprio
del
Monti
,
e
per
un
continuo
attrito
,
facile
,
epidermico
,
fu
lontanissimo
dalla
tempra
del
Poliziano
,
il
quale
,
da
una
sì
diversa
e
complessa
mistura
cavò
di
bellissime
dissonanze
;
e
l
'
aiutò
,
in
questo
sottile
lavoro
,
la
sua
natura
di
realista
commosso
,
di
innamorato
della
bellezza
,
di
elegantissimo
rinnovatore
.
Prendiamo
un
verso
solo
di
lui
:
Cresce
l
'
abete
schietto
e
senza
nocchi
.
Un
verso
che
l
'
occhio
,
dopo
letto
,
sempre
rivede
mutato
in
figura
.
Disegno
saldissimo
,
disegno
acuito
all
'
estremo
,
e
pur
come
nuovo
,
accenti
netti
,
una
qualità
vergine
che
resiste
e
resisterà
al
tempo
.
E
prendiamone
un
altro
:
L
'
erbe
e
'
fior
,
l
'
acqua
viva
chiara
e
ghiaccia
.
Qual
altro
poeta
seppe
adoprare
con
un
senso
sì
fresco
tre
aggettivi
in
una
volta
,
con
un
senso
sì
necessario
?
Quell
'
acqua
davvero
scorre
(
viva
)
,
luccica
(
chiara
)
,
ci
tocca
(
ghiaccia
)
.
E
le
parole
paiono
pietra
durissima
;
sebbene
abbiano
vita
e
moto
.
Questo
è
Poliziano
.
E
quante
cose
dipinse
nei
suoi
bellissimi
versi
,
fiori
,
colori
,
la
natura
in
tutti
i
suoi
più
vari
aspetti
,
fino
scene
e
figurazioni
in
apparenza
ricalcate
sulle
più
splendide
forme
delle
arti
figurative
,
quelle
più
splendidamente
severe
,
e
che
invece
furono
viste
direttamente
,
con
un
occhio
che
fruga
,
e
sollecita
in
ciò
che
vede
il
sentimento
dell
'
esistenza
.
Vivono
per
sé
,
le
immagini
e
le
creature
del
Poliziano
,
e
vivono
quasi
sempre
su
uno
sfondo
di
paese
che
,
per
più
verità
,
il
poeta
ha
fermato
con
veloci
tratti
,
perché
intorno
vi
circolasse
l
'
aria
,
vibrasse
un
che
di
magnetico
.
Un
misto
,
insomma
,
di
nuovo
,
intatto
,
e
di
stregato
.
In
quali
altri
versi
di
poeta
antico
è
dato
di
trovare
segni
d
'
un
'
arte
sì
fina
?
Un
qualsiasi
verso
del
Petrarca
:
«
Chiare
,
fresche
e
dolci
acque
»
!
E
solo
in
apparenza
,
per
una
pura
suggestione
verbale
,
voi
vi
ricordate
del
Poliziano
.
È
un
inganno
.
In
quelle
«
chiare
»
«
fresche
»
e
«
dolci
acque
»
Petrarca
vide
,
e
sempre
rivede
,
le
«
belle
membra
»
di
Laura
.
E
voi
stessi
non
potete
scompagnare
quelle
acque
da
quella
vista
.
Hanno
specchiato
quelle
membra
(
chiare
)
,
le
hanno
ravvivate
e
quasi
ringiovanite
(
fresche
)
,
le
hanno
avvolte
come
in
un
divino
abbraccio
(
dolci
)
.
In
quella
memoria
è
la
potenza
e
il
fascino
delle
parole
del
Petrarca
.
Per
il
Petrarca
,
tutta
la
natura
vive
per
la
memoria
di
Laura
,
si
anima
come
toccata
dalla
sua
presenza
,
dice
la
sua
presenza
.
Parmi
d
'
udirla
,
udendo
i
rami
e
l
'
òre
E
le
fronde
e
gli
augei
lagnarsi
e
l
'
acque
Mormorando
fuggir
per
l
'
erba
verde
.
Qui
siamo
nel
regno
fatato
della
musica
.
Tutti
suoni
,
dolci
suoni
,
inesprimibili
suoni
,
a
ricordare
con
indicibile
strazio
quella
voce
di
Laura
;
e
l
'
anima
,
sospesa
,
ora
ode
ora
non
ode
più
.
Poliziano
,
invece
,
volta
per
volta
,
è
come
se
ti
ammaliasse
l
'
occhio
;
e
tu
incantato
a
vedere
,
senza
essere
mai
sazio
.
Nascerà
di
qui
,
poi
,
da
quest
'
offrirti
in
successive
immagini
il
suo
vivacissimo
mondo
,
nascerà
di
qui
la
sua
ottava
,
nella
caratteristica
divisione
in
distici
,
per
tempi
e
modi
diversi
.
Non
è
l
'
ottava
dell
'
Ariosto
,
l
'
armoniosa
ottava
,
che
smorza
in
sé
e
dora
i
suoni
e
le
impressioni
,
obbediente
sempre
a
un
'
idea
nettissima
,
a
un
'
oncia
il
cui
disegno
è
sempre
uno
e
vario
,
un
mutevole
giro
vaghissimamente
chiuso
.
E
non
è
l
'
ottava
del
Tasso
,
franta
,
intarsiata
,
ricca
,
disuguale
,
intimamente
disarmonica
,
con
stanchi
languori
,
che
vorrebbero
,
e
non
riescono
a
conciliare
le
disarmonie
,
a
sciogliere
gli
intarsii
.
È
l
'
ottava
in
forma
di
concertato
.
Piccoli
strumenti
,
ciascuno
col
loro
timbro
nettissimo
,
anzi
un
poco
agro
,
un
sottile
sapore
di
terra
e
d
'
ingegno
.
Si
pensa
a
quelle
zone
felici
,
quand
'
è
cessato
il
tumulto
della
grande
orchestra
.
O
si
pensa
,
e
questo
suggerirebbe
il
modo
particolarissimo
di
leggere
Poliziano
,
e
nel
tempo
stesso
aiuta
a
capire
la
sua
arte
,
si
pensa
a
certe
esecuzioni
sinfoniche
,
dove
il
maestro
badi
a
conservare
la
distinzione
delle
diverse
zone
e
parti
,
fin
nelle
minime
pieghe
e
ombre
,
non
a
fondere
quelle
zone
e
parti
e
a
farne
,
come
dicono
,
uno
strumento
solo
.
Distinguere
e
mantenere
distinte
tutte
le
voci
,
fino
all
'
insoffribile
acuità
;
e
fare
che
il
miracolo
avvenga
per
sé
,
direi
per
magia
,
dentro
di
noi
,
in
un
secondo
tempo
,
in
un
tempo
stregato
.
Perché
,
insomma
,
se
con
l
'
ottava
dell
'
Ariosto
subito
ti
senti
preso
da
un
'
onda
di
suono
accordata
,
e
chiarissimamente
vedi
e
segui
e
godi
il
filo
di
quell
'
onda
;
se
con
l
'
ottava
del
Tasso
,
fatichi
e
ti
perdi
e
ti
ritrovi
,
come
per
sentieri
impervii
;
con
l
'
ottava
del
Poliziano
ti
piace
di
sentire
in
te
quel
variato
complesso
,
di
far
parte
tu
stesso
del
divino
lavoro
,
e
ti
par
quasi
di
avvertire
il
miracolo
nel
momento
che
si
crea
.
Sono
i
vari
accordi
che
si
scontrano
come
fosse
la
prima
volta
.
E
questo
è
veramente
cosa
nuova
nella
storia
della
poesia
.
Dove
dunque
ci
ha
portato
quel
felicissimo
artista
che
è
Angelo
Ambrogini
Poliziano
!
E
volevamo
dire
una
cosa
sola
,
oltre
a
sanare
presso
i
lettori
moderni
l
'
ingiustizia
antica
fatta
all
'
abate
Vincenzio
Nannucci
del
Collegio
Eugeniano
di
Firenze
.
Volevamo
,
alla
reale
commissione
chiamata
a
preparare
i
nuovi
programmi
per
la
nuova
scuola
media
italiana
,
fare
una
proposta
.
Al
secondo
,
al
terzo
anno
del
«
Liceo
classico
»
si
potrà
finalmente
cominciare
a
leggere
,
ma
in
classe
,
con
tutta
l
'
autorità
e
l
'
aiuto
del
maestro
,
le
Rime
del
Poliziano
?
L
'
Orfeo
,
le
rarissime
canzoni
a
ballo
,
i
rispetti
continuati
e
spicciolati
e
,
sopra
tutto
,
le
Stanze
.
Sono
,
queste
Stanze
,
centosettantuna
di
numero
,
milletrecentosessantotto
versi
.
Non
sono
gran
cosa
,
dunque
,
ma
sono
cosa
grande
.
Da
assaporare
e
considerare
con
un
continuo
confronto
dei
poeti
che
il
Poliziano
conobbe
,
studiò
,
e
che
certo
servirono
all
'
incognito
del
suo
linguaggio
.
Una
lettura
d
'
alto
stile
,
insomma
,
con
lenti
e
sapienti
indugi
,
per
scuola
d
'
umanità
.
Si
leggerà
poi
l
'
Ariosto
,
si
leggerà
il
Tasso
;
e
si
capirà
quanto
questi
poeti
debbano
a
quell
'
unico
poeta
.
Che
significa
,
alla
fine
,
capire
la
poesia
.
Che
,
lo
so
,
si
può
leggere
in
tanti
modi
.
Meglio
se
con
più
sussidi
possibile
,
che
la
cultura
e
gli
studi
seri
possono
offrire
,
a
fortificare
e
ad
arricchire
l
'
animo
e
l
'
ingegno
.
StampaQuotidiana ,
Un
'
adunanza
di
persone
autorevoli
e
competenti
,
tenuta
,
sul
finire
dell
'
anno
scorso
,
in
Amsterdam
,
ha
redatto
un
memoriale
,
che
è
stato
ora
rimesso
ai
governi
della
Svizzera
,
dell
'
Inghilterra
,
degli
Stati
Uniti
,
della
Francia
,
della
Danimarca
,
della
Olanda
,
della
Norvegia
e
della
Svezia
.
In
esso
si
propone
di
convocare
un
congresso
dei
delegati
dei
vari
Stati
,
con
l
'
incarico
di
proporre
il
modo
di
risolvere
l
'
angoscioso
problema
monetario
ed
economico
che
affatica
i
governi
.
Il
memoriale
non
dissimula
i
pericoli
dello
stato
odierno
.
«
La
guerra
ha
imposto
ai
vincitori
come
ai
vinti
il
problema
di
trovare
i
modi
di
fermare
e
di
contrastare
l
'
aumento
continuo
dell
'
emissione
di
cartamoneta
e
dei
debiti
pubblici
,
nonché
l
'
aumento
costante
dei
prezzi
che
di
ciò
è
conseguenza
.
La
riduzione
dei
consumi
eccessivi
,
l
'
aumento
della
produzione
e
delle
imposte
sono
riconosciuti
come
i
più
efficaci
e
forse
i
soli
rimedi
.
Se
non
sono
adoperati
prontamente
,
c
'
è
da
temere
che
il
deprezzamento
del
denaro
séguiti
,
faccia
svanire
i
patrimoni
raccolti
pel
passato
,
ed
estenda
a
poco
a
poco
il
fallimento
e
l
'
anarchia
su
tutta
l
'
Europa
»
.
E
nella
conclusione
si
ripete
:
«
Tali
quesiti
hanno
grave
urgenza
riguardo
al
tempo
.
Ogni
mese
trascorso
farà
più
ponderoso
il
problema
e
meno
facile
la
soluzione
.
Tutte
le
informazioni
disponibili
persuadono
che
giorni
pericolosissimi
per
l
'
Europa
sono
imminenti
e
che
non
c
'
è
tempo
da
perdere
se
si
vogliono
scansare
catastrofi
»
.
Quale
soluzione
propone
il
memoriale
?
Esso
,
con
ragione
,
non
vuole
occuparsi
di
troppi
particolari
,
ma
accenna
solo
a
linee
generali
.
Ciò
viene
fatto
con
prudenza
forse
soverchia
e
che
nuoce
alla
chiarezza
dell
'
espressione
.
Per
la
parte
internazionale
,
si
osserva
che
non
è
vantaggioso
ai
vincitori
di
ridurre
al
fallimento
i
vinti
e
di
torre
loro
il
modo
di
pagare
il
proprio
debito
;
il
quale
discorso
vale
specialmente
per
le
condizioni
imposte
dai
vincitori
alla
Germania
e
all
'
Austria
.
Poscia
,
con
non
poche
circonlocuzioni
,
si
invoca
l
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
.
Per
dire
il
vero
non
sono
nominati
,
ma
si
capisce
che
sono
il
principale
di
quei
paesi
«
di
cui
il
bilancio
commerciale
ed
il
cambio
sono
favorevoli
»
,
i
quali
sono
invocati
esplicitamente
.
Circa
la
politica
finanziara
interna
,
si
insiste
sulla
necessità
di
ridurre
le
spese
tanto
da
farle
eguali
alle
entrate
;
si
chiede
che
ogni
paese
accresca
quanto
è
possibile
il
peso
delle
imposte
(
questo
paragrafo
accenna
forse
alla
Francia
,
prima
del
1920
)
;
si
aggiunge
:
«
Solo
mercé
condizioni
economiche
reali
(
questa
dicitura
non
è
chiara
)
gravando
pesantemente
(
sic
)
,
come
è
conveniente
,
su
ciascun
individuo
,
l
'
equilibrio
può
essere
ristabilito
»
.
Infine
si
osserva
che
«
l
'
opera
a
cui
deve
cooperare
l
'
élite
di
ciascun
paese
è
di
ristabilire
l
'
inclinazione
al
lavoro
ed
al
risparmio
,
di
favorire
lo
sforzo
individuale
intenso
,
di
dare
a
ciascuno
la
possibilità
di
godere
ragionevolmente
(
che
vorrà
dire
tale
avverbio
?
)
del
frutto
del
suo
lavoro
(
del
frutto
del
risparmio
si
tace
)
.
Vi
sono
buone
cose
in
questo
manifesto
,
ma
manca
il
rigore
,
la
schiettezza
,
l
'
energia
dell
'
espressione
.
Fatta
tale
restrizione
,
si
può
affermare
,
all
'
ingrosso
,
che
la
via
accennata
è
forse
l
'
unica
che
possa
recare
alla
soluzione
del
problema
economico
.
Disgraziatamente
esso
non
è
solo
.
Vi
si
aggiunge
,
anzi
prevale
,
il
problema
sociologico
,
cioè
sociale
e
politico
;
e
pressoché
inutile
è
il
trovare
la
soluzione
del
primo
,
se
insoluto
rimane
il
secondo
.
Intanto
,
è
probabilmente
il
non
avere
avuto
il
coraggio
di
affrontare
il
problema
sociologico
che
ha
prodotto
le
incertezze
e
le
mende
del
memoriale
.
Bello
,
in
generale
,
è
il
consiglio
di
non
stravincere
,
ma
nello
scendere
ai
particolari
si
viene
a
contrasto
colle
vedute
politiche
.
Predicare
la
moderazione
a
certi
messeri
è
come
l
'
esortare
il
lupo
alla
sobrietà
.
Perciò
il
memoriale
prudentemente
gira
largo
e
non
giunge
al
concreto
.
E
poi
,
giustamente
,
i
vincitori
temono
la
riscossa
dei
vinti
,
e
guardano
paurosi
il
tremendo
uragano
russo
-
asiatico
.
Si
dice
che
abbiano
pace
,
ma
effettivamente
seguita
sotto
altre
forme
la
guerra
.
L
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
sarà
certo
efficace
,
ma
essi
,
per
concederlo
vorranno
altro
che
bei
discorsi
.
Che
si
può
offrir
loro
?
Su
ciò
occorre
spiegarsi
,
ma
si
teme
di
fare
ciò
per
non
offendere
l
'
imperialismo
inglese
,
forse
francese
,
certo
il
giapponese
.
Chi
vorrà
negare
che
sarebbe
utilissimo
di
ridurre
le
spese
,
per
condurle
ad
essere
uguali
alle
entrate
?
Sentenze
di
tal
fatta
stanno
bene
sui
boccali
di
Montelupo
.
Nascono
i
guai
quando
,
volgendosi
al
particolare
,
voglionsi
le
riduzioni
da
operare
.
Delle
spese
militari
non
c
'
è
da
ragionare
.
Sarà
grazia
se
non
crescono
,
e
di
molto
,
in
paragone
di
ciò
che
erano
prima
della
guerra
.
E
come
potrebbe
essere
altrimenti
per
gli
Stati
che
pretendono
di
regolare
in
ogni
minuto
particolare
tutta
la
vita
mondiale
?
Tutti
consentono
che
le
spese
per
le
«
riforme
sociali
»
dovranno
crescere
enormemente
.
Si
gradirebbe
di
conoscere
quale
è
in
proposito
l
'
opinione
degli
autori
del
memoriale
,
ma
essi
non
ne
fanno
parola
.
Tacciono
pure
pudicamente
sulle
riduzioni
delle
spese
per
gli
enormi
salari
agli
operai
ed
agli
impiegati
,
per
edificare
case
mantenendo
i
costosissimi
privilegi
dei
signori
muratori
,
per
le
opere
pubbliche
aventi
lo
scopo
di
dare
lavoro
bene
rimunerato
agli
elettori
,
nonché
delle
spese
per
fare
guadagnare
speculatori
e
pescicani
.
È
facile
intendere
quali
difficoltà
provi
l
'
ordinamento
plutocratico
-
demagogico
per
compiere
tali
riduzioni
di
spese
;
ed
ecco
come
si
vede
prevalere
,
in
questo
caso
,
il
problema
sociologico
.
Messe
così
da
parte
le
spese
,
che
di
gran
lunga
sono
maggiori
,
quali
altre
riduzioni
si
possono
operare
?
Poche
e
di
lieve
importanza
.
A
nulla
serve
un
consiglio
se
non
si
ha
il
modo
di
seguirlo
.
Altro
ottimo
,
eccellente
consiglio
è
quello
di
«
ristabilire
l
'
inclinazione
al
lavoro
»
;
ma
è
gravissimo
guaio
il
non
sapere
come
si
potrà
ciò
conseguire
.
Forse
colle
prediche
morali
?
Eh
!
Via
,
lasciamo
stare
tali
discorsi
puerili
.
Fateci
sapere
se
volete
,
o
non
volete
recare
in
pratica
il
precetto
dato
già
da
tanti
secoli
da
san
Paolo
,
cioè
:
«
Chi
non
vuole
lavorare
,
non
mangi
»
.
Se
sì
come
mai
sussidiate
coloro
che
non
trovano
lavoro
perché
richiedono
un
salario
troppo
alto
?
Perché
pagate
le
giornate
di
sciopero
agli
scioperanti
?
Perché
riducete
le
ore
di
lavoro
,
accrescendo
i
salari
?
Se
no
,
sia
pure
che
farete
opera
sommamente
lodevole
,
ma
non
state
a
dirci
che
vi
adoperate
per
fare
crescere
l
'
inclinazione
al
lavoro
.
Volete
che
ogni
uomo
abbia
sicurezza
di
godere
del
frutto
del
suo
lavoro
.
È
sacrosanto
ammonimento
,
e
chi
mai
ardirebbe
contrastarlo
?
Ma
perché
tacete
del
frutto
del
risparmio
?
Credete
che
il
risparmio
non
giovi
alla
produzione
?
Allora
perché
predicate
che
si
debba
ristabilire
l
'
inclinazione
al
risparmio
?
Credete
invece
che
il
risparmio
giovi
alla
produzione
?
Allora
sta
bene
la
prima
parte
del
vostro
discorso
,
ma
non
sta
bene
la
seconda
,
e
converrebbe
dire
non
solo
che
ognuno
dev
'
essere
sicuro
di
godere
il
frutto
del
proprio
risparmio
,
ma
altresì
che
occorre
che
questo
risparmio
sia
adoperato
per
la
produzione
,
e
non
si
sperperi
cogli
imprestiti
dei
governi
.
Tutto
ciò
vale
in
teoria
,
ma
,
in
pratica
,
non
può
essere
detto
da
coloro
che
mirano
ad
ottenere
cosa
alcuna
dell
'
ordinamento
plutocratico
-
demagogico
che
ci
regge
.
Non
è
buon
modo
di
procacciarsi
la
benevolenza
di
chicchessia
,
lo
insidiarlo
,
dimostrarvisi
nemico
,
volerne
la
distruzione
.
StampaQuotidiana ,
Prima
di
procedere
innanzi
nell
'
esame
del
Manifesto
,
giova
fermarci
un
poco
su
una
considerazione
d
'
indole
generale
.
Due
sono
i
problemi
che
si
debbono
risolvere
,
cioè
uno
dell
'
equilibrio
economico
del
Paese
,
l
'
altro
dell
'
equilibrio
finanziario
del
Governo
o
dello
Stato
.
Non
sono
indipendenti
,
ma
neppure
da
confondersi
.
Il
bilancio
economico
del
Paese
prevale
di
solito
sul
bilancio
finanziario
dello
Stato
.
Spesso
,
nei
tempi
di
prosperità
crescente
,
il
primo
ha
un
avanzo
,
che
vale
per
togliere
il
disavanzo
temporaneo
del
secondo
;
nei
tempi
di
prosperità
decrescente
,
i
provvedimenti
per
togliere
quest
'
eventuale
disavanzo
,
o
anche
solo
mantenere
l
'
equilibrio
,
sono
resi
vani
dal
persistere
del
disavanzo
economico
.
In
ciò
sta
la
spiegazione
di
molti
fenomeni
.
Si
è
osservato
che
le
rivoluzioni
seguono
facilmente
non
tanto
quando
le
condizioni
delle
popolazioni
sono
disgraziate
,
quanto
allorché
sono
discrete
;
allora
un
accidentale
peggioramento
delle
condizioni
economiche
è
molto
più
avvertito
che
nei
tempi
di
miseria
.
Fra
i
molti
fatti
che
precedono
la
caduta
del
Governo
,
c
'
è
quello
del
disordine
della
finanza
e
dell
'
ostinazione
a
mantenere
spese
che
fanno
impossibile
l
'
equilibrio
.
Esempio
classico
è
quello
della
grande
rivoluzione
francese
;
ci
è
ignoto
se
i
nostri
Governi
ce
ne
daranno
un
altro
.
Nei
tempi
di
prosperità
crescente
,
poco
danno
reca
al
Governo
un
bilancio
in
disavanzo
;
esso
ha
pronto
e
facile
il
rimedio
,
affidandosi
alla
virtù
medicatrice
della
Natura
;
ma
,
se
,
invece
,
la
prosperità
è
decrescente
,
non
valgono
molto
,
per
trarlo
in
salvo
,
i
migliori
e
più
sani
suoi
provvedimenti
;
esso
cade
,
pagando
non
poche
volte
il
fio
di
colpe
non
sue
.
Ma
poiché
,
nei
tempi
presenti
,
i
periodi
di
prosperità
decrescente
sogliono
essere
di
non
lunga
durata
,
il
problema
da
risolvere
,
per
sapere
se
un
Governo
si
manterrà
o
no
,
sta
nel
conoscere
se
potrà
superare
le
difficoltà
di
quei
pochi
anni
di
crisi
;
quindi
i
suoi
provvedimenti
debbonsi
giudicare
,
non
tanto
per
l
'
intrinseco
valore
economico
,
quanto
per
gli
effetti
estrinseci
che
possono
avere
sui
sentimenti
e
sugli
interessi
,
poiché
preme
solo
di
campare
dal
burrascoso
mare
e
di
giungere
alla
riva
,
ove
una
crescente
prosperità
sanerà
ogni
danno
di
provvedimenti
intrinsecamente
dannosi
.
Per
altro
,
il
valore
intrinseco
non
è
da
trascurarsi
interamente
,
poiché
se
il
danno
è
grande
,
può
il
Governo
essere
sommerso
prima
di
toccar
terra
.
Non
è
quindi
inutile
anche
sotto
l
'
aspetto
estrinseco
,
la
critica
che
andiamo
facendo
sotto
l
'
aspetto
intrinseco
,
ma
era
necessario
di
separare
gli
aspetti
,
confusi
nel
Manifesto
,
e
di
avvertire
che
non
miriamo
direttamente
all
'
aspetto
estrinseco
.
Di
esso
molto
ci
sarebbe
da
dire
,
ma
non
è
qui
il
luogo
.
Gli
uomini
pratici
conoscono
,
alla
meglio
,
le
relazioni
di
fatti
alle
quali
abbiamo
ora
dato
forma
teorica
;
e
ciò
si
osserva
generalmente
pei
fenomeni
della
sociologia
.
Quando
questi
uomini
confondono
i
due
aspetti
può
essere
in
parte
per
ignoranza
,
ma
spesso
è
altresì
per
deliberato
volere
,
affine
di
dare
forza
ai
provvedimenti
che
valgono
estrinsecamente
,
facendo
credere
che
valgono
pure
intrinsecamente
.
Analogamente
opera
la
fede
quando
vuol
dare
fondamento
sperimentale
a
ciò
che
è
fuori
dell
'
esperienza
.
Proseguiamo
ora
l
'
esame
dei
particolari
del
Manifesto
.
Il
N
.
4
Si
legge
così
nel
«
Resto
del
Carlino
»
dell'11
marzo
:
«
È
indispensabile
prendere
senza
indugio
delle
misure
per
assicurare
la
riduzione
dei
crediti
e
della
circolazione
»
.
Il
testo
trasmesso
ai
giornali
francesi
dice
:
«
Il
est
essentiel
de
prendre
sans
tarder
des
mesures
pour
assurer
la
défluctuation
[
alias
:
déflation
]
des
crédits
et
de
la
circulation
»
.
Il
manifesto
deve
essere
stato
scritto
in
un
gergo
franco
-
inglese
.
Nel
vocabolario
francese
manca
il
termine
défluctuation
o
déflation
;
deve
voler
dire
il
contrario
del
termine
inglese
«
inflation
»
(
gonfiamento
)
,
quindi
varrebbe
:
«
sgonfiamento
»
.
Che
sono
poi
questi
crediti
i
quali
debbono
essere
ridotti
?
Per
solito
,
il
difetto
di
precisione
dei
vocaboli
corrisponde
ad
una
mancanza
di
precisione
delle
idee
.
Traducendo
nel
nostro
idioma
e
procurando
di
fare
precisa
la
raccomandazione
del
Manifesto
,
pare
che
significhi
:
«
È
indispensabile
provvedere
senza
indugio
per
ridurre
i
debiti
dei
Governi
e
la
circolazione
di
cartamoneta
o
di
altra
carta
»
.
Riguardo
al
Governo
,
tali
provvedimenti
paiono
dover
essere
,
in
generale
,
favorevoli
,
sia
perché
possono
ridurre
,
sia
pure
per
poco
,
il
disavanzo
,
sia
perché
lo
scemare
i
debiti
è
buona
preparazione
al
poterne
contrarre
di
nuovi
,
e
il
diminuire
la
circolazione
cartacea
concede
di
nuovamente
accrescerla
quando
farà
comodo
.
Riguardo
all
'
economia
,
l
'
essere
utile
o
non
essere
utile
questo
trasferimento
di
ricchezza
dipende
principalmente
,
nelle
presenti
congiunture
,
dall
'
effetto
che
può
avere
sulla
produzione
;
il
che
meglio
vedremo
esaminando
i
modi
esposti
nel
Manifesto
,
i
quali
sono
i
seguenti
:
«
a
)
Equilibrando
le
spese
normali
dei
Governi
e
i
loro
introiti
»
.
Si
può
,
per
ciò
conseguire
,
ridurre
le
spese
,
o
crescere
le
entrate
.
Se
si
riducono
le
spese
inutili
per
la
produzione
,
che
sono
quasi
tutte
quelle
che
cagionano
il
disavanzo
,
l
'
effetto
sarà
certamente
utile
per
la
produzione
;
sarà
invece
di
danno
se
si
crescono
le
entrate
,
poiché
è
certo
che
,
parte
almeno
,
dei
denari
così
raccolti
,
saranno
tolti
alla
produzione
.
Pare
che
il
Manifesto
preferisca
questa
seconda
via
,
poiché
prosegue
così
:
«
b
)
Stabilendo
quelle
imposte
supplementari
che
saranno
necessarie
per
raggiungere
risultati
rapidi
e
tangibili
»
;
«
c
)
Consolidando
il
debito
fluttuante
a
breve
scadenza
sotto
la
forma
di
sottoscrizioni
prelevate
sul
risparmio
»
.
Qui
l
'
utilità
pel
Governo
è
risolutamente
opposta
all
'
utilità
per
l
'
economia
del
paese
,
almeno
in
quanto
ad
effetti
diretti
.
Se
i
debiti
a
breve
scadenza
non
sono
rinnovati
,
il
governo
è
nel
bivio
o
di
fallire
,
o
di
dovere
ridurre
le
spese
che
gli
acquistano
benevolenza
,
cioè
i
vari
sussidi
,
pensioni
,
largizioni
ai
plutocrati
,
ecc
.
In
ogni
modo
,
corre
pericolo
di
cadere
.
Rimane
da
conoscere
gli
effetti
economici
di
tale
caduta
per
sapere
quali
saranno
gli
effetti
indiretti
dei
provvedimenti
aventi
lo
scopo
di
evitarla
.
Ma
in
quanto
ad
effetti
diretti
,
le
somme
prelevate
sul
risparmio
saranno
almeno
in
parte
tolte
ai
fattori
della
produzione
,
e
quindi
deprimeranno
questa
.
Quando
si
dice
ai
risparmiatori
che
il
recare
i
loro
denari
al
governo
,
sottoscrivendo
imprestiti
od
in
altri
modi
,
è
un
donarli
alla
patria
,
si
confondono
governo
e
patria
;
la
qual
cosa
,
in
alcuni
casi
,
si
accosta
alla
realtà
,
in
altri
se
ne
discosta
,
poiché
,
infine
,
i
vari
governi
passano
e
la
patria
rimane
.
«
d
)
Limitando
immediatamente
e
riducendo
progressivamente
la
circolazione
fiduciaria
»
.
Gli
autori
del
Manifesto
non
hanno
capito
,
o
fingono
di
non
capire
,
che
,
per
l
'
economia
del
paese
,
preme
non
tanto
la
quantità
di
carta
in
circolazione
,
quanto
l
'
uso
che
si
è
fatto
,
o
che
si
fa
,
dei
beni
economici
procacciati
dalla
sua
emissione
;
ma
di
ciò
qui
più
non
ragiono
,
poiché
assai
ne
scrissi
in
altri
articoli
precedenti
;
siami
solo
concesso
il
dare
lode
agli
autori
del
Manifesto
per
non
avere
cavato
fuori
«
la
riserva
aurea
che
serve
di
garanzia
ai
biglietti
»
.
Infinite
sono
le
esperienze
che
dimostrano
che
poco
vale
tale
riserva
,
per
mantenere
il
valore
dei
biglietti
,
se
non
si
adopera
per
barattarli
.
Léon
Say
lasciò
scritto
che
«
l
'
oro
che
non
si
può
esportare
non
ha
maggiore
effetto
sulla
circolazione
di
quello
di
un
ammasso
d
'
oro
,
che
non
si
scava
,
a
mille
metri
sotto
la
superficie
del
suolo
»
.
Questo
teorema
elementare
è
fondamentale
nella
scienza
economica
,
all
'
incirca
come
il
teorema
del
quadrato
dell
'
ipotenusa
nella
geometria
euclidea
.
Il
rimanente
del
Manifesto
mira
,
con
parlare
per
dir
vero
alquanto
avvolgente
,
a
tre
scopi
:
cioè
a
provvedere
materie
prime
ai
paesi
che
ne
sono
privi
per
le
loro
industrie
nulla
si
dice
dell
'
Italia
e
del
combustibile
di
cui
ha
bisogno
,
a
restaurare
le
regioni
devastate
,
principalmente
della
Francia
,
e
a
fissare
,
entro
brevi
termini
,
la
somma
ancora
ignota
che
deve
pagare
la
Germania
.
Tutti
tre
questi
scopi
sono
lodevoli
e
possono
essere
utili
per
l
'
economia
dei
paesi
e
dei
governi
,
con
alcune
restrizioni
pel
terzo
che
può
a
loro
recare
impacci
,
mostrando
vane
le
speranze
di
larghi
compensi
che
hanno
fatto
concepire
alle
loro
popolazioni
.
Rimane
da
trovare
modo
di
raggiungere
gli
scopi
,
e
su
ciò
poca
luce
dà
il
Manifesto
.
Esso
pare
principalmente
affidarsi
agli
imprestiti
.
Per
essere
efficaci
,
questi
dovrebbero
essere
contratti
nei
paesi
non
troppo
colpiti
dalla
guerra
,
e
quindi
principalmente
negli
Stati
Uniti
.
La
menoma
promessa
loro
varrebbe
più
delle
insistenti
richieste
dei
futuri
debitori
.
È
vero
che
questi
offrono
,
come
garanzia
,
i
erediti
che
hanno
,
o
che
avranno
sulle
vinte
nazioni
.
Ma
che
valori
hanno
tali
crediti
,
e
quindi
la
garanzia
?
La
risposta
non
è
facile
.
Ci
siamo
intrattenuti
un
poco
a
lungo
sul
Manifesto
,
non
per
la
sua
importanza
intrinseca
,
ma
perché
ci
dava
occasione
di
chiarire
alcune
relazioni
fra
concetti
usuali
e
l
'
esperienza
.
In
conclusione
,
esso
poco
o
niente
ci
reca
di
nuovo
,
stempera
,
in
molte
parole
,
concetti
evidenti
nei
quali
tutti
consentono
,
e
mediante
i
quali
si
tenta
talvolta
di
ricoprire
gravi
errori
:
fa
proposte
che
non
si
sa
come
recare
nel
concreto
,
e
di
cui
ben
scarsa
è
l
'
efficacia
.
Non
pare
neppure
essere
stato
molto
utile
per
tenere
a
bada
le
popolazioni
,
poiché
pochi
vi
hanno
posto
mente
,
ed
è
passato
quasi
inosservato
.
StampaQuotidiana ,
Sarebbe
dunque
maturo
un
«
caso
Leonardo
»
,
come
s
'
ebbe
tant
'
anni
fa
,
coll
'
apparire
delle
Carte
napoletane
,
e
tra
le
Carte
napoletane
degli
Appunti
e
ricordi
e
dei
frammenti
di
idilli
,
un
«
caso
Leopardi
»
?
Quello
fortemente
interessò
i
frammentisti
;
e
una
teoria
estetica
,
ridotta
alla
propria
causa
,
parve
porgere
aiuto
a
una
scrittura
rapida
e
estrosa
,
e
illudere
che
veramente
fosse
il
portato
ultimo
della
poesia
.
Il
gusto
del
non
finito
,
la
vaghezza
dell
'
espressione
incompiuta
,
un
quasi
alone
di
sogno
fecero
e
aiutarono
il
resto
.
E
chi
scrisse
,
e
scrive
ancora
,
appunti
;
e
chi
descrisse
e
chi
dipinse
.
Meglio
fu
per
chi
dipinse
,
cioè
trasfigurò
,
sia
pure
in
brevissimo
,
e
in
una
semplice
impressione
.
Ora
Leonardo
,
con
le
sue
illuminazioni
,
le
sue
folgorazioni
,
le
sue
visioni
,
proporrebbe
da
una
parte
antiche
prove
della
poesia
ermetica
,
dall
'
altra
creerebbe
,
e
l
'
ha
dichiarato
perentoriamente
e
con
brusca
chiarezza
Marinetti
,
l
'
antecedente
primo
e
glorioso
della
poesia
futurista
.
Marinetti
giorni
sono
proclamava
:
che
Leonardo
«
è
stato
il
grandissimo
futurista
(
senza
chiusure
stagne
e
con
la
massima
elasticità
espansiva
)
del
suo
tempo
ossessionato
dal
bisogno
quotidiano
d
'
inventare
profondità
psicologiche
di
pitture
macchine
aeree
fortezze
canali
carri
di
assalto
belletti
per
restaurare
il
viso
delle
donne
ecc
.
»
;
che
Leonardo
«
predisse
e
invocò
l
'
attuale
nostra
simultaneità
parolibera
»
;
che
Leonardo
«
è
l
'
avo
meraviglioso
dei
giovanissimi
ventenni
o
venticinquenni
poeti
futuristi
Buccafusca
Pattarozzi
Pennone
Veronesi
Averini
Ganzaroli
Forlin
»
ecc
.
ecc
.
ecc
.
Noi
,
dal
canto
nostro
,
che
cosa
avremmo
da
opporre
?
Una
cosa
sola
,
un
'
osservazione
quanto
mai
modesta
.
Che
,
sì
,
Leonardo
potrebbe
per
tanti
aspetti
e
apparenze
far
pensare
ai
futuristi
.
Solo
che
c
'
è
in
lui
,
oltre
l
'
inquietissima
e
demonica
inventiva
,
una
strapotenza
d
'
ingegno
e
d
'
esperienza
che
proprio
dà
valore
a
quelle
sue
invenzioni
,
e
dà
,
direi
,
una
qualità
rapinosa
.
In
Leonardo
,
noi
troviamo
,
sì
,
frantumi
e
scaglie
;
ma
hanno
una
loro
forza
drammatica
,
portano
i
segni
d
'
una
fatica
.
Nei
futuristi
non
portano
nessun
segno
;
sono
frantumi
e
scaglie
di
nulla
.
E
facciamo
credito
ai
venti
e
venticinque
anni
dei
Buccafusca
Pattarozzi
Pennone
Veronesi
,
che
sono
sempre
una
bella
età
.
Dove
ci
ha
dunque
tirati
Leonardo
,
questo
Leonardo
omo
sanza
lettere
che
Giuseppina
Fumagalli
ha
apprestato
con
sommo
amore
ai
lettori
moderni
!
Nessuna
industria
,
veramente
,
le
è
mancata
,
per
ordinare
questo
libro
,
e
dividerlo
e
suddividerlo
e
annotarlo
.
Se
nelle
note
non
ci
fosse
,
a
volte
,
troppa
industria
,
troppa
sottigliezza
,
non
ci
fossero
certe
estetizzanti
quisquilie
.
Un
esempio
basterà
,
e
dove
a
pagina
settanta
si
cita
a
gloria
la
famosa
interrogazione
alla
luna
:
«
La
luna
densa
e
grave
,
densa
e
grave
come
sta
,
la
luna
?
»
.
Non
so
per
quale
mai
richiamo
la
Fumagalli
ricorda
il
Leopardi
.
Ma
sentite
che
sfumanti
squisitezze
.
«
Incisi
lenti
e
bassi
,
intonati
su
due
sole
vocali
:
e
,
a
,
e
l
'
u
di
luna
echeggiante
al
principio
e
alla
fine
come
nota
lunga
di
flauto
cadente
in
deserta
immensità
»
.
Dice
proprio
così
.
E
dice
che
per
la
«
postura
stessa
delle
parole
»
,
quella
notazione
,
fa
pensare
al
Leopardi
;
io
immagino
al
principio
del
Canto
notturno
.
E
basterà
la
«
postura
delle
parole
»
a
convalidare
l
'
avvicinamento
?
Il
Leopardi
domanda
«
che
fa
»
la
luna
(
«
Che
fai
tu
,
luna
,
in
ciel
?
»
)
;
quale
,
cioè
,
è
lo
scopo
,
la
ragione
ultima
,
della
sua
esistenza
;
a
che
fine
sta
lassù
.
Leonardo
domanda
«
come
sta
»
,
come
sta
sospesa
nello
spazio
,
così
«
densa
e
grave
»
.
È
una
diversa
meraviglia
,
che
dà
diverso
tono
.
Io
insinuerei
,
e
si
prenda
cum
grano
salis
,
un
altro
raffronto
.
Con
gli
un
poco
freddi
,
un
poco
volontari
esperimenti
dei
più
giovani
liricisti
d
'
oggi
.
E
per
aiutare
il
raffronto
trascriverei
così
:
La
luna
densa
e
grave
densa
e
grave
come
sta
la
luna
?
Versi
senza
musica
,
o
con
una
loro
musica
raggelata
,
che
lascia
un
segno
spaziale
,
più
che
non
ne
lasci
uno
nella
memoria
,
a
scaldarsi
,
per
rifiorire
tutte
le
volte
,
com
'
è
della
poesia
grande
,
o
di
quella
particolare
poesia
grande
che
io
chiamerei
poesia
segreta
.
E
siamo
sulla
via
,
partiti
,
come
s
'
è
visto
,
da
un
motivo
polemico
.
E
s
'
intende
che
avremo
lasciato
per
istrada
i
futuristi
.
Scaglie
,
frantumi
,
ho
detto
,
di
un
ingegno
grandissimo
.
Vorrei
dire
di
più
.
Che
di
quelle
scaglie
,
di
quei
frantumi
,
sì
fortemente
collocati
sulla
pagina
bianca
,
a
pigliare
sempre
più
campo
,
noi
possiamo
rifare
la
storia
,
la
drammatica
formazione
,
possiamo
misurare
ciò
che
costano
.
Quando
Leonardo
dice
:
«
L
'
oro
,
vero
figliol
del
sole
»
,
non
fa
,
in
realtà
,
che
risolvere
in
un
lampo
il
suo
sforzo
di
capire
.
E
così
,
quando
dice
:
«
Negromanzia
,
stendardo
over
bandiera
volante
mossa
dal
vento
»
.
E
più
assai
,
quando
dice
:
«
Apare
tingere
il
suo
camino
colla
similitudine
del
suo
colore
»
,
a
cui
abbiamo
tolto
la
prima
riga
dilucidativa
per
servircene
come
d
'
un
titolo
,
ogni
corpo
che
con
velocità
si
move
....
E
avrà
,
in
questo
caso
,
prima
visto
l
'
immagine
folgorante
che
scoperto
una
verità
.
Solo
rarissime
volte
non
bisognerà
nessuna
dimostrazione
,
come
quando
improvvisamente
dice
:
«
Venne
Ercole
ad
aprire
il
mare
nel
Ponente
»
;
sebbene
la
dimostrazione
sia
sottintesa
e
non
paia
,
e
colorisca
e
sostanzi
quella
nozione
geografica
assunta
in
forma
di
mito
.
E
di
meno
assai
abbisognerà
questa
immagine
:
«
Movesi
l
'
aria
come
fiume
e
tira
con
seco
li
nuvoli
»
,
con
quella
facilità
delle
parole
a
specchiare
la
cosa
subito
vista
;
e
vi
aggiungerà
una
dolce
musicalissima
inclinazione
.
Anche
la
materia
verbale
nasce
in
Leonardo
da
una
lunga
fatica
.
Sempre
per
cercare
la
massima
aderenza
con
la
massima
brevità
,
ed
eccitare
l
'
inventiva
.
Pagine
intere
son
piene
di
mucchi
di
parole
,
di
elencazioni
interminabili
che
nella
sua
mente
dovevano
essere
tanti
nuclei
vivi
di
dove
aspettava
di
sprigionarsi
il
suo
parlar
metaforico
.
Così
,
ad
esempio
,
le
definizioni
e
i
vocaboli
sulla
materia
delle
acque
;
e
così
dove
studia
e
determina
le
diverse
qualità
delle
acque
(
«
consumamento
,
percussione
,
ruinamento
,
urtazioni
,
confregazioni
,
ondazioni
,
rigamenti
,
bollimenti
,
ricascamenti
,
ritardamenti
»
,
«
salutifera
,
dannosa
,
solutiva
,
stilla
,
sulfurea
,
salsa
,
sanguigna
,
malinconica
,
frematica
,
collerica
,
rossa
,
gialla
,
verde
,
nera
,
azzurra
,
untuosa
,
grassa
,
magra
»
)
.
Qualcosa
di
simile
si
troverà
più
tardi
nello
Zibaldone
leopardiano
,
e
dico
specialmente
in
quei
lunghi
e
sudati
spogli
linguistici
,
fatti
per
scaltrire
la
penna
,
o
dati
in
consegna
alla
memoria
,
perché
ne
fiorisse
all
'
occasione
un
segno
buono
.
Così
,
anche
,
si
legge
in
margine
ai
più
faticati
Canti
.
Questo
è
il
punto
più
alto
dell
'
arte
e
della
scrittura
di
Leonardo
.
Il
più
difficile
punto
.
Ma
vi
sono
notazioni
,
intuizioni
,
d
'
una
felicità
più
quieta
,
quasi
per
nulla
scontata
.
Sono
le
notazioni
,
le
intuizioni
che
non
vanno
oltre
il
particolare
,
pianamente
risolte
,
di
una
facile
grazia
,
fermate
in
poche
parole
attente
,
come
fossero
un
ricalco
.
«
Rugose
e
globulente
,
come
son
le
more
»
.
«
Quest
'
onde
si
fanno
per
ogni
linia
,
a
similitudine
della
spoglia
de
la
pina
»
.
«
Quelli
che
son
morti
vecchi
hanno
la
pelle
di
color
di
legnio
o
di
castagnia
secca
»
.
(
«
E
tale
tonica
di
vene
fa
nell
'
omo
come
nelli
pomeranci
,
alli
quali
tanto
più
ingrossa
la
scorza
e
diminuisce
la
midolla
quanto
più
si
fanno
vecchi
»
.
O
dove
descrive
gli
alberi
vecchi
,
dove
distingue
le
varie
nature
di
verde
,
e
in
certe
parti
delle
Lettere
sul
gigante
,
e
altrove
.
Una
propagazione
di
questa
forza
d
'
osservazione
puntuale
,
netta
,
sottile
,
un
potenziamento
di
questa
sensibile
facoltà
di
vedere
si
troverà
in
certi
studi
,
studi
di
pittore
che
lasciano
nella
pagina
assai
più
che
una
nota
di
colore
.
Sono
quasi
tutti
raccolti
in
quella
parte
del
libro
che
s
'
intitola
Le
visioni
,
e
più
precisamente
tra
le
«
visioni
naturalistiche
»
.
Ecco
le
verdure
nella
nebbia
;
gli
edilizi
della
città
e
gli
alberi
della
campagna
,
quando
l
'
aria
è
più
grossa
;
il
fioccar
della
neve
,
quand
'
è
più
bianca
e
quand
'
è
più
scura
;
e
l
'
azzurro
che
hanno
i
paesi
,
quando
il
sole
è
a
mezzodì
;
e
l
'
aria
e
il
cielo
e
il
color
delle
cose
,
quando
il
sole
è
in
occidente
;
e
i
prati
con
«
minima
,
anzi
quasi
insensibil
ombra
»
,
dove
l
'
erbe
sono
a
minute
e
sottili
di
foglie
»
;
e
tutto
,
sempre
,
con
«
terminate
ombre
e
lumi
»
.
Ma
la
vista
va
oltre
,
osserva
più
campo
,
cerca
,
vede
,
misura
.
«
Le
cose
vedute
da
lontano
sono
sproporzionate
,
e
questo
nasce
perché
la
parte
più
chiara
manda
all
'
occhio
il
suo
simulacro
con
più
vigoroso
raggio
che
non
fa
la
parte
sua
oscura
»
.
Su
quest
'
osservazione
,
ecco
l
'
improvviso
lampo
:
«
Ed
io
vidi
una
donna
vestita
di
nero
con
panno
bianco
in
testa
,
che
si
mostrava
due
tanti
maggiore
che
la
grossezza
delle
spalle
,
le
quali
erano
vestite
di
nero
»
.
Ma
,
seguente
ad
altra
ricerca
,
ecco
il
dato
realistico
a
dirittura
trasfigurato
,
con
un
movimento
,
uno
sbattimento
che
vien
dall
'
anima
:
«
Pon
mente
per
le
strade
,
sul
far
della
sera
,
i
volti
d
'
omini
e
donne
quando
è
cattivo
tempo
:
quanta
grazia
e
dolcezza
si
vede
in
loro
»
.
Per
altra
via
,
è
un
ricongiungersi
a
quello
che
s
'
è
detto
il
punto
più
alto
di
Leonardo
.
E
non
sono
che
pochi
esempi
di
ciò
che
si
vuoi
dimostrare
.
Tutto
Leonardo
è
in
questa
fatica
di
vedere
oltre
l
'
apparenza
,
o
dar
senso
,
un
vergine
senso
,
alle
apparenze
.
Alle
cose
più
labili
,
luci
,
ombre
,
colori
;
e
alle
cose
più
imprendibili
,
i
fenomeni
della
vita
universa
.
E
anche
nella
sua
fatica
c
'
è
la
luce
e
l
'
ombra
.
Dove
l
'
occhio
vede
e
direi
inventa
(
egli
parla
a
un
certo
luogo
del
disegno
come
invenzione
,
che
«
non
solo
ricerca
le
opere
di
natura
,
ma
infinite
più
che
quelle
che
fa
natura
»
)
;
e
dove
scruta
e
penetra
e
s
'
affanna
e
qualche
volta
si
perde
.
Questa
è
la
fascinosa
lettura
di
Leonardo
.
Egli
è
lo
scrittore
più
difficile
e
insieme
più
facile
.
Se
lo
leggi
intero
,
hai
il
premio
ch
'
egli
stesso
si
meritò
,
scrivendo
e
studiando
;
e
quasi
avverti
dove
si
stacca
a
volo
,
e
con
lui
voli
.
Se
lo
frammenti
troppo
,
lo
frantumi
,
ciò
che
è
vivo
smuore
,
e
non
gli
circola
più
l
'
aria
intorno
.
Giuseppina
Fumagalli
ha
fatto
bene
a
non
frammentarlo
e
frantumarlo
più
di
tanto
;
per
aiutar
la
voglia
del
lettore
,
e
quasi
condurlo
per
mano
agli
impennamenti
.
E
ha
fatto
bene
a
scegliere
altre
pagine
per
disteso
,
quasi
a
dare
la
controprova
della
grandezza
di
Leonardo
,
così
come
noi
crediamo
d
'
averla
spiegata
.
Sono
le
pagine
dove
lo
scrittore
sul
filo
d
'
un
ragionamento
,
in
forma
d
'
argomentazione
,
monta
coi
suoi
lunghi
periodi
,
mai
sazio
di
arricchirli
.
E
non
è
ricchezza
vera
,
ma
lusso
,
facile
lusso
.
O
è
un
esempio
di
prosa
eloquente
,
con
i
saputi
effetti
della
prosa
eloquente
.
Certo
non
è
il
Leonardo
che
noi
amiamo
,
il
Leonardo
poeta
,
il
Leonardo
segreto
.
La
via
per
cercarlo
c
'
è
.
Ma
è
una
via
che
ognuno
bisogna
ripercorra
per
suo
conto
,
da
sé
.
Giuseppina
Fumagalli
dice
ora
che
sta
preparando
una
scelta
di
questa
sua
scelta
,
una
specie
di
antologia
perversa
,
e
che
l
'
intitolerà
I
canti
di
Leonardo
.
È
un
'
idea
che
trent
'
anni
fa
avrebbe
incontrato
favore
.
Oggi
mi
par
tardi
.
Liberare
quelli
ch
'
ella
chiama
«
canti
»
,
è
fatica
vana
;
vuoi
dire
toglier
loro
qualcosa
;
ché
molto
rimarrà
imprigionato
nella
loro
matrice
.
Si
speculerà
allora
,
e
quanto
!
,
sui
frammenti
;
si
tradirà
il
senso
di
quei
frammenti
.
E
si
dimenticherà
ciò
che
in
Leonardo
è
più
bello
,
il
suo
sforzo
di
creare
.
Che
è
il
suo
canto
inespresso
,
il
suo
canto
per
tutto
imminente
.
StampaQuotidiana ,
Una
trentina
d
'
anni
fa
era
di
moda
il
mostrarsi
timorosi
del
«
pericolo
giallo
»
.
Si
diceva
che
la
Cina
ed
il
Giappone
stavano
per
muovere
alla
conquista
economica
e
forse
anche
militare
dell
'
Europa
e
di
altre
regioni
.
Si
notavano
in
innumerevoli
scritti
,
la
strabocchevole
popolazione
gialla
,
la
sua
sobrietà
,
che
le
assicurava
bassi
prezzi
di
produzione
economica
,
il
senso
politico
,
manifestatosi
nel
Giappone
,
il
risveglio
della
Cina
,
destantesi
dai
sonni
secolari
.
Poscia
,
poco
alla
volta
,
queste
apprensioni
si
quetarono
,
cedettero
ad
altre
;
si
discorse
molto
meno
dei
pericoli
che
possono
venire
dalle
popolazioni
gialle
,
sebbene
la
minaccia
di
turbate
relazioni
sussistesse
tra
il
Giappone
e
gli
Stati
Uniti
,
e
la
guerra
Russo
-
Giapponese
avesse
dimostrato
la
potenza
militare
del
Giappone
.
Il
pericolo
russo
ha
fasi
come
la
luna
:
ora
appare
,
poi
si
dilegua
,
quindi
riappare
.
Napoleone
I
,
a
Sant
'
Elena
,
stimava
che
,
entro
un
decennio
,
l
'
Europa
avrebbe
potuto
essere
«
cosacca
»
.
Il
massimo
splendore
del
potere
russo
si
ha
sotto
Alessandro
I
,
con
la
Santa
Alleanza
;
ma
poi
,
ad
un
tratto
,
la
guerra
di
Crimea
fece
palese
quanta
poca
forza
reale
ci
fosse
nel
gigante
,
e
ciò
fu
confermato
dalla
successiva
guerra
russo
-
turca
e
dal
Congresso
di
Berlino
,
nuovamente
poi
dalla
guerra
col
Giappone
ed
infine
con
la
rivoluzione
presente
.
Ma
ecco
che
rinnova
la
luna
,
rinasce
il
timore
,
minacciosa
appare
la
potenza
dei
bolscevichi
,
eredi
e
fra
non
molto
forse
emuli
degli
czaristi
.
Si
osserva
che
,
economicamente
,
l
'
Europa
non
può
campare
senza
la
Russia
e
che
,
militarmente
,
l
'
alleanza
russo
-
tedesca
è
un
grave
pericolo
per
la
civiltà
occidentale
.
In
tutto
ciò
vi
è
una
parte
di
vero
ed
una
parte
che
va
oltre
al
vero
.
La
prima
si
riferisce
principalmente
ad
un
lontano
futuro
,
la
seconda
ad
uno
prossimo
.
Non
ci
può
essere
dubbio
che
il
risveglio
dell
'
Oriente
,
non
solo
nel
Giappone
e
nella
Cina
,
ma
anche
nell
'
India
e
fra
i
popoli
dell
'
Islam
,
sia
per
diventare
,
alla
lunga
,
un
fattore
importante
dell
'
equilibrio
degli
Stati
del
globo
e
non
si
scorge
forza
umana
che
possa
fermare
questo
fatale
andare
.
Egualmente
è
molto
probabile
che
la
Germania
e
la
Russia
finiranno
coll
'
intendersi
,
sia
pure
in
seguito
a
varie
e
fortunose
vicende
,
perché
troppo
potenti
sono
i
comuni
interessi
di
questi
due
popoli
,
che
,
congiunti
,
sono
veramente
formidabili
.
E
qui
giova
ripetere
che
fatti
accidentali
potranno
bensì
contrastare
tale
opera
,
ma
che
non
prevarranno
contro
le
forze
permanenti
.
Per
avvenimenti
più
prossimi
,
o
almeno
non
tanto
lontani
,
e
sono
quelli
che
più
premono
in
politica
,
nascono
invece
molti
dubbi
ed
appare
assai
più
facile
il
contrastarli
.
Può
giovare
oggi
ad
alcuni
uomini
di
Stato
,
per
ragioni
di
politica
interna
,
di
magnificare
la
potenza
russa
ed
il
sussidio
che
può
trarre
dalla
forza
germanica
,
ma
,
nella
realtà
,
appare
non
essere
tanto
grande
,
almeno
per
parecchi
anni
,
ed
il
pericolo
è
lieve
,
eccetto
che
,
alla
Russia
ed
alla
Germania
,
si
congiunga
uno
dei
grandi
Stati
dell
'
occidente
.
Quindi
lo
essere
,
o
il
non
essere
questi
uniti
appare
,
per
ora
,
come
uno
dei
maggiori
fattori
dei
prossimi
eventi
.
Qui
nasce
il
quesito
:
è
più
probabile
l
'
accordo
,
o
il
disaccordo
?
Risolverlo
in
modo
sicuro
o
almeno
probabilissimo
non
si
può
,
ma
ci
sono
motivi
che
fanno
inclinare
a
credere
al
disaccordo
.
Da
prima
,
innumerevoli
esempi
storici
,
dai
tempi
antichi
sino
ai
moderni
,
tra
i
quali
l
'
esempio
non
lontano
della
Santa
Alleanza
,
poi
ragioni
intrinseche
che
mostrano
come
sia
già
profondamente
scossa
l
'
unione
degli
alleati
della
gran
guerra
.
Questi
procacciano
in
ogni
modo
di
ricoprire
i
nascenti
dissensi
con
proteste
di
amorevole
concordia
,
e
così
maggiormente
forse
dimostrano
il
contrasto
tra
le
parole
ed
i
fatti
.
Inoltre
non
è
da
trascurarsi
la
circostanza
che
i
principi
banditi
dai
bolscevichi
sono
ben
altrimenti
popolari
che
i
principi
della
Santa
Alleanza
,
e
che
possono
operare
non
poco
per
impedire
un
'
azione
comune
delle
potenze
occidentali
contro
il
bolscevismo
.
Qui
occorre
distinguere
la
forma
dei
principi
dalla
loro
applicazione
.
In
tutte
le
religioni
,
altro
è
il
dire
,
altro
il
fare
.
Il
dire
opera
sui
fedeli
,
il
fare
scansa
le
difficoltà
pratiche
del
recare
nel
concreto
mistiche
credenze
,
e
se
,
nel
medioevo
,
popoli
devotissimi
al
Vangelo
operavano
contrariamente
ai
suoi
ammaestramenti
,
facile
è
lo
intendere
come
ci
possano
essere
ora
fedeli
del
verbo
comunista
i
quali
nella
pratica
,
usano
del
capitalismo
.
Per
ciò
,
chi
giudicasse
solo
secondo
la
forma
potrebbe
stimare
vana
la
contesa
suscitata
dai
governi
che
rifiutano
di
trattare
con
i
bolscevichi
se
questi
prima
non
riconoscono
il
«
principio
della
proprietà
privata
»
:
non
ritirano
così
vogliono
gli
Stati
Uniti
il
memorandum
presentato
alla
Conferenza
di
Genova
.
Ma
,
guardando
alla
sostanza
,
si
vede
che
possono
i
bolscevichi
mantenere
i
dogmi
loro
,
di
cui
si
giovano
per
certi
fini
,
ed
operare
in
modo
diverso
,
mirando
ad
altri
fini
;
ed
è
in
tale
opera
che
sta
la
sostanza
,
la
quale
deve
premere
a
chi
contratta
con
loro
.
Per
esempio
,
riconoscere
la
proprietà
privata
di
una
miniera
,
oppure
dichiararla
proprietà
comunista
e
concederne
l
'
usufrutto
per
un
secolo
,
od
anche
meno
,
non
è
cosa
molto
diversa
,
e
non
mette
conto
di
litigare
per
tanto
poco
.
Chi
fosse
vago
di
ben
conoscere
le
sottigliezze
che
in
tale
argomento
si
possono
adoperare
ha
da
leggere
le
controversie
dei
Francescani
,
sostituenti
l
'
uso
alla
proprietà
.
Aggiungasi
che
i
governi
i
quali
ora
chiedono
alla
Russia
di
accogliere
il
«
principio
della
proprietà
privata
»
,
molto
poco
rispettarono
,
o
rispettano
,
quando
a
loro
faceva
,
o
fa
comodo
,
questo
bel
principio
.
In
realtà
,
meglio
che
di
differenze
fondamentali
,
si
tratta
del
più
o
del
meno
,
e
di
certe
forme
sostituite
a
certe
altre
,
talvolta
di
semplici
distinzioni
verbali
.
Se
cerchiamo
la
sostanza
nel
rifiuto
della
Russia
,
dobbiamo
pure
cercarla
nelle
domande
ad
essa
mosse
,
ed
allora
vedremo
che
è
importante
.
Un
discorso
recente
del
sig
.
Hoover
segretario
di
Stato
degli
Stati
Uniti
,
ce
la
palesa
chiaramente
.
Egli
principia
col
notare
che
la
«
ricostruzione
»
della
Russia
deve
principalmente
essere
opera
della
Russia
stessa
,
ed
aggiunge
che
il
Governo
degli
Stati
Uniti
,
ha
fissato
già
da
tempo
che
«
nessun
serio
miglioramento
può
avvenire
sinché
sussistono
le
presenti
condizioni
di
impoverimento
.
Altra
speranza
non
v
'
ha
,
pel
popolo
russo
,
se
non
nella
produzione
della
Russia
,
ed
è
assurdo
il
credere
che
potrà
risorgere
il
commercio
sinché
le
fondamenta
economiche
della
produzione
non
saranno
saldamente
ristabilite
.
Ma
la
produzione
ha
per
condizioni
essenziali
la
sicurezza
della
vita
,
il
riconoscimento
di
solide
garanzie
della
proprietà
privata
,
il
rispetto
dei
contratti
,
e
i
diritti
del
libero
lavoro
»
.
Si
direbbe
meglio
che
per
la
produzione
di
un
paese
non
basta
di
avere
ricchezze
naturali
,
uomini
,
ed
anche
capitali
,
ma
che
occorre
inoltre
avere
ordinamenti
sociali
ed
economici
tali
da
rendere
efficace
l
'
opera
di
questi
elementi
.
Si
diano
i
nomi
che
si
vuole
a
questi
ordinamenti
,
ma
la
sostanza
è
quella
appunto
che
sta
sotto
i
termini
adoperati
dal
sig
.
Hoover
.
Se
il
bolscevismo
dura
finirà
col
trasformarsi
in
questo
senso
,
ma
ciò
non
avverrà
senza
varie
vicende
,
senza
gravi
contrasti
tra
la
resistenza
di
fanatici
credenti
e
la
spinta
di
migliori
politici
.
Al
volere
dovrà
il
governo
bolscevico
essere
in
grado
di
aggiungere
il
potere
,
e
non
sarà
tanto
facile
.
Se
riesce
nell
'
intento
,
ci
sarà
certamente
un
beneficio
economico
non
solo
per
la
Russia
,
bensì
anche
per
i
vari
Stati
che
stanno
in
relazione
con
essa
.
D
'
altra
parte
,
grande
sarà
allora
il
pericolo
del
dominio
di
una
nazione
risorta
economicamente
,
militarmente
,
politicamente
.
Artefici
ne
saranno
stati
in
parte
coloro
stessi
che
ne
soffriranno
.
Di
fatti
analoghi
ha
dovizia
la
storia
.
Ma
tutto
ciò
spetta
ad
un
lontano
avvenire
;
oggi
il
pericolo
russo
è
molto
minore
di
quanto
parecchi
credono
,
o
mostrano
di
credere
;
maggiore
pensiero
deve
dare
,
in
non
pochi
Stati
,
il
pericolo
interno
.
Questo
nasce
principalmente
dalla
incompiuta
trasformazione
della
democrazia
,
che
non
ha
ancora
trovato
un
nuovo
assetto
da
sostituire
a
quello
già
vigoroso
nel
secolo
scorso
,
ed
ora
in
crescente
decadenza
.
StampaQuotidiana ,
Nell
'
ultimo
numero
ottobre
della
bella
rivista
città
di
Milano
c
'
è
un
diagramma
importante
perché
documenta
lo
sviluppo
poderoso
della
città
nonché
il
miglioramento
delle
abitazioni
per
gli
uomini
.
Riferiamo
i
dati
in
cifre
arrotondate
.
Nel
1910
i
locali
costruiti
furono
19
mila
,
che
discesero
a
17
mila
nel
1911
,
a
circa
12
mila
nel
1912
,
a
10
mila
nel
1913
,
a
7
mila
nel
1914
.
Siamo
alla
guerra
.
L
'
attività
costruttrice
sosta
.
Sono
appena
1500
i
locali
costruiti
nel
1915
che
si
riducono
a
500
nel
1916
,
a
8
nel
1917
,
a
zero
nel
1918
.
Stasi
assoluta
.
Fame
di
case
.
Affitti
esorbitanti
.
Ma
dopo
la
Vittoria
,
nel
1919
,
si
nota
una
modesta
ripresa
della
attività
edilizia
:
2
mila
locali
circa
.
I
tempi
sono
torbidi
.
Tuttavia
nel
1920
siamo
già
a
6
mila
locali
di
nuova
costruzione
,
che
diventano
circa
9
mila
nel
1921
e
8
mila
nel
1922
.
Anno
1923
,
primo
della
Rivoluzione
:
balzo
innanzi
con
14
mila
locali
.
Con
la
fine
delle
bardature
di
guerra
i
locali
salgono
a
35
mila
nel
1924
,
a
30
mila
nel
1925
.
Discendono
a
21
mila
nel
1926
e
a
16
mila
nel
1927
.
Ma
nel
1928
nuova
punta
con
36
mila
locali
.
Nel
1929
si
tocca
il
record
con
50
mila
locali
costruiti
che
ridiscendono
a
31
mila
nel
1930
,
a
22
mila
nel
1931
,
a
19
mila
nel
1932
.
L
'
anno
scorso
1933
segna
una
nuova
ripresa
con
26
mila
locali
:
quest
'
anno
1934
se
ne
prevedono
40
mila
.
Tirando
,
grosso
modo
,
le
somme
si
ha
l
'
imponente
totale
di
400
mila
locali
nuovi
costruiti
fra
il
1910
e
il
1934
,
di
cui
350
mila
negli
anni
del
Fascismo
.
Si
può
anche
calcolare
che
almeno
mezzo
milione
di
milanesi
abitino
in
case
moderne
.
Si
è
fatto
molto
,
ma
molto
ancora
resta
da
fare
,
per
dare
a
tutti
la
casa
decorosa
e
sana
,
come
vuole
il
Regime
.
StampaPeriodica ,
A
tagliare
gli
ormeggi
il
vento
via
ti
soffia
:
Però
non
si
sa
dove
.
Sia
per
dove
sia
!
il
vento
mi
strappi
via
della
disperazione
!
Però
a
scrutarmi
nell
'
oscurità
che
gemere
che
smarrimento
!
Però
a
cercarmi
nella
pietà
stringo
le
mani
in
contorcimento
non
so
che
Iddio
scongiuri
per
esaudimento
nella
improvvisa
ingenuità
.
Non
v
'
era
luce
nell
'
opacità
!
Curvai
le
sbarre
di
questa
prigione
:
verso
la
liberazione
l
'
anima
ruppe
con
voracità
.
Ma
porto
fu
il
nulla
!
Ormai
non
ho
più
nulla
da
via
buttare
son
nudo
fino
all
'
anima
non
son
che
un
'
anima
tutto
son
fatto
di
tristezze
amare
e
di
sgomento
.
Senza
meta
,
e
per
disperazione
reggo
contro
me
in
ribellione
ma
il
nulla
fa
spavento
.
(
Signore
questo
rotto
corpo
,
non
mi
porta
ormai
non
mi
conforta
pei
chiari
occhi
la
sanità
del
mondo
.
Qui
giaccio
qui
lento
mi
disfaccio
gemebondo
.
Oltre
del
corpo
cercai
Signore
,
ansioso
le
tue
porte
:
sprofondo
spento
nel
disfacimento
della
morte
)
.
Con
nocche
di
sangue
in
cima
alla
scalea
scuoto
in
angoscia
le
porte
di
bronzo
:
sono
un
perduto
nell
'
eternità
.
Mi
abbranco
naufrago
alla
disperazione
;
tutto
son
teso
nell
'
invocazione
;
-
di
qui
qui
qui
all
'
eternità
!
-
Così
lento
andando
la
tristezza
m
'
è
così
deserta
!
Oh
come
pesa
,
oh
come
chiude
questo
mantello
nero
!
Giù
tra
gli
scogli
il
mare
appena
fiata
,
fa
gluglù
è
una
bestia
che
dorme
.
Finché
dal
profondo
nero
orizzonte
qua
e
là
veggo
le
quiete
stelle
,
così
lontane
e
fuor
di
cruccio
!
Proprio
;
è
un
altro
mondo
!
che
subito
mi
fermo
e
d
'
ogni
pena
mi
stabarro
smemorato
.
A
guardarlo
questo
vago
latte
delle
nebulose
che
dolcezza
!
Così
vago
che
ti
stempra
,
così
lieve
che
non
hai
più
corpo
.
Qui
,
a
guardare
,
null
'
altro
è
più
che
il
pacifico
stupore
.
Perché
,
che
cosa
dire
?
Sono
segni
senza
paragone
;
sono
al
cuore
segni
d
'
un
profondo
senza
nome
.
Non
c
'
è
che
sprofondare
.
StampaQuotidiana ,
Nessun
conforto
maggiore
,
nessun
maggior
premio
a
questo
nostro
giornale
,
il
quale
vive
di
immutabile
passione
italiana
,
che
quello
di
potersi
riconoscere
interprete
del
vecchio
Piemonte
in
tutte
le
grandi
ore
della
Patria
.
Né
mai
ci
parve
di
intendere
che
cosa
dovette
essere
per
i
primi
scrittori
della
Gazzetta
del
Popolo
l
'
ardente
partecipazione
al
prodigio
del
Risorgimento
,
come
quando
nel
1915
,
nel
1917
,
nel
1918
,
il
calunniato
e
sobillato
Piemonte
vibrò
ed
operò
,
nella
speranza
,
nell
'
angoscia
,
nella
gioia
nella
fede
sempre
con
l
'
animo
stesso
che
in
queste
pagine
vibrava
.
E
più
tardi
,
quando
,
in
tempi
di
diffusa
viltà
,
Gabriele
d
'
Annunzio
confidato
il
suo
luminoso
programma
al
nostro
giornale
ed
a
Benito
Mussolini
andò
a
Fiume
e
salvò
il
confine
orientale
,
l
'
entusiastica
solidarietà
della
Gazzetta
del
Popolo
con
il
Poeta
mosse
,
fra
la
gente
subalpina
,
la
più
profonda
passione
.
Ora
poi
i
fatti
stanno
dicendo
ed
il
popolo
sta
entusiasticamente
proclamando
come
fossimo
nel
vero
quando
,
dovendosi
ridecidere
il
destino
d
'
Italia
salutammo
in
Mussolini
la
decisione
felice
;
in
Mussolini
capo
ed
arbitro
:
non
in
coloro
che
farneticavano
di
servirsi
di
lui
,
in
sott
'
ordine
,
per
contrabbandare
la
vecchia
rovina
.
E
se
allora
,
come
già
contro
la
guerra
e
contro
la
vittoria
cominciarono
ad
insinuarsi
dagli
spodestati
i
dubbi
,
le
malignazioni
,
le
sommesse
profezie
di
rivincita
e
di
vendetta
,
Torino
espresse
il
suo
cuore
a
Mussolini
nel
memorabile
ottobre
,
e
dette
al
risanamento
tutte
le
sue
formidabili
energie
.
Se
infine
,
dopo
Matteotti
,
in
mezzo
alla
frenetica
sobillazione
dell
'
odio
,
toccò
nuovamente
alla
Gazzetta
del
Popolo
l
'
arduo
onore
di
riaffermare
più
necessaria
e
più
insospettabile
che
mai
la
gigantesca
opera
del
Capo
,
ecco
che
nuovamente
il
popolo
piemontese
in
questi
giorni
riprende
quel
nostro
linguaggio
,
rammenta
gli
inganni
contro
cui
lo
mettemmo
in
guardia
,
festeggia
l
'
accertato
avvento
di
un
ordine
migliore
,
si
compiace
di
aver
dato
tutta
la
sua
attività
,
la
sua
serietà
,
la
sua
rettitudine
alla
generale
riscossa
nazionale
.
Come
la
vittoria
fu
conquistata
due
volte
,
così
due
volte
volle
il
destino
che
l
'
Italia
avesse
la
certezza
di
essere
salvata
da
Mussolini
:
nel
1922
e
nel
1924
.
È
di
ciò
,
sopratutto
,
che
le
manifestazioni
di
questi
giorni
dànno
atto
al
Presidente
.
Non
scriviamo
apologie
.
Elenchiamo
fatti
e
stati
d
'
animo
.
Di
leggende
inique
sul
Piemonte
,
molte
ne
sono
cadute
ed
altre
ne
cadono
.
Ora
si
vede
con
quanta
superficialità
là
dove
non
era
ostinato
calcolo
si
volesse
prospettare
un
Piemonte
ad
immagine
e
somiglianza
di
alcune
mediocrità
politiche
incapaci
di
contatto
,
nelle
ore
insigni
,
con
l
'
anima
nazionale
.
Rimane
verissimo
che
il
Piemonte
non
è
un
popolo
di
rètori
.
Niente
retorica
,
dunque
,
nelle
accoglienze
di
Asti
e
dei
colli
monferrini
all
'
uomo
che
si
adegua
alle
ragioni
vitali
del
Paese
,
in
anni
asperrimi
.
Niente
retorica
,
oggi
,
nel
fervore
dell
'
aurea
Vercelli
,
che
pure
negli
anni
rossi
custodi
e
celebrò
il
valore
perpetuandolo
contro
le
aberrazioni
antinazionali
nei
superstiti
ed
incorrotti
artefici
della
Vittoria
.
Niente
retorica
,
oggi
,
a
Casale
Monferrato
memore
dell
'
eccidio
dei
tamburini
sardi
e
dell
'
attentato
all
'
on
.
Devecchi
;
niente
retorica
nel
plebiscito
mussoliniano
;
così
come
non
era
retorica
quella
dei
credenti
nella
vittoria
anche
se
gli
esegeti
della
abilità
politica
-
corruttrice
e
patteggiatrice
,
all
'
interno
ed
all
'
estero
irridevano
al
«
mito
di
Trieste
»
.
Liberi
da
ogni
altro
impegno
che
non
sia
quello
di
servire
il
popolo
italiano
;
convinti
di
militare
,
militando
per
Mussolini
,
per
la
Patria
;
immuni
da
ogni
e
qualsiasi
pretesa
di
infallibilità
,
siamo
fieri
di
sentirci
dire
oggi
da
voci
innumerevoli
e
da
fatti
eloquentissimi
che
non
ci
siamo
sbagliati
.
Unico
nostro
orgoglio
è
che
il
destino
continui
a
commettere
a
queste
pagine
il
privilegio
di
precorrere
e
di
condividere
i
più
decisivi
atteggiamenti
popolari
a
servizio
della
grande
Patria
.
Così
oggi
riteniamo
di
dover
portare
ogni
nostra
modesta
fatica
alla
realizzazione
di
quella
compiuta
e
feconda
armonia
tra
Stato
nazionale
e
sindacalismo
operaio
,
che
non
chiede
abdicazioni
e
generalizzazioni
politiche
,
ed
è
la
conditio
sine
qua
non
per
l
'
ascesa
del
lavoro
.
.
In
vista
di
tale
realizzazione
a
cui
tende
indubbiamente
l
'
animo
dell
'
onorevole
Mussolini
il
possibile
contributo
del
Piemonte
è
da
considerare
con
la
più
grande
attenzione
e
con
cordiale
fiducia
.
Terremo
a
nostro
altissimo
onore
non
meno
che
quando
si
trattò
di
protendersi
totalmente
verso
la
vittoria
e
verso
la
riscossa
nazionale
quanto
ci
sarà
possibile
fare
a
servizio
di
questo
sforzo
esemplare
di
civiltà
,
di
giustizia
e
di
pace
.
Le
officine
del
Piemonte
contengono
imponenti
energie
che
meritano
dallo
Stato
ogni
considerazione
ed
ogni
simpatia
.
Il
fenomeno
sindacale
è
fenomeno
di
primo
piano
nel
tempo
nostro
.
E
sarà
per
l
'
Italia
un
glorioso
primato
quello
che
il
Governo
di
Mussolini
fa
diventare
possibile
e
forse
ineluttabile
.
Il
ciclo
del
risanamento
,
della
coordinazione
e
della
pacificazione
continua
,
e
non
s
'
arresta
.
«
L
'
Italia
di
tutti
gli
italiani
»
,
che
gli
accaniti
suoi
avversari
riducevano
ad
un
grido
d
'
odio
e
di
impotenza
.
Mussolini
la
crea
,
la
plasma
,
e
la
avvia
per
il
mondo
.
StampaQuotidiana ,
Se
riandiamo
col
pensiero
a
questo
primo
triennio
mussoliniano
,
quale
lo
abbiamo
ardentemente
vissuto
nella
dura
e
immacolata
posizione
di
battaglia
di
cui
ci
spettavano
l
'
onore
ed
il
rischio
,
possiamo
considerare
con
orgoglio
la
situazione
politica
che
si
è
venuta
determinando
tra
le
popolazioni
subalpine
a
cui
più
direttamente
parliamo
.
Per
quanto
ormai
possano
dispensarcene
le
accoglienze
che
Mussolini
ha
trovato
recentemente
in
Piemonte
,
ed
i
risultati
della
sottoscrizione
del
dollaro
,
quale
noi
l
'
abbiamo
condotta
ed
animata
,
dobbiamo
rendere
giustizia
,
ancora
una
volta
,
a
questa
sana
e
possente
regione
dove
,
innegabilmente
,
pure
quando
le
apparenze
erano
scarse
si
andava
affondando
e
diffondendo
di
zolla
in
zolla
l
'
humus
rigeneratore
.
Poche
regioni
più
che
il
Piemonte
sono
ardue
ad
intendersi
,
in
certi
stati
d
'
animo
.
Esso
si
rifiuta
ai
superficiali
ed
ai
profani
.
Concede
la
sua
confidenza
soltanto
attraverso
lunga
prova
e
lunga
consuetudine
.
«
Gente
fredda
»
dicono
i
presuntuosi
.
«
Gente
seria
»
dice
con
l
'
intuizione
dei
privilegiati
Mussolini
.
L
'
opera
del
giolittismo
,
lunga
,
gelida
,
corrompitrice
;
la
disordinata
baldanza
del
sovversivismo
ubriacato
dal
coraggio
dell
'
impunità
;
i
luoghi
comuni
che
generalizzavano
episodi
particolari
:
tutto
,
in
certi
anni
,
concorse
a
determinare
,
intorno
al
Piemonte
,
un
concetto
di
maniera
,
una
specie
di
zona
franca
dell
'
egoismo
e
dell
'
indifferenza
.
L
'
innata
riservatezza
della
grande
massa
della
popolazione
,
poco
parolaia
,
punto
retorica
,
non
si
curò
troppo
di
polemizzare
in
proposito
,
ma
l
'
amarezza
dell
'
ingiustizia
non
affievolì
l
'
intimo
,
onesto
fervore
della
buona
razza
.
Diffidenze
suscitate
da
qualche
uomo
o
da
qualche
fatto
non
indussero
mai
ad
avventate
conclusioni
generali
.
Senonché
tutto
concorse
a
determinare
false
apparenze
,
così
durante
il
redentore
triennio
mussoliniano
come
già
durante
la
guerra
.
Gli
è
che
queste
false
apparenze
erano
adoperate
non
tanto
nei
giudizi
esterni
verso
il
Piemonte
,
quanto
nel
Piemonte
stesso
,
da
scaltre
minoranze
,
per
millantare
,
come
forza
propria
,
alcuni
presunti
caratteri
negativi
.
Durante
la
guerra
,
nel
fosco
1917
,
a
chi
aveva
l
'
onore
di
portare
di
trincea
in
trincea
contro
gli
austriaci
l
'
intima
religione
della
Gazzetta
del
Popolo
,
Delfino
Orsi
,
che
allora
dirigeva
questo
giornale
,
ed
era
rimasto
all
'
arduo
comando
col
suo
patriottismo
intemerato
,
così
scriveva
amaramente
:
«
Beati
voi
,
che
potete
correre
pericoli
più
onorevoli
»
.
Ma
non
per
questo
s
'
attenuava
la
sua
fede
:
ché
anzi
chiamava
a
raccolta
«
per
l
'
ultimo
sforzo
»
e
non
invano
chiamava
tutta
Torino
a
giurare
:
«
Vinceremo
»
.
E
tutta
Torino
fu
una
onda
sola
.
Il
dopo
guerra
della
viltà
ricercò
anche
qui
le
radici
di
male
piante
che
la
vittoria
aveva
travolte
;
le
ricercò
per
suggerne
i
perfidi
succhi
.
Ma
,
malgrado
il
giolittismo
ed
i
suoi
derivati
,
malgrado
la
facile
sobillazione
di
masse
inquiete
e
disorientate
,
il
Piemonte
sentì
,
come
niun
'
altra
terra
forse
,
che
occorreva
cambiare
:
e
vi
erano
segni
confortanti
come
quelli
del
liberalismo
e
del
combattentismo
novarese
.
Sentì
che
occorreva
,
sopratutto
,
un
uomo
.
E
quando
l
'
uomo
apparve
,
assai
più
vasto
negli
spiriti
che
nelle
piazze
fu
il
movimento
di
fiducia
e
di
consenso
.
Ad
ostacolarne
l
'
estrinsecazione
,
dettero
opera
i
detentori
di
posizioni
che
vacillavano
.
Ed
ogni
errore
,
anche
errore
di
parte
,
fascista
in
quella
prima
improvvisazione
di
uomini
e
di
uffici
,
fu
sfruttato
per
raffreddare
l
'
ambiente
e
scaldar
l
'
illusione
degli
assurdi
ritorni
.
Ma
a
mano
a
mano
che
le
artifiziose
sovrastrutture
si
sono
sgretolate
sotto
la
incoercibile
azione
della
realtà
,
il
Piemonte
è
diventato
tutto
un
irrompere
di
fiumi
allo
squaglio
delle
grandi
nevi
.
Ne
abbiamo
avuta
la
sensazione
precisa
,
durante
questo
triennio
giornalistico
a
cui
tanto
dovrà
attingere
la
storia
della
nuova
e
più
grande
Italia
:
la
diffidenza
cedeva
terreno
lentamente
,
tacitamente
,
ma
costantemente
;
e
s
'
afforzava
e
si
affinava
l
'
ardimento
dei
credenti
.
Ogni
giorno
a
questo
giornale
,
che
teneva
a
suo
onore
gridar
più
forte
il
verbo
della
passione
italiana
,
quanto
più
torbido
era
il
tempo
e
più
restii
gli
ascoltatori
lusingati
da
più
facili
allettamenti
,
ogni
giorno
la
rispondenza
all
'
appello
giunse
più
vibrante
e
più
franca
.
L
'
ondata
matteottiana
parve
isolarci
per
un
momento
nella
nostra
fedeltà
:
ma
sotto
lo
scomposto
chiasso
e
le
perfide
speranze
ritrovammo
poi
intatte
le
basi
del
patriottismo
e
della
rettitudine
subalpina
.
La
grande
industria
,
che
usciva
da
prove
tremende
,
ritrovava
finalmente
nelle
nuove
forme
di
vita
nazionale
le
sue
possibilità
ed
i
diritti
della
produzione
.
Le
maestranze
,
pur
non
adeguatamente
avvicinate
dagli
iniziatori
della
organizzazione
devota
alla
Patria
,
accettavano
mirabilmente
,
come
un
bene
proprio
,
anziché
come
un
sacrificio
,
la
disciplina
e
l
'
ordine
.
L
'
industria
piemontese
poteva
così
,
vittoriosamente
,
fare
il
balzo
verso
il
primo
posto
.
Crisi
locali
ritardarono
nelle
provincie
il
consolidamento
estensivo
del
fascismo
,
ma
quanto
più
questo
si
identificava
con
la
Nazione
,
tanto
più
il
Piemonte
viveva
con
spirito
fascista
,
anche
se
non
lo
diceva
.
Sapendole
volgere
allo
scopo
,
vi
sono
nel
carattere
piemontese
le
qualità
più
idonee
all
'
ordine
nuovo
:
serietà
,
lavoro
,
gerarchia
.
L
'
assimilazione
fascista
è
un
fatto
naturale
,
ritardato
,
qua
e
là
,
da
alcuni
degli
elementi
e
delle
circostanze
che
siamo
andati
accennando
.
È
bastato
qualche
mese
di
vigile
lavoro
dell
'
on
.
Gianferrari
per
volgere
a
buon
fine
tante
situazioni
locali
sfavorevoli
o
intricate
.
In
provincia
di
Alessandria
il
fascismo
ha
ripreso
tutte
le
sue
posizioni
;
il
dissidentismo
che
pure
alimentava
tante
illusioni
ostili
è
polverizzato
;
le
resistenze
di
varia
specie
sono
o
capovolte
o
mortificate
.
Da
Cuneo
le
notizie
sono
recenti
e
già
le
abbiamo
ricollegate
-
a
scanso
di
facili
svalutazioni
con
la
manifestazione
di
quella
provincia
per
l
'
interventismo
e
per
l
'
antidisfattismo
della
Gazzetta
,
nel
1919
.
Nel
Novarese
si
ricompone
finalmente
quella
magnifica
e
poderosa
solidarietà
patriottica
che
non
soffre
antagonismi
di
tessere
e
che
alla
famosa
«
provincia
rossa
»
sovrappose
la
gloria
del
tricolore
.
A
Torino
molti
valori
affiorano
,
molte
energie
si
raccordano
;
cómpiti
delicati
,
ma
attraenti
si
offrono
e
si
impongono
al
fascismo
.
L
'
on
.
Rossoni
potrà
pertanto
compiacersi
,
nell
'
attuale
suo
soggiorno
,
dei
risultati
raggiunti
ed
anche
più
delle
possibilità
imminenti
.
L
'
eco
della
trionfale
significativa
campagna
del
dollaro
è
fervida
,
insistente
,
dovunque
.
Se
il
Piemonte
,
pur
votatosi
per
primo
agli
ardimenti
della
guerra
nazionale
,
rifugge
da
inquiete
avventure
,
ben
intende
e
ben
accetta
,
nella
definizione
datane
dal
presidente
del
Consiglio
ad
un
giornale
americano
,
l
'
imperialismo
che
è
norma
di
vita
per
un
maggior
domani
,
maggiore
in
ogni
elemento
di
pensiero
e
di
azione
.
Talché
il
vecchio
giornale
,
che
tenne
fede
alle
idealità
,
anche
quando
delle
idealità
si
sorrideva
come
di
fantasticherie
,
mentre
esse
recavano
in
grembo
la
realtà
provvidenziale
;
il
vecchio
giornale
subalpino
che
non
si
distrasse
dalla
méta
durante
lo
scomposto
arrancare
post
-
matteottiano
,
ed
anche
nei
giorni
più
ardui
,
come
aveva
detto
ai
caporettisti
:
«
L
'
Italia
vincerà
»
,
aveva
soggiunto
più
tardi
:
«
Il
Piemonte
sarà
con
voi
,
on
.
Mussolini
»
,
dice
adesso
,
al
,
titano
che
spiana
i
secoli
alla
progrediente
Patria
:
«
È
con
voi
»
,
con
la
fedeltà
che
affretta
ogni
giustizia
.