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> anno_i:[1910 TO 1940}
StampaQuotidiana ,
6 settembre . Gli avvenimenti del teatro di operazioni franco - tedesco si succedono con tanta rapidità , e sono così imprevisti , che non si ha quasi più nemmeno il tempo di comprenderli bene e di coordinarli con quelli del teatro austro - tedesco - russo . Ieri si annunciava che le due fortezze di La Fère e di Laon , le quali dovevano costituire con Reims la seconda linea di difesa francese , erano cadute senza combattere in potere dei tedeschi . Oggi , anche Reims è presa da questi ultimi , con la stessa facilità . Le più disparate supposizioni possono sorgere da questi fatti . Le tre fortezze erano dunque impreparate alla resistenza ? O l ' esercito ha rinunciato a difenderle , perché non è in grado di fare una . utile difesa ? Si deve ammettere piuttosto che la reddizione della linea La Fère , Laon , Reims sia conseguenza di un ponderato disegno ? Ma quale disegno può essere questo , che lascia aprire ai tedeschi una così larga breccia fra le cortine difensive della frontiera e il campo trincerato di Parigi ? Oramai , e crediamo già d ' aver sufficientemente dimostrato ciò , l ' esercito tedesco è saldamente congiunto , nella sua avanzata da nord , con le truppe che guerniscono la Lorena fra le piazze di Metz e di Strasburgo : e si sta abbattendo col grosso sui francesi , e li va stringendo in una formidabile tenaglia . Ammettiamo pure che l ' abbandono di tutta la seconda linea di difesa francese sia un invito insidioso all ' esercito tedesco di entrare nella via senza uscita segnata ad est dalle cortine difensive , a sud dal triangolo Langres , Digione , Besanzone , ad ovest da Parigi . Il concetto può parere brillante , ma l ' attuazione è pericolosa . Come potranno difendersi le truppe francesi , che fanno attualmente fronte ad oriente , . e appena resistono alla pressione delle truppe tedesche della Lorena , se vengono attaccate anche alle spalle ? Non cederanno sotto la doppia pressione avversaria ? E allora , che valore avranno le fortezze di Belfort , di Épinal , di Toul e di Verdun , lasciate a sé stesse ? Pare ormai che l ' esercito tedesco non si preoccupi più di Parigi , diventata semplice campo trincerato francese ; e con la stessa risoluzione con cui prima avanzava ad ovest , ora scenda in gran parie a sud , alla ricerca dell ' esercito francese , che è diventato l ' obiettivo principale della guerra . Veramente , sembra oggi , per un momento , fermarsi e riprendere fiato : ma questo arresto dipende dalla risoluzione di raccogliersi prima di fare lo sforzo , o dalla previsione di un pericolo ? Si sente minacciato , forse , dalla riunione e dalla marcia in . avanti di grossi corpi di truppe alleate , preparartisi all ' insaputa di tutti in una regione della Francia settentrionale , fra Rouen e Parigi , per esempio ? Questo fatto può essere meno inverosimile di quanto possa a prima vista sembrare . E Parigi resisterà invece molto a quelle truppe tedesche che certamente l ' investiranno ? Non sarà staio esageralo anche il valore delle difese della capitale come era esagerato quello delle fortezze cadute tanto facilmente ? Non erano stati i francesi stessi a magnificare la solidità e la potenza delle loro fortificazioni ? La notizia che i tedeschi , a quanto pare , hanno tolto o stanno togliendo cinque o sei corpi d ' esercito dal teatro d ' operazioni occidentale , per volgerli contro i russi , aggiunge una prova di più della debolezza che pare manifestare l ' intera azione militare francese . Il Comando tedesco è certamente in grado di conoscere quale può essere ancora la forza attiva dell ' avversario : e se distoglie tanta truppa dalla sua fronte di battaglia , sostituendola con formazioni di seconda linea , vuol dire che non teme più molto . Ma allora la resistenza che la Francia potrà opporre all ' avversario sarà dunque tale da non dar tempo alle nazioni alleate di intervenire a ristabilire le sorti della guerra ? Prima di rispondere a questa domanda bisognerà conoscere ancora molti dati , che per ora non ci sono affatto noti . La domanda è appunto dettata dalla difficile coordinazione degli effetti , che si rivelano improvvisamente , con le cause , che non si conoscono abbastanza . Indubbiamente questa specie di paralisi in cui è cascata la Francia e anche l ' Inghilterra ( perché bisogna pure ammettere che l ' Inghilterra , finora , non è entrata quasi nemmeno nella lotta ) , sorprende alquanto : e fa rivolgere con maggiore attenzione lo sguardo a quanto avviene nel teatro della guerra orientale , come se si sperasse che gli avvenimenti di laggiù portassero un po ' più di luce , e dessero la spiegazione di quelli franco - tedeschi . Ecco , a grandi tratti , ciò che accade fra Russia , Germania ed Austria . Una sconfitta russa a nord , ben netta , fra Ortelsburg e Gingelburg ; una sconfitta austriaca a sud , non così grave ancora , non così decisa . ma riportata da tutto l ' esercito austriaco : questo è il bilancio delle operazioni nel teatro orientale della guerra . Diciamo subito che , se la buona fortuna russa a sud aumenta , la sconfitta austriaca diventa gravissima , tutto l ' esercito austriaco essendo coinvolto nel disastro . La sconfitta russa di Ortelsburg è la conseguenza della azzardata avanzata dei russi verso nord , per tagliar fuori le truppe tedesche , battute in un ' azione frontale alla estrema frontiera orientale prussiana a Gumbinnen . Allettati forse da questo buon successo , i russi hanno voluto ingrandirlo : e senza molto preoccuparsi del fatto che la marcia in avanti non solo li allontanava dall ' esercito principale della Galizia ( col quale non hanno mai dimostrato d ' avere grande accordo ) ma sopra tutto li esponeva ad essere attaccati da truppe fresche e numerose . provenienti dalla linea della Vistola e dalle fortezze di Graudenz e di Thorn , hanno puntato risolutamente verso la giuntura delle truppe tedesche intatte e di quelle battute , costituita a un dipresso dalla regione dei laghi Masuriani . Ma il terreno in cui l ' esercito russo si è così messo , è terreno difficilissimo , rotto da fiumi , laghi e boschi , che rendono i tratti percorribili quasi simili a istmi di terra o a giganteschi argini , dove le truppe possono facilmente entrare , ma non possono poi manovrare in nessun modo , perché lo spazio manca . Chi si impiglia in un suolo così fatto , ed è attaccato contemporaneamente sulla testa , sul fianco e in coda , non può , quasi certamente , resistere ; poiché non può combattere che con pochissime truppe , le prime o le ultime , mentre tutte le altre sono schiacciate fra quelle , e sono destinate ad aspettare soltanto l ' esito della battaglia . I grandi generali , quando si sono trovati interiori di forze agli avversarii , e hanno potuto , hanno cercato di attrarre il nemico in luoghi come questi dei laghi Masuriani : la battaglia d ' Arcole è uno degli esempii più belli del genere . Sono battaglie che molto rendono , quando riescono , e poco pericolo portano alle proprie truppe , perché costituiscono , in fondo , trappole tese a un nemico che , se ci cade dentro , non si può difendere . Il modo col quale si svolgono spiega il numero relativamente grande dei prigionieri fatti dai tedeschi , che è andato poi di mano in mano aumentando dopo il primo giorno : poiché soltanto alla fine della raccolta i tedeschi hanno potuto valutare le prese compiute . La battaglia di Ortelsburg ha dato ai tedeschi la possibilità di trattenere l ' invasore , e di chiamare nuovi rinforzi per una eventuale prossima ripresa delle operazioni , sicché ha portato una relativa tranquillità nella Germania settentrionale e nella capitale . Ma è stata combattuta in uno scacchiere secondario , dalla parte minore degli eserciti avversarii , e non ha che una efficacia locale . Assai maggiore importanza riveste la battaglia della Galizia . Essa ripete il suo valore dalla decisione dei russi di andare alla ricerca dell ' esercito austriaco per batterlo , disdegnando per il momento qualunque altro obiettivo territoriale . Questo concetto semplice , sicuro ed elegante era giusto ed attuabile , poiché era sostenuto dalla grande superiorità numerica che i russi avevano sugli avversarli . Se riusciva , veniva a togliere di mezzo il nemico più pericoloso dei russi nel primo periodo della campagna . Gli austriaci hanno accettato la lotta , schierandosi con tutte le forze contro la maggior parte delle forze russe . Hanno soltanto giudicato più conveniente attendere l ' avversario , anziché andarlo ; a cercare . Forse , hanno creduto che la marcia in avanti avrebbe stancato e disorganizzato i russi , che sono stimati , in generale , migliori soldati da posizione che da attacco ; forse hanno riconosciuto subito la superiorità numerica russa , ed hanno cercato di compensarla con la fortificazione di regioni , dalle quali , a tempo opportuno , avrebbero poi iniziato la controffesa . Le loro artiglierie , e specialmente gli ottimi mortai da 305 , avrebbero così avuto buon giuoco per l ' azione . La lotta decisiva , con metodi diversi , fu così impegnata . Le notizie che si hanno finora della battaglia , dicono che la sinistra austriaca ha riportato reali vantaggi sulla destra russa , ma non tali da obbligare questa a retrocedere interamente , e da porre in pericolo le truppe rimanenti : pare anzi che , in questi giorni , una nuova avanzata russa avvenga nei luoghi già conquistati dagli austriaci . Ma il centro e la sinistra russa hanno , sempre a quanto si sa , conseguiti grandissimi vantaggi sul centro e sulla destra nemica , che è stata costretta ad abbandonare le posizioni sulle quali si era trincerata , per occuparne altre retrostanti . Sicché , mentre la Polonia russa non è gravemente minacciata dagli austriaci , tutta la Galizia meridionale austriaca è invasa dai russi , i quali si rivolgono ora , a quanto dicono , verso nord per finire di battere i nemici già disgregati , e verso ovest per tagliar loro la ritirata , scendendo , se è possibile , nell ' Ungheria . Quest ' ultimo movimento può sembrare ancora prematuro . Prima di traboccare in Ungheria , l ' esercito russo deve passare i Carpazi , i quali , meno che nel tratto centrale dei Beschidi , sono abbastanza difficili , e che scarse truppe possono difendere a lungo contro forze assai superiori . Ma ogni giorno che passa migliora la condizione dell ' esercito russo e peggiora quella austriaca ; perché quello può continuare a far giungere sul campo della lotta nuovi soldati , mentre l ' avversario ha già compiuto , o quasi , lo sforzo massimo . Ora , quando in guerra , dopo aver fatto tutto ciò che si è potuto ed avere tutto sperato , non si è ottenuta la vittoria , assai difficilmente gli animi continuano a serbarsi impavidi per l ' avvenire . Il terribile effetto di dissoluzione può manifestarsi inoltre assai più violentemente nell ' esercito austriaco che in altri eserciti . Per il nodo con cui esso è formato , le truppe che si sono finora valorosamente battute , sotto l ' impressione del disastro , possono disorganizzarsi , ed agire sotto l ' impero di nuove idee , finora represse o non nate . Di fronte a queste cattive condizioni austriache , stanno le ottime condizioni dei russi . Chi sa , intanto , quale efficacia possa esercitare l ' azione russa , oramai vittoriosa , sui romeni ancora indecisi ? I grandi eserciti russi avanzanti presso la frontiera romena , fra popolazioni romene , non risveglieranno quei ricordi e quei sentimenti di simpatia , che la Romania può ancora avere , come ricordo di un ’ altra grande guerra combattuta insieme , quella del 1877-78 ? Potrebbe darsi che la speranza di trascinare con sé questo paese , sia stata appunto uno dei motivi della distensione della sinistra russa verso sud . Chi sa , sopra tutto , quale effetto possa produrre sull ' esercito serbo l ' apparire di truppe russe sui Carpazi , sia pure non subito , sia pure dopo molte fatiche ? I serbi , finora , non hanno potuto uscire dal proprio paese ed entrare in Austria , nonostante alcuni buoni successi , che sembrano autentici , sulle corrispondenti forze avversarie ; e si sono limitati soltanto a ricacciare gli invasori al di là della frontiera . Ma non potrebbero , per l ' avanzata di un esercito amico , sentirsi rinforzati moralmente , e spinti ad uscire dalla cerchia delle loro montagne , per cooperare all ' azione con i fratelli slavi nelle pianure dell ' Ungheria ? Comprendiamo che questi grandi effetti dell ' azione russa sarebbero tutt ' altro che immediati : ma si possono già prospettare , perché sono probabili conseguenze di questa battaglia che due nazioni , anziché due eserciti , stanno combattendo così disperatamente ; e le conseguenze di fatti così gravi non si possono riparare , se non sono già state previste e studiate da tempo . La Germania continua ad avanzare abbastanza rapidamente nel teatro d ' operazioni occidentale : la Russia ha in questi ultimi giorni abbastanza avanzato in quello orientale . I buoni successi tedeschi producono effetti rapidi , i russi effetti più lenti . I primi si manifestano su una nazione omogenea , i secondi si produrranno , se avverranno , su una nazione di diverse razze . Ma la moltitudine sopra tutto , il numero degli uomini combattenti , in una guerra senza fine come questa , avrà l ' importanza maggiore : e la moltitudine combattente è della Russia , la quale ha inondato l ' Europa di soldati , con la prodigalità di un impero di centosettanta milioni di uomini . Sicché la condizione della Germania , nonostante tutti gli sforzi , è sempre la stessa : buona , considerata rispetto all ' avversario francese , piena di dubbi e di incognite , considerata rispetto al complesso della guerra .
LE ' STANZE ' O DELL'OTTAVA CONCERTANTE ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1939 )
StampaQuotidiana ,
Non si contano , e son nominati , in quest ' ultimo trentennio , gli studi intorno al Poliziano ; ma quelli dell ' abate Vincenzio Nannucci continuano a dormire nella dimenticanza . L ' abate Vincenzio Nannucci non ha avuto fortuna presso gli studiosi del Poliziano . Il suo commento alle Stanze è del 1812 ( Firenze , nella Stamperia di Giuseppe Magheri e figli ) , e la gloria se la prese intera il Carducci col suo . « Il commento del Carducci rifà tutta la cultura classica del Poliziano , e della ricerca delle fonti non ha che l ' apparenza . In realtà è un monumento di sapienza critica ; a lettura finita si vede in quelle note il terreno , nel testo il fiore che ne è germogliato . Il commento è la ricostruzione di quella lunga e squisita disciplina classica che mantenne lo spirito nativamente fine del Poliziano in un ambiente congeniale , è l ' aria che respirò la sua fantasia prima di diventare essa stessa creatrice » . Strano ! Ma la massima parte di questo lavoro di esplorazione si deve appunto al Nannucci , e di suo , il Carducci , non vi aggiunse veramente che assai poco . Classici greci e latini , e poesia italiana antica il Nannucci conosceva per una sua diuturna esperienza di lettore avvedutissimo ; e , per esempio , il suo Manuale della Letteratura del primo secolo della Lingua italiana , in tre volumi ( Firenze , Magheri , 1837-1839 ) , « per uso della studiosa gioventù delle isole jonie » , ristampato poi dal Barbera in due volumi ( 1856-1858 ) , è condotto con tale apertura di mente , e lumeggiato con un gusto sì nuovo della lingua del tempo , e del linguaggio di quella poesia , che filologi e studiosi ancora vi ricorrono con profitto . Diamo dunque all ' abate Vincenzio Nannucci « del Collegio Eugeniano di Firenze » il titolo di primo scopritore moderno del Poliziano , di quella sopra detta « lunga e squisita disciplina classica » ; e auguriamoci che qualche volonteroso riesamini un giorno la sua opera tutta quanta , e le riconosca il giusto valore nella storia della cultura del primo trentennio dell'800 . E mettiamo subito a fianco di quel commento preziosissimo una mezza paginetta del Foscolo , anch ' essa dimenticata , e che par discendere direttamente , quasi come una conclusione , dalle illustrazioni del Nannucci . È nel quinto dei suoi Discorsi sulla lingua italiana , che sono la più matura e alta espressione delle conquiste critiche del Foscolo . « L ' unico poeta degno di meraviglia » di tutto il '400 egli dice che fu il Poliziano . E dice che come « gli spiriti e i modi della lingua latina de ' classici erano già stati trasfusi nella prosa dal Boccaccio , e da altri » , così il Poliziano « fu il primo a trasfonderli nella poesia , e vi trasfuse ad un tempo quanta eleganza poté derivare dal greco » . Ma nel commento del Nannucci c ' era qualcos ' altro , perché il Foscolo potesse meglio determinare il suo giudizio ; c ' erano le fonti dell ' antica poesia italiana , alle quali pure il Poliziano s ' abbeverò . Noi , leggiamone gli esempi , seguendo quella guida ; e la storia del formarsi della poesia polizianesca sarà fatta . Anzi è stata già fatta . Solo che si credeva d ' esser partiti dal Carducci , e ci si moveva e dal Nannucci e dal Foscolo . Ma , questa poesia del Poliziano , diremo dunque che è una poesia in margine alla poesia ? O che è una poesia « dell ' orecchio » , come il Leopardi disse della poesia del Monti ? Una poesia , più che d ' un poeta , di uno « squisitissimo traduttore » , se « ruba ai latini o greci » ; se « agl ' italiani , come a Dante » , di uno « avvedutissimo e finissimo rimodernatore del vecchio stile e della vecchia lingua » ? Vero sarebbe , fino a un certo segno , del Monti ; e ad ogni modo il Leopardi scrisse questo tenendo l ' occhio alla grande poesia . Non è invece per nulla vero del Poliziano . Quel comporre in gara , ch ' era proprio del Monti , e per un continuo attrito , facile , epidermico , fu lontanissimo dalla tempra del Poliziano , il quale , da una sì diversa e complessa mistura cavò di bellissime dissonanze ; e l ' aiutò , in questo sottile lavoro , la sua natura di realista commosso , di innamorato della bellezza , di elegantissimo rinnovatore . Prendiamo un verso solo di lui : Cresce l ' abete schietto e senza nocchi . Un verso che l ' occhio , dopo letto , sempre rivede mutato in figura . Disegno saldissimo , disegno acuito all ' estremo , e pur come nuovo , accenti netti , una qualità vergine che resiste e resisterà al tempo . E prendiamone un altro : L ' erbe e ' fior , l ' acqua viva chiara e ghiaccia . Qual altro poeta seppe adoprare con un senso sì fresco tre aggettivi in una volta , con un senso sì necessario ? Quell ' acqua davvero scorre ( viva ) , luccica ( chiara ) , ci tocca ( ghiaccia ) . E le parole paiono pietra durissima ; sebbene abbiano vita e moto . Questo è Poliziano . E quante cose dipinse nei suoi bellissimi versi , fiori , colori , la natura in tutti i suoi più vari aspetti , fino scene e figurazioni in apparenza ricalcate sulle più splendide forme delle arti figurative , quelle più splendidamente severe , e che invece furono viste direttamente , con un occhio che fruga , e sollecita in ciò che vede il sentimento dell ' esistenza . Vivono per sé , le immagini e le creature del Poliziano , e vivono quasi sempre su uno sfondo di paese che , per più verità , il poeta ha fermato con veloci tratti , perché intorno vi circolasse l ' aria , vibrasse un che di magnetico . Un misto , insomma , di nuovo , intatto , e di stregato . In quali altri versi di poeta antico è dato di trovare segni d ' un ' arte sì fina ? Un qualsiasi verso del Petrarca : « Chiare , fresche e dolci acque » ! E solo in apparenza , per una pura suggestione verbale , voi vi ricordate del Poliziano . È un inganno . In quelle « chiare » « fresche » e « dolci acque » Petrarca vide , e sempre rivede , le « belle membra » di Laura . E voi stessi non potete scompagnare quelle acque da quella vista . Hanno specchiato quelle membra ( chiare ) , le hanno ravvivate e quasi ringiovanite ( fresche ) , le hanno avvolte come in un divino abbraccio ( dolci ) . In quella memoria è la potenza e il fascino delle parole del Petrarca . Per il Petrarca , tutta la natura vive per la memoria di Laura , si anima come toccata dalla sua presenza , dice la sua presenza . Parmi d ' udirla , udendo i rami e l ' òre E le fronde e gli augei lagnarsi e l ' acque Mormorando fuggir per l ' erba verde . Qui siamo nel regno fatato della musica . Tutti suoni , dolci suoni , inesprimibili suoni , a ricordare con indicibile strazio quella voce di Laura ; e l ' anima , sospesa , ora ode ora non ode più . Poliziano , invece , volta per volta , è come se ti ammaliasse l ' occhio ; e tu incantato a vedere , senza essere mai sazio . Nascerà di qui , poi , da quest ' offrirti in successive immagini il suo vivacissimo mondo , nascerà di qui la sua ottava , nella caratteristica divisione in distici , per tempi e modi diversi . Non è l ' ottava dell ' Ariosto , l ' armoniosa ottava , che smorza in sé e dora i suoni e le impressioni , obbediente sempre a un ' idea nettissima , a un ' oncia il cui disegno è sempre uno e vario , un mutevole giro vaghissimamente chiuso . E non è l ' ottava del Tasso , franta , intarsiata , ricca , disuguale , intimamente disarmonica , con stanchi languori , che vorrebbero , e non riescono a conciliare le disarmonie , a sciogliere gli intarsii . È l ' ottava in forma di concertato . Piccoli strumenti , ciascuno col loro timbro nettissimo , anzi un poco agro , un sottile sapore di terra e d ' ingegno . Si pensa a quelle zone felici , quand ' è cessato il tumulto della grande orchestra . O si pensa , e questo suggerirebbe il modo particolarissimo di leggere Poliziano , e nel tempo stesso aiuta a capire la sua arte , si pensa a certe esecuzioni sinfoniche , dove il maestro badi a conservare la distinzione delle diverse zone e parti , fin nelle minime pieghe e ombre , non a fondere quelle zone e parti e a farne , come dicono , uno strumento solo . Distinguere e mantenere distinte tutte le voci , fino all ' insoffribile acuità ; e fare che il miracolo avvenga per sé , direi per magia , dentro di noi , in un secondo tempo , in un tempo stregato . Perché , insomma , se con l ' ottava dell ' Ariosto subito ti senti preso da un ' onda di suono accordata , e chiarissimamente vedi e segui e godi il filo di quell ' onda ; se con l ' ottava del Tasso , fatichi e ti perdi e ti ritrovi , come per sentieri impervii ; con l ' ottava del Poliziano ti piace di sentire in te quel variato complesso , di far parte tu stesso del divino lavoro , e ti par quasi di avvertire il miracolo nel momento che si crea . Sono i vari accordi che si scontrano come fosse la prima volta . E questo è veramente cosa nuova nella storia della poesia . Dove dunque ci ha portato quel felicissimo artista che è Angelo Ambrogini Poliziano ! E volevamo dire una cosa sola , oltre a sanare presso i lettori moderni l ' ingiustizia antica fatta all ' abate Vincenzio Nannucci del Collegio Eugeniano di Firenze . Volevamo , alla reale commissione chiamata a preparare i nuovi programmi per la nuova scuola media italiana , fare una proposta . Al secondo , al terzo anno del « Liceo classico » si potrà finalmente cominciare a leggere , ma in classe , con tutta l ' autorità e l ' aiuto del maestro , le Rime del Poliziano ? L ' Orfeo , le rarissime canzoni a ballo , i rispetti continuati e spicciolati e , sopra tutto , le Stanze . Sono , queste Stanze , centosettantuna di numero , milletrecentosessantotto versi . Non sono gran cosa , dunque , ma sono cosa grande . Da assaporare e considerare con un continuo confronto dei poeti che il Poliziano conobbe , studiò , e che certo servirono all ' incognito del suo linguaggio . Una lettura d ' alto stile , insomma , con lenti e sapienti indugi , per scuola d ' umanità . Si leggerà poi l ' Ariosto , si leggerà il Tasso ; e si capirà quanto questi poeti debbano a quell ' unico poeta . Che significa , alla fine , capire la poesia . Che , lo so , si può leggere in tanti modi . Meglio se con più sussidi possibile , che la cultura e gli studi seri possono offrire , a fortificare e ad arricchire l ' animo e l ' ingegno .
RIMEDI ALLA CRISI ECONOMICA ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Un ' adunanza di persone autorevoli e competenti , tenuta , sul finire dell ' anno scorso , in Amsterdam , ha redatto un memoriale , che è stato ora rimesso ai governi della Svizzera , dell ' Inghilterra , degli Stati Uniti , della Francia , della Danimarca , della Olanda , della Norvegia e della Svezia . In esso si propone di convocare un congresso dei delegati dei vari Stati , con l ' incarico di proporre il modo di risolvere l ' angoscioso problema monetario ed economico che affatica i governi . Il memoriale non dissimula i pericoli dello stato odierno . « La guerra ha imposto ai vincitori come ai vinti il problema di trovare i modi di fermare e di contrastare l ' aumento continuo dell ' emissione di cartamoneta e dei debiti pubblici , nonché l ' aumento costante dei prezzi che di ciò è conseguenza . La riduzione dei consumi eccessivi , l ' aumento della produzione e delle imposte sono riconosciuti come i più efficaci e forse i soli rimedi . Se non sono adoperati prontamente , c ' è da temere che il deprezzamento del denaro séguiti , faccia svanire i patrimoni raccolti pel passato , ed estenda a poco a poco il fallimento e l ' anarchia su tutta l ' Europa » . E nella conclusione si ripete : « Tali quesiti hanno grave urgenza riguardo al tempo . Ogni mese trascorso farà più ponderoso il problema e meno facile la soluzione . Tutte le informazioni disponibili persuadono che giorni pericolosissimi per l ' Europa sono imminenti e che non c ' è tempo da perdere se si vogliono scansare catastrofi » . Quale soluzione propone il memoriale ? Esso , con ragione , non vuole occuparsi di troppi particolari , ma accenna solo a linee generali . Ciò viene fatto con prudenza forse soverchia e che nuoce alla chiarezza dell ' espressione . Per la parte internazionale , si osserva che non è vantaggioso ai vincitori di ridurre al fallimento i vinti e di torre loro il modo di pagare il proprio debito ; il quale discorso vale specialmente per le condizioni imposte dai vincitori alla Germania e all ' Austria . Poscia , con non poche circonlocuzioni , si invoca l ' aiuto degli Stati Uniti . Per dire il vero non sono nominati , ma si capisce che sono il principale di quei paesi « di cui il bilancio commerciale ed il cambio sono favorevoli » , i quali sono invocati esplicitamente . Circa la politica finanziara interna , si insiste sulla necessità di ridurre le spese tanto da farle eguali alle entrate ; si chiede che ogni paese accresca quanto è possibile il peso delle imposte ( questo paragrafo accenna forse alla Francia , prima del 1920 ) ; si aggiunge : « Solo mercé condizioni economiche reali ( questa dicitura non è chiara ) gravando pesantemente ( sic ) , come è conveniente , su ciascun individuo , l ' equilibrio può essere ristabilito » . Infine si osserva che « l ' opera a cui deve cooperare l ' élite di ciascun paese è di ristabilire l ' inclinazione al lavoro ed al risparmio , di favorire lo sforzo individuale intenso , di dare a ciascuno la possibilità di godere ragionevolmente ( che vorrà dire tale avverbio ? ) del frutto del suo lavoro ( del frutto del risparmio si tace ) . Vi sono buone cose in questo manifesto , ma manca il rigore , la schiettezza , l ' energia dell ' espressione . Fatta tale restrizione , si può affermare , all ' ingrosso , che la via accennata è forse l ' unica che possa recare alla soluzione del problema economico . Disgraziatamente esso non è solo . Vi si aggiunge , anzi prevale , il problema sociologico , cioè sociale e politico ; e pressoché inutile è il trovare la soluzione del primo , se insoluto rimane il secondo . Intanto , è probabilmente il non avere avuto il coraggio di affrontare il problema sociologico che ha prodotto le incertezze e le mende del memoriale . Bello , in generale , è il consiglio di non stravincere , ma nello scendere ai particolari si viene a contrasto colle vedute politiche . Predicare la moderazione a certi messeri è come l ' esortare il lupo alla sobrietà . Perciò il memoriale prudentemente gira largo e non giunge al concreto . E poi , giustamente , i vincitori temono la riscossa dei vinti , e guardano paurosi il tremendo uragano russo - asiatico . Si dice che abbiano pace , ma effettivamente seguita sotto altre forme la guerra . L ' aiuto degli Stati Uniti sarà certo efficace , ma essi , per concederlo vorranno altro che bei discorsi . Che si può offrir loro ? Su ciò occorre spiegarsi , ma si teme di fare ciò per non offendere l ' imperialismo inglese , forse francese , certo il giapponese . Chi vorrà negare che sarebbe utilissimo di ridurre le spese , per condurle ad essere uguali alle entrate ? Sentenze di tal fatta stanno bene sui boccali di Montelupo . Nascono i guai quando , volgendosi al particolare , voglionsi le riduzioni da operare . Delle spese militari non c ' è da ragionare . Sarà grazia se non crescono , e di molto , in paragone di ciò che erano prima della guerra . E come potrebbe essere altrimenti per gli Stati che pretendono di regolare in ogni minuto particolare tutta la vita mondiale ? Tutti consentono che le spese per le « riforme sociali » dovranno crescere enormemente . Si gradirebbe di conoscere quale è in proposito l ' opinione degli autori del memoriale , ma essi non ne fanno parola . Tacciono pure pudicamente sulle riduzioni delle spese per gli enormi salari agli operai ed agli impiegati , per edificare case mantenendo i costosissimi privilegi dei signori muratori , per le opere pubbliche aventi lo scopo di dare lavoro bene rimunerato agli elettori , nonché delle spese per fare guadagnare speculatori e pescicani . È facile intendere quali difficoltà provi l ' ordinamento plutocratico - demagogico per compiere tali riduzioni di spese ; ed ecco come si vede prevalere , in questo caso , il problema sociologico . Messe così da parte le spese , che di gran lunga sono maggiori , quali altre riduzioni si possono operare ? Poche e di lieve importanza . A nulla serve un consiglio se non si ha il modo di seguirlo . Altro ottimo , eccellente consiglio è quello di « ristabilire l ' inclinazione al lavoro » ; ma è gravissimo guaio il non sapere come si potrà ciò conseguire . Forse colle prediche morali ? Eh ! Via , lasciamo stare tali discorsi puerili . Fateci sapere se volete , o non volete recare in pratica il precetto dato già da tanti secoli da san Paolo , cioè : « Chi non vuole lavorare , non mangi » . Se sì come mai sussidiate coloro che non trovano lavoro perché richiedono un salario troppo alto ? Perché pagate le giornate di sciopero agli scioperanti ? Perché riducete le ore di lavoro , accrescendo i salari ? Se no , sia pure che farete opera sommamente lodevole , ma non state a dirci che vi adoperate per fare crescere l ' inclinazione al lavoro . Volete che ogni uomo abbia sicurezza di godere del frutto del suo lavoro . È sacrosanto ammonimento , e chi mai ardirebbe contrastarlo ? Ma perché tacete del frutto del risparmio ? Credete che il risparmio non giovi alla produzione ? Allora perché predicate che si debba ristabilire l ' inclinazione al risparmio ? Credete invece che il risparmio giovi alla produzione ? Allora sta bene la prima parte del vostro discorso , ma non sta bene la seconda , e converrebbe dire non solo che ognuno dev ' essere sicuro di godere il frutto del proprio risparmio , ma altresì che occorre che questo risparmio sia adoperato per la produzione , e non si sperperi cogli imprestiti dei governi . Tutto ciò vale in teoria , ma , in pratica , non può essere detto da coloro che mirano ad ottenere cosa alcuna dell ' ordinamento plutocratico - demagogico che ci regge . Non è buon modo di procacciarsi la benevolenza di chicchessia , lo insidiarlo , dimostrarvisi nemico , volerne la distruzione .
CONCLUSIONI ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Prima di procedere innanzi nell ' esame del Manifesto , giova fermarci un poco su una considerazione d ' indole generale . Due sono i problemi che si debbono risolvere , cioè uno dell ' equilibrio economico del Paese , l ' altro dell ' equilibrio finanziario del Governo o dello Stato . Non sono indipendenti , ma neppure da confondersi . Il bilancio economico del Paese prevale di solito sul bilancio finanziario dello Stato . Spesso , nei tempi di prosperità crescente , il primo ha un avanzo , che vale per togliere il disavanzo temporaneo del secondo ; nei tempi di prosperità decrescente , i provvedimenti per togliere quest ' eventuale disavanzo , o anche solo mantenere l ' equilibrio , sono resi vani dal persistere del disavanzo economico . In ciò sta la spiegazione di molti fenomeni . Si è osservato che le rivoluzioni seguono facilmente non tanto quando le condizioni delle popolazioni sono disgraziate , quanto allorché sono discrete ; allora un accidentale peggioramento delle condizioni economiche è molto più avvertito che nei tempi di miseria . Fra i molti fatti che precedono la caduta del Governo , c ' è quello del disordine della finanza e dell ' ostinazione a mantenere spese che fanno impossibile l ' equilibrio . Esempio classico è quello della grande rivoluzione francese ; ci è ignoto se i nostri Governi ce ne daranno un altro . Nei tempi di prosperità crescente , poco danno reca al Governo un bilancio in disavanzo ; esso ha pronto e facile il rimedio , affidandosi alla virtù medicatrice della Natura ; ma , se , invece , la prosperità è decrescente , non valgono molto , per trarlo in salvo , i migliori e più sani suoi provvedimenti ; esso cade , pagando non poche volte il fio di colpe non sue . Ma poiché , nei tempi presenti , i periodi di prosperità decrescente sogliono essere di non lunga durata , il problema da risolvere , per sapere se un Governo si manterrà o no , sta nel conoscere se potrà superare le difficoltà di quei pochi anni di crisi ; quindi i suoi provvedimenti debbonsi giudicare , non tanto per l ' intrinseco valore economico , quanto per gli effetti estrinseci che possono avere sui sentimenti e sugli interessi , poiché preme solo di campare dal burrascoso mare e di giungere alla riva , ove una crescente prosperità sanerà ogni danno di provvedimenti intrinsecamente dannosi . Per altro , il valore intrinseco non è da trascurarsi interamente , poiché se il danno è grande , può il Governo essere sommerso prima di toccar terra . Non è quindi inutile anche sotto l ' aspetto estrinseco , la critica che andiamo facendo sotto l ' aspetto intrinseco , ma era necessario di separare gli aspetti , confusi nel Manifesto , e di avvertire che non miriamo direttamente all ' aspetto estrinseco . Di esso molto ci sarebbe da dire , ma non è qui il luogo . Gli uomini pratici conoscono , alla meglio , le relazioni di fatti alle quali abbiamo ora dato forma teorica ; e ciò si osserva generalmente pei fenomeni della sociologia . Quando questi uomini confondono i due aspetti può essere in parte per ignoranza , ma spesso è altresì per deliberato volere , affine di dare forza ai provvedimenti che valgono estrinsecamente , facendo credere che valgono pure intrinsecamente . Analogamente opera la fede quando vuol dare fondamento sperimentale a ciò che è fuori dell ' esperienza . Proseguiamo ora l ' esame dei particolari del Manifesto . Il N . 4 Si legge così nel « Resto del Carlino » dell'11 marzo : « È indispensabile prendere senza indugio delle misure per assicurare la riduzione dei crediti e della circolazione » . Il testo trasmesso ai giornali francesi dice : « Il est essentiel de prendre sans tarder des mesures pour assurer la défluctuation [ alias : déflation ] des crédits et de la circulation » . Il manifesto deve essere stato scritto in un gergo franco - inglese . Nel vocabolario francese manca il termine défluctuation o déflation ; deve voler dire il contrario del termine inglese « inflation » ( gonfiamento ) , quindi varrebbe : « sgonfiamento » . Che sono poi questi crediti i quali debbono essere ridotti ? Per solito , il difetto di precisione dei vocaboli corrisponde ad una mancanza di precisione delle idee . Traducendo nel nostro idioma e procurando di fare precisa la raccomandazione del Manifesto , pare che significhi : « È indispensabile provvedere senza indugio per ridurre i debiti dei Governi e la circolazione di cartamoneta o di altra carta » . Riguardo al Governo , tali provvedimenti paiono dover essere , in generale , favorevoli , sia perché possono ridurre , sia pure per poco , il disavanzo , sia perché lo scemare i debiti è buona preparazione al poterne contrarre di nuovi , e il diminuire la circolazione cartacea concede di nuovamente accrescerla quando farà comodo . Riguardo all ' economia , l ' essere utile o non essere utile questo trasferimento di ricchezza dipende principalmente , nelle presenti congiunture , dall ' effetto che può avere sulla produzione ; il che meglio vedremo esaminando i modi esposti nel Manifesto , i quali sono i seguenti : « a ) Equilibrando le spese normali dei Governi e i loro introiti » . Si può , per ciò conseguire , ridurre le spese , o crescere le entrate . Se si riducono le spese inutili per la produzione , che sono quasi tutte quelle che cagionano il disavanzo , l ' effetto sarà certamente utile per la produzione ; sarà invece di danno se si crescono le entrate , poiché è certo che , parte almeno , dei denari così raccolti , saranno tolti alla produzione . Pare che il Manifesto preferisca questa seconda via , poiché prosegue così : « b ) Stabilendo quelle imposte supplementari che saranno necessarie per raggiungere risultati rapidi e tangibili » ; « c ) Consolidando il debito fluttuante a breve scadenza sotto la forma di sottoscrizioni prelevate sul risparmio » . Qui l ' utilità pel Governo è risolutamente opposta all ' utilità per l ' economia del paese , almeno in quanto ad effetti diretti . Se i debiti a breve scadenza non sono rinnovati , il governo è nel bivio o di fallire , o di dovere ridurre le spese che gli acquistano benevolenza , cioè i vari sussidi , pensioni , largizioni ai plutocrati , ecc . In ogni modo , corre pericolo di cadere . Rimane da conoscere gli effetti economici di tale caduta per sapere quali saranno gli effetti indiretti dei provvedimenti aventi lo scopo di evitarla . Ma in quanto ad effetti diretti , le somme prelevate sul risparmio saranno almeno in parte tolte ai fattori della produzione , e quindi deprimeranno questa . Quando si dice ai risparmiatori che il recare i loro denari al governo , sottoscrivendo imprestiti od in altri modi , è un donarli alla patria , si confondono governo e patria ; la qual cosa , in alcuni casi , si accosta alla realtà , in altri se ne discosta , poiché , infine , i vari governi passano e la patria rimane . « d ) Limitando immediatamente e riducendo progressivamente la circolazione fiduciaria » . Gli autori del Manifesto non hanno capito , o fingono di non capire , che , per l ' economia del paese , preme non tanto la quantità di carta in circolazione , quanto l ' uso che si è fatto , o che si fa , dei beni economici procacciati dalla sua emissione ; ma di ciò qui più non ragiono , poiché assai ne scrissi in altri articoli precedenti ; siami solo concesso il dare lode agli autori del Manifesto per non avere cavato fuori « la riserva aurea che serve di garanzia ai biglietti » . Infinite sono le esperienze che dimostrano che poco vale tale riserva , per mantenere il valore dei biglietti , se non si adopera per barattarli . Léon Say lasciò scritto che « l ' oro che non si può esportare non ha maggiore effetto sulla circolazione di quello di un ammasso d ' oro , che non si scava , a mille metri sotto la superficie del suolo » . Questo teorema elementare è fondamentale nella scienza economica , all ' incirca come il teorema del quadrato dell ' ipotenusa nella geometria euclidea . Il rimanente del Manifesto mira , con parlare per dir vero alquanto avvolgente , a tre scopi : cioè a provvedere materie prime ai paesi che ne sono privi per le loro industrie nulla si dice dell ' Italia e del combustibile di cui ha bisogno , a restaurare le regioni devastate , principalmente della Francia , e a fissare , entro brevi termini , la somma ancora ignota che deve pagare la Germania . Tutti tre questi scopi sono lodevoli e possono essere utili per l ' economia dei paesi e dei governi , con alcune restrizioni pel terzo che può a loro recare impacci , mostrando vane le speranze di larghi compensi che hanno fatto concepire alle loro popolazioni . Rimane da trovare modo di raggiungere gli scopi , e su ciò poca luce dà il Manifesto . Esso pare principalmente affidarsi agli imprestiti . Per essere efficaci , questi dovrebbero essere contratti nei paesi non troppo colpiti dalla guerra , e quindi principalmente negli Stati Uniti . La menoma promessa loro varrebbe più delle insistenti richieste dei futuri debitori . È vero che questi offrono , come garanzia , i erediti che hanno , o che avranno sulle vinte nazioni . Ma che valori hanno tali crediti , e quindi la garanzia ? La risposta non è facile . Ci siamo intrattenuti un poco a lungo sul Manifesto , non per la sua importanza intrinseca , ma perché ci dava occasione di chiarire alcune relazioni fra concetti usuali e l ' esperienza . In conclusione , esso poco o niente ci reca di nuovo , stempera , in molte parole , concetti evidenti nei quali tutti consentono , e mediante i quali si tenta talvolta di ricoprire gravi errori : fa proposte che non si sa come recare nel concreto , e di cui ben scarsa è l ' efficacia . Non pare neppure essere stato molto utile per tenere a bada le popolazioni , poiché pochi vi hanno posto mente , ed è passato quasi inosservato .
LA DIFFICILE ARTE DI LEONARDO ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1939 )
StampaQuotidiana ,
Sarebbe dunque maturo un « caso Leonardo » , come s ' ebbe tant ' anni fa , coll ' apparire delle Carte napoletane , e tra le Carte napoletane degli Appunti e ricordi e dei frammenti di idilli , un « caso Leopardi » ? Quello fortemente interessò i frammentisti ; e una teoria estetica , ridotta alla propria causa , parve porgere aiuto a una scrittura rapida e estrosa , e illudere che veramente fosse il portato ultimo della poesia . Il gusto del non finito , la vaghezza dell ' espressione incompiuta , un quasi alone di sogno fecero e aiutarono il resto . E chi scrisse , e scrive ancora , appunti ; e chi descrisse e chi dipinse . Meglio fu per chi dipinse , cioè trasfigurò , sia pure in brevissimo , e in una semplice impressione . Ora Leonardo , con le sue illuminazioni , le sue folgorazioni , le sue visioni , proporrebbe da una parte antiche prove della poesia ermetica , dall ' altra creerebbe , e l ' ha dichiarato perentoriamente e con brusca chiarezza Marinetti , l ' antecedente primo e glorioso della poesia futurista . Marinetti giorni sono proclamava : che Leonardo « è stato il grandissimo futurista ( senza chiusure stagne e con la massima elasticità espansiva ) del suo tempo ossessionato dal bisogno quotidiano d ' inventare profondità psicologiche di pitture macchine aeree fortezze canali carri di assalto belletti per restaurare il viso delle donne ecc . » ; che Leonardo « predisse e invocò l ' attuale nostra simultaneità parolibera » ; che Leonardo « è l ' avo meraviglioso dei giovanissimi ventenni o venticinquenni poeti futuristi Buccafusca Pattarozzi Pennone Veronesi Averini Ganzaroli Forlin » ecc . ecc . ecc . Noi , dal canto nostro , che cosa avremmo da opporre ? Una cosa sola , un ' osservazione quanto mai modesta . Che , sì , Leonardo potrebbe per tanti aspetti e apparenze far pensare ai futuristi . Solo che c ' è in lui , oltre l ' inquietissima e demonica inventiva , una strapotenza d ' ingegno e d ' esperienza che proprio dà valore a quelle sue invenzioni , e dà , direi , una qualità rapinosa . In Leonardo , noi troviamo , sì , frantumi e scaglie ; ma hanno una loro forza drammatica , portano i segni d ' una fatica . Nei futuristi non portano nessun segno ; sono frantumi e scaglie di nulla . E facciamo credito ai venti e venticinque anni dei Buccafusca Pattarozzi Pennone Veronesi , che sono sempre una bella età . Dove ci ha dunque tirati Leonardo , questo Leonardo omo sanza lettere che Giuseppina Fumagalli ha apprestato con sommo amore ai lettori moderni ! Nessuna industria , veramente , le è mancata , per ordinare questo libro , e dividerlo e suddividerlo e annotarlo . Se nelle note non ci fosse , a volte , troppa industria , troppa sottigliezza , non ci fossero certe estetizzanti quisquilie . Un esempio basterà , e dove a pagina settanta si cita a gloria la famosa interrogazione alla luna : « La luna densa e grave , densa e grave come sta , la luna ? » . Non so per quale mai richiamo la Fumagalli ricorda il Leopardi . Ma sentite che sfumanti squisitezze . « Incisi lenti e bassi , intonati su due sole vocali : e , a , e l ' u di luna echeggiante al principio e alla fine come nota lunga di flauto cadente in deserta immensità » . Dice proprio così . E dice che per la « postura stessa delle parole » , quella notazione , fa pensare al Leopardi ; io immagino al principio del Canto notturno . E basterà la « postura delle parole » a convalidare l ' avvicinamento ? Il Leopardi domanda « che fa » la luna ( « Che fai tu , luna , in ciel ? » ) ; quale , cioè , è lo scopo , la ragione ultima , della sua esistenza ; a che fine sta lassù . Leonardo domanda « come sta » , come sta sospesa nello spazio , così « densa e grave » . È una diversa meraviglia , che dà diverso tono . Io insinuerei , e si prenda cum grano salis , un altro raffronto . Con gli un poco freddi , un poco volontari esperimenti dei più giovani liricisti d ' oggi . E per aiutare il raffronto trascriverei così : La luna densa e grave densa e grave come sta la luna ? Versi senza musica , o con una loro musica raggelata , che lascia un segno spaziale , più che non ne lasci uno nella memoria , a scaldarsi , per rifiorire tutte le volte , com ' è della poesia grande , o di quella particolare poesia grande che io chiamerei poesia segreta . E siamo sulla via , partiti , come s ' è visto , da un motivo polemico . E s ' intende che avremo lasciato per istrada i futuristi . Scaglie , frantumi , ho detto , di un ingegno grandissimo . Vorrei dire di più . Che di quelle scaglie , di quei frantumi , sì fortemente collocati sulla pagina bianca , a pigliare sempre più campo , noi possiamo rifare la storia , la drammatica formazione , possiamo misurare ciò che costano . Quando Leonardo dice : « L ' oro , vero figliol del sole » , non fa , in realtà , che risolvere in un lampo il suo sforzo di capire . E così , quando dice : « Negromanzia , stendardo over bandiera volante mossa dal vento » . E più assai , quando dice : « Apare tingere il suo camino colla similitudine del suo colore » , a cui abbiamo tolto la prima riga dilucidativa per servircene come d ' un titolo , ogni corpo che con velocità si move .... E avrà , in questo caso , prima visto l ' immagine folgorante che scoperto una verità . Solo rarissime volte non bisognerà nessuna dimostrazione , come quando improvvisamente dice : « Venne Ercole ad aprire il mare nel Ponente » ; sebbene la dimostrazione sia sottintesa e non paia , e colorisca e sostanzi quella nozione geografica assunta in forma di mito . E di meno assai abbisognerà questa immagine : « Movesi l ' aria come fiume e tira con seco li nuvoli » , con quella facilità delle parole a specchiare la cosa subito vista ; e vi aggiungerà una dolce musicalissima inclinazione . Anche la materia verbale nasce in Leonardo da una lunga fatica . Sempre per cercare la massima aderenza con la massima brevità , ed eccitare l ' inventiva . Pagine intere son piene di mucchi di parole , di elencazioni interminabili che nella sua mente dovevano essere tanti nuclei vivi di dove aspettava di sprigionarsi il suo parlar metaforico . Così , ad esempio , le definizioni e i vocaboli sulla materia delle acque ; e così dove studia e determina le diverse qualità delle acque ( « consumamento , percussione , ruinamento , urtazioni , confregazioni , ondazioni , rigamenti , bollimenti , ricascamenti , ritardamenti » , « salutifera , dannosa , solutiva , stilla , sulfurea , salsa , sanguigna , malinconica , frematica , collerica , rossa , gialla , verde , nera , azzurra , untuosa , grassa , magra » ) . Qualcosa di simile si troverà più tardi nello Zibaldone leopardiano , e dico specialmente in quei lunghi e sudati spogli linguistici , fatti per scaltrire la penna , o dati in consegna alla memoria , perché ne fiorisse all ' occasione un segno buono . Così , anche , si legge in margine ai più faticati Canti . Questo è il punto più alto dell ' arte e della scrittura di Leonardo . Il più difficile punto . Ma vi sono notazioni , intuizioni , d ' una felicità più quieta , quasi per nulla scontata . Sono le notazioni , le intuizioni che non vanno oltre il particolare , pianamente risolte , di una facile grazia , fermate in poche parole attente , come fossero un ricalco . « Rugose e globulente , come son le more » . « Quest ' onde si fanno per ogni linia , a similitudine della spoglia de la pina » . « Quelli che son morti vecchi hanno la pelle di color di legnio o di castagnia secca » . ( « E tale tonica di vene fa nell ' omo come nelli pomeranci , alli quali tanto più ingrossa la scorza e diminuisce la midolla quanto più si fanno vecchi » . O dove descrive gli alberi vecchi , dove distingue le varie nature di verde , e in certe parti delle Lettere sul gigante , e altrove . Una propagazione di questa forza d ' osservazione puntuale , netta , sottile , un potenziamento di questa sensibile facoltà di vedere si troverà in certi studi , studi di pittore che lasciano nella pagina assai più che una nota di colore . Sono quasi tutti raccolti in quella parte del libro che s ' intitola Le visioni , e più precisamente tra le « visioni naturalistiche » . Ecco le verdure nella nebbia ; gli edilizi della città e gli alberi della campagna , quando l ' aria è più grossa ; il fioccar della neve , quand ' è più bianca e quand ' è più scura ; e l ' azzurro che hanno i paesi , quando il sole è a mezzodì ; e l ' aria e il cielo e il color delle cose , quando il sole è in occidente ; e i prati con « minima , anzi quasi insensibil ombra » , dove l ' erbe sono a minute e sottili di foglie » ; e tutto , sempre , con « terminate ombre e lumi » . Ma la vista va oltre , osserva più campo , cerca , vede , misura . « Le cose vedute da lontano sono sproporzionate , e questo nasce perché la parte più chiara manda all ' occhio il suo simulacro con più vigoroso raggio che non fa la parte sua oscura » . Su quest ' osservazione , ecco l ' improvviso lampo : « Ed io vidi una donna vestita di nero con panno bianco in testa , che si mostrava due tanti maggiore che la grossezza delle spalle , le quali erano vestite di nero » . Ma , seguente ad altra ricerca , ecco il dato realistico a dirittura trasfigurato , con un movimento , uno sbattimento che vien dall ' anima : « Pon mente per le strade , sul far della sera , i volti d ' omini e donne quando è cattivo tempo : quanta grazia e dolcezza si vede in loro » . Per altra via , è un ricongiungersi a quello che s ' è detto il punto più alto di Leonardo . E non sono che pochi esempi di ciò che si vuoi dimostrare . Tutto Leonardo è in questa fatica di vedere oltre l ' apparenza , o dar senso , un vergine senso , alle apparenze . Alle cose più labili , luci , ombre , colori ; e alle cose più imprendibili , i fenomeni della vita universa . E anche nella sua fatica c ' è la luce e l ' ombra . Dove l ' occhio vede e direi inventa ( egli parla a un certo luogo del disegno come invenzione , che « non solo ricerca le opere di natura , ma infinite più che quelle che fa natura » ) ; e dove scruta e penetra e s ' affanna e qualche volta si perde . Questa è la fascinosa lettura di Leonardo . Egli è lo scrittore più difficile e insieme più facile . Se lo leggi intero , hai il premio ch ' egli stesso si meritò , scrivendo e studiando ; e quasi avverti dove si stacca a volo , e con lui voli . Se lo frammenti troppo , lo frantumi , ciò che è vivo smuore , e non gli circola più l ' aria intorno . Giuseppina Fumagalli ha fatto bene a non frammentarlo e frantumarlo più di tanto ; per aiutar la voglia del lettore , e quasi condurlo per mano agli impennamenti . E ha fatto bene a scegliere altre pagine per disteso , quasi a dare la controprova della grandezza di Leonardo , così come noi crediamo d ' averla spiegata . Sono le pagine dove lo scrittore sul filo d ' un ragionamento , in forma d ' argomentazione , monta coi suoi lunghi periodi , mai sazio di arricchirli . E non è ricchezza vera , ma lusso , facile lusso . O è un esempio di prosa eloquente , con i saputi effetti della prosa eloquente . Certo non è il Leonardo che noi amiamo , il Leonardo poeta , il Leonardo segreto . La via per cercarlo c ' è . Ma è una via che ognuno bisogna ripercorra per suo conto , da sé . Giuseppina Fumagalli dice ora che sta preparando una scelta di questa sua scelta , una specie di antologia perversa , e che l ' intitolerà I canti di Leonardo . È un ' idea che trent ' anni fa avrebbe incontrato favore . Oggi mi par tardi . Liberare quelli ch ' ella chiama « canti » , è fatica vana ; vuoi dire toglier loro qualcosa ; ché molto rimarrà imprigionato nella loro matrice . Si speculerà allora , e quanto ! , sui frammenti ; si tradirà il senso di quei frammenti . E si dimenticherà ciò che in Leonardo è più bello , il suo sforzo di creare . Che è il suo canto inespresso , il suo canto per tutto imminente .
LA RUSSIA ( PARETO VILFREDO , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Una trentina d ' anni fa era di moda il mostrarsi timorosi del « pericolo giallo » . Si diceva che la Cina ed il Giappone stavano per muovere alla conquista economica e forse anche militare dell ' Europa e di altre regioni . Si notavano in innumerevoli scritti , la strabocchevole popolazione gialla , la sua sobrietà , che le assicurava bassi prezzi di produzione economica , il senso politico , manifestatosi nel Giappone , il risveglio della Cina , destantesi dai sonni secolari . Poscia , poco alla volta , queste apprensioni si quetarono , cedettero ad altre ; si discorse molto meno dei pericoli che possono venire dalle popolazioni gialle , sebbene la minaccia di turbate relazioni sussistesse tra il Giappone e gli Stati Uniti , e la guerra Russo - Giapponese avesse dimostrato la potenza militare del Giappone . Il pericolo russo ha fasi come la luna : ora appare , poi si dilegua , quindi riappare . Napoleone I , a Sant ' Elena , stimava che , entro un decennio , l ' Europa avrebbe potuto essere « cosacca » . Il massimo splendore del potere russo si ha sotto Alessandro I , con la Santa Alleanza ; ma poi , ad un tratto , la guerra di Crimea fece palese quanta poca forza reale ci fosse nel gigante , e ciò fu confermato dalla successiva guerra russo - turca e dal Congresso di Berlino , nuovamente poi dalla guerra col Giappone ed infine con la rivoluzione presente . Ma ecco che rinnova la luna , rinasce il timore , minacciosa appare la potenza dei bolscevichi , eredi e fra non molto forse emuli degli czaristi . Si osserva che , economicamente , l ' Europa non può campare senza la Russia e che , militarmente , l ' alleanza russo - tedesca è un grave pericolo per la civiltà occidentale . In tutto ciò vi è una parte di vero ed una parte che va oltre al vero . La prima si riferisce principalmente ad un lontano futuro , la seconda ad uno prossimo . Non ci può essere dubbio che il risveglio dell ' Oriente , non solo nel Giappone e nella Cina , ma anche nell ' India e fra i popoli dell ' Islam , sia per diventare , alla lunga , un fattore importante dell ' equilibrio degli Stati del globo e non si scorge forza umana che possa fermare questo fatale andare . Egualmente è molto probabile che la Germania e la Russia finiranno coll ' intendersi , sia pure in seguito a varie e fortunose vicende , perché troppo potenti sono i comuni interessi di questi due popoli , che , congiunti , sono veramente formidabili . E qui giova ripetere che fatti accidentali potranno bensì contrastare tale opera , ma che non prevarranno contro le forze permanenti . Per avvenimenti più prossimi , o almeno non tanto lontani , e sono quelli che più premono in politica , nascono invece molti dubbi ed appare assai più facile il contrastarli . Può giovare oggi ad alcuni uomini di Stato , per ragioni di politica interna , di magnificare la potenza russa ed il sussidio che può trarre dalla forza germanica , ma , nella realtà , appare non essere tanto grande , almeno per parecchi anni , ed il pericolo è lieve , eccetto che , alla Russia ed alla Germania , si congiunga uno dei grandi Stati dell ' occidente . Quindi lo essere , o il non essere questi uniti appare , per ora , come uno dei maggiori fattori dei prossimi eventi . Qui nasce il quesito : è più probabile l ' accordo , o il disaccordo ? Risolverlo in modo sicuro o almeno probabilissimo non si può , ma ci sono motivi che fanno inclinare a credere al disaccordo . Da prima , innumerevoli esempi storici , dai tempi antichi sino ai moderni , tra i quali l ' esempio non lontano della Santa Alleanza , poi ragioni intrinseche che mostrano come sia già profondamente scossa l ' unione degli alleati della gran guerra . Questi procacciano in ogni modo di ricoprire i nascenti dissensi con proteste di amorevole concordia , e così maggiormente forse dimostrano il contrasto tra le parole ed i fatti . Inoltre non è da trascurarsi la circostanza che i principi banditi dai bolscevichi sono ben altrimenti popolari che i principi della Santa Alleanza , e che possono operare non poco per impedire un ' azione comune delle potenze occidentali contro il bolscevismo . Qui occorre distinguere la forma dei principi dalla loro applicazione . In tutte le religioni , altro è il dire , altro il fare . Il dire opera sui fedeli , il fare scansa le difficoltà pratiche del recare nel concreto mistiche credenze , e se , nel medioevo , popoli devotissimi al Vangelo operavano contrariamente ai suoi ammaestramenti , facile è lo intendere come ci possano essere ora fedeli del verbo comunista i quali nella pratica , usano del capitalismo . Per ciò , chi giudicasse solo secondo la forma potrebbe stimare vana la contesa suscitata dai governi che rifiutano di trattare con i bolscevichi se questi prima non riconoscono il « principio della proprietà privata » : non ritirano così vogliono gli Stati Uniti il memorandum presentato alla Conferenza di Genova . Ma , guardando alla sostanza , si vede che possono i bolscevichi mantenere i dogmi loro , di cui si giovano per certi fini , ed operare in modo diverso , mirando ad altri fini ; ed è in tale opera che sta la sostanza , la quale deve premere a chi contratta con loro . Per esempio , riconoscere la proprietà privata di una miniera , oppure dichiararla proprietà comunista e concederne l ' usufrutto per un secolo , od anche meno , non è cosa molto diversa , e non mette conto di litigare per tanto poco . Chi fosse vago di ben conoscere le sottigliezze che in tale argomento si possono adoperare ha da leggere le controversie dei Francescani , sostituenti l ' uso alla proprietà . Aggiungasi che i governi i quali ora chiedono alla Russia di accogliere il « principio della proprietà privata » , molto poco rispettarono , o rispettano , quando a loro faceva , o fa comodo , questo bel principio . In realtà , meglio che di differenze fondamentali , si tratta del più o del meno , e di certe forme sostituite a certe altre , talvolta di semplici distinzioni verbali . Se cerchiamo la sostanza nel rifiuto della Russia , dobbiamo pure cercarla nelle domande ad essa mosse , ed allora vedremo che è importante . Un discorso recente del sig . Hoover segretario di Stato degli Stati Uniti , ce la palesa chiaramente . Egli principia col notare che la « ricostruzione » della Russia deve principalmente essere opera della Russia stessa , ed aggiunge che il Governo degli Stati Uniti , ha fissato già da tempo che « nessun serio miglioramento può avvenire sinché sussistono le presenti condizioni di impoverimento . Altra speranza non v ' ha , pel popolo russo , se non nella produzione della Russia , ed è assurdo il credere che potrà risorgere il commercio sinché le fondamenta economiche della produzione non saranno saldamente ristabilite . Ma la produzione ha per condizioni essenziali la sicurezza della vita , il riconoscimento di solide garanzie della proprietà privata , il rispetto dei contratti , e i diritti del libero lavoro » . Si direbbe meglio che per la produzione di un paese non basta di avere ricchezze naturali , uomini , ed anche capitali , ma che occorre inoltre avere ordinamenti sociali ed economici tali da rendere efficace l ' opera di questi elementi . Si diano i nomi che si vuole a questi ordinamenti , ma la sostanza è quella appunto che sta sotto i termini adoperati dal sig . Hoover . Se il bolscevismo dura finirà col trasformarsi in questo senso , ma ciò non avverrà senza varie vicende , senza gravi contrasti tra la resistenza di fanatici credenti e la spinta di migliori politici . Al volere dovrà il governo bolscevico essere in grado di aggiungere il potere , e non sarà tanto facile . Se riesce nell ' intento , ci sarà certamente un beneficio economico non solo per la Russia , bensì anche per i vari Stati che stanno in relazione con essa . D ' altra parte , grande sarà allora il pericolo del dominio di una nazione risorta economicamente , militarmente , politicamente . Artefici ne saranno stati in parte coloro stessi che ne soffriranno . Di fatti analoghi ha dovizia la storia . Ma tutto ciò spetta ad un lontano avvenire ; oggi il pericolo russo è molto minore di quanto parecchi credono , o mostrano di credere ; maggiore pensiero deve dare , in non pochi Stati , il pericolo interno . Questo nasce principalmente dalla incompiuta trasformazione della democrazia , che non ha ancora trovato un nuovo assetto da sostituire a quello già vigoroso nel secolo scorso , ed ora in crescente decadenza .
CASE E UOMINI ( - , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' ultimo numero ottobre della bella rivista città di Milano c ' è un diagramma importante perché documenta lo sviluppo poderoso della città nonché il miglioramento delle abitazioni per gli uomini . Riferiamo i dati in cifre arrotondate . Nel 1910 i locali costruiti furono 19 mila , che discesero a 17 mila nel 1911 , a circa 12 mila nel 1912 , a 10 mila nel 1913 , a 7 mila nel 1914 . Siamo alla guerra . L ' attività costruttrice sosta . Sono appena 1500 i locali costruiti nel 1915 che si riducono a 500 nel 1916 , a 8 nel 1917 , a zero nel 1918 . Stasi assoluta . Fame di case . Affitti esorbitanti . Ma dopo la Vittoria , nel 1919 , si nota una modesta ripresa della attività edilizia : 2 mila locali circa . I tempi sono torbidi . Tuttavia nel 1920 siamo già a 6 mila locali di nuova costruzione , che diventano circa 9 mila nel 1921 e 8 mila nel 1922 . Anno 1923 , primo della Rivoluzione : balzo innanzi con 14 mila locali . Con la fine delle bardature di guerra i locali salgono a 35 mila nel 1924 , a 30 mila nel 1925 . Discendono a 21 mila nel 1926 e a 16 mila nel 1927 . Ma nel 1928 nuova punta con 36 mila locali . Nel 1929 si tocca il record con 50 mila locali costruiti che ridiscendono a 31 mila nel 1930 , a 22 mila nel 1931 , a 19 mila nel 1932 . L ' anno scorso 1933 segna una nuova ripresa con 26 mila locali : quest ' anno 1934 se ne prevedono 40 mila . Tirando , grosso modo , le somme si ha l ' imponente totale di 400 mila locali nuovi costruiti fra il 1910 e il 1934 , di cui 350 mila negli anni del Fascismo . Si può anche calcolare che almeno mezzo milione di milanesi abitino in case moderne . Si è fatto molto , ma molto ancora resta da fare , per dare a tutti la casa decorosa e sana , come vuole il Regime .
DA 'PENSIERI E FRAMMENTI' ( BOINE GIOVANNI , 1917 )
StampaPeriodica ,
A tagliare gli ormeggi il vento via ti soffia : Però non si sa dove . Sia per dove sia ! il vento mi strappi via della disperazione ! Però a scrutarmi nell ' oscurità che gemere che smarrimento ! Però a cercarmi nella pietà stringo le mani in contorcimento non so che Iddio scongiuri per esaudimento nella improvvisa ingenuità . Non v ' era luce nell ' opacità ! Curvai le sbarre di questa prigione : verso la liberazione l ' anima ruppe con voracità . Ma porto fu il nulla ! Ormai non ho più nulla da via buttare son nudo fino all ' anima non son che un ' anima tutto son fatto di tristezze amare e di sgomento . Senza meta , e per disperazione reggo contro me in ribellione ma il nulla fa spavento . ( Signore questo rotto corpo , non mi porta ormai non mi conforta pei chiari occhi la sanità del mondo . Qui giaccio qui lento mi disfaccio gemebondo . Oltre del corpo cercai Signore , ansioso le tue porte : sprofondo spento nel disfacimento della morte ) . Con nocche di sangue in cima alla scalea scuoto in angoscia le porte di bronzo : sono un perduto nell ' eternità . Mi abbranco naufrago alla disperazione ; tutto son teso nell ' invocazione ; - di qui qui qui all ' eternità ! - Così lento andando la tristezza m ' è così deserta ! Oh come pesa , oh come chiude questo mantello nero ! Giù tra gli scogli il mare appena fiata , fa gluglù è una bestia che dorme . Finché dal profondo nero orizzonte qua e là veggo le quiete stelle , così lontane e fuor di cruccio ! Proprio ; è un altro mondo ! che subito mi fermo e d ' ogni pena mi stabarro smemorato . A guardarlo questo vago latte delle nebulose che dolcezza ! Così vago che ti stempra , così lieve che non hai più corpo . Qui , a guardare , null ' altro è più che il pacifico stupore . Perché , che cosa dire ? Sono segni senza paragone ; sono al cuore segni d ' un profondo senza nome . Non c ' è che sprofondare .
StampaQuotidiana ,
Nessun conforto maggiore , nessun maggior premio a questo nostro giornale , il quale vive di immutabile passione italiana , che quello di potersi riconoscere interprete del vecchio Piemonte in tutte le grandi ore della Patria . Né mai ci parve di intendere che cosa dovette essere per i primi scrittori della Gazzetta del Popolo l ' ardente partecipazione al prodigio del Risorgimento , come quando nel 1915 , nel 1917 , nel 1918 , il calunniato e sobillato Piemonte vibrò ed operò , nella speranza , nell ' angoscia , nella gioia nella fede sempre con l ' animo stesso che in queste pagine vibrava . E più tardi , quando , in tempi di diffusa viltà , Gabriele d ' Annunzio confidato il suo luminoso programma al nostro giornale ed a Benito Mussolini andò a Fiume e salvò il confine orientale , l ' entusiastica solidarietà della Gazzetta del Popolo con il Poeta mosse , fra la gente subalpina , la più profonda passione . Ora poi i fatti stanno dicendo ed il popolo sta entusiasticamente proclamando come fossimo nel vero quando , dovendosi ridecidere il destino d ' Italia salutammo in Mussolini la decisione felice ; in Mussolini capo ed arbitro : non in coloro che farneticavano di servirsi di lui , in sott ' ordine , per contrabbandare la vecchia rovina . E se allora , come già contro la guerra e contro la vittoria cominciarono ad insinuarsi dagli spodestati i dubbi , le malignazioni , le sommesse profezie di rivincita e di vendetta , Torino espresse il suo cuore a Mussolini nel memorabile ottobre , e dette al risanamento tutte le sue formidabili energie . Se infine , dopo Matteotti , in mezzo alla frenetica sobillazione dell ' odio , toccò nuovamente alla Gazzetta del Popolo l ' arduo onore di riaffermare più necessaria e più insospettabile che mai la gigantesca opera del Capo , ecco che nuovamente il popolo piemontese in questi giorni riprende quel nostro linguaggio , rammenta gli inganni contro cui lo mettemmo in guardia , festeggia l ' accertato avvento di un ordine migliore , si compiace di aver dato tutta la sua attività , la sua serietà , la sua rettitudine alla generale riscossa nazionale . Come la vittoria fu conquistata due volte , così due volte volle il destino che l ' Italia avesse la certezza di essere salvata da Mussolini : nel 1922 e nel 1924 . È di ciò , sopratutto , che le manifestazioni di questi giorni dànno atto al Presidente . Non scriviamo apologie . Elenchiamo fatti e stati d ' animo . Di leggende inique sul Piemonte , molte ne sono cadute ed altre ne cadono . Ora si vede con quanta superficialità là dove non era ostinato calcolo si volesse prospettare un Piemonte ad immagine e somiglianza di alcune mediocrità politiche incapaci di contatto , nelle ore insigni , con l ' anima nazionale . Rimane verissimo che il Piemonte non è un popolo di rètori . Niente retorica , dunque , nelle accoglienze di Asti e dei colli monferrini all ' uomo che si adegua alle ragioni vitali del Paese , in anni asperrimi . Niente retorica , oggi , nel fervore dell ' aurea Vercelli , che pure negli anni rossi custodi e celebrò il valore perpetuandolo contro le aberrazioni antinazionali nei superstiti ed incorrotti artefici della Vittoria . Niente retorica , oggi , a Casale Monferrato memore dell ' eccidio dei tamburini sardi e dell ' attentato all ' on . Devecchi ; niente retorica nel plebiscito mussoliniano ; così come non era retorica quella dei credenti nella vittoria anche se gli esegeti della abilità politica - corruttrice e patteggiatrice , all ' interno ed all ' estero irridevano al « mito di Trieste » . Liberi da ogni altro impegno che non sia quello di servire il popolo italiano ; convinti di militare , militando per Mussolini , per la Patria ; immuni da ogni e qualsiasi pretesa di infallibilità , siamo fieri di sentirci dire oggi da voci innumerevoli e da fatti eloquentissimi che non ci siamo sbagliati . Unico nostro orgoglio è che il destino continui a commettere a queste pagine il privilegio di precorrere e di condividere i più decisivi atteggiamenti popolari a servizio della grande Patria . Così oggi riteniamo di dover portare ogni nostra modesta fatica alla realizzazione di quella compiuta e feconda armonia tra Stato nazionale e sindacalismo operaio , che non chiede abdicazioni e generalizzazioni politiche , ed è la conditio sine qua non per l ' ascesa del lavoro . . In vista di tale realizzazione a cui tende indubbiamente l ' animo dell ' onorevole Mussolini il possibile contributo del Piemonte è da considerare con la più grande attenzione e con cordiale fiducia . Terremo a nostro altissimo onore non meno che quando si trattò di protendersi totalmente verso la vittoria e verso la riscossa nazionale quanto ci sarà possibile fare a servizio di questo sforzo esemplare di civiltà , di giustizia e di pace . Le officine del Piemonte contengono imponenti energie che meritano dallo Stato ogni considerazione ed ogni simpatia . Il fenomeno sindacale è fenomeno di primo piano nel tempo nostro . E sarà per l ' Italia un glorioso primato quello che il Governo di Mussolini fa diventare possibile e forse ineluttabile . Il ciclo del risanamento , della coordinazione e della pacificazione continua , e non s ' arresta . « L ' Italia di tutti gli italiani » , che gli accaniti suoi avversari riducevano ad un grido d ' odio e di impotenza . Mussolini la crea , la plasma , e la avvia per il mondo .
FEDELTÀ ( - , 1925 )
StampaQuotidiana ,
Se riandiamo col pensiero a questo primo triennio mussoliniano , quale lo abbiamo ardentemente vissuto nella dura e immacolata posizione di battaglia di cui ci spettavano l ' onore ed il rischio , possiamo considerare con orgoglio la situazione politica che si è venuta determinando tra le popolazioni subalpine a cui più direttamente parliamo . Per quanto ormai possano dispensarcene le accoglienze che Mussolini ha trovato recentemente in Piemonte , ed i risultati della sottoscrizione del dollaro , quale noi l ' abbiamo condotta ed animata , dobbiamo rendere giustizia , ancora una volta , a questa sana e possente regione dove , innegabilmente , pure quando le apparenze erano scarse si andava affondando e diffondendo di zolla in zolla l ' humus rigeneratore . Poche regioni più che il Piemonte sono ardue ad intendersi , in certi stati d ' animo . Esso si rifiuta ai superficiali ed ai profani . Concede la sua confidenza soltanto attraverso lunga prova e lunga consuetudine . « Gente fredda » dicono i presuntuosi . « Gente seria » dice con l ' intuizione dei privilegiati Mussolini . L ' opera del giolittismo , lunga , gelida , corrompitrice ; la disordinata baldanza del sovversivismo ubriacato dal coraggio dell ' impunità ; i luoghi comuni che generalizzavano episodi particolari : tutto , in certi anni , concorse a determinare , intorno al Piemonte , un concetto di maniera , una specie di zona franca dell ' egoismo e dell ' indifferenza . L ' innata riservatezza della grande massa della popolazione , poco parolaia , punto retorica , non si curò troppo di polemizzare in proposito , ma l ' amarezza dell ' ingiustizia non affievolì l ' intimo , onesto fervore della buona razza . Diffidenze suscitate da qualche uomo o da qualche fatto non indussero mai ad avventate conclusioni generali . Senonché tutto concorse a determinare false apparenze , così durante il redentore triennio mussoliniano come già durante la guerra . Gli è che queste false apparenze erano adoperate non tanto nei giudizi esterni verso il Piemonte , quanto nel Piemonte stesso , da scaltre minoranze , per millantare , come forza propria , alcuni presunti caratteri negativi . Durante la guerra , nel fosco 1917 , a chi aveva l ' onore di portare di trincea in trincea contro gli austriaci l ' intima religione della Gazzetta del Popolo , Delfino Orsi , che allora dirigeva questo giornale , ed era rimasto all ' arduo comando col suo patriottismo intemerato , così scriveva amaramente : « Beati voi , che potete correre pericoli più onorevoli » . Ma non per questo s ' attenuava la sua fede : ché anzi chiamava a raccolta « per l ' ultimo sforzo » e non invano chiamava tutta Torino a giurare : « Vinceremo » . E tutta Torino fu una onda sola . Il dopo guerra della viltà ricercò anche qui le radici di male piante che la vittoria aveva travolte ; le ricercò per suggerne i perfidi succhi . Ma , malgrado il giolittismo ed i suoi derivati , malgrado la facile sobillazione di masse inquiete e disorientate , il Piemonte sentì , come niun ' altra terra forse , che occorreva cambiare : e vi erano segni confortanti come quelli del liberalismo e del combattentismo novarese . Sentì che occorreva , sopratutto , un uomo . E quando l ' uomo apparve , assai più vasto negli spiriti che nelle piazze fu il movimento di fiducia e di consenso . Ad ostacolarne l ' estrinsecazione , dettero opera i detentori di posizioni che vacillavano . Ed ogni errore , anche errore di parte , fascista in quella prima improvvisazione di uomini e di uffici , fu sfruttato per raffreddare l ' ambiente e scaldar l ' illusione degli assurdi ritorni . Ma a mano a mano che le artifiziose sovrastrutture si sono sgretolate sotto la incoercibile azione della realtà , il Piemonte è diventato tutto un irrompere di fiumi allo squaglio delle grandi nevi . Ne abbiamo avuta la sensazione precisa , durante questo triennio giornalistico a cui tanto dovrà attingere la storia della nuova e più grande Italia : la diffidenza cedeva terreno lentamente , tacitamente , ma costantemente ; e s ' afforzava e si affinava l ' ardimento dei credenti . Ogni giorno a questo giornale , che teneva a suo onore gridar più forte il verbo della passione italiana , quanto più torbido era il tempo e più restii gli ascoltatori lusingati da più facili allettamenti , ogni giorno la rispondenza all ' appello giunse più vibrante e più franca . L ' ondata matteottiana parve isolarci per un momento nella nostra fedeltà : ma sotto lo scomposto chiasso e le perfide speranze ritrovammo poi intatte le basi del patriottismo e della rettitudine subalpina . La grande industria , che usciva da prove tremende , ritrovava finalmente nelle nuove forme di vita nazionale le sue possibilità ed i diritti della produzione . Le maestranze , pur non adeguatamente avvicinate dagli iniziatori della organizzazione devota alla Patria , accettavano mirabilmente , come un bene proprio , anziché come un sacrificio , la disciplina e l ' ordine . L ' industria piemontese poteva così , vittoriosamente , fare il balzo verso il primo posto . Crisi locali ritardarono nelle provincie il consolidamento estensivo del fascismo , ma quanto più questo si identificava con la Nazione , tanto più il Piemonte viveva con spirito fascista , anche se non lo diceva . Sapendole volgere allo scopo , vi sono nel carattere piemontese le qualità più idonee all ' ordine nuovo : serietà , lavoro , gerarchia . L ' assimilazione fascista è un fatto naturale , ritardato , qua e là , da alcuni degli elementi e delle circostanze che siamo andati accennando . È bastato qualche mese di vigile lavoro dell ' on . Gianferrari per volgere a buon fine tante situazioni locali sfavorevoli o intricate . In provincia di Alessandria il fascismo ha ripreso tutte le sue posizioni ; il dissidentismo che pure alimentava tante illusioni ostili è polverizzato ; le resistenze di varia specie sono o capovolte o mortificate . Da Cuneo le notizie sono recenti e già le abbiamo ricollegate - a scanso di facili svalutazioni con la manifestazione di quella provincia per l ' interventismo e per l ' antidisfattismo della Gazzetta , nel 1919 . Nel Novarese si ricompone finalmente quella magnifica e poderosa solidarietà patriottica che non soffre antagonismi di tessere e che alla famosa « provincia rossa » sovrappose la gloria del tricolore . A Torino molti valori affiorano , molte energie si raccordano ; cómpiti delicati , ma attraenti si offrono e si impongono al fascismo . L ' on . Rossoni potrà pertanto compiacersi , nell ' attuale suo soggiorno , dei risultati raggiunti ed anche più delle possibilità imminenti . L ' eco della trionfale significativa campagna del dollaro è fervida , insistente , dovunque . Se il Piemonte , pur votatosi per primo agli ardimenti della guerra nazionale , rifugge da inquiete avventure , ben intende e ben accetta , nella definizione datane dal presidente del Consiglio ad un giornale americano , l ' imperialismo che è norma di vita per un maggior domani , maggiore in ogni elemento di pensiero e di azione . Talché il vecchio giornale , che tenne fede alle idealità , anche quando delle idealità si sorrideva come di fantasticherie , mentre esse recavano in grembo la realtà provvidenziale ; il vecchio giornale subalpino che non si distrasse dalla méta durante lo scomposto arrancare post - matteottiano , ed anche nei giorni più ardui , come aveva detto ai caporettisti : « L ' Italia vincerà » , aveva soggiunto più tardi : « Il Piemonte sarà con voi , on . Mussolini » , dice adesso , al , titano che spiana i secoli alla progrediente Patria : « È con voi » , con la fedeltà che affretta ogni giustizia .