StampaQuotidiana ,
(
Trieste
,
16
gennaio
1915
)
.
La
notizia
della
terribile
sciagura
abbattutasi
sul
Lazio
e
sull
'
Abruzzo
ha
destato
qui
profondo
sgomento
.
La
popolazione
triestina
,
nonostante
le
gravi
sventure
che
l
'
hanno
duramente
colpita
in
questi
ultimi
tempi
,
ha
avuto
momenti
di
vera
commozione
e
di
pietà
.
Quando
si
diffuse
in
Trieste
la
voce
degli
spaventosi
effetti
del
disastro
,
il
compianto
generale
è
stato
vivissimo
ed
anche
fra
i
più
poveri
,
tra
le
famiglie
stesse
che
hanno
i
loro
cari
al
campo
,
si
è
manifestata
l
'
intenzione
di
contribuire
all
'
opera
di
soccorso
in
pro
dei
colpiti
.
Per
coordinare
nel
miglior
modo
tutte
queste
volontà
,
si
è
pensato
di
costituire
un
comitato
.
Il
male
è
che
le
autorità
austriache
di
Trieste
hanno
fatto
capire
che
in
questi
tempi
di
guerra
non
dovrebbe
uscire
neanche
un
soldo
dai
confini
austriaci
.
Chi
avvicina
la
luogotenenza
,
racconta
che
la
notizia
del
terremoto
fu
accolta
con
soddisfazione
immensa
,
poiché
si
spera
che
impedirà
all
'
Italia
di
intervenire
nella
guerra
.
Anche
a
Vienna
la
notizia
del
terremoto
fu
accolta
con
compiacimento
.
StampaQuotidiana ,
In
primavera
tutti
i
buoni
organetti
vanno
a
Novara
.
Vanno
a
farsi
rinnovare
le
viscere
come
i
grossi
uomini
d
'
affari
vanno
nella
stessa
stagione
a
far
la
cura
delle
acque
.
Il
repertorio
di
dieci
saltellanti
pezzi
,
che
hanno
divertito
la
folla
domenicale
in
maniche
di
camicia
,
i
giocatori
di
bocce
e
gli
innamorati
che
si
tengono
la
mano
sotto
il
pergolato
di
mille
osterie
di
campagna
,
va
cambiato
,
e
dieci
nuove
canzonette
prendono
il
loro
posto
,
segnate
con
dei
chiodini
sul
grosso
cilindro
di
legno
nel
ventre
dello
strumento
.
Nella
cornicetta
circolare
sul
fianco
dell
'
organetto
s
'
infila
un
nuovo
menu
musicale
,
scritto
in
due
inchiostri
,
in
tondo
.
Le
lettere
dei
primi
numeri
e
quelle
degli
ultimi
sono
serrate
,
per
la
mancanza
di
spazio
,
mentre
quelle
di
mezzo
si
stirano
per
tutta
la
riga
.
Il
lavoro
di
rinnovamento
delle
anime
degli
organetti
,
che
occupa
ora
i
tre
mesi
primaverili
,
un
tempo
invece
,
quando
il
pubblico
non
era
così
difficile
,
si
faceva
una
volta
ogni
tanti
anni
.
Sul
cilindro
stavano
piantati
dei
buoni
valzer
,
delle
mazurke
,
delle
polke
che
non
stancavano
mai
.
Ma
oggi
si
vuole
la
canzonetta
di
moda
,
il
nuovo
ballo
,
e
ci
si
annoia
subito
di
tutto
.
È
un
pubblico
eternamente
insoddisfatto
,
sempre
alla
ricerca
di
brividi
nuovi
.
E
,
una
volta
all
'
anno
,
il
repertorio
va
cambiato
interamente
.
In
un
grande
magazzino
,
oltre
i
binari
della
ferrovia
,
a
Novara
,
in
questi
giorni
,
si
lavora
a
tornire
i
cilindri
di
legno
,
a
coprirli
di
carta
bianca
,
a
segnare
le
piccole
tacche
dove
andranno
i
chiodini
,
e
a
piantare
i
chiodi
tutti
di
un
'
altezza
uniforme
.
Il
maestro
è
seduto
davanti
a
una
specie
di
piano
sventrato
che
mostra
la
sua
anima
di
arpa
vestita
di
legno
nero
.
Tutt
'
intorno
nel
magazzino
sono
cadaveri
di
strumenti
scoperchiati
,
odore
di
colla
,
e
legname
nuovo
,
bianco
,
di
quel
biancore
indecente
da
nudità
cittadina
.
Il
musicista
suona
velocissimo
una
sinfonia
silenziosa
con
un
dito
solo
toccando
uno
dopo
l
'
altro
i
molti
martelli
di
legno
bianco
.
Con
la
mano
sinistra
gira
lentamente
una
manovella
,
e
s
'
interrompe
ogni
tanto
per
dare
un
'
occhiata
alla
musica
e
per
aggiustarsi
gli
occhiali
sul
naso
.
Ogni
martello
abbassato
segna
una
tacca
sulla
carta
del
cilindro
.
La
distanza
tra
nota
e
nota
viene
dosata
con
dei
mezzi
giri
alla
manovella
che
fa
muovere
il
cilindro
.
Un
operaio
nella
camera
vicina
sta
piantando
le
puntine
;
dove
la
musica
vuole
un
trillo
,
sono
una
vicino
all
'
altra
come
una
serie
di
punti
di
sospensione
...
La
musica
per
organetto
viene
adattata
,
prima
di
essere
trascritta
con
i
chiodi
.
Le
possibilità
dello
strumento
sono
infinite
,
poiché
si
possono
suonare
quante
note
si
vogliono
contemporaneamente
.
Alcune
case
editrici
pubblicano
addirittura
la
partitura
pronta
per
essere
composta
sul
cilindro
di
legno
.
Per
altri
ballabili
,
gli
adattamenti
li
fanno
i
maestri
specializzati
,
all
'
impiego
delle
case
produttrici
di
Novara
,
sapienti
nel
cavare
effetti
dai
tamburelli
,
dalle
nacchere
e
dalla
mandola
introdotte
negli
strumenti
migliori
.
Il
periodo
primaverile
è
forse
quello
che
tiene
più
occupate
le
ditte
di
piani
automatici
a
cilindro
(
è
il
loro
nome
tecnico
:
chi
li
chiama
organetti
dimostra
una
indifferente
ignoranza
dell
'
uso
esatto
delle
parole
)
.
Perché
l
'
industria
si
trova
immobilizzata
da
diverso
tempo
e
sostiene
una
battaglia
disperata
contro
dei
nemici
fortissimi
:
il
grammofono
e
la
radio
.
Il
lavoro
si
è
ridotto
a
qualche
riparazione
e
al
rinnovamento
dei
repertori
.
Strumenti
nuovi
non
se
ne
fanno
quasi
più
.
Abbiamo
condotto
una
piccola
inchiesta
tra
i
maggiori
produttori
per
chiarire
il
loro
punto
di
vista
di
fronte
alla
formidabile
lotta
che
ha
per
campo
tutte
le
trattorie
con
giardinetto
,
le
«
balere
»
pubbliche
,
i
caffè
,
le
osterie
e
perfino
la
pubblica
strada
,
dove
il
girovago
che
vagava
con
un
pianino
montato
su
un
carro
va
ora
con
un
grammofono
a
valigetta
,
una
sedia
da
pittore
e
quattro
dischi
afoni
.
Il
primo
fabbricante
l
'
abbiamo
trovato
in
una
casetta
nascosta
tra
le
muraglie
anonime
di
magazzini
di
legname
.
Ci
ha
mostrato
,
nel
suo
laboratorio
,
alcuni
piani
nei
diversi
stadi
di
maturazione
,
piani
di
quelli
veri
,
da
suonarsi
con
dieci
dita
.
Si
è
dedicato
a
questa
produzione
ha
spiegato
come
ripiego
,
per
tentare
una
strada
nuova
,
poiché
capiva
che
non
andava
più
avanti
nel
vecchio
articolo
.
Poi
ci
ha
mostrato
il
magazzino
,
pieno
di
piani
a
cilindro
polverosi
,
che
nessuno
vuole
più
.
Pianini
neri
,
con
sul
davanti
una
bella
veduta
di
montagne
,
abeti
e
cascatella
d
'
acqua
in
litografia
.
Piani
grossi
,
con
tamburello
,
triangolo
,
mandola
e
nacchere
,
istoriati
dalle
evoluzioni
rigidamente
simmetriche
di
liane
liberty
.
Lavorano
in
due
:
lui
e
un
suo
lungo
figliolone
,
le
cui
gambe
sembrano
cresciute
subitamente
come
quelle
di
un
treppiede
di
macchina
fotografica
.
«
Le
ragioni
per
cui
l
'
industria
decade
sono
due
:
il
gusto
del
pubblico
,
che
va
cambiando
troppo
rapidamente
perché
gli
si
possa
tener
dietro
,
e
i
diritti
d
'
autore
da
pagare
,
che
,
essendo
rimasti
fissi
,
sono
diventati
fuori
proporzione
al
prezzo
dello
strumento
,
calato
in
questi
anni
.
Immagini
che
in
un
anno
l
'
affittuario
di
un
piano
automatico
paga
di
diritti
più
del
costo
dello
strumento
.
È
troppo
.
»
Il
secondo
fabbricante
ci
ha
aperto
la
porta
tirando
una
funicella
dalla
cantina
e
ci
ha
chiesto
attraverso
un
buco
nel
pavimento
che
cosa
desideravamo
.
È
salito
per
illustrarci
alcuni
strumenti
che
teneva
di
sopra
,
e
un
grande
«
gioco
del
calcio
brevettato
»
,
che
ha
mandato
alla
Fiera
di
Milano
.
I
ventidue
piccoli
pupazzetti
che
rappresentano
i
giocatori
hanno
una
gamba
mobile
e
i
calci
si
dirigono
tirando
delle
maniglie
.
Il
campo
è
fatto
in
modo
che
la
palla
va
sempre
a
finire
davanti
allo
scarpone
di
un
giocatore
.
Abbiamo
fatto
una
partita
col
proprietario
,
disputatissima
.
Questo
è
uno
dei
suoi
tentativi
per
impiegare
l
'
ingegnosità
appresa
nel
fabbricare
piani
automatici
in
qualcosa
che
sia
più
vicino
al
pubblico
di
oggi
.
Ma
egli
crede
fermamente
in
una
ripresa
della
sua
arte
.
Appena
potrà
,
si
metterà
a
studiare
uno
strumento
moderno
.
«
Magari
mettendoci
un
sassofono
suonato
da
un
mantice
»
spiega
con
entusiasmo
.
«
Il
periodo
più
fortunato
,
per
me
,
»
ha
ricordato
«
è
stato
subito
dopo
la
guerra
.
Gli
strumenti
andavano
a
ruba
.
Ma
nel
1925
abbiamo
cominciato
a
sentirci
vicini
alla
fine
.
Oggi
non
si
fa
quasi
più
nulla
.
Per
facilitare
il
rinnovamento
dei
repertori
ho
studiato
un
tipo
di
piano
intercambiabile
fatto
in
modo
che
qualsiasi
cilindro
della
mia
ditta
vi
si
possa
incastrare
e
suonare
.
Una
volta
era
necessario
spedire
il
piano
completo
alla
fabbrica
per
far
incidere
nuove
musiche
.
Oggi
basta
inviare
il
cilindro
.
Li
abbiamo
costruiti
anche
un
poco
più
leggeri
,
ma
pesano
sempre
più
di
una
ventina
di
chili
.
In
confronto
al
disco
del
grammofono
,
è
enorme
.
»
«
I
suoi
ultimi
lavori
?
»
«
Sto
facendo
un
piano
grosso
per
Siracusa
.
Stile
Settecento
,
con
intagli
e
dorature
.
Dentro
avrà
tutto
quello
che
c
'
è
di
più
moderno
.
»
L
'
intervista
è
stata
interrotta
dall
'
arrivo
di
un
girovago
baffuto
,
il
quale
si
è
presentato
sulla
porta
con
la
frusta
in
mano
per
spiegare
che
il
suo
piano
non
andava
.
Lo
strumento
era
fuori
,
sul
carretto
,
a
cui
era
attaccato
un
cavalluccio
melanconico
dalle
gambe
storte
.
Si
erano
rallentate
le
corde
della
mandola
e
non
aveva
potuto
far
niente
il
giorno
prima
a
Legnano
.
Sfortuna
.
C
'
erano
altri
sei
girovaghi
arrivati
per
la
fiera
ed
hanno
guadagnato
tutti
abbastanza
bene
.
Lui
era
stato
obbligato
ad
andarsene
.
Sorridente
,
il
suonatore
(
che
veniva
da
Frosinone
,
come
quasi
tutti
i
proprietari
di
piani
automatici
peripatetici
)
ci
ha
mostrato
il
suo
strumento
.
Di
legno
lucido
,
nuovo
,
portava
davanti
,
al
posto
del
panorama
alpestre
,
una
vetrinetta
con
una
scena
di
campo
di
football
e
due
giocatori
di
legno
che
muovevano
una
gamba
lanciandosi
a
suon
di
musica
una
palla
di
gomma
infissa
su
un
filo
di
ferro
che
dondolava
come
un
pendolo
rovesciato
.
Il
figlio
del
girovago
,
Michele
,
un
bambinetto
dagli
occhi
azzurri
e
la
pancetta
spinta
in
avanti
,
guardava
silenzioso
i
due
pupazzi
,
con
ammirazione
.
La
terza
visita
è
stata
dedicata
alla
più
antica
delle
fabbriche
e
alla
più
famosa
.
Il
nome
del
proprietario
si
leggeva
scritto
tra
enormi
viole
del
pensiero
e
margherite
sulla
tela
che
nascondeva
la
schiena
di
piani
automatici
in
ogni
parte
del
mondo
.
La
grande
casa
,
che
l
'
industria
,
nel
suo
periodo
d
'
oro
,
occupava
completamente
,
è
stata
costruita
dal
defunto
proprietario
.
Stile
medioevale
di
terracotta
,
tra
La
partita
a
scacchi
e
il
Trovatore
,
con
piccole
torri
a
poivrière
,
che
sboccano
dagli
angoli
.
Nei
fregi
,
la
lira
e
la
tromba
s
'
intrecciano
con
le
foglie
di
palma
e
i
rotoli
di
musica
.
Delle
grandi
donne
sono
affrescate
lungo
il
muro
,
con
in
mano
compassi
,
mappamondi
,
pennelli
,
tavolozze
,
rotoli
di
carta
e
lire
.
Potrebbero
essere
le
nove
muse
se
non
fossero
soltanto
cinque
.
Saranno
cinque
muse
scelte
.
L
'
attività
si
è
ridotta
a
un
grande
stanzone
al
primo
piano
.
Là
dove
una
volta
lavoravano
quaranta
operai
non
ci
sono
,
più
che
i
tre
soci
proprietari
:
un
giovanotto
,
che
dirige
l
'
azienda
,
il
più
vecchio
operaio
che
ha
lavorato
per
trentotto
anni
allo
stesso
posto
,
e
un
altro
veterano
.
Lo
stanzone
ha
la
volta
bassa
,
nera
di
fumo
.
In
fondo
,
un
camino
annerito
,
con
un
pentolino
di
colla
fredda
.
Accatastate
contro
il
muro
,
una
decina
di
imposte
da
finestra
,
nuove
,
non
ancora
verniciate
.
Il
più
vecchio
,
con
un
ciuffo
di
capelli
grigi
e
un
paio
d
'
occhiali
a
stanghetta
d
'
acciaio
,
ci
racconta
i
fasti
della
ditta
.
StampaQuotidiana ,
Successo
,
Successo
,
Successo
,
la
parola
ti
guardava
da
ogni
parte
negli
Stati
Uniti
d
'
America
.
«
Come
raggiunsi
il
Successo
»
,
articoli
autobiografici
nelle
riviste
.
Libri
sulla
tecnica
del
Successo
.
Gente
arrivata
veniva
intervistata
quotidianamente
:
«
Qual
è
il
segreto
del
vostro
Successo
?
»
.
Il
Successo
era
la
meta
di
ognuno
,
qualunque
Successo
,
anche
la
Fama
che
veniva
per
essere
restati
appollaiati
su
l
'
asta
di
una
bandiera
,
in
cima
a
un
tetto
per
quindici
giorni
.
Nessuno
aveva
mai
confessato
di
aver
avuto
semplicemente
fortuna
,
come
si
dice
nei
Paesi
latini
.
La
fortuna
non
piace
agli
americani
.
Scoraggia
dal
lavorare
indefessamente
,
dal
rinunciare
alle
gioie
della
vita
,
il
pensare
che
piccoli
particolari
fortuiti
,
al
di
fuori
del
proprio
controllo
,
possono
fare
e
disfare
la
vita
degli
uomini
.
Mentre
simili
potenti
ausilii
al
raggiungimento
della
ricchezza
e
della
fama
venivano
perfezionati
negli
Stati
Uniti
,
si
dovettero
inventare
anche
metodi
altrettanto
potenti
per
combattere
la
noia
dilagante
.
Ogni
genere
di
sport
venne
rinnovato
,
fornito
di
regole
,
di
abiti
speciali
da
indossare
,
circoli
in
cui
giocarlo
e
di
una
Tecnica
scientifica
.
L
'
antica
abitudine
di
bere
vino
o
liquori
,
di
sentirsi
le
interiora
farsi
tenere
e
l
'
anima
rilucente
di
felicità
,
si
trasformò
nella
Partita
di
Cocktails
,
in
cui
l
'
assorbimento
degli
alcolici
era
rapidissimo
,
ridotto
all
'
Efficienza
di
una
martellata
sul
capo
.
L
'
Amore
si
mutò
in
rapide
e
insipide
avventure
.
L
'
Arte
si
fece
altamente
commerciabile
.
Vendite
,
incassi
erano
i
soli
criteri
estetici
,
non
tanto
perché
gli
artisti
fossero
smodatamente
ansiosi
di
arricchire
,
quanto
perché
dall
'
approvazione
del
pubblico
,
misurata
in
dollari
,
sapevano
se
la
loro
missione
sociale
di
caccia
-
noia
era
riuscita
.
Vite
grigie
avevano
sete
di
Colore
.
Avventure
romanzesche
,
Emozioni
,
Poesia
,
e
di
tutto
ciò
si
abbeveravano
indirettamente
al
cinema
,
nei
libri
,
o
nelle
crociere
,
che
divennero
di
moda
a
quel
tempo
,
visite
a
Paesi
ignoti
così
rapide
che
permettevano
di
immaginarsi
d
'
aver
visto
chissà
quali
meraviglie
.
Ogni
cosa
si
fece
elementare
,
rapidissima
,
facilmente
assimilabile
.
L
'
ottimismo
più
irragionevole
colorava
tutto
.
Tutti
i
sistemi
per
combattere
la
noia
attraversarono
l
'
Atlantico
,
assieme
ai
metodi
perfezionati
per
asservire
ogni
minuto
della
propria
giornata
all
'
unico
scopo
di
riuscire
negli
affari
.
Gli
«
americani
d
'
Europa
»
,
i
giovani
dalla
fortuna
recente
,
adottarono
meticolosamente
i
giochi
,
le
bevande
,
gli
amori
rapidi
,
le
danze
,
il
cinema
.
La
vita
andava
colorandosi
lentamente
di
idee
americane
.
Si
cominciava
a
sentir
dire
che
la
felicità
dipende
dal
progresso
meccanico
,
come
le
istallazioni
idrauliche
,
che
tutti
gli
uomini
devono
tentare
di
raggiungere
la
Ricchezza
e
che
devono
sempre
considerare
lo
stato
nel
quale
si
trovano
come
un
periodo
transitorio
,
e
che
le
statistiche
sono
sacre
.
Nacque
lo
snobismo
in
Europa
.
Si
invidiarono
i
vicini
per
infinite
ragioni
,
perché
si
pulivano
i
denti
,
perché
conoscevano
molte
lingue
straniere
,
perché
indossavano
abiti
eleganti
,
per
aver
visitato
Paesi
lontani
,
perché
erano
più
ricchi
.
L
'
Alto
Livello
di
Vita
divenne
parola
d
'
ordine
anche
in
Europa
.
Le
Nazioni
impararono
nuove
ragioni
per
amarsi
o
disprezzarsi
.
Si
ammirò
il
consumo
per
abitante
di
prodotti
manifatturati
,
per
esempio
,
più
della
produzione
letteraria
di
un
popolo
.
Le
statistiche
del
movimento
dei
carri
-
merci
presero
il
posto
delle
arti
figurative
.
Il
fatto
che
il
porto
di
Venezia
aveva
lo
stesso
traffico
annuale
del
porto
di
Baton
Rouge
,
Louisiana
,
sembrò
per
la
prima
volta
significativo
,
e
molte
persone
tentarono
di
mettere
per
questo
le
due
città
allo
stesso
livello
.
Le
Nazioni
cominciarono
a
vantarsi
della
lunghezza
delle
proprie
ferrovie
,
della
pulizia
e
modernità
dei
propri
gabinetti
,
dell
'
introito
medio
dei
cittadini
,
della
potenza
delle
loro
navi
da
guerra
.
Povere
Nazioni
,
ricche
solo
di
arte
,
di
intelligenza
,
di
tradizioni
,
vennero
disprezzate
,
maltrattate
alle
Conferenze
internazionali
,
derise
o
considerate
con
benevolenza
umiliante
.
Il
Livello
di
Vita
divenne
il
simbolo
della
civiltà
contemporanea
.
I
turisti
americani
venivano
a
migliaia
in
Europa
tutti
gli
anni
,
visitavano
le
regioni
più
pittoresche
,
inorridendo
davanti
ai
molti
esempi
del
basso
livello
di
vita
.
Non
si
fermavano
a
pensare
che
i
maccheroni
in
una
casetta
napoletana
erano
più
saporiti
dei
piatti
in
un
grande
albergo
,
che
l
'
arte
si
capiva
e
si
apprezzava
meglio
in
un
villaggio
della
Toscana
che
nella
villa
di
un
nuovo
ricco
,
o
che
la
disciplina
di
famiglia
era
meglio
compresa
in
una
fattoria
andalusa
che
in
un
appartamento
di
Nuova
York
.
Gli
americani
erano
scandalizzati
dai
ritardi
dei
treni
greci
,
dall
'
incapacità
dei
meccanici
spagnoli
e
dal
modo
casuale
con
cui
si
facevano
affari
in
Francia
.
Ammiravano
l
'
Arte
,
la
vita
,
la
gioia
del
Vecchio
Mondo
.
Cercavano
in
Europa
un
sollievo
per
la
noia
e
il
grigiore
delle
loro
occupazioni
inumane
e
meccaniche
.
Tuttavia
non
riuscivano
a
collegare
l
'
apparente
inefficienza
dell
'
Europa
alle
buone
maniere
,
alla
vita
riposante
,
piena
,
gustosa
che
vi
si
viveva
.
Quando
finalmente
capirono
,
cinque
o
sei
anni
fa
,
e
si
misero
confusamente
a
cercare
un
'
esistenza
meno
dura
nel
Messico
,
a
Tahiti
,
in
Cina
,
alle
Baleari
,
a
Capri
,
sulla
Costa
Azzurra
,
era
troppo
tardi
.
L
'
America
aveva
ucciso
il
mondo
all
'
antica
prima
ancora
di
avere
capito
che
cosa
fosse
,
lo
amò
agonizzante
.
La
stessa
brutale
rivoluzione
avvenne
nel
campo
delle
relazioni
internazionali
.
Grosse
Nazioni
ricche
,
imbevute
dello
spirito
dell
'
Epoca
,
insegnarono
al
mondo
la
politica
materialista
,
aggressiva
,
la
politica
del
Successo
e
della
proprietà
.
Nei
primi
trent
'
anni
di
questo
secolo
,
e
negli
ultimi
trent
'
anni
del
secolo
scorso
,
vennero
impartite
lezioni
di
Efficienza
negli
Affari
Esteri
dagli
Stati
Uniti
,
dall
'
Inghilterra
e
dalla
Francia
.
Si
ricordi
soltanto
l
'
occupazione
di
Tunisi
,
la
guerra
boera
,
il
fulmineo
riconoscimento
dell
'
indipendenza
della
Repubblica
di
Panama
.
Automaticamente
le
Nazioni
dell
'
Era
dei
Nuovi
Ricchi
si
allinearono
in
ordine
di
ricchezza
e
potenza
.
Nazioni
che
possedevano
poche
navi
da
guerra
,
nessun
campo
di
petrolio
,
dovevano
servire
ed
aspettare
.
I
problemi
dei
poveri
erano
seccature
.
Le
loro
necessità
,
noiosi
particolari
che
complicavano
le
Conferenze
internazionali
.
Ogni
tanto
si
buttava
qualche
pezzo
di
deserto
ai
malcontenti
per
farli
tacere
.
I
trattati
firmati
nei
primi
anni
del
secolo
,
e
più
specialmente
i
trattati
dopo
la
Guerra
Mondiale
,
santificarono
la
classificazione
dei
diversi
Stati
secondo
le
statistiche
del
consumo
di
carne
bovina
e
suina
per
persona
.
Nazioni
ricche
continuarono
,
in
questo
modo
,
ininterrottamente
ad
arricchire
,
le
Nazioni
povere
diventavano
ogni
giorno
più
povere
.
Quando
si
divisero
i
possessi
coloniali
della
Germania
e
della
Turchia
,
dopo
la
vittoria
alleata
,
l
'
Inghilterra
ricevette
il
68
per
cento
,
la
Francia
il
28
per
cento
,
l
'
Italia
il
2
per
cento
.
L
'
Italia
,
secondo
la
logica
dell
'
Era
Nuova
,
non
poteva
desiderare
materie
prime
,
Colonie
,
ricchezza
,
per
la
sola
ragione
che
non
ne
aveva
già
.
Esattamente
come
,
in
una
società
capitalista
senza
freni
,
il
ricco
continua
ad
arricchire
,
mentre
il
povero
diventa
sempre
più
povero
,
così
nell
'
epoca
del
dopoguerra
le
Nazioni
meno
favorite
trovarono
che
le
difficoltà
politiche
ed
economiche
della
vita
crescevano
ogni
anno
.
La
colpa
degli
Stati
Uniti
di
questo
stato
di
cose
è
grave
e
sarà
giudicata
severamente
dagli
storici
.
Gli
Stati
Uniti
abbandonarono
una
politica
di
Imperialismo
militare
dopo
la
guerra
contro
la
Spagna
.
Le
piccole
guerricciole
combattute
nelle
repubbliche
del
Centro
America
(
occupazioni
del
Nicaragua
,
sbarchi
a
San
Domingo
)
convinsero
i
banchieri
americani
che
le
conquiste
armate
non
erano
commercialmente
convenienti
.
Era
inutile
pacificare
,
governare
,
organizzare
interi
Paesi
,
quando
si
poteva
vendere
ai
popoli
tutto
ciò
di
cui
avevano
bisogno
e
prestare
capitali
ai
governi
.
Si
risparmiavano
tempo
,
denaro
,
vite
umane
.
L
'
America
si
dedicò
quindi
a
una
cieca
forma
di
aggressività
commerciale
che
rischiò
di
rovinare
il
mondo
.
Gli
Stati
Uniti
richiedevano
il
pagamento
dei
debiti
di
guerra
,
il
che
era
giusto
.
Gli
Stati
Uniti
invadevano
i
mercati
del
dopoguerra
coi
loro
prodotti
.
Ed
anche
questo
era
giusto
.
Milioni
di
dollari
-
oro
partivano
annualmente
dall
'
Europa
verso
l
'
America
,
per
pagare
debiti
e
prodotti
manifatturati
.
Ma
come
potevano
procurarsi
dollari
-
oro
,
gli
europei
,
senza
dei
quali
non
si
sarebbero
potuti
fare
i
pagamenti
?
Ne
avevano
bisogno
di
molti
ogni
dodici
mesi
.
Da
dove
potevano
venire
?
Da
due
sorgenti
possibili
:
la
vendita
di
prodotti
europei
in
America
e
l
'
invio
di
dollari
da
parte
di
emigranti
che
risiedevano
e
lavoravano
in
America
.
Tutti
e
due
i
modi
erano
severamente
proibiti
per
legge
.
La
legge
d
'
Immigrazione
del
1922
limitava
gli
arrivi
dalle
Nazioni
più
povere
a
poche
migliaia
di
braccianti
l
'
anno
,
i
cui
risparmi
non
potevano
pesare
sulla
bilancia
commerciale
.
Le
tariffe
doganali
passate
dal
Partito
Repubblicano
resero
l
'
esportazione
di
prodotti
europei
in
America
quasi
impossibile
.
Si
continuava
a
spedire
oro
in
verghe
,
in
mancanza
di
dollari
,
per
pagar
debiti
e
quei
prodotti
che
si
era
forzati
di
importare
.
L
'
oro
veniva
immagazzinato
nella
Federal
Reserve
Bank
.
Si
arrivò
a
non
trovar
più
posto
dove
metterlo
.
Ogni
piroscafo
in
arrivo
ne
scaricava
casse
.
Finalmente
il
Governo
Federale
prese
una
decisione
all
'
americana
:
fecero
un
buco
per
terra
e
vi
seppellirono
l
'
oro
.
Gli
Stati
Uniti
spinsero
il
mondo
sull
'
orlo
del
fallimento
,
provocarono
dissesti
di
intere
Nazioni
,
per
l
'
amore
dell
'
oro
,
per
accumularlo
in
America
.
Quando
l
'
ebbero
accumulato
,
lo
seppellirono
.
Avevano
capito
che
non
serviva
.
Le
Nazioni
povere
ebbero
la
vita
dura
per
molti
anni
.
Non
ricevevano
materie
prime
per
la
ragione
che
,
non
avendone
già
,
non
ne
avevano
palesemente
bisogno
.
Dovevano
comprare
ciò
di
cui
mancavano
con
una
valuta
che
non
possedevano
e
che
non
potevano
procurarsi
.
Il
Livello
di
Vita
tendeva
ad
abbassarsi
di
anno
in
anno
.
Man
mano
che
il
loro
Livello
di
Vita
si
abbassava
,
il
rispetto
delle
Nazioni
più
ricche
per
loro
diminuiva
.
Man
mano
che
diminuiva
il
prestigio
,
diminuivano
le
rendite
.
Ogni
cinque
o
sei
anni
scoppiava
un
uragano
a
Wall
Street
,
la
crisi
paralizzava
l
'
industria
americana
,
e
gli
affari
andavano
male
per
tutti
.
Il
mondo
doveva
digiunare
e
aspettare
,
perché
gli
americani
non
sapevano
far
funzionare
la
loro
baracca
.
Era
un
mondo
incredibile
,
inesplicabile
.
Ogni
Nazione
tentò
di
trovare
la
propria
via
di
uscita
,
nello
stile
che
le
era
più
tradizionale
.
Fu
abbandonato
da
quasi
tutti
l
'
internazionalismo
,
ideale
caro
soltanto
alle
Nazioni
ricche
,
le
quali
non
vedevano
perché
non
dovessero
diventare
sempre
più
ricche
.
L
'
incubo
della
vita
all
'
americana
all
'
interno
e
nel
campo
internazionale
imponeva
urgenti
riforme
tanto
della
legislazione
sociale
quanto
dello
schieramento
delle
potenze
.
L
'
Inghilterra
si
dedicò
all
'
assistenza
dei
lavoratori
.
La
Francia
tentò
il
Fronte
popolare
dapprima
,
poi
la
Democrazia
alla
Daladier
.
La
Spagna
venne
travolta
nella
guerra
civile
.
L
'
Italia
abbandonò
la
Democrazia
,
la
più
dispendiosa
e
inetta
forma
di
Governo
per
un
Paese
mediterraneo
,
e
sotto
la
guida
di
Benito
Mussolini
,
l
'
uomo
che
aveva
formato
il
pensiero
dell
'
epoca
nuova
,
ricercò
una
nuova
giustizia
sociale
.
La
Germania
marciò
dietro
le
insegne
della
Croce
uncinata
.
Ogni
Nazione
sentiva
le
stesse
necessità
.
Anzitutto
,
sicurezza
interna
,
difendersi
dalle
oscillazioni
di
lontani
mercati
che
buttavano
centinaia
di
migliaia
di
lavoratori
sul
lastrico
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
senza
ragione
apparente
.
Poi
,
materie
prime
protette
dalla
rivalità
di
altre
Potenze
.
Mercati
sicuri
dalle
fluttuazioni
di
valute
esterne
.
Si
scoprì
che
la
Ricchezza
non
aveva
senso
,
come
non
aveva
senso
il
pazzesco
accumular
di
lingotti
da
seppellirsi
negli
Stati
Uniti
.
Ha
senso
che
gli
uomini
mangino
,
lavorino
,
credano
,
si
sentano
sicuri
.
Nazioni
che
non
avevano
voluto
abbracciare
gli
ideali
americani
di
Efficienza
finalmente
si
armarono
,
si
fecero
efficienti
per
difesa
.
Avevano
sufficientemente
subìto
i
capricci
di
Nazioni
armate
di
oro
e
cannoni
.
Adottarono
una
disciplina
,
che
non
avevano
conosciuto
prima
,
tentando
di
rompere
con
la
forza
il
tragico
circolo
vizioso
che
le
impoveriva
ogni
giorno
.
Gli
americani
oggi
protestano
vigorosamente
.
Son
questi
,
si
domandano
eminenti
pensatori
d
'
oltre
Atlantico
,
gli
ideali
per
cui
l
'
Umanità
ha
tanto
lottato
e
sofferto
,
la
Ricchezza
,
la
Potenza
,
le
Materie
Prime
,
il
Successo
,
l
'
Efficienza
?
Forse
questi
non
sono
i
massimi
ideali
della
Civiltà
umana
,
ma
è
nel
nome
di
questi
ideali
che
le
Nazioni
Nuove
Ricche
tentarono
di
soffocare
ogni
vita
spirituale
nelle
Nazioni
povere
.
Le
Nazioni
povere
si
stanno
oggi
difendendo
usando
le
stesse
armi
.
Gli
americani
sono
gli
ultimi
che
dovrebbero
lamentarsi
.
Il
gioco
che
si
sta
giocando
nel
mondo
l
'
hanno
inventato
loro
.
StampaQuotidiana ,
Il
comunismo
ha
la
sua
prima
radice
in
quel
complesso
di
passioni
,
di
sentimenti
e
d
'
idee
che
cominciarono
ad
affermarsi
nel
secolo
decimottavo
e
si
svilupparono
completamente
nel
decimonono
.
Se
si
parte
infatti
dal
concetto
che
l
'
uomo
nasce
buono
,
e
che
come
affermava
Rousseau
,
la
società
o
meglio
le
istituzioni
sociali
,
l
'
hanno
reso
cattivo
viene
naturale
la
conseguenza
che
,
cambiando
radicalmente
le
istituzioni
accennate
,
gli
uomini
possano
,
anzi
debbano
,
in
breve
tempo
perdere
il
loro
egoismo
e
recuperare
il
loro
naturale
altruismo
.
Se
si
crede
fermamente
che
la
storia
dell
'
umanità
si
può
sintetizzare
assimilandola
ad
una
marcia
continua
dalla
disuguaglianza
verso
l
'
uguaglianza
,
si
deve
ammettere
che
,
quando
in
questa
strada
si
è
fatto
un
certo
cammino
,
si
deve
arrivare
ad
un
punto
nel
quale
diventa
necessaria
la
soppressione
della
proprietà
privata
,
la
quale
rende
impossibile
la
uguaglianza
assoluta
fra
tutti
i
membri
del
consorzio
sociale
.
Oggi
riesce
ancora
assai
difficile
il
precisare
quanto
bene
e
quanto
male
abbia
prodotto
la
diffusione
delle
idee
e
dei
sentimenti
accennati
,
poiché
è
questa
una
indagine
che
solo
fra
un
paio
di
generazioni
si
potrà
fare
con
perfetta
spassionatezza
.
Ad
ogni
modo
sembra
che
il
loro
ciclo
storico
abbia
raggiunto
il
suo
vertice
,
e
che
,
almeno
nell
'
Europa
occidentale
,
esso
accenni
a
discendere
;
come
del
resto
finora
è
avvenuto
a
quasi
tutte
le
forme
mentali
ed
a
quasi
tutte
le
correnti
passionali
che
hanno
contribuito
colla
loro
diffusione
a
modificare
la
storia
del
mondo
ed
a
creare
ed
a
distruggere
le
varie
civiltà
.
La
esperienza
di
quanto
è
avvenuto
ed
avviene
in
Russia
ha
servito
,
e
sempre
più
servirà
,
a
far
dileguare
in
proposito
molte
illusioni
.
Ho
avuto
di
recente
occasione
di
leggere
la
lettera
di
un
operaio
italiano
che
trovasi
in
Russia
per
ragioni
di
lavoro
,
nella
quale
egli
informava
un
suo
amico
che
colà
,
malgrado
il
trionfo
ufficiale
del
Comunismo
,
vedeva
ogni
giorno
persone
che
banchettavano
nelle
trattorie
di
lusso
ed
altre
persone
alla
porta
che
mendicavano
un
tozzo
di
pane
e
che
anche
colà
vi
erano
coloro
che
andavano
in
automobile
e
quelli
che
non
avevano
scarpe
ai
piedi
.
Non
si
può
negare
che
le
trasformazioni
dell
'
economia
sociale
avvenute
durante
il
secolo
decimonono
e
quello
presente
abbiano
anche
esse
contribuito
alla
propagazione
delle
dottrine
comuniste
,
e
basterebbe
in
proposito
ricordare
il
sorgere
della
grande
industria
colle
grandi
agglomerazioni
di
lavoratori
manuali
che
essa
rende
necessarie
.
Ma
se
le
trasformazioni
accennate
hanno
agevolato
il
diffondersi
delle
dottrine
comuniste
esse
hanno
reso
quasi
necessaria
la
nascita
di
quelle
sindacaliste
.
Infatti
nella
seconda
metà
del
secolo
decimonono
e
nei
primi
decenni
del
ventesimo
non
abbiamo
assistito
soltanto
alla
sostituzione
della
grande
industria
alla
piccola
,
colla
relativa
scomparsa
di
una
parte
dell
'
artigianato
,
che
è
stata
sostituita
dagli
operai
salariati
,
ma
la
vita
economica
si
è
trasformata
in
maniera
che
la
soddisfazione
di
molti
bisogni
quotidiani
o
quasi
quotidiani
non
è
affidata
più
a
gruppi
d
'
individui
disorganizzati
,
che
fra
loro
non
avevano
alcun
legame
e
spesso
si
facevano
reciprocamente
la
concorrenza
,
ma
a
determinate
categorie
di
lavoratori
per
necessità
di
cose
perfettamente
organizzati
.
Agli
antichi
compagni
di
mestiere
,
spesso
rivali
fra
di
loro
,
si
è
sostituita
la
«
classe
»
,
che
ha
acquistato
il
monopolio
di
una
data
funzione
e
che
,
mercé
l
'
unità
della
direzione
tecnica
e
la
comunanza
degli
interessi
,
facilmente
può
concepire
l
'
idea
dell
'
unità
nella
direzione
politica
,
una
volta
che
si
è
costituita
in
sindacato
.
Esempio
tipico
di
questa
trasformazione
è
l
'
industria
dei
trasporti
,
nella
quale
alle
antiche
carrozze
postali
ed
ai
carri
si
sono
sostituite
le
grandi
linee
ferroviarie
,
agli
antichi
bastimenti
a
vela
le
grandi
compagnie
di
navigazione
a
vapore
.
Altro
esempio
tipico
si
può
trovare
nelle
industrie
relative
all
'
illuminazione
ed
al
riscaldamento
.
Ai
quali
fino
a
cinquanta
anni
fa
si
provvedeva
mercé
le
candele
,
il
petrolio
ed
il
carbone
che
ognuno
comprava
nello
spaccio
più
vicino
,
mentre
ora
si
provvede
coll
'
illuminazione
elettrica
e
col
gas
che
in
tutte
le
grandi
città
sono
forniti
da
un
'
unica
o
al
massimo
da
due
officine
.
In
sostanza
quindi
nello
spazio
di
un
paio
di
generazioni
è
avvenuto
un
cambiamento
radicale
,
nella
struttura
,
direi
quasi
anatomica
,
del
corpo
sociale
,
in
grado
,
bene
o
male
,
di
provvedere
quasi
interamente
a
se
stessa
mercé
l
'
opera
individuale
delle
cellule
che
la
componevano
,
mentre
oggi
molte
cellule
seguitano
a
lavorare
isolatamente
,
ma
molte
altre
si
sono
coordinate
ed
hanno
formato
degli
organi
speciali
l
'
azione
di
ognuno
dei
quali
è
necessaria
per
il
retto
funzionamento
dell
'
intero
organismo
.
La
parte
in
altre
parole
ha
acquistato
una
individualità
a
sé
,
e
con
ciò
è
sorta
in
essa
la
tentazione
di
contrapporsi
,
e
forse
anche
d
'
imporsi
,
al
tutto
.
E
se
si
vuole
avere
un
'
idea
dei
pericoli
contenuti
in
questa
tentazione
,
basta
pensare
a
quel
che
avverrebbe
in
Inghilterra
se
per
tre
mesi
rimanessero
chiuse
le
miniere
di
carbone
e
fossero
sospese
le
ferrovie
e
la
navigazione
.
Ora
senza
per
nulla
accettare
la
così
detta
dottrina
del
materialismo
storico
,
secondo
la
quale
tutte
le
diverse
forme
di
organizzazione
politica
sarebbero
esclusivamente
la
conseguenza
dei
mutamenti
avvenuti
nell
'
organizzazione
economica
della
società
,
sarebbe
assurdo
il
negare
che
un
cambiamento
così
profondo
e
sostanziale
nella
vita
economica
,
come
duello
che
ho
testé
sommariamente
descritto
,
possa
produrre
delle
importanti
modificazioni
nella
vita
politica
.
Lo
Stato
rappresentativo
moderno
è
nato
in
un
'
epoca
nella
quale
l
'
attuale
specializzazione
di
alcune
delle
più
importanti
funzioni
economiche
non
era
neppure
abbozzata
,
e
perciò
non
poteva
riconoscere
come
entità
politiche
le
classi
addette
a
queste
funzioni
.
Inoltre
esso
non
ha
ammesso
né
poteva
ammettere
alcuna
sovranità
intermedia
tra
lo
Stato
e
gli
individui
perché
già
le
aveva
quasi
tutte
distrutte
,
dopo
lunga
lotta
coi
baroni
e
coi
comuni
,
l
'
antico
Stato
assoluto
,
che
quasi
dappertutto
,
precedette
e
preparò
le
forme
politiche
odierne
.
Senonché
oggi
che
la
specializzazione
economica
ha
prodotto
la
formazione
delle
classi
e
che
gli
individui
appartenenti
ad
ognuna
di
esse
hanno
acquistato
una
innegabile
solidarietà
d
'
interessi
,
ed
anche
,
per
la
comunanza
delle
mansioni
e
della
preparazione
necessaria
ad
esercitarle
,
una
certa
identità
di
forma
mentale
,
è
nata
l
'
aspirazione
a
conferire
loro
un
'
azione
diretta
nella
vita
politica
,
alla
quale
gli
individui
che
le
compongono
dovrebbero
partecipare
non
solo
come
semplici
cittadini
ma
anche
come
membri
della
classe
.
Accanto
perciò
alla
Camera
o
alle
Camere
,
che
rappresentano
i
singoli
individui
o
che
sono
formate
in
modo
da
comprendere
le
migliori
attitudini
politiche
che
abbia
il
paese
,
si
vorrebbe
ora
da
molti
istituirne
un
'
altra
che
fosse
la
rappresentanza
delle
così
dette
competenze
,
ossia
in
altre
parole
delle
organizzazioni
professionali
,
con
facoltà
finora
non
bene
determinate
,
ma
ad
ogni
modo
con
partecipazione
diretta
ai
poteri
sovrani
.
Ed
in
favore
del
progetto
accennato
si
può
dire
che
esso
non
farebbe
che
dare
una
forma
legale
all
'
azione
di
una
forza
sociale
che
già
si
è
affermata
e
che
non
possiamo
distruggere
,
perché
è
impossibile
di
far
rivivere
l
'
organizzazione
economica
della
prima
metà
del
secolo
decimonono
.
Ed
è
perciò
che
molti
credono
che
sia
atto
di
sana
e
previdente
politica
l
'
attirare
i
sindacati
di
classe
nell
'
orbita
costituzionale
ammettendo
i
loro
rappresentanti
speciali
nei
Parlamenti
nei
quali
si
discutono
ed
approvano
le
leggi
,
le
imposte
e
le
pubbliche
spese
.
Ma
il
ragionamento
accennato
sarebbe
esatto
se
le
istituzioni
rappresentative
a
base
individuale
finora
prevalenti
in
tutti
i
paesi
di
civiltà
europea
,
non
avessero
tanta
elasticità
da
rendere
possibile
e
facile
a
tutte
le
nuove
forze
dirigenti
che
si
affermano
in
una
società
di
acquistare
sui
poteri
sovrani
un
'
influenza
adeguata
alla
loro
importanza
.
Sarebbe
assurdo
supporre
che
di
questa
facilità
non
si
siano
valsi
e
non
si
varranno
i
sindacati
di
mestiere
,
che
anche
col
sistema
della
rappresentanza
individuale
possono
moltissimo
influire
nella
elezione
dei
deputati
.
Abbiamo
oggi
in
proposito
il
calzante
esempio
dell
'
Inghilterra
,
dove
il
partito
del
lavoro
,
che
ha
la
sua
base
elettorale
appunto
nei
sindacati
operai
,
col
sistema
della
rappresentanza
individuale
,
sta
per
conquistare
forse
ha
già
conquistato
,
la
direzione
dello
Stato
.
Mentre
d
'
altra
parte
se
gli
inscritti
ai
sindacati
,
oltre
al
partecipare
come
cittadini
alla
formazione
della
rappresentanza
individuale
potessero
mandare
al
Parlamento
i
loro
speciali
rappresentanti
di
classe
si
avrebbe
una
doppia
manifestazione
della
stessa
forza
politica
,
la
quale
perciò
sicuramente
verrebbe
ad
assumere
una
preponderanza
superiore
alla
sua
importanza
numerica
e
diciamolo
pure
alla
sua
importanza
sociale
.
Poiché
mentre
da
un
lato
lo
sciopero
di
una
o
di
parecchie
classi
di
lavoratori
potrebbe
fermare
,
o
seriamente
intralciare
la
vita
economica
del
paese
,
dall
'
altro
l
'
azione
di
una
Camera
che
fosse
la
rappresentanza
dei
sindacati
avrebbe
in
mano
lo
strumento
legale
per
contemporaneamente
fermare
o
almeno
intralciare
la
macchina
dello
Stato
.
Lo
Stato
rappresentativo
moderno
a
base
individuale
non
è
certamente
un
organismo
politico
perfetto
,
né
potrà
durare
in
eterno
immutato
.
Ma
finora
non
ci
sono
state
organizzazioni
politiche
perfette
ed
immutabili
e
qualcheduna
che
per
un
momento
si
è
creduta
tale
ha
ricevuto
dalla
storia
una
rude
smentita
.
Però
ce
ne
sono
state
di
quelle
che
trasformandosi
hanno
reso
possibile
un
tipo
più
avanzato
di
civiltà
e
ce
ne
sono
state
delle
altre
che
dissolvendosi
hanno
reso
inevitabile
l
'
adozione
di
un
tipo
di
civiltà
molto
inferiore
a
quello
già
raggiunto
:
come
per
esempio
avvenne
dopo
la
caduta
dell
'
impero
romano
.
Or
la
sapienza
degli
uomini
di
Stato
dovrebbe
secondare
le
trasformazioni
inevitabili
evitando
ad
ogni
costo
le
crisi
violente
,
ossia
le
dissoluzioni
degli
organismi
politici
:
dovrebbe
saper
trovare
la
via
che
conduce
in
alto
,
scansando
quella
che
porta
in
basso
.
Pregio
grandissimo
del
regime
rappresentativo
è
stato
quello
di
affidare
la
direzione
della
macchina
politica
a
coloro
che
si
consideravano
legalmente
come
gli
interpreti
delle
aspirazioni
e
degli
interessi
della
collettività
.
Sarebbe
assai
difficile
che
lo
Stato
potesse
conservare
integro
questo
carattere
e
potesse
continuare
ad
esercitare
un
'
azione
coordinatrice
di
tutte
le
attività
sociali
se
una
parte
dei
poteri
fosse
attribuita
ai
rappresentanti
delle
singole
classi
.
Ed
è
perciò
che
io
per
lo
meno
vorrei
che
l
'
Italia
non
fosse
la
prima
nazione
che
facesse
l
'
esperimento
di
ammettere
come
tali
,
i
rappresentanti
dei
sindacati
di
qualunque
genere
nel
Parlamento
.
StampaQuotidiana ,
La
prima
origine
della
importanza
assunta
dai
sindacati
professionali
si
deve
ricercare
nello
sviluppo
della
grande
industria
,
che
,
rendendo
necessaria
la
riunione
di
un
gran
numero
di
lavoratori
nella
stessa
fabbrica
,
ha
reso
loro
più
facile
di
associarsi
per
la
tutela
dei
comuni
interessi
.
Ma
,
oltre
a
questo
fattore
,
ve
n
'
è
un
altro
sul
quale
non
è
superfluo
di
richiamare
ancora
una
volta
l
'
attenzione
del
pubblico
e
dei
governanti
.
Questo
fattore
consiste
,
come
ho
già
fin
dal
1907
accennato
nelle
colonne
del
«
Corriere
»
,
in
quella
trasformazione
che
,
sopra
tutto
nelle
regioni
dove
prevale
la
civiltà
europea
,
hanno
subito
le
economie
nazionali
e
private
in
seguito
alla
larga
applicazione
delle
scoperte
per
le
quali
sarà
sempre
segnalato
nella
storia
il
secolo
decimonono
.
Per
citare
alcuni
esempi
,
è
certo
che
l
'
adozione
del
gas
per
l
'
illuminazione
e
le
cucine
del
vapore
per
le
ferrovie
e
le
navi
,
della
luce
elettrica
per
l
'
illuminazione
e
della
forza
elettrica
per
i
trams
,
ha
profondamente
modificato
,
sopra
tutto
nelle
grandi
città
il
nostro
tenore
di
vita
creando
nuovi
bisogni
,
sviluppando
quelli
vecchi
e
cambiando
radicalmente
i
mezzi
con
i
quali
soddisfiamo
i
nuovi
ed
i
vecchi
.
Fino
ad
un
secolo
fa
chi
doveva
viaggiare
,
quando
non
voleva
servirsi
delle
regie
poste
di
cavalli
,
lo
poteva
fare
con
una
carrozza
propria
o
con
quella
che
affittava
presso
uno
dei
tanti
intrapenditori
di
trasporti
,
ed
i
viaggi
brevi
la
povera
gente
li
faceva
a
piedi
o
pigiata
in
scomodissimi
carri
.
Oggi
i
ricchi
vanno
in
prima
classe
,
i
poveri
in
terza
,
ma
tutti
fanno
uso
della
ferrovia
,
senza
la
quale
riuscirebbe
impossibile
l
'
approvvigionamento
di
quasi
tutti
i
grandi
centri
della
popolosa
Europa
occidentale
.
Quaranta
o
cinquanta
anni
addietro
ognuno
comprava
dal
bottegaio
più
vicino
l
'
olio
od
il
petrolio
per
l
'
illuminazione
ed
il
carbone
per
cuocere
le
vivande
,
oggi
quasi
dappertutto
sono
rare
le
case
nelle
quali
non
vi
sia
l
'
impianto
per
la
luce
elettrica
ed
è
molto
diffuso
per
le
cucine
l
'
uso
del
gas
.
Nello
stesso
tempo
lo
sviluppo
preso
dalle
grandi
città
ha
reso
indispensabile
l
'
uso
del
tram
elettrico
e
la
navigazione
a
vapore
ha
sostituito
quasi
intieramente
l
'
antico
bastimento
a
vela
ed
ha
fatto
sì
che
un
numero
relativamente
piccolo
di
grandi
compagnie
di
navigazione
abbia
concentrato
in
sé
quasi
tutta
l
'
industria
dei
trasporti
marittimi
tanto
per
quel
che
riguarda
i
viaggiatori
che
per
le
merci
.
Ora
tutto
ciò
non
è
avvenuto
senza
che
una
profonda
modificazione
si
sia
introdotta
nel
meccanismo
degli
scambi
tanto
di
derrate
che
di
servizi
.
All
'
antica
forma
di
scambio
,
che
lasciava
all
'
individuo
che
cercava
la
merce
od
il
servizio
la
libera
scelta
dell
'
individuo
coattivo
fra
tutti
gli
individui
,
che
hanno
bisogno
di
quel
dato
servizio
o
di
quella
data
merce
,
e
la
classe
,
organizzata
od
organizzabile
,
che
sola
li
può
offrire
.
E
ciò
fa
sì
che
ogni
classe
di
lavoratori
che
ha
il
monopolio
di
un
servizio
necessario
o
di
una
merce
indispensabile
,
come
sarebbe
ad
esempio
il
carbon
fossile
,
può
,
incrociando
semplicemente
le
braccia
,
mettere
la
società
intiera
in
grandissimo
imbarazzo
.
Infatti
si
sa
da
tutti
che
,
nelle
grandi
città
d
'
Europa
e
d
'
America
,
la
vita
diventerebbe
molto
difficile
se
per
un
mese
soltanto
le
ferrovie
,
i
tram
e
le
officine
del
gas
e
della
luce
elettrica
cessassero
di
funzionare
e
si
sa
pure
che
qualche
grande
nazione
,
come
ad
esempio
la
potentissima
Inghilterra
,
non
potrebbe
materialmente
più
vivere
se
per
tre
o
quattro
mesi
s
'
interrompessero
le
linee
di
navigazione
che
la
congiungono
col
resto
del
mondo
o
se
si
chiudessero
le
sue
miniere
di
carbone
.
Non
può
destar
maraviglia
che
le
varie
classi
di
lavoratori
,
le
quali
hanno
il
monopolio
uno
dei
servizi
accennati
o
della
produzione
di
una
delle
derrate
indispensabili
,
abbiano
compreso
quanto
sia
potente
l
'
arma
che
hanno
nelle
mani
;
ed
abbiamo
visto
testé
in
Inghilterra
una
di
queste
classi
spalleggiata
da
altre
,
costringere
il
Governo
a
concedere
notevoli
vantaggi
pecuniarii
ai
propri
membri
con
grave
sacrificio
della
pubblica
finanza
.
Avendo
in
mano
mezzi
d
'
influenza
sociale
così
efficaci
come
quelli
che
ho
accennate
,
è
quasi
naturale
che
i
sindacati
tentino
di
servirsene
per
fare
pressione
sui
pubblici
poteri
.
Siamo
quindi
davanti
ad
uno
stato
di
cose
che
non
è
più
lecito
d
'
ignorare
o
trascurare
ed
è
anzi
necessario
che
non
solo
i
governanti
,
ma
anche
tutti
coloro
che
s
'
interessano
all
'
avvenire
del
proprio
paese
,
si
rendano
perfettamente
conto
della
gravità
della
quistione
,
perché
l
'
impreparazione
od
una
preparazione
incompleta
potrebbe
condurci
a
qualche
passo
falso
al
quale
poi
sarebbe
molto
difficile
di
rimediare
.
Or
i
problemi
che
oggi
presenta
la
grave
e
complessa
questione
relativa
alla
condotta
che
lo
Stato
,
nei
paesi
retti
col
sistema
rappresentativo
dovrebbe
tenere
rispetto
ai
sindacati
dei
lavoratori
,
possono
ridursi
a
quattro
:
Il
primo
concerne
il
riconoscimento
ufficiale
dei
sindacati
,
concedendo
loro
la
personalità
giuridica
.
Il
secondo
è
quello
relativo
alla
unità
od
alla
molteplicità
dei
sindacati
fra
i
lavoratori
addetti
ad
un
determinato
servizio
o
alla
produzione
di
una
determinata
derrata
.
Il
terzo
riguarda
l
'
obbligatorietà
della
inscrizione
ad
un
sindacato
di
tutti
i
lavoratori
che
esercitano
la
stessa
professione
o
lo
stesso
mestiere
.
Ed
il
quarto
finalmente
,
consiste
nell
'
esame
della
convenienza
o
no
di
concedere
ai
rappresentanti
speciali
dei
sindacati
di
entrare
nelle
assemblee
che
esercitano
il
potere
legislativo
.
Ognuno
di
questi
problemi
è
così
vasto
e
complesso
che
potrebbe
essere
svolto
in
un
articolo
a
parte
;
mi
limiterò
quindi
ad
accennare
i
criteri
fondamentali
,
seguendo
e
sviluppando
i
quali
si
potrebbe
arrivare
ad
una
soddisfacente
soluzione
.
Ed
in
primo
luogo
crederci
necessario
,
od
almeno
opportuno
,
di
concedere
il
riconoscimento
legale
e
la
personalità
giuridica
a
tutti
quei
sindacati
che
la
chiedessero
,
preferibilmente
subordinando
la
concessione
alla
dimostrazione
di
possedere
un
certo
patrimonio
investito
sia
in
immobili
che
in
titoli
di
Stato
o
in
depositi
presso
le
Casse
di
risparmio
.
In
questo
modo
si
accrescerebbe
il
senso
della
responsabilità
nei
dirigenti
dei
sindacati
e
la
prudenza
nei
loro
seguaci
,
e
si
avrebbe
una
seria
garanzia
nei
casi
di
inadempimento
di
uno
di
quei
contratti
collettivi
di
lavoro
che
ora
cominciano
a
diventare
frequenti
.
In
secondo
luogo
non
troverei
nessuna
ragione
per
ostacolare
o
non
riconoscere
la
molteplicità
dei
sindacati
fra
gli
esercenti
della
stessa
professione
o
del
medesimo
mestiere
.
Si
obbietterà
che
in
questo
modo
si
avranno
,
come
si
sono
avuti
,
dei
sindacati
di
partito
,
composti
cioè
da
coloro
che
seguono
un
dato
indirizzo
politico
.
Ma
bisogna
riflettere
che
è
impossibile
di
escludere
la
politica
dal
movimento
sindacale
perché
esso
necessariamente
mirerà
sempre
a
far
pressione
sulla
società
,
e
quindi
sullo
Stato
che
ne
rappresenta
e
tutela
gli
interessi
,
per
aumentare
i
benefizi
delle
classi
sindacate
.
Date
queste
condizioni
,
è
preferibile
che
la
pressione
sia
possibilmente
suddivisa
,
anziché
affidata
ad
un
solo
organismo
.
Tanto
più
che
alle
volte
gli
interessi
e
le
vedute
proprie
di
un
dato
partito
possono
temperare
la
soverchia
vivacità
degli
interessi
professionali
.
Non
ammetterei
poi
in
niun
modo
e
con
nessun
temperamento
una
riforma
che
,
abolendo
una
delle
migliori
conquiste
della
Rivoluzione
francese
,
cioè
la
libertà
di
lavoro
,
imponesse
il
sindacato
obbligatorio
;
ossia
rendesse
necessaria
l
'
inscrizione
in
una
associazione
sindacale
per
potere
esercitare
un
dato
mestiere
.
Lo
Stato
mancherebbe
ad
uno
dei
suoi
precisi
doveri
,
che
consiste
nel
tutelare
l
'
individuo
contro
ogni
forma
di
coazione
privata
,
se
permettesse
che
la
sussistenza
di
un
uomo
o
di
una
famiglia
restasse
in
balia
dei
dirigenti
di
un
'
associazione
la
quale
potrebbe
ammettere
o
non
ammettere
nel
proprio
seno
i
postulanti
,
e
potrebbe
espellere
tutti
coloro
che
riputasse
per
una
ragione
qualsiasi
indesiderabili
condannandoli
a
non
potere
più
fare
uso
delle
proprie
braccia
e
della
propria
capacità
.
Se
ciò
avvenisse
sarebbe
il
principio
dello
sfacelo
delle
istituzioni
politiche
e
sociali
presenti
.
Poiché
il
monopolio
dei
sindacati
non
avrebbe
più
alcun
freno
ed
i
loro
capi
,
sicuri
ormai
della
ferrea
disciplina
dei
seguaci
,
potrebbero
trattare
da
pari
a
pari
coi
rappresentanti
dello
Stato
come
i
baroni
del
Medio
Evo
trattavano
con
i
Re
.
Né
meno
grave
si
presenta
l
'
ultima
questione
,
ossia
quella
relativa
alla
rappresentanza
politica
dei
sindacati
.
Se
i
membri
di
essi
ne
fossero
oggi
privi
si
potrebbe
affermare
che
è
cattiva
politica
il
negare
ad
una
nuova
forza
sociale
ogni
partecipazione
ai
poteri
sovrani
,
ma
,
dove
si
è
già
adottato
il
suffragio
universale
,
gli
ascritti
ai
sindacati
sono
già
elettori
,
e
se
votano
compatti
,
come
è
presumibile
,
essi
,
anche
con
la
rappresentanza
individuale
ora
in
vigore
,
possono
potentemente
influire
sull
'
assemblea
elettiva
;
giacché
non
vi
è
candidato
né
partito
politico
che
non
sentano
l
'
influenza
di
un
gruppo
elettorale
numeroso
e
disciplinato
e
perciò
capace
di
fare
traboccare
la
bilancia
in
loro
favore
.
Accoppiando
la
rappresentanza
di
classe
a
quella
individuale
nelle
assemblee
legislative
si
darebbe
da
un
lato
un
'
arma
efficacisSima
ai
sindacati
,
poiché
i
loro
rappresentanti
avrebbero
il
mandato
imperativo
di
tutelare
gli
interessi
sindacali
,
senza
assicurare
l
'
indipendenza
degli
elementi
scelti
col
vecchio
sistema
individuale
,
che
dovrebbero
avere
la
missione
di
tutelare
quelli
della
collettività
.
Ed
è
perciò
che
se
si
vorrà
in
Italia
dare
ad
ogni
costo
una
rappresentanza
politica
ai
sindacati
sarebbe
meno
male
l
'
aggregare
questa
rappresentanza
al
Senato
,
avendo
cura
che
essa
non
ne
formi
la
maggioranza
,
anziché
alla
Camera
elettiva
.
I
senatori
infatti
sono
nominati
a
vita
e
non
hanno
quindi
da
temere
per
la
loro
rielezione
.
È
stato
di
recente
pubblicato
un
libro
del
professore
Gaspare
Ambrosini
sui
sindacati
,
i
consigli
tecnici
ed
i
Parlamentari
politici
.
Sarebbe
opportuno
che
esso
fosse
letto
e
meditato
nel
momento
attuale
.
In
sostanza
l
'
Ambrosini
fa
uno
studio
sulle
costituzioni
più
recenti
e
dimostra
che
finora
in
nessun
paese
i
sindacati
hanno
potuto
ottenere
una
partecipazione
legale
ai
poteri
sovrani
.
In
Germania
la
nuova
costituzione
stabilisce
la
formazione
di
un
consiglio
economico
,
formato
dai
rappresentanti
dei
sindacati
dei
padroni
e
degli
operai
,
ma
esso
ha
solo
funzioni
consultive
ed
inoltre
ha
facoltà
di
proporre
al
Reichstag
disegni
di
legge
solo
sulle
quistioni
riguardanti
la
legislazione
del
lavoro
.
Nella
stessa
Russia
bolscevica
i
Soviet
non
sono
nominati
dai
sindacati
ma
dalle
altre
categorie
di
lavoratori
,
che
sono
le
sole
che
colà
sono
riguardate
come
tali
,
cioè
gli
operai
della
città
,
i
contadini
ed
i
soldati
.
Ma
l
'
Ambrosini
si
affretta
ad
aggiungere
che
praticamente
i
Soviet
sono
un
'
emanazione
del
partito
comunista
,
che
è
la
sola
organizzazione
politica
la
quale
effettivamente
governi
nell
'
antico
impero
degli
Czar
.
Nel
1919
i
sindacati
russi
avevano
richiesto
di
essere
riconosciuti
come
organi
economici
dello
Stato
,
ma
Lenin
allora
cercò
di
rimandare
ogni
decisione
e
nel
marzo
del
1921
fece
approvare
dal
decimo
congresso
del
partito
comunista
una
mozione
in
base
alla
quale
si
stabiliva
che
sarebbe
stato
un
errore
politico
la
trasformazione
rapida
dei
sindacati
in
organi
dello
Stato
e
che
essi
per
ora
dovevano
limitarsi
ad
essere
scuole
di
comunismo
.
Se
ora
per
ciò
in
Italia
si
concederà
la
partecipazione
dei
rappresentanti
dei
sindacati
allo
assemblee
politiche
,
il
nostro
paese
sarebbe
il
primo
ad
attuare
una
riforma
capace
di
cambiare
profondamente
l
'
organizzazione
dei
pubblici
poteri
e
della
quale
gravi
potrebbero
essere
le
conseguenze
in
un
non
lontano
avvenire
.
E
ciò
da
una
parte
potrebbe
essere
un
onore
,
ma
potrebbe
anche
costituire
un
grave
pericolo
.
Io
credo
infatti
che
se
i
sindacati
riuscissero
ad
assumere
il
potere
legislativo
,
o
ad
esercitare
una
pressione
abbastanza
forte
sopra
di
esso
,
gli
interessi
delle
singole
classi
prevarrebbero
su
quelli
della
collettività
e
si
avrebbe
in
sostanza
la
rivolta
delle
membra
contro
lo
stomaco
e
soprattutto
contro
il
cervello
.
La
plebe
di
Roma
antica
dié
prova
di
un
gran
senno
politico
quando
comprese
il
significato
dell
'
apologo
di
Menenio
Agrippa
;
ne
avrebbero
altrettanto
i
nostri
sindacati
operai
?
È
lecito
dubitarne
finché
la
mentalità
odierna
delle
nostre
classi
lavoratrici
non
sarà
modificata
,
finché
i
loro
intelletti
non
saranno
«
realmente
»
sgombrati
da
una
dottrina
che
è
stata
ormai
da
più
di
mezzo
secolo
ad
essi
inculcata
;
secondo
la
quale
la
produzione
economica
sarebbe
dovuta
all
'
opera
«
esclusiva
»
di
coloro
che
corrono
a
crearla
col
loro
lavoro
manuale
.
StampaQuotidiana ,
I
telegrafo
ci
ha
informati
che
il
27
agosto
il
maresciallo
Lyautey
s
'
imbarcava
a
Casablanca
per
la
Francia
e
che
,
fra
poco
sarebbe
tornato
nel
Marrocco
.
Può
darsi
che
ciò
avvenga
,
perché
non
è
facile
trovare
un
uomo
che
,
come
Lyautey
,
conosca
il
Marrocco
e
sopra
tutto
i
marocchini
,
ma
può
anche
darsi
che
la
sua
partenza
sia
definitiva
,
perché
in
Francia
molti
sono
oggi
coloro
che
criticano
l
'
opera
dell
'
uomo
che
era
riuscito
nella
difficilissima
sorpresa
di
conquistare
un
paese
musulmano
,
assi
più
ricco
e
popoloso
di
quanto
fosse
l
'
Algeria
nel
1830
,
in
un
tempo
assai
più
breve
e
con
uno
sforzo
di
molto
inferiore
a
quello
che
per
sottomettere
completamente
l
'
Algeria
era
stato
necessario
.
Difatti
dopo
che
i
francesi
si
furono
impadroniti
di
Algeri
nel
1830
,
Costantina
la
città
principale
dell
'
Algeria
orientale
,
dopo
un
vano
tentativo
terminato
con
un
quasi
disastro
,
era
stata
presa
solo
nel
1837
,
e
nell
'
Algeria
centrale
ed
occidentale
,
negli
attuali
dipartimenti
di
Algeri
e
di
Orano
,
Abd
-
el
-
Kader
,
il
vero
predecessore
di
Ab
-
el
-
Krim
,
avea
tenuto
testa
agli
invasori
fino
al
1947
.
Fino
al
1853
la
gran
Kabilia
,
paese
montagnoso
posto
nel
cuore
dell
'
Algeria
,
restava
completamente
indipendente
,
e
solo
dopo
repressa
l
'
insurrezione
del
1870
gli
altipiani
dell
'
interno
e
la
zona
predesertica
,
che
stendesi
a
mezzogiorno
di
essi
,
venivano
ridotti
sotto
l
'
effettiva
dominazione
francese
.
Sicché
non
è
esagerato
l
'
affermare
che
la
Francia
ha
dovuto
impiegare
mezzo
secolo
per
conquistare
l
'
Algeria
.
Nel
Marrocco
invece
,
dopo
il
primo
sbarco
avvenuto
a
Casablanca
nel
1907
e
l
'
entrata
dei
francesi
a
Fez
,
chiamati
dallo
stesso
sultano
,
nel
1911
,
seguita
a
pochi
mesi
di
distanza
dall
'
occupazione
di
Marrakesch
,
non
vi
erano
state
né
insurrezioni
di
grande
importanza
né
grosse
guerre
.
Proclamato
il
protettorato
francese
i
paesi
soliti
a
subire
il
governo
del
Sultano
,
cioè
,
oltre
alle
città
,
quelli
della
bassa
vallata
del
Sebù
e
gli
altri
più
importanti
che
costituiscono
la
grande
pianura
,
posta
fra
il
gruppo
montagnoso
del
grande
Atlante
e
l
'
Oceano
,
aveano
quasi
senza
resistenza
subito
le
volontà
che
il
governatore
generale
francese
trasmetteva
loro
per
mezzo
del
sultano
protetto
.
Restavano
indipendenti
soltanto
i
paesi
nei
quali
l
'
autorità
del
sultano
non
si
era
mai
effettivamente
esercitata
.
Cioè
la
regione
predesertica
posta
a
mezzogiorno
di
Marrakesch
e
i
due
grandi
sistemi
montuosi
,
quello
del
grande
Atlante
,
le
cui
cime
tra
Fez
e
Marrakesch
superano
i
quattromila
metri
sul
livello
del
mare
e
quello
del
Riff
,
ossia
della
catena
che
,
staccandosi
dallo
stretto
di
Gibilterra
,
si
prolunga
parallela
al
Mediterraneo
per
circa
duecento
chilometri
con
un
'
altezza
che
tocca
quasi
tremila
metri
.
Nella
zona
predesertica
,
quando
i
francesi
entrarono
a
Fez
,
si
agitava
El
-
Hiba
figlio
del
marabutto
Ma
-
el
-
Ainin
,
che
aveva
fondato
una
nuova
confraternita
religiosa
.
I
suoi
seguaci
,
che
per
un
momento
avevano
minacciato
Marrakesch
,
erano
stati
facilmente
battuti
e
respinti
nel
deserto
grazie
all
'
appoggio
dei
grandi
Kaid
,
cioè
di
quattro
o
cinque
grossi
feudatari
che
avevano
ed
hanno
tutto
l
'
interesse
di
restare
attaccati
alla
Francia
,
che
garantisce
i
loro
possedimenti
e
lascia
loro
una
quasi
completa
autonomia
.
Nel
grande
nodo
montuoso
posto
fra
Marrakesch
e
Fez
,
Lyautey
aveva
cinto
le
tribù
indipendenti
con
una
catena
di
posti
fortificati
che
ogni
anno
si
andava
lentamente
restringendo
,
avendo
cura
però
di
attaccare
volta
per
volta
una
sola
tribù
.
Nel
Riff
i
posti
fortificati
francesi
venivano
posti
là
dove
si
doveva
fissare
il
confine
tra
la
Francia
e
la
Spagna
ed
a
questa
era
lasciato
il
difficilissimo
compito
di
sottomettere
le
indomabili
tribù
riffane
.
Sarebbe
puerile
negare
che
Lyautey
non
abbia
compreso
benissimo
la
situazione
politica
e
le
condizioni
sociali
del
Marocco
.
Egli
perciò
sapeva
perfettamente
che
ciò
che
in
Europa
oggi
appellasi
la
quistione
sociale
,
l
'
eterna
rivalità
fra
proprietari
e
proletari
,
ricchi
e
poveri
nei
paesi
maomettani
prende
spesso
l
'
aspetto
di
una
riforma
religiosa
o
quanto
meno
di
un
risveglio
del
fanatismo
religioso
,
e
sapeva
pure
che
questa
lotta
,
nel
Marocco
specialmente
,
si
è
sempre
esplicata
mercé
un
cambiamento
delle
dinastie
regnanti
e
delle
classi
dirigenti
,
cambiamento
che
le
tribù
povere
e
guerriere
della
regione
predesertica
e
delle
montagne
hanno
imposto
a
quelle
più
pacifiche
e
relativamente
agiate
delle
città
e
della
pianura
.
Dal
deserto
erano
venuti
nell
'
undicesimo
secolo
gli
Almoravidi
di
Jusef
-
ben
-
Taschfin
che
aveva
sottomesso
il
Marocco
,
la
Spagna
musulmana
e
parte
dell
'
Algeria
e
dal
nodo
montuario
del
grande
Atlante
erano
discesi
nel
secolo
successivo
gli
Almoadi
,
che
,
con
a
capo
Abd
-
el
-
Mumen
,
si
erano
dappertutto
sostituiti
agli
Almoravidi
ed
avevano
inoltre
tolto
Tunisi
e
Mehedia
ai
siciliani
che
già
l
'
occupavano
.
Volendo
conservare
la
pace
nel
Marocco
la
politica
francese
non
poteva
perciò
essere
che
nettamente
conservatrice
e
tale
fu
quella
costantemente
seguita
dal
maresciallo
Lyautey
.
Egli
conservò
quindi
anzitutto
la
vecchia
dinastia
,
conservo
antichi
grandi
Kaid
del
sud
,
lasciando
ad
essi
la
autonomia
quasi
completa
della
quale
godevano
,
conservò
,
quanto
poté
dell
'
antica
burocrazia
marocchina
,
cercò
chi
attirare
a
sé
tutti
i
musulmani
e
gli
ebrei
danarosi
,
incoraggiando
l
'
associazione
dei
loro
capitali
con
quelli
degli
speculatori
europei
,
nello
stesso
tempo
costruì
strade
,
ferrovie
e
porti
,
fece
sorgere
quasi
d
'
incanto
la
nuova
città
di
Casablanca
,
procacciò
nuova
ricchezza
ai
ricchi
e
lavora
ben
rimunerato
alle
plebi
,
in
poche
parole
costituì
tutta
una
rete
di
interessi
materiali
a
difesa
della
nuova
dominazione
francese
.
Il
risultato
più
ammirevole
della
politica
di
Lyautey
si
vide
nel
1914
quando
scoppiò
la
grande
guerra
europea
.
Si
sa
che
allora
il
Governo
francese
ordinò
al
governatore
generale
di
mandare
in
Francia
una
parte
delle
sue
forze
e
di
far
ripiegare
le
altre
in
alcuni
punti
fortificati
della
costa
;
ciò
si
stimava
necessario
perché
i
destini
della
Francia
si
sarebbero
decisi
sulla
sua
frontiera
orientale
e
non
nel
Marocco
,
che
,
a
tempo
ed
a
luogo
,
si
poteva
riconquistare
.
Lyautey
non
obbedì
che
a
metà
:
mandò
in
Francia
una
trentina
di
battaglioni
ed
alcune
batterie
;
ma
,
invece
di
ritirarsi
sulla
costa
,
ordinò
che
le
avanguardie
francesi
restassero
dove
erano
,
non
abbandonò
un
palmo
di
terreno
,
e
le
truppe
che
mandò
le
tolse
appunto
dalla
costa
e
dalle
retrovie
.
Militarmente
il
provvedimento
era
arrischiato
e
forse
anche
censurabile
;
politicamente
si
dimostrò
geniale
,
perché
il
governatore
generale
francese
sapeva
bene
che
tutto
il
territorio
abbandonato
sarebbe
subito
insorto
,
e
che
le
colonne
in
ritirata
sarebbero
state
aspramente
taglieggiate
e
forse
anche
distrutte
;
essendo
costume
dei
marocchini
,
montanari
e
pianigiani
,
ricchi
e
poveri
,
di
mettersi
sempre
dalla
parte
del
più
forte
e
di
giudicare
sempre
come
più
debole
colui
che
si
ritira
,
e
ritirandosi
li
priva
della
sua
protezione
.
In
seguito
ricevette
un
rinforzo
di
battaglioni
senegalesi
e
di
territoriali
francesi
;
ma
,
in
ricambio
,
organizzò
e
spedì
in
Francia
numerosi
battaglioni
marocchini
,
sicché
poté
conservare
il
Marocco
senza
indebolire
le
risorse
della
Francia
in
Europa
.
Me
l
'
opera
di
Lyautey
aveva
necessariamente
due
punti
deboli
che
,
presto
o
tardi
,
si
dovevano
manifestare
.
Il
primo
era
ed
è
che
essa
si
appoggiava
quasi
esclusivamente
sugli
interessi
materiali
,
che
non
si
possono
mai
contentare
tutti
e
dei
quali
l
'
appoggio
viene
meno
ogni
volta
che
l
'
interesse
vacilla
.
Egli
infatti
ha
potuto
far
sì
che
le
classi
agiate
del
Marocco
ed
anche
le
plebi
delle
città
trovassero
il
loro
tornaconto
nella
dominazione
francese
,
ma
non
ha
potuto
mutare
i
loro
sentimenti
,
non
ha
potuto
,
come
si
dice
,
conquistare
le
anime
.
Il
loro
modo
di
pensare
e
di
sentire
è
necessariamente
rimasto
musulmano
,
e
si
sa
che
un
buon
musulmano
potrà
servire
e
sfruttare
l
'
infedele
,
se
ciò
ritrae
un
materiale
vantaggio
,
ma
in
fondo
all
'
anima
lo
odierà
e
lo
disprezzerà
sempre
.
Ed
il
secondo
era
il
Riff
,
dove
la
Spagna
venne
meno
al
suo
compito
,
non
riuscendo
a
conquistare
il
paese
che
le
era
stato
assegnato
,
per
una
serie
di
ragioni
,
ma
sopra
tutto
perché
nel
Riff
si
manifestò
un
uomo
superiore
per
intelligenza
e
forza
di
volontà
,
Abd
-
el
-
Krim
.
Il
quale
,
come
Abd
-
el
-
Kader
aveva
saputo
riunire
in
un
unico
fascio
tutte
le
tribù
di
metà
dell
'
Algeria
,
è
riuscito
a
coordinare
sotto
la
direzione
le
forze
di
tutte
le
tribù
riffane
,
avendo
per
giunta
sul
suo
predecessore
il
vantaggio
di
conoscere
le
debolezze
dei
popoli
di
civiltà
europea
,
delle
quali
le
maggiori
sarebbero
le
rivalità
fra
le
varie
potenze
e
l
'
ostacolo
che
ormai
in
quasi
tutte
le
nazioni
europee
trovano
le
guerre
coloniali
nell
'
azione
dei
partiti
ultra
democratici
.
Non
si
può
né
affermare
né
negare
in
modo
assoluto
che
la
Francia
e
che
sopra
tutto
il
maresciallo
Lyautey
abbiano
visto
di
buon
occhio
i
ripetuti
successi
di
Abd
-
el
-
Krim
contro
gli
spagnoli
.
Pare
certo
ad
ogni
modo
che
non
abbiano
fatto
nulla
di
efficace
per
impedirli
e
che
quindi
non
abbiano
intraveduto
il
pericolo
che
corrono
tutte
le
potenze
europee
che
hanno
sudditi
musulmani
quando
in
un
paese
musulmano
,
e
sopra
tutto
in
un
paese
confinante
con
una
propria
colonia
,
sorge
un
uomo
che
dimostra
di
saper
vincere
gli
invasori
cristiani
e
che
può
quindi
rappresentare
la
parte
di
colui
che
i
seguaci
dell
'
Islam
chiamano
l
'
«
uomo
dell
'
ora
»
;
l
'
uomo
cioè
predestinato
da
Dio
,
che
,
rinnovando
le
gesta
di
Saladino
,
dovrà
un
giorno
o
l
'
altro
liberare
tutto
il
Dar
-
el
-
Islam
,
cioè
il
paese
abitato
dai
seguaci
del
Corano
,
dall
'
impuro
dominio
dei
miscredenti
.
Ed
è
perciò
che
oggi
in
tutti
i
paesi
musulmani
si
seguono
con
ansietà
mal
dissimulata
le
gesta
di
Abd
-
el
Krim
e
che
,
fino
a
quando
una
sconfitta
definitiva
ed
irreparabile
non
avrà
distrutto
interamente
il
suo
prestigio
,
egli
potrà
sempre
spingere
alla
rivolta
le
tribù
berbere
della
montagna
ed
anche
della
pianura
marocchina
e
che
potrà
sempre
attirarsi
le
simpatie
perfino
degli
abitanti
delle
città
del
Marocco
,
i
quali
molto
avrebbero
da
temere
da
lui
e
sopra
tutto
dai
suoi
.
È
cosa
difficile
la
politica
coloniale
nei
paesi
di
antica
civiltà
maomettana
che
un
solo
errore
di
omissione
è
bastato
per
mettere
in
pericolo
nel
Marocco
i
risultati
di
quasi
un
ventennio
di
un
'
azione
politica
accortissima
sussidiata
da
un
'
azione
militare
misurata
,
prudente
ed
efficace
.
Oggi
certamente
il
distruggere
la
potenza
di
Abd
-
el
-
Krim
non
è
impresa
superiore
alle
forze
della
Francia
,
ma
sarebbe
un
'
illusione
il
credere
che
a
ciò
possano
bastare
una
campagna
di
pochi
mesi
e
pochi
combattimenti
fortunati
;
occorreranno
invece
del
tempo
,
della
costanza
e
sopra
tutto
l
'
impiego
di
un
esercizio
coloniale
molto
numeroso
e
bene
organizzato
.
Ma
non
perciò
può
dirsi
che
l
'
opera
del
maresciallo
Lyautey
sia
stata
annullata
e
che
tutto
sia
oggi
nel
Marocco
da
rifare
.
Ho
già
accennato
che
si
dovette
quasi
esclusivamente
alla
sua
intuizione
geniale
se
,
durante
la
grande
guerra
europea
,
la
Francia
ebbe
,
mercé
il
suo
nuovo
possedimento
africano
piuttosto
un
aumento
che
una
diminuzione
delle
forze
combattenti
in
Europa
.
Aggiungerò
ora
che
si
deve
principalmente
alla
politica
del
vecchio
maresciallo
se
la
crisi
attuale
,
che
forse
un
giorno
o
l
'
altro
inevitabile
,
è
stata
tanto
ritardata
.
Ciò
che
ha
fatto
sì
che
essa
sia
scoppiata
quando
la
dominazione
francese
aveva
messo
già
salde
radici
nel
Marocco
e
si
erano
potuti
costruire
i
porti
,
le
ferrovie
e
le
strade
che
sono
gli
strumenti
principali
mercé
i
quali
potrà
essere
superata
.
StampaQuotidiana ,
Firenze
,
30
marzo
.
Di
notte
,
all
'
Osservatorio
,
d
'
Arcetri
,
sopra
Firenze
.
Chi
ha
mai
cantato
in
questo
secolo
ansioso
e
sapiente
le
lodi
dell
'
ignoranza
,
e
quanto
essa
giovi
alla
felicità
?
E
quanto
alla
poesia
,
cioè
alla
maraviglia
?
Non
dico
dell
'
ignoranza
che
ignora
anche
sé
stessa
;
ma
di
quella
che
dobbiamo
dentro
noi
curare
e
custodire
come
una
riserva
di
giovinezza
,
anzi
d
'
infanzia
,
per
sovvenire
l
'
età
matura
.
Amore
,
fede
,
coraggio
,
speranza
,
le
più
belle
qualità
dell
'
uomo
,
hanno
bisogno
d
'
un
tanto
d
'
ignoranza
come
l
'
oro
si
fa
più
resistente
al
conio
con
un
poco
di
lega
.
Sto
seduto
in
una
stanza
di
legno
rotonda
,
accanto
a
una
lampada
velata
;
e
poiché
niente
capisco
di
quello
che
mi
circonda
,
mi
conforto
con
questi
pensieri
.
A
un
passo
da
me
un
vecchino
canuto
muove
una
lucida
ruota
che
ha
il
mozzo
confitto
nella
parete
,
e
una
cupola
scorre
giro
giro
sopra
i
muri
della
stanza
con
tutte
le
sue
persiane
,
scalette
e
ballatoi
,
così
dolcemente
volubile
che
il
moto
dei
suoi
congegni
dà
appena
il
suono
d
'
un
sospiro
.
Un
giovane
astronomo
,
biondo
,
ilare
e
magro
,
il
professore
Giorgio
Abetti
,
curvo
sopra
una
tavola
,
guardando
un
libro
brulicante
di
cifre
e
con
la
matita
segnando
su
una
scheda
altri
numeri
,
dà
brevi
comandi
all
'
uomo
della
ruota
come
il
capitano
d
'
una
nave
al
suo
timoniere
.
Navigano
nel
firmamento
.
In
mezzo
alla
stanza
il
telescopio
ha
l
'
aria
sorniona
d
'
un
«
grosso
calibro
»
infrascato
sulla
sua
piazzola
.
Nella
penombra
lo
seguo
con
l
'
occhio
fino
alla
bocca
e
m
'
accorgo
che
la
cupola
,
quant
'
è
larga
,
è
tagliata
da
un
'
apertura
nera
palpitante
di
stelle
;
sembra
la
bocca
d
'
un
cetaceo
schiusa
ad
afferrare
tra
le
due
mandibole
quel
che
le
càpiti
nel
mar
delle
tenebre
.
Subito
parteggio
per
le
stelle
contro
il
mostro
:
pel
mistero
,
contro
la
scienza
accoccolata
qui
a
spiare
l
'
infinito
da
questa
fessura
.
Se
l
'
astronomo
adesso
m
'
annunciasse
:
Il
cielo
s
'
è
rannuvolato
,
stanotte
non
si
vede
niente
,
confesso
che
sorriderei
come
a
uno
dei
tanti
scherzi
che
il
cielo
fa
all
'
uomo
e
ai
suoi
saldi
propositi
.
Ma
,
fermata
la
cupola
,
Giorgio
Abetti
ha
ormai
con
una
manovella
puntato
il
suo
cannocchiale
,
ha
spento
un
'
altra
lampada
,
è
salito
su
per
una
ripida
scaletta
,
ha
messo
l
'
occhio
all
'
oculare
,
e
dall
'
alto
mi
chiama
.
Quando
gli
sono
vicino
e
m
'
appoggio
a
lui
,
scorgo
nella
sua
pupilla
un
punto
bianco
tanto
splendente
che
mi
pare
debba
forargliela
e
abbacinarlo
.
Guardi
Orione
,
mi
dice
,
e
mi
lascia
solo
su
quella
cima
.
Lancio
un
ultimo
sguardo
all
'
arco
di
firmamento
che
s
'
incurva
sulla
mia
testa
,
alle
tante
stelle
che
rabbrividiscono
in
quel
fosco
gorgo
,
e
metto
l
'
occhio
alla
lente
.
La
prima
impressione
è
che
il
cielo
sia
vuoto
.
Su
quel
fondo
di
velluto
nero
i
diamanti
delle
stelle
sono
più
grandi
,
è
vero
,
e
d
'
una
luce
più
pura
ed
immobile
,
ma
sono
più
radi
.
Ne
vedo
quattro
come
agli
angoli
d
'
un
trapezio
,
e
altri
tre
a
sinistra
.
Più
fisso
quel
vuoto
,
più
esso
mi
si
fa
lontano
profondo
e
pauroso
.
Il
suo
mistero
che
già
m
'
era
divino
,
m
'
appare
nullo
,
gelido
e
disperato
.
E
quel
tanto
d
'
umanità
con
cui
religioni
,
superstizioni
e
astrologie
hanno
da
decine
e
decine
di
secoli
cercato
di
legare
il
cielo
alla
terra
chiamando
a
nome
gli
astri
come
se
potessero
udirci
,
legando
il
destino
di
noi
lunatici
,
marziali
o
gioviali
ai
presunti
comandi
di
quelli
,
ecco
,
mi
si
disperde
in
un
infinito
indifferente
e
vacuo
,
in
una
notte
stupida
e
senza
fondo
,
così
che
penso
d
'
afferrarmi
a
queste
leve
e
manubri
per
non
precipitarvi
a
capofitto
dal
trampolino
della
mia
scaletta
.
Intanto
m
'
afferro
alle
immagini
e
ai
paragoni
.
E
poiché
fissando
così
la
costellazione
d
'
Orione
comincio
a
vederle
attorno
un
chiarore
confuso
,
una
nubecola
triangolare
che
ha
la
forma
d
'
un
'
Affrica
messa
lassù
per
traverso
,
mi
sembra
che
quelle
stelle
s
'
affatichino
a
districarsi
come
da
una
rete
per
venirmi
incontro
.
Giochi
.
Davanti
a
quei
grossi
lontani
irraggiungibili
diamanti
posati
a
caso
su
quel
fiocco
d
'
ovatta
,
il
vecchio
trucco
di
prestar
l
'
anima
nostra
a
tutto
quello
che
ci
circonda
,
perfino
a
stelle
e
a
pianeti
,
diventa
vano
e
puerile
come
lanciar
sassi
al
sole
.
Che
vede
?
Vedo
dietro
sette
stelle
una
nuvola
.
La
nebulosa
d
'
Orione
.
La
distinguerà
meglio
sulle
fotografie
.
Le
stelle
le
vede
chiare
?
Chiare
.
Sono
stelle
giovani
e
caldissime
.
Provo
ancóra
su
questi
due
umani
aggettivi
a
ricontemplarle
e
a
godermele
.
Niente
.
Discendo
.
Adesso
metterò
l
'
apparecchio
sulla
luna
.
La
cupola
ricomincia
a
girare
,
il
telescopio
continua
a
seguirne
la
fenditura
mediana
.
Io
metto
le
mie
speranze
nell
'
amica
luna
,
tanto
vicina
,
docile
e
nostra
.
Quando
l
'
apparecchio
è
al
punto
,
torno
lassù
.
Prima
la
guardo
con
un
cannocchiale
più
piccolo
:
è
al
primo
quarto
,
una
calottina
d
'
argento
mal
fuso
,
con
le
bave
ancóra
e
le
bolle
e
le
schiume
.
Metto
l
'
occhio
al
cannocchiale
più
potente
:
vedo
solo
un
gran
disco
di
gesso
illuminato
come
da
una
lampada
elettrica
troppo
forte
.
La
luce
radente
sottolinea
con
ombre
nette
i
cigli
dei
cento
crateri
,
e
un
ricordo
di
guerra
mi
vien
su
dal
cuore
:
da
un
osservatorio
d
'
inverno
,
sul
Pasubio
un
pianoro
nevoso
tutto
sforacchiato
dai
proiettili
nemici
.
Rivedo
le
pareti
di
larice
dell
'
osservatorio
,
la
tavola
rozza
,
i
binoccoli
,
il
telefono
,
i
bicchierini
di
Strega
,
il
fondello
che
fa
da
portacenere
,
il
cane
barbone
che
ha
imparato
ad
alzarsi
in
piedi
quando
arriva
il
colonnello
;
rivedo
i
compagni
che
mi
narrano
il
bombardamento
notturno
e
m
'
indicano
laggiù
gli
ultimi
reticolati
ridotti
dalla
neve
gelata
a
un
candido
muretto
uguale
uguale
che
ha
l
'
ombra
segnata
col
tiralinee
;
i
compagni
che
mi
descrivono
l
'
uscita
d
'
una
pattuglia
vestita
di
bianco
,
sotto
la
luce
della
luna
,
per
raccogliere
un
ferito
austriaco
e
lo
avevano
invece
trovato
morto
assiderato
,
dentro
una
mano
rattrappita
la
fotografia
d
'
una
donna
(
Ma
che
fotografia
!
Una
cartolina
illustrata
col
ritratto
di
una
canzonettista
scollata
fin
qui
....
)
e
l
'
avevano
sepolto
così
in
una
cassa
tant
'
alta
perché
non
avevano
più
potuto
distenderne
le
membra
rattratte
;
e
fanno
a
gara
,
i
compagni
,
a
magnificarmi
le
fattezze
di
lei
,
certo
viva
di
là
,
e
nessuno
pensa
più
alle
fattezze
di
lui
povero
morto
....
La
luna
e
la
guerra
.
Ora
che
le
sono
così
vicino
,
mi
riassale
come
un
odio
per
lei
che
riconduceva
a
data
fissa
sugli
accampamenti
,
sui
villaggi
,
sulle
città
,
aeroplani
,
dirigibili
,
bombe
,
urli
,
rovine
;
e
riodo
i
tre
urli
della
sirena
e
il
tiro
degli
antiaerei
e
quello
delle
mitragliatrici
e
il
rombo
dei
motori
e
lo
scroscio
delle
bombe
sulla
città
pallida
e
vuota
che
pareva
morta
,
che
faceva
il
possibile
per
assomigliare
a
lei
,
voglio
dire
a
questa
luna
maledetta
,
perché
lei
ne
avesse
pietà
.
Vede
bene
?
Benissimo
.
Quelle
tre
conche
si
chiamano
Teofilo
,
Cirillo
e
Caterina
.
Quella
distesa
è
il
Mare
Tranquillitatis
.
Quella
più
in
alto
....
giri
il
manubrio
a
destra
....
è
il
Mare
Serenitatis
.
E
poi
il
Mare
Nectaris
....
Lassù
,
quei
nomi
da
manifesto
per
stagione
balneare
;
e
noi
quaggiù
dovevamo
correre
,
acquattarci
,
sparare
,
dopo
secoli
e
secoli
che
l
'
umana
imbecillità
aveva
adorato
e
invocato
in
tutte
le
lingue
e
in
tutte
le
metriche
il
suo
tranquillo
astro
d
'
argento
.
Adesso
,
a
guardare
quei
crateri
spenti
e
sgonfiati
,
con
quel
cocuzzolo
o
con
quella
buca
nel
centro
,
m
'
immagino
che
siano
tante
mammelle
smunte
dai
mille
e
mille
poeti
dei
secoli
che
furono
.
E
sono
contento
di
vederla
così
,
senza
una
stilla
d
'
acqua
o
un
respiro
di
vapore
,
arida
,
calcinata
e
finita
.
Scusi
,
professore
;
a
memoria
d
'
astronomo
,
si
è
mai
notato
alcun
mutamento
in
questo
rudere
d
'
un
mondo
?
Mai
.
Da
Galileo
ad
oggi
,
sempre
la
stessa
.
Sono
soddisfatto
e
rallegrato
.
Giorgio
Abetti
è
paziente
con
me
.
Mi
mostra
Saturno
che
è
una
perlina
col
suo
anelluccio
di
smalto
bianco
molto
grazioso
,
poco
costoso
,
come
ve
n
'
è
cento
nelle
botteghe
di
Ponte
Vecchio
.
Mi
mostra
Giove
che
s
'
alza
adesso
,
circonfuso
ancóra
dal
fiato
d
'
uno
sbadiglio
,
tinto
di
bianco
rosso
e
verde
,
secondo
è
,
per
fortuna
,
la
moda
.
Andiamo
via
,
ché
è
quasi
mezzanotte
.
Dal
panico
del
vuoto
infinito
,
ecco
sono
ridisceso
a
ridere
,
che
è
la
povera
vecchia
difesa
donataci
dalla
Provvidenza
contro
i
pensieri
troppo
grandi
.
La
mia
guida
mi
conduce
a
vedere
le
sale
terrene
dell
'
Osservatorio
,
la
biblioteca
,
l
'
archivio
,
le
fotografie
.
Astronomo
figlio
d
'
astronomo
,
giovane
com
'
è
,
ha
viaggiato
mezza
terra
per
veder
le
sue
stelle
.
Dall
'
osservatorio
di
Mount
Wilson
in
California
,
da
quello
Yerkes
presso
Chicago
all
'
osservatorio
di
Greenwich
accanto
a
Londra
e
a
quello
di
Potsdam
accanto
a
Berlino
,
egli
ha
veduto
,
studiato
,
confrontato
tutto
;
e
quando
mi
nomina
questo
o
quell
'
astronomo
celebre
,
mi
sembra
che
pel
mondo
egli
sia
andato
cercando
tutti
gli
uomini
che
tengono
la
faccia
volta
all
'
insù
.
Ma
l
'
idea
è
sbagliata
perché
adesso
gli
astronomi
coi
loro
grandi
specchi
prendono
le
stelle
e
se
le
portano
tremanti
sul
loro
tavolino
,
senza
nemmeno
soffrir
l
'
incomodo
che
abbiamo
noi
di
torcere
il
collo
per
interrogarle
.
L
'
astronomo
insomma
della
vecchia
leggenda
che
per
guardar
le
stelle
cadeva
nel
pozzo
,
è
d
'
una
razza
perduta
da
molti
anni
.
Ora
all
'
Osservatorio
d
'
Arcetri
verrà
non
so
che
gran
lente
dalla
Germania
«
in
conto
riparazioni
»
;
e
la
Fondazione
William
Hale
nordamericana
aiuta
coi
suoi
dollari
l
'
Abetti
a
costruirsi
una
Torre
solare
per
sorvegliare
,
d
'
accordo
con
Mount
Wilson
,
il
sole
anche
di
qui
.
L
'
America
,
l
'
America
torna
ogni
minuto
nella
conversazione
,
qui
sulla
collina
di
Galileo
,
come
nelle
conferenze
politiche
di
Londra
,
Parigi
o
Losanna
.
Le
grandi
fotografie
del
cielo
,
venute
anch
'
essi
d
'
oltreoceano
,
mi
riafferrano
con
lo
stesso
fascino
dello
spettacolo
al
telescopio
.
A
guardare
quella
su
cui
la
nebulosa
d
'
Orione
appare
sconvolta
e
stracciata
da
gorghi
e
vortici
di
luce
e
d
'
ombra
sembra
d
'
udire
l
'
urlo
d
'
un
gran
vento
che
in
quelli
eccelsi
faccia
stormire
le
stelle
.
Da
un
lato
,
contro
il
nero
stellato
,
la
nebulosa
si
delinea
con
un
netto
profilo
da
cui
avanza
una
testa
di
mostro
simile
a
una
garguglia
sul
fianco
d
'
una
cattedrale
gotica
;
e
tutto
quel
profilo
è
segnalo
da
un
ciglio
candido
,
luce
d
'
altri
astri
,
d
'
altri
mondi
,
d
'
altri
soli
,
d
'
altri
iddii
,
che
l
'
uomo
non
vedrà
mai
se
non
nell
'
estasi
d
'
un
'
adorazione
.
E
molte
altre
fotografie
vedo
del
sole
,
con
folti
intrichi
di
riccioli
come
d
'
un
vello
leonino
,
tagliati
qua
e
là
dai
labbri
sinuosi
di
ferite
profonde
.
La
terra
in
proporzione
quant
'
è
grande
?
L
'
astronomo
ha
in
mano
una
matita
.
La
mette
perpendicolare
sulla
fotografia
così
da
segnare
un
punto
largo
quanto
la
punta
della
matita
:
Questa
sarebbe
la
terra
.
Basta
.
Sento
che
l
'
impensabile
torna
a
stordirmi
ed
esco
all
'
aperto
.
Ecco
Firenze
,
Firenze
segnata
anch
'
essa
soltanto
dai
suoi
lumi
,
ma
tutta
nostra
,
tutta
nota
,
tutta
bella
,
tutta
umana
.
Il
ciglio
alberato
del
colle
sta
davanti
alla
città
,
come
una
gran
ribalta
.
Lassù
a
destra
,
tra
due
cipressi
,
si
gonfia
la
collina
di
Settignano
,
con
la
piramide
dei
suoi
lumi
che
l
'
assomiglia
a
un
altare
coi
ceri
accesi
.
A
sinistra
laggiù
,
da
una
massa
bruna
alta
e
nuda
pendono
due
o
tre
lunghe
collane
d
'
oro
,
quasi
da
un
vascello
le
catene
che
lo
tengono
all
'
àncora
in
questo
golfo
di
tenebre
.
E
la
chiesa
di
Santa
Maria
Novella
,
sono
i
fanali
lungo
i
binarii
della
stazione
.
Di
fronte
a
noi
,
su
dall
'
alone
di
due
sciami
di
luci
,
là
un
fuso
bianco
,
qua
un
fuso
nero
s
'
alzano
e
si
perdono
nel
cielo
,
come
due
pigre
fumate
,
il
campanile
di
Giotto
,
la
torre
d
'
Arnolfo
.
Pian
piano
ritroviamo
la
città
,
le
sue
strade
,
i
suoi
monumenti
,
il
luogo
delle
nostre
case
:
amabili
come
mai
.
Addio
,
povere
stelle
.
StampaQuotidiana ,
4
aprile
.
È
morto
a
Rapallo
il
principe
Federico
Giovanni
Carlo
Alessandro
Adamo
Egon
Maria
di
Hohenlohe
Waldenburg
Schillingfurst
,
Altezza
Serenissima
,
più
brevemente
chiamato
dai
suoi
amici
veneziani
Fritz
Hohenlohe
.
La
Casetta
Rossa
sul
Canal
Grande
che
durante
la
guerra
fu
presa
in
affitto
da
Gabriele
d
'
Annunzio
,
la
casa
insomma
del
«
Notturno
»
,
era
di
Fritz
Hohenlohe
,
il
quale
,
principe
austriaco
,
se
n
'
era
allora
dovuto
andare
,
col
cuore
gonfio
,
a
vivere
in
Isvizzera
.
La
presenza
del
nostro
poeta
in
quella
sua
casa
,
alla
sua
mensa
,
nel
suo
letto
,
mentre
i
suoi
connazionali
venivano
a
bombardare
dal
cielo
Venezia
,
fu
il
suo
conforto
nell
'
esilio
:
assoluzione
dall
'
involontario
delitto
d
'
essere
austriaco
sebbene
nato
a
Venezia
.
Quella
bomboniera
o
casetta
che
dir
si
voglia
,
era
il
suo
orgoglio
e
la
sua
beatitudine
:
tutta
settecento
dal
campanello
sulla
porta
alla
gabbia
del
canarino
laccata
e
dorata
.
Fritz
Hohenlohe
adorava
il
settecento
:
il
settecento
del
Casanova
e
del
Longhi
,
del
Goldoni
e
del
teatro
San
Luca
,
del
Glück
e
del
Burg
-
Theater
e
(
questo
non
guastava
)
di
Maria
Teresa
e
di
Giuseppe
secondo
;
il
settecento
in
cui
Venezia
e
Vienna
vivevano
ancora
in
pace
;
il
settecento
,
insomma
,
prima
di
Campoformio
e
di
Austerlitz
,
e
dell
'
infame
Napoleone
.
Solo
nei
romanzi
di
Henri
de
Régnier
che
fu
anch
'
egli
un
assiduo
della
Casetta
Rossa
sebbene
,
lungo
com
'
è
,
quasi
toccasse
col
cranio
il
soffitto
di
quelle
stanzette
profumate
di
sandalo
,
si
possono
incontrare
innamorati
di
quel
secolo
altrettanto
fanatici
e
appassionali
e
anche
,
come
i
fantasmi
,
altrettanto
sospirosi
e
discreti
.
Col
suo
passo
saltellante
,
il
suo
cappellino
minuscolo
,
il
volto
paffuto
appuntito
da
una
barbetta
ormai
grigia
,
il
biondo
e
buon
Fritz
,
quando
dopo
le
undici
appariva
al
sole
in
piazza
San
Marco
,
per
primo
saluto
agli
amici
annunciava
sempre
la
scoperta
di
qualcosa
di
settecentesco
:
un
libro
,
una
legatura
,
una
miniatura
,
un
palmo
di
merletto
,
due
palmi
di
specchio
,
una
bambola
,
un
mazzo
di
tarocchi
,
un
orologino
che
non
camminava
più
.
Conosceva
Venezia
meglio
di
molti
veneziani
;
ma
da
San
Marco
ai
Frari
,
tutto
quello
che
non
era
settecento
,
lo
tollerava
,
non
lo
amava
.
Tutt
'
al
più
gli
piaceva
come
una
bella
e
rara
cornice
per
la
bambola
,
la
miniatura
,
il
disegnino
,
il
vero
Longhi
o
il
falso
Guardi
che
egli
aveva
scoperto
un
'
ora
prima
;
e
sopra
tutto
,
come
una
cornice
per
la
sua
Casetta
Rossa
,
cioè
pel
suo
cuore
.
Perché
il
gran
settecento
di
Giambattista
Tiepolo
e
di
Benedetto
Marcello
,
con
le
sue
vòlte
turbinose
d
'
angeli
e
di
sante
,
coi
suoi
pieni
d
'
organo
,
coi
suoi
avventurieri
trascorrenti
dalla
Russia
alla
Spagna
,
coi
suoi
filosofi
rinnovatori
dal
Vico
al
Rousseau
,
dal
Beccaria
al
Montesquieu
,
Fritz
Hohenlohe
lo
vedeva
in
piccolo
,
ridotto
a
gingilli
da
star
tutti
nella
calotta
d
'
un
tricorno
,
ridotto
a
cavatine
e
cabalette
da
cantarsi
su
una
spinetta
dipinta
:
ridotto
insomma
alla
misura
della
sua
casa
tanto
piccina
che
a
uscirne
in
fretta
si
credeva
di
portarsela
in
spalla
.
Dei
tanti
poeti
che
vi
sono
passati
,
solo
la
contessa
di
Noailles
e
Gabriele
d
'
Annunzio
vi
si
trovavano
come
a
casa
loro
,
cioè
in
proporzione
.
Ma
quando
entrava
nel
salotto
Mariano
Fortuny
con
la
sua
bella
pancia
,
le
spalle
quadre
e
il
faccione
sorridente
tra
tanto
pelo
,
veniva
voglia
d
'
aprir
la
porticina
a
vetri
sul
giardinetto
e
sul
Canalazzo
per
respirare
.
Fortuny
lo
sapeva
ed
entrava
congiungendo
le
due
mani
sullo
stomaco
,
stringendo
i
gomiti
sui
fianchi
e
camminando
a
passi
brevi
dopo
aver
guardato
in
terra
se
tra
le
gambe
d
'
un
tavolino
,
il
bracciolo
d
'
una
poltrona
e
i
piedi
di
un
invitato
poteva
trovare
posto
anche
per
un
piede
suo
.
Più
pericoloso
era
il
pittore
Marius
de
Maria
,
specie
quando
discuteva
e
per
discutere
s
'
alzava
e
gestiva
.
Portava
egli
allora
un
paio
d
'
occhiali
con
una
lente
sola
e
,
sull
'
altr
'
occhio
,
il
cerchio
vuoto
per
la
lente
che
non
c
'
era
più
;
e
di
questo
cerchio
vuoto
e
arrugginito
si
serviva
come
d
'
un
manico
per
fissare
meglio
gli
occhiali
sul
naso
,
così
che
pian
piano
il
cerchio
vuoto
era
salito
a
incorniciare
un
poco
del
sopracciglio
.
Tra
l
'
alzare
le
braccia
al
cielo
nel
calor
della
disputa
e
quel
continuo
soccorrere
gli
occhiali
e
rimetterli
in
punto
,
era
un
continuo
urtare
il
candeliere
o
il
bruciaprofumi
,
la
cornice
o
il
vasetto
di
viole
,
la
chicchera
del
caffè
o
la
boccia
del
rosolio
.
E
tutti
,
con
prudenti
gesti
,
ad
accorrere
;
ed
egli
a
interrompersi
e
a
riprendere
con
più
veemenza
;
e
noi
ad
ascoltarlo
e
a
dargli
ragione
per
evitare
i
cocci
;
ed
egli
a
spiegarci
che
non
avevamo
capito
.
V
'
erano
,
come
sempre
nei
salotti
veneziani
,
molti
ufficiali
di
marina
,
cominciando
dall
'
ammiraglio
Presbitero
e
dall
'
ammiraglio
Cusani
.
Abituati
alle
cabine
di
bordo
,
usciti
magari
un
'
ora
prima
dal
quadratino
d
'
una
torpediniera
o
dalla
cella
d
'
un
sottomarino
,
erano
in
quelle
strettezze
i
più
composti
e
i
più
agili
.
Ma
l
'
ospitalità
era
cordiale
per
tutti
,
uguale
a
distanza
di
mesi
e
d
'
anni
.
Eppure
una
sera
credetti
di
sentirmi
cadere
addosso
quel
teatrino
dorato
.
La
sera
del
4
settembre
1916
pranzavo
lì
con
Gabriele
d
'
Annunzio
quando
cominciò
l
'
incursione
.
Sirene
,
antiaerei
,
mitragliatrici
,
fucileria
,
rombi
,
sibili
,
scrosci
:
pranzo
con
concerto
viennese
.
Eravamo
al
dolce
,
con
una
certa
cotognata
offerta
da
un
ammiratore
al
poeta
in
tanta
copia
che
da
Cervignano
a
Udine
,
da
Monfalcone
a
Gradisca
,
non
v
'
era
mensa
di
ufficiali
che
ormai
non
ne
avesse
gustato
.
Ed
ecco
uno
scoppio
fragoroso
assordarci
,
le
sottili
pareti
oscillare
,
i
bracci
e
le
gocce
del
lampadario
di
vetro
tinnire
,
e
dalla
vetriata
dietro
le
tende
di
seta
verde
,
giù
vetri
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
che
non
finivano
più
.
Una
bomba
era
caduta
sui
gradini
di
approdo
del
palazzo
della
Prefettura
,
a
venti
metri
dalla
Casetta
Rossa
.
In
coro
,
tutti
e
due
esclamammo
:
Povero
Fritz
,
se
fosse
qui
....
E
mi
sembra
che
a
ricordar
oggi
quelle
parole
gli
si
faccia
la
necrologia
che
,
se
egli
potesse
leggerla
,
gli
sarebbe
più
cara
.
Quella
notte
una
bomba
incendiaria
cadde
anche
a
due
metri
dalla
maggior
porta
di
San
Marco
.
Ma
chi
se
ne
ricorda
più
?
Certo
nemmeno
chi
la
lanciò
.
StampaQuotidiana ,
Aquileia
,
21
aprile
.
Natale
di
Roma
.
Dopo
Terzo
entro
sulla
strada
romana
che
arriva
diritta
fino
a
Belvedere
,
a
pochi
passi
dall
'
imbarco
per
Grado
,
e
m
'
appare
il
campanile
d
'
Aquileia
quasi
nero
contro
il
cielo
basso
e
piovoso
.
Ai
suoi
piedi
la
pianura
è
tutta
verde
d
'
un
verde
schietto
e
lavato
,
nato
da
un
mese
.
Non
avevo
più
riveduto
il
campanile
dai
giorni
dell
'
armistizio
.
No
,
non
è
un
campanile
da
chiesa
:
è
una
torre
da
fortezza
,
così
alta
e
quadrata
e
imperiale
e
incrollabile
che
le
campane
stanno
appese
lassù
come
un
amuleto
al
collo
d
'
un
gigante
.
E
attorno
per
miglia
non
c
'
è
di
vivo
che
lui
.
È
stato
per
tre
anni
di
guerra
una
di
quelle
cime
cui
dalle
trincee
e
dalle
retrovie
,
dai
monti
e
dalla
palude
,
convergevano
col
sole
cento
e
centomila
sguardi
e
speranze
,
come
le
onde
elettriche
alle
antenne
d
'
una
radio
:
il
castello
rotondo
di
Gorizia
,
la
vetta
precipite
del
monte
Santo
,
le
gobbe
gialle
del
San
Michele
,
la
rocca
bigia
di
Monfalcone
,
il
campanile
d
'
Aquileia
.
Quando
giungevi
lassù
,
non
scorgevi
anima
viva
,
ma
ti
pareva
d
'
essere
alla
ribalta
e
che
compagni
e
nemici
te
solo
guardassero
.
Soffia
scirocco
,
e
pioviggina
.
Nei
canali
l
'
acqua
che
pel
vento
rigurgita
dalla
laguna
,
viene
coprendo
le
sponde
,
ne
accarezza
per
un
poco
l
'
erba
tenera
,
la
fa
oscillare
quasi
già
fosse
alga
,
poi
la
sommerge
.
In
questa
bassura
,
appena
piove
,
l
'
acqua
si
mette
a
pullulare
su
dal
suolo
come
se
quella
che
cade
dal
cielo
non
sia
che
un
richiamo
al
mare
nascosto
sotto
i
giunchi
e
le
canne
,
da
punta
Sdobba
a
Treporli
.
Sembra
di
stare
sopra
una
gran
zattera
tra
le
cui
travi
s
'
oda
sempre
lo
sciacquio
dell
'
onda
.
Aquileia
è
pallida
e
solitaria
.
Da
vicino
,
la
sua
torre
,
le
rotte
colonne
,
le
arche
,
tutte
le
sue
pietre
hanno
sotto
la
livida
luce
il
colore
delle
nubi
.
Dalla
cella
della
torre
pende
un
tricolore
sbiadito
,
una
ancóra
di
quelle
bandiere
lunghe
quanto
orifiamme
che
improvvisavamo
in
guerra
con
tre
quadrati
tagliati
da
tre
teli
di
cotonina
troppo
bassi
:
come
s
'
erano
trovati
dal
merciaio
di
Cervignano
,
di
Cormons
,
di
Gorizia
.
Il
cuore
mi
batte
come
se
dovessi
dopo
anni
e
anni
ritrovare
un
amico
e
temessi
di
non
essere
riconosciuto
,
di
non
toccare
più
il
suo
cuore
.
Che
hai
fatto
in
questi
anni
?
Hai
pensato
a
me
?
Sei
stato
fedele
a
me
?
Io
sì
,
sono
sempre
quello
.
Vorrei
già
aver
riveduto
tutto
,
e
invece
resto
titubante
nel
mezzo
della
via
.
Per
questo
non
vado
súbito
alla
basilica
e
al
cimitero
.
Comincio
da
più
lontano
.
Quel
che
m
'
ha
sempre
,
anche
prima
della
guerra
,
innamorato
d
'
Aquileia
è
stata
l
'
ombra
di
Roma
,
quanto
vi
resta
di
Roma
,
ed
è
ancora
per
tre
quarti
sepolto
sotto
le
strade
,
le
piazze
,
le
vigne
,
le
biade
.
Perciò
l
'
Austria
teneva
questo
villaggio
in
sospetto
come
fosse
una
popolosa
città
,
silenziosa
ma
ostile
:
una
città
di
morti
che
a
un
tócco
rivivevano
e
gridavano
Roma
.
Appena
un
rudere
affiorava
dal
suolo
,
lasciava
che
fosse
distrutto
e
su
vi
passasse
l
'
aratro
.
Quello
che
di
più
prezioso
era
rimasto
dentro
il
piccolo
museo
,
monete
d
'
oro
imperiali
,
bronzi
,
vetri
,
gioielli
,
ambre
lavorate
,
tutto
fu
nell
'
aprile
del
1915
ficcato
frettolosamente
in
poche
casse
:
mille
e
seicento
pezzi
.
E
spedito
a
Vienna
.
In
quei
giorni
,
per
tenerci
a
bada
,
l
'
Austria
fingeva
d
'
offrirci
anche
l
'
Aquileiese
fino
all
'
Isonzo
.
Pur
qualcosa
rimase
.
E
bastò
a
provare
che
l
'
Austria
con
quei
sospetti
mirava
giusto
.
Bisogna
avere
veduto
nei
primi
mesi
di
guerra
i
soldati
italiani
entrare
nella
basilica
o
nel
museo
d
'
Aquileia
,
riconoscere
stupefatti
in
quelle
distese
di
mosaici
,
in
quelle
statue
togate
,
in
quei
rocchi
di
colonne
membrute
come
atleti
,
Roma
,
Napoli
,
Pompei
,
Venezia
,
per
sapere
quanto
possa
l
'
arte
nella
storia
e
nel
cuore
d
'
un
popolo
.
Erano
i
documenti
tangibili
del
loro
diritto
ad
essere
lì
,
armati
e
vincitori
.
E
la
fede
dei
più
incolti
più
commoveva
,
perché
non
si
perdeva
in
raffronti
minuti
ma
sorrideva
sicura
come
di
chi
in
terra
lontana
rioda
all
'
improvviso
la
propria
favella
e
il
proprio
dialetto
.
Il
museo
è
quello
d
'
allora
.
L
'
Italia
non
ha
ancora
danari
per
riordinarlo
,
per
ingrandirlo
,
nemmeno
per
rafforzarne
le
finestre
contro
i
ladri
,
così
che
molti
dei
gioielli
,
delle
monete
,
dei
cammei
finalmente
tornati
da
Vienna
devono
restare
chiusi
nella
cassaforte
.
Giovanni
Brusìn
che
vigila
con
sollecito
amore
sul
museo
,
sulla
basilica
,
sui
pochi
scavi
,
e
che
è
anche
sindaco
di
Aquileia
,
ha
la
bontà
di
mostrarmi
di
sala
in
sala
il
tesoretto
ricuperato
.
È
un
uomo
dotto
,
cordiale
e
compito
che
non
so
come
abbia
fatto
a
sapere
tutto
quello
che
è
accaduto
qui
tra
il
maggio
del
'15
e
l
'
ottobre
del
'17
mentre
egli
era
di
là
,
sospettato
,
internato
e
sorvegliato
.
Mi
parla
di
Cadorna
e
del
Duca
,
di
d
'
Annunzio
e
di
don
Celso
Costantini
come
se
li
avesse
allora
veduti
tra
questi
cipressi
e
questi
ruderi
cogli
occhi
del
desiderio
;
e
di
Benito
Mussolini
mi
parla
che
l
'
autunno
scorso
venne
qui
di
volata
dopo
il
discorso
di
Udine
.
(
Così
ho
trovato
uno
dei
due
musei
da
lui
visitati
;
e
s
'
ha
da
dire
che
almeno
questo
l
'
ha
scelto
bene
)
.
Intanto
io
guardo
e
ammiro
.
Del
grande
emporio
per
cui
tutto
l
'
Oriente
comunicava
con
l
'
Italia
settentrionale
e
con
l
'
Europa
centrale
,
della
fastosa
residenza
imperiale
dove
Augusto
venne
ad
incontrare
Erode
,
quel
che
resta
proprio
d
'
intatto
,
d
'
ancora
vivo
,
non
sono
che
gingilli
da
donne
:
reticelle
e
catenelle
d
'
oro
e
di
perle
;
vaselli
da
profumi
e
da
unguenti
,
questo
d
'
avorio
con
due
putti
che
aizzano
un
cane
al
laccio
,
quello
di
vetro
a
vene
d
'
oro
,
di
viola
,
di
verde
e
d
'
azzurro
che
trema
se
gli
respiri
da
presso
;
una
lucernetta
di
terra
con
Cupido
addormentato
nel
giro
d
'
una
conchiglia
;
un
anello
d
'
ambra
col
ritrattino
d
'
una
bionda
che
tra
le
due
bende
della
chioma
ti
spalanca
addosso
gli
occhi
stupefatti
;
una
cicala
di
cristallo
di
rocca
;
un
cammeo
d
'
agata
con
l
'
Amore
sulla
biga
;
un
pettine
d
'
avorio
;
il
serpe
d
'
oro
d
'
un
'
armilla
;
uno
specchietto
d
'
argento
inserito
nel
rovescio
d
'
un
'
ambra
larga
quanto
la
mano
d
'
un
bimbo
,
scolpita
a
raffigurare
l
'
Amore
giovinetto
accanto
alla
sua
Psiche
tremante
.
Quando
alzo
gli
occhi
da
quei
vezzi
e
da
quelle
grazie
,
vedo
dietro
i
vetri
le
magnolie
e
i
cipressi
del
giardino
piegarsi
sottola
tempesta
dello
scirocco
.
Se
entrasse
qui
una
folata
sola
di
vento
,
rapirebbe
tutto
in
un
attimo
.
Ma
che
il
vento
per
un
minuto
s
'
acqueti
,
ecco
gli
uccelli
cinguettare
,
trillare
,
fischiare
,
garrire
come
allora
,
quando
le
donne
di
queste
gemme
erano
vive
e
giovani
,
e
anch
'
esse
ridevano
.
L
'
agro
intorno
a
Roma
,
la
pianura
e
la
laguna
intorno
a
Aquileia
ci
dànno
con
lo
spazio
vuoto
la
misura
del
tempo
da
allora
trascorso
;
ci
riducono
cioè
alla
nostra
misura
,
tanto
breve
al
confronto
che
ci
sgomenta
e
raddoppia
l
'
amore
per
queste
rare
fragili
reliquie
superstiti
,
quasi
che
scampate
alla
morte
e
toccate
dal
miracolo
abbiano
ormai
qualcosa
di
sacro
e
di
taumaturgico
.
Non
piove
più
.
Andiamo
a
vedere
il
mosaico
scoperto
in
questi
giorni
,
appena
fuori
del
paese
,
in
un
campo
di
viti
e
di
grano
.
È
il
pavimento
d
'
una
sala
di
terme
.
In
uno
dei
riquadri
salvi
,
una
naiade
siede
sulla
coda
squamata
d
'
un
gran
tritone
e
s
'
abbandona
dolcemente
al
navigare
.
Il
tritone
barbuto
reca
nelle
mani
una
cesta
stillante
colma
di
pesci
d
'
argento
e
d
'
alghe
smeraldine
.
Ma
più
m
'
attirano
i
ritratti
di
tre
atleti
,
chiusi
in
un
cerchio
a
greche
e
a
volute
.
Uno
è
d
'
un
giovane
nudo
,
pingue
,
tronfio
e
roseo
,
il
collo
tozzo
,
i
capelli
neri
,
rasi
e
,
dritto
sulla
fronte
,
il
solito
ciuffo
,
cirrus
in
vertice
,
come
la
cresta
sulla
testa
del
gallo
;
ma
nei
grandi
occhi
tondi
e
fissi
,
cerchiati
di
viola
e
di
rosso
,
nella
bocca
schiusa
egli
ha
un
che
di
doloroso
come
il
ginnasta
che
viene
ansando
a
ringraziare
il
pubblico
con
una
smorfia
per
sorriso
.
Un
altro
è
d
'
un
ginnasta
a
barba
nera
ricciuta
,
più
maturo
ed
umano
,
la
testa
piegata
con
nobiltà
sulla
spalla
destra
quasi
ad
allontanarsi
un
poco
da
chi
lo
guarda
.
E
il
terzo
ritratto
è
d
'
un
placido
vecchio
,
forse
un
maestro
o
il
magistrato
preposto
alle
terme
,
a
barba
bianca
,
con
tunica
e
toga
,
sul
capo
una
ghirlanda
.
La
tecnica
del
mosaico
semplice
e
dura
e
netta
,
che
non
sbaglia
un
colpo
,
è
fatta
per
questi
volti
energici
,
per
questi
sguardi
diritti
.
Lo
scavo
è
appena
a
due
metri
sotto
il
piano
arato
,
e
un
operaio
ricopre
i
mosaici
,
man
mano
che
li
ho
ammirati
,
con
lembi
di
quel
feltro
incatramato
che
faceva
in
guerra
da
tetto
alle
baracche
.
Il
gran
vento
scuote
questi
cenci
,
li
fa
volar
via
finché
un
gran
sasso
non
li
inchiodi
;
e
nella
vicenda
i
tre
volti
imperiosi
,
più
grandi
del
vero
,
appaiono
e
scompaiono
,
fissi
al
cielo
.
Finalmente
m
'
avvio
alla
basilica
e
al
cimitero
.
Un
gran
folto
di
allori
,
di
bossi
,
di
rose
è
sorto
su
dalle
tombe
nostre
.
Adesso
il
pieno
scarmigliato
rigoglio
primaverile
nasconde
croci
,
arche
,
stele
,
iscrizioni
.
È
come
un
'
offerta
tumultuosa
di
virgulti
,
di
fronde
,
di
bocci
che
sotto
i
loro
gran
cipressi
i
sepolti
ci
fanno
:
una
folla
,
una
calca
,
un
confuso
ondeggiare
nel
quale
noi
superstiti
ancora
non
sappiamo
trovare
la
via
:
e
su
tutto
,
un
odor
d
'
acre
e
d
'
amaro
che
la
pioggia
fa
più
acuto
.
Lo
respiro
,
tra
i
lauri
e
le
mortelle
,
lo
sento
nella
bocca
,
nel
petto
,
sulle
mani
con
cui
ho
scostato
due
frasche
per
rileggere
le
parole
scritte
sulla
tomba
di
chi
ho
veduto
morto
.
Cerco
le
salme
dei
dieci
ignoti
venuti
da
tutti
i
campi
di
battaglia
,
quelle
che
nell
'
ottobre
del
1921
rimasero
qui
nell
'
ombra
e
nel
silenzio
quando
l
'
undicesimo
s
'
involò
verso
Roma
e
il
Campidoglio
e
la
gloria
.
Seguendo
il
desiderio
di
don
Gelso
Costantini
,
dietro
l
'
abside
,
su
due
scalinate
,
al
colmo
del
muro
di
cinta
sotto
cui
fluisce
al
mare
il
verde
Natissa
,
è
stato
alzato
qui
un
altare
di
pietra
.
Chi
v
'
officia
,
alza
il
calice
e
l
'
ostia
su
tutta
la
pianura
dell
'
Isonzo
,
verso
tutte
le
vette
della
guerra
carsica
dal
San
Michele
a
Sei
Busi
.
Adesso
sotto
la
nuvolaglia
,
quei
monti
non
sono
che
una
riga
di
cupo
turchino
come
se
,
quando
svaniranno
le
nubi
,
tutto
il
cielo
abbia
da
essi
a
riprendere
colore
e
vigore
.
StampaQuotidiana ,
Cremona
,
10
maggio
.
A
Cremona
,
in
Duomo
.
La
gran
cerimonia
,
omelie
,
panegirici
,
cantate
,
messa
,
i
carabinieri
in
fila
lungo
la
balaustrata
dell
'
altar
maggiore
,
il
riflettore
che
dall
'
alto
del
pulpito
illuminava
a
giorno
la
statua
del
gran
Vescovo
appena
scoperta
,
il
cerchio
di
poltrone
dorate
da
dove
Eccellenze
in
mantello
rosso
e
croce
d
'
oro
,
Eccellenze
in
finanziera
e
guanti
bianchi
,
generali
canuti
col
colletto
bianco
,
generali
bruni
col
colletto
nero
fissavano
da
un
'
uguale
distanza
il
morto
mitrato
,
disteso
in
pace
sul
suo
sarcofago
,
certo
pensando
a
lui
ma
anche
pensando
a
quel
che
potrà
essere
tra
cent
'
anni
la
loro
statua
e
provandone
intanto
le
pose
più
convenienti
:
la
gran
cerimonia
è
finita
.
La
folla
può
avvicinarsi
al
monumento
.
Molti
si
genuflettono
;
qualcuno
s
'
alza
in
punta
di
piedi
e
socchiudendo
gli
occhi
bacia
le
mani
di
Geremia
Bonomelli
ormai
di
freddo
immutabile
bronzo
,
poi
in
fretta
si
segna
e
s
'
allontana
.
Non
credo
che
per
molti
anni
la
Chiesa
abbia
a
beatificarlo
;
ma
al
popolo
di
Cremona
egli
già
sembra
santo
,
e
questa
sua
effige
in
Duomo
è
,
pei
più
fedeli
,
un
principio
di
consacrazione
.
Perciò
la
giornata
è
di
festa
.
Monsignor
Emilio
Lombardi
,
per
più
di
vent
'
anni
fedelissimo
segretario
di
lui
,
è
raggiante
,
la
commenda
al
collo
,
il
ciuffo
candido
ritto
sul
volto
roseo
e
rotondo
,
gli
occhi
azzurri
lucidi
per
la
gioia
.
Con
la
destra
drappeggiandosi
sul
petto
la
mantellina
di
seta
pavonazza
,
con
la
sinistra
stringendo
il
telegramma
della
Regina
Madre
,
mi
sussurra
all
'
orecchio
:
Lui
lo
diceva
:
la
via
giusta
è
questa
,
gli
applausi
verranno
quando
sarò
morto
.
Adesso
ci
si
ritrova
tutti
,
pel
ricevimento
,
nella
spaziosa
canonica
di
monsignor
Lombardi
,
nel
suo
giardino
fiorito
e
imbandierato
di
tricolori
,
all
'
ombra
della
rossa
chiesa
di
Sant
'
Agostino
che
sola
in
tutta
l
'
Italia
settentrionale
può
offrire
,
a
chi
pregando
vuol
sospirare
,
una
Madonna
del
Perugino
.
Folla
autorevole
:
vescovi
le
cui
sete
ed
ori
luccicano
nel
pieno
sole
;
ufficiali
tutti
medaglie
e
galloni
abbaglianti
.
Le
patronesse
dell
'
Opera
Bonomelli
nelle
loro
semplici
vesti
grige
o
nere
,
appena
un
vezzo
di
perle
al
collo
,
sembrano
monache
al
confronto
di
quei
virili
splendori
.
Sotto
il
pergolato
l
'
onorevole
Jacini
in
ombra
conversa
con
l
'
onorevole
Farinacci
al
sole
.
Parlano
d
'
una
casa
paterna
.
Di
Sudermann
o
di
Miglioli
?
Trentacoste
che
ha
dovuto
firmare
cento
cartoline
col
suo
Bonomelli
di
bronzo
,
è
fuggito
all
'
aria
aperta
e
adesso
presso
un
roseto
,
flebile
e
felice
,
spiega
sottovoce
,
una
parola
al
minuto
,
l
'
arte
del
beato
Angelico
a
un
giovane
parroco
tutto
fuoco
che
gli
annuncia
sicuro
:
Dipingo
anch
'
io
.
L
'
onorevole
Marchi
commemora
fraterno
l
'
onorevole
Siciliani
,
decaduto
.
Seguitano
a
piovere
telegrammi
da
ogni
parte
del
mondo
.
Sul
colmo
del
bersò
pende
una
palla
di
vetro
da
specchi
,
che
riflette
tutti
e
non
rispetta
nessuno
:
è
capace
di
far
piccolo
un
vescovo
e
grande
un
seminarista
.
Arriva
il
prefetto
.
Appena
scorge
l
'
onorevole
Farinacci
,
si
ferma
e
impalato
lo
saluta
a
braccio
teso
.
Dentro
casa
,
poltrone
,
divani
,
caffè
,
sigarette
,
mensa
imbandita
,
fotografie
di
monsignor
Bonomelli
,
piccole
e
grandi
,
in
piedi
e
seduto
,
solo
e
con
la
Regina
Margherita
,
col
generale
Thaon
de
Revel
,
con
Antonio
Fogazzaro
,
con
Piero
Giacosa
,
sullo
sfondo
d
'
una
cattedrale
tedesca
o
nello
studiolo
al
vescovato
di
Cremona
.
Afferro
al
volo
Monsignor
Lombardi
:
Lei
qui
deve
nascondere
un
tesoro
di
ricordi
.
Mi
prende
per
la
mano
,
cordiale
e
imperioso
come
l
'
angelo
prese
Tobiolo
,
mi
porta
davanti
alla
sua
libreria
,
apre
un
cassetto
,
mi
dà
un
opuscolo
giallo
e
un
mazzo
di
cartelle
dattilografate
:
Legga
,
e
torna
tra
i
suoi
cento
ospiti
.
Odo
che
annuncia
:
Ha
telegrafato
il
duca
degli
Abruzzi
,
ha
telegrafato
Luigi
Luzzatti
....
L
'
opuscolo
è
un
estratto
dalla
«
Rassegna
Nazionale
»
,
del
marzo
1889
:
«
Roma
e
l
'
Italia
e
la
realtà
delle
cose
»
.
L
'
articolo
famoso
sulla
questione
del
potere
temporale
fu
allora
condannato
dalla
Chiesa
.
E
la
condanna
fu
da
Geremia
Bonomelli
accettata
con
una
pubblica
sottomissione
,
dal
pulpito
,
in
Duomo
.
Per
pronunciarla
si
vestì
da
vescovo
,
in
piviale
e
mitra
.
Ma
sulla
copertina
gialla
leggo
adesso
queste
righe
:
«
Quest
'
opuscolo
fu
scritto
da
me
nel
marzo
1889
.
Fu
condannato
.
Eppure
(
lo
dico
con
tutta
la
coscienza
di
dire
la
verità
)
non
contiene
nessun
errore
,
nessuna
irriverenza
.
Mi
sottomisi
come
dovevo
.
Ma
la
verità
è
la
verità
.
Ah
,
se
fosse
stato
giudicato
secondo
il
Vangelo
!
Quanti
sofismi
per
mostrare
la
necessità
di
quest
'
errore
!
Quando
ci
penso
mi
sento
ferire
nel
cuore
.
Così
si
poté
delirare
!
Geremia
vescovo
.
»
La
scrittura
cancella
con
le
sue
righe
diritte
lo
stampato
,
vuole
essere
come
una
voce
più
forte
della
prudenza
.
È
rapida
e
minuta
.
A
decifrarla
rivedo
dietro
le
lenti
i
rotondi
occhi
di
lui
,
bruni
focati
,
che
scrutavano
l
'
interlocutore
da
vicino
,
in
silenzio
,
finché
,
compiuta
la
indagine
,
un
sorriso
venisse
a
spianare
la
gran
fronte
.
E
quando
non
riesco
a
leggere
una
frase
,
rivedo
il
gesto
che
gli
era
abituale
,
di
passarsi
un
dito
tra
la
palpebra
e
la
lente
per
aggiustarsi
gli
occhiali
,
e
che
per
un
attimo
ti
separava
dal
suo
sguardo
e
da
lui
.
Passarono
anni
ed
anni
.
La
sua
fede
nella
necessità
che
ai
cattolici
italiani
fosse
restituito
il
modo
d
'
amare
insieme
la
patria
e
la
chiesa
,
s
'
era
fatta
anche
più
sicura
e
palese
.
Ed
ecco
,
nell
'
autunno
del
1911
,
quand
'
egli
compie
gli
ottant
'
anni
,
nella
pace
del
villaggio
nativo
,
a
Nigoline
sopra
Iseo
,
la
lettera
a
Pio
decimo
di
cui
adesso
ho
sotto
gli
occhi
la
copia
.
È
il
suo
testamento
di
sacerdote
italiano
,
scritto
in
una
prosa
logica
e
serrata
sotto
la
quale
si
sente
pulsare
l
'
ansia
della
passione
come
un
cuore
nella
gabbia
dell
'
orsa
.
Ne
trascrivo
poche
frasi
:
«
Abbattiamo
l
'
ostacolo
tra
la
Patria
e
la
Fede
.
Voi
solo
potete
abbatterlo
.
Centinaia
di
migliaia
d
'
anime
stanno
sulla
soglia
della
chiesa
ed
aspettano
....
Lo
stato
di
lotta
tra
l
'
Italia
e
la
Santa
Sede
deve
cessare
,
o
tra
cinquanta
o
sessant
'
anni
le
chiese
saranno
vuote
....
Ciò
che
dal
1860
ho
preveduto
,
s
'
é
tutto
avverato
....
Gli
stranieri
,
benché
figli
vostri
anch
'
essi
,
non
saranno
mai
figli
d
'
Italia
....
Se
ho
errato
,
punitemi
,
ne
sarò
lieto
,
come
a
voi
piaccia
.
Benedite
il
povero
vescovo
pieno
di
difetti
,
ma
che
non
ricorda
d
'
avere
mai
mentito
....
e
che
ha
sempre
amato
la
sola
Verità
o
quella
che
almeno
credeva
la
verità
.
Vi
bacio
umilmente
il
piede
.
Nigoline
,
10
ottobre
1911.»
Ha
letto
?
mi
chiede
monsignor
Lombardi
.
Questa
lettera
la
pubblicheremo
.
Una
copia
è
nelle
mani
di
Sua
Santità
.
I
tempi
sono
mutati
,
e
indica
il
tricolore
che
palpita
fuori
della
finestra
e
ad
ogni
soffio
di
vento
pare
che
voglia
entrare
qui
dentro
,
tra
queste
memorie
,
come
un
grande
uccello
al
suo
nido
:
Ma
lui
nemmeno
allora
aveva
paura
.
La
prudenza
,
diceva
,
è
una
virtù
,
ma
una
virtù
negativa
.
La
collera
,
sì
,
è
un
gran
peccato
;
ma
aggiungeva
che
il
Signore
la
perdona
facilmente
perché
la
subiamo
non
la
amiamo
.
Era
bresciano
monsignor
Bonomelli
.
Ed
ella
sa
che
in
tutta
la
Lombardia
la
collera
si
chiama
la
bressanina
.
Gl
'
invitati
cominciano
a
diradarsi
.
Adesso
monsignor
Lombardi
mi
pone
tra
le
mani
due
o
tre
agende
legate
in
nero
.
Geremia
Bonomelli
notava
tutto
:
le
lettere
più
memorabili
che
riceveva
o
scriveva
,
le
messe
,
le
omelie
.
Aveva
bisogno
d
'
ordinare
tutto
attorno
a
sé
con
chiarezza
e
puntualità
,
quasi
a
restringere
solo
nel
suo
petto
il
groviglio
e
il
rovello
d
'
ogni
disputa
.
Apro
a
caso
l
'
agenda
del
1913
,
l
'
anno
prima
della
sua
morte
,
l
'
anno
prima
della
guerra
.
Quel
che
colpisce
è
la
sua
cura
a
notare
ogni
giorno
meticolosamente
il
tempo
che
faceva
.
Figlio
di
contadini
,
era
rimasto
legato
ai
campi
dove
una
nuvola
può
mutare
non
solo
le
occupazioni
d
'
un
giorno
ma
la
vita
d
'
un
anno
.
Misurava
la
sua
età
su
quella
degli
alberi
che
aveva
piantato
a
Nigoline
con
le
sue
mani
.
«
Questo
gelso
l
'
ho
piantato
quando
avevo
otto
anni
.
Da
allora
ogni
autunno
torno
a
guardarlo
.
Ormai
anch
'
egli
cede
....
»
Per
questo
amò
i
poeti
:
quelli
morti
,
Dante
pel
primo
,
e
ne
rileggeva
una
pagina
ogni
giorno
,
dopo
messa
;
e
quelli
vivi
,
Pascoli
o
Fogazzaro
.
Per
questo
amò
gli
uccelli
come
tutti
i
cacciatori
che
li
uccidono
ma
li
adorano
;
e
fino
in
vescovado
nella
stanzetta
da
pranzo
aveva
fatto
costruire
una
gran
gabbia
pei
suoi
fringuelli
.
Con
quel
suo
sguardo
al
cielo
,
appena
s
'
alzava
dal
letto
alla
prima
alba
,
ristabiliva
la
sua
armonia
e
la
sua
obbedienza
al
creato
.
«
Nuvolo
.
Notte
sic
sic
.
Dolori
soliti
ma
tollerabili
.
Nessuna
visita
.
Dio
mio
,
vi
ringrazio
....
Nigoline
.
Nebbia
fitta
,
notte
eccellente
.
Passeggiata
in
carrozza
.
Campagne
coltivate
a
meraviglia
.
Conferenza
socialista
di
R
.
Ridicola
....
Cremona
.
Sereno
.
Notte
buona
.
Chierici
,
chierici
.
Parroci
,
parroci
....
Bormio
.
Credaro
mi
dice
che
s
'
è
fatto
male
ad
abolire
le
facoltà
teologiche
nelle
Università
.
Bravo
.
Quis
credat
?
...
Nigoline
.
Notte
passabile
.
Tempo
sereno
senza
vento
.
Caccia
ottima
.
Domani
verrà
Giacosa
....
13
ottobre
1913
.
Nigoline
.
Sereno
.
Uccelli
niente
.
Passeggiata
ai
Castelli
che
sarà
l
'
ultima
.
Quante
care
memorie
,
al
cimitero
...
»
.
Ebbe
ragione
,
lassù
non
tornò
più
.
Morì
il
3
agosto
1914
,
il
giorno
in
cui
si
scatenava
la
guerra
.
La
guerra
era
stata
il
suo
incubo
.
Da
anni
la
sentiva
venire
.
Dai
viaggi
in
Germania
per
visitare
i
suoi
emigranti
,
traeva
argomenti
precisi
,
per
lui
indiscutibili
,
sull
'
imminenza
della
guerra
.
Una
volta
,
nel
'13
,
io
mi
permisi
di
lodargli
non
so
che
frase
d
'
un
discorso
dell
'
imperatore
Guglielmo
.
Egli
mi
mise
una
mano
sulla
spalla
,
mi
fissò
negli
occhi
,
da
vicino
:
Sei
un
bambino
.
Tremerà
il
mondo
per
siffatte
parole
.
Nel
decembre
del
1913
scriveva
alla
contessa
Antonietta
Rossi
Martini
:
«
Vivo
sotto
l
'
incubo
d
'
una
conflagrazione
europea
come
la
terra
non
ha
mai
veduta
l
'uguale.»
Ormai
gl
'
invitati
sono
partiti
.
Nella
sala
,
intorno
a
monsignor
Lombardi
,
non
restano
che
i
fedelissimi
:
monsignor
Monti
,
professore
in
seminario
,
volto
acceso
,
occhi
grigi
,
naso
aguzzo
,
capelli
bianchi
ben
lisciati
quasi
ch
'
egli
speri
a
furia
di
spazzola
di
domare
finalmente
anche
il
fervor
dei
pensieri
,
dantista
sottile
che
per
amore
a
monsignor
Bonomelli
ha
scritto
un
libro
in
cui
immagina
di
scendere
guidato
da
lui
,
sulle
orme
di
Dante
,
nei
regni
bui
e
con
uno
stile
arguto
e
limpido
vi
parla
di
tutto
,
anche
di
Dante
;
don
Illemo
Camelli
,
anch
'
egli
professore
,
rosso
di
pelo
,
parco
di
gesti
ed
asciutto
,
pittore
e
scrittore
che
della
storia
e
dell
'
arte
di
Cremona
sa
tutto
;
don
Tinelli
,
anima
e
volto
d
'
asceta
,
parroco
di
Sant
'
Abbondio
,
che
ha
la
fortuna
di
vivere
nel
più
bel
chiostro
cinquecentesco
di
Cremona
,
presso
sua
madre
ottantenne
che
stamane
m
'
ha
detto
sorridendo
una
frase
indimenticabile
:
Ormai
sono
giunta
alla
riva
del
mare
....
Me
lo
descrivono
gesto
per
gesto
,
parola
per
parola
,
il
loro
gran
Vescovo
,
perché
hanno
ancora
il
cuore
colmo
di
lui
.
E
tutto
vorrei
notare
,
ma
prima
questa
scia
d
'
amore
e
d
'
ardore
che
egli
ha
lasciato
dietro
di
sé
.
Ed
uno
me
lo
descrive
al
paretaio
su
a
Nigoline
,
attento
ai
richiami
,
pronto
a
citar
del
suo
Dante
tutto
quel
che
tocca
la
vita
degli
uccelli
,
ché
per
lui
il
Ghibellin
fuggiasco
doveva
essere
stato
in
vita
sua
un
uccellatore
maestro
:
Gittansi
di
quel
lito
ad
una
ad
una
,
Per
cenni
,
come
augel
per
suo
richiamo
.
Ma
se
un
fringuello
fischiava
,
rompeva
il
verso
a
metà
,
le
due
mani
sull
'
asta
dello
spauracchio
:
Dai
,
dai
!
Amò
giù
!
Sbrofa
!
E
un
altro
me
lo
descrive
nella
chiesetta
di
quel
villaggio
,
a
confessare
,
a
predicare
,
a
far
da
parroco
,
ché
quand
'
egli
saliva
lassù
a
mezzo
settembre
il
parroco
lo
mandava
via
:
Tu
vai
a
riposarti
.
Il
parroco
lo
faccio
io
.
Accanto
a
me
,
su
un
tavolino
,
tra
un
ritratto
della
Regina
Madre
e
uno
del
vescovo
,
sta
una
pendola
di
legno
a
foggia
di
capanna
da
eremita
,
col
suo
campaniletto
a
punta
.
Ecco
,
la
porta
della
capanna
si
spalanca
;
e
si
vede
un
fraticello
alto
un
pollice
che
si
china
a
tirare
la
corda
della
campana
.
Uno
,
due
,
tre
.
Monsignor
Lombardi
balza
in
piedi
,
alza
le
braccia
:
Sono
le
tre
.
Bisogna
andare
al
teatro
Ponchielli
pei
discorsi
.