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DAL PROFILO DI MUSSOLINI ( SETTIMELLI EMILIO , 1922 )
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È un vero sollievo di pensare che Mussolini , creatore e duce del Fascismo , di questo grande movimento , abbia soltanto trentasette anni e ami tutto lo sport . Con la stessa elegante disinvoltura con la quale scrive i suoi articoli sprizzanti ironie aristocratiche e paradossi felici , eccolo volare nel cielo di Milano , oppure guidare una potente automobile , o anche semplicemente inforcare una bicicletta . Finalmente ! Pareva che in Italia non si potesse essere autorevoli uomini politici senza avere per mezzo di locomozione la barella o la bara ! Oh poter aver a riscatto di tutti i senilismi un Presidente del Consiglio che approdi al Viminale con un aeroplano da lui stesso pilotato ! Trentasette anni ! Ancora venti anni di intensa vita politica . Chi può misurare il suo volo aquilino ? ... Deputati , ministri e senatori , che mi ero trovato fra i piedi , non mi avevano inspirato altro che compassione e disprezzo . E così forsennato amante delle lontane figure di guerrieri legislatori e tribuni , avevo dovuto accontentarmi di sognarmele rievocate dalle pagine di un libro di storia . E rimaneva , dinanzi alla mia anima scettica e beffarda , un enigma , il vantato fascino dei condottieri ... La conoscenza di Mussolini mi ha dato la chiave per capire questi uomini giganteschi che riuscirono a dominare e a sconvolgere . Il suo magnetismo personale è enorme . Sta dinanzi a chi gli parla come un blocco di sicurezza , di coraggio e di energia . La sua fronte romana costruita come una vòlta geniale è fatta per il pensiero , i suoi occhi che vi sparano addosso degli sguardi magnetici sono fatti per il comando , le sue mascelle quadre chiudono con la più salda armonia un volto indescrivibile . Intorno a lui tutte le cose sembrano fragili e transitorie , gli uomini creature di un ' altra razza inferiore . Egli è un italico seme doppio scoppiato prodigiosamente fra tante scempiezze . Ci dà la quercia sublime
NON ABBIAMO CAPITO ( - , 1927 )
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Perché non si parla più di Girolimoni . Quando fu arrestato il mostro violatore ed uccisore di bambine , tutti i giornali italiani cantarono l ' osanna della polizia fascista . Finiti i tempi della debolezza liberal - democratica , nei quali i delitti rimanevano impuniti ! La polizia del duce ripuliva infine l ' Italia ! Senonché , sono passati dei mesi ; e di Girolimoni nessuno fiata più . Corre invece in Italia una voce assai insistente : che il sopradetto Girolimoni non abbia mai seviziato bambine e che , invece , si limitasse a carezzar la moglie di un noto fascista . Comunque , tutto è stato messo a tacere . Ma noi domandiamo modestamente una spiegazione . Se Girolimoni è colpevole , perché non gli fanno il processo ? Se è innocente , perché non lo rimettono in circolazione ? Comprendiamo benissimo che bisognerà ringoiarsi l ' inno alla perfetta organizzazione della polizia del "Trucio." A meno che gli " interessi dello Stato sovrano " non impongano di sacrificare un innocente piuttosto che confessare un errore che diminuirebbe il " prestigio delle istituzioni . " Tutto può essere . Ma non sarebbe nemmeno una novità . Alla Bastiglia furono spesso " dimenticate " delle inconsapevoli vittime del " supremo interesse dello Stato . "
ESPERIENZA LIBERALE ( GOBETTI PIERO , 1922 )
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La crisi ministeriale e la costituzione . La proposta del nostro Formentini ( Rivoluzione Liberale del 19 febbraio ) è ampiamente discussa sul Lavoro del 22 febbraio . Lo scrittore comincia col dimostrarci che il provvedimento invocato dal F . già viene altrove applicato . " Questa designazione del gabinetto da parte dell ' Assemblea vige da ormai più di tre anni in parecchi Stati federali del Reich germanico , primo fra tutti in Prussia . Chi scrive seguì con attenzione i lavori dei Landtang Prussiano durante la crisi dell ' aprile scorso , che si concluse con la elezione a presidente dei ministri di Prussia del cattolico Adamo Stegerwald . La Socialdemocrazia poneva ben chiare le sue esigenze per l ' allargamento della coalizione governativa fino a comprendervi il Deutsche Volkspartei : queste esigenze essendo state rifiutate dal D . V . P . , la Socialdemocrazia si staccò dalla coalizione , e i tre partiti di governo , Deutsche Volkspartei , Cattolici e Democratici designarono come Presidente lo Stegerwald , che fu eletto e compose il Ministero tuttora in carica " . All ' obbiezione che " il Ministero è oltre che un ramo dell ' amministrazione , un membro del Consilium Principis e non si può pertanto imporre al Re un fiduciario eletto da altri " risponde con un ' acuta disamina della finzione che in questo concetto si cela e dei limiti e dei risultati che nascono dalla pratica . " Finché ci sarà un re , nessun ritrovato costituzionale riuscirà ad evitare che i Ministri della Real Casa , i gentiluomini di Corte e magari il cameriere consiglino davvero il re assai di più di qualunque Consilium principis costituzionalmente legittimo , infinitamente di più di qualunque Gabinetto di Ministri a ciò qualificato . E allora tanto vale farla finita con una obbiezione fondata su una funzione di consiglieri della Corona , che i Ministri non compiono " . Oppure nei casi in cui la esercitano , - esempio tipico Giolitti - riescono a pericoli e danni ancora più preoccupanti . " La carriera di Giolitti , dal punto di vista costituzionale , si può analizzare appunto in questo modo . Liquidazione del Consiglio di Gabinetto , come solo organo legittimo designato a dare collegialmente consigli della Corona . Accaparramento progressivo della confidenza del sovrano e delle funzioni sconosciute allo Statuto - di consigliere intimo e unico . Comparsa periodica dinanzi all ' assemblea parlamentare , colla consacrazione carismatica di essere l ' uomo fidato del re , colui che discende dalla montagna dopo aver parlato con Geova . E questo vecchio gioco minaccia di riuscire per la sesta volta ! È estremamente difficile stabilire , in qual modo la designazione diretta del ministero da parte della Camera , proposta dal Formentini , possa reagire : 1 ) sulle dittature personali di questo o quel parlamentare nel seno dell ' assemblea ; 2 ) sulle funzioni costituzionali del Gabinetto , che la lunga consuetudine giolittiana ( e sonniniana ) ha ridotto ad essere una semplice riunione di burocratici convocati a rapporto , riducendo insieme ad un cencio il R . D . del 1901 . Ma appare assai verosimile che la designazione diretta avrebbe impedito a Giolitti , e impedirebbe a qualunque altro , di bluffer al gioco del poker parlamentare : cioè di comparire dinanzi al re per riscattarlo con il prestigio di essere il dominatore del Parlamento , e di comparire poi dinanzi al Parlamento con l ' aureola di essere il fiduciario del re . Il gioco giolittiano , anzi l ' escamotage giolittiano è tutto qui . Ebbene , la designazione diretta lo spezzerebbe : togliendo di mezzo la finzione del ministro consigliere della Corona , toglierebbe forsanche di mezzo la triste realtà del ministro sensale e mezzano della Corona , della Camera e di tutto il resto "
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Filippo Turati , Ferruccio Parri , Carlo Rosselli e i " complici , " presenti ed assenti , sono stati condannati a dieci mesi di arresto . Per questi bassi tempi di Tribunale speciale e di burattinesca ferocia , la sentenza è stata relativamente mite . Si potrebbe credere se ancora illusioni fossero possibili che l ' alta figura dell ' esule , e il contegno fierissimo dei due principali ideatori ed esecutori dell ' impresa , abbiano , insieme a quello del pubblico , toccato l ' animo dei giudici , che pur dovrebb ' essere talvolta umanamente sereno e degnamente italiano . Riconosciamo subito però che tale interpretazione è di indole romantica e mal si attaglia ai costumi d ' oggi , avviliti dalla miseria pecuniaria e morale , inariditi dalla vergognosa consuetudine del servaggio e della paura . Bisogna perciò ricercare altrove le fonti della relativa clemenza del Tribunale savonese , tanto più che , com ' è noto , Roma regge sempre i fili dei processi politici . La causa si presentava così : un uomo di alto intelletto , di lunga e onoranda carriera politica , amato da milioni di italiani , acclamato all ' estero di suoi compagni di fede , considerato con rispetto e con simpatia da ogni avversario onesto , aveva dovuto abbandonare clandestinamente la sua città e l ' Italia perché minacciato nella vita e dalle violenze fasciste , e dalle " protettrici " persecuzioni poliziesche , e dalla nausea che ha reso soffocante e venefica l ' atmosfera del nostro sventurato paese . Dei due organizzatori dell ' espatrio , rei confessi di un gesto di coraggio e di generosità , Ferruccio Parri era un giovane professore , liberale , dei primissimi tra i valorosi di guerra , redattore del " Corriere della Sera " ( prima della epidemia pestifera Balzan - Crespi - Croci - Ojetti e compagni ) , così ardente et inflessibile d ' animo come semplice e gentile d ' aspetto e di modi ; Carlo Rosselli ( della nobile famiglia toscana che ospitò a Pisa Giuseppe Mazzini accompagnato dalla morte ) giovanissimo professore d ' economia , signorilmente socialista , appassionato ed indomito . Due innamorati di una patria ideale , libera e umana , dignitosa e giusta . Questo processo aveva suscitato all ' estero interesse vivissimo ; alcuni grandi giornali ne seguivano le fasi e ne attendevano l ' epilogo . In patria , malgrado tutti i rigori sbirreschi " Il Becco Giallo " e molti fogli stampati e dattilografati , avevan diffuso le dichiarazioni di Turati e i fieri atti di accusa di Parri e Rosselli contro le colpe del regime . In tali circostanze condannare fascisticamente significava intensificare fuori d ' Italia la già vivace campagna di stampa contro le enormità brigantesco - giuridiche della dittatura mussoliniana , e rendere all ' interno ancor più rigogliosi gli effetti dell ' esempio e del monito che due giovani , sfidando le ire del " duce " e di tutta la sua banda , avevan dato e lanciato agli inerti concittadini . Si è pensato allora evidentemente di addolcire i toni : dai cinque anni di reclusione richiesti dal P . M . Eula ( che ha sentito il bisogno di accanirsi contro gli accusati e non ha potuto resistere alla puerile tentazione di denominare il despota in ribasso " genio partorito dalla sua stirpe " ) si è , dopo cinque ore di dibattiti in Camera di Consiglio , creduto opportuno ridurli a dieci mesi . ( Tanto , si deve esser pensato a Roma , al resto serve il domicilio coatto , sorda vendetta che non compromette o disonora nessun tribunale regolarmente costituito . ) Parri e Rosselli com ' era da attendersi da pari loro , hanno tenuto in carcere e dinanzi ai giudici il contegno impavido di uomini che nulla debbono rimproverarsi , che hanno compiuto per pura idealità , senza tema di rischi o rimpianto di sacrifici , un atto di quel risoluto e disinteressato coraggio che purtroppo tanto manca agli sviati e dimentichi italiani di oggi . Narra un testimone che le ferme dichiarazioni di Parri al processo , chiamanti responsabile dell ' espatrio di Turati e di tutte le sciagure nazionali il regime di baratteria e di fratricidio che sgoverna l ' Italia , furono salutate da una irrefrenabile salva di applausi . Anche il franco atteggiamento di Rosselli suscitò consenso e simpatia . Le arringhe dei difensori , furono spesso sottolineate da approvazioni ed acclamazioni invano represse dal Presidente . Savona era in istato d ' assedio . I più amari giornali fascisti han deplorato che il processo suscitasse tanta passione e che alcuni maggiori organi d ' informazione ne dessero resoconti troppo estesi . Sentivan , le cornacchie insaziabili del regime , che da Savona si levavano voci nuove ; vedevano apparire , all ' estremo del sinistro paesaggio della decadenza nazional - fascista , figure di uomini splendenti di una luce che impone agli aguzzini e ai profittatori , ai mezzani e ai cinici , ai pavidi e agli egoisti , ai ciarlatori e ai ladruncoli , di chinare il capo . Il nobile vecchio che in questi giorni esaltava cristianamente a Bruxelles il sangue di Matteotti versato per la libertà umana , aspetta sereno , con la fede di un veggente , il giorno in cui gli saranno riaperte da tutto un popolo le porte della patria . I due giovani , degni di esser annoverati tra gli italiani migliori , sanno che la liberazione d ' Italia e la loro non può esser lontana , poiché essi stessi hanno data la prova che sentimenti di fierezza e azioni generose sono ancora possibili in una terra che nutrì tanti eroi .
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R . Tagore si occupa della necessità di riavvicinare l ' Asia e l ' Europa : " Bisogna trovare un punto di riavvicinamento in cui non esistano rivalità di interessi . Questo luogo è l ' Università , in cui noi possiamo lavorare insieme alla ricerca della verità ; dividerci il patrimonio comune e comprendere che in tutti i paesi gli artisti hanno creato forme di bellezza ; gli scienziati scoperto segreti ; i filosofi risolto dei problemi ; i santi vissuto secondo il loro ideale , e tutto ciò non soltanto per la razza cui essi appartenevano , ma per tutta l ' umanità " . Dove non esistono rivalità di interessi non è possibile un riavvicinamento . L ' unità si crea attraverso la storia che è storia di rivalità : la pura vuota unità è un presupposto dello spirito che non è possibile sviluppare . La vera unità è un risultato non mai raggiunto , una conclusione che si ricrea ogni giorno . La politica non si fa nelle accademie e non si fa nelle accademie neanche la cultura . Alla ricerca della verità lavorano gli individui singolarmente , nella propria intimità spirituale . Non è possibile dividere il patrimonio comune : ogni nazione comprende che in tutti i paesi gli artisti hanno creato forme di bellezza soltanto in quanto li studia , li fa suoi , li trapianta in altro terreno e li fa partecipare alla propria vita nazionale . Il genio appartiene all ' umanità in quanto appartiene di volta in volta ad un popolo , a un organismo storico ; gli altri popoli che lo comprendono non lo comprendono come astratta umanità , ma lo adeguano alle proprie esigenze , ne fanno un loro genio . Non esiste la cultura internazionale .
SCUOLA E BUROCRAZIA ( - , 1922 )
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Scrive Michele Cosenza nell ' Educazione Nazionale ( gennaio 1922 ) risorta finalmente vigorosa e nuova : " Spesso la scuola induce nella mente di chi si abitua al meccanismo dell ' insegnamento una vera depressione della conoscenza intuitiva . Notate l ' elasticità mentale e il potere di orientamento nella mobile e varia realtà della vita , come si trovano in un sensale qualunque ; paragonate quelle attitudini con le stesse degli insegnanti che avevano colmato di zeri quel sensale quando egli era a scuola , e senza paura del sofisma del cum hoc , compiangete profondamente i maestri . La loro mente presenta i segni di una mancanza di tono , che è una vera malattia professionale . Si tratta di una mente precocemente senile " . Verissimo . Questo è il punto centrale del problema etico della scuola . E bisogna risalirvi per esaminare la questione politica . Il concetto comune di scuola , vivo e vero nel Medioevo perché animato da un dogma , da una fede , da un ' autorità è antitetico col mondo moderno . La scuola moderna ( libera discussione , autoeducazione ) vive fuori degli edifici scolastici , coincide con la vita : mentre la figura del professore si adegua a una funzione burocratica lo spirito non si può schematizzare .
ANNIVERSARIO ( - , 1927 )
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Per la quinta volta l ' Italia è disonorata dalla celebrazione fascista . I giornali dei paesi civili rilevano la coincidenza tra le feste di Roma e quelle bolsceviche di Leningrado . Ma se le due manifestazioni si equivalgono nello spirito politico che le informa , perché entrambi i regimi rinnegano la libertà e il dominio legale delle maggioranze , una differenza sostanziale passa tra una rivoluzione che , come quella russa , conquistò ai servi della gleba i diritti dell ' uomo , e si affermò , pur tra sanguinose aberrazioni , contro il principio autocratico , ed una tragica carnevalata che , come la marcia su Roma in sleeping car , tramutò , con l ' acquiescenza del Capo dello Stato , il più torbido demagogo dell ' estremismo rosso nel tiranno di un popolo e prostituì i poteri pubblici , la dignità nazionale , la Costituzione giurata , il Parlamento , il sacrificio della guerra e la vittoria , all ' ambiziosa criminalità di una minoranza armata obbediente ad un solo programma : dominare . Non è la conquista del potere da parte di una classe contro un ' altra ; non è una ascensione politica e sociale che esige ed offre i suoi martiri a consacrare le innovatrici verità dei suoi apostoli ; ma è la usurpazione del governo , compiuta e mantenuta da una banda di avventurieri e di scherani che hanno imposto la propria violenza a coloro stessi che si illudevano , garantendone l ' impunità , di goderne i vantaggi ; è uno spaventoso regresso nel passato , per cui dalle legislazioni esecrate degli Absburgo e dei Borboni risorge il ghigno del delatore e del boia . Non è l ' attuazione organica di un programma , di cui si possano subire le leggi in quanto se ne vedano e se ne approvino liberamente le finalità ; ma è la negazione e la contraddizione di tutti i programmi politici ed economici il trionfo dell ' improvvisazione , della frode del pazzo orgoglio nazionalistico , dell ' ignoranza brutale , dell ' iperbole e della fiera paesana . Dietro un ' impalcatura da circo , geme il popolo italiano , prigioniero nella sua patria ; e le carceri rigurgitano di detenuti politici ; e nelle isole , nuovi deportati prendono il posto lasciato vacante dai morti per maltrattamenti e sofferenze ; e nelle case devastate , donne e bambini piangono i mariti ed i padri assassinati o aspettano , ostaggi di un esercito di occupazione , il ritorno degli esuli . Assassinii , incendii , saccheggi , tribunali eccezionali , soppressione di tutte le libertà elementari ; ecco il bilancio del quinquennio fascista ! E le vittime dell ' enorme infamia , tutti coloro che sono stati colpiti nelle idee , negli affetti , negli interessi legittimi trentanove milioni di italiani contro un baldanzoso e protervo manipolo di assassini in camicia nera si domandano , nell ' angoscia che prepara la reazione : Perché ? E l ' Europa civile , che considera l ' Italia fascista come una permanente minaccia alla sua pace e nega l ' onore dei suoi contatti diretti a quella oscena parodia napoleonica , che crede di assicurarsi la gloria militare inalberando una piuma di struzzo sul berretto di una milizia , la quale non conobbe altra guerra che quella civile , e passando in rivista , dall ' alto del docile cavallo , le schiere dei " balilla " ; l ' Europa che dovunque scoppi un incidente internazionale , ivi scorge il fascismo e trova munizioni italiane in possesso dei comitagi bulgari e attribuisce l ' assassinio di Cena Beg a una diretta suggestione del fascismo , che di questi delitti ha lunga pratica all ' interno ed all ' estero , ripete la domanda : Perché ? Perché un popolo , che ha fatto e superato una guerra atroce , deve esser posto in condizioni di così grave inferiorità politica , ed umana , dinnanzi a tutti i popoli , anche ai meno evoluti , di Europa ? Che gli ha dato il fascismo , in compenso delle schiantate libertà ? Umiliazioni e miseria ! Mentre il fascismo ostenta le sue parate , la crisi finanziaria e morale d ' Italia si fa più diffusa e profonda . Per superarla , bisogna spezzare il giogo e rovesciare la tirannide . Liberarsi è risorgere ! Il fascismo non deve celebrare il suo sesto anniversario .
POLEMICA SUL 'MANIFESTO' ( BURZIO FILIPPO , 1922 )
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Caro Gobetti , il programma de La Rivoluzione Liberale mi sembra organico , e bene inquadrato nella realtà , se l ' esigenza , alla cui soddisfazione si propone di contribuire , si riassuma nella formazione di una coscienza politica in Italia . Riferirsi , per la comprensione dei problemi attuali , al Risorgimento , e promuovere la revisione dei suoi valori , è impostazione fondamentale . Il " Manifesto " fa più che enunciare una intenzione : propone senz ' altro uno schema d ' interpretazione del Risorgimento , al quale in parte aderisco . Lo sforzo sintetico per cui problemi ed eventi disparati sono organizzati in una unità , è fecondo ed illuminante , anche quando , per avventura , sembri che la forza logica violenti un poco il reale . Così qualche riserva mi pare di dover fare circa la svalutazione che la tendenza cavouriano - giolittiana , o monarchico - piemontese , subisce nel suo schema di fronte alla ideologia della Destra hegeliana . Ciò non solo per l ' impotenza realizzatrice di questa rispetto a quella , sul che siamo d ' accordo , ma proprio per ragioni teoretiche . Mi sembra , cioè , che lo sforzo dell ' idealismo , di esaurire nella concezione etica dello Stato tutte le esigenze , anche quella cui Religione e Chiesa rispondono ; a modo loro , sia più eroica volontà sistematica che concretezza : dovrà , se mai , operare come , in Francia ( oltre a peculiarità . di razza ) , una secolare tradizione unitaria . È ciò che mi fa pure esprimere qualche dubbio , non sulla desiderabilità , sulla imminente possibilità di una vasta partecipazione del popolo alla vita ideale dello Stato : quanto alle forze nuove che starebbero operando in tal senso , partito comunista e partito sardo di azione , sarà il caso di sopravvalutarle ? Così , finalmente , la conciliazione affermata , nel concetto " liberale " dell ' idealismo con l ' empirio - individualismo economico all ' inglese , mi sembra richieda maggiori sviluppi dimostrativi . Sono punti che nello schema di un Manifesto potevano solo essere accennati : seguirò gli ulteriori svolgimenti del suo pensiero con la più cordiale attenzione . Suo aff.mo F . Burzio
IL 'MAFALDA' ( - , 1927 )
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La catastrofe del " Mafalda " rivela e descrive più di mille altri episodi , meno appariscenti , il perfetto clima fascista di tragica buffoneria e di perversa corruzione . Le autorità fasciste permettono ( e non senza compensi ) al fascistissimo on . Biancardi , direttore della N . G . I . , di trasportare migliaia di passeggeri su piroscafi che costruiti molti anni fa per le linee del Sud America sono stati sconquassati nei viaggi compiuti attraverso il tempestosissimo Atlantico settentrionale nei viaggi per e da New York . Non solo ma per la medesime ragioni si ottiene il nulla osta di partenza ad un piroscafo che ha le macchine in istato pietoso e i canotti di salvataggio che fanno acqua come panieri . E non basta : quando si spezza il palo dell ' elica e l ' acqua comincia ad invadere la nave , il povero comandante , che dipende dal fascistissimo on . Biancardi e subisce il clima del regime , si guarda bene dal lanciare immediatamente il segnale di richiesta di soccorso . Fascisticamente deve giungere coi suoi mezzi alla riva . Se no , che dirà il " duce " ? Non è forse obbligatorio vivere pericolosamente ? Che importa se vanno a fondo mille - trecento persone , purché si salvi il prestigio della marina mercantile che " l ' inviato di Dio " blandisce e predilige ? Cosi il tempo passa ; la costa non si raggiunge ; la nave si sbanda ; si chiede aiuto , ma è tardi per salvare tutti . La gerarchia e la disciplina ( apparenti ) , onore e vanto dell ' Italia mussoliniana , dileguano . La nave diviene preda della più tragica confusione ... Le barche di salvataggio che fanno acqua e son sovraccariche vanno a picco . È il disastro . Se , per caso , non vi fossero stati sette piroscafi in quelle acque , milletrecento persone sarebbero state inghiottite dal risucchio o divorate dai pescicani . Non mancano naturalmente episodi di gentilezza ed eroiche prove di spirito di sacrificio . È la grande e immortale anima umanamente italiana , che pur vivendo e spasimando sotto le rovine e le ceneri del fascismo , si rivela in atti di generoso coraggio e di sublime abnegazione . Così il sacrificio di tutti gli ufficiali superiori della nave è esempio magnifico che onora una marina ed un popolo . Ma , subito dopo la catastrofe , lo spirito fascista riprende il sopravvento . Comincia la ridda delle notizie false . ( È leggerezza ? È losca speculazione ? È prepotente incompatibilità mentale e morale rispetto a tutte le cose serie [ anche tragiche ] , a tutte le cose vere ? ) La sciagura è ridotta al minimo ; i morti sono un ' invenzione straniera ; quasi il " Mafalda " risale a galla . Poi la verità si fa strada . Perfino i fascisti parlano . Si comincia ad accusare la compagnia , il capitano ecc . ecc . No , no . Siate onesti se potete giornalisti italiani ; accusate il fascismo e voi stessi . Il fascismo è il padrone che servite umilmente ; ignobilmente ; gli armatori e i loro associati vi pagano gli immeritati stipendi , che intascate con gioia . Perché protestate per questo episodio ? Non capite , o ciechi volontari , che il " Mafalda " è soltanto un terribile simbolo ? In mano ai fascisti inetti , corruttori , ladri , bugiardi , dementi , sanguinari , una nave infinitamente più grande , una nave formidabile e gloriosa ondeggia alla deriva e fa acqua già . Ed ogni ritardo è fatale . Sciagurati , pensate alla partita , perché il " Mafalda " non è che il simbolo dell ' Italia .
ADERIRE ALLA STORIA? ( FORMENTINI UBALDO , 1922 )
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Ho letto con l ' attenzione che gli è dovuta il Manifesto de La Rivoluzione Liberale e non mi dispiace dire che cosa ne penso , o meglio che cosa mi ha fatto pensare . Premetto subito che sono , in tesi , diffidentissimo di questi sunti storici introducenti a una dichiarazione di politica militante , perciò mi occorre premettere un breve ragionamento su codesto precetto dell ' " aderire alla storia " . Carlo Marx , osservando i casi di vari popoli e di vari periodi , trovò che sotto molteplici e mutevoli forme , si svolge in realtà continuamente una lotta fra capitalisti e lavoratori . Mi si passi questa traduzione semplicista e volgare della teoria storica marxista . È per chiarezza . Ora uno che nei panni di Marx , avesse voluto " aderire alla storia " partendo da uguali premesse , avrebbe potuto dire e predicare , per esempio , che la storicità e l ' immanenza del dissidio delle classi erano accettabili come verità formatrici di una coscienza generale eliminante i danni , le sciagure , le dispersioni di forza e di volontà causate dall ' inutile contrasto umano a una legge eterna , e cosi via , organizzando una pratica di rassegnazione . Invece Marx ha ideato al contrario di seppellire la Storia , generando un ' attività soprafattrice della dialettica delle classi . Ora quale è la giusta conseguenza pratica di quella veduta storica , quella di Marx , o l ' altra del supposto antagonista ? La conclusione è che l ' antistoria di Marx é diventata storia con questo frutto , sempre stando a quella visione : - che , frammezzo alla lotta bruta delle classi in sé , oggi ci occorre considerare , in più , una nuova forza , la cui direzione è appunto quella di negare le classi . Di fronte al problema di questo più , di esercitare cioè un ' azione politica positiva in sequenza a certi fatti storici osservati , siamo e saremo sempre a quel punto : la Storia giustifica ugualmente soluzioni discordi e opposte , perché è essa sempre una contraddizione insoluta , o meglio , non giustifica nulla . Così è , venendo al caso nostro , che tutta la questione sta nel tratto fra il primo comma e gli altri due dell ' epigrafe del " Manifesto " . In che modo e perché , " una visione integrale e vigorosa del nostro Risorgimento " ci porta a " lottare contro l ' astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti " , e fin qui passi , ma poi a " inverare le formule empirico - individualiste del liberismo classico all ' inglese e affermare una coscienza moderna dello Stato " ? O non potrebbe la Storia , visto che il nostro processo politico non è stato che lo svolgersi di un riformismo tendente al socialismo di Stato , consigliarci di perfezionare l ' esperimento di questo socialismo di Stato , e educarci a divenir coscienti dei suoi mezzi , dei suoi fini e delle sue possibilità ? Per esempio , proprio in relazione al compito così limpidamente proposto nel " Manifesto " di creare l ' unità nazionale , non c ' è nessuna ragione di giudicare inefficace un procedimento socialistico ( nazionalizzazione ) . Non è questo , per caso , uno degli aspetti dell ' attuale esperienza russa ? Ma quando ci si decide per una condotta liberale o socialista , fra la speculazione storica e la speculazione pratica , sempre , sensibilmente o no , si introduce un altro giudizio : questo è bene , questo è male . Un giudizio etico , il quale , il più delle volte , ha già dominato e sottomesso al suo talento anche il giudizio storico che lo precede . Detto questo non si crederà che io dica per complimento che la dimostrazione storica della " incapacità dell ' Italia a costituirsi in organismo unitario " letta sul " Manifesto " mi piace , voglio dire , mi persuade . Possiamo andar giù , d ' accordo , salvo particolari sui quali per mio conto non ho alla mano elementi soggettivi di giudizio , fino al punto in cui dalla rappresentazione storica si passa a far previsioni per l ' avvenire . Che la storia serva oltre che ad appagare un ' esigenza assoluta del conoscere , anche a far previsioni , è giusto : solo e proprio per questo aspetto , essa è una scienza . Ora si dice nel " Manifesto " , che questo socialismo di Stato che il liberalismo ha ereditato dal Piemonte e ha svolto , uccidendo se stesso , nel nuovo regno , è un movimento effimero : rappresenta una transazione che bisogna superare . Che significa bisogna ? Un imperativo etico , o vale come dire che a una data temperatura , bisogna che un dato metallo fonda ? Tengo il secondo significato e dico che le forze di libertà scoperte dall ' autore del " Manifesto " , anche a giudicare dai bruchi le farfalle non mi sembrano concludenti per affermare una contraddizione immediata al prevalere del socialismo di Stato . Io non stimo ( materialisticamente ) del movimento operaio altra forza che quella delle organizzazioni . Ora , osserviamo . L ' esperimento socialistico si è svolto fin qui attraverso una serie di compromessi fra gli istituti di diritto pubblico e privato esistenti e i fini che lo Stato , più o meno consapevolmente , si proponeva . Ha proceduto attraverso il dissidio intimo fra una morale politica essenzialmente individualistica e la morale propria delle organizzazioni di classe . La fase iniziatasi dopo la guerra , non ancora in pieno svolgimento , è quella appunto in cui bisogna demolire i vecchi istituti giuridici per fondarne altri , propri della rivoluzione che si sta compiendo , e insieme bisogna sostituire alla vecchia morale politica una nuova morale . Se si fa una stima approssimativa del tempo occorrente a questo lavoro , nulla ci persuade della sua brevità , cosicché la previsione piú sicura è che il prossimo periodo storico della vita italiana sia ancora occupato da un processo socialista - burocratico rappresentante la concertazione giuridico - politica del movimento rivoluzionario di classe . Certamente questo moto , che noi giudichiamo svolgentesi in linea retta verso le realizzazioni di un socialismo burocratico , genera incessantemente anche dei processi contrari . Cioè svolge intimamente un processo dialettico . E nello stesso tempo altri elementi fuori dell ' organizzazione di classe e contro di essa , producono a loro volta altre soluzioni antitetiche . Da questa dialettica interna e esterna del movimento sindacale nasce quella che il Gobetti ha definito la Rivoluzione Liberale . Perciò , io credo di essere preciso nell ' interpretare questo novissimo dittico , quando considero quelle tali forze " di libertà " , come forze che , in un primo momento imprecisabile nella sua durata , devono comportarsi rivoluzionariamente in senso proprio o negativo e non in senso positivo e costruttore . In sostanza esse attendono l ' esperimento compiuto dal socialismo di Stato per superarlo , e non lo favoriscono se non per scavargli la fossa . Per rendermi chiaro , piglierò un esempio della storia stessa del socialismo , ricordando il momento quando il socialismo in paesi a costituzione borghese arretrata ( come per esempio il nostro ) , comprese la necessità di affrettare il processo formativo della borghesia , e vi cooperò , più o meno in coscienza , solo per affrettarne la catastrofe . Che questa rivoluzione liberale , la quale si svolge , secondo il già detto , per moti diversi e nemici , possa trovare una guida pratica che ne determini più o meno chiaramente l ' azione immediata , non mi sembra possibile ora ; solo è possibile alla scienza scoprire i lontani rapporti di moto e la composizione di quei fattori . Dico dunque che il momento pratico della " Rivoluzione liberale " è , secondo le mie previsioni , ancora lontano e lascio a questo aggettivo tutta la sua indeterminatezza . Cercando invece di determinare speculativamente la fisionomia probabile di questa rivoluzione , credo che essa finirà per riprendere gli stessi motivi del liberalismo classico , nell ' economia e nel diritto . E ciò sarà quando le nostre scuole liberali , sentiranno di non poter più operare come elementi conservatori dell ' economia e dello Stato attuale , ma di dover agire come elementi rivoluzionari ( questo , mi pare , é il punto del nostro dissenso coi nostri grandi maestri liberali ) ; allora , l ' evoluzione ideologica dei nuovi istituti liberali procederà rapidissima e sorgeranno chiari gli schemi della nuova società , che la rivoluzione porterà al trionfo . Certamente l ' esperimento socialistico non sarà avvenuto invano , nessuno vorrà cancellarlo come uno sgorbio dalla storia ; la rivoluzione avrà , come il " Manifesto " dice , una " coscienza moderna dello Stato " o meglio la sua coscienza dello Stato , cioè semplicemente diventerà , da negativa , positiva . Dopo aver fatte le mie previsioni eccomi al punto di decidermi per un ' azione pratica . Il passaggio è stretto e difficile . La maggior parte degli uomini fortunatamente arriva all ' azione per vie del tutto diverse da quella che noi abbiamo qui battuta , ed è inutile tentare una classificazione anche sommaria di questi motivi . Per uno che viene di biblioteca , supposto che egli possa dominare tutte le determinazioni subiettive che lo influiscono , è indifferente scegliere una qualsiasi delle pratiche di cui ha conosciuto l ' esistenza e l ' andamento . Questi sarebbe , dal punto di vista della preparazione spirituale alla politica attiva , il politico perfetto ( machiavellico ) . Egli sa che tanto operando in A , come in B , lavorerà sempre per il risultato C . Sceglierà la sua via con lo stesso criterio con cui un attore sceglie la sua parte in un dramma di cui conosce lo svolgimento e la fine . Soltanto , come appunto sarebbe cattivo commediante , quegli che sulla scena si inspirasse alla logica finale del dramma anziché alla logica della sua parte , il politico che ha scelto A , parlerà e agirà secondo A , non secondo C . In pratica gli converrà nascondere questo C : oppure attribuirlo solo ad A , o anche , fingendolo un risultato nefasto , attribuirlo all ' azione B , per persuadere il maggior numero ad agire in A . E in questi e in simili schemi si potrebbero tradurre moltissime discussioni che si fanno nei congressi dei partiti . Dunque io ( soggetto astratto ) potrei , senza frode , decidermi tanto ad operare per la rivoluzione prossima probabile del socialismo di Stato , diciamo per il collaborazionismo , quanto dar mano ad anticipare quella rivoluzione di cui abbiamo discorso e che ora dorme con la prima nella medesima culla . Il soggetto concreto confessa che i suoi sentimenti e le sue simpatie spirituali lo inclinano fortemente alla seconda decisione , mentre il suo intelletto realistico lo richiamerebbe alla prima . In fine conclude per rimanersene nella sua specola ; per ritornare cioè a quella pura e semplice problemistica dei primordi dell ' " Unità " , inutilmente abbandonata che aspetta senza fretta la sua sintesi . Generosa è 1'impazienza dei giovani che pretende sintesi affrettate e provvisorie ; generosa non solo , ma tal volta anche fecondamente creatrice come dimostra il brano pressoché autobiografico messo dall ' autore in capo al " Manifesto " . Credo però che anche un certo ascetismo politico , se è secondo genio , giovi a formare , in un Paese dove non c ' è , una classe dirigente . E sotto questo aspetto , mi pare , rientriamo , con l ' autore medesimo , a braccetto , nella praxis .