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> anno_i:[1910 TO 1940}
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La storia della introduzione e della diffusione del marxismo in Italia non è certo molto consolante per quelli che sentono e comprendono tutta l ' importanza del pensiero di Marx , così negli aspetti teoretici come in quelli pratici . Introdotto in Italia dai personali avversari del maestro , che , per questa loro condizione , erano poco adatti a comprenderlo e che di fatto ben poco lo conoscevano , un sedicente marxismo fu diffuso fra di noi da uomini che di Marx avevano una conoscenza incompleta e che lo consideravano in conseguenza più come insegna di battaglia che come formulatore della dottrina della rivoluzione proletaria . Marx fu staccato dalla sua dottrina ; e il nome divenne simbolo di unità internazionale per quanti si occupavano con simpatia della questione sociale , mentre la dottrina fu considerata come una opinione , fu cioè messa alla stregua delle idee dei molti autori di progetti e di programmi per la società futura . Il pensiero positivistico dominava allora in Italia gli scienziati che avevano simpatia col socialismo , e il partito . era pieno di uomini che , avversi per sentimento al carattere aspro del pensatore di Treviri , cercavano di temperare il marxismo con l ' ardente ideologia di qualche altro grande socialista . Gli uni e gli altri poi lavoravano intorno a un Marx di loro maniera , perché pochissimi erano quelli che avevano una maturità di studi sufficiente ad intendere il vero Marx e , fra questi pochissimi , credo che nessuno abbia avuto la possibilità materiale di farlo , perché fino verso al 1895 le opere del maestro erano una vera rarità libraria ed Antonio Labriola dovette condurre all ' estero ricerche dispendiose e pazienti per ritrovarle . Così hanno potuto formarsi in Italia vere e proprie leggende intorno al marxismo , così hanno potuto fiorire e prosperare l ’ ibrida triade di Enrico Ferri ( Darwin , Spencer , Marx ) e sopratutto la ridicola favola di un Achille Loria marxista , anzi Marx italiano . Achille Loria aveva criticato più volte senza riserve il maestro ed aveva sollevato ripetute proteste . Ma " le critiche acerbe come scrive il Michels – che il Loria ebbe a subire da parte di uomini così autorevoli in materia marxista , come l ' Engels , il Pareto , il Lafargue , non valsero però affatto a mutare l ' atteggiamento ossequioso dei marxisti del Partito socialista militante in Italia verso di lui . " Fatto questo che è indice e prova insieme della scarsa conoscenza che avevano i socialisti italiani dell ' opera loriana e ( peggio ) di quella di Marx ; fatto che caratterizza in modo non dubbio il marxismo italiano come un marxismo senza conoscenza di Marx . E , anche quando le nuove frazioni più intransigenti del partito parvero bandire la crociata del ritorno al genuino pensiero di lui , anche allora si fece strada l ' antica idea della insufficienza dottrinale del marxismo e della necessità della sua revisione . R . Michels , nella sua Storia del marxismo in Italia , ha ben compreso questa aspirazione dei nostri scrittori socialisti , che hanno a suo dire fra i maggiori compiti quello della ricerca di una teoria complementare al Marx . Ma il Michels , critico dell ' economia marxistica , ha preso questa insufficienza culturale come il non plus ultra della genialità , e con ciò si è precluso da se medesimo la via ad intendere il pensiero di quel grande filosofo italiano che ha scritto nella storia della dottrina marxistica una pagina originale e feconda . Infatti il prof . Michels . non ha trovato spazio per parlare dei Saggi di Antonio Labriola , mentre tanto ne ha dedicato a scritti di gran lunga meno importanti . A p . 75 , Antonio Labriola è ricordato come uno dei sottoscrittori di un ordine del giorno al Congresso operaio italiano di Palermo ; a p . 99 come persona che era in relazione con F . Engels ; a pp . 102 e 103 come contrario alla impurità del marxismo ; a pp . 114 e 154 come appartenente alla coorte partenopea , con B . Croce , Arturo Labriola , E . Leone , ecc . ; a pp . 120-121 e 159 come filosofo che stimava i marxisti stranieri i quali gli ricambiavano questa considerazione ; e a p . 153 come scrittore che dà alle sue opere un ' intonazione socialistica . Tutte notizie , queste , date con una sobrietà eccessiva di due o tre parole , di sfuggita , come sobri sono e il periodo che parla del suo insegnamento universitario , messo in seconda linea per importanza socialistica rispetto a quello di Enrico Ferri , e quella breve nota dove gli si attribuisce la poca stima dì F . Engels . Anche quando parla del materialismo storico , considerato come " campo dell ' economia marxistica " ( sic ! ) , il Michels non ha una parola , non dirò per illustrare , ma solo per accennare alla meravigliosa opera di filosofia della storia di Antonio Labriola . In questo modo il Michels , invece di fare la storia del marxismo italiano , come avrebbe voluto , ha fatto la storia della fama di Marx in Italia e ha messo in rilievo le difficoltà non lievi che presenta lo studio e la continuazione dell ' opera del pensatore di Treviri , e , indirettamente , anche di quella di Antonio Labriola . Nel campo delle discipline storico - sociali , è ancora diffuso il mal vezzo di preferire le tesi dalle apparenze allettanti , i sistemi completi , cioè i sistemi che sembrano dare soddisfazione piena al nostro desiderio conoscitivo , al lavoro freddo , lento , preciso , misurato della scienza . E siccome il marxismo è animato da quello spirito di cui vive la scienza in genere , e ha raggiunto una relativa perfezione degli strumenti di ricerca e un pensiero criticamente consapevole ; poiché , anzi , per tutto ciò ambisce di diventare il perno delle scienze che indagano il vivere . umano , gli ostacoli alla diffusione della sua conoscenza non sono certamente ancora oggi rimossi . Di qui nuova confusione e manifestazioni continue della dotta ignoranza ; di qui anche , e sopratutto , il luogo comune di " Marx è sorpassato , il marxismo è in crisi , ecc . " come se si potesse superare ciò che non si è pienamente inteso , o si potesse avere crisi di ciò che non esiste ancora ! Ma , se lo studiare e comprendere il marxismo è cosa non lieve , più arduo è il compito di continuarlo e di criticarlo , in quanto qui si tratta , per uomini di ingegno e di coltura non comune , di sacrificare l ' ingente fardello di cari pregiudizi e di viete e comode tradizioni e delle più forti passioni politiche . Perciò questa dottrina urta contro la fantasia di molti e contro l ' indolenza di tutti . I più di costoro rigettano il marxismo in blocco e fanno bene . Non pochi però da un incompleto studio del materialismo storico sono portati a deformarlo e , inavvertitamente , a portare in questo tutti gli avanzi e i rifiuti della mentalità metafisica . Altri infine trovano comodo riferirsi al marxismo , come ad un qualcosa di attraente , e riandare ad un tempo con la mente a cercare nella storia del pensiero i punti di contatto con varie concezioni , per poi presentare al pubblico , p . es . , ora un Marx - Spencer , ora un Marx - Kant , ora un Marx - Bergson . Per i primi , il materialismo storico non esiste , e ciò vuoi dire che essi si accontentano di spiegare la storia con l ' isterismo e la fantasia . Per i secondi e gli ultimi , esso è diventato una nuova e sterile esercitazione metafisica , poiché non vi può essere forza in un pensiero che cerca di illuminare la storia con un gioco di combinazioni del pensato dei vari uomini grandi , invece di chiedere luce alla fonte inesauribile della realtà storica passata e presente . Per tutti costoro non sarà fuor di luogo ripetere ciò che scrissi or non è molto a proposito della mania di voler completare il marxismo col pensiero di questo o di quel filosofo : Non si considera che questo basta per mettersi fuori dall ' orbita del marxismo , perché , o si vuoi portare nel marxismo qualcosa che esso ha già in sé per il fatto di aver tratto dalle dottrine che ha superato ciò che di scientificamente esatto esse contenevano , o si vuoi riportare nel marxismo la metafisica da questo vinta . Nel primo caso il materialismo storico non si comprende ; nel secondo si rinnega . C ' è da augurarsi che questi tentativi di deturpare e svisare il marxismo siano frantumati , e possa finalmente essere compreso nella sua piena integrità il pensiero del filosofo germanico . Da un tale momento soltanto la continuazione dell ' opera sua diverrà più agevole , perché si saprà distinguere ciò che è opinione personale di Marx , dettata da individuali considerazioni , passibile di smentita da parte dei fatti , da ciò che fu rigorosamente da lui osservato nella realtà della storia . Perciò diceva Antonio Labriola 25 anni or sono : " altro è guardare al tenore particolare degli scritti di Marx , in quanto sono un fatto particolare , e altro è guardare al marxismo come a una dottrina che è capace di svolgersi . " ' Perciò , ammaestrati dalla esperienza , noi sosteniamo che il materialismo storico non potrà essere continuato , corretto , completato se non con i metodi , che l ' esperienza della classe lavoratrice attraverso l ' opera di Marx ci ha indicati , cioè criticamente , dalla critica che nasce dalle cose storiche e non dalle opinioni del signor X .
UNA TEORIA DEI SINDACATI ( RIGOLA RINALDO , 1926 )
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La questione dell ' ordinamento dei sindacati operai acquista oggi una eccezionale attualità dalla promulgazione della nuova legge fascista sindacale , i modi e le conseguenze della cui attuazione sono una delle più grandi incognite del presente periodo della politica italiana . Al chiarimento di tale questione cui sarà anche dedicato un prossimo convegno dei rappresentanti del Partito socialista dei lavoratori italiani recherà indubbiamente molta luce il seguente articolo che a disegno non volle essere polemico del più sperimentato e coscienzioso dei nostri organizzatori operai . La C . S . Nel mio Sindacalismo confederale , presenterò alcuni saggi , in parte vecchi e in parte nuovi , intesi a far conoscere come si sia andato evolvendo , nel corso degli anni , il pensiero del movimento operaio italiano , ed a fissare , in pari . tempo , alcuni principi che si possono considerare definitivamente acquisiti alla pratica sindacale , tanto che possono formare , nel loro insieme , una teoria . In questo scritto mi propongo di esporre i concetti fondamentali della teoria , separandola dalla parte puramente storica e documentaria . Non è un riassunto del libro che intendo fare , bensì una specie di estratto Liebig , il quale mi auguro possa piacere ai cucinieri che hanno per compito di fornire al proletariato l ' alimento spirituale . È una teoria sgorgata dalla pratica e collaudata da una quadrilustre esperienza . Convien ricordare che il movimento operaio italiano è di origine rivoluzionaria e che è stato in ogni tempo ispirato da un " credo " politico eterodosso . Che i suoi ispiratori si chiamassero Mazzini , o Bakunin , o Costa , o Turati , non conta . Ciò che va rilevato si è che le associazioni non animate da idealità politiche non fanno parte del movimento di cui ci occupiamo . Anche il sindacalismo cosidetto riformista , in quanto mira alla totale liberazione del proletariato , è rivoluzionario nei fini , cioè contrario alle istituzioni capitalistiche ; è , in altre parole , politico . Tolta la meta ideale , la finalità rivoluzionaria , non si può più parlare di sindacalismo in senso stretto , ma di corporativismo , il quale può essere , all ' opposto , rivoluzionario nei metodi e conservatore o agnostico in politica . Poiché , dunque , furono in ogni tempo i partiti rivoluzionari a suscitare il movimento operaio , non apparirà strano se questo è stato sempre un fatto subordinato al fatto politico . Giuseppe Mazzini si adoperò per federare le " Fratellanze , " da lui fondate , in una vasta organizzazione nazionale , che , secondo i suoi intendimenti , avrebbe dovuto facilitare la soluzione del problema sociale , riunendo il lavoro e il capitale nelle stesse mani ; ma il suo tentativo non sorti esito felice , causa l ' immaturità dell ' ambiente . La propaganda mazziniana non poteva essere compresa che dalle minoranze più colte delle città , mentre il socialismo , col denunziare gli antagonismi di classe e col predicare la solidarietà fra gli oppressi , trasse facilmente le grandi masse operaie e contadine alla ribalta della storia . La meravigliosa fioritura di leghe e di Camere del lavoro , che il 1901 ci presenta , era stata preceduta da una larga seminagione di idee socialiste in un ' epoca particolarmente favorevole al loro germoglio . Per un certo tempo la resistenza sembrò non essere altro che il socialismo in divenire . Senonché il socialismo parlamentare , con alla testa la social - democrazia germanica , tenacemente abbarbicato al concetto che il sindacato fosse utile se ed in quanto era di ausilio all ' azione politico - parlamentare del partito , tendeva a subordinarlo a sé o almeno alla sua particolare concezione rivoluzionaria . L ' azione diretta , preconizzata dal sindacalismo rivoluzionario , altro non è stata , in fondo , che la reazione alla pratica troppo elettoralistica , e forse , più ancora che ad essa , a quel generico pessimismo che portava al non fare ed all ' attesa messianica dell ' evento rivoluzionario . Quale fiducia si può riporre nell ' azione sindacale se si è convinti a priori che essa non modifica i rapporti di classe e non risolve il problema sociale ? Il movimento operaio non vive che per l ' azione . Si può credere che la ginnastica scioperaiola sia un non senso e l ' espropriazione violenta dei capitalisti un ' utopia , ma non si può negare che il sindacalismo rivoluzionario ha servito a correggere l ' eccesso parlamentarista e a infondere nei lavoratori quella fiducia in se stessi e quella volontà . di azione , per le quali soltanto potranno essere qualche cosa nel mondo . Comunque è certo che , allorquando i nostri più autorevoli organizzatori meditavano di costituire la Confederazione del lavoro , obbedivano precisamente al bisogno di fare , di muoversi nella realtà della vita , di allentare le ritorte che tenevano l ' organizzazione avvinta ad un troppo dogmatico verbo politico . Essi intuivano la necessità di fare una politica sindacale autonoma . Erano dei buoni riformisti ligi alla corrente di destra del partito , ma propendevano a valorizzare il sindacato mettendolo almeno alla pari col partito . Le revisioni di destra e di sinistra operatesi in quel turno di tempo non avevano lasciato indifferente il proletariato italiano . L ' azione diretta non aveva affatto bisogno di esplicarsi nella forma dello sciopero rivoluzionario , ed essa appariva come un ' integrazione dell ' azione mediata , parlamentare . Principi fondamentali del sindacato . Il sindacato operaio moderno fu variamente definito da tutti coloro che lo studiarono . Economisti , sociologi , storici , uomini politici , organizzatori ne fissarono i caratteri e gli scopi con una formula rispondente più o meno alle loro particolari opinioni e concezioni . Nella stessa parola " sindacato " ( o " lega " ) è implicito il concetto di una associazione fra gente della stessa condizione , che intende procurare a se stessa dei miglioramenti . Il sindacato è " l ' impresa dei miglioramenti , " i quali non sono delimitabili a priori . Il sindacato non si forma se non vi è negli operai l ' intenzione di lottare contro lo sfruttamento capitalistico . Il sindacato deve quindi incardinarsi su questi principi : 1 . La solidarietà fra lavoratori è tanto più produttiva di effetti benefici quanto più è estesa . Il primo vantaggio che gli operai traggono dal loro associarsi in sindacato di resistenza è di ridurre al minimo la concorrenza tra loro stessi , rendendo più difficile il peggioramento delle loro condizioni anche se rimangono in atteggiamento passivo . La piccola lega isolata offre scarsa capacità di resistenza ed è sprovveduta di qualsiasi forza per svolgere un ' azione attiva , specie dopo che gli imprenditori si sono organizzati a loro volta . C ' è , dunque , uno stretto rapporto fra i successi o gli insuccessi delle lotte del lavoro e l ' ampiezza e l ' unità dell ' organizzazione . Il verificarsi di questa prima condizione influisce vantaggiosamente anche nel senso di diminuire il costo delle conquiste operaie , perché basta la presenza di una forte organizzazione ad eliminare molte cause di conflitto . 2 . Ma il rendimento dell ' organizzazione non dipende soltanto dal numero , dall ' affiatamento e dalla combattività degli organizzati . Costituiscono altrettanti elementi di successo l ' abilità dei capi , la disciplina e lo spirito di previdenza dei gregari . Se una controversia sbocca nello sciopero o nella serrata , le probabilità maggiori di vittoria sono per la parte che è in grado di resistere di più e di infliggere un danno alla parte avversa . È quindi necessario che l ' organizzazione sia forte anche finanziariamente . Se gli operai , dopo aver provveduto al retto funzionamento della loro organizzazione , accantonano fondi per distribuire sussidi in caso di sciopero , la loro capacità di resistenza si accresce di tanto . La politica delle alte contribuzioni è raccomandabile sotto ogni punto di vista . 3 . La previdenza sindacale è anch ' essa un fattore del progresso operaio . Gli operai , che escono da un periodo di disoccupazione e di malattia non sussidiata , sono costretti talvolta ad accettare quel qualunque salario che l ' imprenditore voglia loro corrispondere ; ove invece funzionino nell ' interno del sindacato servigi mutualistici , si ottiene il duplice risultato di accrescere la capacità di resistenza dei soci e di limitarne la fluttuazione . Infatti l ' organizzazione che si proponga la pura difesa del contratto di lavoro riesce difficilmente a tenere avvinti a sé i soci negli intervalli fra un contratto e l ' altro . 4 . Come tutte le battaglie , anche quelle del lavoro hanno per iscopo la pace . Vincitori e vinti finiscono sempre per firmare un trattato che vien detto " contratto di lavoro " o ( più propriamente ) " concordato di tariffa , " con scadenza a termine fisso . Non vi sono limiti circa le materie suscettibili di formare oggetto di contrattazione tra le parti . Il salario , il cottimo , la disciplina interna , la previdenza , la stabilità , i licenziamenti , le assunzioni , la condirezione , il controllo , eventualmente , sull ' azienda nella quale gli operai sono impiegati , tutto può essere liberamente regolato tra le parti mediante il concordato di tariffa , come tutto può fornire materia di conflitto . 5 . Le organizzazioni padronali ed operaie stipulano non soltanto per i loro soci , ma per tutta la massa interessata in una data industria e in un dato territorio . Trattandosi però di contratto libero , la sua esecuzione non può essere affidata che alla lealtà dei contraenti , i quali non possono rispondere delle infrazioni individuali . Quindi , anche in tempo di pace , il concordato ha valore se ed in quanto sia presidiato dall ' organizzazione . Ma poiché , indipendentemente dalla buona o cattiva volontà delle parti , un concordato può prestarsi alle più diverse interpretazioni , così , per eliminare ogni causa d ' attrito , l ' organizzazione operaia si assume di esercitare una continua vigilanza sulla sua applicazione nell ' interno di ogni stabilimento mediante le cosidette " Commissioni interne . " E questo bisogno di vigilanza assidua si risolve in un argomento di più a favore della stabilità , della forza , dell ' unità del sindacato . Sindacalismo , mutualismo , cooperazione , sciopero . Per trattenere gli operai nei sindacati , è necessario coltivare l ' idea mutualista . La questione di principio non può essere dubbia : ridurre i sindacati a pure società di resistenza vuoi dire opporre una barriera formidabile all ' evoluzione del proletariato ; vuoi dire abbandonarlo all ' influenza preponderante dei demagoghi borghesi , riducendo l ' importanza delle forze economiche che possono contribuire a mantenere l ' autonomia della classe operaia ; vuol dire impedirgli di elaborare conformemente al suo proprio modo di vivere i nuovi principi del suo diritto ; vuoi dire , in una parola , rifiutargli la possibilità di diventare una classe " per se stessa . " Le società mutue fondate dai sindacati non poggiano punto sugli stessi principi delle Casse borghesi ; in luogo di ispirarsi all ' associazione dei capitali , esse osservano il principio della solidarietà proletaria . Si parla spesso di organizzare il proletariato : ma organizzare non si • • gnifica inquadrare degli automi ! L ' organizzazione è il passaggio dall ' ordine meccanico , cieco , comandato dall ' esterno , alla differenziazione organica , intelligente , coscientemente accettata ; in una parola , è una evoluzione morale . Non vi si arriva che con una lunga pratica e con l ' esperienza acquistata nella vita . Tutte le istituzioni si sono formate allo stesso modo ; esse non sono né il risultato delle decisioni dei grandi uomini di Stato , né quello dei calcoli dei sapienti ; esse si fanno abbracciando e condensando tutti gli elementi della vita . Per quale ragione il proletariato sfuggirebbe alla necessità di " farsi " per questa via ? Una cosa mi ha sempre colmato di stupore scrive G . Sorel ed è l ' avversione di numerosi marxisti per la cooperazione ... Che cosa accadrebbe se , dopo la rivoluzione sociale , l ' industria dovesse essere diretta da gruppi incapaci di condurre oggi una cooperativa ? ... È nel seno della società capitalista che devono svilupparsi , non soltanto le nuove forze produttive , ma anche le regole di un nuovo ordine sociale , quelle che si possono chiamare le forze morali dell ' avvenire . I conflitti del lavoro non sono da confondersi con la lotta di classe teorizzata dai socialisti . I liberali respingono la lotta di classe ; ma ammettono la legittimità della lotta fra imprenditori ed operai per l ' equa ripartizione dei frutti del lavoro comune , non solo , ma la credono economicamente meno costosa e moralmente più sana della pace imposta artificiosamente dall ' alto . " Alla quiete , che è morte , è preferibile il travaglio , che è vita " ( L . Einaudi ) . Carlo Marx attribuisce la massima importanza ai sindacati operai , sopratutto perché riuniscono gli uomini della stessa classe per la lotta contro la classe capitalista . La grande industria agglomera in un solo luogo una folla di persone sconosciute le une alle altre . La concorrenza divide i loro interessi . Ma il mantenimento del salario , interesse che essi hanno comune contro i loro padroni , li riunisce nello stesso pensiero di resistenza ( coalizione ) . Onde la coalizione ha sempre un duplice scopo : quello di far cessare la concorrenza fra loro e quello di fare una concorrenza generale al capitalista . Se inizialmente lo scopo della resistenza non è stato che il mantenimento dei salari , a misura che i capitalisti a loro volta si riuniscono in un pensiero di repressione , le coalizioni , dapprima isolate , si formano in gruppi ; di fronte al capitale sempre riunito , il mantenimento dell ' associazione diviene più necessario per loro di quello del salario . Ciò è talmente vero , che gli economisti inglesi sono pieni di meraviglia nel vedere che gli operai sacrificano una buona parte del salario in favore delle associazioni che , agli occhi di quegli economisti , non sono stabilite in favore del salario . In questa lotta vera guerra civile si riuniscono e si sviluppano tutti gli elementi necessari ad una futura battaglia . Arrivata a tal punto , l ' associazione prende un carattere politico . Le condizioni economiche avevano dapprima trasformata la massa del paese in lavoratori . La dominazione del capitale ha creato a questa massa una situazione comune , interessi comuni . Onde questa massa è una classe rispetto al capitale , ma non ancora tale in se stessa . Nella lotta , di cui noi non abbiamo segnalato che alcune fasi , questa massa si riunisce , si costituisce in classe da se stessa . Gli interessi che essa difende divengono interessi di classe . Ma la lotta tra classe e classe è una lotta politica . Lo sciopero economico è il fatto per cui un gruppo di operai viene a trovarsi in conflitto momentaneo con un gruppo di capitalisti per una divergenza che non mette in questione il possesso dei mezzi di produzione da parte dei primi , appunto perché il problema del possesso non può essere risolto per via di scioperi particolari , né pacifici , né violenti . La resistenza , gli scioperi , sono , quindi , effettivamente " conflitti " o " lotte " del lavoro , ma non possono essere la lotta di classe , che è sempre una lotta di carattere politico . In quanto sono fatti episodici e subordinati al fatto generale della lotta di classe , i socialisti accettano gli sciopèri quando sono necessari , ma non hanno alcun interesse a moltiplicarli o ad esasperarli , come non possono essere aprioristicamente contrari ai congegni che tendono a ridurne il numero e la durata senza menomare la libertà degli operai . Il sindacato va preso per quello che è , per quello che può dare , e non si deve pretendere da esso più di quanto è nelle sue possibilità . Esso è , prima di tutto , un ottimo strumento per mitigare lo sfruttamento diretto del conduttore d ' opera sui suoi dipendenti . Non è da credere ch ' esso riesca a ridurre il profitto del capitalista al disotto del saggio normale , ma riesce certamente ad armonizzare meglio i salari coi profitti , a impedire che la concorrenza fra imprenditori si faccia a tutte spese del lavoro , ad espellere dal processo produttivo gli industriali inetti , a migliorare , insomma , la condizione del lavoratore , sì dal lato economico che da quello morale ed igienico . Monopolio della mano d ' opera e controllo della produzione . Il sindacato tende a monopolizzare la mano d ' opera . I mezzi coattivi , a cui ricorrono le organizzazioni per aumentare la percentuale degli organizzati o per ridurre , comunque , la passività dei disorganizzati , degli assenti , dei crumiri , ne sono la prova migliore . Il monopolio è osteggiato dagli economisti liberali ; ma è questione di intendersi su di esso . La libera concorrenza , che gli economisti vorrebbero , non sparisce affatto finché non è interdetto a nessuno di organizzare un sindacato in concorrenza ad un altro sindacato . Noi tendiamo a sopprimere la concorrenza perché è causa di indebolimento dei salariati , ma intendiamo che al monopolio si debba giungere per il naturale sviluppo del principio di solidarietà . Insomma , il monopolio , in quanto viene come conclusione del processo formativo della solidarietà professionale , non solo non può essere respinto , ma deve essere sollecitato da chi non fa del sindacalismo a fondo capitalistico . I particolarismi e gli egoismi che porta seco in germe non devono preoccupare eccessivamente , perché vengono facilmente neutralizzati dalla concorrenza in atto o allo stato di minaccia allorché si vive in condizioni di libertà . Ad ogni modo , l ' indirizzo , la prassi , la finalità classista costituiscono ancora la migliore salvaguardia contro i privilegi e i particolarismi dei gruppi ; privilegi , particolarismi , egoismi che sono in gran parte frutto della morale individualista . La concezione classista , che implica uno sforzo di negazione e di superamento del capitalismo , è quella che meglio risponde , anche dal punto di vista dell ' interesse dei terzi . Gli operai che entrano in quest ' ordine di idee lottano bensì per i salari , ma tendono sopratutto ad assumere e a controllare direttamente la produzione . Corpi consultivi , riconoscimento giuridico , sindacato unico . I corpi consultivi rappresentano un terreno d ' incontro fra operai e padroni fuori dell ' azienda di produzione . Qui la discussione non è più portata sulla tariffa , ma su provvidenze di carattere generale che spetta allo Stato di attuare , sentito il parere dei tecnici e delle parti più direttamente interessate . Ciascuna parte può starvi , dunque , in piena indipendenza di spirito , e non vi è pericolo che questa collaborazione conduca ad ammorbidimenti o a compromessi incompatibili con l ' idea di classe . La controversia , se convenga o meno partecipare ai corpi tecnici consultivi dello Stato , è per noi risolta in senso affermativo . Lo Stato moderno tende fatalmente alla moltiplicazione dei propri organi , e i sindacati sono portati ad assumere sempre nuove funzioni pubbliche . Sorge , a questo punto , la questione del riconoscimento giuridico . Come può lo Stato investire i sindacati padronali ed operai del diritto di rappresentanza negli istituti di legislazione e di previdenza , se i sindacati stessi non sono riconosciuti dalla legge ? E a quali sindacati lo Stato affiderà la rappresentanza , se sono più di uno per ogni ramo professionale ? Il problema è già virtualmente risolto . Si possono seguire due metodi per dare veste legale ai sindacati rispettando la libertà individuale : il primo consiste nel concedere il riconoscimento ai sindacati di tutte le tendenze i quali ne facciano domanda dando a ciascuno una rappresentanza proporzionata al numero dei propri soci ; e il secondo nel raggruppare professionalmente gli operai e i datori di lavoro in apposite liste elettorali , per la nomina dei rispettivi rappresentanti negli organi statali . L ' uno e l ' altro metodo possono essere adottati contemporaneamente . Nel primo caso sono elettori i sindacati , nel secondo gli individui , siano o non siano organizzati . Il secondo metodo è già in uso per la nomina dei probiviri . Non è in contraddizione coi nostri principi l ' addivenire alla costituzione dei corpi di mestiere , assegnando ad essi l ' ufficio di rappresentanti legali e riconosciuti per la stipulazione dei contratti di lavoro . Solo si richiede che l ' ente giuridico sia ordinato su base democratica e che rimanga salva la libertà degli operai di organizzarsi in sindacati di fatto , secondo le loro preferenze sociali e politiche . Il sindacato unico è una perfezione del processo formativo dell ' organizzazione di classe , un bene superiore che il proletariato deve voler raggiungere , anche se non riuscirà mai a possederlo interamente , e la cui conquista dipende da lui solo , dalla sua forza morale . Nessuno potrà mai donare graziosamente alle masse le armi della loro liberazione . Il sindacato unico , obbligatorio , imposto d ' autorità , creerebbe immediatamente il bisogno di costituire entro di esso il sindacato o i sindacati volontari , perché il sindacalismo è pensiero , vita , movimento . Inserzione del sindacato nello Stato . I sindacati e i partiti . Il plurisindacalismo , dunque , non esclude l ' unità sostanziale della classe , purché , naturalmente , tutte le organizzazioni si trovino nelle identiche condizioni di libertà . Perché l ' unità sostanziale sia , è indispensabile che il movimento operaio si emancipi dalla tutela dei partiti e dei governi . Lo Stato , che è sopra le classi , può svolgere una sua azione , intesa a limitare i danni economici delle lotte del lavoro , creando istituti arbitramentali e di conciliazione , ma è assurdo pretendere che crei il sindacato e disconosca in pari tempo la sua prima e più importante funzione , che è quella di migliorare le condizioni dei lavoratori ; salvo non si voglia fare del sindacato un semplice materiale per il rifacimento dello Stato su basi tecnico - professionali . Allora il potere non emanerebbe più dal popolo indistinto , ma uscirebbe dai sindacati professionali di tutte le classi e professioni : tanti ingegneri , tanti medici , tanti professori , tanti meccanici , tanti agricoltori , e così via . Tutt ' al più , oltre alla rappresentanza diretta dei sindacati " aclassisti , " quella Camera o quel senato , che fosse chiamato a funzionare da potere legislativo , potrebbe essere completato da un certo numero di membri nominati a vita dal governo . Contro simili tesi si levano due categorie di oppositori : coloro i quali non ammettono che i sindacati debbano assumere funzioni rappresentative di carattere politico , e coloro che vorrebbero inserire i sindacati nel tessuto dello Stato , senza , però , distruggere la base democratica di questo . Alfredo Poggi appartiene alla prima categoria . Secondo il Poggi , l ' attenzione dei politici e degli studiosi sulla trasformazione dello Stato politico in una gerenza sociale sarebbe stata richiamata in particolar modo , dopo l ' armistizio , tanto dalle notizie sull ' ordinamento russo ( che pareva tutto imperniato sull ' azione politica dei sindacati ) , quanto dalla nuova costumanza dei " Consigli di fabbrica , " come organi anche di controllo . I motivi che il Poggi adduce a dimostrazione della fallacia dei progetti sindacalisti sono principalmente dedotti dalla passata esperienza . I sindacati si sarebbero fin qui mostrati incapaci di allargare le proprie vedute fino all ' interesse generale ; talché , in Russia , per esempio , si ravvisò presto la necessità di immettere negli organi corporativi anche rappresentanti puramente politici per impedire il particolarismo sindacale . Né può accadere diversamente precisa Alfredo Poggi dato lo scopo ristretto per cui il sindacato è sorto e ha avuto sino ad ora ragione d ' essere ; le abitudini mentali non si possono certo mutare in un " fiat . " Se esso potrà quindi essere organo adatto per dar consigli tecnici e per proporre leggi tecniche allo Stato , dall ' altro lato sarà , per la stessa sua natura , impreparato a formulare leggi , a fissare diritti , a porsi cioè da quel punto di vista universale , da cui il legislatore giudica o ... dovrebbe giudicare . Le competenze sindacali , se saranno assunte a funzione politica , faranno pure una politica , ma la " loro " ; mentre il partito politico , che parte da finalità universali e trascende , se non è fazione o consorteria , l ' interesse particolare , pur servendosi dei consigli dei competenti , è più adatto a dare delle questioni la soluzione " politica , " nel senso etimologico della parola , cioè interessante la generalità dei cittadini . ... La cellula attiva della collettività sociale è pur sempre l ' individuo sociale con i suoi bisogni e i suoi sentimenti politici , l ' homo politicus di Aristotile , anziché la corporazione , la quale nel suo fine non contiene , ( come contiene , per esempio , la famiglia ) , l ' uomo nella pienezza della sua natura morale ; ma tende alla soddisfazione di un preciso e limitato scopo , che è poi il mezzo per il fine vero , per quello morale ... Se lo Stato , per riconoscere la " società , " dovesse solo riconoscere queste corporazioni economiche , finirebbe col non riconoscere la vera , la concreta cellula del suo organismo , che è l ' uomo nella pienezza della sua vita sensitiva e spirituale e non l ' astratto individuo , né il non meno astratto homo oeconomicus . L ' uomo , che , come tale , tende a trasformare lo Stato , non è l ' uomo sindacato , che , come tale , ha un limitato scopo utilitario , ma l ' uomo politico , organizzato cioè nei partiti politici , detti dal Jellineck necessari , che ispirano la loro condotta ad una concezione universale della vita sociale . Uno Stato dei sindacati ( che poi sarebbe lo Stato dei sindacati maggiori , con sacrificio di quelli minori ) dovrebbe essere uno Stato come ... gli altri , dovrebbe cioè fare della politica come gli altri ; per guardare ai gruppi e non agli atomi , costringerebbe forse ... Dante ad iscriversi nell ' arte degli speziali , per valer qualcosa ; ma ridurrebbe la sua politica ad una piatta , materiale e utilitaristica routine amministrativa . Noi però non condividiamo tutta la sfiducia del Poggi verso il sindacato , o , per dir meglio , tutta la fiducia che egli ripone nei partiti politici . Quello dell ' inserzione dei sindacati nella costituzione politica dello Stato è un problema che va considerato in rapporto allo Stato capitalistico ed in rapporto alla società socialista . L ' esperienza della Russia non è decisiva perché in Russia il sindacalismo politico è tramontato col tramontare del comunismo . Alfredo Poggi ha ragione se e finché allude al sindacato presente . In regime capitalistico il sindacato è necessariamente un ' organizzazione a scopi limitati e particolari . Il sindacato non si forma , evidentemente , per decidere se lo Stato debba essere laico o confessionale , oligarchico o democratico , militarista o pacifista . Ove si prefiggesse scopi di questa natura , verrebbe a mancargli la base dell ' esistenza , dappoiché i membri di una società non hanno bisogno , per risolvere siffatte questioni , di schierarsi in sindacati professionali distinti . A ciò sono senza dubbio più adatte le formazioni di partito , le quali permettono agli individui di schierarsi secondo le proprie convinzioni e non in vista di difendere i loro particolari interessi professionali ed economici . Noi , però , non ci sentiamo di trarre da questa premessa tutte le illazioni che ne trae il Poggi ; noi non assegniamo ai partiti tutte le virtù universaliste che il Poggi loro assegna , sia pure con la riserva che non diventino fazioni o consorterie . L ' individuo , cioè la cellula attiva della società , non sparisce nel sindacato più di quanto non sparisca nel partito ; il partito può diventare particolarista come ogni altra forma di organizzazione . Le burocrazie politiche sono anch ' esse soggette a trasformarsi in sindacati misti per il monopolio e lo sfruttamento del potere politico ; laonde la vera universalità si dovrebbe cercare nella mancanza assoluta di ogni privata organizzazione , nel rapporto diretto fra lo Stato e il singolo individuo . E , poiché non si può pretendere che i membri della società cessino dall ' associarsi liberamente in vista di fini particolari , così pensiamo che il sindacato possa servire da utile contrappeso alla influenza dei partiti politici . Del resto , la più bella prova che il sindacato assume un ' importanza sempre più decisiva nella vita delle nazioni è data dal fatto che tutti i partiti cercano di appoggiarsi ai sindacati per valere qualche cosa . Le formazioni politiche sono sempre effimere e transitorie , mentre l ' organizzazione di classe è stabile e permanente . I sentimenti umani sono mobili e cangianti come la moda , ma le classi , che si evolvono lentamente , hanno ben altra consistenza e stabilità , e le filosofie politiche stanno alle classi come l ' abito al corpo . Detto questo , siamo i primi a riconoscere che , in regime di lotta di classe , il sindacato non può assumere vere funzioni politiche . Non lo può perché come il Poggi giustamente osserva se ha da compiere la funzione tecnica , non può compiere simultaneamente anche quella politica ; la politica dei sindacati , in regime proprietario , rischierebbe di essere la politica dei grandi sindacati . È troppo evidente che la politica generale non può essere fatta con degli organismi a base di rappresentanze paritarie di classe , come sono tutti gli organismi del lavoro creati dallo Stato moderno . Se la classe operaia accettasse una tale soluzione , precluderebbe a se stessa la via al proprio definitivo avvento . E fuori da questi organi paritari , i quali funzionano ottimamente finché attendono a mansioni di carattere tecnico , non si vede troppo quale altra funzione politica possa essere riservata al sindacato , ossia come questo possa essere inserito nel parlamento di un paese . Si è accennato in questi ultimi tempi alla possibilità di dare una rappresentanza ai sindacati , come tali , nell ' Assemblea legislativa , come si è parlato del doppio voto : il professionale e il politico . Ora , il voto professionale è già in uso ( vedi il caso dei probiviri ) ; può essere dunque questione soltanto di farne una più larga applicazione aumentando gli istituti operai ; e , del resto , nulla impedisce ai sindacati , in regime democratico , di entrare nello Stato seguendo le vie normali del suffragio individuale . Gli inglesi hanno risolto magnificamente il problema : nelle unioni di mestiere fanno la politica dei miglioramenti salariali , ma con le unioni di mestiere fanno la politica nazionale ed universa . Le unioni di mestiere inglesi non hanno mai chiesto di essere ammesse , come tali , nell ' Assemblea legislativa ; ma le unioni inglesi si sona immesse da se stesse nel parlamento politico creando un organismo " ad hoc " il partito del lavoro , al quale , naturalmente , l ' aderire non è obbligatorio né per tutte le unioni , né per tutti i soci di una stessa unione . Libertà per i politici come per gli apolitici . Sindacalismo di classe e socialismo . I sindacati liberi , senza distinzione di tendenza , guardano tutti al socialismo come ad una meta ideale ; e in ogni loro atto si trova espressa questa loro fiducia in un profondo rinnovamento sociale . Le conquiste parziali sono sempre collegate , nella loro mente , al fine ultimo , che usiamo chiamare convenzionalmente " socialismo " o " comunismo " o " collettivismo , " cioè un fine che per essi significa liberazione dalla servitù economica . I confederalisti professano la teoria generale della socializzazione , senza per ciò credere che si debba forzare l ' economia rispetto a quei rami di attività che non si prestano o non sono maturi per tale trasformazione . Essi seguono , in materia , le direttive tracciate dalla grande maggioranza dei sindacati aderenti alla Federazione internazionale di Amsterdam . Secondo la scuola inglese , quando le industrie sono giunte ad uno stato di monopolio ( trust ) o di quasi - monopolio , il principio della nazionalizzazione vi deve essere applicato . Quanto al modo della gestione pubblica , essi ritengono che lo Stato debba bensì essere il proprietario dei mezzi di produzione , ma non per questo il sistema di lavoro deve essere accentrato nelle mani dei funzionari dell ' amministrazione civile . Quando lo Stato si interessa seriamente agli affari industriali , è costretto ad avvalersi di ben altro che di associazioni politiche o di gruppi che funzionino politicamente . Esso , allora , tratta come un mandatario della società , e per il successo del suo mandato deve chiamare in aiuto le associazioni ed i gruppi che sono interessati alla esecuzione del mandato , così come il consumatore è interessato ai risultati del medesimo . Man mano che l ' idea della socializzazione impone nuovi compiti e nuove responsabilità allo Stato , questo deve adattarsi ai nuovi doveri di amministrazione , perfezionando ed estendendo la propria organizzazione . La burocrazia scrive il Mac Donald è amministrazione di uomini dotati di autorità statale , investiti dell ' ufficio di funzionari dello Stato ; essa presuppone che la direzione non attinga la sua autorità dal basso e dal rapporto con gli affari che controlla , ma dall ' alto , dal potere generale e sovrano dello Stato . Il pubblico controllo è invece un ' amministrazione retta da persone , la cui posizione , la cui autorità proviene dalla organizzazione nella quale operarono . Mentre questi si elevano all ' autorità , il burocrate discende con l ' autorità . I primi sono nel sistema e per il sistema , il burocrate è sopra il sistema e fuori di esso . Nulla indica sino a questo momento che lo Stato sia prossimo a sparire , per lasciar posto ad una semplice gestione amministrativa , come Marx prevedeva , o per essere assorbito , in ciò che ha di immanente , dai sindacati , secondo la concezione soreliana . L ' esperimento russo è lungi dal confermare siffatte previsioni e concezioni . Lo Stato si evolve , ecco tutto . Allo Stato borghese succede lo Stato operaio . Questi due Stati sono necessariamente diversi nella loro costituzione e natura . Il primo è essenzialmente politico , e le sue attribuzioni sono ridotte ai minimi termini ; il secondo è essenzialmente economico - industriale , ed implica una struttura assai più complessa . Il governo della classe operaia si concreta nel governo della produzione . L ' importante non è , dunque , di inserire il sindacato nell ' impalcatura politica borghese , bensì di inserirlo nel tessuto economico della società . A questo si perviene per vie diverse . Vi sono cooperatori i quali pensano , per esempio , che si possa giungere all ' abolizione del sistema del profitto riorganizzando dall ' interno l ' economia mediante la cooperazione . Se la grande massa dei consumatori poveri cessasse dall ' acquistare i prodotti dai privati commercianti , questi verrebbero automaticamente eliminati dal processo di distribuzione ; ed , una volta che l ' organizzazione dei consumatori è divenuta potente , essa può assumersi anche la gestione della produzione . Sarà questa una concezione unilaterale ; a un dato momento i cooperatori si troveranno di fronte a difficoltà quasi insormontabili , e dovranno ricorrere ad altre forme d ' azione per conseguire interamente i loro scopi . Tutto ciò è verissimo , ma non si può negare che la trasformazione del sistema capitalistico si effettui mediante l ' inserzione del principio sindacale nel tessuto economico delle nazioni . A fianco di questa azione indipendente , si può sviluppare quella che tende a dare agli operai un ' ingerenza nell ' azienda capitalistica , e il preferire l ' una o l ' altra non dipende che dalle circostanze . Certo è , però , che tutte queste forme d ' azione e d ' organizzazione conducono ad un risultato unico : la gestione pubblica . I modi e i limiti della socializzazione non si possono determinare a priori . Tutti i piani prestabiliti sono destinati a subire nella pratica profonde modificazioni . Val quanto dire che il socialismo non è un modo di vita , un ordine sociale di cui si conoscano gli schemi particolareggiati , ma una tendenza della società . Il proletariato aspira ad emanciparsi dalla servitù economica . Sua missione storica è di effettuare un ordine economico dal quale sia bandito lo sfruttamento dell ' uomo sull ' uomo . La dottrina socialista ha per funzione di orientare le masse in tale direzione . Non importa sapere ( non importa , perché non sarebbe possibile ) a quali transazioni si debba giungere col principio individualista ; l ' essenziale è non transigere in sede morale . Il sindacalismo di classe nega il capitalismo , condanna in blocco il sistema del profitto come contrario alla libertà ed alla morale , ma transige con esso quando la transigenza è necessaria . Se il sindacato da sé solo è impotente a risolvere il problema sociale , la politica , da sola , è più impotente ancora . La critica al sistema capitalistico è certamente necessaria , ma , se essa serve a modificare il modo di pensare degli uomini , non crea nulla per se stessa . I partiti , in quanto sono formati da un insieme di critici e di dialettici , potranno stilare formule perfette , ma esse rimarranno senza effetto pratico se non troveranno l ' ambiente adatto a tradurle nella realtà . La crisi delle tendenze è precisamente la crisi del vuoto . La trasformazione sociale è innanzi tutto un problema di organi , di funzioni , di capacità . Il movimento operaio elabora dentro di sé questi organi , queste funzioni , queste capacità . Il sindacalismo di classe è una prassi volta a effettuare la democrazia del lavoro . Torna quindi l ' antica conclusione : il movimento sindacale e il movimento politico hanno pari importanza e sono ugualmente necessari .
NOI ( CENERINI , 1927 )
StampaPeriodica ,
... Non è più il Goliardo Fascista il giovane privo di spina dorsale e di tutto ciò che è romanamente maschio ; quello che ha quasi l ' orgoglio di sentirsi già vecchio , l ' ipercritico e l ' ironista che tutto vede con pessimismo e tutto distrugge senza creare nulla ; colui che ricerca disperatamente tutto ciò che è più raffinato e snobistico , e non sa gustare la bellezza delle vie più semplici assegnategli da Dio : colui che non sa tendere la sua vita a nessun Ideale perché tutti gli Ideali ha abbassati ad uno stesso zero comune , e della vita non conosce nessun entusiasmo ; colui che non sa riconoscere , nemmeno in sé stesso , alcuna disciplina ; colui che anche come studente vale perfettamente nulla in quanto sa già a quale posizione l ' abbia destinato la magnanimità della loggia ... paterna . Non è neppure il Goliardo Fascista lo studioso di professione , quello che dice sempre : " sì " , che non fa che ingoiare libri su libri senza saper trarne alcuna idea ; quello che non sa concepire la scuola altro che come un campionato di sollevamento pesi ; quello che noi bolliamo , fotograficamente , col nominativo di " secchia " ... I Goliardi , come il Duce vuole , studieranno sui loro libri e sapranno trarre dalla Scuola tutto quanto essa potrà dare , con la segreta speranza che le Università vadano sempre più avvicinandosi alla loro anima fascistissima , e che detti libri siano sempre meglio aderenti alla vita d ' oggi : così prepareranno le loro menti ad occupare con piena consapevolezza i posti dirigenti nell ' Italia , immancabilmente più grande e più potente , di domani . Ma i Goliardi sapranno anche , sempre , temprare le loro volontà nella gioia d ' imbracciare i loro moschetti , preparando il fisico e la coscienza nella sana e virile disciplina del glorioso Grigio Verde , e , compatti nelle loro Centurie , sapranno sempre offrire al Duce , per quelle mete che essi sentono , e ch ' Egli solo conosce , gioiosamente , come per il passato , la loro giovinezza . Al Libro ed al Moschetto , con Lui , e per la Patria , tutta la nostra vita . Goliardi Fascisti , " A Noi ! "
LA FUNZIONE DI FARINACCI ( PELLIZZI CAMILLO , 1925 )
StampaPeriodica ,
Farinacci non è là per caso . Non è il prodotto di un ' infatuazione momentanea di folle inconscie , non è stato messo a capo dell ' organizzazione del Partito per intrighi d ' anticamera o di corridoio . È il sintomo di una situazione ed è il rimedio contro un male . Bisogna pur farsi tutti una ragione del fenomeno Farinacci . E per farsela bisogna tornare alla crisi Matteotti ed ai sei od otto mesi che l ' hanno seguita . Era nell ' opinione di molti , di moltissimi anche amici del Fascismo e iscritti al Fascismo che il Fascismo costituisse l ' improvvisa ed occasionale reazione contro una malattia acuta ed improvvisa : la reazione alla crisi del dopoguerra . Ma che , dopo il Fascismo ( lo definivano " uno stato d ' animo e basta " ) , dovesse risorgere a nuovi splendori lo stato costituzionale sulla base di prima , sul tipo di prima , ma rafforzato da questa grande lezione storica apportata dal sacrificio di tante giovinezze ... L ' alone di popolarità che aveva accompagnato il Governo fino ai giorni del delitto Matteotti si era in gran parte dissipato ; e le maggioranze parlamentari erano infide e franose come tutte le maggioranze . Ma nessuno se la sentiva di gettare il paese , nuovamente , nella geenna di una situazione insurrezionale ... Nessuno : tranne alcuni pochissimi capi fascisti e la maggioranza dei loro giovani gregari . E questo fu il cardine della salvezza . Giovanni Gentile presidente della Commissione dei Diciotto , Roberto Farinacci segretario generale del Partito , erano i due esponenti della via d ' uscita che l ' esperienza terribile aveva indicata : riforme costituzionali e un rassodamento del Fascismo guerriero . Farinacci rappresentava , nel senso più tipico e non peggiore , il più focoso rassismo provinciale . Era l ' esponente dello spirito mimetico , bellicoso e intransigente dei ranghi . E poiché erano i ranghi che in questo caso avevano ridato forza e possibilità di azione alla testa , bisognava rialzarli ai loro stessi occhi e in pari tempo garantirne la disciplina più seriamente che per il passato . Per far questo occorreva un generale venuto su ( e non v ' è ingiuria nel dirlo ) dalla bassa forza , un generale che conservasse tutto lo zelo candido e le capacità spicciole di esecuzione immediata di un buon sergente di truppa . Di un uomo disposto a prendere per il petto gl ' indisciplinati , e capace di risolvere le intricatissime beghe locali senza troppe sottigliezze e amletismi , ma con brusca e sia pur rozza praticità . In tutto ciò che s ' è detto si riassume in gran parte la funzione di Farinacci . Egli è a capo della organizzazione di partito per disciplinare più profondamente le file , per potenziare lo spirito intransigente violento e combattivo della massa , e per essere , dentro e fuori del partito , un minaccioso cane da guardia di tutto quel complesso di provvedimenti e di riforme , legislative e costituzionali , nelle quali debbono ormai avviarsi a prender corpo quegli istituti dello Stato Fascista la cui necessità si è maturata più chiaramente nella coscienza della classe dominante nuova . E più ancora la funzione di Farinacci dovrebbe risaltare per il Mezzogiorno . E ’ ormai chiaro che in moltissime zone del Mezzogiorno non esiste fascismo contro antifascismo , ma esistono gli ideali nazionali del Fascismo di fronte alle solite vecchie congreghe locali e a certi inveterati abiti mentali e pratici di quelle popolazioni ... E ’ da Roma che si deve disciplinare , come una massa sempre più compatta , il fascismo meridionale , e muoverlo come un ' unica e irresistibile catapulta contro tutti i piccoli e grandi interessi locali contrastanti ad un interesse più generale ; la lotta aspra e lunga per la conquista del Mezzogiorno ad un ordine di vita politica e sociale assonante con tutto il resto d ' Italia dev ’ essere organizzata e capeggiata da Roma ... E ’ una conquista che colle parole non è riuscita : occorre gente capace di fatti . E noi crediamo che l ' on . Farinacci , se rivolgerà sempre più attentamente la sua attenzione a questo problema , sia più indicato di molti altri a risolverlo . Con ciò sarebbe anche finito il discorso , se non esistesse pure il rovescio della medaglia . Un uomo come Farinacci , ad esempio , tende a eliminare la dialettica interna del movimento : a casermizzarlo . Per alcuni mesi dopo il suo avvento , tutti gli spiriti più studiosi e riflessivi del Fascismo si trovarono nella necessità , se non altro per necessità di amor proprio , di tacere ed eclissarsi . A lui appare facilmente come indisciplina ciò che invece è un vitale contributo di riflessione e di critica . E ne può derivare uno stato di cose di cui non si avverte il male per il presente , ma che cova grosso veleno per l ' avvenire . Uno stato di inaridimento spirituale , da cui presto o tardi dovranno svilupparsi forme disastrose di aridità e inefficienza pratica . E così abbiamo detto il male e il bene , per amore di sincerità e di chiarezza . Al male si potrà rimediare assai facilmente . E quanto al bene , ciò che ha fatto e farà il Segretario Generale deve rimanere come un suo titolo perpetuo alla riconoscenza dei veri fascisti , anche quando la rivoluzione in corso lo abbia , come dice egli stesso , divorato . Sarà un divoramento metaforico in tutti i casi ; eppoi vogliamo liberarci da questa inclinazione servile a piaggiare gli uomini in auge , per poi dimenticarli o disprezzarli quando sono caduti .
ALLA RICERCA DELLE NUOVE VIE ( ' CASA BELLA ' , 1928 )
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Il problema che affanna i cultori dell ' arte in ogni paese , in ogni campo di manifestazione estetica , è ormai maturo in sintomi e fenomeni molto evidenti in Italia e sopratutto nel campo delle arti decorative . Un campo specialissimo , nel quale non si tratta più di semplici astrazioni estetiche , di concezioni cerebrali , di tendenze tecniche , ma di nuove abitudini e di nuovi bisogni del pubblico che attendono di essere , dall ' arte dell ' arredamento , interpretati e soddisfatti prontamente . Da questa necessità di risolvere in breve tempo dei problemi ardui e complicatissimi mentre i bisogni incombenti non sono ben precisati , i desideri non definiti ed il gusto delle masse non ancora orizzontate verso linee sicure , nasce il periodo caotico , pieno di disagi e di incertezze , nel quale minacciano di naufragare la buona volontà ed i precedenti - non del tutto sfortunati - tentativi di riscatto dalla routine abitudinaria . Poiché la urgenza assillante della soluzione ha interrotto in Italia quel sereno e vigoroso lavoro di ricerche che - iniziato dai futuristi - aveva attratto nel movimento innovatore , poco a poco , buon numero d ' artisti nostri di alto valore e di provata serietà . Noi siamo i primi a riconoscere - e non da oggi certamente - come la tendenza dell ' epoca moderna sia rivolta alla semplificazione e spesso anche alla schematizzazione delle forme , assegnando alla linea ed alla bellezza intrinseca della materia quel compito decorativo che una volta chiamava a raccolta tanta orgia di fronzoli e di ornati . Ma non bisogna esagerare riducendo a povertà squallida e derelitta quella semplicità che dev ' essere la suprema espressione della eleganza decorativa , né confondere l ' austerità della linea colla monotonia uggiosa della retta , dimenticando che la sobrietà non può andare disgiunta dalla grazia . E un altro feticcio ha trovato oggi un culto troppo bigotto : la tecnica , che si vuole promuovere a scopo mentre non è che uno strumento dell ' arte . Nessuno piú di noi ha vagheggiato ed auspicato la rinascita del mestiere e della buona tradizione nell ' artigianato nostro , la cui opera si umiliò per tanto tempo , per la dura costrizione industriale , alla lavorazione in serie . Ma i fautori di certo mobile iper - moderno nel quale ogni oggetto , ogni intaglio , ogni ornamento sono banditi con intransigente rigore per il trionfo indisturbato della sola materia e della linea costruttiva , non rappresentano più la virtù e la conoscenza del mestiere , bensì dei saggi di meccanica di precisione , inesorabilmente perfetti : hanno l ' odore della macchina non della mano dell ' uomo che li abbia elaborati per l ' uomo , accarezzandoli amorosamente ... Queste correnti meccanizzatrici del mobile che si prefiggono apertamente una standardizzazione del gusto , sono accettate dall ' esempio estero , per puro omaggio alla moda , senza profondità di convinzione , senza sincerità di espressione , senza neppur uno sforzo di adattamento ad una visione personale ed al gusto nazionale . E c ' è in questa apologia della pretesa modernità oltremontana una scimmiesca voluttà di dedizione ingenua , provincialesca , desolante ... Si è cominciato a plagiare per mancanza di tempo e di riflessione e si è finito per illudersi di creare ed inventare del nuovo , ripetendo le forme esotiche assai spesso imitate dai nostri modelli dei secoli d ' oro ! Il plagio - del resto - non ha mai fecondato forme nuove e durature : ha soltanto documentato l ' immobilità e l ' impotenza , in ogni sua manifestazione ed in ogni sua mascheratura . E dal plagio è inutile aspettarsi il nuovo stile italiano . Ogni stile veramente nazionale non si riallaccia mai a suggestioni ed a maniere esotiche : si salda con un robusto anello di congiunzione ad uno stile che l ' abbia preceduto nell ' arte del popolo che lo crea . Se il secolo XIX troppo preso dalle grandi trasformazioni tecniche che hanno sconvolto il mondo e l ' esistenza umana con tante mirabili conquiste della scienza - il vapore ed il telegrafo , il campo elettrico rotante e l ' aviazione , la telefonia senza fili e la radiofonia - non ha potuto scrivere nell ' arte pagine profondissime né legarci uno stile suo proprio , il passato remoto dell ' Italia è così glorioso , così ricco , così meraviglioso da offrire mille fonti d ' ispirazione a chi lo voglia interrogare senza ricorrere alle grottesche farneticazioni avveniriste di Monaco o di Vienna né alle sdolcinature del neo - impero francese né alle rigide aridità del " Trafalgar " britannico . La salvezza è nella tradizione nostra che non è culto accademico né astrazione immobile , ma forza meravigliosa , pulsante , in continuo divenire . La tradizione italiana ha illuminato nel cammino evolutivo tutti i trionfi gloriosi delle nostre arti in ogni tempo . E deve continuare a svolgere questa sua altissima funzione , avviandoci a trovare le audaci e sicure vie della nuova arte italiana .
CASE DELL'AVVENIRE. LETTERA DA PARIGI ( MARZOCCHI ALBERTO , 1928 )
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" Una presentazione per Mallet - Stevens ? No , grazie . Preferisco vedere con gli occhi miei piuttosto che a traverso le sue parole . E poi se la cosa non mi va , voglio avere il diritto di criticarla senza peccare di scortesia " . Così m ' incamminai senza impicci verso Auteil per visitarvi le costruzioni di Robert Mallet - Stevens , architetto dell ' avvenire . A una svolta di vie solitarie , i chiari blocchi delle costruzioni nuovissime appaiono . Due di qua , due di là e in fondo un giro geometrico di cemento a chiusura , la Rue Mallet - Stevens non può dirsi neppure una via , aperta come risulta così da un sol lato . Corte interna , passaggio , adito , vico chiuso , di lontano il suo aspetto è tra di opificio , di ospedale , di magazzino , di centrale elettrica , di corazzata , di immense cucine economiche con allineati quegli alti fornelli di bianco ferro smaltato foderati di rosso , di giallo , di turchino secondo la fantasia dei costruttori e i cannoni di sfogo verso l ' azzurro . Una impressione di semplice e di macchinoso , di candido e di possente , di ermetico e di perfetto per la vita cronometrica di esseri tutto cervello . Ed insieme l ' impressione di un immenso giocattolo con quel contrasto vivace di colori , con quei cubini sopra cuboni , quei giri di rampe e di rampine , quegli alberelli addomesticati nel freddo triangolo di cemento e quei fili d ' erba pettinati , distribuiti in ranghi lungo le facciate . Perché l ' uomo , per quanto mostri " la faccia terribile " , resta pur sempre in fondo un ragazzo . Ma dove andrà a giuocare con questi balocchi ? Il cemento armato con le sue diverse leggi di resistenza e , nel sistema dei suoi arditi castelli , coi suoi numerosi insospettati punti d ' appoggio , dà la possibilità di inconsueti equilibri per la creazione di un ' estetica nuova alla quale i nostri viziati occhi dovranno pur finire ad abituarsi e il nostro gusto ad appassionarsi . Il senso della misura , la sapienza della distribuzione , l ' economia degli impieghi intesi al massimo rendimento , formano i cànoni della nuova arte di edificare alla quale la tecnica di cento arti affini presta ogni suo ausilio . Tutto ferriate , chiavistelli , bande metalliche ( homo homini lupus ) non è certo il senso di sicurezza che manca in queste case dell ' uomo . E , se si varca la soglia , non sono certo le comodità materiali che scarseggiano . Dentro , la vita quotidiana è soccorsa dalla macchina fino all ' inverosimile . Tutto si manovra a leve , tutto marcia a comando . Semplicità , precisione , praticità , lo sforzo ridotto al minimo , i servizi ridotti all ' indispensabile . La giuntura perfetta delle pareti , l ' assenza per quanto è possibile di spigoli acuti e di angoli morti , il sistema razionale delle modanature rendono le pulizie del mattino quanto mai si possa desiderare spedite . La materia degli zoccoli e delle volte rende l ' impermeabilità assoluta : l ' abolizione delle antiche tappezzerie di carta o di stoffa e dei complicati drappeggi alle finestre non permette l ' accumolarsi della polvere . Così privati dei loro naturali elementi , gli insetti di qualsiasi natura sono costretti ad andar altrove a nidificare . Come in un complicato ordigno di precisione , una chiave sola apre e chiude tutte le innumerevoli serrande della casa . Montapiatti silenziosi portano il pranzo dalle cucine a piacere fin sull ' alto delle terrazze : antenne di radio concentrano su quelle terrazze voci e canti di tutto il mondo . Una manovella : finestre , porte , tende abbassano le loro lame congiunte . Un bottone : la luce esplode . E ben chiuso nella sua inattaccabile cassaforte come in una prigione senza scampi , l ' uomo nuovo è servito . Dove s ' andrà a far l ' amore in queste case ? dove sono gli sporti fioriti dai quali sospirare alla luna quando i vent ' anni cantano le loro canzoni nel cuore ? Dove sono le finestrelle che " lucevano e mo ' non lucono " , i vialetti pei quali ci s ' avvicinava col palpito in gola , gli androni in ombra , le scale discrete che sapevano il divino sgomento del primo incontro ? Ah , già . Armamentario di vecchie scene romantiche che non usano più . E anche a vent ' anni l ' amore non si fa più come una volta . Dicono che tutte le case dell ' avvenire saranno su per giù così . L ' hanno profetizzato nei simposi dell ' inaugurazione avvenuta alcuni mesi fa , ministri , prefetti , consiglieri comunali e il Direttore Generale delle Belle Arti . Come apparirà una città intera di questa fatta ? E come resisterà al tempo questo sistema di costruzioni , al tempo che insudicia i muri e attenua la vivacità delle tinte ? Scienza vecchia come il mondo dell ' edificazione della casa dell ' uomo , è questa davvero la tua ultima parola ? Poco oltre , in un vastissimo recinto chiuso , l ' antico parco dei Montmorency ha spezzettato in viali , giardini , ville e villette , il suo verde secolare . Un guardiano sorveglia per tutti e nelle dolci case ognuno vive per sé . Ebbene , per la più semplice e la più riposta di queste villette all ' antica , io ( sia detto a bassa voce tra noi ) darei tutta la nuovissima strada costruita e nominata da Mallet - Stevens , architetto dell ' avvenire .
GLI ELEMENTI DELLA NUOVA ARCHITETTURA ( SARTORIS ALBERTO , 1929 )
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Il movimento riformatore della giovane cultura europea si è dedicato intensamente allo studio ed alla risoluzione dei problemi della logica , della praticità , della igiene e dell ' urbanismo : problemi che impongono metodi di lavoro assolutamente diversi da quelli fin ' ora in uso nella costituzione della casa e della città . Prima di essere un problema estetico , l ' architettura è un problema costruttivo di comodità e di praticità . Come la macchina adempie le funzioni precise per le quali è destinata , la casa deve servire , con lo stesso criterio , all ' esistenza razionale dell ' uomo . Noi non possiamo assistere , indifferenti , alla potenza utilitaria della macchina senza voler trasporre , nell ' architettura , non le forme proprie della macchina , ma questa virtù utilitaria che concede alla macchina maggior valore , indipendentemente dalla sua bellezza . I sistemi architettonici originati dai nuovi materiali si confanno alle esigenze della vita moderna e dell ' igiene , creano l ' industrializzazione degli elementi standard , e conducono alla riforma della pianta della casa da cui deriva direttamente la possibilità di realizzare la casa - minimum . L ' ossatura di ferro , d ' acciaio , o di cemento armato ci consente di realizzare metodi di lavoro assolutamente insospettati prima di oggi , ed è divenuta oramai il fondamento di ogni costruzione moderna . La struttura indipendente , statica , esige la standardizzazione degli elementi della casa con il sistema industriale . La distribuzione interna dell ' edificio acquista così una libertà enorme perché la pianta interna è del tutto indipendente dalla struttura stessa dell ' edificio . Sono aboliti i muri portanti o di sostegno , e sostituiti dai tramezzati esterni - che sono le nuove facciate - e dai tramezzati interni , i quali servono alla distribuzione dei varii servizi . La creazione e l ' impiego di materiali leggerissimi da riempimento - disposti fra i pilastri della struttura - che 94non gravano più col loro peso sul regime statico della costruzione , sono naturalmente una conseguenza logica di questa tecnica nuova . La razionalizzazione e la standardizzazione trascinano inesorabilmente l ' architetto verso una semplificazione assoluta dei metodi di lavoro nei cantieri e nelle officine ; come significano per i costruttori la riduzione dei corpi di mestieri , l ' impiego di una mano d ' opera meno specializzata inquadrata da elementi di forte capacità tecnica ; e attendono dal committente una revisione delle sue esigenze nel senso di un nuovo adattamento alle odierne condizioni sociali : riduzione dunque di certi bisogni individuali oramai pleonastici e nocivi a quelli più importanti della collettività . La standardizzazione esiste già nei piccoli accessori della casa e nel formato di certe pietre artificiali e nei mattoni . Ma tutte le squadre della costruzione : muratori , carpentieri , fabbri , copritetti , continuano a lavorare su misura , in casi sempre diversi e sempre con risultati onerosi . Poiché la costruzione della casa si svolge , come per il passato , all ' aperto e quindi alla mercé delle stagioni e delle intemperie , ne deriva dunque che le squadre addette alla costruzione seguono un regime di lavoro meno produttivo ( stasi invernale , piogge , ecc . ) di quello delle altre industrie . Ne nasce la necessità di sopprimere , al massimo , il numero delle squadre di mestieri , e possibilmente ridurlo a una sola : quella dei montatori . Quando si sia raggiunto questo , vorrà dire che la costruzione si è industrializzata e che la maggior parte degli elementi del fabbricato si fa in officina e viene trasportata sul posto per il montaggio . È questa l ' unica soluzione della casa a secco . Tutta la minuteria del fabbricato è da riesaminare : essa è troppo rudimentale , poco solida , poco ingegnosa . La costruzione dei treni ( métros , sleeping , ecc . ) c ' insegna l ' ottimo modo di studiare una minuteria moderna perfetta e razionale per la nuova architettura normalizzata e viva . Restano dunque da costituire industrie specializzate nella fabbricazione di questi elementi essenziali e attivi della casa moderna . La tecnica moderna richiede giustamente la costruzione del tetto piano . Il tetto inclinato non è più infatti una necessità costruttiva ed accenna a scomparire del tutto . L ' acciaio e il cemento armato forniscono normalmente e logicamente il tetto piano , che soprattutto nei lavori degli architetti razionali Le Corbusier , Lurçat , Mallet - Stevens , Bourgeois , Gropius , Van Doesburg , Schmidt , May , ha dato risultati molto soddisfacenti . Ogni soprastruttura alla maniera dei tetti tradizionali è superflua ed inutile ; senza contare che le soffitte sono del tutto inefficaci , e troppo costosa la manutenzione del tetto comune . Il tetto piano esiste da lungo tempo nei paesi caldi . Per i paesi freddi la rigorosa teoria di questa copertura richiede lo scolo delle acque nell ' interno della casa . La tubatura , assolutamente libera , è così sottratta al rischio del gelo essendo immersa nell ' atmosfera riscaldata della casa . Per proteggere il tetto piano da una eccessiva dilatazione conviene inevitabilmente istallarvi un giardino pensile . Il principio dell ' ossatura statica , indipendente , concede pure la possibilità di edificare la casa su palafitte con tutti i suoi locali assolutamente protetti e distanti dal suolo . Le necessità del tempo ci impongono di costruire agglomerati popolari secondo le norme del buon senso , le nuove conquiste dell ' architettura più avanzata , e le regole dell ' igiene moderna : fornendo all ' operaio e all ' impiegato appartamenti abitabili , completamente equipaggiati con installazioni sanitarie , mobili , impianto di riscaldamento , ecc . In Italia , potrebbe essere creato un Istituto per lo studio dei quartieri popolari razionali . Questo Istituto dovrebbe anche fissare le regioni più salubri delle città o i dintorni per la costruzione delle nuove case operaie italiane , tenendo conto che nei quartieri superpopolati e male orientati la mortalità sale sino al 50 per mille e che la vita media di un uomo è di 50 anni se vive razionalmente , al largo , nella pulizia e nell ' ordine , di 30 , se vive in ambienti ristretti , tra le immondizie e la promiscuità .
VILLA GIORGINA ( MONTANI CARLO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Fino a qualche anno addietro , in quella aristocratica Via Po che è una delle più caratteristiche della Roma d ' oggi - anche perché hanno potuto sbizzarrirsi , però senza insopportabili eccessi , i giovani architetti contemporanei - un muro di cinta - dal quale un enorme ciuffo di palme usciva come dai margini di un vaso - stava a segnare una area fabbricabile in paziente attesa di aumento del suo prezzo a metro quadrato . Tutt ' intorno si costruiva febbrilmente a preparare le dimore signorili dello stupendo quartiere romano limitato da due ville celebrate : la Villa Borghese e la Villa Albani , sull ' area ove gli sterri delle vaste fondazioni rivelavano ogni giorno di più e con maggiore sicurezza , l ' esistenza in antico di una necropoli dei pretoriani . Ma l ' area rimaneva ostinatamente abbandonata , rivelando appena qualche traccia di chi l ' aveva avuta in proprietà , come i Torlonia e un allevatore di cavalli piemontese , il vecchio cav . Bertoni , il cui nome resta legato all ' inizio dello sviluppo ippico nella capitale . Un bel giorno , il muro di cinta fu chiuso a sua volta da uno steccato che , insieme alle chiome cupe dei lecci superstiti e delle palme ondeggianti , celò al pubblico per un paio d ' anni ciò che si faceva là dentro . Finché apparve il ... ninnolo di Villa Giorgina . Un fortunato quanto intelligente industriale piemontese , il comm . Isaia Levi - cavaliere del lavoro - benemerito anche per aver disposto a sue spese il razionale e magnifico restauro del celebre Palazzo Madama di Torino sede del primo parlamento italiano - incontratosi con un giovane architetto di noto buon gusto , gli aveva detto semplicemente : - Ho acquistato l ' area di via Po per costruirvi una villa dedicata alla memoria della mia figliuola quindicenne immaturamente perduta . Faccia lei ! Fortuna singolare , incarico lusinghiero , ma anche denso di responsabilità , che tuttavia fu accettato senza esitazione , anzi con piena coscienza di assolverlo , dall ' architetto Clemente Busiri , figliuolo degnissimo di quel Carlo Busiri che diede magnifiche prove del suo valore , specialmente al servizio di casate principesche come la Doria Pamphilj e in edifici moderni di Roma , come in sapienti ricostruzioni seicentesche . Il Busiri si propose di creare sull ' area messa a disposizione del suo talento , appunto uno di quegli ambienti del Seicento , una di quelle caratteristiche ville romane che videro soprattutto il fasto del tempo papale espresso architettonicamente dal Vignola , dal Borromini e dal Bernini . Per far ciò , avendo in mente fin dal principio una netta visione del risultato da conseguire , l ' architetto si diede ad una ricerca paziente quanto fortunata di un cospicuo materiale antico di cui avrebbe con discernimento curato a suo tempo l ' impiego , per le necessità decorative ; e si accinse alla sua bella fatica con fervido entusiasmo , fiancheggiato e sorretto dal fiducioso buon gusto dei padroni di casa i quali gli ripetevano ogni tanto il fatidico " Faccia lei ! " . Oggi la Villa Giorgina è una deliziosa realtà che allieta col sorriso di un piccolo ma stupendo parco , uno dei quartieri più eleganti della nuova Roma e che aduna tra le sue mura una quantità cospicua di cose belle , forse destinate altrimenti ad andare purtroppo disperse .
PROBLEMI DELLE CITTA'-GIARDINO ( SARTORIS ALBERTO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Il sistema di costruzione adottato a Francoforte sul Meno - sistema d ' altronde brevettato - risponde alle esigenze normali di complessi di piccole abitazioni ed ha quindi potuto essere utilizzato con efficacia nella costituzione di agglomerati architettonici di uno , due e tre piani . Onde evitare l ' ingombro della città e , per mezzo di comunicazioni rapide , procurare all ' impiegato ed all ' operaio la possibilità di lavorare in centri industriali o commerciali pur risiedendo in campagna , nei dintorni immediati di Francoforte vennero così edificate in breve tempo parecchie città - giardino o " città di scorta " ( Trabantetnstädte ) : Praunheim , Ginnheim , Heddernheim , Niederrad , Oberrad , Ellerhof , ecc . Gli effetti dell ' uniformità , spauracchio di vecchi conservatori refrattari ad oltranza ad ogni innovazione nel campo architettonico , non appaiono assolutamente nelle città - giardino di Francoforte sul Meno , ove la standardizzazione non motiva case in serie di un dato ed unico tipo , ma risiede abilmente nello studio di un procedimento costruttivo avente per fine di realizzare i più varii edifici con elementi identici , normalizzati . In quanto all ' estetica che può valersi anche della policromia , la quale in certi casi accusa armoniosamente gruppi o parti di costruzioni , essa trae dai principi dell ' architettura meccanizzata e dalla restrizione voluta delle forme e degli elementi , una purezza nei volumi , una sobrietà nelle linee che solo possono raggiungere le nuove espressioni dell ' architettura moderna .
GUSTO E DEFORMAZIONE ( BERNARDI MARZIANO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Tutti sanno che l ' arte d ' oggi in genere , e più specialmente quella decorativa , tende ( per reazione al superdecorativismo dello stile floreale ed ispirandosi all ' estetica della macchina ) ad una estrema semplificazione , ed è propensa - tanto nell ' arredo quanto nell ' architettura - ad affidare il valore estetico del prodotto alla non più mascherata evidenza dei valori utilitari . Si dice cioè : ciò che risponde a un ' esigenza costruttiva può rispondere altresì a un ' esigenza estetica . Ma anche qui occorre andare molto cauti . Se infatti un architetto , portando all ' estremo l ' ideologia corrente , ridurrà , come ora qualcuno non esiterebbe a fare , una casa a un cubo sforacchiato da finestre , avrà , con la sua iperbole , depauperato il concetto architettonico del presupposto stesso di creazione artistica per ridurlo a sinonimo di un concetto di pura e semplice utilità . Avrà cioè alzato dei muri , ma non creato arte . Così se viceversa un progettista di mobili , sempre per seguire l ' odierno indirizzo " razionale " dell ' architettura e della decorazione , disegnando una poltrona o una seggiola ne vedrà le gambe ed i bracciuoli in funzione soltanto utilitaria , e scambiando questa funzione con una finalità estetica la tradurrà in sagome inutilmente tozze , mostruosamente goffe e pesanti ( ed è cosa che si vede sfogliando qualsiasi rivista d ' arte decorativa ) , non soltanto farà opera " irrazionale " - perché assioma " razionalistico " è che l ' oggetto , o la parte di esso , sia assolutamente adeguato all ' uso - ma cadrà nello stesso assurdo dell ' artista barocco , il quale esagerava , ingigantiva , esasperava fino all ' enfasi il motivo decorativo appunto perché il decorativismo , come finalità suprema dell ' arte , era proprio dello spirito del tempo . Basi dunque della vitalità di ogni forma artistica sono anzitutto l ' equilibrio e l ' armonia ; e quella perfetta misura che risulta da un ' altrettanto perfetta comprensione , assimilazione e critica degli elementi stilistici caratteristici di una epoca , che , tradotti in creazione originale d ' arte , riescono espressione squisita di un " gusto " .