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URBANISTICA 1939 ( PICCINATO LUIGI , 1939 )
StampaPeriodica ,
Il 17° congresso di Stoccolma è stato il più ricco e dovizioso di quanti lo hanno preceduto e per gli argomenti trattati e per l ' ambiente offerto dalla esemplare città . Se nelle discussioni del mattino i relatori potevano sfogarsi liberamente sugli errori urbanistici dei loro paesi , nel pomeriggio invece , guardando alla città , potevano avere sotto gli occhi la mostra vivente di quanto di più alto è stato finora possibile creare dalla mente dell ' urbanista moderno . Come se la città ideale , quale noi dalle nostre cattedre universitarie dell ' ultimo corso di urbanistica ci sforziamo di delineare , trovasse in Stoccolma un primo altissimo tentativo di espressione : come se insomma fosse offerto un grande campione , quasi un modello vivente , sul quale saggiare , misurare , precisare i canoni tirandone poi le somme . La città concentrica , a macchia d ' olio , il tremendo " mare di pietra " senza respiro , con i valori edilizi crescenti vertiginosamente dalla periferia al centro ( mirabilmente esemplificata da Milano ) con le abitazioni stipate in altezza in gran confusione in mezzo agli edifici degli uffici , frammiste talvolta alle industrie ... qui a Stoccolma è sconosciuta . La vecchia città del medioevo con le sue casette e con i superbi edifici monumentali è rimasta intatta , raccolta sulla sua isola , oggetto di amorose cure di restauro e di risanamento per diradamento . La città dell'800 , in parte sorta sulle direttrici del piano del 1630 ed ampliata su quelle del piano del 1866 , è diventata senz ' altro la " city " , la città degli affari , del commercio , degli uffici , dei grandi magazzini , dove la densità della popolazione residente è minima . Fuori di questo centro , in mezzo a boschi e a giardini , sopra gli isolotti del Malar e del Baltico , sono sorti invece i quartieri residenziali staccati gli uni dagli altri , congiunti alla città degli affari da potenti mezzi di comunicazione . Grandi linee tramviarie in sede propria , ampie strade automobilistiche a piste unidirezionali fiancheggiate sempre da piste per biciclette , arditissimi ponti gettati da una isola all ' altra , incroci a quadrifoglio in modo da garantire la rapidità e la sicurezza ... costituiscono una formidabile rete stradale principale che lega armoniosamente , attraverso parchi e boschi , il centro ai quartieri residenziali e questi ultimi tra di loro . Tra le maglie di questa rete cinematica sono disposti gli edifici e le sedi per le istituzioni della cultura e dello sport : musei , biblioteche e università circondati dal silenzio dei parchi , scuole piene di sole isolate da prati e da giardini ; campi sportivi , tennis coperti , piscine natatorie immersi in oasi di verdura o allineati sul margine dei laghi ... L ' edilizia residenziale , libera dalla preoccupazione del costo delle aree , è quasi tutta di tipo estensivo a corpi di fabbrica lineari esattamente orientati secondo l ' asse eliotermico spaziati da orti e da giardini ; oppure più raramente è di tipo in altezza a otto piani a costruzione aperta ad elementi fortemente distanziati da zone verdi ; oppure a " cottages " con molto orto costituenti completi villaggi ; oppure a ville isolate immerse nei boschi percorsi da stradette di lottizzazione di piccola sezione . I centri di rifornimento di questi nuclei residenziali sono composti in piccole unità architettoniche e , costituiti da file di negozi , da gruppi di uffici , da edifici per la vita collettiva ( cinema , chiesa , caffè ... ) , sono ubicati presso i nodi di innesto delle strade residenziali principali con le grandi arterie automobilistiche radiali dove sono anche le stazioni della rete tramviaria . In questa " città verde " persino il concetto moderno delle zone di verde legate a sistema appare già superato risolto com ' è nella sua più alta espressione : quella dell ' intero quartiere permeato di giardino , di bosco , di corsi , d ' acqua , di orti . E sopra tutto edilizia bassa di tre piani al massimo , dove la vita individuale della famiglia è esaltata in sommo grado . Antiamerica dunque : vita europea , cultura cittadina europea , equilibrio europeo : ordine , gerarchia , pace e gioia nella vita della città e non la soffocazione operata dal meccanismo . Come è stata raggiunta una così bella armonia delle forze urbanistiche ? La Svezia fin dal 1874 ha avuto una sua legge urbanistica , il famoso " Statuto della costruzione delle città del Regno " il quale nel suo articolo 1 stabiliva che tutte senza eccezione le città , e per città si intendono anche i centri rurali , dovevano adottare un piano regolatore : e nei successivi articoli dava le norme per la preparazione del piano e per la sua messa in opera . Sessantacinque anni or sono restava così precisato per legge che una congrua parte di ogni terreno edilizio doveva restare libera ; che la altezza delle case doveva essere regolata dalla distanza degli edifici , altezza che non poteva superare che di metri 1,50 tale misura . Per aiutare le città nella concezione dei piani la Direzione Reale dell ' Edilizia aveva preparato dei piani regolatori - tipo con le indicazioni dettagliate delle sezioni stradali e dei tipi edilizi . Nel 1907 ( trentadue anni fa ! ) una nuova legge aggiornava quella del 1874 dando le prescrizioni più precise per la zonizzazione prescrivendo che ogni isolato o comparto andava considerato come una unità ( mentre invece per il passato l ' unità era costituita dalla singola abitazione ) ; prescrivendo ogni divieto di costruzione nell ' interno dei blocchi ; prescrivendo gli allineamenti degli edifici indipendentemente da quelli stradali ed il loro orientamento . Infine nel 1931 una nuova legge modernizzava quella del 1907 precisando tra l ' altro il sistema del risanamento per diradamento e quello della ricostruzione dei vecchi quartieri . Entro il 1939 la Svezia avrà infine la sua legge per i piani regionali : ma in attesa , nel 1935 , 40 comuni del circondario di Stoccolma si sono spontaneamente uniti in una " Associazione del piano regionale " che ha compilato e sta mettendo in opera un piano d ' insieme che contempla la divisione del territorio in settori a seconda delle loro differenti destinazioni , ha progettato la rete stradale principale ; i mezzi di trasporto , i sistemi di canalizzazione , ha precisato la zonizzazione generale nei riguardi dell ' edilizia , delle zone verdi , delle industrie , delle miniere , dell ' agricoltura ... Ed il funzionamento amministrativo , l ' applicazione di queste leggi ? I piani regolatori sono compilati da comitati urbanistici ( art . 5 dell ' ordinanza edilizia 1931 ) composti da membri eletti tra specialisti ; i piani sono istruiti dal Municipio e sanzionati dal Governo attraverso la " Reale direzione dell ' edilizia " costituita da un complesso di sette uffici , quattro dei quali retti da architetti , due da ingegneri , uno da un giurista : all ' ufficio studi spetta il compito della ricerca sulle questioni edilizie , l ' esame dei progetti delle costruzioni , la tenuta degli archivi ; l ' ufficio costruzioni tratta gli affari concernenti l ' organizzazione e l ' esecuzione delle nuove costruzioni per conto dello Stato ; all ' ufficio intendenza tocca la organizzazione della gestione delle proprietà immobiliari dello Stato , la loro locazione e la loro sorveglianza ; l ' ufficio della cultura storica e artistica sovraintende alla conservazione degli edifici monumentali e di interesse storico - artistico ; l ' ufficio urbanistico domina tutto il campo della urbanistica e dei piani regolatori ; all ' ufficio amministrativo tocca il compito della amministrazione dei propri beni quello della compravendita dei terreni , l ' organizzazione del personale , la pubblicazione degli annuari ; infine l ' ufficio del Riscaldamento ha il compito del controllo statale dei combustibili . La " Reale direzione dell ' edilizia " si esprime alla periferia con 24 uffici provinciali retti da 50 architetti . In totale tutta l ' Amministrazione funziona con soli 190 impiegati 60 dei quali sono architetti . L ' esame e l ' approvazione dei piani comunali rappresentano l ' operazione più rapida e sicura perché si svolgono attraverso lo studio di una commissione con i rappresentanti di tutti e sette gli uffici della direzione dell ' Edilizia . Ed il lavoro non è piccolo perché oltre ai piani regolatori delle città la commissione invigila : sui " piani di ossatura " per i territori che , non essendo compresi in un piano regolatore urbano , tuttavia necessitano di piani schematici stradali o edilizi e sui regolamenti edilizi dei territori rurali che , pur non necessitando di piani regolatori , tuttavia esigono una regola sulle costruzioni . Queste leggi urbanistiche ( del 1874 , del 1907 e del 1931 ) così sorprendenti nella loro chiarezza di espressione e nella efficacia di applicazione trovano la più potente base di sostegno nella coscienza urbanistica dei cittadini e nella posizione speciale della proprietà privata . La quale , si può dire , pressochè non esiste in quanto i Comuni hanno giudiziosamente proceduto alla formazione di immensi demani delle aree precedentemente alla compilazione dei piani regolatori . Le aree edilizie non vengono vendute ai privati ma cedute in uso enfiteutico per 60 anni a prezzo molto basso sì che è ben facilitata proprio quell ' edilizia estensiva che invece in regime di stretta proprietà privata sembra quasi impossibile raggiungere e , d ' altra parte , scaduti i 60 anni di uso , ogni opera di trasformazione urbanistica ( nuove strade , sventramenti ecc . ) non può incontrare opposizione dal privato in quanto che i suoi diritti sono già estinti . L ' " ufficio urbanistico " è quello , tra i sette uffici che compongono la Reale direzione dell ' Edilizia , al quale spetta il compito di portare sul piano pratico esecutivo le leggi dell ' urbanistica : e a questo titolo il suo funzionamento ci interessa qui in sommo grado . Le sue attribuzioni , per conto della Direzione dell ' Edilizia , possono essere così riassunte : dare notizia al Governo o , a richiesta di qualunque autorità , esprimere una opinione sulle questioni concernenti l ' urbanistica , la regolamentazione dei territori non provvisti di piano , le questioni concernenti l ' applicazione della legge urbanistica del 1874 , dell ' Ordinanza Edilizia del 1907 o di ogni altro statuto concernente la edilizia ; fare , a questo riguardo , un approfondito esame sulla forma e sulle necessità dell ' architettura , del traffico , dell ' igiene e delle esigenze di ordine sociale ed economico ; di indicare il mezzo migliore per correggere gli errori messi in luce da tali esami e di trattare direttamente queste questioni con gli interessati ; di impartire gli ordini , gli avvertimenti e i suggerimenti riguardo la costruzione delle città e circa tutte le costruzioni di interesse comunale . Compito vastissimo , di enorme responsabilità che richiede in tutti i posti , sia in quelli di comando che in tutti gli altri , la presenza di veri specialisti in materia , di persone provate , sicure e fidate , in continuo fervore di studio e di aggiornamento in questo campo oggi in pieno processo formativo . Non è dunque un semplice ufficio a struttura burocratica volto al puro fine amministrativo ; ma qualche cosa di più : è l ' organo consulente ed operante , la guida tecnica più sicura ai comuni e ai loro comitati urbanistici , il buon padre di famiglia che si immedesima dei problemi ed aiuta a risolverli nel modo migliore e più rapido . Per questa ragione il capo di questo ufficio è un architetto - urbanista , scelto cioè tra una schiera di tecnici in grado di vedere i problemi nel loro complesso , nella loro sintesi più squisita che è appunto rappresentata dal piano regolatore . Da queste note vorremmo trarre una qualche conclusione : la quale ci si esprime con una formula che , lungi dall ' essere nuova per noi urbanisti italiani , non fa che ribadire con la forza della convinzione materiata dalla esperienza della Svezia quanto da anni è ormai precisato nei nostri studi , nelle conferenze , nei congressi , nel contatto con la realtà della vita ordinaria , economica , sana e bella per le nostre città e per i nostri territori senza una legge urbanistica . Una legge che preveda , ponga e risolva almeno questi punti : 1° Obbligo dei piani regolatori per tutte le città e per quei territori di speciale importanza ed interesse . 2° Obbligo di piani generali di " ossatura " e di regolamenti edilizi per tutti i territori anche rurali . 3° Indicazione e formulazione dello Zoning con relative classi edilizie per ogni piano regolatore . 4° Orientamento ed allineamento dei fabbricati indipendentemente dagli allineamenti stradali . 5° Rifusione delle parcelle nella lottizzazione ( Lex Adikes ) . 6° Divieto o almeno limitazione dell ' uso del cortile chiuso nelle abitazioni e obbligo del distanziamento minimo costante per tutti i corpi di fabbrica . 7° Possibilità ai Comuni di formare dei vasti demani di aree edilizie . Le conseguenze di una tale legge che noi chiediamo da anni e che la Svezia possiede dal 1874 sarebbero tali da portare la vita edilizia italiana su di un piano talmente progredito da far stupire tutti gli altri paesi : poiché in Italia esistono oggi urbanisti coltissimi , geniali e profondi ai quali manca appunto l ' ausilio e la base su cui costruire la realtà della nuova vita urbana . Potremmo allora costruire una nuova economia edilizia basata su di un più sano equilibrio dei valori delle aree ; potremmo fare grandi economie sul costo delle reti stradali quando queste saranno pensate secondo una più logica gerarchia ; potremmo realizzare una vita cittadina più sana abbassando notevolmente gli indici di mortalità ; potremmo infine creare un ' architettura veramente moderna , veramente nostra , basata non sullo " stile " delle facciate ma sulla struttura e sull ' organismo nuovo degli edifici che potranno sorgere secondo norme più moderne , lontani dalla follia di quei grattacieli antisociali e antiautarchici ai quali l ' errore dell ' attuale politica delle aree edilizie inevitabilmente ci sta trascinando .
A PROPOSITO DI TENDENZE ( 'G' [GIANSIRO FERRATA] , 1931 )
StampaPeriodica ,
Con l ' inizio degli anni Trenta , si può registrare una svolta nella rivista , ed un nuovo indirizzo , più deciso nel senso dell ' impegno , assunto dagli scrittori . Questo mutamento di prospettiva trova una giustificazione nel nuovo corso che assumono gli eventi dopo il 1930 . Il regime fascista aveva subito una grave crisi di consenso politico nella sua base sociale sia contadina sia piccolo borghese , in seguito alle vicende della rivalutazione della lira e per le conseguenze economiche del crollo della Borsa di Wall Street , verificatosi nel 1929 . Com ' è ovvio questa crisi politica si riflette nella letteratura ( significativi fenomeni sono romanzi come Tre operai di Carlo Bernari o Gli indifferenti di Alberto Moravia ) . In " Solaria " tale mutamento è segnato da alcune pagine di Ferrata ( A proposito di tendenze ) , e di Vittorini ( Tendo al diario intimo ) . " Non dobbiamo renderci più piccini di quanto siamo - afferma Ferrata - , non dobbiamo fondare con la nostra relativa equanimità e intelligenza , una repubblica di professori " . Questa confessione fatta nel '31 , è sintomatica . Sembra che Ferrata avverta i limiti di un ' opposizione come quella operata da " Solaria " , ed individui con una certa chiarezza il disagio dato dall ' isolamento che i solariani hanno dovuto pagare come prezzo per conservare il principio di ragione , l ' obbiettività di giudizio . Ciò che colpisce , però , è la nebulosità delle indicazioni : se da una parte è evidente la tensione volta a superare le " lettere dell ' alfabeto " , dall ' altra è altrettanto evidente come resti astratto e generico l ' invito ad occuparsi dei " dati più precisi e salutari dell ' esperienza " . Anzi , a ben guardare , sembra che si voglia dare , sì un ' indicazione nuova , ma sempre all ' interno di un agire letterario o comunque estetico . Lo scritto di Vittorini , d ' altra parte , rende più esplicita la connotazione del discorso , in quanto prende decisamente di mira la prosa d ' arte e il frammento . Si avverte in queste pagine la consapevolezza che la conservazione della dignità morale non può e non deve identificarsi con la fuga nella solitudine , anche se emerge una visione del mondo ancora posta in termini esclusivamente letterari , ove " l ' obbiettività del giudizio " Si confonde con il " rigore dello stile " . Con un po ' di buona volontà è facile leticare con tutti ma il difficile è averla , la buona volontà ; o almeno crearsela bene , con un ' apparenza seria , o quel dono , quella freschezza divertente che si giustifica da sé . Non basta la faccia feroce . I bravi periodici " battaglieri " che vogliono bastonar tutti in nome di qualcuno ( quasi ogni mese ce ne porta uno nuovo , stile Papini , stile Bodoni , stile Carducci , stile misto : c ' è in giro tanta abbondanza di modellini bell ' e fatti che l ' autorità polemica è divenuta un gioco da bambini - compreso il sorriso di chi guarda ) per vincere l ' aria morta d ' oggi , avrebbero bisogno d ' una forza incrollabile ; e sono invece così gracili ! Pungono come le mosche d ' inverno . L ' ornino bolognese che è il solo in questo genere a interessare , ha in fondo anche lui più disposizione che voglia ; fa un po ' la figura del maniaco , del collezionista di punture , perché gli manca il vero slancio da lontano . È naturale che in codeste condizioni si trovino appoggi e conforti alla propria prudenza ; più il tempo passa e più ci sente tranquilli con un certo orgoglio , per quanto dispiacere ci possa dare l ' andar per la carta stampata con un viso da vecchi . Nasce , l ' orgoglio , dal senso che le polemiche d ' insieme oggi possibili sarebbero sbagliate ; dalla coscienza d ' un intreccio di simpatie , d ' antipatie così irregolare , relativamente alle " idee " da assumere o da assalire , che giunti al momento della battaglia troveremmo fra le nostre file troppi soldati da fucilare , e invece troppi nemici da abbracciare . Nessuno di noi si sente di camminare in truppa e neanche di guidare un esercito , perché sarebbe impossibile stordirsene o trovarci abbastanza gusto . Il secolo è oscuro , pesante , fatto di lenti germi , sotto ai modi sportivi e allegri delle persone di spirito ; e dunque " lasciateci divertire " nella nostra vita privata ma metter dello spazio , una certa seria lentezza nelle cose intellettuali – aspettare altro tempo per cavar fuori , se ne avremo , i nostri fuochi d ' artifizio . Ma è un desiderio d ' ordine e di calma che non sentiamo tutti allo stesso modo . In qualcuno sembra una forma di stanchezza definitiva , di superiore disgusto per le " tendenze " , una volontà di annullare nella cosidetta Arte e nella cosidetta Critica , in maniera rettilinea e assoluta , gli impulsi che tendono a guidarle . È il modo più spiccio e più roseo , per una generazione scarsamente avventurosa , di precisare il proprio contegno : " le ragioni della poesia " .... Non si tratta per costoro che di insistere su una definizione filosofica dell ' arte , ampia e generica , che cerchi di contenerla tutta quanta ; e di sforzarsi a fare un pochettino di quest ' arte , " che è intuizione " , a trovare negli altri e segnare col lapis ancora un pochettino di quest ' arte , " che è intuizione " . Ne nascerà a poco a poco una gara a chi si dimostri più quieto , contrapposta a quell ' altra assai più balorda , a chi si dimostri più eccitato ? Premio Pecora e Premio Giaguaro ? " A che han mai servito le tendenze se non a suscitare , nei casi migliori , delle opere d ' arte ? " , leggevo poco fa nella " Galleria " del " Convegno " ( 107 ) , anonima ma presumibilmente curata da alcuni giovani d ' ingegno . È un modo di pensare del tutto falso . Ha un ristretto valore polemico ; nei confronti delle teorie degli agitati e , se vogliamo , di quel secolo d ' agitati ( di mistici , direbbe Consiglio ) che è stato in buona parte l ' Ottocento . Regnava allora in molti una fiducia , che a noi sembra stupefacente , di poter rinnovare la materia umana ; n ' erano echi certe furiose guerre , le maledizioni in blocco , i tentativi di non ammettere arte se non in coerenza con un ' idea ardita ; mentre dal lato opposto i " passatisti " e " bempensanti " s ' aggrappavano alla loro moralettina con un ' energia che ci appare anch ' essa tendenziosa . Questi contraddittori eccessi li guardiamo ormai dal di fuori . Ne cerchiamo anzitutto il tono . Non ci sentiamo di sposar tendenze a quel modo . Ma c ' erano , ci son solo queste ? E inversamente , c ' è gusto senza tendenze ? È un ' illusione dannosa , credere che si possa fondare un costume , morale o estetico , su un ' obiettività di giudizio . Anche nel gusto , si urta sempre contro un imponderabile : l ' importanza da dare a un ' espressione . Non l ' imponderabile di cui parlano i crociani - e che il critico estasiato deve risolver nella parola " bello " . Un altro che riguarda vedi bisticcio , il peso relativo dell ' ammirazione ; il senso , il sapore ultimo di essa , così come si colora nello spirito che la produce . Com ' è possibile , fra Lautréamont e Flaubert , essere dei " critici " ? Ci vuol altro ! Almeno questo : insistere , se lo si ami , sul desiderio d ' obbiettività fra due spinte così differenti ; insistere fino a renderne sensibile la mostruosità , il paradosso - la tendenza . Non so se son chiaro . Intendo dire che non dobbiamo renderci più piccini di quel che siamo ; non dobbiamo fondare con la nostra relativa equanimità e intelligenza , una repubblica di professori . La equanimità è una posizione transitoria , un trampolino , mai una mèta . Il torto di alcuni di noi , mi sembra , che pur parlano volentieri di lirica , è di non amare abbastanza l ' impeto lirico , sentimentale , fazioso , ingiusto da cui s ' origina , anche in estetica , ogni passione relativa di giustizia . Quando gli anni hanno sfiduciato o distrutto qualcuno dei nostri principi più cari , e ci han dimostrato la vita più complessa di quanto ci appariva dandoci affetti ed odi che non avremmo ritenuti possibili , è allora che si insinua volentieri ... il démone della obbiettività . Passati da " a " in " b " , da " b " in " c " , vien fatto d ' attaccarsi a tutte le lettere dell ' alfabeto . E si rinunzia ai dati più precisi e salutari dell ' esperienza . Anche in terreno d ' estetica avviene la stessa cosa . Che si perde il senso vivo , costruttore , dei propri passaggi . Si fa coincidere l ' " amore dell ' arte " con una posizione cattedratica che sparge il gelo intorno a sé . E se si dicesse che l ' arte in sé non è amabile affatto ? È una sentenza facile , ma che andrebbe ripetuta spesso . Notando con più forza , o ricercando con più astuzia le eredità isolate che partecipano di quel che siamo , di quel che non siamo ; creando nelle nostre abitudini un sempre maggior orgoglio , e uno sforzo educato , lento , ma cocciuto verso quanto istintivamente ci sta più a cuore . Per fortuna , questo modo d ' agire , scopertamente o no , è già naturale ad alcuni . Ma per farci respirare bene dovrebbe uscire dai monologhi . C ' è bisogno che le nostre tendenze circolino meglio ; senza far sfoggio di coltelli , è allora che scalderemo chi ci sta intorno .
TENDO AL DIARIO INTIMO ( VITTORINI ELIO , 1931 )
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Chi oserà mai portare in Italia un genere letterario che servirebbe a dirozzarci ? Inguaribili autori di pezzettini i letterati della nuova Italia , ad ogni tratto di secolo nuovo , sognano le iscrizioni sul marmo , come i versi di Carducci , giammai una pagina sottomessa al giorno che fugge . Chi scrive lettere abbrevia oggi le parole e ha sempre paura di sciuparsi . Un giornale intimo o uno zibaldone farebbe quasi orrore ; per timore che dagli scrigni mentali tesori segreti dovessero schizzar frantumati sotto un pennino così vile . Pensiamo continuamente all ' articolo , al saggio , al racconto , all ' opera concreta - e non ci si accorge che da uno sforzo quotidiano usciremmo leggeri come farfalle , pronti a volare dietro un fiore o una nuvola , anche per mare . Forse scrivendo sui foglietti del calendario , scrivendo quasi di nulla , faremmo un piacere anche alle terze pagine che ci ospitano e di cui purtroppo viviamo , o dovremmo . Ma noi duri ! C ' est le vice bourgeois .... In Italia non legge nessuno , e si ha tuttavia la pretesa di credere che un diario lo tengano tutti ; letteratura che si lasciano dietro , rossore di rimpianti , di debolezze , di nostalgie , le donne andate a marito e i giovani eroi dello sport . Ma no , amici , non si legge e non si scrive . Se non vi pensiamo anche noi letterati , che ci leggiamo l ' un l ' altro , un giorno il diario non avrà più posto nella storia dei generi . Peggio per chi ? Intanto peggio per tutti noi , che corriamo il rischio di non diventare un Barbellion e nemmeno un Amiel o un De Guérin . Altro che romanzieri ! Certo non basta un ' agenda , regalata ad uso reclame dalla Compagnia delle Assicurazioni , per fare un Barbellion . Occorrerebbe , grande coraggio , rinunciare all ' articolo , al saggio , al racconto , all ' opera di largo respiro - quasi per sempre . Bisognerebbe non sentirsi pìù scrittori , e guardare fuori di sé con occhi timidi , di nuovo , les yeux des dix huit ans . Maria Bashkirtseff scriveva , mi pare , per non perdere il ricordo della gioventù . E scriveva la sua vita . A noi sarà impossibile . Il carissimo Falqui ci fece gustare una volta il miele della notorietà . Come allontanare questa dolce coppa dalle labbra ? Siamo ormai " giovani scrittori " . Nuovo marmo aspetta , inesauribile , le nostre parole ; e trema la nostra carne di vanità . Ma se rinunciamo , costi quel che costi , al diario intimo , mentre scriveremo , chissà , la vita degli altri , un giornale di bordo o uno zibaldone , un diario di spicciolo egotismo , renderebbe utili sempre , perdute mai , le nostre giornate . Dico che sarebbe la nostra umana salvezza , di questa nostra gioventù letteraria che non muove più verbo senza dell ' elmo di Scipio essersi cinta la testa . - Viviamo in aure di varietà , un giorno per un verso che torna alla memoria , un giorno per un ' emozione primaverile , un giorno per un problema sorto improvviso , intorno al tale o talaltro nome d ' autore , col " diavoletto birichino " della critica in corpo .... Crescendo ad intermittenze , di martedì , di venerdì o di domenica , fatta di ghiribizzi e fantasie , ogni tanto , ogni quando Dio lo sa , una colonna di egotismo ci aiuterebbe a capire che cosa un personaggio pretende da noi . Avremmo ripulito intanto il cervello , con un colpo solo di timone , di dodici argomenti d ' articoli che ci turbavano i sonni e non trovavano il modo di farsi carta scritta . Pulizia quotidiana .
TEMPI MEMORABILI ( CASSOLA CARLO , 1939 )
StampaPeriodica ,
Una libecciata aveva messo fine alla stagione dei bagni e poche famiglie erano rimaste , oltre quella di Fausto . Uno dei primi pomeriggi di settembre lui , la cugina , uno stuolo di altre ragazze e un giovanotto che si chiamava Carlo , fecero una passeggiata nel retroterra . Uscirono in una campagna uniforme . In fondo i monti degradavano lentamente . Gli olivi ricorrevano sui declivi più dolci e altrove , più fitto , si stendeva il bosco . Fausto aveva ceduto la bicicletta a una ragazza . Carlo gli strizzò l ' occhio . - Come va la biondina ? - domandò . - Quale biondina ? - balbettò Fausto . - Quale ? - ma aveva subito intuito che alludeva a Bianca . - È partita da quindici giorni - ammise poi . - Oh ! - esclamò il giovanotto . - Ha cambiato quindicina . Fausto lo guardò . Non vorrei essere io a insegnarti certe cose - fece il giovanotto perplesso . Fausto pensava a Bianca . Era certo una ragazza frivola : i suoi occhi freddi e ironici lo avevano sempre canzonato perché era ancora un fanciullo . Una delle ragazze prese da parte la cugina e cominciò a parlare sottovoce . Fausto tese gli orecchi : parlava di paste , di purga e di Carlo , e il senso era sufficientemente chiaro . La strada divenne tortuosa e il bosco fece la sua comparsa . Un mulino a vento girava ininterrottamente nella pianura . Intanto si succedevano gli scherzi sull ' atteso malore del giovanotto . - Sono cominciati i sintomi ? - domandò una ragazza . - Non tarderanno - rispose un ' altra ; e scoppiò in una risata . - Nessun sintomo rumoroso ? - insisté la prima scoppiando a ridere alla sua volta . Ma la purga non sembrava fare effetto . A questo punto Fausto cominciò a star male , come se la purga l ' avessero data a lui . Dopo un lungo esitare , montò in bicicletta e partì via . Quando fu ben sicuro d ' essere a una distanza sufficiente , entrò nella macchia . Tornando li trovò che s ' erano fermati in un prato , e sedette vicino a una ragazza chiamata Clara . Fallito lo scherzo , volevano vendicarsi di Carlo ad ogni costo : una bimba gli si accovacciava dietro , e una delle ragazze tentava di farlo ruzzolare con uno spintone . Ma non riuscirono nemmeno a questo.173 CARLO CASSOLA Clara sfogliava indolentemente una margherita . - A chi pensa ? - le domandò Fausto . Clara scosse la testa . - Pure si fa quel gioco pensando a qualcuno - disse ancora Fausto . - Io lo faccio per passare il tempo - rispose Clara . Fausto cercò invano di aggiungere qualcosa . Clara sembrava assente ; ma di tanto in tanto prendeva parte alla conversazione generale . In quei momenti Fausto se la sentiva sfuggire ; sentiva ancora il distacco tra i grandi e lui . Ella cantava sottovoce " Tommy " . - È dell ' anno passato - disse improvvisamente Fausto . - Anche quelle del " Cavallino bianco " sono dell ' anno passato . Clara lo guardò curiosamente . - Quali ha detto ? - domandò . - Mi pare un sogno un ' illusione - rispose Fausto confondendosi . Voleva parlare di quel tempo ma non ne ebbe il coraggio . Clara lo fissava , poi distolse lo sguardo con una risatina . Gli altri la distrassero e Fausto tacque . La vicinanza della ragazza gli aveva irrigidito la persona e la mente ; ma poi si dimenticò di lei e fece ritorno all ' isolamento abituale . Tutto il prato era in ombra . Le margherite spiccavano nel verde cupo dell ' erba ; il sole era impresso sulle fronde più alte del bosco , e sul disuguale orizzonte . Fausto restò a guardare lontano . In quella dolce luce familiare i crinali rivolti al cielo erano sparsi d ' immobili paesi . E la conversazione dei grandi , staccandosi dal verde silenzio , lo feriva : acute ferite di gioia : parole , risa , piccoli gridi lontani . Poi i grandi decisero di proseguire e si levarono in piedi . - Non ho voglia di continuare - disse Clara . Fausto che stava per alzarsi si fermò . - Oh , vada pure con gli altri - fece la ragazza che aveva notato l ' atto . Fausto biascicò che non gliene importava . - Resto col mio cavaliere - disse forte Clara . La compagnia scomparve alla voltata , e Fausto si trovò solo con la ragazza . Dapprima ebbe timore di non avere argomenti , ma la conversazione si avviò da sé . - Ha qualche libro da prestarmi ? - domandò Clara . Fausto non ne aveva . - Me ne consigli qualcuno , allora - insisté la ragazza . - I Miserabili e David Copperfield - rispose Fausto con convinzione . - Davvero ? - esclamò lei . - Oh , sono due libri bellissimi - rispose Fausto . La ragazza si mise a ridere . Poi gli parlò della sua vita durante l ' anno . Andava in campagna , nelle belle giornate . Metteva insieme un mazzo di fiori o di verde , a seconda della stagione : le piacevano tanto le felci e i Non ti scordar di me . Quando rimaneva in casa , curava il giardino . Disse che s ' annoiava molto e che avrebbe voluto vivere come lui in una grande città . - Che belle - esclamò indicando un ciuffo di canne in fondo al prato . - Mi piace tanto quando il vento le curva . Fausto guardò le canne , ma poi le sue pupille si sollevarono per spaziare lontano , verso l ' orizzonte e il cielo . Come poteva Clara annoiarsi ? Come poteva aver desiderio di luoghi diversi da quelli ? Il suo sguardo tornò ancora verso di lei : aveva un vestito molto semplice , indicibilmente grazioso . Poi gli altri ricomparvero e passarono oltre , portandosi via Clara . Allora Fausto si distese più comodamente . La sua felicità era immensa : vicino le felci e i mirtilli erano nell ' ombra , ma lontano un sole rosato , quasi rosso , illuminava i paesi e i campi . Il cielo era limpidissimo . Una villa serrata dai cipressi appariva in una distesa di olivi . Qual ' era la causa di quella commozione ? Forse la scappata nel bosco ? O il colloquio con Clara ? Risali in macchina e si lanciò nell ' inebriante vento della discesa . Quasi subito udì le loro voci . Dopo che li ebbe raggiunti , proseguì a piedi . Cantò con gli altri " Quel mazzolin di fiori " e " Sul ponte di Bassano " : e come gli tremava il cuore quando spiegava tutta la voce nel punto : " Noi ci darem la mano - ed un bacin d ' amor " ! Rientrarono in paese a buio . Le vie erano illuminate e animate ; la cugina si attardò per salutare e per far delle compere , cosí quando ripresero la via di casa era molto tardi . Lungo la strada avevano già tutti cenato e stavano fuori dell ' uscio a godersi la mitezza della stagione ; passando davanti alla casa , vide anche Anna in mezzo ai suoi . Sentì che il petto non reggeva al tumulto del sentimento . E domani sarebbe tornato per l ' ultima volta nei luoghi cari al suo amore .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia e di Albania Imperatore d ' Etiopia Il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni , a mezzo delle loro Commissioni legislative , hanno approvato ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue : Capo I . - Disposizioni generali Art . 1 . L ' esercizio delle professioni di giornalista , medico - chirurgo , farmacista , veterinario , ostetrica , avvocato , procuratore , patrocinatore legale , esercente in economia e commercio , ragioniere , ingegnere , architetto , chimico , agronomo , geometra , perito agrario , perito industriale , è , per i cittadini appartenenti alla razza ebraica , regolato dalle seguenti disposizioni . Art . 2 . Ai cittadini italiani di razza ebraica è vietato l ' esercizio della professione di notaro . Ai cittadini italiani di razza ebraica non discriminato è vietato l ' esercizio della professione di giornalista . Per quanto riguarda la professione di insegnante privato , rimangono in vigore le disposizioni di cui agli articoli 1 e 7 del Regio decreto - legge 15 novembre 1938-XVII , n . 1779 . Art . 3 . I cittadini di razza ebraica esercenti una delle professioni di cui all ' art . 1 , che abbiano ottenuto la discriminazione a termini dell ' art . 14 del Regio decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , saranno iscritti in " elenchi aggiunti " , da istituirsi in appendice agli albi professionali , e potranno continuare nell ' esercizio della professione , a norma delle vigenti disposizioni , salve le limitazioni previste dalla presente legge . Sono altresì istituiti , in appendice agli elenchi transitori eventualmente previsti dalle vigenti leggi o regolamenti in aggiunta agli albi professionali , elenchi aggiunti dei professionisti di razza ebraica discriminati . Si applicano agli elenchi aggiunti tutte le norme che regolano la tenuta e la disciplina degli albi professionali . Art . 4 . I cittadini italiani di razza ebraica non discriminati , i quali esercitano una delle professioni indicate dall ' art . 1 , esclusa quella di giornalista , potranno essere iscritti in elenchi speciali secondo le disposizioni del capo II della presente legge , e potranno continuare nell ' esercizio professionale con le limitazioni stabilite dalla legge stessa . Art . 5 . Gli iscritti negli elenchi speciali professionali previsti dall ' art . 4 cessano dal far parte delle Associazioni sindacali di categoria giuridicamente riconosciute , e non possono essere da queste rappresentati . Tuttavia si applicano ad essi le norme inerenti alla disciplina dei rapporti collettivi di lavoro . Art . 6 . è fatto obbligo ai professionisti che si trovino nelle condizioni previste dagli articoli 1 e 2 , primo comma , ed a quelli iscritti nei ruoli di cui all ' art . 23 di denunciare la propria appartenenza alla razza ebraica , entro il termine di venti giorni dalla entrata in vigore della presente legge , agli organi competenti per la tenuta degli albi o dei ruoli . I trasgressori sono puniti con l ' arresto sino ad un mese e con l ' ammenda sino a lire tremila . La denunzia deve essere fatta anche nel caso che sia pendente ricorso per l ' accertamento della razza ai sensi dell ' art . 26 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 . Il reato sarà dichiarato estinto se il ricorso di cui al terzo comma sia deciso con la dichiarazione di non appartenenza del ricorrente alla razza ebraica . Ove la denunzia non sia effettuata , gli organi competenti per la tenuta degli albi o dei ruoli provvederanno d ' ufficio all ' accertamento . La cancellazione dagli albi o dai ruoli viene deliberata dai predetti organi non oltre il febbraio 1940-XVIII , ma ha effetto alla scadenza di detto termine . La deliberazione è notificata agli interessati a mezzo di ufficiale giudiziario , e con le forme della notificazione della citazione . Capo II - Degli elenchi speciali e delle condizioni per essere iscritti Art . 7 . Per ogni circoscrizione di Corte di appello sono istituiti , presso la Corte medesima , gli elenchi speciali per le singole professioni previsti dall ' art . 4 . Nessuno può essere iscritto contemporaneamente in più di un elenco per la stessa professione ; su domanda dell ' interessato è ammesso tuttavia il trasferimento da un elenco distrettuale all ' altro . Il trasferimento non interrompe il corso dell ' anzianità di iscrizione . Art . 8 . I cittadini di razza ebraica esercenti una delle professioni di cui all ' art . 1 , esclusa quella di giornalista , e che intendano ottenere l ' iscrizione nel rispettivo elenco speciale , dovranno farne domanda al primo presidente della Corte di appello del distretto , in cui abbiano la residenza , nel termine di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge . Art . 9 . Per essere iscritti negli elenchi speciali è necessario : a ) essere cittadini italiani ; b ) essere di specchiata condotta morale e di non avere svolto azione contraria agli interessi del Regime e della Nazione ; c ) avere la residenza nella circoscrizione della Corte di appello ; d ) essere in possesso degli altri requisiti stabiliti dai vigenti ordinamenti professionali per l ' esercizio della rispettiva professione . Art . 10 . Non possono conseguire l ' iscrizione negli elenchi speciali coloro che abbiano riportato condanna per delitto non colposo per il quale la legge commini la pena della reclusione , non inferiore nel minimo a due anni e nel massimo a cinque o , comunque , condanna che importi la radiazione o cancellazione dagli albi professionali . Non possono , parimenti , conseguire l ' iscrizione coloro che siano stati o si trovino sottoposti ad una delle misure di polizia previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con R . decreto 18 giugno 1931-IX , n . 773 . Art . 11 . Le domande per l ' iscrizione devono essere corredate dai seguenti documenti : a ) atto di nascita ; b ) certificato di cittadinanza italiana ; c ) certificato di residenza ; d ) certificato di buona condotta morale , civile e politica ; e ) certificato generale del casellario giudiziario di data non anteriore a mesi 3 dalla presentazione della domanda e certificato dei procedimenti a carico ; f ) certificato dell ' Autorità di pubblica sicurezza del luogo di residenza del richiedente , attestante che questi non è stato sottoposto ad alcuna delle misure previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con R . decreto 18 giugno 1931-IX , n . 773; g ) titoli di abilitazione richiesti per la iscrizione nell ' albo professionale . Art . 12 . Le attribuzioni relative alla tenuta degli elenchi di cui all ' art . 4 ed alla disciplina degli iscritti , previste dalle vigenti leggi e regolamenti professionali , sono esercitate nell ' ambito di ciascun distretto di Corte di appello , per tutti gli elenchi , da una Commissione distrettuale . Essa ha sede presso la Corte di appello , è presieduta dal primo presidente della Corte medesima , o da un magistrato della Corte , da lui delegato , ed è composta di sei membri , rispettivamente designati dal Ministro per l ' Interno , dal Segretario del Partito Nazionale Fascista , Ministro Segretario di Stato , dai Ministri per l ' Educazione Nazionale , per i Lavori Pubblici e per le Corporazioni , nonché dal Presidente della Confederazione Fascista dei Professionisti ed Artisti . Art . 13 . I componenti della Commissione di cui all ' articolo precedente sono nominati con decreto del Ministro per la Grazia e Giustizia . Essi durano in carica tre anni e possono essere confermati . Quelli nominati in sostituzione di altri durante il triennio durano in carica sino alla scadenza del triennio . Art . 14 . La Commissione distrettuale verifica le domande di cui all ' art . 8 e , ove ricorrano le condizioni richieste dalla presente legge , delibera la iscrizione del professionista nel rispettivo elenco speciale . Le adunanze della Commissione sono valide con l ' intervento di almeno quattro componenti . Le deliberazioni della Commissione sono motivate ; vengono prese a maggioranza di voti ; in caso di parità di voti prevale quello del presidente . Esse sono notificate , nel termine di 15 giorni , agli interessati ed al Procuratore generale presso la Corte di appello , nonché al Prefetto , qualora riguardino esercenti le professioni sanitarie . Art . 15 . Contro le deliberazioni della Commissione in ordine alla iscrizione ed alla cancellazione dall ' elenco , nonché ai giudizi disciplinari , è dato ricorso tanto all ' interessato quanto al Procuratore generale della Corte di appello , e , nel caso di esercenti le professioni sanitarie , al Prefetto , entro 30 giorni dalla notifica , ad una Commissione Centrale che ha sede presso il Ministero di Grazia e Giustizia . Art . 16 . La Commissione centrale , di cui all ' articolo precedente , è presieduta da un magistrato di grado terzo ed è composta del Direttore generale degli affari civili e delle professioni legali presso il Ministero di Grazia e Giustizia , o di un suo delegato , e di altri sette membri , rispettivamente designati dal Ministro per l ' interno , dal Segretario del Partito Nazionale Fascista , Ministro Segretario di Stato , dai Ministri per l ' Educazione Nazionale , per i Lavori Pubblici , per l ' Agricoltura e per le Foreste e per le Corporazioni , nonché dal Presidente della Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti . I componenti della Commissione sono nominati con decreto Reale , su proposta del Ministro per la Grazia e Giustizia . Essi durano in carica tre anni e possono essere confermati . Quelli nominati in sostituzione di altri durante il triennio durano in carica sino alla scadenza del triennio . Le adunanze della Commissione centrale sono valide con l ' intervento di almeno cinque componenti . Il ministro per la Grazia e Giustizia provvede con suo decreto alla costituzione della Segreteria della predetta Commissione . Capo III - Disciplina degli iscritti negli elenchi speciali Art . 17 . Entro il mese di febbraio di ogni anno , la Commissione di cui all ' art . 12 procede alla revisione dell ' elenco speciale , apportandovi le modificazioni e le aggiunte che fossero necessarie . Ai provvedimenti adottati si applicano le disposizioni degli articoli 14 , ultimo comma , e 15 . Art . 18 . La Commissione può applicare sanzioni disciplinari : 1 ) per gli abusi e le mancanze degli iscritti nell ' elenco speciale commesso nell ' esercizio della professione ; 2 ) per motivi di manifesta indegnità morale e politica . Le sanzioni disciplinari sono : a ) censura ; b ) sospensione dall ' esercizio professionale per un tempo non maggiore di sei mesi ; 3 ) cancellazione dall ' elenco . I provvedimenti di cui al comma precedente sono notificati all ' interessato per mezzo dell ' ufficiale giudiziario . L ' istruttoria che precede il giudizio disciplinare può essere promossa dalla Commissione su domanda di parte , o su richiesta del pubblico ministero , ovvero d ' ufficio in seguito a deliberazione della Commissione ad iniziativa di uno o più membri . I fatti addebitati devono essere contestati all ' interessato con l ' assegnazione di un termine per la presentazione delle giustificazioni . Art . 19 . La cancellazione dall ' elenco speciale , oltre che per motivi disciplinari , può essere pronunciata dalla Commissione , su domanda dell ' interessato . Può essere promossa d ' ufficio su richiesta del procuratore generale della Corte di appello nel caso : a ) di perdita della cittadinanza ; b ) di trasferimento dell ' iscritto in altro elenco ; c ) di trasferimento dell ' iscritto all ' estero . Contro la pronuncia della Commissione è sempre ammesso ricorso a norma dell ' art . 15 . Art . 20 . La condanna o l ' applicazione di una delle misure previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato col R . decreto 18 giugno 1931-IX , n . 773 , importano la cancellazione dall ' elenco speciale . L ' iscritto che si trovi sottoposto a procedimento penale , ovvero deferito per l ' applicazione di una delle misure di cui al comma precedente , può essere sospeso dall ' esercizio della professione . La sospensione ha sempre luogo quando è emesso mandato di cattura e fino alla sua revoca . Capo IV - Dell ' esercizio professionale degli iscritti negli elenchi aggiunti e negli elenchi speciali Art . 21 . L ' esercizio professionale da parte dei cittadini italiani di razza ebraica , iscritti negli elenchi speciali , è soggetto alle seguenti limitazioni : a ) salvi i casi di comprovata necessità ed urgenza , la professione deve essere esercitata esclusivamente a favore di persone appartenenti alla razza ebraica ; b ) la professione di farmacista non può essere esercitata se non presso le farmacie di cui all ' art . 114 del testo unico delle leggi sanitarie approvato con R . decreto 27 luglio 1934-XII , n . 1265 , qualora l ' Ente cui la farmacia appartiene svolga la propria attività istituzionale esclusivamente nei riguardi di appartenenti alla razza ebraica ; c ) ai professionisti di razza ebraica non possono essere conferiti incarichi che importino funzioni di pubblico ufficiale , ne può essere consentito l ' esercizio di attività per conto di enti pubblici , fondazioni , associazioni e comitati di cui agli articoli 34 e 37 del Codice civile o in locali da questi dipendenti . La disposizione di cui alla lettera c ) del presente articolo si applica anche ai cittadini italiani di razza ebraica iscritti negli " elenchi aggiunti " . Art . 22 . I cittadini italiani di razza ebraica non possono essere iscritti nei ruoli degli amministratori giudiziari , se già iscritti , ne sono cancellati . Art . 23 . I cittadini di razza ebraica non possono essere comunque iscritti nei ruoli dei revisori ufficiali dei conti , di cui al R . decreto - legge 24 luglio 1936-XIV , n . 1548 , o nei ruoli dei periti e degli esperti ai termini dell ' art . 32 del testo unico delle leggi sui Consigli e sugli Uffici provinciali delle corporazioni , approvato con R . decreto 20 settembre 1934XII , n . 2011 , e , se vi sono già iscritti , ne sono cancellati . Art . 24 . I professionisti forensi cittadini italiani di razza ebraica , che siano iscritti negli albi speciali per l ' infortunistica , perdono il diritto a mantenere l ' iscrizione negli albi stessi a decorrere da 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge . Art . 25 . È vietata qualsiasi forma di associazione e collaborazione professionale tra i professionisti non appartenenti alla razza ebraica e quelli di razza ebraica . Art . 26 . L ' esercizio delle attività professionali vietate dall ' art . 21 è punito ai sensi dell ' art . 348 del Codice penale . La trasgressione alle disposizioni di cui all ' art . 25 importa la cancellazione , secondo i casi , dagli albi professionali , dagli elenchi aggiunti , ovvero dagli elenchi speciali . Capo V - Disposizioni transitorie e finali Art . 27 . I cittadini italiani di razza ebraica possono continuare l ' esercizio della professione senza limitazioni fino alla cancellazione dall ' albo . Avvenuta la cancellazione e fino a quando non abbiano ottenuto la iscrizione nell ' elenco speciale , non potranno esercitare alcuna attività professionale . Con la cancellazione deve essere esaurita , o , comunque , cessare , qualsiasi prestazione professionale da parte dei cittadini italiani di razza ebraica non discriminati a favore di cittadini non appartenenti alla razza ebraica . è tuttavia in facoltà del cliente non appartenente alla razza ebraica di revocare al professionista di razza ebraica non discriminato l ' incarico conferitogli , anche prima della cancellazione dall ' albo . Art . 28 . I cittadini italiani di razza ebraica , ammessi in via transitoria a proseguire gli studi universitari o superiori in virtù dell ' art . 10 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , nonché tutti coloro che , conseguito il titolo accademico , non abbiano ancora ottenuta la relativa abilitazione professionale , a norma delle leggi e regolamenti vigenti , ove sussistano i requisiti e le condizioni previste dalle predette leggi e regolamenti per l ' iscrizione negli albi , nonché dalla presente legge , potranno ottenere la iscrizione negli elenchi aggiunti o negli elenchi speciali . Art . 29 . I notari di razza ebraica , dispensati dall ' esercizio a norma della presente legge , sono ammessi a far valere il diritto al trattamento di quiescenza loro spettante a termini di legge da parte della Cassa nazionale del notariato . In deroga alle vigenti disposizioni , a coloro che non hanno maturato il periodo di tempo prescritto è concesso il trattamento minimo di pensione se hanno compiuto almeno dieci anni di esercizio ; negli altri casi , è concessa una indennità di lire mille per ciascuno anno di servizio . Art . 30 . Ai giornalisti di razza ebraica non discriminati , che cessano dall ' impiego per effetto della presente legge , verrà corrisposto dal datore di lavoro l ' indennità di licenziamento prevista dal contratto collettivo di lavoro giornalistico per il caso di risoluzione del rapporto d ' impiego per motivi estranei alla volontà del giornalista . L ' Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani " Arnaldo Mussolini " provvederà alla cancellazione dei predetti giornalisti dagli elenchi dei propri iscritti , alla liquidazione del fondo di previdenza costituito a suo nome e al trasferimento al nome dei medesimi della proprietà della polizza di assicurazione sulla vita , contratta dall ' Istituto presso l ' Istituto Nazionale delle assicurazioni . Art . 31 . Con disposizioni successive saranno regolati i rapporti tra i professionisti di razza ebraica e gli enti di previdenza previsti dalla legislazione vigente , escluse le categorie contemplate negli articoli 29 e 30 della presente legge . Verranno inoltre emanate le norme speciali riflettenti la cessazione del rapporto d ' impiego privato tra i professionisti di razza ebraica e i loro dipendenti . Art . 32 . Il Ministro per la Grazia e Giustizia , di concerto con i Ministri interessati , è autorizzato ad emanare le norme per la determinazione dei contributi da porsi a carico degli iscritti negli elenchi speciali , per il funzionamento delle commissioni di cui agli articoli 12 e 15 . Art . 33 . Agli effetti della presente legge , l ' appartenenza alla razza ebraica è determinata a norma dell ' art . 8 del R . decreto - legge 17 novembre 1938 - XVII , 1728 , ed ogni questione relativa è decisa dal Ministro per l ' interno a norma dell ' art . 26 dello stesso Regio decreto - legge . Art . 34 . Per tutto quanto non è contemplato dalla presente legge , si applicano le leggi ed i regolamenti di carattere generale che disciplinano le singole professioni . Art . 35 . Con decreto Reale saranno emanate , ai sensi dell ' art . 3 , n . 1 , della legge 31 gennaio 1926 - IV , n . 100 , le norme complementari e di coordinamento che potranno occorrere per l ' attuazione della presente legge . Dato a San Rossore , addì 20 giugno 1939-XVII Vittorio Emanuele Mussolini , Starace , Solmi , Di Revel , Cobolli - Gigli , Rossoni , Lantini , Alfieri Visto il Guardasigilli : Grandi
INIZIO DI ROMANZO ( BILENCHI ROMANO , 1939 )
StampaPeriodica ,
La villa era stata costruita oltre la città di P ... , in solitaria aperta campagna ; ma già qualche tempo prima che nascesse Sergio agli abitanti della città doveva essere piaciuto quel luogo se qua e là , senza alcun ordine come vengono i desideri , erano sorte tre ville . Alcune avevano la facciata rivolta al levar del sole , altre guardavano le crete lontane . Forse la loro varia disposizione rispondeva al carattere delle persone che vi abitavano . Tranquillità , soggezione verso la natura i cui segni si ripetono ogni giorno più desiderati dall ' apparire del sole . Istinto di avventura e amore per il creato nelle sue bizzarrie significava fissare le crete poiché da loro provenivano su quell ' angolo di terra effluvi di un mondo chimerico . La facciata della villa guardava le colline dietro le quali si consumava il tramonto e in lontananza aveva a sinistra le crete , a destra e più vicina la città ; ma porte e finestre si aprivano in ogni muro e in egual numero come se il suo costruttore avesse voluto godere di tutte le bellezze circostanti , prossime e lontane . Un viottolo campestre , via via allargato , continuato , rafforzato era stato trasformato in una grande strada che andava da P ... verso il Sud , oltre le crete ; e che ora , da tempo cessato su di essa il lavoro degli uomini , lambiva placida e invitante , il giardino , chiuso da una cancellata resa quasi invisibile da un folto strato di fiori e di piante , sul davanti della villa . Al di là della strada , una trentina di metri più a Sud , era una casa di contadini appoggiata ad un monticello , oltre il quale una piccola valle e poi la catena delle colline . Il giardino si estendeva vastissimo anche dietro la villa , colmo di alberi , senza alcun segno di cinta in modo che pareva continuarsi degradando nei campi e nei prati . Chi veniva da P ... , percorsi tre chilometri tra giardini , orti e campi , si trovava , superata una piccola chiesa detta di Sant ' Antonio , dinanzi alle due costruzioni l ' una quasi di fronte all ' altra ; allora la strada subito dopo svoltava ad un tratto scomparendo dietro la casa dei contadini senza lasciar capire quale fosse la sua direzione ; e il monticello e gli alberi del giardino impedivano di girare quegli ostacoli con lo sguardo . Ma oltrepassato quella specie di valico , il paesaggio si apriva in una immensa pianura circondata per tre quarti dalle colline e dalle crete . Nella pianura , e molte in vicinanza della strada , erano le altre ville . A guardarle dall ' alto delle colline , rade e morbidamente adagiate sul verde della campagna , non spiccavano in modo particolare , ma percorrendo la strada non permettevano di pensare ai prati , alle vigne , agli alberi . Solo un cancello rustico tra due pilastri di mattoni rossi sormontato da una piccola tettoia era bello ; al di là delle sue sbarre si apriva un lungo viale che portava ad una villa accuratamente nascosta da grandi piante verdi . Così avrebbero dovuto essere anche le altre ville ! Quella non disturbava i passeggeri incantati ; anzi introduceva accenni di segretezza , di mistero nel paesaggio tutto aperto sotto il cielo . Pareva che tra tutti gli abitatori della strada maestra solo i suoi proprietari avessero stabilito naturali rapporti con la campagna . Nella villa dinanzi alla casa dei contadini abitavano Sergio , Marta sua madre , Bruno suo padre , la nonna Giovanna e Vera , sorella di Bruno . Possedevano alcuni poderi nella pianura e di quelli vivevano . Quando Sergio fu capace di notare qualcosa della campagna e di comprendere i discorsi dei familiari , le ville sorgevano già ai margini della strada e altrove , esisteva anche la villa in fondo al lungo viale dietro al cancello rustico . Per molti anni nulla sarebbe cambiato . Non una casa nuova . I signori , iniziata l ' invasione della pianura , dovevano essersi ingelositi delle bellezze di quel luogo meraviglioso e ne avevano impedito agli altri il godimento . Il primo contatto di Sergio con la natura avvenne attraverso le colline . Seppe poi che anche prima di allora lo avevano condotto per la campagna ma non se ne ricordava per la sua età infantile . Presto le colline stabilirono l ' amicizia tra Sergio e la natura . Soli , per mesi e mesi , Sergio e Marta salirono lassù tutti i pomeriggi . Poi Sergio si ammalò gravemente . Un intero anno passò in letto . Lo portarono al mare ; e l ' inverno successivo rimase chiuso nella villa . Infine il dottore gli ordinò di girare di nuovo per la campagna . Il babbo lo condusse allora a piedi e in carrozza , nei luoghi da lui preferiti . Una volta si spinsero fino alle crete , partendo la mattina prestissimo . Poi quelle gite cessarono . Il babbo non andò più a prenderlo ; ma un giorno in un ' ora insolita , comparve Marta e insieme fecero di nuovo una passeggiata sulle colline . Tutti i pomeriggi tornarono lassù . Delle gite in compagnia del babbo , eccettuata quella nelle crete , Sergio non rammentò quasi nulla . Anche le cose di cui serbava una immagine le credeva assai più lontane di dove arrivava la sua vista , esistenti oltre l ' orizzonte . Fu da capo tutto nuovo per lui . La strada per le colline incominciava dietro la casa dei contadini ; qui erano cani cuccioli morbidi come piccole oche che Sergio rivide con meraviglia . Della città Sergio sapeva soltanto che vi abitavano i nonni materni i quali , ogni tanto , andavano alla villa . Qualche volta Sergio aveva accompagnato Bruno , Marta e Vera in città ad un caffé situato in una grande piazza . Bibite rosse e una banda che suonava su di un palco vicino ai tavolini . Tutto gli era piaciuto . Un giorno , subito dopo la guarigione , aveva sentito dire che sarebbe andato a stare in città dai nonni per la scuola , ma la sua gracilità aveva impedito l ' attuazione di quel progetto . Marta e Vera gli avrebbero insegnato piano piano a leggere e a scrivere , poi una maestra sarebbe andata alla villa per portarlo avanti negli studi . Soltanto dopo avrebbe potuto , fortificato da altri anni passati in campagna , frequentare la scuola in città . Da allora i rapporti di Sergio con la città erano di attesa . Appena intravista , egli sapeva che in un futuro imprecisato ma certo vi avrebbe iniziato una vita diversa e se la immaginava come un oggetto da possedersi più tardi . Il tempo passò , Marta e Vera incominciarono a insegnargli a leggere e a scrivere , gli lessero esse stesse libri interessanti , ma la maestra non comparve mai alla villa e non si parlò più della scuola . Dei poderi di proprietà della nonna e del babbo Sergio sapeva ancor meno che della città ; nessuno ve lo aveva condotto ; Vera e Marta vi alludevano con gesti di noia . Non sapeva neppure dove fossero situati . Dalle colline , una volta , Marta aveva puntato il dito verso la pianura dicendo : - Vedi quella macchia sulla strada ? È il babbo che va in carrozza a visitare i poderi . Sono dietro l ' ultima casa bianca . - Sergio era appena riuscito dopo molto tempo , data la sua incapacità di fissare lo sguardo su un solo punto della vasta campagna , a scoprire la carrozza che procedeva a stento sulla strada come un insetto meschino . Ai poderi accudivano il babbo e la nonna . Il babbo vi andava quasi ogni giorno e alla vendemmia e alla divisione degli altri raccolti tentava di portarci anche Marta e Vera ; ma quelle non ne volevano sapere . Stavano a discutere lungamente dinanzi alla carrozza e appena la nonna voltava loro le spalle facevano gesti minacciosi a Bruno perché desistesse dai suoi insistenti inviti e dalle accuse di disinteresse . Il babbo fingeva di non accorgersi dei loro gesti e parlava sorridendo , divertito della loro rabbia a stento repressa . Sergio conosceva solo i contadini che si recavano alla villa coi panieri pieni di erbaggi e di frutta . Più grande , l ' idea di andare in un posto di sua proprietà in mezzo all ' ampia pianura gli divenne insopportabile come se dovesse entrare in una stanza con le finestre chiuse quando oltre quelle si apriva un magnifico paesaggio . Nonostante le ville e le case dei contadini , aveva sempre pensato che la campagna non fosse stata di alcuno ; e non si spinse mai fino ai poderi . A lungo , la parte più importante della sua vita si svolse sulle colline .
CONFORMISMO LETTERARIO ( GATTO ALFONSO , 1938 )
StampaPeriodica ,
L ' atteggiamento dell ' intellettuale di fronte alla letteratura si traduce , spesso , nella creazione di uno spazio vuoto in cui egli consuma impunemente la propria indifferenza storica . La " precisione dei metodi " , valida ancora come difesa dell ' arte contro " i cattivi artisti " , corre il rischio di divenire un alibi con cui il letterato proscioglie se stesso da ogni obbligo morale e civile . In questo contesto , l ' unica via di uscita , secondo Gatto , sembra consistere nel rifiuto di una letteratura conformistica , ripetitiva di formule già acquisite , e nella scelta coraggiosa di una " espressione " nuova , la quale sia in grado di cogliere immediatamente la " nostra dolorosa storia di uomini " . Solo attraverso la spregiudicata ricerca di una " difficoltosa sintassi " è possibile tradurre nella letteratura il segno qualificante del nostro tempo . Bisogna andare al fondo di noi stessi , convincersi che in qualche mese di praticantato è possibile trovare il passo letterario con cui mettersi in gara con tutti gli scrittori che si preoccupano di mantenere una media delle proposte con cui s ' incalzano e non si risolvono da anni . Occorre che finalmente si dica che è inutile la difesa del fatto letterario , se l ' intelligenza dell ' arte , come iniziativa di interesse vero e diretto , spetta a pochissimi , se la precisione dei metodi , come impegno mantenuto principalmente contro i cattivi artisti , è svolto fino alla salvezza dall ' ambiente con tutta la possibile e inavvertita reazione alla storia che dovremmo portare a fondo . Ormai tutti declamano la propria ambizione di difendere quel " fatto letterario " in cui trovano l ' unica condizione passiva per vivere : si crede di poter mantenere approssimativamente un mito liberale di storicità ripetendo il bisogno di un ' assuefazione polemica , reagendo costantemente al bisogno di una propria vita morale e sociale ritardata e difficoltosa rispetto alle facili regole e alle forme già acquisite di una letteratura . Non ci si accorge che giriamo al largo per non incontrarci mai , per non provare nemmeno sgomento di noi stessi e della nostra indifferenza storica : non ci si accorge che , puntualmente onesta e determinata , questa difesa del fatto letterario ripete dall ' esterno un grado di civiltà che soltanto pochissimi scrittori hanno posto con la propria espressione e non con la propria definizione . Questi scrittori , in fin dei conti , dovrebbero assicurare una vita polemica e media ai sostenitori e ai " secondi " : dovrebbero restare combinati per un tempo indeterminato nello spettacolo letterario , nella gara dei detrattori o dei ritardatari , o nella zelante difesa di quanti da essi ricavano solo un modello di stile o un nobile esempio di condotta lessicale . Questo metodismo , sia pure avverato nella precisione di una critica in atto , potrebbe restare all ' infinito una condotta storicistica per i lettori che cooperano a conservare se stessi , ripetendo sterilmente , nella formula dei doveri e delle situazioni riflesse , la mancanza di una propria coscienza diretta e il bisogno di una determinazione nei valori riconosciuti passibili di imitazione e di contagio , cioè di ambiente . Così il fatto letterario resta la sordina storicistica della poesia , la vetrata diffusa ed immaginosa di un linguaggio alienato per sempre dagli scrittori . Inavvertitamente le precisioni puntualizzate restano sempre una verifica nello stesso tempo astratta ed empirica delle somiglianze temporali dei testi : ed una mostruosa necessità di coscienza e di logica dovrebbe scaturire da questo sterile accordo formale ? Individualmente presi e costretti nella verifica di noi stessi e della nostra coscienza resisteremo sempre a definirci in un fatto letterario , rinnegando la nostra dolorosa storia di uomini , che è la stessa difficoltosa sintassi e l ' unica elaborazione condotta e scontata su un tempo concreto e valido ? I nostri contemporanei dovranno rispondere a questa domanda ogni volta che troveranno facilmente la via di un gusto su cui sembra conformato per sempre il nostrodestino .
CIVILTÀ IN CRISI? ( PRATOLINI VASCO , 1938 )
StampaPeriodica ,
I Un senso insormontabile di disagio , supposto in partenza come politico , e poi nobilitato dai conflitti ideologici , ha investito il campo della cultura che è apparsa ad un certo momento impossibilitata a tener dietro ai furori popolari dei quali , con l ' illuminismo , si era eletta mandante . Colpa quindi del suo imbastardimento plebeo , a giudicarla da un punto di vista reazionario secondo il quale l ' essere scesa nella piazza una prima volta la comprometteva per sempre nel fluire della storia di cui si è poi sentita sfuggire il controllo . E massimamente questo , in Italia , aveva considerato l ' idealismo che il compromesso avallava trovando così la sua formula . Cotesto disagio essa cultura va adesso protestando , per bocca dei suoi responsabili , contro le teorie fecondate dalla sua stessa dialettica ; e nella protesta si serve di una serpentina d ' idee , prive di originalità , allo scopo di ristabilire l ' equilibrio necessario alla propria esistenza . È sorto così un concetto di crisi che si vuole attribuire genericamente alla civiltà e che al postutto si identifica con una " particolare " civiltà che pretende , oggi , di essere difesa dal profitto che la politica ha saputo ricavare dai suoi suggerimenti dottrinari . ( Sempre qualora sia possibile scendere a considerare polemicamente una civiltà che non sia " quella " civiltà ) . La cultura è scoperta per conservazione in questa sua perplessità " sociale " ; costretta alle conclusioni temporali , non sa fare altro che rimettere in mano alle forze giovani la sua eredità filosofica , ponendo come ultimo atto di forza la clausola di una risoluzione ortodossa . Troppo comodo protestare sino all ' agonia un errore , e fidare sui giovani per una difesa di fronte alla storia ; e meschini quei giovani che accettano queste consegne poliziesche contro il tempo che avrà comunque , fatalmente , ragione di loro . Ma intanto , nel particolare , accettiamo , noi giovani , da Huizinga , questa conclusione che non ci rende affatto vanitosi tanto poco sentiamo di partecipare agl ' interessi che la muovono : " essa ( la gioventù ) si manifesta aperta , generosa , spontanea , pronta ai godimenti , ma anche alle privazioni , rapida nelle decisioni , ardita e di gran cuore " ; e riconosciamo , da una fonte come altre responsabile , che " né debole , né pigra , né indifferente " l ' ha fatta " il rallentamento dei legami , la confusione delle idee , lo svagamento dalla meditazione , la dissipazione dell ' energia " tra cui crebbe ; e rifiutiamo per il suo gesto impreciso il compito generico " di tornare a dominare il mondo , così com ' esso vuol essere dominato , di non lasciarlo perire nell ' orgoglio o nella follia , di ripenetrarlo nello spirito " . E leghiamo il vaticinio del sapiente olandese alle premesse di questo suo recente ragionamento sulle cause di una percepita violenta Crisi della civiltà ( secondo il quale , dopo il segnale d ' allarme dello Spengler ( 7 ) , ne sarebbe derivata coscienza di partecipazione in tutti gli strati sociali , familiarizzati ormai col pensiero della possibilità di un tramonto dell ' odierna civiltà , mentre prima sarebbero stati ancora involti in un ' indiscussa fede nel progresso ) e rileviamone , per colmo d ' ironia , il rallentamento dei legami , la confusione delle idee , lo svagamento della meditazione , la dissipazione dell ' energia di cui ci fornisce implicito documento . " Un ottimismo immutabile rispetto alle sorti della civiltà attualmente non si riscontra più se non in quelli che , per mancanza di cognizioni , non possono capire che cosa le manchi , e quindi sono intaccati essi stessi dal suo processo regressivo , oppure in quelli che nella propria dottrina sociale e politica stimano di possedere già la civiltà futura e di poterla fin da ora diffondere in mezzo alla povera umanità . Fra un pessimismo convinto e la certezza di una prossima panacea stanno tutti quelli che scorgono i gravi mali e gli acciacchi del tempo , non sanno come vi si possa rimediare od ovviare , ma intanto lavorano e sperano , cercano di capire e sono disposti a sopportare " . Bel gesto di sopportevole rinuncia se non lo infirmasse , nelle conclusioni , un angelismo , guarda caso , " attivo " della panacea filosofica ( 8 ) . " Dal disinteresse e dalla giustizia , però il mondo attuale sembra più lontano di quanto sia stato per molti secoli , o almeno di quanto abbia preteso di esserlo . Adesso si respinge da molti la richiesta di una giustizia e di un benessere internazionale perfino come principio teorico . La dottrina dello stato - potenza privo d ' ogni freno anticipa l ' assoluzione al vincitore . Il mondo è insanabilmente minacciato dalla furia della guerra annientatrice , che porta nel suo seno un nuovo e più tristo imbarbarimento . Pubbliche forze si adoperano intanto perché l ' immane disastro venga stornato , e agiscono nel senso della concordia e della ponderatezza . Ma , le forze di un intelligente internazionalismo alla lunga non sono sufficienti , se lo spirito pubblico non muta . Così come la restaurazione dell ' ordine e il benessere ( 9 ) non significano ancora di per sé una purificazione della civiltà , non possiamo aspettarla neppure dalla prevenzione in sé della guerra per mezzo della politica internazionale . Una nuova civiltà può nascere solo da un ' umanità purificata " . Purificata , è detto più avanti e più indietro , nelle condizioni fondamentali della cultura . " Se vogliamo conservare la cultura dobbiamo continuare a creare cultura " . - " Cultura ... è l ' ideale di una comunità " . - " La cultura deve avere un indirizzo metafisico : altrimenti non esiste " ( 10 ) . - " Non è affatto paradossale affermare che una civiltà , con un progresso realissimo ed innegabile , potrebbe arrivare alla sua rovina " . - " La somma di tutta la scienza non è ancora diventata civiltà " . - " L ' istruzione rende sotto - istruiti " . - " Viene proclamato intuizione , ciò che , in realtà , non è altro che una scelta intenzionale per ragione affettiva " . - " La pretesa di superiorità in grazia di una pretesa purezza di razza ha sempre avuto fascino per taluni , perché corrisponde a un certo spirito romantico , non inceppato dal bisogno di critica e animato dal desiderio di autoelevazione " . ( " Una nuova civiltà può nascere solo da una umanità purificata " , e non siamo tanto ingenui da non avere capito la tentazione cattolica che tuttavia non elide il dilemma , soprattutto quando ci viene detto che " la tragicità dell ' esistenza terrena , l ' essere la civitas dei mescolata e intrecciata alla civitas terrena per tutto il tempo che il mondo ha da durare ha fatto della storia della cristianità , cioè dei popoli che professano la fede di Cristo , tutt ' altro che una marcia trionfale del cristianesimo " ) . - " Un sano organismo statale è caratterizzato dall ' ordine e dalla disciplina . Capovolgendo : l ' ordine e la disciplina rivelano un sano organismo statale . Come se a fare il sonno del giusto bastasse un sonno tranquillo " . - " Se ciascuno non fosse personalmente convinto di dover resistere a un vizio capitale detto incontinenza , la società sarebbe inesorabilmente in balia di una degenerazione sessuale che la condurrebbe alla distruzione " . E ancora : " Nel mondo attuale il senso di essere tutti insieme responsabili di tutto è indubbiamente molto aumentato , contemporaneamente , e in rapporto con esso , è enormemente cresciuto il pericolo di azioni di massa del tutto irresponsabili " . - " Ad ogni modo , ove si voglia affermare questa polarità , bisognerà assolutamente svuotare i concetti di massa e di élite di qualsiasi contenuto sociale , e considerarli solo in quanto espressioni di atteggiamenti spirituali " . - " Quando il mito scaccia il logos e ne prende il posto , allora siamo alla soglia della barbarie " . Al tempo . Attenzione a questa cultura ufficiale , ordinata , storicistica che ha fin troppo degenerato nell ' onore reso all ' impagabile aforisma crociano su la " bella conversazione europea " . Fissiamola nel momento stesso in cui essa riconosce che " nessuna grande trasformazione nei rapporti umani si avvera mai nella forma che gli uomini nell ' età immediatamente precedente si sono immaginata " . Rendiamola viva ancora , con la sua presenza nella storia , ed imputiamola di tutti i falsi liberalisti che ridussero alla tentazione piccolo borghese quelle masse incontenibili negli interessi economici creati dalla sua meccanica ostruzionistica ; e scendiamo a confutarla proprio laddove essa scantona alla resa dei conti tra la crisi spirituale e le condizioni economiche , entrambe da essa generate e costrette , e lascia apparire logico che una dottrina la quale stima più l ' essere che il sapere debba comprendere tra i suoi problemi anche la fine dell ' essere , ammettendo che la massa riconosce senz ' esitare , e più convinta che mai , la vita terrena come meta di ogni aspirazione e di ogni azione ( 11 ) . A questo punto possiamo anche confessare che Huizinga ci serve da pretesto . Non ci sarebbe infatti " mezzo migliore di disabituare la gioventù dal pensare , di mantenerla infantile e probabilmente , per giunta , di annoiarla rapidamente e a fondo " , come capita troppe volte da troppo tempo ai nostri vecchi maestri . II ( 12 ) Prima di esprimerci dentro i termini della cultura , servendoci delle leve della sapienza , che un individuo può muovere più o meno bene di un altro individuo e viceversa , in una dialettica che pone , con giustizia , l ' abilità verbale e l ' apprendistato libresco a fondamento della ragione , bisognerà scontare fino in fondo la nostra educazione umanistica e riconoscerci in essa , confessando il nostro sentimento fino ai limiti estremi della passività , riducendoci minimi dinanzi alla storia . E bisognerà riconoscere agli uomini " attivi " la nostra impotenza a penetrare la loro temporale tracotanza , riportando dalla nostra vergogna la luce di una verità interiore che ci fa vivere nel compromesso di una continua esitazione coi testi . Allora anche i termini del ragionamento ci tornano puri di significato e la civiltà viene a significarsi oltre le condizioni fondamentali della cultura , nella vissuta esperienza dei rapporti sociali ( 13 ) , a tu per tu cogli uomini inibiti alla speculazione a causa del loro esaurimento quotidiano nella realtà . Onde fornire aperto il senso del discorso diremo che ci resta sufficiente ammettere che si possa concepire una discriminazione iniziale d ' interessi , economici o spirituali , fra gli individui per ritenere precluso da qualsiasi altro versante il raccordo fra i due estremi . A costo di riconoscerci come degli animali asociali , non riusciremo mai a vedere conciliate nel tempo le ragioni che andiamo via via ascoltando in noi stessi , a meno di premettere una " carità " di gesti e di pronunciamenti negli incontri della vita quotidiana . Soltanto così avvertiamo possibile l ' evasione dalla cronaca che vorrebbe legarci ai suoi interessi immediati e temporali . Soltanto concedendo alla società in estensione i privilegi fruttati dalle singole positive esperienze potremo conciliare la cultura e il nostro labile destino di letterati con la vita , in quanto in ogni applicazione è da riconoscere un mestiere il cui prodotto va appunto al di là della tecnica solo a patto di diventare umanità , e quindi acquisibile e speculabile . A questo punto consideriamo di ottenere l ' assoluzione della cultura , reintegrandola al suo grado formativo , nient ' affatto come un estremo ed ineffabile privilegio , ma come fattore preparatorio e conclusivo di una civiltà . La quale civiltà non è affatto possibile far consistere in una continua vigilanza e lotta armata contro la possibilità di una ricaduta del mondo nella barbarie , e quindi in un continuo stato di allarme contro l ' evenienza di una " crisi " , e in una unità impenetrabile alle leggi morali e sociali modernamente concepite ; laddove è purtuttavia vero che la civiltà saggia nella sua continua crisi il divenire di una società sempre più liberata dagli impacci dell ' interesse temporale . Torna di proposito concludere , in questo primo momento , riaffermando la inderogabilità di un assolutismo morale che resta alla base di una perfettibile umanità la quale , pur non ripetendosi nella storia , si ritrova tuttavia nel tempo , con una faccia diversa ed uno spirito mutato . Sarà questo un ragionamento che riprenderemo continuamente e di buon grado , a commento delle letture che andiamo facendo e che investono direttamente e indirettamente ( v . il libro di Huizinga ) il concetto di una civiltà " privilegiata " . Si intenderebbe difendere un pensiero storico facendolo nascere , come dice il Croce nella avvertenza alla Storia come pensiero e come azione " da un travaglio di passione pratica " che trascende se stesso " liberandosene nel puro giudizio del vero " e convertendo , " mercé di questo giudizio , quella passione ... in risolutezza di azione " . Questo significato a noi appare intelligibilissimo e riconoscibile nella immediata giustificazione di uno storicismo che ritrova ogni momento , nel " fatto " di cui si serve , la propria scadenza .
LA PASSIVITÀ ( GRAMSCI ANTONIO , 1918 )
StampaQuotidiana ,
L ’ assenza del pensiero caratterizza l ’ azione politica della classe dirigente . Provando e riprovando , è il motto d ’ ordine , distolto dalla sua sede naturale la scienza sperimentale , che prova e riprova sulla materia bruta e trasportato alla politica e all ’ amministrazione , le quali operano sugli uomini , che nelle prove e riprove soffrono , sono danneggiati , sono taglieggiati in tutti i modi . Avviene così che la molla dello sviluppo storico non sia il pensiero , ma sia il dolore , il male . Il pensiero , antivedendo le logiche conseguenze di una premessa , delibera di operare subito come se quelle conseguenze si fossero verificate , e pertanto evita il male e la sofferenza : la storia si sviluppa allora con una certa armonia , le correzioni da introdurre all ’ organizzazione degli istituti necessari per la convivenza sociale si riducono al minimo , a quel minimo di imprevedibile che è contenuto nello svolgimento di ogni fatto umano . L ’ assenza di pensiero , l ’ empirismo che procede a tastoni per il provando e riprovando , lascia che il male si accumuli , che le sofferenze si moltiplichino : quando la vita ne è diventata insopportabile , provvede e toglie di mezzo la premessa , che di tutto quel male , di tutte quelle sofferenze è stata la sorgente avvelenata . La storia procede così per eliminazioni di passività : è un perenne fallimento , una perenne revisione di conti sbagliati , fallimento e sbagli non necessari , ma dovuti al solo fatto che gli amministratori non avevano alcuna capacità per il delicato loro compito . Riconosciamo dunque nel male il salvatore della fortuna progressiva degli uomini , la sicurezza che alfine qualcosa si farà ; la tigna , il colera , il vaiolo hanno costretto , con le stragi d ’ altri tempi , all ’ esercizio metodico di norme igieniche che ponessero al riparo dal ripetersi delle stragi . I mali che oggi si verificano costringeranno alla riflessione e ai ripari per l ’ avvenire . Aspettiamo che la passività cavi gli occhi , che rappresenti un pericolo : la pazienza è ormai diventata la prima virtù cardinale dell ’ uomo politico e sociale . Una , due , tre , dieci , venti volte . Dei malandrini si presentano di notte a una portineria . Fanno destare i dormienti . Si dichiarano agenti di polizia agli ordini di un delegato ; devono compiere una perquisizione negli appartamenti per assicurarsi che nella casa non siano nascosti dei ricercati speciali , ecc . ecc . Parlano con quella sicurezza e prepotenza che si addice ai rappresentanti della legge che sanno di essere superiori a ogni legge . Alla minima obiezione distribuiscono largamente cazzotti , preludio delle scene selvagge che si svolgono ai commissariati . Il cittadino , abbandonato da ogni forza umana , conoscendo , o per dolorosa esperienza propria o per esperienza raccontata , i costumi della « giustizia » , lascia l ’ ingresso libero , e per una , due , tre , dieci , venti volte gli appartamenti vengono saccheggiati da malandrini . Che fare ? si domanda il cittadino . Aspettare , non c ’ è altro che aspettare . Che le gesta si moltiplichino , che i malandrini acquistino sempre una maggiore fiducia nell ’ impunità , ed allarghino il campo della loro azione . Che divenga loro vittima un qualche grasso cittadino , che la grassa proprietà sia in pericolo . Allora l ’ opinione pubblica sarà satura . Allora si dirà : ma perché non si cerca di dar modo ai cittadini di distinguere subito un malandrino da un agente di polizia ? Perché non si dà una divisa a tutti gli agenti di polizia ? Perché non si toglie via l ’ agente in borghese che determina questi equivoci e provoca queste possibilità di malfare ? Lasciate che la passività diventi cumulo , che essa metta in pericolo di fallimento presso i benpensanti e gli indifferenti l ’ azienda dell ’ « ordine » . Provando e riprovando , si arriverà a provvedere . Lo sviluppo della storia è tutto così , nelle piccole come nelle grandi cose .
CRITICA INTEGRALE ( GATTO ALFONSO , 1938 )
StampaPeriodica ,
La critica al crocianesimo , elemento comune di tutti i collaboratori di " Campo di Marte " , trova in Alfonso Gatto uno dei più lucidi e decisi rappresentanti . La poesia non può essere sottoposta alla " moderata variazione di un gusto " . Essa , appunto perché prodotto di un determinato periodo storico , si trova ad essere parte integrante di quel periodo ; e quando la crisi di una società determina la crisi dei valori tradizionali , essa ne rimane fatalmente coinvolta . Ciò che A . Gatto mette qui a fuoco , è la funzione stessa della letteratura , e lo stretto legame che unisce il poeta al contesto storico e sociale all ' interno del quale egli opera . A stabilire un rapporto tra i diversi saggi che un critico , con più o meno cura , può aver scritto in un periodo , mettiamo , di cinque anni , si verificheranno due ipotesi : che il critico esemplifichi immutabilmente un metodo esegetico e che usi di pretesto al suo discorso quegli autori che non lo smentiscono : o che si sforzi di cogliere le ragioni della sua sensibilità e del suo gusto ecletticamente su tutte le opere che gli ripropongono la distinzione delle proprie parti più o meno riuscite , espresse e formate . In tutti e due i casi risulta una sola apparente coerenza : la neutralità del critico e del criticato in nome di uno storicismo pacifico che vuoi salvare le proprie istituzioni . Sul critico che invece dimostra di seguire e di cogliere nel linguaggio di un ' opera la difficile proprietà morale in cui lo scrittore o il poeta scopre le continue relazioni con se stesso - relazioni storiche , sociali , interamente umane - e che pone la sua conoscenza a fedele sintomo della stessa storia cui si rivolge e si oppone , son pronte invece le accuse più recidive . Soltanto per questa prudenza esistono critici che si occupano per trent ' anni di poesia con la moderata variazione di un gusto , fermandosi perplessi al punto in cui il vero poeta rifiuta per crisi e per violenta antistoria la propria conservazione e nel sentimento del tempo e della morte trova un ordine nuovo . Rispetto alla storia esistono cioè critici integralmente profani che si preoccupano di negare alla poesia la crisi e la violenza stessa della sua origine . Esiste questo stato temporale degli studi la cui utilità conservativa è ormai prossima alla reazione . La conclusione che si vuol vedere nell ' opera di un critico deve essere perciò di natura e di fedeltà morale rispetto alla storia che il poeta e lo scrittore muove e non limita con la sua presenza : gli errori di sopravvalutazione e di credito in tal senso contano per le ragioni di necessità da cui son mossi , dalla piena dichiarazione del giudizio . Quanto più preciso , intimo , inalienabile , il discorso di un critico accentra storicamente le proprie responsabilità ed esplica al limite sociale dei contemporanei le ragioni di una umanità concreta e consapevole che non è immediatamente documentata e polemicamente resa attuale . De Sanctis , in tal senso , fu un critico che , nella stretta chiarificazione del - l ' unità morale dei poeti e degli scrittori , non rinunziò ad alcuna delle relazioni sociali e storiche in cui si sentiva vivo e mortale . Una storia della letteratura sarebbe , in tal senso , ancora opera vana , da non tentare , per conservare credenza ad una critica pura , irrelata , che si affianca con una serie di monadi chiuse agli esempi dell ' arte ? Pure questa consistenza storica fu sempre fondata sulle opposizioni in cui il poeta accertò la propria continua crisi , la sua poesia dalla sua non poesia , sulla durata , cioè , di un ' elaborazione morale ed espressiva provata da tutte le avversioni . In tale estrema disperazione del limite individuale la poesia ha in sé un movimento di crisi che è la storia stessa . Accettando l ' eredità di una critica puntuale , ad hominem , e portando lo storicismo alle sue estreme conseguenze , cioè al contatto dei contenuti formalistici in cui strema sempre più il suo suolo esegetico , si dovrebbe ormai toccare con mano questa disperazione del limite individuale che solo in pochissimi , di riserva , si relega ad un assolutismo mistico ed astorico . Occorre cioè rompere l ' esitazione e dare chiaramente alla storia la sua crisi , cioè il suo movimento .