StampaPeriodica ,
Il
17°
congresso
di
Stoccolma
è
stato
il
più
ricco
e
dovizioso
di
quanti
lo
hanno
preceduto
e
per
gli
argomenti
trattati
e
per
l
'
ambiente
offerto
dalla
esemplare
città
.
Se
nelle
discussioni
del
mattino
i
relatori
potevano
sfogarsi
liberamente
sugli
errori
urbanistici
dei
loro
paesi
,
nel
pomeriggio
invece
,
guardando
alla
città
,
potevano
avere
sotto
gli
occhi
la
mostra
vivente
di
quanto
di
più
alto
è
stato
finora
possibile
creare
dalla
mente
dell
'
urbanista
moderno
.
Come
se
la
città
ideale
,
quale
noi
dalle
nostre
cattedre
universitarie
dell
'
ultimo
corso
di
urbanistica
ci
sforziamo
di
delineare
,
trovasse
in
Stoccolma
un
primo
altissimo
tentativo
di
espressione
:
come
se
insomma
fosse
offerto
un
grande
campione
,
quasi
un
modello
vivente
,
sul
quale
saggiare
,
misurare
,
precisare
i
canoni
tirandone
poi
le
somme
.
La
città
concentrica
,
a
macchia
d
'
olio
,
il
tremendo
"
mare
di
pietra
"
senza
respiro
,
con
i
valori
edilizi
crescenti
vertiginosamente
dalla
periferia
al
centro
(
mirabilmente
esemplificata
da
Milano
)
con
le
abitazioni
stipate
in
altezza
in
gran
confusione
in
mezzo
agli
edifici
degli
uffici
,
frammiste
talvolta
alle
industrie
...
qui
a
Stoccolma
è
sconosciuta
.
La
vecchia
città
del
medioevo
con
le
sue
casette
e
con
i
superbi
edifici
monumentali
è
rimasta
intatta
,
raccolta
sulla
sua
isola
,
oggetto
di
amorose
cure
di
restauro
e
di
risanamento
per
diradamento
.
La
città
dell'800
,
in
parte
sorta
sulle
direttrici
del
piano
del
1630
ed
ampliata
su
quelle
del
piano
del
1866
,
è
diventata
senz
'
altro
la
"
city
"
,
la
città
degli
affari
,
del
commercio
,
degli
uffici
,
dei
grandi
magazzini
,
dove
la
densità
della
popolazione
residente
è
minima
.
Fuori
di
questo
centro
,
in
mezzo
a
boschi
e
a
giardini
,
sopra
gli
isolotti
del
Malar
e
del
Baltico
,
sono
sorti
invece
i
quartieri
residenziali
staccati
gli
uni
dagli
altri
,
congiunti
alla
città
degli
affari
da
potenti
mezzi
di
comunicazione
.
Grandi
linee
tramviarie
in
sede
propria
,
ampie
strade
automobilistiche
a
piste
unidirezionali
fiancheggiate
sempre
da
piste
per
biciclette
,
arditissimi
ponti
gettati
da
una
isola
all
'
altra
,
incroci
a
quadrifoglio
in
modo
da
garantire
la
rapidità
e
la
sicurezza
...
costituiscono
una
formidabile
rete
stradale
principale
che
lega
armoniosamente
,
attraverso
parchi
e
boschi
,
il
centro
ai
quartieri
residenziali
e
questi
ultimi
tra
di
loro
.
Tra
le
maglie
di
questa
rete
cinematica
sono
disposti
gli
edifici
e
le
sedi
per
le
istituzioni
della
cultura
e
dello
sport
:
musei
,
biblioteche
e
università
circondati
dal
silenzio
dei
parchi
,
scuole
piene
di
sole
isolate
da
prati
e
da
giardini
;
campi
sportivi
,
tennis
coperti
,
piscine
natatorie
immersi
in
oasi
di
verdura
o
allineati
sul
margine
dei
laghi
...
L
'
edilizia
residenziale
,
libera
dalla
preoccupazione
del
costo
delle
aree
,
è
quasi
tutta
di
tipo
estensivo
a
corpi
di
fabbrica
lineari
esattamente
orientati
secondo
l
'
asse
eliotermico
spaziati
da
orti
e
da
giardini
;
oppure
più
raramente
è
di
tipo
in
altezza
a
otto
piani
a
costruzione
aperta
ad
elementi
fortemente
distanziati
da
zone
verdi
;
oppure
a
"
cottages
"
con
molto
orto
costituenti
completi
villaggi
;
oppure
a
ville
isolate
immerse
nei
boschi
percorsi
da
stradette
di
lottizzazione
di
piccola
sezione
.
I
centri
di
rifornimento
di
questi
nuclei
residenziali
sono
composti
in
piccole
unità
architettoniche
e
,
costituiti
da
file
di
negozi
,
da
gruppi
di
uffici
,
da
edifici
per
la
vita
collettiva
(
cinema
,
chiesa
,
caffè
...
)
,
sono
ubicati
presso
i
nodi
di
innesto
delle
strade
residenziali
principali
con
le
grandi
arterie
automobilistiche
radiali
dove
sono
anche
le
stazioni
della
rete
tramviaria
.
In
questa
"
città
verde
"
persino
il
concetto
moderno
delle
zone
di
verde
legate
a
sistema
appare
già
superato
risolto
com
'
è
nella
sua
più
alta
espressione
:
quella
dell
'
intero
quartiere
permeato
di
giardino
,
di
bosco
,
di
corsi
,
d
'
acqua
,
di
orti
.
E
sopra
tutto
edilizia
bassa
di
tre
piani
al
massimo
,
dove
la
vita
individuale
della
famiglia
è
esaltata
in
sommo
grado
.
Antiamerica
dunque
:
vita
europea
,
cultura
cittadina
europea
,
equilibrio
europeo
:
ordine
,
gerarchia
,
pace
e
gioia
nella
vita
della
città
e
non
la
soffocazione
operata
dal
meccanismo
.
Come
è
stata
raggiunta
una
così
bella
armonia
delle
forze
urbanistiche
?
La
Svezia
fin
dal
1874
ha
avuto
una
sua
legge
urbanistica
,
il
famoso
"
Statuto
della
costruzione
delle
città
del
Regno
"
il
quale
nel
suo
articolo
1
stabiliva
che
tutte
senza
eccezione
le
città
,
e
per
città
si
intendono
anche
i
centri
rurali
,
dovevano
adottare
un
piano
regolatore
:
e
nei
successivi
articoli
dava
le
norme
per
la
preparazione
del
piano
e
per
la
sua
messa
in
opera
.
Sessantacinque
anni
or
sono
restava
così
precisato
per
legge
che
una
congrua
parte
di
ogni
terreno
edilizio
doveva
restare
libera
;
che
la
altezza
delle
case
doveva
essere
regolata
dalla
distanza
degli
edifici
,
altezza
che
non
poteva
superare
che
di
metri
1,50
tale
misura
.
Per
aiutare
le
città
nella
concezione
dei
piani
la
Direzione
Reale
dell
'
Edilizia
aveva
preparato
dei
piani
regolatori
-
tipo
con
le
indicazioni
dettagliate
delle
sezioni
stradali
e
dei
tipi
edilizi
.
Nel
1907
(
trentadue
anni
fa
!
)
una
nuova
legge
aggiornava
quella
del
1874
dando
le
prescrizioni
più
precise
per
la
zonizzazione
prescrivendo
che
ogni
isolato
o
comparto
andava
considerato
come
una
unità
(
mentre
invece
per
il
passato
l
'
unità
era
costituita
dalla
singola
abitazione
)
;
prescrivendo
ogni
divieto
di
costruzione
nell
'
interno
dei
blocchi
;
prescrivendo
gli
allineamenti
degli
edifici
indipendentemente
da
quelli
stradali
ed
il
loro
orientamento
.
Infine
nel
1931
una
nuova
legge
modernizzava
quella
del
1907
precisando
tra
l
'
altro
il
sistema
del
risanamento
per
diradamento
e
quello
della
ricostruzione
dei
vecchi
quartieri
.
Entro
il
1939
la
Svezia
avrà
infine
la
sua
legge
per
i
piani
regionali
:
ma
in
attesa
,
nel
1935
,
40
comuni
del
circondario
di
Stoccolma
si
sono
spontaneamente
uniti
in
una
"
Associazione
del
piano
regionale
"
che
ha
compilato
e
sta
mettendo
in
opera
un
piano
d
'
insieme
che
contempla
la
divisione
del
territorio
in
settori
a
seconda
delle
loro
differenti
destinazioni
,
ha
progettato
la
rete
stradale
principale
;
i
mezzi
di
trasporto
,
i
sistemi
di
canalizzazione
,
ha
precisato
la
zonizzazione
generale
nei
riguardi
dell
'
edilizia
,
delle
zone
verdi
,
delle
industrie
,
delle
miniere
,
dell
'
agricoltura
...
Ed
il
funzionamento
amministrativo
,
l
'
applicazione
di
queste
leggi
?
I
piani
regolatori
sono
compilati
da
comitati
urbanistici
(
art
.
5
dell
'
ordinanza
edilizia
1931
)
composti
da
membri
eletti
tra
specialisti
;
i
piani
sono
istruiti
dal
Municipio
e
sanzionati
dal
Governo
attraverso
la
"
Reale
direzione
dell
'
edilizia
"
costituita
da
un
complesso
di
sette
uffici
,
quattro
dei
quali
retti
da
architetti
,
due
da
ingegneri
,
uno
da
un
giurista
:
all
'
ufficio
studi
spetta
il
compito
della
ricerca
sulle
questioni
edilizie
,
l
'
esame
dei
progetti
delle
costruzioni
,
la
tenuta
degli
archivi
;
l
'
ufficio
costruzioni
tratta
gli
affari
concernenti
l
'
organizzazione
e
l
'
esecuzione
delle
nuove
costruzioni
per
conto
dello
Stato
;
all
'
ufficio
intendenza
tocca
la
organizzazione
della
gestione
delle
proprietà
immobiliari
dello
Stato
,
la
loro
locazione
e
la
loro
sorveglianza
;
l
'
ufficio
della
cultura
storica
e
artistica
sovraintende
alla
conservazione
degli
edifici
monumentali
e
di
interesse
storico
-
artistico
;
l
'
ufficio
urbanistico
domina
tutto
il
campo
della
urbanistica
e
dei
piani
regolatori
;
all
'
ufficio
amministrativo
tocca
il
compito
della
amministrazione
dei
propri
beni
quello
della
compravendita
dei
terreni
,
l
'
organizzazione
del
personale
,
la
pubblicazione
degli
annuari
;
infine
l
'
ufficio
del
Riscaldamento
ha
il
compito
del
controllo
statale
dei
combustibili
.
La
"
Reale
direzione
dell
'
edilizia
"
si
esprime
alla
periferia
con
24
uffici
provinciali
retti
da
50
architetti
.
In
totale
tutta
l
'
Amministrazione
funziona
con
soli
190
impiegati
60
dei
quali
sono
architetti
.
L
'
esame
e
l
'
approvazione
dei
piani
comunali
rappresentano
l
'
operazione
più
rapida
e
sicura
perché
si
svolgono
attraverso
lo
studio
di
una
commissione
con
i
rappresentanti
di
tutti
e
sette
gli
uffici
della
direzione
dell
'
Edilizia
.
Ed
il
lavoro
non
è
piccolo
perché
oltre
ai
piani
regolatori
delle
città
la
commissione
invigila
:
sui
"
piani
di
ossatura
"
per
i
territori
che
,
non
essendo
compresi
in
un
piano
regolatore
urbano
,
tuttavia
necessitano
di
piani
schematici
stradali
o
edilizi
e
sui
regolamenti
edilizi
dei
territori
rurali
che
,
pur
non
necessitando
di
piani
regolatori
,
tuttavia
esigono
una
regola
sulle
costruzioni
.
Queste
leggi
urbanistiche
(
del
1874
,
del
1907
e
del
1931
)
così
sorprendenti
nella
loro
chiarezza
di
espressione
e
nella
efficacia
di
applicazione
trovano
la
più
potente
base
di
sostegno
nella
coscienza
urbanistica
dei
cittadini
e
nella
posizione
speciale
della
proprietà
privata
.
La
quale
,
si
può
dire
,
pressochè
non
esiste
in
quanto
i
Comuni
hanno
giudiziosamente
proceduto
alla
formazione
di
immensi
demani
delle
aree
precedentemente
alla
compilazione
dei
piani
regolatori
.
Le
aree
edilizie
non
vengono
vendute
ai
privati
ma
cedute
in
uso
enfiteutico
per
60
anni
a
prezzo
molto
basso
sì
che
è
ben
facilitata
proprio
quell
'
edilizia
estensiva
che
invece
in
regime
di
stretta
proprietà
privata
sembra
quasi
impossibile
raggiungere
e
,
d
'
altra
parte
,
scaduti
i
60
anni
di
uso
,
ogni
opera
di
trasformazione
urbanistica
(
nuove
strade
,
sventramenti
ecc
.
)
non
può
incontrare
opposizione
dal
privato
in
quanto
che
i
suoi
diritti
sono
già
estinti
.
L
'
"
ufficio
urbanistico
"
è
quello
,
tra
i
sette
uffici
che
compongono
la
Reale
direzione
dell
'
Edilizia
,
al
quale
spetta
il
compito
di
portare
sul
piano
pratico
esecutivo
le
leggi
dell
'
urbanistica
:
e
a
questo
titolo
il
suo
funzionamento
ci
interessa
qui
in
sommo
grado
.
Le
sue
attribuzioni
,
per
conto
della
Direzione
dell
'
Edilizia
,
possono
essere
così
riassunte
:
dare
notizia
al
Governo
o
,
a
richiesta
di
qualunque
autorità
,
esprimere
una
opinione
sulle
questioni
concernenti
l
'
urbanistica
,
la
regolamentazione
dei
territori
non
provvisti
di
piano
,
le
questioni
concernenti
l
'
applicazione
della
legge
urbanistica
del
1874
,
dell
'
Ordinanza
Edilizia
del
1907
o
di
ogni
altro
statuto
concernente
la
edilizia
;
fare
,
a
questo
riguardo
,
un
approfondito
esame
sulla
forma
e
sulle
necessità
dell
'
architettura
,
del
traffico
,
dell
'
igiene
e
delle
esigenze
di
ordine
sociale
ed
economico
;
di
indicare
il
mezzo
migliore
per
correggere
gli
errori
messi
in
luce
da
tali
esami
e
di
trattare
direttamente
queste
questioni
con
gli
interessati
;
di
impartire
gli
ordini
,
gli
avvertimenti
e
i
suggerimenti
riguardo
la
costruzione
delle
città
e
circa
tutte
le
costruzioni
di
interesse
comunale
.
Compito
vastissimo
,
di
enorme
responsabilità
che
richiede
in
tutti
i
posti
,
sia
in
quelli
di
comando
che
in
tutti
gli
altri
,
la
presenza
di
veri
specialisti
in
materia
,
di
persone
provate
,
sicure
e
fidate
,
in
continuo
fervore
di
studio
e
di
aggiornamento
in
questo
campo
oggi
in
pieno
processo
formativo
.
Non
è
dunque
un
semplice
ufficio
a
struttura
burocratica
volto
al
puro
fine
amministrativo
;
ma
qualche
cosa
di
più
:
è
l
'
organo
consulente
ed
operante
,
la
guida
tecnica
più
sicura
ai
comuni
e
ai
loro
comitati
urbanistici
,
il
buon
padre
di
famiglia
che
si
immedesima
dei
problemi
ed
aiuta
a
risolverli
nel
modo
migliore
e
più
rapido
.
Per
questa
ragione
il
capo
di
questo
ufficio
è
un
architetto
-
urbanista
,
scelto
cioè
tra
una
schiera
di
tecnici
in
grado
di
vedere
i
problemi
nel
loro
complesso
,
nella
loro
sintesi
più
squisita
che
è
appunto
rappresentata
dal
piano
regolatore
.
Da
queste
note
vorremmo
trarre
una
qualche
conclusione
:
la
quale
ci
si
esprime
con
una
formula
che
,
lungi
dall
'
essere
nuova
per
noi
urbanisti
italiani
,
non
fa
che
ribadire
con
la
forza
della
convinzione
materiata
dalla
esperienza
della
Svezia
quanto
da
anni
è
ormai
precisato
nei
nostri
studi
,
nelle
conferenze
,
nei
congressi
,
nel
contatto
con
la
realtà
della
vita
ordinaria
,
economica
,
sana
e
bella
per
le
nostre
città
e
per
i
nostri
territori
senza
una
legge
urbanistica
.
Una
legge
che
preveda
,
ponga
e
risolva
almeno
questi
punti
:
1°
Obbligo
dei
piani
regolatori
per
tutte
le
città
e
per
quei
territori
di
speciale
importanza
ed
interesse
.
2°
Obbligo
di
piani
generali
di
"
ossatura
"
e
di
regolamenti
edilizi
per
tutti
i
territori
anche
rurali
.
3°
Indicazione
e
formulazione
dello
Zoning
con
relative
classi
edilizie
per
ogni
piano
regolatore
.
4°
Orientamento
ed
allineamento
dei
fabbricati
indipendentemente
dagli
allineamenti
stradali
.
5°
Rifusione
delle
parcelle
nella
lottizzazione
(
Lex
Adikes
)
.
6°
Divieto
o
almeno
limitazione
dell
'
uso
del
cortile
chiuso
nelle
abitazioni
e
obbligo
del
distanziamento
minimo
costante
per
tutti
i
corpi
di
fabbrica
.
7°
Possibilità
ai
Comuni
di
formare
dei
vasti
demani
di
aree
edilizie
.
Le
conseguenze
di
una
tale
legge
che
noi
chiediamo
da
anni
e
che
la
Svezia
possiede
dal
1874
sarebbero
tali
da
portare
la
vita
edilizia
italiana
su
di
un
piano
talmente
progredito
da
far
stupire
tutti
gli
altri
paesi
:
poiché
in
Italia
esistono
oggi
urbanisti
coltissimi
,
geniali
e
profondi
ai
quali
manca
appunto
l
'
ausilio
e
la
base
su
cui
costruire
la
realtà
della
nuova
vita
urbana
.
Potremmo
allora
costruire
una
nuova
economia
edilizia
basata
su
di
un
più
sano
equilibrio
dei
valori
delle
aree
;
potremmo
fare
grandi
economie
sul
costo
delle
reti
stradali
quando
queste
saranno
pensate
secondo
una
più
logica
gerarchia
;
potremmo
realizzare
una
vita
cittadina
più
sana
abbassando
notevolmente
gli
indici
di
mortalità
;
potremmo
infine
creare
un
'
architettura
veramente
moderna
,
veramente
nostra
,
basata
non
sullo
"
stile
"
delle
facciate
ma
sulla
struttura
e
sull
'
organismo
nuovo
degli
edifici
che
potranno
sorgere
secondo
norme
più
moderne
,
lontani
dalla
follia
di
quei
grattacieli
antisociali
e
antiautarchici
ai
quali
l
'
errore
dell
'
attuale
politica
delle
aree
edilizie
inevitabilmente
ci
sta
trascinando
.
StampaPeriodica ,
Con
l
'
inizio
degli
anni
Trenta
,
si
può
registrare
una
svolta
nella
rivista
,
ed
un
nuovo
indirizzo
,
più
deciso
nel
senso
dell
'
impegno
,
assunto
dagli
scrittori
.
Questo
mutamento
di
prospettiva
trova
una
giustificazione
nel
nuovo
corso
che
assumono
gli
eventi
dopo
il
1930
.
Il
regime
fascista
aveva
subito
una
grave
crisi
di
consenso
politico
nella
sua
base
sociale
sia
contadina
sia
piccolo
borghese
,
in
seguito
alle
vicende
della
rivalutazione
della
lira
e
per
le
conseguenze
economiche
del
crollo
della
Borsa
di
Wall
Street
,
verificatosi
nel
1929
.
Com
'
è
ovvio
questa
crisi
politica
si
riflette
nella
letteratura
(
significativi
fenomeni
sono
romanzi
come
Tre
operai
di
Carlo
Bernari
o
Gli
indifferenti
di
Alberto
Moravia
)
.
In
"
Solaria
"
tale
mutamento
è
segnato
da
alcune
pagine
di
Ferrata
(
A
proposito
di
tendenze
)
,
e
di
Vittorini
(
Tendo
al
diario
intimo
)
.
"
Non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quanto
siamo
-
afferma
Ferrata
-
,
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
"
.
Questa
confessione
fatta
nel
'31
,
è
sintomatica
.
Sembra
che
Ferrata
avverta
i
limiti
di
un
'
opposizione
come
quella
operata
da
"
Solaria
"
,
ed
individui
con
una
certa
chiarezza
il
disagio
dato
dall
'
isolamento
che
i
solariani
hanno
dovuto
pagare
come
prezzo
per
conservare
il
principio
di
ragione
,
l
'
obbiettività
di
giudizio
.
Ciò
che
colpisce
,
però
,
è
la
nebulosità
delle
indicazioni
:
se
da
una
parte
è
evidente
la
tensione
volta
a
superare
le
"
lettere
dell
'
alfabeto
"
,
dall
'
altra
è
altrettanto
evidente
come
resti
astratto
e
generico
l
'
invito
ad
occuparsi
dei
"
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
"
.
Anzi
,
a
ben
guardare
,
sembra
che
si
voglia
dare
,
sì
un
'
indicazione
nuova
,
ma
sempre
all
'
interno
di
un
agire
letterario
o
comunque
estetico
.
Lo
scritto
di
Vittorini
,
d
'
altra
parte
,
rende
più
esplicita
la
connotazione
del
discorso
,
in
quanto
prende
decisamente
di
mira
la
prosa
d
'
arte
e
il
frammento
.
Si
avverte
in
queste
pagine
la
consapevolezza
che
la
conservazione
della
dignità
morale
non
può
e
non
deve
identificarsi
con
la
fuga
nella
solitudine
,
anche
se
emerge
una
visione
del
mondo
ancora
posta
in
termini
esclusivamente
letterari
,
ove
"
l
'
obbiettività
del
giudizio
"
Si
confonde
con
il
"
rigore
dello
stile
"
.
Con
un
po
'
di
buona
volontà
è
facile
leticare
con
tutti
ma
il
difficile
è
averla
,
la
buona
volontà
;
o
almeno
crearsela
bene
,
con
un
'
apparenza
seria
,
o
quel
dono
,
quella
freschezza
divertente
che
si
giustifica
da
sé
.
Non
basta
la
faccia
feroce
.
I
bravi
periodici
"
battaglieri
"
che
vogliono
bastonar
tutti
in
nome
di
qualcuno
(
quasi
ogni
mese
ce
ne
porta
uno
nuovo
,
stile
Papini
,
stile
Bodoni
,
stile
Carducci
,
stile
misto
:
c
'
è
in
giro
tanta
abbondanza
di
modellini
bell
'
e
fatti
che
l
'
autorità
polemica
è
divenuta
un
gioco
da
bambini
-
compreso
il
sorriso
di
chi
guarda
)
per
vincere
l
'
aria
morta
d
'
oggi
,
avrebbero
bisogno
d
'
una
forza
incrollabile
;
e
sono
invece
così
gracili
!
Pungono
come
le
mosche
d
'
inverno
.
L
'
ornino
bolognese
che
è
il
solo
in
questo
genere
a
interessare
,
ha
in
fondo
anche
lui
più
disposizione
che
voglia
;
fa
un
po
'
la
figura
del
maniaco
,
del
collezionista
di
punture
,
perché
gli
manca
il
vero
slancio
da
lontano
.
È
naturale
che
in
codeste
condizioni
si
trovino
appoggi
e
conforti
alla
propria
prudenza
;
più
il
tempo
passa
e
più
ci
sente
tranquilli
con
un
certo
orgoglio
,
per
quanto
dispiacere
ci
possa
dare
l
'
andar
per
la
carta
stampata
con
un
viso
da
vecchi
.
Nasce
,
l
'
orgoglio
,
dal
senso
che
le
polemiche
d
'
insieme
oggi
possibili
sarebbero
sbagliate
;
dalla
coscienza
d
'
un
intreccio
di
simpatie
,
d
'
antipatie
così
irregolare
,
relativamente
alle
"
idee
"
da
assumere
o
da
assalire
,
che
giunti
al
momento
della
battaglia
troveremmo
fra
le
nostre
file
troppi
soldati
da
fucilare
,
e
invece
troppi
nemici
da
abbracciare
.
Nessuno
di
noi
si
sente
di
camminare
in
truppa
e
neanche
di
guidare
un
esercito
,
perché
sarebbe
impossibile
stordirsene
o
trovarci
abbastanza
gusto
.
Il
secolo
è
oscuro
,
pesante
,
fatto
di
lenti
germi
,
sotto
ai
modi
sportivi
e
allegri
delle
persone
di
spirito
;
e
dunque
"
lasciateci
divertire
"
nella
nostra
vita
privata
ma
metter
dello
spazio
,
una
certa
seria
lentezza
nelle
cose
intellettuali
aspettare
altro
tempo
per
cavar
fuori
,
se
ne
avremo
,
i
nostri
fuochi
d
'
artifizio
.
Ma
è
un
desiderio
d
'
ordine
e
di
calma
che
non
sentiamo
tutti
allo
stesso
modo
.
In
qualcuno
sembra
una
forma
di
stanchezza
definitiva
,
di
superiore
disgusto
per
le
"
tendenze
"
,
una
volontà
di
annullare
nella
cosidetta
Arte
e
nella
cosidetta
Critica
,
in
maniera
rettilinea
e
assoluta
,
gli
impulsi
che
tendono
a
guidarle
.
È
il
modo
più
spiccio
e
più
roseo
,
per
una
generazione
scarsamente
avventurosa
,
di
precisare
il
proprio
contegno
:
"
le
ragioni
della
poesia
"
....
Non
si
tratta
per
costoro
che
di
insistere
su
una
definizione
filosofica
dell
'
arte
,
ampia
e
generica
,
che
cerchi
di
contenerla
tutta
quanta
;
e
di
sforzarsi
a
fare
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
,
a
trovare
negli
altri
e
segnare
col
lapis
ancora
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
.
Ne
nascerà
a
poco
a
poco
una
gara
a
chi
si
dimostri
più
quieto
,
contrapposta
a
quell
'
altra
assai
più
balorda
,
a
chi
si
dimostri
più
eccitato
?
Premio
Pecora
e
Premio
Giaguaro
?
"
A
che
han
mai
servito
le
tendenze
se
non
a
suscitare
,
nei
casi
migliori
,
delle
opere
d
'
arte
?
"
,
leggevo
poco
fa
nella
"
Galleria
"
del
"
Convegno
"
(
107
)
,
anonima
ma
presumibilmente
curata
da
alcuni
giovani
d
'
ingegno
.
È
un
modo
di
pensare
del
tutto
falso
.
Ha
un
ristretto
valore
polemico
;
nei
confronti
delle
teorie
degli
agitati
e
,
se
vogliamo
,
di
quel
secolo
d
'
agitati
(
di
mistici
,
direbbe
Consiglio
)
che
è
stato
in
buona
parte
l
'
Ottocento
.
Regnava
allora
in
molti
una
fiducia
,
che
a
noi
sembra
stupefacente
,
di
poter
rinnovare
la
materia
umana
;
n
'
erano
echi
certe
furiose
guerre
,
le
maledizioni
in
blocco
,
i
tentativi
di
non
ammettere
arte
se
non
in
coerenza
con
un
'
idea
ardita
;
mentre
dal
lato
opposto
i
"
passatisti
"
e
"
bempensanti
"
s
'
aggrappavano
alla
loro
moralettina
con
un
'
energia
che
ci
appare
anch
'
essa
tendenziosa
.
Questi
contraddittori
eccessi
li
guardiamo
ormai
dal
di
fuori
.
Ne
cerchiamo
anzitutto
il
tono
.
Non
ci
sentiamo
di
sposar
tendenze
a
quel
modo
.
Ma
c
'
erano
,
ci
son
solo
queste
?
E
inversamente
,
c
'
è
gusto
senza
tendenze
?
È
un
'
illusione
dannosa
,
credere
che
si
possa
fondare
un
costume
,
morale
o
estetico
,
su
un
'
obiettività
di
giudizio
.
Anche
nel
gusto
,
si
urta
sempre
contro
un
imponderabile
:
l
'
importanza
da
dare
a
un
'
espressione
.
Non
l
'
imponderabile
di
cui
parlano
i
crociani
-
e
che
il
critico
estasiato
deve
risolver
nella
parola
"
bello
"
.
Un
altro
che
riguarda
vedi
bisticcio
,
il
peso
relativo
dell
'
ammirazione
;
il
senso
,
il
sapore
ultimo
di
essa
,
così
come
si
colora
nello
spirito
che
la
produce
.
Com
'
è
possibile
,
fra
Lautréamont
e
Flaubert
,
essere
dei
"
critici
"
?
Ci
vuol
altro
!
Almeno
questo
:
insistere
,
se
lo
si
ami
,
sul
desiderio
d
'
obbiettività
fra
due
spinte
così
differenti
;
insistere
fino
a
renderne
sensibile
la
mostruosità
,
il
paradosso
-
la
tendenza
.
Non
so
se
son
chiaro
.
Intendo
dire
che
non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quel
che
siamo
;
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
.
La
equanimità
è
una
posizione
transitoria
,
un
trampolino
,
mai
una
mèta
.
Il
torto
di
alcuni
di
noi
,
mi
sembra
,
che
pur
parlano
volentieri
di
lirica
,
è
di
non
amare
abbastanza
l
'
impeto
lirico
,
sentimentale
,
fazioso
,
ingiusto
da
cui
s
'
origina
,
anche
in
estetica
,
ogni
passione
relativa
di
giustizia
.
Quando
gli
anni
hanno
sfiduciato
o
distrutto
qualcuno
dei
nostri
principi
più
cari
,
e
ci
han
dimostrato
la
vita
più
complessa
di
quanto
ci
appariva
dandoci
affetti
ed
odi
che
non
avremmo
ritenuti
possibili
,
è
allora
che
si
insinua
volentieri
...
il
démone
della
obbiettività
.
Passati
da
"
a
"
in
"
b
"
,
da
"
b
"
in
"
c
"
,
vien
fatto
d
'
attaccarsi
a
tutte
le
lettere
dell
'
alfabeto
.
E
si
rinunzia
ai
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
.
Anche
in
terreno
d
'
estetica
avviene
la
stessa
cosa
.
Che
si
perde
il
senso
vivo
,
costruttore
,
dei
propri
passaggi
.
Si
fa
coincidere
l
'
"
amore
dell
'
arte
"
con
una
posizione
cattedratica
che
sparge
il
gelo
intorno
a
sé
.
E
se
si
dicesse
che
l
'
arte
in
sé
non
è
amabile
affatto
?
È
una
sentenza
facile
,
ma
che
andrebbe
ripetuta
spesso
.
Notando
con
più
forza
,
o
ricercando
con
più
astuzia
le
eredità
isolate
che
partecipano
di
quel
che
siamo
,
di
quel
che
non
siamo
;
creando
nelle
nostre
abitudini
un
sempre
maggior
orgoglio
,
e
uno
sforzo
educato
,
lento
,
ma
cocciuto
verso
quanto
istintivamente
ci
sta
più
a
cuore
.
Per
fortuna
,
questo
modo
d
'
agire
,
scopertamente
o
no
,
è
già
naturale
ad
alcuni
.
Ma
per
farci
respirare
bene
dovrebbe
uscire
dai
monologhi
.
C
'
è
bisogno
che
le
nostre
tendenze
circolino
meglio
;
senza
far
sfoggio
di
coltelli
,
è
allora
che
scalderemo
chi
ci
sta
intorno
.
StampaPeriodica ,
Chi
oserà
mai
portare
in
Italia
un
genere
letterario
che
servirebbe
a
dirozzarci
?
Inguaribili
autori
di
pezzettini
i
letterati
della
nuova
Italia
,
ad
ogni
tratto
di
secolo
nuovo
,
sognano
le
iscrizioni
sul
marmo
,
come
i
versi
di
Carducci
,
giammai
una
pagina
sottomessa
al
giorno
che
fugge
.
Chi
scrive
lettere
abbrevia
oggi
le
parole
e
ha
sempre
paura
di
sciuparsi
.
Un
giornale
intimo
o
uno
zibaldone
farebbe
quasi
orrore
;
per
timore
che
dagli
scrigni
mentali
tesori
segreti
dovessero
schizzar
frantumati
sotto
un
pennino
così
vile
.
Pensiamo
continuamente
all
'
articolo
,
al
saggio
,
al
racconto
,
all
'
opera
concreta
-
e
non
ci
si
accorge
che
da
uno
sforzo
quotidiano
usciremmo
leggeri
come
farfalle
,
pronti
a
volare
dietro
un
fiore
o
una
nuvola
,
anche
per
mare
.
Forse
scrivendo
sui
foglietti
del
calendario
,
scrivendo
quasi
di
nulla
,
faremmo
un
piacere
anche
alle
terze
pagine
che
ci
ospitano
e
di
cui
purtroppo
viviamo
,
o
dovremmo
.
Ma
noi
duri
!
C
'
est
le
vice
bourgeois
....
In
Italia
non
legge
nessuno
,
e
si
ha
tuttavia
la
pretesa
di
credere
che
un
diario
lo
tengano
tutti
;
letteratura
che
si
lasciano
dietro
,
rossore
di
rimpianti
,
di
debolezze
,
di
nostalgie
,
le
donne
andate
a
marito
e
i
giovani
eroi
dello
sport
.
Ma
no
,
amici
,
non
si
legge
e
non
si
scrive
.
Se
non
vi
pensiamo
anche
noi
letterati
,
che
ci
leggiamo
l
'
un
l
'
altro
,
un
giorno
il
diario
non
avrà
più
posto
nella
storia
dei
generi
.
Peggio
per
chi
?
Intanto
peggio
per
tutti
noi
,
che
corriamo
il
rischio
di
non
diventare
un
Barbellion
e
nemmeno
un
Amiel
o
un
De
Guérin
.
Altro
che
romanzieri
!
Certo
non
basta
un
'
agenda
,
regalata
ad
uso
reclame
dalla
Compagnia
delle
Assicurazioni
,
per
fare
un
Barbellion
.
Occorrerebbe
,
grande
coraggio
,
rinunciare
all
'
articolo
,
al
saggio
,
al
racconto
,
all
'
opera
di
largo
respiro
-
quasi
per
sempre
.
Bisognerebbe
non
sentirsi
pìù
scrittori
,
e
guardare
fuori
di
sé
con
occhi
timidi
,
di
nuovo
,
les
yeux
des
dix
huit
ans
.
Maria
Bashkirtseff
scriveva
,
mi
pare
,
per
non
perdere
il
ricordo
della
gioventù
.
E
scriveva
la
sua
vita
.
A
noi
sarà
impossibile
.
Il
carissimo
Falqui
ci
fece
gustare
una
volta
il
miele
della
notorietà
.
Come
allontanare
questa
dolce
coppa
dalle
labbra
?
Siamo
ormai
"
giovani
scrittori
"
.
Nuovo
marmo
aspetta
,
inesauribile
,
le
nostre
parole
;
e
trema
la
nostra
carne
di
vanità
.
Ma
se
rinunciamo
,
costi
quel
che
costi
,
al
diario
intimo
,
mentre
scriveremo
,
chissà
,
la
vita
degli
altri
,
un
giornale
di
bordo
o
uno
zibaldone
,
un
diario
di
spicciolo
egotismo
,
renderebbe
utili
sempre
,
perdute
mai
,
le
nostre
giornate
.
Dico
che
sarebbe
la
nostra
umana
salvezza
,
di
questa
nostra
gioventù
letteraria
che
non
muove
più
verbo
senza
dell
'
elmo
di
Scipio
essersi
cinta
la
testa
.
-
Viviamo
in
aure
di
varietà
,
un
giorno
per
un
verso
che
torna
alla
memoria
,
un
giorno
per
un
'
emozione
primaverile
,
un
giorno
per
un
problema
sorto
improvviso
,
intorno
al
tale
o
talaltro
nome
d
'
autore
,
col
"
diavoletto
birichino
"
della
critica
in
corpo
....
Crescendo
ad
intermittenze
,
di
martedì
,
di
venerdì
o
di
domenica
,
fatta
di
ghiribizzi
e
fantasie
,
ogni
tanto
,
ogni
quando
Dio
lo
sa
,
una
colonna
di
egotismo
ci
aiuterebbe
a
capire
che
cosa
un
personaggio
pretende
da
noi
.
Avremmo
ripulito
intanto
il
cervello
,
con
un
colpo
solo
di
timone
,
di
dodici
argomenti
d
'
articoli
che
ci
turbavano
i
sonni
e
non
trovavano
il
modo
di
farsi
carta
scritta
.
Pulizia
quotidiana
.
StampaPeriodica ,
Una
libecciata
aveva
messo
fine
alla
stagione
dei
bagni
e
poche
famiglie
erano
rimaste
,
oltre
quella
di
Fausto
.
Uno
dei
primi
pomeriggi
di
settembre
lui
,
la
cugina
,
uno
stuolo
di
altre
ragazze
e
un
giovanotto
che
si
chiamava
Carlo
,
fecero
una
passeggiata
nel
retroterra
.
Uscirono
in
una
campagna
uniforme
.
In
fondo
i
monti
degradavano
lentamente
.
Gli
olivi
ricorrevano
sui
declivi
più
dolci
e
altrove
,
più
fitto
,
si
stendeva
il
bosco
.
Fausto
aveva
ceduto
la
bicicletta
a
una
ragazza
.
Carlo
gli
strizzò
l
'
occhio
.
-
Come
va
la
biondina
?
-
domandò
.
-
Quale
biondina
?
-
balbettò
Fausto
.
-
Quale
?
-
ma
aveva
subito
intuito
che
alludeva
a
Bianca
.
-
È
partita
da
quindici
giorni
-
ammise
poi
.
-
Oh
!
-
esclamò
il
giovanotto
.
-
Ha
cambiato
quindicina
.
Fausto
lo
guardò
.
Non
vorrei
essere
io
a
insegnarti
certe
cose
-
fece
il
giovanotto
perplesso
.
Fausto
pensava
a
Bianca
.
Era
certo
una
ragazza
frivola
:
i
suoi
occhi
freddi
e
ironici
lo
avevano
sempre
canzonato
perché
era
ancora
un
fanciullo
.
Una
delle
ragazze
prese
da
parte
la
cugina
e
cominciò
a
parlare
sottovoce
.
Fausto
tese
gli
orecchi
:
parlava
di
paste
,
di
purga
e
di
Carlo
,
e
il
senso
era
sufficientemente
chiaro
.
La
strada
divenne
tortuosa
e
il
bosco
fece
la
sua
comparsa
.
Un
mulino
a
vento
girava
ininterrottamente
nella
pianura
.
Intanto
si
succedevano
gli
scherzi
sull
'
atteso
malore
del
giovanotto
.
-
Sono
cominciati
i
sintomi
?
-
domandò
una
ragazza
.
-
Non
tarderanno
-
rispose
un
'
altra
;
e
scoppiò
in
una
risata
.
-
Nessun
sintomo
rumoroso
?
-
insisté
la
prima
scoppiando
a
ridere
alla
sua
volta
.
Ma
la
purga
non
sembrava
fare
effetto
.
A
questo
punto
Fausto
cominciò
a
star
male
,
come
se
la
purga
l
'
avessero
data
a
lui
.
Dopo
un
lungo
esitare
,
montò
in
bicicletta
e
partì
via
.
Quando
fu
ben
sicuro
d
'
essere
a
una
distanza
sufficiente
,
entrò
nella
macchia
.
Tornando
li
trovò
che
s
'
erano
fermati
in
un
prato
,
e
sedette
vicino
a
una
ragazza
chiamata
Clara
.
Fallito
lo
scherzo
,
volevano
vendicarsi
di
Carlo
ad
ogni
costo
:
una
bimba
gli
si
accovacciava
dietro
,
e
una
delle
ragazze
tentava
di
farlo
ruzzolare
con
uno
spintone
.
Ma
non
riuscirono
nemmeno
a
questo.173
CARLO
CASSOLA
Clara
sfogliava
indolentemente
una
margherita
.
-
A
chi
pensa
?
-
le
domandò
Fausto
.
Clara
scosse
la
testa
.
-
Pure
si
fa
quel
gioco
pensando
a
qualcuno
-
disse
ancora
Fausto
.
-
Io
lo
faccio
per
passare
il
tempo
-
rispose
Clara
.
Fausto
cercò
invano
di
aggiungere
qualcosa
.
Clara
sembrava
assente
;
ma
di
tanto
in
tanto
prendeva
parte
alla
conversazione
generale
.
In
quei
momenti
Fausto
se
la
sentiva
sfuggire
;
sentiva
ancora
il
distacco
tra
i
grandi
e
lui
.
Ella
cantava
sottovoce
"
Tommy
"
.
-
È
dell
'
anno
passato
-
disse
improvvisamente
Fausto
.
-
Anche
quelle
del
"
Cavallino
bianco
"
sono
dell
'
anno
passato
.
Clara
lo
guardò
curiosamente
.
-
Quali
ha
detto
?
-
domandò
.
-
Mi
pare
un
sogno
un
'
illusione
-
rispose
Fausto
confondendosi
.
Voleva
parlare
di
quel
tempo
ma
non
ne
ebbe
il
coraggio
.
Clara
lo
fissava
,
poi
distolse
lo
sguardo
con
una
risatina
.
Gli
altri
la
distrassero
e
Fausto
tacque
.
La
vicinanza
della
ragazza
gli
aveva
irrigidito
la
persona
e
la
mente
;
ma
poi
si
dimenticò
di
lei
e
fece
ritorno
all
'
isolamento
abituale
.
Tutto
il
prato
era
in
ombra
.
Le
margherite
spiccavano
nel
verde
cupo
dell
'
erba
;
il
sole
era
impresso
sulle
fronde
più
alte
del
bosco
,
e
sul
disuguale
orizzonte
.
Fausto
restò
a
guardare
lontano
.
In
quella
dolce
luce
familiare
i
crinali
rivolti
al
cielo
erano
sparsi
d
'
immobili
paesi
.
E
la
conversazione
dei
grandi
,
staccandosi
dal
verde
silenzio
,
lo
feriva
:
acute
ferite
di
gioia
:
parole
,
risa
,
piccoli
gridi
lontani
.
Poi
i
grandi
decisero
di
proseguire
e
si
levarono
in
piedi
.
-
Non
ho
voglia
di
continuare
-
disse
Clara
.
Fausto
che
stava
per
alzarsi
si
fermò
.
-
Oh
,
vada
pure
con
gli
altri
-
fece
la
ragazza
che
aveva
notato
l
'
atto
.
Fausto
biascicò
che
non
gliene
importava
.
-
Resto
col
mio
cavaliere
-
disse
forte
Clara
.
La
compagnia
scomparve
alla
voltata
,
e
Fausto
si
trovò
solo
con
la
ragazza
.
Dapprima
ebbe
timore
di
non
avere
argomenti
,
ma
la
conversazione
si
avviò
da
sé
.
-
Ha
qualche
libro
da
prestarmi
?
-
domandò
Clara
.
Fausto
non
ne
aveva
.
-
Me
ne
consigli
qualcuno
,
allora
-
insisté
la
ragazza
.
-
I
Miserabili
e
David
Copperfield
-
rispose
Fausto
con
convinzione
.
-
Davvero
?
-
esclamò
lei
.
-
Oh
,
sono
due
libri
bellissimi
-
rispose
Fausto
.
La
ragazza
si
mise
a
ridere
.
Poi
gli
parlò
della
sua
vita
durante
l
'
anno
.
Andava
in
campagna
,
nelle
belle
giornate
.
Metteva
insieme
un
mazzo
di
fiori
o
di
verde
,
a
seconda
della
stagione
:
le
piacevano
tanto
le
felci
e
i
Non
ti
scordar
di
me
.
Quando
rimaneva
in
casa
,
curava
il
giardino
.
Disse
che
s
'
annoiava
molto
e
che
avrebbe
voluto
vivere
come
lui
in
una
grande
città
.
-
Che
belle
-
esclamò
indicando
un
ciuffo
di
canne
in
fondo
al
prato
.
-
Mi
piace
tanto
quando
il
vento
le
curva
.
Fausto
guardò
le
canne
,
ma
poi
le
sue
pupille
si
sollevarono
per
spaziare
lontano
,
verso
l
'
orizzonte
e
il
cielo
.
Come
poteva
Clara
annoiarsi
?
Come
poteva
aver
desiderio
di
luoghi
diversi
da
quelli
?
Il
suo
sguardo
tornò
ancora
verso
di
lei
:
aveva
un
vestito
molto
semplice
,
indicibilmente
grazioso
.
Poi
gli
altri
ricomparvero
e
passarono
oltre
,
portandosi
via
Clara
.
Allora
Fausto
si
distese
più
comodamente
.
La
sua
felicità
era
immensa
:
vicino
le
felci
e
i
mirtilli
erano
nell
'
ombra
,
ma
lontano
un
sole
rosato
,
quasi
rosso
,
illuminava
i
paesi
e
i
campi
.
Il
cielo
era
limpidissimo
.
Una
villa
serrata
dai
cipressi
appariva
in
una
distesa
di
olivi
.
Qual
'
era
la
causa
di
quella
commozione
?
Forse
la
scappata
nel
bosco
?
O
il
colloquio
con
Clara
?
Risali
in
macchina
e
si
lanciò
nell
'
inebriante
vento
della
discesa
.
Quasi
subito
udì
le
loro
voci
.
Dopo
che
li
ebbe
raggiunti
,
proseguì
a
piedi
.
Cantò
con
gli
altri
"
Quel
mazzolin
di
fiori
"
e
"
Sul
ponte
di
Bassano
"
:
e
come
gli
tremava
il
cuore
quando
spiegava
tutta
la
voce
nel
punto
:
"
Noi
ci
darem
la
mano
-
ed
un
bacin
d
'
amor
"
!
Rientrarono
in
paese
a
buio
.
Le
vie
erano
illuminate
e
animate
;
la
cugina
si
attardò
per
salutare
e
per
far
delle
compere
,
cosí
quando
ripresero
la
via
di
casa
era
molto
tardi
.
Lungo
la
strada
avevano
già
tutti
cenato
e
stavano
fuori
dell
'
uscio
a
godersi
la
mitezza
della
stagione
;
passando
davanti
alla
casa
,
vide
anche
Anna
in
mezzo
ai
suoi
.
Sentì
che
il
petto
non
reggeva
al
tumulto
del
sentimento
.
E
domani
sarebbe
tornato
per
l
'
ultima
volta
nei
luoghi
cari
al
suo
amore
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Capo
I
.
-
Disposizioni
generali
Art
.
1
.
L
'
esercizio
delle
professioni
di
giornalista
,
medico
-
chirurgo
,
farmacista
,
veterinario
,
ostetrica
,
avvocato
,
procuratore
,
patrocinatore
legale
,
esercente
in
economia
e
commercio
,
ragioniere
,
ingegnere
,
architetto
,
chimico
,
agronomo
,
geometra
,
perito
agrario
,
perito
industriale
,
è
,
per
i
cittadini
appartenenti
alla
razza
ebraica
,
regolato
dalle
seguenti
disposizioni
.
Art
.
2
.
Ai
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
è
vietato
l
'
esercizio
della
professione
di
notaro
.
Ai
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
discriminato
è
vietato
l
'
esercizio
della
professione
di
giornalista
.
Per
quanto
riguarda
la
professione
di
insegnante
privato
,
rimangono
in
vigore
le
disposizioni
di
cui
agli
articoli
1
e
7
del
Regio
decreto
-
legge
15
novembre
1938-XVII
,
n
.
1779
.
Art
.
3
.
I
cittadini
di
razza
ebraica
esercenti
una
delle
professioni
di
cui
all
'
art
.
1
,
che
abbiano
ottenuto
la
discriminazione
a
termini
dell
'
art
.
14
del
Regio
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
saranno
iscritti
in
"
elenchi
aggiunti
"
,
da
istituirsi
in
appendice
agli
albi
professionali
,
e
potranno
continuare
nell
'
esercizio
della
professione
,
a
norma
delle
vigenti
disposizioni
,
salve
le
limitazioni
previste
dalla
presente
legge
.
Sono
altresì
istituiti
,
in
appendice
agli
elenchi
transitori
eventualmente
previsti
dalle
vigenti
leggi
o
regolamenti
in
aggiunta
agli
albi
professionali
,
elenchi
aggiunti
dei
professionisti
di
razza
ebraica
discriminati
.
Si
applicano
agli
elenchi
aggiunti
tutte
le
norme
che
regolano
la
tenuta
e
la
disciplina
degli
albi
professionali
.
Art
.
4
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
discriminati
,
i
quali
esercitano
una
delle
professioni
indicate
dall
'
art
.
1
,
esclusa
quella
di
giornalista
,
potranno
essere
iscritti
in
elenchi
speciali
secondo
le
disposizioni
del
capo
II
della
presente
legge
,
e
potranno
continuare
nell
'
esercizio
professionale
con
le
limitazioni
stabilite
dalla
legge
stessa
.
Art
.
5
.
Gli
iscritti
negli
elenchi
speciali
professionali
previsti
dall
'
art
.
4
cessano
dal
far
parte
delle
Associazioni
sindacali
di
categoria
giuridicamente
riconosciute
,
e
non
possono
essere
da
queste
rappresentati
.
Tuttavia
si
applicano
ad
essi
le
norme
inerenti
alla
disciplina
dei
rapporti
collettivi
di
lavoro
.
Art
.
6
.
è
fatto
obbligo
ai
professionisti
che
si
trovino
nelle
condizioni
previste
dagli
articoli
1
e
2
,
primo
comma
,
ed
a
quelli
iscritti
nei
ruoli
di
cui
all
'
art
.
23
di
denunciare
la
propria
appartenenza
alla
razza
ebraica
,
entro
il
termine
di
venti
giorni
dalla
entrata
in
vigore
della
presente
legge
,
agli
organi
competenti
per
la
tenuta
degli
albi
o
dei
ruoli
.
I
trasgressori
sono
puniti
con
l
'
arresto
sino
ad
un
mese
e
con
l
'
ammenda
sino
a
lire
tremila
.
La
denunzia
deve
essere
fatta
anche
nel
caso
che
sia
pendente
ricorso
per
l
'
accertamento
della
razza
ai
sensi
dell
'
art
.
26
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
.
Il
reato
sarà
dichiarato
estinto
se
il
ricorso
di
cui
al
terzo
comma
sia
deciso
con
la
dichiarazione
di
non
appartenenza
del
ricorrente
alla
razza
ebraica
.
Ove
la
denunzia
non
sia
effettuata
,
gli
organi
competenti
per
la
tenuta
degli
albi
o
dei
ruoli
provvederanno
d
'
ufficio
all
'
accertamento
.
La
cancellazione
dagli
albi
o
dai
ruoli
viene
deliberata
dai
predetti
organi
non
oltre
il
febbraio
1940-XVIII
,
ma
ha
effetto
alla
scadenza
di
detto
termine
.
La
deliberazione
è
notificata
agli
interessati
a
mezzo
di
ufficiale
giudiziario
,
e
con
le
forme
della
notificazione
della
citazione
.
Capo
II
-
Degli
elenchi
speciali
e
delle
condizioni
per
essere
iscritti
Art
.
7
.
Per
ogni
circoscrizione
di
Corte
di
appello
sono
istituiti
,
presso
la
Corte
medesima
,
gli
elenchi
speciali
per
le
singole
professioni
previsti
dall
'
art
.
4
.
Nessuno
può
essere
iscritto
contemporaneamente
in
più
di
un
elenco
per
la
stessa
professione
;
su
domanda
dell
'
interessato
è
ammesso
tuttavia
il
trasferimento
da
un
elenco
distrettuale
all
'
altro
.
Il
trasferimento
non
interrompe
il
corso
dell
'
anzianità
di
iscrizione
.
Art
.
8
.
I
cittadini
di
razza
ebraica
esercenti
una
delle
professioni
di
cui
all
'
art
.
1
,
esclusa
quella
di
giornalista
,
e
che
intendano
ottenere
l
'
iscrizione
nel
rispettivo
elenco
speciale
,
dovranno
farne
domanda
al
primo
presidente
della
Corte
di
appello
del
distretto
,
in
cui
abbiano
la
residenza
,
nel
termine
di
centottanta
giorni
dalla
data
di
entrata
in
vigore
della
presente
legge
.
Art
.
9
.
Per
essere
iscritti
negli
elenchi
speciali
è
necessario
:
a
)
essere
cittadini
italiani
;
b
)
essere
di
specchiata
condotta
morale
e
di
non
avere
svolto
azione
contraria
agli
interessi
del
Regime
e
della
Nazione
;
c
)
avere
la
residenza
nella
circoscrizione
della
Corte
di
appello
;
d
)
essere
in
possesso
degli
altri
requisiti
stabiliti
dai
vigenti
ordinamenti
professionali
per
l
'
esercizio
della
rispettiva
professione
.
Art
.
10
.
Non
possono
conseguire
l
'
iscrizione
negli
elenchi
speciali
coloro
che
abbiano
riportato
condanna
per
delitto
non
colposo
per
il
quale
la
legge
commini
la
pena
della
reclusione
,
non
inferiore
nel
minimo
a
due
anni
e
nel
massimo
a
cinque
o
,
comunque
,
condanna
che
importi
la
radiazione
o
cancellazione
dagli
albi
professionali
.
Non
possono
,
parimenti
,
conseguire
l
'
iscrizione
coloro
che
siano
stati
o
si
trovino
sottoposti
ad
una
delle
misure
di
polizia
previste
dal
testo
unico
delle
leggi
di
pubblica
sicurezza
approvato
con
R
.
decreto
18
giugno
1931-IX
,
n
.
773
.
Art
.
11
.
Le
domande
per
l
'
iscrizione
devono
essere
corredate
dai
seguenti
documenti
:
a
)
atto
di
nascita
;
b
)
certificato
di
cittadinanza
italiana
;
c
)
certificato
di
residenza
;
d
)
certificato
di
buona
condotta
morale
,
civile
e
politica
;
e
)
certificato
generale
del
casellario
giudiziario
di
data
non
anteriore
a
mesi
3
dalla
presentazione
della
domanda
e
certificato
dei
procedimenti
a
carico
;
f
)
certificato
dell
'
Autorità
di
pubblica
sicurezza
del
luogo
di
residenza
del
richiedente
,
attestante
che
questi
non
è
stato
sottoposto
ad
alcuna
delle
misure
previste
dal
testo
unico
delle
leggi
di
pubblica
sicurezza
approvato
con
R
.
decreto
18
giugno
1931-IX
,
n
.
773;
g
)
titoli
di
abilitazione
richiesti
per
la
iscrizione
nell
'
albo
professionale
.
Art
.
12
.
Le
attribuzioni
relative
alla
tenuta
degli
elenchi
di
cui
all
'
art
.
4
ed
alla
disciplina
degli
iscritti
,
previste
dalle
vigenti
leggi
e
regolamenti
professionali
,
sono
esercitate
nell
'
ambito
di
ciascun
distretto
di
Corte
di
appello
,
per
tutti
gli
elenchi
,
da
una
Commissione
distrettuale
.
Essa
ha
sede
presso
la
Corte
di
appello
,
è
presieduta
dal
primo
presidente
della
Corte
medesima
,
o
da
un
magistrato
della
Corte
,
da
lui
delegato
,
ed
è
composta
di
sei
membri
,
rispettivamente
designati
dal
Ministro
per
l
'
Interno
,
dal
Segretario
del
Partito
Nazionale
Fascista
,
Ministro
Segretario
di
Stato
,
dai
Ministri
per
l
'
Educazione
Nazionale
,
per
i
Lavori
Pubblici
e
per
le
Corporazioni
,
nonché
dal
Presidente
della
Confederazione
Fascista
dei
Professionisti
ed
Artisti
.
Art
.
13
.
I
componenti
della
Commissione
di
cui
all
'
articolo
precedente
sono
nominati
con
decreto
del
Ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
.
Essi
durano
in
carica
tre
anni
e
possono
essere
confermati
.
Quelli
nominati
in
sostituzione
di
altri
durante
il
triennio
durano
in
carica
sino
alla
scadenza
del
triennio
.
Art
.
14
.
La
Commissione
distrettuale
verifica
le
domande
di
cui
all
'
art
.
8
e
,
ove
ricorrano
le
condizioni
richieste
dalla
presente
legge
,
delibera
la
iscrizione
del
professionista
nel
rispettivo
elenco
speciale
.
Le
adunanze
della
Commissione
sono
valide
con
l
'
intervento
di
almeno
quattro
componenti
.
Le
deliberazioni
della
Commissione
sono
motivate
;
vengono
prese
a
maggioranza
di
voti
;
in
caso
di
parità
di
voti
prevale
quello
del
presidente
.
Esse
sono
notificate
,
nel
termine
di
15
giorni
,
agli
interessati
ed
al
Procuratore
generale
presso
la
Corte
di
appello
,
nonché
al
Prefetto
,
qualora
riguardino
esercenti
le
professioni
sanitarie
.
Art
.
15
.
Contro
le
deliberazioni
della
Commissione
in
ordine
alla
iscrizione
ed
alla
cancellazione
dall
'
elenco
,
nonché
ai
giudizi
disciplinari
,
è
dato
ricorso
tanto
all
'
interessato
quanto
al
Procuratore
generale
della
Corte
di
appello
,
e
,
nel
caso
di
esercenti
le
professioni
sanitarie
,
al
Prefetto
,
entro
30
giorni
dalla
notifica
,
ad
una
Commissione
Centrale
che
ha
sede
presso
il
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
.
Art
.
16
.
La
Commissione
centrale
,
di
cui
all
'
articolo
precedente
,
è
presieduta
da
un
magistrato
di
grado
terzo
ed
è
composta
del
Direttore
generale
degli
affari
civili
e
delle
professioni
legali
presso
il
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
,
o
di
un
suo
delegato
,
e
di
altri
sette
membri
,
rispettivamente
designati
dal
Ministro
per
l
'
interno
,
dal
Segretario
del
Partito
Nazionale
Fascista
,
Ministro
Segretario
di
Stato
,
dai
Ministri
per
l
'
Educazione
Nazionale
,
per
i
Lavori
Pubblici
,
per
l
'
Agricoltura
e
per
le
Foreste
e
per
le
Corporazioni
,
nonché
dal
Presidente
della
Confederazione
Fascista
dei
Professionisti
e
degli
Artisti
.
I
componenti
della
Commissione
sono
nominati
con
decreto
Reale
,
su
proposta
del
Ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
.
Essi
durano
in
carica
tre
anni
e
possono
essere
confermati
.
Quelli
nominati
in
sostituzione
di
altri
durante
il
triennio
durano
in
carica
sino
alla
scadenza
del
triennio
.
Le
adunanze
della
Commissione
centrale
sono
valide
con
l
'
intervento
di
almeno
cinque
componenti
.
Il
ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
provvede
con
suo
decreto
alla
costituzione
della
Segreteria
della
predetta
Commissione
.
Capo
III
-
Disciplina
degli
iscritti
negli
elenchi
speciali
Art
.
17
.
Entro
il
mese
di
febbraio
di
ogni
anno
,
la
Commissione
di
cui
all
'
art
.
12
procede
alla
revisione
dell
'
elenco
speciale
,
apportandovi
le
modificazioni
e
le
aggiunte
che
fossero
necessarie
.
Ai
provvedimenti
adottati
si
applicano
le
disposizioni
degli
articoli
14
,
ultimo
comma
,
e
15
.
Art
.
18
.
La
Commissione
può
applicare
sanzioni
disciplinari
:
1
)
per
gli
abusi
e
le
mancanze
degli
iscritti
nell
'
elenco
speciale
commesso
nell
'
esercizio
della
professione
;
2
)
per
motivi
di
manifesta
indegnità
morale
e
politica
.
Le
sanzioni
disciplinari
sono
:
a
)
censura
;
b
)
sospensione
dall
'
esercizio
professionale
per
un
tempo
non
maggiore
di
sei
mesi
;
3
)
cancellazione
dall
'
elenco
.
I
provvedimenti
di
cui
al
comma
precedente
sono
notificati
all
'
interessato
per
mezzo
dell
'
ufficiale
giudiziario
.
L
'
istruttoria
che
precede
il
giudizio
disciplinare
può
essere
promossa
dalla
Commissione
su
domanda
di
parte
,
o
su
richiesta
del
pubblico
ministero
,
ovvero
d
'
ufficio
in
seguito
a
deliberazione
della
Commissione
ad
iniziativa
di
uno
o
più
membri
.
I
fatti
addebitati
devono
essere
contestati
all
'
interessato
con
l
'
assegnazione
di
un
termine
per
la
presentazione
delle
giustificazioni
.
Art
.
19
.
La
cancellazione
dall
'
elenco
speciale
,
oltre
che
per
motivi
disciplinari
,
può
essere
pronunciata
dalla
Commissione
,
su
domanda
dell
'
interessato
.
Può
essere
promossa
d
'
ufficio
su
richiesta
del
procuratore
generale
della
Corte
di
appello
nel
caso
:
a
)
di
perdita
della
cittadinanza
;
b
)
di
trasferimento
dell
'
iscritto
in
altro
elenco
;
c
)
di
trasferimento
dell
'
iscritto
all
'
estero
.
Contro
la
pronuncia
della
Commissione
è
sempre
ammesso
ricorso
a
norma
dell
'
art
.
15
.
Art
.
20
.
La
condanna
o
l
'
applicazione
di
una
delle
misure
previste
dal
testo
unico
delle
leggi
di
pubblica
sicurezza
approvato
col
R
.
decreto
18
giugno
1931-IX
,
n
.
773
,
importano
la
cancellazione
dall
'
elenco
speciale
.
L
'
iscritto
che
si
trovi
sottoposto
a
procedimento
penale
,
ovvero
deferito
per
l
'
applicazione
di
una
delle
misure
di
cui
al
comma
precedente
,
può
essere
sospeso
dall
'
esercizio
della
professione
.
La
sospensione
ha
sempre
luogo
quando
è
emesso
mandato
di
cattura
e
fino
alla
sua
revoca
.
Capo
IV
-
Dell
'
esercizio
professionale
degli
iscritti
negli
elenchi
aggiunti
e
negli
elenchi
speciali
Art
.
21
.
L
'
esercizio
professionale
da
parte
dei
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
iscritti
negli
elenchi
speciali
,
è
soggetto
alle
seguenti
limitazioni
:
a
)
salvi
i
casi
di
comprovata
necessità
ed
urgenza
,
la
professione
deve
essere
esercitata
esclusivamente
a
favore
di
persone
appartenenti
alla
razza
ebraica
;
b
)
la
professione
di
farmacista
non
può
essere
esercitata
se
non
presso
le
farmacie
di
cui
all
'
art
.
114
del
testo
unico
delle
leggi
sanitarie
approvato
con
R
.
decreto
27
luglio
1934-XII
,
n
.
1265
,
qualora
l
'
Ente
cui
la
farmacia
appartiene
svolga
la
propria
attività
istituzionale
esclusivamente
nei
riguardi
di
appartenenti
alla
razza
ebraica
;
c
)
ai
professionisti
di
razza
ebraica
non
possono
essere
conferiti
incarichi
che
importino
funzioni
di
pubblico
ufficiale
,
ne
può
essere
consentito
l
'
esercizio
di
attività
per
conto
di
enti
pubblici
,
fondazioni
,
associazioni
e
comitati
di
cui
agli
articoli
34
e
37
del
Codice
civile
o
in
locali
da
questi
dipendenti
.
La
disposizione
di
cui
alla
lettera
c
)
del
presente
articolo
si
applica
anche
ai
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
iscritti
negli
"
elenchi
aggiunti
"
.
Art
.
22
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
possono
essere
iscritti
nei
ruoli
degli
amministratori
giudiziari
,
se
già
iscritti
,
ne
sono
cancellati
.
Art
.
23
.
I
cittadini
di
razza
ebraica
non
possono
essere
comunque
iscritti
nei
ruoli
dei
revisori
ufficiali
dei
conti
,
di
cui
al
R
.
decreto
-
legge
24
luglio
1936-XIV
,
n
.
1548
,
o
nei
ruoli
dei
periti
e
degli
esperti
ai
termini
dell
'
art
.
32
del
testo
unico
delle
leggi
sui
Consigli
e
sugli
Uffici
provinciali
delle
corporazioni
,
approvato
con
R
.
decreto
20
settembre
1934XII
,
n
.
2011
,
e
,
se
vi
sono
già
iscritti
,
ne
sono
cancellati
.
Art
.
24
.
I
professionisti
forensi
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
che
siano
iscritti
negli
albi
speciali
per
l
'
infortunistica
,
perdono
il
diritto
a
mantenere
l
'
iscrizione
negli
albi
stessi
a
decorrere
da
180
giorni
dalla
data
di
entrata
in
vigore
della
presente
legge
.
Art
.
25
.
È
vietata
qualsiasi
forma
di
associazione
e
collaborazione
professionale
tra
i
professionisti
non
appartenenti
alla
razza
ebraica
e
quelli
di
razza
ebraica
.
Art
.
26
.
L
'
esercizio
delle
attività
professionali
vietate
dall
'
art
.
21
è
punito
ai
sensi
dell
'
art
.
348
del
Codice
penale
.
La
trasgressione
alle
disposizioni
di
cui
all
'
art
.
25
importa
la
cancellazione
,
secondo
i
casi
,
dagli
albi
professionali
,
dagli
elenchi
aggiunti
,
ovvero
dagli
elenchi
speciali
.
Capo
V
-
Disposizioni
transitorie
e
finali
Art
.
27
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
possono
continuare
l
'
esercizio
della
professione
senza
limitazioni
fino
alla
cancellazione
dall
'
albo
.
Avvenuta
la
cancellazione
e
fino
a
quando
non
abbiano
ottenuto
la
iscrizione
nell
'
elenco
speciale
,
non
potranno
esercitare
alcuna
attività
professionale
.
Con
la
cancellazione
deve
essere
esaurita
,
o
,
comunque
,
cessare
,
qualsiasi
prestazione
professionale
da
parte
dei
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
discriminati
a
favore
di
cittadini
non
appartenenti
alla
razza
ebraica
.
è
tuttavia
in
facoltà
del
cliente
non
appartenente
alla
razza
ebraica
di
revocare
al
professionista
di
razza
ebraica
non
discriminato
l
'
incarico
conferitogli
,
anche
prima
della
cancellazione
dall
'
albo
.
Art
.
28
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
ammessi
in
via
transitoria
a
proseguire
gli
studi
universitari
o
superiori
in
virtù
dell
'
art
.
10
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
nonché
tutti
coloro
che
,
conseguito
il
titolo
accademico
,
non
abbiano
ancora
ottenuta
la
relativa
abilitazione
professionale
,
a
norma
delle
leggi
e
regolamenti
vigenti
,
ove
sussistano
i
requisiti
e
le
condizioni
previste
dalle
predette
leggi
e
regolamenti
per
l
'
iscrizione
negli
albi
,
nonché
dalla
presente
legge
,
potranno
ottenere
la
iscrizione
negli
elenchi
aggiunti
o
negli
elenchi
speciali
.
Art
.
29
.
I
notari
di
razza
ebraica
,
dispensati
dall
'
esercizio
a
norma
della
presente
legge
,
sono
ammessi
a
far
valere
il
diritto
al
trattamento
di
quiescenza
loro
spettante
a
termini
di
legge
da
parte
della
Cassa
nazionale
del
notariato
.
In
deroga
alle
vigenti
disposizioni
,
a
coloro
che
non
hanno
maturato
il
periodo
di
tempo
prescritto
è
concesso
il
trattamento
minimo
di
pensione
se
hanno
compiuto
almeno
dieci
anni
di
esercizio
;
negli
altri
casi
,
è
concessa
una
indennità
di
lire
mille
per
ciascuno
anno
di
servizio
.
Art
.
30
.
Ai
giornalisti
di
razza
ebraica
non
discriminati
,
che
cessano
dall
'
impiego
per
effetto
della
presente
legge
,
verrà
corrisposto
dal
datore
di
lavoro
l
'
indennità
di
licenziamento
prevista
dal
contratto
collettivo
di
lavoro
giornalistico
per
il
caso
di
risoluzione
del
rapporto
d
'
impiego
per
motivi
estranei
alla
volontà
del
giornalista
.
L
'
Istituto
nazionale
di
previdenza
dei
giornalisti
italiani
"
Arnaldo
Mussolini
"
provvederà
alla
cancellazione
dei
predetti
giornalisti
dagli
elenchi
dei
propri
iscritti
,
alla
liquidazione
del
fondo
di
previdenza
costituito
a
suo
nome
e
al
trasferimento
al
nome
dei
medesimi
della
proprietà
della
polizza
di
assicurazione
sulla
vita
,
contratta
dall
'
Istituto
presso
l
'
Istituto
Nazionale
delle
assicurazioni
.
Art
.
31
.
Con
disposizioni
successive
saranno
regolati
i
rapporti
tra
i
professionisti
di
razza
ebraica
e
gli
enti
di
previdenza
previsti
dalla
legislazione
vigente
,
escluse
le
categorie
contemplate
negli
articoli
29
e
30
della
presente
legge
.
Verranno
inoltre
emanate
le
norme
speciali
riflettenti
la
cessazione
del
rapporto
d
'
impiego
privato
tra
i
professionisti
di
razza
ebraica
e
i
loro
dipendenti
.
Art
.
32
.
Il
Ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
,
di
concerto
con
i
Ministri
interessati
,
è
autorizzato
ad
emanare
le
norme
per
la
determinazione
dei
contributi
da
porsi
a
carico
degli
iscritti
negli
elenchi
speciali
,
per
il
funzionamento
delle
commissioni
di
cui
agli
articoli
12
e
15
.
Art
.
33
.
Agli
effetti
della
presente
legge
,
l
'
appartenenza
alla
razza
ebraica
è
determinata
a
norma
dell
'
art
.
8
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938
-
XVII
,
1728
,
ed
ogni
questione
relativa
è
decisa
dal
Ministro
per
l
'
interno
a
norma
dell
'
art
.
26
dello
stesso
Regio
decreto
-
legge
.
Art
.
34
.
Per
tutto
quanto
non
è
contemplato
dalla
presente
legge
,
si
applicano
le
leggi
ed
i
regolamenti
di
carattere
generale
che
disciplinano
le
singole
professioni
.
Art
.
35
.
Con
decreto
Reale
saranno
emanate
,
ai
sensi
dell
'
art
.
3
,
n
.
1
,
della
legge
31
gennaio
1926
-
IV
,
n
.
100
,
le
norme
complementari
e
di
coordinamento
che
potranno
occorrere
per
l
'
attuazione
della
presente
legge
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
20
giugno
1939-XVII
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Starace
,
Solmi
,
Di
Revel
,
Cobolli
-
Gigli
,
Rossoni
,
Lantini
,
Alfieri
Visto
il
Guardasigilli
:
Grandi
StampaPeriodica ,
La
villa
era
stata
costruita
oltre
la
città
di
P
...
,
in
solitaria
aperta
campagna
;
ma
già
qualche
tempo
prima
che
nascesse
Sergio
agli
abitanti
della
città
doveva
essere
piaciuto
quel
luogo
se
qua
e
là
,
senza
alcun
ordine
come
vengono
i
desideri
,
erano
sorte
tre
ville
.
Alcune
avevano
la
facciata
rivolta
al
levar
del
sole
,
altre
guardavano
le
crete
lontane
.
Forse
la
loro
varia
disposizione
rispondeva
al
carattere
delle
persone
che
vi
abitavano
.
Tranquillità
,
soggezione
verso
la
natura
i
cui
segni
si
ripetono
ogni
giorno
più
desiderati
dall
'
apparire
del
sole
.
Istinto
di
avventura
e
amore
per
il
creato
nelle
sue
bizzarrie
significava
fissare
le
crete
poiché
da
loro
provenivano
su
quell
'
angolo
di
terra
effluvi
di
un
mondo
chimerico
.
La
facciata
della
villa
guardava
le
colline
dietro
le
quali
si
consumava
il
tramonto
e
in
lontananza
aveva
a
sinistra
le
crete
,
a
destra
e
più
vicina
la
città
;
ma
porte
e
finestre
si
aprivano
in
ogni
muro
e
in
egual
numero
come
se
il
suo
costruttore
avesse
voluto
godere
di
tutte
le
bellezze
circostanti
,
prossime
e
lontane
.
Un
viottolo
campestre
,
via
via
allargato
,
continuato
,
rafforzato
era
stato
trasformato
in
una
grande
strada
che
andava
da
P
...
verso
il
Sud
,
oltre
le
crete
;
e
che
ora
,
da
tempo
cessato
su
di
essa
il
lavoro
degli
uomini
,
lambiva
placida
e
invitante
,
il
giardino
,
chiuso
da
una
cancellata
resa
quasi
invisibile
da
un
folto
strato
di
fiori
e
di
piante
,
sul
davanti
della
villa
.
Al
di
là
della
strada
,
una
trentina
di
metri
più
a
Sud
,
era
una
casa
di
contadini
appoggiata
ad
un
monticello
,
oltre
il
quale
una
piccola
valle
e
poi
la
catena
delle
colline
.
Il
giardino
si
estendeva
vastissimo
anche
dietro
la
villa
,
colmo
di
alberi
,
senza
alcun
segno
di
cinta
in
modo
che
pareva
continuarsi
degradando
nei
campi
e
nei
prati
.
Chi
veniva
da
P
...
,
percorsi
tre
chilometri
tra
giardini
,
orti
e
campi
,
si
trovava
,
superata
una
piccola
chiesa
detta
di
Sant
'
Antonio
,
dinanzi
alle
due
costruzioni
l
'
una
quasi
di
fronte
all
'
altra
;
allora
la
strada
subito
dopo
svoltava
ad
un
tratto
scomparendo
dietro
la
casa
dei
contadini
senza
lasciar
capire
quale
fosse
la
sua
direzione
;
e
il
monticello
e
gli
alberi
del
giardino
impedivano
di
girare
quegli
ostacoli
con
lo
sguardo
.
Ma
oltrepassato
quella
specie
di
valico
,
il
paesaggio
si
apriva
in
una
immensa
pianura
circondata
per
tre
quarti
dalle
colline
e
dalle
crete
.
Nella
pianura
,
e
molte
in
vicinanza
della
strada
,
erano
le
altre
ville
.
A
guardarle
dall
'
alto
delle
colline
,
rade
e
morbidamente
adagiate
sul
verde
della
campagna
,
non
spiccavano
in
modo
particolare
,
ma
percorrendo
la
strada
non
permettevano
di
pensare
ai
prati
,
alle
vigne
,
agli
alberi
.
Solo
un
cancello
rustico
tra
due
pilastri
di
mattoni
rossi
sormontato
da
una
piccola
tettoia
era
bello
;
al
di
là
delle
sue
sbarre
si
apriva
un
lungo
viale
che
portava
ad
una
villa
accuratamente
nascosta
da
grandi
piante
verdi
.
Così
avrebbero
dovuto
essere
anche
le
altre
ville
!
Quella
non
disturbava
i
passeggeri
incantati
;
anzi
introduceva
accenni
di
segretezza
,
di
mistero
nel
paesaggio
tutto
aperto
sotto
il
cielo
.
Pareva
che
tra
tutti
gli
abitatori
della
strada
maestra
solo
i
suoi
proprietari
avessero
stabilito
naturali
rapporti
con
la
campagna
.
Nella
villa
dinanzi
alla
casa
dei
contadini
abitavano
Sergio
,
Marta
sua
madre
,
Bruno
suo
padre
,
la
nonna
Giovanna
e
Vera
,
sorella
di
Bruno
.
Possedevano
alcuni
poderi
nella
pianura
e
di
quelli
vivevano
.
Quando
Sergio
fu
capace
di
notare
qualcosa
della
campagna
e
di
comprendere
i
discorsi
dei
familiari
,
le
ville
sorgevano
già
ai
margini
della
strada
e
altrove
,
esisteva
anche
la
villa
in
fondo
al
lungo
viale
dietro
al
cancello
rustico
.
Per
molti
anni
nulla
sarebbe
cambiato
.
Non
una
casa
nuova
.
I
signori
,
iniziata
l
'
invasione
della
pianura
,
dovevano
essersi
ingelositi
delle
bellezze
di
quel
luogo
meraviglioso
e
ne
avevano
impedito
agli
altri
il
godimento
.
Il
primo
contatto
di
Sergio
con
la
natura
avvenne
attraverso
le
colline
.
Seppe
poi
che
anche
prima
di
allora
lo
avevano
condotto
per
la
campagna
ma
non
se
ne
ricordava
per
la
sua
età
infantile
.
Presto
le
colline
stabilirono
l
'
amicizia
tra
Sergio
e
la
natura
.
Soli
,
per
mesi
e
mesi
,
Sergio
e
Marta
salirono
lassù
tutti
i
pomeriggi
.
Poi
Sergio
si
ammalò
gravemente
.
Un
intero
anno
passò
in
letto
.
Lo
portarono
al
mare
;
e
l
'
inverno
successivo
rimase
chiuso
nella
villa
.
Infine
il
dottore
gli
ordinò
di
girare
di
nuovo
per
la
campagna
.
Il
babbo
lo
condusse
allora
a
piedi
e
in
carrozza
,
nei
luoghi
da
lui
preferiti
.
Una
volta
si
spinsero
fino
alle
crete
,
partendo
la
mattina
prestissimo
.
Poi
quelle
gite
cessarono
.
Il
babbo
non
andò
più
a
prenderlo
;
ma
un
giorno
in
un
'
ora
insolita
,
comparve
Marta
e
insieme
fecero
di
nuovo
una
passeggiata
sulle
colline
.
Tutti
i
pomeriggi
tornarono
lassù
.
Delle
gite
in
compagnia
del
babbo
,
eccettuata
quella
nelle
crete
,
Sergio
non
rammentò
quasi
nulla
.
Anche
le
cose
di
cui
serbava
una
immagine
le
credeva
assai
più
lontane
di
dove
arrivava
la
sua
vista
,
esistenti
oltre
l
'
orizzonte
.
Fu
da
capo
tutto
nuovo
per
lui
.
La
strada
per
le
colline
incominciava
dietro
la
casa
dei
contadini
;
qui
erano
cani
cuccioli
morbidi
come
piccole
oche
che
Sergio
rivide
con
meraviglia
.
Della
città
Sergio
sapeva
soltanto
che
vi
abitavano
i
nonni
materni
i
quali
,
ogni
tanto
,
andavano
alla
villa
.
Qualche
volta
Sergio
aveva
accompagnato
Bruno
,
Marta
e
Vera
in
città
ad
un
caffé
situato
in
una
grande
piazza
.
Bibite
rosse
e
una
banda
che
suonava
su
di
un
palco
vicino
ai
tavolini
.
Tutto
gli
era
piaciuto
.
Un
giorno
,
subito
dopo
la
guarigione
,
aveva
sentito
dire
che
sarebbe
andato
a
stare
in
città
dai
nonni
per
la
scuola
,
ma
la
sua
gracilità
aveva
impedito
l
'
attuazione
di
quel
progetto
.
Marta
e
Vera
gli
avrebbero
insegnato
piano
piano
a
leggere
e
a
scrivere
,
poi
una
maestra
sarebbe
andata
alla
villa
per
portarlo
avanti
negli
studi
.
Soltanto
dopo
avrebbe
potuto
,
fortificato
da
altri
anni
passati
in
campagna
,
frequentare
la
scuola
in
città
.
Da
allora
i
rapporti
di
Sergio
con
la
città
erano
di
attesa
.
Appena
intravista
,
egli
sapeva
che
in
un
futuro
imprecisato
ma
certo
vi
avrebbe
iniziato
una
vita
diversa
e
se
la
immaginava
come
un
oggetto
da
possedersi
più
tardi
.
Il
tempo
passò
,
Marta
e
Vera
incominciarono
a
insegnargli
a
leggere
e
a
scrivere
,
gli
lessero
esse
stesse
libri
interessanti
,
ma
la
maestra
non
comparve
mai
alla
villa
e
non
si
parlò
più
della
scuola
.
Dei
poderi
di
proprietà
della
nonna
e
del
babbo
Sergio
sapeva
ancor
meno
che
della
città
;
nessuno
ve
lo
aveva
condotto
;
Vera
e
Marta
vi
alludevano
con
gesti
di
noia
.
Non
sapeva
neppure
dove
fossero
situati
.
Dalle
colline
,
una
volta
,
Marta
aveva
puntato
il
dito
verso
la
pianura
dicendo
:
-
Vedi
quella
macchia
sulla
strada
?
È
il
babbo
che
va
in
carrozza
a
visitare
i
poderi
.
Sono
dietro
l
'
ultima
casa
bianca
.
-
Sergio
era
appena
riuscito
dopo
molto
tempo
,
data
la
sua
incapacità
di
fissare
lo
sguardo
su
un
solo
punto
della
vasta
campagna
,
a
scoprire
la
carrozza
che
procedeva
a
stento
sulla
strada
come
un
insetto
meschino
.
Ai
poderi
accudivano
il
babbo
e
la
nonna
.
Il
babbo
vi
andava
quasi
ogni
giorno
e
alla
vendemmia
e
alla
divisione
degli
altri
raccolti
tentava
di
portarci
anche
Marta
e
Vera
;
ma
quelle
non
ne
volevano
sapere
.
Stavano
a
discutere
lungamente
dinanzi
alla
carrozza
e
appena
la
nonna
voltava
loro
le
spalle
facevano
gesti
minacciosi
a
Bruno
perché
desistesse
dai
suoi
insistenti
inviti
e
dalle
accuse
di
disinteresse
.
Il
babbo
fingeva
di
non
accorgersi
dei
loro
gesti
e
parlava
sorridendo
,
divertito
della
loro
rabbia
a
stento
repressa
.
Sergio
conosceva
solo
i
contadini
che
si
recavano
alla
villa
coi
panieri
pieni
di
erbaggi
e
di
frutta
.
Più
grande
,
l
'
idea
di
andare
in
un
posto
di
sua
proprietà
in
mezzo
all
'
ampia
pianura
gli
divenne
insopportabile
come
se
dovesse
entrare
in
una
stanza
con
le
finestre
chiuse
quando
oltre
quelle
si
apriva
un
magnifico
paesaggio
.
Nonostante
le
ville
e
le
case
dei
contadini
,
aveva
sempre
pensato
che
la
campagna
non
fosse
stata
di
alcuno
;
e
non
si
spinse
mai
fino
ai
poderi
.
A
lungo
,
la
parte
più
importante
della
sua
vita
si
svolse
sulle
colline
.
StampaPeriodica ,
L
'
atteggiamento
dell
'
intellettuale
di
fronte
alla
letteratura
si
traduce
,
spesso
,
nella
creazione
di
uno
spazio
vuoto
in
cui
egli
consuma
impunemente
la
propria
indifferenza
storica
.
La
"
precisione
dei
metodi
"
,
valida
ancora
come
difesa
dell
'
arte
contro
"
i
cattivi
artisti
"
,
corre
il
rischio
di
divenire
un
alibi
con
cui
il
letterato
proscioglie
se
stesso
da
ogni
obbligo
morale
e
civile
.
In
questo
contesto
,
l
'
unica
via
di
uscita
,
secondo
Gatto
,
sembra
consistere
nel
rifiuto
di
una
letteratura
conformistica
,
ripetitiva
di
formule
già
acquisite
,
e
nella
scelta
coraggiosa
di
una
"
espressione
"
nuova
,
la
quale
sia
in
grado
di
cogliere
immediatamente
la
"
nostra
dolorosa
storia
di
uomini
"
.
Solo
attraverso
la
spregiudicata
ricerca
di
una
"
difficoltosa
sintassi
"
è
possibile
tradurre
nella
letteratura
il
segno
qualificante
del
nostro
tempo
.
Bisogna
andare
al
fondo
di
noi
stessi
,
convincersi
che
in
qualche
mese
di
praticantato
è
possibile
trovare
il
passo
letterario
con
cui
mettersi
in
gara
con
tutti
gli
scrittori
che
si
preoccupano
di
mantenere
una
media
delle
proposte
con
cui
s
'
incalzano
e
non
si
risolvono
da
anni
.
Occorre
che
finalmente
si
dica
che
è
inutile
la
difesa
del
fatto
letterario
,
se
l
'
intelligenza
dell
'
arte
,
come
iniziativa
di
interesse
vero
e
diretto
,
spetta
a
pochissimi
,
se
la
precisione
dei
metodi
,
come
impegno
mantenuto
principalmente
contro
i
cattivi
artisti
,
è
svolto
fino
alla
salvezza
dall
'
ambiente
con
tutta
la
possibile
e
inavvertita
reazione
alla
storia
che
dovremmo
portare
a
fondo
.
Ormai
tutti
declamano
la
propria
ambizione
di
difendere
quel
"
fatto
letterario
"
in
cui
trovano
l
'
unica
condizione
passiva
per
vivere
:
si
crede
di
poter
mantenere
approssimativamente
un
mito
liberale
di
storicità
ripetendo
il
bisogno
di
un
'
assuefazione
polemica
,
reagendo
costantemente
al
bisogno
di
una
propria
vita
morale
e
sociale
ritardata
e
difficoltosa
rispetto
alle
facili
regole
e
alle
forme
già
acquisite
di
una
letteratura
.
Non
ci
si
accorge
che
giriamo
al
largo
per
non
incontrarci
mai
,
per
non
provare
nemmeno
sgomento
di
noi
stessi
e
della
nostra
indifferenza
storica
:
non
ci
si
accorge
che
,
puntualmente
onesta
e
determinata
,
questa
difesa
del
fatto
letterario
ripete
dall
'
esterno
un
grado
di
civiltà
che
soltanto
pochissimi
scrittori
hanno
posto
con
la
propria
espressione
e
non
con
la
propria
definizione
.
Questi
scrittori
,
in
fin
dei
conti
,
dovrebbero
assicurare
una
vita
polemica
e
media
ai
sostenitori
e
ai
"
secondi
"
:
dovrebbero
restare
combinati
per
un
tempo
indeterminato
nello
spettacolo
letterario
,
nella
gara
dei
detrattori
o
dei
ritardatari
,
o
nella
zelante
difesa
di
quanti
da
essi
ricavano
solo
un
modello
di
stile
o
un
nobile
esempio
di
condotta
lessicale
.
Questo
metodismo
,
sia
pure
avverato
nella
precisione
di
una
critica
in
atto
,
potrebbe
restare
all
'
infinito
una
condotta
storicistica
per
i
lettori
che
cooperano
a
conservare
se
stessi
,
ripetendo
sterilmente
,
nella
formula
dei
doveri
e
delle
situazioni
riflesse
,
la
mancanza
di
una
propria
coscienza
diretta
e
il
bisogno
di
una
determinazione
nei
valori
riconosciuti
passibili
di
imitazione
e
di
contagio
,
cioè
di
ambiente
.
Così
il
fatto
letterario
resta
la
sordina
storicistica
della
poesia
,
la
vetrata
diffusa
ed
immaginosa
di
un
linguaggio
alienato
per
sempre
dagli
scrittori
.
Inavvertitamente
le
precisioni
puntualizzate
restano
sempre
una
verifica
nello
stesso
tempo
astratta
ed
empirica
delle
somiglianze
temporali
dei
testi
:
ed
una
mostruosa
necessità
di
coscienza
e
di
logica
dovrebbe
scaturire
da
questo
sterile
accordo
formale
?
Individualmente
presi
e
costretti
nella
verifica
di
noi
stessi
e
della
nostra
coscienza
resisteremo
sempre
a
definirci
in
un
fatto
letterario
,
rinnegando
la
nostra
dolorosa
storia
di
uomini
,
che
è
la
stessa
difficoltosa
sintassi
e
l
'
unica
elaborazione
condotta
e
scontata
su
un
tempo
concreto
e
valido
?
I
nostri
contemporanei
dovranno
rispondere
a
questa
domanda
ogni
volta
che
troveranno
facilmente
la
via
di
un
gusto
su
cui
sembra
conformato
per
sempre
il
nostrodestino
.
StampaPeriodica ,
I
Un
senso
insormontabile
di
disagio
,
supposto
in
partenza
come
politico
,
e
poi
nobilitato
dai
conflitti
ideologici
,
ha
investito
il
campo
della
cultura
che
è
apparsa
ad
un
certo
momento
impossibilitata
a
tener
dietro
ai
furori
popolari
dei
quali
,
con
l
'
illuminismo
,
si
era
eletta
mandante
.
Colpa
quindi
del
suo
imbastardimento
plebeo
,
a
giudicarla
da
un
punto
di
vista
reazionario
secondo
il
quale
l
'
essere
scesa
nella
piazza
una
prima
volta
la
comprometteva
per
sempre
nel
fluire
della
storia
di
cui
si
è
poi
sentita
sfuggire
il
controllo
.
E
massimamente
questo
,
in
Italia
,
aveva
considerato
l
'
idealismo
che
il
compromesso
avallava
trovando
così
la
sua
formula
.
Cotesto
disagio
essa
cultura
va
adesso
protestando
,
per
bocca
dei
suoi
responsabili
,
contro
le
teorie
fecondate
dalla
sua
stessa
dialettica
;
e
nella
protesta
si
serve
di
una
serpentina
d
'
idee
,
prive
di
originalità
,
allo
scopo
di
ristabilire
l
'
equilibrio
necessario
alla
propria
esistenza
.
È
sorto
così
un
concetto
di
crisi
che
si
vuole
attribuire
genericamente
alla
civiltà
e
che
al
postutto
si
identifica
con
una
"
particolare
"
civiltà
che
pretende
,
oggi
,
di
essere
difesa
dal
profitto
che
la
politica
ha
saputo
ricavare
dai
suoi
suggerimenti
dottrinari
.
(
Sempre
qualora
sia
possibile
scendere
a
considerare
polemicamente
una
civiltà
che
non
sia
"
quella
"
civiltà
)
.
La
cultura
è
scoperta
per
conservazione
in
questa
sua
perplessità
"
sociale
"
;
costretta
alle
conclusioni
temporali
,
non
sa
fare
altro
che
rimettere
in
mano
alle
forze
giovani
la
sua
eredità
filosofica
,
ponendo
come
ultimo
atto
di
forza
la
clausola
di
una
risoluzione
ortodossa
.
Troppo
comodo
protestare
sino
all
'
agonia
un
errore
,
e
fidare
sui
giovani
per
una
difesa
di
fronte
alla
storia
;
e
meschini
quei
giovani
che
accettano
queste
consegne
poliziesche
contro
il
tempo
che
avrà
comunque
,
fatalmente
,
ragione
di
loro
.
Ma
intanto
,
nel
particolare
,
accettiamo
,
noi
giovani
,
da
Huizinga
,
questa
conclusione
che
non
ci
rende
affatto
vanitosi
tanto
poco
sentiamo
di
partecipare
agl
'
interessi
che
la
muovono
:
"
essa
(
la
gioventù
)
si
manifesta
aperta
,
generosa
,
spontanea
,
pronta
ai
godimenti
,
ma
anche
alle
privazioni
,
rapida
nelle
decisioni
,
ardita
e
di
gran
cuore
"
;
e
riconosciamo
,
da
una
fonte
come
altre
responsabile
,
che
"
né
debole
,
né
pigra
,
né
indifferente
"
l
'
ha
fatta
"
il
rallentamento
dei
legami
,
la
confusione
delle
idee
,
lo
svagamento
dalla
meditazione
,
la
dissipazione
dell
'
energia
"
tra
cui
crebbe
;
e
rifiutiamo
per
il
suo
gesto
impreciso
il
compito
generico
"
di
tornare
a
dominare
il
mondo
,
così
com
'
esso
vuol
essere
dominato
,
di
non
lasciarlo
perire
nell
'
orgoglio
o
nella
follia
,
di
ripenetrarlo
nello
spirito
"
.
E
leghiamo
il
vaticinio
del
sapiente
olandese
alle
premesse
di
questo
suo
recente
ragionamento
sulle
cause
di
una
percepita
violenta
Crisi
della
civiltà
(
secondo
il
quale
,
dopo
il
segnale
d
'
allarme
dello
Spengler
(
7
)
,
ne
sarebbe
derivata
coscienza
di
partecipazione
in
tutti
gli
strati
sociali
,
familiarizzati
ormai
col
pensiero
della
possibilità
di
un
tramonto
dell
'
odierna
civiltà
,
mentre
prima
sarebbero
stati
ancora
involti
in
un
'
indiscussa
fede
nel
progresso
)
e
rileviamone
,
per
colmo
d
'
ironia
,
il
rallentamento
dei
legami
,
la
confusione
delle
idee
,
lo
svagamento
della
meditazione
,
la
dissipazione
dell
'
energia
di
cui
ci
fornisce
implicito
documento
.
"
Un
ottimismo
immutabile
rispetto
alle
sorti
della
civiltà
attualmente
non
si
riscontra
più
se
non
in
quelli
che
,
per
mancanza
di
cognizioni
,
non
possono
capire
che
cosa
le
manchi
,
e
quindi
sono
intaccati
essi
stessi
dal
suo
processo
regressivo
,
oppure
in
quelli
che
nella
propria
dottrina
sociale
e
politica
stimano
di
possedere
già
la
civiltà
futura
e
di
poterla
fin
da
ora
diffondere
in
mezzo
alla
povera
umanità
.
Fra
un
pessimismo
convinto
e
la
certezza
di
una
prossima
panacea
stanno
tutti
quelli
che
scorgono
i
gravi
mali
e
gli
acciacchi
del
tempo
,
non
sanno
come
vi
si
possa
rimediare
od
ovviare
,
ma
intanto
lavorano
e
sperano
,
cercano
di
capire
e
sono
disposti
a
sopportare
"
.
Bel
gesto
di
sopportevole
rinuncia
se
non
lo
infirmasse
,
nelle
conclusioni
,
un
angelismo
,
guarda
caso
,
"
attivo
"
della
panacea
filosofica
(
8
)
.
"
Dal
disinteresse
e
dalla
giustizia
,
però
il
mondo
attuale
sembra
più
lontano
di
quanto
sia
stato
per
molti
secoli
,
o
almeno
di
quanto
abbia
preteso
di
esserlo
.
Adesso
si
respinge
da
molti
la
richiesta
di
una
giustizia
e
di
un
benessere
internazionale
perfino
come
principio
teorico
.
La
dottrina
dello
stato
-
potenza
privo
d
'
ogni
freno
anticipa
l
'
assoluzione
al
vincitore
.
Il
mondo
è
insanabilmente
minacciato
dalla
furia
della
guerra
annientatrice
,
che
porta
nel
suo
seno
un
nuovo
e
più
tristo
imbarbarimento
.
Pubbliche
forze
si
adoperano
intanto
perché
l
'
immane
disastro
venga
stornato
,
e
agiscono
nel
senso
della
concordia
e
della
ponderatezza
.
Ma
,
le
forze
di
un
intelligente
internazionalismo
alla
lunga
non
sono
sufficienti
,
se
lo
spirito
pubblico
non
muta
.
Così
come
la
restaurazione
dell
'
ordine
e
il
benessere
(
9
)
non
significano
ancora
di
per
sé
una
purificazione
della
civiltà
,
non
possiamo
aspettarla
neppure
dalla
prevenzione
in
sé
della
guerra
per
mezzo
della
politica
internazionale
.
Una
nuova
civiltà
può
nascere
solo
da
un
'
umanità
purificata
"
.
Purificata
,
è
detto
più
avanti
e
più
indietro
,
nelle
condizioni
fondamentali
della
cultura
.
"
Se
vogliamo
conservare
la
cultura
dobbiamo
continuare
a
creare
cultura
"
.
-
"
Cultura
...
è
l
'
ideale
di
una
comunità
"
.
-
"
La
cultura
deve
avere
un
indirizzo
metafisico
:
altrimenti
non
esiste
"
(
10
)
.
-
"
Non
è
affatto
paradossale
affermare
che
una
civiltà
,
con
un
progresso
realissimo
ed
innegabile
,
potrebbe
arrivare
alla
sua
rovina
"
.
-
"
La
somma
di
tutta
la
scienza
non
è
ancora
diventata
civiltà
"
.
-
"
L
'
istruzione
rende
sotto
-
istruiti
"
.
-
"
Viene
proclamato
intuizione
,
ciò
che
,
in
realtà
,
non
è
altro
che
una
scelta
intenzionale
per
ragione
affettiva
"
.
-
"
La
pretesa
di
superiorità
in
grazia
di
una
pretesa
purezza
di
razza
ha
sempre
avuto
fascino
per
taluni
,
perché
corrisponde
a
un
certo
spirito
romantico
,
non
inceppato
dal
bisogno
di
critica
e
animato
dal
desiderio
di
autoelevazione
"
.
(
"
Una
nuova
civiltà
può
nascere
solo
da
una
umanità
purificata
"
,
e
non
siamo
tanto
ingenui
da
non
avere
capito
la
tentazione
cattolica
che
tuttavia
non
elide
il
dilemma
,
soprattutto
quando
ci
viene
detto
che
"
la
tragicità
dell
'
esistenza
terrena
,
l
'
essere
la
civitas
dei
mescolata
e
intrecciata
alla
civitas
terrena
per
tutto
il
tempo
che
il
mondo
ha
da
durare
ha
fatto
della
storia
della
cristianità
,
cioè
dei
popoli
che
professano
la
fede
di
Cristo
,
tutt
'
altro
che
una
marcia
trionfale
del
cristianesimo
"
)
.
-
"
Un
sano
organismo
statale
è
caratterizzato
dall
'
ordine
e
dalla
disciplina
.
Capovolgendo
:
l
'
ordine
e
la
disciplina
rivelano
un
sano
organismo
statale
.
Come
se
a
fare
il
sonno
del
giusto
bastasse
un
sonno
tranquillo
"
.
-
"
Se
ciascuno
non
fosse
personalmente
convinto
di
dover
resistere
a
un
vizio
capitale
detto
incontinenza
,
la
società
sarebbe
inesorabilmente
in
balia
di
una
degenerazione
sessuale
che
la
condurrebbe
alla
distruzione
"
.
E
ancora
:
"
Nel
mondo
attuale
il
senso
di
essere
tutti
insieme
responsabili
di
tutto
è
indubbiamente
molto
aumentato
,
contemporaneamente
,
e
in
rapporto
con
esso
,
è
enormemente
cresciuto
il
pericolo
di
azioni
di
massa
del
tutto
irresponsabili
"
.
-
"
Ad
ogni
modo
,
ove
si
voglia
affermare
questa
polarità
,
bisognerà
assolutamente
svuotare
i
concetti
di
massa
e
di
élite
di
qualsiasi
contenuto
sociale
,
e
considerarli
solo
in
quanto
espressioni
di
atteggiamenti
spirituali
"
.
-
"
Quando
il
mito
scaccia
il
logos
e
ne
prende
il
posto
,
allora
siamo
alla
soglia
della
barbarie
"
.
Al
tempo
.
Attenzione
a
questa
cultura
ufficiale
,
ordinata
,
storicistica
che
ha
fin
troppo
degenerato
nell
'
onore
reso
all
'
impagabile
aforisma
crociano
su
la
"
bella
conversazione
europea
"
.
Fissiamola
nel
momento
stesso
in
cui
essa
riconosce
che
"
nessuna
grande
trasformazione
nei
rapporti
umani
si
avvera
mai
nella
forma
che
gli
uomini
nell
'
età
immediatamente
precedente
si
sono
immaginata
"
.
Rendiamola
viva
ancora
,
con
la
sua
presenza
nella
storia
,
ed
imputiamola
di
tutti
i
falsi
liberalisti
che
ridussero
alla
tentazione
piccolo
borghese
quelle
masse
incontenibili
negli
interessi
economici
creati
dalla
sua
meccanica
ostruzionistica
;
e
scendiamo
a
confutarla
proprio
laddove
essa
scantona
alla
resa
dei
conti
tra
la
crisi
spirituale
e
le
condizioni
economiche
,
entrambe
da
essa
generate
e
costrette
,
e
lascia
apparire
logico
che
una
dottrina
la
quale
stima
più
l
'
essere
che
il
sapere
debba
comprendere
tra
i
suoi
problemi
anche
la
fine
dell
'
essere
,
ammettendo
che
la
massa
riconosce
senz
'
esitare
,
e
più
convinta
che
mai
,
la
vita
terrena
come
meta
di
ogni
aspirazione
e
di
ogni
azione
(
11
)
.
A
questo
punto
possiamo
anche
confessare
che
Huizinga
ci
serve
da
pretesto
.
Non
ci
sarebbe
infatti
"
mezzo
migliore
di
disabituare
la
gioventù
dal
pensare
,
di
mantenerla
infantile
e
probabilmente
,
per
giunta
,
di
annoiarla
rapidamente
e
a
fondo
"
,
come
capita
troppe
volte
da
troppo
tempo
ai
nostri
vecchi
maestri
.
II
(
12
)
Prima
di
esprimerci
dentro
i
termini
della
cultura
,
servendoci
delle
leve
della
sapienza
,
che
un
individuo
può
muovere
più
o
meno
bene
di
un
altro
individuo
e
viceversa
,
in
una
dialettica
che
pone
,
con
giustizia
,
l
'
abilità
verbale
e
l
'
apprendistato
libresco
a
fondamento
della
ragione
,
bisognerà
scontare
fino
in
fondo
la
nostra
educazione
umanistica
e
riconoscerci
in
essa
,
confessando
il
nostro
sentimento
fino
ai
limiti
estremi
della
passività
,
riducendoci
minimi
dinanzi
alla
storia
.
E
bisognerà
riconoscere
agli
uomini
"
attivi
"
la
nostra
impotenza
a
penetrare
la
loro
temporale
tracotanza
,
riportando
dalla
nostra
vergogna
la
luce
di
una
verità
interiore
che
ci
fa
vivere
nel
compromesso
di
una
continua
esitazione
coi
testi
.
Allora
anche
i
termini
del
ragionamento
ci
tornano
puri
di
significato
e
la
civiltà
viene
a
significarsi
oltre
le
condizioni
fondamentali
della
cultura
,
nella
vissuta
esperienza
dei
rapporti
sociali
(
13
)
,
a
tu
per
tu
cogli
uomini
inibiti
alla
speculazione
a
causa
del
loro
esaurimento
quotidiano
nella
realtà
.
Onde
fornire
aperto
il
senso
del
discorso
diremo
che
ci
resta
sufficiente
ammettere
che
si
possa
concepire
una
discriminazione
iniziale
d
'
interessi
,
economici
o
spirituali
,
fra
gli
individui
per
ritenere
precluso
da
qualsiasi
altro
versante
il
raccordo
fra
i
due
estremi
.
A
costo
di
riconoscerci
come
degli
animali
asociali
,
non
riusciremo
mai
a
vedere
conciliate
nel
tempo
le
ragioni
che
andiamo
via
via
ascoltando
in
noi
stessi
,
a
meno
di
premettere
una
"
carità
"
di
gesti
e
di
pronunciamenti
negli
incontri
della
vita
quotidiana
.
Soltanto
così
avvertiamo
possibile
l
'
evasione
dalla
cronaca
che
vorrebbe
legarci
ai
suoi
interessi
immediati
e
temporali
.
Soltanto
concedendo
alla
società
in
estensione
i
privilegi
fruttati
dalle
singole
positive
esperienze
potremo
conciliare
la
cultura
e
il
nostro
labile
destino
di
letterati
con
la
vita
,
in
quanto
in
ogni
applicazione
è
da
riconoscere
un
mestiere
il
cui
prodotto
va
appunto
al
di
là
della
tecnica
solo
a
patto
di
diventare
umanità
,
e
quindi
acquisibile
e
speculabile
.
A
questo
punto
consideriamo
di
ottenere
l
'
assoluzione
della
cultura
,
reintegrandola
al
suo
grado
formativo
,
nient
'
affatto
come
un
estremo
ed
ineffabile
privilegio
,
ma
come
fattore
preparatorio
e
conclusivo
di
una
civiltà
.
La
quale
civiltà
non
è
affatto
possibile
far
consistere
in
una
continua
vigilanza
e
lotta
armata
contro
la
possibilità
di
una
ricaduta
del
mondo
nella
barbarie
,
e
quindi
in
un
continuo
stato
di
allarme
contro
l
'
evenienza
di
una
"
crisi
"
,
e
in
una
unità
impenetrabile
alle
leggi
morali
e
sociali
modernamente
concepite
;
laddove
è
purtuttavia
vero
che
la
civiltà
saggia
nella
sua
continua
crisi
il
divenire
di
una
società
sempre
più
liberata
dagli
impacci
dell
'
interesse
temporale
.
Torna
di
proposito
concludere
,
in
questo
primo
momento
,
riaffermando
la
inderogabilità
di
un
assolutismo
morale
che
resta
alla
base
di
una
perfettibile
umanità
la
quale
,
pur
non
ripetendosi
nella
storia
,
si
ritrova
tuttavia
nel
tempo
,
con
una
faccia
diversa
ed
uno
spirito
mutato
.
Sarà
questo
un
ragionamento
che
riprenderemo
continuamente
e
di
buon
grado
,
a
commento
delle
letture
che
andiamo
facendo
e
che
investono
direttamente
e
indirettamente
(
v
.
il
libro
di
Huizinga
)
il
concetto
di
una
civiltà
"
privilegiata
"
.
Si
intenderebbe
difendere
un
pensiero
storico
facendolo
nascere
,
come
dice
il
Croce
nella
avvertenza
alla
Storia
come
pensiero
e
come
azione
"
da
un
travaglio
di
passione
pratica
"
che
trascende
se
stesso
"
liberandosene
nel
puro
giudizio
del
vero
"
e
convertendo
,
"
mercé
di
questo
giudizio
,
quella
passione
...
in
risolutezza
di
azione
"
.
Questo
significato
a
noi
appare
intelligibilissimo
e
riconoscibile
nella
immediata
giustificazione
di
uno
storicismo
che
ritrova
ogni
momento
,
nel
"
fatto
"
di
cui
si
serve
,
la
propria
scadenza
.
StampaQuotidiana ,
L
assenza
del
pensiero
caratterizza
l
azione
politica
della
classe
dirigente
.
Provando
e
riprovando
,
è
il
motto
d
ordine
,
distolto
dalla
sua
sede
naturale
la
scienza
sperimentale
,
che
prova
e
riprova
sulla
materia
bruta
e
trasportato
alla
politica
e
all
amministrazione
,
le
quali
operano
sugli
uomini
,
che
nelle
prove
e
riprove
soffrono
,
sono
danneggiati
,
sono
taglieggiati
in
tutti
i
modi
.
Avviene
così
che
la
molla
dello
sviluppo
storico
non
sia
il
pensiero
,
ma
sia
il
dolore
,
il
male
.
Il
pensiero
,
antivedendo
le
logiche
conseguenze
di
una
premessa
,
delibera
di
operare
subito
come
se
quelle
conseguenze
si
fossero
verificate
,
e
pertanto
evita
il
male
e
la
sofferenza
:
la
storia
si
sviluppa
allora
con
una
certa
armonia
,
le
correzioni
da
introdurre
all
organizzazione
degli
istituti
necessari
per
la
convivenza
sociale
si
riducono
al
minimo
,
a
quel
minimo
di
imprevedibile
che
è
contenuto
nello
svolgimento
di
ogni
fatto
umano
.
L
assenza
di
pensiero
,
l
empirismo
che
procede
a
tastoni
per
il
provando
e
riprovando
,
lascia
che
il
male
si
accumuli
,
che
le
sofferenze
si
moltiplichino
:
quando
la
vita
ne
è
diventata
insopportabile
,
provvede
e
toglie
di
mezzo
la
premessa
,
che
di
tutto
quel
male
,
di
tutte
quelle
sofferenze
è
stata
la
sorgente
avvelenata
.
La
storia
procede
così
per
eliminazioni
di
passività
:
è
un
perenne
fallimento
,
una
perenne
revisione
di
conti
sbagliati
,
fallimento
e
sbagli
non
necessari
,
ma
dovuti
al
solo
fatto
che
gli
amministratori
non
avevano
alcuna
capacità
per
il
delicato
loro
compito
.
Riconosciamo
dunque
nel
male
il
salvatore
della
fortuna
progressiva
degli
uomini
,
la
sicurezza
che
alfine
qualcosa
si
farà
;
la
tigna
,
il
colera
,
il
vaiolo
hanno
costretto
,
con
le
stragi
d
altri
tempi
,
all
esercizio
metodico
di
norme
igieniche
che
ponessero
al
riparo
dal
ripetersi
delle
stragi
.
I
mali
che
oggi
si
verificano
costringeranno
alla
riflessione
e
ai
ripari
per
l
avvenire
.
Aspettiamo
che
la
passività
cavi
gli
occhi
,
che
rappresenti
un
pericolo
:
la
pazienza
è
ormai
diventata
la
prima
virtù
cardinale
dell
uomo
politico
e
sociale
.
Una
,
due
,
tre
,
dieci
,
venti
volte
.
Dei
malandrini
si
presentano
di
notte
a
una
portineria
.
Fanno
destare
i
dormienti
.
Si
dichiarano
agenti
di
polizia
agli
ordini
di
un
delegato
;
devono
compiere
una
perquisizione
negli
appartamenti
per
assicurarsi
che
nella
casa
non
siano
nascosti
dei
ricercati
speciali
,
ecc
.
ecc
.
Parlano
con
quella
sicurezza
e
prepotenza
che
si
addice
ai
rappresentanti
della
legge
che
sanno
di
essere
superiori
a
ogni
legge
.
Alla
minima
obiezione
distribuiscono
largamente
cazzotti
,
preludio
delle
scene
selvagge
che
si
svolgono
ai
commissariati
.
Il
cittadino
,
abbandonato
da
ogni
forza
umana
,
conoscendo
,
o
per
dolorosa
esperienza
propria
o
per
esperienza
raccontata
,
i
costumi
della
«
giustizia
»
,
lascia
l
ingresso
libero
,
e
per
una
,
due
,
tre
,
dieci
,
venti
volte
gli
appartamenti
vengono
saccheggiati
da
malandrini
.
Che
fare
?
si
domanda
il
cittadino
.
Aspettare
,
non
c
è
altro
che
aspettare
.
Che
le
gesta
si
moltiplichino
,
che
i
malandrini
acquistino
sempre
una
maggiore
fiducia
nell
impunità
,
ed
allarghino
il
campo
della
loro
azione
.
Che
divenga
loro
vittima
un
qualche
grasso
cittadino
,
che
la
grassa
proprietà
sia
in
pericolo
.
Allora
l
opinione
pubblica
sarà
satura
.
Allora
si
dirà
:
ma
perché
non
si
cerca
di
dar
modo
ai
cittadini
di
distinguere
subito
un
malandrino
da
un
agente
di
polizia
?
Perché
non
si
dà
una
divisa
a
tutti
gli
agenti
di
polizia
?
Perché
non
si
toglie
via
l
agente
in
borghese
che
determina
questi
equivoci
e
provoca
queste
possibilità
di
malfare
?
Lasciate
che
la
passività
diventi
cumulo
,
che
essa
metta
in
pericolo
di
fallimento
presso
i
benpensanti
e
gli
indifferenti
l
azienda
dell
«
ordine
»
.
Provando
e
riprovando
,
si
arriverà
a
provvedere
.
Lo
sviluppo
della
storia
è
tutto
così
,
nelle
piccole
come
nelle
grandi
cose
.
StampaPeriodica ,
La
critica
al
crocianesimo
,
elemento
comune
di
tutti
i
collaboratori
di
"
Campo
di
Marte
"
,
trova
in
Alfonso
Gatto
uno
dei
più
lucidi
e
decisi
rappresentanti
.
La
poesia
non
può
essere
sottoposta
alla
"
moderata
variazione
di
un
gusto
"
.
Essa
,
appunto
perché
prodotto
di
un
determinato
periodo
storico
,
si
trova
ad
essere
parte
integrante
di
quel
periodo
;
e
quando
la
crisi
di
una
società
determina
la
crisi
dei
valori
tradizionali
,
essa
ne
rimane
fatalmente
coinvolta
.
Ciò
che
A
.
Gatto
mette
qui
a
fuoco
,
è
la
funzione
stessa
della
letteratura
,
e
lo
stretto
legame
che
unisce
il
poeta
al
contesto
storico
e
sociale
all
'
interno
del
quale
egli
opera
.
A
stabilire
un
rapporto
tra
i
diversi
saggi
che
un
critico
,
con
più
o
meno
cura
,
può
aver
scritto
in
un
periodo
,
mettiamo
,
di
cinque
anni
,
si
verificheranno
due
ipotesi
:
che
il
critico
esemplifichi
immutabilmente
un
metodo
esegetico
e
che
usi
di
pretesto
al
suo
discorso
quegli
autori
che
non
lo
smentiscono
:
o
che
si
sforzi
di
cogliere
le
ragioni
della
sua
sensibilità
e
del
suo
gusto
ecletticamente
su
tutte
le
opere
che
gli
ripropongono
la
distinzione
delle
proprie
parti
più
o
meno
riuscite
,
espresse
e
formate
.
In
tutti
e
due
i
casi
risulta
una
sola
apparente
coerenza
:
la
neutralità
del
critico
e
del
criticato
in
nome
di
uno
storicismo
pacifico
che
vuoi
salvare
le
proprie
istituzioni
.
Sul
critico
che
invece
dimostra
di
seguire
e
di
cogliere
nel
linguaggio
di
un
'
opera
la
difficile
proprietà
morale
in
cui
lo
scrittore
o
il
poeta
scopre
le
continue
relazioni
con
se
stesso
-
relazioni
storiche
,
sociali
,
interamente
umane
-
e
che
pone
la
sua
conoscenza
a
fedele
sintomo
della
stessa
storia
cui
si
rivolge
e
si
oppone
,
son
pronte
invece
le
accuse
più
recidive
.
Soltanto
per
questa
prudenza
esistono
critici
che
si
occupano
per
trent
'
anni
di
poesia
con
la
moderata
variazione
di
un
gusto
,
fermandosi
perplessi
al
punto
in
cui
il
vero
poeta
rifiuta
per
crisi
e
per
violenta
antistoria
la
propria
conservazione
e
nel
sentimento
del
tempo
e
della
morte
trova
un
ordine
nuovo
.
Rispetto
alla
storia
esistono
cioè
critici
integralmente
profani
che
si
preoccupano
di
negare
alla
poesia
la
crisi
e
la
violenza
stessa
della
sua
origine
.
Esiste
questo
stato
temporale
degli
studi
la
cui
utilità
conservativa
è
ormai
prossima
alla
reazione
.
La
conclusione
che
si
vuol
vedere
nell
'
opera
di
un
critico
deve
essere
perciò
di
natura
e
di
fedeltà
morale
rispetto
alla
storia
che
il
poeta
e
lo
scrittore
muove
e
non
limita
con
la
sua
presenza
:
gli
errori
di
sopravvalutazione
e
di
credito
in
tal
senso
contano
per
le
ragioni
di
necessità
da
cui
son
mossi
,
dalla
piena
dichiarazione
del
giudizio
.
Quanto
più
preciso
,
intimo
,
inalienabile
,
il
discorso
di
un
critico
accentra
storicamente
le
proprie
responsabilità
ed
esplica
al
limite
sociale
dei
contemporanei
le
ragioni
di
una
umanità
concreta
e
consapevole
che
non
è
immediatamente
documentata
e
polemicamente
resa
attuale
.
De
Sanctis
,
in
tal
senso
,
fu
un
critico
che
,
nella
stretta
chiarificazione
del
-
l
'
unità
morale
dei
poeti
e
degli
scrittori
,
non
rinunziò
ad
alcuna
delle
relazioni
sociali
e
storiche
in
cui
si
sentiva
vivo
e
mortale
.
Una
storia
della
letteratura
sarebbe
,
in
tal
senso
,
ancora
opera
vana
,
da
non
tentare
,
per
conservare
credenza
ad
una
critica
pura
,
irrelata
,
che
si
affianca
con
una
serie
di
monadi
chiuse
agli
esempi
dell
'
arte
?
Pure
questa
consistenza
storica
fu
sempre
fondata
sulle
opposizioni
in
cui
il
poeta
accertò
la
propria
continua
crisi
,
la
sua
poesia
dalla
sua
non
poesia
,
sulla
durata
,
cioè
,
di
un
'
elaborazione
morale
ed
espressiva
provata
da
tutte
le
avversioni
.
In
tale
estrema
disperazione
del
limite
individuale
la
poesia
ha
in
sé
un
movimento
di
crisi
che
è
la
storia
stessa
.
Accettando
l
'
eredità
di
una
critica
puntuale
,
ad
hominem
,
e
portando
lo
storicismo
alle
sue
estreme
conseguenze
,
cioè
al
contatto
dei
contenuti
formalistici
in
cui
strema
sempre
più
il
suo
suolo
esegetico
,
si
dovrebbe
ormai
toccare
con
mano
questa
disperazione
del
limite
individuale
che
solo
in
pochissimi
,
di
riserva
,
si
relega
ad
un
assolutismo
mistico
ed
astorico
.
Occorre
cioè
rompere
l
'
esitazione
e
dare
chiaramente
alla
storia
la
sua
crisi
,
cioè
il
suo
movimento
.