StampaPeriodica ,
...
Quest
'
anno
l
'
indirizzo
generale
della
politica
fascista
si
basa
esclusivamente
su
opere
costruttive
che
avvieranno
il
paese
ad
un
avvenire
di
prosperità
e
di
potenza
.
Si
presentano
così
al
primo
piano
della
giovane
e
fresca
vita
nazionale
,
tutti
i
problemi
che
hanno
tormentato
lo
spirito
dei
rivoluzionari
di
buona
fede
alla
vigilia
,
durante
e
dopo
la
grande
guerra
,
non
esclusa
l
'
ansia
e
l
'
irrequietudine
per
assicurare
il
pane
e
una
maggiore
dignità
al
proletariato
,
vale
a
dire
il
grave
problema
che
è
stato
definito
sociale
ma
che
più
propriamente
il
Fascismo
ha
identificato
come
il
primo
e
più
urgente
problema
nazionale
...
Oggi
la
disoccupazione
non
è
più
un
motivo
di
manifestazioni
piazzaiuole
;
è
un
problema
che
trova
in
-
vece
la
sua
soluzione
razionale
nelle
iniziative
del
governo
e
nello
sprone
e
nell
'
ausilio
del
governo
stesso
agli
enti
e
alle
imprese
.
Così
le
provvidenze
sociali
si
concretano
attraverso
la
elaborazione
delle
legittime
rappresentanze
dei
produttori
facenti
capo
allo
Stato
e
non
sono
più
un
pretesto
per
la
bassa
politica
demagogica
di
altri
tempi
.
Una
ad
una
le
aspirazioni
del
popolo
lavoratore
vivranno
nella
realtà
...
Nel
Fascismo
c
'
è
dunque
la
vera
Rivoluzione
del
Lavoro
,
inteso
non
nell
'
umiliante
senso
proletario
,
ma
nel
senso
più
nobile
e
più
vasto
che
comprende
l
'
iniziativa
,
l
'
ingegno
creatore
e
la
forza
costruttiva
degli
artieri
di
ogni
attività
.
Le
schiere
elette
del
Partito
nella
celebrazione
della
storica
Marcia
debbono
sempre
richiamarsi
alle
origini
gloriose
dei
Fasci
di
combattimento
e
vigilare
affinché
il
processo
interno
di
selezione
e
il
processo
esterno
di
conquista
dell
'
animo
di
tutto
il
popolo
battano
il
ritmo
accelerato
secondo
il
comandamento
unico
dell
'
unico
Capo
.
Tra
il
fervore
di
opere
che
costituiscono
le
pietre
miliari
della
Rivoluzione
,
bisogna
cementare
la
solidarietà
fraterna
dei
camerati
e
pretendere
che
ognuno
compia
la
sua
fatica
nel
grande
cantiere
.
La
molteplicità
dei
partiti
significava
la
perenne
lite
politica
.
Il
parassitismo
,
la
divisione
ed
il
conflitto
delle
classi
significavano
il
disordine
e
la
paralisi
produttiva
.
Il
Fascismo
significa
la
redenzione
perché
è
l
'
unica
volontà
della
Nazione
,
perché
ha
eliminato
la
rissa
in
-
terna
,
perché
è
un
regime
di
operosità
,
perché
è
l
'
antisetta
e
l
'
antiozio
.
È
insomma
,
la
Rivoluzione
e
la
Civiltà
del
Lavoro
.
StampaPeriodica ,
La
nostra
Rivista
subì
notevole
ritardo
nella
data
d
'
uscita
perché
non
molta
gente
sembrò
allora
per
-
suasa
dell
'
utilità
di
una
pubblicazione
destinata
esclusivamente
a
potenziare
nelle
coscienze
la
necessità
di
una
grande
Italia
rurale
quale
sarà
finalmente
non
soltanto
nei
voti
,
ma
negli
sforzi
più
che
generosi
dei
veri
italiani
rifatti
in
ispirito
ed
in
ardimento
;
ma
tale
ritardo
e
la
stessa
scarsa
collaborazione
di
quanti
eravamo
andati
a
svegliare
dal
torpore
tradizionale
,
non
fecero
velo
al
nostro
proponimento
.
Fummo
egual
-
mente
in
tempo
ad
impostare
con
risolutezza
ed
energia
il
problema
del
-
la
bonifica
integrale
.
Il
dibattito
,
iniziato
nello
stesso
primo
fascicolo
(
gennaio
1925
)
con
un
Discorso
della
Direzione
e
con
articoli
tecnici
,
pro
-
segui
ininterrottamente
per
tutta
la
prima
annata
sui
vari
e
ponderosi
aspetti
morali
,
politici
,
sociali
e
finanziari
della
questione
.
E
fu
di
grandissimo
conforto
alla
nostra
fatica
la
constatazione
,
in
quello
stesso
anno
e
sempre
più
successivamente
,
dell
'
assidua
e
sollecita
cura
del
Governo
Nazionale
,
delle
pronte
sue
iniziative
,
dell
'
imponente
sviluppo
delle
opere
,
incoraggiate
e
promosse
dal
diretto
ed
efficace
intervento
personale
del
Capo
illuminato
e
presente
in
ogni
nobile
gara
.
Abbiamo
poi
costantemente
seguito
progressi
e
svolgimenti
nel
campo
delle
opere
e
delle
organizzazioni
:
non
ci
siamo
mai
stancati
,
con
la
collaborazione
dei
migliori
,
di
ripetere
col
Duce
e
per
il
Duce
la
necessità
di
"
bonificare
fino
all
'
ultimo
acquitrino
,
"
che
le
energie
del
"
patriziato
illustre
dell
'
agricoltura
"
dovessero
,
unite
e
concordi
,
persegui
-
re
la
grande
opera
di
redenzione
fino
al
più
vasto
compimento
,
oltre
la
stessa
caducità
degli
uomini
,
per
consegnare
alla
storia
del
mondo
un
'
Italia
restituita
alla
maturità
di
tutti
i
suoi
destini
...
StampaPeriodica ,
...
La
differenza
tra
la
vecchia
e
la
nuova
generazione
e
la
superiorità
di
questa
su
quella
,
un
acuto
osservatore
le
può
ricavare
in
parte
dai
frequenti
colloqui
tra
i
rappresentanti
,
diciamo
così
,
delle
due
età
.
Si
odono
discussioni
sul
Fascismo
e
sulla
vita
fascista
e
si
ha
agio
di
osservare
e
di
giudicare
il
mondo
del
giovane
e
quello
del
vecchio
.
Il
vecchio
afascista
(
parola
estensiva
e
meno
impegnativa
)
giudica
il
Fascismo
con
quella
vecchia
obbiettività
portata
all
'
estremo
,
che
,
se
può
giovare
allo
storico
,
impoverisce
tuttavia
l
'
uomo
"
attuale
,
"
togliendogli
quel
tanto
di
passione
e
di
poesia
necessarie
per
vedere
dietro
il
freddo
e
isolato
problema
,
l
'
aspetto
di
una
rivoluzione
tremendamente
unitaria
.
Il
vecchio
dunque
che
tiene
a
questa
sua
imparzialità
,
sì
da
non
immergersi
nel
fiume
impetuoso
del
nuovo
tempo
,
procede
all
'
antica
:
con
lentezza
e
misuratezza
d
'
opinioni
e
d
'
approvazioni
,
col
freno
sempre
alla
fantasia
e
al
cuore
"
elementi
"
più
lirici
che
critici
,
insistendo
in
una
visione
che
egli
dice
universale
ma
che
è
in
realtà
turbata
,
per
difetto
di
fede
,
da
troppi
minuti
e
falsi
particolari
.
Egli
divide
animo
e
discussione
in
tante
zone
se
-
parate
da
esaminare
diligentemente
con
coscienza
scientifica
e
riserbo
professorale
.
Non
bisogna
lasciarsi
mai
vincere
dall
'
entusiasmo
,
ma
per
piccole
e
sicure
esperienze
salire
al
giudizio
totale
,
infallibile
,
spassionato
.
Così
il
vecchio
studia
il
Fascismo
,
e
cioè
alcuni
lati
del
Fascismo
,
e
dopo
lunga
discussione
"
seria
ed
equilibrata
"
conclude
porgendoti
la
sua
critica
"
serena
ed
esauriente
"
e
mostrandoti
i
risultati
della
sua
analisi
.
Degli
uomini
e
delle
idee
alcuni
ha
messo
a
destra
,
altri
a
sinistra
,
altre
in
altre
righe
e
scomparti
.
Egli
è
in
pace
piena
con
la
logica
e
le
sue
esigenze
,
il
discorso
non
ha
una
grinza
ma
il
Fascismo
è
andato
a
farsi
benedire
.
Ben
diverso
è
il
contegno
del
giovane
fascista
d
'
ingegno
e
di
fede
.
Egli
entra
subito
in
lizza
con
una
foga
che
turba
non
poco
l
'
avversario
.
Il
discorso
non
è
confutato
e
sostenuto
da
citazioni
famose
ma
solo
e
di
continuo
ricorre
un
nome
,
detto
ora
sommesso
con
venerazione
,
ora
forte
e
vittoriosamente
come
uno
squillo
guerresco
.
La
dialettica
del
giovane
ha
altra
misura
,
forma
e
sostanza
.
Egli
non
procede
per
pazienti
e
diligenti
induzioni
ma
subito
si
pone
innanzi
,
come
un
blocco
incandescente
,
la
questione
nella
sua
totalità
,
non
spaventato
ma
allettato
dalla
maestà
delle
proporzioni
.
Non
discute
il
Fascismo
perché
non
ha
bisogno
di
capirlo
,
né
di
spiegarlo
né
di
persuadersi
;
perché
lo
sente
,
lo
vi
-
ve
,
lo
intuisce
;
né
saprebbe
mai
contraddirsi
scindendo
la
propria
personalità
,
per
essere
in
una
discussione
cioè
in
un
momento
particolare
e
trascurabile
,
freddo
,
logico
ed
equanime
,
mentre
la
sua
stessa
vita
è
tutta
presa
dal
fuoco
di
una
passione
e
di
una
fede
integrale
e
intransigente
sino
alla
faziosità
.
Lo
Stato
autoritario
,
le
istituzioni
più
rivoluzionarie
come
la
Milizia
e
l
'
Assemblea
corporativa
;
le
idee
più
recise
come
l
'
intransigenza
,
gli
strumenti
più
originali
come
la
violenza
e
la
celerità
;
tutto
insomma
quel
che
è
fascista
,
cioè
rivoluzionario
,
è
sentito
e
compreso
dal
giovane
perfettamente
.
Leggi
,
decreti
,
discorsi
,
scritti
,
circolari
d
'
ogni
giorno
,
d
'
ogni
ora
,
vanno
a
completare
e
a
definire
sempre
meglio
l
'
ossatura
ideale
del
gran
corpo
fascista
.
Modernità
e
antichità
,
rivoluzione
e
tradizione
,
politica
,
arte
,
religione
:
tutto
è
fuso
e
splendente
nel
suo
animo
e
nella
sua
mente
.
La
discussione
lascia
quindi
gli
interlocutori
come
prima
.
Il
vecchio
con
le
sue
misurazioni
logiche
,
con
la
sua
cultura
,
col
suo
frammentarismo
cerca
invano
di
capire
,
di
confutare
,
di
sperare
quella
famosa
fede
del
giovane
,
la
quale
è
in
questi
così
aderente
e
propria
che
discuterne
è
tempo
perso
.
Perché
la
fede
non
crolla
all
'
urto
delle
parole
e
l
'
aria
non
abbatte
la
montagna
.
Il
vecchio
,
immaginarselo
poi
,
non
più
critico
ma
maestro
,
persuasore
,
educatore
del
giovane
.
Come
se
chi
,
per
forza
d
'
ali
,
tocca
la
vetta
possa
essere
iniziato
ai
segreti
del
volo
da
chi
ha
arrancato
per
le
strade
,
battute
da
ogni
genere
animale
;
da
chi
troppe
volte
,
prima
di
giungere
,
ha
fatto
l
'
umiliante
constatazione
di
quanto
sia
necessario
per
tirar
su
il
corpo
il
cespuglio
d
'
erba
,
la
scheggia
di
roccia
,
la
mediocre
cosa
in
-
somma
.
Le
vie
sono
divergenti
e
lontane
.
Perché
il
vecchio
è
analitico
e
anatomista
,
il
giovane
sintetico
e
lirico
;
per
il
primo
la
discussione
sul
Fascismo
è
una
semplice
esercitazione
mentale
,
per
il
secondo
un
nuovo
atto
di
fede
.
StampaPeriodica ,
Chi
in
Italia
,
e
nel
mondo
può
fare
a
meno
di
essere
un
fervidissimo
ammiratore
di
S
.
E
.
Giovanni
Gentile
,
il
grande
filosofo
del
Fascismo
,
il
geniale
riformatore
della
scuola
italiana
,
il
Ministro
al
quale
,
dopo
la
sua
morte
,
verranno
innalzati
monumenti
per
tutte
le
città
italiane
?
Monumenti
che
non
serviranno
ad
eternare
la
sua
opera
per
sé
per
-
fetta
,
eterna
ed
immutabile
più
del
Vangelo
ma
vorranno
esprimere
la
gratitudine
,
che
tutte
le
generazioni
italiane
,
fino
alla
fine
dei
secoli
,
dovranno
tributare
al
rinnovatore
,
all
'
artefice
dell
'
educazione
e
della
cultura
nazionale
.
Tutto
ciò
è
universalmente
conosciuto
.
Ma
,
da
ieri
,
S
.
E
.
Gentile
ha
offerto
al
mondo
una
nuova
manifestazione
del
suo
altissimo
intelletto
,
una
nuova
prova
della
sua
francescana
umiltà
,
della
sua
temperanza
,
del
suo
buon
gusto
e
della
sua
versatilità
eccezionale
:
un
monumentale
articolo
pubblicato
dal
Corriere
della
Sera
in
cui
S
.
E
.
Gentile
si
palesa
un
umorista
,
al
cui
cospetto
Sterne
deve
impallidire
.
Il
viaggio
sentimentale
può
essere
non
compreso
,
e
può
non
divertire
.
L
'
articolo
cui
alludiamo
diverte
e
fa
sorridere
chiunque
ha
la
fortuna
di
leggerlo
.
Che
cosa
abbia
voluto
dire
S
.
E
.
Gentile
,
scrivendo
di
un
ministro
calunniato
,
non
ha
importanza
.
Forse
non
lo
sa
neppure
lui
.
Parla
di
leggende
assurde
:
di
cose
che
"
non
hanno
fondamento
"
secondo
egli
stesso
scrive
.
Il
nuovo
,
illustre
parto
del
suo
genio
ha
valore
come
opera
d
'
arte
in
sé
.
Come
tale
,
noi
profondamente
l
'
ammiriamo
.
Il
resto
non
conta
.
L
'
articolo
ripete
cose
già
note
:
che
la
Riforma
è
un
punto
fermo
,
inviolabile
,
sacro
,
che
non
deve
subire
mutamenti
né
anche
nel
dettaglio
:
che
ogni
ministro
dell
'
Istruzione
Italiana
aderisce
a
tale
inviolabilità
con
il
solo
fatto
di
accettare
il
portafoglio
della
Minerva
:
che
ogni
voce
,
ogni
pericolo
di
modificazioni
"
turba
interessi
"
e
diffonde
"
una
inquietudine
ed
un
disagio
in
tutto
il
Paese
.
"
Chi
difatti
oserebbe
dubitare
di
tali
verità
,
universalmente
accettate
come
dogma
,
incorrosibili
nel
tempo
,
inattaccabili
da
ogni
veleno
di
critica
?
Passeranno
gli
anni
,
profonde
trasformazioni
potranno
accade
-
re
nel
pensiero
,
nel
costume
,
nella
vita
dei
popoli
,
ma
la
Riforma
genti
-
liana
resisterà
,
allo
stesso
posto
,
al
sole
,
meglio
del
Colosseo
,
del
Foro
,
dell
'
Arco
di
Tito
,
i
quali
hanno
subito
qualche
danno
dai
secoli
.
Di
lustro
in
lustro
essa
acquisterà
nuovo
valore
.
Fino
a
ieri
era
la
Riforma
Gentile
della
Scuola
,
oggi
leggete
il
Corriere
della
Sera
di
ieri
è
già
diventata
tout
court
,
la
Riforma
erre
maiuscola
come
quella
di
Martin
Lutero
.
Potete
da
questo
fatto
immaginare
ciò
che
diverrà
tra
qualche
secolo
.
Perché
intanto
non
si
comincia
con
lo
scolpirla
nella
pietra
,
e
con
l
'
accendervi
innanzi
delle
lampade
?
I
Ministri
,
che
hanno
avuto
l
'
onore
di
succedere
a
S
.
E
.
Gentile
avrebbero
dovuto
pensarvi
.
Che
altro
compito
potevano
avere
?
Ai
Ministri
dell
'
Istruzione
Italiana
,
ormai
non
può
essere
assegnata
altra
funzione
oltre
questa
:
essere
i
custodi
del
Verbo
,
tenere
vivo
il
fuoco
sacro
della
Riforma
,
eseguire
fedelmente
la
volontà
del
Maestro
,
ed
,
in
caso
di
dubbi
,
ricorrere
a
lui
per
una
interpretazione
autentica
della
legge
.
Chi
potrebbe
essere
tanto
folle
da
assumersi
una
qualsiasi
nuova
iniziativa
?
Chi
tanto
audace
da
toccare
i
sacerdoti
lasciati
dal
Riformatore
a
tutela
della
perfetta
esecuzione
della
sua
volontà
?
Chi
tanto
temerario
da
macchiarsi
,
con
interpretazioni
non
autorizzate
,
dell
'
imperdonabile
delitto
di
eresia
?
Tra
le
generazioni
venture
,
quando
S
.
E
.
Gentile
sarà
asceso
all
'
Olimpo
,
si
dibatteranno
le
contese
,
che
si
accesero
tra
i
seguaci
di
Aristotile
per
la
più
esatta
interpretazione
della
parola
del
Maestro
.
Fino
a
quando
Egli
è
tra
noi
,
ed
è
possibile
attingere
alla
fonte
della
sua
sapienza
,
ogni
disputa
è
assurda
e
delittuosa
...
Noi
vorremmo
che
l
'
on
.
Belluzzo
propugnasse
sanzioni
altrettanto
gravi
per
coloro
che
,
eventualmente
,
ardissero
dire
che
la
Riforma
..
,
è
"
mal
congegnata
e
mal
concepita
"
...
Condanniamo
a
morte
magari
,
gli
avversari
della
Riforma
se
ve
ne
sono
.
Ma
che
il
divino
Gentile
non
ripudii
la
Nazione
,
che
ebbe
la
fortuna
di
dargli
la
vita
!
...
StampaPeriodica ,
...
La
critica
fascista
,
come
risultato
di
una
nuova
estetica
,
dovrà
rispondere
ai
valori
etici
e
sociali
ed
al
vasto
e
profondo
rinnovamento
spirituale
,
artistico
,
politico
e
religioso
,
dell
'
Italia
delle
Camicie
Nere
.
Diversamente
si
potrà
di
tutto
parlare
,
fuorché
di
critica
fascista
.
Parlare
di
compiti
è
tutt
'
altra
cosa
e
forse
è
inutile
,
se
prima
con
la
mutata
realtà
storica
non
si
rinnova
ogni
vecchio
sistema
valutativo
.
L
'
universalismo
democratico
ci
ha
dato
il
Croce
,
che
per
la
verità
ingiusta
-
mente
si
accusa
di
servilismo
alla
filosofia
teutonica
.
Il
Croce
si
è
riallacciato
alla
nostra
tradizione
ed
ha
innovata
la
nostra
cultura
,
che
sulla
fine
del
secolo
scorso
sembrava
dovesse
nuovamente
stagnarsi
.
Ma
i
meriti
del
Croce
e
il
suo
innegabile
valore
storico
non
giustificano
la
passiva
persistenza
su
di
un
sistema
superato
.
Non
è
possibile
ammettere
una
critica
fascista
inquadrata
nel
sistema
crociano
.
L
'
universalismo
e
l
'
individualismo
si
so
-
no
annullati
nella
unità
perfetta
,
nella
realtà
assoluta
,
nel
principio
religioso
che
è
la
Nazione
.
L
'
individuo
cede
il
posto
allo
Stato
.
E
tale
posizione
non
è
contraria
all
'
autonomia
dell
'
opera
d
'
arte
ed
alla
libera
creazione
.
La
critica
deve
valorizzare
l
'
arte
nazionale
nella
sua
continuità
storica
col
passato
al
lume
di
un
sistema
etico
e
sociale
,
senza
del
resto
cadere
nei
vecchi
errori
delle
scuole
che
sottoponevano
l
'
arte
a
de
-
terminati
fini
utilitari
.
Ma
non
si
può
giudicare
la
nuova
letteratura
,
se
non
inquadrandola
nella
vita
della
Nazione
.
L
'
opera
compiuta
deve
predominare
sull
'
individuo
che
l
'
ha
creata
,
come
espressione
collettiva
:
arte
di
popolo
.
E
il
primo
compito
della
critica
è
quel
-
lo
di
unire
le
varie
correnti
della
lettera
-
tura
e
del
pensiero
,
per
creare
un
organico
movimento
nazionale
,
che
sappia
esprimere
al
mondo
il
nuovo
volto
della
Patria
.
StampaPeriodica ,
Caro
Bottai
,
Non
ho
cambiato
parere
:
soltanto
il
Gran
Consiglio
,
chiamando
nel
suo
seno
un
artista
fascista
e
fascista
sul
serio
può
risolvere
radicalmente
il
problema
dell
'
ordine
artistico
.
Soltanto
dal
massimo
organo
della
Rivoluzione
può
essere
emanato
un
provvedimento
rivoluzionario
:
tale
cioè
da
porre
fine
all
'
andazzo
di
sapore
liberalesco
e
democratico
che
imperversa
nel
campo
delle
arti
.
Dico
nel
campo
delle
arti
volendo
alludere
alle
manifestazioni
artistiche
d
'
interesse
pubblico
e
tali
da
impegnare
il
gusto
di
tutta
la
Nazione
:
cioè
a
dire
,
mostre
,
palazzi
,
monumenti
,
sistemazioni
edilizie
,
opere
pittoriche
prescelte
a
ornare
pubblici
uffici
o
sedi
di
organi
del
Regime
.
Perché
di
quel
che
succede
nello
studio
di
un
artista
,
delle
sue
esperienze
,
dei
suoi
tentativi
,
non
sarebbe
lecito
far
materia
di
provvidenze
politiche
.
E
l
'
ordine
artistico
,
di
cui
tanto
s
'
è
par
-
lato
e
si
parla
,
attiene
più
alla
politica
che
all
'
arte
.
Sostanzialmente
,
anzi
,
l
'
arte
,
ci
sia
ordine
o
disordine
nella
sistemazione
dei
suoi
prodotti
,
rimane
un
fatto
intangibile
e
sfuggente
a
ogni
regola
che
non
sia
d
'
origine
divina
.
Questione
politica
,
dunque
.
Questione
che
impegna
il
Fascismo
...
Poco
e
chiaro
:
o
Gran
Consiglio
,
o
nulla
.
StampaPeriodica ,
S
'
è
meravigliato
più
d
'
uno
e
risentito
perché
G.A.
Borgese
,
critico
laureato
ed
autore
pontificante
nel
tempio
delle
patrie
lettere
,
va
scoprendo
a
Parigi
i
numi
della
letteratura
contemporanea
,
che
si
chiamano
Bourget
,
Gide
,
Proust
e
han
cenacoli
come
1'Europe
,
la
Revue
des
deux
mondes
o
la
N
.
R
.
F
.
Occorreva
proprio
,
mi
domando
,
che
il
prof
.
Borgese
,
noto
per
il
connaturato
antifascismo
,
andasse
a
Parigi
,
e
proclamasse
sul
Corriere
della
Sera
(
antifascista
per
definizione
)
che
la
Francia
è
l
'
ombelico
della
letteratura
moderna
,
la
Mecca
dell
'
ingegno
,
l
'
Everest
dell
'
Arte
;
tutto
questo
occorreva
per
sapere
che
il
pubblico
italiano
che
legge
,
e
quello
men
numeroso
,
ma
non
perciò
men
pericoloso
,
che
scrive
,
pende
dalla
penna
degli
scrittori
di
Francia
.
L
'
italiano
che
sapendo
leggere
crede
d
'
esser
colto
,
ritiene
indispensabile
avere
nella
sua
libreria
un
certo
numero
di
volumi
francesi
,
ed
è
orgoglioso
se
può
in
conversazione
dire
il
suo
giudizio
,
sull
'
ultimo
libro
di
Bourget
,
o
almeno
,
in
mancanza
di
meglio
,
di
Dékobra
,
il
romanziere
dalle
tirature
folli
.
Questo
fascino
francese
è
il
segno
di
uno
smaccato
e
pacchiano
provincialismo
,
che
sopravvive
fra
noi
.
La
verità
è
amara
,
ma
riconosciamola
francamente
:
la
gran
parte
degli
italiani
d
'
oggi
usano
a
parole
tutta
la
loro
fierezza
,
ma
non
dànno
un
'
oncia
del
loro
sangue
al
cervello
per
farlo
italianamente
pensare
e
operare
.
Il
prof
.
Borgese
è
soltanto
l
'
antesignano
e
il
maestro
riconosciuto
e
consacrato
di
questa
pigra
borghesissima
Italia
che
non
riesce
a
guarire
oggi
come
ieri
dal
suo
mal
francese
.
StampaPeriodica ,
Il
Duce
ha
parlato
chiaramente
a
Marconi
:
si
trattava
di
farsi
intendere
agli
intellettuali
.
E
non
più
ai
vecchi
parrucconi
dei
tempi
passati
,
ma
agli
svariati
scienziati
moderni
più
sordi
forse
dei
primi
,
ché
non
v
'
è
peggior
sordo
di
chi
non
vuole
intendere
.
E
per
farsi
intendere
bisognava
parlar
chiaro
e
il
Duce
s
'
è
espresso
chiaramente
e
anche
severamente
.
Il
discorso
di
Bologna
al
Congresso
della
Scienza
definiva
un
programma
:
la
recente
lettera
lo
impone
.
Due
sono
i
termini
:
abolizione
della
scienza
parolaia
,
congressista
e
sconclusionata
,
costruzione
fascista
di
una
scienza
organata
e
leale
:
alle
manifestazioni
d
'
un
certo
peso
,
alla
grancassa
della
scienza
che
sono
i
congressi
,
l
'
imposizione
di
un
programma
se
-
vero
,
ordinato
e
produttivo
.
Chi
aveva
preparato
qualche
orazione
scientifica
per
il
prossimo
congresso
,
peggio
per
lui
,
la
può
rinchiudere
nel
cassetto
:
meno
parole
e
più
fatti
.
Il
Duce
a
Bologna
definiva
con
esattezza
i
confini
d
'
azione
della
scienza
,
stabiliva
la
meta
della
ricerca
scientifica
.
L
'
idea
sua
,
perfettamente
latina
,
s
'
allacciava
alla
sana
tradizione
scientifica
italiana
ampliandola
in
nuova
sintesi
.
Quanta
meraviglia
e
che
lezione
per
molti
!
Su
basi
solide
,
d
'
antica
esperienza
,
il
Duce
ha
dato
mano
al
suo
programma
di
costruzione
:
che
gli
scienziati
diano
ora
il
materiale
buono
e
ben
ordinato
.
Senza
materiale
buono
e
senza
ordine
non
vi
è
possibilità
di
costruzione
.
Alla
produzione
individuale
che
sfugge
alla
sintesi
e
al
controllo
è
necessario
sostituire
la
produzione
di
scuola
.
La
famiglia
per
il
viver
civile
,
la
scuola
per
la
scienza
.
E
la
scuola
sia
il
centro
più
piccolo
dell
'
attività
scientifica
,
la
base
unitaria
di
una
nuova
gerarchia
che
salderà
tra
loro
i
vani
rami
della
scienza
.
Inutile
illuder
-
si
,
i
geni
anche
in
Italia
non
si
trovano
a
tutte
le
cantonate
,
e
poi
in
gerarchia
vi
è
un
posto
per
tutti
.
La
gerarchia
fascista
vuole
e
deve
essere
gerarchia
di
valori
spirituali
.
Che
vengano
i
geni
,
ne
abbiamo
bisogno
.
Lasciamo
a
una
scienza
non
nostra
le
distillazioni
metafisiche
di
cervelli
aerostatici
.
Noi
teniamoci
al
sodo
.
La
scienza
fascista
scienza
di
tradizione
perfettamente
latina
non
si
strania
dalla
vita
e
neppure
produce
cavillazioni
esoteriche
,
aborti
e
soliloqui
in
buona
o
cattiva
fede
.
È
prima
di
tutto
scienza
sana
che
conosce
il
suo
scopo
e
i
suoi
mezzi
.
Nella
gerarchia
fascista
ognuno
ha
il
suo
posto
e
la
propria
responsabilità
:
sintesi
e
controllo
sono
perfettamente
assicurati
.
Da
oggi
la
scienza
italiana
prende
contatto
con
la
vita
della
nazione
.
I
risultati
della
ricerca
paziente
e
leale
devono
sfociare
nella
vita
attuata
e
portare
al
più
presto
contributi
benefici
.
Il
Duce
assegnando
il
suo
posto
alla
scienza
,
delimitandone
il
compito
,
sfatando
le
vecchie
chimere
di
una
scienza
avvenirista
pallon
volante
,
di
importazione
straniera
,
ha
fatto
un
'
opera
di
esaltazione
e
di
valorizzazione
.
Ma
attenti
signori
scienziati
.
La
responsabilità
è
grande
.
Chi
oggi
produce
non
pensi
di
tirar
fuori
un
lavoro
che
covi
inosservato
nelle
biblioteche
e
ripescabile
a
buon
tempo
per
il
curriculum
vitae
,
poltrona
soffice
e
diritto
a
pensione
.
Basta
di
questo
.
Lealtà
ci
vuole
o
meglio
:
amore
alla
scienza
.
Il
Duce
ha
fatto
centro
con
un
colpo
maestro
;
dar
movimento
unitario
alla
scienza
ed
inserirla
nella
vita
è
il
vaglio
più
sottile
per
la
verità
scientifica
.
StampaQuotidiana ,
La
guerra
attuale
semina
il
mondo
di
nuovi
germi
di
vita
nel
momento
stesso
in
cui
lo
cosparge
di
morti
e
di
feriti
.
E
tra
i
morti
maggiori
sono
molti
dogmi
,
molti
miti
politici
,
sociologici
,
economici
.
Uno
dei
massimi
e
dei
più
funesti
è
quello
del
materialismo
storico
.
Ci
porge
l
'
occasione
di
celebrarne
la
«
débacle
»
Filippo
Carli
con
la
sua
opera
su
«
La
ricchezza
e
la
guerra
»
(F.lli
Treves
,
1915
)
,
un
'
opera
che
,
se
non
scientificamente
originale
e
profonda
,
è
però
tra
le
migliori
opere
di
esposizione
chiara
e
sistematica
delle
cause
profonde
dell
'
attuale
conflitto
,
che
siano
apparse
in
Italia
ed
all
'
estero
;
per
di
più
è
un
'
immensa
raccolta
di
dati
ben
raccolti
e
catalogati
.
La
dovrebbero
leggere
e
meditare
soprattutto
quei
pubblicisti
e
demagoghi
del
partito
socialista
ufficiale
che
con
petulanza
e
sicumera
pari
solo
alla
loro
incoscienza
vanno
pappagallescamente
ripetendo
,
nei
loro
giornali
e
nelle
loro
riviste
,
che
questa
immensa
catastrofe
è
la
riconferma
dei
principi
del
marxismo
e
li
lascia
perfettamente
immutati
e
immutabili
.
Il
Carli
mostra
anzitutto
,
comparando
l
'
aumento
di
popolazione
e
di
produzione
degli
Imperi
Centrali
,
della
Russia
,
della
Francia
e
dell
'
Inghilterra
,
che
nessuno
di
questi
paesi
era
anche
solo
remotamente
minacciato
dal
pericolo
di
vedersi
venir
meno
i
mezzi
di
sussistenza
;
non
la
Francia
perché
la
sua
popolazione
è
stazionaria
;
non
la
Russia
perché
la
sua
ricchezza
potenziale
è
enorme
e
la
sua
densità
di
popolazione
è
minima
;
non
l
'
Inghilterra
perché
la
sua
ricchezza
,
pur
in
anni
recentissimi
,
cresceva
di
gran
lunga
più
rapidamente
che
la
popolazione
e
perché
essa
aveva
trovato
modo
di
alimentare
la
sua
crescente
popolazione
con
le
sue
crescenti
esportazioni
di
manufatti
in
cambio
di
materie
prime
e
di
grano
acquistati
da
paesi
nuovi
fertilizzati
con
i
suoi
capitali
;
non
la
stessa
Germania
,
la
cui
emigrazione
era
ridotta
quasi
a
zero
,
e
che
anzi
vedeva
aumentare
l
'
immigrazione
operaia
straniera
e
la
reimmigrazione
dei
tedeschi
già
arricchitisi
nel
Nord
America
;
sì
che
essa
non
sapeva
neanche
trovar
emigranti
per
le
sue
colonie
e
li
trovava
in
quantità
maggiore
di
gran
lunga
,
se
mai
,
per
gli
Stati
Uniti
e
le
colonie
inglesi
.
Dopo
questa
analisi
della
situazione
demografica
,
il
Carli
passa
all
'
analisi
della
situazione
economico
-
capitalistica
specie
della
Germania
e
dell
'
Inghilterra
,
che
sono
dai
più
considerate
come
le
due
massime
rivali
.
Ed
anche
da
questa
analisi
risulta
lampante
come
la
luce
del
sole
,
che
,
«
economicamente
»
,
non
vi
era
alcun
possibile
antagonismo
,
alcuna
inevitabile
causa
di
guerra
.
L
'
Inghilterra
col
suo
libero
scambio
e
con
il
principio
della
porta
aperta
e
dell
'
uguaglianza
di
opportunità
aveva
risolto
in
modo
perfetto
il
problema
di
far
progredire
la
sua
economia
d
'
accordo
con
quella
di
tutto
il
mondo
.
Essa
aveva
capito
che
più
in
Inghilterra
e
nel
mondo
intero
si
eleva
il
tenore
di
vita
delle
masse
,
ciò
equivale
alla
creazione
di
nuovi
mercati
,
e
che
il
mondo
ampliandosi
per
così
dire
con
l
'
espandersi
della
capacità
di
consumo
dell
'
uomo
,
non
c
'
è
pericolo
alcuno
che
ci
siano
troppi
uomini
o
troppi
capitali
per
appagare
i
bisogni
umani
e
che
in
questo
compito
non
solo
v
'
è
posto
per
tutti
,
ma
vi
sarà
per
tutti
posto
crescente
.
La
Germania
,
a
sua
volta
,
nella
misura
in
cui
la
sua
produzione
agricola
interna
,
per
quanto
enormemente
progressiva
,
non
bastava
più
a
nutrire
la
sua
crescente
popolazione
,
aveva
cominciato
a
provvedervi
come
già
aveva
fatto
l
'
Inghilterra
,
comperando
il
fabbisogno
alimentare
necessario
con
l
'
esportare
manufatti
,
e
veniva
ad
avere
sempre
più
in
comune
con
l
'
Inghilterra
l
'
interesse
a
che
nel
mondo
i
mercati
si
mantenessero
o
divenissero
aperti
.
Lungi
la
Germania
dall
'
essersi
sviluppata
industrialmente
e
commercialmente
a
spese
dell
'
Inghilterra
,
le
statistiche
dimostrano
che
tra
le
due
s
'
era
stabilita
una
specie
di
divisione
del
lavoro
,
e
che
l
'
una
era
la
miglior
cliente
dell
'
altra
;
e
l
'
Inghilterra
lungi
dal
decadere
vedeva
aumentare
la
sua
ricchezza
per
abitante
,
nonché
la
sua
esportazione
per
abitante
più
rapidamente
che
la
Germania
.
Essa
non
si
oppose
neanche
alla
espansione
coloniale
tedesca
;
anzi
si
può
dire
che
le
colonie
tedesche
nell
'
Africa
sono
territori
già
rifiutati
dall
'
Inghilterra
,
nonostante
che
ad
occuparli
essa
fosse
stata
,
in
qualche
caso
,
invitata
anche
da
commercianti
e
missionari
tedeschi
.
Dove
erano
adunque
le
cause
«
economiche
»
di
conflitto
,
egregi
signori
del
materialismo
storico
?
Indubbiamente
v
'
è
un
senso
in
cui
può
dirsi
che
il
conflitto
ebbe
cause
«
economiche
»
;
ma
allora
occorre
precisare
il
significato
di
questo
aggettivo
usato
spesso
tanto
male
a
proposito
.
Non
esistevano
cause
«
economiche
»
del
conflitto
se
si
vuol
dire
che
non
esistevano
nel
mondo
ostacoli
a
che
i
bisogni
del
popolo
tedesco
fossero
adeguatamente
soddisfatti
e
che
la
produzione
tedesca
fosse
adeguatamente
rimunerata
dato
il
gioco
della
domanda
e
della
offerta
delle
merci
,
dei
servigi
e
dei
capitali
.
Che
se
si
vuol
invece
affermare
com
'
è
conforme
a
verità
che
il
conflitto
è
nato
dal
fatto
che
la
Germania
col
protezionismo
,
coi
sindacati
industriali
,
con
la
concentrazione
bancaria
,
con
l
'
infiltrazione
di
personale
tecnico
in
aziende
industriali
e
finanziarie
estere
e
col
«
dumping
»
,
cercava
di
asservire
alla
propria
le
economie
degli
altri
paesi
e
che
questi
sentendosi
minacciati
reagirono
,
e
che
da
questa
azione
e
reazione
è
nata
in
ultima
istanza
la
guerra
,
allora
è
chiaro
che
il
conflitto
non
ha
cause
economiche
,
ma
politiche
.
La
Germania
a
cagione
dello
spirito
di
dominazione
derivatole
dalla
sua
tradizione
militare
e
dal
modo
militare
e
autocratico
in
cui
s
'
è
compiuta
la
sua
unità
nazionale
è
venuta
a
considerare
con
spirito
e
concetti
«
militari
»
anche
i
suoi
problemi
economici
.
Lungi
dal
vedere
,
come
l
'
Inghilterra
,
che
a
nutrire
la
crescente
popolazione
si
provvede
comperando
con
manufatti
da
esportare
il
grano
da
importare
,
che
i
vincoli
economici
non
creano
dipendenze
ma
interdipendenze
tra
i
popoli
,
e
che
l
'
espansione
dei
bisogni
umani
è
indefinita
e
crea
indefinitamente
nuovi
mercati
,
essa
si
lasciò
dominare
dall
'
incubo
che
a
un
certo
punto
gli
altri
paesi
volessero
chiudere
le
porte
ai
suoi
prodotti
,
e
costringerla
così
alla
fame
e
alla
miseria
interna
.
Mossa
da
spirito
di
egemonia
si
credette
minacciata
dall
'
egemonia
altrui
e
si
diede
a
usare
tutti
i
mezzi
economici
e
politici
a
scongiurare
questo
pericolo
e
dato
questo
suo
incubo
la
sua
soluzione
non
poteva
essere
che
una
sola
:
per
non
esser
asservita
doveva
asservire
;
per
non
esser
vittima
del
monopolio
altrui
doveva
crearsi
e
mettersi
in
grado
di
difendere
con
tutti
i
mezzi
il
monopolio
proprio
.
Ecco
come
militarismo
e
industrialismo
,
che
ad
Erberto
Spencer
parevano
termini
antitetici
,
ai
pensatori
tedeschi
paiono
termini
complementari
;
il
militarismo
serve
a
creare
e
sostenere
l
'
egemonia
industriale
:
«
Weltmacht
oder
Niedergang
!
»
.
Se
questa
analisi
della
situazione
dataci
dal
Carli
,
dal
Prato
,
dal
Millond
e
da
altri
è
fondata
,
il
materialismo
storico
è
spacciato
.
Le
forze
economiche
di
per
sé
tendono
ad
eliminare
le
porzioni
monopolistiche
sia
nei
singoli
paesi
che
nel
mondo
intero
.
Il
sistema
industriale
inglese
aveva
risolto
il
modo
di
svilupparsi
armonicamente
con
l
'
economia
mondiale
;
se
il
tedesco
non
ha
fatto
altrettanto
ciò
è
dovuto
non
a
cause
economiche
,
ma
alla
storia
politica
,
alle
istituzioni
,
allo
spirito
del
popolo
tedesco
cui
già
Tacito
,
ricordato
da
von
Bülow
,
rimproverava
la
proclività
all
'
invidia
.
L
'
industrialismo
moderno
,
dunque
,
non
può
essere
di
per
sé
reso
responsabile
della
catastrofe
attuale
;
esso
ha
agito
solo
come
strumento
di
altre
cause
:
in
Inghilterra
come
strumento
dello
spirito
di
libertà
sprigionantesi
da
tutto
il
suo
sviluppo
storico
;
in
Germania
come
strumento
dello
spirito
di
monopolio
e
di
dominazione
sprigionantesi
da
tutta
la
tradizione
storica
,
prussiana
.
Il
fenomeno
economico
è
solo
un
fenomeno
fra
tanti
altri
;
per
di
più
è
un
fenomeno
dello
spirito
.
Il
processo
per
cui
coordinando
vari
elementi
della
produzione
in
un
'
impresa
si
creano
nuovi
valori
,
è
un
processo
in
tutto
e
per
tutto
analogo
a
quello
con
cui
il
genio
scientifico
scopre
od
inventa
e
il
genio
estetico
crea
opere
d
'
arte
.
L
'
operaio
che
sa
fare
un
lavoro
che
un
altro
non
sa
,
il
risparmiatore
che
sa
collocare
il
suo
risparmio
ove
è
più
richiesto
e
gli
si
promette
un
più
alto
interesse
,
l
'
imprenditore
che
concepisce
un
impiego
più
rimunerativo
di
lavoro
,
di
capitale
e
di
terra
e
sa
ai
detentori
di
questi
elementi
ispirare
il
credito
necessario
,
compiono
un
'
opera
di
sintesi
creatrice
quanto
ogni
Edison
od
ogni
Wagner
.
La
produzione
economica
è
solo
una
fra
tante
forme
in
cui
lo
spirito
reagisce
alle
condizioni
d
'
esistenza
e
da
ostacoli
le
trasforma
in
istrumenti
della
sua
potenza
.
La
storia
non
è
così
un
fatale
sviluppo
dialettico
e
non
è
nemmeno
un
rigido
processo
meccanico
-
causale
.
La
storia
è
l
'
affermarsi
della
potenza
liberamente
creatrice
dello
spirito
che
nei
massimi
ha
nome
di
genio
,
ma
in
qualche
grado
esiste
in
tutti
contro
il
meccanismo
e
l
'
inerzia
delle
abitudini
e
delle
convenzioni
,
contro
la
bruta
tirannia
del
mero
numero
,
della
mera
quantità
,
della
mera
massa
.
E
non
occorre
alcuna
teorica
pseudofilosofica
dell
'
economia
e
della
storia
per
giustificare
la
nostra
fede
in
un
miglior
avvenire
umano
e
i
nostri
sforzi
per
attuarlo
.
Basta
sentire
entro
di
noi
,
in
grado
anche
umile
,
questo
impulso
creatore
,
questo
infinito
vivente
che
cerca
espressione
in
atti
,
in
leggi
,
in
istituti
,
in
anime
più
grandi
di
quelle
che
ci
attorniano
,
basta
nutrirlo
costantemente
del
meglio
che
la
storia
mette
a
nostra
disposizione
,
basta
svilupparlo
coraggiosamente
in
tutti
con
l
'
educazione
,
basta
alla
sua
luce
chiedere
ad
ogni
fatto
quotidiano
la
sua
funzione
possibile
nelle
nostre
vite
,
per
sentire
che
non
v
'
è
sforzo
nobile
e
generoso
in
cui
esso
non
vibri
e
a
cui
esso
non
dia
efficace
sanzione
.
Questo
senso
d
'
intima
libertà
basta
da
solo
a
giustificare
la
fede
in
ogni
conato
e
forma
di
libertà
.
Ecco
perché
seppellendo
insieme
a
tanti
altri
miti
funesti
il
materialismo
storico
l
'
attuale
catastrofe
compie
una
funzione
immensamente
benefica
;
ci
toglie
alla
tirannia
delle
cose
,
ci
restituisce
alla
libertà
di
noi
stessi
.
Gli
è
che
l
'
attuale
catastrofe
è
una
immensa
catarsi
,
una
sublime
purificazione
,
un
rogo
di
tante
cose
perverse
;
non
è
tanto
un
conflitto
di
interessi
,
quanto
un
conflitto
di
principi
vitali
e
cosmici
,
di
modi
d
'
intendere
la
vita
e
i
suoi
doveri
.
Il
conflitto
tra
gli
Imperi
Centrali
e
l
'
Intesa
,
tra
materialismo
storico
e
idealismo
creatore
,
è
il
vecchio
eterno
conflitto
tra
lo
spirito
d
'
asservimento
e
lo
spirito
di
libertà
.
StampaPeriodica ,
Non
v
'
è
uomo
che
non
abbia
un
carattere
,
ma
pochi
sono
gli
uomini
veramente
di
carattere
;
questi
si
trovano
più
facilmente
fra
la
gente
di
campagna
,
semplice
,
forte
e
primitiva
,
che
fra
i
borghesi
intellettuali
,
logori
di
mente
e
di
cuore
.
Si
sente
dire
spesso
,
con
un
certo
tono
di
sprezzo
,
che
i
contadini
sono
testardi
:
santa
testardaggine
la
loro
,
che
rivela
,
in
-
vece
,
salde
basi
.
Il
contadino
,
quasi
sempre
religioso
,
ha
un
concetto
integrale
della
vita
e
dei
suoi
valori
essenziali
:
del
buono
e
del
cattivo
,
del
brutto
e
del
bello
,
del
giusto
e
dell
'
ingiusto
,
ed
in
base
a
tale
concetto
agisce
e
giudica
uomini
ed
eventi
e
prima
di
mutare
le
sue
azioni
e
i
suoi
giudizi
deve
essere
profondamente
e
intimamente
convinto
del
proprio
errore
.
Gli
argomenti
brillanti
,
i
facili
entusiasmi
non
hanno
presa
su
di
lui
che
tien
fede
alle
sue
convinzioni
tenacissimamente
.
Potrà
essere
schiavo
di
pregiudizi
,
avere
vedute
sotto
un
certo
aspetto
limitate
,
ma
nessuno
gli
può
contestare
quell
'
unità
interiore
che
si
chiama
,
appunto
,
carattere
.
Il
borghese
,
invece
,
soggiace
più
facilmente
agli
entusiasmi
repentini
e
passeggeri
,
alle
opinioni
altrui
quando
sono
ammantate
di
una
certa
cultura
.
Troppo
colto
e
troppo
intelligente
egli
stesso
per
poter
-
si
contentare
di
soluzioni
semplicistiche
della
vita
e
dei
suoi
problemi
morali
,
non
lo
è
poi
abbastanza
per
abbracciarne
una
che
gli
sia
di
guida
in
questo
operare
terreno
.
Scettico
per
insufficienza
di
pensiero
e
di
spirito
,
il
borghese
assomiglia
a
una
bussola
impazzita
,
pronto
a
spostare
l
'
ago
calamitato
della
propria
coscienza
verso
tutti
i
punti
cardinali
,
sensibile
a
ogni
più
piccolo
movimento
.
Vi
sono
,
poi
,
i
veri
uomini
di
carattere
,
dotati
d
'
animo
e
d
'
intelletto
superiori
e
d
'
una
coscienza
profonda
in
cui
tutto
si
compone
armonicamente
,
che
sanno
quel
che
vogliono
e
perché
;
uomini
nei
quali
non
v
'
è
alcun
dissidio
tra
pensiero
e
pensiero
,
azione
e
azione
e
tra
lo
stesso
pensiero
e
la
stessa
azione
,
che
il
carattere
,
appunto
,
unisce
indissolubilmente
.
Questi
sono
nella
storia
i
grandi
Maestri
e
i
grandi
Condottieri
di
popoli
,
destinati
a
giganteggiare
come
vette
altissime
sulla
piattezza
uguale
del
volgo
,
vicini
tra
loro
malgrado
il
distacco
dei
secoli
.
Da
Dante
a
Benito
Mussolini
la
catena
dei
Grandi
Italiani
segna
il
cammino
faticoso
e
glorioso
della
nostra
Stirpe
.