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LA RIVOLUZIONE DEL LAVORO ( ROSSONI EDMONDO , 1928 )
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... Quest ' anno l ' indirizzo generale della politica fascista si basa esclusivamente su opere costruttive che avvieranno il paese ad un avvenire di prosperità e di potenza . Si presentano così al primo piano della giovane e fresca vita nazionale , tutti i problemi che hanno tormentato lo spirito dei rivoluzionari di buona fede alla vigilia , durante e dopo la grande guerra , non esclusa l ' ansia e l ' irrequietudine per assicurare il pane e una maggiore dignità al proletariato , vale a dire il grave problema che è stato definito sociale ma che più propriamente il Fascismo ha identificato come il primo e più urgente problema nazionale ... Oggi la disoccupazione non è più un motivo di manifestazioni piazzaiuole ; è un problema che trova in - vece la sua soluzione razionale nelle iniziative del governo e nello sprone e nell ' ausilio del governo stesso agli enti e alle imprese . Così le provvidenze sociali si concretano attraverso la elaborazione delle legittime rappresentanze dei produttori facenti capo allo Stato e non sono più un pretesto per la bassa politica demagogica di altri tempi . Una ad una le aspirazioni del popolo lavoratore vivranno nella realtà ... Nel Fascismo c ' è dunque la vera Rivoluzione del Lavoro , inteso non nell ' umiliante senso proletario , ma nel senso più nobile e più vasto che comprende l ' iniziativa , l ' ingegno creatore e la forza costruttiva degli artieri di ogni attività . Le schiere elette del Partito nella celebrazione della storica Marcia debbono sempre richiamarsi alle origini gloriose dei Fasci di combattimento e vigilare affinché il processo interno di selezione e il processo esterno di conquista dell ' animo di tutto il popolo battano il ritmo accelerato secondo il comandamento unico dell ' unico Capo . Tra il fervore di opere che costituiscono le pietre miliari della Rivoluzione , bisogna cementare la solidarietà fraterna dei camerati e pretendere che ognuno compia la sua fatica nel grande cantiere . La molteplicità dei partiti significava la perenne lite politica . Il parassitismo , la divisione ed il conflitto delle classi significavano il disordine e la paralisi produttiva . Il Fascismo significa la redenzione perché è l ' unica volontà della Nazione , perché ha eliminato la rissa in - terna , perché è un regime di operosità , perché è l ' antisetta e l ' antiozio . È insomma , la Rivoluzione e la Civiltà del Lavoro .
TEMA FONDAMENTALE: LA BONIFICA ( LA DIREZIONE , 1928 )
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La nostra Rivista subì notevole ritardo nella data d ' uscita perché non molta gente sembrò allora per - suasa dell ' utilità di una pubblicazione destinata esclusivamente a potenziare nelle coscienze la necessità di una grande Italia rurale quale sarà finalmente non soltanto nei voti , ma negli sforzi più che generosi dei veri italiani rifatti in ispirito ed in ardimento ; ma tale ritardo e la stessa scarsa collaborazione di quanti eravamo andati a svegliare dal torpore tradizionale , non fecero velo al nostro proponimento . Fummo egual - mente in tempo ad impostare con risolutezza ed energia il problema del - la bonifica integrale . Il dibattito , iniziato nello stesso primo fascicolo ( gennaio 1925 ) con un Discorso della Direzione e con articoli tecnici , pro - segui ininterrottamente per tutta la prima annata sui vari e ponderosi aspetti morali , politici , sociali e finanziari della questione . E fu di grandissimo conforto alla nostra fatica la constatazione , in quello stesso anno e sempre più successivamente , dell ' assidua e sollecita cura del Governo Nazionale , delle pronte sue iniziative , dell ' imponente sviluppo delle opere , incoraggiate e promosse dal diretto ed efficace intervento personale del Capo illuminato e presente in ogni nobile gara . Abbiamo poi costantemente seguito progressi e svolgimenti nel campo delle opere e delle organizzazioni : non ci siamo mai stancati , con la collaborazione dei migliori , di ripetere col Duce e per il Duce la necessità di " bonificare fino all ' ultimo acquitrino , " che le energie del " patriziato illustre dell ' agricoltura " dovessero , unite e concordi , persegui - re la grande opera di redenzione fino al più vasto compimento , oltre la stessa caducità degli uomini , per consegnare alla storia del mondo un ' Italia restituita alla maturità di tutti i suoi destini ...
APPUNTI DI UN GREGARIO. LE DUE ETÀ ( VECCHIETTI GIORGIO , 1928 )
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... La differenza tra la vecchia e la nuova generazione e la superiorità di questa su quella , un acuto osservatore le può ricavare in parte dai frequenti colloqui tra i rappresentanti , diciamo così , delle due età . Si odono discussioni sul Fascismo e sulla vita fascista e si ha agio di osservare e di giudicare il mondo del giovane e quello del vecchio . Il vecchio afascista ( parola estensiva e meno impegnativa ) giudica il Fascismo con quella vecchia obbiettività portata all ' estremo , che , se può giovare allo storico , impoverisce tuttavia l ' uomo " attuale , " togliendogli quel tanto di passione e di poesia necessarie per vedere dietro il freddo e isolato problema , l ' aspetto di una rivoluzione tremendamente unitaria . Il vecchio dunque che tiene a questa sua imparzialità , sì da non immergersi nel fiume impetuoso del nuovo tempo , procede all ' antica : con lentezza e misuratezza d ' opinioni e d ' approvazioni , col freno sempre alla fantasia e al cuore " elementi " più lirici che critici , insistendo in una visione che egli dice universale ma che è in realtà turbata , per difetto di fede , da troppi minuti e falsi particolari . Egli divide animo e discussione in tante zone se - parate da esaminare diligentemente con coscienza scientifica e riserbo professorale . Non bisogna lasciarsi mai vincere dall ' entusiasmo , ma per piccole e sicure esperienze salire al giudizio totale , infallibile , spassionato . Così il vecchio studia il Fascismo , e cioè alcuni lati del Fascismo , e dopo lunga discussione " seria ed equilibrata " conclude porgendoti la sua critica " serena ed esauriente " e mostrandoti i risultati della sua analisi . Degli uomini e delle idee alcuni ha messo a destra , altri a sinistra , altre in altre righe e scomparti . Egli è in pace piena con la logica e le sue esigenze , il discorso non ha una grinza ma il Fascismo è andato a farsi benedire . Ben diverso è il contegno del giovane fascista d ' ingegno e di fede . Egli entra subito in lizza con una foga che turba non poco l ' avversario . Il discorso non è confutato e sostenuto da citazioni famose ma solo e di continuo ricorre un nome , detto ora sommesso con venerazione , ora forte e vittoriosamente come uno squillo guerresco . La dialettica del giovane ha altra misura , forma e sostanza . Egli non procede per pazienti e diligenti induzioni ma subito si pone innanzi , come un blocco incandescente , la questione nella sua totalità , non spaventato ma allettato dalla maestà delle proporzioni . Non discute il Fascismo perché non ha bisogno di capirlo , né di spiegarlo né di persuadersi ; perché lo sente , lo vi - ve , lo intuisce ; né saprebbe mai contraddirsi scindendo la propria personalità , per essere in una discussione cioè in un momento particolare e trascurabile , freddo , logico ed equanime , mentre la sua stessa vita è tutta presa dal fuoco di una passione e di una fede integrale e intransigente sino alla faziosità . Lo Stato autoritario , le istituzioni più rivoluzionarie come la Milizia e l ' Assemblea corporativa ; le idee più recise come l ' intransigenza , gli strumenti più originali come la violenza e la celerità ; tutto insomma quel che è fascista , cioè rivoluzionario , è sentito e compreso dal giovane perfettamente . Leggi , decreti , discorsi , scritti , circolari d ' ogni giorno , d ' ogni ora , vanno a completare e a definire sempre meglio l ' ossatura ideale del gran corpo fascista . Modernità e antichità , rivoluzione e tradizione , politica , arte , religione : tutto è fuso e splendente nel suo animo e nella sua mente . La discussione lascia quindi gli interlocutori come prima . Il vecchio con le sue misurazioni logiche , con la sua cultura , col suo frammentarismo cerca invano di capire , di confutare , di sperare quella famosa fede del giovane , la quale è in questi così aderente e propria che discuterne è tempo perso . Perché la fede non crolla all ' urto delle parole e l ' aria non abbatte la montagna . Il vecchio , immaginarselo poi , non più critico ma maestro , persuasore , educatore del giovane . Come se chi , per forza d ' ali , tocca la vetta possa essere iniziato ai segreti del volo da chi ha arrancato per le strade , battute da ogni genere animale ; da chi troppe volte , prima di giungere , ha fatto l ' umiliante constatazione di quanto sia necessario per tirar su il corpo il cespuglio d ' erba , la scheggia di roccia , la mediocre cosa in - somma . Le vie sono divergenti e lontane . Perché il vecchio è analitico e anatomista , il giovane sintetico e lirico ; per il primo la discussione sul Fascismo è una semplice esercitazione mentale , per il secondo un nuovo atto di fede .
GUAI A CHI LA TOCCA ( D.C. , 1928 )
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Chi in Italia , e nel mondo può fare a meno di essere un fervidissimo ammiratore di S . E . Giovanni Gentile , il grande filosofo del Fascismo , il geniale riformatore della scuola italiana , il Ministro al quale , dopo la sua morte , verranno innalzati monumenti per tutte le città italiane ? Monumenti che non serviranno ad eternare la sua opera per sé per - fetta , eterna ed immutabile più del Vangelo ma vorranno esprimere la gratitudine , che tutte le generazioni italiane , fino alla fine dei secoli , dovranno tributare al rinnovatore , all ' artefice dell ' educazione e della cultura nazionale . Tutto ciò è universalmente conosciuto . Ma , da ieri , S . E . Gentile ha offerto al mondo una nuova manifestazione del suo altissimo intelletto , una nuova prova della sua francescana umiltà , della sua temperanza , del suo buon gusto e della sua versatilità eccezionale : un monumentale articolo pubblicato dal Corriere della Sera in cui S . E . Gentile si palesa un umorista , al cui cospetto Sterne deve impallidire . Il viaggio sentimentale può essere non compreso , e può non divertire . L ' articolo cui alludiamo diverte e fa sorridere chiunque ha la fortuna di leggerlo . Che cosa abbia voluto dire S . E . Gentile , scrivendo di un ministro calunniato , non ha importanza . Forse non lo sa neppure lui . Parla di leggende assurde : di cose che " non hanno fondamento " secondo egli stesso scrive . Il nuovo , illustre parto del suo genio ha valore come opera d ' arte in sé . Come tale , noi profondamente l ' ammiriamo . Il resto non conta . L ' articolo ripete cose già note : che la Riforma è un punto fermo , inviolabile , sacro , che non deve subire mutamenti né anche nel dettaglio : che ogni ministro dell ' Istruzione Italiana aderisce a tale inviolabilità con il solo fatto di accettare il portafoglio della Minerva : che ogni voce , ogni pericolo di modificazioni " turba interessi " e diffonde " una inquietudine ed un disagio in tutto il Paese . " Chi difatti oserebbe dubitare di tali verità , universalmente accettate come dogma , incorrosibili nel tempo , inattaccabili da ogni veleno di critica ? Passeranno gli anni , profonde trasformazioni potranno accade - re nel pensiero , nel costume , nella vita dei popoli , ma la Riforma genti - liana resisterà , allo stesso posto , al sole , meglio del Colosseo , del Foro , dell ' Arco di Tito , i quali hanno subito qualche danno dai secoli . Di lustro in lustro essa acquisterà nuovo valore . Fino a ieri era la Riforma Gentile della Scuola , oggi leggete il Corriere della Sera di ieri è già diventata tout court , la Riforma erre maiuscola come quella di Martin Lutero . Potete da questo fatto immaginare ciò che diverrà tra qualche secolo . Perché intanto non si comincia con lo scolpirla nella pietra , e con l ' accendervi innanzi delle lampade ? I Ministri , che hanno avuto l ' onore di succedere a S . E . Gentile avrebbero dovuto pensarvi . Che altro compito potevano avere ? Ai Ministri dell ' Istruzione Italiana , ormai non può essere assegnata altra funzione oltre questa : essere i custodi del Verbo , tenere vivo il fuoco sacro della Riforma , eseguire fedelmente la volontà del Maestro , ed , in caso di dubbi , ricorrere a lui per una interpretazione autentica della legge . Chi potrebbe essere tanto folle da assumersi una qualsiasi nuova iniziativa ? Chi tanto audace da toccare i sacerdoti lasciati dal Riformatore a tutela della perfetta esecuzione della sua volontà ? Chi tanto temerario da macchiarsi , con interpretazioni non autorizzate , dell ' imperdonabile delitto di eresia ? Tra le generazioni venture , quando S . E . Gentile sarà asceso all ' Olimpo , si dibatteranno le contese , che si accesero tra i seguaci di Aristotile per la più esatta interpretazione della parola del Maestro . Fino a quando Egli è tra noi , ed è possibile attingere alla fonte della sua sapienza , ogni disputa è assurda e delittuosa ... Noi vorremmo che l ' on . Belluzzo propugnasse sanzioni altrettanto gravi per coloro che , eventualmente , ardissero dire che la Riforma .. , è " mal congegnata e mal concepita " ... Condanniamo a morte magari , gli avversari della Riforma se ve ne sono . Ma che il divino Gentile non ripudii la Nazione , che ebbe la fortuna di dargli la vita ! ...
PER UNA CRITICA LETTERARIA FASCISTA ( DE_VITA CORRADO , 1928 )
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... La critica fascista , come risultato di una nuova estetica , dovrà rispondere ai valori etici e sociali ed al vasto e profondo rinnovamento spirituale , artistico , politico e religioso , dell ' Italia delle Camicie Nere . Diversamente si potrà di tutto parlare , fuorché di critica fascista . Parlare di compiti è tutt ' altra cosa e forse è inutile , se prima con la mutata realtà storica non si rinnova ogni vecchio sistema valutativo . L ' universalismo democratico ci ha dato il Croce , che per la verità ingiusta - mente si accusa di servilismo alla filosofia teutonica . Il Croce si è riallacciato alla nostra tradizione ed ha innovata la nostra cultura , che sulla fine del secolo scorso sembrava dovesse nuovamente stagnarsi . Ma i meriti del Croce e il suo innegabile valore storico non giustificano la passiva persistenza su di un sistema superato . Non è possibile ammettere una critica fascista inquadrata nel sistema crociano . L ' universalismo e l ' individualismo si so - no annullati nella unità perfetta , nella realtà assoluta , nel principio religioso che è la Nazione . L ' individuo cede il posto allo Stato . E tale posizione non è contraria all ' autonomia dell ' opera d ' arte ed alla libera creazione . La critica deve valorizzare l ' arte nazionale nella sua continuità storica col passato al lume di un sistema etico e sociale , senza del resto cadere nei vecchi errori delle scuole che sottoponevano l ' arte a de - terminati fini utilitari . Ma non si può giudicare la nuova letteratura , se non inquadrandola nella vita della Nazione . L ' opera compiuta deve predominare sull ' individuo che l ' ha creata , come espressione collettiva : arte di popolo . E il primo compito della critica è quel - lo di unire le varie correnti della lettera - tura e del pensiero , per creare un organico movimento nazionale , che sappia esprimere al mondo il nuovo volto della Patria .
L'ARTE E IL REGIME ( MACCARI MINO , 1928 )
StampaPeriodica ,
Caro Bottai , Non ho cambiato parere : soltanto il Gran Consiglio , chiamando nel suo seno un artista fascista e fascista sul serio può risolvere radicalmente il problema dell ' ordine artistico . Soltanto dal massimo organo della Rivoluzione può essere emanato un provvedimento rivoluzionario : tale cioè da porre fine all ' andazzo di sapore liberalesco e democratico che imperversa nel campo delle arti . Dico nel campo delle arti volendo alludere alle manifestazioni artistiche d ' interesse pubblico e tali da impegnare il gusto di tutta la Nazione : cioè a dire , mostre , palazzi , monumenti , sistemazioni edilizie , opere pittoriche prescelte a ornare pubblici uffici o sedi di organi del Regime . Perché di quel che succede nello studio di un artista , delle sue esperienze , dei suoi tentativi , non sarebbe lecito far materia di provvidenze politiche . E l ' ordine artistico , di cui tanto s ' è par - lato e si parla , attiene più alla politica che all ' arte . Sostanzialmente , anzi , l ' arte , ci sia ordine o disordine nella sistemazione dei suoi prodotti , rimane un fatto intangibile e sfuggente a ogni regola che non sia d ' origine divina . Questione politica , dunque . Questione che impegna il Fascismo ... Poco e chiaro : o Gran Consiglio , o nulla .
BORGESE, IL FILOGALLO ( IL DOGANIERE , 1928 )
StampaPeriodica ,
S ' è meravigliato più d ' uno e risentito perché G.A. Borgese , critico laureato ed autore pontificante nel tempio delle patrie lettere , va scoprendo a Parigi i numi della letteratura contemporanea , che si chiamano Bourget , Gide , Proust e han cenacoli come 1'Europe , la Revue des deux mondes o la N . R . F . Occorreva proprio , mi domando , che il prof . Borgese , noto per il connaturato antifascismo , andasse a Parigi , e proclamasse sul Corriere della Sera ( antifascista per definizione ) che la Francia è l ' ombelico della letteratura moderna , la Mecca dell ' ingegno , l ' Everest dell ' Arte ; tutto questo occorreva per sapere che il pubblico italiano che legge , e quello men numeroso , ma non perciò men pericoloso , che scrive , pende dalla penna degli scrittori di Francia . L ' italiano che sapendo leggere crede d ' esser colto , ritiene indispensabile avere nella sua libreria un certo numero di volumi francesi , ed è orgoglioso se può in conversazione dire il suo giudizio , sull ' ultimo libro di Bourget , o almeno , in mancanza di meglio , di Dékobra , il romanziere dalle tirature folli . Questo fascino francese è il segno di uno smaccato e pacchiano provincialismo , che sopravvive fra noi . La verità è amara , ma riconosciamola francamente : la gran parte degli italiani d ' oggi usano a parole tutta la loro fierezza , ma non dànno un ' oncia del loro sangue al cervello per farlo italianamente pensare e operare . Il prof . Borgese è soltanto l ' antesignano e il maestro riconosciuto e consacrato di questa pigra borghesissima Italia che non riesce a guarire oggi come ieri dal suo mal francese .
SCIENZA FASCISTA ( BRACALONI LORENZO , 1928 )
StampaPeriodica ,
Il Duce ha parlato chiaramente a Marconi : si trattava di farsi intendere agli intellettuali . E non più ai vecchi parrucconi dei tempi passati , ma agli svariati scienziati moderni più sordi forse dei primi , ché non v ' è peggior sordo di chi non vuole intendere . E per farsi intendere bisognava parlar chiaro e il Duce s ' è espresso chiaramente e anche severamente . Il discorso di Bologna al Congresso della Scienza definiva un programma : la recente lettera lo impone . Due sono i termini : abolizione della scienza parolaia , congressista e sconclusionata , costruzione fascista di una scienza organata e leale : alle manifestazioni d ' un certo peso , alla grancassa della scienza che sono i congressi , l ' imposizione di un programma se - vero , ordinato e produttivo . Chi aveva preparato qualche orazione scientifica per il prossimo congresso , peggio per lui , la può rinchiudere nel cassetto : meno parole e più fatti . Il Duce a Bologna definiva con esattezza i confini d ' azione della scienza , stabiliva la meta della ricerca scientifica . L ' idea sua , perfettamente latina , s ' allacciava alla sana tradizione scientifica italiana ampliandola in nuova sintesi . Quanta meraviglia e che lezione per molti ! Su basi solide , d ' antica esperienza , il Duce ha dato mano al suo programma di costruzione : che gli scienziati diano ora il materiale buono e ben ordinato . Senza materiale buono e senza ordine non vi è possibilità di costruzione . Alla produzione individuale che sfugge alla sintesi e al controllo è necessario sostituire la produzione di scuola . La famiglia per il viver civile , la scuola per la scienza . E la scuola sia il centro più piccolo dell ' attività scientifica , la base unitaria di una nuova gerarchia che salderà tra loro i vani rami della scienza . Inutile illuder - si , i geni anche in Italia non si trovano a tutte le cantonate , e poi in gerarchia vi è un posto per tutti . La gerarchia fascista vuole e deve essere gerarchia di valori spirituali . Che vengano i geni , ne abbiamo bisogno . Lasciamo a una scienza non nostra le distillazioni metafisiche di cervelli aerostatici . Noi teniamoci al sodo . La scienza fascista scienza di tradizione perfettamente latina non si strania dalla vita e neppure produce cavillazioni esoteriche , aborti e soliloqui in buona o cattiva fede . È prima di tutto scienza sana che conosce il suo scopo e i suoi mezzi . Nella gerarchia fascista ognuno ha il suo posto e la propria responsabilità : sintesi e controllo sono perfettamente assicurati . Da oggi la scienza italiana prende contatto con la vita della nazione . I risultati della ricerca paziente e leale devono sfociare nella vita attuata e portare al più presto contributi benefici . Il Duce assegnando il suo posto alla scienza , delimitandone il compito , sfatando le vecchie chimere di una scienza avvenirista pallon volante , di importazione straniera , ha fatto un ' opera di esaltazione e di valorizzazione . Ma attenti signori scienziati . La responsabilità è grande . Chi oggi produce non pensi di tirar fuori un lavoro che covi inosservato nelle biblioteche e ripescabile a buon tempo per il curriculum vitae , poltrona soffice e diritto a pensione . Basta di questo . Lealtà ci vuole o meglio : amore alla scienza . Il Duce ha fatto centro con un colpo maestro ; dar movimento unitario alla scienza ed inserirla nella vita è il vaglio più sottile per la verità scientifica .
IL CREPUSCOLO DI UN MITO ( CRESPI ANGELO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
La guerra attuale semina il mondo di nuovi germi di vita nel momento stesso in cui lo cosparge di morti e di feriti . E tra i morti maggiori sono molti dogmi , molti miti politici , sociologici , economici . Uno dei massimi e dei più funesti è quello del materialismo storico . Ci porge l ' occasione di celebrarne la « débacle » Filippo Carli con la sua opera su « La ricchezza e la guerra » (F.lli Treves , 1915 ) , un ' opera che , se non scientificamente originale e profonda , è però tra le migliori opere di esposizione chiara e sistematica delle cause profonde dell ' attuale conflitto , che siano apparse in Italia ed all ' estero ; per di più è un ' immensa raccolta di dati ben raccolti e catalogati . La dovrebbero leggere e meditare soprattutto quei pubblicisti e demagoghi del partito socialista ufficiale che con petulanza e sicumera pari solo alla loro incoscienza vanno pappagallescamente ripetendo , nei loro giornali e nelle loro riviste , che questa immensa catastrofe è la riconferma dei principi del marxismo e li lascia perfettamente immutati e immutabili . Il Carli mostra anzitutto , comparando l ' aumento di popolazione e di produzione degli Imperi Centrali , della Russia , della Francia e dell ' Inghilterra , che nessuno di questi paesi era anche solo remotamente minacciato dal pericolo di vedersi venir meno i mezzi di sussistenza ; non la Francia perché la sua popolazione è stazionaria ; non la Russia perché la sua ricchezza potenziale è enorme e la sua densità di popolazione è minima ; non l ' Inghilterra perché la sua ricchezza , pur in anni recentissimi , cresceva di gran lunga più rapidamente che la popolazione e perché essa aveva trovato modo di alimentare la sua crescente popolazione con le sue crescenti esportazioni di manufatti in cambio di materie prime e di grano acquistati da paesi nuovi fertilizzati con i suoi capitali ; non la stessa Germania , la cui emigrazione era ridotta quasi a zero , e che anzi vedeva aumentare l ' immigrazione operaia straniera e la reimmigrazione dei tedeschi già arricchitisi nel Nord America ; sì che essa non sapeva neanche trovar emigranti per le sue colonie e li trovava in quantità maggiore di gran lunga , se mai , per gli Stati Uniti e le colonie inglesi . Dopo questa analisi della situazione demografica , il Carli passa all ' analisi della situazione economico - capitalistica specie della Germania e dell ' Inghilterra , che sono dai più considerate come le due massime rivali . Ed anche da questa analisi risulta lampante come la luce del sole , che , « economicamente » , non vi era alcun possibile antagonismo , alcuna inevitabile causa di guerra . L ' Inghilterra col suo libero scambio e con il principio della porta aperta e dell ' uguaglianza di opportunità aveva risolto in modo perfetto il problema di far progredire la sua economia d ' accordo con quella di tutto il mondo . Essa aveva capito che più in Inghilterra e nel mondo intero si eleva il tenore di vita delle masse , ciò equivale alla creazione di nuovi mercati , e che il mondo ampliandosi per così dire con l ' espandersi della capacità di consumo dell ' uomo , non c ' è pericolo alcuno che ci siano troppi uomini o troppi capitali per appagare i bisogni umani e che in questo compito non solo v ' è posto per tutti , ma vi sarà per tutti posto crescente . La Germania , a sua volta , nella misura in cui la sua produzione agricola interna , per quanto enormemente progressiva , non bastava più a nutrire la sua crescente popolazione , aveva cominciato a provvedervi come già aveva fatto l ' Inghilterra , comperando il fabbisogno alimentare necessario con l ' esportare manufatti , e veniva ad avere sempre più in comune con l ' Inghilterra l ' interesse a che nel mondo i mercati si mantenessero o divenissero aperti . Lungi la Germania dall ' essersi sviluppata industrialmente e commercialmente a spese dell ' Inghilterra , le statistiche dimostrano che tra le due s ' era stabilita una specie di divisione del lavoro , e che l ' una era la miglior cliente dell ' altra ; e l ' Inghilterra lungi dal decadere vedeva aumentare la sua ricchezza per abitante , nonché la sua esportazione per abitante più rapidamente che la Germania . Essa non si oppose neanche alla espansione coloniale tedesca ; anzi si può dire che le colonie tedesche nell ' Africa sono territori già rifiutati dall ' Inghilterra , nonostante che ad occuparli essa fosse stata , in qualche caso , invitata anche da commercianti e missionari tedeschi . Dove erano adunque le cause « economiche » di conflitto , egregi signori del materialismo storico ? Indubbiamente v ' è un senso in cui può dirsi che il conflitto ebbe cause « economiche » ; ma allora occorre precisare il significato di questo aggettivo usato spesso tanto male a proposito . Non esistevano cause « economiche » del conflitto se si vuol dire che non esistevano nel mondo ostacoli a che i bisogni del popolo tedesco fossero adeguatamente soddisfatti e che la produzione tedesca fosse adeguatamente rimunerata dato il gioco della domanda e della offerta delle merci , dei servigi e dei capitali . Che se si vuol invece affermare com ' è conforme a verità che il conflitto è nato dal fatto che la Germania col protezionismo , coi sindacati industriali , con la concentrazione bancaria , con l ' infiltrazione di personale tecnico in aziende industriali e finanziarie estere e col « dumping » , cercava di asservire alla propria le economie degli altri paesi e che questi sentendosi minacciati reagirono , e che da questa azione e reazione è nata in ultima istanza la guerra , allora è chiaro che il conflitto non ha cause economiche , ma politiche . La Germania a cagione dello spirito di dominazione derivatole dalla sua tradizione militare e dal modo militare e autocratico in cui s ' è compiuta la sua unità nazionale è venuta a considerare con spirito e concetti « militari » anche i suoi problemi economici . Lungi dal vedere , come l ' Inghilterra , che a nutrire la crescente popolazione si provvede comperando con manufatti da esportare il grano da importare , che i vincoli economici non creano dipendenze ma interdipendenze tra i popoli , e che l ' espansione dei bisogni umani è indefinita e crea indefinitamente nuovi mercati , essa si lasciò dominare dall ' incubo che a un certo punto gli altri paesi volessero chiudere le porte ai suoi prodotti , e costringerla così alla fame e alla miseria interna . Mossa da spirito di egemonia si credette minacciata dall ' egemonia altrui e si diede a usare tutti i mezzi economici e politici a scongiurare questo pericolo e dato questo suo incubo la sua soluzione non poteva essere che una sola : per non esser asservita doveva asservire ; per non esser vittima del monopolio altrui doveva crearsi e mettersi in grado di difendere con tutti i mezzi il monopolio proprio . Ecco come militarismo e industrialismo , che ad Erberto Spencer parevano termini antitetici , ai pensatori tedeschi paiono termini complementari ; il militarismo serve a creare e sostenere l ' egemonia industriale : « Weltmacht oder Niedergang ! » . Se questa analisi della situazione dataci dal Carli , dal Prato , dal Millond e da altri è fondata , il materialismo storico è spacciato . Le forze economiche di per sé tendono ad eliminare le porzioni monopolistiche sia nei singoli paesi che nel mondo intero . Il sistema industriale inglese aveva risolto il modo di svilupparsi armonicamente con l ' economia mondiale ; se il tedesco non ha fatto altrettanto ciò è dovuto non a cause economiche , ma alla storia politica , alle istituzioni , allo spirito del popolo tedesco cui già Tacito , ricordato da von Bülow , rimproverava la proclività all ' invidia . L ' industrialismo moderno , dunque , non può essere di per sé reso responsabile della catastrofe attuale ; esso ha agito solo come strumento di altre cause : in Inghilterra come strumento dello spirito di libertà sprigionantesi da tutto il suo sviluppo storico ; in Germania come strumento dello spirito di monopolio e di dominazione sprigionantesi da tutta la tradizione storica , prussiana . Il fenomeno economico è solo un fenomeno fra tanti altri ; per di più è un fenomeno dello spirito . Il processo per cui coordinando vari elementi della produzione in un ' impresa si creano nuovi valori , è un processo in tutto e per tutto analogo a quello con cui il genio scientifico scopre od inventa e il genio estetico crea opere d ' arte . L ' operaio che sa fare un lavoro che un altro non sa , il risparmiatore che sa collocare il suo risparmio ove è più richiesto e gli si promette un più alto interesse , l ' imprenditore che concepisce un impiego più rimunerativo di lavoro , di capitale e di terra e sa ai detentori di questi elementi ispirare il credito necessario , compiono un ' opera di sintesi creatrice quanto ogni Edison od ogni Wagner . La produzione economica è solo una fra tante forme in cui lo spirito reagisce alle condizioni d ' esistenza e da ostacoli le trasforma in istrumenti della sua potenza . La storia non è così un fatale sviluppo dialettico e non è nemmeno un rigido processo meccanico - causale . La storia è l ' affermarsi della potenza liberamente creatrice dello spirito che nei massimi ha nome di genio , ma in qualche grado esiste in tutti contro il meccanismo e l ' inerzia delle abitudini e delle convenzioni , contro la bruta tirannia del mero numero , della mera quantità , della mera massa . E non occorre alcuna teorica pseudofilosofica dell ' economia e della storia per giustificare la nostra fede in un miglior avvenire umano e i nostri sforzi per attuarlo . Basta sentire entro di noi , in grado anche umile , questo impulso creatore , questo infinito vivente che cerca espressione in atti , in leggi , in istituti , in anime più grandi di quelle che ci attorniano , basta nutrirlo costantemente del meglio che la storia mette a nostra disposizione , basta svilupparlo coraggiosamente in tutti con l ' educazione , basta alla sua luce chiedere ad ogni fatto quotidiano la sua funzione possibile nelle nostre vite , per sentire che non v ' è sforzo nobile e generoso in cui esso non vibri e a cui esso non dia efficace sanzione . Questo senso d ' intima libertà basta da solo a giustificare la fede in ogni conato e forma di libertà . Ecco perché seppellendo insieme a tanti altri miti funesti il materialismo storico l ' attuale catastrofe compie una funzione immensamente benefica ; ci toglie alla tirannia delle cose , ci restituisce alla libertà di noi stessi . Gli è che l ' attuale catastrofe è una immensa catarsi , una sublime purificazione , un rogo di tante cose perverse ; non è tanto un conflitto di interessi , quanto un conflitto di principi vitali e cosmici , di modi d ' intendere la vita e i suoi doveri . Il conflitto tra gli Imperi Centrali e l ' Intesa , tra materialismo storico e idealismo creatore , è il vecchio eterno conflitto tra lo spirito d ' asservimento e lo spirito di libertà .
DEL CARATTERE ( - , 1928 )
StampaPeriodica ,
Non v ' è uomo che non abbia un carattere , ma pochi sono gli uomini veramente di carattere ; questi si trovano più facilmente fra la gente di campagna , semplice , forte e primitiva , che fra i borghesi intellettuali , logori di mente e di cuore . Si sente dire spesso , con un certo tono di sprezzo , che i contadini sono testardi : santa testardaggine la loro , che rivela , in - vece , salde basi . Il contadino , quasi sempre religioso , ha un concetto integrale della vita e dei suoi valori essenziali : del buono e del cattivo , del brutto e del bello , del giusto e dell ' ingiusto , ed in base a tale concetto agisce e giudica uomini ed eventi e prima di mutare le sue azioni e i suoi giudizi deve essere profondamente e intimamente convinto del proprio errore . Gli argomenti brillanti , i facili entusiasmi non hanno presa su di lui che tien fede alle sue convinzioni tenacissimamente . Potrà essere schiavo di pregiudizi , avere vedute sotto un certo aspetto limitate , ma nessuno gli può contestare quell ' unità interiore che si chiama , appunto , carattere . Il borghese , invece , soggiace più facilmente agli entusiasmi repentini e passeggeri , alle opinioni altrui quando sono ammantate di una certa cultura . Troppo colto e troppo intelligente egli stesso per poter - si contentare di soluzioni semplicistiche della vita e dei suoi problemi morali , non lo è poi abbastanza per abbracciarne una che gli sia di guida in questo operare terreno . Scettico per insufficienza di pensiero e di spirito , il borghese assomiglia a una bussola impazzita , pronto a spostare l ' ago calamitato della propria coscienza verso tutti i punti cardinali , sensibile a ogni più piccolo movimento . Vi sono , poi , i veri uomini di carattere , dotati d ' animo e d ' intelletto superiori e d ' una coscienza profonda in cui tutto si compone armonicamente , che sanno quel che vogliono e perché ; uomini nei quali non v ' è alcun dissidio tra pensiero e pensiero , azione e azione e tra lo stesso pensiero e la stessa azione , che il carattere , appunto , unisce indissolubilmente . Questi sono nella storia i grandi Maestri e i grandi Condottieri di popoli , destinati a giganteggiare come vette altissime sulla piattezza uguale del volgo , vicini tra loro malgrado il distacco dei secoli . Da Dante a Benito Mussolini la catena dei Grandi Italiani segna il cammino faticoso e glorioso della nostra Stirpe .