StampaPeriodica ,
La
più
singolare
protesta
che
sinora
ci
sia
toccato
di
registrare
in
un
congresso
di
organismi
politici
è
certamente
quella
messa
in
atto
dai
giovani
democristiani
a
Bari
nel
corso
del
loro
VIII
Convegno
Nazionale
:
un
sistematico
boicottaggio
della
discussione
per
tutta
la
durata
della
prima
giornata
.
I
giovani
democristiani
non
volevano
discutere
,
si
rifiutavano
di
dar
corso
al
dibattito
su
una
relazione
ritenuta
insoddisfacente
.
E
tuttavia
l
'
atteggiamento
dei
delegati
solo
in
piccola
parte
era
diretto
contro
il
gruppo
dirigente
uscente
:
esso
più
ancora
investiva
e
colpiva
il
partito
di
cui
i
giovani
avvertivano
con
stizza
e
timore
le
pressioni
palesi
e
i
sotterranei
ricatti
politici
.
Sicché
mal
ne
incolse
all
'
incauto
presidente
che
reiteratamente
incitava
i
delegati
a
prendere
la
parola
,
perché
un
congressista
,
vincendo
ogni
ritegno
,
con
chiara
,
limpida
voce
rimbeccò
che
«
inutile
era
discutere
quando
ogni
cosa
era
già
statu
decisa
a
Roma
presso
la
direzione
del
partito
»
.
Questo
atteggiamento
veniva
,
però
,
interamente
rovesciato
l
'
indomani
quando
l
'
opposizione
di
sinistra
trasformò
la
protesta
morale
in
uno
dei
più
duri
attacchi
al
gruppo
dirigente
che
la
storia
del
movimento
giovanile
DC
.
forse
ricordi
.
Le
violenze
verbali
,
non
disgiunte
da
rigorose
analisi
politiche
,
dei
vari
delegati
spinsero
gli
osservatori
esterni
a
considerare
gli
oppositori
dei
«
votati
»
alla
«
bruciatura
»
politica
;
gente
,
cioè
,
decisa
,
ad
ogni
costo
,
a
vuotare
in
una
sola
volta
tutto
il
sacco
delle
amarezze
,
delle
delusioni
,
dei
risentimenti
accumulati
nel
giro
degli
ultimi
anni
.
Ed
invece
la
battaglia
dell
'
opposizione
che
apparve
disordinata
,
all
'
inizio
-
e
in
parte
lo
fu
-
che
non
seppe
sempre
interamente
prospettare
soluzioni
alla
crisi
politica
dei
gruppi
giovanili
,
che
fu
di
volta
in
volta
o
troppo
astratta
o
troppo
imprecisa
,
ma
che
costantemente
fu
sostenuta
da
un
entusiasmo
senza
limiti
e
da
una
inebriante
passione
politica
,
riuscì
a
scuotere
dal
torpore
buona
parte
dei
convegnisti
(
quelli
,
per
intenderci
,
liberi
dall
'
ipoteca
del
partito
e
dalle
piccole
e
grandi
cariche
,
nel
sottogoverno
)
e
a
determinare
,
in
definitiva
,
quell
'
insperato
risultato
elettorale
che
decretò
la
sconfitta
morale
del
gruppo
dirigente
.
La
vittoria
di
De
Stefanis
(
da
tutti
prevista
di
dimensioni
esorbitanti
)
con
un
solo
voto
di
maggioranza
viene
,
infatti
,
a
dare
conferma
di
questo
dato
di
fatto
.
Prima
di
giungere
,
però
,
a
delle
valutazioni
politiche
del
convegno
giovanile
DC
.
di
Bari
,
ci
sembra
opportuno
fare
un
rapido
excursus
della
storia
dei
gruppi
giovanili
DC
.
di
questi
ultimi
anni
,
per
individuare
attraverso
la
ricostruzione
dei
fatti
(
le
uniche
cose
valide
nella
lotta
politica
)
i
motivi
che
hanno
determinato
questa
lunga
crisi
di
giovani
democristiani
.
I
giovani
con
Dossetti
contro
De
Gasperi
Nella
storia
del
movimento
giovanile
DC
.
possiamo
riscontrare
,
in
sostanza
,
due
fasi
importanti
.
La
prima
risale
al
periodo
degasperiano
e
si
chiude
nel
1948
.
Fu
quello
il
periodo
della
strutturazione
dei
gruppi
giovanili
,
una
strutturazione
che
avvenne
,
però
,
senza
la
diretta
partecipazione
della
base
.
De
Gasperi
concepì
il
movimento
giovanile
come
una
espressione
settoriale
del
partito
e
,
nella
pratica
,
impedì
la
libera
ed
autonoma
espressione
delle
forze
giovanili
.
Questo
atteggiamento
del
vecchio
leader
DC
.
portò
i
giovani
ad
incontrarsi
e
ad
assorbire
il
dossettismo
e
ad
assumere
una
posizione
antidegasperiana
che
durò
fino
al
1951
,
cioè
fino
al
giorno
della
crisi
del
dossettismo
.
Rotti
gli
argini
fra
cui
De
Gasperi
voleva
ad
ogni
costo
restringerli
essi
si
immersero
in
un
impegno
politico
e
dottrinario
di
notevole
dimensione
.
Attraverso
questo
impegno
i
giovani
realizzarono
quanto
non
erano
stati
capaci
di
fare
prima
,
attraverso
le
formule
organizzative
che
De
Gasperi
mantenne
sempre
nelle
angustie
del
tecnicismo
e
del
burocratismo
;
si
calarono
cioè
,
nelle
realtà
provinciali
e
comunali
e
scoprirono
il
mondo
del
lavoro
con
le
sue
ansie
,
le
sue
lotte
,
le
sue
rivendicazioni
.
Questo
contatto
con
la
realtà
doveva
,
però
,
inevitabilmente
portare
i
giovani
ad
abbandonare
l
'
astrattismo
politico
e
la
teorizzazione
della
lotta
politica
proprio
del
dossettismo
.
Il
loro
nuovo
atteggiamento
critico
contribuì
non
poco
,
a
mio
avviso
,
alla
successiva
crisi
politica
del
dossettismo
e
a
quella
personale
di
Dossetti
stesso
.
In
quel
periodo
,
all
'
incirca
,
Galloni
fondava
Per
l
'
Azione
,
la
rivista
ideologica
dei
giovani
DC
.
Attraverso
quella
rivista
i
giovani
precisavano
meglio
i
loro
orientamenti
fino
a
giungere
,
dopo
il
definitivo
ritiro
di
Dossetti
dalla
vita
politica
attiva
,
a
sperimentare
nuove
forme
politiche
.
Nasceva
,
così
,
la
corrente
di
«
Iniziativa
Democratica
»
che
,
contrariamente
a
quanto
comunemente
ritenuto
,
ricevette
il
primo
impulso
dai
giovani
,
fra
cui
si
distinsero
,
al
centro
,
Galloni
,
Zaccagnini
,
Malfatti
,
Morlino
,
Ciccardini
e
nelle
province
Bolardi
(
a
Reggio
Emilia
)
;
Guerzoni
(
a
Modena
)
;
Di
Capua
(
a
Bologna
)
;
Artusi
(
a
Forlì
)
;
Speranza
(
a
Firenze
)
.
Solo
più
tardi
si
impadronivano
di
«
Iniziativa
Democratica
»
Fanfani
e
Rumor
.
In
quel
periodo
Guido
Gonella
assumeva
la
Segreteria
del
Partito
,
ma
i
giovani
furono
diffidenti
verso
il
nuovo
segretario
.
Questa
diffidenza
doveva
tramutarsi
,
nel
giro
di
pochi
mesi
,
in
un
vero
e
proprio
conflitto
fra
movimento
giovanile
(
che
si
era
stretto
intorno
a
Malfatti
)
e
partito
.
Era
il
tempo
in
cui
Il
Mondo
definiva
i
giovani
DC
i
cattolici
giacobini
;
era
il
tempo
in
cui
i
giovani
conobbero
i
maggiori
successi
all
'
interno
del
partito
.
Ma
l
'
errore
di
Malfatti
fu
proprio
questo
:
di
far
convergere
l
'
attenzione
del
movimento
giovanile
esclusivamente
sul
partito
e
di
non
considerare
quello
che
avveniva
al
di
fuori
negli
altri
movimenti
giovanili
,
tra
la
gioventù
italiana
.
Malfatti
indubbiamente
riuscì
a
dare
un
indirizzo
al
movimento
giovanile
all
'
interno
della
DC
,
ma
fu
incapace
di
impostare
un
discorso
alla
gioventù
,
fu
incapace
,
cioè
,
di
compiere
,
dopo
la
caduta
del
dossettismo
,
una
chiara
scelta
politica
e
sociale
nel
paese
.
Le
incertezze
del
gruppo
di
Malfatti
ebbero
come
prima
conseguenza
una
divisione
fra
i
cosiddetti
teorici
-
quelli
cioè
che
discutevano
(
senza
realizzare
)
esclusivamente
di
alta
strategia
politica
-
e
i
cosiddetti
avanguardisti
quelli
,
cioè
,
che
volevano
impegnare
i
gruppi
giovanili
soltanto
nelle
attività
sportive
e
ricreative
,
trasferendo
anche
nell
'
organizzazione
giovanile
democristiana
,
il
tipico
metodo
parrocchiale
di
organizzazione
della
gioventù
.
Nel
Paese
,
intanto
,
la
situazione
politica
generale
diviene
sempre
più
tesa
.
I
partiti
e
i
movimenti
giovanili
si
impegnano
in
grosse
battaglie
;
le
masse
popolari
premono
e
si
mobilitano
in
lotte
di
vasto
respiro
nelle
fabbriche
e
nelle
campagne
.
Nelle
scuole
i
gruppi
studenteschi
rafforzano
le
loro
posizioni
e
sviluppano
la
loro
problematica
politica
e
culturale
(
vedi
i
congressi
dell
'
UGI
e
dell
'
UNURI
di
Milano
,
di
Montecatini
,
di
Grado
)
.
Il
movimento
giovanile
democristiano
resta
al
di
fuori
di
questi
fermenti
ed
è
letteralmente
paralizzato
dalle
incertezze
interne
e
dalla
polemica
col
partito
.
Crede
di
sanare
i
contrasti
non
assumendo
alcuna
chiara
posizione
e
attuando
la
politica
del
caso
per
caso
.
Ma
all
'
interno
gli
iscritti
rumoreggiano
e
si
verificano
le
prime
clamorose
defezioni
.
I
teorici
e
gli
avanguardisti
Bartolo
Ciccardini
,
uno
dei
massimi
dirigenti
giovanili
,
fonda
la
rivista
Terza
Generazione
(
1952
)
e
mette
in
discussione
tutto
il
passato
del
movimento
giovanile
nello
stesso
tempo
tende
a
riqualificare
tutta
l
'
opera
di
De
Gasperi
.
La
sua
critica
,
che
peraltro
è
astratta
e
scarsamente
positiva
,
urta
suscettibilità
personali
oltre
che
politiche
,
per
cui
è
costretto
ad
abbandonare
il
partito
.
Lo
segue
il
giovane
Grazzini
.
Il
gruppo
dirigente
,
per
arginare
le
frane
e
per
colmare
il
vuoto
politico
,
tenta
il
discorso
ideologico
.
È
il
momento
dei
saggi
teorici
sulle
strutture
e
sullo
Stato
.
Ciò
non
fa
che
approfondire
il
distacco
fra
i
teorici
e
i
pratici
.
Si
cade
nell
'
immobilismo
politico
,
e
il
linguaggio
dei
dirigenti
diviene
sempre
più
incomprensibile
per
la
base
;
un
po
'
dovunque
si
formano
gruppi
di
élites
,
che
sovente
assumono
la
fisionomia
di
veri
e
propri
cenacoli
per
iniziati
.
Dall
'
altro
lato
i
cosiddetti
pratici
non
trovarono
altro
mezzo
per
inserirsi
nella
realtà
nazionale
che
quello
di
agganciarsi
a
questo
o
a
quel
parlamentare
,
a
questo
o
a
quell
'
uomo
di
governo
.
Suona
,
così
,
l
'
ora
di
Fanfani
che
si
presenta
ai
giovani
in
veste
di
uomo
dai
programmi
scientifici
.
Egli
ha
intuito
l
'
ansia
di
concretezza
dei
giovani
e
spera
di
avvincerli
col
suo
dinamismo
politico
ed
organizzativo
;
considera
,
inoltre
,
maturati
i
tempi
per
trasformare
la
corrente
di
iniziativa
democratica
ed
opera
per
avere
i
giovani
dalla
sua
parte
.
In
questo
clima
confuso
si
arriva
al
congresso
di
Roma
del
1952
.
Fanfani
preme
con
sempre
maggiore
energia
sui
giovani
,
i
quali
,
disorientati
,
finiscono
per
crollare
e
arrivano
sino
ad
accettare
la
legge
maggioritaria
,
giustificandola
con
la
necessità
di
impedire
un
'
alleanza
a
destra
della
democrazia
cristiana
.
Franco
Boiardi
e
Di
Capua
si
oppongono
a
questa
capitolazione
,
ma
ormai
i
gruppi
giovanili
non
hanno
più
iniziativa
.
La
sconfitta
elettorale
del
7
giugno
accelera
il
processo
di
disfacimento
.
Dovremo
giungere
al
1954
perché
un
gruppo
deciso
e
preparato
(
Speranza
,
Chiarante
,
Magni
,
Boiardi
,
Di
Capua
,
Paglietti
)
riesca
ad
entrare
nel
Consiglio
Nazionale
e
a
tentare
la
salvezza
attraverso
una
rapida
preparazione
di
quadri
e
l
'
istituzione
di
centri
di
studio
.
Nel
paese
,
intanto
,
il
Partito
Socialista
Italiano
ha
impostato
la
politica
della
apertura
a
sinistra
che
i
giovani
democristiani
guardano
con
simpatia
.
L
'
attività
dei
nuovi
consiglieri
porta
i
gruppi
giovanili
ad
una
grande
affermazione
nel
congresso
di
Napoli
-
circa
un
quinto
dei
delegati
sono
giovani
-
e
attraverso
il
voto
dei
giovani
vincono
la
loro
battaglia
congressuale
Malfatti
,
Chiarante
e
Galloni
.
Vince
,
però
,
anche
Fanfani
,
che
instaura
nei
confronti
dei
giovani
un
metodo
duro
.
Con
Fanfani
,
ormai
,
si
discute
solo
su
posizioni
di
forza
.
E
i
giovani
non
sono
forti
.
Al
contrario
,
non
hanno
sanato
le
antiche
e
gravi
debolezze
politiche
e
strutturali
del
passato
.
Amareggiato
dalla
sconfitta
del
7
giugno
e
dall
'
esito
del
Congresso
di
Napoli
,
De
Gasperi
comincia
intanto
a
comprendere
la
realtà
giovanile
che
si
agita
nel
suo
partito
.
Per
il
vecchio
statista
è
come
una
rivelazione
.
La
seconda
generazione
(
quella
che
è
al
governo
e
sulla
quale
egli
aveva
posto
ogni
fiducia
)
lo
ha
praticamente
abbandonato
.
Egli
allora
capisce
il
grosso
errore
di
non
aver
saputo
gettare
un
ponte
verso
le
nuove
generazioni
.
Uomo
accorto
ed
intelligente
,
De
Gasperi
riuscì
finalmente
a
comprendere
quali
immense
energie
egli
avesse
trascurato
ed
umiliato
in
tutti
quegli
anni
che
aveva
avuto
in
mano
il
partito
e
,
con
pronta
intuizione
,
cercò
di
superare
la
frattura
e
di
legare
finalmente
la
prima
alla
terza
generazione
.
Fissò
anche
per
l
'
estate
un
incontro
a
Sella
con
i
giovani
.
Voleva
discutere
con
loro
;
voleva
conoscere
,
le
loro
ansie
,
le
loro
aspirazioni
.
Come
ebbe
a
dire
ad
un
suo
collaboratore
voleva
provare
anch
'
egli
ad
imparare
dai
giovani
.
Ma
era
ormai
troppo
tardi
.
Una
settimana
prima
dell
'
incontro
,
De
Gasperi
moriva
.
Il
pugno
di
ferro
di
Fanfani
Il
movimento
giovanile
,
così
,
perduta
questa
occasione
,
resta
sempre
più
imbrigliato
nelle
maglie
del
gioco
di
partito
.
Invano
Boiardi
,
Di
Capua
,
Magri
,
Chiarante
chiedono
al
movimento
giovanile
di
riunire
le
residue
forze
per
rivolgersi
non
più
al
partito
ma
alle
masse
giovanili
,
invano
chiedono
che
sul
piano
politico
generale
i
giovani
DC
.
si
facciano
accusatori
dell
'
integralismo
fanfaniano
e
propugnatori
di
nuove
alleanze
della
DC
verso
sinistra
.
Il
loro
discorso
resta
contraddittorio
(
si
pronunciano
per
nuove
alleanze
a
sinistra
ma
non
sanno
decidersi
ad
accogliere
la
politica
di
apertura
a
sinistra
verso
la
quale
continuano
a
dimostrare
solo
«
simpatia
»
)
.
Di
queste
contraddizioni
approfitta
Fanfani
che
taglia
i
fondi
al
movimento
giovanile
,
provoca
,
con
l
'
aiuto
dello
stesso
Malfatti
,
le
dimissioni
di
tutto
l
'
esecutivo
giovanile
,
impone
la
gestione
commissariale
.
Sul
nome
del
commissario
,
però
,
Fanfani
è
costretto
a
cedere
.
L
'
uomo
di
fiducia
da
lui
proposto
non
viene
accettato
dai
giovani
che
fanno
cadere
la
loro
scelta
su
Ferragni
.
Ferragni
ignora
i
problemi
politici
e
i
problemi
dei
giovani
.
Cerca
di
non
dispiacere
né
a
Dio
né
«
ai
nemici
sui
»
e
procede
,
con
snervante
prudenza
,
in
un
lavoro
strettamente
burocratico
.
Il
generoso
tentativo
di
Boni
e
di
Cabras
di
ridare
vigore
al
movimento
giovanile
attraverso
una
intensa
attività
nel
campo
studentesco
è
destinato
a
fallire
,
come
è
destinata
a
fallire
l
'
azione
della
rivista
Il
Ribelle
e
il
Conformista
che
nasce
come
giornale
di
opposizione
.
Al
congresso
di
Firenze
del
1955
,
del
movimento
giovanile
DC
.
non
resta
che
una
pallida
testimonianza
politica
e
morale
.
La
nomina
di
Ernesto
G
.
Laura
non
porterà
alcun
mutamento
.
I
più
attivi
,
intanto
,
abbandonano
la
lotta
.
Gli
altri
vengono
circondati
da
un
ambiente
ostile
di
partito
.
Cadono
,
così
,
le
ultime
riserve
verso
Fanfani
.
Qualche
critica
viene
ancora
fatta
ma
non
ai
estrinseca
mai
in
forme
politiche
.
Ormai
i
giovani
democristiani
vivono
completamente
staccati
dalla
realtà
in
cui
si
dibattono
le
nuove
generazioni
;
sono
estranei
ad
ogni
problematica
genuinamente
giovanile
;
sono
assenti
da
ogni
lotta
giovanile
.
In
questo
clima
si
è
giunti
al
recente
convegno
nazionale
di
Bari
dove
la
maggioranza
si
è
accorta
che
un
muro
di
diffidenza
la
divideva
dalla
gioventù
italiana
e
dalla
stessa
base
giovanile
democristiana
.
Ma
Fanfani
non
può
permettersi
il
lusso
di
perdere
la
sua
maggioranza
e
decide
di
offrire
al
convegno
la
testa
del
solo
Ernesto
G
.
Laura
.
Spera
,
così
di
mantenere
lo
statu
quo
e
di
creare
una
stabile
maggioranza
intorno
a
De
Stefanis
.
I
fatti
,
però
,
lo
smentiranno
:
contro
ogni
previsione
,
come
dicevamo
all
'
inizio
,
l
'
opposizione
di
sinistra
si
afferma
clamorosamente
e
manca
il
completo
successo
per
un
soffio
.
È
chiaro
che
a
Bari
l
'
opposizione
non
abbia
ancora
saputo
tenere
un
compiuto
discorso
politico
.
Le
amare
esperienze
di
questi
anni
non
hanno
ancora
liberato
la
sinistra
giovanile
democristiana
dalla
sua
tendenza
a
teorizzare
e
quindi
a
scivolare
su
un
terreno
di
élites
.
Ha
però
saputo
bene
individuare
la
causa
di
tutte
le
disgrazie
del
movimento
giovanile
,
quali
la
mancanza
di
autonomia
e
lo
slegame
con
le
masse
giovanili
e
,
in
generale
,
con
le
masse
lavoratrici
del
paese
.
Per
i
giovani
democristiani
l
'
autonomia
,
perciò
,
resta
oggi
l
'
unica
via
di
scampo
.
Liberarsi
dal
conformismo
fanfaniano
,
svincolarsi
dal
paternalismo
di
partito
,
riprendere
un
contatto
alla
base
con
i
giovani
;
non
ci
sono
altre
soluzioni
.
È
,
del
resto
,
questo
un
discorso
che
oggi
dovrebbero
fare
un
po
'
tutti
i
movimenti
giovanili
.