StampaQuotidiana ,
Bergamo
,
28
ottobre
-
«
Sono
quieto
e
tranquillo
»
aveva
scritto
alla
nipote
Enrica
il
cardinale
Angelo
Roncalli
prima
di
entrare
in
Conclave
.
La
gente
di
Sotto
il
Monte
,
questa
lettera
la
conosceva
a
memoria
e
stasera
la
va
recitando
per
le
strade
e
le
botteghe
a
voce
alta
,
in
dialetto
.
Sono
poche
righe
di
una
calligrafia
minuta
e
ordinata
.
La
nipote
prediletta
del
nuovo
Pontefice
le
farà
mettere
in
cornice
perché
ormai
costituiscono
un
documento
storico
.
Il
comune
di
Sotto
il
Monte
,
dove
il
25
novembre
1881
vide
la
luce
Giovanni
XXIII
,
conta
appena
novecento
anime
.
È
un
grappolo
di
case
rustiche
,
in
prossimità
del
fiume
Adda
,
ad
una
quindicina
di
chilometri
da
Bergamo
.
L
'
abitazione
della
vecchia
famiglia
Roncalli
si
trova
dalla
parte
della
collina
,
in
alto
rispetto
alla
piazzetta
del
paese
.
La
casa
,
in
parte
,
è
demolita
.
A
Battista
Agazzi
,
ottantenne
,
ex
compagno
di
scuola
del
Pontefice
Roncalli
,
sembra
di
ricordare
che
la
stanza
nella
quale
Marianna
Mazzola
diede
alla
luce
il
figlio
primogenito
sia
quella
ora
adibita
a
deposito
di
attrezzi
agricoli
.
La
famiglia
Roncalli
era
molto
povera
e
le
tracce
di
questa
povertà
sono
ancora
ben
evidenti
nelle
abitazioni
degli
altri
fratelli
di
Giovanni
XXIII
.
A
Sotto
il
Monte
vivono
tre
fratelli
di
Papa
Roncalli
:
Zaviero
,
di
75
anni
,
sposato
senza
figli
;
Alfredo
,
di
69
anni
,
scapolo
;
Giuseppe
,
di
84
anni
,
sposato
con
dieci
figli
.
L
'
anno
scorso
morì
Giovanni
,
padre
di
otto
figli
molto
attaccati
all
'
illustre
zio
.
Fra
il
1953
e
il
1955
scomparvero
anche
tre
sorelle
.
Dei
diciotto
nipoti
di
monsignor
Roncalli
,
soltanto
uno
ha
intrapreso
la
carriera
ecclesiastica
:
si
tratta
di
don
Battista
,
curato
di
Fusignano
,
in
provincia
di
Ravenna
.
La
notizia
della
nomina
di
«
don
Angelo
»
a
nuovo
Pontefice
è
dilagata
nella
campagna
bergamasca
con
la
rapidità
eccezionale
delle
grandi
notizie
.
Le
scene
di
esultanza
sono
state
infinite
.
Al
momento
dell
'
«
Habemus
Papam
»
,
sia
la
frazione
di
Sotto
il
Monte
sia
la
città
di
Bergamo
erano
davanti
ai
televisori
.
Traffico
bloccato
,
lavoro
interrotto
.
Appena
è
stato
fatto
il
nome
del
cardinale
Roncalli
,
tutte
le
campane
delle
chiese
sono
state
sciolte
.
Si
è
visto
,
nei
locali
,
per
strada
,
gente
abbracciarsi
e
saltare
di
gioia
.
Le
finestre
si
sono
imbandierate
.
In
un
caffè
del
centro
di
Bergamo
,
per
l
'
eccitazione
gioiosa
,
è
accaduto
che
siano
stati
fatti
volare
per
aria
sedie
e
vassoi
.
La
confusione
,
insomma
,
è
stata
indescrivibile
.
Un
moto
spontaneo
,
incontenibile
,
di
popolare
esultanza
si
è
propagato
in
città
e
in
campagna
.
«
Abbiamo
il
Papa
buono
!
»
si
è
gridato
a
Sotto
il
Monte
,
mentre
la
popolazione
si
addensava
nella
vicinanza
dell
'
abitazione
dei
vecchi
Roncalli
,
tutti
contadini
o
piccoli
proprietari
terrieri
.
Papa
Roncalli
andò
l
'
ultima
volta
a
Sotto
il
Monte
il
27
agosto
di
quest
'
anno
.
Arrivò
con
una
macchina
da
Venezia
,
lo
accompagnavano
due
suore
bergamasche
dell
'
Ordine
delle
Poverelle
.
Le
stesse
suore
lo
hanno
seguito
a
Roma
quando
è
morto
Pio
XII
.
Al
suo
paese
,
il
cardinale
Roncalli
s
'
intrattenne
appena
due
giorni
,
ospite
della
Villa
Scotti
.
Di
giorno
lavorava
al
quinto
volume
di
una
sua
opera
intitolata
:
Gli
atti
della
visita
pastorale
di
san
Carlo
Borromeo
nel
Bergamasco
;
verso
il
tramonto
usciva
a
piedi
e
percorreva
il
paese
fermandosi
a
conversare
con
i
contadini
.
Mostrava
di
conoscere
tutti
e
,
incontrandoli
,
li
chiamava
per
nome
...
La
gente
si
rivolgeva
a
lui
chiamandolo
semplicemente
«
don
Angelo
»
,
come
quando
era
un
semplice
prete
di
campagna
.
Il
28
agosto
,
poche
ore
prima
di
ripartire
per
Venezia
,
il
Patriarca
venne
avvertito
della
grave
malattia
che
aveva
colpito
un
povero
contadino
,
padre
di
cinque
bambini
e
comunista
fervente
.
Interruppe
i
preparativi
e
,
a
piedi
,
volle
andare
a
fargli
visita
.
Trovò
tutta
la
famiglia
del
contadino
inginocchiata
in
cucina
.
L
'
ammalato
piangeva
.
Il
cardinale
si
trattenne
al
suo
capezzale
quasi
un
'
ora
,
chiacchierando
di
politica
,
di
lavoratori
,
di
datori
di
lavoro
,
di
progresso
sociale
:
si
mostrò
molto
comprensivo
,
aperto
alle
aspirazioni
dei
contadini
e
degli
operai
.
Nella
sperduta
frazioncina
di
Sotto
il
Monte
,
questa
sera
,
non
si
parla
che
del
«
Papa
buono
»
,
dei
suoi
umili
genitori
,
della
sua
fanciullezza
malinconica
,
dei
suoi
atti
di
bontà
,
della
sua
intelligenza
,
ed
è
significativo
che
se
ne
parli
come
di
una
figura
avvolta
già
come
da
un
alone
di
leggenda
.
In
un
'
osteria
ho
sentito
un
vecchio
artigiano
-
sollecitato
da
un
uditorio
composto
da
povera
gente
dalle
mani
gonfie
di
calli
-
sillabare
a
fatica
una
cronaca
lasciata
da
don
Giovanni
Birolini
,
che
fu
parroco
di
Sotto
il
Monte
per
trent
'
anni
.
Dice
questa
cronaca
,
inserita
tempo
fa
in
un
volumetto
dedicato
ai
principali
bergamaschi
del
principio
di
secolo
:
«
Quando
nacque
don
Angelo
,
i
genitori
,
da
buoni
cristiani
,
provvidero
subito
al
battesimo
.
Siccome
il
parroco
don
Francesco
Rebuzzini
era
assente
dalla
parrocchia
perché
a
Terno
per
la
congrega
,
si
dovette
trasferire
il
battesimo
a
sera
inoltrata
,
dopo
l
'
Ave
Maria
,
quando
tutto
era
in
silenzio
.
Vento
e
pioggia
tenevano
rincasate
le
persone
.
Terminati
gli
studi
elementari
in
Comune
,
ove
si
distingueva
per
assiduità
e
bontà
,
appena
all
'
età
di
9
anni
venne
mandato
presso
un
parente
di
Pontida
e
frequentò
come
alunno
esterno
il
collegio
di
Celana
;
poi
si
assoggettò
a
fare
ogni
giorno
la
strada
a
piedi
da
Celana
a
Sotto
il
Monte
per
circa
3
mesi
.
Ma
il
profitto
in
collegio
non
era
molto
.
Essendo
un
giorno
stato
incaricato
della
consegna
di
una
lettera
al
parroco
di
S
.
Gregorio
,
don
Carlo
Marinelli
,
il
quale
conosceva
la
famiglia
Roncalli
,
nella
quale
lettera
veniva
avvisato
detto
Marinelli
a
dare
un
rimprovero
al
ragazzo
Roncalli
,
questi
non
la
consegnò
.
Fu
poi
tenuto
a
casa
per
esser
mandato
nel
patrio
seminario
con
grande
sacrificio
del
padre
e
della
madre
che
erano
ricchi
di
bontà
cristiana
ma
poverissimi
finanziariamente
.
Per
i
suoi
studi
in
seminario
,
come
a
Roma
,
fu
aiutato
finanziariamente
da
monsignor
Moriani
il
quale
pensò
per
i
denari
occorrenti
»
.
StampaQuotidiana ,
Genova
,
30
giugno
-
Era
prevedibile
ed
è
accaduto
.
Per
due
ore
e
un
quarto
polizia
e
dimostranti
antifascisti
si
sono
dati
battaglia
per
le
strade
in
una
successione
drammatica
di
caroselli
,
assalti
,
corpo
a
corpo
,
sassaiole
,
manganellate
,
agguati
,
fughe
,
insulti
,
incendi
,
lanci
di
bombe
lacrimogene
.
È
difficile
fare
un
bilancio
esatto
dei
feriti
e
dei
danni
perché
ci
si
è
battuti
ancora
fino
a
tardi
in
via
XX
Settembre
e
nelle
strade
laterali
.
Cifre
ufficiose
parlano
di
cento
feriti
,
alcuni
dei
quali
con
prognosi
lunghe
.
Piazza
De
Ferrari
,
via
Dante
,
via
Petrarca
,
sebbene
restituite
ad
una
calma
momentanea
,
stasera
presentavano
l
'
aspetto
di
un
campo
di
battaglia
abbandonato
dai
contendenti
.
La
fontana
continua
a
gettare
acqua
,
ma
la
vasca
è
ancora
sporca
di
sangue
;
l
'
asfalto
è
coperto
di
sassi
,
pali
,
catenelle
,
piante
,
ruote
di
automobili
,
bossoli
di
candelotti
,
vetri
;
in
disparte
fumigano
le
carcasse
di
tre
camionette
della
Celere
,
rovesciate
e
incendiate
dai
dimostranti
o
scontratesi
fra
loro
;
altre
automobili
bruciavano
dietro
via
XX
Settembre
:
macchine
di
privati
che
le
avevano
lasciate
in
parcheggio
e
che
sono
servite
come
barricate
.
L
'
aria
è
appestata
dai
gas
lacrimogeni
e
si
circola
piangendo
,
con
i
crampi
allo
stomaco
e
i
fazzoletti
sulla
bocca
;
le
sirene
delle
autoambulanze
ululano
in
continuazione
.
Lo
spettacolo
è
impressionante
.
Ma
più
impressionante
ancora
è
dover
scrivere
di
Genova
come
di
una
città
pervasa
da
fremiti
rivoluzionari
,
esasperata
,
impazzita
di
indignazione
,
che
grida
:
«
Via
!
Via
!
»
alle
forze
della
Celere
e
ai
missini
,
che
sventola
bandiere
tricolori
,
che
medica
i
suoi
feriti
,
che
applaude
ai
carabinieri
,
sebbene
questi
siano
stati
costretti
,
nella
prima
fase
dei
disordini
,
ad
accorrere
in
aiuto
degli
agenti
di
PS
che
avevano
letteralmente
perduto
il
controllo
della
situazione
.
Come
è
accaduto
?
Perché
è
accaduto
?
Cosa
esattamente
è
accaduto
?
Il
quadro
degli
avvenimenti
non
può
essere
facilmente
ricostruito
.
Possiamo
riferire
quello
che
abbiamo
visto
e
possiamo
riferire
quello
che
ufficialmente
comunicano
questura
e
Camera
del
Lavoro
,
in
merito
al
numero
delle
vittime
(
30
fra
le
forze
dell
'
ordine
,
70
fra
i
dimostranti
)
,
dei
fermati
,
che
sono
una
cinquantina
,
e
in
merito
alla
decisione
di
non
far
circolare
fino
a
domani
mattina
gli
autobus
e
i
tram
per
timore
che
i
dimostranti
se
ne
servano
per
le
barricate
.
Alle
14
comincia
lo
sciopero
generale
proclamato
da
comunisti
,
socialisti
,
repubblicani
,
socialdemocratici
e
radicali
.
Ma
già
da
un
'
ora
prima
,
e
forse
più
,
Genova
pullulava
di
uniformi
militari
.
Davanti
al
Teatro
Margherita
-
dove
sabato
si
aprirà
il
6°
Congresso
nazionale
del
MSI
-
e
a
fianco
del
sacrario
dei
Caduti
della
lotta
di
Liberazione
,
le
autorità
avevano
schierato
i
carabinieri
.
Gli
agenti
della
Celere
vigilavano
alla
sommità
del
Ponte
Monumentale
,
che
sovrasta
via
XX
Settembre
,
dalle
finestre
dei
palazzi
e
in
piazza
De
Ferrari
,
oltre
che
nelle
vie
laterali
.
Il
sacrario
era
tutto
coperto
di
fiori
,
deposti
durante
la
mattinata
dalle
donne
antifasciste
di
Genova
,
fra
le
quali
alcune
scampate
ai
campi
di
concentramento
tedeschi
.
Ci
sono
anche
le
fotografie
di
alcune
vittime
dei
fascisti
.
La
questura
,
che
ha
autorizzato
la
manifestazione
antifascista
,
ha
lanciato
due
appelli
dalle
colonne
dei
quotidiani
locali
.
«
Sono
proibiti
gli
atteggiamenti
inneggianti
al
fascismo
;
sono
vietati
gli
assembramenti
,
salvo
che
non
si
tratti
di
riunioni
,
per
le
quali
è
stato
chiesto
il
permesso
in
carta
bollata
da
100
lire
»
.
Si
abbassano
le
saracinesche
.
Si
fermano
gli
autobus
.
I
carabinieri
piazzano
otto
camion
davanti
al
Teatro
Margherita
.
Si
torna
a
raccomandare
,
da
parte
dei
funzionari
di
polizia
ai
rappresentanti
dei
partiti
,
di
far
sciogliere
il
corteo
davanti
al
sacrario
.
La
prima
corona
di
fiori
che
viene
lasciata
ai
piedi
del
sacrario
appartiene
all
'
Unione
Cristiano
-
Sociale
.
Si
levano
battimani
.
Un
organizzatore
della
manifestazione
invita
gruppetti
di
dimostranti
a
raggiungere
il
corteo
che
si
sta
formando
in
piazza
dell
'
Annunziata
.
Ogni
tanto
,
sotto
il
ponte
,
sopraggiunge
un
'
automobile
,
sbarca
una
corona
di
fiori
e
riparte
.
Da
Savona
,
che
è
scesa
anch
'
essa
in
sciopero
,
arrivano
notizie
confortanti
:
le
cose
si
svolgono
con
ordine
.
Alle
16
il
corteo
sbuca
in
piazza
De
Ferrari
,
imbocca
via
XX
Settembre
a
passo
lento
.
In
testa
,
gonfaloni
,
bandiere
e
scritte
inneggianti
alla
Resistenza
(
c
'
è
anche
il
gonfalone
del
Comune
che
,
essendo
retto
da
un
commissario
prefettizio
,
rappresenta
il
Governo
:
la
DC
si
era
astenuta
dalla
manifestazione
)
;
poi
un
gruppetto
di
donne
deportate
in
Germania
;
poi
i
decorati
,
poi
la
moltitudine
.
Si
canta
,
si
battono
le
mani
.
Quanti
saranno
?
Migliaia
.
Forse
trentamila
.
È
una
marea
.
Appena
il
tempo
di
sostare
davanti
al
sacrario
:
la
massa
incalza
.
Allora
i
carabinieri
capiscono
che
non
è
possibile
rispettare
gli
ordini
e
incanalano
i
dimostranti
verso
piazza
della
Vittoria
.
Così
si
può
constatare
che
tutta
via
XX
Settembre
stenta
a
contenere
il
corteo
.
Qualcuno
fischia
,
passando
davanti
al
Teatro
Margherita
.
La
maggioranza
grida
«
Venduti
!
»
all
'
indirizzo
dei
proprietari
del
teatro
.
Un
cordone
di
dimostranti
con
la
fascia
tricolore
al
braccio
fa
siepe
davanti
ai
carabinieri
perché
i
malintenzionati
non
compiano
gesti
provocatori
.
«
I
carabinieri
non
si
toccano
»
:
è
la
parola
d
'
ordine
a
cui
fa
eco
la
folla
:
«
Neppure
le
guardie
di
Finanza
!
»
Altri
invece
gridano
:
«
Abbasso
la
Celere
»
.
In
piazza
della
Vittoria
il
corteo
si
scioglie
.
Molti
si
allontanano
verso
casa
,
quelli
che
erano
venuti
dalla
periferia
o
dai
centri
vicini
o
da
altre
città
.
La
maggioranza
comincia
a
defluire
ma
,
fatalmente
,
torna
sui
suoi
passi
.
È
una
folla
accaldata
,
già
innervosita
.
Tuttavia
,
sfila
davanti
ai
carabinieri
e
non
succede
nulla
perché
questi
hanno
avuto
disposizione
di
lasciar
correre
se
taluno
,
nell
'
eccitazione
,
gli
rivolge
minacce
o
fischi
.
Si
sa
quanto
possa
essere
irragionevole
,
a
volte
,
la
folla
scatenata
.
Ma
questa
pare
consapevole
della
situazione
.
Difatti
,
lungo
tutta
via
XX
Settembre
non
si
verificano
incidenti
.
È
in
piazza
De
Ferrari
che
si
accende
la
rivolta
:
in
piazza
De
Ferrari
,
dove
si
trovano
i
reparti
della
Celere
.
Nessuno
saprà
mai
chi
per
primo
ha
preso
l
'
iniziativa
.
Probabilmente
è
bastato
qualche
fischio
,
qualche
«
abbasso
»
.
Fatto
è
che
,
all
'
improvviso
,
comincia
il
carosello
delle
camionette
e
un
brivido
percorre
la
folla
immensa
.
Sono
le
17.10
:
l
'
inizio
delle
«
ore
calde
»
a
Genova
.
I
dimostranti
si
raccolgono
sotto
i
portici
,
alcuni
sono
rimasti
bloccati
intorno
alla
fontana
dalla
repentinità
dell
'
azione
di
polizia
e
adesso
sono
bersaglio
degli
idranti
.
Più
tardi
costoro
saranno
fermati
o
accompagnati
al
pronto
soccorso
.
Un
ufficiale
,
mentre
tenta
di
acciuffarne
uno
,
viene
scaraventato
in
acqua
e
poi
bastonato
.
In
un
baleno
si
organizzano
le
barricate
,
gettando
le
sedie
del
Caffè
Borsa
,
le
tende
dei
negozi
vicini
,
i
tavoli
,
i
pali
prelevati
da
un
vicino
cantiere
di
lavoro
.
La
sassaiola
si
infittisce
.
Grida
di
dolore
,
grida
di
esasperazione
.
La
folla
scaccia
dalla
piazza
la
polizia
che
si
rifugia
in
via
XX
Settembre
.
Anche
le
vie
laterali
sono
già
bloccate
dalle
barricate
.
Un
fotografo
viene
malmenato
dagli
scioperanti
.
Si
accendono
falò
,
alimentati
da
cartelli
e
insegne
pubbliche
.
La
polizia
torna
alla
carica
.
Si
spara
a
scopo
intimidatorio
e
un
giovane
si
prende
un
colpo
a
una
gamba
.
Tre
,
quattro
barricate
sorgono
come
d
'
incanto
lungo
via
XX
Settembre
:
tuttavia
è
difficile
sostenere
che
la
cosa
fosse
preordinata
.
Poco
prima
,
infatti
,
questa
impressione
era
stata
confortata
dallo
spettacolo
dei
dimostranti
che
,
per
sottolineare
la
loro
protesta
e
in
un
certo
modo
annunciare
come
intendevano
comportarsi
il
giorno
dell
'
apertura
del
congresso
missino
,
si
erano
seduti
per
terra
sotto
il
Ponte
Monumentale
davanti
al
Teatro
Margherita
e
avevano
intonato
gli
inni
partigiani
.
I
dimostranti
non
dispongono
che
di
sassi
presi
qua
e
là
.
Essi
sanno
solo
per
istinto
che
quando
le
camionette
attaccano
è
opportuno
ripiegare
nei
vicoli
.
La
tattica
sembra
producente
.
Appena
la
polizia
però
si
ritirava
,
eccoli
tutti
all
'
assalto
.
I
gas
lacrimogeni
invadono
piazze
e
vie
,
producendo
fughe
disastrose
.
Un
candelotto
mi
esplode
a
un
metro
di
distanza
.
Corro
verso
via
Dante
inseguito
da
due
poliziotti
.
In
via
Dante
la
situazione
è
ancora
più
esasperata
.
Gli
agenti
hanno
abbandonato
le
camionette
,
dopo
che
tre
di
esse
si
sono
scontrate
durante
un
carosello
,
e
ingaggiano
furibondi
corpo
a
corpo
con
i
genovesi
.
Tocca
fuggire
anche
di
lì
perché
non
si
respira
,
gli
occhi
lacrimano
,
la
pelle
brucia
.
Via
Petrarca
.
Le
barricate
sono
formate
da
tende
verdi
strappate
ai
negozi
.
Dietro
una
barricata
brucia
una
camionetta
e
l
'
odore
di
gomma
si
mescola
al
puzzo
del
gas
.
Ne
risentono
le
conseguenze
anche
i
poliziotti
,
dato
che
pochi
sono
muniti
di
occhiali
da
motociclisti
;
la
maggioranza
si
difende
dalle
esalazioni
con
i
fazzoletti
bagnati
stretti
fra
i
denti
.
In
piazza
De
Ferrari
i
dimostranti
catturano
un
ufficiale
dei
carabinieri
.
Subito
dopo
due
di
loro
lo
prendono
in
mezzo
e
,
con
bandiera
bianca
in
testa
,
percorrono
via
XX
Settembre
,
per
riconsegnarlo
.
Un
ragazzetto
mi
rotola
fra
i
piedi
sanguinante
.
Lo
caricano
su
una
camionetta
per
condurlo
in
questura
.
Urlano
le
sirene
delle
autoambulanze
.
Così
per
due
ore
e
passa
.
Una
rivoluzione
senza
mitra
,
senza
morti
.
Finalmente
,
da
via
Dante
,
giunge
a
forte
velocità
una
macchina
scura
con
il
segretario
dell
'
ANPI
genovese
a
bordo
.
La
macchina
è
preceduta
da
una
camionetta
che
sbandiera
un
vessillo
bianco
.
In
questo
momento
i
dimostranti
sono
accalcati
in
fondo
a
piazza
De
Ferrari
.
Il
capo
partigiano
viene
a
parlamentare
,
per
conto
delle
autorità
.
La
folla
applaude
.
È
finita
,
come
per
miracolo
.
Ma
è
finita
la
prima
fase
soltanto
,
ché
rimane
la
moltitudine
rimasta
al
di
là
del
Ponte
Monumentale
,
dietro
la
siepe
dei
carabinieri
di
guardia
davanti
al
Teatro
Margherita
.
Della
calma
momentanea
approfitta
il
prefetto
per
compiere
un
sopralluogo
in
piazza
De
Ferrari
,
accompagnato
da
alti
ufficiali
dei
carabinieri
.
Ma
,
giunto
a
pochi
passi
dal
sacrario
,
deve
fare
marcia
indietro
e
dopo
un
po
'
scompare
.
Dà
l
'
ordine
di
liberare
tutta
via
XX
Settembre
.
E
giù
candelotti
fumogeni
,
giù
altre
manganellate
.
Riprendono
i
caroselli
,
riprendono
pure
le
incursioni
delle
autoambulanze
.
Quando
il
campo
è
stato
sgomberato
,
le
autorità
hanno
fatto
ritirare
tutte
le
camionette
della
Celere
.
Non
che
questo
abbia
placato
i
genovesi
,
ma
è
bastato
a
contenere
gli
incidenti
nella
seconda
fase
entro
limiti
di
tempo
e
di
violenza
.
Alle
20.30
la
calma
è
tornata
al
centro
di
Genova
.
Rimanevano
solo
in
periferia
isolate
zone
di
disordine
.
Alle
21
,
comunque
,
le
«
ore
calde
»
sono
finite
.
Alla
Camera
del
Lavoro
si
è
decisa
la
proclamazione
di
un
altro
sciopero
generale
nella
giornata
di
sabato
,
data
di
inaugurazione
del
congresso
missino
;
dalle
6
alle
18
la
città
sarà
paralizzata
.