StampaQuotidiana ,
[
Mosca
,
L
'
Italia
in
120
vignette
,
Rizzoli
,
pp.
145
,
lire
2.000
]
.
«
Perdonatemi
il
disegno
.
Io
so
fare
soltanto
un
uomo
,
una
donna
,
un
bambino
,
un
cavallo
,
un
elefante
.
Non
troverete
nemmeno
il
cavallo
e
l
'
elefante
.
Soltanto
l
'
uomo
,
la
donna
e
il
bambino
,
riuniti
e
moltiplicati
in
varie
combinazioni
.
Se
le
mie
vignette
valgono
qualcosa
,
è
per
la
battuta
»
.
Così
Mosca
presenta
(
anzi
,
presentava
:
il
libro
è
ormai
in
circolazione
da
mesi
)
una
scelta
del
singolare
diario
illustrato
che
tiene
da
anni
sul
«
Corriere
d
'
Informazione
»
.
Singolare
proprio
perché
il
gusto
della
battuta
gli
fa
compiere
giorno
per
giorno
i
più
singolari
«
salti
della
quaglia
»
ideologico
-
politici
.
È
di
destra
?
Eccovi
la
battuta
sul
ministro
che
«
non
si
dà
delle
arie
,
ma
delle
aree
»
.
È
di
sinistra
?
Eccovi
la
battuta
antisovietica
,
anticomunista
,
la
frecciata
a
Moravia
,
al
cinema
realista
.
È
cattolico
?
Eccovi
,
a
proposito
di
un
cardinale
che
si
occupa
di
donne
in
pantaloni
:
«
Ma
non
ha
argomenti
più
siri
?
»
.
Qualunquismo
,
allora
?
È
l
'
accusa
che
facciamo
a
Mosca
nei
giorni
in
cui
la
sua
vignetta
non
è
di
nostro
gusto
.
La
satira
non
è
gran
che
tenuta
alla
coerenza
,
non
ha
gli
stessi
doveri
della
propaganda
.
Se
esprime
umori
autentici
-
individuali
o
pubblici
-
il
lettore
saggio
dovrebbe
riuscire
a
gustarla
anche
quando
essa
,
in
qualche
modo
,
lo
colpisce
.
L
'
umorista
,
a
un
certo
punto
,
ha
un
solo
dovere
:
quello
di
non
vietarsi
la
battuta
,
se
è
bella
,
neanche
quando
essa
(
pesata
su
una
bilancia
privata
)
può
fargli
perdere
un
amico
.
Di
recente
Mosca
ha
dedicato
una
vignetta
ai
frati
di
Mazzarino
.
Ci
si
vede
un
confessore
che
congeda
il
penitente
con
la
formula
:
«
Io
ti
ricatto
nel
nome
del
Padre
ecc
.
,
ecc
.
»
.
Probabilmente
Mosca
va
a
Messa
tutte
le
domeniche
,
e
di
questa
vignetta
,
a
suo
tempo
,
dovrà
accusarsi
in
confessione
.
Però
l
'
ha
fatta
.
A
sfogliarlo
senza
pregiudizi
di
parte
,
il
suo
album
di
vignette
contiene
certo
qualcuna
delle
tessere
che
domani
,
ai
signori
posteri
,
serviranno
a
ricostruire
il
mosaico
dell
'
Italia
d
'
oggi
.
StampaQuotidiana ,
[
Piero
Ottone
,
Fanfani
,
Longanesi
,
pp.
194
,
lire
400;
Adele
Cambria
,
Maria
José
,
Longancsi
,
pp.
158
,
lire
400
]
.
Maria
José
e
Fanfani
,
rispettivamente
per
opera
di
Adele
Cambria
e
di
Piero
Ottone
,
forniscono
il
terzo
e
il
quarto
volume
della
collana
«
Gente
famosa
»
dell
'
editore
Longanesi
(
numero
uno
Sofia
Loren
,
numero
due
Umberto
)
.
L
'
accostamento
tra
«
l
'
unico
uomo
di
Casa
Savoia
»
e
il
nostro
attuale
ministro
degli
esteri
è
puramente
casuale
,
s
'
intende
.
Tra
l
'
altro
,
le
strade
dei
due
personaggi
non
si
sono
mai
incrociate
,
nemmeno
durante
il
fascismo
,
quando
Fanfani
era
un
professorino
in
bilico
tra
il
Vangelo
e
le
corporazioni
ed
elogiava
Mussolini
per
la
conquista
dell
'
Etiopia
e
Maria
José
,
principessa
di
Piemonte
,
pur
essendosi
«
lasciata
tentare
dalla
vanità
dell
'
Impero
»
,
come
tanti
altri
,
continuava
a
ricevere
Umberto
Zanotti
Bianco
e
a
proteggere
la
sua
Associazione
per
il
Mezzogiorno
.
Ambizioni
parallele
.
A
voler
giocare
con
i
paralleli
,
si
potrebbero
mettere
a
confronto
certe
ambizioni
e
il
loro
fallimento
:
di
Maria
José
,
la
velleità
di
diventare
un
polo
d
'
opposizione
al
regime
;
.
di
l
'
anfani
,
il
tentativo
di
presentarsi
come
unico
erede
di
De
Gasperi
;
aspetti
decisivi
della
storia
personale
dell
'
uno
e
dell
'
altra
.
Ma
chi
teorizzasse
su
elementi
tanto
labili
sarebbe
un
ben
debole
teorico
.
Proprio
come
Fanfani
quando
teorizza
sull
'
alternanza
al
potere
di
longilinei
e
di
brevilinei
.
Meglio
lasciar
parlare
i
fatti
,
ciò
che
i
due
autori
fanno
egregiamente
,
la
Cambria
forse
con
uno
zinzino
di
partecipazione
femminile
al
personaggio
e
con
un
'
assenza
di
malignità
in
lei
assolutamente
inattesa
ma
,
nel
caso
,
lodevole
;
Piero
Ottone
con
maggiore
distacco
e
spesso
con
una
calcolata
ironia
.
Il
ritratto
di
Maria
José
è
quello
di
una
principessa
assai
ricca
e
passabilmente
moderna
(
si
vantava
di
avere
un
padre
socialista
)
,
finita
,
grazie
o
per
colpa
di
un
matrimonio
quasi
fatale
,
combinato
un
po
'
da
tutti
quando
i
due
sposi
erano
ancora
bambini
,
nell
'
ambiente
gretto
e
quasi
dialettale
dei
Savoia
;
di
una
straniera
innamorata
dell
'
Italia
che
viene
a
contatto
cori
l
'
Italia
peggiore
,
quella
del
fascismo
,
in
cui
lo
spirito
è
sospetto
;
di
una
moglie
delusa
che
,
conquistata
con
l
'
esilio
«
la
libertà
di
essere
se
stessa
»
,
ha
saputo
contare
per
i
figli
più
del
padre
,
mero
manichino
di
convenzioni
.
Questi
quattro
figli
sono
famosi
per
incidenti
di
macchina
,
spogliarelli
e
amori
contrastati
:
ma
le
loro
abitudini
«
si
inseriscono
nella
norma
dell
'
ambiente
a
cui
oggi
appartengono
:
l
'
international
set
,
o
come
si
vuole
chiamarlo
»
.
(
Quando
il
libro
è
stato
scritto
,
il
giovane
Vittorio
Emanuele
non
aveva
ancora
compiuto
il
raid
su
Napoli
che
ha
fatto
drizzare
le
vertebre
ai
monarchici
italiani
e
ridere
il
resto
del
mondo
)
.
Il
libro
è
ricco
di
testimonianze
dirette
,
citazioni
del
diario
di
Maria
José
,
aneddoti
.
Come
un
leit
-
motiv
ricorre
insistente
,
ad
ogni
proposito
,
il
richiamo
della
distinzione
che
Maria
José
ha
sempre
tenuto
a
fare
tra
sé
e
i
Savoia
:
atteggiamento
che
finisce
per
parere
,
e
forse
è
,
semplicemente
snobistico
.
E
,
poi
,
come
se
Maria
José
non
volesse
ammettere
di
avere
perso
anche
personalmente
la
partita
.
Ma
non
è
lei
che
va
scrivendo
i
libri
sugli
antenati
di
Umberto
?
Ecco
,
forse
avrebbe
voluto
che
Umberto
avesse
la
stoffa
di
un
Emanuele
Filiberto
.
Il
suo
interesse
per
quelle
vecchie
storie
ha
della
fantasticheria
nostalgica
.
Una
vita
fallita
cerca
il
suo
compenso
il
più
lontano
possibile
dal
nostro
tempo
,
in
un
mondo
puro
e
ideale
,
o
in
un
sogno
da
giovinetta
che
non
vuol
rassegnarsi
al
tramonto
inglorioso
del
suo
principe
azzurro
.
Il
Fanfani
di
Piero
Ottone
è
un
ornino
attivissimo
,
di
scarsi
e
deboli
principi
(
a
parte
l
'
indiscussa
onestà
personale
)
e
di
grandi
ambizioni
,
una
su
tutte
:
quella
di
trattare
da
pari
a
pari
con
i
potenti
della
terra
.
Nel
suo
bagaglio
ha
un
po
'
di
dilettantismo
,
un
bel
po
'
di
tatticismo
,
il
gusto
del
potere
:
per
quel
che
riguarda
il
petrolio
,
l
'
energia
elettrica
e
la
politica
estera
,
più
avventurismo
che
buon
senso
.
Un
uomo
di
cui
il
paese
diffida
.
Un
leader
travolto
dalle
risse
interne
della
Democrazia
Cristiana
.
Dentro
questo
schema
piuttosto
facile
,
o
addirittura
banale
,
cronaca
,
storia
e
pettegolezzo
si
muovono
con
notevole
eleganza
.
Sono
colti
felicemente
i
saggi
linguistici
rivelatori
di
taluni
tipici
difetti
fanfaniani
,
per
esempio
l
'
ampollosità
:
«
Non
drizzeremo
mai
la
nostra
prora
verso
il
mare
di
Moscovia
,
né
verso
bracci
più
o
meno
noti
che
in
esso
possono
in
definitiva
sboccare
»
.
Fanfani
scrittore
fa
anche
di
peggio
:
per
dire
(
nella
«
Pieve
d
'
Italia
»
)
che
era
faticoso
camminare
in
discesa
,
scrive
che
«
le
proprie
gambe
...
in
verità
dovevano
impegnarsi
seriamente
,
più
che
nell
'
azione
di
moto
,
in
quella
di
freno
del
moto
»
.
Conclusioni
ragionevoli
Rendono
miglior
giustizia
a
Fanfani
le
ultime
pagine
del
libro
in
cui
,
abbandonata
ogni
pretesa
di
liquidare
il
personaggio
mostrando
solo
i
suoi
punti
deboli
o
i
suoi
errori
(
alcuni
dei
quali
,
inoltre
,
sono
errori
per
Ottone
e
per
una
certa
parte
politica
e
meriteranno
un
'
analisi
più
serena
)
,
gli
si
riconosce
il
merito
di
essere
stato
,
da
giovane
,
«
l
'
esponente
nella
democrazia
cristiana
di
una
sinistra
moderata
,
che
si
ispirava
in
parte
a
Keynes
,
in
parte
a
San
Francesco
»
;
di
non
aver
voluto
«
diventare
il
portavoce
degli
interessi
costituiti
»
;
di
aver
propugnato
in
anticipo
sugli
altri
la
politica
di
centro
-
sinistra
,
eccetera
.
«
Può
darsi
infine
-
scrive
l
'
Ottone
-
che
l
'
avvenire
ci
tenga
in
serbo
il
Fanfani
migliore
»
.
Insomma
,
un
libro
divertente
,
in
parte
ingiusto
e
in
parte
,
com
'
è
inevitabile
,
dominato
dalle
convinzioni
politiche
dello
scrittore
.
StampaPeriodica ,
Caro
Direttore
,
ho
letto
nell
'
ultimo
numero
di
Rinascita
un
articolo
di
Nilde
Jotti
sulla
Questione
dei
fumetti
,
e
desidero
esprimere
la
mia
opinione
dicendo
subito
che
l
'
articolo
della
Jotti
non
mi
convince
.
Esso
prende
spunto
dal
dibattito
in
corso
alla
Camera
sulla
stampa
per
ragazzi
e
giustamente
respinge
come
«
reazionaria
e
inefficace
»
la
legge
proposta
dai
democristiani
,
non
soltanto
perché
contraria
al
principio
costituzionale
della
libertà
di
stampa
,
aut
perché
«
decadenza
,
corruzione
,
delinquenza
dei
giovani
e
dilagare
del
fumetto
sono
(...)
fatti
collegati
,
ma
non
come
l
'
effetto
e
la
causa
,
bensì
come
manifestazioni
diverse
di
una
realtà
unica
.
«
Bisogna
affrontare
e
risolvere
-
dice
giustamente
la
Jotti
-
tutta
la
questione
dell
'
orientamento
ideale
e
pratico
,
della
educazione
,
dello
sviluppo
intellettuale
e
monile
dei
giovani
.
Ma
non
lo
si
fa
se
non
si
mette
il
dito
sulla
piaga
,
che
è
di
ordine
economico
,
sociale
e
anche
politico
»
.
Questa
posizione
nei
confronti
della
legge
sui
fumetti
è
giusta
perché
fondata
sulla
realtà
,
sulla
pratica
,
e
non
su
ragionamenti
accademici
.
Altrettanto
giusta
è
l
'
attutita
che
la
Jotti
fa
del
fumetto
americano
,
figlio
dell
'
imperialista
e
fascista
Hearst
e
legittimo
,
cioè
basato
sui
fatti
,
il
giudizio
negativo
.
La
Jotti
,
però
,
estende
questo
giudizio
negativo
al
fumetto
come
genere
,
conte
snodo
di
raccontare
,
escludendo
implicitamente
la
possibilità
di
fare
«
fumetti
»
diversi
da
quelli
americani
,
con
forme
,
contenuti
,
spirito
e
intendimenti
diversi
.
Su
questo
punto
mi
sembra
che
la
Jotti
non
abbia
tenuto
conto
della
realtà
di
oggi
,
qui
,
in
Italia
,
e
perciò
abbia
fatto
dell
'
accademia
.
Per
quello
che
riguarda
la
stampa
dei
ragazzi
,
la
realtà
è
rappresentata
da
un
mercato
completamente
dominato
dai
«
fumetti
»
,
che
hanno
creato
,
conformando
il
gusto
dei
ragazzi
a
propria
immagine
e
somiglianza
,
una
«
domanda
»
di
fumetti
impressionante
:
e
ti
risparmio
le
cifre
perché
sono
note
.
Chi
voglia
parlare
ai
ragazzi
e
ai
giovanetti
,
deve
tener
conto
del
linguaggio
a
cui
sono
abituati
,
e
che
è
diventato
tino
dei
più
importanti
mezzi
per
comunicare
con
loro
:
e
se
farà
dei
«
fumetti
»
,
il
giudizio
su
questi
dovrà
essere
dato
non
già
in
base
alle
sue
intenzioni
,
ma
nemmeno
in
base
a
preconcetti
,
piuttosto
in
base
ai
risultati
.
Un
giudizio
teorico
totalmente
negativo
è
inesatto
,
o
per
lo
meno
equivoco
,
e
in
un
equivoco
è
caduta
la
Jotti
,
secondo
me
,
polemizzando
sulla
distinzione
tra
la
forma
del
fumetto
e
il
contenuto
del
racconto
a
fumetti
.
Questa
distinzione
-
ha
ragione
la
lotti
che
la
analizza
molto
brillantemente
-
è
impossibile
.
Ma
la
Jotti
ha
scambiato
In
«
forma
»
con
il
genere
,
o
il
mezzo
,
o
lo
strumento
,
o
come
lo
vogliamo
chiamare
,
rappresentato
dal
«
fumetto
»
.
Che
cos
'
è
il
fumetto
?
Risponde
la
Jotti
:
«
È
un
modo
di
raccontare
per
immagini
una
storia
rappresentata
nei
momenti
più
salienti
:
non
vi
è
commento
scritto
,
soltanto
poche
parole
che
escono
in
una
nuvoletta
di
fumo
dalla
bocca
dei
protagonisti
»
.
È
perché
non
sarebbe
legittimo
raccontare
in
questo
modo
?
Vi
sono
molti
modi
di
raccontare
:
con
la
parola
scritta
,
con
la
voce
,
con
l
'
immagine
ferma
o
con
l
'
immagine
in
movimento
(
cinema
,
disegni
animati
,
eccetera
)
.
Ognuno
ha
la
sua
funzione
.
Se
si
equivocasse
tra
la
funzione
del
fumetto
e
quella
della
lettura
,
avrebbe
ragione
la
Jotti
,
perché
evidentemente
non
sono
due
cose
sostituibili
,
sono
due
cose
diverse
.
Su
altro
piano
,
anche
il
cinema
e
la
lettura
sono
due
cose
diverse
,
hanno
funzioni
diverse
e
si
avrebbe
torto
di
chiedere
al
cinema
che
ci
insegni
a
leggere
(
a
parte
i
documentari
didattici
)
.
Da
questo
a
ritenere
il
«
fumetto
»
uno
strumento
ideale
evidentemente
ci
corre
.
Per
esempio
,
se
i
ragazzi
avessero
il
loro
cinema
,
-
il
cinema
dei
ragazzi
che
esiste
nell
'
Unione
Sovietica
-
,
credo
sarebbero
disposti
a
dimenticare
i
fumetti
da
un
giorno
all
'
altro
.
L
'
avvento
del
cinema
ha
creato
il
bisogno
di
«
vedere
»
:
è
a
questo
bisogno
,
probabilmente
,
che
i
ragazzi
cercano
soddisfazione
nel
«
futuro
»
.
Il
giorno
che
avranno
a
loro
disposizione
cinema
e
teatri
,
questo
bisogno
sarà
soddisfatto
.
Finita
la
guerra
,
siamo
tornati
tutti
al
caffè
e
nessuno
accetta
più
il
surrogato
.
E
ancora
,
il
«
fumetto
»
non
ci
deve
impedire
di
porci
il
problema
della
lettura
dei
ragazzi
,
che
è
un
grosso
problema
:
di
scrittori
,
di
artisti
,
di
mezzi
.
La
lettura
è
insostituibile
,
come
ben
dice
la
Jotti
,
come
«
educazione
al
ragionamento
e
alla
riflessione
»
,
«
preparazione
letteraria
»
,
«
educazione
dell
'
intelletto
»
,
«
disciplina
interiore
degli
istinti
primitivi
,
animaleschi
»
.
Anche
questo
della
lettura
è
un
problema
economico
,
sociale
e
politico
,
e
anche
qui
bisogna
guardare
alle
cose
non
con
occhio
accademico
,
ma
con
realismo
.
In
quest
'
ultimo
mezzo
secolo
,
parallelamente
all
'
elevazione
politica
delle
masse
popolari
,
si
è
formata
una
nuova
,
immensa
domanda
di
cultura
.
I
giornali
e
le
riviste
popolari
hanno
raggiunto
tirature
altissime
.
Centinaia
di
migliaia
di
persone
che
non
leggono
nulla
chiedono
da
leggere
:
talora
vanno
a
cadere
nelle
pagine
di
Grand
Hotel
o
simili
,
e
tuttavia
anche
questo
è
un
sintomo
del
bisogno
di
cultura
.
Nel
secolo
scorso
i
giornali
e
i
libri
per
ragazzi
erano
destinati
a
ristrette
élites
,
rappresentate
dalle
famiglie
piccolo
-
borghesi
o
medio
-
borghesi
.
Oggi
essi
si
rivolgono
a
un
pubblico
enorme
e
anche
per
questo
ha
prevalso
,
nella
loro
impostazione
,
lo
spirito
commerciale
sui
princìpi
educativi
,
la
speculazione
sulla
cultura
.
I
«
fumetti
»
sono
stati
,
prima
di
lutto
,
un
enorme
affare
finanziario
.
Che
cosa
ci
può
aiutare
a
far
fronte
a
questa
situazione
?
Essenzialmente
la
nascita
di
una
nuova
letteratura
per
l
'
infanzia
,
capace
anche
con
i
suoi
mezzi
organizzativi
di
condurre
una
lotta
efficace
.
Ma
questo
richiede
anni
di
lavoro
,
e
richiede
per
il
suo
successo
definitivo
anche
il
realizzarsi
di
nuove
condizioni
sociali
e
politiche
.
Accanto
ai
libri
possono
i
«
fumetti
»
essere
uno
strumento
,
anche
secondario
,
in
questa
lotta
,
oggi
?
Se
non
possono
,
smettiamo
di
stamparli
.
Postilla
Non
ci
sentiamo
di
condividere
la
posizione
del
Rodari
,
anche
se
í
suoi
argomenti
sono
degni
di
discussione
.
Egli
accetta
,
ci
sembra
,
l
'
analisi
e
la
conclusione
circa
la
natura
non
educativa
e
antieducativa
del
fumetto
,
considerato
nella
unità
di
forma
e
contenuto
.
La
distinzione
tra
forma
e
strumento
o
genere
o
mezzo
,
non
ci
pare
che
regga
,
ed
è
da
respingere
l
'
affermazione
che
ci
troviamo
di
fronte
(
anche
in
questo
caso
!
)
a
una
specie
di
nuova
lingua
.
Quante
stramberie
e
assurdità
non
si
è
cercato
di
mettere
in
circolazione
con
questa
faccenda
delle
nuove
lingue
o
delle
«
ricerche
di
linguaggio
»
,
espressione
che
ha
un
valore
metaforico
,
ma
poco
più
,
perché
il
linguaggio
è
uno
e
lo
hanno
creato
e
lo
creano
i
popoli
con
tutta
la
loro
storia
e
le
famose
a
ricerche
»
non
hanno
spesso
con
esso
niente
a
che
fare
,
non
essendo
altro
che
tentativi
,
esperimenti
,
successi
o
insuccessi
nell
'
ambito
del
vecchio
rapporto
tra
la
forma
e
il
contenuto
della
espressione
.
Ammesso
il
carattere
antieducativo
dei
fumetti
,
dunque
,
si
propone
che
vengano
tradotte
ed
espresse
in
fumetti
storie
educative
.
Così
fanno
certi
giornaletti
clericali
,
dove
tra
poco
stamperanno
in
fumetti
la
storia
sacra
;
anzi
,
spiegheranno
in
fumetti
i
misteri
della
creazione
,
dell
'
incarnazione
,
della
redenzione
.
Non
ne
trarrà
certo
un
grande
giovamento
il
sentimento
religioso
!
Per
conto
nostro
,
non
metteremo
in
fumetti
la
storia
del
nostro
partito
o
della
rivoluzione
.
Il
fumetto
a
contenuto
educativo
,
poi
,
è
una
cosa
per
giunta
scipita
,
che
non
attira
.
Esiste
la
possibilità
di
contrapporre
al
fumetto
,
invece
,
una
narrazione
figurata
di
tipo
popolare
,
con
commenti
chiari
,
che
invitino
alla
lettura
,
piacciano
,
si
imprimano
nella
memoria
e
conservino
in
pari
tempo
una
dignità
letteraria
,
accoppiando
alla
visione
la
lettura
e
i
suoi
benefici
?
Senza
dubbio
questa
possibilità
esiste
e
si
riallaccia
tanto
a
creazioni
popolari
,
come
furono
le
famose
images
d
'
Epinal
,
come
sono
oggi
le
splendide
stampe
cinesi
,
quanto
a
esempi
di
ottime
cose
già
fatte
nel
passato
.
A
questo
compito
dunque
ci
si
cimenti
,
invece
di
correr
dietro
alle
forme
più
corruttrici
dell
'
americanismo
.
Ma
ci
sono
anche
giornali
di
sinistra
che
pubblicano
fumetti
!
Senza
dubbio
ci
sono
:
ci
permettiamo
però
di
fare
osservare
che
nessuno
di
questi
giornali
si
distribuiscono
attraverso
le
edicole
.
Si
distribuiscono
attraverso
reti
proprie
propagandistiche
e
di
diffusione
,
e
questo
vuoi
dire
che
non
è
che
siano
costretti
a
pubblicare
fumetti
per
superare
la
concorrenza
e
affermarsi
.
Lo
fanno
per
altri
motivi
,
che
non
occorre
qui
indagare
.
Nemmeno
accettiamo
l
'
affermazione
che
il
fumetto
sia
una
forma
nuova
di
cultura
popolare
.
No
!
Forse
la
odierna
diffusione
di
certi
giornali
dimostra
che
vi
è
una
ricerca
più
ampia
che
nel
passato
di
cose
da
leggere
,
da
vedere
;
il
fumetto
però
soffoca
,
strozza
nel
suo
sviluppo
ciò
che
potrebbe
venir
fuori
di
positivo
da
questa
ricerca
,
cioè
impedisce
che
da
essa
germogli
una
più
diffusa
cultura
del
popolo
.
O
vogliamo
chiamare
cultura
la
conoscenza
del
calibro
necessario
per
assassinare
a
sci
o
a
sessanta
metri
,
nel
modo
come
si
rincorrono
a
120
all
'
ora
ladri
e
poliziotti
,
delle
stolte
peripezie
della
vamp
e
così
via
.
Certo
,
il
fondo
della
questione
è
molto
complesso
perché
si
tratta
di
riuscire
a
creare
una
letteratura
e
una
pubblicistica
per
bambini
e
ragazzi
che
attirino
,
piacciano
,
educhino
,
e
non
ostante
i
buoni
tentativi
già
fatti
,
si
è
ancora
indietro
assai
.