StampaQuotidiana ,
Sembrerà
un
paradosso
,
ma
se
confrontiamo
il
nostro
dopoguerra
con
quello
dei
nostri
padri
,
dobbiamo
concludere
che
la
loro
condizione
fu
assai
più
difficile
.
Dopo
la
sconfitta
,
noi
ci
trovammo
vaccinati
a
vita
contro
il
fascismo
,
e
uniti
almeno
in
questo
:
nella
volontà
di
ricostruire
il
Paese
(
poi
,
naturalmente
,
cominciavano
le
divisioni
,
sul
modo
di
ricostruire
)
.
I
nostri
padri
,
vincitori
,
assistevano
inconsapevoli
alla
fine
del
Risorgimento
,
e
furono
divisi
su
tutto
,
persino
sul
significato
da
attribuire
alla
sanguinosissima
vittoria
.
Cominciava
l
'
inflazione
;
l
'
industria
era
in
crisi
,
stentando
a
convertirsi
alla
produzione
di
pace
;
i
milioni
di
smobilitati
aspettavano
inquieti
un
lavoro
;
i
contadini
s
'
agitavano
per
la
mancata
promessa
della
terra
;
gli
operai
stavano
a
guardare
,
trepidi
,
gli
sviluppi
della
Rivoluzione
d
'
ottobre
;
una
classe
dirigente
invecchiata
e
stanca
non
riusciva
a
far
fronte
ai
problemi
,
antichi
e
nuovi
;
si
riaccendeva
la
polemica
fra
interventisti
e
neutralisti
,
e
i
secondi
,
strano
a
dirsi
,
ci
mettevano
uno
zelo
stizzoso
che
purtroppo
era
loro
mancato
quando
la
guerra
scoppiò
.
I
nostri
plenipotenziari
alla
Conferenza
di
Parigi
sostenevano
la
causa
italiana
in
maniera
assurda
,
appellandosi
ora
al
rispetto
dei
trattati
,
ora
al
principio
della
nazionalità
,
ora
al
«
sacro
egoismo
»
delle
frontiere
(
per
ragioni
di
difesa
,
naturalmente
)
.
Trovavano
in
Lord
Balfour
un
amico
,
ma
che
non
bastava
a
vincere
l
'
astratto
rigore
dell
'
uomo
nuovo
,
Wilson
.
Per
loro
disgrazia
,
dovevano
prestare
orecchio
a
troppe
voci
:
le
minoranze
italiane
si
agitavano
a
Spalato
e
a
Fiume
;
i
generali
della
Terza
Armata
parlavano
di
colpi
di
mano
in
Dalmazia
,
e
addirittura
di
costituire
una
Repubblica
delle
Tre
Venezie
,
col
duca
d
'
Aosta
presidente
.
D
'
Annunzio
in
Campidoglio
sventolava
la
bandiera
di
Giovanni
Randaccio
,
agitava
la
spada
di
Nino
Bixio
.
Nitti
gli
vietava
i
comizi
,
ma
lui
poteva
sempre
stampare
e
diffondere
il
suo
discorso
:
«
Se
seguissi
il
mio
istinto
,
io
stasera
,
con
le
latte
di
benzina
che
avanzarono
alla
beffa
di
Buccari
,
andrei
a
bruciare
il
Palazzo
Braschi
,
infischiandomi
della
bella
scalinata
di
Pio
vi
»
.
Alle
trame
dei
politici
contrapponeva
l
'
azione
diretta
,
eroica
(
«
ardisco
,
non
ordisco
»
era
il
suo
motto
di
quei
giorni
)
;
progettava
un
grande
raid
aviatorio
,
da
Roma
a
Tokio
,
inveiva
contro
la
nuova
nazione
jugoslava
(
«
gli
schiavi
del
sud
»
)
,
tendeva
l
'
orecchio
alle
voci
che
gli
giungevano
dal
mare
amarissimo
,
da
Zara
,
da
Spalato
,
soprattutto
da
Fiume
.
Per
la
verità
,
quella
città
non
figurava
fra
le
promesse
del
Patto
di
Londra
,
un
accordo
superato
dal
nuovo
principio
wilsoniano
,
il
diritto
delle
nazioni
a
decidere
la
propria
sorte
.
Però
Fiume
aveva
più
volte
,
durante
e
dopo
la
guerra
,
manifestato
la
volontà
di
annettersi
all
'
Italia
.
Per
adesso
la
occupava
un
corpo
interalleato
,
e
viveva
giorni
di
grande
irrequietezza
.
Uno
scontro
,
con
morti
fra
fiumani
,
soldati
italiani
e
truppe
francesi
di
colore
,
provocò
un
'
inchiesta
,
che
decise
l
'
allontanamento
sia
degli
italiani
che
dei
francesi
.
Fu
allora
che
sette
giovani
ufficiali
dei
granatieri
giurarono
di
ritornare
,
e
offersero
il
giuramento
a
D
'
Annunzio
,
che
era
tornato
alla
«
casetta
rossa
»
sul
Canal
Grande
.
AI
poeta
,
che
aveva
la
febbre
,
piacque
tuttavia
quel
numero
fatidico
,
sette
,
e
scelse
per
l
'
azione
una
data
a
lui
propizia
,
l
'
undici
.
«11
dado
è
tratto
»
,
scrisse
allora
a
Mussolini
.
«
Parto
ora
.
Domattina
prenderò
Fiume
con
le
armi
.
Il
Dio
d
'
Italia
ci
assista
.
Mi
levo
dal
letto
febbricitante
.
Ma
non
è
possibile
differire
.
»
Fu
così
che
partirono
da
Ronchi
trecento
granatieri
del
maggiore
Reina
,
con
quaranta
autocarri
e
sette
autoblindo
,
prelevate
di
forza
dal
deposito
di
Palmanova
.
Al
confine
provvisorio
il
generale
Pittaluga
non
osò
sparare
contro
la
medaglia
d
'
oro
che
il
poeta
gli
offriva
come
bersaglio
(
in
realtà
era
già
d
'
accordo
)
e
gli
autocarri
passarono
.
Quei
trecento
uomini
crebbero
rapidamente
di
numero
:
erano
già
pronti
gruppi
di
volontari
(
il
più
grosso
era
la
legione
fiumana
di
Host
Venturi
)
,
e
vari
reparti
,
di
fanteria
,
di
bersaglieri
,
artiglieri
e
marinai
,
disertarono
per
unirsi
all
'
impresa
e
raggiungere
Fiume
.
In
breve
tempo
D
'
Annunzio
ebbe
ai
suoi
ordini
l
'
equivalente
di
sei
o
sette
battaglioni
,
circa
duemilacinquecento
uomini
.
Entrarono
tutti
in
Fiume
senza
sparare
un
colpo
;
le
truppe
d
'
occupazione
furono
consegnate
nelle
caserme
,
e
le
bandiere
ammainate
(
con
l
'
onore
delle
armi
)
lasciando
a
svettare
solo
quella
italiana
.
La
risposta
del
governo
fu
pronta
e
decisa
,
ma
soltanto
nelle
intenzioni
di
Nitti
.
Badoglio
,
nominato
commissario
straordinario
per
le
Venezie
,
cominciò
subito
una
sua
politica
personale
piuttosto
ambigua
.
Il
cordone
steso
attorno
alla
città
non
sempre
resse
,
nell
'
uno
e
nell
'
altro
verso
.
I
legionari
fiumani
a
più
riprese
lo
ruppero
,
in
improvvisi
e
fruttuosi
colpi
di
mano
sui
depositi
e
sui
parcheggi
dell
'
esercito
regio
.
Una
volta
giunsero
addirittura
a
sequestrare
un
generale
.
All
'
inverso
,
poterono
entrare
a
Fiume
rifornimenti
,
armi
,
nuovi
gruppi
di
volontari
e
di
disertori
,
e
via
via
,
in
successione
sempre
più
rapida
,
uomini
politici
delle
più
varie
tendenze
,
emissari
del
governo
,
messi
personali
di
Badoglio
,
grosse
personalità
della
cultura
,
pestatori
assortiti
.
Il
Comandante
(
ormai
lo
chiamavano
tutti
così
)
,
otteneva
dal
Consiglio
Nazionale
Fiumano
i
pieni
poteri
,
s
'
installava
a
palazzo
,
attorniato
da
gente
la
più
diversa
.
Bisogna
chiarirlo
subito
:
il
fascismo
,
più
tardi
,
con
non
comune
abilità
,
si
«
annesse
»
l
'
impresa
fiumana
,
ma
la
verità
è
che
a
Fiume
i
fascisti
(
anzi
i
«
mussoliniani
»
)
furono
in
minoranza
.
Nei
sedici
mesi
dell
'
occupazione
dannunziana
,
a
Fiume
troviamo
nazionalisti
come
Giuriati
e
Rocco
,
repubblicani
come
Marinetti
e
Ferruccio
Vecchi
,
sindacalisti
rivoluzionari
come
Alceste
De
Ambris
,
anarchici
come
Errico
Malatesta
,
letterati
puri
come
Giovanni
Comisso
e
Henry
Furst
,
matti
di
genio
come
Guido
Keller
.
Ci
troviamo
,
naturalmente
,
una
discreta
manica
di
avventurieri
,
di
disoccupati
,
di
poveri
diavoli
.
Fra
gli
ufficiali
superiori
,
ce
n
'
era
uno
che
si
dichiarava
figlio
naturale
del
re
Umberto
I
;
ad
ogni
nuovo
conoscente
regalava
una
moneta
dicendo
:
«
Prendi
,
è
il
ritratto
di
mio
fratello
»
.
Il
Comandante
lanciava
messaggi
alati
,
teneva
concioni
e
colloqui
con
la
folla
,
guidava
marce
di
armati
coi
moschetti
adorni
di
fiori
di
ciliegio
.
Aveva
un
«
segretario
d
'
azione
»
,
Guido
Keller
,
che
abitava
in
compagnia
di
un
'
aquila
,
regalo
di
certi
alpini
,
come
se
fosse
una
donna
,
anzi
sua
moglie
.
Appollaiata
sulla
spalliera
della
sua
poltrona
,
in
veranda
,
lasciava
che
gli
beccasse
la
lunga
chioma
.
D
'
Annunzio
,
per
scherzo
,
gliela
fece
rapire
,
e
lui
si
ritenne
offeso
a
tal
punto
che
mandò
i
padrini
,
e
poi
,
per
vendetta
,
voleva
rapire
a
sua
volta
la
donna
del
poeta
,
che
a
quel
tempo
era
la
pianista
Baccara
.
A
sera
,
in
compagnia
dei
suoi
amici
Comisso
e
Furst
,
discuteva
i
progetti
più
straordinari
:
fondare
un
movimento
«
yoga
»
,
cioè
un
'
unione
di
spiriti
liberi
tendenti
alla
perfezione
;
creare
una
società
dove
fossero
aboliti
il
danaro
e
le
prigioni
,
e
l
'
amore
fosse
libero
,
le
città
abbellite
,
i
gradi
dell
'
esercito
elettivi
,
e
mai
superiori
al
suo
(
capitano
)
,
il
governo
affidato
a
un
principe
eroico
e
geniale
.
Valorosissimo
pilota
,
pensò
addirittura
di
raggiungere
in
volo
Mosca
,
e
poi
dalla
Russia
spingere
orde
barbariche
sull
'
Europa
,
per
distruggere
la
civiltà
meccanica
e
far
rinascere
la
vita
dello
spirito
.
Sarà
lui
,
il
4
novembre
del
1920
,
a
volare
su
Roma
,
dove
si
stava
inumando
la
salma
del
Milite
Ignoto
,
per
lanciare
su
Montecitorio
un
vaso
da
notte
pieno
di
rape
,
con
questo
messaggio
:
«
Guido
Keller
,
ala
:
azione
nello
splendore
,
dona
al
Parlamento
e
al
governo
che
si
reggono
da
tempo
con
la
menzogna
e
con
la
paura
la
tangibilità
allegorica
del
loro
valore
»
.
Durante
il
volo
di
ritorno
scorse
la
Repubblica
di
San
Marino
,
e
decise
di
atterrarvi
.
Finì
incolume
,
sopra
un
albero
,
e
i
reggenti
lo
accolsero
con
grandi
feste
;
anzi
,
lo
nominarono
ambasciatore
a
vita
di
Fiume
presso
il
loro
antico
staterello
.
Tornato
a
Fiume
,
donò
al
Comandante
un
ornitorinco
impagliato
,
e
col
nome
di
questo
animale
fu
ribattezzata
l
'
osteria
prediletta
.
D
'
Annunzio
era
lì
quasi
tutte
le
sere
,
e
offriva
agli
amici
«
sangue
di
Morlacco
»
,
cioè
bicchierini
di
maraschino
.
A
molti
perciò
quest
'
impresa
di
Fiume
parve
un
glorioso
carnevale
.
Certo
,
purché
si
rammenti
che
in
città
l
'
entusiasmo
era
autentico
,
genialoide
,
festaiolo
.
Un
altro
tratto
,
questo
,
che
distingue
il
fiumanesimo
dal
fascismo
,
che
fu
all
'
opposto
sempre
lugubre
,
ottuso
.
E
c
'
è
di
più
.
Quando
il
blocco
si
fece
più
aspro
,
i
legionari
,
un
po
'
per
bisogno
e
un
po
'
per
spirito
di
avventura
,
si
diedero
alla
pirateria
.
Nacquero
gli
«
uscocchi
»
(
così
si
chiamavano
gli
antichi
corsari
dalmati
che
taglieggiavano
la
navigazione
adriatica
)
;
uscivano
nottetempo
coi
Mas
dalla
rada
di
Fiume
,
abbordavano
le
navi
da
carico
sulla
loro
rotta
,
e
le
costringevano
a
dirigere
su
Fiume
.
A
capo
degli
«
uscocchi
»
D
'
Annunzio
mise
il
«
capitan
magro
»
,
cioè
il
capitano
Mario
Magri
(
morirà
trucidato
dai
tedeschi
alle
Fosse
Ardeatine
)
.
Il
primo
colpo
di
mano
fu
contro
il
piroscafo
«
Persia
»
,
che
faceva
rotta
verso
l
'
Estremo
Oriente
,
portando
-
così
almeno
si
credette
allora
-
rifornimenti
all
'
armata
controrivoluzionaria
del
generale
Kolciak
.
Impossibile
dire
se
fra
gli
scopi
dell
'
impresa
ci
fu
anche
quello
di
aiutare
i
bolscevichi
;
ma
è
certo
che
il
ratto
del
«
Persia
»
fu
voluto
da
Giuseppe
Giulietti
,
capo
della
Federazione
dei
Lavoratori
del
Mare
;
ed
è
altrettanto
certo
che
nel
1921
il
ministro
degli
Esteri
sovietico
Georgi
Cicerin
andò
a
trovare
D
'
Annunzio
a
Gardone
cd
ebbe
con
lui
un
lungo
colloquio
.
Non
sapremo
mai
,
ovviamente
,
quel
che
dissero
.
Dell
'
incontro
resta
solo
qualche
fotografia
.
Su
di
una
D
'
Annunzio
,
imitando
l
'
italiano
del
suo
ospite
fulvo
e
barbuto
,
aveva
scritto
:
«
Tu
criedi
di
friegarmi
»
.
Comunque
sia
,
nell
'
azione
di
D
'
Annunzio
c
'
è
una
componente
populista
di
sinistra
,
che
si
andò
accentuando
col
passare
dei
mesi
.
Fra
le
varie
influenze
che
egli
subì
durante
l
'
occupazione
di
Fiume
,
quelle
di
Alceste
De
Ambris
e
di
Giuseppe
Giulietti
andarono
sempre
di
più
crescendo
,
con
ira
e
dissenso
della
fazione
nazionalista
.
Ai
primi
dell
'
anno
nuovo
il
contrasto
era
acuto
,
fra
nazionalisti
ed
estremisti
.
Un
contrasto
non
di
metodo
,
ma
di
fondo
:
i
primi
vedevano
nell
'
occupazione
di
Fiume
soltanto
un
mezzo
per
forzare
la
mano
al
governo
e
insieme
dargli
buon
gioco
verso
gli
alleati
,
mettendolo
di
fronte
al
fatto
compiuto
.
I
secondi
volevano
la
marcia
su
Roma
,
e
cioè
un
moto
di
liberazione
popolare
che
,
partendo
da
Fiume
e
dalla
Dalmazia
,
accendesse
prima
le
Venezie
e
la
Romagna
,
e
poi
tutta
l
'
Italia
,
già
scossa
da
una
vasta
ondata
di
scioperi
,
per
creare
infine
un
ordine
nuovo
,
repubblicano
.
Ecco
perché
,
motivi
di
concorrenza
e
d
'
invidia
personale
a
parte
,
Mussolini
allora
sconsigliò
a
D
'
Annunzio
la
marcia
su
Roma
.
Così
la
scissione
fu
inevitabile
.
Il
maggiore
Reina
,
fra
i
primi
,
come
abbiamo
visto
,
ad
entrare
in
Fiume
,
tornandosene
fra
le
file
dell
'
esercito
regio
,
rimproverava
al
Comandante
di
avere
come
programma
«
un
colpo
di
Stato
militarista
-
anarchico
»
e
lo
ammoniva
che
questo
programma
«
non
noi
,
ma
i
Malatesta
l
'
avrebbero
compiuto
»
.
Partì
il
maggiore
Reina
,
partì
il
generale
Ceccherini
,
partì
il
capitano
Vadalà
coi
suoi
carabinieri
.
In
città
intanto
era
scoppiata
un
'
epidemia
,
e
i
viveri
tornarono
a
scarseggiare
.
Badoglio
era
stato
promosso
Capo
di
Stato
Maggiore
(
parve
a
molti
che
fosse
un
modo
per
allontanarlo
dalle
Venezie
)
e
al
posto
suo
misero
l
'
intransigente
generale
Caviglia
,
che
aveva
sicuro
il
senso
della
disciplina
e
faceva
rispettare
il
blocco
.
L
'
ammiraglio
Millo
,
che
occupava
Zara
,
a
poco
a
poco
si
staccò
da
D
'
Annunzio
.
Il
Comandante
cominciava
a
sentire
sempre
più
netto
l
'
isolamento
.
«
Fiumani
,
perché
queste
grida
?
perché
questo
furore
?
perché
questa
angoscia
?
-
La
voce
di
Fiume
s
'
è
mutata
.
Non
la
riconosco
più
.
La
voce
di
Fiume
s
'
è
fatta
aspra
come
s
'
è
intorbidita
la
sua
acqua
.
L
'
acqua
di
Fiume
era
limpida
e
salutare
:
ci
rinfrescava
la
gola
e
l
'
anima
.
Un
giorno
scoprimmo
che
s
'
era
infettata
.
»
Né
era
capace
di
impegnarsi
fino
in
fondo
con
l
'
ala
estremista
ormai
dominante
.
Lo
Statuto
della
Reggenza
,
o
Carta
del
Carnaro
,
se
anche
è
dannunziano
nella
forma
,
fu
concepito
soprattutto
da
Alceste
De
Ambris
,
e
suonava
ormai
anacronistico
se
messo
al
confronto
con
le
reali
posizioni
di
forza
a
Fiume
.
Proprio
a
questo
punto
Mussolini
gli
consigliava
la
marcia
su
Roma
.
Perché
?
Voleva
vederlo
naufragare
.
E
quando
1'11
novembre
,
a
Rapallo
gli
alleati
si
accordarono
sul
confine
giuliano
,
su
Zara
all
'
Italia
e
la
Dalmazia
alla
Jugoslavia
,
e
sullo
status
di
città
libera
per
Fiume
,
in
attesa
del
plebiscito
,
Mussolini
approvò
,
diede
ragione
a
Giolitti
,
si
scaricò
di
ogni
responsabilità
fiumana
,
si
preparava
la
strada
del
tacito
appoggio
governativo
,
e
già
intravedeva
la
sua
marcia
su
Roma
.
Per
D
'
Annunzio
era
la
fine
.
Sarebbe
fin
troppo
facile
ironizzare
sull
'
unica
cannonata
dell
'
«
Andrea
Doria
»
che
bastò
a
indurre
il
Comandante
alla
resa
.
In
realtà
D
'
Annunzio
s
'
era
già
arreso
,
vinto
proprio
dal
voltafaccia
dei
nazionalisti
e
di
Mussolini
,
oltre
che
,
beninteso
,
dalla
sua
scarsa
chiarezza
d
'
intenti
politici
.
Ventitré
anni
prima
il
«
deputato
della
bellezza
»
,
eletto
coi
voti
conservatori
nel
collegio
di
Ortona
a
Mare
,
aveva
rotto
coi
suoi
per
andare
«
verso
la
vita
»
,
per
passare
cioè
all
'
estrema
sinistra
.
Non
fu
soltanto
un
gesto
estetizzante
.
Pochi
giorni
dopo
la
clamorosa
scenata
egli
precisava
:
«
E
voi
credete
che
io
sia
socialista
?
Io
sono
sempre
lo
stesso
...
Sono
e
rimango
individualista
ad
oltranza
...
Ma
da
noi
non
c
'
è
più
altra
politica
che
quella
del
distruggere
.
Tutto
ciò
che
attualmente
esiste
è
nulla
:
è
il
marciume
,
la
morte
che
si
oppone
alla
vita
.
Bisogna
dapprima
tutto
distruggere
»
.
E
il
suo
interventismo
,
nel
maggio
del
1915
,
fu
di
questo
tipo
:
mosso
da
un
impulso
di
azione
distruttiva
,
contro
una
dirigenza
politica
che
gli
appariva
marcia
,
cancerosa
.
Come
ben
dice
Nino
Valeri
,
a
Fiume
aveva
nuovamente
«
captato
gli
spazi
e
le
menti
di
una
tendenza
sovvertitrice
»
,
elementi
variatissimi
:
l
'
azione
dei
marittimi
e
di
capitan
Giulietti
,
quella
dei
sindacalisti
,
dei
soreliani
,
degli
anarchici
,
dei
futuristi
,
dei
mussoliniani
.
Mussolini
,
di
lui
infinitamente
più
abile
in
politica
,
fiutò
il
vento
buono
,
smise
d
'
essere
mussoliniano
e
diventò
fascista
.
Tese
la
mano
alla
monarchia
;
col
discorso
del
fascismo
«
tendenzialmente
»
repubblicano
,
diede
il
suo
avallo
all
'
operato
di
Giolitti
,
fece
persino
buon
viso
al
Vaticano
.
In
questo
modo
diventava
l
'
uomo
dei
banchieri
e
dei
bottegai
,
degli
industriali
e
degli
agrari
;
fu
il
salvatore
della
vittoria
mutilata
.
Dell
'
impresa
di
Fiume
prese
gli
spogli
,
il
ciarpame
retorico
,
i
«
me
ne
frego
»
.
Ma
ci
aggiunse
il
manganello
e
l
'
olio
di
ricino
,
che
non
sono
invenzioni
di
D
'
Annunzio
.
Non
pochi
legionari
fiumani
ci
caddero
,
e
nel
'22
furono
convinti
che
quella
marcia
su
Roma
fosse
la
continuazione
dell
'
impresa
di
Fiume
.
Eppure
D
'
Annunzio
aveva
ancora
qualche
carta
in
mano
.
Nell
'
agosto
del
1922
si
andava
preparando
un
incontro
segreto
fra
D
'
Annunzio
,
Mussolini
e
Nitti
(
il
vituperato
«
Cagoia
»
)
in
vista
d
'
un
governo
di
pacificazione
nazionale
.
Ciascuno
dei
tre
andava
disponendo
le
sue
pedine
:
Nitti
intendeva
imbrigliare
il
sovversivismo
degli
altri
due
nell
'
alveo
parlamentare
e
governativo
.
D
'
Annunzio
,
se
da
un
lato
riceveva
a
Gardone
il
socialista
D
'
Aragona
e
il
ministro
sovietico
Cicerin
,
dall
'
altro
preparava
con
una
rappresentanza
dei
combattenti
la
grandiosa
cerimonia
del
4
novembre
.
Mussolini
fece
il
gioco
più
abile
:
trattava
con
Giolitti
e
con
Facta
e
coi
fascisti
rivoluzionari
.
Prometteva
l
'
ordine
ai
primi
e
agli
altri
la
rivoluzione
.
L
'
incontro
era
fissato
per
il
15
.
Nitti
aveva
già
pronta
l
'
auto
e
il
salvacondotto
personale
di
Mussolini
,
contro
una
possibile
imboscata
delle
squadracce
.
Il
giorno
14
D
'
Annunzio
cadeva
da
una
finestra
della
villa
,
a
Gardone
.
Rimase
a
lungo
fra
la
vita
e
la
morte
.
Nessuno
-
men
che
mai
il
poeta
-
ha
mai
spiegato
come
andarono
le
cose
.
StampaQuotidiana ,
Stagioni
Dice
Marcello
Marchesi
che
a
Milano
ci
si
accorge
della
primavera
quando
la
pubblicità
t
'
avverte
che
è
tempo
di
cambiar
l
'
olio
al
motore
.
È
vero
,
anche
perché
a
Milano
la
primavera
non
esiste
più
.
Le
stagioni
si
sono
ridotte
a
tre
,
e
cioè
l
'
estate
,
l
'
inverno
e
la
Fiera
.
Matricaria
È
in
via
Santa
Sofia
,
quasi
all
'
angolo
con
corso
Italia
.
Il
cancello
sembra
chiuso
,
invece
basta
spingere
e
sei
in
un
giardino
.
Davanti
pare
la
facciata
di
una
chiesa
,
apri
e
ti
trovi
invece
in
un
secondo
cortile
.
Bussi
alla
porticina
,
dopo
un
po
'
viene
fuori
una
monaca
,
tu
le
porgi
la
bottiglia
e
chiedi
:
«
Potrei
avere
,
sorella
,
un
litro
d
'
acqua
matricaria
?
»
.
La
monaca
ti
guarda
,
ti
prega
d
'
attendere
e
sparisce
.
Sei
in
una
sala
esagonale
,
dai
muri
spessi
.
C
'
è
ancora
la
ruota
di
ottone
della
clausura
.
Torna
la
monaca
con
la
bottiglia
piena
,
tu
paghi
tre
e
cinquanta
.
Quella
spiega
che
l
'
acqua
matricaria
fa
bene
ai
nervi
e
concilia
il
sonno
.
Ha
un
odore
forte
,
tra
la
menta
e
la
canfora
,
ma
è
fatta
solo
di
erbe
.
La
fanno
le
suore
della
Visitazione
,
poca
,
per
sé
e
per
qualche
cliente
.
Mi
ci
ha
portato
Jole
Giannini
,
che
di
quest
'
acqua
miracolosa
ha
avuto
notizia
,
per
caso
,
da
uno
degli
arcieri
(
un
club
di
tiratori
con
l
'
arco
)
che
periodicamente
si
trovano
nella
bottega
del
signor
Ronchi
«
antiquario
di
vini
»
.
Fanigottone
Mi
accompagna
a
casa
in
macchina
un
amico
milanese
,
e
passiamo
pei
viali
del
parco
.
Ci
sono
le
solite
donnette
,
ma
alcune
,
anziché
tenere
le
lor
poste
,
hanno
fatto
capannello
e
stanno
lì
a
chiacchierare
.
L
'
amico
me
le
indica
con
una
smorfia
di
disapprovazione
,
e
mi
fa
:
«
Hanno
mica
voglia
di
lavorare
quelle
»
.
Dessert
Il
più
bel
dessert
prepasquale
l
'
ha
offerto
l
'
altra
sera
agli
amici
Piero
Gadda
Conti
:
una
gallina
di
gelato
,
sontuosa
,
capolavoro
d
'
una
pasticceria
di
corso
Vittorio
Emanuele
.
Paglia
,
uovo
,
corpo
e
cresta
,
tutto
alla
fragola
.
Qualche
esteta
,
fra
gli
invitati
,
da
quanto
era
bella
non
la
voleva
nemmeno
mangiare
.
Ma
poi
l
'
hanno
avuta
vinta
i
bambini
.
Il
boccone
del
prete
è
toccato
a
Camilla
Cederna
.
Mi
giura
che
era
squisito
,
meglio
che
se
fosse
stato
d
'
una
gallina
vera
.
S
'
è
fermato
a
Eboli
Alla
libreria
di
Aldovrandi
c
'
è
Calvino
che
firma
le
copie
dello
Scrutatore
.
All
'
altra
libreria
di
via
Manzoni
,
il
baffuto
Venturini
vende
Gattopardini
economici
col
ritmo
d
'
un
distributore
automatico
,
centocinquanta
copie
al
giorno
.
In
quei
cento
metri
di
marciapiede
,
ogni
sera
fra
le
sette
e
le
otto
,
la
Milano
che
vive
di
carta
stampata
si
scambia
battute
,
giochi
di
parole
,
epigrammi
.
Per
esempio
,
dicono
i
colleghi
dell
'
Unità
che
da
loro
,
oggi
come
oggi
,
la
situazione
non
è
facile
,
anzi
è
complessa
e
«
d
'
alicata
»
.
E
aggiungono
che
la
recente
presa
di
posizione
di
Krusciov
sull
'
arte
moderna
consente
,
almeno
,
di
rispolverare
un
vecchio
antislogan
:
«
Non
comprate
quadri
astratti
.
Fateveli
da
voi
»
.
Escono
i
redattori
di
Feltrinelli
,
e
ti
comunicano
che
Nanni
Balestrini
è
«
il
poeta
neo
-
dada
-
umpa
»
.
Contro
Carlo
Levi
,
che
di
recente
ha
tirato
le
orecchie
ai
giovani
intellettuali
troppo
inclini
a
parlare
di
alienazione
,
ecco
l
'
epigramma
:
«
Soffice
Leviatano
/
Io
so
perché
sei
tristo
:
/
Come
un
mito
pagano
/
Non
hai
più
funzionato
,
/
dopo
Cristo
»
.
StampaQuotidiana ,
La
bella
Gigogin
Fra
i
camioncini
della
campagna
elettorale
,
brutti
,
col
podio
,
l
'
altoparlante
e
i
manifesti
,
i
più
fragorosi
suonano
l
'
Inno
di
Roma
;
i
monarchici
la
marcia
reale
;
i
liberali
la
Bella
Gigogin
.
Questa
mi
pare
un
'
appropriazione
indebita
,
perché
la
bella
Gigogin
venne
alla
finestra
nel
1859
,
e
diventò
subito
l
'
inno
dei
volontari
lombardi
,
che
la
portarono
con
sé
in
Sicilia
e
su
fino
a
Napoli
.
Era
cioè
l
'
inno
della
gioventù
di
parte
radicale
e
garibaldina
.
E
non
discende
forse
il
Partito
liberale
dall
'
opposto
filone
,
moderato
e
cavourriano
?
Alienatiello
Il
professor
Alessandro
Cutolo
va
a
donare
l
'
uovo
pasquale
al
nipotino
.
Lo
trova
in
cucina
,
che
fa
merenda
.
Mentre
beve
la
sua
tazza
di
cioccolata
,
giocherella
coi
biscottini
,
li
dispone
in
tondo
sul
tavolo
,
a
raggiera
.
«
Ma
tu
che
cosa
stai
facendo
?
»
,
gli
chiede
.
«
Sto
facendo
l
'
ora
dei
pavesini
,
nonno
»
.
E
allora
il
professore
,
in
un
impeto
di
affettuosa
stizza
,
abbraccia
il
nipotino
,
esclamando
«
Alienatiello
mio
!
»
.
Verdi
vuole
tutto
A
ogni
prima
verdiana
della
Scala
scende
da
Parigi
Manlio
Cancogni
e
sale
da
Grosseto
Carlo
Cassola
.
Poi
si
va
tutti
a
cena
insieme
ed
è
vietato
parlare
d
'
altro
:
chi
li
frena
in
tal
momento
?
Da
altri
segni
appar
chiaro
la
perenne
popolarità
di
Verdi
.
Basti
pensare
che
«
Selezione
»
,
un
'
editrice
che
tira
decine
di
migliaia
di
copie
,
mette
ora
sul
mercato
,
accanto
ai
libri
,
un
microsolco
con
Traviata
,
Ballo
in
maschera
eAida
.
E
giovedì
sera
c
'
era
pieno
alla
Piccola
Scala
,
eppure
non
davano
alcuno
spettacolo
:
era
filologia
musicale
,
conce
chiarì
Gian
Andrea
Gavazzeni
.
Presentavano
il
nastro
delle
prove
del
Ballo
in
maschera
,
diretto
da
Toscanini
con
l
'
orchestra
della
NBC
.
Musica
,
interruzioni
,
daccapo
,
commenti
,
impennate
del
maestro
,
si
sentiva
tutto
.
«
Andiamo
,
signori
,
non
battete
la
fiacca
,
Verdi
vuole
tutto
,
non
gli
basta
la
metà
.
E
quelle
note
piccole
,
suonatele
,
sono
importanti
.
In
italiano
si
chiamano
abbellimenti
.
Rendere
la
musica
more
beautiful
,
capite
,
signori
?
»
È
una
registrazione
del
1954
,
quando
Toscanini
aveva
87
anni
,
eppure
canta
,
si
adira
,
si
diverte
,
rievoca
un
aneddoto
curioso
:
«
Ho
suonato
anch
'
io
in
orchestra
,
signori
,
e
con
Verdi
.
Dirigeva
lui
1'Otello
.
Più
forte
,
più
forte
,
il
secondo
violoncello
,
disse
a
me
e
allora
,
signori
,
non
badate
al
"
piano
"
di
Verdi
.
Daccapo
,
suonatemelo
tutto
questo
brano
,
perché
mi
piace
,
mi
piace
da
morire
»
.
Neologismi
Le
ultime
novità
della
lingua
neoitaliana
si
trovano
specialmente
al
padiglione
delle
macchine
per
ufficio
.
Ci
incontri
il
Francopost
,
lo
Sportellkass
,
l
'
Univac
,
la
Fotolux
e
il
Rotaprint
.
C
'
è
anche
la
macchina
spezzatrice
.
In
un
altro
padiglione
impari
invece
che
«
il
polietilene
viene
estruso
»
:
participio
passato
del
verbo
estrudere
,
che
,
prima
del
12
aprile
1963
,
non
esisteva
.
Si
sono
dimenticati
della
balia
L
'
altra
sera
discutevamo
di
bambini
:
un
medico
,
un
pedagogista
,
un
architetto
e
uno
psicologo
.
Fecero
anche
vedere
un
documentario
sul
gioco
,
piuttosto
bello
.
E
si
sentirono
i
pareri
più
diversi
.
Per
esempio
che
il
gioco
della
«
campana
»
(
chiamato
anche
del
«
mondo
»
o
del
«
paradiso
»
)
ha
origini
antichissime
,
rituali
e
magiche
.
Che
bisogna
spostare
i
giochi
infantili
sulle
terrazze
,
essendo
le
strade
impraticabili
,
anzi
micidiali
.
Che
il
sessanta
per
cento
dei
bambini
milanesi
avrebbero
bisogno
di
ginnastica
correttiva
,
tanto
diffuse
sono
le
malformazioni
delle
scapole
e
della
spina
dorsale
.
Che
son
da
abbandonare
i
giocattoli
di
serie
.
La
soluzione
sta
nell
'
autobus
scolastico
,
diceva
l
'
uno
:
scuole
e
campi
di
gioco
in
periferia
,
con
mezzi
di
trasporto
veloci
e
comodi
.
La
città
,
diceva
l
'
altro
,
non
è
in
sé
un
male
,
anzi
ha
molti
aspetti
educativi
e
stimolanti
:
basta
rifarla
con
spazi
verdi
più
estesi
.
Bisogna
moltiplicare
,
interveniva
un
terzo
,
i
campi
di
gioco
rionali
.
L
'
unica
proposta
che
nessuno
fece
fu
di
ritornare
a
un
'
antica
usanza
,
di
mandare
cioè
i
bambini
piccoli
a
balia
.
Certo
,
potremmo
inventare
un
sistema
di
baliatico
moderno
,
magari
collettivo
,
razionale
ed
economico
.
Perché
la
constatazione
è
triste
:
il
bambino
milanese
impara
verso
i
cinque
anni
che
le
uova
le
fanno
le
galline
e
il
latte
le
mucche
.
StampaQuotidiana ,
Giovani
«
indaffarati
»
tra
gondole
e
stalattiti
Il
locale
è
al
primo
casello
dell
'
autostrada
per
Genova
.
Entrando
vedi
un
bar
comunissimo
,
la
televisione
accesa
,
un
carabiniere
che
sta
a
guardare
,
due
cani
che
si
rincorrono
,
una
cameriera
alla
macchina
degli
espressi
.
Ma
il
bello
comincia
dentro
:
sono
cinque
o
sei
stanze
una
dietro
l
'
altra
,
arredate
in
uno
stile
che
varia
dal
neoveneziano
al
cavernicolo
.
Qui
oblò
,
gondole
,
remi
,
lampioncini
fiochi
,
là
stalattiti
di
cartapesta
che
pendono
dal
soffitto
.
Per
sedere
,
divanetti
a
due
posti
di
quelli
col
bracciolo
tondo
di
legno
lucido
,
come
usavano
nel
'35
.
Qualche
coppia
balla
,
senza
spostarsi
oltre
il
raggio
di
un
metro
,
la
musica
è
centralizzata
,
un
nastro
continuo
che
gli
altoparlanti
fanno
echeggiare
sommessa
dovunque
.
Le
altre
coppie
stanno
sedute
sui
divanetti
,
e
si
baciano
senza
sosta
.
Quasi
tutti
giovani
.
I
ragazzi
sono
impegnatissimi
,
seri
,
tenaci
,
aggrondati
:
paiono
apprendisti
meccanici
alle
prese
col
«
pezzo
»
:
c
'
è
chi
svita
e
chi
trapana
,
chi
fresa
e
chi
smussa
.
Entrano
due
coppie
sui
quaranta
,
e
si
siedono
sbagliate
,
qua
gli
uomini
,
di
fronte
le
donne
.
Chiedono
da
bere
e
invece
della
cameriera
arriva
trafelata
la
padrona
.
«
Va
mica
bene
così
»
dice
,
e
li
fa
spostare
.
Coppie
han
da
essere
.
Le
targhe
da
gioco
A
notte
alta
in
via
Manzoni
due
tipi
si
spostano
pendolarmente
da
un
lato
all
'
altro
della
strada
,
e
ogni
volta
consultano
con
attenzione
la
targa
delle
auto
in
sosta
.
Potrebbero
essere
due
poliziotti
o
due
esperti
di
statistica
in
missione
notturna
.
Invece
sono
due
colleghi
:
chiuso
l
'
ultimo
bar
,
continuano
la
partita
per
strada
,
e
hanno
appunto
inventato
il
«
poker
di
targhe
»
.
Al
primo
toccano
le
auto
di
destra
,
al
secondo
quelle
di
sinistra
,
e
coi
numeri
formano
tutte
le
combinazioni
del
poker
vero
:
coppia
di
sei
,
full
di
nove
,
poker
di
quattro
,
scala
.
Con
le
targhe
milanesi
,
a
sei
numeri
,
si
può
fare
anche
pokerissimo
e
superpoker
.
Non
esiste
ancora
un
regolamento
preciso
,
specialmente
circa
il
valore
da
attribuire
agli
zeri
.
Il
gioco
si
è
già
diffuso
in
molti
ambienti
,
e
alcuni
appassionati
seguono
con
ansia
gli
sviluppi
della
motorizzazione
;
a
chi
toccherà
,
per
la
prima
volta
nella
storia
milanese
,
la
ventura
di
fare
superpoker
di
sette
?
Ma
non
attacca
In
un
grande
magazzino
c
'
è
una
ragazza
in
grembiule
turchino
che
«
dimostra
»
i
vantaggi
di
una
nuova
padella
,
detta
«
inadherent
»
.
I
cibi
in
cottura
non
attaccano
mai
sul
fondo
,
e
senza
bisogno
di
olio
,
burro
o
grassi
.
Così
si
risparmia
e
si
mantiene
la
linea
.
La
dimostratrice
rompe
un
uovo
,
lo
sbatte
,
ne
versa
un
po
'
nella
padella
posata
sul
gas
,
lascia
cuocere
,
poi
col
mestolino
stacca
la
frittata
,
sottile
come
un
'
ostia
.
Ne
ha
già
fatto
un
bel
mucchietto
.
Una
donna
che
sta
a
guardare
curiosa
,
azzarda
un
dito
sulle
frittatine
,
domanda
se
davvero
non
c
'
è
olio
.
Non
c
'
è
.
Nemmeno
sale
?
No
.
«
Allora
non
le
mangio
.
»
E
se
ne
va
.
StampaQuotidiana ,
Weekend
sulle
ali
Venerdì
scorso
s
'
è
inaugurato
un
servizio
aereo
diretto
fra
Milano
e
Taormina
,
studiato
apposta
per
chi
voglia
trascorrere
la
fine
della
settimana
(
corta
)
a
Taormina
.
In
meno
di
due
ore
si
passa
dalle
brume
lombarde
al
mare
cupo
di
Sicilia
,
alle
nevi
dell
'
Etna
,
al
vortice
della
roulette
.
Si
rincasa
la
domenica
a
sera
,
riposati
,
abbronzati
,
e
a
tasche
vuote
.
Passatempo
Passatempo
del
lunedì
:
coi
nomi
dei
giocatori
scesi
in
campo
la
domenica
scorsa
,
serie
A
e
B
,
formare
una
squadra
tutta
di
scrittori
,
viventi
e
no
,
purché
famosi
.
Ecco
la
formazione
più
robusta
:
Negri
,
Grossi
,
Manzoni
,
De
Marchi
,
Baldini
,
Sereni
,
De
Robertis
,
Di
Giacomo
,
Petroni
,
Micheli
,
Campana
.
«
Cecilio
»
Rivera
Gianni
Rivera
è
forse
il
più
grande
calciatore
europeo
,
oggi
.
Ma
fuori
dal
campo
ridiventa
un
giovanotto
cortesissimo
,
prudente
e
neutrale
.
Quando
parla
fa
venire
in
mente
la
versione
maschile
d
'
un
personaggio
moraviano
.
Esempio
:
«
Come
le
è
parsa
l
'
Inghilterra
?
»
«
Ho
visto
molto
poco
.
Eravamo
in
ritiro
»
.
«
Sa
che
lei
gioca
benissimo
?
»
«
Be
;
faccio
del
mio
meglio
.
»
«
Dove
andrà
in
vacanza
?
»
«
Non
ho
ancora
deciso
.
»
«
Preferisce
il
mare
o
la
montagna
?
»
«
Un
po
'
il
mare
,
un
po
'
la
montagna
.
»
«
Allora
grazie
,
signor
Rivera
,
e
buongiorno
.
»
«Speriamo.»
Gettone
per
Ungaretti
In
un
bar
di
via
Fontana
,
c
'
è
un
juke
-
box
che
periodicamente
smette
con
le
canzoni
e
offre
soltanto
poesie
.
Dice
il
proprietario
che
l
'
iniziativa
è
sua
,
perché
gli
piacciono
i
versi
.
Ma
anche
i
clienti
,
giovani
,
non
disdegnano
di
tanto
in
tanto
sentire
Ungaretti
anziché
Celentano
.
Intanto
un
editore
milanese
prepara
una
gigantesca
Storia
della
letteratura
italiana
(
testi
e
commento
critico
)
in
circa
quaranta
microsolchi
a
33
giri
.
StampaQuotidiana ,
Il
bucato
di
massa
Versione
moderna
dei
vecchi
lavatoi
pubblici
,
ecco
il
«
Lavaget
»
,
«
supercentro
del
bucato
»
.
Da
dodici
a
ventiquattro
lavatrici
automatiche
a
gettoni
per
ventisette
minuti
di
lavatura
,
cioè
per
quattro
chili
e
mezzo
di
biancheria
,
si
pagano
duecento
lire
.
L
'
acqua
è
speciale
,
depurata
,
e
speciale
il
detersivo
,
che
un
'
altra
macchina
a
gettone
distribuisce
nella
dose
giusta
,
per
cinquanta
lire
.
Altre
cinquanta
lire
,
e
funziona
l
'
asciugatrice
.
In
tutto
sono
trecento
lire
,
e
trentadue
minuti
di
tempo
,
con
nessuna
fatica
:
la
massaia
intanto
può
anche
andare
a
fare
la
spesa
.
A
Milano
cc
ne
sono
sessanta
,
e
lavorano
dalle
sette
del
mattino
alle
dieci
di
sera
,
ininterrottamente
.
È
sempre
più
raro
che
i
panni
sporchi
si
lavino
in
famiglia
.
Uomo
di
giugno
Ogni
mese
alcune
signore
di
Milano
(
fra
le
altre
spiccano
Bianca
Toccafondi
,
Fanny
Branca
,
Biki
e
Germana
Marucelli
)
,
nominano
,
durante
una
cena
alla
«
brasera
»
l
'
uomo
del
giorno
,
scelto
fra
i
più
meritevoli
e
famosi
.
In
maggio
il
premio
toccò
a
Luchino
Visconti
.
Stasera
,
per
il
mese
di
giugno
,
la
palma
andrà
a
Dino
Buzzati
.
Il
premio
è
puramente
simbolico
.
StampaQuotidiana ,
Al
livello
(
dicono
)
dell
'
arte
Dicono
le
statistiche
che
l
'
americano
consuma
in
media
duecentodieci
libbre
di
carta
soltanto
per
imballare
,
impacchettare
,
involgere
.
Non
abbiamo
dati
italiani
,
ma
almeno
come
tendenza
siamo
su
quella
strada
.
L
'
uomo
moderno
incarta
,
e
quello
è
ormai
uno
dei
suoi
gesti
fondamentali
e
vitali
.
Perché
dunque
non
sublimare
fino
al
livello
dell
'
arte
questo
costante
dato
attivo
del
nostro
esistere
?
Ci
ha
pensato
il
giovane
bulgaro
Christo
(
forse
Cristoforo
,
di
cognome
Javaceff
)
.
Ventisettenne
,
abita
a
Parigi
e
sta
esponendo
alla
galleria
Apollinaire
di
via
Brera
,
diretta
dal
signor
Guido
Lo
Noci
,
pugliese
.
L
'
impacchettamento
,
dice
il
suo
esegeta
Pierre
Restany
,
è
un
gesto
di
appropriazione
che
ricoprendo
l
'
oggetto
in
un
involto
chiuso
(
carta
o
stoffa
che
sia
)
ce
lo
fa
vedere
«
altrimenti
»
.
Ce
lo
fa
vedere
se
l
'
involto
è
al
cellofan
:
per
esempio
quel
manichino
di
donna
appeso
di
traverso
al
muro
,
oppure
quel
materasso
piegato
,
con
carrozzella
da
bambini
,
su
un
portapacchi
d
'
auto
,
il
tutto
assicurato
da
spaghi
di
diverso
spessore
e
robustezza
.
Se
invece
l
'
involto
è
carta
da
pacchi
,
oppure
stoffa
,
allora
non
si
vede
quel
che
c
'
è
dentro
,
e
il
bello
sta
nel
dubbio
circa
il
contenuto
.
Come
da
bambini
la
calza
della
Befana
.
Il
pittore
Lucio
Fontana
ha
comperato
il
manichino
,
un
altro
avventore
ha
preso
il
pacchetto
-
non
grande
-
che
contiene
,
dentro
cellofan
legato
con
spaghi
,
un
settimanale
illustrato
.
La
mostra
rimane
aperta
anche
in
luglio
.
Fantascienza
in
burrasca
La
pubblicazione
di
Robot
e
il
Minotauro
e
il
festival
triestino
dei
film
di
fantascienza
,
con
tavola
rotonda
e
dibattito
sui
problemi
relativi
,
dimostrano
che
la
«
science
fiction
»
ha
in
Italia
i
suoi
cultori
attivi
,
specialmente
a
Milano
.
Addirittura
esistono
quattro
correnti
,
o
scuole
,
spesso
in
polemica
fra
di
loro
:
gli
«
ortodossi
»
di
«
Galaxy
»
,
che
esigono
rigoroso
rispetto
per
la
verosimiglianza
scientifica
,
i
«
decadenti
»
di
«
Urania
»
,
con
alla
testa
Carlo
Fruttero
,
autore
di
un
racconto
avveneristico
sotto
lo
pseudonimo
di
Obstbaum
,
i
«
dissidenti
»
di
«
Interplanet
»
(
Janda
,
Staffilano
,
Aldani
,
Della
Corte
)
.
I
«
protezionisti
»
di
«
Futuro
»
(
Inisero
Cremaschi
e
Gilda
Musa
)
,
i
quali
sostengono
la
necessità
di
una
fantascienza
nazionale
.
Ci
sono
poi
gli
isolati
:
Giorgio
De
Maria
,
che
fra
l
'
altro
ha
tradotto
i
lirici
greci
in
dialetto
piemontese
,
Roberto
Vacca
e
Umberto
Eco
.
Formano
la
cosiddetta
«
piccola
Borghesia
»
,
dal
nome
del
loro
modello
ideale
,
«
Borges
»
.
Basta
la
vasca
e
un
po
'
di
fortuna
È
il
metodo
Salmanoff
,
subito
accolto
con
entusiasmo
dai
milanesi
attenti
alle
novità
,
dopo
l
'
uscita
del
suo
libro
(
Segreti
e
saggezza
del
corpo
)
da
Bompiani
.
Il
traduttore
,
Mario
Mancini
,
è
anche
impegnatissimo
seguace
del
Maestro
,
e
ha
inventato
lui
lo
slogan
:
«
Basta
una
vasca
da
bagno
»
.
Basta
,
cioè
,
per
guarire
ogni
malattia
.
La
teoria
del
Salmanoff
(
quasi
novantenne
,
operante
a
Parigi
,
ma
già
medico
personale
di
Lenin
e
riorganizzatore
dei
servizi
termali
e
antitubercolari
nella
Russia
rivoluzionaria
)
si
basa
su
due
punti
:
che
vada
curato
il
corpo
e
non
l
'
organo
malato
,
e
che
tutte
le
malattie
dipendono
da
una
disfunzione
dei
vasi
capillari
.
Rimedio
sovrano
il
bagno
,
caldo
o
freddo
.
Impacchi
al
torace
per
la
tracheite
,
compresse
fredde
sul
collo
per
la
sinusite
,
immersione
degli
avambracci
per
l
'
influenza
,
bagni
di
fieno
per
il
raffreddore
.
Borsa
calda
e
cachet
vascolari
prevengono
e
curano
l
'
infarto
.
Aereo
per
la
foce
Bocca
di
Magra
fu
scoperta
venticinque
anni
or
sono
dai
letterati
,
che
tenacemente
,
dopo
di
allora
,
l
'
hanno
difesa
dalla
«
valorizzazione
»
turistica
,
anche
contro
la
volontà
di
parte
della
popolazione
indigena
.
Purtroppo
sembra
che
cemento
,
go
-
kart
e
juke
-
boxe
stiano
per
prevalere
.
Sorgono
nuove
ville
,
come
«
Nido
del
gatto
»
inaugurato
alla
Punta
Bianca
del
celebre
couturier
parmense
Luciano
Zanini
.
Agli
ospiti
-
alcuni
son
giunti
in
aereo
da
Parma
-
è
stato
offerto
pesce
allo
spiedo
.
Infermiere
volanti
La
benemerita
Clinica
Mutua
Sanitaria
Resnati
,
che
funziona
dal
1924
ed
assiste
47mila
300
fra
dipendenti
comunali
,
artigiani
,
piccoli
imprenditori
e
liberi
professionisti
,
per
soddisfare
le
esigenze
dei
suoi
assistiti
ha
presentato
al
pubblico
il
nuovo
corpo
delle
infermiere
disponibili
a
domicilio
.
Entreranno
in
servizio
il
1°
luglio
:
le
dirige
la
dott.
Costa
.
Il
calzolaio
cantato
Diventano
sempre
più
consueti
i
rapporti
fra
scrittori
e
cantanti
.
La
settimana
scorsa
Maria
Monti
è
andata
apposta
a
Vigevano
per
conoscere
Lucio
Mastronardi
.
L
'
incontro
è
stato
cordialissimo
,
e
Mastronardi
ha
subito
accettato
di
scrivere
i
versi
per
una
canzone
nuova
di
ambiente
vigevanese
.
Già
ne
sappiamo
il
ritornello
:
«
Un
calzolaio
/
attacca
il
cuoio
/
alla
tomaia
/
con
il
collante
.
/
Il
poverino
/
grida
io
muoio
/
e
sull
'
istante
/
tira
le
cuoia
»
.
L
'
infernale
cura
del
caldo
Bisogna
andarci
con
un
amico
esperto
,
che
consigli
e
guidi
.
Entri
,
affitti
lo
spogliatoio
,
col
suo
bel
lettino
di
vegetale
.
Indossi
l
'
accappatoio
,
e
tenendo
in
mano
la
salvietta
vai
alla
doccia
.
Poi
ti
pesi
,
entri
in
una
cabina
,
premi
un
pomo
nichelato
e
da
sotto
la
panca
di
marmo
scaturisce
un
getto
di
vapore
caldissimo
,
che
serve
ad
aprire
i
pori
.
Ora
sei
pronto
a
entrare
nella
prima
sala
,
la
grande
.
Pannelli
di
legno
grezzo
,
odoroso
,
alle
pareti
,
gradoni
dello
stesso
legno
su
cui
ti
siedi
o
ti
sdrai
:
più
in
alto
fa
più
caldo
,
ma
già
al
primo
piano
siamo
sui
sessanta
gradi
,
la
temperatura
della
baia
di
Assali
Eppure
l
'
amico
esperte
)
spiega
che
così
serve
a
poco
.
Ci
vuol
la
fornace
.
Dunque
altra
doccia
,
e
via
nella
stanzina
piccola
,
che
ha
da
una
parte
un
forno
come
quelli
all
'
antica
per
il
pane
.
Tre
gradoni
di
legno
:
sull
'
ultimo
sono
cento
gradi
precisi
.
Cominci
a
ruscellare
,
senti
nel
naso
odor
di
bruciaticcio
,
e
una
strana
acquolina
gelida
in
bocca
.
Dieci
minuti
bastano
,
poi
l
'
esperto
attinge
acqua
da
un
mastello
e
ne
butta
nel
forno
tanti
mestoli
per
quanti
sono
i
presenti
più
uno
:
come
per
fare
il
tè
.
È
il
«
colpo
di
vapore
»
,
un
clima
che
non
esiste
in
alcuna
parte
della
terra
,
nemmeno
nel
Kuwait
.
Ti
pizzica
la
pelle
,
e
allora
esci
e
ti
butti
in
una
piscina
di
acqua
fredda
e
corrente
.
(
A
rigore
ci
vorrebbe
una
bella
nuotata
nel
fiume
.
)
Poi
torni
nel
camerino
e
ti
metti
a
letto
,
con
tre
coperte
addosso
,
e
ricominci
,
incredibile
,
a
sudare
.
Talvolta
t
'
addormenti
.
Al
risveglio
vai
nel
tepidario
ottagonale
:
anziani
grassi
in
accappatoio
,
come
tanti
senatori
romani
,
giovani
snelli
che
si
coprono
appena
le
vergogne
maggiori
,
o
neanche
quelle
,
come
soldati
spartani
.
Uscendo
dalla
sauna
ti
par
d
'
essere
in
Svizzera
.
Ti
senti
fresco
,
leggero
.
Infatti
hai
perso
almeno
un
chilo
.
E
speso
1800
lire
.
Il
prezzo
del
vitello
,
prima
scelta
.
StampaQuotidiana ,
Si
chiama
e
si
firma
proprio
così
:
nei
rapporti
con
L
'
ATM
,
Si
capisce
.
In
una
azienda
così
grossa
capitano
frequenti
gli
omonimi
,
fra
i
dipendenti
di
ieri
e
quelli
di
oggi
,
perciò
conviene
,
per
intendersi
,
dar
loro
un
numero
progressivo
.
Si
sa
per
esempio
di
un
Rossi
duecentonovantasette
.
Lorini
Quattro
invece
non
esiste
,
e
per
adesso
è
lui
l
'
ultimo
della
dinastia
:
Lorini
Due
era
suo
padre
,
mentre
di
Lorini
Uno
si
son
perse
le
tracce
.
Ma
il
suo
vero
nome
è
Franco
:
un
uomo
di
poco
sopra
i
quaranta
,
col
viso
asciutto
,
i
capelli
castani
,
un
po
'
stempiato
,
gli
occhi
fermi
e
chiari
,
il
sorriso
difficile
e
un
po
'
stirato
,
come
tutti
quelli
che
soffrono
allo
stomaco
.
L
'
ho
incontrato
in
un
bar
vicino
alla
grande
rimessa
di
Baggio
,
in
via
delle
Forze
Armate
,
e
intorno
altri
colleghi
,
incuriositi
,
stavano
a
sentire
,
uno
ha
azzardato
un
parere
,
e
a
poco
a
poco
tutti
intervenivano
a
correggere
,
precisare
,
aggiungere
.
Mi
ci
ha
portato
un
giovanotto
avellinese
di
nome
Spirito
,
anzi
Spirito
Uno
,
prova
,
se
occorresse
,
dell
'
immissione
dei
meridionali
in
questo
vecchio
mestiere
milanese
con
tradizioni
antiche
di
quasi
un
secolo
.
Spirito
Uno
è
appunto
allievo
di
Lorini
Tre
,
e
fa
il
bigliettario
(
«
si
dice
così
,
siete
voialtri
che
dimenticate
sempre
la
erre
»
)
ma
con
un
mese
di
corso
può
passare
guidatore
,
o
manovratore
,
come
sta
scritto
sulla
targhetta
,
che
t
'
ammonisce
di
non
parlargli
,
perché
altrimenti
si
distrae
.
Ma
è
poi
difficile
condurre
,
guidare
,
manovrare
,
pilotare
,
comunque
si
dica
,
un
tram
?
In
sé
non
è
difficile
,
spiega
Lorini
,
i
comandi
sono
due
,
cioè
il
«
controller
»
(
questo
è
il
nome
tecnico
ma
tra
loro
dicono
«
manetta
»
)
e
il
freno
.
Il
campanello
si
suona
col
piede
.
Svoltare
svolta
da
sé
,
naturalmente
,
questo
bestione
più
pesante
d
'
un
carro
armato
,
che
costa
venticinque
milioni
,
ed
è
mosso
da
quattro
motori
di
650
volts
ciascuno
.
Portarlo
di
qui
a
San
Siro
,
mettiamo
,
con
la
città
sgombra
,
riuscirebbe
facile
anche
a
me
.
Le
cose
cambiano
se
pensiamo
che
le
strade
sono
ingombre
di
mezzi
e
di
pedoni
,
che
la
gente
sale
e
scende
,
che
bisogna
star
bene
attenti
agli
orari
.
I
ritardi
sono
giustificabili
(
se
c
'
è
un
ingorgo
,
se
manca
la
corrente
)
ma
gli
anticipi
,
sopra
il
minuto
,
mai
,
allora
c
'
è
il
rapporto
e
la
multa
.
Sono
dalle
tre
alle
quattro
doppie
corse
giornaliere
,
in
un
turno
di
sei
ore
e
mezza
continuato
,
tranne
che
per
gli
anziani
,
ai
quali
tocca
l
'
orario
speciale
.
Può
sembrare
comodo
e
non
lo
è
affatto
.
Se
ne
accorgono
appunto
i
nuovi
arrivati
come
Spirito
:
hanno
fatto
il
militare
nel
Nord
,
questi
meridionali
,
oppure
hanno
sentito
dire
che
quassù
la
vita
è
tutta
rose
,
i
salari
alti
,
gli
svaghi
infiniti
,
la
libertà
,
le
ragazze
,
ma
poi
,
quando
sono
entrati
nell
'
ATM
,
e
agli
inizi
prendono
cinquantamila
al
mese
,
e
devono
pagarsi
la
camera
,
il
mangiare
,
la
lavatura
,
le
sigarette
,
allora
s
'
accorgono
che
non
c
'
è
proprio
da
scialare
.
E
nemmeno
ci
sono
grandi
possibilità
di
far
carriera
:
entri
bigliettario
,
e
se
non
fai
il
corso
di
guidatore
,
bigliettario
rimani
.
Altrimenti
puoi
diventare
controllore
,
controllore
capo
,
vice
ispettore
,
ispettore
,
e
qui
ti
fermi
.
Ogni
passaggio
è
subordinato
all
'
esame
di
concorso
,
severo
.
Franco
Lorini
entrò
nelle
tranvie
nell
'
immediato
dopoguerra
.
Classe
1921
,
ha
digerito
la
sua
bella
fetta
di
naja
,
è
tornato
con
in
tasca
appena
il
diploma
di
terza
avviamento
,
e
a
quei
tempi
trovare
un
posto
non
era
facile
,
e
poi
l
'
esempio
paterno
finì
per
convincerlo
.
Ora
c
'
è
e
ci
resterà
fino
alla
pensione
,
che
arriva
a
sessant
'
anni
,
ma
se
potesse
tornare
indietro
,
e
avere
vent
'
anni
con
le
possibilità
di
oggi
,
farebbe
volentieri
l
'
operaio
meccanico
specializzato
.
Con
moglie
e
un
figlio
,
compresi
gli
assegni
familiari
,
prende
al
netto
poco
più
di
sessantamila
lire
.
Altri
suoi
colleghi
si
cercano
un
secondo
lavoro
,
dopo
il
turno
di
servizio
,
ma
lui
no
:
il
tempo
libero
lo
dedica
al
figlio
Claudio
,
che
ha
tanto
bisogno
di
aria
aperta
.
E
potendo
lo
farà
studiare
,
perché
già
mostra
buona
disposizione
a
imparare
.
Gli
domando
come
sono
,
dal
punto
di
vista
suo
,
i
rapporti
col
pubblico
.
«
Prenda
l
'
esempio
di
Roma
»
(
sempre
il
solito
paragone
,
anche
lui
)
.
«
A
Roma
è
differente
,
in
tram
parlano
tutti
,
così
il
bigliettario
si
sfoga
,
il
guidatore
anche
.
Magari
ci
scappa
lo
sfottò
,
il
mezzo
insulto
,
ma
è
roba
che
si
scorda
subito
,
e
fa
bene
ai
nervi
.
Qui
invece
chiacchierano
poco
e
covano
dentro
,
e
il
bigliettario
incassa
,
il
guidatore
incassa
.
Le
proteste
di
chi
ha
fretta
,
la
muta
ostinazione
di
chi
sosta
sulla
piattaforma
di
dietro
,
(
e
quel
«
portarsi
avanti
»
che
tanto
mi
irrita
,
spiega
Lorini
,
non
è
per
malanimo
:
anche
se
la
piattaforma
è
sgombra
,
il
regolamento
parla
chiaro
,
e
il
bigliettario
deve
dire
sempre
così
,
perché
può
essere
l
'
ispettore
in
incognito
,
in
borghese
,
che
annota
e
poi
fa
il
suo
bel
rapporto
)
,
i
clacson
irritati
degli
automobilisti
.
Però
sono
uomini
anche
loro
,
incassano
incassano
,
e
a
un
certo
punto
sbottano
e
magari
ne
fa
le
spese
il
passeggero
che
aveva
ragione
.
Ci
vorrebbe
più
comprensione
,
più
bonomia
,
certo
,
ma
qui
a
Milano
è
facile
dirlo
,
assai
meno
facile
arrivarci
:
hanno
tutti
fretta
,
hanno
tutti
i
guai
per
la
testa
,
hanno
la
grana
,
e
la
grana
si
capisce
,
l
'
ansia
di
arrivare
a
farla
,
tanta
e
presto
,
oppure
poca
e
tutti
i
giorni
,
quella
poca
che
serve
per
non
andare
sotto
,
che
come
risultato
è
lo
stesso
,
anche
per
i
tranvieri
:
ecco
perché
tanti
casi
di
epatite
,
di
mal
di
fegato
.
E
poi
l
'
ulcera
gastrica
,
che
dipende
anche
dai
turni
,
dal
dovere
ogni
giorno
mettersi
in
giro
col
pasto
sullo
stomaco
.
E
poi
i
reumatismi
e
le
artriti
,
specialmente
il
guidatore
,
che
ha
la
porta
davanti
proprio
a
un
metro
dal
lungo
umido
inverno
milanese
.
Ma
insomma
,
vien
fatto
di
chiedere
a
Lorini
Tre
,
ci
sono
aspetti
positivi
,
qualcosa
che
valga
la
pena
nel
suo
mestiere
?
Ci
pensa
un
po
'
,
con
gli
occhi
sempre
fissi
,
un
po
'
duri
,
e
finalmente
ecco
.
C
'
è
la
solidarietà
fra
compagni
di
lavoro
,
gran
bella
cosa
(
però
il
pubblico
,
precisa
,
quando
scioperano
sembra
che
non
li
consideri
lavoratori
come
tutti
gli
altri
)
,
c
'
è
la
sicurezza
del
lavoro
e
della
pensione
,
che
scoccati
i
sessant
'
anni
è
pari
al
92
per
cento
della
paga
.
Che
altro
?
Un
bel
centro
climatico
a
Ospedaletti
,
che
in
pratica
è
un
albergo
di
lusso
,
purtroppo
piccolo
per
accogliere
tutti
;
e
infatti
lui
c
'
è
stato
due
volte
solo
.
Poi
le
colonie
per
i
bambini
,
e
la
banda
musicale
,
che
è
fra
le
migliori
d
'
Italia
,
e
anzi
di
recente
si
è
classificata
sesta
a
un
concorso
internazionale
in
Germania
:
ma
qui
,
a
parte
l
'
orgoglio
,
la
soddisfazione
è
di
chi
ci
suona
,
e
ha
un
'
ora
di
abbuono
giornaliero
per
le
prove
.
Poi
la
squadra
di
calcio
che
gioca
in
serie
D
,
i
gruppi
di
pesca
,
di
caccia
,
di
bocce
.
Lo
sport
anzi
ha
sempre
dato
buoni
frutti
,
all
'
ATM
:
dai
pugili
dilettanti
sono
usciti
fior
di
campioni
,
come
Giancarlo
Garbelli
,
beniamino
del
pubblico
milanese
,
che
un
tempo
puliva
i
tram
proprio
nella
rimessa
lì
accanto
.
Anche
Lorini
un
tempo
faceva
,
e
bene
,
dello
sport
:
era
lottatore
nei
pesi
piuma
,
e
poi
fu
per
dieci
anni
arbitro
di
calcio
.
Oramai
però
basta
:
lo
sport
lo
legge
sui
giornali
(
libri
purtroppo
non
ne
compra
,
costano
cari
,
dice
)
,
e
il
tempo
libero
lo
dedica
quasi
tutto
alla
persona
che
gli
è
più
cara
al
mondo
:
Claudio
.
Gli
piacerebbe
che
diventasse
Lorini
Quattro
?
No
,
sinceramente
no
.
StampaQuotidiana ,
Qualcuno
dice
ancora
,
all
'
antica
,
brumista
,
ma
oramai
sono
pochi
.
I
più
,
anche
fra
i
clienti
,
hanno
accettato
,
insieme
all
'
esito
in
«
ista
»
sempre
più
comune
ai
nomi
di
mestiere
,
qua
al
Nord
,
lo
scontro
,
sconosciuto
invece
nella
lingua
e
nei
dialetti
,
fra
gutturale
e
sibilante
.
Sicché
,
mentre
a
Roma
si
dice
tassì
e
tassinaro
,
a
Milano
sentiamo
,
anche
in
bocca
al
popolo
,
taxi
e
taxista
,
ossia
«
tàcsi
»
e
«
tàcsista
»
.
Con
le
nuove
licenze
che
di
recente
ha
concesso
il
Comune
,
i
tacsisti
o
taxisti
che
dir
si
voglia
sono
ormai
più
di
tremilacinquecento
.
E
fra
questi
predominano
i
padroncini
,
cioè
i
conducenti
padroni
del
loro
mezzo
,
per
i
quali
l
'
incasso
,
tolte
le
spese
,
è
guadagno
netto
.
Che
tengano
molto
al
mestiere
lo
dimostra
il
continuo
crescere
delle
grosse
cilindrate
,
delle
marche
di
pregio
(
Taunus
,
Oldsmobile
,
ma
soprattutto
Opel
)
,
delle
carrozzerie
vistose
,
addirittura
con
le
pinne
:
insomma
la
macchina
all
'
americana
.
Vanno
scomparendo
,
all
'
opposto
,
i
vecchi
mezzi
all
'
europea
,
antichi
e
talvolta
scassati
.
Per
tutto
questo
,
le
tariffe
più
basse
d
'
Italia
:
venti
lire
ogni
280
metri
di
corsa
,
venti
lire
ogni
minuto
di
sosta
;
con
cinquecento
lire
vai
da
piazza
Amendola
alla
stazione
Centrale
,
e
ci
scappa
anche
la
mancia
.
Mario
P
.
è
padroncino
,
e
si
lascia
intervistare
a
patto
che
non
faccia
il
suo
nome
:
non
crede
alla
pubblicità
,
e
risponde
per
semplice
cortesia
,
perché
è
un
giovanotto
ben
educato
.
Sulla
trentina
,
alto
e
biondo
,
piuttosto
taciturno
ma
preciso
,
abita
con
la
moglie
e
il
figlio
in
una
sola
stanza
,
con
la
cucina
ricavata
dietro
un
tramezzo
e
il
gabinetto
nel
sottoscala
.
C
'
è
ordine
e
pulizia
,
la
radio
e
la
televisione
,
ma
non
c
'
è
spazio
per
stare
comodi
;
trovare
almeno
due
vani
ad
affitto
ragionevole
in
questo
momento
è
il
suo
problema
più
serio
.
Un
tempo
Mario
era
camionista
,
mestiere
che
ricorda
assai
malvolentieri
,
faticoso
,
ingrato
,
pieno
di
responsabilità
mai
abbastanza
,
niente
affatto
romantico
,
se
non
nelle
canzoni
di
Yves
Montand
.
Ma
anche
fare
il
padroncino
di
taxi
non
è
tutt
'
oro
.
Si
mette
a
farmi
i
conti
sotto
gli
occhi
.
Ha
comprato
una
Seicento
,
il
mezzo
meno
costoso
,
e
la
pagherà
un
milione
tondo
,
a
rate
che
sembrano
comode
:
quarantamila
mensili
per
venticinque
mesi
.
Quaranta
di
rata
,
trentacinque
di
benzina
,
dieci
fra
rimessa
e
olio
,
dieci
di
tasse
,
quindici
fra
assicurazione
e
riparazioni
:
si
parte
ogni
mese
da
meno
centodieci
,
e
per
vivere
da
padroncino
bisogna
arrivare
a
più
centodieci
.
Siccome
non
si
lavora
tutti
i
giorni
(
altrimenti
uno
finisce
all
'
ospedale
)
bisogna
far
uscire
le
duecentoventi
mensili
da
venticinque
giorni
di
lavoro
,
se
tutto
va
bene
.
Se
lavorasse
sotto
padrone
non
avrebbe
spese
,
né
tanti
pensieri
,
il
guadagno
sarebbe
sicuro
anche
se
minore
dell
'
attuale
.
Allora
perché
farsi
padroncino
,
lui
e
tanti
come
lui
?
È
più
amore
d
'
indipendenza
che
desiderio
di
puro
guadagno
:
il
padrone
,
si
sa
,
è
sempre
padrone
,
meglio
la
libertà
coi
pensieri
che
la
dipendenza
spensierata
.
E
i
pensieri
ci
sono
.
«
Durante
la
corsa
tenersi
agli
appositi
sostegni
»
avverte
immancabilmente
la
targhetta
dentro
.
E
la
ragione
c
'
è
:
le
frenate
inevitabili
viaggiando
in
città
.
Il
passeggero
sbadato
può
abbattere
la
testa
sul
vetro
,
e
allora
ti
fa
causa
e
vuole
i
danni
:
è
successo
più
d
'
una
volta
.
Come
sono
i
clienti
qui
a
Milano
?
In
generale
corretti
,
ma
i
piantagrane
non
mancano
mai
,
quelli
che
«
rugano
»
sul
percorso
scelto
dall
'
autista
,
che
sembra
arbitrario
e
vizioso
anche
quando
è
solamente
inconsueto
,
e
magari
più
breve
,
sensi
vietati
a
parte
.
Insomma
il
cliente
non
vuole
«
esser
fatto
fesso
»
,
dubitare
che
tu
l
'
abbia
ingannato
.
E
invece
l
'
esperienza
dimostra
che
mai
un
taxista
milanese
ricorre
al
trucco
del
tourbillon
fasullo
per
far
salire
il
conto
sul
tassametro
.
Mario
P
.
me
lo
spiega
:
chi
gabba
il
cliente
ha
poco
da
lucrare
e
molto
da
scalpitare
;
poche
decine
di
lire
non
ripagano
la
scontentezza
di
lui
,
che
alla
fine
negherà
senz
'
altro
la
mancia
,
ormai
quasi
consueta
a
Milano
.
Il
guadagno
cresce
in
un
modo
solo
,
aumentando
il
numero
delle
corse
quotidiane
,
facendole
salire
da
venti
a
venticinque
.
Ecco
dunque
la
ragione
dell
'
altra
accusa
che
si
sente
fare
contro
i
taxisti
,
specialmente
dai
tranvieri
e
dagli
altri
autisti
:
che
corrono
troppo
,
che
si
sentono
troppo
sicuri
della
loro
bella
patente
di
terzo
grado
,
e
vogliono
fare
la
gimcana
in
mezzo
al
traffico
milanese
.
Non
è
vero
:
se
corrono
la
ragione
è
l
'
altra
,
di
far
presto
,
di
beccare
una
corsa
in
più
,
di
strappare
altre
mille
lire
,
perle
rate
,
per
le
spese
,
per
vivere
.
Il
lavoro
dei
taxisti
è
diviso
in
turni
di
dieci
ore
ciascuno
,
stabiliti
dal
Comune
,
e
contraddistinti
dal
triangolo
,
o
dal
quadrato
,
o
dal
disco
di
lamiera
a
colori
che
ogni
vettura
ha
sul
tetto
.
Lo
si
può
cambiare
,
previa
autorizzazione
del
Comune
e
sostituzione
del
segnale
:
cedere
per
esempio
il
triangolo
verde
,
che
indica
il
turno
dalle
sei
alle
sedici
,
e
prendere
il
quadrato
rosso
,
da
mezzogiorno
alle
ventidue
,
oppure
il
disco
bianco
barrato
,
che
indica
turno
di
notte
,
dalle
diciassette
alle
due
del
mattino
.
Non
ci
sono
obblighi
circa
i
posteggi
,
ciascuno
può
scegliere
quello
che
vuole
,
purché
naturalmente
si
metta
in
fila
ed
aspetti
il
suo
momento
:
l
'
autodisciplina
in
questo
caso
è
perfetta
,
non
sorgono
mai
contestazioni
fra
colleghi
cioè
fra
concorrenti
.
Un
taxi
può
anche
ottenere
,
oltre
al
turno
del
triangolo
verde
(
è
il
caso
attuale
di
Mario
P
.
)
anche
il
quadrato
giallo
canarino
,
e
fare
servizio
nottetempo
alla
stazione
,
purché
la
macchina
sia
affidata
a
un
secondo
autista
.
Ed
è
giusto
così
perché
altrimenti
sarebbero
venti
ore
di
guida
filate
,
pericolosissime
per
via
della
stanchezza
.
Il
quadrato
giallo
canarino
è
il
segno
dei
cosiddetti
«
marziani
»
:
non
possono
imbarcare
passeggeri
strada
facendo
,
debbono
correre
,
pendolarmente
dalla
stazione
al
domicilio
del
cliente
,
e
poi
tornare
subito
in
Centrale
.
Scoperti
in
contravvenzione
-
e
per
questo
può
bastare
il
rapporto
,
documentato
,
di
un
collega
,
-
perdono
la
licenza
,
cioè
il
pane
,
per
qualche
settimana
.
Le
malattie
professionali
?
Sono
le
solite
della
circolazione
stradale
:
stomaco
e
fegato
,
a
sfondo
nervoso
.
Ecco
perché
tu
cliente
li
senti
tanto
spesso
-
e
ti
irriti
-
sbraitare
contro
l
'
universo
su
quattro
ruote
,
e
contro
i
pedoni
,
e
contro
i
tranvieri
,
e
contro
i
vigili
,
e
ti
par
sempre
che
vogliano
coinvolgere
anche
te
in
questa
astiosa
,
continua
,
logorante
e
sterile
polemica
.
Lo
fanno
soprattutto
per
sfogarsi
:
sempre
meglio
così
che
covare
la
rabbia
in
corpo
e
allevarsi
l
'
ulcera
gastrica
.
Certo
,
conclude
Mario
P
.
,
sempre
meglio
padroncino
che
camionista
.
La
responsabilità
è
minore
,
la
fatica
più
tollerabile
,
il
mestiere
più
vario
:
a
volte
capita
di
far
quattro
chiacchiere
con
un
cliente
simpatico
,
a
volte
d
'
incontrarne
,
di
conoscerne
uno
famoso
:
Josephine
Baker
,
per
esempio
,
che
fu
una
sua
cliente
un
pomeriggio
e
si
dimostrò
molto
cortese
,
oppure
Vittorio
Gassman
,
o
Mike
Bongiorno
.
Se
dimostri
di
averli
riconosciuti
,
se
attacchi
discorso
e
poi
magari
domandi
l
'
autografo
sono
contentissimi
,
certo
.
Si
potrebbe
scrivere
un
capitolo
sulla
vanità
umana
come
appare
nello
specchietto
retrovisore
,
volendo
.
Ma
intanto
Mario
P
.
segue
un
corso
per
corrispondenza
,
di
radiotecnica
.
Non
si
sa
mai
.
StampaQuotidiana ,
«
Secondo
lei
uno
che
ha
sete
,
ma
sete
vera
,
che
cosa
beve
,
a
quest
'
ora
?
»
«
Un
whisky
con
molto
ghiaccio
,
e
due
schizzi
di
menta
»
«
Non
si
potrebbe
fare
l
'
inverso
,
una
menta
in
ghiaccio
con
due
schizzi
di
whisky
?
»
«
Non
si
può
.
La
menta
non
fa
base
»
.
Il
barista
Gianni
sorride
,
corretto
ma
inflessibile
.
E
,
interrogato
come
si
deve
,
dà
anche
la
spiegazione
.
Ogni
misura
di
bevande
(
in
inglese
cocktail
)
,
per
quanto
ampia
sia
la
scelta
lasciata
al
barista
,
non
può
evitare
certe
regole
di
ferro
,
anzitutto
la
regola
delle
basi
,
altrimenti
vien
fuori
un
guazzabuglio
senza
sapore
preciso
.
E
le
basi
sono
:
vermut
,
gin
,
cognac
,
whisky
.
Dolce
o
secco
,
forte
o
amabile
,
un
cocktail
deve
poggiarsi
su
uno
(
o
più
)
dei
quattro
elementi
.
Come
l
'
universo
di
Empedocle
.
Esempio
:
vermut
rosso
,
gin
,
bitter
in
parti
eguali
,
scorza
di
arancio
:
è
un
Negroni
.
Oppure
,
due
terzi
di
gin
,
uno
di
vermut
secco
,
appena
uno
schizzo
di
bitter
:
è
un
Cardinale
.
Un
terzo
di
vermut
,
due
di
scotch
,
una
goccia
di
angostura
,
ed
è
Manhattan
.
Il
nome
whisky
,
intanto
,
è
di
origine
gaelica
,
e
significa
,
più
o
meno
,
«
acqua
di
vita
»
.
La
stessa
cosa
vuol
dire
vodka
,
e
ovviamente
anche
il
nostro
«
acquavite
»
.
Una
volta
tanto
i
popoli
si
trovano
concordi
nel
riconoscere
i
benefici
effetti
dello
spirito
,
sia
di
vino
che
di
frumento
.
Per
whisky
appunto
s
'
intende
ogni
fermentato
di
cereali
.
Poi
cominciano
le
differenze
:
lo
scotch
(
scozzese
,
è
chiaro
)
esige
il
frumento
,
il
bourbon
(
americano
)
l
'
avena
,
il
rye
(
canadese
)
la
segale
.
La
qualità
dipende
dalla
stagionatura
,
cioè
dai
recipienti
e
dai
metodi
di
conservazione
.
Difficile
dire
quale
sia
la
miglior
marca
in
commercio
,
dipende
un
po
'
anche
dai
gusti
.
E
lui
,
Gianni
,
s
'
è
mai
provato
a
inventare
una
bevanda
?
Certo
,
ecco
la
prima
ricetta
:
Bacardi
,
vodka
,
curaçao
,
una
goccia
di
angostura
,
è
già
un
azzardo
fuor
delle
regole
canoniche
.
Si
chiama
«
Tiziana
»
.
Oppure
:
vermut
rosso
,
bitter
,
biancosarti
,
seltz
,
ovviamente
più
leggero
:
si
chiama
«
Alfreda
»
.
Il
perché
dei
modi
è
chiaro
:
Tiziana
(
Mischi
)
e
Alfreda
(
Zanega
)
sono
le
due
giovani
e
belle
signore
proprietarie
del
bar
e
dell
'
annessa
trattoria
.
Fino
a
qualche
tempo
fa
attrici
di
prosa
,
hanno
messo
su
bottega
da
un
mese
circa
.
Hanno
rilevato
una
bettola
in
via
Fiori
Chiari
,
hanno
ripulito
tutto
,
via
gli
intonachi
,
via
le
pitture
sul
legno
alle
pareti
,
allo
scoperto
la
colonna
centrale
di
granito
e
i
due
travi
e
l
'
arco
scempio
in
mattoni
,
hanno
rifatto
la
targa
che
dice
:
«
Bar
e
trattoria
dell
'
angolo
»
.
In
quel
punto
Fiori
Chiari
fa
angolo
con
via
Formentini
.
La
conduzione
è
familiare
:
le
due
signore
,
una
parente
che
cucina
,
due
garzoni
e
lui
,
Gianni
il
barista
,
che
è
anche
un
vecchio
amico
.
Lo
trovarono
in
un
bar
di
via
Pontaccio
,
sempre
da
quelle
parti
,
e
lo
convinsero
a
passare
nella
nuova
combinazione
.
Gianni
ha
venticinque
anni
e
da
nove
fa
il
barista
,
ma
non
è
sempre
stato
così
.
Cominciò
a
lavorare
giovanissimo
,
ha
fatto
,
fra
le
altre
cose
,
il
tipografo
,
il
falegname
e
l
'
operaio
in
una
fabbrica
di
giradischi
.
Prima
era
stato
quasi
sempre
in
collegio
,
e
anzi
ne
aveva
cambiati
quattro
,
non
per
suo
capriccio
,
ma
perché
scappava
,
e
ogni
volta
dovevano
chiuderlo
in
un
posto
nuovo
.
Di
quegli
anni
non
parla
molto
volentieri
.
Fra
i
motivi
di
questa
sua
irrequietezza
infantile
c
'
è
il
cognome
:
Gianni
infatti
si
chiama
Pizza
,
e
in
collegio
i
compagni
lo
tormentavano
per
quel
cognome
strano
.
Se
potesse
,
lo
cambierebbe
,
ma
in
fondo
può
anche
andare
così
:
i
clienti
lo
chiamano
Gianni
e
basta
,
come
succede
a
tutti
i
baristi
bravi
.
È
un
giovanotto
alto
e
magro
,
bruno
,
con
le
sopracciglia
folte
e
gli
occhi
neri
,
potrebbe
passare
per
meridionale
,
e
invece
la
madre
è
friulana
,
il
padre
lombardo
e
lui
si
considera
senz
'
altro
milanese
.
Come
sono
i
clienti
?
Quelli
della
zona
,
si
capisce
,
quelli
che
lavorano
o
bazzicano
dalle
parti
di
Brera
,
i
pittori
,
gli
scultori
,
i
giornalisti
,
qualche
industriale
e
qualche
bella
signora
che
ama
il
pittoresco
.
È
gente
che
sa
bere
,
sia
che
chieda
un
calice
di
bianco
,
sia
che
ordini
una
specialità
ignota
ai
più
.
Distingue
il
vino
dall
'
acqua
,
l
'
uva
dai
fichi
secchi
,
l
'
etichetta
nera
dalla
rossa
.
Gente
che
dà
soddisfazione
.
Un
esempio
:
i
più
qua
dentro
evitano
la
pletora
delle
bevande
gassate
e
dolciastre
,
e
chiedono
birra
,
birra
di
buona
marca
e
fresca
di
cantina
:
più
volte
,
nello
stesso
pomeriggio
,
gli
tocca
scendere
nella
cantina
,
che
a
poco
a
poco
attrezzeranno
come
si
deve
.
A
sera
,
insieme
ai
clienti
di
trattoria
(
piccione
con
funghi
e
cipolline
,
questa
la
specialità
da
assaggiare
)
capitano
i
bevitori
seri
,
quelli
corazzati
contro
la
sbronza
,
o
almeno
capaci
di
mascherarla
.
Gianni
potrebbe
scriverci
un
trattato
:
ci
sono
le
sbronze
tristi
e
quelle
allegre
,
le
malinconiche
e
le
violente
,
le
evocative
e
le
programmatiche
,
le
storiografiche
e
le
fantascientifiche
,
le
centripete
e
le
centrifughe
,
le
taciturne
e
le
verbose
.
A
mettere
un
registratore
dietro
lo
scaffale
delle
bottiglie
,
sarebbero
tanti
racconti
già
scritti
:
una
zona
della
letteratura
contemporanea
tuttora
ignota
dagli
storici
classificatori
per
«
generi
»
e
tuttora
inedita
.
Chissà
!
Anche
come
barista
Gianni
ha
cambiato
diversi
posti
,
e
ricorda
con
riconoscenza
il
principale
d
'
un
bar
di
via
Plinio
,
che
sapeva
il
fatto
suo
e
gli
ha
insegnato
non
poche
cose
,
diverse
piccole
raffinatezze
del
mestiere
.
Per
esempio
,
quando
si
prepara
il
Martini
,
anziché
strizzare
sul
gin
e
sul
vermut
la
scorza
del
limone
,
conviene
meglio
strofinarla
col
bastoncino
di
vetro
sul
fondo
del
bicchiere
,
e
poi
toglierla
con
un
gesto
preciso
:
più
pulito
e
il
risultato
è
migliore
.
E
ancora
:
lo
shaker
si
adopera
per
i
liquori
densi
,
oleosi
,
oppure
quando
occorre
aggiungere
zucchero
.
Per
i
liquidi
secchi
,
niente
shaker
,
ma
mixer
e
bastoncino
di
vetro
.
Lo
dice
anche
il
nome
:
nel
secondo
caso
si
mischia
,
nel
primo
si
sbatte
.
Oggi
i
baristi
buoni
son
molto
ricercati
,
perché
scarseggiano
.
Gianni
ha
avuto
una
buona
offerta
da
un
locale
del
centro
,
ma
qui
si
trova
bene
.
Come
paga
,
quella
sindacale
:
il
bar
è
di
terza
categoria
e
quindi
gli
spettano
,
più
o
meno
,
settantamila
lire
mensili
.
Poi
ci
sono
le
mance
,
che
il
cliente
magari
la
prima
volta
non
dà
,
ma
basta
servirlo
a
puntino
e
quello
,
che
è
un
intenditore
,
immancabilmente
ritorna
e
la
seconda
volta
lascia
di
sicuro
qualcosa
nel
piattino
,
anche
mille
lire
.
Per
ora
dorme
ancora
alla
pensione
di
via
Plinio
,
ma
siccome
le
signore
insieme
al
locale
hanno
affittato
cinque
stanze
al
piano
di
sopra
(
vi
si
accede
dal
pianterreno
per
una
scaletta
a
chiocciola
)
presto
avrà
una
camera
tutta
per
sé
,
là
sopra
:
casa
e
bottega
.
Cambierebbe
solo
a
un
patto
,
di
farsi
un
locale
tutto
suo
,
un
baretto
anche
piccolo
ma
ben
messo
,
specializzato
,
un
posto
dove
la
gente
venisse
non
per
«
bere
qualcosa
»
,
ma
per
gustare
una
bevanda
preferita
,
ben
precisa
ed
esatta
,
o
magari
per
lasciarsi
consigliare
da
lui
,
Gianni
,
barista
estroso
ma
di
fiducia
.