StampaPeriodica ,
1
.
L
'
unità
del
movimento
operaio
La
lotta
politica
in
Italia
continua
a
svolgersi
in
termini
confusi
,
per
il
prevalere
di
momenti
ideologici
su
quelli
pratici
,
o
almeno
per
l
'
ammantarsi
di
questi
entro
i
veli
nebulosi
di
quelli
.
Dico
nebulosi
,
perché
il
più
delle
volte
non
si
tratta
di
fermi
principi
teorici
,
ma
di
pure
formule
costruite
per
servire
agli
scopi
reali
dei
partiti
.
Nonostante
l
'
esperienza
poco
felice
degli
ultimi
quindici
anni
,
il
movimento
operaio
ed
in
ispecie
il
partito
comunista
,
non
risparmia
a
se
stesso
il
bizantinismo
delle
formule
,
anziché
compiere
un
vigoroso
riconoscimento
della
realtà
politica
e
tentare
di
trarre
da
essa
in
modo
chiaroveggente
la
direttiva
di
azione
.
L
'
eredità
del
passato
è
ancora
dentro
di
noi
,
dogmatismo
e
conformismo
non
sono
scomparsi
e
la
grande
lezione
della
storia
sembra
essere
passata
come
acque
cheta
su
di
una
pietra
levigata
.
Colpisce
a
questo
riguardo
una
frase
pronunciata
dal
compagno
Togliatti
a
Torino
,
commemorando
la
Rivoluzione
di
Ottobre
,
a
proposito
degli
errori
dello
stalinismo
:
«
noi
abbiamo
corretto
quegli
errori
»
.
Il
noi
è
espressivo
;
non
farò
a
Togliatti
l
'
ingiuria
di
credere
che
egli
abbia
voluto
riferirsi
all
'
opera
critica
dei
comunisti
italiani
o
a
lui
stesso
.
Il
noi
si
può
riferire
solo
ai
comunisti
sovietici
,
anzi
a
Krusciov
ed
alla
nuova
direzione
uscita
dal
XX
e
dal
XXII
.
Esso
implica
che
i
partiti
comunisti
,
o
molti
di
essi
registrano
ed
accolgono
,
in
genere
senza
alcuno
o
con
poco
impegno
critico
,
quanto
avviene
nel
partito
sovietico
,
considerato
pur
sempre
,
se
non
guida
,
certo
modello
ed
esempio
.
Ma
questa
gerarchia
,
subordinazione
o
peggio
era
l
'
essenza
dello
stalinismo
per
quanto
riguarda
i
rapporti
con
gli
stati
e
i
partiti
stranieri
,
anche
se
sarebbe
ingiusto
e
storicamente
falso
negare
la
profonda
differenza
tra
il
regime
ferreo
e
crudele
del
tempo
di
Stalin
e
quello
attuale
.
La
nostra
rivolta
,
che
ha
condotto
all
'
autonomia
del
partito
socialista
,
e
quella
di
molti
militanti
anche
comunisti
,
contro
questa
subordinazione
significa
una
vittoria
della
ragione
dell
'
uomo
contro
il
dogma
dell
'
infallibilità
del
regime
e
del
partito
.
Ma
il
comunismo
ufficiale
rifiuta
di
riconoscere
il
carattere
positivo
di
questa
rivendicazione
di
libertà
,
la
considera
revisionismo
od
opportunismo
,
creando
con
questo
la
prima
e
più
importante
causa
di
impossibilità
di
un
'
alleanza
organica
o
generale
.
La
stessa
concezione
dell
'
unità
di
classe
da
parte
dei
comunisti
pone
in
essere
una
seconda
causa
di
divisione
.
Essa
infatti
consiste
non
già
soltanto
nell
'
unità
dei
lavoratori
nelle
loro
lotte
sociali
contro
la
borghesia
,
ma
nella
vera
e
propria
unità
politica
e
tale
unità
politica
non
scaturisce
dal
superamento
delle
divergenze
,
dalla
elaborazione
di
una
nuova
linea
,
come
risultato
di
un
profondo
travaglio
dialettico
,
ma
dall
'
accettazione
più
o
meno
integrale
della
politica
dei
comunisti
da
parte
di
tutto
il
movimento
operaio
e
quindi
dalla
pretesa
implicita
od
esplicita
che
il
partito
socialista
faccia
propria
tale
politica
,
considerandola
come
la
più
propria
espressione
della
classe
operaia
.
Questa
concezione
rimane
dunque
pur
sempre
quella
dell
'
egemonia
del
partito
,
ma
in
tal
caso
non
si
comprende
perché
l
'
egemonia
debba
essere
dei
comunisti
e
non
debba
essere
dei
socialisti
,
i
quali
potrebbero
contestare
con
pari
legittimità
ai
comunisti
di
essere
contrari
all
'
unità
di
classe
perché
rifiutano
la
politica
socialista
o
rifiutano
di
considerarla
come
quella
generale
di
tutto
il
movimento
operaio
.
Credo
che
questa
concezione
dell
'
unità
di
classe
debba
considerarsi
non
solo
dal
lato
politico
,
ma
da
quello
storico
-
teorico
superata
.
Essa
è
stata
fortemente
intaccata
dall
'
esperienza
staliniana
,
che
era
poi
appunto
quella
dell
'
unità
a
qualsiasi
costo
.
Un
regime
ed
un
partito
,
che
non
riconoscano
la
legittimità
di
posizioni
differenziate
,
divergenti
e
perfino
contrapposte
,
non
solo
negano
la
realtà
,
che
è
multiforme
e
complessa
,
ma
rendono
impossibile
la
dialettica
della
democrazia
,
conducono
all
'
annullamento
dei
partiti
ed
alla
loro
soppressione
e
per
conseguenza
fatale
alla
soppressione
delle
correnti
all
'
interno
del
partito
che
sopravvive
,
e
quindi
alla
concezione
del
partito
monolitico
e
dello
stato
,
che
non
consente
libertà
ed
effettiva
partecipazione
collettiva
al
governo
di
un
popolo
.
Non
solo
quindi
non
giudichiamo
contraria
all
'
unità
di
classe
l
'
esistenza
di
più
partiti
o
di
più
correnti
all
'
interno
di
un
solo
partito
,
ma
utile
e
benefica
,
con
il
solo
limite
,
ovviamente
,
che
uno
di
questi
partiti
o
correnti
non
si
identifichi
mai
con
una
posizione
della
classe
contrapposta
.
Queste
considerazioni
potranno
sembrare
ardite
soltanto
a
chi
non
è
in
grado
di
trarre
dall
'
esperienza
della
storia
di
questo
mezzo
secolo
il
necessario
insegnamento
,
né
di
intravedere
i
nuovi
sviluppi
.
E
ormai
chiaro
che
una
crisi
,
anzi
una
divisione
profonda
sta
investendo
il
movimento
comunista
internazionale
.
Le
divergenze
ideologiche
o
politiche
non
sussistono
più
solo
tra
iugoslavi
e
sovietici
ed
anzi
da
questo
lato
esse
si
sono
attenuate
,
ma
tra
sovietici
e
cino
-
albanesi
,
per
non
parlare
che
di
quel
che
si
vede
apertamente
,
mentre
ciascuno
sa
che
in
tutti
i
partiti
comunisti
esistono
oggi
in
realtà
in
misura
più
o
meno
ampia
analoghe
divergenze
e
dissensi
.
Ora
noi
non
ci
auguriamo
affatto
che
il
dissidio
Mosca
-
Pechino
scoppi
in
forma
violenta
,
anche
per
le
conseguenze
nefaste
di
politica
internazionale
che
potrebbero
derivare
da
ciò
,
ma
non
possiamo
tacere
sull
'
assurda
pretesa
dei
comunisti
relativa
all
'
unità
del
movimento
operaio
,
quando
nel
loro
stesso
movimento
l
'
unità
politica
è
così
seriamente
minacciata
.
La
sola
unità
compatibile
con
una
concezione
democratica
del
socialismo
presuppone
il
riconoscimento
non
solo
della
possibilità
,
ma
dell
'
utilità
delle
divergenze
,
le
quali
devono
essere
assunte
come
punto
di
partenza
per
una
stimolante
ricerca
di
un
avanzamento
generale
del
potere
dei
lavoratori
.
E
molto
più
unitaria
una
politica
,
anche
se
condotta
da
un
solo
partito
,
la
quale
consegua
tale
risultato
,
anziché
una
politica
,
la
quale
sotto
specie
unitaria
non
lo
consegua
affatto
o
provochi
addirittura
un
arretramento
di
tale
potere
.
La
reale
sostanza
unitaria
di
una
politica
non
può
dunque
prescindere
da
questo
dato
di
giudizio
,
né
essere
minimamente
subordinata
al
fatto
che
esista
o
meno
un
accordo
dei
partiti
.
2
.
Centro
-
sinistra
Alla
luce
di
tali
considerazioni
occorre
giudicare
la
politica
socialista
rispetto
al
centro
-
sinistra
.
Si
tratta
di
una
difficile
politica
,
la
quale
ha
per
scopo
di
promuovere
il
rinnovamento
in
tutti
i
campi
mediante
un
incontro
fra
socialisti
,
cattolici
e
partiti
democratici
laici
.
Le
difficoltà
di
questa
politica
nascono
dal
fatto
che
questi
partiti
,
ed
in
ispecie
i
cattolici
ed
i
socialisti
,
muovono
da
punti
di
partenza
diversi
ed
opposti
e
mirano
a
fini
diversi
ed
opposti
per
quanto
riguarda
l
'
ordinamento
della
società
e
dello
stato
.
Non
sarebbe
necessario
dirlo
,
se
talvolta
nella
quotidiana
polemica
o
nell
'
ansia
di
procedere
oltre
non
si
dimenticasse
,
che
non
esistono
né
oggi
,
né
esisteranno
domani
le
condizioni
per
un
'
alleanza
organica
,
cioè
per
un
'
alleanza
generale
tra
questi
partiti
.
Essi
si
ispirano
ad
una
diversa
filosofia
,
hanno
posizioni
diverse
sui
problemi
religiosi
,
mirano
a
fini
lontani
diversi
,
l
'
uno
,
il
partito
socialista
,
all
'
abbattimento
della
società
divisa
in
classi
ed
alla
edificazione
del
socialismo
,
l
'
altro
,
la
democrazia
cristiana
nella
sua
parte
progressista
,
ad
una
società
nella
quale
,
attenuati
gli
egoismi
delle
classi
,
la
proprietà
individuale
venga
meglio
ripartita
.
Queste
diversità
profonde
,
che
però
non
impediscono
la
ricerca
di
un
accordo
su
programmi
definiti
,
si
manifestano
anche
quando
si
passa
ai
fini
prossimi
del
centro
sinistra
.
Prevale
nell
'
impostazione
che
viene
data
da
parte
dei
partiti
del
centro
sinistra
,
ed
in
ispecie
del
maggiore
di
essi
,
l
'
accentuazione
dell
'
anticomunismo
,
come
fine
di
tale
politica
,
e
per
conseguenza
la
tendenza
di
considerare
i
rapporti
con
il
partito
socialista
sotto
la
luce
esclusiva
del
maggior
o
minor
grado
di
rottura
con
il
partito
comunista
.
Questo
induce
ad
addentrarsi
nel
vero
e
proprio
labirinto
delle
garanzie
da
chiedere
ai
socialisti
,
come
se
in
questo
campo
vi
fossero
altre
garanzie
che
quelle
nascenti
dagli
sviluppi
di
una
politica
e
garanzie
necessarie
per
tutti
i
contraenti
!
Da
parte
nostra
,
invece
,
non
è
il
movente
dell
'
anticomunismo
che
guida
la
nostra
azione
,
ma
quello
di
ricercare
,
sul
presupposto
dell
'
autonomia
piena
del
PSI
,
una
intesa
per
rendere
possibili
il
consolidamento
della
democrazia
repubblicana
,
alcune
sostanziali
riforme
economico
-
sociali
,
l
'
innalzamento
culturale
e
civile
del
paese
,
un
avanzamento
generale
del
potere
economico
e
politico
dei
lavoratori
.
Stando
così
le
cose
sarebbe
un
errore
presentare
la
politica
del
centro
sinistra
come
continuità
del
passato
,
cioè
come
lo
sviluppo
attuale
del
centrismo
;
sarebbe
altrettanto
un
errore
da
parte
nostra
presentarla
come
una
vittoria
del
socialismo
.
Il
modo
giusto
di
presentare
tale
politica
da
parte
di
tutti
è
quello
di
definirla
un
compromesso
utile
in
una
determinata
fase
della
storia
,
nel
corso
della
quale
è
possibile
prescindere
dalle
divergenze
finali
di
fondo
,
ed
attenuare
quelle
politiche
contingenti
.
In
ogni
compromesso
ciascuna
delle
parti
rinuncia
a
far
valere
tutte
le
proprie
esigenze
,
nella
convinzione
che
questa
rinuncia
è
utile
e
necessaria
per
il
vantaggio
comune
e
quello
generale
del
popolo
.
La
natura
stessa
del
compromesso
è
tale
che
su
ciascuna
questione
,
anche
su
quelle
concordate
,
nascono
o
rinascono
divergenze
di
valutazione
,
di
opportunità
,
di
misura
e
così
via
.
Ma
se
permane
la
volontà
politica
per
sviluppare
un
'
azione
di
governo
,
destinata
ad
incidere
profondamente
sulla
vita
del
paese
e
sulla
stessa
natura
dei
rapporti
fra
lo
stato
e
le
classi
lavoratrici
,
allora
anche
queste
divergenze
possono
essere
superate
.
Detto
questo
,
aggiungiamo
ai
fini
delle
considerazioni
generali
dalle
quali
siamo
partiti
,
che
l
'
esperienza
condotta
finora
non
si
può
giudicare
in
modo
negativo
,
né
tanto
meno
come
rivolta
a
danneggiare
o
pregiudicare
il
potere
delle
classi
lavoratrici
,
sol
perché
essa
minaccia
di
limitare
l
'
influenza
politica
del
partito
comunista
.
In
primo
luogo
nel
corso
di
questo
ultimo
anno
vi
sono
state
grandiose
agitazioni
sindacali
dei
lavoratori
,
che
hanno
avuto
il
carattere
più
unitario
che
sia
mai
esistito
,
dalla
rottura
dell
'
unità
sindacale
in
poi
.
Questo
è
il
risultato
della
crescente
coscienza
delle
masse
,
che
occorre
battersi
uniti
per
vincere
la
resistenza
ostinata
dei
datori
di
lavoro
,
ma
è
anche
il
risultato
della
presenza
attiva
di
un
partito
socialista
autonomo
,
che
rassicura
le
altre
correnti
sindacali
sul
carattere
democratico
della
lotta
sindacale
.
Incontestabile
è
che
il
clima
politico
suscitato
dal
centro
sinistra
rincuora
le
masse
e
favorisce
oggettivamente
la
loro
lotta
.
Basterebbe
questo
per
esprimere
un
giudizio
positivo
.
Si
aggiunga
che
nello
spazio
di
pochi
mesi
di
governo
si
è
attuata
la
più
importante
riforma
democratica
dalla
Costituzione
in
poi
,
cioè
la
nazionalizzazione
dell
'
energia
elettrica
,
si
sta
per
istituire
la
scuola
media
unica
obbligatoria
,
anche
se
con
qualche
compromesso
secondario
sul
latino
,
si
sono
approvate
varie
leggi
sociali
attese
da
anni
.
Siamo
ora
entrati
in
tira
fase
conclusiva
e
,
come
era
da
attendersi
,
le
difficoltà
sono
cresciute
.
Rispetto
a
tali
difficoltà
il
partito
socialista
sta
operando
con
fermezza
e
responsabilità
,
allo
scopo
di
superare
gli
ostacoli
,
ottenere
la
conferma
degli
impegni
assunti
,
giungere
all
'
approvazione
delle
leggi
sull
'
agricoltura
e
sulle
regioni
nel
poco
tempo
che
rimane
alla
presente
legislatura
.
Nessuno
può
dunque
seriamente
accusare
il
partito
socialista
di
aver
abbandonato
le
sue
originarie
esigenze
programmatiche
,
poste
come
condizione
dell
'
appoggio
al
governo
di
centro
sinistra
.
E
nessuno
potrà
sostenere
onestamente
che
questo
programma
di
governo
non
solo
non
costituisca
in
modo
oggettivo
un
avanzamento
del
potere
delle
classi
lavoratrici
,
ma
addirittura
sia
il
contrario
di
questo
,
cioè
sia
il
loro
indebolimento
per
colpa
del
partito
socialista
.
I
comunisti
e
quanti
,
in
modo
demagogico
o
perfino
provocatorio
,
formulano
questa
critica
dovrebbero
dimostrare
in
primo
luogo
che
questi
provvedimenti
non
valgono
nulla
e
sono
in
realtà
diretti
contro
i
lavoratori
,
dimostrazione
impossibile
,
che
coprirebbe
di
ridicolo
chiunque
si
accingesse
a
tarla
.
Essi
dovrebbero
poi
dimostrare
che
esisteva
alla
politica
del
centro
sinistra
un
'
alternativa
vera
,
cioè
realizzabile
,
e
non
già
una
semplice
alternativa
di
opposizione
agitatoria
,
senza
probabilità
di
successo
.
Domandiamo
ai
critici
comunisti
e
non
comunisti
quale
sarebbe
la
condizione
del
paese
,
se
il
partito
socialista
non
avesse
appoggiato
il
governo
del
centro
sinistra
.
Oggi
non
avremmo
avuto
i
provvedimenti
dei
quali
abbiamo
parlato
e
non
saremmo
in
condizione
di
chiedere
l
'
attuazione
di
quelli
che
rimangono
,
senza
parlare
del
clima
generale
,
che
avrebbe
potuto
anche
essere
quello
del
clerico
-
fascismo
;
avremmo
conservato
ai
grandi
monopoli
elettrici
e
complessivamente
alle
forze
della
conservazione
italiana
intatto
il
proprio
potere
.
A
quei
comunisti
,
per
fortuna
pochi
,
e
con
molte
contraddizioni
,
che
ci
accusano
di
avere
subordinato
il
partito
socialista
al
capitalismo
ed
ai
monopoli
,
rispondiamo
che
l
'
unica
grande
riforma
antimonopolistica
è
stata
quella
voluta
e
resa
possibile
dai
socialisti
.
Se
davvero
si
attuerà
la
minaccia
di
portare
questa
denuncia
davanti
alle
masse
,
allora
saremo
noi
a
denunciare
il
settarismo
e
la
faziosità
politica
di
chi
,
agendo
come
agisce
,
e
mirando
ad
impedire
al
partito
socialista
di
svolgere
la
sua
politica
,
diviene
in
modo
oggettivo
il
migliore
alleato
della
destra
economica
,
vero
e
proprio
puntello
della
conservazione
italiana
.
Naturalmente
ciò
non
significa
che
la
politica
di
centro
sinistra
sia
il
meglio
desiderabile
;
essa
è
semplicemente
il
meglio
possibile
,
anche
se
persistono
forti
elementi
di
freno
e
di
equivoco
.
L
'
idea
della
continuità
,
cara
più
del
giusto
ai
dirigenti
democristiani
,
indebolisce
davanti
al
paese
il
carattere
nuovo
di
una
politica
,
che
pure
tutti
individuano
come
tale
,
non
fosse
altro
che
per
il
fatto
che
essa
è
condotta
con
l
'
appoggio
dei
socialisti
.
Un
'
impostazione
meno
moderata
,
meno
timorosa
di
scoprirsi
verso
destra
,
meno
preoccupata
di
perdere
il
carattere
tradizionale
di
difesa
conservatrice
della
società
,
sarebbe
certo
più
positiva
e
porrebbe
in
risalto
più
nettamente
i
lati
positivi
della
svolta
.
L
'
insistenza
con
la
quale
si
esalta
il
motivo
anticomunista
e
si
afferma
di
tendere
all
'
isolamento
dei
comunisti
,
è
fonte
per
noi
di
preoccupazioni
.
Non
contestiamo
alla
DC
il
diritto
di
sviluppare
la
sua
polemica
ideologica
contro
i
comunisti
,
sul
piano
della
lotta
delle
idee
e
su
quello
propriamente
politico
,
e
non
su
quello
dell
'
impiego
discriminatorio
del
potere
verso
i
singoli
.
Ma
riteniamo
che
il
problema
della
democrazia
italiana
non
si
risolva
con
l
'
isolamento
dei
comunisti
.
Esso
si
risolverà
il
giorno
in
cui
vi
sarà
da
parte
di
tutti
adesione
sincera
alla
democrazia
ed
ai
suoi
metodi
,
almeno
come
noi
li
concepiamo
nella
nostra
esperienza
storico
-
culturale
.
Questo
problema
può
essere
di
scarso
valore
politico
in
un
paese
dove
i
comunisti
sono
piccoli
gruppi
trascurabili
,
ma
è
della
massima
importanza
laddove
essi
sono
un
grande
partito
con
molti
milioni
di
seguaci
,
radicato
nella
realtà
del
paese
in
modo
tale
,
che
nessun
terremoto
ideologico
esterno
,
come
la
demolizione
di
Stalin
o
la
insurrezione
ungherese
,
ne
ha
potuto
scuotere
sostanzialmente
la
forza
.
Nel
grande
contrasto
che
si
profila
nel
movimento
comunista
internazionale
i
partiti
democratici
ed
in
ispecie
il
partito
socialista
non
possono
considerare
di
secondaria
importanza
,
anche
per
le
conseguenze
di
politica
estera
,
il
fatto
che
prevalgano
le
tendenze
moderate
e
rinnovatrici
o
quelle
estremiste
e
massimaliste
.
Per
evitare
l
'
errore
di
favorire
in
modo
indiretto
queste
ultime
,
essi
devono
valutare
giustamente
l
'
entità
del
problema
e
darsi
una
adeguata
politica
.
3
.
Politica
internazionale
Nella
politica
internazionale
le
considerazioni
,
che
abbiamo
svolto
finora
,
acquistano
il
maggior
rilievo
.
Sorprende
che
La
Pravda
in
modo
così
superficiale
e
seguendo
le
esasperazioni
polemiche
dei
comunisti
o
provocazioni
vere
e
proprie
diffuse
entro
il
nostro
partito
,
abbia
scritto
che
esso
o
la
sua
maggioranza
,
-
di
«
destra
»
naturalmente
secondo
l
'
uso
terminologico
proprio
dei
periodi
di
inasprimento
polemico
,
-
siano
passati
all
'
atlantismo
.
Si
è
preso
come
pretesto
la
crisi
cubana
.
In
questa
crisi
il
partito
socialista
ha
mirato
a
distinguere
il
problema
dell
'
indipendenza
di
Cuba
e
del
suo
diritto
a
sviluppare
la
rivoluzione
sociale
come
meglio
aggrada
al
suo
popolo
,
anche
se
non
si
può
essere
soddisfatti
della
decisione
di
rinviare
o
sopprimere
una
consultazione
popolare
,
da
quello
dello
scontro
tra
i
blocchi
.
Per
quanto
riguarda
il
primo
aspetto
del
problema
,
il
partito
socialista
ha
manifestato
la
sua
solidarietà
con
il
popolo
cubano
,
ha
espresso
la
sua
riprovazione
del
blocco
americano
come
atto
unilaterale
e
destinato
ad
aggravare
la
tensione
,
non
ha
mancato
di
ricordare
le
responsabilità
della
politica
statunitense
.
Ma
il
partito
socialista
,
essendo
neutralista
e
contrario
ai
blocchi
,
non
poteva
ignorare
che
l
'
installazione
di
basi
missilistiche
in
prossimità
delle
coste
americane
,
diveniva
un
momento
dello
scontro
tra
i
blocchi
,
qualunque
fosse
il
motivo
che
determinò
il
governo
sovietico
a
tale
decisione
.
Per
questo
esso
fin
dall
'
inizio
domandò
che
il
governo
italiano
appoggiasse
un
«
onesto
compromesso
»
all
'
ONU
.
Ed
un
onesto
compromesso
in
altro
non
poteva
consistere
che
nella
garanzia
dell
'
indipendenza
cubana
e
nella
eliminazione
delle
basi
missilistiche
.
I
comunisti
e
con
essi
rilevanti
settori
del
nostro
partito
videro
soltanto
il
primo
dato
del
problema
,
non
il
secondo
,
perché
essi
si
considerano
parte
di
un
blocco
,
o
per
dir
meglio
interamente
solidali
con
un
blocco
.
Essi
quindi
prima
negarono
l
'
esistenza
delle
basi
missilistiche
,
del
che
non
potevano
saper
nulla
per
conoscenza
diretta
,
considerarono
il
blocco
americano
come
l
'
inizio
dell
'
aggressione
imperialistica
contro
Cuba
e
quindi
impostarono
la
loro
campagna
in
questo
senso
,
non
senza
i
consueti
attacchi
ai
socialisti
.
Sarebbe
molto
ardito
sostenere
,
dopo
le
sagge
ed
altamente
responsabili
decisioni
di
Krusciov
ed
il
ritiro
delle
basi
,
che
i
comunisti
avessero
avuto
ragione
e
noi
torto
.
Ma
forse
è
ancora
più
ardito
sperare
che
qualcuno
riconosca
questa
nuova
lezione
e
divenga
più
cauto
,
anche
se
continuerà
a
parlare
in
nome
dell
'
unità
.
Ma
il
problema
è
più
ampio
;
riguarda
la
valutazione
della
politica
neutralista
e
l
'
atteggiamento
che
verso
di
essa
hanno
i
comunisti
.
Mentre
risulta
un
chiaro
contrasto
di
posizioni
tra
Krusciov
,
che
esalta
Nheru
come
campione
della
pace
ed
i
comunisti
cinesi
che
aggrediscono
l
'
India
,
questa
grande
nazione
ex
coloniale
,
paci
.
lista
e
neutralista
,
per
una
questione
di
frontiera
,
regolabile
in
via
pacifica
,
non
risulta
più
altrettanto
chiara
la
logica
che
spinge
i
comunisti
italiani
,
e
sulla
loro
scorta
anche
La
Pravda
a
formulare
aspre
critiche
contro
il
Partito
Socialista
,
colpevole
soltanto
di
rifiutare
la
contrapposizione
dei
blocchi
ed
ispirarsi
ad
una
politica
neutralista
.
In
questa
politica
è
invece
necessario
persistere
perché
essa
corrisponde
agli
interessi
del
movimento
operaio
,
alle
necessità
della
pace
mondiale
ed
alle
tradizioni
del
nostro
partito
.
Certo
esiste
il
problema
della
conciliabilità
di
una
politica
neutralista
con
quella
del
governo
di
centro
sinistra
oggi
e
più
ancora
domani
.
Su
questo
problema
soffiano
tutti
,
perché
in
esso
i
comunisti
vogliono
trovare
la
scintilla
,
che
fa
divampare
il
rogo
destinato
a
bruciare
le
eresie
degli
autonomisti
,
e
più
proficuamente
la
destra
per
rovesciare
e
distruggere
il
centro
sinistra
.
Ma
con
buona
pace
di
tutti
noi
crediamo
che
siano
possibili
ragionevoli
soluzioni
.
Il
neutralismo
del
PSI
,
che
non
implica
la
denuncia
attuale
delle
alleanze
e
della
NATO
,
è
compatibile
,
come
si
è
più
volte
detto
ed
anche
recentemente
dimostrato
,
con
una
interpretazione
distensiva
e
non
oltranzista
degli
obblighi
nascenti
dall
'
alleanza
.
Esso
ha
possibilità
reali
di
influire
in
questo
positivo
senso
,
il
che
del
resto
è
risultato
chiaro
anche
nelle
recenti
posizioni
del
governo
italiano
.
A
parte
il
fatto
che
questo
è
stato
sottoposto
agli
aspri
attacchi
della
destra
,
che
lo
accusa
appunto
di
neutralismo
,
bisogna
ricordare
che
la
solidarietà
dell
'
Italia
all
'
America
venne
data
per
il
ricorso
all
'
ONU
e
non
per
il
blocco
,
che
venne
auspicato
un
negoziato
tra
sovietici
ed
americani
,
che
si
diedero
istruzioni
ai
rappresentanti
italiani
all
'
ONU
di
appoggiare
la
ricerca
di
un
compromesso
,
che
infine
furono
esercitate
pressioni
diplomatiche
in
questo
senso
,
mentre
appariva
chiaro
che
l
'
Italia
si
allineava
sulle
posizioni
più
moderate
,
come
quella
inglese
.
Certo
non
è
molto
,
ma
è
pure
qualcosa
e
comunque
è
qualcosa
di
concreto
sul
piano
della
politica
di
stato
.
Rimane
da
dimostrare
che
maggiori
risultati
nella
difesa
della
pace
si
conseguirebbero
con
l
'
antica
politica
,
le
manifestazioni
dei
partigiani
della
pace
,
le
proteste
unitarie
e
così
via
,
altro
che
sul
terreno
della
propaganda
.
E
questo
è
tutto
il
senso
della
nostra
adesione
al
centro
sinistra
,
cioè
realizzare
quel
che
è
possibile
e
non
rinunciare
a
quel
che
è
possibile
sotto
il
pretesto
di
volere
oggi
cose
che
si
sanno
impossibili
,
e
che
quindi
rimangono
parole
,
o
peggio
,
allineamento
del
movimento
operaio
con
la
politica
dei
blocchi
.