StampaQuotidiana ,
Roma
,
11
ottobre
-
«
A
noi
sembra
di
dover
dissentire
da
cotesti
profeti
di
sventura
che
annunziano
eventi
sempre
infausti
,
quasi
sovrasti
la
fine
del
mondo
.
La
buona
Provvidenza
ci
sta
conducendo
ad
un
nuovo
ordine
di
rapporti
umani
che
,
per
opera
degli
uomini
e
per
lo
più
oltre
la
loro
stessa
aspettativa
,
si
svolgono
verso
il
compimento
dei
suoi
disegni
superiori
e
inattesi
...
»
È
il
primo
importante
argomento
di
considerazione
che
il
Papa
,
aprendo
oggi
i
lavori
del
XXI
Concilio
ecumenico
,
ha
proposto
ai
padri
consiliari
e
ai
cattolici
di
tutto
il
mondo
.
Un
invito
all
'
ottimismo
,
alla
fiducia
,
allo
spirito
della
comprensione
e
della
buona
volontà
,
contro
il
pessimismo
di
coloro
i
quali
«
nei
tempi
moderni
non
vedono
che
prevaricazione
e
rovina
;
vanno
dicendo
che
la
nostra
era
,
in
confronto
con
quelle
passate
,
è
andata
peggiorando
;
e
si
comportano
come
se
nulla
abbiano
imparato
dalla
storia
,
che
pure
è
maestra
di
vita
,
e
come
se
al
tempo
dei
Concili
ecumenici
precedenti
tutto
procedesse
in
pienezza
di
trionfo
dell
'
idea
e
della
vita
cristiana
,
della
giusta
libertà
religiosa
»
.
Considerando
con
occhio
spassionato
il
passato
,
senza
lasciarsi
vincere
dalla
tendenza
,
peraltro
comprensibile
in
un
uomo
di
80
anni
,
a
trasfigurarlo
con
i
colori
della
propria
gioventù
,
Giovanni
XXIII
ha
detto
francamente
di
considerare
le
condizioni
generali
dei
tempi
nei
quali
si
apre
questo
Concilio
migliori
di
quelle
in
cui
si
svolsero
i
precedenti
.
Se
non
altro
,
perché
nel
complesso
,
e
malgrado
la
forzata
assenza
di
moltissimi
vescovi
imprigionati
per
la
loro
fedeltà
a
Cristo
(
è
stato
l
'
unico
accenno
alla
«
Chiesa
del
silenzio
»
)
oggi
la
Chiesa
è
più
libera
di
svolgere
la
sua
azione
.
Libera
dalla
«
indebita
ingerenza
delle
autorità
civili
»
e
«
libera
da
tanti
ostacoli
di
natura
profana
»
.
È
facile
identificare
in
questi
ultimi
quelli
determinati
dall
'
esercizio
del
potere
temporale
,
definitivamente
seppellito
novantadue
anni
fa
,
proprio
mentre
si
svolgeva
il
Concilio
Vaticano
I
.
Dopo
questa
messa
a
punto
di
carattere
generale
sulle
caratteristiche
dell
'
epoca
,
il
Papa
ha
illustrato
le
ragioni
che
hanno
consigliato
la
convocazione
del
Concilio
e
i
compiti
che
gli
si
prospettano
.
«
Il
gesto
del
più
recente
e
umile
successore
di
san
Pietro
che
vi
parla
,
di
indire
questa
solennissima
assise
,
si
è
proposto
di
affermare
,
ancora
una
volta
,
la
continuità
del
magistero
ecclesiastico
per
presentarlo
,
in
forma
eccezionale
,
a
tutti
gli
uomini
del
nostro
tempo
,
tenendo
conto
delle
deviazioni
,
delle
esigenze
e
delle
opportunità
dell
'
età
moderna
»
aveva
già
detto
all
'
inizio
.
Il
doppio
motivo
della
continuità
del
magistero
ecclesiastico
e
della
novità
delle
condizioni
poste
dalla
civiltà
moderna
ha
condotto
,
strettamente
intrecciato
,
tutto
il
discorso
.
La
dottrina
è
una
,
e
abbraccia
l
'
uomo
intero
,
anima
e
corpo
.
Ma
i
tempi
cambiano
e
consigliano
aggiornamenti
,
studio
delle
nuove
condizioni
e
forme
di
vita
introdotte
nel
mondo
contemporaneo
,
massima
comprensione
per
le
sue
esigenze
.
«
Il
XXI
Concilio
ecumenico
vuole
trasmettere
pura
e
integra
la
dottrina
,
senza
attenuazioni
o
travisamenti
,
che
lungo
venti
secoli
,
nonostante
difficoltà
e
contrasti
,
è
divenuta
patrimonio
comune
degli
uomini
.
Il
punctum
saliens
non
è
dunque
la
discussione
di
un
articolo
o
l
'
altro
della
dottrina
fondamentale
.
Per
questo
non
occorreva
un
Concilio
...
Lo
spirito
cristiano
,
cattolico
ed
apostolico
del
mondo
intero
attende
un
balzo
in
avanti
verso
una
penetrazione
dottrinale
e
una
formazione
delle
coscienze
,
in
corrispondenza
più
perfetta
all
'
autentica
dottrina
,
anche
questa
però
studiata
ed
esposta
attraverso
le
forme
della
indagine
e
della
formulazione
letteraria
del
pensiero
moderno
.
Altra
è
la
sostanza
dell
'
antica
dottrina
del
depositum
fidei
,
ed
altra
è
la
formulazione
del
suo
rivestimento
:
ed
è
di
questo
che
devesi
-
con
pazienza
se
occorre
-
tener
gran
conto
,
tutto
misurando
nelle
forme
e
proporzioni
di
un
magistero
a
carattere
prevalentemente
pastorale
»
.
Il
passo
,
d
'
importanza
fondamentale
per
i
lavori
del
Concilio
,
circoscrive
i
confini
entro
i
quali
potrà
articolarsi
la
discussione
teologica
e
in
particolare
quella
della
cosiddetta
«
nuova
teologia
»
(
cioè
,
quella
che
vorrebbe
svincolare
la
meditazione
religiosa
dalla
codificazione
scolastica
)
.
Intransigenza
sui
fondamenti
-
il
depositum
fidei
-
duttilità
e
massima
apertura
sulla
forma
,
il
rivestimento
.
Nella
stessa
citazione
è
adombrata
anche
la
propensione
personale
di
Giovanni
XXIII
,
quella
che
sta
dando
una
impronta
al
suo
pontificato
.
È
la
propensione
verso
«
un
magistero
a
carattere
prevalentemente
pastorale
»
i
cui
lineamenti
vengono
illustrati
nell
'
ultima
parte
della
allocuzione
.
Oggi
come
duemila
anni
fa
,
la
Chiesa
si
trova
di
fronte
al
grande
compito
di
portare
Cristo
tra
gli
uomini
,
gli
uomini
a
Cristo
.
La
maggior
parte
del
genere
umano
è
ancora
estranea
al
cattolicesimo
,
persiste
nell
'
errore
e
nella
indifferenza
.
Come
deve
la
Chiesa
difendere
la
verità
,
promuovere
l
'
unità
?
«
Sempre
la
Chiesa
si
è
opposta
agli
errori
:
spesso
li
ha
condannati
con
la
massima
severità
.
Al
giorno
d
'
oggi
,
tuttavia
,
la
sposa
di
Cristo
preferisce
far
uso
della
medicina
della
misericordia
piuttosto
che
della
severità
;
essa
ritiene
di
venire
incontro
ai
bisogni
di
oggi
mostrando
la
validità
della
sua
dottrina
piuttosto
che
con
la
condanna
.
Le
dottrine
fallaci
,
le
opinioni
e
i
concetti
pericolosi
sono
così
evidentemente
in
contrasto
con
la
retta
norma
dell
'
onestà
,
ed
hanno
dato
frutti
così
esiziali
,
che
oramai
gli
uomini
da
se
stessi
oggi
sembra
che
siano
propensi
a
condannarli
.
Ed
in
specie
quei
costumi
di
vita
che
disprezzano
Dio
e
la
sua
legge
,
la
eccessiva
fiducia
nei
progressi
della
tecnica
,
il
benessere
fondato
esclusivamente
sui
comodi
della
vita
.
Sempre
più
essi
si
convincono
del
massimo
valore
della
persona
umana
e
del
suo
perfezionamento
,
e
dell
'
impegno
che
ciò
esige
.
Ciò
che
più
conta
l
'
esperienza
ha
loro
appreso
che
la
violenza
inflitta
altrui
,
la
potenza
delle
armi
,
il
predominio
politico
non
giovano
per
una
felice
soluzione
dei
gravi
problemi
che
li
travagliano
»
.
Quindi
tolleranza
,
pazienza
,
carità
,
amore
verso
tutti
,
a
cominciare
dai
«
figli
separati
»
.
E
adoperarsi
attivamente
perché
si
compia
«
il
gran
mistero
di
quella
unità
che
Gesù
Cristo
ha
invocato
dal
Padre
celeste
nell
'
imminenza
del
suo
sacrificio
»
.
Unità
in
tre
direzioni
:
dei
cattolici
tra
di
loro
,
di
«
preghiere
e
di
ardenti
desideri
»
con
i
cristiani
separati
e
,
infine
,
«
unità
nella
stima
e
nel
rispetto
verso
la
Chiesa
cattolica
da
parte
di
coloro
che
seguono
religioni
ancora
non
cristiane
»
.
Questo
si
propone
,
attraverso
il
suo
Pontefice
,
il
Concilio
ecumenico
;
e
perché
questo
sia
concesso
Giovanni
XXIII
,
concludendo
il
discorso
,
ha
elevato
al
cielo
una
limpida
,
appassionata
preghiera
.
«
Ora
è
appena
l
'
aurora
,
e
già
il
primo
annuncio
del
giorno
sorgente
riempie
di
soavità
il
nostro
cuore
.
Tutto
qui
spira
santità
,
tutto
suscita
esultanza
...
Si
può
dire
che
il
cielo
e
la
terra
si
uniscano
nella
celebrazione
del
Concilio
...
Questo
richiede
da
voi
serenità
d
'
animo
,
concordia
fraterna
,
moderazione
di
progetti
,
dignità
di
discussioni
e
saggezza
di
deliberazioni
...
Dio
onnipotente
,
in
Te
riponiamo
la
nostra
fiducia
,
diffidando
delle
nostre
forze
.
Guarda
benigno
a
questi
pastori
della
Tua
Chiesa
.
La
luce
della
Tua
grazia
superna
ci
aiuti
nel
prendere
le
decisioni
come
nel
fare
le
leggi
;
e
pienamente
esaudisci
le
preghiere
che
a
Te
effondiamo
con
unanimità
di
fede
,
di
voce
e
di
animo
...
»
Di
fronte
a
un
discorso
così
esplicito
,
ogni
chiosa
illustrativa
appare
pressoché
superflua
.
Le
previsioni
della
vigilia
sono
state
largamente
confermate
,
e
si
può
dire
che
il
Papa
ha
colto
la
solenne
occasione
per
ribadire
e
sintetizzare
con
inequivocabile
decisione
le
linee
maestre
del
suo
pontificato
.
Viene
subito
in
mente
,
come
termine
di
confronto
,
non
solo
il
Concilio
del
1870
,
ma
anche
il
pontificato
di
Pio
XII
,
soprattutto
nell
'
ultimo
periodo
,
dalla
fine
della
guerra
alla
morte
.
Il
distacco
dal
Vaticano
I
è
segnato
,
per
non
dire
altro
,
dalla
soddisfazione
con
cui
Papa
Roncalli
ha
accennato
alla
fine
del
potere
temporale
e
dalla
delicatezza
con
cui
ha
affrontato
i
passaggi
che
potevano
riproporre
il
tema
dei
rapporti
con
i
vescovi
e
della
infallibilità
del
Pontefice
.
In
quanto
al
distacco
con
il
regno
di
Pio
XII
,
esso
traspare
,
si
può
dire
,
da
ogni
piega
del
discorso
.
Si
dirà
che
sono
tempi
diversi
che
pongono
diverse
responsabilità
e
aprono
diverse
prospettive
.
Ed
è
vero
.
In
questa
sede
,
comunque
,
non
si
tratta
di
dare
un
giudizio
su
due
pontificati
,
ma
soltanto
di
indicare
gli
accenti
particolari
che
li
differenziano
.
Quello
di
Papa
Pacelli
è
quello
della
Chiesa
che
denuncia
e
condanna
,
che
considera
la
cattolicità
assediata
dall
'
errore
,
costretta
a
mobilitare
tutte
le
energie
di
cui
dispone
sul
piano
mondano
e
sul
soprannaturale
per
difendere
la
sua
stessa
esistenza
.
L
'
accento
di
Giovanni
XXIII
è
quello
della
Chiesa
materna
,
tollerante
,
comprensiva
;
e
,
al
tempo
stesso
,
sicura
della
sua
verità
proiettata
verso
la
conquista
di
nuove
frontiere
.
Proprio
perché
convinta
che
l
'
apostolato
migliore
è
quello
dell
'
esempio
e
della
testimonianza
.