StampaQuotidiana ,
Mi
ha
commosso
la
lettera
dei
monarchici
piemontesi
che
vorrebbero
esporre
la
bandiera
il
17
marzo
(
il
diciassette
,
non
il
27;
è
del
17
marzo
la
legge
con
cui
Vittorio
Emanuele
assume
per
sé
e
successori
il
titolo
di
re
d
'
Italia
)
,
ma
a
condizione
che
il
drappo
recasse
lo
stemma
sabaudo
.
Mi
auguro
che
la
loro
richiesta
sia
accolta
;
vi
scorgerei
soprattutto
la
tranquilla
coscienza
di
una
repubblica
che
non
ha
ancora
quindici
anni
di
vita
,
ma
che
sembra
ormai
alla
quasi
totalità
degl
'
italiani
la
sola
forma
statale
concepibile
,
sì
che
se
molti
altri
ritorni
del
passato
sono
da
temere
,
quello
al
capo
dello
Stato
che
è
tale
solo
perché
appartiene
ad
una
certa
famiglia
,
sia
tra
i
più
impensabili
.
Se
nutro
scarsa
simpatia
per
certi
monarchici
,
più
persuasi
che
mai
che
la
monarchia
non
ritornerà
,
senza
nessun
legame
con
la
tradizione
sabauda
,
senza
nessun
desiderio
di
provocare
crisi
di
regime
,
ma
che
costruiscono
piccoli
partiti
con
lo
stesso
accorgimento
con
cui
in
seno
alle
grandi
anonime
si
possono
creare
gruppi
omogenei
,
che
possedendo
un
dieci
per
cento
,
anche
meno
,
delle
azioni
,
possono
negoziare
un
apporto
decisivo
nelle
assemblee
-
questi
monarchici
piemontesi
,
tutti
volti
ancora
alle
glorie
sabaude
,
oltre
Vittorio
Emanuele
II
a
Vittorio
Amedeo
,
ad
Emanuele
Filiberto
,
mi
sono
veramente
simpatici
.
Così
come
a
Croce
finivano
di
essere
cari
gli
ultimi
nostalgici
borbonici
,
e
recensiva
con
qualche
compiacimento
un
dimenticato
romanzo
di
Amilcare
Lauria
,
che
raffigurava
due
antichi
ufficiali
di
Ferdinando
II
,
mai
riconciliati
con
l
'
Italia
,
ma
che
si
entusiasmavano
e
commuovevano
leggendo
sui
giornali
degli
eroismi
e
dei
sacrifici
italiani
nello
scontro
di
Dogali
.
In
un
mondo
ove
tutti
guardano
all
'
avvenire
e
dimenticano
ciò
ch
'
è
alle
spalle
(
salvo
per
la
piccola
parte
in
cui
glorie
o
rancori
siano
ancora
merce
utilizzabile
)
,
ove
il
disinteresse
delle
masse
per
la
storia
è
generale
,
a
chi
ritiene
che
questo
disinteresse
sia
imbarbarimento
non
può
dispiacere
certo
tenace
attaccamento
al
passato
.
Il
tricolore
!
Quando
io
nascevo
c
'
erano
ancora
,
particolarmente
a
Roma
e
nell
'
antico
Stato
pontificio
,
delle
famiglie
che
lo
rifiutavano
;
in
certi
palazzi
dell
'
aristocrazia
nera
non
apparve
che
con
1'11
febbraio
1929;
in
altri
una
prima
timida
apparizione
l
'
aveva
fatta
nel
1915
.
Nella
stessa
Torino
del
cinquantenario
sembrava
grosso
ardimento
che
qualche
istituto
religioso
,
dinanzi
alle
cui
finestre
sfilavano
cortei
,
l
'
inalberasse
.
Ma
nessun
confronto
con
ciò
ch
'
era
seguito
in
Francia
,
dove
per
un
buon
secolo
,
fino
alla
prima
guerra
mondiale
,
erano
rimasti
tenaci
gli
astii
contro
il
tricolore
;
dove
ancora
intorno
al
1890
vecchie
damigelle
chiuse
negli
aviti
castelli
di
provincia
guardavano
con
sbigottimento
i
nipoti
che
militavano
sotto
il
tricolore
;
il
conte
di
Chambord
aveva
rinunciato
al
trono
piuttosto
che
accettarlo
;
nella
striscia
rossa
del
suo
drappo
aristocratici
e
legittimisti
scorgevano
ancora
tutto
il
sangue
versato
dalla
Rivoluzione
francese
.
In
Italia
è
apparso
segno
di
convergenza
;
quando
ancora
non
era
ammesso
in
chiesa
e
nelle
processioni
,
i
circoli
cattolici
adornavano
con
nastri
tricolori
i
loro
stendardi
bianchi
od
azzurri
;
il
partito
comunista
lo
accettò
senza
esitare
,
sia
pure
affiancato
alla
bandiera
rossa
del
proletariato
mondiale
.
Il
fascismo
ebbe
senso
politico
sufficiente
per
comprendere
che
non
era
il
caso
di
modificare
la
bandiera
;
nello
stemma
dello
Stato
furono
inseriti
i
fasci
littori
;
la
bandiera
rimase
inalterata
.
Si
sovvertivano
tutte
le
istituzioni
,
l
'
eredità
risorgimentale
era
tutta
dispersa
,
ma
si
avvertiva
che
nei
cuori
degl
'
italiani
ancora
viveva
,
che
occorreva
celare
quanto
possibile
quella
dispersione
,
almeno
agli
occhi
dei
semplici
,
non
toccare
ai
simboli
.
Saggiamente
la
Repubblica
non
appose
sul
tricolore
né
berretti
frigi
,
né
croci
,
né
spade
,
né
libri
,
né
falci
;
volle
fosse
la
bandiera
di
tutti
.
E
tale
deve
restare
;
la
concessione
che
auspico
è
per
un
giorno
di
rievocazione
del
passato
;
non
dovrebbe
aprire
la
via
all
'
uso
di
due
bandiere
.
Certo
,
non
è
una
bandiera
,
non
un
simbolo
,
che
può
attenuare
le
divisioni
profonde
,
il
modo
radicalmente
diverso
di
guardare
alle
mète
da
raggiungere
,
al
nuovo
assetto
che
ci
si
deve
proporre
.
Un
abbraccio
in
un
giorno
di
festa
non
elimina
questi
distacchi
.
Può
solo
giovare
a
ricordare
,
anche
ai
più
remoti
da
ogni
senso
nazionalista
,
anche
a
chi
si
sente
cittadino
del
mondo
,
la
realtà
di
questa
famiglia
italiana
,
che
ha
suoi
problemi
,
sue
solidarietà
(
Torino
avverte
più
che
mai
,
attraverso
l
'
intensa
immigrazione
,
come
i
mali
di
altre
regioni
assurgano
a
mali
nazionali
,
come
certi
germi
infetti
allignino
più
prosperosi
in
un
tessuto
più
ricco
:
ingenua
e
fallace
speranza
,
quella
che
basti
il
benessere
economico
a
stroncare
certe
malattie
sociali
)
.
Anche
il
cittadino
del
mondo
che
sia
uomo
di
buona
volontà
comincerà
a
cercar
di
fare
il
bene
tra
coloro
cui
è
vicino
,
di
ripulire
il
giardinetto
della
sua
casa
.
Non
si
risolve
alcun
problema
con
abbracci
e
con
oblii
;
occorre
però
ben
distinguere
le
nostalgie
cui
non
possiamo
aderire
ma
che
non
recano
in
sé
alcun
pericolo
per
l
'
indomani
,
da
correnti
d
'
idee
gravide
di
minacce
,
soprattutto
da
quei
movimenti
irrazionalistici
,
fondati
sul
culto
della
razza
o
del
sangue
,
sulla
esaltazione
della
violenza
,
suscettibili
di
minare
il
mondo
della
ragione
,
del
lavoro
pacifico
,
che
ci
sforziamo
di
edificare
.
Mi
sembra
che
la
Repubblica
abbia
dato
segno
di
non
essere
afflitta
dai
complessi
d
'
inferiorità
,
dai
timori
senza
perché
,
che
troppa
parte
hanno
avuto
ed
hanno
nella
trama
della
vita
italiana
,
non
volendo
dimenticare
nelle
manifestazioni
,
nei
discorsi
del
centenario
,
l
'
apporto
che
diede
la
monarchia
alla
formazione
della
unità
.
I
sintetici
ed
equilibrati
articoli
di
Salvatorelli
hanno
rappresentato
il
giusto
terreno
su
cui
ci
si
deve
porre
.
I
riconoscimenti
del
passato
non
possono
avere
alcun
peso
sulla
realtà
del
presente
e
dell
'
avvenire
.
Tanto
più
,
come
nel
caso
,
quando
non
danno
vita
a
miti
;
se
Napoleone
ed
in
una
certa
misura
anche
Luigi
XIV
possono
essere
ombre
che
oltr
'
Alpe
déstino
qualche
apprensione
,
è
perché
il
predominio
del
potere
militare
,
la
divinizzazione
di
un
uomo
,
l
'
accentramento
dello
Stato
nelle
mani
di
uno
solo
,
costituiscono
pericoli
sempre
incombenti
.
La
figura
del
Re
Galantuomo
non
può
essere
invocata
a
dare
lustro
ad
alcuna
concezione
illiberale
,
ad
approntare
giustificazioni
storiche
a
qualsiasi
colpo
di
mano
ai
danni
della
legalità
democratica
.
Per
questo
,
mi
auguro
che
sia
concesso
ai
monarchici
piemontesi
,
per
la
celebrazione
torinese
del
centenario
,
quel
che
domandano
.
StampaQuotidiana ,
Alcuni
avvenimenti
della
storia
civile
,
come
la
battaglia
di
Lepanto
,
furono
considerati
così
lieti
per
la
cattolicità
da
indurre
il
Pontefice
del
tempo
ad
istituire
una
festa
religiosa
in
loro
ricordo
.
Mi
chiedo
se
verrà
,
un
giorno
,
un
Papa
libero
dal
peso
di
ciò
che
suoi
predecessori
sentirono
,
al
punto
di
rendere
festivo
il
giorno
di
S
.
Eustachio
:
il
20
settembre
.
Perché
a
distanza
di
quasi
un
secolo
tutti
scorgono
che
la
perdita
del
potere
temporale
fu
evento
sommamente
felice
per
la
S
.
Sede
.
Non
mi
pare
ci
sia
più
alcuna
cerchia
cattolica
che
lo
ponga
in
dubbio
.
Nel
discorso
tenuto
l
'
ottobre
scorso
all
'
Istituto
di
studi
romani
,
l
'
allora
cardinal
Montini
vedeva
un
disegno
della
Provvidenza
nelle
vicende
del
Papato
e
dell
'
Italia
negli
ultimi
cento
anni
,
e
riteneva
che
bene
Cavour
avesse
affermato
poter
essere
Roma
la
sola
capitale
d
'
Italia
.
Sarebbe
esagerato
l
'
attribuire
l
'
enorme
incremento
dell
'
autorità
,
del
prestigio
morale
ed
anche
politico
del
Papato
nel
mondo
,
soltanto
alla
perdita
del
potere
temporale
.
Le
cause
sono
molte
:
una
,
la
rinnovata
giovinezza
della
Chiesa
,
le
generazioni
di
sacerdoti
operosi
,
entusiasti
,
che
hanno
preso
il
posto
di
altre
,
dove
gli
elementi
torpidi
o
sfiduciati
o
rassegnati
abbondavano
;
altresì
,
il
declino
,
in
quello
ch
'
era
l
'
ambito
tradizionale
della
cattolicità
,
del
materialismo
,
della
fede
incondizionata
in
una
scienza
che
avrebbe
tutto
spiegato
,
non
lasciando
più
posto
alcuno
al
soprannaturale
;
altre
cause
ancora
.
Ma
,
pure
avverandosi
tutte
queste
,
il
potere
temporale
sarebbe
sempre
rimasto
la
palla
al
piede
per
il
Papato
;
qualsiasi
processo
politico
,
scandalo
finanziario
,
svalutazione
di
moneta
,
problema
sociale
insoluto
nello
Stato
Pontificio
(
e
come
esso
avrebbe
potuto
divenire
ad
un
tratto
l
'
eldorado
?
)
,
avrebbe
toccato
anche
il
prestigio
del
capo
della
cattolicità
.
Non
può
affermarsi
che
il
potere
temporale
fosse
sempre
stato
un
peso
morto
per
la
Chiesa
.
Se
anche
si
ricordi
il
sacco
di
Roma
e
,
oltre
cento
anni
dopo
,
le
prepotenze
dei
soldati
dell
'
ambasciatore
francese
De
Créqui
,
è
difficile
pensare
che
dal
Quattrocento
al
Settecento
i
pontefici
si
sarebbero
meglio
giovati
col
vivere
oggi
sui
domini
di
Carlo
V
,
domani
su
quelli
di
Francesco
I
,
oggi
avere
addosso
pesante
consigliere
Filippo
Il
,
domani
l
'
imperatore
Ferdinando
.
Né
in
quei
secoli
un
processo
politico
seguito
da
una
esecuzione
capitale
in
Roma
,
dava
scandalo
.
Pio
IX
,
guardando
ad
un
passato
remoto
,
non
aveva
torto
;
ma
non
si
rendeva
conto
di
quel
che
v
'
era
di
mutato
,
soprattutto
dei
compiti
nuovi
,
delle
nuove
possibilità
per
il
Papato
,
cui
il
potere
temporale
contrastava
.
Questo
per
la
Chiesa
.
A
distanza
di
quasi
cento
anni
è
dato
considerare
con
occhio
spassionato
anche
quel
che
il
20
settembre
rappresentò
per
l
'
Italia
.
Ciò
non
implica
alcun
giudizio
sugli
uomini
che
lo
vollero
.
La
mia
vena
moralistica
non
riesce
a
guardare
con
compiacimento
quell
'
estate
del
1870;
l
'
Italia
in
luglio
ha
dichiarato
alla
Francia
di
considerare
sempre
in
vita
la
Convenzione
di
settembre
,
cioè
l
'
impegno
di
non
attaccare
e
non
permettere
sia
attaccato
lo
Stato
pontificio
;
la
speranza
sempre
nutrita
di
una
insurrezione
dei
romani
non
si
è
verificata
neppure
alla
partenza
della
guarnigione
francese
;
e
tuttavia
è
il
20
settembre
.
Ma
la
monarchia
,
il
gabinetto
Lanza
,
erano
veramente
coartati
;
da
nove
anni
Roma
era
stata
proclamata
capitale
necessaria
d
'
Italia
;
e
la
sinistra
non
dava
requie
;
all
'
aspirazione
unitaria
s
'
erano
mescolati
l
'
anticlericalismo
,
lo
spirito
che
domina
Giambi
ed
epodi
di
Carducci
,
l
'
avversione
per
quello
che
si
riteneva
ormai
partito
conservatore
.
Gli
uomini
dello
stampo
di
Sclopis
che
la
sera
del
21
settembre
indicava
nel
suo
diario
la
presa
di
Roma
come
"
una
gran
bricconata
"
,
erano
dei
sorpassati
.
Poste
le
premesse
,
non
si
potevano
ormai
evitare
le
conseguenze
,
la
realizzazione
del
proposito
a
lungo
maturato
.
Ma
quando
si
considerano
gli
uomini
che
posero
le
premesse
,
si
trova
una
conferma
dell
'
umiltà
che
la
storia
ispira
;
anche
i
sommi
della
politica
non
riescono
a
prevedere
gli
sviluppi
.
Cavour
era
assillato
dai
ricordi
del
'48
,
la
rivalità
tra
le
città
italiane
,
in
specie
tra
Milano
e
Torino
,
ma
in
fatto
dopo
il
'61
né
Napoli
,
né
Milano
,
né
Firenze
pretesero
a
capitale
.
D
'
Azeglio
era
contrario
a
Roma
per
il
carattere
dei
romani
,
cui
preferiva
di
gran
lunga
torinesi
e
fiorentini
.
Nessuno
pensava
ai
pericoli
insiti
al
grande
nome
di
Roma
.
Le
bellissime
pagine
di
Chabod
su
L
'
idea
di
Roma
li
evocano
.
Per
settant
'
anni
si
restò
soggiogati
dal
monito
che
a
Roma
non
si
sta
senza
una
idea
universale
,
e
si
pensò
a
volta
a
volta
a
Roma
capitale
del
libero
pensiero
,
centro
mondiale
della
scienza
,
capitale
dell
'
impero
fascista
:
prima
di
rassegnarsi
alla
fatale
conseguenza
che
,
accanto
alla
sede
del
Papa
,
quella
del
capo
dello
Stato
italiano
resta
seconda
.
Non
cecità
di
uomini
,
ma
fallacia
di
ogni
previsione
;
chi
può
conoscere
il
sentire
,
lo
stato
d
'
animo
dei
nascituri
?
Quella
constatazione
che
a
Roma
c
'
era
un
seggio
che
restava
più
alto
del
Quirinale
riempì
d
'
amarezza
gl
'
italiani
di
due
o
tre
generazioni
,
lascia
oggi
indifferenti
la
maggioranza
.
Chissà
che
tra
qualche
generazione
non
abbia
ad
essere
segnalata
come
un
vanto
,
o
nel
senso
che
l
'
Italia
dev
'
essere
anzitutto
paese
cattolico
,
od
in
quello
di
una
reazione
ad
ogni
forma
di
orgoglio
nazionale
.
Pio
IX
non
aveva
compreso
che
l
'
abbandono
del
potere
temporale
apriva
alla
Chiesa
ben
più
vaste
possibilità
.
Penso
che
,
del
pari
,
i
suoi
successori
tra
le
due
guerre
mondiali
non
si
rendessero
conto
che
i
concordati
-
pur
avendo
costituito
in
periodo
non
remoto
,
in
un
mondo
ostile
ma
legalitario
,
una
garanzia
per
la
Chiesa
-
divenivano
un
inceppo
allorché
si
apriva
a
questa
una
prospettiva
di
vastissima
messe
tra
le
anime
;
che
la
religione
di
Stato
,
i
privilegi
,
il
braccio
secolare
,
l
'
invasione
di
quello
ch
'
era
per
l
'
innanzi
l
'
ambito
del
codice
,
potevan
dar
vita
a
diffidenze
e
ripugnanze
che
allontanassero
gl
'
incerti
.
Onde
la
speranza
che
-
al
riconoscimento
attuale
di
tutti
i
cattolici
,
la
perdita
di
quel
potere
essere
stata
evento
propizio
per
la
Chiesa
-
segua
un
giorno
il
convincimento
che
mai
la
Chiesa
sarà
tanto
amata
e
rispettata
,
vedrà
affluire
più
facilmente
a
sé
gli
uomini
,
come
quando
terrà
ben
separato
ciò
che
essa
deve
esigere
dai
credenti
da
quel
che
lo
Stato
può
imporre
ai
cittadini
;
quando
cioè
non
premerà
sul
legislatore
perché
la
legge
religiosa
(
così
quanto
v
'
è
di
peculiare
nella
concezione
cattolica
del
matrimonio
)
,
le
sanzioni
ch
'
essa
impone
ai
fedeli
,
trovino
accoglimento
nei
codici
.
StampaQuotidiana ,
La
Corte
Costituzionale
non
ha
deciso
la
questione
se
l
'
articolo
5
del
Concordato
,
nella
norma
per
cui
"
i
sacerdoti
apostati
o
irretiti
da
censura
non
potranno
essere
assunti
né
conservati
in
un
insegnamento
,
in
un
ufficio
od
in
un
impiego
,
nei
quali
siano
a
contatto
immediato
col
pubblico
"
,
resti
in
vigore
sotto
l
'
impero
della
Costituzione
repubblicana
.
La
Corte
ha
ritenuto
che
la
questione
non
le
fosse
stata
sottoposta
da
un
organo
giurisdizionale
,
e
quindi
non
fosse
suscettibile
di
esame
secondo
la
sua
legge
fondamentale
.
Non
dubito
dell
'
esattezza
dell
'
applicazione
di
questa
,
compiuta
dall
'
altissimo
organo
;
ma
credo
pure
non
sia
irriverente
pensare
che
i
membri
della
Corte
siano
stati
lieti
di
non
dover
emettere
una
decisione
che
,
quale
fosse
,
sarebbe
dispiaciuta
ad
una
notevole
parte
degl
'
italiani
.
Per
molti
cattolici
tutto
ciò
che
possa
apparire
scalfittura
del
Concordato
sembra
menomazione
di
una
posizione
faticosamente
raggiunta
,
e
che
occorre
ad
ogni
costo
conservare
intatta
.
Ad
ogni
spirito
liberale
ripugna
invece
l
'
idea
di
una
degradazione
civica
inflitta
per
una
crisi
di
coscienza
,
per
un
mutamento
di
convincimenti
per
la
perdita
della
fede
;
e
si
rende
conto
della
puerilità
della
giustificazione
,
che
il
prete
è
tale
avendo
assunto
liberamente
uno
stato
che
non
si
può
dismettere
;
quasi
che
la
libertà
dei
convincimenti
potesse
essere
compatibile
col
divieto
di
mutarli
,
quasi
il
diritto
dello
Stato
potesse
riconoscere
impegni
con
cui
165
f
Arturo
Carlo
,
jemolo
alcuno
promettesse
che
non
muterà
mai
d
'
idea
o
di
partito
,
quasi
infine
che
pure
i
granduchi
russi
e
gli
arciduchi
austriaci
non
potessero
rinunciare
e
divenire
comuni
cittadini
.
Il
giurista
sa
l
'
innegabile
contrasto
tra
l
'
art.
5
del
Concordato
e
le
norme
della
Costituzione
che
garantiscono
la
libertà
di
pensiero
,
bandiscono
ogni
discriminazione
su
motivi
religiosi
,
sul
terreno
giuridico
chi
difende
il
vigore
dell
'
art.
5
parla
di
un
ordine
pubblico
concordatario
che
prevale
sull
'
ordine
pubblico
della
Costituzione
;
tesi
ostica
a
chiunque
senta
poco
o
molto
lo
Stato
.
C
'
è
una
via
d
'
uscita
,
tra
l
'
attaccamento
di
molti
cattolici
ad
ogni
clausola
del
Concordato
ed
il
sentire
liberale
:
comune
anche
a
molti
altri
cattolici
,
che
amerebbero
più
il
Concordato
se
non
recasse
quell
'
articolo
(
di
cui
poi
i
prefetti
hanno
ampliato
la
portata
,
facendone
derivare
anche
una
ineleggibilità
a
consigliere
comunale
,
che
non
è
ufficio
che
ponga
a
contatto
immediato
col
pubblico
)
?
Crederei
di
sì
.
Trattati
internazionali
,
concordati
,
leggi
,
restano
cosa
viva
fino
a
che
abbiano
una
rispondenza
nella
coscienza
nazionale
Si
può
curarne
la
vitalità
,
vigilando
su
questa
rispondenza
e
modificandoli
man
mano
;
si
può
avere
il
culto
del
documento
o
,
più
spesso
,
la
pigrizia
,
la
paura
,
di
rimettere
le
mani
in
un
lavoro
non
facile
,
di
muovere
acque
stagnanti
.
Nel
secondo
caso
,
talora
il
buon
volere
delle
parti
supplisce
;
la
modifica
,
l
'
adattamento
segue
in
fatto
(
sarebbe
così
possibile
una
disapplicazione
dell
'
art.
5
,
che
seguisse
d
'
accordo
tra
autorità
statali
ed
autorità
ecclesiastiche
,
convinte
queste
che
meglio
vale
non
sia
applicata
una
norma
che
può
rendere
impopolari
i
Patti
Lateranensi
)
.
Ma
talora
nulla
si
fa
;
ed
il
documento
si
dissecca
,
il
suo
contenuto
appare
sempre
più
remoto
dal
sentire
comune
;
al
momento
della
prova
,
la
pergamena
va
in
briciole
(
la
vicenda
della
Triplice
Alleanza
)
.
Chi
scrive
è
un
superstite
separatista
,
convinto
che
ogni
legame
giuridico
tra
Chiesa
e
Stato
nuoccia
ad
entrambi
;
soffrì
alla
stipulazione
del
Concordato
,
anche
per
ciò
che
in
quel
momento
significava
.
Ma
sa
pure
che
questa
fede
separatista
siamo
ormai
in
ben
pochi
ad
averla
;
che
i
più
degl
'
italiani
sentono
pochissimo
il
problema
dei
rapporti
tra
Stato
e
Chiesa
,
meno
che
un
secondario
problema
economico
.
Non
ignora
che
una
denuncia
del
Concordato
turberebbe
moltissimi
;
quasi
certamente
si
accompagnerebbe
ad
una
ripresa
di
quell
'
anticlericalismo
becero
e
povero
d
'
idee
che
fioriva
agli
inizi
del
secolo
,
ed
il
cui
ricordo
gli
è
odioso
.
Mi
augurerei
quindi
che
il
Concordato
non
restasse
imbalsamato
,
subisse
man
mano
modifiche
ed
adattamenti
.
Il
primo
potrebbe
essere
l
'
abrogazione
di
quella
parte
dell
'
art.
5
e
la
rinuncia
dello
Stato
a
quei
controlli
nelle
nomine
di
vescovi
e
di
parroci
che
il
Concordato
gli
dà
e
che
non
credo
usi
.
Nell
'
Italia
del
1929
era
consono
allo
spirito
del
regime
non
ammettere
problemi
di
coscienza
,
punire
ogni
sorta
di
eresia
(
quelle
politiche
anzitutto
)
,
ed
anche
coltivare
l
'
ideale
napoleonico
,
i
vescovi
prefetti
in
sottana
.
Nel
1962
tutto
questo
è
distaccato
dalla
realtà
,
è
in
contrasto
col
sentire
dei
cittadini
e
dei
credenti
.
Sarebbe
un
reale
successo
di
un
governo
democristiano
varare
una
tale
modifica
del
Concordato
,
che
,
conchiusa
d
'
accordo
tra
i
due
poteri
,
andrebbe
approvata
con
legge
ordinaria
.
Amerei
vedere
questo
atto
:
che
ricevesse
le
sanzioni
di
Giovanni
XXIII
,
il
Pontefice
più
aperto
,
più
comprensivo
,
più
fiducioso
nell
'
espansione
che
può
avere
la
religione
su
terreno
democratico
,
in
paesi
liberi
,
nelle
conquiste
che
può
ivi
realizzare
,
e
di
Segni
,
cattolico
praticante
da
sempre
(
presidente
della
Unione
dei
giuristi
cattolici
)
,
e
sempre
antifascista
,
senza
compromissioni
.
Al
rammarico
dei
fascisti
che
vedrebbero
modificata
quella
che
resta
la
struttura
più
intatta
del
regime
,
e
della
sparuta
minoranza
di
cattolici
che
ancor
crede
nella
efficacia
benefica
del
braccio
secolare
,
farebbe
riscontro
il
consenso
dell
'
enorme
maggioranza
degl
'
italiani
.
Confido
che
dalle
due
parti
non
si
disattenda
questa
possibilità
di
rinvigorire
una
struttura
cui
entrambe
tengono
.
StampaQuotidiana ,
Come
il
cielo
di
primavera
talora
a
brevi
intervalli
passa
dal
sereno
al
grigio
cupo
,
così
è
tra
noi
di
quelli
che
si
sogliono
chiamare
rapporti
tra
società
civile
e
società
religiosa
.
Epoca
giovannea
continuata
dal
successore
;
fine
dell
'
era
costantiniana
;
apertura
;
rifiuto
da
parte
della
Chiesa
del
potere
politico
;
si
può
parlare
di
tutto
,
discutere
di
tutto
;
colloquio
tra
cattolici
e
protestanti
,
tra
credenti
e
laici
;
si
cerca
onestamente
di
vedere
ciò
che
può
esserci
di
buono
,
di
sano
,
nel
sentire
dell
'
avversario
.
È
il
cielo
sereno
.
Ma
poi
,
si
prospetti
un
disegno
di
legge
sul
divorzio
,
od
un
magistrato
affermi
in
una
sentenza
che
alla
base
del
diritto
statale
v
'
è
un
'
etica
,
un
buon
costume
senza
impronta
confessionale
,
ed
a
questo
soltanto
i
cittadini
sono
tenuti
a
conformarsi
;
ed
ecco
si
sente
subito
il
brontolio
del
tuono
.
Altro
che
epoca
giovannea
;
torniamo
indietro
di
centosedici
anni
.
1850
.
il
foro
privilegiato
per
gli
ecclesiastici
è
un
ricordo
remoto
nei
paesi
più
cattolici
,
la
Restaurazione
non
Io
ha
risuscitato
;
né
in
Francia
né
nel
Belgio
né
in
Austria
i
più
zelanti
degl
'
interessi
della
Chiesa
pensano
a
reclamarlo
.
Ma
quando
il
Piemonte
vuole
sopprimerlo
è
la
rottura
,
i
rapporti
fra
Stato
e
Chiesa
con
la
legge
Siccardi
si
guastano
irrimediabilmente
,
occorreranno
tre
quarti
di
secolo
perché
si
ricompongano
.
1966
:
quasi
tutti
gli
Stati
europei
hanno
il
divorzio
,
nessun
partito
cattolico
,
nessun
episcopato
pensa
nei
paesi
dove
esiste
a
porre
sul
tappeto
la
questione
della
sua
soppressione
,
accettano
che
il
precetto
della
indissolubilità
senza
eccezioni
sia
precetto
religioso
,
vincolante
i
credenti
come
ogni
comandamento
di
Dio
,
ma
senza
coercizione
statale
;
in
Italia
non
se
ne
deve
parlare
.
Intendiamoci
.
E
proprio
porsi
sul
terreno
teologico
-
un
precetto
assoluto
,
di
diritto
divino
;
obbligo
dello
Stato
di
conformare
le
sue
leggi
ad
un
tale
precetto
-
parlare
di
un
problema
del
divorzio
genericamente
.
Su
un
terreno
di
opportunità
umana
,
di
convenienza
politica
,
non
si
possono
considerare
che
singoli
modelli
di
legislazioni
che
consentano
il
divorzio
(
già
istituire
un
ufficio
del
pubblico
ministero
analogo
al
difensore
del
vincolo
nei
tribunali
ecclesiastici
,
volto
ad
evitare
inganni
,
darebbe
un
aspetto
a
sé
ad
una
legge
sul
divorzio
)
.
E
si
può
essere
in
massima
antidivorzisti
,
anche
per
ragioni
non
religiose
,
nel
senso
che
è
ben
possibile
ispirare
pure
una
morale
laica
al
concetto
del
sacrificio
,
all
'
austerità
del
soffrire
insieme
,
e
ritenere
così
che
l
'
infermità
di
mente
di
un
coniuge
non
sia
ragione
per
ridare
la
libertà
all
'
altro
.
Ma
si
finisce
sempre
di
giungere
a
qualche
caso
estremo
(
quello
di
chi
ha
sposato
una
straniera
,
e
questa
tornata
al
suo
paese
ha
ottenuto
il
divorzio
,
si
è
risposata
,
è
moglie
e
madre
rispettata
e
felice
,
mentre
il
marito
italiano
rimane
legato
)
,
in
cui
soltanto
l
'
argomento
religioso
,
la
forza
del
sacramento
,
la
volontà
imperscrutabile
di
Dio
,
può
giustificare
l
'
indissolubilità
.
Ed
il
punto
è
proprio
quello
se
lo
Stato
possa
imporre
anche
ai
non
credenti
la
soluzione
che
abbia
una
base
puramente
religiosa
.
Discorso
parallelo
può
farsi
sulla
questione
:
morale
cattolica
o
morale
della
società
civile
?
La
nostra
società
si
è
formata
nella
matrice
del
cattolicesimo
,
e
,
a
parte
conati
di
punte
estreme
che
non
hanno
mai
attecchito
,
non
c
'
è
divario
tra
credenti
e
non
credenti
intorno
alla
quasi
totalità
dei
precetti
morali
.
Quando
si
discute
sul
Codice
Penale
,
sul
mantenimento
o
no
di
certi
reati
;
o
quando
in
sede
disciplinare
si
vuole
accertare
se
il
comportamento
di
un
impiegato
sia
da
tacciare
come
immorale
,
non
si
avvertono
contrasti
tra
credenti
e
non
credenti
.
Grazie
a
Dio
,
direi
la
totalità
del
popolo
italiano
-
e
non
prenderei
troppo
sul
serio
le
divagazioni
di
adolescenti
-
sa
che
un
libero
amore
,
una
venere
vaga
,
è
il
ritorno
all
'
animalità
,
la
distruzione
delle
basi
stesse
della
società
.
I
divari
nascono
su
pochissimi
punti
di
sostanza
-
così
la
limitazione
delle
nascite
-
e
su
alcuni
criteri
di
condotta
politica
:
punibilità
dell
'
adulterio
,
o
mera
sanzione
civile
,
considerandolo
come
causa
di
separazione
?
Libertà
di
discutere
di
tutto
,
apertamente
,
o
riserbo
su
certi
problemi
,
non
scriverne
in
giornali
o
libri
che
possano
andare
per
le
mani
di
chiunque
?
Come
vietare
spettacoli
che
potrebbero
essere
eccitanti
dell
'
erotismo
(
ma
molti
daremmo
il
primo
posto
nella
nostra
preoccupazione
alla
eccitazione
alla
violenza
,
che
del
resto
è
sorella
carnale
dell
'
erotismo
)
?
È
qui
che
una
sentenza
ha
potuto
dire
-
e
siamo
moltissimi
,
anche
credenti
e
praticanti
,
a
consentire
-
che
per
il
magistrato
(
che
personalmente
può
essere
uomo
piissimo
)
non
ci
dev
'
essere
che
la
morale
desumibile
dal
complesso
dell
'
ordinamento
dello
Stato
.
Per
il
credente
non
ci
sono
morali
,
ce
n
'
è
una
sola
,
si
obietta
.
Sì
,
ci
sono
i
precetti
eterni
,
accolti
nei
testi
sacri
;
l
'
amore
per
gli
altri
;
il
sacrificio
;
il
superamento
di
tutti
gli
appetiti
carnali
,
dal
sesso
alla
gola
,
alla
brama
del
potere
e
delle
ricchezze
,
per
conseguire
la
libertà
dalle
passioni
;
cercare
la
verità
,
realizzare
la
giustizia
.
Ma
le
applicazioni
di
quella
precettistica
eterna
mutano
continuamente
nel
tempo
;
ma
i
dubbi
sull
'
attuazione
pratica
della
regola
,
sono
quotidiani
.
Strano
che
dei
credenti
non
si
domandino
se
sarebbe
necessaria
una
Chiesa
docente
,
ove
tutto
fosse
così
chiaro
e
semplice
come
a
volte
affermano
essere
;
non
riflettano
che
le
trite
accuse
anticlericali
all
'
opera
della
Chiesa
nei
secoli
dipendano
dall
'
incomprensione
di
ciò
ch
'
è
lo
spirito
,
il
diffuso
sentire
di
ogni
epoca
,
attraverso
cui
faticosamente
anche
i
santi
,
anche
gli
spiriti
più
illuminati
,
riescono
a
fare
penetrare
un
po
'
di
luce
.
Il
credente
sa
che
Dio
si
rivela
man
mano
agli
uomini
;
l
'
ottimismo
cristiano
è
nel
credere
che
gli
occhi
degli
uomini
si
stiano
aprendo
gradatamente
alla
luce
;
che
,
se
anche
le
azioni
non
seguano
immediatamente
,
il
senso
del
bene
e
del
male
vada
man
mano
affinandosi
.
Per
tornare
al
contrasto
tra
chi
ritiene
che
il
precetto
religioso
debba
dominare
la
legislazione
civile
e
chi
lo
vuole
imperativo
solo
per
i
credenti
:
se
dal
lato
cattolico
si
possono
rievocare
prese
di
posizione
analoghe
di
oltre
un
secolo
fa
,
manca
ogni
parallelo
dell
'
altro
lato
.
Qui
c
'
è
vero
distacco
.
All
'
inizio
del
secolo
anche
il
socialismo
accanto
alle
rivendicazioni
economiche
poneva
una
serie
di
premesse
ideologiche
:
molte
campagne
che
oggi
paiono
assurde
(
Oddino
Morgari
che
voleva
far
fischiare
lo
zar
,
un
disprezzo
becero
dei
valori
religiosi
)
,
l
'
antimilitarismo
,
le
campagne
contro
la
massoneria
e
contro
il
duello
,
condotte
accanto
alla
lotta
sindacale
.
Oggi
lo
sblocco
dei
fitti
ha
ben
maggiore
importanza
del
divorzio
e
della
obiezione
di
coscienza
.
Certo
è
così
per
i
più
;
ma
la
vera
democrazia
consiste
proprio
nel
seguire
i
più
?
La
Repubblica
sociale
di
Mussolini
fu
larga
di
Stato
e
Chiesa
promesse
ai
lavoratori
;
ma
trovò
una
generazione
di
operai
e
contadini
che
ancora
sentiva
esserci
qualcosa
di
più
importante
delle
conquiste
sindacali
.
Forse
ignoravano
persino
il
nome
di
Croce
,
ma
avrebbero
detto
con
lui
che
ascoltare
o
no
la
Messa
è
più
importante
che
conquistare
Parigi
.
StampaQuotidiana ,
Come
si
giunse
dalla
opposizione
netta
,
irreducibile
,
disposta
ad
utilizzare
ogni
strumento
,
anche
a
benedire
eserciti
stranieri
che
intervenissero
a
ristabilire
il
vecchio
ordine
,
propria
ai
cattolici
politici
,
a
quelli
che
"
sentivano
col
Papa
"
,
negli
anni
dalla
unificazione
al
primo
decennio
circa
dopo
la
presa
di
Roma
;
come
si
giunse
da
questo
estremo
al
clima
di
alleanza
del
1929
,
alle
visite
dei
papi
al
Quirinale
?
Parlare
di
opera
del
tempo
,
non
è
rispondere
.
Sono
gli
uomini
a
far
sì
che
il
tempo
porti
dimenticanza
,
o
mantenga
inalterati
,
talvolta
inasprisca
i
rancori
.
Il
bruciore
della
Francia
per
la
sconfitta
del
1870-71
ed
il
desiderio
di
rivincita
eran
più
vivi
che
mai
dopo
quarant
'
anni
;
in
uno
spazio
di
tempo
di
gran
lunga
minore
l
'
Austria
aveva
quasi
perduto
il
ricordo
delle
sconfitte
del
1859
e
del
1866
.
De
Gaulle
ha
potuto
fare
accettare
alla
Francia
un
riavvicinamento
fattivo
alla
Germania
anche
dopo
gli
orrori
della
seconda
guerra
mondiale
.
Il
tempo
è
una
parola
;
gli
uomini
sono
la
realtà
.
I
punti
salienti
di
questa
traiettoria
che
si
svolge
in
un
secolo
circa
sono
evocati
nella
bella
raccolta
dei
suoi
articoli
che
Giovanni
Spadolini
ci
dà
col
titolo
Il
Tevere
più
largo
(
ed.
Morano
,
1967
)
,
preceduta
da
una
introduzione
,
la
cui
sintesi
è
questa
:
la
Chiesa
ha
potuto
accettare
come
un
fatto
provvidenziale
la
scomparsa
del
potere
temporale
;
si
è
operata
una
svolta
per
cui
i
cattolici
hanno
quasi
riscoperto
"
quei
valori
della
libertà
religiosa
,
e
del
pluralismo
democratico
,
che
tutta
la
tradizione
del
Sillabo
aveva
condannato
o
svalutato
o
comunque
offuscato
"
;
ma
non
si
può
parlare
di
conflitti
eliminati
per
sempre
.
Superato
un
clericalismo
di
tipo
reazionario
"
non
manca
talvolta
di
affacciarsi
all
'
orizzonte
con
burbanzoso
cipiglio
un
nuovo
clericalismo
,
di
opposto
segno
nell
'
apparenza
,
ma
gravido
di
eguali
pericoli
nella
sostanza
...
che
si
muove
nella
linea
strumentale
e
machiavellica
dell
'
articolo
7;
che
non
escluderebbe
di
salvare
domani
il
Concordato
...
col
concorso
determinante
del
partito
che
fu
di
Togliatti
"
;
e
la
prefazione
termina
esaltando
De
Gasperi
come
quegli
che
meglio
comprese
il
pericolo
di
questo
nuovo
clericalismo
.
I
capisaldi
della
evoluzione
che
Spadolini
evoca
sono
:
la
preoccupazione
di
Cavour
di
ricevere
in
punto
di
morte
i
sacramenti
;
la
corrispondenza
,
fattaci
conoscere
dal
padre
Pirri
,
tra
Vittorio
Emanuele
II
e
Pio
IX
,
da
cui
appare
l
'
opera
moderatrice
del
re
contro
ogni
intemperanza
anticlericale
dei
ministri
,
il
desiderio
costante
di
non
rompere
con
la
Chiesa
;
il
Sillabo
come
conseguenza
del
1859
,
momento
in
cui
la
S
.
Sede
perde
la
fiducia
nella
diplomazia
e
nelle
soluzioni
politiche
,
e
si
rende
conto
che
la
riconquista
da
operare
è
quella
delle
coscienze
.
Del
pari
il
Concilio
Vaticano
e
la
proclamazione
della
infallibilità
pontificia
esprimono
"
la
scissione
della
Chiesa
dal
mondo
,
in
vista
di
contrapporre
l
'
assolutezza
della
fede
alle
sconfitte
della
storia
"
;
e
dopo
il
20
settembre
Pio
IX
rifiuta
di
abbandonare
Roma
,
comprendendo
che
una
rinascita
cattolica
solo
da
qui
sarebbe
partita
;
rinascita
che
trova
come
avversario
non
tanto
gli
Stati
,
quanto
lo
"
spirito
borghese
"
,
cioè
la
fede
del
borghese
in
se
stesso
,
nella
sua
ragione
e
nel
suo
equilibrio
,
del
borghese
"
ai
cui
occhi
l
'
oro
si
santifica
,
il
lavoro
si
riscatta
,
il
commercio
si
purifica
"
.
E
pur
senza
dirlo
,
Spadolini
pare
contrapporre
a
questa
visuale
del
borghese
,
quella
del
cattolico
liberale
,
considerato
in
De
Sanctis
,
per
cui
"
il
peso
dei
valori
morali
ha
una
importanza
forse
superiore
a
quella
delle
esperienze
intellettuali
...
la
fermezza
dell
'
animo
sembra
più
importante
della
vastità
della
cultura
,
che
non
si
accompagni
all
'
integrità
della
coscienza
"
.
Leone
XIII
rappresenta
un
rinnovato
"
imperialismo
cattolico
"
col
rafforzamento
delle
missioni
,
l
'
allargamento
dell
'
attività
diplomatica
;
l
'
appoggio
a
determinate
forme
della
scienza
e
del
pensiero
moderni
,
e
soprattutto
l
'
iniziativa
sociale
,
la
fiducia
nella
democrazia
come
strumento
per
riaffermare
l
'
iniziativa
del
papato
nel
mondo
.
Il
periodo
giolittiano
rappresentò
"
la
conciliazione
silenziosa
"
;
e
di
questo
periodo
viene
ricordato
Romolo
Murri
,
le
cui
speranze
saranno
tutte
deluse
,
e
le
cui
parole
non
potevano
trovare
alcuna
eco
in
Giolitti
.
Pio
X
"
sentiva
in
modo
sovrumano
,
esclusivo
,
con
una
forza
di
ispirazione
degna
dei
Pontefici
del
Medio
Evo
,
la
preminenza
della
Chiesa
sulla
società
civile
"
;
fra
tutti
i
Pontefici
dell
'
età
moderna
,
fu
quello
"
che
più
fieramente
ribadirà
il
dovere
di
una
devozione
e
di
una
sudditanza
totale
,
senza
sottintesi
,
senza
riserve
,
al
magistero
pastorale
"
.
Benedetto
XV
,
pur
così
dissimile
,
era
sostanzialmente
sulla
stessa
linea
quando
condannava
la
guerra
"
come
la
conseguenza
diretta
della
stessa
visione
della
vita
che
dominava
il
mondo
moderno
,
fondata
come
era
sui
valori
della
lotta
,
dell
'
emulazione
,
della
selezione
e
della
concorrenza
"
.
È
rievocata
la
nascita
del
partito
popolare
,
e
belle
pagine
sono
dedicate
a
don
Sturzo
,
dandosi
tutto
il
suo
valore
a
quello
che
fu
il
lato
più
brillante
e
più
durevole
della
creazione
del
partito
popolare
,
averlo
fatto
nascere
disancorato
dalla
gerarchia
ecclesiastica
,
staccato
dall
'
Azione
cattolica
.
Ed
è
esaltato
De
Gasperi
,
considerato
cattolico
-
liberale
e
riformatore
sociale
.
Gli
ultimi
capitoli
sono
dedicati
al
nostro
decennio
:
indicano
ciò
che
abbia
rappresentato
,
per
chi
possegga
senso
storico
,
la
risposta
del
Nunzio
a
nome
del
Papa
Giovanni
XXIII
agli
auguri
fatti
pervenire
dal
segretario
del
partito
liberale
;
l
'
atteggiamento
di
Giovanni
XXIII
verso
i
paesi
di
oltre
-
cortina
e
le
ripercussioni
che
può
avere
avuto
sui
cattolici
italiani
,
come
ammissione
della
libertà
del
voto
cattolico
.
Affermano
che
il
pontificato
roncalliano
,
pur
nelle
sue
audacie
,
non
lascia
la
minima
traccia
d
'
innovazioni
sul
piano
dei
principii
:
né
nella
questione
sociale
,
né
sul
tema
della
pace
e
del
pacifismo
.
Ricordano
la
visita
di
Giovanni
XXIII
al
presidente
Segni
,
quella
di
Paolo
VI
al
presidente
Saragat
,
ed
il
discorso
di
questo
,
che
giustamente
fece
scaturire
i
principii
ispiratori
della
Costituzione
repubblicana
dal
tronco
dell
'
etica
cristiana
.
Sono
tutte
pagine
letterariamente
molto
belle
,
scritte
in
un
puro
italiano
che
ormai
è
raro
ritrovare
,
con
piena
conoscenza
dei
temi
,
vivacità
giovanile
e
calore
di
convinzione
.
Va
da
sé
che
non
concorderei
sempre
con
Spadolini
.
Accetto
la
sua
visione
dei
Pontefici
-
non
tutti
i
giudizi
particolari
;
non
escludo
com
'
egli
fa
che
Benedetto
XV
non
potesse
meglio
frenare
certi
empiti
di
nazionalismo
cattolico
,
e
credo
che
Pio
XII
,
pur
non
potendo
compiere
nulla
più
di
quanto
compì
in
favore
degli
ebrei
,
avrebbe
potuto
,
senza
inasprire
Hitler
,
scaldare
il
cuore
dei
cattolici
facendo
meglio
sentire
il
dolore
ch
'
egli
veramente
soffriva
per
la
persecuzione
e
che
ogni
credente
doveva
dividere
-
;
sottoscriverei
alle
pagine
su
Vittorio
Emanuele
II
e
su
Giolitti
.
Sono
molto
dubbioso
sul
sentimento
cattolico
di
Cavour
,
che
mi
appare
piuttosto
un
deista
,
che
vuoi
morire
da
cattolico
secondo
la
tradizione
dei
suoi
avi
,
e
soprattutto
per
il
male
che
verrebbe
all
'
Italia
da
una
sua
morte
che
permettesse
di
dirlo
empio
impenitente
.
Ritengo
De
Gasperi
un
grande
cattolico
,
che
rese
un
servizio
inestimabile
alla
Chiesa
contrastando
a
certe
tendenze
del
Pontefice
che
avrebbero
favorito
un
riformarsi
di
blocchi
anticlericali
;
un
intelligentissimo
cattolico
che
ebbe
chiara
l
'
idea
della
linea
di
condotta
da
seguire
per
ottenere
per
la
Chiesa
il
massimo
che
i
tempi
consentivano
(
credo
anche
che
nel
suo
intimo
,
se
non
ci
fosse
stata
una
decisa
volontà
pontificia
,
non
avrebbe
così
fermamente
voluto
l
'
art.
7
della
Costituzione
nei
suoi
attuali
termini
)
;
ma
non
scorgo
nella
sua
opera
quella
riaffermazione
vigorosa
dell
'
autorità
dello
Stato
,
della
dignità
e
sovranità
del
potere
centrale
,
che
scorge
Spadolini
.
Né
son
d
'
accordo
con
l
'
amico
Spadolini
quando
teme
che
un
certo
clericalismo
possa
vagheggiare
un
'
"
operazione
Sturzo
"
con
il
partito
comunista
.
Non
amo
gli
uomini
di
quel
clericalismo
,
ma
non
li
credo
né
scettici
né
privi
di
intelligenza
;
essi
sanno
che
i
comunisti
sono
tutt
'
oggi
,
malgrado
ogni
dialogo
,
gli
uomini
del
materialismo
;
che
a
differenza
dei
vecchi
liberali
non
concepiscono
in
seno
ai
loro
ranghi
-
se
non
proprio
all
'
ultimo
posto
tra
i
proseliti
-
chi
appartenga
ad
una
qualsiasi
religione
.
Perché
i
"
clericali
"
potessero
accettare
una
tale
alleanza
occorrerebbe
che
il
comunismo
fosse
così
lontano
dai
suoi
principi
dottrinali
,
quanto
il
liberalismo
del
1900
lo
era
dall
'
Illuminismo
e
dall
'
Enciclopedismo
,
sua
remota
matrice
.
Nulla
di
simile
sull
'
orizzonte
.
StampaQuotidiana ,
Nella
storia
quasi
due
volte
millenaria
del
Papato
si
possono
tracciare
periodi
che
hanno
una
propria
inconfondibile
fisionomia
.
Anche
qui
la
Rivoluzione
francese
ha
aperto
una
fase
,
che
non
so
se
si
possa
considerare
ancor
chiusa
.
Mentre
rispetto
a
tanti
altri
atteggiamenti
della
vita
collettiva
ci
pare
che
un
nuovo
periodo
sia
stato
aperto
dalla
Rivoluzione
russa
dell
'
ottobre
'17
,
relegando
nel
passato
molti
problemi
,
quando
guardiamo
al
Papato
non
appaiono
avvenimenti
che
segnino
l
'
inizio
di
un
capitolo
nuovo
.
Se
la
religione
fu
sempre
opposta
alla
incredulità
e
considerata
caposaldo
d
'
una
ordinata
vita
associata
,
è
dalla
Rivoluzione
francese
che
anche
gl
'
increduli
pongono
l
'
accento
sul
Papa
.
Scorgono
in
lui
la
difesa
di
una
società
,
non
minata
più
soltanto
dallo
scetticismo
religioso
,
ma
dal
rifiuto
di
quell
'
ordine
sociale
che
da
una
lunga
serie
di
generazioni
era
sembrato
fondamento
incrollabile
.
Du
Pupe
del
De
Maistre
è
della
Restaurazione
,
opera
di
un
uomo
di
forte
ingegno
che
ben
sa
che
,
malgrado
l
'
abbattimento
di
Napoleone
ed
il
Congresso
di
Vienna
,
la
rivoluzione
continua
;
peraltro
è
ben
noto
come
De
Maistre
sia
tipico
esponente
dell
'
aristocrazia
ch
'
era
stata
illuminista
,
e
che
ora
,
voltasi
al
culto
dell
'
ordine
,
scorge
nel
Papa
il
pilastro
della
difesa
sociale
.
Negli
anni
della
Rivoluzione
,
di
Napoleone
,
della
Restaurazione
,
gli
aspetti
che
più
sono
da
cogliere
nell
'
azione
del
Papato
,
come
inizi
di
direttive
che
non
verranno
mai
meno
,
mi
paiono
tre
.
La
condanna
dei
preti
che
hanno
accettato
la
Costituzione
civile
:
è
la
stessa
linea
che
oggi
la
Chiesa
pratica
di
fronte
al
movimento
polacco
di
"
Pax
"
ed
ai
sacerdoti
cinesi
che
hanno
aderito
al
governo
di
Mao
.
La
Chiesa
preferisce
,
in
linguaggio
tattico
,
perdere
il
territorio
,
ma
conservare
l
'
esercito
;
il
nerbo
di
questo
è
l
'
obbedienza
;
non
la
tocca
l
'
argomento
che
nella
Francia
della
rivoluzione
,
nella
Cina
d
'
oggi
,
meglio
vale
ci
siano
cristiani
non
obbedienti
a
Roma
piuttosto
che
increduli
.
Il
Papa
,
inoltre
,
non
si
lascia
attrarre
alla
difesa
del
legittimismo
,
del
diritto
divino
dei
re
.
Lo
sconfessa
con
l
'
incoronazione
di
Napoleone
;
dappertutto
i
fautori
del
diritto
divino
,
che
vorrebbero
scomunicati
i
popoli
che
non
accettano
i
sovrani
legittimi
,
non
troveranno
che
delusioni
,
rivolgendosi
a
Roma
.
Sopra
i
diritti
dei
sovrani
legittimi
,
c
'
è
il
bene
della
cristianità
.
Ferdinando
VII
può
adontarsi
,
ma
i
Papi
riconoscono
le
Repubbliche
del
Sud
e
del
Centro
America
,
rispondono
al
re
di
Spagna
che
non
possono
lasciarle
abbandonate
alla
propaganda
protestante
del
Nord
.
Ferdinando
II
di
Napoli
non
otterrà
dal
foglio
che
più
rispecchia
le
idee
di
Pio
IX
,
l
'
affermazione
che
la
monarchia
assoluta
sia
l
'
ottimo
dei
regimi
.
La
Santa
Sede
crede
che
ogni
forma
di
governo
sia
conciliabile
con
uno
Stato
cattolico
.
Terzo
punto
:
il
Papato
non
si
lascia
smuovere
dal
divampare
delle
passioni
nazionali
.
Le
guarda
dapprima
con
diffidenza
;
finisce
di
riconoscere
la
legittimità
dell
'
aspirazione
dei
popoli
a
dare
vita
a
Stati
nazionali
,
ma
non
considererà
mai
questi
i
soli
Stati
legittimi
;
vedrà
sempre
nel
troppo
forte
senso
nazionale
una
insidia
al
concetto
della
universalità
della
famiglia
cristiana
.
L
'
Ottocento
volge
verso
la
fine
,
s
'
inizia
il
nuovo
secolo
.
Siamo
nell
'
epoca
delle
mirabili
scoperte
,
delle
grandi
creazioni
meccaniche
,
apparentemente
del
primato
dell
'
economia
.
Ma
l
'
inevitabile
resistenza
del
trascendente
,
del
mondo
della
metafisica
,
s
'
impernia
sempre
più
sul
Papa
.
Con
Pio
IX
,
come
ha
notato
Salvatorelli
,
s
'
inizia
quel
culto
della
persona
del
Papa
,
quell
'
affetto
per
la
persona
fisica
del
Vicario
di
Cristo
,
che
oggi
è
abito
naturale
di
tutti
i
cattolici
,
ma
che
non
è
esclusivo
a
loro
.
Liberato
dal
peso
del
potere
temporale
,
l
'
ascendente
morale
del
Papato
,
pur
nei
paesi
protestanti
,
nell
'
Inghilterra
per
cui
era
stato
fino
a
pochi
decenni
innanzi
nemico
tradizionale
,
sale
rapidamente
.
Diviene
presto
il
grande
potere
mondiale
,
di
cui
debbono
tener
conto
anche
paesi
di
civiltà
extraeuropea
,
del
tutto
estranei
alla
storia
del
vecchio
mondo
,
dove
i
cattolici
rappresentano
l
'
un
per
cento
.
La
storia
ha
visto
negli
ultimi
quarant
'
anni
movimenti
d
'
enorme
vastità
,
trasformazioni
così
rapide
che
sarebbero
sembrate
impensabili
(
vivono
in
non
avanzata
vecchiaia
coloro
che
ricordano
la
Cina
degli
imperatori
e
dei
mandarini
,
i
cinesi
dal
codino
,
le
cinesi
dai
piedi
deformati
)
.
Salvatorelli
ha
sintetizzato
la
situazione
attuale
nella
divisione
del
mondo
in
tre
settori
e
nella
crisi
,
che
nel
settore
occidentale
sembra
minacciare
i
rapporti
tra
società
civile
e
società
religiosa
.
Io
porrei
l
'
accento
sulla
debolezza
,
che
in
gran
parte
d
'
Europa
presentano
le
forme
tradizionali
che
per
secoli
hanno
espresso
la
società
civile
;
e
sulla
tendenza
degli
organi
della
società
religiosa
ad
assumere
la
direttiva
anche
della
società
civile
.
Questo
potrebbe
segnare
una
trasformazione
dei
contrasti
tra
mondo
occidentale
e
resto
del
mondo
in
lotta
religiosa
;
ma
ad
altri
occhi
potrebbe
anche
apparire
una
radicale
trasformazione
dell
'
Occidente
,
la
quale
attutisse
le
avversioni
che
in
Asia
ed
Africa
si
hanno
contro
di
lui
:
dubito
che
oggi
nel
mondo
arabo
ci
sia
,
per
il
prete
o
la
suora
,
l
'
avversione
che
si
dà
per
il
funzionario
coloniale
o
per
il
militare
.
Nulla
di
più
vano
delle
profezie
.
Ma
sembra
certo
che
,
nella
vicenda
dei
prossimi
decenni
,
il
rilievo
della
Santa
Sede
sarà
sempre
maggiore
.
Alla
figura
del
futuro
Papa
-
questo
sovrano
assoluto
,
che
non
ha
parlamenti
né
maggioranze
cui
debba
rendere
conto
-
non
a
torto
si
guarda
con
un
'
ansia
che
non
sarebbe
giustificata
in
alcun
'
alba
di
regno
,
in
alcuna
vigilia
di
elezione
presidenziale
.
StampaQuotidiana ,
In
tempo
di
guerra
coloro
cui
incombe
controllare
e
dirigere
l
'
opinione
pubblica
paventano
il
disfattismo
,
ma
altresì
le
false
notizie
di
vittorie
,
i
presagi
di
rapida
felice
conclusione
che
,
non
verificandosi
,
portano
a
reazioni
di
sfiducia
.
È
ciò
cui
penso
vedendo
l
'
attesa
,
in
alcuni
ambienti
troppo
trepida
,
del
Concilio
:
il
formarsi
di
un
suo
mito
.
Per
quanto
grande
possa
esserne
il
successo
,
poco
muterà
,
immediatamente
od
in
breve
volgere
di
tempo
,
soprattutto
agli
occhi
di
chi
non
segue
nei
dettagli
le
questioni
di
disciplina
ecclesiastica
.
Se
si
avrà
un
qualche
ritorno
all
'
ovile
,
non
sarà
che
da
parte
di
minori
chiese
scismatiche
,
forse
di
qualche
rito
orientale
,
meno
improbabilmente
di
gruppi
che
le
vicende
politiche
hanno
allontanato
dalle
sedi
originarie
.
I
mutamenti
disciplinari
,
consistessero
anche
in
un
più
deciso
impiego
dei
laici
,
od
in
una
maggiore
autonomia
dei
vescovi
(
che
non
so
se
augurarmi
:
coloro
che
deprecano
l
'
accentramento
romano
non
pensano
a
quanto
è
valso
a
salvare
le
chiese
dei
singoli
paesi
dal
pericolo
di
scivolare
nel
nazionalismo
,
di
essere
completamente
dominate
volta
a
volta
dalle
esasperazioni
dell
'
opinione
pubblica
locale
)
,
non
saranno
appariscenti
,
atti
a
colpire
l
'
immaginazione
popolare
.
Non
verrà
certo
meno
la
distinzione
tra
chierici
e
laici
,
la
potestà
di
magistero
riservata
ai
primi
,
né
il
celibato
del
clero
,
né
il
rigore
nelle
cause
di
nullità
matrimoniale
.
Per
parare
il
pericolo
della
delusione
,
occorre
ricordare
pure
agli
entusiasti
che
non
solo
l
'
aspetto
esteriore
,
ma
l
'
andamento
generale
della
vita
ecclesiastica
non
è
soggetto
a
subire
profondi
mutamenti
per
via
del
Concilio
(
i
preti
meno
zelanti
,
i
religiosi
meno
illuminati
,
resteranno
quel
che
sono
)
;
e
soggiungere
subito
che
tuttavia
l
'
evento
conciliare
si
presenta
come
di
primaria
importanza
non
tanto
nella
storia
della
Chiesa
quanto
in
quella
del
secolo
,
ed
è
probabilmente
destinato
a
segnare
una
data
memoranda
.
Giustamente
s
'
insegnava
che
dopo
il
Vaticano
I
,
con
la
proclamazione
dell
'
infallibilità
pontificia
,
dopo
che
il
Codice
di
diritto
canonico
aveva
ribadito
che
le
delibere
conciliari
non
hanno
efficacia
se
non
approvate
e
promulgate
dal
Papa
,
che
il
Concilio
non
può
trattare
argomenti
se
non
proposti
dal
Papa
o
da
lui
preventivamente
approvati
,
non
appariva
l
'
opportunità
di
nuovi
Concili
;
onde
si
riteneva
che
quello
del
1869-'70
sarebbe
rimasto
l
'
ultimo
.
Ed
in
effetto
tutto
ciò
che
statuirà
il
Concilio
avrebbe
potuto
essere
sancito
con
singoli
atti
pontifici
.
I
questionari
che
sono
stati
rivolti
ai
vari
episcopati
su
una
serie
di
punti
,
e
che
hanno
raccolto
volumi
e
volumi
di
risposte
-
si
ammira
in
particolare
la
solerzia
dell
'
episcopato
germanico
-
avrebbero
potuto
essere
del
pari
inviati
e
valutati
in
vista
di
Bolle
pontificie
,
elaborate
nella
competente
congregazione
.
Sarebbe
stato
dell
'
indole
del
Pontefice
,
del
suo
apprezzamento
della
situazione
,
seguire
o
meno
le
direttive
emananti
da
tali
risposte
,
scegliere
tra
le
opinioni
diverse
.
Il
Concilio
implica
la
discussione
in
assemblea
,
il
porre
quindi
alla
luce
del
sole
(
anche
se
i
verbali
non
dovessero
venire
pubblicati
integralmente
,
se
in
essi
venissero
smussati
alcuni
dissensi
,
non
è
mai
segreto
quel
che
segue
in
un
'
assemblea
di
quasi
tremila
persone
)
i
reciproci
punti
di
vista
,
il
far
sapere
in
un
secondo
momento
che
certe
decisioni
furono
adottate
a
maggioranza
e
non
alla
unanimità
.
Ciò
che
ha
importanza
non
come
accenno
ad
una
impossibile
riforma
di
struttura
della
Chiesa
(
dove
il
potere
non
può
venire
che
dall
'
alto
,
dove
nessuna
maggioranza
può
imporsi
al
Vicario
di
Cristo
)
,
ma
come
fatto
di
costume
.
L
'
obbedire
a
ciò
che
si
sa
essere
stato
proposto
in
base
a
certe
esperienze
,
discusso
,
approvato
in
virtù
di
argomenti
noti
,
è
il
rationabile
obsequium
,
contrapposto
all
'
obbedienza
a
ciò
che
misteriosi
superiori
nella
loro
imperscrutabile
saggezza
avessero
ordinato
per
ragioni
a
loro
soltanto
note
.
Su
un
terreno
di
annientamento
del
proprio
io
,
indubbiamente
più
meritevole
la
seconda
obbedienza
;
ma
è
significativo
che
ci
si
preoccupi
oggi
,
a
differenza
che
in
altri
momenti
,
di
vedere
nell
'
ecclesiastico
,
nel
fedele
,
non
tanto
quegli
pronto
ad
umiliare
la
propria
ragione
sull
'
ara
della
disciplina
,
quanto
quegli
che
deve
essere
convinto
per
poter
convincere
,
per
rendersi
portatore
di
luce
.
Sul
terreno
dei
rapporti
interconfessionali
:
se
neppure
il
più
piccolo
gruppo
dissenziente
avesse
a
riunirsi
alla
Chiesa
cattolica
,
rimarrebbe
del
pari
grandissimo
fatto
l
'
invito
rivolto
a
tutte
le
confessioni
ed
eminentemente
il
mutato
stile
di
fronte
ai
separati
.
I
meno
giovani
si
rendono
conto
che
il
linguaggio
attuale
verso
greco
-
orientali
ortodossi
e
verso
protestanti
sarebbe
stato
semplicemente
impensabile
sotto
Pio
X
,
ancora
sotto
Pio
XI
;
anche
in
omaggio
al
nuovo
clima
avrei
preferito
che
la
risposta
valdese
fosse
diversa
,
con
minor
timore
di
un
equivoco
che
non
poteva
sorgere
in
alcuna
persona
sensata
.
Senza
pensare
a
conversioni
od
a
ritrattazioni
,
ci
si
può
dire
lieti
di
cooperare
in
qualche
opera
di
bene
,
soprattutto
nella
difesa
dei
valori
comuni
a
tutto
il
cristianesimo
di
fronte
a
chi
nega
ogni
luce
del
divino
.
La
grande
svolta
che
a
mio
avviso
segna
il
Concilio
,
è
proprio
in
un
mutamento
di
prospettiva
.
Va
da
sé
che
per
la
Chiesa
cattolica
oggi
come
domani
come
ieri
,
chi
non
accetta
tutti
i
suoi
dogmi
,
e
così
il
Papa
vicario
infallibile
di
Cristo
,
è
in
errore
.
Ma
posizioni
opposte
sono
:
l
'
arrestarsi
su
quel
che
divide
,
l
'
isterilirsi
nel
ribadire
all
'
infinito
l
'
antitesi
"
verità
-
errore
"
,
ed
il
dire
invece
:
"
accantoniamo
questi
punti
,
su
cui
le
opinioni
di
ciascuno
sono
note
e
nette
(
ognuno
potrà
anche
aggiungere
:
le
mie
,
immutabili
)
,
e
cerchiamo
di
lavorare
insieme
"
.
Ciò
che
significa
anche
:
"
guardiamoci
gli
uni
e
gli
altri
con
occhio
amico
,
e
confrontiamo
altresì
le
nostre
esperienze
sul
miglior
modo
per
rendere
gli
uomini
più
buoni
,
per
condurli
a
Dio
"
.
Mi
sembra
che
non
solo
ogni
cattolico
,
ma
ogni
uomo
di
buona
volontà
,
di
qualsiasi
convincimento
,
debba
augurare
successo
a
chi
si
pone
su
questa
via
.
StampaQuotidiana ,
Ha
avuto
giusta
eco
il
discorso
del
cardinale
Bea
alla
Università
"
Pro
Deo
"
,
specie
nel
passo
in
cui
ricorda
come
il
segretariato
per
l
'
unione
dei
cristiani
abbia
preparato
uno
schema
da
proporre
al
Concilio
sul
tema
della
libertà
dell
'
uomo
di
seguire
anche
in
materia
religiosa
solo
la
propria
coscienza
,
sul
dovere
dell
'
individuo
e
della
società
di
rispettare
tale
libertà
ed
autodecisione
.
Forse
le
parole
più
salienti
del
discorso
sono
quelle
che
insistono
sui
due
doni
che
debbono
sempre
restare
congiunti
:
«
L
'
amore
della
verità
e
l
'
amore
della
persona
,
cioè
la
carità
del
prossimo
...
L
'
amore
della
verità
,
senza
carità
,
diviene
intollerante
e
respinge
.
La
carità
senza
la
verità
è
cieca
e
non
può
durare
.
La
grazia
che
il
credente
deve
impetrare
da
Dio
è
anzitutto
"
l
'
armonia
tanto
difficile
da
realizzarsi
:
tra
l
'
amore
della
verità
e
la
carità
...
"
»
.
Non
so
se
sia
caso
,
o
riserbo
,
il
discorso
non
è
stato
riprodotto
dall
'
Osservatore
Romano
.
Esso
è
meno
ardito
di
quanto
potrebbe
sembrare
,
se
si
riflette
che
la
Chiesa
ha
sempre
considerato
come
dogma
fondamentale
,
da
cui
deriva
la
responsabilità
dell
'
uomo
,
quello
della
libera
scelta
,
del
nessun
valore
del
gesto
coartato
.
Non
si
salva
l
'
anima
di
alcuno
legando
il
suo
corpo
per
impedirgli
di
compiere
il
male
cui
anela
.
Ma
in
altri
punti
ci
sono
stati
lenti
,
non
sempre
facilmente
coglibili
,
mutamenti
.
Si
è
sempre
ammesso
in
teoria
che
si
possa
errare
per
ignoranza
,
in
buona
fede
;
solo
,
per
lunghissimi
periodi
,
fin
quasi
ai
giorni
nostri
,
si
stentava
a
riconoscere
questa
buona
fede
;
gli
eretici
erano
incalliti
nell
'
errore
,
perché
attraverso
le
Scritture
che
professavano
di
venerare
dovevan
riconoscere
la
verità
della
fede
cattolica
,
anzitutto
il
magistero
del
Pontefice
;
pervicaci
gli
ebrei
,
nel
non
voler
constatare
,
attraverso
i
loro
Profeti
,
che
con
Gesù
era
venuto
il
Messia
;
imperdonabili
gli
atei
,
perché
con
gli
argomenti
della
ragione
dovevano
pervenire
all
'
esistenza
di
Dio
,
ai
principi
fondamentali
della
fede
,
da
cui
,
per
corollari
,
si
giunge
a
tutta
la
dottrina
della
vera
religione
.
Molte
generazioni
di
teologi
,
di
pastori
,
fino
ad
epoca
vicina
a
noi
,
hanno
creduto
in
questo
splendere
della
verità
,
che
occorre
chiudere
volutamente
gli
occhi
per
non
scorgere
.
Ma
l
'
evidenza
finisce
sempre
d
'
imporsi
;
anche
quella
che
gli
argomenti
della
logica
formale
non
hanno
la
penetrazione
che
poté
attribuir
loro
un
tempo
il
cattedratico
;
che
in
ogni
ragionamento
,
appena
si
esca
fuori
dell
'
ambito
delle
scienze
fisiche
(
e
non
giurerei
neppure
in
questa
esclusione
)
c
'
è
un
elemento
passionale
,
una
spinta
fideistica
,
non
eliminabile
.
Gli
uomini
di
chiesa
hanno
dovuto
constatare
come
argomenti
che
a
loro
,
in
virtù
della
formazione
ricevuta
,
parevano
irrefutabili
,
nulla
dicevano
a
chi
aveva
ricevuto
formazione
diversa
.
I
sempre
più
larghi
contatti
con
il
mondo
di
quelli
che
per
la
Chiesa
sono
i
ciechi
o
gli
erranti
,
han
persuaso
della
loro
buona
fede
.
Le
avversioni
si
sono
attutite
.
Altro
discorso
:
a
giustificare
la
intolleranza
si
è
sempre
addotta
la
necessità
di
difendere
dall
'
errore
le
masse
,
i
giovani
,
gl
'
inesperti
.
Padre
Taparelli
oltre
cento
anni
or
sono
ne
L
'
esame
critico
degli
ordini
rappresentativi
,
rispondeva
agli
assertori
della
libertà
di
opinioni
:
chi
oppone
che
non
si
può
strappare
con
la
forza
l
'
assenso
degli
intelletti
,
non
si
rende
conto
"
che
chi
mette
in
catena
il
mostro
dell
'
errore
,
come
chi
mette
la
musoliera
all
'
orso
,
non
pretende
convertire
la
fiera
,
ma
camparne
i
galantuomini
"
.
Diciassette
anni
or
sono
,
L
'
Osservatore
Romano
rispondeva
quasi
con
i
medesimi
termini
a
quanti
,
alla
morte
di
Buonaiuti
,
si
erano
lagnati
che
l
'
intransigenza
ecclesiastica
non
gli
avesse
permesso
di
risalire
sulla
cattedra
:
dovere
della
Chiesa
,
il
preservare
i
giovani
dall
'
errore
.
Ma
già
nel
secolo
scorso
veniva
innanzi
la
famosa
distinzione
della
tesi
e
dell
'
ipotesi
;
cioè
vera
in
massima
la
tesi
del
dovere
di
chiudere
il
varco
all
'
errore
;
doversi
però
fare
l
'
ipotesi
che
quest
'
atteggiamento
generi
tali
contrasti
,
tali
reazioni
,
avversioni
alla
Chiesa
,
da
risultare
un
maggior
male
.
Oggi
ricorre
sempre
più
,
almeno
nei
paesi
liberi
-
ché
i
regimi
totalitari
sono
ancora
sul
terreno
del
chiudere
la
bocca
a
quelli
che
per
loro
sono
gli
erranti
-
,
il
presupposto
dello
scandalo
dato
dalla
repressione
del
supposto
errore
.
V
'
è
anche
un
lato
teologico
che
normalmente
si
dimentica
;
il
rigorismo
agostiniano
scorgeva
la
massa
dannata
,
da
cui
occorre
staccarsi
,
per
giungere
a
far
parte
del
piccolo
numero
di
salvati
;
nel
Trecento
un
Gregorio
da
Rimini
era
convinto
del
fuoco
sensibile
cui
sarebbero
stati
condannati
per
l
'
eternità
gl
'
infanti
morti
senza
battesimo
.
Il
cancellarsi
di
queste
concezioni
,
una
maggior
fiducia
nella
comprensione
e
nella
bontà
di
Dio
,
porta
anche
gli
uomini
più
pii
ad
avere
minor
preoccupazione
per
la
sorte
di
quanti
,
aspirando
al
bene
,
non
trovassero
la
retta
dottrina
.
Ma
l
'
antitesi
tra
liberali
ed
autoritari
è
antitesi
che
non
verrà
mai
interamente
meno
;
non
si
supera
con
argomenti
di
pura
ragione
.
Quanti
siamo
per
la
soluzione
liberale
,
sappiamo
di
essere
sospinti
da
una
fiducia
nell
'
uomo
,
nella
sua
scintilla
divina
,
che
gli
permetterà
,
sia
pure
attraverso
lunghe
traversie
,
di
trovare
la
via
migliore
;
ed
altresì
da
una
simpatia
spontanea
per
l
'
uomo
liberale
,
sempre
pronto
ad
ascoltare
,
a
comprendere
,
a
rivedere
le
proprie
posizioni
;
fede
è
simpatia
che
altri
possono
non
condividere
.
Contemporaneamente
al
discorso
del
card
.
Bea
seguiva
,
cosa
di
ben
minore
importanza
,
un
convegno
dell
'
associazione
per
la
libertà
religiosa
:
dove
naturalmente
si
auspicavano
diritti
positivi
rispettosi
di
tutti
i
convincimenti
;
che
riconoscano
a
tutti
,
appartenenti
ad
una
fede
od
uomini
che
non
si
appellano
a
Dio
,
libertà
di
cercare
proseliti
.
Ma
nelle
nostre
conversazioni
ci
accorgevamo
di
essere
divisi
,
tra
quanti
crediamo
in
un
Dio
che
preghiamo
,
quanti
hanno
un
vivo
senso
del
sacro
,
che
non
riescono
a
fissare
in
una
concreta
religione
,
e
quanti
invece
dichiarano
di
sentirsi
pienamente
appagati
nell
'
ambito
della
ragione
,
senz
'
avvertire
altri
bisogni
.
Ed
anche
in
un
altro
punto
nelle
nostre
molto
amichevoli
conversazioni
non
eravamo
concordi
;
convinti
tutti
del
dovere
dell
'
uomo
di
dichiarare
al
mondo
le
sue
convinzioni
,
io
assumevo
il
temperamento
della
pietà
.
Allo
sdegno
di
alcuni
per
ciò
,
che
la
vedova
di
un
nostro
comune
amico
aveva
voluto
per
lui
funerale
religioso
,
là
dov
'
egli
mai
era
stato
aderente
alla
fede
cattolica
,
opponevo
che
se
la
povera
donna
(
che
non
aveva
smentito
inesistenti
conversioni
)
aveva
tratto
da
ciò
conforto
,
da
quei
funerali
non
era
certo
rimasto
falsato
il
pensiero
del
marito
,
le
cui
pagine
,
nobili
e
belle
,
sono
ben
chiare
.
La
congiunzione
che
fa
il
card
.
Bea
tra
amore
della
verità
e
carità
del
prossimo
,
m
'
induce
a
perseverare
in
questo
sentire
,
che
ad
altri
più
rigidi
sembrerà
lassismo
.
StampaQuotidiana ,
Se
scrivessi
di
avere
visto
negli
ultimi
quindici
anni
riaccendersi
il
contrasto
religioso
che
percorre
la
seconda
metà
del
'600
e
gran
parte
del
'700
tra
giansenisti
e
gesuiti
,
tra
fautori
del
rigorismo
morale
ed
assertori
dell
'
indulgenza
,
tra
sostenitori
della
porta
stretta
,
della
salvezza
dei
pochi
,
dell
'
essere
l
'
umanità
massa
dannata
,
e
chi
asserisce
che
la
Redenzione
consente
la
salvezza
di
tutti
:
ogni
lettore
penserebbe
che
sia
uscito
di
senno
.
I
più
indulgenti
accennerebbero
alla
deformazione
dell
'
uomo
di
studio
,
che
crede
di
vedere
il
mondo
riflesso
nel
piccolissimo
settore
su
cui
si
è
affisso
.
Ed
in
effetto
chiunque
sa
che
viviamo
in
un
mondo
in
cui
le
preoccupazioni
religiose
hanno
scarso
posto
,
e
solo
strette
cerchie
le
condividono
.
Se
ci
si
limita
però
a
queste
,
è
tuttavia
agevole
cogliere
che
la
posizione
di
quelli
che
si
chiamano
conservatori
rispecchia
l
'
atteggiamento
dei
giansenisti
di
tre
secoli
or
sono
:
gli
uomini
si
debbono
piegare
alla
legge
di
Dio
,
se
pure
la
trovino
dura
o
sembri
loro
irragionevole
;
e
non
possono
pretendere
sia
invece
tale
legge
a
piegarsi
alle
loro
esigenze
;
la
natura
umana
è
sostanzialmente
cattiva
,
ed
occorre
il
principio
di
autorità
per
tenerla
a
freno
;
le
passioni
vanno
rattenute
:
nulla
di
più
deleterio
del
lasciar
credere
che
il
peccato
universalmente
praticato
cessi
di
esser
tale
.
Quelli
che
sembrano
innovatori
non
pretendono
certo
ad
un
'
abrogazione
di
leggi
divine
per
volontà
umana
,
ma
ritengono
che
solo
poche
norme
fondamentali
siano
dettate
per
gli
uomini
di
ogni
tempo
e
luogo
,
ed
il
precetto
,
veramente
immutabile
,
di
carità
ed
amore
vada
tradotto
in
regole
di
condotta
diverse
secondo
i
tempi
.
E
così
che
certa
precettistica
,
che
una
volta
raggiungeva
un
fine
di
bene
,
abbia
ad
essere
abbandonata
se
si
constata
che
ottiene
oggi
un
risultato
antitetico
;
la
regola
sempre
valida
,
di
cercare
di
trarre
alla
verità
,
alla
buona
condotta
di
vita
,
i
fratelli
,
implica
metodi
di
attuazione
differenti
secondo
i
tempi
;
nello
stesso
modo
che
i
genitori
si
comportano
diversamente
verso
i
figli
a
seconda
della
loro
età
,
dei
caratteri
,
delle
crisi
che
attraversano
.
Contrasto
che
non
assume
le
note
acute
di
quello
già
ricordato
di
altri
secoli
;
ma
che
sussiste
;
ed
in
cui
sono
del
pari
rispettabili
le
posizioni
delle
due
parti
.
Non
vorrei
dispiacere
al
padre
Ernesto
Balducci
dicendogli
che
queste
considerazioni
mi
venivano
innanzi
man
mano
che
leggevo
il
suo
libro
così
bello
,
così
ricco
,
Papa
Giovanni
,
uscito
in
questi
giorni
:
che
lo
leggevo
con
vivo
consenso
.
Non
vorrei
dispiacergli
,
in
quanto
egli
ha
scritto
in
testa
al
libro
:
"
Papa
Giovanni
non
è
stato
per
me
un
pretesto
per
dire
altre
cose
...
è
così
facile
partire
da
lui
per
sviluppare
un
discorso
tutto
nostro
,
di
cui
egli
non
avrebbe
mai
accettato
la
paternità
"
;
e
potrebbe
apparire
che
io
voglia
contrastargli
.
Ma
chi
ha
vena
di
storico
non
può
non
inquadrare
;
e
l
'
uomo
più
religioso
avverte
che
nulla
si
opera
per
salti
,
che
anche
gli
eventi
che
sono
frutto
immediato
della
grazia
di
Dio
,
persino
i
miracoli
,
hanno
una
preparazione
storica
:
quella
che
porta
gli
uomini
a
comprenderli
.
Nulla
di
eterodosso
nel
dire
che
l
'
avvento
del
Messia
fu
preceduto
da
almeno
tre
secoli
che
portarono
una
spiritualizzazione
dell
'
ebraismo
,
l
'
attitudine
a
divenire
da
religione
di
un
popolo
religione
universale
,
e
,
nel
mondo
pagano
,
fecero
lievitare
l
'
idea
di
un
Dio
unico
,
dietro
lo
schermo
di
dei
troppo
simili
ad
uomini
.
Papa
Giovanni
non
poteva
nascere
nel
medioevo
;
e
se
un
neo
c
'
è
nel
libro
del
Balducci
,
è
di
lasciare
in
ombra
che
ci
furono
non
pochi
che
pur
tacendo
,
perché
in
posizioni
religiose
o
politiche
che
non
consentivano
la
critica
ad
un
Papa
,
ritennero
dannosa
la
sua
mansuetudine
,
ed
hanno
rialzato
alquanto
la
testa
dopo
la
sua
scomparsa
.
D
'
altronde
anche
padre
Balducci
,
pure
proponendosi
di
guardare
la
mirabile
vita
ed
indole
di
Angelo
Roncalli
,
e
volendo
evitare
ogni
inquadratura
storica
,
deve
ricordare
quella
che
sarebbe
stata
la
caratteristica
del
suo
pontificato
:
il
mondo
moderno
si
era
organizzato
secondo
valori
nuovi
,
"
che
la
Chiesa
misurava
più
nelle
loro
energie
di
divergenza
dalla
fede
che
nella
loro
virtualità
di
convergenza
"
;
la
teologia
sviluppava
"
un
certo
tipo
di
formulazione
,
che
ben
rispondeva
all
'
intenzionalità
polemica
che
guidava
la
Chiesa
,
ma
rendeva
sempre
meno
accessibile
all
'
uomo
laicizzato
il
patrimonio
dell
'
insegnamento
cattolico
"
;
papa
Giovanni
ha
compreso
"
che
l
'
opera
della
Chiesa
non
può
esaurirsi
nella
polemica
"
,
che
gli
errori
persistono
,
ma
hanno
perduto
gran
parte
dell
'
antica
pertinacia
e
soprattutto
la
presunzione
di
porsi
come
alternativa
alla
verità
di
Cristo
;
onde
la
Chiesa
può
piuttosto
che
arrestarsi
nella
polemica
,
"
attendere
a
riproporre
la
verità
cattolica
entro
una
formulazione
più
adatta
all
'
intelligenza
moderna
"
.
Mi
pare
quindi
si
possa
ben
dire
che
il
papato
di
Giovanni
XXIII
,
pur
essendo
la
rivelazione
di
un
uomo
che
alla
profondissima
fede
univa
la
scintilla
del
genio
,
s
'
inquadra
in
un
'
epoca
;
ha
nella
storia
la
sua
preparazione
;
sbocca
nel
riconoscere
che
molti
valori
fino
allora
oppugnati
non
sono
inconciliabili
con
la
Chiesa
,
che
questa
deve
proseguire
il
suo
cammino
,
anziché
spendere
il
meglio
delle
sue
forze
in
vecchie
polemiche
.
La
preparazione
consiste
da
una
parte
in
movimenti
interni
alla
Chiesa
,
ma
avversati
o
condannati
dalla
S
.
Sede
,
che
sono
le
varie
sinistre
cattoliche
,
e
soprattutto
i
gruppi
francesi
che
vogliono
il
colloquio
con
tutti
,
anche
e
soprattutto
con
il
mondo
comunista
,
e
(
a
ragione
od
a
torto
,
non
importa
)
sono
tratti
a
vedere
negli
atteggiamenti
antireligiosi
od
anticristiani
del
mondo
d
'
oltre
cortina
od
afroasiatico
non
connotazioni
incancellabili
,
ma
reazioni
a
posizioni
tradizionali
cattoliche
.
Per
un
'
altra
parte
questa
preparazione
si
ha
nel
pontificato
di
Pio
XII
,
in
lati
che
sfuggono
all
'
attenzione
degli
studiosi
laici
:
la
rottura
dell
'
immobilismo
,
anche
a
rischio
di
dare
scandalo
,
con
le
innovazioni
liturgiche
(
la
Messa
pomeridiana
che
trova
ancor
oggi
ripugnanze
in
chi
non
sa
disgiungere
liturgia
e
tradizione
)
e
l
'
accettazione
,
in
tema
di
interpretazione
della
parte
più
antica
,
ma
essenziale
,
del
Vecchio
Testamento
,
di
tesi
che
sarebbero
state
sicuramente
condannate
al
tempo
della
campagna
antimodernista
.
Naturalmente
non
era
questa
che
preparazione
:
che
avrebbe
pur
potuto
costituire
una
via
senza
uscita
se
non
fosse
sopravvenuto
Angelo
Roncalli
.
E
bene
nel
libro
di
padre
Balducci
si
accentua
che
con
l
'
elezione
al
pontificato
parve
nascere
un
altro
uomo
;
nunzio
in
Francia
era
stato
ritenuto
un
integralista
;
né
nunzio
né
patriarca
aveva
neppure
accennato
agli
ardimenti
che
ebbe
pontefice
.
Padre
Balducci
spiega
ciò
con
il
profondo
senso
chiesastico
,
la
completa
obbedienza
del
prelato
;
fino
a
che
in
posizione
subordinata
,
sole
sue
direttive
quelle
del
papa
regnante
;
soltanto
dopo
salito
al
soglio
pontificio
poté
imprimere
alla
Chiesa
un
impulso
diverso
da
quello
datovi
dai
suoi
predecessori
.
Pure
felicemente
il
libro
ricorda
come
nell
'
opera
di
Giovanni
XXIII
tutto
seguisse
alla
insegna
della
semplicità
:
"
Le
decisioni
più
geniali
egli
le
ha
prese
come
se
fossero
normali
provvedimenti
,
dissimulando
la
loro
effettiva
grandiosità
con
sorriso
casalingo
e
con
linguaggio
festivo
...
ha
detto
con
parole
povere
,
cose
grandi
"
.
E
pur
questo
,
del
mutato
tono
,
del
rendersi
conto
che
oggi
i
popoli
non
sono
più
portati
alla
riverenza
dallo
stile
e
dalle
forme
esteriori
,
è
stato
un
adeguamento
ai
tempi
;
ma
altresì
un
aderire
alla
posizione
ottimistica
,
che
non
giudica
gli
uomini
incapaci
a
comprendere
quel
che
può
esservi
di
grande
in
un
messaggio
,
ad
esserne
toccati
,
se
non
attraverso
la
magniloquenza
.
Un
credere
nei
fratelli
.
StampaQuotidiana ,
L
'
ultima
sessione
del
Concilio
non
si
apre
nel
clima
di
grandi
speranze
che
in
molti
-
non
in
chi
da
anni
segue
attentamente
la
vita
della
Chiesa
-
ne
avevano
accompagnato
gli
inizi
.
Non
ci
saranno
ritorni
di
fratelli
separati
;
probabilmente
usciranno
attenuati
od
edulcorati
i
testi
su
cui
più
si
appuntava
l
'
attenzione
generale
,
quello
in
tema
di
libertà
religiosa
,
l
'
altro
che
avrebbe
dovuto
togliere
all
'
antisemitismo
ogni
arma
suscettibile
di
passare
come
di
marca
cattolica
.
Attraverso
la
già
pubblicata
costituzione
dogmatica
"
De
Ecclesia
"
sappiamo
che
,
con
tutte
le
parole
di
alto
rispetto
per
la
dignità
dei
vescovi
,
nulla
è
mutato
alle
posizioni
poste
dal
primo
Concilio
Vaticano
;
viene
ribadito
che
il
corpo
dei
vescovi
ha
potere
solo
quando
agisce
con
il
Papa
,
che
quanto
questi
dispone
ha
valore
immediato
,
non
per
il
consenso
della
Chiesa
(
e
che
non
si
sia
mosso
alcun
passo
verso
un
episcopalismo
,
non
è
ragione
di
rammarico
per
chi
teme
la
debolezza
degli
episcopati
nazionali
di
fronte
al
potere
politico
od
alle
passioni
popolari
)
.
La
medesima
Costituzione
parla
di
una
dignità
e
di
un
apostolato
dei
laici
,
ma
in
nulla
modifica
la
posizione
loro
fatta
dal
vecchio
diritto
canonico
.
Non
sembra
probabile
che
si
abbia
qualche
novità
sensazionale
:
diaconi
coniugati
od
una
norma
generale
che
autorizzi
il
sacerdote
a
ritornare
al
secolo
ed
a
contrarre
matrimonio
quando
non
si
senta
più
pari
al
suo
compito
.
Quel
che
invece
sicuramente
rimarrà
,
sarà
il
clima
di
distensione
nei
rapporti
con
le
altre
confessioni
ed
altresì
con
quanti
,
pure
dichiarando
di
non
avere
la
fede
,
non
siano
oppositori
della
Chiesa
,
non
cerchino
di
distruggere
la
fede
altrui
.
La
prevalenza
dei
latini
sui
cattolici
di
rito
e
tradizione
orientale
trova
termine
;
si
ammette
nella
Costituzione
dedicata
alla
Chiesa
d
'
oriente
che
siano
possibili
matrimoni
tra
cattolici
ed
acattolici
con
la
semplice
presenza
di
un
sacerdote
,
ma
senza
seguire
il
rito
dei
cattolici
;
si
ammette
,
sia
pure
eccezionalmente
,
la
possibilità
di
funzioni
sacre
celebrate
insieme
con
gli
appartenenti
a
Chiese
separate
da
Roma
.
Il
decreto
sull
'
ecumenismo
,
pieno
di
rispetto
per
le
Chiese
sedicenti
ortodosse
,
è
pur
riguardoso
nei
pochi
paragrafi
destinati
ai
protestanti
;
naturalmente
parte
dal
principio
che
la
Chiesa
soltanto
ha
la
pienezza
della
verità
;
onde
riprova
certo
irenismo
che
per
venire
incontro
ai
separati
danneggerebbe
la
purezza
della
dottrina
cattolica
cd
oscurerebbe
il
suo
senso
genuino
.
Nella
Costituzione
sulla
Chiesa
,
quel
che
è
detto
della
Vergine
non
allarga
ulteriormente
il
fossato
che
separa
dai
protestanti
.
Fuori
delle
Costituzioni
e
del
diritto
scritto
,
pare
certo
che
il
clima
è
molto
mutato
,
e
probabilmente
senza
ritorni
,
da
quello
ch
'
era
ancora
trent
'
anni
or
sono
;
non
c
'
è
più
l
'
orrore
per
il
sacerdote
che
ha
dismesso
l
'
abito
e
si
è
sposato
;
oggi
il
vescovo
benefico
,
veramente
paterno
,
è
più
considerato
di
quello
grande
costruttore
di
seminari
e
di
chiese
per
cui
riusciva
a
trovare
fondi
,
grande
manipolatore
di
elezioni
.
Delusione
per
l
'
evoluzione
seguita
dal
giorno
dell
'
apertura
del
Concilio
?
In
certi
ambienti
,
più
d
'
oltr
'
Alpe
che
italiani
,
sicuramente
sì
.
Ma
sarebbe
scambiare
la
minor
parte
con
la
massa
dei
cattolici
parlare
di
delusione
senz
'
altro
.
Invero
oggi
più
che
mai
lo
schieramento
cattolico
è
così
vasto
e
con
tale
diversità
di
posizioni
,
che
resta
impossibile
valutare
in
termini
generali
.
Ci
sono
quelli
che
vorrebbero
tornare
alla
purezza
evangelica
,
alla
Chiesa
povera
,
e
quelli
attaccati
più
che
mai
al
clima
costantiniano
,
ai
concordati
,
allo
Stato
che
paga
le
congrue
,
al
braccio
secolare
.
Ci
sono
quelli
cui
il
catechismo
,
certe
dottrine
tradizionali
,
certe
devozioni
sembrano
scorie
morte
;
certe
credenze
,
che
non
costituiscono
articolo
di
fede
ma
che
sarebbe
irrispettoso
dichiarare
superstizione
,
offendono
.
Altri
,
invece
,
si
trovano
a
loro
agio
nelle
vecchie
forme
;
c
'
è
una
massa
che
non
vive
nel
clima
del
tomismo
né
in
quello
del
Vangelo
,
bensì
nell
'
altro
dei
santi
miracolosi
,
delle
rivelazioni
di
S
.
Margherita
Alacoque
o
della
Vergine
di
Fatima
,
che
ignora
tutto
del
Vecchio
e
del
Nuovo
Testamento
,
per
cui
la
grande
figura
del
Cristo
è
al
più
il
S
.
Cuore
.
L
'
uomo
di
fede
sa
che
Dio
gradirà
i
più
umili
omaggi
,
che
probabilmente
più
di
un
semplice
dell
'
ultima
schiera
passerà
dinanzi
a
quelli
che
hanno
cercato
l
'
acqua
più
pura
della
Rivelazione
.
Ma
quali
problemi
si
presentano
ai
reggitori
.
Se
siamo
in
un
certo
numero
a
ringraziare
Dio
di
averci
fatto
vivere
gli
anni
di
Giovanni
XXIII
,
molti
ne
furono
scandalizzati
(
circolò
alla
sua
morte
la
frase
che
sarebbero
occorsi
quarant
'
anni
per
riparare
al
male
che
aveva
fatto
in
quattro
)
;
parecchi
sono
rimasti
turbati
dalle
novità
liturgiche
succedutesi
da
Pio
XII
a
Paolo
VI
.
E
c
'
è
un
dato
conturbante
.
Contro
tutte
le
previsioni
che
il
mondo
colto
,
la
classe
politica
formulava
cento
anni
or
sono
,
l
'
ascendente
morale
,
la
potenza
della
Chiesa
è
andata
costantemente
crescendo
,
senza
interruzioni
.
Lo
scandalo
dato
alla
cultura
dalla
formulazione
dei
decreti
antimodernisti
non
ha
nemmeno
rallentato
quest
'
ascesa
.
Nei
paesi
già
rigorosamente
protestanti
,
Olanda
,
molti
Cantoni
svizzeri
,
Ginevra
anzitutto
,
l
'
avanzata
cattolica
è
impressionante
;
gli
Stati
Uniti
hanno
potuto
avere
un
presidente
cattolico
,
la
posizione
dell
'
attuale
presidente
non
è
stata
nemmeno
scalfita
dalla
conversione
di
una
sua
figlia
al
cattolicesimo
.
Conversioni
in
senso
opposto
non
se
ne
danno
(
nessun
rilievo
certi
movimenti
di
umili
;
ondate
che
si
dissolvono
nell
'
ambito
di
una
generazione
)
.
Di
fronte
a
quest
'
ascesa
costante
si
comprendono
le
esitazioni
all
'
idea
di
mutamenti
profondi
.
Quando
mai
si
abbandona
una
direttiva
nel
momento
che
segna
i
maggiori
successi
?
E
tuttavia
un
profondo
istinto
,
che
trova
nella
ragione
argomenti
di
conforto
,
ci
dice
che
questo
successo
non
è
in
profondità
,
non
è
caratterizzato
da
un
ritorno
degli
uomini
alla
preoccupazione
del
volere
di
Dio
,
al
bene
.
I
sacerdoti
più
a
contatto
con
le
coscienze
non
hanno
la
tonalità
ottimistica
di
quelli
che
vivono
nel
clima
costantiniano
,
che
stipulano
concordati
.
Malgrado
certo
ottimismo
di
comando
l
'
umanità
ha
preoccupazioni
come
non
mai
.
Si
eviterà
l
'
urto
delle
razze
?
Si
otterranno
tanti
beni
da
soddisfare
la
popolazione
del
mondo
sempre
in
aumento
?
Si
potranno
abbassare
le
muraglie
che
dividono
paesi
poveri
e
ricchi
,
o
la
difesa
del
proprio
benessere
non
renderà
sempre
più
aspri
e
crudeli
,
fino
a
far
risorgere
mostruosità
che
speriamo
debellate
per
sempre
?
La
Chiesa
non
può
senza
rinnegare
il
suo
ecumenismo
rassegnarsi
a
restare
spettatrice
,
sia
pure
orante
,
in
quella
che
sarà
la
vicenda
,
speriamo
non
tragica
,
dei
prossimi
cento
anni
.
Non
può
non
esserle
d
'
incitamento
il
ricordo
di
quel
che
fu
,
all
'
incirca
tredici
secoli
or
sono
,
il
suo
compito
nella
fusione
di
popoli
già
plasmati
dalla
civiltà
greco
-
romana
e
di
barbari
.
Ma
tutti
avvertiamo
che
ad
espletare
questo
compito
di
patrocinare
fusioni
,
di
mitigare
egoismi
e
ferocie
,
non
saranno
idonei
quanti
credono
che
la
fede
sbocchi
dall
'
apprendere
il
catechismo
,
quanti
sono
attaccati
alle
leggende
ed
alle
pie
devozioni
,
quanti
vivono
sotto
l
'
incubo
della
eresia
,
e
neppure
quanti
,
legati
al
clima
costantiniano
,
reclamano
privilegi
per
la
Chiesa
.
Solo
uomini
de
]
clima
giovanneo
,
capaci
come
il
Redentore
di
guardare
oltre
le
dottrine
nel
cuore
dei
fratelli
,
con
tesori
di
comprensione
e
di
amore
che
rompono
ogni
argine
teologico
,
con
il
coraggio
che
consente
di
camminare
sulle
acque
,
potranno
essere
atti
a
tanto
.