StampaQuotidiana ,
Parigi
,
14
luglio
,
notte
-
Bisogna
tornare
indietro
di
molti
anni
per
vedere
Parigi
dominata
,
come
oggi
,
dal
Giro
di
Francia
.
Passati
i
tempi
di
Coppi
,
aveva
cominciato
a
trascurarlo
.
Neppure
gli
arrivi
di
Anquetil
riuscivano
a
riempire
le
strade
dell
'
ultima
tappa
e
le
gradinate
del
Parc
des
Princes
.
Il
miracolo
di
risuscitare
,
non
solo
in
Francia
,
ma
in
tutta
Europa
l
'
entusiasmo
per
il
ciclismo
lo
ha
compiuto
Felice
Gimondi
non
tanto
per
aver
costretto
alla
resa
Raymond
Poulidor
,
il
più
forte
corridore
dopo
Anquetil
,
quanto
per
come
ve
lo
ha
costretto
,
meno
per
superiorità
di
muscoli
che
di
cervello
e
d
'
animo
,
il
campione
il
cui
stampo
sembrava
perduto
,
il
nuovo
Girardengo
,
il
nuovo
Guerra
,
il
nuovo
Coppi
,
il
corridore
che
prima
ancora
che
alla
considerazione
dei
tecnici
si
impone
alla
simpatia
e
all
'
intuito
della
folla
.
C
'
era
oggi
un
milione
di
persone
lungo
i
quasi
38
chilometri
della
Versailles
-
Parigi
,
strada
stretta
,
percorso
tormentato
,
salite
,
discese
e
curve
attraverso
boschi
e
lungo
vie
e
vicoli
di
villaggi
,
la
gente
non
lasciava
agli
atleti
che
il
più
angusto
dei
corridoi
,
bastava
il
gesto
d
'
uno
sconsiderato
per
mandare
all
'
aria
il
Tour
de
France
alterandone
il
risultato
,
la
più
grande
corsa
del
mondo
era
affidata
alla
certezza
,
da
parte
degli
organizzatori
,
che
non
uno
del
milione
di
spettatori
tradisse
le
regole
dello
sport
.
Monsieur
Goddet
ha
avuto
ragione
,
Gimondi
e
Motta
hanno
potuto
correre
con
la
stessa
sicurezza
di
Poulidor
,
quando
il
nostro
ragazzo
è
entrato
al
Parc
des
Princes
con
oltre
un
minuto
di
vantaggio
sul
campione
francese
l
'
applauso
dei
40
mila
che
gremivano
la
Scala
del
ciclismo
è
stato
unanime
.
Vero
è
che
almeno
5
mila
erano
italiani
,
e
agitavano
tante
bandiere
da
sembrare
che
il
14
luglio
non
fosse
più
festa
nazionale
francese
,
ma
nostra
,
ma
nessuno
dei
35
mila
parigini
ha
avuto
il
cattivo
gusto
di
non
unirsi
alla
loro
ammirazione
per
il
giovanotto
che
il
giorno
in
cui
,
arrivato
al
tramonto
,
scriverà
le
sue
memorie
potrà
del
Tour
1965
lapidariamente
dire
come
Cesare
«
Veni
,
vidi
,
vici
»
,
e
a
differenza
di
Cesare
potrà
aggiungere
:
«
Fu
la
cosa
più
facile
del
mondo
,
un
divertimento
,
ricordo
che
l
'
ultima
tappa
la
vinsi
battendo
Poulidor
di
un
tempo
che
,
modestia
a
parte
,
sarebbe
riuscito
difficile
allo
stesso
Anquetil
»
.
Noi
che
abbiamo
passato
le
ore
della
corsa
sul
prato
del
Parc
des
Princes
dinanzi
alle
lavagne
sulle
quali
venivano
via
via
segnati
i
tempi
di
ciascun
corridore
(
decimo
chilometro
,
ventiquattresimo
chilometro
e
tempo
totale
)
aggiungeremo
a
nostra
volta
che
dinanzi
a
quelle
lavagne
,
mischiato
ai
230
inviati
speciali
di
tutta
Europa
che
hanno
seguito
il
Tour
c
'
era
Jacques
Anquetil
.
Era
pensieroso
.
Quando
ha
visto
che
ad
ogni
chilometro
Gimondi
si
avvantaggiava
regolarmente
di
2
secondi
,
quanti
,
cioè
,
egli
non
è
capace
di
portar
via
a
Raymond
,
il
più
forte
corridore
del
mondo
ha
sentito
vacillare
il
proprio
trono
:
la
dura
sconfitta
inflitta
a
Poulidor
è
la
preparazione
a
quella
di
Anquetil
,
anche
per
la
legge
dell
'
età
,
non
potrà
sfuggire
.
È
solo
nelle
ultime
tappe
che
Gimondi
ha
acquistato
la
coscienza
del
proprio
valore
.
Se
la
Versailles
-
Parigi
fosse
stata
disputata
a
metà
Tour
non
l
'
avrebbe
vinta
con
l
'
autorità
e
la
sicurezza
dimostrate
oggi
,
o
fors
'
anche
l
'
avrebbe
perduta
come
perse
,
seppure
di
soli
7
secondi
,
all
'
inizio
del
Tour
,
la
«
cronometro
»
di
Chateaulin
.
Poi
venne
la
«
cronometro
»
del
Revard
,
in
salita
.
Due
difficoltà
in
una
corsa
sola
.
Ma
la
correva
un
Gimondi
in
maglia
gialla
,
le
cui
forze
ingigantivano
via
via
che
le
spendeva
.
Si
rivelò
arrampicatore
di
gran
classe
,
e
vinse
la
sua
prima
«
cronometro
»
da
professionista
.
Ventitré
secondi
di
vantaggio
,
diventati
,
in
questa
trionfale
Versailles
-
Parigi
,
un
minuto
e
8
,
a
conclusione
di
un
Tour
condotto
in
crescendo
,
con
Poulidor
condannato
da
oggi
al
ruolo
di
eterno
secondo
.
L
'
eterno
secondo
per
eccellenza
,
come
sapete
,
fu
Gaetano
Belloni
,
vittima
di
quel
Girardengo
,
altro
campione
suscitatore
di
indescrivibili
entusiasmi
,
la
cui
ruota
gli
riusciva
insuperabile
.
I
miei
ricordi
sportivi
di
gioventù
sono
costellati
di
ordini
d
'
arrivo
i
quali
invariabilmente
cominciavano
con
primo
Girardengo
Costante
di
Novi
Ligure
e
secondo
Belloni
Gaetano
di
Pizzighettone
,
a
una
macchina
.
Ma
Belloní
,
che
oggi
porta
benissimo
i
suoi
72
anni
,
secondo
solo
a
Girardengo
che
porta
benissimo
i
suoi
73
,
era
un
secondo
che
aveva
avanti
a
sé
un
solo
primo
.
Poulidor
ne
ha
due
,
quell
'
Anquetil
che
per
fargli
finalmente
vincere
un
Tour
è
rimasto
a
casa
,
e
quel
Gimondi
che
gli
ha
impedito
di
vincerlo
,
e
forse
ne
ha
tre
,
perché
fra
poco
dovremo
aggiungere
Gianni
Motta
,
il
quale
oggi
lo
ha
battuto
classificandosi
fra
lui
e
Gimondi
.
Anche
Motta
è
un
campione
di
classe
superiore
,
ma
in
questo
Tour
ha
avuto
la
sfortuna
di
trovare
un
Gimondi
che
illuminando
di
luce
riflessa
solo
il
proprio
avversario
diretto
,
ha
lasciato
nell
'
ombra
tutti
gli
altri
.
Sentiremo
presto
parlare
del
corridorino
dagli
occhi
celesti
la
cui
ambizione
è
smisurata
e
il
cui
desiderio
di
rivincita
è
acuto
come
una
spada
.
Oggi
che
il
percorso
matto
della
tappa
era
favorevole
al
suo
estro
e
alla
sua
agilità
ha
tentato
il
colpo
,
ma
la
vittoria
che
s
'
era
ripromesso
su
Gimondi
gli
è
riuscita
solo
su
Poulidor
.
Questi
,
arrivato
al
Parc
des
Princes
,
dopo
Motta
che
già
si
sapeva
averlo
battuto
,
e
prima
di
Gimondi
,
che
si
sapeva
essere
in
forte
vantaggio
,
è
stato
accolto
come
solo
il
pubblico
parigino
sa
accogliere
lo
sconfitto
che
s
'
è
battuto
con
onore
.
Poulidor
non
è
mai
stato
un
corridore
simpatico
,
ma
oggi
ha
avuto
tanti
applausi
quanti
mai
in
vita
sua
.
C
'
era
più
pietà
che
ammirazione
,
più
affetto
che
entusiasmo
.
Il
tramonto
d
'
un
atleta
mai
giunto
al
pieno
del
suo
meriggio
.
Raymond
è
arrivato
scuro
in
viso
avvilito
.
La
sua
è
una
di
quelle
sconfitte
dalle
quali
non
ci
si
risolleva
.
Credevamo
nel
successo
di
Felice
Gimondi
,
ma
pensavamo
sarebbe
stato
di
misura
inferiore
.
Abbiamo
avuto
torto
,
ma
la
prudenza
ci
veniva
suggerita
,
anzi
imposta
dalla
sicurezza
,
che
avrebbe
potuto
finire
con
l
'
essere
giudicata
leggerezza
,
con
la
quale
fin
dal
principio
del
Tour
avevamo
puntato
su
di
lui
.
Non
siamo
dei
tecnici
,
ma
dei
sentimentali
.
Amiamo
il
ciclismo
,
questo
vecchio
sport
che
sembrava
in
punto
di
morte
,
per
le
fatiche
che
esso
comporta
,
legate
all
'
Italia
dalla
povertà
e
dallo
spirito
di
sacrificio
,
per
le
sue
imprese
che
la
televisione
non
può
tutte
seguire
e
portarci
in
casa
,
e
perciò
ancora
capaci
di
farci
fantasticare
,
e
infine
per
le
immense
feste
di
popolo
cui
dà
luogo
,
di
cui
il
più
grande
degli
stadi
non
potrebbe
contenere
la
decima
parte
.
Abbiamo
intuito
in
Gimondi
una
nuova
forza
,
l
'
uomo
capace
di
ringiovanire
il
ciclismo
e
riportarlo
alle
folle
che
se
ne
erano
allontanate
.
Le
sue
vittorie
,
la
maglia
gialla
difesa
contro
tutti
per
18
tappe
,
il
suo
impeto
,
la
sua
autorità
che
andavano
via
via
crescendo
trasformando
,
nel
giro
di
tre
settimane
,
un
gregario
in
un
asso
,
ci
rallegravano
e
spaventavano
nello
stesso
tempo
.
E
se
un
malessere
,
come
quello
occorso
a
Adorni
,
lo
avesse
costretto
all
'
abbandono
?
E
se
nel
bel
mezzo
d
'
una
di
quelle
battaglie
che
ha
tutte
spavaldamente
combattuto
gli
fossero
improvvisamente
venute
meno
le
forze
?
Non
ha
che
22
anni
.
Nulla
di
più
forte
e
nello
stesso
tempo
di
più
fragile
della
giovinezza
.
Perciò
ci
tenevamo
prudenti
e
trepidavamo
.
Perciò
quando
si
è
saputo
che
dopo
7
chilometri
Gimondi
aveva
già
10
secondi
di
vantaggio
su
Poulidor
,
subito
ci
siamo
detti
:
«
S
'
avvantaggiò
subito
anche
sul
Revard
,
ma
a
metà
corsa
era
in
testa
Poulidor
»
.
Ma
oggi
Felice
Gimondi
era
più
forte
delle
nostre
speranze
,
la
sua
ruota
d
'
oro
correva
oltre
le
promesse
con
le
quali
c
'
eravamo
impegnati
con
i
lettori
.
Oggi
Felice
Gimondi
ha
dato
la
prova
definitiva
delle
straordinarie
qualità
che
nel
suo
fisico
e
nel
suo
morale
avevamo
indovinate
.
Non
c
'
è
stato
un
momento
nel
quale
si
sia
potuta
temere
la
riscossa
di
Poulidor
.
In
21
tappe
il
francese
aveva
perduto
un
minuto
e
12
secondi
,
nella
sola
ventiduesima
ne
ha
perduti
quasi
altrettanti
,
e
quasi
non
ci
siamo
accorti
,
presi
come
eravamo
,
dal
duello
che
iniziatosi
a
Colonia
ha
avuto
a
Parigi
la
stoccata
decisiva
,
quasi
non
ci
siamo
accorti
di
Gianni
Motta
secondo
per
un
solo
mezzo
minuto
.
Primo
e
secondo
due
italiani
.
Più
felice
conclusione
il
Giro
di
Francia
non
poteva
avere
,
più
meravigliosa
l
'
avventura
parigina
del
ragazzo
di
Sedrina
e
di
quello
di
Cassano
d
'
Adda
non
avrebbe
potuto
essere
.