StampaPeriodica ,
Il
18
gennaio
di
quest
'
anno
l
'
ufficio
censura
della
presidenza
del
Consiglio
vietava
la
rappresentazione
della
commedia
di
Brancati
La
governante
.
L
'
indignazione
per
il
divieto
ha
ispirato
all
'
autore
un
pamphlet
che
egli
ha
scritto
non
tanto
per
difendere
la
moralità
del
suo
lavoro
(
gli
dedica
infatti
solo
una
pagina
)
,
quanto
per
denunciare
sintomi
allarmanti
di
una
tirannide
clericale
in
formazione
.
Una
difesa
della
Governante
sarebbe
stata
superflua
.
Se
c
'
è
una
cosa
fuori
discussione
è
proprio
la
moralità
della
commedia
,
che
(
basta
leggerla
)
è
«
quella
provinciale
e
tradizionale
»
,
come
dice
giustamente
Brancati
.
Protagonista
del
lavoro
non
e
però
la
governante
francese
con
la
sua
perversione
sessuale
e
coi
suoi
rimorsi
,
che
la
portano
al
suicidio
,
soffocata
dalle
preoccupazioni
moralistiche
dell
'
autore
,
prima
ancora
che
riesca
a
vivere
come
personaggio
poetico
.
Il
protagonista
vero
è
don
Leopoldo
Platania
,
vecchio
siciliano
trapiantato
a
Roma
,
e
visto
in
una
situazione
nuova
.
i
un
tentativo
di
uscire
da
quel
«
gallismo
»
che
tanti
spassosi
pretesti
ha
offerto
ai
piaceri
dell
'
immaginazione
di
Brancati
.
L
'
autore
ha
cercato
di
uscire
dai
limiti
del
suo
temperamento
«
gelido
e
beffardo
(
così
una
volta
ebbe
a
definirlo
Concetto
Marchesi
)
.
E
meritava
che
la
sua
commedia
tosse
sottoposta
al
giudizio
più
appropriato
per
un
lavoro
drammatico
,
il
giudizio
del
pubblico
e
dei
critici
sulla
rappresentazione
a
teatro
.
Anche
per
questo
motivo
,
quanti
seguono
gli
scrittori
contemporanei
nel
loro
difficile
cammino
,
si
debbono
sinceramente
dolere
dell
'
ostacolo
che
si
è
voluto
frapporre
a
Brancati
,
proprio
quando
lui
tentato
di
approfondire
le
dimensioni
del
suo
mondo
artistico
e
di
darci
qualcosa
di
più
che
un
semplice
divertimento
satirico
.
Che
cosa
temevano
i
signori
della
censura
?
Il
successo
del
lavoro
?
Era
questo
che
hanno
voluto
impedire
?
O
forse
nella
Governante
c
'
era
qualcosa
che
non
si
svolgeva
entro
i
limiti
della
morale
tradizionale
e
provinciale
,
e
avrebbe
fatto
scandalo
?
Brancati
ha
osato
mettere
in
caricatura
lo
scadente
cattolicesimo
di
una
famiglia
borghese
italiana
,
ridotta
all
'
ipocrita
e
banale
principio
che
per
coprire
una
sensualità
da
pomicioni
«
un
po
'
di
religione
ci
vuole
»
.
Al
confronto
,
una
calvinista
che
si
uccide
è
una
concezione
troppo
seria
,
troppo
elevata
.
Si
contenti
della
censura
l
'
autore
:
qui
ci
sarebbe
stato
già
materia
(
diciamolo
col
Belli
)
«
per
fotterlo
addirittura
a
Sant
'
Uffizio
»
.
Brancati
fa
intravvedere
nei
rapporti
tra
i
padroni
e
la
servitù
quanto
feudalesimo
sopravviva
ancor
oggi
nella
vita
italiana
.
E
per
colmo
osa
far
comparire
sulla
scena
il
portiere
di
un
barone
siciliano
manutengolo
di
briganti
.
Anzi
ci
fa
sapere
che
questo
povero
diavolo
va
in
galera
al
posto
del
nobiluomo
.
A
sentirlo
parlare
,
per
lui
la
volontà
di
Dio
coincide
con
la
sua
miseria
e
con
tutti
i
suoi
guai
:
così
l
'
ha
ridotto
quella
morale
di
classe
che
si
ammanta
col
nome
di
morale
cattolica
.
E
son
cose
da
dire
queste
,
e
a
teatro
,
ai
tempi
di
Giuliano
,
di
Pisciotta
,
di
Scelba
,
di
padre
Lombardi
?
Brancati
infine
si
è
divertito
a
ritrarre
dal
vero
(
divertimento
riuscitissimo
)
un
celebre
scrittore
contemporaneo
e
ne
ha
fatto
,
col
prestanome
di
Alessandro
Bonivaglia
,
un
frequentatore
del
salotto
Platania
,
in
maldestra
ricerca
di
avventure
o
,
mancando
queste
,
di
tranches
de
vie
per
i
suoi
racconti
.
Ora
questo
scrittore
sparge
ben
dati
e
ben
meritati
insulti
alla
borghesia
.
Ve
l
'
immaginate
a
teatro
un
personaggio
simile
che
tratti
la
maggioranza
dei
suoi
spettatori
con
un
linguaggio
diretto
,
senza
perifrasi
e
senza
allusioni
,
talché
don
Leopoldo
,
alla
fine
,
ammirato
e
persuaso
,
gli
dice
:
«
Le
sue
parole
sono
sante
.
Tutte
verità
...
fa
bene
a
buttarci
addosso
fango
.
Che
cosa
ci
vuole
buttare
,
fiori
?
Ci
deve
coprire
di
fango
,
sino
ai
capelli
.
Perché
siamo
porci
...
»
?
Rappresentare
questa
roba
,
via
,
siamo
giusti
:
sarebbe
stato
un
'
enormità
.
Non
potevano
rendersene
complici
i
prudentissimi
censori
.
E
figuratevi
con
quanta
gioia
si
saranno
accorti
di
avere
in
qualche
modo
precorso
l
'
Indice
,
che
si
è
occupato
recentemente
delle
opere
di
Alessandro
Bonivaglia
e
le
ha
additate
al
braccio
secolare
.
«
Che
naso
(
avranno
detto
fra
sé
)
che
naso
abbiamo
avuto
!
»
E
se
lo
saranno
accarezzato
con
voluttà
,
pregustando
una
bella
carriera
e
un
potere
sempre
meglio
adeguato
a
tanto
fiuto
.
Censori
siffatti
si
possono
chiamare
zelanti
,
lungimiranti
ma
non
certo
così
sciocchi
come
li
giudica
Brancati
nel
suo
pamphlet
.
In
questo
(
e
in
altre
cose
ancora
,
che
dirò
subito
)
non
sono
d
'
accordo
con
lui
.
Ho
avuto
la
fortuna
di
leggere
le
sue
pagine
nella
prima
stesura
,
quando
erano
destinate
a
fare
da
breve
appendice
della
commedia
:
scritte
di
getto
,
brillanti
,
epigrammatiche
,
sembravano
una
serie
dei
più
mordaci
e
inventivi
disegni
di
Maccari
.
Restano
le
pagine
migliori
anche
in
questa
seconda
redazione
più
ampia
,
dove
il
Brancati
ha
voluto
impegnarsi
a
fondo
,
conscio
di
dover
fare
qualcosa
per
una
questione
che
va
al
di
là
del
fatto
personale
,
di
dover
prendere
posizione
contro
il
soffocamento
della
nostra
vita
culturale
.
Ma
celerei
il
mio
pensiero
se
dicessi
che
l
'
impressione
suscitata
da
quella
prima
lettura
si
sia
cancellata
leggendo
ora
il
libro
.
E
l
'
impressione
è
che
esso
sia
stato
scritto
con
lo
stesso
animo
col
quale
Adriano
Tilgher
nei
primi
anni
del
fascismo
lanciò
il
suo
famoso
pamphlet
contro
Gentile
:
uno
sfogo
geniale
,
una
protesta
vibrata
,
ma
con
la
sottintesa
rassegnazione
che
oramai
ben
poco
ci
sia
da
fare
contro
una
reazione
destinata
a
prevalere
.
La
prosa
di
Brancati
,
così
caustica
quando
satireggia
l
'
odio
di
Andreotti
per
la
cultura
e
copre
di
ridicolo
i
suoi
funzionari
,
clerico
-
fascisti
di
ieri
e
di
oggi
,
suona
invece
retorica
in
quelle
parti
nelle
quali
dovrebbe
invece
concludere
a
una
persuasione
energica
del
lettore
.
Brancati
si
rivolge
ai
professori
delle
università
italiane
,
perché
intervengano
contro
la
censura
.
Posso
mai
credere
che
egli
ignori
quanti
di
questi
sono
clericali
e
fascisti
,
e
dunque
i
meno
adatti
a
raccogliere
l
'
appello
,
i
più
adatti
a
perpetuare
nei
giovani
l
'
indifferenza
per
la
libertà
e
praticamente
l
'
odio
per
la
cultura
?
Si
tratta
dunque
di
un
appello
fittizio
,
scritto
con
la
certezza
che
non
sarà
raccolto
.
Avrei
piuttosto
capito
che
il
Brancati
si
fosse
rivolto
agli
uomini
politici
e
agli
uomini
di
cultura
più
vicini
alla
sua
posizione
.
Ma
o
egli
non
li
onora
nemmeno
della
fiducia
di
un
appello
retorico
,
oppure
ha
compreso
che
rivolgendosi
a
loro
non
avrebbe
potuto
non
criticarli
e
svelarne
l
'
evidente
contraddizione
tra
quel
che
dicono
di
essere
e
quel
che
fanno
:
religiosi
della
libertà
a
parole
,
aspiranti
di
fatto
a
sostituire
al
governo
le
destre
fasciste
e
clericali
,
per
coonestare
e
consolidare
il
regime
del
«
galantuomo
»
De
Gasperi
,
ivi
compresa
la
censura
brescianesca
del
suo
Andreotti
.
Avrei
capito
un
appello
alle
sinistre
,
a
coloro
che
per
i
primi
hanno
lanciato
l
'
allarme
per
la
minaccia
dell
'
oscurantismo
in
Italia
.
Non
sia
mai
!
(
ha
l
'
aria
di
rispondere
Brancati
)
e
si
fa
il
segno
della
croce
.
Come
tanti
altri
intellettuali
italiani
Brancati
è
in
una
posizione
di
aperta
sfiducia
e
perfino
di
disprezzo
per
l
'
Italia
«
possidente
»
(
come
egli
preferisce
dire
in
luogo
di
«
borghese
»
)
.
In
questo
pamphlet
si
esprime
in
termini
di
vera
e
propria
condanna
contro
questa
Italia
(
che
non
si
sa
fino
a
che
punto
poi
sia
esatto
chiamare
ancora
«
Italia
»
)
.
Ma
non
gli
passa
neppure
per
il
capo
che
la
lotta
di
un
intellettuale
per
le
sue
libertà
oggi
è
indivisibile
dalla
lotta
dei
lavoratori
italiani
per
le
loro
libertà
,
e
che
nella
misura
in
cui
queste
lotte
sono
condotte
unitariamente
è
possibile
una
democrazia
in
Italia
.
Brancati
invece
ci
tiene
a
mettere
i
punti
sugli
i
per
far
capire
che
se
lui
è
antiborghese
e
anticlericale
di
circostanza
,
perché
la
reazione
lo
tira
per
i
capelli
,
è
innanzi
tutto
anticomunista
per
principio
.
In
fondo
,
se
la
nostra
borghesia
fosse
meno
ignorante
,
se
il
cattolicesimo
italiano
fosse
meno
arretrato
e
provinciale
...
Io
(
dice
a
un
certo
punto
e
ad
ogni
buon
fine
Brancati
)
non
ho
esitato
nel
1942
a
inginocchiarmi
davanti
a
Pio
XII
,
che
dava
del
lei
con
raro
coraggio
civile
e
faceva
dei
formidabili
discorsi
antifascisti
.
Ora
,
a
Brancati
che
cita
con
tanto
entusiasmo
il
De
Sanctis
e
vorrebbe
che
il
suo
maggio
su
padre
Bresciani
fosse
letto
in
tutte
le
scuole
(
ma
quali
scuole
:
quelle
presenti
o
quelle
che
ci
promette
la
riforma
Gonella
?
)
io
vorrei
ricordare
un
'
altra
pagina
del
Do
Sanctis
,
quella
che
conclude
le
lezioni
sulla
scuola
cattolico
-
liberale
,
dove
si
dimostra
in
che
cosa
e
perché
siano
falliti
i
liberali
in
Italia
e
si
parla
di
«
uomini
con
evidenza
scettici
che
si
picchiano
il
petto
»
,
e
si
ricorda
«
l
'
antica
piaga
italiana
che
ci
ha
impresso
in
fronte
il
marchio
dell
'
ipocrisia
,
la
quale
si
riapre
e
inciprignisce
»
.
Non
s
'
illuda
il
Brancati
con
le
sue
distinzioni
teoriche
e
le
sue
cautele
pratiche
.
Oltre
Tevere
(
per
un
'
esperienza
che
da
va
da
Vittorio
Alfieri
oramai
ai
giorni
nostri
)
sanno
benissimo
qual
conto
debbano
fare
degli
astratti
atteggiamenti
libertari
di
tanti
Intellettuali
italiani
.
Oltre
Tevere
aspettano
.
C
'
è
sempre
un
monsignore
pronto
a
mettere
nelle
dovute
forme
il
discorso
di
un
Antonio
Baldini
che
si
rechi
a
umiliare
un
po
'
di
cultura
ai
piedi
di
Sua
Santità
.
Dicono
che
Brancati
ambisca
d
'
essere
il
Gogol
della
Sicilia
:
non
vorrei
che
il
punto
di
contatto
si
restringesse
solo
alle
involuzioni
reazionarie
di
quel
grande
.
Come
ho
detto
,
nella
Governante
egli
m
'
è
apparso
coraggioso
più
che
in
altri
suoi
scritti
,
aut
i
limiti
artistici
di
don
Leopoldo
eccedono
di
poco
i
limiti
del
pamphlet
,
i
limiti
dell
'
autore
in
quanto
uomo
di
cultura
.
Tuttavia
se
il
personaggio
della
commedia
è
grottesco
e
muove
al
riso
,
l
'
autore
del
pamphlet
si
dibatte
tra
contraddizioni
che
sono
molto
meno
semplici
e
che
intanto
non
sono
individuali
e
anche
per
questo
riescono
altamente
significative
e
drammatiche
.
Non
si
tratta
solo
di
Brancati
e
della
sua
commedia
,
si
tratta
di
Alvaro
e
di
De
Filippo
,
di
Levi
e
di
Moravia
,
di
Rossellini
e
di
Zavattini
:
si
tratta
di
una
crisi
profonda
della
cultura
contemporanea
che
in
Italia
assume
aspetti
di
eccezionale
gravità
.
Ma
credono
questi
uomini
di
poter
salvare
la
libertà
dell
'
intellettuale
al
di
sopra
delle
lotte
internazionali
,
delle
lotte
fra
classe
e
classe
,
fra
partiti
e
partiti
,
fra
opposti
schieramenti
politici
e
ideali
?
S
'
illudono
di
poterlo
fare
alternando
la
tattica
di
don
Chisciotte
a
quella
di
don
Abbondio
,
i
ragionamenti
di
Sancio
Pancia
a
quelli
di
don
Ferrante
?
Se
è
vero
che
credono
nella
forza
dell
'
intelligenza
e
della
cultura
,
perché
poi
hanno
così
scarsa
fiducia
di
se
stessi
e
non
prendono
iniziative
serie
per
affrontare
in
Italia
,
in
concreto
,
i
problemi
della
libertà
della
cultura
,
ponendo
magari
delle
condizioni
per
un
'
intesa
chiara
e
dignitosa
con
quelle
forze
che
sole
possono
ostacolare
il
trionfo
di
una
tirannia
alla
Franco
o
alla
Salazar
?
Dice
il
Brancati
che
la
lotta
per
la
libertà
e
la
espressione
del
pensiero
è
una
lotta
ben
distinta
da
quella
che
combattono
le
classi
lavoratrici
.
Ammettiamolo
pure
.
Ma
avete
così
poca
fiducia
nelle
vostre
idee
,
nella
capacità
di
lotta
e
nel
vostro
stesso
prestigio
di
intellettuali
se
pensate
di
non
poter
in
nessun
modo
influire
sulla
direzione
c
il
rinnovamento
culturale
dell
'
Italia
,
dico
di
quella
presente
e
di
quella
avvenire
?
Ma
ci
credete
ancora
all
'
Italia
oppure
preferite
parlare
dell
'
Europa
e
del
mondo
,
perché
non
avete
il
coraggio
di
confessare
che
lo
sfacelo
dell
'
Italia
«
possidente
»
significa
per
voi
senz
'
altro
lo
sfacelo
dell
'
Italia
?
Da
questo
stato
d
'
animo
possono
nascere
articoli
,
pamphlets
,
proteste
,
libri
,
ed
è
bene
che
ci
siano
e
che
si
moltiplichino
.
Ma
occorre
uscire
una
buona
volta
da
un
atteggiamento
arrendevole
e
crepuscolare
,
per
cui
in
segreto
si
desidera
che
il
fascismo
o
il
clericalismo
,
in
una
parola
la
vecchia
decadenza
italiana
prosperi
e
si
consolidi
,
per
poterci
declamare
su
le
nostre
brave
orazioni
libertarie
.
La
resistenza
al
clerico
-
fascismo
anche
nel
campo
della
cultura
comincia
ora
,
perché
ora
comincia
il
clerico
-
fascismo
più
pericoloso
,
quello
che
ci
promettono
,
in
nome
della
democrazia
e
della
libertà
,
i
poveri
parenti
di
De
Gasperi
e
di
Scelba
e
di
Andreotti
.
Ecco
perché
anche
a
un
saggio
come
questo
di
Brancati
si
deve
augurare
la
più
ampia
risonanza
.
Esso
è
tra
i
più
interessanti
della
collana
«
Libri
del
tempo
»
coraggiosamente
intrapresa
dell
'
editore
Laterza
.
E
come
dopo
la
Liberazione
si
dové
notare
con
rammarico
che
qualche
lavoro
del
tutto
sprovvisto
di
serietà
minacciava
di
interrompere
la
tradizione
culturale
di
questa
casa
editrice
,
così
oggi
è
da
rallegrarsi
che
questa
tradizione
segni
una
fortunata
ripresa
.