StampaQuotidiana ,
Trieste
,
5
ottobre
-
D
'
improvviso
,
quasi
magicamente
,
oggi
Trieste
si
è
tutta
vestita
di
tricolore
.
Fu
come
se
i
triestini
si
fossero
passata
tacitamente
la
voce
;
alle
11
di
questa
mattina
,
sotto
un
cielo
livido
,
percorso
da
un
freddo
vento
di
tramontana
,
la
città
ha
indossato
il
tricolore
,
senza
attendere
la
conferma
ufficiale
che
l
'
accordo
era
stato
raggiunto
.
Probabilmente
,
anche
se
l
'
accordo
non
fosse
stato
firmato
a
Londra
,
per
un
qualsiasi
ostacolo
sorto
all
'
ultimo
istante
la
città
avrebbe
ugualmente
pavesato
tutte
le
sue
case
con
le
migliaia
e
migliaia
di
bandiere
cucite
in
tutta
fretta
in
questi
ultimi
giorni
,
tanta
era
l
'
ansia
di
sfogare
alla
fine
il
desiderio
covato
per
quasi
dieci
anni
.
Dalle
11
di
stamane
,
quando
le
pietre
delle
case
sono
miracolosamente
fiorite
di
bandiere
,
Trieste
è
scesa
nelle
strade
ad
attendere
una
voce
che
confermasse
le
notizie
ormai
di
dominio
pubblico
,
ma
ancor
prive
del
crisma
ufficiale
.
Passarono
due
ore
,
durante
le
quali
i
triestini
continuarono
a
passeggiare
lentamente
lungo
le
strade
che
sfociano
come
tortuosi
fiumi
su
piazza
dell
'
Unità
.
Alle
13
la
grande
piazza
era
già
colma
di
folla
fino
a
straripare
sul
lungomare
.
Dai
palazzi
privati
,
come
dovunque
,
pendevano
drappi
tricolori
.
Soltanto
la
facciata
del
Municipio
rimaneva
sgombra
,
un
'
isola
nera
in
quel
cantante
garrir
di
bandiere
.
Alle
13
la
radio
diede
l
'
annuncio
che
l
'
accordo
era
stato
firmato
,
e
scoppiò
il
primo
applauso
,
subito
spento
dalla
voce
dell
'
annunciatore
,
che
pregava
di
rimanere
in
ascolto
perché
alle
14
il
generale
Winterton
avrebbe
rivolto
un
proclama
ai
triestini
.
Un
po
'
delusa
,
la
folla
abbandonò
la
piazza
,
ritornò
a
casa
,
ma
per
breve
tempo
.
Benché
nessuno
avesse
detto
nulla
,
per
una
di
quelle
intuizioni
che
guidano
sotterraneamente
certe
azioni
umane
,
i
triestini
ritornarono
in
piazza
dell
'
Unità
per
le
ore
14
,
puntualissimi
;
sapevano
che
l
'
ora
panica
della
loro
città
stava
per
scoccare
.
E
scoccò
,
infatti
,
puntualmente
alle
14
,
quando
una
voce
anonima
,
ampliata
dai
diffusori
,
gridò
:
«
Issate
le
bandiere
!
»
.
Per
un
momento
la
folla
fu
come
inghiottita
da
un
gorgo
di
silenzio
.
Si
udiva
il
saettar
veloce
dei
colombi
nel
cielo
grigio
,
mentre
sul
pennone
del
Palazzo
municipale
,
lentamente
,
per
la
prima
volta
dopo
dieci
anni
,
saliva
la
bandiera
italiana
.
Da
quel
silenzio
esplose
l
'
urlo
della
folla
:
«
Italia
!
Italia
!
»
,
e
la
eco
dilagò
per
strade
,
vie
,
corsi
,
ripetuta
dalla
moltitudine
che
non
aveva
trovato
posto
nella
piazza
.
Dai
diffusori
uscivano
le
note
dell
'
Inno
di
Mameli
,
e
la
folla
cantò
in
coro
,
un
canto
irrefrenabile
,
una
gioia
di
espandersi
alfine
senza
timore
nel
manifestare
i
propri
sentimenti
.
Sul
nereggiare
vasto
della
piazza
gremita
il
mare
appariva
come
un
nastro
grigio
su
cui
il
molo
Audace
era
,
solo
e
deserto
,
come
un
grande
ponte
proteso
ad
attendere
le
truppe
italiane
che
,
come
già
il
3
novembre
1918
,
quando
si
compì
il
secondo
Risorgimento
nostro
,
sarebbero
ancora
sbarcate
.
Sul
mare
,
come
in
un
fiabesco
scenario
,
sfilavano
bianche
imbarcazioni
con
gli
alti
pennoni
pavesati
di
tricolore
.
Alcuni
mortaretti
spararono
salve
di
colpi
.
I
canti
,
gli
evviva
,
le
grida
di
giubilo
erano
tutti
diretti
ai
balconi
del
Municipio
,
benché
si
sapesse
che
il
sindaco
Bartoli
,
ancora
degente
all
'
ospedale
per
un
intervento
chirurgico
ad
un
occhio
,
non
sarebbe
comparso
.
D
'
improvviso
la
folla
fece
dietrofront
,
si
rivolse
al
mare
.
Sui
due
alti
pennoni
rossi
,
terminanti
in
due
alabarde
dorate
,
salirono
lentamente
due
grandi
bandiere
:
il
tricolore
ed
il
rosso
drappo
alabardato
della
città
che
si
gonfiarono
nel
vento
.
Fu
questo
il
momento
culminante
della
giornata
triestina
.
Diede
l
'
esempio
il
ministro
Fracassi
,
che
si
voltò
ad
abbracciare
colui
che
gli
stava
più
accosto
,
e
tutti
i
triestini
lo
imitarono
:
tutti
si
abbracciavano
,
si
stringevano
forte
le
spalle
,
si
baciavano
.
E
tutti
piangevano
,
non
soltanto
le
donne
,
ma
anche
i
giovani
,
e
vecchi
signori
,
che
avevano
fino
allora
affettato
una
imperturbabile
serenità
pur
nell
'
esultanza
,
stringevano
fra
le
braccia
lo
sconosciuto
concittadino
,
piangevano
silenziosamente
.
E
su
quel
mare
di
folla
commossa
continuavano
a
piovere
le
note
degli
inni
,
alcuni
gravi
e
solenni
,
altri
scattanti
e
gioiosi
.
La
commozione
toccò
il
parossismo
quando
dai
diffusori
echeggiarono
le
note
del
Piave
.
Allora
la
folla
non
ebbe
più
ritegno
nell
'
esprimere
la
sua
ardente
gioia
,
ed
il
canto
del
fiume
sacro
alla
Patria
straripò
,
gonfio
dei
ricordi
che
destava
in
questa
città
due
volte
redenta
.
Nella
pausa
di
silenzio
che
seguì
,
l
'
assessore
anziano
Sciolis
lesse
il
messaggio
che
il
sindaco
Bartoli
aveva
scritto
per
i
suoi
concittadini
:
«
L
'
Italia
ritorna
»
incominciava
il
messaggio
,
e
ripeteva
,
come
un
Leitmotiv
,
la
frase
che
ogni
volta
destava
gli
irrefrenabili
applausi
della
folla
,
«
d
'
Italia
ritorna
»
.
Chi
è
lontano
non
può
rendersi
conto
esatto
di
ciò
che
significano
queste
parole
per
í
triestini
.
Forse
a
torto
può
anche
pensare
che
la
rettorica
patriottica
non
sia
stata
totalmente
assente
da
questa
manifestazione
.
Ma
tutto
ciò
che
hanno
fatto
oggi
i
triestini
era
così
schietto
,
spontaneo
,
vero
che
tutto
diventava
accettabile
.
In
mezzo
a
tanto
tripudio
non
si
è
verificato
alcun
incidente
.
Gli
agenti
della
polizia
militare
inglese
in
servizio
di
ordine
,
che
giravano
con
le
loro
camionette
per
le
vie
pavesate
di
bandiere
,
sorridevano
comprensivi
se
li
investiva
qualche
selva
di
fischi
che
partivano
da
gruppi
di
studenti
incolonnati
.
Alle
18.30
,
dopo
i
rituali
squilli
dell
'
«
attenti
»
,
in
piazza
dell
'
Unità
avvenne
l
'
ammainabandiera
,
e
fu
ancora
una
esplosione
gioiosa
dei
triestini
,
certi
che
quelle
bandiere
sarebbero
tornate
l
'
indomani
a
garrire
libere
nel
cielo
immenso
.
Questa
sera
non
si
sapeva
ancora
con
esattezza
dove
passerà
la
nuova
linea
di
demarcazione
.
Il
ministro
Fracassi
durante
una
conferenza
stampa
per
illustrare
ai
giornalisti
il
testo
dell
'
accordo
ha
confessato
di
non
conoscere
con
precisione
le
rettifiche
di
confine
,
apportate
all
'
attuale
linea
fra
le
due
zone
;
non
ha
ancora
ricevuto
da
Roma
la
carta
geografica
a
cui
il
testo
dell
'
accordo
fa
continuo
riferimento
.
È
però
certo
,
ormai
,
che
Crevatini
ed
Albaro
Vescovà
saranno
assegnati
alla
Jugoslavia
.
Le
genti
di
queste
piccole
frazioni
di
Muggia
stanno
vivendo
ore
di
ansia
.
«
Che
cosa
dobbiamo
fare
?
»
domandano
a
chi
si
ferma
a
parlare
con
loro
.
E
per
non
essere
presi
alla
sprovvista
,
temendo
di
dover
sgombrare
da
un
istante
all
'
altro
,
ammucchiano
le
masserizie
,
spogliano
persino
porte
e
finestre
degli
infissi
.
Il
ministro
Fracassi
ha
insistito
perché
si
renda
noto
a
questa
gente
che
secondo
l
'
articolo
8
dell
'
accordo
,
gli
abitanti
delle
due
Zone
che
vogliono
spostarsi
hanno
tempo
un
anno
intero
per
sistemare
convenientemente
le
loro
cose
,
senza
compiere
gesti
affrettati
che
si
risolverebbero
in
un
grave
danno
.
Le
stesse
cose
ha
ribadito
il
gen.
Winterton
in
un
proclama
alla
cittadinanza
.
Con
pacatezza
,
badando
al
sodo
della
questione
,
il
generale
inglese
ha
preferito
rassicurare
alcune
classi
di
cittadini
che
temevano
di
perdere
il
posto
con
il
mutamento
dell
'
amministrazione
.
Dopo
i
luttuosi
avvenimenti
del
4
novembre
scorso
,
si
era
diffusa
la
voce
che
molti
degli
attuali
seimila
agenti
della
polizia
civile
giuliana
sarebbero
stati
licenziati
con
il
passaggio
dell
'
amministrazione
della
«
Zona
A
»
all
'
Italia
;
il
gen.
Winterton
li
ha
tranquillizzati
:
il
Governo
italiano
ha
garantito
che
tutti
manterranno
il
loro
impiego
.
Domani
,
nelle
prime
ore
del
pomeriggio
,
il
comandante
alleato
riceverà
nel
castello
di
Duino
il
gen.
De
Renzi
,
designato
dal
Governo
italiano
per
concordare
il
trapasso
dei
poteri
.
Le
truppe
americane
-
come
è
stato
annunciato
oggi
-
saranno
evacuate
dalla
«
Zona
A
»
per
ferrovia
,
con
convogli
motorizzati
e
a
bordo
di
navi
temporaneamente
accantonate
a
Livorno
.
I
primi
movimenti
hanno
avuto
inizio
già
oggi
.
Agli
americani
,
nello
spazio
di
un
mese
,
faranno
seguito
gli
inglesi
.
A
notte
la
folla
continuava
a
camminare
per
le
strade
,
ad
ingrossare
i
cortei
,
a
sventolare
bandiere
,
a
cantare
instancabilmente
.
Nelle
ombre
della
sera
,
sotto
un
cielo
fattosi
chiaro
come
un
cristallo
,
le
luminarie
tricolori
avvampavano
da
balconi
e
finestre
,
illuminando
i
volti
accesi
delle
ragazze
che
in
colonna
,
a
gruppi
o
isolate
,
cantavano
:
«
O
Italia
,
o
Italia
del
mio
cuore
-
tu
ci
vieni
a
liberar
»
.
Anche
il
torrione
di
San
Giusto
è
stato
illuminato
.
La
grande
campana
di
Trieste
non
ha
suonato
per
la
giornata
solenne
,
ma
la
torre
anche
se
danneggiata
dal
tempo
era
accesa
come
un
faro
e
illuminava
col
riverbero
il
molo
Audace
,
a
cui
fra
pochi
giorni
attraccheranno
le
navi
che
porteranno
le
truppe
italiane
.