StampaPeriodica ,
Forse
l
'
unica
bellezza
del
primo
romanzo
Memorie
inutili
lo
scriveva
appena
ventenne
di
Alfredo
Oriani
è
nel
protagonista
Ugo
Olivieri
,
che
,
romantico
in
ritardo
,
si
trova
sperduto
,
con
i
suoi
sogni
permeati
ad
un
tempo
di
idealismo
e
di
materialismo
,
nel
mondo
borghese
del
secolo
XIX
declinante
;
ma
e
sono
convinto
di
non
scoprire
nulla
di
nuovo
in
Ugo
Olivieri
è
tutto
Alfredo
Oriani
giovane
,
o
meglio
,
se
vogliamo
accontentare
la
sua
mania
d
'
allora
giovanile
di
firmarsi
con
uno
pseudonimo
,
Ottone
di
Banzole
,
lanciante
,
fiero
della
sua
gioventù
e
della
sua
genialità
,
la
sua
vana
sfida
al
mondo
:
vana
e
dannosa
,
perché
il
romanzo
non
esce
certo
pur
opera
di
un
ventenne
dalla
mediocrità
e
perché
questo
suo
altero
dispregio
per
la
società
che
lo
circonda
gli
aliena
subito
,
al
suo
primo
apparire
nell
'
agone
letterario
,
tutte
le
simpatie
dei
lettori
,
in
maniera
da
non
riuscire
più
lui
vivo
a
riguadagnarsele
.
Infatti
esaminando
in
alcune
decise
pagine
con
amoroso
,
appassionato
studio
,
che
fa
già
presentire
il
futuro
storico
,
l
'
aspetto
delle
classi
sociali
quali
si
presentavano
in
Roma
,
sul
finire
del
Governo
Pontificio
,
critica
l
'
aristocrazia
morente
,
delinea
con
vigore
il
popolo
che
purtroppo
gli
sembra
rinnovare
la
plebe
del
basso
impero
,
cadente
un
giorno
come
il
potere
temporale
allora
,
ma
soprattutto
disprezza
,
ironico
e
superbo
,
la
borghesia
:
«
...
provavo
un
forte
disgusto
per
la
borghesia
.
Victor
Hugo
scrive
che
il
dire
a
uno
"
borghese
"
vale
un
insulto
,
e
ha
ragione
»
.
Se
Roma
,
dopo
di
averlo
fatto
fantasticare
classicamente
e
romanticamente
insieme
,
lo
aveva
reso
scettico
e
annoiato
,
stanco
del
mondo
e
degli
ideali
,
con
il
quadro
disgustoso
della
sua
modernità
,
l
'
ambiente
provinciale
bolognese
lo
induce
alla
reazione
.
Non
vale
più
la
pena
di
chiedersi
:
«
La
vita
è
una
lotta
,
De
Vauvenargue
?
E
il
premio
sai
dirmelo
?
»
,
quando
invece
la
vita
sembra
uno
stagno
in
cui
tutto
imputridisce
ancor
prima
di
morire
;
per
questo
nei
capitoli
dell
'
«
Al
di
là
»
la
borghesia
è
descritta
con
ribellione
e
con
repulsione
,
fino
ad
affermare
che
essa
è
«
il
trionfale
aborto
della
nostra
civiltà
,
il
capolavoro
del
nostro
buon
senso
cristiano
e
della
nostra
saggezza
economica
,
del
filosofismo
liberale
e
delle
rivoluzioni
medievali
e
francesi
»
.
E
probabilmente
proprio
questo
vivace
contrasto
con
la
realtà
borghese
,
che
non
riesce
a
contenersi
nell
'
animo
dell
'
autore
,
ma
ha
bisogno
di
esprimersi
con
violenza
,
fa
sì
che
i
primi
romanzi
,
sempre
troppo
autobiografici
,
ricchi
di
passione
quanto
di
paradossi
,
trovino
in
loro
stessi
la
loro
condanna
:
e
i
lavori
dello
scrittore
romagnolo
migliorano
quando
va
scomparendo
questo
egoistico
,
pretenzioso
,
continuo
magnificare
e
parlare
di
se
stesso
,
nel
confronto
,
più
o
meno
accentuato
,
con
il
mondo
contemporaneo
.
Quindi
nei
romanzi
migliori
pare
che
l
'
ardore
del
giovane
si
sia
addormentato
,
quasi
che
l
'
abitudine
a
quel
mondo
negativo
ne
abbia
lenita
l
'
asprezza
,
affievolita
la
voce
sonora
;
si
può
addirittura
obiettare
che
la
borghesia
sembra
aver
penetrato
anche
l
'
animo
dell
'
autore
,
ma
approfondendo
l
'
esame
si
sente
sempre
viva
l
'
intima
opposizione
fra
i
personaggi
e
il
romanziere
,
che
riesce
a
creare
il
capolavoro
quando
trascina
il
lettore
a
vivere
figure
terribilmente
borghesemente
umane
,
il
cui
dramma
è
in
sostanza
di
agire
,
quasi
come
sotto
l
'
incubo
di
una
condanna
,
pensare
,
tormentarsi
,
morire
,
sepolte
nel
mondo
greve
e
soffocante
di
Madame
Bovary
.
Mentre
Carducci
esorta
retoricamente
con
le
figure
del
tempo
andato
,
mentre
D
'
Annunzio
blandisce
i
sensi
del
secolo
ormai
stanco
,
Oriani
lo
flagella
,
lo
perseguita
,
lo
rimprovera
rinfacciandogliene
l
'
anima
misera
,
rappresentata
particolarmente
in
Vortice
e
in
Gelosia
.
E
quando
finalmente
il
suo
animo
storico
ha
il
sopravvento
,
non
manca
di
presagire
la
sconfitta
della
borghesia
:
«
L
'
aristocrazia
non
ama
e
non
lavora
,
la
borghesia
lavora
e
non
ama
,
la
plebe
ama
e
lavora
...
perché
l
'
aristocrazia
è
morta
,
la
borghesia
è
moribonda
,
la
plebe
è
giovane
e
ha
davanti
a
sé
un
avvenire
»
.
Lo
scrittore
ha
già
di
fronte
a
sé
non
più
il
problema
spirituale
della
borghesia
,
ma
quello
politico
e
storico
:
se
egli
non
giunge
a
negare
che
la
borghesia
abbia
avuto
una
funzione
storica
nel
nostro
Risorgimento
,
tuttavia
nella
Rivolta
Ideale
la
individua
e
la
scolpisce
nella
sua
terribile
insufficienza
:
«
La
borghesia
era
la
classe
più
colta
,
ricca
e
passionale
;
capace
di
intendere
la
modernità
di
oltre
alpe
e
di
oltre
mare
,
soffriva
nell
'
abiezione
imposta
dai
governi
paesani
alla
sua
coscienza
;
sognava
la
rivoluzione
ma
sapeva
troppo
bene
la
propria
debolezza
e
l
'
indifferenza
del
popolo
per
osare
davvero
.
Lungamente
il
sogno
oscillò
fra
federalismo
e
riformismo
;
si
voleva
soltanto
il
più
probabile
per
arrischiare
il
meno
possibile
;
sostanzialmente
la
resistenza
dei
governi
era
pressoché
nulla
,
la
protezione
accordata
loro
dalle
diplomazie
estere
poco
più
che
formale
:
un
moto
generoso
di
sollevazione
sarebbe
bastato
contro
i
loro
eserciti
di
parata
e
di
banditi
arruolati
nella
gendarmeria
.
Però
non
ne
fu
nulla
.
La
lunga
abile
viltà
nazionale
degli
ultimi
secoli
suggeriva
invece
speranze
di
aiuti
stranieri
,
artifici
di
transazioni
,
scuse
e
ragioni
a
tutte
le
inferiorità
:
quindi
l
'
avanguardia
borghese
dovette
indietreggiare
dalla
rivoluzione
di
Mazzini
disertando
l
'
epopea
di
Garibaldi
per
accordarsi
ai
pochi
reggimenti
di
Vittorio
Emanuele
.
Accettò
di
mutare
la
servitù
dell
'
Austria
in
un
protettorato
francese
mal
dissimulato
da
un
'
alleanza
,
lasciò
la
monarchia
mantenere
Mazzini
in
esilio
e
fucilare
Garibaldi
ad
Aspromonte
,
incamerò
i
beni
delle
fraterie
,
occupò
Roma
rimanendo
cattolica
in
un
liberalismo
fatto
di
buon
senso
e
di
volgarità
,
di
istinti
novatori
e
di
prudenze
qualche
volta
profonde
fino
al
genio
»
.
Certamente
dopo
i
risultati
meravigliosi
del
'60
una
politica
moderata
s
'
imponeva
all
'
Italia
per
non
perdere
in
mosse
arditamente
rivoluzionarie
,
ma
scarsamente
politiche
,
il
frutto
di
anni
di
fatiche
,
di
sangue
e
di
martirio
,
e
bisognava
che
l
'
istinto
rivoluzionario
s
'
accordasse
col
valore
monarchico
per
rafforzare
il
governo
italiano
di
fronte
all
'
Europa
;
ma
,
in
fondo
,
avendo
mutato
il
dovere
in
diritto
,
quella
che
vuol
essere
una
giustificazione
si
risolve
in
una
completa
accusa
:
dopo
di
non
aver
certo
agevolato
il
Risorgimento
,
la
borghesia
voleva
renderlo
inutile
,
ché
tal
cosa
significava
arrestare
l
'
ascesa
dell
'
Italia
per
il
volgare
timore
di
perdere
il
già
acquistato
e
credendo
che
il
moto
dell
'
unità
non
avesse
nessun
altro
fine
.
Certo
la
borghesia
assicurò
sodamente
questa
unità
,
ma
questa
fu
funzione
positiva
soltanto
per
la
sua
negatività
:
questa
classe
che
non
aveva
fatto
la
rivoluzione
italiana
,
perché
se
anche
i
rivoluzionari
vi
erano
nati
,
per
agire
avevano
dovuto
rinnegare
i
principi
ed
uscirne
,
conquistato
con
la
rivoluzione
il
potere
,
se
ne
dimostrava
indegna
,
perché
chiamava
il
popolo
al
comando
e
scompariva
frammista
ad
esso
nello
stato
pseudo
-
democratico
,
morendo
più
vergognosamente
dell
'
aristocrazia
.
Così
tutte
le
classi
sono
scomparse
,
poiché
nessun
limite
le
divide
automaticamente
:
«
non
ve
ne
sono
più
»
.
Ma
è
rimasto
,
con
la
morte
della
borghesia
,
un
più
grande
pericolo
:
«
il
suo
spirito
»
,
poiché
il
popolo
,
il
popolo
,
che
è
sempre
la
base
della
vita
della
nazione
,
corre
il
pericolo
di
lasciarsi
imborghesire
,
comprendendo
più
facilmente
gli
ideali
se
così
si
possono
chiamare
borghesi
e
ritenendo
più
facile
,
come
del
resto
è
effettivamente
,
la
scalata
alle
posizioni
di
questa
classe
.
E
Alfredo
Oriani
prevede
che
nell
'
ideale
battaglia
contro
lo
spirito
borghese
un
'
ardita
,
giovanile
schiera
,
guiderà
il
popolo
verso
il
proprio
miglioramento
:
sarà
la
«
rivolta
ideale
»
della
«
nuova
aristocrazia
»
.
StampaPeriodica ,
Aspetto
capitale
della
grande
rivoluzione
in
corso
è
la
esaltazione
del
lavoro
e
della
tecnica
,
che
è
quanto
dire
una
nuova
concezione
etica
,
filosofica
,
della
vita
:
un
nuovo
Umanismo
addirittura
.
Il
riflesso
profondo
di
questo
nella
pedagogia
,
la
italiana
Carta
della
Scuola
,
coi
suoi
concetti
,
ad
esempio
,
di
lavoro
manuale
scolastico
,
di
cultura
del
popolo
e
non
di
una
determinata
classe
,
di
selezione
e
orientamento
delle
scolaresche
al
di
là
di
ogni
privilegio
di
casta
cioè
di
censo
,
esige
un
discorso
a
parte
.
Che
presuppone
,
peraltro
,
un
concetto
chiaro
di
quel
che
fosse
il
vecchio
Umanismo
.
Quale
esso
fosse
e
in
particolare
la
sua
filosofia
dell
'
educazione
ce
lo
riassume
,
meglio
di
ogni
altro
documento
,
qualche
frammento
(
che
sottolineo
)
di
un
notevole
discorso
,
del
1922
,
di
Giovanni
Gentile
,
intitolato
Lavoro
e
cultura
.
«
Io
sento
profondamente
egli
dice
la
differenza
che
c
'
è
fra
la
dignità
del
lavoro
propriamente
detto
e
la
dignità
del
pensiero
...
la
differenza
fra
il
lavoro
delle
mani
e
la
cultura
,
che
è
il
lavoro
dello
spirito
,
è
una
differenza
che
ha
grande
importanza
nel
sistema
dei
valori
umani
.
Il
quale
non
si
può
mantenere
,
né
garantire
,
se
non
concorra
la
normalità
dei
suoi
rapporti
,
la
differenza
degli
elementi
che
vi
concorrono
...
Il
concetto
di
questo
valore
prodotto
dal
lavoro
,
onde
l
'
uomo
si
rivolge
alla
natura
e
ne
fa
mezzo
di
appagamento
dei
propri
bisogni
,
è
un
concetto
meramente
relativo
...
Se
noi
soffocassimo
dentro
di
noi
questo
bisogno
che
ci
fa
tendere
la
mano
al
frutto
della
terra
,
il
frutto
della
terra
non
sarebbe
mai
colto
...
Il
vero
,
l
'
assoluto
valore
conosce
e
sente
chi
vive
raccolto
nella
vita
del
pensiero
...
Il
carattere
dei
valori
economici
...
non
è
la
natura
dei
valori
propriamente
spirituali
,
corrispondenti
ai
bisogni
veramente
essenziali
e
costitutivi
della
nostra
vita
...
La
poesia
o
l
'
arte
,
in
generale
,
e
la
verità
,
ciò
che
rappresenta
un
fine
supremo
dello
spirito
umano
,
questo
è
il
valore
assoluto
...
A
questa
coltura
superiore
dobbiamo
guardare
...
;
di
tutta
la
coltura
...
il
lavoratore
ha
bisogno
per
essere
lavoratore
e
per
essere
uomo
»
.
È
,
come
si
vede
,
con
quel
tanto
di
semplicismo
intellettualistico
che
comporta
,
la
concezione
illuministico
-
hegeliana
della
cultura
come
regno
della
Ragione
e
dello
Spirito
(
maiuscoli
)
,
cui
deve
restar
soggiogata
la
provincia
del
lavoro
e
della
tecnica
,
cioè
la
zona
dell
'
economico
,
del
bisogno
(
del
particolare
o
sentimento
nella
sua
positività
)
:
col
risultato
,
in
pratica
,
di
un
calcolo
o
raziocinio
utilitaristico
sullo
sfondo
,
beninteso
,
astratto
e
però
retorico
dell
'
Etica
e
della
Spiritualità
:
col
risultato
concreto
,
politico
,
insomma
,
del
predominio
di
una
classe
quella
«
colta
»
e
«
elevata
»
sulle
altre
.
Bisogna
allora
dire
che
l
'
intellettuale
degno
di
questo
nome
deve
avere
oggi
il
coraggio
di
guardare
la
verità
fino
in
fondo
:
e
che
per
la
difesa
della
civiltà
che
sorge
la
civiltà
antiborghese
della
tecnica
deve
sapere
andare
oltre
le
ragioni
immediate
o
empiriche
a
favore
della
tecnica
e
del
lavoro
,
e
affrontare
il
problema
o
i
problemi
della
nuova
concezione
laica
della
vita
.
Non
basta
soltanto
,
per
intenderci
,
dire
,
come
si
è
detto
,
che
,
se
il
meccanico
esclude
lo
spirituale
,
il
meccanico
non
è
la
tecnica
,
ma
la
sua
preconcetta
astrazione
;
che
tecnica
e
lavoro
non
escludono
ma
presuppongono
un
'
etica
che
può
giungere
fino
al
sacrificio
e
all
'
ascesi
;
che
nel
lavoro
si
attua
la
necessità
di
sentir
battere
il
proprio
cuore
all
'
unisono
col
resto
dell
'
umanità
;
che
c
'
è
la
«
gioia
del
lavoro
»
,
la
«
fatica
senza
fatica
»
,
e
una
spiritualità
del
lavoro
finora
insospettata
;
che
la
tecnica
è
«
tattica
»
e
«
teologia
»
,
e
via
dicendo
.
(
Vedi
gli
autori
citati
in
proposito
nel
Commento
alla
Carta
della
Scuola
del
Volpicelli
)
.
Non
basta
.
Bisognerà
,
un
giorno
,
coordinare
e
organizzare
queste
sparse
verità
e
però
saldarle
a
un
qualche
principio
generale
,
necessariamente
antitetico
ai
principi
generali
dell
'
illuminismo
hegeliano
(
o
«
liberalismo
dialettico
»
)
,
tutt
'
ora
diffusi
.
E
intanto
,
occorre
acquistare
una
coscienza
vieppiù
chiara
delle
deficienze
organiche
di
questi
ultimi
principi
tradizionali
,
se
ci
si
vuole
avviare
veramente
a
una
comprensione
seria
del
nuovo
Umanismo
,
per
il
quale
non
già
è
vero
che
la
cultura
è
lavoro
,
ma
bensì
che
il
lavoro
è
cultura
.
Sono
d
'
accordo
col
Volpicelli
che
l
'
avvento
della
tecnica
è
il
fatto
più
importante
della
cultura
del
mondo
dopo
il
Cristianesimo
,
e
che
il
gran
paradosso
è
che
la
tecnica
è
stata
resa
possibile
dalla
cultura
moderna
,
ma
poi
la
cultura
che
ha
creato
la
tecnica
si
è
mostrata
incapace
di
sentirne
l
'
umanità
e
il
valore
,
e
che
,
infine
,
le
opposizioni
alla
tecnica
non
son
basate
che
su
rimpianti
e
negazioni
,
con
un
argomentare
ben
strano
per
una
cultura
«
la
cui
fondamentale
categoria
dovrebbe
essere
la
storicità
»
.
Sono
anche
d
'
accordo
con
un
altro
dei
pochissimi
studiosi
serii
di
questi
problemi
:
con
Luca
Pignato
che
,
in
un
recente
dibattito
su
cultura
,
tecnica
e
morale
,
dopo
aver
opposto
ai
nostri
neohegeliani
la
profonda
,
e
però
attuale
verità
enunciata
dal
patriarca
Kant
,
che
,
cioè
,
«
è
un
dovere
dell
'
uomo
verso
se
stesso
di
essere
un
membro
utile
del
mondo
,
perché
questo
fa
parte
dell
'
umanità
»
,
sia
poi
esso
operaio
o
negoziante
o
erudito
(
«
secondo
il
suo
piacere
»
e
«
l
'
apprezzamento
delle
proprie
forze
»
)
,
osserva
che
appunto
,
se
una
legge
morale
ci
accomuna
,
dei
minatori
ad
esempio
a
noi
,
ci
troveremo
veramente
in
una
universalità
:
e
che
«
solo
questa
legge
(
universale
)
è
cultura
»
:
il
resto
sarà
o
l
'
estrazione
dello
zolfo
o
la
traduzione
dal
greco
;
restando
a
vedere
,
in
sede
di
politica
scolastica
,
«
se
convenga
in
generale
imparare
il
greco
e
il
latino
o
migliorare
le
condizioni
dell
'
estrazione
dello
zolfo
»
.
E
altrove
,
il
Pignato
,
a
rincalzo
dell
'
osservazione
di
Giuseppe
Bottai
,
che
nella
vecchia
scuola
gli
studi
classici
si
erano
ridotti
a
fenomeno
tipicamente
letterario
,
conclude
molto
giustamente
che
non
ha
senso
porsi
il
problema
:
come
il
vecchio
Umanismo
possa
costituire
il
nocciolo
del
nuovo
;
giacché
le
cose
restano
come
stavano
se
si
sposta
un
pezzetto
di
grammatica
da
una
classe
ad
un
'
altra
,
e
che
insomma
riconosciuto
il
nuovo
principio
della
tecnica
come
valore
spirituale
ogni
discussione
che
si
faccia
sulla
Carta
della
Scuola
«
deve
tenerne
presente
lo
spirito
rivoluzionario
,
in
senso
sociale
e
politico
.
Rivoluzionario
e
non
riformistico
»
.
Parole
chiare
,
oneste
.
Dovrebbe
esserne
giunto
il
momento
,
anche
in
questo
campo
.
StampaPeriodica ,
Ormai
la
polemica
,
nata
dall
'
intelligente
articolo
di
Angioletti
,
ha
dato
più
d
'
un
frutto
,
e
non
sembra
acquetarsi
.
Il
suo
significato
non
è
più
soltanto
letterario
,
ma
culturale
,
sociale
e
,
finalmente
,
filosofico
,
grazie
,
specialmente
,
alla
decisa
posizione
antiromantica
di
Galvano
della
Volpe
(
vedi
«
Antiromanticismo
»
in
Primato
del
15
maggio
e
«
Da
un
programma
antiromantico
»
in
Studi
filosofici
n
.
4
)
.
Tutti
noi
sentiamo
con
Angioletti
,
che
,
«
come
un
vento
tiepido
e
leggero
»
qualcosa
di
nuovo
nasce
intorno
a
noi
,
ma
di
questo
qualcosa
di
nuovo
non
sappiamo
,
e
forse
è
un
bene
,
dare
una
definizione
.
In
ogni
modo
non
a
caso
è
stata
pronunciata
la
parola
«
Romanticismo
»
.
Essa
indica
,
io
credo
,
uno
stato
di
malessere
e
di
scontentezza
,
un
senso
di
sfiducia
e
di
sazietà
verso
atteggiamenti
troppo
controllati
e
troppo
«
distaccati
»
della
nostra
cultura
.
Un
amore
freddo
e
contenuto
per
la
precisione
di
ciò
che
è
intellettualmente
perfetto
ci
trattiene
da
ogni
abbandono
,
ed
ora
sentiamo
il
valore
dell
'
abbandono
,
la
fecondità
di
certe
ingenuità
e
di
certi
errori
,
ma
un
timore
ci
trattiene
,
ed
è
quello
che
non
venga
abbandonato
troppo
facilmente
ciò
che
abbiamo
conquistato
,
la
disciplina
su
ogni
forma
di
lirica
intemperanza
,
quella
precisione
del
senso
della
parola
che
è
certo
una
delle
conquiste
più
alte
della
letteratura
e
della
poesia
italiana
contemporanea
.
La
finitezza
della
parola
è
divenuta
quasi
il
segno
della
moralità
del
letterato
e
dell
'
uomo
di
cultura
e
,
forse
,
qualcosa
di
più
,
il
segno
della
moralità
dell
'
uomo
,
come
una
volontà
di
non
falsare
il
valore
della
realtà
e
della
vita
,
sempre
concretamente
finita
e
puntuale
,
sempre
determinata
,
sempre
richiedente
una
responsabilità
ed
una
scelta
,
senza
evasioni
e
senza
fughe
,
appunto
,
romantiche
.
Ma
,
tale
finitezza
,
ci
appare
ora
come
l
'
estrema
conquista
,
una
conquista
che
presuppone
tutto
un
passato
e
,
in
noi
,
tutto
un
lungo
cammino
o
travaglio
inespresso
,
di
cui
la
parola
è
come
la
conclusione
,
il
traguardo
raggiunto
.
E
scopriamo
il
valore
di
ciò
che
in
noi
è
stato
disciplinato
,
come
se
,
senza
quel
profondo
e
scontento
agitarsi
di
tutto
il
nostro
destino
,
la
parola
perdesse
ogni
sua
tensione
,
ogni
sua
moralità
:
è
questa
scoperta
che
ci
fa
parlare
,
oggi
,
di
romanticismo
.
Romanticismo
sì
,
ma
romanticismo
del
finito
,
accettazione
senza
riserve
del
limite
inerente
alla
vita
ed
alla
cultura
:
la
morte
non
è
più
un
tema
poetico
,
ma
la
condizione
della
nostra
esistenza
:
non
vogliamo
falsare
il
senso
del
nostro
esistere
e
trasportarlo
nel
mito
di
un
egualitarismo
liberale
o
di
un
illuministico
storicismo
in
cui
tutti
i
contendenti
assolvono
la
loro
eguale
funzione
storica
:
no
,
nella
vita
e
nella
storia
ci
sono
vincitori
e
vinti
,
ogni
epoca
vive
nel
suo
orizzonte
e
nega
l
'
altra
:
la
civiltà
europea
non
ci
sembra
più
ottimisticamente
svilupparsi
nella
linea
di
un
mitico
progresso
.
La
nostra
epoca
rinuncia
a
soluzioni
troppo
facili
ed
ereditarie
,
ha
la
sua
dura
realtà
da
imporre
e
sa
che
la
sua
vita
è
legata
alle
sue
possibilità
di
vittoria
.
Essa
sa
che
la
cultura
aperta
ed
infinita
è
la
fine
di
un
'
Europa
e
sa
che
l
'
Europa
non
esiterebbe
più
se
non
avesse
il
coraggio
di
rinunciare
a
ciò
che
finora
si
è
chiamato
europeo
:
essa
vuol
dimenticare
l
'
indulgenza
dei
vecchi
,
per
cui
ogni
affermazione
ha
il
suo
diritto
,
e
sa
che
bisogna
saper
non
vedere
,
non
giustificare
,
non
accettare
,
vivere
e
morire
per
qualcosa
di
determinato
e
di
finito
,
ingiusto
forse
,
ma
solo
in
nome
di
una
astratta
giustizia
e
di
un
'
astratta
moralità
.
Non
saprei
non
dar
ragione
,
in
tal
senso
,
alla
profonda
rivalutazione
del
finito
e
del
determinato
,
su
cui
tanto
insiste
,
come
filosofo
e
come
uomo
di
cultura
,
Galvano
della
Volpe
.
No
,
la
nostra
epoca
non
deve
e
non
può
essere
umanitaristica
.
Ed
ha
ragione
Mario
Alicata
:
è
troppo
equivoco
il
termine
«
simpatia
umana
»
:
«
ridurre
l
'
amore
ed
il
desiderio
degli
altri
a
...
caute
possibilità
di
perdono
,
di
soccorso
...
non
significa
rischiare
di
nuovo
la
propria
libertà
spirituale
in
un
accomodamento
utilitario
dei
nostri
rapporti
umani
,
al
servizio
di
un
plebeo
e
farisaico
demagogismo
che
cerchi
di
salvare
,
nella
ottenuta
e
rimunerata
comprensione
degli
altri
verso
noi
,
dei
molti
verso
i
pochi
,
la
pigrizia
morale
e
la
fervida
coscienza
degli
egoisti
?
»
(
Primato
15
giugno
)
.
Eppure
,
con
tutto
questo
,
l
'
esigenza
di
Angioletti
e
di
Lupinacci
,
conteneva
forse
più
di
quanto
si
è
in
essa
voluto
vedere
e
di
quanto
ha
saputo
dire
.
Gli
uomini
non
si
incontrano
nella
conclusione
della
loro
esperienza
.
La
disciplina
della
parola
ci
rimanda
alle
nostre
inespresse
vicende
,
tanto
espresse
invece
dai
romantici
:
la
virile
accettazione
del
finito
,
così
nostra
,
ci
rimanda
ad
una
condizione
comune
di
finitezza
,
ad
una
comprensione
più
profonda
dove
ognuno
di
noi
comprende
l
'
altro
proprio
perché
sa
che
il
finito
esclude
ogni
possibilità
di
assolutizzare
,
secondo
il
vecchio
egocentrismo
romantico
,
perché
sa
che
ogni
orizzonte
è
limitato
,
che
ogni
dogmatismo
è
una
falsificazione
di
noi
stessi
e
degli
altri
.
L
'
accettazione
del
finito
come
finito
,
il
rifiuto
di
ogni
evasione
e
di
ogni
fuga
,
non
allontana
gli
uomini
,
ma
,
proprio
,
li
riavvicina
,
nell
'
unico
riavvicinamento
che
è
davvero
possibile
:
il
riconoscimento
del
limite
del
proprio
destino
e
dell
'
altrui
,
diverso
,
opposto
al
nostro
.
Il
vecchio
romanticismo
credeva
di
poter
raggiungere
la
possibilità
di
una
comunicazione
attraverso
la
fuga
dalle
precise
condizioni
della
nostra
esistenza
o
attraverso
la
mitica
assolutizzazione
ed
universalizzazione
di
un
'
esperienza
fatalmente
particolare
e
limitata
:
noi
,
nella
nostra
nuova
esigenza
romantica
,
sappiamo
che
possiamo
davvero
comprendere
gli
altri
se
sappiamo
accettare
la
nostra
condizione
e
non
mitologizzare
noi
stessi
.
«
Andare
incontro
agli
altri
»
dice
anche
Mario
Alicata
.
Ma
gli
altri
li
sapremo
trovare
solo
sperimentando
ed
accettando
il
limite
della
nostra
esperienza
:
così
sapremo
andare
verso
gli
altri
,
anche
se
,
per
avventura
,
le
condizioni
finite
della
nostra
vita
ci
porranno
contro
di
loro
:
saremo
allora
,
per
ripetere
ancora
la
parola
di
Karl
Jaspers
in
comunicazione
con
loro
.
Il
tramontante
liberalismo
aveva
condotto
l
'
Europa
all
'
assolutizzazione
del
finito
,
il
vecchio
umanitarismo
alla
più
ipocrita
mancanza
di
umanità
:
proprie
le
nuove
esperienze
politiche
ed
ideologiche
sapranno
ritrovare
l
'
uomo
,
senza
promettergli
nessun
mito
,
ma
dandogli
la
vera
libertà
della
sua
condizione
di
uomo
,
inevitabilmente
finita
:
da
tale
accettazione
della
finitezza
e
del
destino
,
che
tutti
limita
e
circoscrive
,
nasce
la
nuova
e
concreta
forma
di
solidarietà
umana
.
Che
è
civiltà
della
tecnica
e
del
lavoro
proprio
in
quanto
tecnica
e
lavoro
abbandonano
ogni
liberale
mitologia
fordistica
e
tayloristica
e
diventano
i
termini
essenziali
di
realizzazione
,
nel
finito
,
dell
'
esistenza
dell
'
uomo
,
con
tutta
la
sua
umanità
.
Nasce
allora
una
nuova
passione
,
la
passione
per
il
finito
,
per
ciò
che
ci
fa
restare
noi
stessi
.
È
antiromantica
perché
esclude
ogni
fuga
,
ma
è
profondamente
romantica
perché
ci
riavvicina
alla
fonte
inesauribile
di
ciò
che
in
noi
è
primordiale
.
Sentiamo
per
il
finito
e
per
la
fatalità
delle
condizioni
insostituibili
dell
'
esistenza
lo
stesso
entusiasmo
che
i
romantici
provarono
per
l
'
infinito
e
per
la
fuga
dal
mondo
.
E
la
nostra
cultura
vuol
rimanere
fedele
all
'
impossibilità
di
universalizzare
i
nostri
orizzonti
,
una
fedeltà
che
è
fedeltà
alla
concretezza
del
nostro
esistere
,
una
fedeltà
alla
morte
,
se
si
vuol
richiamare
il
termine
di
Heidegger
,
una
fede
,
profonda
come
quella
romantica
,
che
solo
il
finito
può
testimoniare
dell
'
infinito
,
che
la
trascendenza
si
può
a
noi
rivelare
solo
nell
'
accettazione
assoluta
e
totale
delle
condizioni
della
nostra
immanenza
,
se
si
vuole
,
richiamandosi
ancora
all
'
esistenzialismo
,
ricordare
la
posizione
di
Jaspers
.
Finitezza
,
destino
,
amor
fati
.
L
'
amico
Della
Volpe
non
si
allarmi
della
nuova
passione
romantica
,
che
come
una
bufera
rinnovatrice
,
l
'
esistenzialismo
ha
scatenato
su
tutta
l
'
Europa
.
Non
s
'
allarmi
perché
questa
nuova
passione
è
proprio
per
quel
finito
,
per
quel
sensibile
,
per
quel
sentimento
di
cui
la
sua
filosofia
rivaluta
,
con
tanta
acutezza
ed
intelligenza
,
i
diritti
troppo
sprezzati
.
E
l
'
amico
G
.
M
.
Bertin
,
a
cui
sono
riconoscente
dell
'
attenzione
che
ha
prestato
al
mio
pensiero
(
Cfr
.
«
Esistenzialismo
romantico
»
,
in
Studi
filosofici
,
n
.
4
)
non
si
allarmi
per
il
nuovo
irrazionalismo
che
gli
sembra
minacciare
la
tradizione
critica
di
Kant
e
di
Hegel
:
proprio
il
nuovo
romanticismo
combatte
ogni
pretesa
,
questa
davvero
romantica
nel
vecchio
senso
della
parola
,
di
assolutizzare
,
infinitizzare
,
divinizzare
l
'
universo
.
E
se
riconosce
i
diritti
dell
'
irrazionale
non
è
per
degradare
il
pensiero
a
mito
,
o
per
abbassare
ad
empirico
arbitrio
la
vita
spirituale
,
ma
invece
per
usare
criticamente
della
ragione
filosofica
e
per
avvertire
che
ogni
vita
spirituale
,
che
non
presupponga
le
condizioni
finite
del
nostro
esistere
e
del
nostro
destino
,
è
retorica
.
Ma
so
che
Bertin
mi
comprende
e
sa
che
il
mio
romanticismo
non
è
quello
a
cui
tutti
noi
ci
ribelliamo
.
La
nuova
atmosfera
romantica
è
dunque
la
scoperta
del
valore
del
finito
e
dell
'
esistenza
.
Dietro
la
nostra
fredda
disciplina
per
le
parole
ritornano
la
parola
passione
e
la
parola
destino
:
e
la
nostra
disciplina
non
sarà
conquistata
una
volta
per
sempre
,
ma
ci
richiamerà
ancora
a
noi
stessi
,
alla
continua
tensione
che
ci
conduce
a
riconquistarla
senza
posa
,
perché
non
si
inaridisca
in
vuota
forma
ed
in
pretenziosa
sufficienza
di
sé
.
StampaPeriodica ,
Julien
Duvivier
è
uno
tra
i
pochissimi
registi
che
riescono
a
dare
all
'
opera
cinematografica
un
'
impronta
di
stile
personale
ed
inconfondibile
che
difficilmente
si
dimentica
.
Più
rigoroso
di
Chenal
,
più
incisivo
di
Carné
,
più
realistico
di
Feyder
,
più
profondo
di
Renoir
i
capisaldi
dell
'
ultima
regia
francese
è
oggi
indubbiamente
il
miglior
regista
di
cui
la
Francia
possa
vantare
.
Non
solo
,
ma
appartiene
anche
a
quell
'
esiguo
numero
di
mirabili
narratori
per
immagini
che
va
dai
Vidor
ai
Flaherty
,
dai
Capra
ai
Mamoulian
,
dai
Borzage
ai
Ford
.
È
uno
dei
pochissimi
,
insomma
,
che
abbia
compreso
nella
sua
integrità
il
mezzo
espressivo
«
cinema
»
compendiando
in
esso
tutti
quegli
elementi
che
ne
formano
lo
spettacolo
d
'
arte
.
Per
questa
sana
comprensione
che
ogni
regista
degno
di
tal
nome
dovrebbe
avere
non
farà
mai
,
punto
essenziale
e
fermo
nel
cinema
,
del
teatro
,
se
pur
teatro
finissimo
,
filmato
.
E
il
susseguirsi
dei
fotogrammi
che
parla
in
ogni
sua
pellicola
:
l
'
immagine
resta
sempre
alla
base
dell
'
espressione
di
eventi
e
stati
d
'
animo
:
le
sequenze
sempre
si
susseguono
alle
sequenze
,
le
angolazioni
alle
angolazioni
,
le
inquadrature
alle
inquadrature
:
tutte
accompagnate
da
un
ritmo
serrato
e
conciso
,
da
un
'
atmosfera
viva
,
fusa
,
pittoresca
.
Gli
attori
parlano
qualche
volta
con
retorica
ed
enfasi
,
ma
il
dialogo
non
grava
mai
sull
'
immagine
,
e
l
'
immagine
per
effetto
delle
lunghe
chiacchierate
,
sull
'
azione
.
E
la
narrazione
procede
ampia
,
magnifica
,
e
nello
stesso
tempo
semplice
,
sentita
,
genuina
lontana
da
convenzionalismi
e
da
luoghi
comuni
:
mirante
all
'
essenziale
e
al
particolare
insieme
.
Non
solo
,
poi
,
il
Nostro
ha
una
personalissima
ed
inconfondibile
maniera
d
'
inquadrare
,
di
muovere
la
macchina
(
carrellate
alla
Duvivier
)
,
di
narrare
conformemente
ai
canoni
fondamentali
del
cinema
vero
,
ma
ha
pure
un
proprio
punto
di
vista
rispetto
al
contenuto
e
all
'
intonazione
del
film
.
È
quasi
sempre
la
vita
degli
umili
e
dei
reietti
,
dei
perduti
nel
vizio
e
nell
'
imbroglio
,
dell
'
uomo
della
strada
e
del
trivio
,
dell
'
angiporto
e
del
quartiere
malfamato
,
che
lo
attrae
e
lo
appassiona
.
Sono
gli
infiniti
e
multiformi
drammi
di
questi
:
i
loro
casi
singoli
osservati
dai
fatti
crudi
,
scarni
,
scheletrici
di
cronaca
quotidiana
che
ritrae
in
ogni
più
piccolo
particolare
e
in
ogni
minuta
osservazione
e
sfumatura
.
Di
fronte
a
questo
materiale
umano
come
quasi
tutti
i
registi
francesi
d
'
oggi
Duvivier
è
un
osservatore
scettico
e
pessimista
;
di
uno
scetticismo
e
di
un
pessimismo
spesso
malato
e
morboso
,
che
giunge
più
volte
anche
a
negare
la
vita
come
gioia
di
vivere
,
come
libera
espressione
dell
'
anima
,
come
affermazione
dell
'
individuo
.
I
personaggi
che
ama
e
predilige
hanno
tutti
una
propria
fisionomia
,
un
proprio
sguardo
,
un
'
impronta
particolare
:
sono
esseri
senza
sorte
e
senza
speranza
e
,
incapaci
di
dominarsi
,
trasportati
dalla
corrente
verso
un
progressivo
fallimento
di
loro
stessi
:
dalla
più
torbida
desolazione
,
fino
al
delitto
e
al
suicidio
.
Per
convincersi
basta
osservare
le
sue
realizzazioni
,
dove
insieme
ad
una
stretta
analogia
di
indagine
umana
e
profonda
,
non
manca
mai
uno
scetticismo
impressionante
.
E
questo
eccezione
fatta
per
le
opere
a
carattere
religioso
«
Golgota
»
e
«
Credo
»
in
ogni
suo
film
.
Sia
che
realizzi
una
vicenda
eroica
,
«
La
Bandiera
»
;
o
un
intreccio
musicale
,
«
L
'
uomo
del
giorno
»
;
o
la
storia
drammatica
di
un
bimbo
incompreso
«
Pel
di
Carota
»
;
o
la
tumultuosa
ed
ardente
vita
di
un
fuori
legge
«
Pepé
le
Moko
»
;
o
la
descrizione
degli
ultimi
giorni
di
vecchi
attori
«
I
prigionieri
del
sogno
»
.
Ma
dove
il
pessimismo
di
Julien
Duvivier
raggiunge
vertici
di
traboccante
grigiore
e
malinconia
è
ne
«
La
bella
brigata
»
e
in
«
Carnet
de
bal
»
.
Entrambi
questi
film
sembrano
addirittura
ispirati
da
un
Schopenhauer
e
sceneggiati
da
un
Leopardi
nel
loro
momenti
di
più
cupo
abbandono
.
Nel
primo
,
i
sogni
,
le
aspirazioni
,
tutte
le
cose
belle
di
cinque
operai
svanite
insieme
alla
stessa
amicizia
e
solidarietà
,
ci
fa
vedere
la
vita
atrocemente
buia
.
Nel
secondo
:
il
crudo
dramma
di
una
donna
non
più
giovane
,
che
si
illude
di
rincorrere
il
passato
,
per
ritrovare
gli
amici
di
gioventù
e
riafferrare
con
essi
le
gioie
non
apprezzate
,
dipinge
la
vita
con
toni
di
morboso
scetticismo
.
(
Morboso
scetticismo
che
si
tramuta
alla
fine
nel
surrealista
«
Carro
fantasma
»
in
fede
,
redenzione
,
luce
irradiante
)
.
Affermare
dopo
tutto
questo
che
Duvivier
è
uno
scettico
,
sarebbe
troppo
poco
.
Per
essere
più
precisi
occorre
dire
che
è
un
entusiasta
del
pessimismo
.
E
l
'
unico
rimprovero
che
gli
si
può
fare
,
tra
i
tanti
elogi
,
è
proprio
questo
:
che
la
sua
tecnica
e
la
sua
arte
siano
volutamente
messe
al
servizio
di
soggetti
mai
sani
ed
irradianti
luce
;
ben
sapendo
purtuttavia
che
a
nessuno
,
e
neppure
a
noi
,
è
permesso
di
voler
far
sostituire
concetti
ed
intenzioni
proprie
a
quelle
dell
'
artista
.
Comunque
non
si
può
condannare
in
Duvivier
come
alcuni
hanno
fatto
l
'
artista
.
Non
è
possibile
stroncare
un
'
opera
d
'
arte
in
genere
solamente
perché
è
costruita
su
materia
non
sana
.
Occorre
in
questi
casi
saper
distinguere
il
mondo
etico
da
quello
estetico
.
Se
così
non
fosse
,
di
arte
ce
ne
sarebbe
ben
poca
.
Ecco
la
ragione
per
la
quale
non
possiamo
dissentire
Duvivier
quanto
ad
apprezzamenti
puramente
cinematografici
ed
artistici
.
StampaPeriodica ,
Non
voglio
qui
parlare
della
poesia
in
versi
di
L
.
Bartolini
,
o
delle
sue
acqueforti
,
ma
limitare
il
discorso
alla
sua
prosa
,
o
,
meglio
,
alle
sue
prose
migliori
.
Chi
pensi
«
Bartolini
»
non
può
pensare
subito
che
ad
un
avvenimento
eccezionale
,
direi
quasi
privato
,
che
di
giorno
in
giorno
accade
nella
nostra
odierna
letteratura
:
ed
è
proprio
in
questo
suo
diuturno
accadere
che
si
è
venuta
costituendo
,
anzi
,
stratificando
una
prosa
bartoliniana
,
staccata
da
qualsiasi
intenzione
o
premeditazione
;
e
quindi
serenamente
scioltasi
dal
timore
di
una
possibile
decadenza
,
espresso
dal
De
Robertis
,
quando
,
in
uno
scritto
del
'30
su
Passeggiata
con
la
ragazza
,
si
era
chiesto
:
«
s
'
accosterà
un
giorno
(
Bartolini
)
a
temi
più
calmi
,
senza
più
quel
tono
improvviso
,
avventuroso
,
lirico
a
oltranza
?
E
troverà
i
mezzi
adatti
,
quel
tanto
di
riposo
mentale
necessario
a
opere
mature
?
»
.
Tutto
questo
è
stato
dal
Nostro
raggiunto
,
al
di
fuori
di
qualsiasi
programma
:
e
così
,
come
il
De
Robertis
rivendicò
in
quelle
vecchie
pagine
del
Bartolini
un
'
«
aria
di
gioventù
»
,
un
«
essere
e
parere
giovani
»
,
non
come
«
uno
dell
'
ultima
generazione
»
,
ed
in
questo
indicò
la
sua
presenza
prepotente
nell
'
«
orto
ben
pettinato
delle
lettere
»
odierne
,
così
noi
ora
ritroviamo
il
Nostro
,
intatto
,
fedele
a
se
stesso
,
anche
se
al
posto
della
sua
sanguigna
,
scontrosa
,
ribelle
gioventù
,
c
'
è
ora
una
maturità
più
attenta
e
sofferta
,
se
non
meno
scontrosa
e
ribelle
.
E
se
«
tra
le
tante
sue
facce
»
si
fa
«
sempre
più
in
luce
quella
del
moralista
»
,
non
ce
ne
dispiace
affatto
,
anzi
,
per
questo
,
forse
,
lo
abbiamo
più
caro
.
Bartolini
non
ha
mai
resistito
alla
tentazione
di
«
scendere
tra
gli
uomini
»
;
e
se
dopo
,
mettiamo
,
aver
contemplato
le
vecchie
al
mercato
(
«
...
portano
non
meno
di
tre
sottane
:
la
esterna
e
la
seconda
che
è
di
roba
turchina
con
righette
orizzontali
per
orlo
,
orlo
listato
da
un
palmo
di
velluto
nero
sino
...
Alzano
le
vecchie
donne
la
prima
e
la
seconda
sottana
e
,
se
uno
sta
ad
osservare
bene
,
si
vedono
,
se
per
isbaglio
la
vecchia
s
'
alza
un
lembo
della
terza
sottana
,
gambacce
con
le
vene
varicose
e
col
«
giudizio
»
,
ossia
il
sudiciume
al
ginocchio
...
»
)
,
dopo
averle
così
contemplate
,
dunque
,
vuol
trarne
una
sua
morale
(
«
E
così
fanno
perché
sono
al
limitare
dell
'
esistenza
:
mettono
da
parte
e
tengono
da
conto
per
paura
di
perdere
e
non
riavere
;
giacché
sanno
,
da
natura
,
che
più
nulla
avranno
.
Sono
come
le
piante
che
hanno
più
radice
che
fiore
»
)
,
tanto
meglio
,
per
il
piacere
che
abbiamo
tratto
da
questa
morale
,
che
non
è
un
concetto
,
ma
una
descrizione
:
e
commoventissima
.
Del
resto
il
giudizio
o
morale
bartoliniano
non
è
che
una
specie
di
«
finale
»
o
di
«
presto
»
,
strettamente
unito
,
o
sortito
direttamente
da
quello
che
,
più
innanzi
,
chiamerò
il
suo
«
umore
»
.
Così
la
prosa
del
Nostro
,
tutta
affidata
al
proprio
umore
,
alla
luna
buona
o
cattiva
,
all
'
ilare
o
malo
risveglio
mattutino
,
si
è
venuta
imponendo
alla
nostra
attenzione
,
che
si
è
,
un
po
'
alla
volta
,
tramutata
in
vero
e
proprio
affetto
.
E
nient
'
altro
che
affetto
,
in
noi
,
poteva
corrispondere
alla
maschia
confessione
bartoliniana
,
uscita
pudicamente
,
scontrosamente
,
dalla
sua
penna
,
quasi
a
denti
stretti
,
talvolta
;
altra
volta
,
come
nei
suoi
primi
libri
(
Passeggiata
con
la
ragazza
)
,
gridata
a
voce
alta
e
piena
,
sino
a
rivelarne
il
sangue
o
la
carne
,
ma
sempre
con
un
sordo
pudore
,
che
,
intervenuto
nel
discorso
come
un
improvviso
interrompimento
,
lo
tramutava
,
lo
accigliava
,
quasi
accorandolo
.
In
realtà
,
sempre
,
in
fondo
alla
voce
forte
e
burbera
di
Bartolini
,
trema
un
nodo
di
pianto
:
pianto
umano
,
quasi
fanciullesco
.
Si
guardi
«
Morte
di
Umano
»
nel
suo
ultimo
libro
.
E
in
questo
fondo
di
pianto
,
niente
affatto
spleenetico
o
letterario
e
non
nel
senso
generico
di
malinconia
o
tristezza
,
giace
la
parte
più
remota
e
forse
meno
nota
di
Bartolini
:
è
da
essa
che
risale
alla
superficie
la
gamma
versicolore
dell
'
umor
suo
,
tetro
e
bizzarro
,
come
una
sorta
di
alterna
vittoria
e
sconfitta
,
astio
e
benignità
,
avvenuta
nel
suo
intimo
più
segreto
,
ed
emersa
poi
nella
pagina
scritta
.
Per
questo
,
io
credo
,
della
sua
prosa
finora
non
è
stata
data
una
definizione
critica
,
che
,
circoscrivendola
,
la
ponga
con
sua
vera
luce
nell
'
ambito
della
nostra
letteratura
odierna
.
È
tale
definizione
monca
anche
perché
,
dato
il
proprio
modo
di
essere
,
il
Nostro
non
ha
in
letteratura
che
nemici
o
amici
:
e
sia
gli
uni
che
gli
altri
,
per
eccesso
di
vigore
,
non
saranno
in
grado
di
studiarlo
serenemente
.
Non
basterà
chiamare
la
scrittura
bartoliniana
semplicemente
«
prosa
»
,
come
si
suole
,
in
quanto
non
narrativo
,
ché
questo
sarebbe
un
porre
la
questione
e
non
risolverla
;
«
capitolo
»
anche
è
fuori
luogo
per
la
pagina
del
Nostro
,
nata
,
è
vero
,
nel
pieno
fiorimento
di
quello
,
e
indubbiamente
influenzatane
,
ché
la
prosa
di
Bartolini
è
tanto
lontana
dal
capitolo
cecchiano
,
quanto
da
uno
è
lontano
altro
stile
.
E
se
del
vecchio
racconto
o
abbozzo
realistico
,
è
inutile
anche
fare
il
solo
nome
,
come
invece
avviene
nella
fascetta
pubblicitaria
del
Cane
scontento
,
d
'
altra
parte
se
l
'
ispirazione
bartoliniana
è
essenzialmente
lirica
,
lo
è
al
di
fuori
da
ogni
liricità
in
quanto
purezza
o
essenziale
perfezione
:
Bartolini
ha
bisogno
del
molteplice
e
del
prosaico
,
seppur
come
un
padrone
ha
bisogno
del
proprio
schiavo
.
Così
,
se
da
una
parte
la
sua
poesia
in
versi
sembra
un
inasprimento
,
una
estrema
conclusione
della
sua
prosa
,
la
sua
prosa
è
sempre
sostenuta
e
tesa
da
un
frasario
vigorosamente
poetico
:
e
in
un
periodo
,
in
una
pagina
basta
trovare
«
sinistra
mano
»
invece
di
«
mano
sinistra
»
,
perché
tutto
il
senso
ne
sia
stravolto
e
poetizzato
.
E
allora
vorrei
riportarmi
a
quanto
dicevo
inizialmente
,
a
quella
foga
di
umori
che
,
rinverginata
di
volta
in
volta
dalla
sua
stessa
condizione
di
umore
,
resta
tutta
chiusa
,
serrata
e
perfetta
nella
pagina
che
da
essa
nasce
.
Allora
,
infine
,
prendendo
lo
spunto
da
una
vecchia
frase
del
De
Robertis
(
«
Quell
'
umore
che
è
,
direi
,
il
lievito
all
'
arte
di
Bartolini
...
diventa
una
forza
viva
e
operante
,
e
i
paesi
,
perfino
una
pianta
,
un
fiore
,
un
filo
d
'
erba
ne
son
pieni
,
parlan
per
sé
»
)
,
vorrei
distinguere
la
pagina
,
il
capitolo
bartoliniano
sotto
il
nome
di
«
umore
»
,
mutando
,
quasi
in
una
sosta
di
solidificamento
,
il
senso
di
questa
parola
.
«
Umore
»
che
,
in
mezzo
alla
verità
delle
pagine
,
trova
la
sua
unità
di
tono
in
quel
fondo
di
pianto
che
dicevo
ora
domato
ora
vincitore
,
e
,
nell
'
arco
di
queste
vittorie
e
sconfitte
la
sua
ammirevole
quantità
di
forme
,
che
,
dalla
collera
amorosa
alla
tetra
bizzarria
,
dalla
benigna
serenità
alla
strafottenza
,
cerca
la
sua
estrema
liberazione
in
un
acerbo
moraleggiare
.
L
'
orso
,
ed
altri
amorosi
capitoli
è
il
migliore
indice
di
questi
umori
:
la
lucidità
della
propria
visione
poetica
vi
è
matura
,
e
sicura
la
propria
condizione
etica
;
nessun
dubbio
,
nessun
compromesso
;
c
'
è
la
certezza
di
sé
,
la
potenza
di
sé
con
cui
si
costruiscono
i
capolavori
.
Ora
,
avrei
voluto
soffermarmi
,
esaminare
qua
e
là
questo
bellissimo
libro
,
ma
,
avendolo
aperto
,
sopraffatto
dal
piacere
dei
ricordi
e
dal
soverchiare
delle
postille
,
ho
dovuto
cedere
e
rimandare
ad
altra
data
un
particolare
discorso
sopra
di
esso
:
vorrei
solo
dire
,
qui
,
che
non
soltanto
nell
'
arco
ideale
domina
Passeggiata
con
la
ragazza
al
Cane
scontento
(
che
,
pur
contenendo
cose
bellissime
,
mi
par
opera
di
passaggio
da
una
certezza
e
potenza
di
sé
,
ad
un
'
altra
,
più
distesa
,
serena
,
paterna
)
,
esso
,
L
'
orso
,
tiene
un
posto
preminente
e
degno
di
lungo
futuro
.
StampaPeriodica ,
Viene
dalla
pittura
di
Virgilio
Guidi
la
forza
di
un
'
insofferenza
plastica
esposta
nel
suo
limite
visibile
alla
pura
dissoluzione
della
luce
.
L
'
interna
costruttività
del
disegno
dalla
sua
vibrata
eloquenza
iniziale
si
spoglia
d
'
ogni
peso
e
s
'
acuisce
a
smagrire
le
forze
in
un
colore
reagente
e
inedito
che
è
il
segno
critico
dell
'
artista
.
A
ben
giudicare
la
pittura
di
Guidi
concorre
la
vigile
e
ardente
ironia
di
cui
ogni
suo
quadro
tende
insostenibilmente
a
accendersi
dalla
materia
opaca
e
pregnante
,
ad
alleggerirsi
con
fissità
nella
luce
.
Storicamente
Guidi
ha
operato
al
di
là
dell
'
irrigidimento
formale
del
novecentismo
per
dare
un
tempo
pittorico
,
una
durevolezza
consistente
nel
colore
alla
dissipazione
luministica
di
Spadini
,
e
riportarla
criticamente
nel
segno
.
D
'
un
mondo
ampliato
ed
espanso
egli
ha
stretto
in
una
smania
nuova
il
movimento
e
la
fisica
architettura
,
lasciando
sfuggire
con
finitezza
nei
piani
luminosi
l
'
incisività
acuta
del
proprio
disegno
sino
a
raggiungere
nei
casi
più
felici
l
'
assoluto
stupore
figurativo
da
cui
altri
,
e
particolarmente
i
novecentisti
,
partivano
come
da
uno
schema
neoclassico
.
Di
questo
pittore
,
che
tra
i
contemporanei
ha
l
'
esperienza
forse
più
dinamica
e
attiva
,
sempre
affidata
al
lavoro
in
modo
tale
da
non
poter
essere
astratta
in
una
legge
o
in
un
metodo
,
esiste
una
forza
segreta
e
esemplare
che
in
ogni
opera
trasale
e
rende
le
figure
nuove
in
una
proprietà
umana
antica
,
senza
altra
retorica
.
È
questa
una
forza
d
'
arte
che
non
si
pesa
e
non
si
può
nemmeno
far
consistere
in
un
elemento
solo
del
quadro
:
è
la
luce
dell
'
opera
da
esterna
ridiventata
intima
e
calda
della
propria
sostanza
.
È
lo
specchio
dell
'
autentica
solitudine
con
cui
Guidi
senz
'
altro
onore
contemporaneo
,
merita
la
sua
dignità
di
maestro
.
StampaPeriodica ,
NEW
YORK
,
ottobre
-
Caro
direttore
,
devo
assolutamente
parlarti
di
Nixon
perché
sono
stata
alcuni
giorni
con
lui
e
Mi
auguro
che
la
sorpresa
non
ti
turbi
troppo
.
Tu
sai
bene
che
l
'
uomo
non
è
mai
stato
il
mio
principe
azzurro
.
Però
mi
avevano
detto
che
il
Nixon
1968
era
un
nuovo
Nixon
e
come
potevo
resistere
alla
tentazione
di
seguirlo
,
ascoltarlo
?
Poteva
anche
darsi
che
gli
sentissi
dire
«
non
voglio
più
bene
al
generalissimo
Franco
»
,
oppure
«
basta
con
le
differenze
razziali
»
,
oppure
«
io
sono
con
i
giovani
dai
capelli
lunghi
»
.
Ti
pare
?
La
psicanalisi
fa
miracoli
,
a
volte
.
E
,
mi
avevano
detto
,
il
miracolo
del
nuovo
Nixon
si
deve
alla
psicanalisi
.
Ricorderai
infatti
che
dopo
la
sconfitta
subita
nel
1960
a
opera
di
John
Kennedy
,
al
povero
Nixon
non
gliene
andò
più
una
bene
.
Si
presentò
candidato
a
governatore
della
California
e
perse
clamorosamente
.
Cercò
la
nomina
del
Partito
Repubblicano
per
battere
Johnson
,
e
gli
preferirono
Goldwater
.
Sicché
alla
fine
decise
di
recarsi
da
uno
psicanalista
e
sapere
che
cosa
vi
fosse
di
sbagliato
in
lui
(
il
che
richiese
moltissimo
tempo
)
e
Richard
Nixon
uscì
dalle
sue
mani
completamente
cambiato
.
Ciò
gli
permise
:
1
)
di
tornare
alla
professione
legale
e
fare
un
mucchio
di
soldi
in
Wall
Street
;
2
)
essere
scelto
come
candidato
alle
elezioni
del
prossimo
autunno
.
Episodio
,
quest
'
ultimo
,
che
La
Stampa
di
Torino
ha
giustamente
definito
la
resurrezione
più
grossa
dopo
quella
di
«
Lazzaro
»
.
Be
'
,
i
Lazzari
hanno
sempre
sedotto
.
Così
saltai
su
un
aereo
e
mi
recai
a
Santa
Barbara
,
in
California
,
dove
Nixon
stava
tenendo
la
campagna
elettorale
e
dove
ebbi
la
mia
prima
sorpresa
.
Sai
,
perché
?
Perché
era
sabato
e
il
sabato
,
come
la
domenica
,
il
signor
Nixon
non
si
fa
vedere
:
riposa
.
Il
suo
dottore
esige
così
.
Affinché
non
si
stanchi
.
Per
la
stessa
ragione
però
il
suo
dottore
esige
che
egli
riposi
altri
due
giorni
dopo
avere
lavorato
il
lunedì
il
martedì
il
mercoledì
,
il
signor
Nixon
riposa
il
giovedì
e
il
venerdì
:
insomma
se
ne
sta
senza
far
nulla
quattro
giorni
su
sette
e
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Accidenti
dirai
tu
,
mica
grullo
:
magari
lo
potessi
far
io
.
D
'
accordo
.
Ma
tu
,
scusa
,
non
vuoi
mica
avere
in
mano
il
destino
dell
'
America
e
in
certo
senso
del
mondo
.
E
se
il
signor
Nixon
riposa
quattro
giorni
su
sette
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Mi
sembra
un
po
'
strano
e
,
comunque
sia
,
egli
continuò
a
riposarsi
non
fino
a
domenica
sera
ma
fino
alle
sei
di
lunedì
pomeriggio
,
ora
in
cui
giunse
alla
base
militare
aerea
di
El
Toro
per
darmi
una
seconda
sorpresa
:
la
sua
paura
di
essere
ucciso
.
D
'
accordo
anche
su
questo
:
mi
rendo
bene
conto
che
quanto
a
fucilate
,
revolverate
,
eccetera
,
i
leader
americani
sono
più
sicuri
in
Vietnam
che
negli
Stati
Uniti
.
Però
tutti
quelli
che
hanno
ammazzato
negli
ultimi
anni
e
negli
ultimi
mesi
,
John
Kennedy
,
Bob
Kennedy
,
Malcom
X
,
Martin
Luther
King
,
appartenevano
all
'
altra
parte
della
barricata
.
Onestamente
non
vedo
i
motivi
di
tanta
paura
.
E
poi
si
torna
al
discorso
di
prima
:
se
fa
'
così
ora
,
che
diavolo
farà
da
presidente
?
Farà
assaggiare
il
cibo
a
un
cane
tutte
le
volte
che
mangia
?
Terrà
una
guardia
del
corpo
nel
letto
?
Io
quando
mi
trovai
sotto
gli
occhi
quelle
decine
e
decine
di
agenti
del
servizio
segreto
,
rimasi
di
sasso
.
Li
riconoscevi
bene
dal
bottone
giallo
,
verde
e
nero
che
portavano
alla
giacchetta
,
particolare
che
li
rendeva
nient
'
affatto
segreti
,
e
con
quei
bottoni
stavano
dappertutto
:
perfino
nel
gabinetto
delle
signore
(
lo
so
perché
ci
andai
e
ne
trovai
uno
che
volle
vedere
i
miei
documenti
)
,
perfino
sui
due
elicotteri
che
volavano
bassi
sulla
base
di
El
Toro
cercando
(
suppongo
)
artiglieria
pesante
nascosta
dai
vietcong
.
Poi
l
'
aereo
di
Nixon
atterrò
,
Nixon
ne
scese
,
essi
formarono
come
quella
nuvola
intorno
a
lui
,
e
attraverso
quella
nuvola
vidi
,
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
,
il
quasi
-
certo
futuro
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Fammi
subito
dire
che
le
fotografie
e
la
televisione
lo
aiutano
molto
:
visto
da
vicino
non
dice
nulla
di
buono
.
Tanto
per
cominciare
,
ha
quella
faccia
tutta
spostata
a
destra
come
se
gli
avessero
sbattuto
sopra
un
'
usciata
:
e
ciò
ti
dà
un
certo
malessere
.
Poi
assomiglia
a
un
commissario
sovietico
:
e
ciò
ti
mette
addosso
l
'
agitazione
.
Sul
serio
:
c
'
è
qualcosa
in
comune
tra
lui
e
i
capi
russi
cui
è
sempre
piaciuto
,
del
resto
.
La
sua
ineleganza
,
ecco
,
la
sua
camminata
pesante
,
la
sua
gelida
consapevolezza
di
poter
fare
di
te
ciò
che
vuole
:
democrazia
o
no
.
Ti
sorride
ad
esempio
e
nello
stesso
momento
in
cui
ti
sorride
capisci
che
non
gli
importa
un
bel
nulla
di
sapere
cosa
vuoi
e
cosa
pensi
perché
in
cuor
suo
ha
già
deciso
cosa
devi
volere
e
pensare
,
cosa
ti
darà
in
conseguenza
.
Guarda
mi
venne
addosso
un
nervoso
che
mi
girai
subito
verso
sua
moglie
,
a
proposito
della
quale
non
saprei
cosa
dire
.
Fuorché
questo
anche
a
lei
le
fotografie
giovano
molto
.
In
quelle
sembra
chissà
che
,
in
persona
non
sa
proprio
di
nulla
e
l
'
unica
cosa
che
ti
colpisce
in
lei
è
l
'
orchidea
che
porta
sulla
spalla
sinistra
:
un
'
orchidea
grossa
come
un
cavolfiore
.
Qualcuno
deve
averle
detto
che
l
'
orchidea
fa
la
signora
e
lei
non
vi
rinuncia
:
del
resto
in
America
piace
così
.
Le
donne
dicevano
:
«
Isn
'
t
she
an
elegant
lady
?
Non
è
una
dama
elegante
?
»
.
C
'
erano
molte
donne
ad
attenderli
,
per
lo
più
mogli
degli
ufficiali
di
El
Toro
.
S
'
eran
portate
dietro
i
bambini
e
,
come
si
usava
da
noi
trenta
o
quarant
'
anni
fa
,
non
farmi
dire
per
chi
,
li
porgevano
a
Nixon
:
perché
li
baciasse
.
Ne
baciò
tanti
.
Poi
,
quando
n
'
ebbe
baciati
abbastanza
,
salì
su
un
'
auto
blindata
e
partì
:
per
recarsi
a
scambiare
le
idee
col
suo
amico
Bebe
Rebozo
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Bebe
,
che
gli
americani
pronunciano
Bibi
,
è
un
banchiere
cubano
i
cui
interessi
nell
'
America
Latina
sono
forti
quanto
la
sua
influenza
in
Wall
Street
.
Forse
per
questo
non
molla
mai
Nixon
e
Nixon
non
molla
mai
lui
:
dove
vedi
l
'
uno
c
'
è
l
'
altro
.
L
'
opinione
di
tutti
è
che
se
Nixon
andrà
alla
Casa
Bianca
,
Bebe
detto
Bibi
diverrà
per
lui
ciò
che
Ted
Sorensen
e
Arthur
Schlesinger
erano
per
John
Kennedy
.
L
'
ho
conosciuto
,
sai
,
e
me
l
'
hanno
presentato
.
Ha
due
occhi
spietati
.
I
giornalisti
che
lo
conoscono
bene
sostengono
che
infatti
è
crudele
.
Se
un
giornalista
scrive
male
di
Nixon
,
Bebe
detto
Bibi
corre
a
dargli
la
mano
e
gliela
stringe
così
:
con
la
sinistra
gli
cerca
i
nervi
del
polso
e
glieli
schiaccia
,
con
la
destra
gli
afferra
le
dita
e
gliele
piega
all
'
indietro
:
finché
il
disgraziato
urla
di
dolore
.
Io
non
ci
credo
,
intendiamoci
:
ma
sembra
che
una
volta
lo
abbia
fatto
anche
a
Nixon
,
per
punirlo
di
uno
sbaglio
che
Nixon
aveva
commesso
.
Ora
ti
racconto
lo
sbaglio
che
qui
è
arcinoto
.
Come
sai
,
Nixon
ha
due
figlie
:
Julie
e
Tricia
,
entrambe
in
età
da
marito.Julie
è
già
a
posto
,
graziaddio
,
perchè
fidanzata
sin
dalla
più
tenera
infanzia
con
un
nipote
di
Eisenhower
che
presto
sposerà
.
Tricia
invece
non
è
fidanzata
con
nessuno
,
il
che
è
una
preoccupazione
.
Un
giorno
Nixon
le
chiede
:
«
Ma
non
ce
l
'
hai
un
ragazzo
Tricia
?
»
.
E
Tricia
sospira
,
risponde
che
ce
l
'
aveva
ma
l
'
ha
lasciata
.
«
Per
chi
?
»
.
Per
nessuna
,
risponde
Tricia
,
per
andarsene
volontario
in
Vietnam
.
Passa
un
po
'
di
tempo
e
Nixon
le
chiede
:
«
Tricia
,
che
ne
è
di
quel
ragazzo
in
Vietnam
?
»
Tricia
sospira
e
risponde
ma
pensa
papà
,
sembra
che
vi
sia
morto
.
Esclamazioni
di
sorpresa
,
di
dolore
,
e
poi
proprio
in
quei
giorni
la
rivista
Mc
Calls
chiede
a
Nixon
un
articolo
su
«
I
nostri
ragazzi
in
Vietnam
»
.
Nixon
accetta
e
cosa
ti
mette
insieme
?
Proprio
la
storia
del
ragazzo
di
Tricia
.
La
scrive
anche
benino
,
con
la
retorica
giusta
.
Questo
ragazzo
che
parte
per
il
Vietnam
,
mentre
Tricia
piange
.
Questo
ragazzo
che
alla
fine
muore
,
mentre
Tricia
piange
.
Piangono
anche
alcune
decine
di
milioni
di
americani
leggendola
:
avresti
pianto
anche
tu
,
direttore
,
perché
era
commovente
davvero
.
E
tale
resta
fino
al
giorno
in
cui
,
chi
l
'
avrebbe
detto
,
Mc
Calls
riceve
una
letterina
di
questo
ragazzo
:
con
l
'
ingiunzione
che
sia
pubblicata
.
Il
signor
Nixon
,
dice
il
ragazzo
,
deve
aver
preso
un
abbaglio
.
O
deve
essere
stato
male
informato
da
Tricia
.
Perché
non
solo
lui
è
vivo
:
in
Vietnam
non
ci
è
mai
andato
o
non
ci
andrebbe
nemmeno
se
ce
lo
mandassero
a
calci
.
Tricia
smise
di
vederla
,
è
ben
vero
:
ma
perché
gli
piaceva
di
più
un
'
altra
che
ora
ha
sposato
e
con
la
quale
è
felice
.
Il
signor
Nixon
farebbe
meglio
a
controllare
le
cose
prima
di
fare
certe
figure
e
,
se
continua
a
far
certe
figure
,
cosa
c
'
è
di
nuovo
nel
nuovo
Nixon
?
Dopo
il
colloquio
con
Bebe
-
Bibi
Rebozo
,
ritrovai
Nixon
a
Yorba
Linda
:
il
sobborgo
di
Los
Angeles
dove
Nixon
nacque
cinquantasei
anni
fa
e
dove
Nixon
giunse
con
un
corteo
di
poliziotti
che
sarebbe
bastato
a
Johnson
.
Un
mucchio
di
gente
era
lì
ad
attenderlo
,
in
massima
parte
massaie
coi
bigodini
in
testa
e
i
pargoli
in
braccio
.
C
'
erano
anche
alcuni
ragazzi
come
il
ragazzo
di
Tricia
,
però
alzavan
cartelli
con
la
fotografia
di
Eugene
Mc
Carthy
.
Uno
agitava
un
foglio
sul
quale
era
scritto
:
«
Nixon
?
Humphrey
?
Wallace
?
Sono
contento
di
non
avere
ventun
anni
»
.
Con
ciò
alludendo
al
fatto
che
non
poteva
votare
perché
in
America
non
si
vota
fino
a
ventun
anni
.
Perbacco
,
vorrei
proprio
sapere
se
Nixon
lo
vide
quel
foglio
.
Ma
forse
non
lo
vide
:
era
troppo
occupato
a
parlare
dei
giorni
in
cui
abitava
a
Yorba
Linda
e
sognava
orizzonti
più
vasti
,
o
dei
giorni
in
cui
sua
moglie
era
maestra
di
scuola
a
Yorba
Linda
e
vinse
un
maiale
in
premio
.
O
forse
vinse
un
premio
per
un
maiale
.
Che
aveva
allevato
.
Non
capii
,
non
ricordo
,
le
ultime
parole
si
persero
tra
gli
urli
della
folla
che
i
poliziotti
e
gli
agenti
del
servizio
segreto
spingevano
per
preparare
un
passaggio
a
Nixon
,
che
doveva
visitare
la
casa
in
cui
nacque
.
La
casa
era
di
legno
,
modesta
.
Dinanzi
c
'
era
una
lapide
su
cui
avevan
scolpito
:
«
Casa
Natale
Di
Richard
Nixon
Che
Grazie
Alla
Devozione
Per
Il
Suo
Paese
Salì
Alla
Vicepresidenza
Degli
Stati
Uniti
.
1952-1960»
.
Sai
quelle
lapidi
che
noi
dedichiamo
ai
padri
della
patria
e
agli
eroi
:
però
dopo
che
sono
morti
da
tempo
.
Io
la
guardavo
,
perplessa
,
e
la
domanda
del
ragazzo
di
Tricia
mi
pungeva
il
cervello
:
ostinata
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Nemmeno
i
palloncini
gli
fecero
festa
La
risposta
venne
ore
dopo
,
al
comizio
che
Nixon
tenne
all
'
auditorium
di
Disneyland
per
diecimila
persone
:
tutte
bianche
.
Infatti
non
ho
mai
visto
un
negro
in
questa
campagna
repubblicana
e
in
particolare
con
Nixon
.
Sembra
che
i
negri
non
lo
amino
affatto
e
che
il
sentimento
sia
ricambiato
da
Nixon
il
quale
non
li
assume
neanche
come
autisti
o
sguatteri
.
Tale
particolare
ad
ogni
modo
esula
da
ciò
che
voglio
dirti
,
e
ciò
che
voglio
dirti
è
che
un
comizio
di
Nixon
merita
d
'
essere
visto
.
Non
solo
perché
le
ideologie
non
vi
sono
mai
discusse
:
gli
americani
come
Nixon
sono
tipi
pratici
e
non
si
perdono
mai
nei
meandri
della
dialettica
e
della
filosofia
che
del
resto
ignorano
.
Ma
soprattutto
perché
lo
spettacolo
assomiglia
a
un
carnevale
.
Le
bandiere
americane
erano
rette
da
strane
bambine
con
strani
vestiti
e
strani
cappelli
,
le
Nixonette
,
e
sui
cappelli
era
scritto
«
Io
voglio
bene
a
Nixon
»
.
L
'
esecuzione
delle
musiche
era
affidata
a
strani
giovanotti
vestiti
con
strane
uniformi
che
ricordavano
molto
i
costumi
dell
'
operetta
La
vedova
allegra
:
sai
quelli
con
gli
alamari
d
'
oro
e
le
piume
.
Del
resto
anche
i
motivi
che
suonavano
erano
più
o
meno
i
motivi
di
La
vedova
allegra
.
Ovunque
pendevan
cartelli
di
questo
tenore
:
«
Dai
,
Dick
dai
!
»
.
«
Forza
,
Dick
corri
!
»
.
«
Io
amo
Dick
.
Snoopy
ama
Dick
»
(
Snoopy
è
un
personaggio
di
Charlie
Brown
)
.
«
Pat
come
prima
signora
»
.
L
'
intera
faccenda
era
abbastanza
buffa
,
eppure
ti
metteva
addosso
una
tale
tristezza
.
Forse
perché
almeno
tre
quarti
della
folla
era
composta
da
persone
anziane
.
Non
ho
mai
visto
tante
persone
anziane
come
a
quel
comizio
di
Nixon
.
Avresti
detto
a
osservarlo
che
la
popolazione
tra
i
vent
'
anni
e
i
quaranta
era
scomparsa
da
Disneyland
.
Giacché
avevo
ragione
io
,
direttore
,
quando
dicevo
che
ascoltare
Nixon
è
come
tornare
indietro
di
almeno
quindici
anni
,
cioè
ai
tempi
di
Eisenhower
,
della
Guerra
Fredda
,
della
Grande
Paura
.
Avevo
ragione
io
a
dire
che
accettarlo
significa
non
rendersi
conto
di
quel
che
è
successo
in
questi
quindici
anni
.
Perbacco
!
In
ogni
parte
del
mondo
nascono
fermenti
nuovi
,
i
vecchi
valori
vengono
riesaminati
,
perfino
il
modo
di
discutere
è
cambiato
,
si
inneggia
ai
cecoslovacchi
,
i
Beatles
vengono
onorati
dalle
regine
.
Ma
in
quel
comizio
non
te
ne
ricordavi
:
congelato
dentro
un
passato
decrepito
,
sentivi
gli
occhi
riempirsi
di
lacrime
.
Meno
male
che
i
palloncini
provocarono
qualche
risata
.
I
palloncini
sai
,
fanno
parte
del
cerimoniale
nixoniano
.
Secondo
quel
cerimoniale
erano
stati
chiusi
dentro
grandi
reti
sospese
al
soffitto
e
le
reti
dovevano
aprirsi
all
'
arrivo
di
Nixon
affinché
i
palloncini
cadessero
giù
in
una
pioggia
colorata
e
leggera
:
a
simboleggiare
la
gioia
.
Ma
quando
Nixon
arrivò
la
reti
non
si
aprirono
per
niente
.
Tecnici
e
volontari
tiravano
le
funi
,
scuotevano
le
reti
,
lanciavano
ordini
colmi
di
imbarazzo
,
di
rabbia
.
Nixon
puntava
il
dito
al
soffitto
per
darsi
un
contegno
,
la
signora
Nixon
si
torceva
le
mani
per
superare
l
'
angoscia
:
ma
tutto
ciò
che
accadeva
era
la
liberazione
di
un
palloncino
che
ogni
tanto
scendeva
giù
come
un
orfano
.
E
la
faccenda
durò
fino
al
momento
in
cui
Nixon
mormorò
:
«
To
hell
with
them
»
,
all
'
inferno
,
poi
pronunciò
quel
discorso
che
è
sempre
lo
stesso
discorso
ovunque
vada
e
a
chiunque
parli
.
Ma
riguarda
anche
noi
.
Molto
da
vicino
.
«
La
guerra
nel
Vietnam
la
risolvo
a
modo
mio
»
Disse
anzitutto
ordine
e
legge
:
due
parole
bellissime
quando
non
suonino
come
una
sacra
minaccia
.
Perché
,
accidenti
,
la
legge
è
sacra
e
l
'
ordine
è
una
necessità
:
ma
che
razza
di
legge
è
una
legge
che
ti
nega
il
diritto
di
cambiare
la
legge
,
che
razza
di
ordine
è
un
ordine
che
ti
nega
la
libertà
di
protestare
?
La
voce
dell
'
America
,
questa
America
che
ormai
invade
le
nostre
vite
,
ci
piaccia
o
no
,
non
è
forse
nata
da
quel
diritto
e
da
quella
libertà
?
E
poi
disse
basta
con
le
critiche
agli
Stati
Uniti
,
bisogna
restaurare
nel
mondo
il
rispetto
per
gli
Stati
Uniti
,
la
guida
degli
Stati
Uniti
.
E
poi
disse
basta
,
con
queste
chiacchiere
sul
Vietnam
,
se
le
trattative
di
Parigi
sono
a
un
punto
morto
,
quando
lui
viene
letto
lui
dice
ad
Hanoi
mi
avete
stufato
,
la
guerra
la
risolvo
da
me
a
modo
mio
cioè
con
la
forza
.
A
questo
punto
sentii
un
brivido
nella
schiena
.
Stavo
per
abbandonarmi
ad
atroci
pensieri
,
quando
il
signor
Nixon
si
mise
a
parlare
di
noi
.
E
disse
che
gli
americani
erano
stufi
,
sì
stufi
,
di
morire
per
gli
europei
,
spendere
i
soldi
per
gli
europei
,
lavorare
per
gli
europei
,
fare
l
'
elemosina
agli
europei
.
E
i
diecimila
si
alzarono
in
piedi
,
applaudendo
,
inneggiando
,
bravo
Dick
,
giusto
Dick
,
e
allora
neanche
quello
che
mi
era
sembrato
buffo
,
come
le
nixonette
,
i
suonatori
,
i
palloncini
,
mi
parve
più
buffo
.
Mi
parve
anzi
tragico
,
mi
parve
senza
speranza
,
e
abbandonai
quel
comizio
,
e
lasciai
la
campagna
elettorale
di
Nixon
.
Lo
rividi
a
uno
di
quei
pranzi
che
il
Partito
repubblicano
organizza
per
raccogliere
fondi
destinati
a
far
eleggere
Nixon
.
Il
pranzo
si
svolgeva
a
New
York
,
all
'
hotel
Americana
.
Il
prezzo
per
ogni
coperto
era
di
mille
dollari
:
oltre
seicentoventimila
lire
italiane
.
Mi
recai
a
dare
uno
sguardo
e
devo
ammettere
che
a
condurmi
lì
fu
principalmente
la
curiosità
di
sapere
cosa
si
mangia
con
seicentoventimila
lire
a
testa
.
Uova
d
'
oro
?
Insalata
di
rubini
e
smeraldi
?
L
'
aria
profumava
di
soldi
,
di
sogni
grinzosi
,
e
il
salone
era
pieno
dei
soliti
vecchi
.
Mi
avvicinai
a
un
tavolo
,
agguantai
un
menu
,
e
diceva
:
antipasto
di
granchio
,
filetto
con
broccoli
,
mousse
di
albicocca
.
Nient
'
altro
e
ti
giuro
,
sentii
fame
per
loro
:
poveri
nixoniani
.
E
sentii
fame
per
molte
altre
cose
,
ad
esempio
per
l
'
America
che
abbiamo
amato
tanto
e
vorremmo
ancora
amare
.
E
ora
,
direttore
,
ti
saluto
.
Sono
stata
superficiale
?
Forse
,
senz
'
altro
.
Ma
il
soggetto
non
meritava
di
più
.
Le
inchieste
Gallup
danno
la
vittoria
di
Nixon
per
certa
,
e
la
signora
Nixon
annuncia
che
alla
Casa
Bianca
le
piacerebbe
mettere
ovunque
i
tappeti
da
parete
a
parete
«
perché
lei
nella
vita
è
sempre
stata
per
i
tappeti
da
parete
a
parete
»
.
Gliene
mandiamo
uno
in
regalo
?
Giusto
per
dimostrarle
che
non
siamo
i
miserabili
che
a
suo
marito
dice
.
Affezionatamente
tua
.
StampaPeriodica ,
CAPE
KENNEDY
,
dicembre
-
Per
andare
sulla
Luna
si
parte
da
qui
:
un
punto
del
nostro
pianeta
che
un
tempo
chiamavano
Cape
Canaveral
ed
ora
chiamano
Cape
Kennedy
,
dal
nome
dell
'
uomo
che
pagò
con
la
vita
anche
il
sogno
di
navigare
gli
spazi
.
La
regione
dove
esso
si
trova
è
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Florida
,
è
baciata
da
un
'
estate
perpetua
,
ed
è
considerata
il
grosso
laboratorio
scientifico
dell
'
emisfero
occidentale
.
Dico
occidentale
perché
per
andare
sulla
Luna
si
parte
,
chiunque
lo
sa
,
anche
da
un
altro
punto
del
nostro
pianeta
:
quello
nella
regione
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Kazahstan
.
Lì
però
bisogna
parlare
benissimo
il
russo
,
essere
iscritti
al
partito
locale
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
della
Florida
.
Tutto
il
contrario
di
ciò
che
accade
in
Florida
dove
bisogna
parlare
benissimo
inglese
,
non
essere
iscritti
al
partito
suddetto
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
del
Kazahstan
.
Tra
le
due
regioni
v
'
è
infatti
una
concorrenza
spietata
,
paragonabile
a
quella
delle
compagnie
aeree
che
fanno
lo
stesso
tragitto
,
con
l
'
aggravante
che
il
biglietto
non
è
utilizzabile
su
entrambe
le
compagnie
,
come
s
'
usa
nei
viaggi
terrestri
:
o
si
parte
di
qui
o
si
parte
di
là
.
Secondo
me
è
meglio
di
qui
:
il
razzoporto
è
eccellente
,
circondato
da
dodicimila
chilometri
di
mare
profondo
dove
le
astronavi
possono
precipitare
senza
colpir
l
'
abitato
,
e
la
preparazione
psicologica
addirittura
perfetta
.
Coperto
da
un
sudario
di
sabbia
,
di
asfalto
,
di
sale
marino
,
il
luogo
è
così
brutto
che
quando
ci
sei
non
ti
resta
che
andare
sulla
Luna
dove
,
se
non
è
meglio
,
peggio
non
è
.
Non
a
caso
scienziati
prolissi
lo
portano
a
esempio
della
prossima
stazione
spaziale
.
Estinti
i
sugheri
,
le
palme
,
i
lillà
,
le
trecentoventotto
specie
di
alberi
che
lo
ossigenavano
,
vi
trionfano
le
piante
di
plastica
;
i
prati
sintetici
si
comprano
al
supermarket
come
la
stoffa
.
Estinti
i
coccodrilli
,
i
topi
,
le
zanzare
,
vi
sopravvivono
solo
i
pescicani
impiegati
dalla
NASA
per
divorare
i
curiosi
che
bagnan
nel
mare
anziché
nelle
piscine
,
e
ciò
che
qui
chiamano
uccelli
non
sono
gli
uccelli
ma
i
razzi
o
i
missili
:
sicché
chi
va
a
caccia
e
dice
"
ho
preso
un
uccello
"
finisce
immediatamente
in
galera
.
I
motel
,
che
sono
alberghi
per
l
'
uomo
e
l
'
automobile
,
hanno
nomi
come
Satellite
,
Vanguard
,
Polaris
e
non
dispongono
di
camerieri
ma
di
esperti
robot
:
robot
per
lucidare
le
scarpe
,
robot
per
far
i
caffè
,
robot
per
massaggiare
chi
è
stanco
.
I
giocattoli
sono
quelli
che
i
figli
dei
cosmopionieri
useranno
nelle
colonie
lunari
destinate
a
sorgere
sulla
Vallata
della
Eterna
Luce
:
tutine
spaziali
,
bombolette
di
ossigeno
,
astronavicelle
che
prendono
il
volo
per
mezzo
di
batterie
solari
.
Le
cartoline
da
spedire
agli
amici
non
riproducono
paesaggi
ma
razzi
,
missili
,
depositi
di
kerosene
,
astronauti
chiusi
nelle
capsule
Mercury
;
la
Terra
che
noi
conoscemmo
è
dimenticata
da
tempo
e
nella
desolata
pianura
si
scorgono
solo
le
torri
di
lancio
:
cattedrali
di
un
'
era
che
ha
sostituto
la
liturgia
con
la
tecnica
.
IL
CONTO
ALLA
ROVESCIA
Ma
cosa
succede
quando
l
'
uomo
da
un
porto
allo
spazio
spicca
il
volo
verso
l
'
immensità
?
Sui
brividi
del
conto
alla
rovescia
e
sulla
partenza
per
la
Luna
parla
David
Morris
,
medico
della
NASA
.
"
HANNO
tutti
paura
quando
sono
lassù
.
Nessuno
resiste
all
'
angoscia
della
voce
che
conta
a
rovescio
prima
che
esploda
l
'
enorme
fiammata
.
Più
i
numeri
scendono
meno
sette
meno
sei
meno
cinque
meno
quattro
meno
tre
più
i
battiti
del
cuore
salgono
.
Shepard
,
che
era
salito
scherzando
,
mantenne
ottanta
pulsazioni
al
minuto
durante
la
conta
finale
:
ma
quando
arrivò
il
meno
sette
le
pulsazioni
gli
salirono
a
novanta
,
al
meno
quattro
erano
a
novantacinque
,
allo
zero
erano
a
cento
.
Poi
si
accesero
i
fuochi
e
le
pulsazioni
salirono
a
centonove
.
Poi
il
razzo
partì
e
le
pulsazioni
salirono
a
centoquindici
,
centoventi
,
centoventicinque
,
centotrenta
,
centotrentacinque
,
centotrentotto
.
Per
un
lungo
minuto
,
il
minuto
durante
il
quale
si
ignora
se
il
razzo
continuerà
a
salire
o
scoppierà
,
le
sue
pulsazioni
rimasero
a
centotrentotto
.
Sono
uomini
come
gli
altri
,
mi
creda
.
Per
me
c
'
è
solo
un
giorno
in
cui
son
diversi
dagli
altri
,
superuomini
forse
.
Ed
è
la
vigilia
della
partenza
:
quando
vanno
a
dormire
,
tranquilli
,
si
addormentano
immediatamente
,
tranquilli
,
poi
all
'
alba
che
potrebb
'
essere
la
loro
ultima
alba
si
svegliano
riposati
e
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
"
.
E
quando
partirono
per
la
Luna
,
dottore
?
Anche
allora
si
svegliarono
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
?
"
Sicuro
.
Il
sistema
è
lo
stesso
e
non
dimentichi
che
sono
soldati
:
andare
sulla
Luna
per
loro
è
come
andare
alla
guerra
,
ma
con
meno
probabilità
di
morire
.
Si
rendono
conto
,
evidente
,
che
rischiamo
di
andare
a
morire
:
tuttavia
sanno
bene
che
non
li
faremmo
andar
su
se
le
probabilità
di
salvezza
non
fossero
al
99,99
per
cento
.
Una
cosmonave
è
meno
pericolosa
degli
aerei
supersonici
che
erano
abituati
a
collaudare
,
e
da
terra
li
seguiamo
secondo
per
secondo
,
possiamo
portar
loro
soccorso
.
Perché
dovrebbero
essere
meno
tranquilli
?
"
.
Perché
vanno
sulla
Luna
,
dottore
.
"
Sciocchezze
.
Anche
sulla
Luna
li
seguiamo
,
le
ho
detto
:
mentre
atterrano
,
scendono
,
si
spostano
"
.
Dottore
scherziamo
?
Un
uomo
ha
aperto
una
capsula
e
scende
su
un
mondo
dove
nessuno
è
mai
stato
:
ed
egli
lo
sa
.
Appoggia
i
piedi
dove
nessuno
li
ha
mai
appoggiati
,
gira
gli
occhi
dove
nessuno
li
ha
mai
girati
:
ed
egli
lo
sa
.
Lentamente
,
cautamente
,
fa
il
primo
passo
;
l
'
umanità
intera
,
coloro
che
sono
morti
,
fa
quel
passo
con
lui
:
ed
egli
lo
sa
.
Non
v
'
è
scoperta
di
isola
,
né
di
oceano
,
né
di
continente
in
questo
pianeta
che
possa
paragonarsi
a
quel
primo
lentissimo
,
cautissimo
passo
:
ed
egli
lo
sa
.
L
'
oggetto
dal
quale
è
disceso
potrebbe
non
ripartire
mai
più
,
condannarlo
a
morire
su
questo
deserto
e
lontano
centinaia
di
migliaia
di
miglia
da
casa
:
ed
egli
lo
sa
.
Dottore
,
lei
crede
davvero
che
le
sue
pulsazioni
non
supereranno
le
centotrentotto
al
minuto
?
Ma
cos
'
è
,
quest
'
uomo
,
un
robot
?
"
Gli
astronauti
"
,
dice
il
dottore
,
"
non
sono
robot
.
Non
volevamo
robot
"
.
StampaPeriodica ,
Alle
4.57
del
21
luglio
1969
l
'
uomo
ha
messo
piede
sulla
Luna
.
È
cominciata
così
una
nuova
era
nella
storia
umana
:
la
conquista
degli
altri
mondi
,
la
scalata
ai
corpi
celesti
,
l
'
assalto
allo
spazio
.
Non
più
prigioniero
del
proprio
pianeta
,
l
'
uomo
si
è
proiettato
verso
approdi
ignoti
.
Finita
la
preistoria
spaziale
,
si
entrava
nell
'
era
cosmica
.
Di
questa
grandiosa
avventura
che
ha
portato
l
'
uomo
a
violare
il
pianeta
proibito
,
L
'
Europeo
forniva
una
cronaca
destinata
a
diventare
storia
.
Saranno
queste
parole
,
udite
nel
corso
della
lunga
"
notte
della
Luna
"
,
a
raccontare
nei
secoli
l
'
avventura
più
grande
dell
'
uomo
del
nostro
tempo
.
È
una
cronaca
vissuta
minuto
per
minuto
sul
luogo
stesso
dal
quale
veniva
comandata
la
missione
lunare
,
al
fianco
degli
uomini
che
a
400mila
chilometri
di
distanza
governavano
l
'
astronave
da
Terra
;
e
racconta
,
attraverso
le
parole
testuali
dei
protagonisti
,
ciò
che
è
avvenuto
in
quelle
ore
che
hanno
cambiato
il
destino
dell
'
umanità
.
Ora
che
lo
spettacolo
paradossale
è
finito
,
il
dramma
concluso
,
e
i
confini
della
nostra
intelligenza
e
della
nostra
storia
si
sono
allargati
fino
al
Mare
della
Tranquillità
,
ci
sentiamo
come
assuefatti
all
'
idea
di
possedere
la
Luna
e
quasi
sorridiamo
delle
nostre
ansie
e
dei
nostri
timori
:
non
era
poi
così
difficile
,
dicono
alcuni
,
si
accende
un
fiammifero
e
via
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
al
miracolo
d
'
essere
usciti
dalla
nostra
prigione
di
azzurro
per
approdare
a
quell
'
isola
brutta
:
presto
ce
ne
scorderemo
,
come
abbiamo
scordato
il
miracolo
del
primo
pesce
che
uscì
dalle
acque
per
approdare
alla
terra
e
diventare
un
uomo
.
Ripetere
la
sfida
non
ci
sembra
più
un
rischio
blasfemo
,
e
della
meravigliosa
avventura
non
resterà
presto
che
una
carnevalata
intorno
a
due
piloti
cui
abbiamo
già
regalato
la
patente
di
eroi
,
l
'
immagine
sui
francobolli
,
il
nome
nei
libri
di
scuola
,
un
posto
nella
storia
.
Forse
il
successo
ci
ha
fatto
perdere
il
senso
delle
proporzioni
,
forse
ciò
che
è
avvenuto
è
troppo
grande
per
esser
giudicato
da
noi
:
così
come
quel
pesce
non
si
rese
conto
di
uscire
dall
'
acqua
per
diventare
uomo
,
noi
non
ci
rendiamo
conto
di
avere
toccato
un
altro
pianeta
per
diventare
qualcosa
che
non
sappiamo
nemmeno
immaginare
.
Il
giudizio
spetterà
ai
figli
dei
figli
dei
nostri
figli
.
A
noi
contemporanei
,
a
noi
spettatori
,
resta
solo
da
narrare
ciò
che
abbiamo
visto
e
udito
ora
con
orgoglio
ora
con
vergogna
.
Giacché
siamo
composti
dell
'
uno
e
dell
'
altra
,
e
anche
nel
viaggio
verso
la
Luna
gli
uomini
hanno
dimostrato
la
loro
bellezza
e
la
loro
bruttezza
,
che
è
come
dire
la
loro
umanità
.
Ecco
dunque
la
cronaca
di
quei
due
incredibili
giorni
e
di
quell
'
incredibile
notte
come
li
ho
visti
a
Houston
,
Texas
,
dal
momento
in
cui
la
prima
astronave
terrestre
si
posò
sulla
Luna
,
il
20
luglio
1969
,
fino
al
momento
in
cui
ne
ripartì
,
il
21
luglio
1969
.
The
Eagle
has
landed
,
l
'
Aquila
è
atterrata
C
'
era
stata
quest
'
ultima
notte
durante
la
quale
neanche
Neil
Armstrong
e
Buzz
Aldrin
e
Michael
Collins
erano
riusciti
a
dormire
bene
e
avevano
sonnecchiato
per
poco
più
di
quattr
'
ore
:
secondo
i
dati
forniti
dai
cervelli
elettronici
che
da
bordo
raccontano
tutto
al
Centro
controllo
.
La
notte
fra
il
sabato
19
luglio
e
domenica
20
luglio
.
I
tre
astronauti
si
erano
svegliati
alle
cinque
del
mattino
,
ora
di
Houston
,
dopo
avere
orbitato
l
'
altra
faccia
della
Luna
,
ed
era
subito
cominciato
un
dialogo
tecnico
,
parametri
e
traiettorie
e
costanti
,
condotto
dal
Capsule
Communicator
che
per
il
momento
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
,
e
dopo
quel
dialogo
era
seguita
la
lettura
delle
notizie
terrestri
,
accolta
con
un
distacco
quasi
sgarbato
.
«
Buzz
,
tuo
figlio
Andy
ha
fatto
il
giro
della
Nasa
ieri
pomeriggio
e
suo
zio
Bob
l
'
ha
accompagnato
a
visitare
anche
il
laborato
»
.
«
Grazie
»
,
lo
aveva
interrotto
seccamente
Aldrin
.
Nessuna
notizia
sembrava
interessarli
,
divertirli
,
commuoverli
,
nemmeno
quella
che
in
tutte
le
chiese
del
mondo
si
pregasse
per
loro
o
che
Richard
Nixon
avesse
ordinato
una
funzione
speciale
alla
Casa
Bianca
,
o
che
la
loro
squadra
preferita
di
baseball
,
la
National
League
,
si
apprestasse
a
giocare
a
Washington
con
l
'
American
League
,
o
che
il
titolo
di
miss
Universo
fosse
stato
vinto
da
una
filippina
di
18
anni
battendo
miss
Finlandia
e
miss
Australia
.
S
'
erano
decongelati
un
pochino
solo
quando
Ron
Evans
aveva
raccontato
la
leggenda
di
Chan
Go
:
«
Attenti
,
la
ragazza
è
cinese
e
si
chiama
Chan
Go
.
Vive
sulla
Luna
da
4mila
anni
,
rubò
a
suo
marito
la
pillola
dell
'
immortalità
.
È
facile
trovarla
perché
se
ne
sta
con
un
grande
coniglio
all
'
ombra
di
un
albero
di
cannella
»
.
Con
la
sua
voce
di
pietra
,
Aldrin
aveva
risposto
:
«
Okay
,
Ron
.
Cercheremo
di
trovare
la
ragazza
con
il
coniglio
»
.
Era
arrivata
questa
domenica
,
ma
non
una
domenica
come
le
altre
,
cioè
spensierata
,
rilassata
,
festosa
.
Alle
8
,
anziché
i
soliti
programmi
a
quiz
,
la
televisione
aveva
cominciato
a
trasmettere
servizi
speciali
che
davano
l
'
immagine
della
nostra
galassia
,
della
Via
Lattea
,
del
nostro
sistema
solare
,
mentre
una
voce
leggeva
la
Genesi
:
"
E
in
principio
Dio
creò
il
Cielo
e
la
Terra
,
e
la
Terra
era
vuota
e
senza
forme
,
e
l
'
oscurità
era
sospesa
sul
cielo
e
la
terra
"
.
Del
resto
molti
,
quella
mattina
,
citavano
la
Genesi
:
preti
cattolici
e
pastori
presbiteriani
,
metodisti
,
episcopali
.
A
Houston
le
chiese
erano
piene
,
impiegati
della
Nasa
scienziati
astronauti
:
v
'
è
un
momento
in
cui
la
tecnologia
non
basta
più
a
dare
agli
uomini
fiducia
in
se
stessi
e
la
loro
sapienza
si
scioglie
in
debolezza
.
Li
vedevi
entrare
e
uscire
dalle
chiese
,
quegli
uomini
,
tutti
compunti
,
tutti
tesi
nell
'
ansia
.
L
'
angoscia
era
aggravata
da
un
cielo
livido
che
annunciava
la
pioggia
e
verso
mezzogiorno
c
'
era
stato
uno
scroscio
rabbioso
,
scalognatore
.
Nessuno
si
sentiva
ottimista
,
tranquillo
.
Nell
'
edificio
dove
la
Nasa
ospitava
la
sala
stampa
i
giornalisti
passeggiavano
impazienti
.
Uno
ripeteva
:
«
Non
la
so
scrivere
questa
cosa
,
non
la
so
scrivere
.
Non
è
una
storia
da
giornalisti
,
ci
vorrebbe
Omero
»
.
In
città
,
le
sole
persone
che
dimostrassero
serenità
erano
le
mogli
di
Armstrong
,
Aldrin
e
Collins
.
Addestrate
dai
loro
mariti
,
«
la
Luna
è
una
normale
conquista
della
tecnologia
»
,
erano
giunte
a
quel
giorno
con
la
principale
preoccupazione
di
apparire
graziose
in
tv
e
una
,
la
moglie
di
Aldrin
,
aveva
fatto
a
tale
scopo
una
cura
dimagrante
.
Grazie
a
essa
aveva
potuto
esibirsi
in
costume
da
bagno
sui
bordi
della
sua
piscina
,
offrendosi
alla
folla
e
alle
macchine
da
presa
della
Cbs
dinanzi
alle
quali
aveva
scherzato
,
sorriso
,
spiegato
che
i
tre
sarebbero
allunali
e
tornati
.
Cosa
di
cui
neanche
Wernher
Von
Braun
sembrava
sicuro
.
Nell
'
ultima
conferenza
stampa
gli
era
sfuggita
una
frase
:
«
Siamo
abbastanza
maturi
da
sopportare
lo
shock
se
la
missione
non
sarà
completata
»
.
Alla
caffetteria
della
Nasa
,
dove
era
sceso
per
mangiare
un
panino
mischiato
alla
folla
,
Von
Braun
era
apparso
cupo
e
aveva
rifiutato
di
firmare
una
fotografia
del
Saturno
.
E
così
siamo
giunti
al
pomeriggio
fatale
,
quello
in
cui
due
uomini
del
nostro
pianeta
avrebbero
tentato
di
sbarcare
sulla
Luna
.
Erano
due
uomini
che
nessuno
aveva
scelto
perché
migliori
degli
altri
e
il
loro
unico
merito
consisteva
nell
'
essere
bravi
piloti
,
ma
non
migliori
di
altri
.
Umanamente
non
valevano
granché
.
Privi
di
fantasia
e
di
umiltà
,
prima
della
partenza
si
erano
mostrati
arroganti
,
durante
il
volo
non
si
erano
resi
simpatici
:
mai
una
frase
dettata
dal
cuore
,
un
motto
scherzoso
,
un
'
osservazione
geniale
.
Avevano
visto
la
Terra
che
si
allontanava
centinaia
di
migliaia
di
miglia
e
tal
privilegio
s
'
era
risolto
in
un
'
arida
lezione
di
geografia
:
«
Vedo
a
destra
la
penisola
dello
Yucatán
,
a
sinistra
la
Florida
»
.
Qualcuno
li
aveva
definiti
"
unmanned
crew
"
,
equipaggio
senz
'
uomo
,
il
termine
che
si
usa
per
le
astronavi
che
non
hanno
persone
a
bordo
.
Amareggiato
e
deluso
dal
loro
silenzio
,
li
perdonavi
solo
sapendo
che
avevano
paura
,
ma
neanche
ciò
bastava
ad
amarli
mentre
l
'
ora
si
avvicinava
.
L
'
ora
era
fra
le
3
e
le
3
e
mezzo
.
Quelle
due
macchine
straordinarie
chiamate
Lem
e
capsula
Apollo
si
erano
ormai
staccate
:
l
'
Apollo
orbitava
la
Luna
con
Mike
Collins
,
il
Lem
si
abbassava
sul
Mare
della
Tranquillità
con
Armstrong
e
Aldrin
.
Ma
non
si
chiamavano
più
Apollo
e
Lem
:
il
primo
lo
avevano
ribattezzato
Columbia
,
dal
nome
del
razzo
di
Jules
Verne
,
il
secondo
Eagle
,
cioè
aquila
:
simbolo
amato
dai
militari
.
Nel
distintivo
fatto
disegnare
dai
tre
si
vedeva
un
'
aquila
che
scende
con
le
ali
spiegate
e
gli
artigli
spalancati
fra
i
crateri
della
Luna
.
Osservandolo
,
alcuni
avevano
ricordato
che
l
'
impegno
di
sbarcare
sulla
Luna
entro
il
1970
era
stato
assunto
da
John
Fitzgerald
Kennedy
dopo
la
crisi
di
Cuba
,
anzi
dopo
la
Baia
dei
Porci
,
per
scopi
strettamente
politici
.
C
'
era
bisogno
di
una
grossa
impresa
che
restituisse
prestigio
e
rispetto
agli
Stati
Uniti
e
la
Luna
era
apparsa
la
soluzione
più
facile
e
più
clamorosa
.
Lo
stesso
Lyndon
Johnson
aveva
confermato
ciò
in
una
trasmissione
televisiva
.
Poi
,
d
'
un
tratto
,
scoppiarono
le
3
del
pomeriggio
.
D
'
un
tratto
,
come
questo
viaggio
che
avevamo
atteso
per
anni
e
a
cui
,
tuttavia
,
non
eravamo
ancora
preparati
.
Sai
,
come
quando
nasce
un
bambino
e
per
nove
mesi
lo
si
vede
crescere
nel
ventre
,
si
sa
che
dal
ventre
dovrà
uscire
,
ma
arriva
il
momento
e
ti
coglie
una
specie
di
sorpresa
,
di
panico
,
nasce
il
bambino
,
è
appena
nato
il
bambino
e
ci
accorgiamo
che
non
siamo
pronti
a
riceverlo
.
Non
successe
nulla
di
straordinario
che
ci
desse
l
'
allarme
,
non
suonò
un
campanello
,
non
gracchiò
un
altoparlante
per
dirci
che
erano
le
tre
,
forse
non
guardammo
nemmeno
l
'
orologio
.
Ma
all
'
improvviso
ci
accorgemmo
che
l
'
ora
era
giunta
e
tutto
cambia
.
Non
ci
importò
più
che
la
Luna
rappresentasse
un
volgare
scopo
politico
,
non
ci
importò
più
che
i
due
uomini
scelti
dal
caso
fossero
antipatici
.
La
Luna
divenne
qualcosa
di
religioso
e
i
due
uomini
divennero
qualcosa
di
santo
:
un
simbolo
di
tutti
noi
,
vivi
o
morti
,
buoni
e
cattivi
,
stupidi
e
intelligenti
,
noi
pesci
che
cerchiamo
sempre
altre
spiagge
senza
sapere
perché
.
E
ovunque
passò
come
un
brivido
,
lo
stesso
che
in
quel
momento
scuoteva
chiunque
ascoltasse
una
radio
,
nel
mondo
,
o
sedesse
dinanzi
a
un
televisore
,
o
sapesse
quel
che
stava
accadendo
.
Le
macchine
da
presa
della
tv
erano
puntate
sul
Centro
controllo
dove
si
dirigono
le
operazioni
di
volo
.
Il
Centro
controllo
si
affollò
e
dietro
un
vetro
apparve
Von
Braun
,
con
il
capo
chino
e
le
braccia
conserte
come
se
pregasse
.
Ai
tavoli
coi
monitor
e
i
cervelli
elettronici
gli
ingegneri
e
gli
astronauti
e
i
tecnici
si
accomodarono
meglio
le
cuffie
.
Ron
Evans
si
alzò
e
lasciò
il
posto
a
Charlie
Duke
(
astronauta
che
fungeva
da
"
capcom
"
,
capsule
communicator
,
cioè
colui
che
aveva
il
compito
di
comunicare
direttamente
con
l
'
equipaggio
.
Fu
pilota
del
modulo
lunare
di
Apollo
16
e
decimo
uomo
a
mettere
piede
sulla
Luna
nel
1972
,
ndr
)
.
Accanto
a
lui
c
'
era
soltanto
Pete
Conrad
,
il
comandante
del
prossimo
equipaggio
destinato
alla
Luna
in
novembre
.
Immobili
,
tutti
e
due
,
tirati
.
Nella
sala
stampa
invece
si
raddoppiò
il
trambusto
,
spostare
di
sedie
,
squillare
di
telefoni
,
battere
di
telescriventi
,
urla
isteriche
.
Chi
chiamava
Tokyo
,
chi
Berlino
,
chi
Roma
,
chi
Praga
,
chi
Rio
de
Janeiro
!
«
Press
emergency
,
press
emergency
call
!
Chiamata
stampa
di
emergenza
!
Emergenza
!
»
,
oppure
:
«
Il
cavo
!
Il
cavo
!
»
,
altri
defluirono
verso
l
'
auditorium
.
C
'
era
questo
auditorium
,
che
è
immenso
,
e
c
'
era
questo
schermo
che
è
enorme
:
quattro
metri
per
sei
.
Si
fece
buio
,
si
accese
lo
schermo
,
e
non
vi
apparve
nulla
per
chi
non
sapesse
,
ma
vi
apparve
qualcosa
di
tremendo
per
chi
sapesse
:
i
numeri
della
conta
a
rovescio
.
Le
ore
,
i
minuti
,
i
secondi
.
Le
ore
erano
ormai
a
zero
,
i
minuti
erano
dieci
,
i
secondi
spaccavano
senza
darli
il
tempo
di
leggerli
:
macchie
luminose
tremanti
come
le
nostre
mani
,
i
nostri
ginocchi
.
E
l
'
audio
martellò
,
nel
silenzio
,
poi
diffuse
una
voce
che
era
la
voce
di
Charlie
Duke
,
un
'
altra
voce
che
era
la
voce
di
Armstrong
.
Giungeva
disturbata
da
sibili
,
fischi
,
400mila
chilometri
laggiù
nel
cosmo
,
ma
si
capiva
tutto
ciò
che
diceva
,
e
quel
dialogo
,
Dio
quel
dialogo
,
noi
che
lo
udimmo
non
lo
scorderemo
mai
.
Ci
saremmo
molto
turbati
,
più
tardi
,
a
vederlo
uscire
dal
Lem
e
camminare
sulla
Luna
.
Però
mai
quanto
nei
dieci
minuti
o
dieci
secondi
che
precedettero
l
'
allunaggio
.
Se
chiedi
a
chi
c
'
era
:
«
Tu
hai
pianto
di
più
al
momento
in
cui
Armstrong
ha
allungato
il
piede
o
al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
?
»
,
la
risposta
è
identica
:
«
Al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
»
.
Le
tre
e
17
minuti
e
dieci
secondi
del
20
luglio
1969
,
ora
di
Houston
.
Vogliamo
riascoltare
gli
ultimi
14
secondi
prima
che
quel
bambino
nascesse
?
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
qui
Houston
.
Tutto
pronto
per
l
'
atterraggio
.
Chiudo
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Roger
.
Capito
.
Pronto
per
l
'
atterraggio
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
»
.
Armstrong
:
«
Allarme
12
.
12.01»
.
Charlie
Duke
:
«12.01»
.
Armstrong
:
«
Siamo
pronti
.
Stai
lì
,
pronti
.
2mila
piedi
.
2mila
piedi
nell
'
Ags
.
47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Calato
»
.
Armstrong
:
«47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
siete
perfetti
.
Siete
sul
go
.
Go
!
»
Armstrong
:
«35°
750
,
si
scende
giù
a
23;
700
piedi
,
21
e
giù
.
36°
,
600
piedi
,
giù
a
19;
510
piedi
,
giù
a
30
giù
a
30
giù
a
15;
400
piedi
,
giù
a
9
8
,
avanti
.
350
,
giù
a
4;
330
,
giù
a
3
e
mezzo
.
L
'
ago
è
tutto
teso
sulla
velocità
orizzontale
300
piedi
,
giù
a
3
e
mezzo
giù
1
al
minuto
.
1
,
1
e
mezzo
giù
vedo
la
nostra
ombra
laggiù
50
,
giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
19
,
avanti
.
Altitudine
velocità
3
e
mezzo
,
giù
,
220
piedi
.
13
,
avanti
11
,
avanti
scende
proprio
bene
,
bene
.
200
piedi
,
4
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
170
.
6
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
9
.
avanti
.
5
per
cento
,
quantità
luce
705
piedi
,
tutto
va
bene
.
Giù
a
metà
,
6
»
.
Charlie
Duke
:
«60
secondi
,
Neil
»
Armstrong
:
«
Accese
luci
.
Giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
Avanti
avanti
!
Bene
!
40
piedi
,
giù
a
due
e
mezzo
stiamo
sollevando
polvere
30
piedi
2
e
mezzo
giù
c
'
è
un
'
ombra
debole
debole
.
4
avanti
4
avanti
,
stiamo
piegandoci
un
poco
a
destra
6
giù
»
.
Charlie
Duke
:
«30
secondi
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Avanti
ci
stiamo
spostando
a
destra
contatto
luce
.
Okay
.
Chiudo
i
motori
.
Chiudo
il
controllo
automatico
.
Chiudo
il
motore
di
discesa
.
Motori
chiusi
.
Siamo
sul
413»
.
Charlie
Duke
:
«
Ti
leggiamo
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
L
'
Aquila
ha
atterrato
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Tranquillità
,
ti
leggiamo
da
Terra
.
C
'
è
un
bel
mucchio
di
tipi
qui
che
stanno
per
diventare
blu
.
Ma
respiriamo
di
nuovo
.
Grazie
infinite
»
.
Nell
'
auditorium
,
e
anche
nel
Centro
controllo
,
le
parole
di
Charlie
Duke
non
le
udì
nessuno
.
Perché
dopo
il
messaggio
di
Armstrong
,
«
qui
base
della
Tranquillità
,
l
'
Aquila
ha
atterrato
»
,
la
tensione
si
ruppe
e
salì
al
cielo
un
applauso
che
era
l
'
applauso
più
fragoroso
e
più
lungo
che
avessi
mai
udito
,
e
insieme
all
'
applauso
un
concerto
di
singhiozzi
,
di
urli
,
di
esclamazioni
dove
il
sollievo
si
univa
alla
gioia
,
la
gioia
allo
stupore
,
lo
stupore
all
'
orgoglio
,
e
ciò
non
soltanto
nell
'
auditorium
,
ma
nei
corridoi
,
nelle
cabine
radio
,
nelle
stanze
delle
telescriventi
,
negli
uffici
,
nello
stesso
Centro
controllo
dove
mi
dicono
che
Von
Braun
piangesse
come
un
bambino
.
E
piangeva
Wally
Schirra
,
e
molti
degli
astronauti
,
e
i
direttori
di
volo
.
Il
volto
di
Pete
Conrad
aveva
il
colore
del
gesso
,
quello
di
Alan
Bean
che
scenderà
con
lui
era
terreo
.
Si
alzò
Charlie
Duke
,
lasciò
il
posto
a
Ron
Evans
,
spalancò
la
porta
del
Centro
controllo
,
entrò
nel
recinto
dei
Vip
e
aggrappandosi
a
tutti
balbettava
:
«
We
did
it
,
we
dit
it
!
Ce
l
'
abbiamo
fatta
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Poi
Duke
uscì
dal
recinto
dei
Vip
,
si
mise
a
correre
per
le
stanze
,
per
gli
edifici
,
ripeteva
«
we
did
it
,
we
did
it
,
o
God
God
God
!
Dio
Dio
Dio
!
»
.
Questi
uomini
forti
,
sempre
freddi
e
sempre
distaccati
,
questi
uomini
sempre
convinti
che
una
ruota
debba
girare
per
il
semplice
fatto
che
è
una
ruota
.
Ci
volle
un
bel
po
'
perché
si
ricomponessero
,
ci
ricomponessimo
,
e
ripensassimo
alla
voce
con
cui
Armstrong
aveva
detto
«
l
'
Aquila
è
atterrata
»
.
Una
voce
soffice
,
tranquilla
,
priva
di
qualsiasi
emozione
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
informò
che
al
momento
dell
'
atterraggio
il
polso
di
Armstrong
era
salito
a
156
.
Lui
che
non
va
mai
oltre
i
70
,
i
90
.
Ma
dalla
voce
non
sembrava
davvero
,
e
con
quel
tono
soffice
,
tranquillo
,
privo
di
qualsiasi
emozione
,
continuò
a
dare
le
informazioni
,
spiegò
il
punto
in
cui
era
atterrato
,
un
triangolo
compreso
fra
una
collina
chiamata
Zampa
di
gatto
,
una
montagna
chiamata
Ultima
freccia
e
un
cratere
detto
Zeta
.
Finalmente
lasciò
che
Aldrin
descrivesse
ciò
che
vedeva
dal
finestrino
del
Lai
.
Era
tornato
Charlie
Duke
;
il
dialogo
è
con
Charlie
Duke
.
Aldrin
:
«
Houston
,
deve
esservi
apparsa
una
fase
finale
molto
lunga
.
Lo
è
stata
.
Il
sistema
automatico
ci
stava
portando
dritti
in
un
campo
di
football
,
voglio
dire
un
cratere
che
aveva
l
'
ampiezza
di
un
campo
di
football
,
con
un
gran
numero
di
massi
enormi
,
circa
il
diametro
di
uno
dei
crateri
minori
,
sicché
abbiamo
dovuto
controllare
la
discesa
a
mano
e
cercare
una
zona
ragionevolmente
buona
in
quel
campo
di
rocce
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Ricevuto
.
Era
bello
da
qui
,
Tranquillità
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Ora
entriamo
nei
dettagli
di
ciò
che
vedo
intorno
a
me
.
Be
'
,
sembra
una
collezione
di
ogni
specie
di
rocce
per
ciò
che
riguarda
la
forma
,
l
'
angolosità
,
la
granulosità
.
Sono
estremamente
varie
.
I
colori
cambiano
parecchio
a
seconda
di
come
li
guardi
nella
luce
.
In
genere
non
sembra
esserci
molto
colore
,
direi
niente
affatto
colore
.
Però
sembra
che
alcune
delle
rocce
e
dei
massi
,
e
anche
di
questi
ve
ne
sono
parecchi
vicini
a
noi
,
sembra
che
alcuni
abbiano
colori
interessanti
.
Chiudo
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
ricevuto
.
Ci
sembra
che
tutto
vada
bene
,
Tranquillità
.
Ora
vi
lasciamo
lavorare
sulla
conta
a
rovescio
simulata
e
poi
ci
riparliamo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Questo
16G
è
proprio
come
un
aeroplano
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
roger
.
Tranquillità
,
dovete
sapere
che
in
questa
stanza
c
'
è
un
mucchio
di
facce
sorridenti
,
e
anche
in
tutto
il
mondo
»
.
Aldrin
:
«
Due
sono
anche
qui
dentro
»
.
Charlie
Duke
:
«
È
stato
un
gran
bel
lavoro
,
ragazzi
»
.
Fu
a
questo
punto
che
intervenne
la
voce
fra
divertita
e
mortificata
di
Collins
:
«
Non
dimenticatevi
di
qualcuno
che
è
dentro
questa
capsula
»
.
Quel
Collins
sempre
messo
da
parte
e
destinato
a
essere
messo
da
parte
,
quel
Collins
che
se
ne
andava
solo
intorno
alla
Luna
.
Nessuno
gli
rispose
.
Il
dialogo
fra
il
Centro
controllo
e
il
Lem
continuò
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Avete
atterrato
con
un
'
inclinazione
di
4
gradi
e
mezzo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Sì
,
è
confermato
dai
nostri
strumenti
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
qui
Columbia
,
Houston
!
Non
potreste
mettermi
in
contatto
con
loro
?
»
,
disse
Collins
,
commovente
come
la
sua
solitudine
.
«
Okay
,
Columbia
.
Ora
ti
ci
mettiamo
»
,
disse
Charlie
Duke
.
«
Di
'
qualcosa
che
possano
udire
,
Mike
.
Chiudo
»
.
«
Qui
Columbia
.
Cosa
devo
dire
?
»
.
«
Qualcosa
che
possano
udire
,
qualcosa
.
Chiudo
»
.
«
Roger
.
Base
della
Tranquillità
,
qui
Columbia
.
Ragazzi
,
visto
di
quassù
è
stato
proprio
straordinario
.
Avete
fatto
un
lavoro
straordinario
,
ragazzi
»
.
«
Grazie
,
Mike
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Ora
tieni
stretta
quella
base
in
orbita
,
tienila
pronta
per
noi
»
.
«
Lo
farò
,
Buzz
,
lo
farò
»
.
Poi
intervenne
di
nuovo
Armstrong
.
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
I
ragazzi
a
Terra
avevano
detto
di
non
essere
certi
che
ce
l
'
avremmo
fatta
e
invece
eravamo
un
po
'
preoccupati
dal
sistema
di
allarme
,
questo
sì
.
Proprio
durante
la
discesa
,
e
a
parte
il
momento
in
cui
dovevamo
scegliere
un
buon
posto
per
atterrare
,
voglio
dire
a
parte
una
buona
occhiata
ai
crateri
nella
fase
finale
,
non
m
'
è
riuscito
di
identificare
bene
quel
che
c
'
era
all
'
orizzonte
»
.
Charlie
Duke
:
«
Non
te
la
prendere
,
Neil
.
A
quello
ci
pensiamo
ora
.
Chiudo
»
.
«
Può
interessarti
sapere
che
non
ho
notato
e
non
noto
difficoltà
alcuna
nell
'
adattarmi
a
un
sesto
di
gravità
.
Direi
anzi
che
mi
riesce
naturale
,
spontaneo
,
muovermi
in
un
sesto
di
gravità
»
.
«
Roger
,
ricevuto
.
Bene
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
ora
ti
do
le
informazioni
.
La
mia
sinistra
è
praticamente
poco
sopra
il
livello
di
un
grande
numero
di
crateri
il
cui
diametro
va
dai
cinque
ai
50
piedi
.
Vedo
anche
molte
vette
montagnose
alte
dai
20
ai
30
piedi
.
E
migliaia
,
letteralmente
migliaia
di
minuscoli
crateri
larghi
un
piede
o
due
.
Di
fronte
a
me
,
a
qualche
centinaio
di
piedi
,
vi
sono
alcuni
blocchi
di
roccia
irta
e
angolosa
,
dai
bordi
appuntiti
,
alti
circa
due
piedi
.
E
c
'
è
una
collina
sul
nostro
orizzonte
,
proprio
in
linea
diretta
con
i
due
finestrini
.
Giudicarne
la
distanza
è
impossibile
,
ma
direi
un
miglio
o
mezzo
miglio
»
.
Mike
Collins
:
«
Sembra
molto
meglio
di
ieri
,
Neil
,
quando
si
guardava
in
quell
'
angolatura
bassa
del
Sole
.
Ieri
il
terreno
appariva
accidentato
come
una
pannocchia
di
granoturco
»
.
«
Era
davvero
accidentato
,
Mike
.
Nella
zona
di
atterraggio
era
estremamente
punteggiato
di
crateri
e
di
pietre
.
Alcune
pietre
più
grandi
di
cinque
o
10
piedi
»
.
«
Nel
dubbio
,
atterra
lungo
»
.
(
È
una
espressione
dei
piloti
:
«
When
in
doubt
,
land
long
»
.
Gran
parte
delle
loro
frasi
erano
nel
linguaggio
dei
piloti
:
per
esempio
non
dicevano
«
non
preoccuparti
»
,
dicevano
«
niente
sudore
,
no
sweat
»
.
E
non
dicevano
«
chiudo
»
,
dicevano
«
break
,
break
,
rompi
,
rompi
»
)
.
«
È
quel
che
abbiamo
fatto
,
Mike
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Vorremmo
che
tu
mettessi
in
funzione
il
memory
E
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Per
te
abbiamo
un
P22
,
se
sei
pronto
a
ricevere
»
.
Mike
Collins
:
«
Sissignore
,
ai
tuoi
ordini
»
.
Armstrong
:
«
Dunque
,
dicevo
,
direi
che
il
colore
della
superficie
intorno
a
noi
è
paragonabile
a
quello
che
abbiamo
osservato
in
orbita
:
a
10°
di
angolatura
del
Sole
.
È
un
colore
sostanzialmente
senza
colore
,
grigio
bianco
,
molto
bianco
,
e
il
grigio
è
gessoso
quando
guardi
alla
fase
zero
.
Però
quando
guardi
a
un
'
inclinazione
di
90°
è
un
grigio
molto
più
scuro
,
è
un
grigio
cinereo
,
color
della
cenere
.
Alcune
delle
rocce
che
sono
state
investite
o
rotte
dal
razzo
sono
all
'
esterno
di
un
color
grigio
chiaro
e
all
'
interno
di
un
grigio
scuro
,
scurissimo
,
quelle
rotte
,
mi
spiego
.
Sembrano
basalto
»
.
Interruzione
di
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Per
favore
depressurizzate
di
nuovo
il
carburante
e
l
'
ossigeno
.
Stanno
salendo
troppo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
carburante
e
ossigeno
in
partenza
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ho
detto
che
potete
aprire
sia
il
carburante
che
l
'
ossigeno
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
,
okay
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ripeto
:
depressurizzate
il
carburante
.
Depressurizzate
,
depressurizzate
!
Sta
aumentando
rapidamente
di
pressione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Ma
noi
segniamo
30
Psi
del
carburante
e
30
di
ossigeno
»
.
(
Psi
significa
Pound
square
inch
,
cioè
libbre
ogni
pollice
quadrato
)
.
Charlie
Duke
:
«
Noi
leggiamo
qualcosa
di
diverso
sui
nostri
strumenti
.
Per
favore
,
depressurizzate
il
carburante
e
l
'
ossigeno
ho
detto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
depressurizziamo
.
Teniamo
aperto
.
Ora
l
'
ago
segna
21
Psi
.
E
ora
20
.
E
ora
15
.
E
ora
0»
.
Charlie
Duke
:
«
Bene
,
chiudi
,
grazie
»
.
Armstrong
:
«
Chiuso
.
Dai
finestrini
non
abbiamo
potuto
vedere
le
stelle
,
avevamo
la
visiera
dell
'
elmetto
calata
.
Ora
Buzz
tenta
di
vederle
con
le
lenti
ottiche
,
io
sto
guardando
la
Terra
.
È
grande
e
lucente
e
bella
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
dev
'
essere
proprio
un
gran
bello
spettacolo
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Mancano
due
minuti
al
vostro
Los
.
(
Loss
of
signal
,
cioè
perdita
di
contatto
con
la
Terra
,
quando
l
'
astronave
passa
dall
'
altra
parte
della
Luna
.
Mike
Collins
stava
infatti
dirigendosi
verso
l
'
altra
faccia
della
Luna
)
.
«
Mike
,
sei
proprio
bello
mentre
te
ne
vai
sopra
la
collina
.
Chiudo
»
.
Collins
:
«
Okay
grazie
.
Sono
contento
di
sapere
che
anch
'
io
funziono
bene
.
Avete
nulla
da
suggerire
?
La
posizione
che
tengo
mi
sembra
giusta
»
.
Charlie
Duke
:
«
Perfetta
.
Mike
»
.
Collins
:
«
Sarebbe
anche
ora
di
mangiare
,
no
?
»
.
Charlie
Duke
:
«
Ripeti
»
.
Collins
:
«
Be
'
,
non
importa
»
.
Charlie
Duke
:
«
Mike
,
tieni
quella
posizione
.
È
buona
»
.
Collins
:
«
Grazie
»
.
E
sparì
dall
'
altra
parte
della
Luna
,
a
volare
solo
in
quel
nulla
fatto
di
silenzio
.
Per
un
'
ora
non
avrebbe
potuto
comunicare
con
nessuno
,
sapere
ciò
che
accadeva
ad
Armstrong
e
a
Aldrin
,
dire
quel
che
accadeva
a
lui
,
per
esempio
,
se
avesse
potuto
dire
l
'
invidia
,
la
malinconia
che
provava
a
pensare
di
non
poter
scendere
sopra
la
Luna
,
lui
:
essere
arrivato
fin
quasi
a
toccarla
e
non
toccarla
,
girarci
intorno
come
Caino
e
perdersi
tutta
la
gloria
,
rendendosi
conto
che
quando
parlavano
a
lui
era
quasi
per
gentilezza
,
di
lui
non
si
curavano
affatto
o
ben
poco
,
tutta
l
'
attenzione
era
per
Armstrong
e
Aldrin
,
e
a
lui
era
toccato
proprio
il
lavoro
peggiore
:
povero
Mike
.
Poi
,
erano
ormai
le
4
e
mezzo
del
pomeriggio
,
il
medico
di
volo
annunciò
che
Armstrong
e
Aldrin
si
sarebbero
messi
a
mangiare
,
subito
dopo
a
dormire
.
Uscimmo
,
dall
'
auditorium
.
La
pioggia
era
cessata
,
colava
a
picco
un
sole
bollente
,
accecante
;
e
la
Nasa
brulicava
di
folla
.
In
segno
di
festa
avevano
improvvisamente
aperto
i
cancelli
,
e
sotto
una
copia
del
Lem
,
in
mezzo
al
prato
dell
'
edificio
numero
uno
,
erano
accampati
una
dozzina
di
neri
,
giunti
apposta
da
Washington
per
dimostrare
contro
il
viaggio
sulla
Luna
e
sfruttare
la
presenza
dei
giornalisti
.
Si
riparavano
dal
sole
con
ombrelli
neri
e
battendo
le
nocche
sull
'
asta
dell
'
ombrello
cantavano
:
«
Hanno
la
Luna
in
mano
,
hanno
Neil
Armstrong
in
mano
,
hanno
Buzz
Aldrin
in
mano
,
hanno
il
Vietnam
in
mano
,
hanno
i
bambini
che
muoiono
di
fame
in
mano
,
hanno
la
potenza
in
mano
,
hanno
l
'
ingiustizia
in
mano
»
.
La
maggior
parte
erano
donne
ben
vestite
o
grasse
,
e
c
'
era
anche
una
ragazza
bianca
con
i
capelli
biondi
e
i
blue
-
jeans
.
Arrivò
la
polizia
;
dolcemente
,
per
non
dare
scandali
,
li
invitò
ad
andarsene
.
Alle
cinque
e
mezzo
si
seppe
che
Armstrong
e
Aldrin
non
sarebbero
andati
a
dormire
dopo
mangiato
:
per
la
prima
volta
avevano
infranto
il
programma
e
dimostrato
qualcosa
di
umano
,
l
'
impazienza
.
E
con
impazienza
avevano
chiesto
il
permesso
di
prepararsi
a
uscire
subito
sulla
Luna
e
il
permesso
gli
era
stato
accordato
.
L
'
avvenimento
era
atteso
per
le
otto
e
mezzo
di
sera
e
quel
giornalista
ripeteva
:
«
Io
non
ci
riesco
,
io
non
ci
riesco
.
Ci
vuole
Omero
»
.
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
,
sono
ai
piedi
della
scaletta
A
Houston
,
quella
sera
,
non
si
vedeva
la
Luna
.
Era
coperta
da
nubi
fitte
,
nuovamente
gonfie
di
pioggia
.
E
in
quel
cielo
senza
Luna
,
nuovamente
gonfio
di
pioggia
,
arrivarono
le
otto
e
mezzo
che
divennero
presto
le
nove
:
alle
otto
e
mezzo
Armstrong
e
Aldrin
non
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Le
nove
divennero
presto
le
nove
e
mezzo
:
neanche
alle
nove
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Alle
nove
e
mezzo
il
Centro
controllo
annunciò
che
erano
pronti
e
mancava
circa
un
quarto
d
'
ora
all
'
apertura
dello
sportello
.
Allora
nell
'
auditorium
ci
mettemmo
a
fissare
l
'
enorme
schermo
dove
si
avvicendavano
,
allineate
,
le
informazioni
dei
cervelli
elettronici
.
L
'
informazione
che
ci
interessava
era
al
penultimo
rigo
,
dove
stava
scritto
Plss
.
Significa
:
Post
landing
survival
system
,
ed
è
in
sostanza
il
contenitore
di
ossigeno
che
gli
astronauti
si
attaccano
dietro
le
spalle
e
poi
mettono
in
funzione
al
momento
in
cui
la
cabina
del
Lem
viene
depressurizzata
e
lo
sportello
si
apre
.
Accanto
alla
parola
Plss
leggevi
,
fino
alle
9.45
,
00
:
00,00
.
Ma
alle
9.45
l
'
ultimo
zero
divenne
un
uno
e
poi
un
due
e
poi
un
tre
e
i
secondi
divennero
con
velocità
pazza
minuti
e
sapemmo
che
la
cabina
era
stata
depressurizzata
,
lo
sportello
aperto
.
In
principio
ci
furono
solo
le
voci
.
Infatti
la
macchina
da
presa
della
televisione
era
chiusa
in
un
settore
del
Lem
che
poteva
essere
azionato
solo
dall
'
esterno
e
,
per
azionarlo
,
Armstrong
doveva
uscire
,
poi
scendere
fino
a
metà
scaletta
.
Le
voci
giungevano
a
noi
molto
nitide
e
non
eran
le
solite
voci
di
pietra
,
erano
voci
molto
preoccupate
,
molto
incerte
.
Soprattutto
quella
di
Armstrong
che
finalmente
tremava
come
deve
tremare
la
voce
di
un
uomo
che
la
prima
volta
mette
piede
sulla
Luna
.
Tremavamo
anche
noi
,
però
.
Dio
,
come
tremavamo
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Bene
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Quasi
pronti
per
andare
giù
a
prendere
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
È
giù
il
mio
indicatore
?
Okay
,
ora
siamo
pronti
ad
agganciare
Lec
»
(
Launch
escape
control
,
cioè
la
corda
per
calare
le
scatole
di
alluminio
e
gli
strumenti
)
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
che
vai
giù
,
Neil
,
metti
il
sacchetto
così
,
È
meglio
.
Neil
,
te
lo
sei
legato
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
,
ora
bisogna
agganciare
questo
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Questo
lascialo
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
la
visiera
,
Neil
.
Abbassala
.
Neil
,
stai
voltando
le
spalle
alla
passerella
della
scaletta
.
Avanti
.
Su
.
Bene
.
L
'
hai
trovata
un
po
'
più
verso
di
me
.
Neil
ora
dritto
.
Giù
riposati
un
poco
»
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
si
guida
un
cieco
che
impara
a
camminare
nel
buio
.
Affettuosamente
,
prolissamente
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
i
pesci
guidarono
il
pesce
che
uscì
in
cerca
della
riva
asciutta
,
allargando
le
branchie
per
respirare
l
'
ossigeno
.
E
la
riva
era
questa
distesa
di
sabbia
sconosciuta
grigia
e
ostile
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Neil
,
te
la
stai
cavando
proprio
bene
,
Neil
.
Torna
verso
di
me
ancora
un
poco
.
Okay
,
giù
.
Muoviti
Tira
giù
a
sinistra
okay
.
Ora
va
meglio
.
Sei
sulla
piattaforma
.
Metti
il
piede
sinistro
un
po
'
a
destra
.
Così
.
Bene
.
Girati
un
poco
a
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
,
ora
controllo
questi
sacchetti
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Non
subito
,
aspetta
.
I
sacchetti
dopo
.
Girati
un
po
'
a
destra
.
Ecco
,
ora
va
meglio
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Va
bene
così
?
»
.
Cercava
l
'
approvazione
dell
'
altro
come
un
bambino
e
all
'
improvviso
persino
la
sua
voce
sembrava
quella
di
un
bambino
.
Così
mite
,
esitante
,
gentile
.
«
Va
bene
così
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Benissimo
,
Neil
.
Hai
molto
posto
alla
tua
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Come
me
la
cavo
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Bene
,
ti
ho
detto
.
Bene
.
Ora
li
vuoi
quei
sacchetti
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
.
Dammeli
.
Okay
,
Houston
.
Sono
sulla
passerella
.
I
am
on
the
porch
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Resta
un
minuto
dove
sei
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ho
bisogno
di
allentare
un
poco
la
corda
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Hai
bisogno
di
allentarla
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Aspetta
un
minuto
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
tutto
è
bello
e
pieno
di
sole
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Vuoi
tirare
un
poco
più
su
lo
sportello
aperto
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
lo
tiro
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
la
Mesa
è
venuta
giù
bene
»
.
(
La
Mesa
è
il
Modularized
equipment
stowage
assembly
,
cioè
il
pacco
che
contiene
le
batterie
per
l
'
erogazione
dell
'
ossigeno
e
per
la
camera
da
presa
della
tv
,
gli
utensili
per
raccattare
le
rocce
,
e
i
sacchetti
per
i
campioni
lunari
eccetera
)
.
Bruce
McCandless
,
dal
Centro
controllo
:
«
Qui
Houston
.
Neil
,
prendiamo
nota
e
aspettiamo
la
televisione
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
.
Prova
il
contatto
radio
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
La
radio
funziona
,
ti
udiamo
bene
e
chiaro
.
Chiudo
.
Buzz
,
qui
Houston
.
Prova
anche
tu
la
radio
e
verifica
il
circuito
tivù
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Roger
.
Circuito
tivù
aperto
»
.
Armstrong
dovette
aprirlo
,
allungando
la
mano
sinistra
,
proprio
mentre
parlava
con
Houston
perché
in
quel
preciso
momento
gli
schermi
si
illuminarono
e
vedemmo
ciò
che
vedeste
voi
,
ciò
che
vide
tutto
il
mondo
,
vedemmo
la
zampa
del
Lem
,
e
la
parte
inferiore
del
Lem
,
e
l
'
orizzonte
della
Luna
.
E
poi
vedemmo
quel
piede
,
quel
grande
piede
che
scendeva
a
cercare
il
piolo
della
scaletta
,
era
un
piede
sinistro
e
scendeva
così
lento
,
così
cauto
,
ma
allo
stesso
tempo
così
deciso
.
E
dal
Centro
controllo
Bruce
McCandless
gridò
:
«
Man
!
Riceviamo
un
'
immagine
sulla
tivù
!
Oh
,
man
!
»
.
E
Aldrin
,
tutto
contento
,
rispose
:
«
Bella
immagine
,
eh
?
»
,
e
Bruce
McCandless
aggiunse
:
«
Neil
,
Neil
!
Ti
vediamo
scendere
per
la
scala
a
pioli
!
»
.
Erano
le
9.56
,
ora
di
Houston
.
E
nell
'
auditorium
tutti
ripetevano
con
Bruce
McCandless
:
«
Man
!
Oh
,
man
!
»
.
Che
vuol
dire
uomo
.
Uomo
,
non
Dio
.
E
mentre
invocavano
l
'
uomo
invece
di
Dio
,
Armstrong
risalì
di
due
o
tre
scalini
,
a
provare
se
ciò
gli
costava
fatica
,
ma
non
gli
costava
nessuna
fatica
e
riprese
a
scendere
cauto
,
deciso
.
E
presto
lo
vedemmo
tutto
intero
,
prima
la
tuta
bianca
e
poi
il
casco
:
fu
all
'
ultimo
piolo
dove
ebbe
un
momento
di
esitazione
perché
l
'
ultimo
piolo
è
assai
alto
,
per
scendere
sopra
il
piattello
della
zampa
del
Lem
bisogna
fare
quasi
un
saltino
,
e
sembrò
quasi
che
gli
mancasse
il
coraggio
di
fare
il
saltino
,
il
coraggio
di
uscire
dall
'
acqua
,
lasciare
l
'
ultima
onda
e
gettarsi
sopra
la
riva
.
Ma
poi
il
coraggio
gli
venne
,
e
si
buttò
giù
e
fu
dentro
il
piattello
.
E
le
sue
prime
parole
sulla
Luna
furono
queste
:
«
Sono
ai
piedi
della
scaletta
,
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
i
piedi
del
Lem
sono
affondati
nella
superficie
per
circa
uno
,
due
pollici
la
superficie
tuttavia
appare
molto
,
molto
granulosa
quando
ti
avvicini
.
È
come
polvere
.
Fine
,
molto
fine
.
Ora
esco
dal
piattello
del
Lem
»
.
È
questo
che
disse
.
La
frase
su
cui
fecero
i
titoli
la
disse
dopo
.
La
frase
che
tutti
avevano
tentato
di
indovinare
,
cosa
dirà
Neil
al
momento
di
fare
il
primo
passo
sopra
la
Luna
,
dirà
fantastico
,
dirà
perbacco
ragazzi
,
e
lo
avevano
tormentato
tanto
,
povero
Armstrong
,
lo
avevano
esasperato
al
punto
che
per
non
deludere
l
'
attesa
lui
ci
aveva
pensato
,
alla
frase
,
e
l
'
aveva
trovata
,
e
l
'
aveva
confidata
a
una
sola
persona
:
sua
madre
.
L
'
ha
raccontato
lei
stessa
:
«
Venne
a
domandarmi
cosa
ne
pensavo
,
sembrava
così
preoccupato
,
e
io
gli
dissi
che
mi
sembrava
un
bel
discorso
.
Allora
mi
fece
giurare
che
non
l
'
avrei
detto
a
nessuno
»
.
Non
era
un
gran
bel
discorso
,
ammettiamolo
.
Era
una
frase
retorica
,
e
suonava
un
pochino
falsa
,
un
pochino
buffa
,
dentro
il
suo
gergo
tecnico
da
pilota
.
Oh
,
quasi
ne
fosse
cosciente
,
Armstrong
la
pronunciò
molto
in
fretta
,
in
un
sussurro
carico
di
imbarazzo
:
«
That
'
s
one
small
step
for
man
,
one
giant
leap
for
mankind
.
Questo
è
un
piccolo
passo
per
l
'
uomo
,
è
un
salto
gigantesco
per
l
'
umanità
»
.
Però
si
riprese
immediatamente
,
tornò
immediatamente
se
stesso
,
e
ciò
accadde
quando
staccò
le
mani
dal
Lem
e
andò
avanti
,
e
incominciò
a
spiegare
quel
che
vedeva
:
«
La
superficie
è
fine
e
polverosa
,
posso
sollevarla
con
la
punta
delle
mie
scarpe
:
aderisce
alla
suola
e
ai
lati
delle
mie
scarpe
in
strati
simili
a
polvere
di
carbone
.
Affondo
solo
in
una
piccola
frazione
di
pollice
,
forse
l
'
ottava
parte
di
un
pollice
.
Ma
posso
vedere
le
impronte
delle
mie
scarpe
e
i
miei
passi
sopra
la
sabbia
»
.
E
poi
accadde
qualcosa
di
molto
imprevisto
,
di
molto
fantastico
:
si
mise
a
correre
,
proprio
a
correre
.
Si
allontanava
come
spinto
dal
vento
e
come
spinto
dal
vento
tornava
:
improvviso
,
leggero
.
E
Bruce
McCandless
esclamò
:
«
Neil
!
Neil
!
»
.
Non
se
l
'
aspettava
nessuno
.
Sulla
Terra
è
così
difficile
muoversi
con
quella
tuta
addosso
:
pesa
80
chili
ed
è
più
rigida
di
uno
scafandro
.
Naturalmente
alla
Nasa
avevano
calcolato
che
sulla
Luna
essa
avrebbe
pesato
neanche
13
chili
e
mezzo
,
cioè
un
sesto
,
però
anche
il
corpo
avrebbe
pesato
un
sesto
,
e
così
avevan
concluso
,
il
rapporto
sarebbe
rimasto
identico
.
E
in
tal
conclusione
ci
avevan
descritto
i
movimenti
di
Armstrong
sulla
Luna
come
visti
al
rallentatore
:
ecco
invece
che
Armstrong
correva
.
Balzi
e
lanci
che
avevano
qualcosa
di
assurdo
,
ricordavano
Charlot
nelle
sue
farse
mute
,
per
qualche
secondo
su
al
Centro
controllo
temettero
quasi
che
fosse
impazzito
e
quando
capirono
d
'
essersi
sbagliati
,
d
'
aver
mal
calcolalo
l
'
effetto
di
un
sesto
di
gravità
,
cominciarono
a
ridere
divertiti
,
liberati
,
tanto
più
che
la
voci
di
Armstrong
era
davvero
tranquilla
mentre
diceva
:
«
Al
contrario
di
ciò
che
ci
aspettavamo
sembra
non
esserci
difficoltà
alcuna
a
muoverci
qui
.
Forse
è
perfino
più
semplice
di
quanto
lo
fosse
nei
simulatori
,
non
dà
proprio
nessuna
noia
camminare
in
un
sesto
di
gravità
»
.
E
poi
:
«
Il
moto
di
discesa
non
ha
lasciato
nessun
cratere
.
Di
nessuna
forma
,
di
nessuna
ampiezza
.
Il
suolo
sotto
il
motore
è
solo
un
poco
più
chiaro
per
lo
spazio
di
un
piede
.
Siamo
in
un
posto
molto
piano
,
posso
vedere
alcune
tracce
di
raggi
che
emanano
dal
motore
di
discesa
,
ma
assolutamente
insignificanti
.
Okay
,
Buzz
,
siamo
pronti
per
portare
giù
la
macchina
fotografica
»
.
«
Pronti
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Sembra
che
tutto
risulti
facile
e
uniforme
,
Neil
»
.
«
Abbastanza
,
Buzz
.
Ma
è
molto
buio
qui
quando
si
è
nell
'
ombra
,
e
mi
è
difficile
vedere
se
cammino
bene
.
Mi
farò
strada
verso
la
luce
del
Sole
stando
attento
a
non
guardare
direttamente
nel
Sole
»
.
Aldrin
gli
calò
la
macchina
fotografica
,
attraverso
la
corda
.
Lui
la
prese
e
continuò
a
descrivere
con
la
precisione
di
un
cronista
radiofonico
.
«
Ora
guardo
il
Lem
stando
direttamente
nell
'
ombra
e
vedo
Buzz
nello
sportello
.
Evitando
il
Sole
vedo
tutto
molto
bene
.
La
luce
è
sufficientemente
chiara
,
si
riflette
nel
Lem
,
e
ogni
immagine
è
nitida
Ora
mi
muovo
e
prendo
le
prime
fotografie
.
Okay
,
ora
mi
accingo
a
prendere
un
campione
del
suolo
»
.
Volò
verso
il
pacco
degli
utensili
,
ne
estrasse
il
bussolottino
per
raccogliere
il
suolo
destinato
ai
geologi
.
Allungò
il
manico
e
chinandosi
un
poco
si
accinse
a
tuffarlo
nella
superficie
sabbiosa
.
«
Interessante
!
Molto
interessante
!
È
superficie
così
morbida
eppure
,
qua
e
là
,
usando
l
'
utensile
per
raccogliere
il
campione
del
suolo
,
trovo
una
superficie
durissima
.
Sembra
materiale
identico
a
quello
sabbioso
,
eppure
è
molto
coesivo
.
Ora
provo
a
raccattare
anche
un
sasso
.
Ecco
un
paio
di
sassi
»
.
«
A
giudicare
di
qui
,
sembrano
belli
anche
i
sassi
.
Neil
»
,
disse
Aldrin
.
«
Questo
posto
ha
una
sua
bellezza
,
Buzz
.
Assomiglia
molto
al
deserto
degli
Stati
Uniti
.
È
deserto
,
sì
,
ma
è
molto
bello
.
Houston
,
dovete
sapere
che
molte
rocce
,
qui
,
le
rocce
dure
,
sembrano
vescicolari
.
(
Piccole
rocce
rotonde
,
di
origine
vulcanica
.
Chiamate
così
perché
presentano
cavità
provocate
dall
'
esplosione
interna
dei
gas
)
.
Di
origine
vulcanica
,
penso
.
E
ce
n
'
è
una
che
sembra
una
specie
di
monocristallo
»
.
Nel
giro
di
20
minuti
aveva
acquistato
una
straordinaria
confidenza
in
se
stesso
,
si
era
completamente
assuefatto
alla
Luna
.
E
noi
con
lui
.
Niente
più
tremiti
ormai
,
niente
più
paura
:
a
vederlo
così
tranquillo
,
quasi
dimenticavi
che
lo
spettacolo
paradossale
si
svolgeva
lassù
,
ti
sembrava
d
'
essere
al
cinematografo
a
guardare
un
film
di
fantascienza
,
e
a
poco
a
poco
anche
il
film
non
ti
stupiva
più
,
anzi
diventava
credibile
,
normale
,
ovvio
.
Qualcuno
,
accanto
a
me
,
sbadigliò
.
Qualche
altro
disse
che
gli
era
venuta
voglia
di
andare
a
bere
un
caffè
:
tanto
,
cosa
si
perdeva
?
Be
'
,
scende
Aldrin
,
gli
venne
risposto
.
E
lui
alzò
le
spalle
,
se
ne
andò
a
bere
il
caffè
.
Aldrin
,
lo
capivi
dal
fatto
che
non
si
muovesse
dalla
passerella
,
fremeva
di
impazienza
.
Dopo
tutto
avrebbe
dovuto
essere
lui
il
primo
uomo
a
camminare
sulla
Luna
,
mica
Neil
Armstrong
.
Secondo
i
piani
della
Nasa
infatti
il
privilegio
spettava
al
pilota
del
Lem
,
non
al
comandante
della
missione
,
ed
era
stato
Armstrong
a
puntare
i
piedi
,
a
pretendere
di
mutare
le
precedenze
,
sicché
Aldrin
aveva
dovuto
chinare
il
capo
,
accettare
.
Per
alcuni
mesi
ciò
aveva
causato
tra
i
due
astronauti
un
'
ostilità
sorda
e
sebbene
negli
ultimi
tempi
essa
si
fosse
un
poco
allentata
,
neanche
alla
vigilia
della
partenza
era
scomparsa
del
tutto
.
E
chi
li
conosce
comprese
che
in
quel
momento
,
sulla
Luna
,
essa
rifioriva
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
«
Sì
,
ma
aspetta
un
secondo
.
Prima
lascio
scorrere
la
corda
.
Okay
?
»
.
«
Okay
.
L
'
hai
scorsa
,
Neil
.
Ora
sei
pronto
a
farmi
scendere
?
»
.
«
Sì
,
un
attimo
»
.
Ce
li
faranno
vedere
molto
amici
quando
,
insieme
,
li
porteranno
in
giro
per
questa
Terra
.
Ce
li
racconteranno
fratelli
,
possono
non
esser
fratelli
due
uomini
che
sono
stati
insieme
sulla
Luna
?
Certo
.
Loro
due
ad
esempio
non
lo
sono
per
niente
.
Toccava
a
Aldrin
,
che
era
ai
comandi
del
Lem
,
e
non
a
Armstrong
,
dire
:
«
Qui
,
base
della
Tranquillità
;
l
'
Aquila
è
atterrata
»
,
e
sulla
Luna
toccavano
a
Aldrin
tante
altre
piccole
o
meno
piccole
cose
che
invece
Neil
Armstrong
volle
fare
da
sé
.
Vedi
,
nemmeno
a
contatto
con
l
'
infinito
un
uomo
diventa
grande
se
in
lui
non
v
'
è
grandezza
.
Andar
sulla
Luna
non
ci
rende
certo
migliori
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
Armstrong
:
«
Tenterò
di
sorvegliare
il
tuo
Plss
.
Ma
hai
visto
che
razza
di
difficoltà
ho
avuto
prima
?
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
La
macchina
da
presa
è
nella
posizione
giusta
?
»
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Mi
pare
che
il
tuo
Plss
vada
bene
.
Prosegui
.
Le
scarpe
ora
sono
proprie
al
limite
della
soglia
.
Okay
;
ora
lascia
scivolare
giù
il
Plss
.
Ecco
,
bravo
,
bene
.
Perfetto
»
.
Avresti
detto
che
Armstrong
contribuisse
a
sdrammatizzare
,
qualsiasi
fosse
la
ragione
.
Ma
non
era
stato
lui
il
primo
,
il
primo
,
il
primo
?
E
per
quanto
fosse
difficile
trovare
la
passerella
e
la
scala
non
era
stato
lui
ad
affrontare
per
primo
la
passerella
e
la
scala
?
Non
era
tutto
più
semplice
,
ora
,
per
Buzz
?
«
Okay
,
Buzz
.
Sei
proprio
al
limite
della
passerella
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Però
rientro
con
un
piccolo
movimento
del
piede
all
'
inizio
della
passerella
.
Piego
un
poco
le
spalle
spero
di
andare
bene
perché
voglio
chiudere
un
po
'
lo
sportello
.
Stando
attento
a
non
bloccarci
fuori
,
però
»
.
Armstrong
:
«
Questa
mi
sembra
una
gran
bella
idea
.
Attento
a
non
chiuderci
fuori
»
.
Lo
disse
con
ironia
,
o
forse
con
umorismo
,
ma
Aldrin
non
è
molto
sensibile
né
all
'
una
né
all
'
altro
.
E
non
raccolse
.
«
Questa
è
la
nostra
casa
per
le
prossime
ore
,
Neil
.
Voglio
averne
cura
»
.
Chiuse
un
po
'
lo
sportello
,
tornò
.
«
Okay
,
Neil
.
Sono
sul
primo
scalino
e
posso
vedere
i
piattelli
delle
zampe
del
Lem
.
Ora
sono
sul
secondo
scalino
,
ora
sul
terzo
.
È
molto
semplice
scendere
»
.
Armstrong
:
«
Sì
l
'
ho
trovato
molto
comodo
e
anche
camminare
,
anche
camminare
è
molto
comodo
.
Hai
ancora
tre
passi
da
scendere
e
poi
quello
lungo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
lascio
il
piede
dov
'
è
abbasso
l
'
altro
metto
le
mani
su
un
piolo
ora
faccio
lo
stesso
con
»
.
Armstrong
:
«
Ecco
bene
.
Giù
Abbassa
ancora
il
piede
giù
ce
l
'
hai
fatta
.
È
un
bel
saltino
,
eh
?
Circa
tre
piedi
»
.
E
Aldrin
fu
a
terra
;
pieno
di
esclamazioni
gioiose
.
«
Bello
!
Bello
!
»
.
Armstrong
:
«
Non
è
straordinaria
questa
vista
?
Proprio
una
vista
magnifica
»
.
Aldrin
:
«
Magnifica
è
la
definizione
giusta
,
Neil
»
.
E
anche
lui
fece
i
primi
passi
,
e
provò
a
correre
e
gli
piacque
,
e
continuò
.
Anche
lui
notò
che
la
superficie
era
sabbiosa
,
porosa
,
anche
lui
si
mise
presto
a
raccogliere
gli
esemplari
di
suolo
e
di
sassi
,
e
tale
era
la
disinvoltura
con
cui
si
muovevano
entrambi
che
sembrava
andassero
in
cerca
di
funghi
,
in
una
campagna
priva
di
alberi
,
immersa
in
un
silenzio
rotto
solo
dal
frinire
dei
grilli
.
«
Tu
le
hai
trovate
le
rocce
rosse
?
»
.
«
Sì
.
Sono
piccole
e
scintillano
si
direbbe
biotite
»
.
Riempirono
la
prima
scatola
,
fissarono
alla
gamba
del
Lem
la
famosa
placca
che
dice
:
«
Due
uomini
giunti
dal
pianeta
Terra
misero
piede
per
la
prima
volta
sopra
la
Luna
,
nel
luglio
del
1969
dopo
Cristo
»
.
E
spostarono
la
macchina
da
presa
della
tv
e
la
misero
abbastanza
lontana
perché
si
vedesse
il
Lem
per
intero
,
loro
insieme
al
Lem
,
e
di
tanto
in
tanto
Armstrong
ci
regalava
una
lezioncina
di
geologia
,
spiegando
le
rocce
che
vedevano
,
le
colline
,
i
crateri
,
mentre
Aldrin
tentava
di
dire
la
sua
senza
troppo
successo
giacché
il
comandante
gli
portava
sempre
via
la
parola
.
Ma
poi
accadde
il
colpo
di
scena
che
avrebbe
causato
il
dramma
.
Accadde
45
minuti
dall
'
uscita
di
Armstrong
,
quando
Collins
riapparve
all
'
orizzonte
,
sorgendo
come
una
stella
.
«
Houston
,
Houston
!
Qui
Columbia
,
Columbia
!
Che
succede
laggiù
?
»
.
«
Procede
tutto
bene
,
splendidamente
.
Credo
che
fra
poco
pianteranno
la
bandiera
»
,
rispose
Bruce
McCandless
.
«
Straordinario
,
straordinario
!
»
.
«
Mike
,
tu
sei
l
'
unica
persona
al
mondo
che
non
possa
vederli
in
tivù
»
.
«
Non
importa
,
non
importa
.
Sono
contento
lo
stesso
.
Funziona
bene
la
tivù
?
»
.
«
È
bellissima
,
Mike
.
Davvero
bellissima
»
.
«
Oh
,
come
sono
contento
!
Hanno
abbastanza
luce
?
»
.
«
Sì
,
sì
Mike
.
E
ora
hanno
tirato
fuori
la
bandiera
.
Puoi
vedere
le
stelle
e
le
strisce
della
nostra
bandiera
sulla
superficie
lunare
»
.
«
Che
bellezza
,
Bruce
,
che
bellezza
!
»
.
Armstrong
e
Aldrin
avevano
tirato
fuori
la
bandiera
americana
,
una
normale
bandiera
di
stoffa
ma
sostenuta
da
una
intelaiatura
di
fili
d
'
alluminio
.
E
con
non
pochi
sforzi
,
a
furia
di
martellate
,
l
'
avevan
piantata
proprio
dinanzi
al
Lem
.
Lì
ora
stava
,
rigida
come
una
bandiera
di
latta
,
a
nutrire
la
nostra
sorpresa
giacché
c
'
eran
state
tante
discussioni
sull
'
opportunità
di
portarla
o
no
sulla
Luna
e
sembrava
che
avessero
vinto
quelli
secondo
i
quali
la
cosa
non
sarebbe
apparsa
di
eccessivo
buon
gusto
.
La
sorpresa
più
grossa
però
non
fu
nemmeno
la
bandiera
,
che
,
buon
gusto
o
no
,
gli
americani
avevano
tutto
il
diritto
di
tirare
fuori
.
O
il
colpo
di
scena
che
resterà
alla
storia
come
la
telefonata
lunare
di
Nixon
.
Voci
eran
corse
,
negli
ultimi
giorni
,
sulla
possibilità
che
essa
avvenisse
:
ma
neanche
i
pochi
che
ci
avevano
creduto
si
aspettavano
un
intervento
così
discutibile
.
Sicché
ecco
Buzz
Aldrin
e
Neil
Armstrong
sugli
attenti
,
ecco
Neil
Armstrong
che
risponde
con
il
suo
discorsino
imparato
a
memoria
perché
lui
prima
della
partenza
sapeva
,
ecco
Buzz
Aldrin
che
risponde
col
saluto
militare
portando
la
mano
destra
al
casco
,
e
la
macchina
da
presa
che
inquadra
loro
due
,
il
Lem
,
la
bandiera
.
Nell
'
auditorium
si
udì
un
lamento
soffocato
:
«
Oh
,
no
!
»
,
e
qualcuno
osservò
,
finalmente
,
quanto
è
umiliante
pensare
che
quei
due
uomini
scelti
a
rappresentare
tutti
gli
uomini
erano
stati
volontari
in
Corea
,
dove
avevano
gettato
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
su
villaggi
indifesi
.
Qualcuno
osservò
,
umilmente
,
che
in
quel
momento
,
proprio
in
quel
momento
,
centinaia
di
creature
stavano
morendo
in
Vietnam
;
uccise
dagli
uomini
che
son
tanto
bravi
,
tanto
intelligenti
,
tanto
coraggiosi
,
sanno
andare
sulla
Luna
e
sbarcarci
e
camminarci
,
poi
sulla
Terra
si
ammazzano
come
le
bestie
.
Solo
qualcuno
,
si
intende
,
infatti
la
gran
maggioranza
degli
americani
seduti
dinanzi
alla
televisione
apprezzarono
molto
la
trovata
di
Nixon
,
e
anche
nell
'
auditorium
balzarono
in
piedi
applaudendo
,
un
applauso
più
lungo
di
quello
scoppiato
otto
ore
prima
per
l
'
allunaggio
.
Labbra
tremanti
,
occhi
lucidi
,
lacrime
,
e
il
primo
a
commuoversi
fu
proprio
Armstrong
:
come
dimostrò
la
sua
voce
rotta
da
un
principio
di
pianto
,
e
il
suo
cuore
prese
a
battere
quasi
impazzito
sicché
le
pulsazioni
salirono
da
90
a
125
e
poi
a
150
.
Come
quelle
di
Aldrin
,
oltre
tutto
causando
un
consumo
maggiore
di
ossigeno
:
mentre
la
cerimonia
rubava
minuti
preziosi
e
preparava
il
dramma
che
nessuno
avrebbe
notato
ma
che
per
un
pelo
rischiò
di
lasciarli
lì
sulla
Luna
.
Quattro
minuti
son
tanti
quando
vai
sulla
Luna
con
molte
cose
da
fare
e
una
scorta
limitata
di
ossigeno
.
L
'
intrusione
di
Nixon
era
appena
cessata
che
i
due
astronauti
si
accorsero
di
aver
perso
tempo
eccessivo
.
Allora
,
colti
da
una
fretta
che
gli
ignari
scambiarono
per
euforia
,
si
precipitarono
a
fare
le
cose
,
dare
le
informazioni
che
non
avevano
ancora
dato
:
con
un
'
intesa
che
ormai
metteva
da
parte
ogni
rivalità
,
od
ostilità
.
Aldrin
:
«
Vorrei
dimostrare
i
vari
modi
che
una
persona
ha
di
camminare
sulla
superficie
della
Luna
.
Okay
,
questo
è
il
passo
del
canguro
:
saltare
a
piedi
uniti
in
avanti
.
Così
si
evita
di
ruotare
il
corpo
muovendo
un
piede
per
volta
.
Bisogna
stare
attenti
a
tenere
la
rotta
che
segue
il
centro
di
massa
:
a
volte
ci
vuole
la
distanza
di
due
o
tre
passi
per
ricadere
sui
piedi
.
Non
mi
sembra
una
soluzione
buona
come
si
credeva
»
.
Armstrong
:
«
Il
salto
del
canguro
funziona
,
ma
non
mi
sembra
buono
come
il
modo
convenzionale
spostando
un
piede
dopo
l
'
altro
.
È
difficile
dire
cosa
è
meglio
,
ma
a
mio
parere
il
meglio
è
il
passo
normale
che
uso
ora
.
Ci
si
stanca
un
po
'
dopo
qualche
decina
di
metri
,
ma
forse
dipende
da
questa
tuta
,
non
dal
passo
»
.
Aldrin
:
«
Il
colore
blu
delle
mie
scarpe
è
completamente
scomparso
sotto
questo
colore
del
suolo
che
gli
si
è
appiccicato
.
E
che
non
saprei
come
descrivere
.
Diciamo
un
marrone
cenere
.
Copre
gran
parte
delle
mie
scarpe
di
piccolissime
particelle
»
.
Armstrong
:
«
Queste
rocce
sembrano
di
basalto
e
probabilmente
contengono
il
due
per
cento
di
minerali
bianchi
:
questi
cristalli
bianchi
.
Credo
che
i
crateri
piccoli
siano
il
risultato
di
piccoli
meteoriti
,
che
hanno
colpito
la
superficie
»
.
Ma
erano
indietro
di
tante
cose
da
fare
.
La
raccolta
dei
sassi
con
cui
riempire
la
seconda
scatola
.
L
'
impianto
degli
strumenti
scientifici
per
misurare
il
vento
solare
,
per
trasmettere
le
scosse
sismiche
alla
Terra
,
per
raccattare
le
possibili
spore
sospese
nel
vuoto
.
Altre
fotografie
.
E
dopo
ci
sarebbe
stato
da
sistemare
a
bordo
le
scatole
,
e
Neil
Armstrong
era
lì
da
un
'
ora
e
40
,
Buzz
Aldrin
da
un
'
ora
e
20
,
ben
presto
sarebbe
scaduto
il
periodo
di
tempo
consentito
dal
Plss
.
In
tale
consapevolezza
si
affaccendavano
come
laboriose
formiche
,
ma
neanche
questo
bastava
,
dovettero
chiedere
,
un
supplemento
di
15
minuti
che
il
Centro
controllo
accordò
.
A
condizione
che
fossero
15
minuti
per
Armstrong
,
dieci
per
Aldrin
,
e
non
di
più
.
Di
qui
il
dramma
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
,
di
quanto
siamo
in
ritardo
,
ora
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Presto
non
avrete
che
dieci
minuti
per
completare
tutte
le
operazioni
sulla
superficie
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Capisco
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vi
interesserà
sapere
,
Neil
,
che
il
sismografo
appena
piazzato
ci
ha
trasmesso
qualche
segnale
da
cui
risultano
brevi
oscillazioni
»
.
Armstrong
:
«
Bene
.
Ma
siamo
indietro
.
Buzz
sta
piantando
il
tubo
per
estrarre
dal
sottosuolo
il
campione
di
Luna
»
.
Aldrin
:
«
Houston
,
spero
che
vediate
la
fatica
,
è
duro
a
piantare
questo
tubo
nel
suolo
,
farlo
scendere
di
cinque
pollici
non
è
facile
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
,
Bruce
.
Ora
lo
tiro
fuori
.
Strano
!
Sembra
quasi
bagnato
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
qui
Houston
»
.
Aldrin
:
«
Un
minuto
,
un
minuto
Bruce
!
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
aspettate
un
minuto
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorremmo
che
prendeste
un
altro
campione
del
sottosuolo
e
sistemaste
lo
strumento
per
il
vento
solare
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
.
Intanto
tu
potresti
occuparti
delle
rocce
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Speriamo
di
averne
il
tempo
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
qui
Houston
.
Vi
restano
all
'
incirca
tre
minuti
,
Buzz
.
Dovete
terminare
tutto
entro
tre
minuti
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
Capisco
»
.
Facevano
pena
,
si
soffriva
per
loro
.
Vederli
affannati
così
per
riprendere
il
tempo
perduto
nelle
cerimonie
presidenziali
,
negli
alzabandiera
.
E
quell
'
ossigeno
che
diminuiva
diminuiva
.
Per
la
fatica
e
la
preoccupazione
le
pulsazioni
di
entrambi
erano
salite
a
ben
165
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
Buzz
,
manca
un
minuto
!
»
.
Aldrin
:
«
Roger
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
è
tempo
di
chiudere
la
vostra
Eva
».(Extra
vehicular
activity
,
cioè
l
'
attività
all
'
esterno
del
Lem
)
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorrei
ricordarvi
anche
di
togliere
i
film
dalle
macchine
fotografiche
e
dalle
macchine
da
presa
prima
di
tornare
sul
Lem
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Ne
hai
qualcuno
con
te
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
No
,
le
macchine
sono
sotto
la
Mesa
,
devo
prendere
i
film
quando
ripongo
le
scatole
.
Ora
raccolgo
diversi
frammenti
di
roccia
vescicolare
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Devi
fare
in
fretta
,
Neil
.
In
fretta
»
.
Aldrin
:
«
Quelle
rocce
,
non
le
hai
mica
documentate
,
Neil
?
»
.
(
Nel
programma
era
richiesto
che
almeno
una
parte
delle
rocce
raccolte
fossero
catalogate
con
la
descrizione
del
punto
in
cui
erano
state
raccolte
e
l
'
enumerazione
delle
pietre
nelle
immediate
vicinanze
)
.
Armstrong
:
«
Ancora
no
»
.
Aldrin
:
«
Temo
che
non
ce
ne
sia
più
il
tempo
,
Neil
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
guardiamo
di
fare
presto
con
quei
film
da
togliere
alle
macchine
e
con
la
chiusura
delle
scatole
che
contengono
le
rocce
.
Siamo
davvero
in
ritardo
,
Neil
e
Buzz
.
Vogliamo
lasciare
un
po
'
di
margine
a
quell
'
ossigeno
che
vi
portate
addosso
»
.
Armstrong
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Aiutami
,
Neil
.
Infilami
questo
in
tasca
mentre
io
mi
avvio
verso
la
scaletta
,
io
lo
reggo
,
tu
aprimi
la
tasca
»
.
Armstrong
:
«
Lascia
andare
la
tasca
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Adios
,
amigo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Bruce
,
vuoi
nulla
prima
che
salga
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
No
»
.
Aldrin
:
«
Su
vieni
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Neil
,
hai
preso
»
.
Armstrong
:
«
Sì
sì
.
È
lì
,
è
lì
»
.
Aldrin
:
«
Hai
tolto
i
film
?
»
Armstrong
:
«
Sì
sì
»
.
Aldrin
:
«
Okay
,
vado
avanti
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
salì
su
per
la
scaletta
facendo
un
salto
che
lo
portò
quasi
al
terzo
scalino
.
Su
,
in
volo
come
un
angelo
.
Armstrong
invece
restò
giù
a
fissare
alla
terra
il
cavo
di
alluminio
.
Poi
Aldrin
fu
sulla
passerella
e
cominciò
a
far
scorrere
la
corda
per
tirar
su
le
scatole
.
Tutte
le
macchine
da
presa
,
le
macchine
fotografiche
,
gli
utensili
,
erano
stati
abbandonati
dentro
un
'
altra
scatola
che
sarebbe
rimasta
per
sempre
ai
piedi
del
Lem
.
Il
peso
doveva
essere
equilibrato
fino
all
'
ultimo
grammo
e
le
rocce
pesavano
abbastanza
da
compensar
tutto
ciò
che
veniva
buttato
via
.
Aldrin
:
«
Lascia
andare
ora
,
Neil
,
non
penare
più
.
Lascia
andare
,
ci
penso
io
a
questo
.
Tu
affrettati
»
.
Armstrong
:
«
Allora
mentre
ti
occupi
di
quello
io
tolgo
i
fili
della
Hasselblad
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
Vogliamo
un
controllo
dell
'
Emu
.
Chiudo
.
(
Extravehicular
mobility
unity
,
cioè
il
contenitore
dell
'
ossigeno
che
si
portano
alle
spalle
)
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Tre
virgola
otto
.
Ho
54
sul
due
e
nessuna
bandiera
»
(
La
bandiera
è
un
segno
di
allarme
che
si
accende
quando
qualcosa
non
va
.
Ad
esempio
l
'
ossigeno
)
.
Aldrin
:
«
Anch
'
io
»
.
Bruce
Me
Candless
:
«
Ve
la
cavate
ancora
bene
con
il
Plss
.
Ma
svelti
!
»
.
Aldrin
:
«
Come
va
.
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Okay
.
Ho
agganciato
anche
la
seconda
scatola
e
puoi
tirarla
su
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Porgimela
e
io
la
tiro
.
Bene
,
così
,
piano
»
.
Armstrong
:
«
Un
momento
,
un
momento
.
Buzz
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Presa
.
Ti
senti
meglio
ora
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Andiamo
,
andiamo
,
Buzz
!
»
.
Armstrong
salì
sulla
scaletta
senza
quel
volo
di
angelo
.
Si
arrampicò
velocemente
piolo
per
piolo
,
e
fu
sulla
passerella
.
Ora
le
loro
scorte
di
ossigeno
stavano
davvero
per
estinguersi
.
Le
avevano
pompate
per
ben
due
ore
e
40
minuti
,
il
tempo
limite
.
Un
po
'
di
più
e
sarebbero
soffocati
.
Li
vedemmo
sparire
dentro
il
Lem
e
di
nuovo
essi
diventarono
due
voci
e
basta
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
inarca
la
schiena
,
Neil
.
Bene
.
C
'
è
posto
,
c
'
è
posto
.
Metti
la
testa
giù
,
così
.
Muovi
il
piede
dallo
sportello
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Lo
sportello
è
chiuso
a
scatto
e
sprangato
.
Siamo
dentro
,
al
sicuro
»
.
Era
mezzanotte
passata
,
vedemmo
chiudere
quello
sportello
e
poi
udimmo
Bruce
McCandless
che
ne
informava
Mike
Collins
:
«
Columbia
,
Columbia
,
qui
Houston
,
l
'
equipaggio
della
base
della
Tranquillità
è
rientrato
nel
Lem
e
ha
ripressurizzato
la
cabina
.
Tutto
è
andato
splendidamente
.
Chiudo
»
.
E
Mike
Collins
rispose
:
«
Alleluia
»
.
Anche
l
'
antenna
televisiva
e
la
camera
da
presa
erano
state
abbandonate
sulla
superficie
lunare
.
Così
,
dopo
che
lo
sportello
fu
chiuso
,
la
televisione
continuò
a
trasmettere
l
'
immagine
ferma
di
quella
bandiera
e
del
Lem
.
Li
guardavi
,
soli
in
mezzo
a
quelle
rocce
,
e
ti
sembrava
di
aver
vissuto
un
sogno
di
cui
restava
solo
una
fotografia
.
Poi
anche
il
contatto
con
la
televisione
fu
tolto
e
sullo
schermo
non
ci
fu
più
nulla
e
ci
dissero
che
Armstrong
e
Aldrin
s
'
erano
messi
a
dormire
.
We
did
it
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
L
'
alba
si
levò
con
l
'
angoscia
,
quel
lunedì
21
luglio
.
A
mezzogiorno
e
55
il
Lem
avrebbe
acceso
i
motori
e
il
destino
dei
primi
due
uomini
giunti
alla
Luna
si
sarebbe
deciso
,
insieme
alla
loro
leggenda
.
Vie
di
mezzo
non
ne
esistevano
:
o
il
Lem
si
alzava
o
non
si
alzava
.
Se
non
si
alzava
,
o
si
alzava
male
,
non
c
'
era
nulla
da
fare
fuorché
sperare
che
morissero
bene
e
senza
troppe
sofferenze
.
A
Houston
si
riempirono
di
nuovo
le
chiese
,
due
astronauti
cattolici
furono
visti
entrare
,
quasi
di
nascosto
,
nella
chiesa
di
Nassau
Bay
,
andare
dritti
all
'
altare
dove
il
prete
celebrava
la
messa
e
comunicarsi
.
Uno
era
Richard
Gordon
cioè
colui
che
nell
'
Apollo
12
prenderà
il
posto
di
Mike
Collins
.
Aveva
sempre
detto
di
nutrire
nel
Lem
la
più
totale
fiducia
,
ma
come
gli
altri
sapeva
che
se
teoricamente
non
c
'
era
ragione
per
cui
il
Lem
non
si
alzasse
,
praticamente
ciò
era
possibile
:
il
Lem
non
era
mai
stato
collaudato
sulla
Luna
,
cioè
in
condizioni
totalmente
diverse
come
la
mancanza
di
atmosfera
e
la
diversa
gravità
.
Dalla
chiesa
,
Gordon
andò
direttamente
al
Centro
controllo
,
dove
presto
arrivò
anche
Pete
Conrad
,
il
comandante
dell
'
Apollo
12
,
e
senza
una
parola
,
pallido
,
egli
sedette
accanto
al
Capsule
Communicator
che
di
nuovo
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
.
Il
Centro
controllo
era
pieno
come
il
pomeriggio
dell
'
allunaggio
,
Ron
Evans
stava
comunicando
con
Mike
Collins
che
aveva
appena
concluso
la
sua
ventitreesima
orbita
intorno
alla
Luna
:
l
'
uomo
più
solo
dell
'
intero
universo
.
Alla
ventunesima
orbita
,
Collins
aveva
esclamato
a
Ron
Evans
:
«
Mi
sto
affezionando
al
registratore
come
a
una
persona
,
perché
quando
sono
dall
'
altra
parte
è
l
'
unico
che
mi
ascolti
.
Ron
,
solo
Adamo
fu
così
solo
prima
di
me
.
Ma
lui
stava
nel
paradiso
terrestre
»
.
Armstrong
e
Aldrin
furono
svegliati
alle
otto
,
ora
di
Houston
.
Dai
computer
si
sapeva
che
avevano
fatto
un
buon
sonno
e
che
non
c
'
era
stato
bisogno
di
pillole
tranquillanti
:
la
fatica
degli
ultimi
30
minuti
sopra
la
Luna
li
aveva
stroncati
,
insieme
all
'
emozione
.
Alle
prime
battute
con
Evans
apparvero
riposati
,
tranquilli
.
Le
pulsazioni
erano
normali
:
tra
i
70
e
gli
80
.
«
Come
si
dorme
lassù
?
»
,
chiese
Evans
.
«
Oh
,
non
c
'
è
male
»
,
rispose
Aldrin
,
«
se
si
è
molto
stanchi
si
dorme
benissimo
.
Neil
si
è
fatto
una
specie
di
amaca
tra
lo
sportello
e
il
coperchio
del
motore
,
io
mi
sono
raggomitolato
sul
pavimento
.
Ho
le
ossa
malconce
ma
mi
sento
benissimo
»
.
Vi
fu
un
'
ora
di
dialogo
strettamente
tecnico
,
e
poi
Aldrin
passò
la
parola
a
Neil
Armstrong
che
fece
una
specie
di
riassunto
della
sera
avanti
.
Molti
ebbero
l
'
impressione
che
egli
volesse
spiegare
tutto
prima
del
decollo
e
nel
caso
che
il
decollo
non
fosse
avvenuto
.
Parlava
preciso
,
cattedratico
.
Di
nuovo
descrisse
i
tipi
di
roccia
osservati
e
raccolti
,
in
gran
parte
basalto
,
in
buona
parte
monocristalli
,
di
nuovo
sottolineò
la
straordinaria
varietà
delle
forme
e
dei
tipi
,
di
nuovo
elencò
i
crateri
e
quello
vicino
al
quale
si
era
posato
.
«
Bella
descrizione
,
Neil
»
,
interruppe
Ron
Evans
,
«
ma
ce
le
dirai
a
Terra
queste
»
.
«
Lasciami
continuare
»
,
rispose
Neil
Armstrong
.
Egli
pensava
che
la
tragedia
potesse
anche
avvenire
.
Ma
con
una
freddezza
che
all
'
allunaggio
non
aveva
mostrato
.
Con
altrettanta
freddezza
si
congratulò
con
il
Centro
controllo
che
era
finalmente
riuscito
a
individuare
il
punto
esatto
in
cui
avevano
stabilito
la
base
,
pochi
metri
a
ovest
del
cratere
Juliette
,
e
spiegò
che
con
gli
strumenti
di
bordo
lui
non
c
'
era
riuscito
,
poi
rifiutò
le
notizie
del
giorno
.
E
l
'
ora
difficile
,
la
più
difficile
,
giunse
.
L
'
ora
in
cui
due
tonnellate
e
mezzo
di
carburanti
avrebbero
incominciato
a
bruciare
nel
motore
d
'
attesa
del
Lem
e
a
spingerlo
verticalmente
a
una
velocità
di
6,068
piedi
al
secondo
,
fino
a
portarlo
a
60mila
piedi
dalla
superficie
lunare
,
metterlo
in
orbita
,
farlo
agganciare
all
'
astronave
di
Collins
,
iniziare
il
lungo
viaggio
di
ritorno
alla
Terra
.
Ora
tutti
potevano
udire
,
i
misteri
erano
finiti
.
E
le
voci
erano
limpide
mentre
i
numeri
della
conta
a
rovescio
si
vedevano
veloci
sul
monitor
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
vi
mancano
dieci
minuti
e
tutto
va
bene
.
Potete
inserire
il
modulo
automatico
»
.
Buzz
Aldrin
:
«
Roger
.
Inserito
modulo
automatico
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Ambedue
le
batterie
Ed
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Neil
,
ti
leggo
sul
Vhf
e
hai
l
'
aria
di
sentirti
a
posto
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Sissignore
,
non
potrebbe
andar
meglio
»
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Meno
due
minuti
e
tutto
va
bene
»
.
Aldrin
:
«
Controllate
la
direzione
di
guida
sull
'
Ags
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Tutti
i
segnali
di
navigazione
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Qui
Houston
.
Tranquillità
:
meno
50
secondi
.
Pronti
per
l
'
accensione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Pronti
per
l
'
accensione
»
.
Aldrin
:
«
Avanti
.
Otto
.
Sette
.
Sei
.
Cinque
.
Quattro
.
Motore
di
ascesa
inserito
.
Tre
.
Due
.
Uno
.
Accendo
.
Su
!
Eccolo
là
il
nostro
cratere
»
.
Armstrong
:
«
Mille
piedi
.
Duemila
,
Duemiladuecento
.
Tremila
.
Ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Ron
Evans
:
«
Dio
ti
ringrazio
.
Il
mondo
intero
,
ragazzi
,
vi
stava
tirando
su
.
Dio
,
ti
ringrazio
»
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
ci
informò
che
le
pulsazioni
di
Aldrin
erano
un
poco
salite
,
ma
quelle
di
Armstrong
erano
rimaste
rigorosamente
ferme
a
80
.
Più
tardi
ci
dissero
che
Ron
Evans
era
sudato
,
in
preda
a
un
tremito
convulso
.
E
con
lui
Pete
Conrad
,
il
suo
equipaggio
e
anche
Von
Braun
e
Chris
Kraft
(
uno
dei
top
manager
del
Centro
,
ndr
)
e
molti
altri
.
Più
tardi
ci
dissero
che
è
più
pericoloso
decollare
con
un
aereo
di
linea
dagli
aeroporti
di
Roma
o
New
York
che
con
il
Lem
dalla
Luna
e
alle
4
e
35
del
pomeriggio
ci
dissero
che
neppure
il
docking
con
l
'
Apollo
aveva
presentato
problemi
:
stavano
tornando
a
casa
.
E
fu
tutto
.
Semplicemente
.
Così
.
Sarà
altrettanto
semplice
,
d
'
ora
innanzi
,
il
nostro
destino
?
StampaPeriodica ,
Chi
è
stato
a
tradirlo
?
Dove
è
stato
ucciso
?
Come
?
E
quando
?
La
grande
maggioranza
dei
siciliani
non
crede
alla
descrizione
ufficiale
del
conflitto
nel
quale
ha
trovato
la
morte
Salvatore
Giuliano
.
E
anche
noi
dobbiamo
confessare
di
avere
inutilmente
tentato
di
mettere
d
'
accordo
parecchi
particolari
di
quella
relazione
con
i
luoghi
;
le
circostanze
,
il
racconto
di
chi
quella
notte
vegliava
a
pochi
passi
di
distanza
dal
tragico
cortile
in
cui
si
è
svolto
l
'
epilogo
del
dramma
o
è
stato
svegliato
dal
fracasso
delle
fucilate
.
Tutto
ciò
si
chiamerà
forse
cercare
il
pelo
nell
'
uovo
,
ma
l
'
esame
delle
incongruenze
,
dei
punti
oscuri
dei
dubbi
che
inevitabilmente
nascono
nella
mente
di
chi
abbia
tentato
sul
posto
di
ricostruire
la
scena
non
cesserà
per
questo
di
essere
interessante
.
A
Castelvetrano
,
alle
15,15
del
5
luglio
,
il
capitano
Perenze
,
il
brigadiere
Catalano
,
i
carabinieri
Renzi
e
Giuffrida
(
dice
la
relazione
ufficiale
)
hanno
riconosciuto
da
lontano
il
capobanda
mentre
assieme
a
uno
dei
suoi
uomini
percorreva
la
via
Gagini
.
Vistisi
sorpresi
,
i
due
si
sono
dati
alla
fuga
in
direzioni
diverse
e
il
gregario
è
riuscito
facilmente
a
dileguarsi
.
Giuliano
invece
è
stato
inseguito
attraverso
le
vie
della
città
.
Contro
di
lui
è
stato
fatto
fuoco
,
ripetutamente
,
un
proiettile
lo
ha
raggiunto
alla
spalla
,
il
fuggitivo
ha
risposto
a
sua
volta
con
la
pistola
e
col
mitra
.
Giunto
in
via
Mannone
,
il
brigante
ha
sperato
di
trovare
scampo
entrando
in
un
cortile
,
e
là
,
mentre
tentava
di
dare
la
scalata
al
muro
di
cinta
,
oltre
il
quale
c
'
è
un
piccolo
orto
e
poi
la
campagna
,
è
stato
freddato
con
una
raffica
di
mitra
dal
capitano
.
Dunque
nessuno
poteva
immaginare
in
anticipo
che
Salvatore
Giuliano
sarebbe
entrato
in
quel
cortile
.
Eppure
parecchi
civili
delle
case
confinanti
affermano
d
'
aver
inteso
fin
dalla
mezzanotte
un
rumore
di
tegole
smosse
e
un
bisbigliare
come
se
vi
fosse
gente
sui
tetti
.
Stettero
un
poco
in
ascolto
,
ma
quello
strano
trambusto
dopo
un
quarto
d
'
ora
si
chetò
.
Nessuno
diede
peso
alla
cosa
e
di
lì
a
poco
in
via
Mannone
tutti
ripresero
a
dormire
,
eccetto
tre
uomini
che
per
le
esigenze
del
loro
mestiere
dovevano
già
essere
a
bottega
:
il
proprietario
e
i
due
garzoni
del
forno
Lo
Bello
,
che
è
sullo
stesso
lato
della
strada
a
20
metri
dall
'
ingresso
del
cortile
.
Era
una
notte
afosa
,
e
nell
'
interno
del
panificio
il
caldo
era
insopportabile
.
I
due
garzoni
che
avevano
finito
di
impastare
il
pane
e
aspettavano
che
lievitasse
erano
usciti
sulla
via
e
stavano
chiacchierando
accovacciati
sul
marciapiedi
,
con
le
schiene
nude
appoggiate
agli
stipiti
.
Ma
la
prima
sigaretta
che
essi
avevano
acceso
non
era
ancora
finita
quando
due
carabinieri
,
spuntando
dall
'
ombra
,
si
avvicinarono
e
intimarono
di
ritirarsi
e
di
sprangare
la
porta
.
L
'
ingiunzione
era
stata
fatta
con
il
tono
di
chi
non
ammette
repliche
.
È
molto
probabile
tuttavia
che
il
mattino
seguente
le
clienti
del
fornaio
Lo
Bello
abbiano
trovato
da
ridire
sulla
confezione
del
pane
.
La
curiosità
di
sapere
quello
che
stava
per
accadere
sulla
strada
non
poteva
certo
permettere
ai
panettieri
di
attendere
con
diligenza
al
consueto
lavoro
.
Avevano
lasciato
i
battenti
un
pochino
socchiusi
e
di
tanto
in
tanto
andavano
ad
origliare
.
Così
non
sarà
esagerato
dire
che
l
'
aria
lacerata
dal
primo
sparo
vibrava
ancora
quando
gli
occhi
dei
fornai
erano
già
incollati
alla
fessura
.
Sembrò
loro
che
la
via
fosse
deserta
...
Non
videro
dunque
entrare
nessuno
nel
cortile
.
Scorsero
invece
un
uomo
che
ne
usciva
,
che
passò
correndo
sotto
un
lampione
.
Lo
videro
di
spalle
per
un
attimo
e
tutto
quello
che
seppero
dire
di
lui
è
che
si
trattava
di
un
uomo
forse
giovane
,
tarchiato
,
che
camminava
a
piedi
nudi
.
Ma
vedremo
dopo
quale
parte
attribuisca
la
fantasia
popolare
a
questo
personaggio
.
Nessuno
ha
sentito
La
via
Mannone
parte
dalla
piazza
del
mercato
,
taglia
in
linea
retta
il
rione
orientale
del
paese
e
finisce
nella
campagna
.
Nel
tratto
che
va
dal
mercato
al
cortile
non
ci
sono
trasversali
.
Da
che
parte
ci
arrivò
Giuliano
fuggendo
da
via
Gagini
?
Dal
mercato
dopo
aver
attraversato
la
piazza
della
torre
,
dove
sono
ininterrottamente
di
fazione
due
agenti
,
dal
corso
dove
a
qualunque
ora
c
'
è
sempre
gente
scamiciata
che
passeggia
,
dal
verziere
dove
c
'
è
un
grande
negozio
di
fruttivendolo
che
resta
aperto
tutta
la
notte
con
le
luci
accese
e
dove
attorno
ai
banchi
e
ai
cumuli
di
ceste
che
non
vengono
mai
rimossi
passeggiano
continuamente
i
guardiani
?
Evidentemente
no
,
perché
nessuno
ha
visto
né
lui
né
gli
inseguitori
.
Allora
è
venuto
dalla
via
Gioberti
,
che
è
dalla
parte
opposta
e
,
giunto
al
crocicchio
di
dove
poteva
scorgere
davanti
a
sé
le
prime
siepi
e
i
primi
alberi
della
campagna
,
ha
piegato
invece
in
via
Mannone
verso
il
centro
del
paese
.
L
'
illogicità
di
questa
decisione
stupisce
molti
.
Il
lettore
tuttavia
non
ci
faccia
troppo
caso
perché
sono
tante
le
ragioni
che
possono
avere
spinto
il
fuggitivo
ad
abbandonare
la
via
più
facile
per
quella
più
rischiosa
.
È
stato
detto
piuttosto
che
la
sparatoria
era
cominciata
in
via
Gagini
ed
era
continuata
da
una
parte
e
dall
'
altra
lungo
tutto
il
percorso
.
Ma
per
quanto
si
siano
interrogati
molti
abitanti
di
quella
zona
non
si
è
trovato
nessuno
che
ricordasse
di
aver
udito
un
solo
sparo
.
Eppure
le
finestre
erano
spalancate
per
il
caldo
opprimente
.
La
notte
in
quel
rione
è
silenziosa
.
Una
pistolettata
o
una
scarica
di
mitra
avrebbero
dovuto
destare
anche
chi
ha
il
sonno
più
duro
.
Gli
abitanti
di
via
Mannone
invece
hanno
sentito
.
La
loro
testimonianza
però
è
in
contrasto
con
la
versione
ufficiale
.
Non
aveva
l
'
orologio
Questa
dice
che
il
brigante
esplose
52
colpi
col
moschetto
mitragliatore
,
che
al
53
°
si
inceppò
.
Giuliano
buttò
a
terra
il
mitra
quando
era
già
nel
cortile
e
impugnò
la
pistola
,
ma
il
capitano
dei
carabinieri
lo
prevenne
scaricandogli
addosso
per
primo
un
intero
caricatore
del
suo
Thompson
.
Gli
spari
insomma
avrebbero
dovuto
susseguirsi
in
quest
'
ordine
:
raffiche
di
mitra
più
o
meno
lontane
(
Giuliano
che
spara
sulla
strada
)
,
altra
raffica
dopo
una
pausa
di
silenzio
(
Perenze
che
fa
fuoco
all
'
ingresso
del
cortile
)
;
subito
dopo
forse
qualche
colpo
di
pistola
(
Giuliano
che
,
prima
di
stramazzare
a
terra
,
tenta
l
'
ultima
difesa
)
,
forse
il
Thompson
che
risponde
ancora
(
Perenze
che
ha
innestato
il
caricatore
nuovo
)
.
Invece
gli
abitanti
di
via
Mannone
(
trascureremo
i
nomi
della
gente
minuta
facile
ad
accettare
ed
a
ripetere
come
esperienza
propria
il
racconto
altrui
e
citeremo
soltanto
il
pretore
di
Castelvetrano
,
avvocato
Giovanni
De
Simone
e
il
colonnello
a
riposo
Santorre
Vizzinisi
)
sono
unanimi
nel
ripetere
che
si
sentirono
prima
cinque
o
sei
colpi
di
pistola
sparati
sotto
l
'
arco
di
ingresso
o
nel
cortile
,
poi
due
raffiche
di
mitra
distanziate
da
un
breve
intervallo
.
Subito
dopo
si
udì
la
voce
del
capitano
che
gridava
a
qualcuno
di
portare
un
po
'
d
'
acqua
per
il
ferito
e
il
furioso
martellare
del
calcio
del
moschetto
alla
porta
dell
'
unica
abitazione
che
si
apre
sul
cortile
.
Parleremo
in
seguito
dell
'
interpretazione
che
la
fantasia
dei
diffidenti
siciliani
dà
a
questo
particolare
.
Sarà
bene
tuttavia
citare
sin
d
'
ora
l
'
obiezione
più
comune
:
che
i
feriti
siano
tormentati
dalla
sete
è
una
di
quelle
nozioni
elementari
che
anche
il
più
rozzo
dei
pastori
possiede
.
È
tra
l
'
altro
un
vecchio
motivo
della
retorica
popolare
.
Ma
questa
arsura
viene
immediatamente
appena
uno
è
colpito
,
oppure
è
conseguenza
del
dissanguamento
,
della
febbre
provocata
dalle
ferite
e
sopraggiunge
dopo
un
certo
periodo
di
tempo
?
E
perché
Giuliano
non
aveva
un
soldo
addosso
?
Perché
portava
una
semplice
canottiera
,
lui
così
ambizioso
e
a
suo
modo
elegante
?
Perché
non
aveva
l
'
orologio
al
polso
,
quel
grosso
cronometro
d
'
oro
per
il
quale
aveva
una
bambinesca
affezione
e
,
lo
hanno
testimoniato
molti
,
era
l
'
ultima
cosa
che
si
togliesse
coricandosi
,
la
prima
che
cercasse
al
risveglio
?
C
'
erano
poi
altri
particolari
che
alimentavano
il
dubbio
e
,
apparentemente
,
con
maggiore
evidenza
:
alcune
ferite
,
specie
quella
sotto
l
'
ascella
destra
,
sembravano
tumefatte
come
se
risalissero
a
qualche
tempo
prima
;
altre
erano
a
contorni
nitidi
e
apparivano
più
fresche
.
Due
o
tre
pallottole
lo
avevano
raggiunto
al
fianco
e
avevan
prodotto
quei
fori
grandi
a
contorni
irregolari
tipici
dei
colpi
sparati
a
bruciapelo
:
altre
erano
entrate
nella
carne
lasciando
un
forellino
minuscolo
perfettamente
rotondo
.
Il
tessuto
della
canottiera
appariva
intriso
di
sangue
dal
fianco
alla
metà
della
schiena
,
e
sotto
quella
grossa
macchia
(
aveva
oltre
due
palmi
di
diametro
)
non
c
'
erano
ferite
.
Era
logico
pensare
che
il
corpo
del
bandito
anziché
bocconi
fosse
rimasto
per
qualche
tempo
in
posizione
supina
,
perché
tutto
quel
sangue
doveva
essere
sgorgato
dalle
ferite
sotto
l
'
ascella
e
certamente
era
sceso
,
non
poteva
essere
andato
in
su
.
Le
avventure
di
Paperino
Da
Trapani
a
Sciacca
,
a
Santa
Ninfa
,
a
Partanna
non
c
'
è
uno
che
non
sorrida
quando
gli
si
parla
del
famoso
furgone
sul
quale
gli
uomini
del
colonnello
Luca
,
travestiti
da
cinematografari
,
percorrevano
le
campagne
e
sostavano
nei
paesi
fingendo
di
girare
un
documentario
,
perché
Salvatore
Giuliano
,
tradito
dall
'
ambizione
e
dalla
smania
di
pubblicità
,
lasciasse
le
sue
montagne
e
cadesse
nella
trappola
.
Per
quanto
avesse
incollato
su
una
fiancata
due
grosse
strisce
con
le
scritte
:
«
Gazzetta
dello
Sport
»
,
«
Il
Paese
»
,
e
su
una
terza
striscia
di
carta
dipinta
a
mano
che
attraversava
di
sbieco
il
lato
opposto
si
leggesse
«
Le
avventure
di
Paperino
»
,
tutti
,
anche
i
ragazzini
,
sapevano
che
si
trattava
di
una
radio
trasmittente
mobile
della
polizia
capace
di
collegare
Trapani
a
Palermo
.
Cosa
che
tra
l
'
altro
era
dimostrata
con
evidenza
dall
'
antenna
molto
alta
che
non
si
poteva
certo
né
sopprimere
né
camuffare
.
Proprio
Giuliano
avrebbe
dovuto
farsi
ingannare
da
un
trucco
così
grossolano
?
E
allora
?
È
forse
possibile
rispondere
alle
domande
che
sono
state
poste
al
principio
del
discorso
?
Si
può
tentare
.
Per
un
buon
tratto
di
strada
cammineremo
su
un
terreno
sicuro
e
,
quando
usciremo
dalla
realtà
della
cronaca
per
riferire
le
congetture
che
molti
fanno
,
avvertiremo
onestamente
il
lettore
.
È
certo
che
non
si
manca
affatto
di
rispetto
al
colonnello
Luca
né
a
chi
sulla
scala
gerarchica
sta
più
in
alto
o
più
in
basso
di
lui
dicendo
che
la
relazione
ufficiale
sulla
morte
di
Salvatore
Giuliano
è
camuffata
,
reticente
su
certi
punti
,
su
altri
imprecisa
.
Poco
o
molto
,
tutti
i
rapporti
che
la
polizia
rende
noti
al
pubblico
devono
essere
necessariamente
così
.
Vi
sono
circostanze
che
non
possono
essere
rivelate
,
promesse
che
è
giusto
mantenere
,
uomini
che
bisogna
salvare
dalla
vendetta
.
Perfino
davanti
al
giudice
e
nei
casi
più
gravi
la
legge
concede
al
funzionario
di
polizia
il
diritto
di
tacere
la
verità
:
quando
gli
si
chiede
il
nome
del
confidente
,
di
chi
lo
ha
messo
sulle
tracce
,
lo
ha
aiutato
a
formulare
l
'
accusa
,
ad
arrestare
il
colpevole
.
Il
furgone
con
l
'
etichetta
«
Le
avventure
di
Paperino
»
non
ha
alcuna
parte
nel
dramma
.
Il
più
grande
aiuto
allo
sterminio
della
banda
di
Montelepre
e
del
suo
capo
è
venuto
dalla
mafia
,
ed
è
chiaro
che
ciò
non
significa
affatto
che
la
polizia
abbia
sollecitato
o
anche
incoraggiato
quell
'
aiuto
.
L
'
alleanza
tra
Giuliano
e
i
mafiosi
era
nata
naturalmente
al
principio
della
carriera
del
brigante
.
Turiddu
aveva
bisogno
dell
'
appoggio
dell
'
«
onorata
società
»
e
a
quegli
altri
era
comodo
speculare
sulla
paura
che
il
nome
del
brigante
incuteva
.
Ma
poi
i
capimafia
,
che
erano
stati
i
primi
esattori
della
banda
,
esagerarono
.
Imposero
riscatti
che
erano
cinque
volte
superiori
a
quelli
che
il
bandito
intendeva
richiedere
e
intascarono
la
differenza
.
Cominciarono
a
molestare
,
sempre
trincerandosi
dietro
quel
terribile
nome
,
alcuni
che
avevano
reso
grossi
servigi
a
Giuliano
e
che
ne
avevano
avuto
promesse
di
protezione
.
Il
contrasto
si
aggravò
al
punto
che
Turiddu
,
assieme
a
pochi
dei
suoi
uomini
,
tra
i
più
fedeli
,
scese
sulla
piazza
di
Partinico
e
in
pieno
giorno
vi
uccise
a
pistolettate
i
più
alti
capi
dell
'
associazione
criminosa
e
segreta
.
Le
vittime
non
avevano
però
un
grosso
prestigio
oltre
l
'
ambito
del
loro
paese
,
perché
oggi
non
esiste
più
una
mafia
unica
che
abbia
giurisdizione
su
tutta
l
'
isola
,
ma
tante
mafie
locali
autonome
e
spesso
nemiche
.
Forse
il
brigante
sperava
di
giocare
su
queste
rivalità
territoriali
e
in
parte
ci
riuscì
:
infatti
fu
condannato
a
morte
dalla
sola
mafia
di
Partinico
mentre
le
altre
sembrò
che
continuassero
ad
essergli
amiche
;
e
invece
era
soltanto
una
maniera
di
temporeggiare
aspettando
il
momento
opportuno
per
liberarsi
di
lui
.
Per
cinque
anni
i
rapporti
tra
le
due
forze
della
delinquenza
siciliana
seguirono
così
alterne
vicende
:
Giuliano
,
per
tenersi
buoni
quei
pericolosi
vicini
si
buttò
talvolta
in
imprese
rischiose
dalle
quali
non
avrebbe
potuto
trarre
un
utile
diretto
(
tra
le
altre
si
dice
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
)
:
la
mafia
gli
guardò
le
spalle
,
lo
garantì
dalle
delazioni
.
Ma
è
difficile
che
due
galli
nello
stesso
pollaio
possano
vivere
uno
accanto
all
'
altro
senza
cavarsi
gli
occhi
.
L
'
equilibrio
era
mantenuto
soltanto
dalla
straordinaria
potenza
di
Giuliano
.
Il
giorno
che
questa
decadde
,
la
sentenza
di
Partinico
fu
omologata
e
sottoscritta
da
tutte
le
mafie
.
Si
ricordi
tra
l
'
altro
che
proprio
in
questi
giorni
si
sta
svolgendo
a
Viterbo
il
processo
per
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
.
Si
voleva
prendere
Giuliano
,
ma
era
sempre
rischioso
mandargli
un
sicario
secondo
il
classico
sistema
.
Per
farlo
cadere
cominciarono
a
togliere
la
protezione
ai
suoi
rompendo
la
legge
dell
'
omertà
.
Imposero
che
quelli
della
banda
,
dovunque
fossero
,
dovessero
essere
segnalati
alla
polizia
.
Così
uno
a
uno
furono
arrestati
molti
dei
fuorilegge
,
i
più
sicuri
scherani
della
banda
di
Montelepre
.
Quasi
sempre
chi
si
lasciava
scappare
una
preziosa
confidenza
non
era
un
affiliato
alla
mafia
,
ma
era
stato
costretto
dalla
mafia
a
ingoiare
la
paura
e
farsi
delatore
.
Il
27
giugno
scorso
,
poco
prima
di
mezzogiorno
,
un
carrettiere
mafioso
che
percorreva
la
provinciale
per
Trapani
con
un
carico
di
pomodori
,
giunto
in
località
Lo
Zucco
,
a
pochi
chilometri
da
Partinico
,
vide
sbucare
da
un
cespuglio
due
uomini
che
gli
mossero
incontro
e
gli
intimarono
di
fermarsi
.
Erano
Frank
Mannino
e
Nunzio
Badalamenti
,
l
'
amministratore
e
il
più
spietato
sicario
della
banda
Giuliano
,
che
ormai
poteva
disporre
di
non
più
di
sette
od
otto
gregari
.
I
tre
si
conoscevano
da
molto
tempo
,
perché
il
carrettiere
aveva
avuto
modo
in
passato
di
rendere
qualche
buon
servigio
ai
briganti
.
Mannino
e
Badalamenti
erano
usciti
dal
nascondiglio
avendo
appunto
ravvisato
in
lui
un
amico
.
Domandarono
:
«
Va
verso
Castelvetrano
vossìa
?
»
.
L
'
uomo
rispose
di
sì
.
I
briganti
gli
chiesero
allora
di
nasconderli
sul
carro
e
di
portarli
fino
alle
porte
del
paese
.
Così
furono
vuotate
due
ceste
(
quelle
che
si
usano
in
Sicilia
per
il
trasporto
dei
pomodori
sono
molto
grandi
,
a
tronco
dicono
,
alte
un
metro
e
cinquanta
,
e
larghe
alla
sommità
quasi
altrettanto
)
.
I
banditi
vi
si
accovacciarono
dentro
e
furono
coperti
coi
pomodori
.
Là
sotto
è
chiaro
che
riuscivano
a
respirare
ma
non
potevano
certo
vedere
.
E
di
lì
a
poco
,
quando
sentirono
il
cavallo
fermarsi
;
accettarono
per
vere
le
rassicuranti
spiegazioni
del
carrettiere
.
Il
veicolo
invece
sì
trovava
in
quel
momento
davanti
alla
caserma
dei
carabinieri
di
Alcamo
e
non
è
necessario
dire
come
finisse
la
storia
.
La
polizia
tenne
segreto
l
'
accaduto
,
Giuliano
non
seppe
che
altri
due
dei
suoi
uomini
erano
caduti
in
trappola
.
Ora
bisognerà
passare
sul
terreno
delle
congetture
.
Mannino
e
Badalamenti
andavano
a
Castelvetrano
.
A
fare
che
cosa
?
Conoscendo
l
'
epilogo
di
questa
storia
è
facile
arguire
che
ci
andassero
convocati
dal
loro
capo
e
quindi
che
sapessero
dove
questi
si
teneva
nascosto
.
In
carcere
possono
essere
stati
indotti
a
cantare
.
Uno
dei
due
(
Mannino
?
)
può
essersi
lasciato
convincere
a
tradire
il
suo
capo
,
a
consegnarlo
vivo
o
morto
.
Ecco
chi
era
il
compagno
di
Giuliano
la
notte
del
5
luglio
,
e
che
si
sia
parlato
di
quella
sua
misteriosa
scomparsa
subito
dopo
l
'
avvistamento
della
pattuglia
è
cosa
ovvia
.
Può
darsi
invece
che
la
verità
sia
un
'
altra
.
Il
traditore
non
si
sarebbe
affatto
allontanato
dal
suo
capo
,
ma
gli
sarebbe
stato
al
fianco
facendogli
da
guida
.
Lo
ha
portato
in
trappola
nel
luogo
prestabilito
,
dove
i
carabinieri
lo
attendevano
in
agguato
.
Giunti
i
due
sulla
soglia
del
cortile
la
situazione
si
faceva
oltremodo
difficile
e
pericolosa
:
se
la
guida
continuava
a
stare
vicina
al
capo
,
c
'
era
modo
di
finire
sotto
le
pallottole
degli
agenti
;
se
proprio
in
quel
momento
tentava
di
sganciarsi
da
lui
,
c
'
era
caso
che
,
intuendo
il
tradimento
,
Giuliano
facesse
fuoco
su
di
lui
.
Il
modo
migliore
di
cavarsela
per
un
'
anima
perversa
era
di
sparare
a
bruciapelo
sulla
pistola
del
capo
.
Ecco
così
spiegata
la
sequenza
dei
colpi
,
le
ferite
più
grosse
,
slabbrate
,
al
fianco
,
l
'
ombra
che
esce
di
corsa
dal
cortile
e
si
avvia
verso
la
campagna
,
dove
l
'
attende
un
'
auto
della
polizia
,
è
comprensibile
la
sua
fretta
di
tornare
in
carcere
.
Ma
la
grossa
macchia
di
sangue
sulla
schiena
,
la
tumefazione
di
alcune
ferite
e
la
freschezza
di
altre
,
l
'
essere
Giuliano
in
maglietta
senza
denaro
e
senza
orologio
sono
circostanze
che
non
si
spiegano
affatto
con
questa
storia
.
Allora
facciamo
un
passo
più
in
là
e
ascoltiamo
le
congetture
di
qualcuno
a
cui
non
piace
di
mettere
il
morso
alla
propria
fantasia
.
Mannino
o
Badalamenti
,
o
chiunque
sia
stato
il
traditore
,
entrò
nella
camera
dov
'
era
nascosto
Salvatore
Giuliano
,
ma
gli
mancò
il
coraggio
di
svegliarlo
e
di
condurlo
fuori
.
Preferì
sparargli
a
bruciapelo
nel
sonno
.
Poi
,
si
sa
:
a
nessuno
poteva
far
piacere
che
si
venisse
a
conoscere
un
così
brutto
episodio
.
Forse
anche
colui
che
ospitava
il
brigante
era
a
parte
del
primitivo
progetto
,
aveva
aderito
a
facilitare
la
cattura
e
non
si
poteva
ripagarlo
lasciandogli
in
casa
il
cadavere
(
quel
cadavere
)
fino
al
momento
in
cui
sarebbero
venuti
il
giudice
,
i
fotografi
,
i
becchini
.
Allora
lo
portarono
nel
cortile
di
via
Mannone
.
Spararono
.
Il
capitano
andò
a
bussare
alla
porta
e
gridò
che
gli
portassero
dell
'
acqua
per
un
ferito
perché
tutti
sentissero
che
Giuliano
non
era
morto
ancora
.
Queste
storie
si
sentono
raccontare
ad
ogni
ora
del
giorno
e
della
notte
per
le
strade
della
Sicilia
.
È
difficile
accertarle
.
Però
uno
che
sia
stato
sul
luogo
,
che
si
sia
chinato
a
guardare
il
corpo
di
Salvatore
Giuliano
steso
bocconi
in
mezzo
al
cortile
,
che
abbia
chiacchierato
un
poco
con
la
gente
di
via
Mannone
,
è
costretto
,
di
tanto
in
tanto
,
a
pensarci
.