CALMA! ( FREZZAN FEDERICO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Calma
,
signori
d
'
oltre
Atlantico
.
Le
vostre
operazioni
,
in
Africa
Settentrionale
francese
,
non
sono
state
per
noi
quella
sorpresa
che
vi
aspettavate
.
La
nostra
logica
e
la
nostra
abitudine
a
considerare
gli
avvenimenti
di
guerra
con
la
massima
obiettività
,
già
,
da
mesi
,
avevano
previsto
questa
vostra
intenzione
di
allora
.
Ma
tralasciando
queste
considerazioni
torniamo
pure
all
'
esame
delle
operazioni
in
Africa
Settentrionale
.
Il
loro
piano
ha
obbligato
gli
anglo
-
americani
ad
una
dispersione
delle
forze
,
inducendoli
a
sbarcare
in
numerosi
porti
,
dal
Marocco
ad
Algeri
.
Vedremo
per
chi
giuocherà
il
proverbio
"
chi
la
dura
la
vince
.
"
Se
gli
inglesi
hanno
sempre
basato
il
predominio
sul
mondo
sulla
possibilità
di
durare
,
noi
non
ne
siamo
nuovi
,
perché
,
da
due
millenni
,
abbiamo
ereditato
lo
spirito
di
non
disperare
mai
della
fortuna
della
Patria
.
Per
tornare
all
'
Africa
Settentrionale
diremo
:
-
che
il
nemico
ha
proceduto
alle
operazioni
in
corso
prevedendo
la
nostra
insufficiente
capacità
a
reagire
;
-
che
il
nemico
non
aveva
le
forze
sufficienti
per
sviluppare
tutto
il
suo
piano
,
altrimenti
si
sarebbe
diretto
su
Biserta
e
Tunisi
;
-
che
le
operazioni
sarebbero
state
iniziate
nella
primavera
ventura
,
se
la
Russia
non
avesse
insistito
nella
creazione
del
secondo
fronte
.
Il
viaggio
del
Premier
inglese
alla
capitale
russa
ha
voluto
significare
un
rabbonimento
della
Tigre
rossa
,
e
concretare
quel
simultaneo
piano
operativo
,
che
avrebbe
dovuto
far
passare
nelle
loro
mani
la
iniziativa
.
Ma
un
piano
come
quello
attualmente
in
esecuzione
,
avrebbe
dovuto
dare
già
i
suoi
frutti
,
quelli
che
avrebbe
dovuto
inequivocabilmente
segnare
il
punto
di
partenza
.
Per
noi
invece
rappresenta
:
-
in
Africa
Settentrionale
:
operazioni
di
schieramento
da
parte
nemica
;
-
sul
fronte
est
:
operazioni
di
resistenza
al
piano
russo
.
Immaginiamo
che
la
guerra
sia
incominciata
ora
,
e
vedremo
che
la
nostra
occupazione
di
Biserta
e
Tunisi
rappresenta
un
vantaggio
operativo
,
sul
quale
si
svilupperà
il
nostro
piano
.
StampaPeriodica ,
DAK
TO
(
Vietnam
)
,
gennaio
«
QUANDO
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
ho
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
,
1967»
.
«
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
e
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
«
Signora
,
lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
ho
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
.
Dico
alla
svelta
:
Dio
,
non
farmi
morire
»
.
«
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
si
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
una
sporca
tragedia
»
.
«
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
.
Io
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Credi
che
morirò
?
»
.
«
Non
voglio
tornare
in
battaglia
.
Sono
così
giovane
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
venti
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
ad
un
albero
.
Non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
»
.
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
.
Oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
«
Lasciatemi
in
pace
.
Non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmeno
di
morire
»
.
Poi
è
arrivato
un
razzo
.
E
di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Lunedì
mattina
.
La
tragedia
incomincia
con
la
paura
.
E
la
paura
incomincia
appena
Sali
sul
cargo
militare
che
ti
conduce
alla
zona
del
fuoco
insieme
ai
soldati
che
tacciono
in
un
rassegnato
silenzio
.
Ieri
un
cargo
come
questo
è
precipitato
,
sembra
per
un
sabotaggio
,
e
nessuno
ha
fatto
in
tempo
a
usare
i
paracadute
con
cui
dovremo
buttarci
se
saremo
colpiti
.
Del
resto
,
il
paracadute
a
che
serve
?
Mentre
cali
a
terra
ti
sparano
,
voliamo
su
una
regione
che
pullula
di
vietcong
.
Fa
caldo
,
sudi
.
Anche
perché
il
soldato
accanto
ti
fissa
da
almeno
mezz
'
ora
scuotendo
la
testa
e
poi
,
cercando
di
superare
il
rombo
dei
motori
,
ti
grida
:
«
Sei
giornalista
?
»
.
«
Sì
»
.
«
E
il
lungo
con
te
è
un
fotografo
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Andate
a
Dak
To
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Idioti
,
chi
ve
lo
fa
fare
?
»
.
Te
lo
chiedi
anche
tu
,
all
'
improvviso
.
Hai
superato
tanti
ostacoli
per
arrivare
fin
qui
,
visti
permessi
burocrazie
,
e
all
'
improvviso
vorresti
essere
mille
miglia
lontano
dove
la
guerra
è
solo
una
parola
,
una
fotografia
sul
giornale
,
una
immagine
alla
televisione
.
Provi
a
scherzare
,
la
voce
ti
suona
falsa
:
«
Moroldo
,
ci
pensi
alla
faccia
dell
'
ambasciatore
quando
gli
consegnano
i
nostri
cadaveri
?
»
.
Per
raggiungere
Dak
To
abbiamo
firmato
un
foglio
con
cui
sdebitiamo
le
Forze
armate
e
il
governo
degli
Stati
Uniti
della
nostra
possibile
morte
,
e
in
fondo
al
foglio
c
'
era
questa
domanda
:
«
A
chi
dovrà
essere
consegnato
il
nostro
cadavere
?
»
.
Presi
alla
sprovvista
abbiamo
scritto
:
«
Ambasciata
italiana
a
Saigon
»
.
Moroldo
brontola
che
lo
disturba
solo
un
particolare
:
l
'
intera
faccenda
è
avvenuta
di
venerdì
17
.
Anche
le
uniformi
le
abbiamo
prese
di
venerdì
17
,
ma
bando
alle
spiritosaggini
:
in
poco
più
di
due
anni
sono
morti
dieci
giornalisti
in
Vietnam
.
Ricordiamoli
,
non
lo
fa
mai
nessuno
.
Maggio
1965
,
Pieter
Ronald
Van
Thiel
:
ucciso
dai
vietcong
a
sud
di
Saigon
.
Giugno
1966
,
Jerry
Rose
:
precipitato
con
l
'
aereo
colpito
da
una
cannonata
a
Quang
Ngai
.
Ottobre
1966
,
Bernard
Kolenberg
:
precipitato
con
un
caccia
sulla
zona
demilitarizzata
.
Ottobre
1966
,
Huynh
Than
My
:
ucciso
in
battaglia
a
Can
Tho
.
Novembre
1966
,
Dickie
Chapelle
:
saltata
su
una
mina
a
sud
di
Danang
.
Novembre
1966
,
Charlie
Chellapah
:
disintegrato
da
un
mortaio
a
Cu
Chi
.
Dicembre
1966
,
Sam
Castan
:
ucciso
in
combattimento
nelle
pianure
centrali
.
Febbraio
1967
,
Bernard
Fall
:
sventrato
da
una
mina
nella
foresta
di
Hue
.
Marzo
1967
,
Ronald
Gallagher
:
ucciso
per
errore
dall
'
artiglieria
americana
nei
pressi
di
Saigon
.
Maggio
1967
,
Felipa
Schuler
:
mitragliata
sull
'
elicottero
che
la
portava
a
Danang
.
Di
feriti
,
quest
'
anno
,
ce
ne
sono
stati
una
trentina
.
Ieri
a
Saigon
ho
conosciuto
Cathrine
Leroy
,
fotografa
francese
.
Ha
ventitré
anni
,
il
braccio
destro
,
la
gamba
destra
,
la
parte
destra
del
volto
coperti
di
cicatrici
,
e
cammina
zoppa
.
Lo
scorso
maggio
,
durante
un
combattimento
al
17°
parallelo
,
le
scoppiò
accanto
un
colpo
di
mortaio
.
È
stata
tre
mesi
in
ospedale
,
dal
corpo
le
hanno
tolto
diciotto
schegge
,
ma
al
piede
la
ferita
continua
a
riaprirsi
,
riaprirsi
,
e
i
medici
non
sanno
più
cosa
fare
.
Le
ho
chiesto
:
«
Perché
non
torni
a
casa
,
Catherine
?
»
.
Ha
sorriso
senza
rispondermi
.
Che
strani
tipi
questi
miei
colleghi
in
Vietnam
.
Alcuni
sono
fior
di
giornalisti
e
potrebbero
stare
a
Londra
o
a
Parigi
:
invece
bestemmiano
e
rimangono
qui
.
Altri
reporter
improvvisati
,
nessuno
li
voleva
mandare
:
ma
hanno
supplicato
o
sono
venuti
da
sé
,
a
loro
spese
.
Cosa
cercano
,
dimmi
.
Uno
scopo
che
non
avevano
prima
?
Un
brivido
che
li
scuota
dalla
noia
?
Una
pallottola
che
risolva
un
loro
dolore
?
Un
'
imitazione
di
Hemingway
?
Ho
tentato
un
'
indagine
,
uno
ha
risposto
:
«
Voglio
dimostrare
a
mio
padre
di
non
essere
il
cretino
che
dice
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
Mia
moglie
ha
divorziato
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
È
eccitante
e
,
se
fai
la
foto
giusta
,
sei
a
posto
per
sempre
»
.
Quasi
nessuno
m
'
ha
data
la
sola
ragione
che
a
me
sembra
valida
:
«
Sono
qui
per
capire
»
.
Io
sono
qui
per
capire
,
per
sapere
cosa
pensa
un
uomo
che
ammazza
un
altro
uomo
che
a
sua
volta
lo
ammazza
:
senza
conoscerlo
.
Sono
qui
per
provare
qualcosa
a
cui
credo
:
che
la
guerra
è
inutile
e
sciocca
,
la
più
bestiale
prova
di
idiozia
della
razza
terrestre
.
Sono
qui
per
spiegare
quanto
è
ipocrita
il
mondo
quando
si
esalta
su
un
siero
che
curerà
il
cancro
,
o
sull
'
operazione
chirurgica
che
sostituisce
un
cuore
con
un
altro
cuore
:
mentre
migliaia
di
creature
giovani
e
sane
,
senza
cancro
,
col
cuore
a
posto
,
vanno
a
morire
come
animali
,
vacche
al
macello
.
C
'
è
la
guerra
da
tre
anni
in
Vietnam
e
la
gente
che
piange
su
Washkansky
dice
:
«
Uh
,
che
noia
»
.
Ci
si
massacra
da
venti
giorni
a
Dak
To
è
un
villaggio
situato
a
dieci
miglia
dal
confine
col
Laos
e
la
Cambogia
,
proprio
dove
sbocca
la
Pista
O
Ci
-
min
:
vale
a
dire
la
strada
da
cui
arrivano
i
rifornimenti
di
Hanoi
alle
formazioni
vietcong
e
alle
truppe
nordvietnamite
infiltrate
nel
Sud
.
Verso
la
fine
di
ottobre
a
Dak
To
c
'
era
un
solo
battaglione
di
americani
con
una
base
aerea
,
minuscola
.
Poi
un
disertore
nordvietnamita
rivelò
che
i
suoi
compagni
erano
riusciti
ad
ammassare
sulle
colline
intorno
a
Dak
To
ben
settemila
soldati
e
con
questi
si
accingevano
a
sferrare
l
'
attacco
.
Il
generale
Westmoreland
reagì
concentrando
diecimila
fra
paracadutisti
e
soldati
,
il
1°
novembre
ebbe
inizio
la
più
sanguinosa
battaglia
combattuta
fin
oggi
in
Vietnam
.
A
Saigon
si
dice
:
«
O
gli
americani
vincono
entro
sette
giorni
o
Dak
To
diviene
la
loro
Diem
Bien
Phu
»
.
Non
è
facile
obbedire
al
consiglio
che
un
amico
della
France
Presse
,
François
Pelou
,
mi
ha
lascito
in
albergo
con
un
bigliettino
:
«
N
'
aie
pas
peur
»
.
I
viet
sono
come
gli
Apaches
e
i
Cheyennes
Lunedì
pomeriggio
.
Invece
è
facile
.
La
paura
ti
passa
,
di
colpo
,
con
la
paura
degli
altri
.
L
'
elicottero
su
cui
siamo
saliti
alla
base
di
Pleiku
,
ultima
tappa
prima
di
Dak
To
,
ha
posto
per
quattro
persone
oltre
i
due
piloti
e
i
due
mitraglieri
.
Uno
dei
quattro
è
un
telecronista
appena
giunto
da
New
York
.
Il
suo
viso
ha
il
colore
del
gesso
,
il
suo
corpo
è
scosso
da
un
tremito
convulso
,
e
tutte
le
sue
dieci
dita
sono
ficcate
dentro
la
bocca
dove
tutti
i
suoi
trentadue
denti
le
mordono
furiosamente
.
Dopo
pochi
minuti
si
alza
,
batte
alle
spalle
di
un
pilota
,
lo
scongiura
invano
di
tornare
indietro
,
e
provi
tanta
vergogna
per
lui
che
di
colpo
sei
un
'
altra
persona
.
Tranquilla
,
lucida
,
con
ogni
tuo
nervo
pronto
a
scattare
per
salvarti
la
pelle
.
Puoi
perfino
osservare
con
curiosità
le
colline
a
sinistra
da
cui
si
alzano
fumate
nere
,
il
napalm
che
gli
americani
sganciano
sui
nordvietnamiti
lanciano
sugli
americani
:
ben
consapevole
che
ci
stai
passando
nel
mezzo
,
come
sotto
un
arcobaleno
,
sorvolando
la
giungla
dove
sono
nascosti
i
vietcong
i
quali
mirano
dritto
alle
pale
dell
'
elicottero
.
Puoi
perfino
capire
perché
questa
guerra
è
una
guerra
diversa
da
ogni
altra
guerra
che
hai
studiato
a
scuola
,
e
perché
dicono
che
non
ha
un
fronte
preciso
,
che
il
fronte
è
ovunque
.
Il
mitragliere
dietro
di
te
s
'
è
abbassato
sulla
mitraglia
e
spara
raffiche
contro
una
macchia
da
cui
è
partito
un
colpo
appena
avvertito
.
Sembra
il
personaggio
di
un
western
dove
i
bianchi
sparano
dal
vagone
agli
indiani
.
Anche
allora
i
bianchi
tenevano
in
pugno
un
paese
di
cui
possedevano
solo
qualche
fortino
,
e
per
andare
da
fortino
a
fortino
bisognava
ammazzare
o
venire
ammazzati
.
Sostituisci
alla
parola
fortino
la
parola
base
aerea
,
alla
parola
indiani
la
parola
vietcong
,
alla
parole
vagone
la
parola
elicottero
:
ed
ecco
il
Vietnam
.
Ecco
il
nostro
viaggio
a
Dak
To
,
con
quel
poverino
che
geme
.
Siamo
a
Dak
To
.
Un
campo
militare
con
una
pista
nel
mezzo
,
bucata
dai
mortai
di
stanotte
.
Decine
di
elicotteri
e
aerei
che
decollano
o
atterrano
in
una
tempesta
di
polvere
rossa
,
un
fragore
che
spacca
gli
orecchi
.
Centinaia
di
camion
e
di
jeep
che
trasportan
soldati
dalla
barba
lunga
e
lo
sguardo
stanco
.
Postazioni
di
artiglieria
che
vomitano
cannonate
ogni
trenta
secondi
facendo
tremare
la
terra
e
il
tuo
stomaco
.
Eppure
come
doveva
essere
bello
il
Vietnam
quando
non
c
'
era
la
guerra
.
I
monti
dove
ora
si
muore
son
blocchi
di
giada
e
smeraldo
,
il
cielo
dove
ora
schizzan
bombe
è
una
cappa
color
fiordaliso
,
e
il
fiume
che
ora
serve
a
spegnere
gli
incendi
ha
un
'
acqua
così
limpida
,
fresca
.
Come
doveva
essere
facile
sentirsi
felici
quaggiù
,
andando
a
pescare
sulle
rive
,
a
passeggiare
nei
boschi
.
Poi
un
tenente
ci
viene
incontro
e
ci
offre
una
rivoltella
ciascuno
.
«
Badate
,
ve
la
consiglio
,
quasi
tutti
i
corrispondenti
ce
l
'
hanno
,
chiunque
porti
l
'
uniforme
è
un
bersaglio
:
i
nordvietnamiti
non
fanno
prigionieri
.
Se
dovete
crepare
,
tanto
vale
che
vendiate
cara
la
vostra
pelle
»
.
E
sembra
molto
sorpreso
,
anzi
offeso
,
quando
gli
rispondiamo
«
no
,
grazie
»
.
Povero
tenente
.
Ha
due
baffi
cretini
su
un
muso
di
topo
,
e
un
elmetto
che
sembra
nato
con
lui
.
Infatti
non
lo
vedremo
mai
senza
e
un
giorno
gli
chiederò
se
ci
dorme
.
È
addetto
alla
stampa
,
nella
tasca
dei
pantaloni
tiene
una
scatola
di
fotocolor
che
mostra
ad
ogni
nuovo
arrivato
:
la
sua
fidanzata
in
camicia
da
notte
e
senza
camicia
da
notte
.
La
mostra
anche
a
me
,
è
una
bionda
cicciuta
con
due
grossi
seni
,
mi
spiega
che
la
fotografò
durante
una
licenza
a
Honolulu
.
Parlando
ci
conduce
alla
tenda
dei
giornalisti
ma
prima
di
entrarci
faccio
in
tempo
a
vedere
due
MP
che
trascinano
un
soldatino
giallo
in
uniforme
kaki
.
Cammina
perché
lo
sostengono
,
ha
i
piedi
scalzi
,
la
bocca
aperta
e
le
palpebre
chiuse
.
Ha
sì
o
no
diciott
'
anni
,
lo
hanno
prese
stamani
sulla
collina
1383
,
era
svenuto
di
fame
e
di
sete
.
«
Dove
lo
portano
»
,
chiedo
,
«
all
'
infermeria
?
»
.
«
No
,
no
»
,
spiega
il
tenente
,
«
lo
portano
all
'
interrogatorio
e
poi
ad
incidere
un
disco
da
trasmettere
con
l
'
altoparlante
sulle
colline
.
»
«
E
cosa
inciderà
su
quel
disco
?
»
.
«
Inviterà
i
suoi
compagni
ad
arrendersi
»
.
«
E
se
lui
non
vuol
farlo
?
»
.
«
Oh
,
lo
farà
,
lo
farà
»
.
Il
prigioniero
inciampa
,
gli
MP
lo
sollevano
,
e
per
un
attimo
i
suoi
piedini
nudi
pendono
giù
grotteschi
.
Forse
fu
lui
a
ordinare
la
giacca
ricamata
che
vidi
da
un
sarto
a
Saigon
.
Il
ricamo
diceva
:
«
Quando
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
sono
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
1967»
.
Però
era
una
giacca
americana
.
E
le
parole
ricamate
,
in
inglese
.
Dieci
piloti
partono
ne
ritornano
due
Lunedì
notte
.
La
sensazione
che
hai
in
questo
campo
è
d
'
essere
chiuso
in
un
pozzo
,
cioè
in
trappola
.
Le
colline
dei
nordvietnamiti
ti
circondano
proprio
a
raggiera
e
solo
tre
sono
in
mano
degli
americani
:
la
1383
,
la
1124
e
la
1089
.
Notte
e
giorno
sei
esposto
al
fuoco
dei
mortai
,
dei
razzi
,
questo
buco
a
trenta
centimetri
dalla
vostra
tenda
lo
ha
fatto
stamani
un
mortaio
.
Veniva
dalla
collina
875
,
quella
che
non
riescono
a
prendere
:
la
notte
scorsa
173°
Airborn
aveva
l
'
ordine
di
arrivarci
in
cima
a
ogni
costo
ma
l
'
attacco
è
fallito
.
Ho
parlato
col
pilota
di
un
elicottero
,
quasi
piangeva
.
M
'
ha
raccontato
che
gli
uomini
sono
ammassati
in
un
perimetro
angusto
da
cui
non
possono
andare
né
avanti
né
indietro
:
i
nordvietnamiti
li
circondano
da
tutte
le
parti
,
sono
dietro
a
ogni
albero
.
In
quel
mucchio
di
carne
umana
vi
sono
almeno
cento
morti
e
altrettanti
feriti
,
nel
buio
gridano
supplicando
acqua
e
morfina
.
Il
sole
decompone
i
cadaveri
,
molti
feriti
muoiono
dissanguati
;
evacuarli
è
impossibile
.
Dieci
elicotteri
ci
hanno
provato
,
otto
sono
stati
abbattuti
,
questo
pilota
è
uno
dei
due
che
sono
riusciti
a
tornare
.
«
Capisce
,
non
ci
si
muove
che
con
gli
elicotteri
in
questa
giungla
maledetta
.
Il
terreno
è
troppo
ripido
,
pieno
di
bambù
e
di
liane
,
per
far
cento
metri
ci
si
mette
due
ore
,
e
i
nordvietnamiti
vi
si
muovono
invece
come
gatti
»
.
«
E
i
sudvietnamiti
dove
sono
?
»
.
«
Non
ci
sono
.
Chi
li
ha
mai
visti
?
Siamo
tutti
americani
a
Dak
To
»
.
I
soldati
al
campo
hanno
un
'
aria
cupa
,
arrabbiata
.
Mi
sono
affacciata
a
una
tenda
e
un
portoricano
gridava
:
«
Questo
lo
zio
Sam
non
ce
lo
aveva
detto
.
Devi
combattere
il
comunismo
non
lo
so
,
e
non
me
ne
frega
un
corno
dei
dannatissimi
vietnamiti
.
Se
lo
combattano
da
sé
il
comunismo
,
non
c
'
è
neanche
un
sudista
qui
fra
noi
.
Sì
,
aveva
ragione
mio
padre
quando
si
arrabbiò
perché
andai
volontario
.
Mio
padre
è
un
operaio
e
sai
che
ti
dico
?
Sono
sempre
i
figli
degli
operai
che
vanno
a
morire
alla
guerra
»
.
Gli
è
saltato
addosso
il
caporale
e
ha
urlato
:
«
Hector
,
chiudi
il
becco
!
»
.
Ma
Hector
ha
continuato
a
sfogarsi
e
io
sono
uscita
.
Ero
alla
mensa
quando
è
suonato
l
'
allarme
.
È
suonato
quando
i
primi
colpi
di
mortaio
erano
già
caduti
sul
ponte
e
sulla
pista
.
Sono
scappati
tutti
rovesciando
i
vassoi
,
i
bicchieri
di
tè
,
e
sono
scappata
anch
'
io
,
con
Moroldo
,
ma
era
molto
buio
e
il
bunker
non
si
vedeva
.
Si
vedevano
solo
sagome
nere
che
correvano
dandosi
spintoni
e
ripetendo
:
«
I
mortai
,
i
mortai
»
.
A
ciascuno
chiedevo
:
«
Il
bunker
,
dov
'
è
il
bunker
»
,
ma
nessuno
mi
rispondeva
.
Si
diventa
egoisti
alla
guerra
.
L
'
artiglieria
intanto
s
'
era
scatenata
con
lancio
di
razzi
,
il
cielo
bruciava
fiamme
rosse
in
fuga
verso
le
colline
,
non
distinguevi
più
tra
i
colpi
in
arrivo
e
i
colpi
in
partenza
,
d
'
un
tratto
una
mano
ha
afferrato
il
mio
polso
e
una
voce
ha
detto
:
«
Viens
avec
moi
»
.
Era
François
Mazure
,
un
collega
francese
,
con
lui
e
Moroldo
mi
son
tuffata
in
un
bunker
pieno
di
soldati
cadendoci
a
capofitto
.
Siamo
rimasti
un
'
oretta
nel
bunker
,
i
soldati
ogni
tanto
accendevano
un
fiammifero
sotto
la
mia
faccia
per
vedere
se
fossi
davvero
una
donna
.
I
loro
discorsi
erano
interessanti
:
parlavano
esclusivamente
di
quelli
che
sono
riusciti
a
evitare
il
Vietnam
.
Quando
l
'
allarme
è
cessato
ci
hanno
detto
che
il
ponte
era
quasi
distrutto
e
che
si
temeva
un
contrattacco
sulla
collina
1383
.
Domattina
ci
andremo
,
intanto
cerchiamo
di
dormire
.
Di
giorno
fa
caldo
,
di
notte
fa
freddo
,
ma
il
peggio
è
che
le
brande
sono
tutte
occupate
e
bisogna
dormire
per
terra
.
Qualcuno
mi
ha
dato
il
suo
sacco
a
pelo
ma
per
terra
i
colpi
di
cannone
ritornano
come
legnate
sul
ventre
.
Nel
sonno
sento
Moroldo
che
brontola
:
«
E
spara
e
spara
e
spara
.
Ma
quanto
costa
ogni
colpo
?
Mezzo
milione
?
Un
milione
?
Come
sono
ricchi
gli
americani
.
Io
,
la
guerra
agli
americani
,
non
gliela
farò
mai
»
.
Una
bomba
da
300
chili
ha
fatto
un
massacro
Martedì
mattina
.
Si
chiama
Pip
,
ha
ventitré
anni
,
un
volto
buono
e
arguto
,
un
fucile
,
una
Leica
e
un
blocco
di
carta
col
lapis
.
È
addetto
al
servizio
informazioni
della
Quarta
divisione
fanteria
e
sarà
lui
a
portarci
sulla
collina
1383
.
Gli
andiamo
incontro
ridendo
,
ci
siamo
svegliati
contenti
,
com
'
è
bello
essere
vivi
.
Se
imparassimo
a
esser
contenti
per
il
semplice
fatto
d
'
essere
vivi
.
Capiremmo
perfino
il
piacere
di
lavarsi
la
faccia
con
un
bicchiere
d
'
acqua
,
l
'
altro
bicchiere
è
pei
denti
,
e
pazienza
se
nell
'
uniforme
ci
hai
dormito
e
sudato
,
se
il
sacco
a
pelo
puzzava
,
se
trovare
un
gabinetto
è
un
regalo
.
Il
generale
Peers
m
'
ha
offerto
l
'
uso
del
suo
gabinetto
che
è
una
scatola
di
legno
su
cui
è
scritto
"
Privato
"
,
ma
tutte
le
volte
che
provi
ad
andarci
c
'
è
lui
.
Al
terzo
tentativo
l
'
ho
sorpreso
sotto
la
doccia
che
si
insaponava
.
«
Oh
!
»
,
ha
esclamato
arrossendo
e
non
si
capiva
a
guardarlo
perché
tutti
ne
abbiano
tanta
paura
.
Così
nudo
e
indifeso
non
sembrava
davvero
il
demonio
che
nell
'
ultima
guerra
mondiale
terrorizzava
i
giapponesi
della
Birmania
,
ancor
meno
sembrava
il
grande
stratega
che
da
venti
giorni
manda
i
ragazzi
a
morire
e
ogni
sera
ripete
:
«
Stanotte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Uscendo
senza
scarpe
scansava
i
sassolini
come
fossero
spilli
.
L
'
ho
raccontato
a
Pip
che
continuava
a
ripetere
:
«
Devi
dirlo
al
capitano
Scher
!
»
.
Il
capitano
Scher
è
colui
che
ha
conquistato
le
tre
colline
e
Pip
sostiene
che
se
la
875
fosse
toccata
a
lui
non
sarebbe
successo
quello
che
è
successo
.
Sulla
875
la
situazione
sta
facendosi
ancora
più
tragica
.
Stamani
i
Phantom
bombardavano
i
bunker
dei
nordvietnamiti
,
uno
ha
sganciato
troppo
presto
una
bomba
e
anziché
sui
nordvietnamiti
le
bomba
è
caduta
sul
perimetro
degli
americani
.
Era
una
bomba
da
trecento
chili
,
ha
fatto
un
massacro
.
Be
'
,
per
dirmi
questo
Pip
ha
indugiato
un
po
'
troppo
e
l
'
elicottero
su
cui
dovevamo
salire
è
partito
.
Dobbiamo
attenderne
un
altro
e
,
quando
arriverà
,
ci
diranno
:
«
Chi
di
voi
tre
porta
bene
?
L
'
elicottero
che
avete
perduto
è
partecipato
per
una
raffica
di
mitra
a
palla
»
.
«
Sono
andato
volontario
,
poi
me
ne
pentii
subito
»
Martedì
mezzogiorno
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
a
non
stupirsi
perché
la
morte
t
'
è
passata
accanto
senza
vederti
.
Ci
si
abitua
a
saltare
sull
'
elicottero
che
non
ha
nemmeno
una
cintura
alla
quale
legarti
sicché
quando
vira
devi
stringere
forte
un
appiglio
sennò
scivoli
giù
.
Ci
si
abitua
a
volare
rasente
i
boschi
da
cui
i
vietcong
sparano
.
Ci
si
abitua
ad
affacciarsi
mentre
il
mitragliere
risponde
al
fuoco
.
Ci
si
abitua
a
non
battere
ciglio
dinanzi
alla
desolazione
,
l
'
orrore
.
Non
sono
rimasti
che
mozziconi
anneriti
di
alberi
su
questa
collina
.
Si
levano
contro
il
cielo
in
mille
schegge
che
sembrano
dita
tese
a
chieder
pietà
e
introno
a
essi
vedi
solo
buche
,
voragini
,
trincee
,
bunker
coperti
da
sacchi
di
sabbia
,
uomini
dall
'
espressione
sbalordita
,
il
passo
incerto
.
Ci
siamo
calati
nel
punto
dov
'
è
appostata
l
'
artiglieria
.
Nel
recinto
dei
mortai
stanno
tre
ragazzini
vestiti
da
soldato
.
Quello
che
infila
gli
obici
ha
due
occhi
tristi
che
spaccano
il
cuore
.
«
Larry
,
ti
ho
portato
un
pacco
»
,
gli
dice
Pip
.
«
Vengo
subito
»
,
risponde
Larry
.
Infila
un
'
altra
granata
nella
bocca
del
mortaio
,
si
inginocchia
appoggiando
la
testa
bionda
alla
canna
e
:
«3048
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
«
Larry
!
»
,
insiste
Pip
.
«
Un
momento
»
,
dice
Larry
,
«3049
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
Poi
cede
il
posto
a
un
altro
e
prende
il
pacco
che
viene
dalla
zia
Dolores
di
Kansas
City
e
contiene
pop
-
corn
,
burro
di
noccioline
,
torroni
ma
soprattutto
caramelle
perché
a
Larry
piacciono
le
caramelle
.
Le
mangiamo
insieme
,
seduti
sul
tronco
di
un
castagno
.
«
Larry
,
ma
è
vero
che
sei
volontario
?
»
.
«
Cosa
vuole
,
eran
tre
anni
che
il
Vietnam
incombeva
su
me
,
alla
fine
mi
dissi
:
meglio
andar
volontario
,
o
la
va
o
la
spacca
,
se
va
e
se
ritorno
becco
un
congedo
di
centocinquanta
dollari
al
mese
.
Mi
pentii
subito
di
aver
fatto
quel
che
avevo
fatto
.
Ma
ormai
lo
avevo
fatto
.
I
miei
genitori
si
arrabbiarono
molto
,
la
mamma
piangeva
.
Mi
sembra
un
secolo
,
e
fu
solo
tre
mesi
fa
.
Tre
.
Ho
ancora
nove
mesi
da
passare
qui
.
Lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
o
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
,
dico
alla
svelta
:
Dio
non
farmi
morire
»
.
Poi
dal
recinto
arriva
una
voce
:
«
Dico
,
Larry
,
vuoi
riprenderti
questo
fetentissimo
aggeggio
?
»
.
E
Larry
se
na
va
,
masticando
caramelle
di
zia
Dolores
,
a
sparar
colpi
che
ammazzeranno
un
ragazzo
come
lui
.
Quello
che
l
'
ha
chiamato
si
avvicina
e
sorride
:
«
Lei
è
italiana
,
vero
?
Anch
'
io
»
.
Si
chiama
George
Mazzarella
,
figlio
unico
di
Giacinto
e
Irene
Mazzarella
che
nel
1926
lasciarono
Napoli
per
emigrare
a
New
York
.
Ha
ventiquattr
'
anni
,
è
meccanico
,
era
sposato
da
un
mese
quando
lo
mandarono
qui
.
E
il
giorno
prima
dell
'
attacco
ricevette
una
lettera
dove
la
moglie
diceva
d
'
essere
incinta
.
«
Così
andai
all
'
attacco
come
in
stato
di
ubriachezza
.
Era
la
prima
volta
che
andavo
all
'
attacco
e
lei
m
'
aveva
scritto
d
'
essere
incinta
.
Avevo
paura
,
mi
tenevo
vicino
a
Bob
.
Bob
era
il
mio
amico
.
Eravamo
partiti
insieme
perché
lui
era
un
tipo
zitto
e
io
sono
un
tipo
che
chiacchiera
:
si
legava
come
due
innamorati
.
Poi
il
razzo
arrivò
.
Lo
vidi
arrivare
e
mi
seccò
la
gola
,
non
riuscii
a
dirlo
a
Bob
.
Mi
buttai
a
terra
e
nel
momento
in
cui
mi
buttai
a
terra
rividi
tutta
la
mia
vita
,
come
un
film
,
rividi
mia
madre
e
mio
padre
e
i
giorni
di
scuola
e
mia
moglie
nel
letto
,
tutto
insieme
.
E
mentre
vedevo
questo
vidi
Bob
scoppiare
.
Letteralmente
scoppiare
.
In
due
,
lo
giuro
,
tagliato
nel
mezzo
.
Lo
vidi
morire
ed
era
la
prima
volta
che
vedevo
un
uomo
morire
e
quell
'
uomo
era
Bob
.
Gridai
:
Bob
!
E
poi
,
che
Dio
mi
perdoni
,
non
l
'
ho
ancora
detto
a
nessuno
,
lo
dico
a
lei
perché
devo
dirlo
a
qualcuno
,
se
non
lo
dico
divento
pazzo
,
e
poi
ecco
poi
fui
così
felice
che
il
razzo
avesse
preso
lui
anziché
me
.
Dio
,
mi
vergogno
.
Quanto
mi
vergogno
.
Ma
è
così
.
E
se
in
questo
momento
arriva
un
altro
razzo
,
lo
sa
che
le
dico
?
Spero
che
prenda
lei
anziché
me
.
Brutto
,
vero
?
»
.
«
Non
lo
so
,
George
.
È
guerra
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
a
un
albero
,
non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
.
Brutto
,
vero
?
»
.
Non
lo
so
,
George
,
è
la
guerra
.
Il
ragazzo
giallo
giaceva
contorto
nella
trincea
Martedì
pomeriggio
.
Da
una
tenda
è
sbucato
il
capitano
Scher
ed
è
venuto
a
sedersi
con
noi
.
Anziché
alzarsi
in
piedi
i
soldati
hanno
detto
:
«
Ciao
,
Don
»
.
Donald
Scher
ha
trentasei
anni
,
è
bello
come
Tyrone
Power
quando
Tyrone
Power
era
davvero
bello
,
ha
la
disinvoltura
di
chi
ha
girato
il
mondo
e
vive
a
New
York
.
Conosce
Londra
,
Parigi
,
Roma
dove
abitava
quand
'
era
alla
NATO
e
suo
sketch
preferito
è
sugli
italiani
che
guidano
.
Sostiene
di
preferire
un
bombardamento
di
mortai
al
traffico
di
Roma
:
una
volta
al
Tritone
ebbe
una
crisi
di
panico
e
non
riusciva
più
a
muoversi
,
i
romani
gli
gridavan
cornuto
.
Dopo
lo
sketch
sugli
italiani
abbiamo
mangiato
una
razione
C
,
pollo
disossato
,
dolce
alla
panna
,
caffè
,
e
dopo
mangiato
lui
ci
ha
condotto
sulla
cima
della
collina
:
con
l
'
elicottero
perché
a
piedi
avremmo
trovato
mine
e
vietcong
.
Quando
l
'
elicottero
s
'
è
abbassato
,
m
'
ha
detto
:
«
Non
salti
lì
»
.
Ho
calcolato
male
le
distanze
e
sono
saltata
proprio
lì
,
affondando
su
qualcosa
di
molle
.
Ho
udito
la
sua
voce
irritata
:
«
Glielo
avevo
detto
di
non
saltare
lì
!
»
,
e
poi
mi
sono
accorta
di
tenere
i
piedi
sul
cadavere
di
un
vietnamita
appena
coperto
di
terra
.
I
cadaveri
qui
sono
ovunque
,
dopo
tre
giorni
e
mezzo
non
li
hanno
ancora
sepolti
tutti
.
Sebbene
il
metodo
sia
sbrigativo
:
li
butti
in
una
trincea
e
poi
copri
la
trincea
con
la
terra
.
«
Capitano
,
quante
vite
è
costata
questa
collina
?
»
.
«
Io
ho
perso
solo
sette
uomini
ma
di
vietnamiti
ne
ho
contati
sessanta
.
Di
sicuro
eran
molti
,
molti
di
più
:
quelli
che
noi
troviamo
son
quelli
uccisi
da
ultimo
.
Gli
altri
li
portano
via
prima
di
ritirarsi
,
legandoli
ai
piedi
con
le
funi
.
Prepararono
le
funi
prima
della
battaglia
,
sono
coraggiosi
.
O
dovrei
dire
suicidi
,
fanatici
?
Li
ho
visti
sotto
un
bombardamento
al
napalm
:
uscivano
dai
bunker
e
tentavano
di
sparare
coi
fucili
agli
aerei
.
Come
i
giapponesi
della
seconda
guerra
mondiale
.
Diresti
che
non
gli
importa
di
morire
,
anzi
che
voglion
morire
.
Io
non
so
cosa
li
muova
»
.
Allora
ho
guardato
il
ragazzo
giallo
che
giaceva
contorto
e
coperto
di
sangue
dentro
una
trincea
.
Non
c
'
era
nulla
di
fanatico
,
di
suicida
,
sul
suo
viso
tondo
e
imberbe
.
Sembrava
,
anzi
,
che
sorridesse
.
Dio
,
ma
a
cosa
?
L
'
ultima
cosa
che
aveva
visto
era
un
George
o
un
Larry
che
avanzavano
col
loro
terrore
e
gli
sparavano
addosso
,
per
non
morire
essi
stessi
.
Dal
giorno
in
cui
era
nato
,
forse
diciassette
,
forse
diciotto
anni
fa
,
non
avevo
mai
visto
che
guerra
.
Prima
la
guerra
con
i
francesi
,
poi
la
guerra
agli
americani
,
in
questa
sua
terra
dove
c
'
era
sempre
qualcuno
che
non
doveva
esserci
,
perché
all
'
inferno
il
comunismo
,
il
non
comunismo
,
lui
era
morto
per
la
sua
terra
,
e
quella
collina
gli
apparteneva
,
come
le
altre
colline
,
le
pianure
e
i
fiumi
,
e
ciò
lo
rendeva
ricco
,
vittorioso
e
ricco
.
Anche
se
aveva
sempre
ignorato
cosa
significa
vivere
in
pace
.
Quella
misteriosa
parola
che
tutti
gli
dicevano
,
pace
.
Una
lucertola
gli
è
andata
su
un
occhio
.
«
Non
guardi
»
,
ho
detto
il
capitano
,
«
venga
via
,
Dio
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
di
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
solo
una
sporca
tragedia
e
se
hai
poco
di
cuore
piangi
sempre
quando
la
battaglia
è
finita
.
Piangi
su
quello
cui
negasti
una
sigaretta
ed
è
morto
,
su
quello
che
rimproverasti
ed
è
morto
,
piangi
perfino
su
lui
che
ha
ammazzato
i
tuoi
amici
.
Tre
uomini
m
'
ha
ammazzato
questo
ragazzo
.
Con
una
granata
sola
.
E
magari
se
lo
incontravo
a
un
bar
di
New
York
lo
trovavo
simpatico
,
e
mi
mettevo
a
discuter
con
lui
sul
comunismo
e
sul
capitalismo
,
e
poi
lo
invitavo
a
mangiare
.
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
«
E
allora
perché
la
fa
,
capitano
?
»
.
«
È
il
mio
mestiere
.
Lo
scelsi
perché
mi
piaceva
lavorare
con
gli
uomini
,
mi
sembrava
di
fare
il
maestro
,
io
ero
un
maestro
.
Quando
diventi
un
militare
non
ci
pensi
mica
che
in
fondo
il
tuo
mestiere
è
uccidere
.
Poi
viene
il
momento
di
uccidere
e
ti
assale
come
uno
stupore
,
senti
come
uno
strappo
,
ma
è
ormai
troppo
tardi
:
se
non
uccidi
sei
ucciso
.
Nel
momento
estremo
non
ti
guida
il
dovere
,
non
ti
guida
il
coraggio
,
ti
guida
la
paura
.
Certo
che
avevo
pura
,
anche
tre
giorni
fa
.
Prima
della
battaglia
io
ho
sempre
paura
,
ogni
volta
è
la
prima
volta
.
E
ogni
volta
penso
che
non
voglio
morire
,
voglio
tornare
a
casa
dove
ho
quattro
figli
.
Eppure
vado
avanti
.
Che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
Siamo
andati
in
giro
per
le
trincee
,
trattenendo
il
fiato
a
causa
del
fetore
.
Erano
trincee
molto
piccole
perché
i
vietnamiti
sono
sempre
molto
piccoli
e
hanno
bisogno
di
pochissimo
spazio
.
Però
erano
trincee
fatte
bene
,
con
intelligenza
e
gran
senso
strategico
.
Erano
sei
,
giravano
in
tondo
alla
collina
in
cerchi
concentrici
ed
erano
unite
fra
loro
con
sottopassaggi
.
Le
più
vecchie
avevan
sei
mesi
.
Da
sei
mesi
i
bambini
gialli
scavavano
,
zitti
zitti
,
come
i
topi
,
sotto
gli
occhi
degli
americani
,
e
gli
americani
non
s
'
erano
accorti
di
nulla
.
Se
il
disertore
non
avesse
tradito
,
sarebbe
successa
una
carneficina
.
«
E
malgrado
lui
,
che
battaglia
dura
.
Partimmo
alle
nove
del
mattino
e
non
fummo
in
cima
che
alle
sei
del
pomeriggio
.
Procedevamo
albero
per
albero
,
macchia
per
macchia
,
bambù
per
bambù
.
Per
andare
da
qui
a
quella
liana
,
quanti
metri
saranno
,
quindici
al
massimo
,
ci
mettevamo
un
'
ora
.
Due
ore
.
Vede
che
terreno
ripido
.
Loro
stavano
sopra
e
potevano
guardarci
in
gola
fino
alle
tonsille
.
Giunto
a
questi
bambù
chiesi
gli
aerei
:
col
rischio
di
essere
bombardati
anche
noi
Erano
armati
ben
ma
poche
armi
russe
.
Di
russo
ho
trovato
solo
due
fucili
del
1946
.
Tutte
armi
cinesi
,
nuovissime
,
di
prima
qualità
.
Fucili
,
mitraglie
,
granate
a
mano
,
mortai
da
60
mm
.
,
razzi
B40
che
nella
giungla
son
oro
:
perché
spaccano
gli
alberi
e
i
rami
schizzando
diventan
coltelli
.
Vero
,
tenente
?
»
.
Una
morte
è
già
di
troppo
,
in
una
famiglia
Il
tenente
ha
ventun
anni
ma
ne
dimostra
quindici
.
Si
chiama
Joseph
Knowlton
e
viene
dal
Massachusetts
dove
ha
un
fratello
di
diciott
'
anni
e
uno
di
quattordici
.
Vive
nell
'
incubo
che
anche
a
loro
tocchi
il
Vietnam
.
Siede
su
un
sasso
e
coprendo
coi
piedi
qualcosa
che
non
vedo
,
ci
ha
fatto
sopra
un
mucchietto
di
terra
,
mi
dice
:
«
Ho
scritto
a
quello
più
grande
di
arruolarsi
in
marina
così
sfugge
al
Vietnam
.
Non
voglio
che
provi
ciò
che
provo
io
.
Io
la
guerra
l
'
avevo
vista
al
cinematografo
,
ma
non
credevo
che
fosse
così
.
Ti
passano
le
pallottole
sopra
la
testa
,
colpiscono
l
'
albero
e
vuoi
tanto
bene
all
'
albero
che
lo
abbracceresti
per
non
lasciarlo
più
,
invece
vai
avanti
proteggendo
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
.
Forse
perché
il
primo
che
hai
visto
morire
ha
perso
la
testa
.
Gli
è
volata
via
come
un
pallone
per
giocare
al
calcio
.
Non
voglio
che
mio
fratello
veda
queste
cose
.
Se
l
'
America
pretende
che
io
sia
qui
,
pazienza
:
cerco
di
fare
meglio
che
mi
riesce
.
Però
mio
fratello
no
.
Una
morte
è
già
un
prezzo
troppo
alto
.
E
malgrado
l
'
obbedienza
che
porto
,
malgrado
sia
abbastanza
d
'
accordo
sulla
nostra
presenza
in
Vietnam
,
chi
vuole
essere
qui
?
Chi
ne
è
fiero
?
»
.
E
con
rabbia
tira
una
pedata
al
mucchietto
di
terra
che
aveva
ammassato
.
Sotto
c
'
è
una
manina
gialla
.
Ce
ne
siamo
andati
sotto
il
fuoco
.
Sparavano
da
una
cima
accanto
,
forse
il
contrattacco
temuto
.
Siamo
saltati
sull
'
elicottero
con
la
velocità
di
due
lepri
,
mi
calcavo
in
testa
l
'
elmetto
fino
a
schiacciarmi
.
«
La
testa
,
la
testa
,
proteggi
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
»
.
E
intanto
Joseph
Tinnery
,
vent
'
anni
,
da
Filadelfia
,
strappato
alle
scuole
medie
,
stava
lì
a
testa
nuda
e
urlava
:
«
Senti
m
'
ero
dimenticato
,
tu
che
sei
giornalista
,
me
lo
fai
un
favore
?
Mi
fai
mandare
una
fotografia
con
l
'
autografo
da
Julie
Christie
?
Ricordati
,
Joseph
Tinnery
,
Terzo
battaglione
,
Dodicesimo
Fanteria
,
sì
,
Julie
Christieee
!
»
.
La
conferenza
-
stampa
del
generale
ottimista
Martedì
sera
.
Sono
giunti
i
feriti
della
collina
875
.
Stamani
una
colonna
del
173°
Airborne
è
riuscita
a
stabilire
un
contatto
col
perimetro
del
massacro
e
ora
esiste
una
zona
di
atterraggio
per
gli
elicotteri
.
Ero
sulla
pista
a
vederli
arrivare
.
Calavano
come
un
branco
di
calabroni
,
accecandoci
in
quel
vento
di
terra
rossa
,
gli
infermieri
correvano
con
le
barelle
,
ma
solo
i
moribondi
venivano
adagiati
sulle
barelle
.
Gli
altri
si
buttavano
in
terra
da
sé
,
e
laceri
insanguinati
,
zoppicando
,
ridendo
,
piangendo
,
venivano
verso
di
noi
neanche
fossimo
stati
la
mamma
,
il
miracolo
.
Uno
che
rideva
mi
si
è
buttato
addosso
gridando
:
«
Prendete
la
collina
,
era
l
'
ordine
,
prendete
la
dannata
collina
!
Eravamo
in
trappola
,
capisci
,
in
trappola
!
»
.
Poi
,
di
colpo
,
ha
smesso
di
ridere
.
S
'
è
staccato
da
me
,
m
'
ha
guardato
serio
e
m
'
ha
detto
:
«
Ma
tu
chi
sei
?
Cosa
vuoi
?
»
.
Un
altro
,
seminudo
,
era
in
preda
a
una
crisi
selvaggia
.
Batteva
i
piedi
,
si
picchiava
la
fronte
,
singhiozzava
:
«
Li
odiooo
!
Vi
odioso
!
Maledetti
!
Sudicioniii
!
»
.
Cercavano
di
calmarlo
,
di
condurlo
in
infermeria
,
ma
non
ce
la
facevano
mica
.
Un
altro
,
negro
,
s
'
era
seduto
con
una
ciotola
di
minestra
e
piangeva
quieto
mentre
le
lacrime
gli
cadevano
nella
minestra
.
«
Quella
bomba
.
Un
mucchio
di
ragazzi
son
morti
per
quella
bomba
.
Non
sapevi
più
dove
andare
.
Dovevo
nascondermi
sotto
i
cadaveri
.
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
ma
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
Poi
è
arrivato
il
colonnello
che
ha
cacciato
i
giornalisti
strillando
incoscienti
,
datemi
i
rotolini
delle
fotografie
,
incoscienti
,
e
siamo
dovuti
scappare
perché
non
ce
li
rubasse
.
C
'
è
uno
strano
modo
,
qui
,
di
giudicar
l
'
incoscienza
.
Alla
conferenza
-
stampa
il
generale
,
con
l
'
uniforme
stirata
,
ripeteva
:
«
Detesto
apparire
ottimista
ma
ritengo
di
potervi
annunciare
,
stavolta
con
certezza
,
che
entro
la
notte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Una
bella
giornata
:
abbiamo
due
nuovi
amici
Mercoledì
mattina
.
La
collina
875
non
è
affatto
nel
mani
del
generale
.
Non
solo
,
raggiungerla
è
più
che
mai
impossibile
:
gli
elicotteri
ci
portano
solo
i
soldati
che
vanno
a
morire
.
All
'
alba
sono
andata
sulla
pista
ma
non
c
'
era
più
nulla
da
fare
,
tutti
i
posti
erano
pei
soldati
di
una
compagnia
che
partiva
.
Erano
appena
giunti
dagli
Stati
Uniti
,
sembravano
cani
bastonati
.
Un
ragazzo
dai
capelli
rossi
m
'
ha
chiesto
con
voce
strozzata
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
Gli
ho
risposto
:
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
,
oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
Forse
ci
ha
creduto
.
Siamo
fermi
qui
al
campo
,
qualche
colpo
di
mortaio
piomba
a
intervalli
,
ma
nessuno
ci
fa
caso
ormai
,
ammenoché
non
si
tratti
di
un
vero
bombardamento
non
suona
neppure
l
'
allarme
.
A
chi
tocca
,
tocca
:
se
non
ragioni
così
stai
sempre
rannicchiato
in
un
buco
.
È
una
bella
giornata
,
io
e
Moroldo
abbiamo
fatto
due
amici
:
il
sergente
Norman
Jeans
e
il
caporale
Bobby
Janes
.
Norman
è
un
negro
di
Beaumont
,
Texas
;
Bobby
è
un
irlandese
di
Milford
,
Connecticut
.
Hanno
entrambi
ventitrè
anni
e
il
primo
è
nero
come
il
carbone
,
il
secondo
è
biondo
come
il
grano
.
Dove
va
uno
va
l
'
altro
,
non
si
staccano
mai
.
Il
fatto
è
che
Norman
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Bobby
e
Bobby
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Norman
.
Dal
maggio
scorso
sono
stati
insieme
in
ben
sette
combattimenti
.
«
Guarda
,
io
non
voglio
essere
un
eroe
»
Alle
dieci
,
quando
Norman
e
Bobby
sono
andati
a
prendere
l
'
acqua
nel
fiume
,
li
abbiamo
seguiti
.
Poi
,
mentre
Bobby
caricava
le
latte
sul
camion
,
mi
sono
messa
a
chiacchierare
con
Norman
che
è
in
Vietnam
da
undici
mesi
ma
dice
undici
mesi
come
se
dicesse
undici
anni
.
Era
appena
sposato
quando
partì
.
«
No
voleva
vedermi
partire
,
sai
.
E
piangeva
,
piangeva
.
Così
me
ne
andai
all
'
alba
,
mentre
dormiva
.
Scesi
piano
dal
letto
,
mi
vestii
trattenendo
il
respiro
,
e
uscii
di
casa
scalzo
:
perché
non
si
svegliasse
.
Com
'
era
bella
così
addormentata
.
Non
potei
nemmeno
baciarla
,
dirle
good
-
bye
,
e
se
non
la
rivedessi
mai
più
?
»
.
Parla
in
soffio
,
con
gli
occhi
chiusi
.
«
Sì
che
la
rivedrai
Norman
.
Tra
un
mese
»
.
«
In
un
mese
Stamani
è
tornato
il
capitano
a
cercar
volontari
per
la
collina
.
Gli
ho
risposto
no
,
ma
se
vogliono
possono
mandarmi
lo
stesso
.
E
non
voglio
,
capisci
non
voglio
.
La
guerra
,
ecco
,
quando
mi
richiamarono
non
sapevo
immaginarmi
la
guerra
ma
ora
la
conosco
e
tutto
quello
che
chiedo
è
di
uscirne
al
più
presto
,
di
tornare
da
lei
.
Bobby
,
dice
:
"
Sei
sempre
triste
,
sorridi
"
.
Non
ero
triste
,
ero
allegro
,
ero
buffo
.
Ero
giovane
.
Ora
son
vecchio
.
Sai
che
mi
sono
trovato
un
capello
bianco
?
Guardalo
,
è
qui
a
sinistra
,
è
proprio
bianco
»
.
«
Io
non
lo
vedo
»
.
«
Tu
non
lo
vedi
ma
c
'
è
.
Dev
'
esser
venduto
quando
mio
fratello
Charlie
m
'
ha
scritto
che
hanno
richiamato
anche
lui
e
ora
mandano
anche
lui
in
Vietnam
.
Gli
ho
risposto
Charlie
,
tenta
di
farti
mettere
nel
servizio
trasporti
,
non
in
fanteria
.
Se
dovesse
accadergli
qualcosa
Charlie
è
così
buono
,
non
ha
mai
ammazzato
nessuno
,
io
sì
invece
,
e
se
qualcuno
deve
morire
in
famiglia
allora
meglio
che
tocchi
a
me
,
ti
pare
?
»
.
«
Non
toccherà
neanche
a
te
»
.
«
Sono
cose
che
si
dicono
,
io
vivo
nella
paura
.
Invece
di
andarsene
,
cresce
.
Per
esempio
,
la
seconda
volta
che
fui
in
combattimento
.
Avevo
più
paura
della
prima
.
Sparando
pensavo
:
Norman
,
la
prima
volta
non
t
'
hanno
beccato
ma
questa
ti
beccheranno
.
E
la
terza
volta
avevo
più
paura
della
seconda
,
la
quarta
più
della
terza
.
Son
rimasto
ferito
sei
volte
e
la
prossima
sarà
quella
buona
»
.
«
Ma
piantala
,
Norman
!
»
.
«
E
poi
non
mi
piace
ammazzare
,
non
capisco
perché
si
debba
ammazzare
.
Io
vorrei
che
tutti
fossero
vivi
,
felici
.
Invece
ne
ho
ammazzati
tanti
.
Tanti
!
Lì
per
lì
non
ci
pensi
,
mi
spiego
,
un
uomo
è
un
bersaglio
.
E
poi
sei
arrabbiato
perché
i
tuoi
amici
son
morti
,
odi
il
mondo
e
quell
'
uomo
è
il
mondo
per
te
.
Dopo
però
ti
dispiace
,
dici
Buon
Dio
,
perdonami
,
Buon
Dio
.
Se
tu
non
credessi
che
stai
combattendo
per
qualcosa
di
buono
,
che
la
tua
causa
è
giusta
,
che
quando
tornerai
a
casa
ti
tratteranno
bene
anche
se
sei
negro
,
guarda
,
diventeresti
pazzo
.
Ma
quando
finirà
questa
guerra
?
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
,
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Prima
ero
cattivo
a
volte
,
non
farò
più
certe
cose
che
facevo
prima
.
Sono
diventato
più
buono
a
scoprire
che
la
vita
è
bella
»
.
Poi
Norman
ha
dato
il
cambio
a
Bobby
che
s
'
è
seduto
dov
'
era
seduto
Norman
,
e
s
'
è
messo
a
spiegarmi
perché
gli
vuol
bene
.
«
Perché
ad
esempio
stamani
gli
è
arrivata
una
radio
transistor
e
,
sapendo
che
mi
piaceva
,
l
'
ha
data
a
me
.
Ma
non
è
neanche
questo
,
è
il
modo
in
cui
mi
accolse
quando
arrivai
.
Non
come
un
sergente
,
come
un
fratello
.
Qui
,
sai
,
il
colore
della
pelle
non
conta
.
Partimmo
in
pattuglia
e
si
mise
a
spiegarmi
come
si
fa
a
riconoscer
le
mine
,
sul
sentiero
volle
andare
avanti
per
primo
.
E
mi
ordinò
di
restare
a
distanza
.
Nel
primo
combattimento
che
facemmo
insieme
,
Norman
rimase
ferito
.
Cercai
di
capire
da
che
bunker
sparassero
,
lo
capii
e
mi
avvicinati
che
lanciarvi
una
granata
.
Norma
diceva
non
lo
fare
,
scappa
,
ma
io
la
gettai
e
rimasi
a
mia
volta
ferito
.
Quando
aprii
gli
occhi
Norman
era
sopra
di
me
che
mi
tirava
via
.
S
'
era
trascinato
fin
lì
con
la
gamba
piena
di
schegge
,
il
braccio
pieno
di
schegge
,
e
mi
tirava
via
.
L
'
amicizia
è
bella
,
forse
più
bella
d
'
amore
,
e
l
'
unica
cosa
buona
alla
guerra
è
che
a
volte
ci
trovi
un
amico
.
Il
resto
è
spazzatura
.
Io
,
vedi
,
venni
volontario
ma
ora
odio
tanto
questa
guerra
che
non
so
come
esprimerlo
.
Forse
così
:
vorrei
non
esser
venuto
»
.
«
Quanto
tempo
ti
resta
,
Bobby
?
»
.
«
Tre
mesi
.
Novanta
giorni
,
ci
pensi
?
In
novanta
giorni
faccio
in
tempo
a
morire
novanta
volte
.
Fino
a
oggi
m
'
hanno
tenuto
lontano
dal
fuoco
perché
le
ferite
guarissero
ma
ora
sono
guarite
e
ogni
giorno
è
l
'
attesa
di
quando
mi
rispediranno
in
battaglia
.
Non
voglio
morire
,
maledizione
.
Non
voglio
tornare
.
Sono
così
giovane
,
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
vent
'
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
.
Non
me
ne
importa
più
un
corno
di
questa
guerra
,
incomincio
a
pensarla
come
mio
fratello
che
era
nel
173°
Airborn
ed
è
rimasto
ferito
e
dice
:
è
una
stupida
inutile
guerra
.
Molti
di
noi
non
sanno
neppure
perché
sono
qui
,
non
capiscono
un
corno
di
queste
faccende
politiche
,
vengono
direttamente
dai
banchi
di
scuola
e
si
chiedono
:
perché
?
Gli
rispondono
:
sei
qui
a
combattere
per
il
tuo
paese
.
Replicano
:
ma
il
mio
paese
è
laggiù
,
non
è
qui
.
Sono
bambini
,
dovrebbero
essere
a
scuola
,
e
li
odiano
tutti
perché
sono
qui
.
Ci
odiano
anche
se
moriamo
,
ecco
la
verità
»
.
«
Bobby
,
credi
che
gli
americani
vinceranno
questa
guerra
?
»
.
«
Non
lo
so
.
Vincere
una
guerra
vuol
dire
vincere
il
cuore
della
gente
non
lo
vinceremo
mai
.
Sono
buoni
soldati
,
i
vietnamiti
.
Hanno
già
cacciato
i
francesi
e
conoscono
il
loro
terreno
come
noi
non
lo
conosceremo
mai
e
a
loro
non
importa
di
morire
.
Gli
butti
addosso
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
li
bruci
col
lanciafiamme
:
e
sembran
risorgere
dalle
loro
ceneri
.
Per
ogni
nostro
morto
ne
nuore
venti
dei
loro
,
eppure
quando
vai
all
'
assalto
di
una
collina
ne
trovi
di
nuovi
,
di
nuovi
,
di
nuovi
,
e
sono
tanti
.
Voglio
tornare
a
casa
.
Che
i
governanti
sistemino
i
loro
litigi
con
un
altro
sistema
,
non
col
sangue
degli
uomini
.
Non
col
mio
sangue
.
Perché
,
tanto
,
a
chi
importa
se
muoio
?
»
.
È
proprio
una
bella
giornata
,
con
questi
alberi
verdi
e
questo
fiume
pulito
.
Un
gruppo
di
bambini
vietnamiti
viene
verso
di
noi
,
cantando
sotto
i
cappelli
a
pagoda
.
Ma
gli
occhi
azzurri
di
Bobby
son
colmi
di
lacrime
e
non
vedono
gli
alberi
verdi
né
il
fiume
pulito
né
i
bambini
che
cantano
sotto
il
cappello
a
pagoda
.
Lentamente
mi
alzo
,
mi
avvio
verso
il
camion
,
e
quando
salgo
sul
camion
lo
sguardo
mi
cade
sullo
specchio
retrovisivo
.
Sono
tre
giorni
che
non
mi
vedo
allo
specchio
:
per
timore
che
si
rompesse
e
mi
portasse
male
,
non
l
'
ho
preso
con
me
.
E
al
campo
non
ce
ne
sono
,
non
c
'
è
nemmeno
un
vetro
.
Quasi
con
timidezza
mi
avvicino
a
quel
coso
che
brilla
,
mi
osservo
,
e
rimango
allibita
a
fissare
un
volto
che
non
conosco
.
Possibile
che
in
soli
tre
giorni
si
possa
cambiare
così
?
Ha
ragione
Bobby
.
Non
ci
sono
né
alberi
verdi
,
né
fiumi
puliti
,
né
bambini
che
cantano
,
qui
.
«
La
collina
875
è
stata
abbandonata
»
Mercoledì
sera
.
Al
tramonto
s
'
è
udito
un
grido
:
«
I
morti
!
I
morti
!
»
.
Siamo
corsi
alla
pista
,
gli
elicotteri
li
avevano
già
scaricati
.
Erano
centodieci
,
e
venivano
dalla
collina
875
.
Erano
chiusi
in
sacchi
di
plastica
argentea
,
con
un
lampo
nel
mezzo
,
e
alcuni
avevano
ancora
la
sagoma
di
una
figura
umana
,
altri
erano
pacchi
informi
di
roba
.
Erano
allineati
in
file
prolisse
,
neanche
dovessero
sfilar
sull
'
attenti
per
il
generale
.
Erano
in
stato
di
decomposizione
e
puzzavano
come
la
coscienza
degli
uomini
che
li
avevano
mandati
a
morire
.
Sono
corsa
da
Bobby
e
da
Norman
.
Li
ho
trovati
fuori
della
tenda
,
con
gli
occhi
sulla
pista
,
le
braccia
conserte
.
In
silenzio
.
Poi
Bobby
ha
detto
con
voce
roca
:
«
C
'
è
anche
Charlie
Waters
,
il
cappellano
.
Hanno
trovato
soltanto
la
testa
»
.
E
Norman
ha
balbettato
:
«
No
!
Nooo
!
»
.
Corre
voce
che
domani
ci
sarà
un
altro
attacco
alla
875
.
Giovedì
sera
.
La
collina
875
è
stata
conquistata
dagli
americani
.
Scrivo
queste
note
sull
'
aereo
che
da
Pleiku
ci
riporta
a
Saigon
.
Le
scrivo
malvolentieri
perché
non
ho
voglia
di
ricordare
,
credo
che
nessuno
abbia
voglia
di
ricordare
.
È
successo
tutto
molto
in
fretta
.
Verso
le
nove
il
tenente
coi
baffi
è
uscito
dalla
tenda
e
battendo
le
mani
come
un
cretino
ha
annunciato
:
«
Elicotteri
a
disposizione
,
zona
del
fuoco
,
zona
del
fuoco
!
»
.
Sembrava
che
offrisse
i
biglietti
gratis
per
andare
a
teatro
.
Mentre
gli
elicotteri
partivano
,
dalla
collina
si
alzavano
fumate
nere
:
era
in
corso
l
'
ultima
pioggia
di
napalm
per
ridurre
al
minimo
la
resistenza
dei
nordvietnamiti
.
Nel
perimetro
del
massacro
,
come
ormai
lo
chiamano
,
erano
riuniti
i
soldati
e
i
paracadutisti
del
173°
Airborn
:
pronti
per
l
'
assalto
.
Nessuno
parlava
,
tutti
avevano
lo
sguardo
vuoto
di
chi
non
ha
scelta
.
Due
ore
avanti
il
cappellano
Roy
Peters
che
ha
sostituito
il
cappellano
Water
,
aveva
detto
la
Messa
.
Molti
s
'
erano
comunicati
.
Il
perimetro
era
ancora
pieno
di
bende
insanguinate
,
scatole
vuote
di
medicinali
,
bossoli
anneriti
,
pallottole
intatte
,
elmetti
con
un
buco
dentro
.
Jack
Russell
,
della
NBC
,
era
l
'
unico
che
ancora
avesse
il
coraggio
di
andare
in
giro
a
fare
interviste
,
e
poneva
a
tutti
la
stessa
domanda
:
«
Credi
che
ne
valga
la
pena
?
»
.
I
più
rispondevano
:
«
sì
perché
abbiamo
perso
troppi
ragazzi
,
bisogna
prenderla
questa
collina
»
.
Uno
ha
detto
«
No
»
,
e
non
ha
voluto
aggiungere
altro
.
Un
negro
ha
risposto
senza
alzare
il
viso
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Poi
s
'
è
udito
un
berciare
:
«
Ora
voglio
che
arriviate
lassù
e
becchiate
quei
figli
di
cani
»
.
Sono
scattati
tutti
,
hanno
incominciato
a
salire
.
Sono
andati
avanti
per
cinque
minuti
senza
che
accadesse
nulla
,
come
una
scalata
in
montagna
.
Poi
s
'
è
udito
un
fischio
,
un
altro
fischio
,
ed
è
esploso
l
'
inferno
.
Razzi
,
colpi
di
mortaio
,
granate
,
una
valanga
di
fuoco
che
rotola
giù
e
rotolando
si
gonfia
,
si
ingrossa
,
si
spezza
in
mille
altre
valanghe
di
fuoco
,
tra
gli
urli
.
Urlavano
tutti
.
Chi
urlava
:
«
Avanti
,
avanti
!
»
.
Chi
urlava
:
«
Barelle
,
barelle
!
»
.
Chi
urlava
bestemmie
atroci
.
Un
razzo
ha
centrato
il
negro
che
aveva
detto
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
Un
altro
razzo
ha
centrato
un
soldato
coi
capelli
rossi
e
di
lui
non
è
rimasta
nemmeno
una
scarpa
,
sono
rimaste
soltanto
queste
macchie
color
ruggine
che
ora
lordano
la
camicia
di
un
fotografo
.
Era
il
soldato
che
mi
aveva
chiesto
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
»
.
L
'
assalto
è
durato
sessanta
minuti
e
quando
gli
americani
sono
giunti
alla
cima
non
hanno
trovato
che
sassi
,
tronchi
bruciati
,
frammenti
di
corpi
.
La
valanga
di
fuoco
non
era
partita
di
lì
,
era
partita
da
un
'
altra
collina
.
La
875
i
nordvietnamiti
l
'
avevan
lasciata
nella
notte
,
trascinandosi
dietro
anche
l
'
ultimo
morto
.
«
Signore
»
,
ha
detto
il
radiotelefonista
al
comandante
,
«
dal
campo
ci
chiedono
la
conta
dei
cadaveri
nordvietnamiti
»
.
«
Rispondi
che
posso
dargli
quella
dei
nostri
»
,
ha
replicato
il
comandante
.
«
Sono
centocinquantotto
»
.
Dieci
giorni
dopo
.
Questo
è
il
comunicato
che
ho
appena
letto
sulla
telescrivente
della
Agence
France
Presse
a
Saigon
.
«11900/3/Dic/AFP/La
collina
875
è
stata
abbandonata
stop
I
paracadutisti
americani
che
controllavano
la
cima
a
sette
chilometri
dalla
Cambogia
sono
discesi
verso
Dak
To
dopo
aver
fatto
saltare
l
'
esplosivo
e
le
fortificazioni
nordvietnamite
stop
.
Nessuna
spiegazione
è
stata
fornita
dai
militari
americani
sui
motivi
di
questo
abbandono
stop
Il
solo
motivo
plausibile
sembra
quello
che
gli
americani
non
fossero
in
grado
di
tenere
la
875
indefinitamente
stop
Anche
le
altre
colline
sono
state
abbandonate
ad
eccezione
della
collina
1383
che
domina
direttamente
il
campo
di
Dak
To
stop
A
Dak
to
regna
la
calma
stop
»
.
E
questa
è
la
guerra
che
ho
visto
in
Vietnam
.
StampaPeriodica ,
[
Oriana
Fallaci
,
ferita
mercoledì
2
ottobre
a
Città
del
Messico
,
durante
i
gravissimi
incidenti
di
piazza
delle
Tre
Culture
,
ci
ha
fatto
giungere
il
suo
racconto
della
stanza
dell
'
ospedale
in
cui
era
ricoverata
.
Lo
stato
in
cui
si
trovava
,
dopo
le
ferite
e
l
'
operazione
subita
,
le
ha
impedito
di
mettersi
alla
macchina
da
scrivere
.
Essa
ha
però
voluto
ugualmente
farci
avere
la
propria
testimonianza
sui
fatti
di
cui
è
stata
anche
protagonista
:
ha
inciso
su
nastri
tutto
il
racconto
.
La
registrazione
che
è
giunta
da
Città
del
Messico
dura
due
ore
e
mezzo
,
con
le
inevitabili
ripetizioni
,
gli
indugi
,
e
le
interruzioni
di
una
testimonianza
resa
a
viva
voce
da
una
persona
ancora
sotto
choc
del
rischio
mortale
che
ha
corso
.
Oriana
Fallaci
ci
ha
inviato
i
nastri
raccomandandoci
di
usare
la
sua
narrazione
per
ricavarne
un
servizio
su
ciò
che
era
accaduto
il
2
ottobre
in
Messico
.
Noi
,
dopo
aver
ascoltato
queste
bobine
,
abbiamo
deciso
di
trascrivere
esattamente
ciò
che
vi
è
detto
,
senza
cambiare
niente
.
Nessun
servizio
avrebbe
potuto
essere
più
vivo
,
più
drammatico
di
questo
racconto
fatto
con
la
sua
voce
viva
.
Ogni
tanto
il
discorso
è
interrotto
da
qualche
lamento
,
da
medici
e
infermieri
che
entrano
ad
escono
dalla
stanza
,
da
pause
di
stanchezza
della
nostra
collega
.
Il
servizio
di
Oriana
Fallaci
che
pubblichiamo
è
più
di
un
racconto
:
è
un
eccezionale
documento
giornalistico
]
.
(
All
'
inizio
del
nastro
si
sentono
voci
,
c
'
è
gente
nella
stanza
d
'
ospedale
dove
si
trova
Oriana
Fallaci
.
Un
'
infermiera
le
ordina
,
in
spagnolo
,
di
non
agitarsi
.
Poi
comincia
il
racconto
di
Oriana
Fallaci
.
)
Mi
sento
male
,
ho
ancora
la
testa
confusa
.
Vedi
,
c
'
è
qualcosa
che
mi
fa
più
male
del
dolore
,
di
questo
dolore
tremendo
alla
spalla
,
al
polmone
,
al
ginocchio
,
alla
gamba
,
mi
fa
più
male
del
dolore
fisico
:
mi
fa
male
questo
incubo
che
ritorna
,
che
mi
ossessiona
.
Il
dolore
fisico
si
sopporta
ma
l
'
incubo
no
.
Non
è
l
'
incubo
della
guerra
del
Vietnam
,
io
nel
Vietnam
ho
visto
delle
cose
spaventose
,
ho
seguito
delle
battaglie
tremende
,
dei
pericoli
allucinanti
,
ma
era
diverso
,
perché
sapevo
di
andare
alla
guerra
.
Uno
va
in
Vietnam
e
sa
che
va
alla
guerra
e
la
guerra
è
una
cosa
dove
ci
sono
dei
signori
armati
da
una
parte
e
degli
altri
signori
armati
dall
'
altra
:
sai
anche
che
si
spara
da
tutte
e
due
le
parti
.
Ma
quello
che
è
successo
là
la
sera
in
cui
sono
stata
ferita
non
era
una
guerra
.
Era
atroce
perché
non
era
la
battaglia
di
Dak
-
To
,
non
era
la
battaglia
ai
confini
con
la
Cambogia
o
che
diavolo
.
E
non
aveva
niente
a
che
vedere
con
le
guerre
che
più
o
meno
tutti
,
facendo
questo
mestiere
,
abbiamo
visto
come
corrispondenti
.
Capisci
?
Non
era
una
guerra
.
E
non
doveva
essere
una
notte
si
sangue
.
Se
insisto
su
questo
punto
è
perché
voglio
cercare
di
spiegare
quest
'
incubo
che
mi
torna
e
mi
ritorna
la
notte
.
La
storia
dell
'
altra
sera
è
questa
:
poi
andrò
indietro
e
ti
racconterò
il
perché
,
come
siamo
arrivati
a
questo
.
Mercoledì
alle
cinque
era
stata
indetta
una
manifestazione
nella
piazza
delle
Tre
Culture
a
Città
del
Messico
.
Questa
piazza
,
che
credo
sia
una
delle
più
grandi
di
Città
del
Messico
e
anche
una
delle
più
note
,
si
chiama
delle
Tre
Culture
perché
riunisce
in
un
certo
senso
,
simbolicamente
,
le
tre
culture
del
paese
:
quella
azteca
,
quella
spagnola
,
quella
moderna
:
c
'
è
una
chiesa
spagnola
del
1500
,
c
'
è
la
base
di
una
piramide
azteca
e
ci
sono
gli
edifici
moderni
,
quelli
costruiti
ora
.
Gli
studenti
l
'
hanno
sempre
scelta
per
le
loro
manifestazioni
,
non
soltanto
perché
si
trova
nel
quartiere
di
Tlatelolco
,
vale
a
dire
abbastanza
vicino
alla
loro
università
,
ma
anche
perché
è
molto
grande
,
ha
molte
vie
d
'
accesso
e
molte
vie
di
fuga
:
è
facile
arrivarci
ed
è
facile
uscirne
.
E
in
questo
paese
è
sempre
meglio
riunirsi
in
luoghi
dove
fai
presto
ad
arrivare
e
fai
presto
a
scappare
.
Io
ero
già
stata
testimone
di
una
manifestazione
del
genere
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
esattamente
il
giorno
dopo
in
cui
ero
arrivata
in
Messico
.
Era
lì
infatti
,
in
una
manifestazione
del
genere
,
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
che
avevo
conosciuto
i
capi
degli
studenti
e
avevo
cominciato
a
intervistarli
.
Ero
arrivata
la
notte
tra
il
giovedì
e
il
venerdì
,
e
al
venerdì
ci
fu
subito
questa
manifestazione
.
Era
la
prima
alla
quale
assistevo
,
e
mi
fece
subito
un
effetto
profondo
.
Mi
avevano
impressionata
queste
grandi
migliaia
di
ragazzi
,
perché
sono
ragazzi
,
sai
,
tredici
,
quattordici
,
sedici
diciotto
,
al
massimo
ventitré
o
ventiquattro
anni
.
Ragazzi
poveri
poi
,
perché
degli
studenti
messicani
solo
una
piccola
parte
sono
figli
di
borghesi
.
La
massima
parte
sono
figlioli
di
contadini
,
di
operai
e
appartengono
in
maggioranza
al
Politecnico
.
Al
Politecnico
ci
vanno
i
figli
degli
operai
,
dei
contadini
:
allora
tu
vedi
questi
ragazzini
,
che
non
sono
come
i
nostri
studenti
,
con
le
camicie
pulite
,
il
golf
stirato
di
fresco
,
le
scarpe
pulite
,
ma
sono
brutti
e
sembrano
i
contadini
che
alla
domenica
vanno
al
villaggio
,
come
si
vedevano
in
Italia
venti
o
trent
'
anni
fa
e
forse
anche
oggi
.
E
un
po
'
timidi
,
come
sono
i
contadini
.
Mi
ero
commossa
a
vederli
lì
tutti
ordinati
,
tutti
insieme
.
Questi
ragazzi
s
'
erano
riuniti
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
quello
scorso
venerdì
,
per
commemorare
i
loro
morti
,
perché
avevano
già
avuto
dei
morti
,
un
centinaio
credo
,
dal
ventisei
luglio
,
il
giorno
in
cui
sono
incominciate
le
repressioni
della
polizia
.
Quel
venerdì
c
'
era
la
polizia
,
soltanto
la
polizia
,
non
l
'
esercito
;
era
riunita
però
sulla
terrazza
della
Scuola
numero
7
,
ancora
occupata
dalla
truppe
governative
.
Questa
scuola
si
affaccia
proprio
sulla
piazza
delle
Tre
Culture
.
Dalla
parte
moderna
della
piazza
i
ragazzi
erano
arrivati
,
con
i
loro
cartelli
,
erano
intervervenute
le
madri
dei
ragazzi
ammazzati
dalla
polizia
.
Avevo
conosciuto
in
quell
'
occasione
alcuni
capi
del
Comitato
della
huelga
,
il
comitato
dello
sciopero
,
e
li
avevo
intervistati
.
I
discorsi
erano
tenuti
(
questo
è
importante
perché
è
lì
che
poi
è
successo
il
disastro
ieri
l
'
altro
)
dalla
terrazza
di
un
edificio
,
una
specie
di
grattacielo
popolare
,
che
guarda
proprio
la
piazza
delle
Tre
Culture
.
A
ogni
piano
di
questo
edificio
che
si
chiama
Chihuahua
Building
,
c
'
è
una
grande
terrazza
con
una
balaustra
abbastanza
bassa
e
lì
i
ragazzi
mettevano
degli
altoparlanti
e
parlavano
.
Era
stata
una
manifestazione
,
ripeto
,
commovente
perché
ad
un
certo
punto
c
'
era
stata
la
commemorazione
dei
morti
:
pioveva
,
e
tutti
questi
ragazzi
stavano
immobili
sotto
la
pioggia
,
e
le
madri
dei
ragazzi
morti
stavano
immobili
sotto
la
pioggia
.
Finita
la
manifestazione
,
anzi
durante
il
minuto
di
raccoglimento
per
i
morti
,
qualcuno
aveva
acceso
un
accendino
,
poi
un
altro
,
un
altro
ancora
e
poi
un
altro
ancora
e
s
'
eran
formati
in
tutta
questa
piazza
come
dei
fuochi
,
piccoli
fuochi
fatui
,
dappertutto
c
'
erano
queste
fiammelle
:
fiammelle
e
fiammelle
e
fiammelle
,
di
accendini
e
di
fiammiferi
che
finivano
per
bruciarsi
sulle
dita
.
Finchè
qualcuno
aveva
avuto
l
'
idea
di
arrotolare
dei
giornali
e
farne
delle
fiaccole
e
allora
tutti
si
erano
messi
ad
arrotolare
giornali
e
fare
fiaccole
e
la
manifestazione
s
'
era
sciolta
oserei
dire
pacificamente
con
questa
grande
fiaccolata
.
Capisci
,
avevano
arrotolato
i
giornali
,
erano
andati
via
uno
a
uno
,
una
fila
lunga
lunga
verso
il
ponte
,
queste
torce
accese
,
cantando
le
canzoni
degli
studenti
.
Le
canzoni
dicono
:
«
Goya
,
Goya
.
Cachu
,
cachu
rara
,
cachu
cachu
rara
,
Goya
Goya
Universidad
»
.
Non
vuole
dire
niente
,
sono
dei
suoni
da
bambini
,
questa
è
la
canzone
dell
'
università
;
la
canzone
del
Politecnico
è
:
«
Gueu
,
Gloria
a
la
cachi
cachi
porra
,
a
la
cachi
cachi
porra
Gueu
pin
pon
porra
Politecnico
Politecnico
gloria
»
.
Pensa
un
po
'
che
canzoni
pericolose
.
E
cantando
«
pin
pon
porra
cachu
rara
»
questi
ragazzi
,
con
la
loro
fiaccolata
,
si
allontanarono
e
questa
era
la
pericolosa
manifestazione
che
avrebbe
dovuto
mettere
in
pericolo
la
stabilità
e
l
'
attuazione
delle
Olimpiadi
.
Dopo
questa
manifestazione
il
governo
messicano
decise
di
togliere
le
truppe
dall
'
università
,
che
poi
fu
un
'
evacuazione
parziale
,
gli
studenti
mercoledì
indissero
un
'
altra
manifestazione
,
sempre
nella
piazza
delle
Tre
Culture
;
gli
studenti
mi
dissero
che
questa
era
una
manifestazione
importante
e
sarebbe
stato
bene
se
io
l
'
avessi
vista
,
e
ci
andai
.
(
A
questo
punto
nella
registrazione
si
inserisce
la
voce
di
un
medico
che
domanda
a
Oriana
Fallaci
come
si
sente
.
La
risposta
è
:
«
Mal
,
doctor
,
muy
mal
.
Mi
duole
tutta
la
schiena
»
.
Il
medico
dice
che
le
farà
un
'
iniezione
per
la
notte
.
Il
racconto
riprende
.
)
La
manifestazione
doveva
avvenire
alle
cinque
.
A
un
quarto
alle
cinque
io
ero
lì
nella
piazza
delle
Tre
Culture
e
la
piazza
era
già
piena
a
metà
.
Nelle
varie
terrazze
di
questo
edificio
popolare
che
guarda
la
piazza
,
c
'
erano
già
vari
capi
degli
studenti
ma
una
gran
parte
si
erano
riuniti
nella
terrazza
del
terzo
piano
dove
c
'
erano
gli
altoparlanti
con
le
bandiere
,
le
bandiere
messicane
e
le
bandierine
dello
sciopero
che
sono
rosse
e
nere
.
Sono
per
noi
colori
anarchici
,
per
loro
no
.
Per
i
messicani
la
bandiera
dello
sciopero
è
una
bandiera
rossa
e
nera
;
non
è
né
anarchica
né
non
anarchica
:
è
la
bandiera
dello
sciopero
.
Gli
operai
quando
sono
in
sciopero
innalzano
questa
bandiera
rossa
e
nera
.
Non
sono
anarchici
più
di
quanto
siano
comunisti
o
cattolici
,
liberali
o
che
altro
.
A
un
quarto
alle
cinque
la
piazza
era
già
piena
a
metà
,
io
sono
arrivata
,
sono
salita
sulla
terrazza
del
terzo
piano
e
ho
trovato
Guevara
che
è
uno
dei
capi
,
ho
trovato
Manuel
un
altro
capo
,
un
ragazzo
che
studia
biologia
ed
è
figlio
di
un
contadino
.
Ho
trovato
Manuel
che
è
figlio
di
un
musicista
e
studia
al
Conservatorio
,
ho
trovato
Socrates
,
un
altro
dei
capi
,
e
ho
trovato
Maribilla
una
ragazza
che
studia
,
mi
pare
,
medicina
.
Ho
chiesto
come
si
mettevano
le
cose
,
se
c
'
era
la
polizia
intorno
,
se
si
aspettavano
un
attacco
e
mi
hanno
detto
di
no
,
sembrava
che
la
manifestazione
fosse
tranquilla
.
In
realtà
dalla
terrazza
della
Scuola
numero
7
,
dove
la
settimana
avanti
,
durante
l
'
altra
manifestazione
,
quella
della
fiaccolata
,
avevo
visto
per
tutto
il
tempo
i
granaderos
con
i
mitra
puntati
,
non
c
'
era
niente
,
non
c
'
erano
neanche
i
granaderos
.
Intanto
la
piazza
si
riempiva
in
un
modo
incredibile
:
guarda
,
nel
giro
di
dieci
minuti
io
credo
che
siano
arrivate
tremila
,
quattromila
persone
,
perché
ad
un
certo
punto
c
'
erano
almeno
seimila
persone
.
Mentre
la
piazza
si
riempiva
è
arrivato
Angel
,
un
altro
ragazzo
dei
capi
del
Comitato
generale
dello
sciopero
;
sembrava
molto
turbato
e
mi
ha
detto
:
«
Sai
,
sono
in
ritardo
perché
quasi
tutta
la
piazza
a
tre
o
quattro
chilometri
da
qui
è
circondata
di
autoblindo
e
di
camion
:
a
un
certo
punto
c
'
è
una
strada
sbarrata
,
mi
sembra
che
fosse
la
strada
Manuel
Gonzales
,
sbarrata
con
ben
trenta
camion
carichi
di
soldati
con
le
mitragliatrici
e
non
lasciano
passare
nessuno
.
Ho
dovuto
fare
un
lungo
giro
e
per
questo
sono
arrivato
in
ritardo
»
.
Ora
sono
confusa
,
faccio
male
il
racconto
.
Dopo
la
manifestazione
i
ragazzi
volevano
andare
a
una
delle
scuole
del
Politecnico
che
è
ancora
occupata
dall
'
esercito
,
capito
?
Volevano
andare
a
fare
una
manifestazione
lì
.
Quando
Angel
è
arrivato
,
dicendo
che
c
'
era
l
'
esercito
e
la
polizia
schierata
dappertutto
,
i
ragazzi
tra
di
loro
si
sono
riuniti
e
hanno
deciso
di
non
andare
più
perché
,
hanno
detto
,
se
andiamo
tutti
lì
dove
ci
stanno
aspettando
con
i
bazooka
sembra
che
vogliamo
provocarli
.
Al
che
io
gli
ho
detto
per
carità
non
andate
,
non
lo
fate
,
lasciate
perdere
,
è
inutile
,
è
una
bravata
superflua
,
non
ci
andate
.
Allora
il
Socrates
è
andato
al
microfono
,
in
questa
piazza
che
continuava
a
riempirsi
,
e
ha
detto
:
«
Compañeros
,
abbiamo
cambiato
idea
,
volevamo
andare
a
manifestare
davanti
alla
scuola
.
Non
ci
andiamo
più
,
perché
l
'
esercito
ci
sta
aspettando
con
le
autoblindo
,
con
i
bazooka
.
Andarci
è
una
provocazione
inutile
,
per
cui
mi
raccomando
,
compañeros
,
appena
la
nostra
riunione
sarà
conclusa
disperdetevi
e
andate
alle
nostre
case
»
.
La
folla
,
i
ragazzi
rumoreggiavano
un
po
'
:
erano
un
po
'
delusi
;
ma
era
evidente
che
avevano
deciso
di
rinunciare
alla
sfilata
in
direzione
della
scuola
,
mi
pare
fosse
la
scuola
di
Economia
e
Commercio
.
Hanno
incominciato
la
riunione
vera
e
propria
.
I
discorsi
sono
stati
aperti
dalla
ragazzina
Maribilla
la
qualche
ha
detto
:
«
L
'
esercito
ha
evacuato
la
nostra
lotta
fino
all
'
applicazione
di
tutti
i
sei
punti
»
.
La
Maribilla
è
una
ragazzina
di
circa
diciotto
anni
,
graziosina
,
un
po
'
sciupata
da
un
labbro
leporino
,
gentile
,
un
po
'
timida
,
parlava
con
una
vocina
che
sembrava
un
uccellino
:
anche
con
l
'
altoparlante
non
si
sentiva
niente
.
Dopo
ha
preso
la
parola
Socrates
,
che
sembra
un
bambino
coi
baffi
,
ha
la
faccia
di
un
bambino
,
come
quella
di
Emiliano
Zapata
,
ha
diciotto
-
diciannove
anni
e
questi
immensi
baffi
che
è
tutto
quello
che
gli
è
rimasto
dei
capelloni
lunghi
perché
i
ragazzi
fino
all
'
agosto
scorso
avevano
i
capelli
lunghi
,
non
perché
volessero
fare
gli
hippies
,
non
perché
volessero
imitare
i
Beatles
,
ma
perché
c
'
è
una
tradizione
al
Messico
che
i
rivoluzionari
hanno
i
capelli
lunghi
.
Così
fino
a
poco
tempo
fa
,
i
ragazzi
portavano
tutti
i
capelli
lunghi
.
Quando
la
polizia
ha
cominciato
a
fotografarli
,
a
seguirli
,
ad
arrestarli
,
c
'
è
stata
una
ecatombe
di
capelli
lunghi
e
di
baffoni
e
l
'
unico
che
non
ha
voluto
rinunciare
ai
baffi
è
stato
il
Socrates
,
poveretto
,
che
con
i
suoi
baffoni
è
andatati
lì
al
microfono
e
ha
detto
:
«
Compagni
,
questa
è
una
manifestazione
pacifica
,
noi
oggi
l
'
abbiamo
indetta
innanzitutto
per
festeggiare
l
'
evacuazione
della
nostra
università
da
parte
delle
truppe
governative
,
poi
per
chiedere
che
il
resto
delle
scuole
secondarie
vengano
anch
'
esse
liberate
dalla
presenza
dei
soldati
e
infine
per
indurre
i
compañeros
a
cominciare
,
a
partire
da
lunedì
,
uno
sciopero
della
fame
,
per
dimostrare
che
noi
non
vogliamo
attaccare
nessuno
.
Cerchiamo
d
'
ora
innanzi
dei
sistemi
pacifici
.
Lunedì
cominceremo
,
chiunque
vorrà
partecipare
a
questo
sciopero
della
fame
si
sistemerà
nella
città
universitaria
dinnanzi
alla
piscina
olimpica
che
farà
lo
sciopero
della
fame
fino
alla
fine
delle
Olimpiadi
»
.
Socrates
aveva
appena
finito
di
parlare
,
che
un
elicottero
ha
cominciato
a
volare
sopra
la
piazza
,
un
elicottero
verde
dell
'
esercito
,
in
cerchi
concentrici
,
sempre
più
bassi
,
sempre
più
bassi
.
Io
mi
sono
preoccupata
e
ho
detto
a
Manuel
:
che
cos
'
è
questa
storia
?
Lui
mi
ha
risposto
di
non
preoccuparmi
;
i
ragazzi
non
erano
eccitati
,
erano
tranquilli
,
quieti
.
Mentre
si
discuteva
della
presenza
dell
'
elicottero
,
l
'
elicottero
ha
lanciato
due
bengala
verdi
.
Ora
,
venendo
dal
Vietnam
,
so
benissimo
che
tutte
le
volte
che
un
elicottero
o
un
aereo
butta
giù
un
bengala
,
è
perché
vuole
localizzare
il
punto
da
colpire
.
Allora
io
mi
sono
preoccupata
e
ho
detto
subito
a
questi
ragazzi
:
guardate
che
sta
buttando
i
bengala
,
se
butta
giù
i
bengala
vuol
dire
che
hanno
intenzione
di
sparare
.
Ma
loro
non
mi
hanno
preso
sul
serio
.
Siccome
sapevano
che
ero
stata
in
Vietnam
hanno
detto
:
«
Eh
,
tù
ves
las
cosas
come
en
Vietnam
»
.
Non
avevano
finito
di
parlare
che
si
è
sentito
un
gran
fracasso
,
un
grande
rumore
di
camion
e
di
carri
armati
e
la
piazza
è
stata
letteralmente
circondata
dalle
quattro
parti
,
perché
l
'
edificio
dove
eravamo
noi
,
questo
terzo
piano
dove
c
'
erano
gli
studenti
,
guarda
la
piazza
,
quindi
da
qualsiasi
parte
si
guardasse
,
si
vedevano
arrivare
camion
e
autoblindo
.
Sul
fondo
,
di
fronte
all
'
edificio
,
c
'
è
una
specie
di
cavalcavia
e
si
sono
piantati
su
questo
cavalcavia
.
I
camion
si
sono
aperti
,
cioè
la
parte
posteriore
dei
camion
,
i
soldato
si
sono
buttati
giù
sparando
.
Ma
non
sparando
in
aria
,
sparando
in
basso
,
i
fucili
non
li
tenevano
in
alto
,
li
tenevano
in
basso
.
Per
due
o
tre
minuti
siamo
rimasti
sbalorditi
,
allibiti
quasi
,
per
questa
cosa
;
questa
cosa
era
un
incubo
,
era
al
di
là
dell
'
assurdo
perché
non
era
successo
niente
che
potesse
giustificare
l
'
arrivo
di
queste
truppe
.
Stavano
dicendo
che
volevano
indire
lo
sciopero
della
fame
lunedì
!
I
ragazzi
hanno
cominciato
a
scappare
.
Socrates
,
non
essendosi
ancora
reso
conto
che
stavano
sparando
veramente
alla
folla
,
è
andato
al
microfono
e
ha
detto
:
«
Compañeros
,
compañeros
,
calma
calma
calma
,
es
una
provocaciòn
,
es
una
provocaciòn
!
»
.
Ma
loro
continuavano
a
scappare
,
volevano
venire
in
avanti
,
E
ad
un
tratto
ho
cominciato
a
vederli
cadere
,
sai
quando
vai
a
caccia
e
le
lepri
corrono
,
come
fanno
le
lepri
quando
le
colpisci
,
fanno
una
specie
di
capriola
e
poi
restano
lì
.
Da
lontano
si
vedevano
piccoli
,
e
si
vedevano
queste
lepri
,
che
correvano
e
facevano
una
capriola
,
bom
!
E
restavano
in
terra
.
Io
ero
immobilizzata
,
letteralmente
immobilizzata
al
balcone
e
guardavo
la
confusione
violenta
,
tremenda
che
era
scoppiata
e
sentivo
Socrates
che
stava
raccomandando
alla
folla
la
calma
:
ma
non
so
che
razza
di
calma
potesse
raccomandare
a
questo
punto
perché
erano
già
cominciati
a
cadere
i
primi
morti
.
Davanti
a
me
c
'
era
la
piazza
,
la
grande
piazza
rettangolare
che
dalla
nostra
parte
,
dove
eravamo
noi
,
finisce
in
una
grande
scalinata
.
Ora
c
'
è
una
cosa
ti
voglio
spiegare
,
ti
ricordi
nel
film
della
corazzata
Potiomkin
quella
scena
della
folla
che
scappa
per
quella
scalinata
e
restano
quelle
donne
,
quei
bambini
,
tutti
ciondoloni
,
ecco
sembrava
la
corazzata
Potiomkin
,
questa
scalinata
ripida
dove
restavano
tutti
in
giù
,
a
testa
in
giù
,
era
una
cosa
spaventosa
.
Noi
eravamo
chiusi
in
trappola
,
ci
eravamo
resi
conto
benissimo
che
stavano
puntando
verso
di
noi
,
verso
il
terzo
«
piso
»
,
il
terzo
piano
,
dove
c
'
erano
gli
altoparlanti
,
ma
ho
capito
anche
che
non
c
'
era
nulla
da
fare
.
Voglio
dire
ho
fatto
il
movimento
di
andare
verso
l
'
ascensore
,
ma
l
'
ascensore
era
stato
bloccato
,
capisci
,
nello
stesso
momento
la
Maribilla
che
era
scesa
giù
,
è
arrivata
gridando
,
chiamando
Angel
,
e
Angel
è
sceso
giù
al
piano
terreno
e
quando
è
sceso
giù
al
piano
terreno
ha
trovato
decine
,
decine
,
decine
di
poliziotti
in
borghese
che
hanno
cominciato
a
gridare
«
figlio
de
chingada
»
,
«
hijo
de
puta
»
,
«
figlio
di
cane
»
,
«
donde
vas
hijo
de
chingada
»
,
allora
Angel
e
gli
altri
dicevano
«
Abajo
,
abajo
!
»
e
allora
loro
hanno
detto
«
Arriva
,
arriba
!
»
e
li
hanno
mandati
su
.
Io
mi
sono
girata
voltando
le
spalle
al
massacro
che
era
cominciato
nella
piazza
e
ho
visto
piombare
,
come
nei
film
,
una
quarantina
,
una
cinquantina
prima
,
poi
una
sessantina
di
uomini
di
mezza
età
in
borghese
,
in
camicia
,
avevano
tutti
la
camicia
bianca
,
la
mano
sinistra
dentro
un
guanto
bianco
,
oppure
fasciata
in
un
fazzoletto
bianco
,
era
per
riconoscersi
,
perché
erano
in
borghese
.
Sono
entrati
sparando
,
hanno
cominciato
a
sparare
con
queste
rivoltelle
dappertutto
,
non
addosso
alla
gente
,
devo
dire
,
ma
per
terra
dappertutto
,
e
agguantando
la
gente
.
Socrates
è
scomparso
,
io
non
l
'
ho
più
visto
Socrates
,
Angel
era
già
scomparso
prima
,
quando
la
Maribilla
era
venuta
a
dire
che
c
'
erano
i
poliziotti
.
Io
mi
sono
ritrovata
insieme
a
Moises
,
che
è
un
ragazzino
del
Politecnico
,
figlio
di
un
contadino
,
a
Manuel
,
un
amico
mio
,
e
ho
guardato
i
poliziotto
venire
avanti
,
in
uno
stato
di
totale
stupore
,
anche
se
per
stupire
me
ce
ne
vuole
parecchio
e
per
stupirmi
dopo
che
avevo
visto
quello
che
stava
succedendo
nella
piazza
,
quel
piombare
senza
ragione
,
ce
ne
voleva
ancora
di
più
.
Ma
era
talmente
pazzo
il
piombare
di
questi
qua
,
che
li
guardavo
sbalordita
.
Una
guardia
mi
ha
preso
pei
capelli
,
io
ho
i
capelli
lunghi
,
mi
ha
agguantata
per
i
capelli
,
sai
come
nelle
vignette
dell
'
uomo
delle
caverne
che
agguanta
la
donna
per
i
capelli
,
e
prendendomi
pei
capelli
(
io
credo
che
gliene
siano
rimasti
un
bel
po
'
in
mano
)
,
mi
ha
fatto
fare
mulinello
,
mi
ha
letteralmente
scaraventata
contro
il
muro
.
Sono
rimasta
qualche
secondo
stordita
,
naturalmente
.
Non
so
se
avete
capito
com
'
era
la
terrazza
.
C
'
è
questa
terrazza
grande
,
con
le
scale
dalle
parti
,
poi
c
'
è
il
muro
con
i
due
ascensori
e
poi
c
'
è
la
balaustra
.
Lui
m
'
ha
buttato
contro
il
muro
dalla
parte
dove
ci
sono
gli
ascensori
.
Quando
mi
sono
ripresa
mi
sono
trovata
da
Moises
e
Manuel
,
gli
altri
erano
spariti
,
nello
sfondo
c
'
erano
altri
,
giornalisti
tedeschi
,
olandesi
,
c
'
era
un
giapponese
,
dei
francesi
,
eccetera
.
E
questo
qui
che
gridava
«
Detenidos
,
detenidos
,
detenidos
!
»
,
cioè
arrestati
,
arrestati
,
arrestati
.
Io
sono
rimasta
in
piedi
.
Intanto
continuava
la
sparatoria
nella
piazza
,
ma
non
era
ancora
una
sparatoria
violenta
.
Io
ho
detto
una
parola
:
«
Yo
italiana
»
.
Chissà
perché
ho
detto
italiana
,
mi
è
venuto
così
per
istinto
di
sopravvivenza
,
non
lo
so
.
Quello
ha
preso
e
mi
ha
messo
la
rivoltella
alla
tempia
.
A
questo
punto
,
ti
dico
la
verità
,
io
avrei
voluto
dire
periodista
,
giornalista
,
ma
non
sono
riuscita
a
dirlo
,
con
quella
pistola
puntata
alla
tempia
e
col
pensiero
che
se
avessi
voluto
tentare
di
dimostrarlo
,
non
avrei
neanche
potuto
,
perché
far
vedere
un
documento
,
soltanto
mettere
la
mano
nella
tasca
della
giacchetta
(
avevo
i
pantaloni
e
la
giacchetta
)
e
tirar
fuori
un
documento
voleva
dire
farti
sparare
,
perché
si
dovevano
tenere
le
mani
quelli
lì
facevano
partire
un
colpo
.
Ci
hanno
fatto
mettere
Dunque
sta
'
a
sentire
:
loro
ci
hanno
fatto
mettere
al
muro
.
Devo
dire
che
fino
a
quel
momento
,
malgrado
la
tremenda
sparatoria
fosse
già
cominciata
,
io
non
ero
spaventata
,
un
po
'
perché
c
'
era
Manuel
,
questo
ragazzo
che
continuava
a
dire
:
«
Lo
fanno
per
ragioni
psicologiche
»
,
un
po
'
perché
ero
andata
a
intervistare
il
capo
della
polizia
,
quel
generale
Queto
di
cui
gli
studenti
chiedono
le
dimissioni
insieme
allo
scioglimento
del
corpo
dei
granaderos
.
Ero
stata
ricevuta
da
questo
signore
nel
suo
bellissimo
ufficio
ed
egli
aveva
incominciato
a
intrattenermi
a
lungo
sui
vini
italiani
,
sul
fatto
che
a
lui
piace
il
Bardolino
e
il
Chianti
meno
,
che
c
'
è
un
ristorante
che
si
chiama
Mamma
Roma
,
Mamma
Maria
,
non
mi
ricordo
come
a
New
York
.
Quando
poi
gli
avevo
posto
delle
domande
precise
,
gli
avevo
chiesto
spiegazioni
sul
fatto
che
la
polizia
attaccava
gli
studenti
,
sparava
sulla
popolazione
,
con
aria
tranquilla
mi
aveva
detto
:
«
Ma
no
,
ma
nada
,
no
pasa
nada
,
no
pasa
nada
nunca
,
mentira
,
mentira
»
.
E
aveva
aggiunto
:
«
Lei
ha
visto
che
anche
l
'
ultima
volta
vi
è
stata
la
manifestazione
alla
piazza
delle
Tre
Culture
,
non
è
successo
niente
»
.
Ed
era
vero
che
non
era
successo
niente
,
capisci
.
Così
io
non
ero
eccessivamente
spaventata
.
Il
capo
stesso
della
polizia
mi
aveva
rassicurata
.
La
mia
sola
preoccupazione
era
data
,
devo
dire
,
dalla
presenza
di
questi
poliziotti
in
borghese
con
il
guanto
bianco
per
riconoscersi
,
con
le
pistole
puntate
.
Intanto
la
sparatoria
si
era
fatta
ancora
più
intensa
.
Le
raffiche
partivano
dalle
mitragliatrici
delle
autoblindo
,
che
circondavano
la
piazza
,
e
dai
mitragliatori
e
dai
fucili
automatici
dell
'
esercito
,
e
dai
granaderos
,
i
granatieri
che
qui
chiamano
granaderos
,
e
infine
da
questo
elicottero
che
si
abbassava
sempre
di
più
,
capisci
,
e
sparava
sulla
folla
ormai
sparsa
per
tutta
la
piazza
e
sulla
terrazza
dove
eravamo
noi
.
Ho
spiegato
che
su
questa
terrazza
l
'
unico
punto
in
cui
si
poteva
cercare
un
pochino
di
protezione
era
sotto
la
balaustra
,
sotto
il
muricciolo
,
e
sotto
il
muricciolo
si
sono
messi
tutti
questi
poliziotti
col
guanto
bianco
e
le
rivoltelle
in
pugno
,
puntate
contro
di
noi
e
noi
,
che
eravamo
i
detenidos
,
gli
arrestati
,
siamo
stati
messi
invece
dalla
parte
del
muro
.
Così
eravamo
un
bellissimo
bersaglio
per
quelli
che
sparavano
dalla
piazza
,
dall
'
elicottero
,
eravamo
un
bersaglio
per
tutti
.
(
A
questo
punto
la
voce
di
Oriana
Fallaci
si
interrompe
.
Quando
si
riprende
dice
:
«
Scusami
,
ferma
un
momento
il
magnetofono
che
mi
sento
male
,
molto
male
.
Mi
sento
morire
»
)
Ecco
,
riprendiamo
.
Vedi
,
quando
io
dico
che
era
peggio
che
nel
Vietnam
,
voglio
dire
che
nel
Vietnam
,
quando
sei
dentro
una
battaglia
,
cerchi
di
ripararti
,
di
salvarti
,
ti
butti
in
un
buco
,
ti
butti
in
un
bunker
,
ti
ripari
dietro
qualche
cosa
e
mentre
fai
questo
non
c
'
è
mica
un
poliziotto
con
la
rivoltella
spianata
che
te
lo
impedisce
.
E
non
potevi
trovare
nessun
rifugio
,
non
potevi
entrare
in
nessun
buco
,
non
c
'
era
nessun
bunker
nel
quale
ti
potevi
rifugiare
e
tutte
le
volte
che
cercavi
di
muoverti
di
un
millimetro
da
quel
muro
maledetto
che
costituiva
il
bersaglio
principale
e
contro
il
quale
ci
avevano
messi
e
cercavi
di
andare
un
pochino
più
in
là
dove
c
'
era
il
muricciolo
,
questi
poliziotti
distesi
per
terra
ti
sparavano
addosso
,
capisci
?
Sparavano
contro
il
muro
.
Hanno
sparato
due
o
tre
volte
nel
muro
!
Hanno
sparato
nell
'
ascensore
due
o
tre
volte
.
In
questa
sparatoria
tremenda
,
mi
cadevano
i
bossoli
tutto
d
'
intorno
.
A
un
certo
punto
io
ho
detto
:
«
Por
favor
,
por
favor
quiero
me
haga
venir
,
me
haga
venir
cerca
,
cerca
!
»
,
gliel
'
ho
detto
anche
in
inglese
:
«
Please
,
please
let
me
come
there
,
please
please
here
is
too
dangerous
,
too
bad
,
please
»
:
per
favore
qui
è
troppo
pericoloso
,
lasciatemi
venire
lì
.
Ma
loro
mi
rispondevano
puntandomi
l
'
arma
contro
e
sparando
nel
muro
.
Quindi
io
non
mi
potevo
muovere
,
comprendi
,
non
mi
potevo
muovere
assolutamente
.
L
'
incubo
per
cui
io
alla
notte
mi
sveglio
come
impazzita
è
questo
,
è
un
incubo
da
racconto
di
Poe
.
C
'
è
il
fuoco
da
tutte
le
parti
,
sei
inseguito
come
uno
scorpione
circondato
dal
fuoco
,
che
non
soltanto
ti
sparano
da
tutte
le
parti
ma
non
puoi
neanche
metterti
in
salvo
perché
quando
fai
un
movimento
per
metterti
in
salvo
te
lo
impediscono
e
ti
sparano
addosso
.
Poi
qualcuno
deve
avermi
dato
l
'
ispirazione
per
togliermi
da
quella
posizione
terribile
,
lì
in
piedi
,
a
fare
da
bersaglio
.
A
un
bel
momento
ho
finto
di
svenire
,
sicché
sono
calata
giù
come
uno
straccio
,
gli
altri
hanno
fatto
lo
stesso
e
quelli
ci
hanno
lasciato
fare
.
Allora
siamo
rimasti
in
quel
modo
sdraiati
a
pancia
a
terra
.
Io
mi
trovavo
fra
questi
due
studenti
,
questo
Moises
e
questo
Manuel
:
Moises
è
rimasto
subito
ferito
alla
mano
perché
ho
visto
che
la
mano
era
tutta
insanguinata
.
Manuel
cercava
di
proteggermi
e
quando
la
polizia
si
è
accorta
che
lui
cercava
di
proteggermi
un
poliziotto
ha
incominciato
a
gridare
perché
ci
staccassimo
.
Per
quanto
possibile
cercava
di
proteggermi
,
mi
teneva
le
mani
sulla
testa
,
e
mi
tenevo
anch
'
io
le
mani
sulla
testa
.
La
polizia
allora
,
sempre
puntando
le
rivoltelle
,
ha
ordinato
a
lui
di
staccarsi
e
a
tutti
e
due
e
anche
a
Moises
di
alzare
le
mani
in
modo
che
non
ci
potevamo
neanche
proteggere
la
testa
dalle
schegge
.
Niente
,
capisci
:
è
questa
la
cosa
meravigliosa
.
Quando
Manuel
si
è
staccato
da
me
e
Moises
si
è
staccato
,
io
centimetro
per
centimetro
,
perché
stavo
tutta
distesa
bocconi
sullo
stomaco
,
perché
mi
sentivo
più
sicura
,
ho
cominciato
a
scivolare
lungo
il
muro
e
sono
riuscita
a
spostarmi
di
un
metro
indietro
mentre
questo
poliziotto
gridava
e
mi
puntava
la
rivoltella
.
Questo
movimento
è
stato
quello
che
mi
ha
salvato
,
perché
se
no
la
pallottola
mi
sarebbe
arrivata
nella
testa
anziché
nelle
spalle
.
La
sparatoria
era
ininterrotta
,
ho
detto
che
sparavano
da
tutte
le
parti
mentre
noi
eravamo
sempre
sotto
le
rivoltelle
della
polizia
.
A
un
certo
punto
l
'
elicottero
si
è
abbassato
,
si
è
sentita
una
grande
raffica
e
io
ho
avvertito
come
due
o
tre
pezzi
di
sasso
che
si
abbattevano
sopra
di
me
e
un
coltello
che
mi
entrava
nella
schiena
.
Il
coltello
era
la
scheggia
della
pallottola
dell
'
elicottero
che
si
è
fermata
a
pochi
millimetri
dalla
colonna
vertebrale
.
Un
'
altra
scheggia
è
entrata
nel
ginocchio
sinistro
e
mi
ha
squarciato
tutta
la
gamba
in
quel
punto
,
però
ho
avuto
questa
fortuna
incredibile
che
il
professor
Viale
ha
definito
una
fortuna
scandalosa
perché
è
andata
a
incastrarsi
tra
l
'
arteria
principale
e
tutti
i
legamenti
nervosi
e
la
vena
,
senza
tagliare
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Un
'
altra
ancora
è
entrata
nella
coscia
.
È
entrata
da
una
parte
ed
è
uscita
educatamente
da
quell
'
altra
,
senza
fare
nulla
,
lasciando
solo
due
o
tre
schegge
che
risultano
dalla
radiografia
ma
che
non
possono
togliere
.
Resteranno
sempre
lì
tanto
non
mi
danno
noia
e
io
le
tengo
come
ricordo
.
StampaPeriodica ,
Gli
studenti
italiani
protestano
.
Ormai
non
passa
giorno
senza
che
la
cronaca
non
registri
l
'
occupazione
d
'
una
facoltà
,
la
sospensione
d
'
un
corso
di
studi
,
le
dimissioni
d
'
un
rettore
o
d
'
un
preside
,
gli
scontri
con
la
polizia
.
Vogliono
la
riforma
dell
'
università
.
Vogliono
che
finisca
la
guerra
in
Vietnam
.
Vogliono
il
potere
studentesco
.
Vogliono
la
rivoluzione
.
Sono
contro
l
'
America
,
contro
la
civiltà
dei
consumi
,
contro
i
partiti
(
comunisti
compresi
)
,
contro
il
governo
,
contro
il
sistema
:
soprattutto
contro
il
sistema
.
La
loro
e
una
"
contestazione
globale
del
sistema
"
.
Da
almeno
un
paio
danni
questi
fermenti
agitavano
le
masse
studentesche
,
ma
negli
ultimi
tre
mesi
sono
esplosi
.
Prima
si
poteva
anche
fingere
che
non
stesse
succedendo
niente
all
'
università
.
Oggi
non
si
può
più
.
E
d
'
altra
parte
il
fenomeno
non
è
isolato
:
quello
che
accade
nelle
università
italiane
non
è
che
la
ripetizione
puntuale
di
quanto
avviene
a
Berkeley
,
a
Berlino
,
a
Parigi
,
a
Bruxelles
,
a
Madrid
,
e
perfino
,
a
Praga
e
a
Mosca
.
Per
non
parlar
di
Pechino
.
In
ogni
paese
con
spunti
diversi
,
con
occasioni
diverse
,
ma
con
un
unico
obbiettivo
,
che
è
appunto
di
"
contestare
il
sistema
"
.
Ciascuno
contesta
il
proprio
,
il
che
fai
sì
che
questi
giovani
siano
,
in
ogni
paese
,
all
'
opposizione
,
senza
compromessi
,
senza
mezze
misure
.
E
soprattutto
senza
indulgenze
,
il
che
li
porta
a
rifiutare
solidarietà
non
richieste
,
e
qualche
volta
offerte
più
per
amore
della
moda
che
per
convinta
adesione
.
Quando
il
movimento
,
in
autunno
,
entrò
nella
sua
fase
acuta
,
le
autorità
(
e
cioè
i
rettori
,
i
professori
,
i
genitori
,
e
poi
il
governo
e
i
partiti
)
tentarono
da
prima
di
blandire
questi
ragazzi
riottosi
.
«
Certo
»
dicevano
i
più
illuminati
«
gli
studenti
hanno
ragione
.
La
scuola
italiana
è
vecchia
di
cent
'
anni
.
I
metodi
son
poco
meno
che
borbonici
,
le
attrezzature
insufficienti
,
la
mancanza
di
spazio
paurosa
,
l
'
assenteismo
di
molti
insegnanti
indecoroso
.
Le
rivendicazioni
ali
questi
ragazzi
sono
sacrosante
.
Bisogna
stare
dalla
loro
parte
,
aiutarli
a
vincere
»
.
Poi
s
'
è
visto
che
il
metodo
"
blando
"
non
serviva
a
niente
,
se
lo
scopo
di
chi
lo
usava
era
quello
di
"
costituzionalizzare
"
il
movimento
,
perché
il
movimento
cresceva
d
'
intensità
e
si
diffondeva
sempre
di
più
,
e
perché
gli
studenti
passavano
rapidamente
dalle
rivendicazioni
settoriali
a
temi
di
protesta
assai
più
generali
.
È
accaduto
allora
che
,
da
una
parte
e
dall
'
altra
,
le
distanze
crescessero
e
le
possibilità
di
comprendersi
diminuissero
fino
a
ridursi
rapidamente
a
zero
.
Fin
quando
,
negli
ultimi
tempi
,
la
protesta
studentesca
è
arrivata
a
mettere
in
discussione
l
'
intera
struttura
economica
,
culturale
e
ideologica
della
società
italiana
,
scontrandosi
addirittura
col
partito
comunista
,
accusato
di
"
gradualismo
"
,
ed
eleggendo
Mao
e
Guevara
ad
unici
capi
spirituali
del
movimento
.
Ormai
sono
assai
pochi
quei
professori
(
anche
tra
i
più
aperti
)
disposti
a
far
proprie
le
tesi
dei
comitati
di
agitazione
studentesca
,
e
sono
pochissimi
gli
studenti
"
rivoluzionari
"
disposti
a
dar
credito
all
'
intellettuale
di
"
sinistra
"
,
anche
se
questi
abbia
alle
sue
spalle
un
passato
che
parla
per
lui
(
il
caso
di
Moravia
e
il
dibattito
da
noi
pubblicato
la
scorsa
settimana
tra
lui
e
un
gruppo
di
studenti
sono
significativi
di
questa
situazione
,
impensabile
fino
a
sei
mesi
fa
)
.
Il
movimento
studentesco
è
isolato
.
S
'
è
radicalizzato
,
si
è
esteso
,
ha
individuato
con
chiarezza
i
suoi
obbiettivi
,
ma
ha
perso
i
collegamenti
con
il
grosso
della
sinistra
.
Gli
è
accaduto
qualcosa
di
simile
a
quanto
avvenne
l
'
anno
scorso
al
movimento
negro
in
America
.
Il
"
Black
power
"
(
di
cui
non
a
caso
i
comitati
d
'
agitazione
studentesca
riecheggiano
gli
slogans
)
è
diventato
forte
ma
si
è
isolato
.
In
un
certo
senso
,
è
diventato
forte
perché
sai
è
isolato
.
Agli
studenti
sta
accadendo
la
medesima
cosa
.
Riuscirà
la
sinistra
italiana
a
riassorbire
e
ad
utilizzare
costruttivamente
il
movimento
studentesco
?
Riuscirà
a
farne
l
'
elemento
propulsivo
d
'
una
politica
,
la
forza
d
'
urto
e
di
trasformazione
d
'
un
sistema
che
appare
sempre
meno
capace
di
autoriformarsi
?
Finora
non
si
vedono
segni
che
diano
adito
a
speranze
in
questa
direzione
.
La
sinistra
tradizionale
,
cioè
i
tradizionali
partiti
che
la
compongono
,
hanno
cercato
(
senza
riuscirvi
affatto
)
di
non
perdere
il
contatto
col
movimento
studentesco
,
largheggiando
in
riconoscimenti
verbali
e
verbosi
,
con
l
'
occhio
ai
possibili
spostamenti
e
alle
possibili
"
frane
"
,
che
potranno
verificarsi
nel
prossimo
maggio
a
causa
del
voto
giovanile
.
La
preoccupazione
elettorale
ha
dominato
su
tutto
.
Così
comunisti
e
socialisti
di
varia
osservanza
hanno
assolto
tutti
gli
errori
,
tutti
gli
eccessi
e
tutte
le
ingenuità
dei
comitati
d
'
agitazione
studenteschi
,
senza
tuttavia
far
propria
nessuna
delle
tesi
politiche
e
ideologiche
cui
l
'
azione
dei
comitati
s
'
ispira
.
Il
governo
di
centro
-
sinistra
ha
,
in
questo
settore
,
registrato
il
più
clamoroso
dei
suoi
non
pochi
fallimenti
.
Era
partito
iscrivendo
la
riforma
della
scuola
,
e
quella
universitaria
in
particolare
,
al
numero
uno
del
suo
programma
.
La
legislatura
si
chiude
senza
che
quelle
leggi
siano
neppure
state
discusse
,
lasciando
la
scuola
e
l
'
università
in
uno
stato
di
caos
pauroso
,
e
con
scarsissime
speranze
per
l
'
avvenire
.
Eppure
tutti
sanno
perfettamente
che
una
società
e
una
classe
dirigente
sono
esattamente
quelle
che
la
scuola
forma
o
,
per
dirla
in
altre
parole
,
che
ogni
classe
dirigente
ha
la
scuola
che
si
merita
.
Ci
sono
tanti
problemi
di
terribile
importanza
da
affrontare
nell
'
immediato
futuro
.
Quello
del
movimento
studentesco
e
d
'
una
riconciliazione
di
sostanza
tra
i
giovani
e
la
sinistra
politica
,
non
e
certo
uno
dei
minori
né
dei
più
semplici
.
StampaPeriodica ,
L
'
Antologia
della
Voce
,
che
ha
fatto
seguito
a
quella
del
Leonardo
,
dell
'
Hermes
e
del
Regno
(
entrambe
edite
da
Einaudi
)
e
a
quella
della
Critica
sociale
(
edita
da
Feltrinelli
)
,
le
annunciate
antologie
de
Il
Rinnovamento
,
Nova
et
vetera
,
L
'
Anima
,
Lacerba
,
eccetera
,
che
dovrebbero
presto
venire
alla
luce
,
testimoniano
l
'
interesse
sempre
più
acuto
delle
nuove
generazioni
a
ripercorrere
il
cammino
della
cultura
e
dello
spirito
pubblico
del
Novecento
,
per
rintracciarvi
le
origini
dei
problemi
che
ancora
ci
assillano
.
Ed
è
naturale
che
,
in
questo
ritorno
alle
origini
,
il
decennio
giolittiano
-
con
i
suoi
fermenti
e
il
suo
vivace
dibattito
ideale
-
divenga
il
polo
principale
di
attrazione
.
È
troppo
presto
,
forse
,
per
tirare
le
somme
e
giudicare
nel
loro
complesso
codeste
iniziative
editoriali
:
per
ora
si
può
solo
rilevare
che
le
due
antologie
einaudiane
sono
molto
ben
fatte
e
sono
introdotte
con
notevole
intelligenza
da
Delia
Frigessi
e
Angelo
Romanò
:
che
invece
qualche
incertezza
presenta
l
'
antologia
della
Critica
sociale
nella
parte
politica
ed
economica
,
ma
non
nella
parte
culturale
che
qui
più
direttamente
c
'
interessa
.
Tuttavia
,
anche
se
non
è
possibile
un
quadro
d
'
insieme
,
si
può
fin
d
'
ora
notare
che
le
recenti
ricerche
hanno
completamente
capovolto
i
canoni
d
'
interpretazione
di
quel
periodo
che
avevano
dominato
la
cultura
italiana
fino
all
'
ultimo
dopoguerra
.
Vediamo
.
La
reazione
antipositivistica
era
stata
sempre
considerata
una
caratteristica
rinnovatrice
del
movimento
culturale
del
primo
decennio
del
secolo
.
Ora
si
è
portati
a
capovolgere
il
giudizio
.
Non
già
perché
si
voglia
difendere
il
positivismo
negli
aspetti
grossolani
che
facilmente
prestarono
il
fianco
alla
polemica
(
e
anche
alla
irrisione
)
idealistica
:
la
metafisica
che
tradiva
il
significato
più
profondo
della
grande
esperienza
delle
scienze
;
il
determinismo
che
non
lasciava
posto
«
per
l
'
uomo
,
né
per
la
storia
dell
'
uomo
»
;
il
facile
ottimismo
o
la
superficialità
con
cui
si
parlava
di
progresso
e
si
orecchiavano
le
conquiste
scientifiche
.
Si
tende
,
invece
,
a
lasciare
da
parte
-
come
poco
importante
-
la
parte
sistematica
del
positivismo
e
a
richiamare
l
'
attenzione
su
altri
dati
più
interessanti
:
che
il
positivismo
sorge
come
una
sorta
di
nuovo
illuminismo
sulla
base
dell
'
espansione
della
civiltà
borghese
dell
'
Ottocento
;
che
esso
,
pur
cedendo
a
sua
volta
alle
tentazioni
metafisiche
,
rappresenta
il
movimento
di
pensiero
che
fa
della
lotta
contro
la
metafisica
il
punto
cardine
del
suo
programma
;
che
con
esso
si
rilancia
la
fiducia
nella
ragione
umana
,
soffocata
dal
movimento
romantico
;
che
esso
agisce
sull
'
orientamento
ideale
e
sul
costume
di
larghissimi
strati
d
'
intellettuali
,
creando
una
mentalità
laica
,
illuminata
,
aperta
alle
idee
di
progresso
,
chiusa
alle
superstizioni
religiose
,
sicura
delle
possibilità
dell
'
uomo
,
amante
della
scienza
e
dei
risultati
della
sua
applicazione
nei
vari
campi
della
vita
civile
;
che
esso
-
proprio
per
le
caratteristiche
fin
qui
indicate
-
ha
una
funzione
particolarmente
progressiva
nel
nostro
paese
arretrato
,
tagliato
fuori
da
alcuni
secoli
dalle
grandi
correnti
di
pensiero
europee
,
insidiato
dalla
presenza
del
Vaticano
.
Il
positivismo
,
cioè
,
si
presenta
oggi
allo
storico
moderno
come
l
'
aspetto
più
clamoroso
di
un
profondo
rinnovamento
che
si
operò
,
dopo
il
1860
e
la
"
aggiunta
unità
,
fra
gl
'
intellettuali
e
nella
cultura
italiana
.
Rinnovamento
benefico
-
nonostante
i
pericoli
e
le
esagerazioni
-
se
esso
veniva
a
consolidare
e
a
confermare
sulla
base
degli
orientamenti
della
scienza
e
del
pensiero
europei
il
carattere
prevalentemente
laico
della
cultura
italiana
(
derivato
dal
modo
stesso
con
cui
si
era
formato
lo
Stato
nazionale
in
opposizione
alla
Chiesa
)
;
se
contro
l
'
interiorità
e
il
mito
dei
romantici
(
l
'
ideale
staccato
dal
reale
di
cui
parlava
De
Sanctis
)
poneva
il
sapere
scientifico
come
«
l
'
obiettiva
coscienza
del
reale
»
;
se
postulava
una
natura
universale
dell
'
uomo
a
cui
faceva
corrispondere
«
un
'
etica
naturale
,
fondata
su
leggi
psicologiche
e
sociali
»
e
alla
cui
conquista
sembrava
impegnata
la
stessa
storia
che
si
presentava
così
conte
indefinito
progresso
;
se
sotto
l
'
Italia
ideale
sognata
nelle
battaglie
del
Risorgimento
sapeva
scoprire
un
'
Italia
reale
-
fatta
di
bisogni
concreti
,
di
arretratezza
,
di
miseria
-
e
,
quindi
,
faceva
affiorare
anche
da
noi
la
cosiddetta
«
questione
sociale
»
;
se
non
si
accontentava
dell
'
unità
politica
realizzata
nm
si
rendeva
conto
dell
'
esistenza
di
un
problema
del
Mezzogiorno
;
se
aveva
coscienza
di
quanta
Arcadia
fosse
rimasta
nel
nostro
romanticismo
,
di
quanto
fossimo
rimasti
indietro
rispetto
alle
altre
nazioni
e
operava
il
collegamento
con
un
grande
movimento
di
cultura
europeo
,
aprendo
le
finestre
,
rinnovando
l
'
aria
e
liberandoci
da
pregiudizi
,
limiti
provinciali
e
residui
accademici
.
1Int
uguale
capovolgimento
di
giudizio
può
notarsi
,
anche
nei
confronti
della
reazione
antinaturalistica
,
nonostante
che
,
in
questo
campo
,
sia
stato
proprio
un
critico
marxista
,
il
Lukács
,
a
introdurre
uno
schema
d
'
interpretazione
negativo
:
considerando
il
naturalismo
come
una
corruzione
in
senso
fotografico
e
descrittivo
del
grande
realismo
ottocentesco
.
Oggi
si
tende
a
considerare
il
naturalismo
come
un
rinnovamento
importante
e
benefico
della
nostra
letteratura
,
come
il
più
avanzato
tentativo
dl
arte
realistica
compiuto
nella
nostra
storia
letteraria
.
Gli
elementi
di
fondo
di
tale
rinnovamento
sono
gli
stessi
già
indicati
per
il
positivismo
e
sono
alla
base
della
rivolta
un
po
'
velleitaria
degli
Scapigliati
(
e
anche
a
guardar
bene
dell
'
atteggiamento
ribelle
del
primo
Carducci
)
e
,
soprattutto
,
della
grande
arte
di
Verga
e
della
critica
di
Capuana
.
Giustamente
è
stato
osservato
come
non
sia
stato
per
caso
che
la
crisi
letteraria
si
manifestasse
a
Milano
prima
e
piuttosto
che
altrove
.
Perché
«
i
primi
effetti
e
i
più
appariscenti
della
trasformazione
economica
e
sociale
che
era
in
atto
,
coi
suoi
urti
,
coi
suoi
contrasti
interni
e
con
i
rivolgimenti
di
fortune
e
di
opinioni
che
ne
derivavano
,
si
fecero
sentire
appunto
in
quella
città
che
allora
si
avviava
a
essere
,
come
poi
si
disse
,
la
capitale
morale
d
'
Italia
,
e
cioè
la
capitale
dei
traffici
e
degli
affari
,
uno
dei
centri
più
operosi
e
vitali
della
nuova
borghesia
e
della
nuova
cultura
»
.
E
non
fu
un
caso
che
essa
trovasse
i
suoi
maggiori
interpreti
in
Verga
e
Capuana
perché
era
necessario
«
un
passionale
deflusso
dal
centro
alla
periferia
,
dal
Nord
al
Sud
,
dal
vertice
alla
base
,
dal
mondo
della
scioperatezza
e
degli
sperperi
al
mondo
della
diffidenza
e
della
parsimonia
,
dalla
vita
di
lusso
a
quella
dei
bisogni
elementari
e
primordiali
»
per
individuare
il
contenuto
più
nuovo
e
tipico
:
«
la
vita
del
meridione
,
che
nella
struttura
del
nuovo
stato
unitario
non
era
più
un
modo
dl
vita
circoscritto
e
locale
,
ma
assurgeva
già
al
significato
e
all
'
importanza
di
uno
fra
i
più
tormentosi
e
urgenti
problemi
nazionali
»
.
Appunto
sulla
base
di
questo
nuovo
contenuto
sorge
l
'
arte
di
Verga
,
nutrita
essenzialmente
dall
'
analisi
del
molteplice
giuoco
di
forze
economiche
e
sociali
che
determinano
i
comportamenti
,
i
sentimenti
e
il
destino
degli
uomini
.
Ed
è
proprio
il
canone
dell
'
impersonalità
,
quello
studiare
le
forme
e
le
strutture
sociali
come
lo
scienziato
studia
il
prodursi
dei
fenomeni
naturali
,
proprio
quel
suo
«
ritrovare
nella
società
umana
non
già
i
grandi
problemi
morali
ma
-
come
lo
scienziato
nella
natura
-
solo
le
leggi
del
suo
funzionamento
»
,
proprio
tutto
questo
che
gli
è
stato
rimproverato
come
un
limite
e
un
errore
,
consente
invece
al
Verga
di
cogliere
-
al
di
là
delle
contingenze
storiche
e
della
euforia
borghese
-
la
legge
fondamentale
della
società
moderna
,
implacabile
come
il
fato
degli
antichi
greci
,
a
cui
si
assoggettano
i
suoi
personaggi
esponendo
la
nuda
e
dolente
verità
della
loro
condizione
umana
.
Del
resto
,
indipendentemente
dal
Verga
,
per
il
quale
è
stato
riconosciuto
da
tutti
che
l
'
incontro
con
il
verismo
ebbe
una
funzione
liberatrice
,
i
canoni
del
naturalismo
,
che
sono
stati
poi
ferocemente
criticati
e
derisi
,
l
'
impersonalità
e
quindi
il
ritrarre
direttamente
dal
vero
,
quasi
in
modo
fotografico
;
la
scientificità
,
intesa
come
riduzione
degli
elementi
umani
soprattutto
a
quelli
fisici
e
fisiologici
,
in
particolare
a
quelli
della
ereditarietà
e
dell
'
ambiente
;
il
dialetto
o
il
gergo
che
dovevano
rappresentare
il
modo
reale
di
parlare
dei
personaggi
,
se
valutati
nel
momento
storico
cui
furono
postulati
e
in
rapporto
con
i
nuovi
contenuti
che
volevano
esprimere
,
risultano
,
sul
piano
della
poetica
,
non
solo
giustificati
ma
necessari
.
Da
questi
due
giudizi
radicalmente
capovolti
si
possono
ricavare
molte
conseguenze
.
Ci
limiteremo
ad
accennarne
una
:
l
'
infondatezza
della
cosiddetta
sprovincializzazione
che
-
secondo
i
canoni
più
diffusi
d
'
interpretazione
del
Novecento
-
sarebbe
il
merito
fondamentale
dei
movimenti
culturali
del
decennio
giolittiano
.
In
realtà
sia
il
positivismo
che
il
naturalismo
erano
movimenti
europei
:
il
loro
diffondersi
in
Italia
aveva
già
rappresentato
una
rottura
del
nostro
isolamento
culturale
.
Ma
il
positivismo
e
il
naturalismo
ricevettero
in
Italia
una
elaborazione
nazionale
,
mentre
il
famoso
processo
di
europeizzazione
dei
Papini
e
dei
Prezzolini
avvenne
attraverso
forme
di
importazione
a
cui
non
corrispose
un
adeguato
sforzo
di
elaborazione
.
Avvenne
,
cioè
,
in
modo
provinciale
.
Come
si
vede
,
la
problematica
sollevata
da
questi
studi
è
di
estremo
interesse
e
modifica
gli
orizzonti
tradizionali
della
nostra
cultura
.
È
inutile
dire
che
tale
sforzo
ci
appare
benefico
e
che
le
prospettive
verso
le
quali
si
muove
ci
trovano
perfettamente
consenzienti
.
StampaPeriodica ,
Vittorio
Frosini
della
Scuola
Normale
Superiore
di
Pisa
,
da
Capodistria
,
a
proposito
della
lettera
di
Goffredo
Pistoni
,
ci
scrive
,
fra
l
'
altro
:
"
Non
si
può
negare
l
'
importanza
della
filosofia
,
se
non
come
necessità
e
grandezza
dell
'
umano
pensiero
,
come
importante
contributo
d
'
un
popolo
alla
civiltà
.
Non
dimenticatevi
che
,
in
una
recente
crisi
politica
dell
'
Europa
centrale
,
un
grande
popolo
ha
vidimato
la
necessità
ideale
di
un
suo
gesto
di
forza
,
con
l
'
affermazione
d
'
una
superiore
cultura
e
civiltà
,
nel
cui
campo
rientrava
tutta
una
serie
di
pensatori
,
di
filosofi
pur
devoti
ad
un
totale
concettualismo
.
"
Quel
che
s
'
impone
è
dunque
l
'
esaltazione
di
una
nostra
filosofia
,
che
risponda
alle
nostre
tradizioni
e
caratteristiche
di
Popolo
.
"
Coll
'
appellarsi
al
nome
di
quelli
che
furono
,
al
lor
tempo
,
tra
i
più
alti
rappresentanti
della
cultura
e
della
filosofia
in
Italia
Vico
e
Leopardi
non
si
combatte
la
Filosofia
,
ma
si
rafforza
l
'
autorità
d
'
una
filosofia
:
la
Nostra
.
"
StampaPeriodica ,
Giuseppe
Grieco
,
dalla
quarta
sponda
del
Mare
Nostro
nell
'
ora
segnata
dal
destino
per
la
nostra
più
grande
ascesa
imperiale
:
Fra
i
tanti
miti
distrutti
o
sfatati
dall
'
attuale
conflitto
c
'
è
anche
quello
del
cosiddetto
"
onore
"
britannico
.
Eccetto
pochi
sparuti
gruppi
di
persone
legate
al
carro
demo
-
ebraico
di
Londra
,
da
per
tutto
si
elevano
voci
di
esecrazione
verso
l
'
Inghilterra
,
mentre
quei
paesi
la
cui
politica
era
fino
ad
ieri
completamente
infeudata
a
Londra
,
cercano
con
un
subitaneo
cambiamento
di
rotta
,
di
liberarsi
fino
al
fondo
di
tale
nefasta
eredità
.
Vista
sotto
questo
aspetto
,
la
nostra
lotta
assume
un
carattere
etico
ed
europeo
di
tale
grandezza
,
che
solo
i
ciechi
le
possono
negare
.
Tornando
all
"
'
onore
"
britannico
e
lasciando
da
parte
i
vari
Churchill
,
Eden
,
Duff
Cooper
e
compagni
,
apriamo
una
delle
tante
pagine
della
storia
del
Risorgimento
italiano
,
voglio
parlare
della
rivoluzione
napoletana
del
1799
,
e
vediamo
la
parte
avutavi
dagli
inglesi
.
Tralascio
l
'
opera
e
le
mene
della
famigerata
Lady
Hamilton
,
intima
della
regina
e
amante
di
Nelson
,
per
considerare
solo
quest
'
ultimo
.
Il
mozzo
diventato
ammiraglio
,
l
'
eroe
di
Abukir
,
non
ha
scusanti
,
egli
porta
intera
davanti
alla
storia
la
responsabilità
della
violazione
,
perpetrata
a
mente
fredda
,
della
capitolazione
dei
castelli
napoletani
,
firmata
tra
gli
altri
,
anche
dal
capitano
Foote
,
comandante
della
fregata
"
Cavallo
marino
,
"
a
nome
di
S
.
M
.
Britannica
.
Il
trattato
impegnava
dunque
solennemente
l
'
onore
della
nazione
britannica
,
alleata
di
S
.
M
.
il
Re
delle
due
Sicilie
,
come
fece
bene
notare
il
Cardinale
Ruffo
nel
suo
colloquio
con
Nelson
e
gli
Hamilton
.
Ma
l
Eroe
fu
inamovibile
.
Passò
su
tutto
,
anche
sull
'
onore
britannico
e
la
vistò
.
Invano
si
oppose
il
Ruffo
,
che
non
era
affatto
l
'
uomo
della
leggenda
liberale
,
ma
un
italiano
di
buona
tempra
,
discendente
di
antichissima
famiglia
contro
la
volontà
dell
'
onnipotente
"
Eroe
"
inglese
non
potette
far
niente
,
anzi
poco
mancò
che
non
lasciasse
anche
lui
la
testa
sul
patibolo
,
come
era
nei
voti
di
Acton
,
di
Nelson
,
degli
Hamilton
e
della
regina
.
Ho
citato
quest
'
episodio
della
storia
del
Risorgimento
italiano
,
perché
più
di
qualsiasi
dissertazione
teorica
rivela
il
carattere
della
mentalità
inglese
.
L
'
inglese
si
considera
superiore
a
tutti
gli
altri
popoli
i
quali
debbono
a
lui
quel
tributo
di
omaggio
e
di
servitù
che
l
'
inferiore
deve
al
superiore
.
Chi
non
serve
agli
interessi
inglesi
,
o
peggio
,
vi
si
ribella
,
è
la
pecora
nera
che
va
radiata
dal
consorzio
"
civile
"
con
ogni
mezzo
.
L
'
onore
non
conta
.
Concludendo
,
l
'
"
onore
"
inglese
è
rimasto
fondamentalmente
quello
dei
vari
Drake
e
compagni
che
crearono
,
a
scopo
piratesco
,
la
prima
marineria
britannica
.
Mercante
e
pirata
,
ecco
il
vero
volto
dell
'
inglese
,
quando
cade
la
maschera
sovrappostavi
da
secoli
di
"
ipocrisia
"
e
di
"politica."
Questa
seconda
e
più
feroce
Cartagine
,
ora
che
è
ridotta
agli
estremi
,
scopre
gli
artigli
in
un
ultimo
disperato
tentativo
di
resistenza
.
Invano
.
La
nuova
Europa
creata
da
Mussolini
e
da
Hitler
le
sta
sopra
brandendo
la
spada
della
giustizia
.
E
giustizia
sarà
fatta
.
StampaPeriodica ,
Abbiamo
scartato
nell
'
articolo
introduttivo
alla
prima
tappa
di
questo
viaggio
razziale
il
cosiddetto
razzismo
spirituale
o
spiritualistico
,
come
quello
che
,
sotto
lo
specioso
pretesto
di
tener
lontano
il
concetto
di
razza
e
di
difesa
della
razza
da
ogni
contaminazione
zoologica
,
ne
annebbia
in
realtà
il
significato
fino
al
punto
di
sottometterlo
alla
volontà
del
singolo
e
di
fame
un
valore
soggettivo
.
La
zoologia
è
lontana
dal
razzismo
tanto
quanto
le
bestie
sono
lontane
dall
'
uomo
;
e
chi
teme
una
confusione
fra
razzismo
e
zoologia
o
uno
sconfinamento
del
primo
nella
seconda
,
non
è
evidentemente
troppo
convinto
delle
proprie
prerogative
di
uomo
.
Altri
,
più
accorti
,
non
cadono
nell
'
equivoco
zoologico
:
ma
affermano
che
la
spiritualizzazione
del
razzismo
è
necessaria
a
preservarci
da
un
altro
pericolo
:
quello
di
cadere
in
un
razzismo
puramente
politico
.
Diciamo
subito
che
il
pericolo
non
ci
spaventa
;
anzi
,
ci
attrae
.
Il
razzismo
in
Italia
è
nato
politico
;
è
politico
;
rimarrà
fondamentalmente
politico
.
Come
il
Fascismo
,
di
cui
la
politica
razziale
è
un
aspetto
.
Il
fatto
che
esista
una
dottrina
del
Fascismo
non
deve
trarre
in
inganno
nessuno
.
La
dottrina
esiste
per
la
necessità
che
ha
l
'
uomo
di
trasformare
in
regole
le
proprie
esperienze
di
vita
,
di
risalire
al
permanente
attraverso
il
contingente
;
ma
in
realtà
i
fenomeni
che
si
muovono
,
vitali
,
nel
perenne
fluire
della
Storia
,
non
sono
suscettibili
di
razionali
legami
e
sfuggono
ad
ogni
definizione
precisa
.
La
dottrina
del
Fascismo
non
va
intesa
come
anticipata
canonizzazione
di
tutto
il
Fascismo
,
ma
come
guida
a
meglio
comprendere
le
scaturigini
ideali
e
i
profondi
significati
del
movimento
mussoliniano
.
Così
la
dottrina
del
razzismo
fascista
,
che
noi
non
vogliamo
diminuire
né
svalutare
,
da
qualunque
punto
di
vista
essa
si
sforzi
di
approfondire
il
concetto
di
razza
;
ma
che
non
deve
indurci
,
d
'
altronde
,
a
considerare
il
nostro
razzismo
come
fenomeno
ormai
consegnato
al
tempo
e
tranquillamente
definibile
e
codificabile
.
Il
nostro
razzismo
è
in
atto
.
Non
soltanto
non
ha
esaurito
il
suo
compito
come
troppi
vorrebbero
,
ma
non
ha
neppure
cominciato
ad
espletarlo
in
pieno
.
Siamo
ancora
nella
prima
fase
;
si
costruiscono
le
fondamenta
.
Una
coscienza
razziale
sta
faticosamente
nascendo
in
Italia
;
e
l
'
avverbio
non
è
eccessivo
,
perché
se
da
un
lato
la
nostra
razza
è
tra
le
più
antiche
e
gloriose
e
pure
e
compatte
,
dall
'
altro
l
'
equivoco
dell
'
universalismo
pesa
terribilmente
sulla
nostra
cultura
e
fa
parer
sospetto
tutto
ciò
che
tende
ad
individuarci
rigorosamente
e
a
darci
una
gelosa
coscienza
nazionale
.
È
una
lotta
assai
simile
a
quella
che
in
un
altro
campo
il
Fascismo
ha
sostenuto
per
rendere
popolare
il
concetto
di
Autarchia
;
ma
più
difficile
,
perché
i
vantaggi
materiali
della
Autarchia
e
i
pericoli
della
soggezione
economica
all
'
estero
specie
dopo
l
'
esperimento
sanzionista
sono
assai
più
chiaramente
e
immediatamente
percepibili
dei
vantaggi
di
una
netta
individualità
razziale
e
dei
pericoli
di
una
,
sia
pur
parziale
e
dissimulata
,
dipendenza
da
altre
razze
.
Eppure
,
il
problema
è
unico
.
La
difesa
della
razza
è
una
forma
di
autarchia
,
anzi
,
è
l
'
autarchia
delle
autarchie
;
e
l
'
autarchia
si
risolve
in
un
potenziamento
di
tutti
i
mezzi
atti
a
difendere
la
razza
.
Non
si
può
seriamente
dire
ad
un
popolo
:
"
Basta
a
te
stesso
"
se
non
gli
si
è
detto
:
"
Sii
te
stesso
!
"
;
non
si
può
conquistare
in
pieno
la
propria
personalità
fisica
,
morale
e
spirituale
,
che
è
quanto
dire
la
propria
razza
,
se
non
si
posseggono
i
mezzi
per
difendere
tale
personalità
da
ogni
assalto
esteriore
.
Chi
insiste
nel
sostenere
che
il
razzismo
italiano
è
una
merce
d
'
importazione
,
dovrebbe
riflettere
a
questa
complementarietà
fra
difesa
razziale
e
potenziamento
autarchico
della
Nazione
:
il
razzismo
non
può
essere
che
originale
,
anzi
è
per
definizione
l
'
originalità
stessa
,
e
si
risolve
in
un
progressivo
irrobustirsi
delle
radici
dell
'
individuo
e
della
Nazione
e
nell
'
inesorabile
lotta
contro
ogni
specie
di
parassiti
.
Si
pensi
al
parassitismo
ebraico
:
il
primo
nemico
della
battaglia
razziale
come
di
quella
autarchica
;
il
nemico
più
pericoloso
perché
internazionalmente
organizzato
e
fornito
delle
armi
meglio
dissimulate
.
Ci
si
ricordi
che
la
più
vasta
congiura
ordita
per
strangolare
la
razza
italiana
la
congiura
sanzionista
nacque
proprio
sul
terreno
economico
,
ebbe
gli
ebrei
per
principali
artefici
e
suscitò
la
meravigliosa
reazione
autarchica
.
C
'
è
,
come
si
diceva
,
il
pregiudizio
universalistico
.
L
'
universalismo
,
a
parere
di
molti
,
sarebbe
la
nostra
grandezza
;
buttandolo
alle
ortiche
,
noi
rinnegheremmo
la
parte
migliore
delle
nostre
tradizioni
.
Quali
tradizioni
?
Se
veramente
gloriose
,
esse
si
possono
ricondurre
sostanzialmente
ad
una
:
la
tradizione
di
Roma
.
Roma
fu
ed
è
universale
;
ma
lo
fu
e
lo
è
in
modo
attivo
,
riempiendo
di
sé
,
dei
suoi
soldati
o
della
sua
fede
o
del
suo
diritto
o
della
sua
dottrina
politica
e
sociale
,
l
'
universo
intero
.
Ciò
non
contrasta
affatto
con
la
coscienza
di
razza
,
anzi
,
è
la
sublimazione
di
tale
coscienza
,
che
tanto
si
potenzia
da
attrarre
a
sé
e
a
sé
sottoporre
,
senza
menomare
la
propria
individualità
,
le
espressioni
civili
delle
altre
razze
.
Così
come
l
'
autarchia
non
è
in
contrasto
con
l
'
esportazione
,
anzi
,
tende
in
ultima
analisi
ad
accrescerla
.
Ma
i
signori
universalisti
non
sognano
purtroppo
l
'
Italia
integra
e
quadrata
delle
legioni
o
dei
Santi
,
ma
una
Italia
-
bordello
,
in
cui
sia
possibile
albergare
cortesemente
i
più
noti
cialtroni
dell
'
antifascismo
internazionale
,
proteggendoli
sotto
l
'
usbergo
di
una
cultura
che
si
sottrae
ad
ogni
determinazione
nazionale
e
razziale
;
gli
universalisti
sognano
le
conversazioni
da
salotto
della
marchesa
X
o
della
baronessa
Y
,
come
alcune
signore
sognano
il
cappellino
di
Parigi
o
il
tessuto
di
Londra
.
Del
resto
,
questa
piaga
è
ben
nota
.
Nel
'700
,
come
nell'800
,
come
nel
'900
,
in
arte
come
in
letteratura
come
in
politica
,
coloro
che
si
son
voluti
spacciare
per
moderni
si
sono
beati
di
universalismo
o
di
cosmopolitismo
,
come
si
preferiva
dire
una
volta
.
Bisognerebbe
riesumare
le
frustate
del
Baretti
,
ma
sarebbe
troppo
onore
,
poiché
egli
combatteva
almeno
contro
gente
fornita
di
vasta
e
solida
cultura
;
mentre
gli
universalisti
del
giorno
d
'
oggi
non
hanno
di
universale
che
l
'
ignoranza
.
Essere
razzisti
significa
essere
Italiani
;
e
non
v
'
è
modo
migliore
di
esserlo
di
quello
che
lavorare
per
l
'
Italia
.
I
migliori
razzisti
sono
i
contadini
,
gli
operai
,
coloro
che
quotidianamente
hanno
il
privilegio
di
misurare
,
nella
fatica
delle
proprie
braccia
,
la
faticosa
ascesa
del
lavoro
italiano
.
I
migliori
razzisti
sono
soprattutto
i
coloni
e
gli
operai
delle
città
volute
e
fondate
da
Mussolini
,
delle
città
autarchiche
per
eccellenza
.
Studiammo
,
la
volta
scorsa
,
la
nuova
razza
che
,
sotto
l
'
auspicio
mussoliniano
,
sta
sorgendo
nell
'
Agro
Pontino
;
ci
accingiamo
adesso
a
studiare
la
nuova
razza
di
Arsia
,
la
città
del
carbone
.
Studiare
è
mal
detto
;
si
tratta
di
contemplare
e
di
sentire
.
È
un
mondo
nuovo
che
sorge
attorno
a
noi
;
nuovo
e
antico
,
come
l
'
Italia
.
È
il
trionfo
del
lavoro
ed
è
al
tempo
stesso
il
sovvertimento
del
concetto
di
lavoro
lasciatoci
,
in
triste
e
malsano
retaggio
,
dall
'
Ottocento
.
Il
problema
sociale
,
la
lotta
di
classe
,
i
sacri
diritti
:
vocaboli
vuoti
di
senso
.
Qui
c
'
è
soltanto
una
razza
che
ha
ritrovato
se
stessa
,
che
vuol
bastare
a
se
stessa
,
che
lavora
per
la
propria
vita
e
la
propria
grandezza
.
Nel
solco
tracciato
dall
'
aratro
come
nelle
anfrattuosità
che
la
perforatrice
va
duramente
esplorando
,
è
il
seme
:
il
lavoro
.
E
questa
è
la
vera
Italia
.
StampaPeriodica ,
Il
camerata
Federico
AIfredo
Riolo
ci
ha
scritto
da
Milano
:
Per
amor
del
vero
devo
dire
subito
che
a
pagina
11
del
n
.
15
della
Difesa
della
Razza
ho
visto
qualcosa
che
veramente
non
mi
è
piaciuta
e
non
è
piaciuta
a
nessuno
di
noi
.
È
una
bella
cosa
la
fotografia
dei
tipi
razziali
soprattutto
quando
si
tratta
del
volto
aperto
e
sano
del
popolo
,
ma
francamente
quel
tipo
col
monocolo
incastrato
nell
'
occhio
è
in
stridente
contrasto
con
gli
altri
tipi
razziali
.
Credevo
che
l
'
ora
del
monocolo
fosse
passata
per
sempre
,
che
fosse
finito
sotto
l
'
urto
del
solido
muscolo
plebeo
,
che
si
fosse
spezzato
sotto
la
scarpa
del
fante
,
ed
invece
eccotelo
proprio
sulla
Difesa
della
Razza
.
Così
ha
scritto
Riolo
.
Ma
egli
sa
benissimo
che
cosa
ne
possiamo
pensare
di
quelli
che
portano
la
caramella
e
dell
'
epoca
alla
quale
si
ostinano
ad
appartenere
.
Sol
che
la
questione
è
un
'
altra
.
Si
tratta
che
l
'
illustre
scienziato
e
camerata
Clauss
ha
giudicato
rispondente
al
tipo
,
ch
'
egli
voleva
illustrare
,
quella
fotografia
,
per
la
struttura
del
volto
,
non
certo
per
il
monocolo
.
StampaPeriodica ,
Il
bolscevismo
è
una
ideologia
,
deteriore
dal
punto
di
vista
umano
,
che
è
nata
in
modo
diretto
dal
modo
di
essere
ideologico
,
animico
,
spirituale
,
politico
,
razziale
degli
ebrei
:
com
'
è
noto
,
derivando
esso
dal
materialismo
storico
e
dall
'
economicismo
sostenuto
dai
filosofi
e
dagli
economisti
nonché
dai
finanzieri
ed
industriali
ebrei
od
ebraizzati
dello
scorso
secolo
,
non
può
,
senza
distruggersi
,
essere
contro
il
modo
di
essere
ebraico
,
e
quindi
alimentare
una
politica
antigiudaica
o
soltanto
razzista
anche
nel
senso
gerarchico
della
espressione
.
Non
potevano
dunque
essere
interpetrati
sotto
l
'
angolo
visuale
del
razzismo
ariano
i
varii
fatti
che
sono
caduti
sotto
gli
occhi
dei
sociologhi
e
degli
studiosi
europei
a
proposito
di
pretese
reazioni
o
meno
dell
'
elemento
russo
contro
l
'
elemento
eterorazziale
.
La
nuova
costituzione
russa
del
dicembre
1936
,
all
'
art
.
123
infatti
ribadiva
:
L
'
eguaglianza
giuridica
dei
cittadini
dell
'
URSS
senza
distinzione
di
nazionalità
e
di
razza
,
in
tutti
i
campi
della
vita
economica
,
pubblica
,
culturale
,
sociale
e
politica
è
una
nuova
legge
assoluta
.
Ogni
restrizione
diretta
od
indiretta
dei
diritti
,
come
pure
l
'
istituzione
di
privilegi
diretti
o
indiretti
per
i
cittadini
secondo
la
razza
e
la
nazionalità
...
,
e
così
ogni
propaganda
di
esclusivismo
,
di
odio
e
di
sdegno
razzista
o
nazionalista
,
è
punita
dalla
legge
.
Così
l
'
azione
apparente
del
1928
veniva
smentita
dal
fatto
della
nuova
costituzione
che
poi
all
'
art
.
135
dava
a
tutti
i
cittadini
il
diritto
elettorale
"
indipendentemente
dalla
loro
razza
o
nazionalità
"
senza
escludere
naturalmente
gli
ebrei
.
L
'
anno
successivo
poiché
il
trozchismo
,
aspetto
estremo
e
messianicamente
giudaico
del
bolscevismo
,
assumeva
proporzioni
allarmanti
per
le
formazioni
capitalistiche
e
politiche
ebraiche
od
ebraizzate
delle
metropoli
russe
,
si
incominciò
la
nota
persecuzione
poliziesca
.
Senza
dubbio
si
è
trattato
di
uno
di
quei
fenomeni
di
rivalità
del
possesso
della
cosa
pubblica
e
di
monopolio
della
verità
di
stato
che
sono
frequenti
un
po
'
in
tutte
le
classi
politiche
o
politicanti
umane
e
dai
quali
certamente
la
razza
ebraica
e
le
sue
consorterie
non
vanno
esenti
.
Stalin
infatti
pensava
sempre
alla
maniera
ebraica
e
societaria
e
lo
prova
un
tratto
della
relazione
da
lui
stesso
compilata
al
progetto
per
la
suddetta
magna
carta
del
1936
.
"
Il
progetto
del
nuovo
statuto
dell
'
URSS
è
invece
profondamente
internazionalista
.
Parte
infatti
dal
principio
che
tutte
le
nazioni
e
tutte
le
razze
sono
eguali
di
fronte
al
diritto
.
Parte
dal
principio
che
la
differenza
di
colore
o
di
linguaggio
,
di
livello
culturale
o
di
livello
di
sviluppo
fisico
,
così
come
ogni
altra
differenza
fra
nazioni
e
razze
non
può
servire
a
giustificare
l
'
ineguaglianza
di
diritto
fra
le
nazioni
.
Parte
dal
principio
che
tutte
le
nazioni
o
razze
indipendentemente
dalla
loro
forza
e
dalla
loro
debolezza
debbono
godere
diritti
identici
in
tutte
le
sfere
della
vita
economica
,
sociale
,
statale
e
culturale
delle
società
.
"
Ciò
che
ideologicamente
coincide
con
quanto
lo
stesso
Stalin
nel
1932
(
citato
in
Voks
,
n
.
5-6
)
aveva
detto
a
proposito
della
politica
culturale
dell
'
URSS
:
"
Un
completo
aiuto
dovrà
esser
dato
allo
sviluppo
delle
culture
,
nazionali
per
la
forma
e
proletarie
per
il
contenuto
.
"
Si
deve
ricordare
che
non
è
senza
significato
,
ai
fini
di
dimostrare
la
continuità
storica
del
fenomeno
,
che
ebrea
era
la
moglie
di
Lenin
:
Krupskaja
,
ed
ebree
sono
le
mogli
di
Stalin
e
di
Molotov
mentre
oramai
ebraico
si
è
rivelato
tutto
il
meccanismo
che
sostiene
l
'
opera
del
Cremlino
,
come
israeliti
sono
gli
uomini
che
costituiscono
le
entità
più
influenti
del
Comintern
a
meno
che
non
siano
ammogliati
ad
ebree
o
sotto
l
'
erotica
influenza
delle
medesime
,
alla
stessa
maniera
di
come
sui
ventotto
compagni
che
penetrarono
in
Russia
nel
1917
,
chiusi
nello
storico
vagone
piombato
insieme
a
Lenin
,
ventuno
erano
ebrei
e
soltanto
sette
russi
asiatici
.
Calcoli
espletati
da
fonte
ebraica
nel
1933
facevano
ascendere
a
più
di
un
terzo
del
totale
il
numero
dei
funzionari
dello
Stato
di
razza
ebraica
in
Russia
(
"
The
Jewish
Chronicle
"
ibd
.
)
,
ciò
che
in
relazione
al
numero
degli
ebrei
nello
Stato
sovietico
appariva
enorme
anche
agli
stessi
giudei
.
(
Circa
160
milioni
di
slavo
-
russi
contro
sette
milioni
e
800
mila
ebrei
.
)
Successivamente
,
tolti
quei
funzionari
sospetti
di
trozchismo
i
quali
per
caso
fossero
anche
ebrei
,
tali
proporzioni
non
sono
state
alterate
malgrado
un
certo
indirizzo
ufficiale
ad
uso
di
esportazione
che
debolmente
postulava
la
separazione
degli
ebrei
sotto
forma
sionistica
.
D
'
altra
parte
nel
campo
puramente
scientifico
devesi
negare
(
e
del
resto
lo
sottolineò
la
stessa
"
Moscow
Daily
News
"
del
5
novembre
1932
in
un
suo
numero
commemorativo
della
"
rivoluzione
"
del
1917
)
,
in
ciò
che
particolarmente
riguarda
il
settore
antropologico
,
che
si
siano
fatte
comunque
ricerche
nel
senso
razzista
.
Gli
antropologi
bolscevichi
hanno
studiato
le
etnorazze
delle
varie
regioni
dell
'
URSS
promovendo
esplorazioni
e
rilievi
nell
'
immenso
territorio
al
solo
fine
di
fornire
documentate
relazioni
al
Comitato
Centrale
il
quale
se
ne
poteva
servire
per
analizzare
quali
erano
i
punti
deboli
delle
popolazioni
onde
sfruttarli
a
scopo
politico
ed
,
ove
occorresse
,
per
ricercare
i
mezzi
scientifici
per
la
eliminazione
di
peculiarità
umane
che
contrastassero
con
il
piano
distruttivo
del
livellamento
israelitico
.
Gli
ultimi
fatti
politici
,
tra
i
quali
la
riapparizione
dell
'
ebreo
Litvinov
ad
arbitro
delle
relazioni
con
la
Gran
Bretagna
e
con
gli
Stati
Uniti
,
ed
i
palesi
legami
con
personalità
del
mondo
plutocratico
giudaico
anglo
-
americano
da
parte
dei
dirigenti
sovietici
,
riprovano
che
la
furberia
bolscevica
ha
saputo
speculare
su
alcuni
feroci
contrasti
interni
dell
'
ebraismo
comunista
per
sostenere
,
dinanzi
al
mondo
ariano
,
un
suo
antigiudaismo
ed
un
suo
razzismo
contraffatto
,
onde
ciò
fosse
utile
ad
imbrogliare
i
giudizi
.