StampaQuotidiana ,
L
'
ape
regina
è
un
curioso
film
,
nato
dall
'
impasto
fra
il
cattolicesimo
inquieto
di
Goffredo
Parise
(
del
quale
è
l
'
idea
,
e
che
con
il
regista
e
Azcona
ha
collaborato
alla
sceneggiatura
)
e
l
'
impegno
cronachistico
e
ironico
di
un
discepolo
del
realismo
,
che
ama
esercitare
il
proprio
gusto
deformante
sull
'
ambiente
della
media
borghesia
.
Ambedue
sembrano
voler
individuare
certi
punti
deboli
del
costume
contemporaneo
,
in
ogni
caso
riferibili
a
una
carenza
di
libera
disponibilità
umana
per
la
pressione
che
sugli
istituti
e
gli
individui
esercitano
la
tradizione
e
il
conformismo
;
ma
poiché
i
loro
interessi
sono
di
natura
assai
diversa
,
Parise
assumendo
la
«
denuncia
»
in
un
clima
di
poetica
amarezza
,
Ferreri
soprattutto
divertendosi
nel
guardare
,
riferire
e
ingigantire
con
un
sorrisetto
sardonico
a
mezza
bocca
,
il
film
non
raggiunge
quell
'
unità
morale
ed
estetica
cui
certamente
mirava
,
e
che
peraltro
si
deve
dire
altri
vi
trovano
,
tanto
è
vero
che
L
'
ape
regina
è
uno
dei
film
invitati
a
rappresentare
l
'
Italia
al
prossimo
Festival
di
Cannes
:
con
tanti
auguri
.
Il
film
è
gradevole
,
per
la
comicità
delle
situazioni
,
il
sarcasmo
con
cui
descrive
una
famiglia
clericale
romana
,
tutta
fatta
di
donne
(
l
'
unico
uomo
è
un
mezzo
epilettico
;
ce
n
'
è
un
altro
,
l
'
attore
Majeroni
,
ma
è
truccato
da
zia
)
,
imparentata
con
un
parroco
,
amica
di
frati
e
di
suore
,
per
la
pittura
di
un
ambiente
bigotto
in
cui
viene
a
trovarsi
Alfonsino
,
un
commerciante
sui
40
anni
che
sposa
Regina
,
il
casto
fiore
che
la
famiglia
ha
allevato
nella
devozione
e
nel
rispetto
per
i
principi
cattolici
.
È
indubbiamente
divertente
per
i
rapidi
sviluppi
della
vicenda
,
che
vede
Alfonsino
trascinato
alla
tomba
dall
'
insaziabile
mogliettina
,
la
quale
,
ovunque
e
in
ogni
momento
,
lo
prende
d
'
assalto
perché
assolva
i
propri
doveri
coniugali
,
e
si
frena
soltanto
quando
il
fuco
Alfonsino
l
'
ha
fecondata
,
e
allora
,
considerando
esaurita
la
funzione
matrimoniale
,
lo
lascia
in
un
canto
,
dove
il
poverino
,
esausto
,
si
spegne
alla
vigilia
della
nascita
del
bambino
.
Gradevole
e
divertente
,
ripetiamo
:
non
molto
di
più
.
Non
quella
chiara
polemica
contro
l
'
istituto
matrimoniale
cattolico
,
giudicato
arcaico
,
che
il
film
forse
si
riprometteva
,
e
che
la
censura
credette
di
trovarvi
,
né
un
'
accigliata
presa
di
posizione
contro
la
morale
sessuale
corrente
.
In
Regina
,
così
come
ce
la
dipinge
il
film
,
noi
non
abbiamo
trovato
i
segni
d
'
una
morale
cattolica
tinta
di
Medioevo
:
il
fatto
che
,
concepito
il
suo
bambino
,
non
abbia
più
tanta
voglia
di
dormire
col
marito
,
appartiene
a
un
quadro
psicologico
femminile
in
cui
il
cattolicesimo
c
'
entra
poco
.
E
che
poi
releghi
Alfonsino
in
una
cameretta
non
è
un
gran
delitto
di
ipocrisia
da
imputare
soltanto
alle
ex
-
figlie
di
Maria
.
Vogliamo
dire
che
la
morale
moderna
e
laica
del
film
è
un
po
'
tirata
per
i
capelli
.
Più
efficace
,
sebbene
un
po
'
ovvia
,
è
la
lezione
che
se
ne
ritrae
sulla
tendenza
di
certe
donne
a
inghiottire
il
marito
,
e
a
sostituirvisi
anche
negli
affari
:
ma
su
ciò
gli
esempi
più
clamorosi
vengono
ancora
dalla
civiltà
americana
.
È
la
sorte
,
questa
di
voler
dire
troppo
,
di
ogni
pellicola
che
forza
la
mano
a
ogni
regista
che
sopravvaluti
la
propria
vocazione
narrativa
,
che
in
Ferreri
è
autentica
,
e
che
raggiunge
i
propri
effetti
migliori
nel
descrivere
gli
ambienti
,
nel
tratteggiare
ritratti
,
nel
riprodurre
la
realtà
forzandola
fino
al
paradosso
,
anziché
nel
penetrarne
le
ragioni
storiche
e
nel
trarne
originali
conclusioni
sul
terreno
della
critica
di
costume
.
Dibattuto
,
reduce
dalla
Spagna
in
cui
per
El
pisito
e
Los
chicos
ebbe
altri
guai
con
la
censura
,
fra
il
desiderio
di
affrontare
temi
coraggiosi
,
moderni
,
come
appunto
il
matrimonio
nella
società
contemporanea
,
e
la
necessità
di
seguire
il
proprio
temperamento
di
colorista
incline
al
grottesco
,
Ferreri
ci
ha
dato
un
film
in
cui
la
sua
maturità
di
artista
,
cresciuta
su
un
innesto
fra
Zavattini
e
Berlanga
,
e
ormai
avviata
dopo
El
cochecito
su
un
autonomo
cammino
di
umorista
derisorio
,
ha
di
gran
lunga
la
meglio
,
per
fortuna
,
sul
fustigatore
,
lievemente
snobistico
,
dei
costumi
contemporanei
.
Egli
vuole
offrire
un
ritratto
critico
della
società
,
ma
la
sua
indole
lo
porta
al
di
là
della
satira
,
in
una
zona
assurda
e
rarefatta
in
cui
può
cogliere
frutti
più
sostanziosi
.
Marina
Vlady
,
l
'
ape
che
consuma
il
suo
maschio
,
è
molto
bella
e
recita
con
duttilità
;
Ugo
Tognazzi
,
in
sordina
,
fa
benissimo
la
parte
un
po
'
grigia
dell
'
uomo
medio
che
ha
rinnegato
il
suo
passato
di
ganimede
per
avviarsi
alla
vecchiaia
al
fianco
di
una
moglie
affettuosa
,
e
si
trova
invece
vittima
di
un
matriarcato
soffocante
.
Al
loro
fianco
,
assai
scialbo
,
Riccardo
Fellini
,
fratello
di
Federico
,
che
si
prepara
a
sua
volta
alla
regia
,
e
qualche
buon
caratterista
.