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> anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"VALSECCHI MARCO" > autore_s:"VALSECCHI MARCO" > autore_s:"VALSECCHI MARCO" > categoria_s:"StampaPeriodica"
ANTISOCIALITÀ DEL BOLSCEVISMO ( VALSECCHI MARCO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Il 20 dicembre 1923 , nel discorso ormai noto sotto il nome di " Discorso di Palazzo Chigi , " il Duce ribadiva , con la sua classica facoltà di sintesi , il concetto capitale che differenzia sostanzialmente la prassi fascista dalla prassi marxista : " L ' errore del marxismo è quello di credere che vi siano due classi soltanto . Errore maggiore , di credere che esse siano in perenne contrasto fra di loro . Il contrasto vi può essere , ma è di un momento e non sistematico . L ' antitesi sistematica , sulla quale hanno giocato tutte le teorie socialistiche , non è un dato della realtà . La collaborazione è in atto ; c ' è un limite per il capitale e un limite per il lavoro . Il capitale , pena il suicidio , non può incidere oltre una certa cifra sul dato lavoro ; e questo non può andare oltre un certo segno nei confronti del capitale . " " Epperò , e quando esiste la lealtà reciproca , è possibile discutere e venire ad una conclusione ; bisogna evitare che sia possibile la guerra fra le classi , perché essa , nell ' interno di una nazione , è distruttiva . " Pochi mesi prima , e precisamente il 2 giugno 1923 , aveva già affermato che se la lotta di classe può presentarsi nella vicenda di un popolo , in un determinato periodo di scompenso , di rottura dell ' equilibrio fra le forze economiche e le forze spirituali , essa non può essere più di un episodio , mai " il sistema quotidiano , perché significherebbe la distruzione della ricchezza e , quindi , la miseria universale . " Erano gli anni ancora della dura polemica contro le teorie sinistramente fascinatrici del socialismo scientifico , o marxismo o comunismo che vedevano una soluzione della questione sociale mediante una collettivizzazione della ricchezza , anzi dei beni , e la attuazione di un programma radicale quanto livellatore , che avrebbe portato all ' unificazione delle classi , attraverso il trionfare del proletariato su tutte le altre . Nella limpida esposizione sono già stigmatizzate le false e dissolvitrici conseguenze di una filosofia materialistica , tipicamente orientale e semitica , che fa risalire tutti i fenomeni sociali ( dal morale , al religioso , al giuridico ) al fenomeno economico e quindi che il determinismo possa spiegare tutte le azioni umane : così come è già esposto il programma di collaborazione , di integrazione , fra le classi . La " classe " invero non è sopprimibile . Lo stesso bolscevismo aveva negli ultimi anni creato de facto se non de jure la classe burocratica , la classe degli specialisti , la classe degli stakanovisti , con effettivi privilegi sugli altri . Questa suddivisione è una necessità staremmo per dire naturale , comunque imposta dal progresso sempre più tendente a una specializzazione delle attività individuali . Occorre bensì che non corrano fra di esse contrasti ed inasprimenti , sia di natura economica quanto di natura , diciamo , morale ; ma sopratutto occorre che sia ben chiaro nelle coscienze di ciascuno il carattere di interdipendenza strettamente corrente fra l ' una e l ' altra , nella indispensabile collaborazione " fra chi lavora e chi dà lavoro , fra chi dà le braccia e chi dà il cervello , " in una innegabile quanto insopprimibile gerarchia . In effetti se ne deve svuotare il contenuto di arma , di mezzo offensivo e difensivo , per assumere carattere di categoria produttrice . Ora come raggiungere questa effettiva collaborazione ? Il marxismo limitandosi a considerare la cruda realtà del conflitto sociale nei suoi aspetti immanentistici nelle sue manifestazioni economiche , auspicava e il bolscevismo , attuazione pratica della dottrina marxista realizzava l ' abolizione totale della classe , come abbiamo già detto , unificando la ricchezza ed abolendo lo Stato che sulle basi precettistiche della rivoluzione francese si manifestava agnostico ; veniva a rappresentare la causa dello sfruttamento capitalistico . Ora , con le recenti parole di Giuseppe Bottai ( " Nuova Antologia , " 1 ottobre 1941 ) , ci si chiede : " come è pensabile una collettività che , all ' infuori dello Stato e del diritto , automaticamente viva , si sviluppi , produca senza contrasti e senza lotte ? Come può non degenerare in anarchia ? Quale è , dunque , il senso dell ' affermazione marxista che , scomparso lo Stato , sarà possibile il libero sviluppo di tutti ? " Non c ' è chi non vede il tragico paradosso di questa soluzione : un capitale che si moltiplica e ingigantisce in uno sbocco unilaterale della ricchezza , inasprendo quindi la sua feroce facoltà di sfruttamento , da individuale ad anonimamente collettivo ( cioè la sempre icastica definizione mussoliniana di " supercapitalismo di Stato " ) ; un anti - stato che nella sua brama di dissoluzione si trova realizzato come un organismo mastodontico , assumatore e distributore di tutte le attività . Per questo il Fascismo , come condanna lo Stato liberale , guardiano notturno di quiete pubblica , avversa l ' anti - stato di Marx ugualitario e pachidermico , affermando la necessità di uno stato unitario , espressione della Nazione inquadrata e organizzata nei suoi fattori produttivi ed extra - economici , elementi questi costitutivi e non dissolvitori dello Stato dove il concetto di massa non è più di contrapposizione ma di complementarità individuale . Ma dove soprattutto il benessere collettivo non rappresenta il solo fine della propria estrinsecazione : " Lo Stato , così come il Fascismo lo concepisce e attua , è un fatto spirituale e morale , perché concreta la organizzazione politica , giuridica ed economica della Nazione ; e tale organizzazione è , nel suo sorgere e nel suo sviluppo , una manifestazione dello spirito " ( Mussolini , " Dott . d . Fascismo " ) .