Miscellanea ,
16
ottobre
1943
Fino
a
poche
settimane
prima
,
ogni
venerdì
sera
,
all
'
accendersi
della
prima
stella
,
si
spalancavano
tutte
grandi
le
grandi
porte
della
Sinagoga
,
quelle
verso
la
piazza
del
Tempio
.
Perché
le
grandi
porte
,
invece
delle
bussole
laterali
e
un
po
'
recondite
come
tutte
le
altre
sere
?
Perché
invece
degli
sparuti
candelabri
a
sette
bracci
,
quello
sfavillare
di
tutte
quante
le
luci
,
che
traeva
fiamme
dagli
ori
,
splendore
dagli
stucchi
-
-
gli
stemmi
di
Davide
,
i
nodi
di
Salomone
,
le
Trombe
del
Giubileo
-
-
e
sontuosi
bagliori
dal
broccato
della
cortina
appesa
davanti
all
'
Arca
Santa
,
all
'
Arca
del
Patto
col
Signore
?
Perché
ogni
venerdì
,
all
'
accendersi
della
prima
stella
,
si
celebrava
il
ritorno
del
Sabbato
.
Non
la
macilenta
salmodia
del
cantore
sperduto
sul
lontano
altare
;
ma
dall
'
alto
della
cantoria
,
nella
romba
osannante
dell
'
organo
,
il
coro
dei
fanciulli
gloriava
un
cantico
di
sacra
tenerezza
,
l
'
inno
dell
'
antico
cabbalista
,
«
Lehà
Dodì
Lichrà
Calà
»
:
Vieni
,
o
amico
,
vieni
incontro
al
Sabbato
...
Era
il
mistico
invito
ad
accogliere
il
Sabbato
che
giunge
,
che
giunge
come
una
sposa
.
Giungeva
invece
nell
'
ex
Ghetto
di
Roma
,
la
sera
di
quel
venerdì
15
ottobre
,
una
donna
vestita
di
nero
,
scarmigliata
,
sciatta
,
fradicia
di
pioggia
.
Non
può
esprimersi
,
l
'
agitazione
le
ingorga
le
parole
,
le
fa
una
bava
sulla
bocca
.
È
venuta
da
Trastevere
di
corsa
.
Poco
fa
,
da
una
signora
presso
la
quale
va
a
mezzo
servizio
,
ha
veduto
la
moglie
di
un
carabiniere
,
e
questa
le
ha
detto
che
il
marito
,
il
carabiniere
,
ha
veduto
un
tedesco
,
e
questo
tedesco
aveva
in
mano
una
lista
di
200
capi
famiglia
ebrei
,
da
portar
via
con
tutte
le
famiglie
.
Gli
ebrei
di
rione
Regola
hanno
conservato
l
'
abitudine
di
coricarsi
per
tempo
.
Poco
dopo
scesa
la
sera
,
sono
già
tutti
in
casa
.
Forse
la
memoria
di
un
antico
coprifuoco
è
rimasta
nel
loro
sangue
;
di
quando
,
al
cadere
delle
tenebre
,
i
cancelli
del
Ghetto
stridevano
con
una
inveterata
monotonia
che
forse
l
'
abitudine
aveva
resa
familiare
e
dolce
,
a
rammentare
che
la
notte
non
era
per
gli
ebrei
,
che
per
loro
la
notte
era
pericolo
di
essere
presi
,
multati
,
imprigionati
,
battuti
.
Così
questi
ebrei
,
accusati
di
tramare
nell
'
ombra
contro
l
'
ordine
e
la
sicurezza
del
mondo
,
sono
invece
da
tempo
delle
creature
diurne
.
Di
primo
mattino
,
non
appena
un
barlume
di
giorno
,
viscido
e
grigio
come
le
loro
case
,
comincia
a
far
leva
sui
cornicioni
,
come
un
apriscatole
,
per
incidersi
uno
spiraglio
sui
vicoli
sottostanti
,
già
li
trovi
tutti
per
via
,
questi
ebrei
,
e
berciano
,
e
si
chiamano
a
gran
voce
per
nome
,
e
combinano
,
e
litigano
,
e
discutono
,
e
intavolano
trattative
e
negozi
,
e
si
danno
un
gran
da
fare
,
quantunque
quei
loro
discorsi
e
mercati
non
abbiano
nulla
di
urgente
.
Ma
questi
ebrei
amano
la
vita
:
quella
vita
da
cui
la
notte
li
ha
esclusi
,
sentono
il
bisogno
che
irrompa
in
loro
.
Anche
quella
sera
le
famiglie
erano
già
tutte
raccolte
nelle
case
.
Qualche
madre
accendeva
la
lampada
sabbatica
-
-
non
quella
bella
,
ch
'
era
stata
nascosta
ai
primi
furti
tedeschi
-
-
mentre
i
vecchi
con
la
teffilà
sui
ginocchi
recitavano
le
benedizioni
,
e
passavano
dal
borbottio
della
preghiera
all
'
invettiva
iraconda
e
chioccia
contro
i
nipotini
disturbatori
.
Così
la
donna
scarmigliata
non
ebbe
difficoltà
a
radunare
un
gran
numero
di
ebrei
per
avvertirli
del
pericolo
.
Ma
nessuno
volle
crederci
,
tutti
ne
risero
.
Sebbene
abiti
in
Trastevere
,
la
Celeste
ha
parenti
nel
Ghetto
ed
è
ben
nota
all
'
intera
cheilà
.
Tutti
sanno
che
è
una
chiacchierona
,
un
'
esaltata
,
una
fanatica
:
basta
vedere
come
gesticola
quando
parla
,
con
gli
occhi
spiritati
sotto
quei
capelli
di
crine
vegetale
.
E
poi
si
sa
che
in
famiglia
sua
sono
tutti
un
po
'
tocchi
;
chi
non
conosce
il
suo
figlio
grande
,
quello
di
24
anni
,
magro
,
peloso
,
nero
e
strambo
,
con
una
aria
da
haham
mancato
,
e
si
dice
perfino
che
abbia
il
mal
caduco
?
Come
si
fa
a
dare
ascolto
alla
Celeste
?
«
Credetemi
!
scappate
,
vi
dico
!
»
supplicava
la
donna
.
«
Vi
giuro
che
è
la
verità
!
sulla
testa
dei
miei
figli
!
»
La
verità
?
Chi
sa
che
cosa
le
avranno
detto
,
chi
sa
che
cosa
avrà
capito
.
Quelle
risate
,
quell
'
incredulità
la
esasperano
.
Comincia
a
dare
in
escandescenze
e
in
male
parole
,
come
se
la
minaccia
,
invece
che
i
tedeschi
,
fosse
stata
lei
a
farla
,
e
ora
si
offenda
di
non
vederla
presa
sul
serio
.
Se
sapesse
cosa
inventare
,
aggraverebbe
la
dose
per
vendicarsi
,
per
riuscire
finalmente
a
far
paura
.
Grida
,
scongiura
,
si
fa
venire
le
lacrime
agli
occhi
,
mette
le
mani
sul
capo
dei
bambini
,
come
per
proteggerli
lei
.
«
Ve
ne
pentirete
!
Se
fossi
una
signora
mi
credereste
.
Ma
perché
non
ho
una
lira
,
perché
porto
questi
stracci
...
»
e
nel
mostrarli
rabbiosamente
,
li
straccia
ancora
di
più
.
Ormai
tredici
mesi
sono
passati
,
e
molti
dei
testimoni
di
quella
sera
sono
disposti
a
riconoscere
che
forse
,
se
la
Celeste
fosse
stata
una
signora
e
non
la
poveraccia
che
è
...
Però
quella
sera
risalirono
alle
loro
case
,
si
rimisero
a
sedere
intorno
alla
tavola
,
a
cenare
,
commentando
quella
storia
senza
sugo
.
Era
chiaro
che
cosa
fosse
passato
per
la
testa
della
pazza
:
una
ventina
di
giorni
prima
,
il
Maggiore
Kappler
aveva
minacciato
al
presidente
della
Comunità
,
comm
.
Foà
,
e
a
quello
dell
'
Unione
,
dott
.
Almansi
,
di
prelevare
200
ostaggi
ebrei
.
Le
cifre
corrispondevano
,
e
di
lì
l
'
equivoco
:
la
povera
gente
sa
sempre
le
cose
in
ritardo
e
di
traverso
,
ma
quel
poco
che
arrivano
a
sapere
credono
sempre
che
sia
oro
colato
.
Ormai
la
minaccia
dei
200
ostaggi
era
scongiurata
.
I
tedeschi
saranno
dei
rascianìm
,
ma
sono
gente
d
'
onore
.
Contrariamente
all
'
opinione
diffusa
,
gli
ebrei
non
sono
diffidenti
.
Per
meglio
dire
:
sono
diffidenti
,
allo
stesso
modo
che
sono
astuti
,
nelle
cose
piccole
,
ma
creduli
e
disastrosamente
ingenui
in
quelle
grandi
.
Verso
i
tedeschi
furono
,
e
si
mostrarono
,
ingenui
quasi
con
ostentazione
.
I
motivi
che
se
ne
possono
dare
sono
parecchi
.
Persuasi
da
secolari
esperienze
che
il
loro
destino
sia
di
essere
trattati
come
cani
,
gli
ebrei
hanno
un
disperato
bisogno
di
simpatia
umana
:
e
per
accattarla
,
la
offrono
.
Fidarsi
della
gente
,
abbandonarvisi
,
credere
alle
loro
promesse
,
è
appunto
una
prova
di
simpatia
.
Si
comportarono
così
anche
coi
tedeschi
?
Sì
,
purtroppo
.
Coi
tedeschi
poi
giocava
anche
il
classico
atteggiamento
degli
ebrei
di
fronte
all
'
Autorità
.
Fin
da
prima
della
caduta
di
Gerusalemme
,
l
'
Autorità
ha
esercitato
sugli
ebrei
un
potere
di
vita
e
di
morte
assoluto
,
arbitrario
,
imperscrutabile
.
Questo
ha
fatto
sì
che
nelle
loro
teste
e
nel
loro
stesso
inconscio
,
l
'
Autorità
si
configurasse
come
un
nume
onnipotente
,
esclusivo
e
geloso
.
Diffidarne
,
quando
essa
promette
,
sia
per
male
che
per
bene
,
è
cadere
in
un
peccato
,
che
presto
o
tardi
si
sconterà
,
se
anche
questo
peccato
non
si
manifesti
e
rimanga
soltanto
un
'
intenzione
o
una
mormorazione
.
E
finalmente
:
l
'
idea
madre
del
giudaismo
è
quella
di
giustizia
.
Portare
questa
idea
nella
civiltà
di
Occidente
è
stata
la
missione
degli
ebrei
.
Renan
se
ne
fa
addirittura
il
tema
fondamentale
per
interpretare
tutta
la
storia
d
'
Israele
,
fino
ai
grandi
annunzi
escatologici
,
fino
all
'
attesa
messianica
,
fino
alla
promessa
di
quel
Giorno
del
Signore
che
,
domani
o
chi
sa
quando
,
accenderà
la
sua
alba
sul
vertice
dei
millenni
per
ricondurre
appunto
il
regno
della
giustizia
su
questa
terra
.
Per
tutti
questi
motivi
gli
ebrei
di
Roma
si
fidarono
,
in
certo
qual
modo
,
dei
tedeschi
,
anche
-
-
e
,
diremmo
,
soprattutto
-
-
dopo
quanto
era
successo
il
26
settembre
.
Si
sentivano
come
vaccinati
contro
ogni
ulteriore
persecuzione
.
Sarebbe
stata
un
'
ingiustizia
,
e
per
temperamento
non
vi
potevano
credere
.
Mostrar
di
temere
sarebbe
stato
un
polemizzare
contro
i
tedeschi
,
manifestargli
dell
'
antipatia
.
E
infine
sarebbe
stato
un
peccare
contro
l
'
Autorità
.
Perciò
,
quella
sera
,
gli
ebrei
risero
al
messaggio
della
pazza
Celeste
.
(
Chiediamo
scusa
di
questa
digressione
,
ed
eventualmente
delle
altre
in
cui
incorreremo
;
ma
per
intendere
l
'
intera
atrocità
del
dramma
che
cercheremo
di
ricostruire
,
è
opportuno
conoscere
un
po
'
meglio
i
personaggi
.
)
Effettivamente
,
la
sera
del
26
settembre
1943
,
il
presidente
della
Comunità
Israelitica
di
Roma
e
quello
dell
'
Unione
delle
Comunità
Italiane
-
-
tramite
il
dott
.
Cappa
,
funzionario
della
Questura
-
-
erano
stati
convocati
per
le
ore
18
all
'
Ambasciata
Germanica
.
Li
ricevette
,
paurosamente
cortese
e
«
distinto
»
,
il
Maggiore
delle
SS
.
Herbert
Kappler
,
che
li
fece
accomodare
e
per
qualche
momento
parlò
del
più
e
del
meno
,
in
tono
di
ordinaria
conversazione
.
Poi
entrò
nel
merito
:
gli
ebrei
di
Roma
erano
doppiamente
colpevoli
,
come
italiani
(
ma
meno
di
due
mesi
dopo
,
un
decreto
germano
fascista
,
auspici
Rahn
,
Mussolini
e
Pavolini
,
doveva
disconoscere
agli
ebrei
d
'
Italia
la
cittadinanza
italiana
;
e
allora
Maggiore
Kappler
?
)
,
come
italiani
per
il
tradimento
contro
la
Germania
,
e
come
ebrei
perché
appartenenti
alla
razza
degli
eterni
nemici
della
Germania
.
Perciò
il
governo
del
Reich
imponeva
loro
una
taglia
di
50
chilogrammi
d
'
oro
,
da
versarsi
entro
le
ore
11
del
successivo
martedì
28
.
In
caso
di
inadempienza
,
razzia
e
deportazione
in
Germania
di
200
ebrei
.
Praticamente
:
poco
più
di
un
giorno
e
mezzo
per
trovare
50
chili
d
'
oro
.
Alle
difficoltà
che
i
due
rappresentanti
ebrei
cercarono
di
opporgli
,
il
Maggiore
ribatté
che
,
a
titolo
di
agevolazione
,
avrebbe
fornito
lui
gli
automezzi
e
gli
uomini
per
la
ricerca
dell
'
oro
.
I
due
Herren
non
accettavano
?
Sta
bene
,
come
non
detto
.
Ma
,
in
via
sempre
di
largheggiare
,
prorogava
di
un
'
ora
il
termine
di
consegna
.
Gli
fu
domandato
quale
fosse
la
valutazione
dell
'
oro
in
lire
.
Il
Kappler
capì
subito
l
'
antifona
:
di
lire
italiane
-
-
rispose
-
-
il
Grande
Reich
non
ne
aveva
bisogno
e
comunque
-
-
sorrise
quando
gliene
occorressero
,
poteva
sempre
stamparle
.
Poi
credette
opportuno
di
completare
la
propria
presentazione
,
illustrando
che
con
lui
non
era
il
caso
di
recalcitrare
,
se
no
si
sarebbe
incaricato
personalmente
della
razzia
e
a
lui
,
in
parecchie
altre
circostanze
similari
,
questo
genere
di
operazioni
era
sempre
riuscito
benissimo
.
Col
che
gli
argomenti
parvero
esauriti
,
e
la
seduta
fu
tolta
.
La
Questura
italiana
,
subito
informata
dell
'
imposizione
,
non
rispose
.
Si
riscrisse
,
si
andò
,
si
telefonò
:
il
silenzio
,
per
una
crudele
allusione
,
era
più
che
mai
d
'
oro
.
Allora
nella
serata
stessa
e
nella
successiva
mattina
si
radunarono
i
maggiorenti
della
Comunità
insieme
con
le
persone
ritenute
più
esperte
di
affari
e
facoltose
.
Ci
si
desolò
,
si
discusse
,
si
dichiarò
che
la
cosa
non
era
fattibile
.
Ma
i
più
energici
prevalsero
,
sicché
per
tempo
fu
dato
inizio
alla
raccolta
dell
'
oro
.
La
voce
era
già
corsa
tra
gli
ebrei
;
tuttavia
sulle
prime
le
offerte
giungevano
lentamente
,
con
una
specie
di
perplessità
.
Fu
in
quelle
ore
che
il
Vaticano
fece
ufficiosamente
sapere
che
teneva
a
disposizione
degli
ebrei
15
chilogrammi
d
'
oro
per
sopperire
agli
eventuali
ammanchi
.
Frattanto
però
le
cose
avevano
cominciato
a
mettersi
meglio
.
Ormai
tutta
Roma
aveva
saputo
del
sopruso
tedesco
,
e
se
ne
era
commossa
.
Guardinghi
,
come
temendo
un
rifiuto
,
come
intimiditi
di
venire
a
offrir
dell
'
oro
ai
ricchi
ebrei
,
alcuni
«
ariani
»
si
presentarono
.
Entravano
impacciati
in
quel
locale
adiacente
alla
Sinagoga
,
non
sapendo
se
dovessero
togliersi
il
cappello
o
tenere
il
capo
coperto
,
come
notoriamente
vuole
l
'
uso
rituale
degli
ebrei
.
Quasi
umilmente
domandavano
se
potevano
anche
loro
...
se
sarebbe
stato
gradito
...
Purtroppo
non
lasciarono
i
nomi
,
che
si
vorrebbero
ricordare
per
i
momenti
di
sfiducia
nei
propri
simili
.
Torna
a
mente
,
e
par
bella
,
una
parola
ripetuta
anche
da
George
Eliot
:
«
il
latte
dell
'
umana
bontà
»
.
Il
centro
di
raccolta
era
stato
stabilito
in
un
ufficio
della
Comunità
.
La
Questura
,
che
da
quest
'
orecchio
tornava
finalmente
a
sentirci
,
aveva
disposto
un
servizio
d
'
ordine
e
di
vigilanza
.
L
'
affluenza
,
infatti
,
era
cominciata
a
diventare
notevole
.
Al
tavolo
sedeva
una
persona
di
fiducia
della
Comunità
;
accanto
a
lui
un
orafo
saggiava
le
offerte
e
un
altro
le
pesava
.
Subito
era
stato
fatto
circolare
l
'
avviso
che
non
erano
ammessi
i
contributi
in
denaro
.
Questo
avrebbe
impigrito
l
'
afflusso
del
metallo
:
gli
oggetti
d
'
oro
rappresentano
spesso
dei
cari
ricordi
,
che
tendono
a
diventare
più
ricordi
e
più
cari
nel
momento
di
separarsene
;
inoltre
l
'
oro
,
in
tempi
di
guerra
e
di
calamità
,
suole
considerarsi
la
migliore
e
più
portatile
risorsa
per
i
frangenti
estremi
.
Denaro
invece
ne
sarebbe
venuto
parecchio
,
e
rapidamente
;
ma
avrebbe
creato
il
problema
,
nonché
il
rischio
,
di
trovare
tutto
quell
'
oro
sul
mercato
clandestino
.
Peraltro
il
metallo
già
cominciava
a
far
mucchio
,
molte
persone
si
erano
presentate
a
offrire
dell
'
oro
in
vendita
,
quindi
si
cominciò
ad
accettare
anche
il
contante
e
a
fare
degli
acquisti
,
sulla
base
di
prezzi
assai
oscillanti
.
Di
grande
aiuto
in
questa
incetta
fu
la
giornalaia
di
Ponte
Garibaldi
.
Il
martedì
mattina
,
prima
delle
11
,
il
quantitativo
era
stato
raggiunto
,
con
anzi
un
residuo
di
oltre
due
milioni
liquidi
,
che
furono
accantonati
nella
cassaforte
della
Comunità
.
La
sala
di
raccolta
venne
chiusa
a
chiave
:
davanti
la
porta
,
con
gli
agenti
di
P.S.
,
si
sedettero
gli
orafi
e
alcuni
rappresentanti
della
Comunità
.
Qualche
tedesco
melomane
colturale
e
spiritoso
avrebbe
forse
scherzato
su
questi
Fafner
a
guardia
del
tesoro
.
Invece
quella
brava
gente
,
siccome
le
mogli
avevano
portato
loro
da
mangiare
,
lungi
dal
vomitare
fiamme
,
si
misero
a
far
colazione
in
pace
.
Avevano
la
coscienza
a
posto
.
C
'
erano
stati
i
momenti
di
angoscia
,
le
consultazioni
febbrili
dell
'
orologio
;
ma
tutto
sommato
si
era
fatto
un
buon
lavoro
.
Fu
telefonato
all
'
Ambasciata
Germanica
,
per
ottenere
una
dilazione
di
qualche
ora
.
Era
una
cautela
ad
evitare
che
,
visto
il
pronto
successo
,
si
aumentassero
le
pretese
.
Santa
ingenuità
degli
astuti
:
come
se
i
tedeschi
non
avessero
avuto
spie
.
Comunque
,
si
ottenne
che
la
scadenza
fosse
protratta
fino
alle
18
:
ora
in
cui
tre
automobili
,
dal
Lungotevere
Sanzio
,
si
avviarono
con
l
'
oro
,
i
due
presidenti
,
i
due
orafi
e
una
scorta
di
agenti
,
sempre
guidati
dal
dott
.
Cappa
,
alla
volta
di
Villa
Wolkonski
.
Non
che
abbassarsi
alla
formalità
di
ricevere
,
di
«
incassare
»
quell
'
oro
,
il
Kappler
non
degnò
neppure
mostrarsi
.
Fece
dire
in
anticamera
,
da
una
segretaria
,
che
la
taglia
doveva
essere
versata
in
via
Tasso
.
Forse
è
questa
la
prima
apparizione
di
via
Tasso
nella
cronaca
gialla
e
nera
dell
'
occupazione
tedesca
.
Il
convoglio
riparte
da
Villa
Wolkonski
,
svolta
l
'
angolo
,
giunge
alla
via
malfamata
.
In
via
Tasso
gli
ebrei
si
trovarono
di
fronte
a
un
certo
Capitano
Schultz
,
certo
più
crudele
che
lo
Schultz
della
nostra
vecchia
grammatica
latina
.
Costui
era
assistito
da
un
orafo
e
da
un
pesatore
tedeschi
.
L
'
oro
era
stato
sistemato
in
dieci
di
quei
raccoglitori
di
cartone
,
a
foggia
di
grosse
scatole
,
che
negli
uffici
si
adoperano
per
conservare
la
corrispondenza
.
Dieci
erano
,
ripetiamo
,
e
ciascuno
conteneva
cinque
chilogrammi
di
metallo
.
Pesare
e
controllare
doveva
essere
la
cosa
più
spedita
del
mondo
.
Ma
le
20
erano
trascorse
da
un
pezzo
,
e
né
i
presidenti
né
gli
orafi
avevano
ancora
fatto
ritorno
alle
loro
abitazioni
.
Il
tic
tac
degli
orologi
,
nel
silenzio
di
quelle
case
,
era
come
il
tarlo
dell
'
angoscia
,
scandiva
per
i
familiari
il
passo
delle
congetture
di
minuto
in
minuto
più
moleste
.
Un
trillo
assurdo
del
telefono
:
ma
non
erano
loro
,
erano
gli
amici
,
quelli
che
più
si
erano
adoperati
per
la
ricerca
dell
'
oro
,
e
adesso
si
ritiravano
dall
'
apparecchio
con
parole
che
volevano
essere
di
fiducia
,
e
invece
erano
già
di
compianto
.
Finalmente
i
quattro
uomini
rientrarono
.
Era
in
loro
quel
misto
di
sollievo
e
di
collasso
,
che
subentra
in
tutta
la
persona
al
termine
di
una
grandissima
fatica
.
Il
senso
,
un
po
'
,
di
chi
torna
dall
'
avere
accompagnato
al
cimitero
una
persona
cara
,
per
un
cammino
lungo
e
una
giornata
inclemente
,
quando
si
è
già
estenuati
da
notti
di
veglia
e
di
affanno
.
Ristorarsi
,
buttarsi
in
letto
,
tentare
di
non
pensarci
più
.
Che
cosa
era
successo
?
Loro
stessi
non
riuscivano
a
spiegarselo
bene
.
Fatto
un
primo
controllo
,
i
germanici
,
su
un
tono
che
non
ammetteva
repliche
,
avevano
eccepito
che
le
scatole
erano
soltanto
nove
.
Come
non
immaginarselo
che
gli
ebrei
avrebbero
tentato
di
frodare
il
Reich
?
Per
ritemprare
la
spada
di
Brenno
,
il
ferro
non
manca
mai
.
Discussioni
lunghe
,
cavillose
,
drammatiche
:
il
Capitano
Schultz
ricusava
ogni
riscontro
.
Sin
che
poi
,
alla
fine
,
rifatti
quasi
di
prepotenza
i
conti
e
le
pesate
,
le
scatole
erano
risultate
innegabilmente
dieci
,
il
quantitativo
ineccepibile
,
anzi
eccedeva
di
parecchi
grammi
.
Senonché
il
Capitano
Schultz
si
era
rifiutato
di
rilasciarne
ricevuta
.
Perché
?
Si
pensò
che
i
tedeschi
non
volessero
lasciare
documenti
del
sopruso
.
Ma
i
tedeschi
hanno
lasciato
e
lasciano
ben
altri
documenti
:
nelle
fosse
,
nei
carnai
,
nelle
opere
fatte
saltare
con
le
mine
,
nei
saccheggi
;
a
ogni
loro
passo
ne
hanno
lasciati
e
ne
lasciano
,
e
tali
che
rimangono
incisi
,
e
per
decenni
rimarranno
,
sulla
crosta
dell
'
Europa
.
O
forse
nessuno
osava
mettere
personalmente
la
firma
sotto
un
simile
documento
?
Gli
accordi
di
Mosca
sulle
responsabilità
e
la
punizione
dei
delitti
di
guerra
non
dovevano
essere
stipulati
che
parecchie
settimane
appresso
:
ma
nella
coscienza
dei
criminali
c
'
è
sempre
il
senso
di
una
fatalità
del
castigo
.
Più
verosimilmente
la
spiegazione
del
rifiuto
va
cercata
nei
fatti
che
seguirono
,
ammesso
che
per
i
tedeschi
,
inventori
della
teoria
della
«
carta
straccia
»
,
possa
una
qualunque
ricevuta
o
scrittura
costituire
vincolo
o
impegno
.
Sapeva
già
il
Capitano
Schultz
quello
che
si
preparava
per
l
'
indomani
?
Indubbiamente
lo
sapeva
il
Maggiore
Kappler
delle
SS
.
,
perché
furono
reparti
delle
SS
.
quelli
che
la
mattina
dopo
,
29
settembre
,
si
presentarono
alla
Comunità
e
asportarono
archivi
,
documenti
,
registri
,
tutto
quanto
trovarono
,
compresi
naturalmente
i
2
milioni
liquidi
avanzati
dalla
raccolta
dell
'
oro
.
A
parte
questo
,
la
visita
non
fu
molto
fruttuosa
:
gli
arredi
del
Tempio
e
gli
oggetti
di
pregio
erano
già
stati
messi
in
salvo
.
Che
fu
,
crediamo
,
una
delle
pochissime
precauzioni
prese
dagli
ebrei
.
Una
strana
figura
,
sulla
quale
si
vorrebbero
avere
più
ampi
ragguagli
,
appare
l'11
ottobre
nei
locali
della
Comunità
.
Accompagnato
anche
lui
da
una
scorta
di
SS
.
,
al
vederlo
si
direbbe
un
ufficiale
tedesco
come
tutti
gli
altri
,
con
quel
più
di
arroganza
che
gli
dà
l
'
appartenere
a
una
«
specialità
»
privilegiata
e
tristemente
famosa
.
Tutto
divisa
,
anche
lui
,
dalla
testa
ai
piedi
:
quella
divisa
attillata
,
di
un
'
eleganza
schizzinosa
,
astratta
e
implacabile
,
che
inguaina
la
persona
,
il
fisico
ma
anche
e
soprattutto
il
morale
,
con
un
ermetismo
da
chiusura
lampo
.
È
la
parola
verboten
tradotta
in
uniforme
:
proibito
l
'
accesso
all
'
individuale
passato
che
vive
in
lui
,
che
è
la
sua
storia
e
la
sua
più
vera
«
specialità
»
di
creatura
di
questo
mondo
;
proibito
vedere
altro
che
questo
suo
«
presente
»
rigoroso
,
automatico
,
intransigentemente
reciso
.
Mentre
i
suoi
uomini
cominciano
a
buttare
all
'
aria
la
biblioteca
del
Collegio
Rabbinico
e
quella
della
Comunità
,
l
'
ufficiale
con
mani
caute
e
meticolose
,
da
ricamatrice
di
fino
,
palpa
,
sfiora
,
carezza
papiri
e
incunaboli
,
sfoglia
manoscritti
e
rare
edizioni
,
scartabella
codici
membranacei
e
palinsesti
.
La
varia
attenzione
del
tocco
,
la
diversa
cautela
del
gesto
sono
subito
proporzionate
al
pregio
del
volume
.
Quelle
opere
,
per
la
maggior
parte
,
sono
scritte
in
remoti
alfabeti
.
Ma
ad
apertura
di
pagina
,
l
'
occhio
dell
'
ufficiale
si
fissa
e
si
illumina
,
come
succede
a
certi
lettori
particolarmente
assistiti
,
che
subito
sanno
trovare
il
punto
sperato
,
lo
squarcio
rivelatore
.
Tra
quelle
mani
signorili
,
come
sottoposti
a
una
tortura
acuta
e
incruenta
,
di
un
sottilissimo
sadismo
,
i
libri
hanno
parlato
.
Più
tardi
si
seppe
che
l
'
ufficiale
delle
SS
.
era
un
egregio
cultore
di
paleografia
e
filologia
semitica
.
La
biblioteca
del
Collegio
Rabbinico
di
Roma
,
e
più
ancora
quella
della
Comunità
,
contenevano
insigni
raccolte
ed
esemplari
di
eccezione
,
alcuni
dei
quali
unici
.
Una
completa
esplorazione
e
un
catalogo
non
erano
ancora
stati
fatti
:
forse
avrebbero
rivelato
altri
tesori
.
Per
quel
che
ci
consta
,
vi
erano
custoditi
documenti
copiosissimi
e
cronache
,
manoscritte
e
a
stampa
,
della
diaspora
nel
bacino
mediterraneo
,
oltre
tutte
le
fonti
autentiche
di
tutta
la
storia
,
dalle
origini
,
degli
ebrei
di
Roma
,
i
più
vicini
e
diretti
discendenti
dell
'
antico
giudaismo
.
Profili
ancora
ignoti
,
da
intentate
prospettive
,
della
Roma
dei
Cesari
,
degli
Imperatori
e
dei
Papi
si
nascondevano
sotto
quelle
scritture
.
E
generazioni
che
parevano
passate
su
questa
terra
veramente
come
la
schiatta
delle
foglie
,
attendevano
dal
fondo
di
quelle
carte
che
qualcuno
le
facesse
parlare
.
Un
colpo
secco
della
chiusura
lampo
,
e
la
divisa
ha
rinserrato
il
semitologo
,
che
è
ridivenuto
un
ufficiale
delle
SS
.
Ordina
:
se
qualcuno
tocca
,
o
nasconde
,
o
asporta
uno
solo
di
questi
libri
,
sarà
passato
per
le
armi
,
secondo
la
legge
di
guerra
tedesca
.
Se
ne
va
.
I
suoi
tacchi
scandiscono
gli
scalini
.
Poco
dopo
,
sulla
linea
tranviaria
della
Circolare
Nera
,
giungono
tre
carrozzoni
merci
.
Le
SS
.
vi
caricano
le
due
biblioteche
.
I
carrozzoni
ripartono
.
Libri
,
manoscritti
,
codici
e
pergamene
hanno
preso
la
strada
di
Monaco
di
Baviera
.
Chi
sa
se
saranno
gli
stessi
carrozzoni
a
cui
toccherà
,
tra
breve
,
di
portare
in
Germania
altro
,
e
ben
altrimenti
vivo
,
carico
.
Il
tempo
per
l
'
andata
e
ritorno
c
'
è
stato
:
cinque
giorni
.
E
ancora
,
per
l
'
ultima
volta
,
come
se
ancora
questo
interrogativo
potesse
dare
l
'
allarme
a
chi
tocca
,
ci
domandiamo
:
ma
se
le
angherie
duravano
così
,
perché
non
pensare
a
salvarsi
?
Ebbene
,
il
furto
dei
libri
non
era
un
'
angheria
per
la
gente
del
Ghetto
,
che
di
libri
non
si
intendeva
.
E
viceversa
erano
proprio
loro
,
quelli
di
«
piazza
Giudìa
»
,
che
più
avrebbero
dovuto
avvertire
la
minaccia
,
perché
loro
erano
destinati
a
fornire
il
più
vasto
bottino
di
vittime
.
Ma
avrebbero
poi
dato
retta
a
quell
'
allarme
?
Erano
pigri
,
attaccati
ai
loro
luoghi
.
L
'
ebreo
errante
ormai
si
sente
stanco
,
ha
troppo
camminato
,
non
ce
la
fa
più
.
La
fatica
di
tanti
esilii
e
fughe
e
deportazioni
,
di
quelle
tante
strade
percorse
dagli
avi
per
secoli
e
secoli
,
ha
finito
con
l
'
intossicare
i
muscoli
dei
figli
;
le
loro
gambe
si
rifiutano
di
trascinare
ancora
i
piedi
piatti
.
E
poi
c
'
era
,
c
'
è
stata
certamente
,
una
quinta
colonna
,
che
lavorava
a
«
spargere
fiducia
»
.
Per
esempio
,
il
9
ottobre
parecchi
ebrei
erano
stati
arrestati
.
Molti
si
sgomentarono
,
poteva
essere
l
'
inizio
di
una
persecuzione
contro
le
persone
.
Subito
,
di
rimando
,
fu
fatta
circolare
la
notizia
rassicurante
(
ed
elementi
responsabili
della
Comunità
,
senza
dubbio
a
fin
di
bene
,
contribuirono
a
diffonderla
)
:
quegli
arresti
costituivano
casi
eccezionali
e
qualificati
,
si
trattava
di
persone
già
tutte
segnalate
per
attività
antifascista
.
L
'
attività
era
stata
colpita
in
loro
,
non
la
razza
.
I
tedeschi
continuavano
a
mostrarsi
discreti
,
quasi
umani
.
Con
la
loro
forza
così
schiacciante
,
con
la
loro
autorità
così
assoluta
,
avrebbero
potuto
fare
assai
di
peggio
.
E
viceversa
...
No
,
non
c
'
erano
speciali
motivi
di
diffidare
,
di
prendere
le
cose
al
tragico
.
E
gli
ebrei
dormivano
nei
loro
letti
verso
la
mezzanotte
del
venerdì
15
ottobre
,
allorché
dalle
strade
cominciarono
a
udirsi
schioppettate
e
detonazioni
.
Dal
25
luglio
,
quando
Badoglio
aveva
messo
il
coprifuoco
,
e
più
ancora
dall'8
settembre
,
quasi
ogni
notte
si
sentivano
spari
per
le
vie
e
si
diceva
ch
'
erano
contro
la
gente
che
circolava
oltre
l
'
ora
senza
permesso
.
Ma
quegli
spari
abituali
rimanevano
isolati
,
come
i
rintocchi
dell
'
ora
,
e
di
rado
giungevano
così
vicini
,
e
mai
così
insistenti
.
Questi
invece
si
intensificano
,
si
stringono
,
si
sovrappongono
,
diventano
una
vera
sparatoria
.
E
fossero
solo
spari
,
ma
qualche
cosa
di
più
sinistro
vi
si
mescola
:
colpi
che
partono
secchi
,
per
propagarsi
poi
quasi
ondulati
e
fare
dentro
il
buio
un
cratere
cupo
e
svasato
.
Barúch
dajàn
emèd
,
sembra
di
stare
in
mezzo
a
una
battaglia
.
Qualcuno
si
alza
a
sedere
sul
letto
.
Ma
dell
'
avviso
portato
sul
far
della
sera
dalla
pazza
di
Trastevere
,
nessuno
si
ricorda
più
.
I
coraggiosi
si
avvicinano
alle
finestre
.
Pallottole
e
schegge
sibilano
e
guaiscono
a
pochi
centimetri
dalle
persiane
,
si
piantano
nei
vecchi
intonachi
delle
facciate
.
Attraverso
le
persiane
chiuse
,
si
vedono
nella
via
,
sotto
la
pioggia
fine
e
viscida
,
tra
i
bagliori
della
fucileria
e
gli
sprazzi
dei
petardi
,
drappelli
di
soldati
che
sparano
in
aria
e
lanciano
bombe
a
mano
verso
i
marciapiedi
.
Dagli
elmetti
,
si
direbbe
che
sono
tedeschi
;
ma
l
'
occhiata
è
stata
rapida
,
non
è
prudente
rimanere
presso
la
finestra
.
Ora
i
jorbetìm
si
sono
messi
anche
a
urlare
e
schiamazzare
:
voci
e
grida
squarciate
,
colleriche
,
sarcastiche
,
incomprensibili
.
Che
vogliono
?
con
chi
ce
l
'
hanno
?
dove
vanno
?
Nelle
case
ormai
tutti
sono
in
piedi
.
I
vicini
si
riuniscono
per
farsi
coraggio
,
e
viceversa
non
riescono
che
a
farsi
paura
a
vicenda
.
I
bambini
strillano
.
Che
si
può
dire
ai
bambini
per
azzittarli
,
quando
non
si
sa
che
dire
a
se
stessi
?
Stai
buono
,
ora
vanno
a
Monte
Savello
,
vanno
a
Piazza
Cairoli
,
tra
poco
tutto
finisce
,
vedrai
.
Ma
non
finisce
affatto
.
Quelli
,
pare
che
si
allontanino
,
e
poi
rieccoli
,
e
intanto
la
sparatoria
non
è
mai
cessata
.
Facessero
qualche
cosa
,
sfondassero
una
porta
,
una
saracinesca
,
una
bottega
,
almeno
si
capirebbe
il
perché
.
Ma
no
,
sparano
,
urlano
,
nient
'
altro
.
È
come
il
mal
di
denti
,
che
non
si
sa
quanto
può
durare
,
quanto
può
peggiorare
.
Questo
non
capire
è
il
peggiore
degli
incubi
.
Una
donna
che
si
è
sgravata
da
poche
ore
non
resiste
più
all
'
ossessione
,
si
butta
giù
dal
letto
,
afferra
il
neonato
,
corre
nel
tinello
di
una
vicina
,
ma
lì
si
sviene
.
Le
donne
la
soccorrono
:
il
cognac
,
la
borsa
calda
,
questa
almeno
è
la
vita
di
tutti
i
giorni
,
sono
i
mali
di
cui
si
sa
il
rimedio
.
Ma
quelli
giù
sparano
sempre
e
urlano
da
due
ore
,
da
tre
ore
,
da
più
di
tre
ore
.
Ogni
anno
,
alla
mensa
pasquale
-
-
chi
ha
fame
venga
e
mangi
-
-
si
ripone
una
mezza
azzima
.
Una
credenza
tramandata
da
chi
sa
che
antico
tempo
,
forse
da
quando
gli
ebrei
facevano
ancora
gli
agricoltori
,
vuole
che
un
boccone
di
quell
'
azzima
,
buttato
dalla
finestra
,
acqueti
gli
uragani
,
le
tempeste
,
le
grandinate
,
che
distruggono
il
pane
,
spogliano
le
viti
e
gli
ulivi
,
portano
la
carestia
e
forse
la
morte
.
Chi
sa
se
quella
notte
qualcuno
pensò
di
estrarre
dal
cassetto
l
'
azzima
avanzata
dalla
Pasqua
precedente
-
-
da
quando
,
per
l
'
ultima
volta
,
si
era
commemorata
l
'
uscita
dall
'
Egitto
,
la
liberazione
dai
Faraoni
-
-
e
di
lanciarla
contro
quel
finimondo
.
Il
grano
era
mietuto
,
le
viti
vendemmiate
;
ma
un
altro
raccolto
era
da
salvare
,
quella
progenitura
di
Israele
,
che
ai
Patriarchi
era
stata
promessa
numerosa
come
la
rena
del
mare
.
Ma
se
da
una
finestra
fosse
caduta
l
'
azzima
innocente
,
i
tedeschi
avrebbero
mirato
coi
moschetti
e
i
mitragliatori
,
avrebbero
scagliato
le
bombe
a
mano
contro
quella
finestra
.
Loro
soli
sapevano
la
ragione
di
quell
'
inferno
.
E
forse
la
vera
ragione
era
proprio
che
non
ce
ne
fosse
nessuna
:
l
'
inferno
gratuito
,
perché
riuscisse
più
misterioso
,
e
perciò
più
intimidatorio
.
La
gente
lì
per
lì
suppose
che
volesse
essere
un
dispetto
,
una
beffa
contro
gli
ebrei
.
Più
tardi
,
con
la
logica
e
il
senno
del
poi
,
si
pensò
che
i
tedeschi
si
proponessero
di
spaventare
la
gente
di
Ghetto
e
-
-
caso
mai
qualcosa
fosse
trapelato
dei
progetti
per
l
'
indomani
-
-
costringerla
a
tapparsi
in
casa
,
per
prenderla
tutta
.
Verso
le
quattro
del
mattino
,
la
sparatoria
si
placò
.
Faceva
freddo
,
l
'
umidità
della
notte
piovosa
attraversava
i
muri
.
Nella
levataccia
,
tutti
erano
rimasti
in
camicia
e
ciabatte
,
con
appena
qualche
scialletto
o
pastrano
sulle
spalle
.
I
letti
abbandonati
avevano
forse
custodito
un
po
'
di
tepore
.
Stanchi
,
con
quel
senso
di
cavo
e
di
disseccato
che
lascia
dentro
le
orbite
una
grossa
emozione
,
con
le
ossa
peste
,
battendo
i
denti
,
ciascuno
tornò
alla
sua
casa
,
nel
proprio
letto
.
Tra
due
ore
sarebbe
stato
giorno
,
qualche
cosa
si
sarebbe
finalmente
saputa
.
E
poi
,
a
ripensarci
,
non
era
capitato
niente
.
Pare
che
il
primo
allarme
l
'
abbia
dato
una
donna
di
nome
Letizia
,
che
il
vicinato
chiama
Letizia
l
'
Occhialona
:
una
grossa
ragazza
attempata
,
tutta
tumida
di
tratti
e
di
forme
,
con
gli
occhi
fissi
e
i
labbroni
all
'
infuori
,
che
le
immobilizzano
sulla
faccia
un
sorriso
inerte
e
senza
comunicativa
.
Dal
quale
esce
una
voce
assente
,
contrariata
,
estranea
a
ciò
che
dice
.
Verso
le
5
,
costei
fu
udita
gridare
:
«
Oh
Dio
,
i
mamonni
!
»
«
Mamonni
»
in
gergo
giudìo
romanesco
significa
gli
sbirri
,
le
guardie
,
la
forza
pubblica
.
Erano
infatti
i
tedeschi
che
,
col
loro
passo
pesante
e
cadenzato
(
conosciamo
persone
per
cui
questo
passo
è
rimasto
il
simbolo
,
lo
spaventoso
equivalente
auditivo
del
terrore
tedesco
)
,
cominciavano
a
bloccare
strade
e
case
del
Ghetto
.
Il
proprietario
di
un
piccolo
caffè
del
Portico
di
Ottavia
-
-
un
«
ariano
»
che
,
dalla
posizione
privilegiata
del
suo
locale
,
ha
potuto
assistere
a
tutto
lo
svolgersi
delle
operazioni
-
-
era
giunto
poco
prima
da
Testaccio
,
dove
abita
.
Transitando
per
Monte
Savello
e
per
il
Portico
,
non
aveva
notato
nulla
di
anormale
.
(
Ci
sarebbe
stato
il
tempo
per
salvarsi
,
dopo
la
sparatoria
?
o
il
quartiere
era
già
circondato
?
)
Dice
che
i
passi
cadenzati
,
lui
cominciò
a
sentirli
verso
le
5
e
mezzo
(
sulle
ore
non
è
stato
possibile
mettere
d
'
accordo
i
testimoni
;
quel
tempo
di
sciagura
deve
essere
stato
terribilmente
elastico
,
soggetto
a
valutazioni
soltanto
psicologiche
)
.
Non
aveva
ancora
aperto
la
bottega
,
stava
mettendo
sotto
pressione
la
macchina
dell
'
espresso
:
socchiuse
un
battente
,
e
vide
.
Vide
lungo
i
marciapiedi
due
file
di
tedeschi
:
a
occhio
e
croce
,
forse
un
centinaio
.
Nel
mezzo
della
via
stavano
gli
ufficiali
,
che
disposero
sentinelle
armate
a
tutti
i
canti
di
strada
.
I
radi
passanti
si
fermavano
a
guardare
.
I
tedeschi
non
si
interessavano
di
loro
.
Solo
più
tardi
cominciarono
ad
acciuffare
chi
portasse
involti
o
valigie
,
indizi
di
tentata
fuga
.
Noi
seguiteremo
a
parlare
del
Ghetto
,
perché
fu
l
'
epicentro
della
razzia
.
Ma
in
altri
punti
della
città
il
lavoro
si
era
iniziato
parecchie
ore
prima
.
Risulta
,
per
esempio
,
che
un
avvocato
,
Sternberg
Monteldi
,
da
Trieste
,
era
stato
preso
fin
dalle
23
della
sera
precedente
all
'
Albergo
Vittoria
,
dove
abitava
con
la
moglie
.
Qui
cominciano
gli
interrogativi
sui
criteri
e
sul
modo
come
la
razzia
venne
regolata
.
L
'
avvocato
e
la
signora
erano
muniti
di
passaporto
svizzero
,
quindi
non
figuravano
sui
registri
della
popolazione
romana
;
non
avevano
fatto
denunce
razziali
,
quindi
non
risultavano
ebrei
.
Come
giunsero
i
loro
nomi
alle
SS
.
?
Quanto
alla
procedura
,
si
sa
che
in
questo
caso
il
fermo
venne
intimato
in
maniera
durissima
:
i
coniugi
furono
costretti
a
vestirsi
alla
presenza
dei
militi
che
tenevano
le
armi
puntate
su
di
loro
.
Questo
inizio
anticipato
avrebbe
potuto
gravemente
pregiudicare
i
piani
tedeschi
.
Sarebbe
bastato
che
la
notizia
se
ne
propalasse
,
come
avvenne
la
mattina
successiva
,
che
subito
,
non
appena
cominciata
l
'
azione
in
grande
,
corse
tutta
la
città
,
permettendo
ad
amici
e
perfino
a
commissari
di
P.S.
di
avvertire
parecchi
interessati
,
quelli
almeno
a
cui
si
poteva
telefonare
.
Giunto
la
sera
prima
,
un
simile
allarme
avrebbe
svuotato
una
buona
metà
delle
case
ebraiche
.
Invece
l
'
arresto
degli
Sternberg
,
quantunque
effettuato
in
un
albergo
,
rimase
segreto
,
le
chiacchiere
dei
camerieri
e
del
portiere
di
notte
non
bastarono
a
farlo
trapelare
,
nemmeno
gli
uffici
di
Polizia
,
a
quanto
si
dice
,
ne
ebbero
sentore
;
sicché
la
mattina
dopo
i
tedeschi
poterono
operare
ordinatamente
,
secondo
i
piani
prestabiliti
e
col
più
ampio
successo
.
Entriamo
ora
in
una
casa
di
via
S
.
Ambrogio
,
nel
Ghetto
.
Potremo
seguire
la
razzia
in
tutte
le
sue
fasi
.
Verso
le
5
(
ora
psicologica
,
ripetiamo
)
,
la
signora
Laurina
S
.
viene
chiamata
dalla
strada
.
È
una
nipote
che
le
grida
:
«
Zia
,
zia
,
scendi
!
I
tedeschi
portano
via
tutti
!
»
Questa
ragazza
,
qualche
momento
prima
,
uscendo
di
casa
in
via
della
Reginella
,
aveva
veduto
portar
via
una
intera
famiglia
con
sei
bambini
,
la
maggiore
dei
quali
di
dieci
anni
.
La
signora
S
.
si
affaccia
alla
finestra
.
Vede
ai
lati
del
portoncino
due
tedeschi
,
armati
di
moschetto
(
o
di
mitra
,
non
sa
specificare
)
.
Qui
si
domanderà
come
abbia
potuto
la
nipote
gridare
così
dalla
via
,
e
parole
tanto
esplicite
,
alla
presenza
di
due
tedeschi
(
la
via
è
angosciosamente
stretta
,
un
budello
)
.
Ripetiamo
che
i
tedeschi
,
in
massima
,
non
rastrellarono
la
gente
per
via
:
fuor
di
casa
furono
presi
soltanto
quelli
che
,
infelici
,
vollero
farsi
prendere
.
Né
bisogna
credere
che
la
tragedia
si
sia
svolta
in
un
'
atmosfera
di
muta
e
trasecolata
solennità
:
le
persone
seguitavano
a
parlare
tra
di
loro
,
a
gridarsi
degli
avvisi
,
delle
raccomandazioni
,
come
nella
vita
di
tutti
i
giorni
.
La
fatalità
svolgeva
il
suo
lavoro
sostanzioso
,
senza
preoccuparsi
del
cerimoniale
,
senza
badare
alle
inezie
di
forma
.
Il
dramma
entrava
nella
vita
,
vi
si
mescolava
con
una
spaventosa
naturalezza
,
che
lì
per
lì
non
lasciava
campo
nemmeno
allo
stupore
.
Dapprima
la
signora
S
.
suppose
,
come
tutti
,
che
i
tedeschi
fossero
venuti
a
portar
via
gli
uomini
per
il
«
servizio
del
lavoro
»
.
Questa
idea
,
sparsa
probabilmente
ad
arte
,
fu
la
rovina
di
molte
famiglie
,
che
non
pensarono
a
mettere
in
salvo
vecchi
donne
e
bambini
.
Comunque
,
fidando
nella
presunta
immunità
delle
donne
,
la
S
.
si
rifà
cuore
,
si
veste
alla
meglio
,
prende
carte
annonarie
e
borsa
della
spesa
,
poi
scende
per
cercare
di
capire
di
che
si
tratti
.
Qualche
giorno
prima
è
caduta
,
trascina
una
gamba
ingessata
.
Giunta
per
via
,
si
avvicina
ai
tedeschi
di
sentinella
,
offre
loro
da
fumare
,
quelli
accettano
.
Dei
due
,
l
'
uno
poteva
avere
un
venticinque
anni
,
l
'
altro
ne
dimostrava
una
quarantina
.
Come
in
tutte
le
Mie
Prigioni
c
'
è
sempre
un
carceriere
buono
,
così
in
questa
razzia
ci
saranno
le
SS
.
di
gran
cuore
:
questi
due
,
per
esempio
.
La
leggenda
formatasi
poi
nel
Ghetto
ha
deciso
che
fossero
due
austriaci
.
«
Portare
via
tutti
ebrei
...
»
risponde
il
più
anziano
alla
donna
.
Costei
si
batte
la
palma
sull
'
ingessatura
:
«
Ma
io
gamba
rotta
...
Andare
via
con
la
mia
famiglia
...
ospedale
...
»
«
Ja
,
ja
»
annuisce
l
'
«
austriaco
»
,
e
con
la
mano
le
fa
cenno
di
svignarsela
.
Mentre
aspetta
la
famiglia
,
la
S
.
pensa
di
mettere
a
frutto
la
sua
amicizia
con
i
due
soldati
per
veder
di
salvare
qualche
vicino
.
Chiama
anche
lei
dalla
strada
:
«
Sterina
!
Sterina
!
»
«
Che
c
'
è
?
»
fa
quella
dalla
finestra
.
«
Scappa
,
che
prendono
tutti
!
»
«
Un
momento
,
vesto
pupetto
,
e
vengo
.
»
Purtroppo
vestire
pupetto
le
fu
fatale
:
la
signora
Sterina
fu
presa
con
pupetto
e
con
tutti
i
suoi
.
Dalla
via
del
Portico
di
Ottavia
giungono
lamenti
mischiati
con
grida
.
La
signora
S
.
si
affaccia
all
'
angolo
della
via
S
.
Ambrogio
col
Portico
.
Com
'
è
vero
che
prendono
tutti
,
ma
proprio
tutti
,
peggio
di
quanto
si
potesse
immaginare
.
Nel
mezzo
della
via
passano
,
in
fila
indiana
un
po
'
sconnessa
,
le
famiglie
rastrellate
:
una
SS
.
in
testa
e
una
in
coda
sorvegliano
i
piccoli
manipoli
,
li
tengono
suppergiù
incolonnati
,
li
spingono
avanti
coi
calci
dei
mitragliatori
,
quantunque
nessuno
opponga
altra
resistenza
che
il
pianto
,
i
gemiti
,
le
richieste
di
pietà
,
le
smarrite
interrogazioni
.
Già
sui
visi
e
negli
atteggiamenti
di
questi
ebrei
,
più
forte
ancora
che
la
sofferenza
,
si
è
impressa
la
rassegnazione
.
Pare
che
quell
'
atroce
,
repentina
sorpresa
già
non
li
stupisca
più
.
Qualche
cosa
in
loro
si
ricorda
di
avi
mai
conosciuti
,
che
erano
andati
con
lo
stesso
passo
,
cacciati
da
aguzzini
come
questi
,
verso
le
deportazioni
,
la
schiavitù
,
i
supplizi
,
i
roghi
.
Le
madri
,
o
talvolta
i
padri
,
portano
in
braccio
i
piccini
,
conducono
per
mano
i
più
grandicelli
.
I
ragazzi
cercano
negli
occhi
dei
genitori
una
rassicurazione
,
un
conforto
che
questi
non
possono
più
dare
:
ed
è
anche
più
tremendo
che
dover
dire
:
«
non
ce
n
'
è
»
ai
figli
che
chiedono
pane
.
D
'
altronde
è
questione
di
tempo
:
se
non
li
uccidono
prima
,
verrà
l
'
ora
anche
per
questo
.
Taluno
bacia
le
proprie
creature
:
un
bacio
che
cerca
di
nascondersi
ai
tedeschi
,
un
ultimo
bacio
tra
quelle
vie
,
quelle
case
,
quei
luoghi
che
li
hanno
veduti
nascere
,
sorridere
per
la
prima
volta
alla
vita
.
E
certi
padri
tengono
la
mano
sul
capo
dei
figlioli
,
col
medesimo
gesto
con
cui
nei
giorni
solenni
hanno
impartito
la
Birchàd
Choanìm
:
«
Ti
benedica
il
Signore
e
ti
protegga
...
»
-
-
quella
che
invoca
,
per
i
figli
di
Israele
,
e
promette
la
pace
.
Nella
fila
la
signora
S
.
vide
anche
zia
Chele
,
una
vecchia
di
ottant
'
anni
mezza
andata
di
mente
:
si
trascinava
tra
gli
altri
,
come
un
po
'
saltellando
,
senza
capire
che
cosa
le
facessero
fare
,
e
rispondeva
con
saluti
e
sorrisi
ebeti
e
perfino
un
po
'
fatui
agli
sguardi
della
gente
;
ma
poi
trasaliva
d
'
improvviso
e
si
spaventava
,
biascicando
frammenti
di
preghiere
,
quando
i
tedeschi
si
rimettevano
a
urlare
.
Urlavano
senza
un
motivo
,
probabilmente
solo
per
tenere
desto
il
terrore
e
vivo
il
senso
della
loro
autorità
,
affinché
non
nascessero
intoppi
e
le
cose
fossero
sbrigate
alla
svelta
.
Passa
un
'
altra
vecchia
di
ottantacinque
anni
,
sorda
e
malata
.
Passa
un
paralitico
,
portato
a
braccia
sulla
sua
sedia
.
Una
donna
con
un
lattante
in
collo
si
slaccia
la
camicetta
,
estrae
la
mammella
e
la
spreme
per
mostrare
al
soldato
che
non
ha
più
latte
per
la
creatura
:
ma
quello
le
punta
il
mitragliatore
contro
il
fianco
perché
cammini
.
Un
'
altra
afferra
la
mano
di
un
tedesco
e
gliela
bacia
piangendo
,
per
impietosirlo
,
per
chiedergli
chi
sa
quale
grazia
da
nulla
,
forse
solo
perché
gli
è
riconoscente
,
dal
profondo
dell
'
umiliazione
,
che
non
l
'
abbia
maltrattata
di
più
.
Una
percossa
le
risponde
,
e
un
urlo
.
Ai
lati
della
via
,
immobili
,
allibiti
,
impotenti
a
prestare
soccorso
,
i
passanti
stanno
a
guardare
;
ma
poi
i
tedeschi
non
ne
vogliono
più
sapere
di
questi
spettatori
e
minacciosamente
intimano
di
riprendere
la
circolazione
.
Un
giovanotto
si
stacca
dalla
fila
:
ha
ottenuto
di
andare
a
prendere
un
caffè
,
sotto
la
sorveglianza
di
una
SS
.
,
che
però
non
accetterà
di
«
tenergli
compagnia
»
.
Deglutisce
rumorosamente
,
la
tazzina
gli
trema
nelle
mani
,
e
anche
le
gambe
gli
ballano
sotto
.
Gira
gli
occhi
smarriti
verso
i
tavolini
,
dove
si
è
seduto
a
giocare
a
carte
nelle
sere
che
avevano
ancora
un
indomani
.
Con
una
specie
di
sorriso
timido
e
stanco
,
domanda
al
caffettiere
:
«
Che
faranno
di
noi
?
»
Queste
povere
parole
sono
tra
le
poche
lasciateci
da
coloro
nell
'
andarsene
.
Ci
fanno
sentire
la
voce
di
un
essere
tornato
per
un
momento
nella
nostra
vita
,
tra
noi
,
quando
a
lui
vivo
la
nostra
vita
ormai
non
apparteneva
più
,
e
già
era
entrato
in
quella
nuova
esistenza
oscura
e
terribile
.
E
ci
dicono
pure
che
cosa
sia
passato
per
la
testa
di
quegli
sciagurati
nei
primi
momenti
:
una
sfiduciata
speranza
di
non
aver
capito
bene
.
Le
file
vengono
spinte
verso
la
goffa
palazzina
delle
Antichità
e
Belle
Arti
,
che
sorge
al
gomito
del
Portico
di
Ottavia
di
fronte
alla
via
Catalana
,
tra
la
Chiesa
di
Sant
'
Angelo
e
il
Teatro
di
Marcello
.
Ai
piedi
della
palazzina
si
stende
una
breve
area
di
scavi
,
ingombra
di
ruderi
,
qualche
metro
più
bassa
che
la
strada
.
Entro
questa
fossa
venivano
raccolti
gli
ebrei
,
e
messi
in
riga
ad
aspettare
il
ritorno
dei
tre
o
quattro
camion
,
che
facevano
la
spola
tra
il
Ghetto
e
il
luogo
dove
era
stabilita
la
prima
tappa
.
Quegli
autocarri
erano
coperti
da
tendoni
impermeabili
(
continuava
a
piovigginare
)
scuri
o
,
secondo
altri
,
tinti
addirittura
in
nero
;
come
pure
di
nero
,
dicono
quegli
stessi
,
sarebbero
stati
tinti
anche
i
camion
.
È
più
probabile
che
quel
nero
ce
l
'
abbiano
veduto
gli
occhi
del
dolore
e
dello
sgomento
:
in
realtà
doveva
trattarsi
di
quel
cupo
,
e
già
abbastanza
lugubre
,
color
di
melma
e
piombo
,
che
è
la
vernice
,
per
cosa
dire
,
di
uniforme
degli
automezzi
di
guerra
tedeschi
.
I
nazisti
amano
la
regìa
,
le
teatralità
,
la
solennità
nibelungica
atra
e
terrificante
;
ma
qui
la
regia
era
già
nelle
cose
stesse
:
superflua
d
'
altronde
,
perché
tutto
si
svolgeva
con
estrema
facilità
,
senza
che
occorresse
di
propiziarne
la
riuscita
con
una
particolare
messinscena
o
ricerca
di
effetti
.
Dei
camion
veniva
abbassata
la
sponda
destra
,
e
si
cominciava
a
fare
il
carico
.
I
malati
,
gli
impediti
,
i
restii
erano
stimolati
con
insulti
,
urlacci
e
spintoni
,
percossi
coi
calci
dei
fucili
.
Il
paralitico
con
la
sua
sedia
venne
letteralmente
scaraventato
sul
camion
,
come
un
mobile
fuori
uso
su
un
furgone
da
trasloco
.
Quanto
ai
bambini
,
strappati
alle
braccia
delle
madri
,
subivano
il
trattamento
dei
pacchi
,
quando
negli
uffici
postali
si
prepara
il
furgoncino
.
E
i
camion
ripartivano
,
né
si
sapeva
per
dove
;
ma
quel
loro
periodico
tornare
,
sempre
gli
stessi
,
faceva
supporre
che
non
si
trattasse
di
luogo
troppo
lontano
.
E
questo
nei
«
razziati
»
poté
forse
accendere
una
specie
di
speranza
.
Non
ci
mandano
via
da
Roma
,
ci
terranno
qui
a
lavorare
.
Continuiamo
a
seguire
la
signora
S
.
Il
suo
racconto
,
senza
dubbio
ripetuto
molte
volte
nel
corso
di
questi
mesi
,
sarà
un
po
'
ricostituito
,
con
un
ordine
nell
'
incastro
dei
fatti
e
nella
sequenza
dei
tempi
,
che
forse
la
vita
non
ebbe
;
ma
le
persone
da
lei
citate
-
-
quelle
che
si
sono
potute
interrogare
-
-
confermano
la
veridicità
degli
episodi
e
l
'
esattezza
dei
particolari
.
Giunta
con
la
famiglia
a
Largo
Argentina
-
-
varcato
ormai
il
Mar
Rosso
-
-
la
S
.
viene
a
sapere
di
un
parente
che
per
paura
di
quelle
sentinelle
alla
porta
,
è
rimasto
per
le
scale
.
(
Un
caso
purtroppo
frequente
;
per
quella
paura
,
molti
non
si
vollero
muovere
di
casa
e
vi
si
fecero
prendere
.
)
Malgrado
le
proteste
dei
suoi
,
la
S
.
decide
di
tornare
indietro
a
soccorrere
il
parente
,
se
ancora
farà
in
tempo
.
Che
può
parere
una
bravata
in
sovrappiù
,
il
troppo
che
stroppia
;
ma
c
'
è
della
gente
,
a
cui
le
congiunture
estreme
danno
una
sovrabbondanza
vitale
,
che
li
fa
credere
in
una
specie
di
invulnerabilità
.
È
il
caso
di
quegli
infermieri
che
circolano
tra
le
epidemie
con
uno
scanzonato
e
quasi
irritante
disprezzo
per
la
profilassi
,
e
sono
poi
proprio
quelli
che
se
la
scapolano
,
come
se
davvero
il
contagio
su
di
loro
non
avesse
presa
.
I
due
«
austriaci
»
sono
sempre
alla
porta
.
Un
'
occhiata
basta
alla
S
.
per
sincerarsi
che
il
tacito
patto
di
protezione
vige
sempre
ancora
.
Dal
vano
delle
scale
chiama
il
parente
.
«
Resciúd
,
Enrico
!
Ma
in
questo
momento
sette
tedeschi
sopraggiungono
:
hanno
sentito
quel
richiamo
e
,
per
quanto
non
lo
capiscano
,
a
buon
conto
il
loro
capo
appioppa
alla
S
.
uno
schiaffone
;
che
la
manda
lunga
e
distesa
attraverso
l
'
andito
.
Poi
con
incomprensibili
parole
tedesche
e
fin
troppo
chiare
minacce
col
calcio
del
mitragliatore
,
la
costringe
a
rialzarsi
da
sola
.
Due
uomini
si
mettono
davanti
a
lei
,
tre
alle
sue
spalle
,
e
le
tocca
di
salire
.
Sul
pianerottolo
,
le
porte
dei
tre
appartamenti
sono
chiuse
,
sbarrate
(
una
è
quella
dell
'
appartamento
di
S
.
,
ormai
deserto
)
.
Il
tragico
,
l
'
intensità
,
la
complicazione
dei
movimenti
che
stanno
per
avvenire
su
questo
pianerottolo
,
potrebbero
far
pensare
a
uno
spazio
adeguato
,
si
starebbe
per
dire
eschileo
:
il
che
non
risponderebbe
al
vero
.
Si
tratta
di
un
ripiano
di
pochi
palmi
,
nemmeno
due
metri
quadri
,
che
interrompe
una
scala
avvolgentesi
a
spirale
,
con
i
gradini
di
pietra
sporchi
e
ingrommati
di
decrepita
spazzatura
,
tra
due
muri
soffocanti
.
Un
abituro
-
-
se
non
sapessimo
che
era
destinato
al
dolore
,
e
quanto
dolore
lo
visitò
-
-
dove
l
'
angustia
e
la
miseria
hanno
una
desolazione
ostile
,
quasi
sinistra
.
Tutti
gli
odori
della
vita
hanno
impregnato
i
muri
,
il
legno
,
il
ferro
,
tutto
,
perfino
si
direbbe
i
vetri
delle
finestrelle
.
Tali
,
o
consimili
,
erano
le
case
dove
,
per
la
maggior
parte
,
si
acquartieravano
i
più
temibili
nemici
del
Grande
Reich
.
I
tedeschi
consultarono
un
elenco
dattilografato
.
Disgraziatamente
,
due
delle
porte
si
erano
concessa
l
'
assurda
civetteria
di
una
targa
sul
battente
.
E
i
nomi
rispondevano
a
quelli
dell
'
elenco
.
I
tedeschi
bussarono
;
poi
,
non
avendo
ricevuto
risposta
,
sfondarono
le
porte
.
Dietro
le
quali
,
impietriti
come
se
posassero
per
il
più
spaventosamente
surreale
dei
gruppi
di
famiglia
,
stavano
in
esterrefatta
attesa
gli
abitatori
,
con
gli
occhi
da
ipnotizzati
e
il
cuore
fermo
in
gola
.
L
'
allarme
era
stato
dato
da
forse
un
'
ora
:
ma
nella
concitazione
di
consultarsi
,
di
fuggire
,
di
salvare
un
po
'
di
roba
,
nella
ridda
delle
decisioni
impotenti
e
contraddittorie
,
quasi
nessuno
aveva
trovato
il
tempo
di
vestirsi
.
I
più
erano
ancora
in
camicia
,
con
un
vecchio
pastrano
o
una
frusta
gabardine
infilati
alla
meglio
.
Il
caposquadra
si
avanza
verso
di
loro
.
Ha
in
mano
una
specie
di
cartolina
scritta
a
macchina
,
di
cui
legge
il
testo
in
tedesco
.
Quelli
non
capiscono
altro
che
il
tono
perentorio
di
minaccia
.
Si
sciolgono
i
pianti
delle
donne
e
dei
bambini
.
La
S
.
ha
avuto
il
tempo
di
sbirciare
che
,
sull
'
elenco
dei
nomi
,
il
suo
non
c
'
è
.
Questo
le
dà
coraggio
:
come
a
vendicarsi
dello
schiaffo
,
strappa
di
mano
al
tedesco
la
cartolina
.
Il
testo
è
bilingue
.
È
lei
che
lo
legge
ad
alta
voce
ai
vicini
:
«
I
.
Insieme
con
la
vostra
famiglia
e
con
gli
altri
ebrei
appartenenti
alla
vostra
casa
sarete
trasferiti
.
2
.
Bisogna
portare
con
sé
:
a
)
viveri
per
almeno
8
giorni
;
b
)
tessere
annonarie
;
c
)
carta
d
'
identità
;
d
)
bicchieri
.
3
.
Si
può
portare
via
:
a
)
valigetta
con
effetti
e
biancheria
personali
,
coperte
,
ecc
.
;
b
)
denari
e
gioielli
.
4
.
Chiudere
a
chiave
l
'
appartamento
risp
.
la
casa
.
Prendere
con
sé
la
chiave
.
5
.
Ammalati
-
-
anche
casi
gravissimi
-
-
non
possono
per
nessun
motivo
rimanere
indietro
.
Infermeria
si
trova
nel
campo
.
6
.
Venti
minuti
dopo
presentazione
di
questo
biglietto
,
la
famiglia
deve
essere
pronta
per
la
partenza
.
»
Venti
minuti
:
neppure
il
tempo
per
lamentarsi
.
Meno
di
quanto
occorra
per
fare
fagotto
.
I
bicchieri
belli
è
meglio
lasciarli
a
casa
.
E
le
valigette
,
dove
trovarne
una
per
ciascuno
?
I
bambini
ne
vogliono
una
tutta
per
loro
.
Non
seccate
!
Bisogna
che
i
tedeschi
non
vedano
dove
stavano
nascosti
i
manhòd
.
Gioielli
non
ce
n
'
è
più
,
tutti
da
un
nharèl
.
Le
parole
necessarie
bisogna
dirsele
in
ebraico
,
come
si
sa
e
si
può
-
-
in
quel
gergo
che
pare
un
furbesco
e
ha
sempre
fatto
sospettare
che
gli
ebrei
complottino
come
si
fa
a
parlare
con
quei
due
soldati
entrati
in
casa
a
sorvegliare
i
preparativi
?
I
bambini
si
aggrappano
alle
gonne
,
non
lasciano
bene
avere
.
Qualcuno
si
busca
un
ceffone
.
Gli
ebrei
,
nei
rapporti
coi
figli
,
sono
pronti
di
mano
.
I
soldati
rimasti
sul
pianerottolo
si
avvicinano
alla
S
.
e
le
domandano
se
sia
parente
con
quelle
famiglie
.
No
,
non
è
parente
.
Se
sia
Juda
.
Non
è
Juda
.
Ne
dia
le
prove
:
la
signora
estrae
la
chiave
,
apre
il
proprio
appartamento
per
dimostrare
che
quella
è
casa
sua
,
che
lei
non
abita
con
gli
altri
,
che
non
ha
niente
di
comune
con
loro
.
La
cacciano
dentro
casa
,
intimandole
di
chiudere
la
porta
.
I
venti
minuti
concessi
ai
vicini
stanno
quasi
per
spirare
.
Alle
sollecitazioni
dei
tedeschi
,
ricominciano
le
grida
,
le
invocazioni
:
nella
confusione
dei
preparativi
,
si
era
quasi
dimenticato
che
erano
i
preparativi
per
essere
portati
via
.
La
S
.
non
regge
più
,
esce
sul
pianerottolo
.
I
tedeschi
fanno
per
ributtarla
dentro
;
ma
lei
torna
a
mostrare
la
gamba
ingessata
,
deve
andare
all
'
ospedale
.
Qualcuno
le
accenna
che
è
libera
,
che
fili
alla
lesta
.
In
questo
momento
,
vedendola
avviarsi
per
le
scale
,
quattro
bambini
scappano
dagli
altri
due
appartamenti
,
le
si
attaccano
alle
braccia
,
alle
vesti
:
«
Aiutaci
,
Laurina
!
Laurina
,
salvaci
!
»
Una
di
quei
quattro
è
la
bambina
Ester
P
.
,
che
aveva
allora
12
anni
.
Racconta
che
quella
notte
era
venuta
a
dormire
da
zia
,
perché
all
'
indomani
mattina
presto
doveva
andare
«
a
fare
la
fila
dell
'
erba
»
,
e
di
uscire
sola
al
buio
lei
aveva
paura
.
Appena
con
zia
furono
fuori
di
casa
,
videro
tutti
gli
angoli
di
strada
piantonati
dai
tedeschi
.
Rientrarono
subito
:
zia
pensava
(
anche
lei
)
che
i
tedeschi
fossero
venuti
per
prendere
gli
uomini
,
perciò
voleva
dare
i
soldi
al
marito
,
che
scappasse
.
Avessero
tirato
di
lungo
per
la
loro
strada
,
almeno
loro
due
si
sarebbero
salvate
:
invece
rimasero
incastrate
,
perché
di
lì
a
poco
erano
sopraggiunti
i
sette
tedeschi
.
Quando
capì
di
essere
presa
,
la
bambina
ebbe
soprattutto
paura
che
suo
padre
,
non
vedendola
tornare
,
si
arrabbiasse
.
Anche
zia
,
correndo
tra
armadio
e
cassettone
per
far
fagotto
,
le
diceva
:
«
Scappa
,
torna
a
casa
,
se
no
poi
papà
mi
strilla
!
»
Questa
idea
della
strillata
e
soprattutto
quel
«
poi
»
dicono
molte
cose
.
Loro
continuavano
a
pensare
a
un
dopo
nella
vita
di
prima
,
con
le
abitudini
di
prima
.
(
Eppure
il
biglietto
parlava
chiaro
.
)
Senza
dubbio
ci
fu
gente
più
consapevole
,
che
subito
si
rese
conto
di
quello
che
stava
capitando
.
Ma
a
quelli
di
«
piazza
Giudìa
»
,
a
una
gran
parte
almeno
,
successe
come
quando
portano
un
parente
dal
medico
,
che
fa
loro
una
diagnosi
senza
speranza
.
Per
parecchio
tempo
ripetono
il
nome
di
quella
malattia
,
ci
fanno
i
commenti
,
quasi
ci
prendono
confidenza
,
come
fosse
il
nome
di
una
delle
tante
malattie
che
già
conoscono
,
che
sono
già
state
in
casa
.
Solo
più
tardi
capiscono
che
cosa
ci
sia
dentro
quel
nome
.
La
S
.
strinse
a
sé
i
bambini
,
disse
che
erano
suoi
.
I
tedeschi
lasciarono
correre
.
Appena
in
istrada
,
i
piccoli
se
la
squagliano
.
La
signora
S
,
fa
pochi
passi
,
e
poi
sviene
.
La
soccorrono
alcuni
«
ariani
»
,
che
la
portano
al
caffè
di
Ponte
Garibaldi
.
Può
fare
specie
che
questa
donna
,
cacciatasi
così
temerariamente
nel
cuore
della
razzia
,
senza
quasi
tralasciare
occasione
di
compromettersi
,
non
sia
stata
riconosciuta
come
ebrea
,
e
portata
via
anche
lei
.
Come
pure
farà
specie
che
i
tedeschi
siano
stati
così
corrivi
nel
concederle
quei
quattro
bambini
.
S
'
è
già
detto
che
si
regolavano
soprattutto
in
base
ai
loro
elenchi
.
E
qualcuno
sarà
tentato
di
soggiungere
che
,
al
solito
,
i
tedeschi
mancano
di
intelligenza
e
di
immaginazione
:
eseguono
gli
ordini
,
senza
metterci
niente
del
loro
.
A
cui
peraltro
si
risponderebbe
che
invece
la
crudeltà
è
sempre
a
suo
modo
sagace
o
quanto
meno
sospettosa
e
all
'
erta
.
Tutto
sommato
,
rimane
l
'
impressione
che
le
SS
.
,
in
un
genere
di
operazioni
a
cui
avevano
ormai
fatto
il
callo
,
abbiano
agito
quella
mattina
con
una
sorta
di
rigore
professionale
,
di
coscienza
del
mestiere
,
piuttosto
che
stimolati
da
un
preciso
accanimento
.
La
brutalità
che
mostrarono
faceva
parte
,
si
direbbe
,
della
tecnica
e
non
divenne
,
salvo
eccezioni
,
sadismo
individuale
.
Azionato
dalla
forza
motrice
,
travolto
esso
stesso
dall
'
ingranaggio
della
macchina
,
il
volano
spiega
tutta
la
sua
forza
nello
sfracellare
il
malcapitato
che
vi
si
impiglia
;
ma
non
si
sposterà
di
un
millimetro
per
trovarsi
la
vittima
.
Così
per
quella
mattina
la
razzia
non
si
mutò
,
generalmente
parlando
,
in
una
caccia
all
'
ebreo
.
Per
esempio
,
le
famose
distribuzioni
settimanali
delle
sigarette
furono
per
una
volta
tanto
una
provvidenza
:
molti
uomini
si
salvarono
perché
si
trovavano
a
fare
la
fila
dal
tabaccaio
,
e
nessun
tedesco
si
preoccupò
di
andarveli
a
cercare
.
Parecchi
di
quelli
,
il
destino
li
teneva
in
serbo
per
le
Fosse
Ardeatine
.
(
E
molti
anche
furono
razziati
o
arrestati
in
seguito
,
massime
dopo
il
febbraio
1944
,
dagli
stessi
tedeschi
o
più
ancora
dai
fascisti
:
la
maggior
parte
andò
a
finire
in
campi
di
concentramento
dell
'
Italia
settentrionale
-
-
Modena
e
Verona
-
-
finché
poi
nell
'
aprile
furono
deportati
in
Germania
.
)
In
sostanza
,
le
SS
.
agirono
soprattutto
come
se
il
loro
incarico
fosse
di
fornire
ai
mandanti
un
certo
-
-
e
senza
dubbio
assai
cospicuo
-
-
numero
di
ebrei
.
E
,
visto
che
stavano
facilmente
raggiungendolo
,
non
si
siano
dati
la
briga
di
andare
per
il
sottile
,
di
fare
dello
zelo
supplementare
.
Ma
ci
sono
gli
esempi
in
contrario
,
che
mostrano
come
la
presunta
regola
subisse
tali
e
tante
eccezioni
,
che
finiva
col
diventare
un
inganno
per
chi
se
ne
fosse
fidato
,
un
peggiore
trabocchetto
per
chi
vi
avesse
fatto
assegnamento
.
Torto
nostro
a
voler
cercare
una
regola
nel
più
spaventoso
degli
arbitrii
.
Una
certa
N
.
si
era
rifugiata
nel
caffè
.
D
'
improvviso
sente
giungere
dalla
strada
voci
più
alte
e
concitate
.
Era
un
giovanotto
-
-
qualificatosi
poi
come
«
giornalista
italiano
»
-
-
che
stava
discutendo
in
tedesco
con
una
SS
.
per
cercar
di
strappare
,
dalla
fila
già
avviata
verso
i
camion
,
una
donna
incinta
.
La
N
.
riconosce
in
essa
la
propria
sorella
,
di
cui
ignorava
la
sorte
.
Non
può
nascondere
un
gesto
di
sbigottito
dolore
.
Un
tedesco
se
ne
avvede
,
arguisce
la
parentela
,
si
precipita
sulla
N
.
,
la
porta
via
con
la
figlioletta
che
le
stava
accanto
.
Un
'
altra
donna
si
credeva
ormai
in
salvo
:
le
avevano
portato
via
il
marito
,
male
nascostosi
nel
cassone
dell
'
acqua
;
lei
con
i
quattro
bambini
,
di
cui
due
ammalati
di
difterite
con
febbre
altissima
,
stava
fuggendo
ed
era
già
arrivata
a
Ponte
Garibaldi
.
Vede
passare
un
camion
carico
di
parenti
,
caccia
un
urlo
.
I
tedeschi
le
volano
addosso
,
la
agguantano
,
lei
e
i
figli
.
Un
«
ariano
»
interviene
e
riesce
a
salvare
una
delle
bambine
,
protestando
che
è
sua
.
Ma
quella
si
mette
a
piangere
che
vuole
stare
con
mamma
,
e
viene
rastrellata
anche
lei
.
Abbiamo
più
volte
parlato
dei
famosi
elenchi
.
Anche
questi
erano
quanto
di
più
arbitrario
si
possa
immaginare
,
con
inclusioni
e
omissioni
egualmente
inspiegabili
.
Come
siano
stati
compilati
,
e
su
quali
indicazioni
,
nessuno
è
ancora
riuscito
a
sapere
.
È
da
escludere
intanto
che
i
nominativi
siano
stati
prelevati
dalle
carte
rubate
nell
'
archivio
della
Comunità
:
quelli
erano
ruoli
di
contribuenti
,
mentre
sugli
elenchi
tedeschi
figuravano
in
prevalenza
famiglie
che
non
avevano
mai
pagato
contributi
.
Altri
dice
che
ai
gruppi
rionali
fascisti
esistevano
liste
complete
dei
«
cittadini
di
razza
ebraica
»
abitanti
nella
giurisdizione
del
gruppo
;
ma
quegli
enti
avevano
subito
gli
assalti
degli
antifascisti
in
seguito
al
25
luglio
;
inoltre
le
lacune
e
le
aggiunte
delle
liste
tedesche
fanno
dubitare
che
quella
possa
essere
stata
la
fonte
.
Idem
per
i
Commissariati
di
P.S.
,
muniti
anch
'
essi
di
repertori
del
genere
,
dei
quali
in
tempo
fascista
si
erano
valsi
per
le
piccole
angherie
agli
ebrei
(
chiamate
ad
audiendum
verbum
,
sequestro
degli
apparecchi
radio
,
visite
per
controllare
se
si
tenessero
domestici
di
razza
ariana
,
ecc
.
)
.
O
forse
i
tedeschi
saranno
ricorsi
alla
Direzione
della
Demografia
e
Razza
presso
il
Ministero
dell
'
Interno
?
Ma
allora
si
domanda
:
perché
dopo
il
25
luglio
,
finita
la
campagna
razziale
,
non
si
pensò
di
eliminare
quei
registri
e
schede
,
divenuti
superflui
?
e
se
non
dopo
il
25
luglio
,
perché
non
almeno
dopo
l'8
settembre
,
come
in
altri
ministeri
si
fece
per
altri
documenti
?
La
negligenza
del
luglio
diventa
nel
settembre
criminosa
responsabilità
.
Nei
giorni
precedenti
la
razzia
,
i
tedeschi
avevano
a
lungo
frequentato
gli
uffici
dell
'
Annona
,
rovistando
schedari
e
facendo
rilievi
,
col
pretesto
dell
'
imminente
distribuzione
delle
nuove
tessere
alimentari
.
Sarebbero
venuti
di
lì
gli
elenchi
?
Ma
sulle
carte
annonarie
nessuno
ha
mai
visto
annotazioni
razziali
,
e
i
tedeschi
avrebbero
quindi
dovuto
fare
lunghi
e
scomodi
raffronti
coi
loro
prontuari
di
cognomi
ebraici
.
Chi
scrive
questo
resoconto
passò
la
mattinata
del
16
ottobre
in
casa
di
una
vicina
.
Costei
si
lasciò
sfuggire
che
la
razzia
era
preveduta
:
infatti
un
suo
conoscente
,
impiegato
all
'
Anagrafe
,
le
aveva
confidato
giorni
prima
che
si
erano
dovuti
ammazzare
di
lavoro
per
certi
elenchi
di
ebrei
,
che
bisognava
approntare
per
i
tedeschi
.
Di
ritorno
a
Roma
nel
luglio
successivo
,
cercammo
di
ripigliare
il
discorso
,
ma
non
ci
fu
verso
:
la
vicina
cadeva
dalle
nuvole
,
non
si
ricordava
,
di
avere
mai
saputa
,
e
tanto
meno
detta
,
una
simile
notizia
.
Il
tempo
che
si
era
mantenuto
per
tutta
la
mattina
fradicio
e
basso
,
verso
le
11
ebbe
una
breve
remissione
.
Un
poco
di
sole
brillò
sulle
selci
del
Portico
di
Ottavia
,
dove
da
ore
si
trascinavano
quei
poveri
piedi
,
quei
piedi
piatti
così
derisi
,
già
stanchi
,
già
dolenti
prima
di
iniziare
il
viaggio
.
Nei
Sabbati
ormai
lontani
,
quel
raggio
di
sole
attraversava
le
vetrate
della
Sinagoga
,
andava
ad
accendere
le
canne
dell
'
organo
,
che
gli
rispondeva
nel
registro
più
d
'
oro
.
E
lo
riversava
,
quel
raggio
,
sui
fedeli
in
concenti
di
giubilazione
,
in
uno
sfolgorare
di
santa
allegrezza
.
I
fanciulli
cantavano
:
Santo
,
Santo
,
Santo
,
il
Dio
degli
Eserciti
,
della
Sua
gloria
tutta
la
terra
è
colma
.
Ora
,
dal
fondo
della
fossa
in
cui
stanno
aspettando
di
essere
deportati
,
quei
fanciulli
non
levano
altro
che
pianto
,
un
pianto
che
non
fa
coro
,
che
non
si
innalza
al
cielo
come
il
fumo
dei
sacrifizi
;
che
il
cielo
tornato
basso
sembra
respingere
,
far
ricadere
sulle
loro
spalle
.
Quanti
anni
ancora
dovranno
passare
,
prima
che
quel
pianto
diventi
il
cantico
dei
fanciulli
nella
fornace
?
Prima
che
il
Dio
degli
Eserciti
li
ascolti
,
nuovamente
rapiti
nel
celebrare
la
Sua
gloria
?
La
razzia
si
protrasse
fino
verso
le
13
.
Quando
fu
la
fine
,
per
le
vie
del
Ghetto
non
si
vedeva
più
anima
,
vi
regnava
la
desolazione
della
Gerusalemme
di
Geremia
:
quomodo
sedet
sola
civitas
...
Tutta
Roma
era
rimasta
allibita
.
Negli
altri
quartieri
,
il
rastrellamento
si
era
svolto
con
la
stessa
procedura
che
nel
Ghetto
,
ma
naturalmente
più
alla
spicciolata
.
La
città
era
stata
divisa
in
parecchi
settori
:
per
ciascuno
era
adibito
un
camion
,
che
andava
a
fermarsi
via
via
presso
i
portoni
segnati
sull
'
elenco
.
Di
primo
mattino
,
quando
li
trovavano
ancora
chiusi
,
le
SS
.
se
li
facevano
aprire
da
poliziotti
italiani
.
Di
solito
un
graduato
rimaneva
di
guardia
al
camion
,
mentre
due
militi
salivano
nelle
case
.
Se
l
'
appartamento
era
di
aspetto
borghese
o
agiato
,
per
prima
cosa
quei
militi
si
facevano
indicare
il
telefono
e
ne
strappavano
i
fili
.
Si
racconta
che
in
Prati
un
operaio
,
avendo
notato
una
momentanea
distrazione
del
graduato
di
guardia
,
saltò
su
un
camion
e
a
tutta
velocità
lo
portò
via
con
tutto
il
carico
,
che
insperatamente
si
trovò
liberato
.
(
Però
di
questi
miracolati
non
ci
è
riuscito
personalmente
di
vederne
nessuno
.
)
Le
SS
.
che
compirono
questa
razzia
appartenevano
a
un
reparto
specializzato
,
giunto
dal
Nord
la
sera
prima
,
all
'
insaputa
di
tutte
le
altre
truppe
tedesche
di
stanza
a
Roma
.
Non
erano
pratici
della
città
,
e
non
ebbero
tempo
di
compiere
sopraluoghi
nei
punti
in
cui
dovevano
operare
,
tanto
è
vero
che
uno
dei
reparti
comandati
al
Ghetto
si
fermò
sulla
via
del
Mare
ad
aspettare
dei
passanti
,
rari
in
quell
'
ora
mattutina
,
che
gli
indicassero
dov
'
era
via
della
Raganella
.
(
Intendevano
:
della
Reginella
.
)
A
taluni
di
quei
giovanotti
non
sembrò
vero
di
poter
disporre
di
un
automezzo
,
sia
pure
carico
di
ebrei
razziati
,
per
fare
un
po
'
di
giro
turistico
della
città
.
Sicché
,
prima
di
raggiungere
il
luogo
di
concentramento
,
i
disgraziati
che
stavano
nell
'
interno
dovettero
subire
le
più
capricciose
peregrinazioni
,
sempre
più
incerti
sul
loro
destino
e
,
ad
ogni
nuova
svolta
,
ad
ogni
nuova
via
che
infilassero
,
assaliti
da
diverse
e
tutte
inquietanti
congetture
.
Naturalmente
,
la
meta
più
ambita
di
quei
turisti
era
Piazza
S
.
Pietro
,
dove
parecchi
dei
camion
stazionarono
a
lungo
.
Mentre
i
tedeschi
secernevano
i
wunderbar
da
costellarne
il
racconto
che
si
riservavano
di
fare
,
in
patria
,
a
qualche
Lilì
Marlén
,
dal
di
dentro
dei
veicoli
si
alzavano
grida
e
invocazioni
al
Papa
,
che
intercedesse
,
che
venisse
in
aiuto
.
Poi
i
camion
ripartivano
,
e
anche
quell
'
ultima
speranza
era
svanita
.
Gli
ebrei
furono
ammassati
nel
Collegio
Militare
.
I
camion
entravano
,
andavano
a
fermarsi
davanti
al
porticato
di
fondo
.
Le
operazioni
di
scarico
si
svolgevano
con
la
stessa
ruvidezza
e
sommarietà
con
cui
erano
avvenute
quelle
di
carico
.
I
nuovi
arrivati
erano
fatti
schierare
per
tre
,
a
qualche
distanza
da
gruppi
consimili
,
che
già
stazionavano
sotto
la
sorveglianza
di
numerose
sentinelle
tedesche
armate
fino
ai
denti
.
Tra
un
gruppo
e
l
'
altro
,
con
burbanzoso
cipiglio
di
ispettori
e
aria
soddisfatta
da
giorno
di
sagra
,
furono
veduti
circolare
alcuni
fascisti
repubblicani
.
A
partire
da
una
certa
ora
,
vennero
formate
delle
squadre
che
,
separati
gli
uomini
dalle
donne
,
furono
convogliate
nelle
aule
del
Collegio
.
Regnava
in
queste
una
oscurità
da
limbo
,
perché
le
imposte
erano
state
ermeticamente
chiuse
.
Fin
dal
cortile
-
-
dove
per
tutto
il
giorno
durò
la
massima
confusione
-
-
si
udivano
le
grida
di
affanno
e
le
lugubri
vociferazioni
di
pena
che
si
mescolavano
in
quelle
aule
.
Ogni
tanto
un
ordine
minaccioso
,
urlato
in
italiano
,
ristabiliva
un
momentaneo
e
quasi
più
angoscioso
silenzio
.
Poche
ore
erano
bastate
perché
,
nei
locali
stipatissimi
,
cominciasse
a
stagnare
quella
vita
infetta
,
che
è
come
il
miasma
di
tutte
le
carceri
e
luoghi
di
deportazione
.
Sentinelle
e
sorveglianti
impedivano
quasi
sempre
di
raggiungere
le
latrine
.
Il
proposito
di
umiliare
,
di
deprimere
,
di
ridurre
quella
gente
a
stracci
umani
,
senza
più
una
volontà
,
quasi
senza
più
rispetto
di
se
stessi
,
fu
subito
evidente
.
Forse
i
tedeschi
non
si
aspettavano
un
tosi
completo
successo
.
L
'
abbondanza
del
materiale
rastrellato
superò
le
previsioni
,
almeno
a
giudicare
dal
luogo
prescelto
per
ammassarlo
,
che
ben
presto
si
rivelò
insufficiente
.
E
bisognò
lasciare
sotto
il
porticato
gran
numero
di
persone
,
che
le
aule
non
potevano
più
contenere
.
Gli
uomini
più
ben
portanti
,
quelli
da
cui
c
'
era
da
temere
qualche
«
alzata
»
,
furono
messi
col
capo
volto
verso
il
muro
,
che
è
l
'
ormai
classica
posizione
,
umiliante
e
intimidatrice
,
inventata
dai
nazi
fin
dalle
prime
persecuzioni
contro
gli
ebrei
.
Se
qualche
bambino
si
provava
a
giocare
,
le
sentinelle
intimavano
alla
madre
di
farlo
smettere
,
con
la
solita
minaccia
di
fucilazione
.
Fu
stesa
qualche
branda
di
paglia
,
e
dato
l
'
ordine
di
sdraiarvisi
.
Nella
notte
due
donne
furono
prese
dalle
doglie
.
I
medici
italiani
diagnosticarono
in
entrambi
i
casi
dei
parti
difficili
,
che
richiedevano
l
'
intervento
.
La
clinica
,
per
quelle
donne
,
sarebbe
stata
la
via
della
libertà
.
Ma
i
tedeschi
non
consentirono
il
trasporto
,
e
i
due
neonati
aprirono
gli
occhi
sulle
tenebre
di
quel
malaugurato
cortile
.
Quali
nomi
saranno
stati
dati
a
questi
due
primogeniti
di
una
nuova
schiavitú
di
Babilonia
?
(
Gheresciòm
aveva
chiamato
Mosè
il
figlio
della
servitú
,
«
pellegrino
in
terra
straniera
»
,
natogli
da
Sipporà
,
ma
i
due
nati
di
quella
notte
senza
Mosè
erano
pellegrini
verso
le
camere
dei
gas
.
)
Si
ottenne
invece
di
operare
in
ospedale
un
ragazzo
che
presentava
un
ascesso
suppurato
.
Ma
i
tedeschi
rimasero
presenti
all
'
atto
chirurgico
e
,
subito
che
fu
terminato
,
si
ripresero
il
ragazzo
.
Così
trascorsero
la
notte
del
sabato
,
la
giornata
della
domenica
,
la
notte
della
domenica
.
In
città
e
nel
Ghetto
si
era
intanto
saputo
dove
gli
sciagurati
erano
stati
condotti
.
I
parenti
,
spacciandosi
per
amici
«
ariani
»
,
giunsero
alle
porte
del
Collegio
,
consegnarono
viveri
e
biglietti
per
i
reclusi
,
ma
non
seppero
mai
se
quei
conforti
fossero
arrivati
a
destinazione
.
Verso
l
'
alba
del
lunedì
,
i
razziati
furono
messi
su
autofurgoni
e
condotti
alla
stazione
di
Roma
Tiburtino
,
dove
li
stivarono
su
carri
bestiame
,
che
per
tutta
la
mattina
rimasero
su
un
binario
morto
.
Una
ventina
di
tedeschi
armati
impedivano
a
chiunque
di
avvicinarsi
al
convoglio
.
Alle
ore
13,30
il
treno
fu
dato
in
consegna
.
al
macchinista
Quirino
Zazza
.
Costui
apprese
quasi
subito
che
nei
carri
bestiame
«
erano
racchiusi
»
-
-
così
si
esprime
una
sua
relazione
-
-
«
numerosi
borghesi
promiscui
per
sesso
e
per
età
,
che
poi
gli
risultarono
appartenere
a
razza
ebraica
»
.
Il
treno
si
mosse
alle
14
.
Una
giovane
che
veniva
da
Milano
per
raggiungere
i
suoi
parenti
a
Roma
,
racconta
che
a
Fara
Sabina
(
ma
più
probabilmente
a
Orte
)
incrociò
il
«
treno
piombato
»
,
da
cui
uscivano
voci
di
purgatorio
.
Di
là
dalla
grata
di
uno
dei
carri
,
le
parve
di
riconoscere
il
viso
di
una
bambina
sua
parente
.
Tentò
di
chiamarla
,
ma
un
altro
viso
si
avvicinò
alla
grata
,
e
le
accennò
di
tacere
.
Questo
invito
al
silenzio
,
a
non
tentare
più
di
rimetterli
nel
consorzio
umano
,
è
l
'
ultima
parola
,
l
'
ultimo
segno
di
vita
che
ci
sia
giunto
da
loro
.
Nei
pressi
di
Orte
,
il
treno
trovò
un
semaforo
chiuso
e
dovette
fermarsi
per
una
diecina
di
minuti
.
«
A
richiesta
dei
viaggiatori
invagonati
»
-
-
è
ancora
il
macchinista
che
parla
-
-
alcuni
carri
furono
sbloccati
perché
«
chi
ne
avesse
bisogno
fosse
andato
per
le
funzioni
corporali
»
.
Si
verificarono
alcuni
tentativi
di
fuga
,
subito
repressi
con
una
nutrita
sparatoria
.
A
Chiusi
,
altra
breve
fermata
,
per
scaricare
il
cadavere
di
una
vecchia
,
deceduta
durante
il
viaggio
.
A
Firenze
il
signor
Zazza
smonta
,
senza
essere
riuscito
a
parlare
con
nessuno
di
coloro
a
cui
aveva
fatto
percorrere
la
prima
tappa
verso
la
deportazione
.
Cambiato
il
personale
di
servizio
,
il
treno
proseguì
per
Bologna
.
Né
il
Vaticano
,
né
la
Croce
Rossa
,
né
la
Svizzera
,
né
altri
Stati
neutrali
sono
riusciti
ad
avere
notizie
dei
deportati
.
Si
calcola
che
solo
quelli
del
16
ottobre
ammontino
a
più
di
mille
,
ma
certamente
la
cifra
è
inferiore
al
vero
,
perché
molte
famiglie
furono
portate
via
al
completo
,
senza
che
lasciassero
traccia
di
sé
,
né
parenti
o
amici
che
ne
potessero
segnalare
la
scomparsa
.
novembre
,
1944