StampaPeriodica ,
Aspetto
capitale
della
grande
rivoluzione
in
corso
è
la
esaltazione
del
lavoro
e
della
tecnica
,
che
è
quanto
dire
una
nuova
concezione
etica
,
filosofica
,
della
vita
:
un
nuovo
Umanismo
addirittura
.
Il
riflesso
profondo
di
questo
nella
pedagogia
,
la
italiana
Carta
della
Scuola
,
coi
suoi
concetti
,
ad
esempio
,
di
lavoro
manuale
scolastico
,
di
cultura
del
popolo
e
non
di
una
determinata
classe
,
di
selezione
e
orientamento
delle
scolaresche
al
di
là
di
ogni
privilegio
di
casta
cioè
di
censo
,
esige
un
discorso
a
parte
.
Che
presuppone
,
peraltro
,
un
concetto
chiaro
di
quel
che
fosse
il
vecchio
Umanismo
.
Quale
esso
fosse
e
in
particolare
la
sua
filosofia
dell
'
educazione
ce
lo
riassume
,
meglio
di
ogni
altro
documento
,
qualche
frammento
(
che
sottolineo
)
di
un
notevole
discorso
,
del
1922
,
di
Giovanni
Gentile
,
intitolato
Lavoro
e
cultura
.
«
Io
sento
profondamente
egli
dice
la
differenza
che
c
'
è
fra
la
dignità
del
lavoro
propriamente
detto
e
la
dignità
del
pensiero
...
la
differenza
fra
il
lavoro
delle
mani
e
la
cultura
,
che
è
il
lavoro
dello
spirito
,
è
una
differenza
che
ha
grande
importanza
nel
sistema
dei
valori
umani
.
Il
quale
non
si
può
mantenere
,
né
garantire
,
se
non
concorra
la
normalità
dei
suoi
rapporti
,
la
differenza
degli
elementi
che
vi
concorrono
...
Il
concetto
di
questo
valore
prodotto
dal
lavoro
,
onde
l
'
uomo
si
rivolge
alla
natura
e
ne
fa
mezzo
di
appagamento
dei
propri
bisogni
,
è
un
concetto
meramente
relativo
...
Se
noi
soffocassimo
dentro
di
noi
questo
bisogno
che
ci
fa
tendere
la
mano
al
frutto
della
terra
,
il
frutto
della
terra
non
sarebbe
mai
colto
...
Il
vero
,
l
'
assoluto
valore
conosce
e
sente
chi
vive
raccolto
nella
vita
del
pensiero
...
Il
carattere
dei
valori
economici
...
non
è
la
natura
dei
valori
propriamente
spirituali
,
corrispondenti
ai
bisogni
veramente
essenziali
e
costitutivi
della
nostra
vita
...
La
poesia
o
l
'
arte
,
in
generale
,
e
la
verità
,
ciò
che
rappresenta
un
fine
supremo
dello
spirito
umano
,
questo
è
il
valore
assoluto
...
A
questa
coltura
superiore
dobbiamo
guardare
...
;
di
tutta
la
coltura
...
il
lavoratore
ha
bisogno
per
essere
lavoratore
e
per
essere
uomo
»
.
È
,
come
si
vede
,
con
quel
tanto
di
semplicismo
intellettualistico
che
comporta
,
la
concezione
illuministico
-
hegeliana
della
cultura
come
regno
della
Ragione
e
dello
Spirito
(
maiuscoli
)
,
cui
deve
restar
soggiogata
la
provincia
del
lavoro
e
della
tecnica
,
cioè
la
zona
dell
'
economico
,
del
bisogno
(
del
particolare
o
sentimento
nella
sua
positività
)
:
col
risultato
,
in
pratica
,
di
un
calcolo
o
raziocinio
utilitaristico
sullo
sfondo
,
beninteso
,
astratto
e
però
retorico
dell
'
Etica
e
della
Spiritualità
:
col
risultato
concreto
,
politico
,
insomma
,
del
predominio
di
una
classe
quella
«
colta
»
e
«
elevata
»
sulle
altre
.
Bisogna
allora
dire
che
l
'
intellettuale
degno
di
questo
nome
deve
avere
oggi
il
coraggio
di
guardare
la
verità
fino
in
fondo
:
e
che
per
la
difesa
della
civiltà
che
sorge
la
civiltà
antiborghese
della
tecnica
deve
sapere
andare
oltre
le
ragioni
immediate
o
empiriche
a
favore
della
tecnica
e
del
lavoro
,
e
affrontare
il
problema
o
i
problemi
della
nuova
concezione
laica
della
vita
.
Non
basta
soltanto
,
per
intenderci
,
dire
,
come
si
è
detto
,
che
,
se
il
meccanico
esclude
lo
spirituale
,
il
meccanico
non
è
la
tecnica
,
ma
la
sua
preconcetta
astrazione
;
che
tecnica
e
lavoro
non
escludono
ma
presuppongono
un
'
etica
che
può
giungere
fino
al
sacrificio
e
all
'
ascesi
;
che
nel
lavoro
si
attua
la
necessità
di
sentir
battere
il
proprio
cuore
all
'
unisono
col
resto
dell
'
umanità
;
che
c
'
è
la
«
gioia
del
lavoro
»
,
la
«
fatica
senza
fatica
»
,
e
una
spiritualità
del
lavoro
finora
insospettata
;
che
la
tecnica
è
«
tattica
»
e
«
teologia
»
,
e
via
dicendo
.
(
Vedi
gli
autori
citati
in
proposito
nel
Commento
alla
Carta
della
Scuola
del
Volpicelli
)
.
Non
basta
.
Bisognerà
,
un
giorno
,
coordinare
e
organizzare
queste
sparse
verità
e
però
saldarle
a
un
qualche
principio
generale
,
necessariamente
antitetico
ai
principi
generali
dell
'
illuminismo
hegeliano
(
o
«
liberalismo
dialettico
»
)
,
tutt
'
ora
diffusi
.
E
intanto
,
occorre
acquistare
una
coscienza
vieppiù
chiara
delle
deficienze
organiche
di
questi
ultimi
principi
tradizionali
,
se
ci
si
vuole
avviare
veramente
a
una
comprensione
seria
del
nuovo
Umanismo
,
per
il
quale
non
già
è
vero
che
la
cultura
è
lavoro
,
ma
bensì
che
il
lavoro
è
cultura
.
Sono
d
'
accordo
col
Volpicelli
che
l
'
avvento
della
tecnica
è
il
fatto
più
importante
della
cultura
del
mondo
dopo
il
Cristianesimo
,
e
che
il
gran
paradosso
è
che
la
tecnica
è
stata
resa
possibile
dalla
cultura
moderna
,
ma
poi
la
cultura
che
ha
creato
la
tecnica
si
è
mostrata
incapace
di
sentirne
l
'
umanità
e
il
valore
,
e
che
,
infine
,
le
opposizioni
alla
tecnica
non
son
basate
che
su
rimpianti
e
negazioni
,
con
un
argomentare
ben
strano
per
una
cultura
«
la
cui
fondamentale
categoria
dovrebbe
essere
la
storicità
»
.
Sono
anche
d
'
accordo
con
un
altro
dei
pochissimi
studiosi
serii
di
questi
problemi
:
con
Luca
Pignato
che
,
in
un
recente
dibattito
su
cultura
,
tecnica
e
morale
,
dopo
aver
opposto
ai
nostri
neohegeliani
la
profonda
,
e
però
attuale
verità
enunciata
dal
patriarca
Kant
,
che
,
cioè
,
«
è
un
dovere
dell
'
uomo
verso
se
stesso
di
essere
un
membro
utile
del
mondo
,
perché
questo
fa
parte
dell
'
umanità
»
,
sia
poi
esso
operaio
o
negoziante
o
erudito
(
«
secondo
il
suo
piacere
»
e
«
l
'
apprezzamento
delle
proprie
forze
»
)
,
osserva
che
appunto
,
se
una
legge
morale
ci
accomuna
,
dei
minatori
ad
esempio
a
noi
,
ci
troveremo
veramente
in
una
universalità
:
e
che
«
solo
questa
legge
(
universale
)
è
cultura
»
:
il
resto
sarà
o
l
'
estrazione
dello
zolfo
o
la
traduzione
dal
greco
;
restando
a
vedere
,
in
sede
di
politica
scolastica
,
«
se
convenga
in
generale
imparare
il
greco
e
il
latino
o
migliorare
le
condizioni
dell
'
estrazione
dello
zolfo
»
.
E
altrove
,
il
Pignato
,
a
rincalzo
dell
'
osservazione
di
Giuseppe
Bottai
,
che
nella
vecchia
scuola
gli
studi
classici
si
erano
ridotti
a
fenomeno
tipicamente
letterario
,
conclude
molto
giustamente
che
non
ha
senso
porsi
il
problema
:
come
il
vecchio
Umanismo
possa
costituire
il
nocciolo
del
nuovo
;
giacché
le
cose
restano
come
stavano
se
si
sposta
un
pezzetto
di
grammatica
da
una
classe
ad
un
'
altra
,
e
che
insomma
riconosciuto
il
nuovo
principio
della
tecnica
come
valore
spirituale
ogni
discussione
che
si
faccia
sulla
Carta
della
Scuola
«
deve
tenerne
presente
lo
spirito
rivoluzionario
,
in
senso
sociale
e
politico
.
Rivoluzionario
e
non
riformistico
»
.
Parole
chiare
,
oneste
.
Dovrebbe
esserne
giunto
il
momento
,
anche
in
questo
campo
.