StampaPeriodica ,
Fra
le
morti
di
persone
note
attraverso
la
loro
attività
,
uomini
pubblici
,
o
illustri
,
o
popolari
,
ce
ne
sono
che
commuovono
,
o
colpiscono
,
o
perfino
sbigottiscono
.
Ma
di
solito
toccano
la
mente
più
che
il
cuore
.
Si
pensa
:
"
Era
il
tale
...
Ha
fatto
questo
,
quest
'altro..."
La
morte
di
Mario
Riva
,
indipendentemente
da
tutto
,
è
un
sincero
dolore
per
tutti
.
Con
lui
,
prima
ancora
che
l
'
uomo
popolare
,
il
personaggio
caratteristico
del
video
,
o
quello
che
sia
,
abbiamo
perduto
una
persona
cara
.
Questa
morte
è
per
tutti
un
po
'
un
lutto
di
famiglia
.
E
poi
c
'
è
il
modo
crudele
e
stupido
di
essa
:
non
una
malattia
,
né
un
incidente
mentre
correva
a
duecento
all
'
ora
in
automobile
,
ma
una
banale
caduta
durante
il
suo
lavoro
.
Lavoro
che
solitamente
non
comporta
rischi
,
come
un
'
improvvisa
caduta
da
cinque
metri
d
'
altezza
.
Lavoro
in
un
certo
senso
pacifico
,
lieto
,
fra
musiche
e
canti
,
davanti
a
una
folla
immensa
,
festante
,
affettuosa
.
Lui
deve
fare
un
'
allegra
entrata
correndo
,
con
una
finta
fiaccola
olimpica
in
pugno
.
Ma
mette
il
piede
su
un
'
inavvertita
insidia
e
precipita
in
un
baratro
,
in
fondo
al
quale
l
'
aspetta
la
morte
.
Chi
poteva
immaginare
una
cosa
simile
?
In
una
serata
simile
?
E
per
un
uomo
come
lui
,
vivente
allegra
negazione
dei
drammi
,
delle
tragedie
?
Ecco
quello
che
fa
più
crudele
la
sua
morte
e
ci
riempie
di
dolore
e
di
pena
:
il
banale
incidente
,
che
si
poteva
benissimo
evitare
e
che
lo
uccide
quando
,
dopo
molti
anni
di
sfortunate
fatiche
,
aveva
appena
raggiunto
il
successo
,
che
per
lui
si
concretava
soprattutto
in
un
'
immensa
straordinaria
popolarità
e
nel
fatto
che
tutti
gli
volevano
bene
.
Anche
i
bambini
di
tre
,
quattro
anni
,
lo
conoscevano
,
lo
chiamavano
a
nome
per
la
strada
,
gli
sorridevano
affettuosi
,
come
a
un
caro
zio
bonario
e
divertente
.
Quando
,
il
sabato
,
il
suo
faccione
allegro
,
simpatico
,
s
'
affacciava
alla
finestrella
del
video
,
come
se
egli
si
protendesse
da
un
immaginario
balcone
per
darci
la
buonasera
,
era
un
amico
che
ci
entrava
in
casa
e
che
voleva
portare
a
tutti
un
'
ora
di
serenità
quasi
fanciullesca
.
La
trasmissione
che
gli
ha
dato
...
No
.
Sbaglio
.
Stavo
per
dire
:
che
gli
ha
dato
la
popolarità
.
Invece
,
una
volta
tanto
,
bisogna
invertire
i
termini
:
la
trasmissione
a
cui
egli
ha
dato
la
popolarità
.
Pare
impossibile
,
trattandosi
di
quella
formidabile
macchina
per
fabbricare
la
popolarità
che
è
la
TV
.
Ma
se
l
'
apparire
sul
video
ha
reso
popolare
il
sorriso
di
Mario
Riva
,
Mario
Riva
ha
reso
non
soltanto
accettabile
,
ma
addirittura
popolarissima
e
gradita
al
pubblico
la
trasmissione
che
presentava
e
che
,
senza
di
lui
,
sarebbe
stata
di
una
non
sopportabile
insipidezza
.
Non
aveva
pretese
trascendentali
.
Si
contentava
di
essere
quello
che
si
dice
un
bonaccione
,
un
simpaticone
,
non
voleva
far
male
a
nessuno
,
e
sono
certo
che
non
ha
mai
fatto
male
a
nessuno
.
Era
il
tipo
del
romano
"
tutto
core
"
,
"
col
core
grande
come
'
na
casa
"
,
il
romano
del
"
volemose
bene
"
.
Questo
tipo
sembra
un
luogo
comune
,
ma
a
Roma
esiste
realmente
,
se
pure
raro
,
e
Riva
era
uno
di
essi
.
Pieno
di
vita
esuberante
e
di
vivacità
.
Lo
si
vide
accanto
ad
altri
presentatori
e
con
sorpresa
ci
si
accorse
che
questi
,
anche
se
bravi
,
vicino
alla
sua
prepotente
vitalità
,
diventavano
labili
.
Da
lui
si
accettava
tutto
.
Sul
palcoscenico
del
Musichiere
montò
a
cavallo
,
inforcò
il
triciclo
,
ballava
il
charleston
,
faceva
le
piroette
,
era
il
primo
a
ridere
e
a
sorridere
delle
situazioni
ridicole
o
buffe
,
non
drammatizzava
mai
.
Rispettoso
di
tutti
,
cercava
di
far
figurare
tutti
il
meglio
possibile
,
ed
era
bravo
anche
in
questo
.
La
trasmissione
era
modesta
:
indovinare
il
titolo
di
canzonette
accennate
.
Che
di
più
puerile
e
,
anche
,
monotono
?
E
,
poi
,
complicato
da
un
cerimoniale
non
meno
puerile
:
le
sedie
,
la
corsa
,
le
scarpe
di
pezza
,
la
campana
,
il
pallottoliere
,
la
cassaforte
.
In
mano
di
chiunque
altro
,
tutto
questo
sarebbe
risultato
d
'
un
grottesco
fastidioso
.
Mario
Riva
,
invece
,
riusciva
a
farlo
accettare
.
Sorridendone
lui
per
primo
,
riusciva
,
una
sera
alla
settimana
,
a
far
tornare
tutti
un
po
'
bambini
.
In
quell
'
ora
e
mezzo
,
dalle
Alpi
alla
Sicilia
,
tutta
l
'
Italia
partecipava
sorridente
,
per
merito
suo
,
al
puerile
giuoco
di
società
.
Perché
c
'
era
lui
con
le
sue
battute
,
coi
suoi
ammiccamenti
divertiti
e
mai
irriguardosi
per
qualcuno
.
Il
Musichiere
era
lui
.
Scomparso
lui
,
non
potrà
più
vivere
una
trasmissione
di
quel
genere
.
Nessuno
emanerà
mai
il
calore
umano
,
la
simpatia
,
la
cordialità
che
emanava
lui
dal
video
,
facendo
perdonare
tutto
,
anzi
mettendo
un
po
'
di
sale
sulle
pietanze
più
scipite
.
E
non
è
a
dire
che
questo
andasse
a
scapito
,
diciamo
così
,
della
serietà
del
giuoco
.
Era
un
fermo
custode
delle
regole
,
per
quanto
puerili
.
Quante
volte
diceva
:
"
Be
'
,
tornate
alle
sedie
,
"
perché
una
partenza
era
stata
intempestiva
;
o
:
"
Da
capo
!
"
,
o
:
"
Maestro
,
un
'
altra
canzone
!
"
,
perché
qualcosa
non
era
stata
regolare
?
E
nessuno
se
ne
adontava
,
tanta
era
la
sorridente
indulgenza
con
cui
interveniva
.
E
come
sapeva
mettere
tutti
a
proprio
agio
e
smussare
sempre
il
lato
ridicolo
di
certe
situazioni
,
con
l
'
ammiccare
lui
per
primo
,
senza
cattiveria
!
Se
per
tanto
tempo
la
TV
ha
potuto
andare
avanti
,
facendone
un
successo
popolare
,
con
una
trasmissione
così
puerile
,
lo
deve
unicamente
al
suo
incomparabile
presentatore
.
Non
vogliamo
adesso
gonfiare
le
parole
perché
è
morto
.
Era
un
presentatore
.
Ma
un
presentatore
sui
generis
,
come
non
ce
n
'
è
stato
e
forse
non
ce
ne
sarà
più
altro
.
Nel
genere
,
un
piccolo
creatore
.
Le
sue
origini
teatrali
ne
facevano
qualcosa
di
più
che
un
semplice
presentatore
:
era
il
presentatore
-
attore
-
cantante
-
ballerino
-
comicobuffo
.
Il
suo
temperamento
esuberante
,
le
sue
qualità
d
'
improvvisatore
,
facevano
il
resto
.
Ho
detto
della
crudeltà
di
questa
morte
,
proprio
la
meno
adatta
a
un
uomo
simile
.
Specie
se
ci
si
aggiungono
la
lunga
alternativa
di
speranze
e
di
aggravamenti
,
e
le
sofferenze
fisiche
.
Ma
,
a
dare
ancora
un
tocco
di
drammaticità
alla
sua
fine
,
c
'
è
stata
quella
specie
di
conferenza
-
stampa
tenuta
dal
sacerdote
che
lo
ha
confessato
e
benedetto
in
articulo
mortis
.
Dai
giornali
:
"
Esiste
però
una
particolare
situazione
nella
sua
vita
;
e
,
di
fronte
a
questa
situazione
,
un
sacerdote
non
può
indulgere
.
Questa
era
la
domanda
.
Ha
risposto
don
Carlo
:
'
Tutti
e
due
hanno
promesso
che
non
vivranno
più
insieme
'
"
.
Ora
,
noi
non
entriamo
nel
merito
della
questione
.
Giustissimo
che
la
Chiesa
consideri
in
peccato
mortale
le
coppie
che
vivono
assieme
senza
essere
sposate
davanti
a
Dio
,
e
che
neghi
loro
l
'
assoluzione
.
Ma
era
proprio
il
caso
che
,
mentre
quel
disgraziato
stava
morendo
,
il
sacerdote
rendesse
pubblica
la
sua
promessa
di
sciogliere
quel
simulacro
di
famiglia
che
s
'
era
costruita
,
dopo
il
fallimento
della
prima
?
Tra
l
'
altro
,
si
trattava
forse
di
confessione
e
perciò
era
materia
da
tener
segreta
,
da
parte
del
sacerdote
.
Da
quando
in
qua
un
sacerdote
tiene
una
specie
di
conferenza
-
stampa
sul
contenuto
d
'
una
confessione
?
Avrebbe
potuto
benissimo
rispondere
ai
giornalisti
trincerandosi
dietro
il
segreto
confessionale
e
lasciando
che
essi
traessero
le
conseguenze
dal
fatto
ch
'
egli
aveva
dato
l
'
assoluzione
,
e
perfino
invitandoli
a
trarre
queste
intuibili
conclusioni
.
Non
soltanto
avrebbe
potuto
,
ma
avrebbe
addirittura
dovuto
.
Ricordo
,
quand
'
ero
bambino
,
in
villeggiatura
,
un
vecchio
prete
che
usava
confessare
tenendo
,
per
star
più
comodo
,
un
braccio
appoggiato
sul
bordo
del
finestrino
del
confessionale
,
in
modo
che
la
mano
sporgeva
all
'
esterno
,
fra
le
cortine
;
inconsapevolmente
il
brav
'
uomo
sottolineava
coi
gesti
della
mano
la
gravità
dei
peccati
delle
penitenti
;
sicché
,
dall
'
esterno
,
tutti
,
vedendo
la
mano
più
o
meno
agitarsi
,
potevano
arguire
il
contenuto
della
confessione
;
quando
la
mano
s
'
agitava
in
segno
di
minaccia
,
inferno
in
vista
:
peccato
mortale
.
Ma
il
poverino
lo
faceva
senza
intenzione
.
Voleva
soltanto
stare
un
po
'
più
comodo
.
Aveva
caldo
.
Ma
che
cosa
obbligava
il
confessore
di
Mario
Riva
a
riferire
esplicitamente
alla
stampa
certi
particolari
?
La
promessa
di
non
vivere
più
assieme
c
'
era
stata
,
e
dunque
Riva
era
a
posto
.
Era
una
cosa
che
passava
tra
lui
e
il
Cielo
,
tramite
il
sacerdote
.
Non
era
affatto
necessario
metterne
esplicitamente
a
parte
i
terzi
,
che
,
ripetiamo
,
potevano
benissimo
dedurre
l
'
accaduto
dai
fatti
stessi
.
Credo
che
la
Chiesa
non
chieda
a
nessuno
,
e
tanto
meno
a
un
suo
ministro
,
d
'
essere
inumano
.
Accanto
al
moribondo
c
'
era
la
sua
povera
e
affezionata
compagna
,
sia
pure
,
fino
a
un
momento
prima
,
come
lui
in
peccato
mortale
;
c
'
era
il
bambino
innocente
.
Direte
:
ma
la
Chiesa
non
può
indulgere
a
certe
situazioni
.
Nessuno
chiede
che
s
'
indulga
.
Si
parla
di
discrezione
,
di
umanità
.
Di
quello
che
la
Chiesa
chiama
:
carità
.
Per
questo
la
Chiesa
stessa
protegge
certe
dichiarazioni
col
segreto
della
confessione
.
D
'
altronde
,
in
casi
di
questo
genere
credo
che
la
Chiesa
si
riferisca
non
a
un
sentimento
,
ma
a
uno
stato
di
fatto
.
Il
sacerdote
,
trincerandosi
dietro
il
segreto
confessionale
e
affidandosi
,
o
rimandando
i
curiosi
,
all
'
eloquenza
dei
fatti
,
avrebbe
potuto
benissimo
lasciar
capire
l
'
avvenuta
soluzione
di
quello
che
si
riferiva
allo
stato
di
fatto
(
la
convivenza
)
,
senza
,
col
crudo
,
esplicito
annunzio
,
dare
a
questa
soluzione
,
a
questo
proposito
non
certo
scevro
di
drammaticità
,
la
patetica
e
anche
più
drammatica
eco
d
'
un
rinnegamento
,
in
punto
di
morte
,
di
duraturi
affetti
,
d
'
una
ferita
a
persone
care
.
Rinnegamento
crudele
per
chi
se
ne
va
,
non
meno
che
per
chi
resta
.
O
,
volendo
proprio
parlare
,
bisognava
almeno
,
su
questa
distinzione
fra
stati
di
fatto
e
sentimenti
,
spendere
una
parola
magari
non
necessaria
da
un
punto
di
vista
canonico
,
ma
dettata
da
spirito
di
carità
,
da
un
sentimento
di
misericordia
per
chi
,
in
quel
momento
,
era
già
tanto
provato
dal
dolore
e
dalla
sventura
.
E
con
questo
passiamo
a
un
ultimo
particolare
,
forse
il
più
penoso
di
tutti
.
Mario
Riva
aveva
un
bambino
,
Antonello
,
a
cui
non
è
riuscito
a
dare
un
nome
.
Ironia
della
sorte
:
al
figlio
di
sua
moglie
,
che
non
è
suo
figlio
,
aveva
generosamente
dato
il
proprio
nome
e
l
'
aveva
sempre
,
pare
,
trattato
come
un
vero
figlio
.
Ma
il
figlio
proprio
non
gli
è
stato
concesso
di
riconoscerlo
.
L
'
abbiamo
tutti
visto
piangere
per
questo
,
in
una
foto
pubblicata
da
un
giornale
.
E
così
è
morto
disperato
.
Come
un
'
infinità
di
altri
che
si
trovano
in
questa
situazione
.
La
gente
non
immagina
quanti
padri
ci
siano
disperati
,
è
la
parola
,
per
non
poter
dare
il
nome
a
un
proprio
figlio
illegittimo
.
Situazioni
della
vita
.
È
umano
?
Questi
bambini
poi
diventati
uomini
e
,
senza
loro
colpa
,
figurano
senza
il
nome
del
padre
.
Sì
,
adesso
si
dice
che
nei
documenti
non
occorra
più
la
paternità
.
Si
evita
l
'
inumano
"
di
N.N.
"
,
tacendo
del
tutto
.
Ma
il
figlio
lo
sa
.
Lo
saprà
.
Ci
sono
madri
che
si
macerano
di
ingiusto
dolore
e
di
non
meritata
vergogna
di
fronte
al
figlio
chenon
ha
il
nome
del
padre
e
nel
cui
sguardo
,
per
quanto
affettuoso
,
pare
sempre
ad
esse
di
scorgere
un
'
ombra
di
rimprovero
,
di
riprovazione
,
che
magari
non
c
'
è
.
È
umano
questo
?
A
parte
casi
che
possono
avere
qualche
parvenza
di
giustificazione
per
la
presenza
d
'
altri
figli
legittimi
,
il
più
delle
volte
la
cosa
dipende
dalla
malignità
implacabile
d
'
una
moglie
,
magari
da
anni
separata
,
che
pure
non
disarma
.
La
legge
le
dà
il
mezzo
di
esercitare
una
vendetta
,
di
sfogare
un
astio
implacabile
in
questo
dispetto
inutile
e
crudele
.
So
di
disgraziati
che
sono
morti
supplicando
invano
un
consenso
,
che
la
legge
riserva
a
una
nemica
.
Oppure
,
la
cosa
si
presta
a
dei
ricatti
.
Ci
vogliono
molti
quattrini
perché
un
padre
che
ha
avuto
guai
nella
vita
possa
dare
il
proprio
nome
al
proprio
figlio
illegittimo
,
perché
un
bimbo
innocente
possa
avere
quello
a
cui
tutti
i
bimbi
hanno
diritto
:
il
nome
del
proprio
padre
.
Il
consenso
viene
mercanteggiato
.
Ma
se
il
padre
non
ha
i
quattrini
,
niente
da
fare
.
E
la
legge
rende
possibile
questo
ricatto
,
sul
più
sacro
degli
affetti
.
Oppure
,
quando
il
padre
ha
quattrini
sufficienti
,
non
avendo
altre
strade
,
ricorre
agli
stratagemmi
legali
,
copre
d
'
oro
legioni
di
avvocati
,
si
fa
cittadino
di
paesi
esteri
,
impasticcia
un
matrimonio
più
o
meno
fittizio
.
E
allora
,
in
certi
casi
,
la
legge
accetta
la
commedia
.
È
umano
tutto
questo
?
Quando
verrà
una
legge
che
permetterà
a
chi
,
per
disgrazia
,
s
'
è
trovato
in
certe
situazioni
,
di
dare
,
senza
far
danno
ad
altri
,
il
proprio
nome
a
un
figlio
illegittimo
,
senza
esserne
impedito
da
altri
per
malignità
o
per
ricatto
?
Si
parla
di
nome
soltanto
,
anche
se
la
legge
non
vorrà
dare
altri
diritti
,
per
questo
,
a
questi
innocenti
.
Adesso
voglio
fare
una
di
quelle
cose
che
faceva
il
povero
Riva
quando
veniva
verso
la
telecamera
col
suo
passo
dondolante
,
la
mano
tesa
e
il
sorriso
bonario
sul
volto
,
e
si
rivolgeva
a
un
invisibile
,
lontano
personaggio
per
chiedergli
qualcosa
per
conto
di
terzi
:
un
ponte
,
un
impiego
,
una
licenza
.
E
voglio
farla
proprio
per
lui
.
Con
lo
stesso
calore
,
la
stessa
convinzione
di
chiedere
una
cosa
giusta
,
la
stessa
mano
tesa
.
"
Signor
Presidente
della
Repubblica
,
Eccellenza
Gronchi
,
Lei
è
il
solo
che
può
farlo
.
La
legge
Le
dà
questa
facoltà
.
Basta
un
Suo
decreto
,
una
Sua
firma
:
faccia
dare
il
nome
del
padre
al
bambino
di
Mario
Riva
.
Sono
certo
che
in
questa
richiesta
si
associano
tutti
gl
'
italiani
;
è
il
modo
migliore
per
dare
una
prova
d
'
affetto
al
loro
allegro
e
simpatico
amico
del
sabato
sera
,
che
se
n
'
è
andato
per
sempre
.
Sono
certo
che
,
da
un
più
vasto
,
invisibile
video
,
si
associa
anche
lui
,
lassù
,
una
volta
tanto
chiedendo
una
cosa
per
sé
,
facendosi
avanti
col
suo
passo
dondolante
,
col
sorriso
cordiale
e
la
mano
tesa
.
Eccellenza
,
come
la
legge
italiana
Le
dà
l
'
alta
facoltà
,
dia
al
figlio
bambino
di
Mario
Riva
il
nome
di
suo
padre
.
"