StampaQuotidiana ,
Gli
artefici
del
tradimento
e
in
primo
luogo
il
re
capobanda
,
i
suoi
generali
e
i
suoi
consiglieri
fuggiaschi
ad
Ortona
si
resero
conto
anche
vagamente
di
quel
che
facevano
?
Furono
coscienti
criminali
o
criminali
incoscienti
o
le
due
cose
insieme
?
Eppure
le
conseguenze
erano
prevedibili
con
matematica
esattezza
.
Era
facile
prevedere
che
al
magico
suono
della
parola
"
armistizio
"
tutte
le
Forze
armate
si
sarebbero
polverizzate
;
che
i
Tedeschi
si
sarebbero
premuniti
disarmandole
sino
all
'
ultima
cartuccia
;
che
l
'
Italia
,
divisa
oramai
in
due
parti
,
sarebbe
stata
un
campo
di
battaglia
,
che
l
'
avrebbe
convertita
in
una
"
terra
bruciata
"
;
che
l
'
inganno
tramato
contro
l
'
alleato
e
il
successivo
tradimento
avrebbero
pesato
,
come
peseranno
,
per
un
imprevedibile
periodo
di
tempo
,
sull
'
avvenire
dell
'
Italia
;
che
d
'
ora
innanzi
sarebbe
stata
considerata
come
una
universale
verità
l
'
identità
stabilita
fra
"
Italiano
"
e
"
traditore
"
;
che
la
confusione
e
l
'
umiliazione
degli
spiriti
sarebbero
state
enormi
.
Diradata
la
immensa
nube
di
polvere
sollevata
dal
precipitare
di
tutta
l
'
impalcatura
statale
,
vuotati
col
saccheggio
,
prima
delle
truppe
,
poi
della
plebe
,
i
magazzini
militari
,
fu
possibile
notare
due
cristallizzazioni
di
quel
che
rimaneva
della
coscienza
nazionale
:
la
prima
consisteva
nel
considerare
liquidata
la
monarchia
.
Un
re
che
fugge
verso
il
nemico
;
un
re
caso
unico
nella
storia
che
consegna
volontariamente
allo
straniero
al
sud
nemico
,
al
nord
alleato
tutto
il
territorio
nazionale
,
è
un
uomo
che
si
condanna
da
sé
al
vituperio
delle
generazioni
presenti
e
future
.
Seconda
constatazione
:
i
magazzini
militari
erano
pieni
.
Montagne
di
equipaggiamenti
di
ogni
genere
e
cataste
di
armi
,
in
gran
parte
moderne
,
che
non
erano
state
distribuite
alle
truppe
.
In
data
22
aprile
1943
,
tre
mesi
appena
prima
della
crisi
,
l
'
ingegnere
Agostino
Rocca
,
amministratore
delegato
dell
'
"
Ansaldo
"
,
mandava
questo
rapporto
al
Duce
:
«
Duce
,
ritengo
opportuno
darvi
qualche
notizia
circa
la
produzione
di
artiglierie
dell
'
Ansaldo
.
Nei
primi
trentun
mesi
di
guerra
(
luglio
1940-gennaio
1943
)
le
nostre
officine
hanno
prodotto
5049
complessi
di
artiglieria
.
Nei
primi
trentun
mesi
della
guerra
passata
(
giugno
1915-gennaio
1917
)
la
vecchia
e
gloriosa
Giovanni
Ansaldo
ne
produsse
3699
.
«
Dal
diagramma
allegato
si
rileva
che
per
fare
i
5049
cannoni
abbiamo
impiegato
15
milioni
di
ore
lavorative
,
mentre
nella
guerra
passata
,
3699
ne
richiesero
6
milioni
.
«
Dallo
stesso
specchio
si
rileva
che
le
artiglierie
odierne
,
con
alte
velocità
iniziali
,
e
quindi
con
sforzi
più
elevati
,
richiedono
lavoro
assai
maggiore
che
non
le
artiglierie
della
guerra
passata
,
e
ciò
malgrado
il
progresso
verificatosi
nelle
macchine
e
negli
utensili
.
Dal
diagramma
allegato
D
si
rileva
che
all
'
inizio
della
guerra
del
1940
la
potenzialità
produttiva
era
più
elevata
che
nel
giugno
1915
,
perché
le
predisposizioni
adottate
nel
1939-1940
furono
ispirate
da
più
larga
visione
di
quelle
del
1914-1915
.
In
questo
come
in
tutti
gli
altri
settori
l
'
industria
italiana
,
grazie
alle
previsioni
autarchiche
e
corporative
del
regime
,
si
è
trovata
nel
1940
in
uno
stato
di
preparazione
assai
superiore
a
quella
del
1915
.
Dallo
stesso
diagramma
si
rileva
che
la
produzione
ha
raggiunto
il
suo
massimo
nel
1941
ed
è
lievemente
declinata
nel
1942
,
mentre
la
potenzialità
degli
impianti
consentirebbe
una
produzione
circa
doppia
di
quella
effettuata
nel
1941
.
«
Tutto
ciò
dimostra
che
i
programmi
di
potenziamento
da
voi
approvati
nel
1939-1940
e
attuati
dalle
aziende
dell
'I.R.I
.
consentivano
di
fare
largamente
fronte
ai
bisogni
delle
Forze
Armate
»
.
Dunque
:
un
solo
stabilimento
aveva
prodotto
cinquemila
bocche
da
fuoco
!
La
caduta
è
stata
di
quelle
che
gli
Spagnoli
chiamano
"
verticali
"
.
Il
raffronto
fra
quel
che
era
l
'
Italia
nel
1940
e
l
'
odierna
,
così
com
'
è
stata
ridotta
dalla
resa
a
discrezione
,
che
un
popolo
degno
di
questo
nome
non
avrebbe
mai
salutato
con
esplosioni
di
giubilo
come
quelle
che
avvennero
dopo
l'8
settembre
e
delle
quali
una
eco
abbastanza
forte
giunse
anche
al
Rifugio
del
Gran
Sasso
,
il
raffronto
,
dicevamo
,
è
veramente
angoscioso
.
Allora
l
'
Italia
era
un
Impero
,
oggi
non
è
nemmeno
uno
Stato
.
La
sua
bandiera
sventolava
da
Tripoli
a
Mogadiscio
,
da
Bastia
a
Rodi
,
a
Tirana
;
oggi
è
dovunque
ammainata
.
Nel
territorio
metropolitano
sventolano
bandiere
nemiche
.
Gli
Italiani
erano
ad
Addis
Abeba
,
oggi
gli
Africani
bivaccano
a
Roma
.
Qualsiasi
italiano
di
qualsiasi
età
,
categoria
,
vecchio
,
giovane
,
uomo
,
donna
,
operaio
,
contadino
,
intellettuale
si
ponga
la
domanda
:
valeva
la
pena
di
arrendersi
e
di
infamarsi
nei
secoli
per
giungere
a
questo
risultato
?
Se
invece
di
firmare
la
capitolazione
la
guerra
fosse
continuata
,
l
'
Italia
si
troverebbe
in
una
situazione
peggiore
di
quella
nella
quale
si
trova
dall'8
settembre
in
poi
?
Oltre
alla
catastrofe
"
morale
"
non
v
'
è
italiano
che
non
risenta
su
di
sé
le
conseguenze
fatali
di
quella
decisione
.
Non
v
'
è
famiglia
italiana
che
non
sia
stata
travolta
nel
turbine
,
mentre
le
famiglie
dei
trecentomila
Caduti
si
domandano
se
il
sacrificio
del
loro
sangue
sia
stato
vano
.
A
furia
di
ripetere
la
parola
"
tradimento
"
si
corre
il
rischio
di
perderne
il
significato
,
di
dubitare
dell
'
esistenza
stessa
del
fatto
.
Ma
,
piantare
un
pugnale
nella
schiena
all
'
alleato
col
quale
sino
al
bollettino
di
guerra
del
giorno
precedente
si
è
combattuto
insieme
,
non
è
il
più
nero
,
il
più
classico
dei
tradimenti
?
E
davanti
ai
dubbi
dell
'
alleato
,
davanti
alle
sue
legittime
richieste
,
mentire
sino
all
'
ultimo
,
mentire
anche
quando
le
emittenti
nemiche
già
diramavano
l
'
annuncio
della
capitolazione
,
non
è
il
più
nero
e
il
più
classico
degli
inganni
?
Vi
è
un
punto
bruciante
sul
quale
è
necessario
fermare
l
'
attenzione
degli
Italiani
:
la
responsabilità
del
tradimento
dinanzi
al
mondo
.
Se
la
responsabilità
specifica
del
tradimento
,
nel
nostro
Paese
,
può
essere
determinata
e
fatta
ricadere
su
taluni
individui
e
categorie
,
la
vergogna
del
tradimento
ricade
sulla
totalità
degli
Italiani
.
Per
gli
stranieri
è
l
'
Italia
che
ha
tradito
,
l
'
Italia
come
dato
storico
,
geografico
,
politico
,
morale
.
Il
clima
dove
il
tradimento
ha
potuto
perpetrarsi
è
italiano
.
Tutti
hanno
in
maggiore
o
minore
misura
contribuito
a
creare
questo
clima
,
ivi
compresi
milioni
e
milioni
di
assidui
ascoltatori
di
radio
-
Londra
,
i
quali
sono
responsabili
di
avere
determinato
in
sé
e
negli
altri
lo
stato
odierno
di
incosciente
abulia
.
Anche
la
storia
ha
il
suo
dare
e
avere
:
il
suo
attivo
e
passivo
.
È
giusto
che
ogni
italiano
sia
orgoglioso
di
appartenere
alla
terra
dove
sorsero
uomini
come
Cesare
,
Dante
,
Leonardo
,
Napoleone
:
un
raggio
di
quegli
astri
si
riverbera
su
ogni
italiano
:
ma
lo
stesso
accade
per
la
vergogna
e
il
disonore
;
un
elemento
si
rifrange
su
tutti
e
su
ognuno
di
noi
.
Per
cancellare
l
'
onta
,
per
ristabilire
l
'
equilibrio
,
non
v
'
è
che
la
prova
delle
prove
:
quella
del
sangue
.
Solo
attraverso
questa
prova
si
potrà
rispondere
ad
un
altro
non
meno
angoscioso
interrogativo
:
siamo
di
fronte
ad
un
eclissi
o
a
un
tramonto
?
Nella
storia
di
tutte
le
Nazioni
ci
sono
periodi
simili
a
quelli
che
l
'
Italia
attualmente
traversa
.
Qualche
cosa
del
genere
dovette
accadere
e
accadde
in
Russia
dopo
la
pace
di
Brest
-
Litowsk
.
Il
caos
nel
quale
sorse
il
leninismo
durò
praticamente
sei
anni
.
Quanto
è
accaduto
di
poi
dimostra
che
si
trattava
di
un
eclissi
,
non
di
un
tramonto
.
Eclissi
fu
quello
della
Prussia
dopo
Jena
,
battaglia
nella
quale
i
Tedeschi
si
batterono
come
sempre
eroicamente
e
perdettero
,
falciato
dalla
morte
,
quello
che
fu
chiamato
il
"
fiore
dell
'
esercito
di
Prussia
"
e
lo
stesso
comandante
in
capo
,
duca
.
di
Brunswick
.
Gli
intellettuali
italiani
di
oggi
tengono
un
atteggiamento
non
diverso
da
quello
di
Johannes
von
Muller
,
il
Tacito
tedesco
.
Lo
stesso
Hegel
salutò
in
Napoleone
l
'
anima
del
mondo
,
allorché
il
vincitore
traversò
Jena
.
I
vessilliferi
dell
'
illuminismo
berlinese
si
profusero
in
saluti
al
"
liberatore
"
.
Non
ci
fu
allora
un
principe
Doria
Pamphili
,
berlinese
,
sotto
la
specie
del
conte
Von
der
Schulemburg
-
Kehnert
?
Ma
fu
un
eclissi
.
La
coscienza
nazionale
prussiana
ebbe
un
risveglio
potente
e
rapido
.
Le
grandi
tradizioni
fridericiane
erano
soltanto
sopite
.
Uomini
come
Stein
,
Gneisenau
,
Schaarnhorst
furono
i
campioni
della
ripresa
.
E
soprattutto
il
filosofo
Fichte
coi
suoi
discorsi
alla
nazione
tedesca
.
Bisogna
rileggerli
.
È
una
lettura
corroborante
anche
per
gli
Italiani
del
1944
.
Udite
come
parla
dei
Romani
questo
grande
fra
i
filosofi
della
Germania
:
«
Che
cosa
animò
i
nobili
romani
(
le
cui
idee
e
il
cui
modo
di
pensare
vivono
ancora
e
respirano
fra
noi
attraverso
i
loro
monumenti
)
,
che
cosa
li
animò
a
tante
fatiche
e
sacrifici
,
a
tante
sofferenze
durate
per
la
Patria
?
Essi
stessi
ce
lo
dicono
chiaramente
.
La
speranza
sicura
nella
eternità
della
loro
Roma
,
la
certezza
che
in
questa
eternità
essi
stessi
vivrebbero
eterni
attraverso
i
tempi
.
E
questa
speranza
,
in
quanto
era
fondata
e
aveva
la
forma
in
cui
essi
avrebbero
dovuto
concepirla
se
avessero
preso
conoscenza
di
sé
,
non
li
ha
delusi
.
Ciò
che
era
veramente
eterno
,
nella
loro
eterna
Roma
,
vive
anche
oggi
,
(
ed
essi
così
continuano
a
vivere
fra
noi
)
e
vivrà
fino
alla
consumazione
dei
secoli
»
.
È
necessario
quale
conseguenza
della
tremenda
espiazione
di
oggi
che
il
sentimento
dei
Romani
diventi
il
dato
della
coscienza
degli
Italiani
e
cioè
che
l
'
Italia
non
può
morire
.
Gli
Italiani
devono
rivolgersi
le
domande
che
Fichte
stesso
in
una
delle
sue
lezioni
poneva
al
mondo
tedesco
:
«
Bisogna
mettersi
d
'
accordo
-
egli
diceva
intorno
alle
seguenti
domande
:
1°
)
se
sia
vero
o
no
che
esiste
una
Nazione
tedesca
e
se
la
possibilità
per
essa
di
perdurare
nella
sua
essenza
propria
e
indipendente
sia
minacciata
;
2°
)
se
meriti
o
no
di
essere
conservata
;
3°
)
se
ci
sia
un
mezzo
sicuro
ed
efficace
per
conservarla
e
quale
esso
sia
»
.
La
Prussia
rispose
a
queste
domande
con
le
divisioni
di
Blücher
a
Waterloo
.
Per
quanto
riguarda
l
'
Italia
,
si
può
rispondere
che
una
Nazione
italiana
esiste
ed
esisterà
,
che
merita
di
essere
conservata
e
che
per
questo
è
necessario
che
dei
due
fattori
che
oggi
pesano
sulla
coscienza
:
la
disfatta
e
il
disprezzo
,
sia
annullato
il
più
grave
,
l
'
ultimo
,
nell
'
unico
mezzo
possibile
e
insostituibile
:
tornando
a
combattere
coll
'
alleato
o
,
meglio
detto
,
cogli
alleati
.
Issando
ancora
e
sempre
la
vecchia
bandiera
della
Rivoluzione
fascista
,
che
è
la
bandiera
per
la
quale
e
contro
la
quale
il
mondo
si
è
schierato
in
due
campi
opposti
.
La
guerra
iniziatasi
per
non
avere
ottenuto
un
"
corridoio
"
tedesco
nel
"
corridoio
"
polacco
è
già
finita
;
quella
che
si
fa
oggi
è
una
vera
e
propria
guerra
di
religione
che
sta
trasformando
Stati
,
popoli
,
continenti
.
In
una
specie
di
diario
che
Mussolini
ha
scritto
alla
Maddalena
e
che
un
giorno
potrà
vedere
la
luce
,
sta
scritto
:
«
Nessuna
meraviglia
che
il
popolo
abbatta
gli
idoli
ch
'
esso
stesso
ha
creato
.
È
forse
l
'
unico
mezzo
da
applicare
per
ricondurli
nelle
proporzioni
della
comune
umanità
»
.
E
più
oltre
:
«
Fra
qualche
tempo
,
il
Fascismo
tornerà
a
brillare
all
'
orizzonte
.
Primo
,
in
conseguenza
delle
persecuzioni
di
cui
i
"
liberali
"
lo
faranno
oggetto
,
dimostrando
che
la
libertà
è
quella
che
ognuno
riserva
per
sé
e
nega
agli
altri
;
secondo
,
per
una
nostalgia
dei
"
tempi
felici
"
che
a
poco
a
poco
tornerà
a
rodere
l
'
animo
degli
Italiani
.
Di
ciò
soffriranno
in
modo
particolare
tutti
i
combattenti
delle
guerre
europee
e
specie
africane
.
Il
"
male
d
'
Africa
"
farà
strage
.
«
Quando
Napoleone
chiuse
il
suo
ciclo
,
commettendo
la
grande
ingenuità
di
contare
sulla
cavalleria
dei
Britanni
,
i
vent
'
anni
della
sua
epopea
furono
rinnegati
e
maledetti
.
Gran
parte
dei
Francesi
di
allora
e
taluni
anche
oggi
lo
condannarono
come
un
uomo
nefasto
che
per
tentare
di
realizzare
i
suoi
smisurati
sogni
di
dominazione
aveva
condotto
al
massacro
milioni
di
Francesi
.
La
sua
opera
anche
nel
campo
politico
fu
misconosciuta
.
L
'
impero
stesso
fu
ritenuto
un
paradosso
anacronistico
nella
storia
di
Francia
.
Gli
anni
passarono
.
L
'
ala
del
tempo
si
distese
sui
lutti
e
sulle
passioni
.
La
Francia
ha
vissuto
e
dal
1840
vive
ancora
nel
solco
luminoso
della
tradizione
napoleonica
.
I
venti
anni
napoleonici
,
più
che
un
dato
della
storia
,
sono
un
dato
oramai
indissociabile
della
coscienza
nazionale
francese
.
Forse
accadrà
in
Italia
qualche
cosa
del
genere
.
Il
decennio
che
va
dalla
Conciliazione
alla
fine
della
guerra
di
Spagna
il
decennio
che
sollevò
di
colpo
l
'
Italia
al
livello
dei
grandi
imperi
il
decennio
fascista
,
durante
il
quale
fu
permesso
a
tutti
gli
uomini
del
nostro
sangue
disseminati
in
ogni
terra
di
tenere
alta
la
fronte
e
di
proclamarsi
senza
arrossire
"
Italiani
"
,
di
questo
decennio
si
esalteranno
le
generazioni
nella
seconda
metà
di
questo
secolo
;
anche
se
oggi
nella
durezza
dei
tempi
tentano
,
invano
,
di
cancellarlo
»
.
E
altrove
,
sempre
nel
diario
della
Maddalena
:
«
Per
redimersi
bisogna
soffrire
.
Bisogna
che
i
milioni
e
milioni
di
Italiani
di
oggi
e
di
domani
vedano
,
sentano
nelle
loro
carni
e
nella
loro
anima
che
cosa
significa
la
disfatta
e
il
disonore
,
che
cosa
vuol
dire
perdere
l
'
indipendenza
,
che
cosa
vuol
dire
da
soggetto
diventare
oggetto
della
politica
altrui
,
che
cosa
vuol
dire
essere
completamente
disarmati
;
bisogna
bere
nell
'
amaro
calice
fino
alla
feccia
.
Solo
toccando
il
fondo
si
può
risalire
verso
le
stelle
.
Solo
l
'
esasperazione
di
essere
troppo
umiliati
darà
agli
Italiani
la
forza
della
riscossa
»
.