StampaQuotidiana ,
Rilievi
sulle
lettere
aperte
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
20
e
26
novembre
1944
.
La
lettera
aperta
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
rispettivamente
del
20
e
del
26
novembre
1944
,
sottolineano
due
esigenze
sentite
da
tutti
i
movimenti
antifascisti
:
il
potenziamento
dei
CLN
,
affinché
essi
possano
condurre
,
il
più
efficacemente
possibile
,
la
lotta
ad
oltranza
contro
l
'
oppressione
ed
il
rinnovamento
in
senso
democratico
dello
Stato
italiano
.
La
DC
è
concorde
con
il
P
.
d
'
A
.
e
col
PC
nel
sottolineare
la
necessità
di
rafforzare
gli
attuali
poteri
dei
CLN
e
di
collegare
in
maniera
costante
rapida
,
efficace
,
il
CLNAI
con
i
CLN
periferici
.
Organizzazione
direttiva
comune
per
la
lotta
di
liberazione
,
delegato
del
Governo
di
Roma
per
l
'
Italia
occupata
,
il
CLN
centrale
non
sarà
mai
abbastanza
munito
di
poteri
effettivi
;
esso
rappresenta
la
vitalità
dell
'
Italia
,
la
libertà
del
suo
spirito
pur
sotto
l
'
oppressione
,
la
permanenza
del
diritto
contro
l
'
effimero
sanguinoso
trionfo
della
forza
.
Autonomia
regionali
.
Le
proposte
organizzative
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
su
questo
punto
ci
trovano
quindi
consenzienti
con
tutto
l
'
animo
e
pronti
ad
attuarle
nella
realtà
pratica
[...]
da
direttive
segnate
recentemente
dal
CLNAI
.
Particolarmente
gradito
si
è
giunto
a
questo
proposito
,
l
'
accenno
dell
'
Esecutivo
del
P
.
d
'
A
.
circa
l
'
autonomia
della
regione
,
la
quale
è
felicemente
definita
«
nucleo
essenziale
della
rinascita
democratica
italiana
»
.
Nella
realtà
di
questo
tempo
di
lotta
,
ai
CLN
regionali
si
sono
subito
rivolti
per
direttive
,
consigli
,
coordinamenti
i
CLN
provinciali
ed
essi
sono
diventati
,
di
fatto
,
i
veri
organi
direttivi
della
lotta
contro
l
'
oppressione
che
le
forze
sane
della
nazione
conducono
in
ogni
provincia
,
in
ogni
città
,
in
ogni
campagna
.
Più
tardi
il
CLNAI
,
si
è
costituito
,
su
iniziativa
dei
partiti
,
per
coordinare
e
dirigere
centralmente
l
'
attività
dei
CLN
regionali
,
ma
ha
avuto
il
più
grande
rispetto
verso
le
autonomie
regionali
,
mostrando
così
un
aspetto
che
deve
essere
essenziale
all
'
Italia
di
domani
.
Ma
oltre
alla
più
efficace
organizzazione
dei
CLN
,
nei
due
documenti
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
,
si
pone
un
duplice
problema
di
indubbia
gravità
:
la
natura
e
funzione
dei
CLN
oggi
e
nel
domani
;
in
stretta
connessione
con
questo
problema
quello
della
composizione
di
tali
comitati
.
È
per
noi
doveroso
dichiarare
il
nostro
pensiero
sui
due
argomenti
.
Individualità
dei
partiti
.
L
'
unione
nei
Partiti
nei
CLN
è
stata
ed
è
un
'
esigenza
imposta
non
solo
e
non
tanto
dalla
durezza
della
lotta
contro
l
'
oppressione
quanto
al
comune
,
semplice
,
lineare
scopo
a
cui
gli
sforzi
di
tutti
i
partiti
italiani
degni
di
questa
qualifica
volgono
:
eliminare
quella
oppressione
e
ritornare
alla
libera
,
espressione
delle
forze
politiche
nazionali
,
solo
mezzo
per
dare
all
'
Italia
il
governo
libero
e
indipendente
che
essa
deve
avere
.
Si
afferma
più
volte
nelle
lettere
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
che
questa
esigenza
di
unione
continuerà
,
al
di
là
della
lotta
e
della
vittoria
,
per
le
necessità
della
ricostruzione
.
E
questa
un
'
affermazione
comune
che
si
presta
tuttavia
ad
un
equivoco
.
È
certamente
verissimo
che
i
Partiti
,
tutti
,
debbono
mirare
alla
ricostruzione
delle
troppo
ferite
inferte
alla
Patria
;
ma
la
ricostruzione
non
sarà
impedita
,
ma
anzi
facilitata
da
una
vita
politica
in
cui
,
attraverso
le
differenti
vedute
dei
vari
Partiti
,
abbiano
il
loro
libero
e
opposto
gioco
tutte
le
forze
e
le
opinioni
della
Nazione
.
Siamo
tutti
convinti
,
e
lo
dovremmo
sinceramente
essere
,
che
la
polemica
totalitaria
contro
i
Partiti
,
e
le
discordie
,
l
'
inettitudine
,
ecc
.
alle
quali
esse
condurrebbero
,
risulta
del
tutto
infondata
appena
si
pensi
ad
una
vita
politica
in
cui
le
diverse
opinioni
,
pur
onestamente
combattendosi
,
scoprano
via
via
le
strade
che
la
Nazione
deve
percorrere
,
limitino
a
vicenda
i
propri
impulsi
,
e
soprattutto
realizzino
appieno
l
'
attuazione
politica
della
volontà
popolare
,
appunto
attraverso
i
vari
loro
indirizzi
,
all
'
inizio
contrastanti
ma
che
assolvono
però
,
nella
grande
tela
della
vita
politica
nazionale
,
ciascuno
la
propria
indispensabile
funzione
.
Ma
se
questo
è
vero
,
non
si
riesce
a
vedere
quale
sia
la
necessità
che
imponga
a
ciascun
Partito
di
perdere
la
propria
individualità
e
fisionomia
,
e
quindi
la
propria
funzione
,
in
una
unione
che
,
a
detta
del
P
.
d
'
A
.
e
del
PC
,
non
soltanto
dovrebbe
stringere
fra
loro
i
Partiti
,
ma
anche
altre
organizzazioni
di
masse
,
cosicché
la
cellula
della
vita
politica
italiana
non
sarebbe
più
l
'
organizzazione
politica
di
Partito
ma
l
'
organizzazione
data
dai
CLN
che
vivrebbero
di
vita
autonoma
,
salendo
da
quelli
locali
(
di
villaggio
,
officina
,
ecc
.
)
fino
a
quello
centrale
.
In
realtà
una
simile
situazione
porterebbe
all
'
abolizione
dei
Partiti
,
o
meglio
alla
creazione
di
una
specie
di
Partito
unico
,
formato
coi
resti
degli
attuali
partiti
,
male
amalgamato
,
nel
quale
non
si
riconoscerebbero
una
maggioranza
ed
una
opposizione
,
nel
quale
le
varie
tendenze
politiche
finirebbero
col
paralizzare
e
spezzare
l
'
azione
comune
se
l
'
organizzazione
generale
fosse
debole
,
e
finirebbero
con
lo
scomparire
,
dominata
da
una
di
esse
affermatasi
più
vigorosamente
,
se
quella
organizzazione
fosse
veramente
efficiente
.
Si
avrebbe
così
una
delle
due
alternative
:
o
il
caos
politico
od
un
nuovo
dominio
totalitario
.
Il
nuovo
Stato
.
La
lettera
del
P
.
d
'A.,
a
cui
in
certo
senso
fa
eco
su
questo
punto
la
risposta
del
PC
,
contiene
singolari
asserzioni
circa
lo
Stato
italiano
di
ieri
e
quello
di
domani
.
Il
P
.
d
'
A
.
in
termini
abbastanza
netti
dichiara
che
il
potere
non
può
spettare
,
a
liberazione
avvenuta
,
al
vecchio
Stato
liberale
italiano
,
così
come
esso
era
costituito
dal
1860
al
1922
,
e
che
sarebbe
stato
anch
'
esso
uno
«
Stato
autoritario
»
;
il
potere
dovrebbe
invece
spettare
ai
CLN
ed
emanare
da
essi
,
quali
nuovi
rappresentanti
della
volontà
popolare
e
di
una
vera
«
democrazia
progressiva
»
.
Di
fronte
a
queste
asserzioni
che
toccano
essenziali
problemi
politici
,
dobbiamo
intanto
rilevare
come
essi
siano
la
migliore
prova
di
ciò
che
abbiamo
detto
più
sopra
,
e
cioè
della
necessità
che
ciascun
partito
svolga
liberamente
e
automaticamente
,
a
liberazione
avvenuta
,
la
sua
politica
.
È
infatti
evidente
che
le
tesi
ora
accennate
,
sostenute
dal
P
.
d
'A.,
sono
tesi
squisitamente
politiche
,
che
partono
da
una
visione
dello
Stato
in
generale
e
della
concreta
situazione
italiana
in
particolare
,
che
è
propria
ad
un
singolo
Partito
,
cioè
al
P
.
d
'A.,
e
non
può
essere
,
ad
esempio
,
la
nostra
visione
;
cosicché
volere
porre
oggi
il
problema
,
in
sede
di
azione
collettiva
di
lotta
da
parte
di
tutti
i
Partiti
contro
l
'
oppressione
,
è
incongruo
e
dannoso
.
Ma
,
poiché
il
problema
viene
posto
,
diciamo
subito
chiaramente
il
nostro
pensiero
a
questo
proposito
.
Il
PDC
,
non
condivide
né
lo
spirito
informatore
del
vecchio
Stato
liberale
italiano
né
varie
delle
sue
forme
.
Almeno
due
aspetti
dell
'
apparato
statale
italiano
prima
del
fascismo
sono
infatti
in
radicale
contraddizione
con
i
nostri
princìpi
ed
il
nostro
programma
:
il
teorico
agnosticismo
religioso
che
sul
terreno
pratico
diventa
diffidenza
ed
anzi
ostilità
verso
la
Chiesa
cattolica
,
indifferenza
circa
i
valori
religiosi
e
morali
,
neutralità
tra
bene
e
male
,
abdicazione
all
'
alta
missione
civile
dello
Stato
,
il
non
intervento
nel
mondo
economico
e
sociale
,
il
troppo
scarso
interesse
alla
soluzione
del
più
importante
problema
della
vita
sociale
contemporanea
e
cioè
l
'
elevazione
delle
masse
lavoratrici
,
la
scomparsa
del
proletariato
,
la
lotta
contro
la
miseria
,
la
liberazione
dal
bisogno
.
Non
potrà
dunque
essere
il
PDC
a
volere
la
risurrezione
e
la
perpetuazione
del
vecchio
corpo
dello
Stato
italiano
prefascista
;
assurdo
sforzo
di
restaurazione
che
,
ben
difficile
da
realizzarsi
,
avrebbe
soltanto
il
potere
di
scontare
tutti
.
Ma
da
questo
riconoscimento
della
necessità
di
riforme
anche
radicali
del
vecchio
istituto
statale
italiano
all
'
abbandono
improvviso
,
totale
e
immediato
di
esso
,
vi
è
un
'
immensa
distanza
che
il
PDC
,
conscio
di
rappresentare
una
forza
di
equilibrio
nella
vita
nazionale
progressiva
entro
un
ordine
evolutivo
che
è
la
esigenza
che
esso
ritiene
propria
alla
grande
maggioranza
.
del
popolo
italiano
,
non
varcherà
mai
.
Questo
soprattutto
perché
il
PDC
si
sente
anzitutto
partito
democratico
e
,
come
tale
,
vuole
che
sia
il
popolo
a
decidere
,
con
la
maggioranza
dei
suoi
voti
,
il
proprio
assetto
statale
.
La
«
rivoluzione
segreta
»
.
Ora
sembra
indubbio
al
PDC
che
la
temporanea
conservazione
,
nei
primi
tempi
dopo
la
liberazione
,
delle
forme
dello
Stato
italiano
prefascista
(
salva
sempre
la
questione
istituzionale
secondo
gli
accordi
già
noti
)
abbia
almeno
questo
di
ottimo
:
di
permettere
al
Paese
di
esprimere
legalmente
e
liberamente
il
proprio
effettivo
parere
sulle
riforme
che
proprio
questo
stesso
Stato
dovrà
subire
.
A
questa
grande
e
benefica
possibilità
,
per
cui
il
popolo
italiano
tutto
insieme
potrà
esprimere
la
propria
volontà
,
il
P
.
d
'
A
.
(
e
con
esso
,
a
quanto
sembra
,
il
PC
)
vuole
sostituire
una
vera
e
propria
«
rivoluzione
segreta
»
,
dichiarando
che
poteri
dello
Stato
italiano
siano
assunti
dai
CLN
.
È
indubbio
che
coloro
i
quali
sono
riuniti
,
ormai
,
da
lungo
tempo
,
nei
CLN
costituiscono
le
forze
più
vive
e
operanti
del
popolo
italiano
,
che
nella
bufera
essi
hanno
tenuto
alta
la
fiaccola
della
libertà
individuate
,
della
volontà
popolare
,
della
indipendenza
nazionale
.
Ma
sarebbe
una
triste
fine
della
loro
eroica
missione
se
ad
un
certo
momento
costoro
si
impadronissero
della
sovranità
nazionale
senza
che
nessuno
li
abbia
designati
all
'
infuori
della
loro
coscienza
e
del
loro
coraggio
;
in
realtà
essi
imporrebbero
al
popolo
italiano
una
altra
dittatura
,
certo
infinitamente
migliore
,
ma
sempre
dittatura
,
perché
non
liberamente
eletta
dalla
massa
popolare
,
ma
autodesignatasi
salvatrice
e
guida
della
Nazione
.
Né
potrà
essere
certamente
un
'
approvazione
plebiscitaria
data
dal
popolo
alla
costituzione
e
all
'
opera
dei
CLN
a
rassicurare
sulla
effettiva
rispondenza
della
nuova
situazione
alla
effettiva
volontà
popolare
;
siamo
infatti
abbastanza
esperti
,
ormai
,
di
votazioni
plebiscitarie
,
per
conoscerne
la
vacuità
e
l
'
ipocrisia
.
Occorre
e
il
PDC
è
convinto
che
la
stessa
opinione
è
in
tutti
i
Partiti
italiani
una
profonda
palingenesi
della
vita
politica
nazionale
;
occorre
che
il
popolo
italiano
,
tutto
il
popolo
,
escluso
per
oltre
un
ventennio
dal
governo
di
se
stesso
,
ritorni
a
scegliersi
le
proprie
guide
e
a
controllarle
col
suo
libero
voto
.
Questa
è
la
vera
democrazia
,
come
è
evidente
a
chi
non
intenda
,
sotto
questa
parola
magica
detta
a
voce
tanto
più
alta
quanto
meno
essa
è
sentita
interiormente
,
contrabbandare
altra
merce
;
ed
è
anche
«
democrazia
progressiva
»
perché
vuole
che
il
popolo
e
per
il
popolo
progredire
verso
un
avvenire
migliore
,
con
successive
sempre
più
vaste
e
profonde
riforme
.
I
«
senza
partito
»
.
Discende
logicamente
da
tutto
ciò
il
rifiuto
della
Democrazia
Cristiana
alla
proposta
del
P
.
d
'A.,
fatta
propria
dal
PC
dell
'
allargamento
dei
CLN
,
con
l
'
introduzione
dei
rappresentanti
di
varie
organizzazioni
che
vengono
indicate
come
«
senza
partito
»
.
L
'
argomento
che
viene
invocato
per
tale
decisiva
modifica
della
composizione
dei
CLN
è
dato
dalla
impossibilità
che
i
partiti
abbiano
il
«
monopolio
»
della
rappresentanza
del
popolo
,
quando
moltissimi
sono
i
senza
partito
che
lottano
per
la
libertà
,
la
democrazia
,
ecc
.
È
singolare
cogliere
in
una
così
notevole
manifestazione
politica
,
quale
la
lettera
del
P
.
d
'
A
.
e
la
risposta
del
PC
che
stiamo
esaminando
,
l
'
eco
della
antipatia
verso
i
Partiti
,
correntemente
definiti
come
fornite
di
discordia
e
disordine
,
sentine
di
ambizioni
e
cupidige
,
ecc
.
,
largamente
seminata
dalla
propaganda
totalitaria
nel
ventennio
di
dominio
fascista
.
Ma
biasimare
il
monopolio
dei
partiti
sulla
vita
politica
è
come
biasimare
il
monopolio
dei
filosofi
sulla
espressione
del
pensiero
umano
circa
i
massimi
problemi
della
vita
e
della
morte
,
o
il
monopolio
del
macchinista
sulla
guida
del
treno
in
corsa
.
È
infatti
evidente
che
ogni
ordinata
e
seria
vita
politica
non
può
non
aversi
se
non
entro
il
quadro
dei
veri
partiti
i
quali
se
sono
veramente
tali
,
e
non
mere
accozzaglie
di
interessi
e
di
ambizioni
debbono
rispecchiare
tutte
le
esigenze
economiche
e
sentimentali
,
nazionali
e
religiose
,
materiali
e
morali
,
dell
'
intero
popolo
.
I
cosidetti
«
senza
partito
»
(
ai
quali
i
due
documenti
che
esaminiamo
guardano
con
simpatia
eccessivamente
commossa
)
o
sono
persone
che
pur
non
militando
in
alcun
partito
o
con
singoli
punti
di
più
programmi
insieme
,
e
la
libera
espressione
della
loro
volontà
si
incontrerà
volta
a
volta
nella
corrente
che
il
partito
o
i
più
partiti
seguono
in
quel
dato
momento
o
su
quel
dato
problema
;
oppure
sono
persone
che
non
hanno
alcun
pensiero
politico
,
sia
pure
rozzo
,
di
nessun
genere
,
e
rappresentarli
sarebbe
come
rappresentare
il
vuoto
;
oppure
ancora
hanno
un
pensiero
differente
da
quello
di
tutti
i
partiti
e
in
realtà
costituiscono
già
un
nuovo
partito
,
per
conto
loro
,
che
prenderà
consistenza
e
propria
fisionomia
appena
esso
giungerà
a
quella
forza
rappresentativa
che
giustificherà
la
sua
esistenza
e
la
sua
funzione
.
Ognuna
di
queste
organizzazioni
e
associazioni
alle
quali
si
richiamano
i
due
documenti
,
esaminati
racchiude
dunque
nel
suo
seno
militanti
di
un
partito
o
con
esso
simpatizzanti
o
ad
esso
vicini
più
o
meno
consapevolmente
.
Spetta
perciò
ai
singoli
partiti
rappresentare
le
loro
esigenze
;
far
valere
i
loro
diritti
,
interpretarne
la
volontà
.
Tutto
ciò
si
svolge
ora
,
nella
lotta
per
la
liberazione
,
su
di
una
base
comune
,
in
una
reciproca
intesa
;
domani
,
nella
luce
della
libertà
,
si
svolgerà
nel
libero
e
ordinato
gioco
delle
forze
politiche
.